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PDL 3253

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 3253



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato BELLOTTI

Disposizioni per la riattivazione delle centrali nucleari esistenti nel territorio nazionale e per la costruzione e l'esercizio di nuovi impianti nucleari

Presentata il 15 novembre 2007


      

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Onorevoli Colleghi! - L'energia è un tema storicamente molto importante a livello mondiale e in particolare per l'Italia che non dispone di materie prime. Il caso italiano costituisce senza dubbio un'anomalia. L'Italia è il solo Paese nel mondo che continua ad utilizzare l'olio combustibile per produrre oltre il 40 per cento dell'energia elettrica, importando a tal fine più olio combustibile di tutti i Paesi europei messi insieme. Per la copertura del fabbisogno residuo, avendo rinunciato alla produzione elettronucleare, l'Italia ricorre ad una consistente importazione di energia elettrica di origine nucleare dall'estero. Caso unico al mondo, l'Italia per produrre elettricità si serve quasi esclusivamente di gas e olio combustibile, i cui prezzi sono legati a quelli del petrolio. Il nostro Paese ha più di altri il problema dell'approvvigionamento e dell'importazione di gas, petrolio e carbone. L'imperativo per l'Italia dovrebbe essere la diversificazione delle materie prime, che comunque non permetterebbe al Paese di liberarsi della sudditanza dai Paesi produttori di petrolio.
      Le previsioni per il futuro dell'Italia non sono incoraggianti, basti analizzare un dato su tutti: il fabbisogno di 225 miliardi di kwh per il 2000, previsto nei documenti presentati da parte ambientalista in occasione della Conferenza sull'energia del febbraio 1987, è stato raggiunto e superato con oltre 10 anni di anticipo. Secondo il
 

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Centro internazionale per la documentazione e l'informazione scientifica (CIDIS), le proiezioni attuali danno per il 2010 un consumo di energia per la sola Italia di circa 400 miliardi di kwh, con un incremento rispetto al 1994 del 60 per cento.
      L'Italia si trova a dover fare i conti anche con un'altra problematica: l'elevatissima dipendenza dall'estero. Il settore elettrico italiano dipende dall'estero per l'80 per cento del proprio fabbisogno, di gran lunga il valore più elevato fra i Paesi industrializzati. Dopo la crisi del 1973, infatti, tutti i Paesi hanno attuato strategie finalizzate alla riduzione della loro dipendenza dall'estero, riuscendo in alcuni casi ad azzerarla o addirittura a divenire Paesi esportatori. Questo è il caso della Francia, che produce attraverso i suoi impianti nucleari il 75 per cento dell'energia creata nel suo territorio. La Francia è in prima linea sia nell'investimento che nello sfruttamento dell'energia nucleare. Seguono la Lituania (73,11 per cento), il Belgio (57,74 per cento) e la Bulgaria (47,12 per cento). La Germania produce attraverso i suoi impianti nucleari il 31,21 per cento dell'energia prodotta in totale. L'Italia, al contrario di questi virtuosi esempi europei, è fortemente dipendente dalle importazioni di energia da Paesi produttori. Questo dato rende l'Italia un Paese fortemente vulnerabile, perché soggetto a decisioni altrui in un settore chiave come l'energia.
      Molti economisti, tra cui Colin Campbell, sostengono l'inattendibilità delle riserve petrolifere. Sulle proprie riserve energetiche, per esempio, la Russia ha posto il segreto di Stato. Le stesse stime dell'OPEC, l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, sono inattendibili, dato che nel 1985 il Kuwait ha raddoppiato all'improvviso le proprie riserve senza aver scoperto nuovi giacimenti, ma solo per guadagnare punti nel sistema delle quote OPEC e per poter aumentare l'export. La stessa politica è stata attuata nel giro di pochi anni da tutte le altre nazioni del cartello, inclusa l'Arabia Saudita.
      Alla luce di un quadro così problematico, il ricorso all'energia nucleare darebbe un contributo significativo alla riduzione della dipendenza dall'estero, in particolare dell'importazione di idrocarburi, e alla diversificazione del settore elettrico. Nella sua relazione «World Energy Outlook 2006», l'Agenzia internazionale per l'energia (AIE) approva i biocarburanti e l'energia nucleare per la loro capacità di far fronte alla domanda energetica del futuro. Secondo gli autori della relazione, se verrà adottato un approccio tradizionale è probabile che la domanda globale di energia crescerà vertiginosamente, mentre essa diminuirà in caso di attuazione delle politiche governative attualmente in esame. La relazione suggerisce che l'energia nucleare potrebbe contribuire significativamente a ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas e a diminuire le emissioni di anidride carbonica (CO2) in modo economicamente vantaggioso. Le stime presentate dall'AIE sono significative. L'energia nucleare e le energie rinnovabili appaiono come le uniche fonti energetiche che non rilasciano nell'ambiente gas nocivi, quali gli ossidi di zolfo (SO2) e di azoto (NOx), responsabili delle piogge acide, e l'anidride carbonica (CO2), causa principale dell'effetto serra, la cui emissione è inevitabile per tutti i combustibili fossili. Da segnalare un esempio significativo: 1.000 Mw nucleari installati in sostituzione di una centrale a gas corrispondono, in termini di minor rilascio di CO2 e di minor consumo di ossigeno, al rimboschimento di circa 10.000 chilometri quadrati di terreno. Le fonti rinnovabili, peraltro, al momento non sono in grado di coprire che una minima frazione del fabbisogno energetico dei Paesi industrializzati.
      Questi dati dimostrano il ridotto impatto ambientale di una centrale nucleare.
      Una centrale nucleare da 1.000 Mw richiede 30 tonnellate di uranio all'anno, equivalenti alla capacità di un solo carro ferroviario. L'alimentazione di una centrale termoelettrica di pari potenza richiederebbe invece 15 petroliere da 10.000 tonnellate oppure 10.000 carri ferroviari per il trasporto di 2,5 milioni di tonnellate di carbone. Questo è solo un esempio dei vantaggi in termini di produzione energetica
 

