COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta antimeridiana di mercoledì 7 novembre 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE UMBERTO RANIERI

La seduta comincia alle 9,15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Donato Di Santo, sugli esiti della III Conferenza Italia-America Latina.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Donato Di Santo, sugli esiti della III Conferenza Italia-America Latina.
Mi scuso col sottosegretario Di Santo per l'attesa, ma la discussione sul documento inerente l'assetto del Ministero ha comportato alcuni problemi.
Ringrazio l'onorevole Di Santo, con il quale discutiamo questa mattina - anche se nei tempi ridotti imposti dai lavori dell'Aula - sugli esiti della III Conferenza Italia-America latina, un'importante iniziativa che, anche grazie all'impulso del sottosegretario, si è svolta con un significativo successo.

DONATO DI SANTO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Ringrazio il presidente e tutti gli onorevoli deputati presenti per l'opportunità che mi si offre.
La III Conferenza nazionale Italia-America latina e Caraibi si è tenuta a Roma, presso la Farnesina, il 16 e 17 ottobre 2007. Sono stati due giorni di intenso lavoro e di approfonditi dibattiti che hanno coinvolto oltre seicento delegati e che sono stati trasmessi integralmente, in videoconferenza, su Internet.
La conferenza è stata organizzata dal Ministero degli affari esteri con la collaborazione operativa dell'Istituto italo-latinoamericano (IILA) e del Centro studi di politica internazionale (CESPI). Preceduta da undici seminari preparatori - tenutisi a Roma e in altre sei città italiane - la conferenza è stata inaugurata dal Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, e dalla Presidente della Repubblica del Cile, Michelle Bachelet, in visita di Stato in Italia e ospite d'onore della conferenza. Le due precedenti edizioni di questa conferenza, entrambe svoltesi a Milano, avevano avuto come ospiti d'onore, nel 2003, l'allora Presidente dell'Uruguay, Batlle, e, nel 2005, il Presidente del Venezuela, Chavez.
Numerose e qualificatissime sono state le delegazioni in rappresentanza di 21 Paesi dell'America latina e dei Carabi: oltre alla delegazione cilena, guidata dalla Presidente Bachelet, sono stati presenti i ministri degli esteri di dieci Paesi (Argentina, Bolivia, Cile, Ecuador, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay e Perù); il ministro segretario della presidenza del Brasile; i viceministri degli esteri di Cuba, El Salvador e Venezuela; gli ambasciatori in Italia, alla guida delle rispettive delegazioni, di altri sette Paesi (Belize, Colombia, Costarica, Guatemala, Haiti, Repubblica Dominicana e Uruguay).


