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PDL 3005

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 3005



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

FIANO, FOLENA, BARBIERI, BONO, CARLUCCI, CARRA, DE BIASI, DE ZULUETA, DEL BUE, GIULIETTI, SASSO, TOCCI, TRANFAGLIA

Rifinanziamento della legge 17 agosto 2005, n. 175, recante disposizioni per la salvaguardia del patrimonio culturale ebraico in Italia

Presentata il 2 agosto 2007


      

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Onorevoli Colleghi! - La legge 17 agosto 2005, n. 175, ha consentito numerosi interventi volti alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio ebraico in Italia, stanziando 5 milioni di euro per il triennio 2005-2007. Nel corso del triennio numerosi sono stati gli interventi, che hanno riguardato tutta l'Italia, e ancora più numerose sono state le richieste rimaste inevase a causa dell'esiguità dello stanziamento.
      Come è noto, il patrimonio culturale italiano presenta una varietà, una ricchezza e una diffusione territoriale uniche al mondo. Nell'ambito di tale patrimonio, i beni culturali, architettonici, artistici e archivistici ebraici rappresentano un elemento con caratteristiche peculiari e testimoniano una presenza minoritaria ma profondamente radicata nella storia italiana.
      In particolare, le sinagoghe sono nello stesso tempo luoghi di culto, straordinari tesori culturali e vive testimonianze di una presenza ebraica che in Italia si perpetua da 2.200 anni. Diverse sinagoghe sono aperte regolarmente al pubblico e tutte costituiscono una sede ideale di incontro con la cultura ebraica, che ha dato un apporto fondamentale al progredire del sapere.
      La «Giornata europea della cultura ebraica» e il «Giorno della memoria» rappresentano appuntamenti fissi per una
 

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riscoperta dei luoghi ebraici, che in tali occasioni si aprono a ricevere moltitudini di partecipi visitatori.
      Più nel dettaglio, il patrimonio ebraico in Italia è composto da una settantina di sinagoghe costruite per lo più tra il Medioevo e il XIX secolo; due addirittura risalgono al periodo romano. Una dozzina di musei, sparsi in tutto il territorio, offrono in esposizione oggetti legati al culto e alla vita quotidiana, arredi, tessuti, libri e documenti, alcuni dei quali di particolare importanza per le loro preziose decorazioni. Anche alcuni cimiteri hanno un valore non soltanto storico e affettivo, ma costituiscono eccezionali testimonianze artistiche.
      Si tratta di un patrimonio che - come accennato - sta assumendo un valore sempre maggiore e che il grande pubblico non ebraico sta scoprendo, considerandolo sempre più parte integrante del patrimonio artistico del Paese.
      Sinagoghe e siti ebraici sono sparsi in tutta la penisola, con massime concentrazioni nell'Italia centro-settentrionale. Gli ebrei furono infatti espulsi (in gran numero) dall'Italia meridionale nel 1492 e da allora non si sono più formate comunità ebraiche organizzate: fa eccezione la comunità di Napoli, nel cui ambito territoriale si è andato organizzando e ha assunto autonomia il piccolo nucleo ebraico di Trani, che appare vitalissimo e in grado di attrarre gli altri ancor più piccoli nuclei esistenti in Puglia. Accanto alle sinagoghe di Napoli e di Trani, nel sud e nelle isole esistono tracce e ricordi di grande valore e sono continue le scoperte archeologiche di grande valore: è di tempi recenti la scoperta della sinagoga di Bova Marina, in Calabria.
      Un breve quadro regionale può essere utile per comprendere l'entità del fenomeno artistico ebraico italiano e delle sue necessità.
      Il Piemonte è la regione in cui sono concentrate le più interessanti sinagoghe barocche edificate all'epoca dei ghetti all'interno delle case (come Biella, Carmagnola, Casale Monferrato, Cherasco, Mondovì, Saluzzo): si tratta di sale non identificabili dall'esterno, che rivelano all'interno affreschi e arredi di notevole rilievo artistico. Nella stessa regione alcune antiche sinagoghe (come quelle di Asti e d'Ivrea) hanno subìto ampliamenti e trasformazioni dopo il 1848, in seguito all'emancipazione concessa agli ebrei dal re Carlo Alberto, altre sono state costruite ex novo (come quelle di Alessandria, di Torino e di Vercelli) in forma monumentale, spesso già sovradimensionate al nascere rispetto alla stessa popolazione ebraica della città. Le sinagoghe più antiche, in gran parte già restaurate, necessitano di lavori legati soprattutto alla vetustà degli edifici nei quali si trovano; infatti anche una delle sinagoghe più curate, come quella di Casale Monferrato, in uso ininterrotto dal 1599, oggi monumento nazionale, presenta non pochi problemi, ancora più evidenti nella monumentale sinagoga di Vercelli, che richiede radicali interventi, alcuni dei quali già finanziati dalla citata legge n. 175 del 2005.
      La Lombardia presenta tre centri di rilievo: Milano, Mantova e Sabbioneta. La sinagoga centrale di Milano (inaugurata nel 1890) ha avuto un restauro nel 1997 e ulteriori interventi grazie alla ricordata legge n. 175 del 2005. La sinagoga di Mantova è quella tra le sinagoghe lombarde che in questo momento necessita di maggiore attenzione: inaugurata nel 1902, copia fedele della sinagoga Norsa Torrazza (1513), di cui conserva gli arredi e le iscrizioni, è infatti in stato di degrado cui si sta cercando di porre rimedio con i fondi della citata legge n. 175 del 2005.
      In Liguria, la sinagoga (inaugurata nel 1935) di maggior rilievo si trova a Genova e necessita di interventi per completare la ristrutturazione interna.
      In Veneto, le sinagoghe del ghetto di Venezia (le scole Canton, Italiana, Grande Tedesca, Spagnola e Levantina) sono tra i monumenti più conosciuti al mondo e più visitati dai turisti; esse necessitano di continui, delicati restauri. Non è da meno la sinagoga di Padova, in funzione dal 1548. Altrettanto bella e ormai completamente restaurata è la sinagoga di Verona.
 