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derivanti dall'installazione di una centrale nucleare.
      L'uso dell'energia nucleare comporta un beneficio immediato per la bilancia dei pagamenti in termini di minore esborso in valuta pregiata per l'approvvigionamento di combustibili. La copertura del fabbisogno energetico interno tramite il nucleare riduce la possibilità di shock esterni sull'economia, garantendo così una maggiore stabilità del sistema economico nazionale.
      L'impiego di energia nucleare garantisce una maggior stabilità politica. Le principali riserve petrolifere sono concentrate in pochi Paesi ad elevata instabilità politica (Medio Oriente). L'uso del nucleare riduce la dipendenza occidentale dai Paesi produttori di petrolio.
      Gli scettici nei confronti dell'uso dell'energia nucleare sostengono l'elevato rischio ambientale in caso di incidente. L'esempio di Chernobyl, spesso evocato al riguardo, non è più credibile; esso rappresenta solo una triste pagina della storia recente. Dopo oltre quarant'anni di esperienza operativa, le centrali nucleari progettate e costruite nei Paesi occidentali hanno dimostrato nei fatti la capacità di operare in condizioni sicure, con standard di gran lunga superiori a quelli dell'Europa dell'est. Nella maggior parte dei Paesi occidentali dotati di impianti nucleari sono già attivi reattori di terza generazione - come l'EPR (European pressurized reactor) - che non utilizzano plutonio e garantiscono elevati livelli di sicurezza ed economicità. L'EPR è un reattore da 1.500-1.600 Mw di potenza elettrica, sviluppato da una collaborazione franco-tedesca. È concepito per sfruttare il combustibile con la massima efficacia: si prevede un risparmio intorno al 17 per cento nel consumo del combustibile nucleare. Inoltre, minore sarà anche la produzione di scorie; in particolare si prevede una diminuzione degli attinidi di lunga vita, principalmente plutonio e uranio, intorno al 15 per cento. Tali tipologie di impianti sono studiate anche per rispondere al meglio, in termini di sicurezza, in caso di aggressioni esterne quali attacchi terroristici o incidenti aerei. Si prevede, entro il 2010-2015, l'introduzione di reattori di quarta generazione, risultato di ulteriori modifiche agli impianti attuali in termini di efficienza e sicurezza.
      Una problematica connessa alla sicurezza è rappresentata dalle scorie radioattive prodotte dall'energia nucleare. Questa proprietà dell'energia nucleare è stata molto esagerata dai media e dobbiamo porla nella prospettiva adeguata. Prendiamo la Francia come esempio: produce il 75 per cento di elettricità dall'energia nucleare in 58 reattori nucleari. Il combustibile esaurito è ritrattato nell'impianto COGEMA ed il plutonio viene recuperato (circa 1 per cento del peso dell'uranio), riciclato e consumato come MOX (misto ossidi di uranio e plutonio) per produrre più energia. In media, la Francia produce ogni anno circa 3 tonnellate pro capite di rifiuti, di cui circa 100 chilogrammi di materiali tossici (prodotti chimici, metalli pesanti eccetera) alcuni dei quali non degradabili (mercurio, piombo, cadmio, residui chimici stabili eccetera). Di questi 100 chilogrammi, 1 chilogrammo è scoria radioattiva nucleare e solamente 50 grammi sono scorie radioattive longevi. Detto così il volume è relativamente piccolo. Le scorie radioattive vengono imprigionate in blocchi di cemento, o vetrificate se molto radioattive, ed il loro volume è molto più piccolo del volume delle scorie industriali tossiche, molte delle quali hanno una vita ancora più lunga. Infatti, molte scorie chimiche sono stabili ed hanno una vita infinita. Rileviamo egualmente che più è elevata la vita d'una sostanza radioattiva, più debole è la relativa radioattività. Così gli elementi molto longevi quali l'uranio non sono molto radioattivi, perché emettono pochissima radiazione.
      L'Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente (ENEA) sta sperimentando una nuova tecnologia messa a punto dal premio Nobel Carlo Rubbia, che prevede una variante del sistema ADS (Accelerator Driven System) e che consentirà di «bruciare» le scorie radioattive. Si segnala come anche in questo settore molto importante per la sicurezza, le ricerche scientifiche stiano prefigurando nuove interessanti
 