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L'Europa è stata rappresentata dal Commissario per le relazioni esterne, dal Viceministro degli esteri del Portogallo e dal Ministro degli esteri della Slovenia, Paesi rispettivamente Presidente di turno e Presidente entrante dell'Unione europea. La Spagna era rappresentata dalla segretaria di Stato per l'Ibero-America, mentre Francia e Germania erano rappresentati da alti funzionari dei rispettivi ministeri degli esteri.
Sono altresì intervenuti: il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani; il presidente della Corporació andina de fomento (CAF), che è un'importante banca di sviluppo latinoamericana; il segretario generale del Vertice ibero-americano (SEGIB); il vicepresidente della Banca inter-americana di sviluppo (BID); il segretario generale dell'Organizzazione dei sindacati latinoamericani (ORIT); il vicedirettore del CARICOM e il vicedirettore della SEPAL.
Da parte italiana, oltre all'intervento di apertura del Presidente Prodi e alle conclusioni del Ministro degli affari esteri D'Alema, hanno portato il loro saluto il Presidente del Senato Franco Marini, il Presidente della Camera Fausto Bertinotti, il Presidente dell'Unione interparlamentare Pier Ferdinando Casini e il sindaco di Roma Walter Veltroni.
Sono inoltre intervenuti il Ministro del lavoro e della previdenza sociale Cesare Damiano, il Ministro per il commercio internazionale e per le politiche europee Emma Bonino, i Viceministri degli esteri per gli italiani nel mondo Franco Danieli e per la cooperazione allo sviluppo Patrizia Sentinelli.
È intervenuto - e lo voglio ringraziare particolarmente per l'attenzione non solo istituzionale, bensì intellettuale, che ha voluto prestare alla nuova iniziativa di politica estera rivolta all'America latina - il presidente della vostra Commissione affari esteri, onorevole Umberto Ranieri.
Sono poi intervenuti il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, che ha presentato l'appuntamento della IV Conferenza, prevista per il 2009; e il sindaco di Milano Letizia Moratti, che ha illustrato la candidatura italiana per l'Expo 2015.
Sono inoltre intervenuti moltissimi esponenti delle istituzioni, della cultura, dell'impresa e della società civile, tra i quali il senatore Edoardo Pollastri, in rappresentanza dei parlamentari eletti in America latina, il rettore dell'università di Torino, l'amministratore delegato dell'ENEL, il segretario generale della UIL, in rappresentanza dei tre sindacati confederali, il presidente dell'associazione delle ONG italiane, il presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni italiane, il rappresentante delle associazioni di immigrati andini nel nostro Paese e moltissimi altri.
Vanno considerati come partecipanti a tutti gli effetti ai lavori della conferenza le personalità invitate agli undici seminari preparatori, ai quali hanno complessivamente partecipato circa 2 mila persone. In particolare, voglio ricordare il Presidente del Messico Calderon, al seminario di Milano sui rapporti Italia-Messico, la Ministra della Casa Civil, una sorta di primo ministro del Brasile, al seminario di Roma sui progetti italiani per la cooperazione transfrontaliera in America latina, il Ministro dell'economia dell'Uruguay all'altro seminario di Milano sull'integrazione regionale e lo sviluppo locale, il presidente della CAF al seminario di Roma sulle reti di infrastrutture in America latina e le opportunità per l'Italia, il leader sindacale colombiano al seminario di Roma sui sindacati e la solidarietà, eminenti personalità intellettuali messicane, brasiliane, paraguaiane e argentine al seminario di Torino sulla cooperazione culturale e interuniversitaria tra Italia e America latina.
La III Conferenza, inoltre, è stata l'occasione nella quale il Ministro degli affari esteri Massimo D'Alema ha offerto un riconoscimento ad alcune personalità italiane per l'apporto dato, nel corso della loro vita, al dialogo tra Italia e America latina: Susanna Agnelli, Linda Bimbi, Gilberto Bonalumi, Ludovico Incisa di Camerana, Italo Moretti, Renato Sandri, Alberto Tridente, Saverio Tutino.


