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PDL 3085

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 3085


 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato NARDI

Disposizioni concernenti i libri di testo scolastici

Presentata il 27 settembre 2007


      

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Onorevoli Colleghi! - Da moltissimi anni sono stati trascurati gli aspetti più elementari dell'igiene scolastica. Ad esempio, l'altezza dei banchi e delle sedie, uguale per tutti, ha incrementato le patologie della colonna vertebrale a causa della postura sbagliata, l'illuminazione delle aule, insufficiente in molti casi, o a luce fredda, ha incrementato le patologie della vista, l'adozione per anni della scrittura diritta, unitamente all'insegnamento della cosiddetta posizione di scrittura Dottrens, ha inevitabilmente costretto gli allievi ad inclinare il quaderno e a ruotare notevolmente la colonna vertebrale, causando danni alla stessa per la postura errata.
      Oltre a questi aspetti, rispetto ai quali gli scolari e gli studenti sono stati lasciati in balia di se stessi, ve ne sono altri in cui l'intervento delle autorità preposte è tardato a tal punto da rasentare il grottesco. Tale è il caso dei libri scolastici.
      Attualmente, gli allievi sono costretti a trasportare materiale didattico molto pesante, poiché gli insegnanti scelgono senza riguardo al peso di libri e di materiali. A prescindere dalla dannosità, vera o presunta, per la colonna vertebrale che deriva dall'adozione di libri di testo sempre più pesanti e dal loro trasporto quotidiano (che obbliga gli allievi, addirittura, a sostituire la tradizionale cartella con uno zaino, a volte con rotelle!), bisogna peraltro ricordare che già una circolare del Ministro della pubblica istruzione del 1996 ammoniva a non superare i quindici chilogrammi nel caso di allievi con problemi alla colonna vertebrale. Comunque, si risolva esso in un esercizio fisico benefico o dannoso, il trasportare molti chilogrammi di libri crea oggettivamente una gratuita situazione di disagio di fronte alla quale la scuola, nel suo complesso, non è riuscita a dare una risposta in autonomia. Da qui, per il principio di sussidiarietà, non riuscendo l'autonomia scolastica a risolvere il problema, nasce l'esigenza di un intervento dello Stato. Né una decisione ministeriale
 

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di demandare ai provveditori il compito di risolvere il problema è andata a suo tempo ad effetto.
      Le ragioni di questa generale mancata assunzione di responsabilità sono da ricercare nel passaggio dalla struttura ministeriale centralista a una decentrata e «liberalizzata» nella quale i nuovi attori non sono riusciti a risolvere i problemi che superavano il loro ambito di stretta competenza. Così né gli uffici scolastici regionali, né i consigli di istituto né gli altri attori impegnati nella difficile politica scolastica né lo stesso Ministero sono riusciti ad andare oltre, governando il fenomeno scolastico nel suo complesso, ma solo affrontando problemi di settore.
      In conclusione, i giovani sono oggi costretti a trasportare molti inutili chilogrammi di carta quando si recano a scuola, e tutti si chiedono di chi sia la colpa.
      È innegabile peraltro che se le case editrici hanno spinto verso edizioni di maggiore pregio o addirittura di maggiore spessore per dare al libro una veste «importante», per conseguire maggiori profitti, gli insegnanti e le autorità scolastiche hanno ignorato il problema del peso dei libri, anzi gareggiando nell'indicare libri sempre più grandi e costosi (dei quali poi non si utilizzava che una minima parte) e i genitori hanno supinamente accettato il «verbo» dell'autorità scolastica non opponendosi responsabilmente. Inoltre, una ragione intrinseca, di natura culturale, di mercato, ha imposto l'adozione di libri sempre nuovi, di recente edizione, anche nel caso di dizionari di greco antico e di latino, confondendo la nuova edizione con il libro «aggiornato» e quindi migliore.
      Case editrici, autorità scolastiche, insegnanti, genitori e mercato hanno contribuito a costituire un humus culturale che rischia oggi di far fallire qualsiasi legge nei confronti della quale si troverebbe l'inganno. Occorrono dunque norme semplici, chiare, ineludibili, che non si prestino ad essere aggirate o eluse da presunte esigenze didattiche ed educative, per cambiare una cultura radicata che ha finora generato molti danni.
      Infatti, in primo luogo, il disagio di trasportare una rilevante mole di libri induce i genitori ad accompagnare a scuola i figli per evitare loro un tragitto con il mezzo pubblico, oppure a procurare loro un adeguato mezzo di trasporto. Così i ragazzi vengono educati alla cultura non del libro, ma dell'automobile e del motorino.
      Inoltre, un luogo di lettura, in tutti i Paesi europei, è il mezzo pubblico o la fermata dell'autobus, tanto che si potrebbe anche dire paradossalmente che il basso indice di lettura degli italiani potrebbe essere correlato in qualche modo alle carenze del sistema di trasporto pubblico (se la borsa è pesante è difficile sbirciare un libretto o un giornale).
      In terzo luogo, gli allievi utilizzano solo una parte minima dei libri di testo prescelti per l'insegnamento, per cui essi non trasportano cultura, ma soprattutto tanta carta inutile perché non sarà mai letta. Infatti, in uno studio che è stato effettuato recentemente è emerso che nei libri di testo usati è evidente l'uso delle sole prime pagine o, comunque, della prima parte del libro. Anche nei libri a fascicoli si utilizza nella maggior parte dei casi solo il primo.
      Da ultimo, ma non in ordine di importanza, occorre produrre ed utilizzare libri che siano quanto più aderenti alla reale produttività scolastica e fare in modo che lo studente «padroneggi» il libro e costituisca con esso una contiguità, a parallelo di quanto avviene con i libri universitari o con il sussidiario elementare con il quale si viene a creare un legame effettivo ed affettivo. I libri scolastici, cioè, vanno interamente letti ed utilizzati, così come avviene all'università. La «universitarizzazione» dell'uso del libro scolastico e della conseguente produzione libraria scolastica deve essere considerata un punto di riferimento importante per educare gli scolari e gli studenti che i libri si leggono e si studiano e che, soprattutto, non si trasportano soltanto.
      In definitiva, vanno restituiti effettività, valore e importanza al libro di testo e ai
 