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prospettive per l'efficace soluzione di questo aspetto legato all'energia nucleare.
      In seguito alle decisioni assunte sull'onda emotiva dell'incidente di Chernobyl, l'Italia è oggi l'unico Paese industrializzato ad avere rinunciato alla produzione di energia elettronucleare.
      Le conseguenze sono gravi: ulteriore aumento della già elevata dipendenza dall'estero, in particolare ricorrendo all'importazione diretta di energia elettrica di fonte nucleare; forte dipendenza dagli idrocarburi (l'Italia importa, come detto, più olio combustibile per uso termoelettrico di tutti gli altri Paesi europei messi assieme); scarsa diversificazione delle fonti energetiche, gran parte delle quali sono importate da aree ad elevata instabilità politica. Anche sul piano della salvaguardia ambientale, la rinuncia all'energia nucleare rende molto difficile il mantenimento degli impegni internazionali assunti in tema di riduzione dell'emissione di anidride carbonica in atmosfera. Il basso consumo pro capite e la bassa penetrazione dell'energia elettrica che si registrano oggi in Italia lasciano prevedere per il futuro ulteriori aumenti del fabbisogno elettrico del Paese. È opportuno che questa crescita sia coperta, come avviene in tutti i Paesi industrializzati, prendendo in seria considerazione il ricorso all'energia nucleare.
      Nel periodo della moratoria nucleare, nonostante le crescenti difficoltà, l'ENEA, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), la Società gestione impianti nucleari (SOGIN Spa), subentrata all'ENEL Spa nella proprietà degli impianti, le principali società operanti nel settore e le università hanno mantenuto aggiornato in campo nucleare un gruppo di tecnici altamente qualificati impegnandoli in un programma di collaborazioni internazionali, e rendendo così possibile, in caso di ripensamento, un pronto rientro dell'Italia nel gruppo dei Paesi che utilizzano l'energia nucleare.
      Il sistema energetico italiano ha bisogno di una decisione politica che i tempi hanno reso ormai necessaria e improcrastinabile. A tale fine si presenta la proposta di legge in oggetto, composta da sette articoli che vengono di seguito illustrati.
      L'articolo 1 contiene i princìpi fondamentali alla base delle successive disposizioni, primi tra tutti la tutela dell'ambiente e il rispetto della normativa comunitaria in materia ambientale.
      L'articolo 2 autorizza ed impegna la SOGIN Spa alla predisposizione delle procedure necessarie per la riattivazione degli impianti nucleari esistenti sul territorio italiano.
      L'articolo 3 individua nell'APAT il soggetto al quale sottoporre i progetti e il programma dei lavori.
      L'articolo 4 conferisce al Governo il compito di individuare i siti per la realizzazione di nuovi impianti nucleari, previa redazione da parte dell'APAT di un piano programmatico dei siti idonei.
      L'articolo 5 prevede, per la costruzione e la messa in esercizio di nuovi impianti nucleari, il rilascio di un'autorizzazione da parte del Ministro dello sviluppo economico, previa intesa con la regione o provincia interessata.
      L'articolo 6 definisce le procedure relative alla individuazione e alla costruzione del deposito unico nazionale di scorie nucleari e conferisce al Ministero dello sviluppo economico il compito di individuare il sito previo parere dell'APAT, sulla base di un'intesa siglata in sede di Conferenza unificata.
      L'articolo 7 contiene disposizioni relative alla liquidazione delle misure di compensazione per i comuni confinanti con i siti che ospitano impianti nucleari.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Princìpi fondamentali e definizioni).