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      Nel Trentino-Alto Adige, l'unica sinagoga esistente è quella di Merano, che ha di recente realizzato un museo espositivo, che richiederebbe aggiunte e variazioni.
      Nel Friuli Venezia Giulia, la sinagoga di Trieste (inaugurata nel 1912) è attualmente in restauro. La sinagoga di Gorizia richiede alcuni interventi di ripristino interno alla sala di preghiera.
      In Emilia-Romagna si trova una seconda forte concentrazione di sinagoghe: Bologna, Carpi, Ferrara, Modena, Parma, Reggio Emilia, Soragna. Alcune di queste sinagoghe, come quella di Ferrara, sono molto antiche, in uso dal 1422. Anche in questa regione esiste un problema di ripristini legati alla vetustà degli edifici in cui esse si trovano.
      In Toscana, il tempio monumentale di Firenze, con il suo museo, è tra i monumenti più visitati dai turisti in città. I lavori di mantenimento e di arricchimento sono continui e numerosi, in particolare per l'ampliamento del museo. Necessitano di cure continue anche le sinagoghe di Siena (inaugurata nel 1786), di Pisa (ristrutturata nel 1863), di Pitigliano (rifatta come copia nel 1995) e quella moderna di Livorno (1962). A Pisa, inoltre, sorge uno splendido cimitero monumentale, situato subito fuori della Piazza dei miracoli, che necessita di numerosi lavori di recupero.
      Le sinagoghe delle Marche, che fanno capo ad Ancona, sono quelle di Pesaro, di Senigallia e di Urbino. Tutte queste sinagoghe hanno avuto ad oggi restauri incompleti.
      Il grande Tempio maggiore di Roma, inaugurato nel 1904, ha celebrato tre anni fa il centenario.
      La sinagoga di Napoli è in uso dal 1915, grazie a un lascito del barone Carl de Rothschild. La piccola comunità di Napoli vorrebbe restaurare la sala di preghiera e quelle di incontro.
      Il resto dell'Italia meridionale e delle isole (in particolare la Sicilia) varrebbero, come si è già accennato, un discorso a parte. Esistono infatti sollecitazioni da parte di studiosi locali affinché si studino, si ricerchino e si recuperino siti un tempo ebraici o antiche sale di preghiera, utilizzandoli oggi come centri di diffusione della cultura ebraica in regioni nelle quali questa ha avuto in passato un notevole peso e dove permane ancora oggi un forte ricordo tra la popolazione.
      Nella sintetica ricognizione appena compiuta stanno le ragioni della presente proposta di legge, che fa seguito a numerosi atti presentati in Parlamento e ad un impegno - più volte ribadito dal Governo - a valutare attentamente il rifinanziamento della citata legge n. 175 del 2005 (da ultimo nella risposta all'interrogazione n. 4-03283). Essa consta di un unico articolo, volto a prevedere un piccolissimo sforzo finanziario dello Stato italiano per rifinanziare anche nel biennio 2008-2009 gli interventi per la salvaguardia di uno straordinario patrimonio, che appartiene a tutti gli italiani. La limitazione al biennio è necessitata dall'orizzonte temporale del vigente bilancio triennale (2007-2009); l'auspicio è ovviamente che il rifinanziamento della citata legge n. 175 del 2005 possa essere garantito per un periodo più ampio, per consentire la prosecuzione di interventi di altissimo impatto culturale.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Per la prosecuzione degli interventi conservativi e di restauro sul patrimonio culturale, architettonico, artistico e archivistico ebraico di cui alla legge 17 agosto 2005, n. 175, con le modalità e le procedure ivi previste, è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.
      2. All'onere derivante dal comma 1, pari a 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, si provvede:

          a) quanto a 2 milioni di euro per l'anno 2008, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 50, della legge 23 dicembre 2005, n. 266;

          b) quanto a 2 milioni di euro per l'anno 2009, mediante corrispondente riduzione della proiezione per il medesimo anno dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell'ambito dell'unità previsionale di base di conto capitale «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2007, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.

      3. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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