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libri scolastici e, quindi, al libro in sé, il cui valore culturale deve essere diffuso innanzitutto restituendo dignità all'informazione scritta, salvaguardandola dall'inflazione parolaia, che danneggia l'immagine stessa del libro, il suo essere punto di riferimento esistenziale.
      Un altro punto importante per rilanciare la funzione formativa del libro scolastico è da rinvenire nella capacità di padroneggiare la lingua italiana, per rimettere il libro al centro dell'esperienza formativa umana e per convogliare il messaggio, i valori, i sentimenti e i dati che l'autore ha inteso trasfondervi. La sintesi può agevolare questo disegno.
      Se, infatti, occorre insegnare a tutti, fin da bambini, il valore e l'importanza del libro, l'esigenza di padroneggiarlo e di stabilire un rapporto preferenziale con lo stesso, restituendo il gusto del libro e della lettura, coltivando la indispensabilità della lettura, contrastando così la analfabetizzazione di ritorno, occorre parimenti produrre uno sforzo in questa direzione.
      Si tratta dunque di produrre un investimento che deve tendere a far sì che nel breve e nel medio periodo si possa arrivare a un aumento della pratica della lettura dei libri conseguente a una maggiore acculturazione e, quindi, anche a un maggior consumo dei libri.
      Solo restituendo effettività al libro, solo consentendo a tutti gli allievi di leggere e di studiare effettivamente il libro di testo, si potrà trasformare la inutile, poco letta e pesante carta da trasportare nell'indispensabile leggero strumento per l'acquisizione della cultura, al quale l'individuo è legato perché quel libro che egli ha studiato rappresenta nient'altro che un archivio delle sue conoscenze!
      L'esperienza positiva dell'università deve dunque essere trasferita nella scuola, per trasportarvi anche quella effettività che è una delle caratteristiche (una delle tante), che rendono il nostro insegnamento universitario competitivo e migliore di altri, nonostante note carenze didattiche.
      In ultima analisi, vanno dunque perseguiti i seguenti scopi: evitare che i ragazzi si sobbarchino la fatica inutile del trasporto di pesante materiale cartaceo mai utilizzato, evitare rilevanti sprechi del privato denaro della collettività, «universitarizzare» l'uso del libro scolastico, diffondere una sana cultura del libro, aumentare il commercio del libro scolastico usato e nuovo e concorrere indirettamente all'uso del mezzo pubblico.
      Nel ribadire la piena condivisione con quanto sopra esposto, si auspica la rapida approvazione della presente proposta di legge.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Per ciascuna disciplina di insegnamento negli istituti scolastici di ogni ordine e grado non può essere adottato più di un libro di testo, il cui peso non deve essere superiore a 400 grammi.
      2. Ogni altro libro di testo deve essere disponibile nella biblioteca scolastica e messo a disposizione degli studenti dall'istituto scolastico, con fotocopiatura a carico del bilancio dell'istituto stesso.

Art. 2.

      1. I dizionari, i vocabolari, gli atlanti e ogni altro materiale didattico voluminoso o di peso superiore ad 1 chilogrammo sono messi a disposizione degli studenti da parte degli istituti scolastici per la consultazione e l'uso presso l'istituto medesimo.

Art. 3.

      1. È fatto divieto alle case editrici di variare in qualsiasi modo un libro di testo scolastico, salvo che non siano trascorsi cinque anni dalla data della sua prima edizione. È consentita la stampa di un'appendice di aggiornamento annuale ai libri di testo scolastici, a un costo non superiore a un decimo del prezzo dell'opera originaria.
      2. Le appendici di aggiornamento successive alla prima sono interamente sostitutive delle precedenti e hanno un costo non superiore al prezzo dell'opera originaria.
      3. Gli uffici scolastici regionali vigilano sull'applicazione della presente legge e riferiscono in merito con una relazione annuale al Ministro della pubblica istruzione.


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