      1. La presente legge, nel rispetto della normativa comunitaria e delle competenze dello Stato, delle regioni e degli enti locali, come definite dagli articoli 117 e 118 della Costituzione, disciplina lo sfruttamento dell'energia nucleare ad uso civile, in conformità ai seguenti princìpi fondamentali e criteri generali:

          a) garanzia della salvaguardia, della tutela e del miglioramento della qualità dell'ambiente, della protezione della salute umana, dell'utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, della promozione, sul piano internazionale, di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale e mondiale, ai sensi dell'articolo 174 del Trattato che istituisce la Comunità europea;

          b) affermazione dei princìpi comunitari di prevenzione, di precauzione, di correzione e di riduzione degli inquinamenti e dei danni ambientali;

          c) previsione di misure che assicurino la tempestività e l'efficacia dei piani e dei programmi di tutela ambientale, estendendo, ove possibile, le procedure previste dalla legge 21 dicembre 2001, n. 443, e successive modificazioni;

          d) previsione di misure che assicurino l'efficacia dei controlli e dei monitoraggi ambientali, incentivando in particolare i programmi di controllo sui singoli impianti produttivi.

      2. Ai fini della presente legge, si definisce «sicurezza nucleare» l'insieme delle disposizioni tecniche e delle misure di organizzazione relative alla costruzione e al funzionamento degli impianti nucleari nonché al trasporto di sostanze radioattive.

 

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      3. Il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sovrintende al rispetto della sicurezza nucleare, in conformità ai princìpi e criteri generali di cui al comma 1.

Art. 2.
(Riattivazione degli impianti nucleari esistenti sul territorio nazionale).

      1. La Società gestione impianti nucleari (SOGIN Spa) è autorizzata a predisporre le procedure necessarie per la riattivazione degli impianti nucleari di Trino Vercellese, di Caorso, di Latina e di Garigliano.
      2. La SOGIN Spa è altresì autorizzata a predisporre le misure necessarie in caso di modifica del gestore dell'impianto e del perimetro dell'installazione.

Art. 3.
(Autorizzazione per la riattivazione degli impianti nucleari).

      1. I progetti e il programma dei lavori relativi alla riattivazione degli impianti nucleari di cui all'articolo 2 sono sottoposti all'approvazione dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), al fine di assicurare la sostenibilità delle modifiche da apportare per migliorare la sicurezza nucleare e di garantire una conduzione degli impianti rispondente alla normativa internazionale.
      2. Nel programma dei lavori di cui al comma 1 sono indicate le modalità di avviamento degli impianti fino all'utilizzo, in maniera graduale, a piena potenza.

Art. 4.
(Individuazione dei siti per l'insediamento di nuovi impianti nucleari).

      1. La realizzazione di nuovi impianti nucleari è sottoposta alla preventiva individuazione

 

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dei siti da parte del Consiglio dei ministri, sulla base di un'intesa conclusa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni.
      2. Ai fini di cui al comma 1, l'APAT redige un piano dei siti idonei per l'insediamento di nuovi impianti nucleari, con riferimento alle esigenze di protezione dell'ambiente, di tutela delle risorse idriche e di difesa del suolo.

Art. 5.
(Autorizzazione per la costruzione e per la messa in esercizio di nuovi impianti nucleari).

      1. L'autorizzazione per la costruzione e per la messa in esercizio di nuovi impianti di produzione di energia nucleare ad uso civile è rilasciata con decreto del Ministro dello sviluppo economico, su istanza del soggetto richiedente, previa intesa con la regione o con la provincia autonoma interessata e sulla base di apposita conferenza dei servizi ai sensi degli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, per la verifica della fattibilità del progetto e la valutazione dell'impatto ambientale dello stesso.

Art. 6.
(Deposito unico nazionale).

      1. Il Ministero dello sviluppo economico, previo parere dell'APAT, che valuta le caratteristiche geomorfologiche del terreno, individua, sulla base di una intesa conclusa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, il sito del deposito unico nazionale per la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi di II categoria e per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi di III categoria. Qualora l'intesa non sia raggiunta entro il termine di cui al

 

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periodo precedente, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, si provvede all'individuazione definitiva del sito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il Ministro dell'interno e con il Ministro della difesa.

Art. 7.
(Misure di compensazione).

      1. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabilite misure di compensazione per i comuni situati entro cinquanta chilometri dal sito che ospita l'impianto nucleare. Le misure di compensazione sono previste, in prima istanza, per i comuni entro cinquanta chilometri dagli impianti nucleari di cui all'articolo 2, comma 1. Analoghe misure di compensazione sono altresì stabilite per i comuni confinanti con il sito che ospita il deposito unico nazionale di cui all'articolo 6.


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