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Il messaggio di saluto che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha indirizzato all'apertura della conferenza ha sottolineato l'importanza dell'evento, testimoniata anche dalla partecipazione delle più alte cariche istituzionali e di numerosi membri del Parlamento italiano.
La conferenza si è articolata in tre sessioni tematiche, riguardanti rispettivamente i rapporti euro-latino americani ed il ruolo dell'Italia, la cooperazione economica (le reti materiali ed immateriali per l'integrazione latino americana) e, infine, la coesione sociale e territoriale per l'integrazione.
Dai lavori della conferenza sono emersi concreti contributi che consentiranno di approfondire lo sviluppo delle relazioni tra l'Italia e i Paesi dell'America latina ed i Carabi. L'incontro ha inoltre favorito una serie di utili contatti bilaterali, nonché la firma di alcune intese nei settori di maggiore interesse.
Decine sono stati gli incontri bilaterali, sia tra Italia (o altri rappresentanti europei) e i singoli Paesi latino americani presenti, sia tra rappresentanti dei diversi Paesi latino americani. Di questo sono particolarmente soddisfatto e forse questa è stata una delle pochissime volte in cui l'Italia è stata sede di incontri bilaterali tra Paesi latino-americani. Credo sia stata un'esperienza inedita per il nostro Paese.
Ci sono poi state una ventina di riunioni bilaterali del sindaco di Roma o del presidente della regione Lombardia con gli esponenti latino americani, per sostenere la proposta della Expo 2015.
A margine della conferenza, il Ministro Massimo D'Alema ha firmato un'intesa con il presidente della CAF e un accordo sulla cooperazione decentrata con il Ministro rappresentante del Brasile, mentre il Ministro per i beni e le attività culturali ha firmato il memorandum di collaborazione culturale con il Cile. Sono inoltre stati sottoscritti gli accordi di cooperazione scientifica e tecnologica tra Italia e Cile e di collaborazione tra Lombardia e Cile.
Le idee e le proposte emerse dalla conferenza - di cui saranno pubblicati gli atti, per consentirne la diffusione più ampia possibile - sono state peraltro approfondite in occasione della riunione degli ambasciatori italiani di tutta l'area, organizzata presso il Ministero degli affari esteri nei giorni successivi all'evento.
Il Governo italiano si è impegnato perché la prossima edizione della conferenza (la IV), che avrà luogo a Milano nel 2009, divenga un appuntamento periodico per dibattere i principali temi di comune interesse con i Paesi della regione e per definire insieme le strategie per l'azione che l'Italia intende svolgere, al fine di accompagnare il loro sviluppo e per favorire i processi di integrazione regionale e il dialogo con l'Unione europea.
Nel corso della sessione inaugurale, il Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi ha innanzitutto posto in luce che il rilancio della presenza e dell'azione dell'Italia nel subcontinente non vuole essere un obiettivo limitato all'attuale Governo. Esso rappresenta - ha detto Prodi - una reale politica di Stato in risposta alla maggiore domanda di Italia proveniente dai Paesi latino americani. Il Presidente del Consiglio ha inoltre ricordato le visite compiute dal Ministro degli affari esteri in Brasile, Cile e Perù e le altre iniziative del Ministero degli affari esteri in direzione dei rapporti con l'America latina. Prodi ha reso un particolare apprezzamento per la presenza alla conferenza della Presidente Bachelet, manifestando l'orgoglio di avere come ospite d'onore un Capo di Stato che guida un Paese caratterizzato da stabilità, sviluppo economico e democrazia e sottolineando che la visita di Stato che il Presidente Giorgio Napolitano compirà in Cile nei prossimi mesi sarà un ulteriore riconoscimento dei particolari legami tra Italia e Cile.
Riferendosi al Brasile, il Presidente del Consiglio ha ricordato l'accordo di collaborazione strategica sottoscritto con il Presidente Lula, che prevede un meccanismo di consultazioni politiche a cadenza periodica. Prodi ha fatto riferimento anche all'avvio dei negoziati di adesione dell'Italia alla CAF che - insieme alla BID,


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con cui sono allo studio altre forme di collaborazione - rappresenta uno strumento essenziale per la realizzazione di progetti che favoriscano l'integrazione e la coesione sociale nella regione.
Tra i settori a cui l'Italia, insieme all'Europa, intende dare il proprio contributo, il Presidente del Consiglio ha citato la ricerca scientifica nel settore delle energie alternative, rinnovabili e sostenibili, per l'ambiente, la crescita culturale e la formazione dei giovani, lo sviluppo economico reciproco che dovrà sempre più ispirarsi al partenariato e all'interdipendenza e dovrà vedere un rilancio del negoziato di Doha, l'affermazione dei diritti umani e la ricerca di una maggiore coesione sociale. A questo riguardo egli ha auspicato che nei negoziati in corso per la conclusione di accordi di associazione tra l'Europa e le regioni latino americane e caraibiche abbiano un adeguato rilievo, oltre ai temi economici e commerciali, anche quelli sociali e di cooperazione.
Nel suo discorso, la Presidente del Cile Bachelet ha fatto riferimento al subcontinente come ad un'area di pace consolidata, in cui i processi democratici sono ormai avviati, lasciando al passato i tentativi di golpe. In America latina esiste tuttavia una forte disillusione nei riguardi dei Governi e della politica in generale.
Fornendo alcuni dati, la Presidente del Cile ha sottolineato che, se risponde al vero che tra il 1990 e il 2006 la povertà media della regione è scesa in termini percentuali dal 48 al 38 per cento, il numero dei poveri è però salito in valore assoluto da 200 a 220 milioni, senza contare - ha aggiunto - le popolazioni che vivono in situazione di indigenza, senza la possibilità di accesso ai sistemi di protezione sanitaria, educativa e previdenziale. Questi fattori hanno pertanto creato una nuova emergenza nel subcontinente, rappresentata dalla mancanza di coesione sociale.
Questo è il settore nel quale l'Europa e l'Italia dovranno approfondire il dialogo con l'America latina in quanto - ha ribadito - non sarà possibile avere istituzioni democratiche realmente solide e rispettate senza che ci sia coesione sociale.
L'obiettivo comune dovrà essere una globalizzazione più giusta ed equa, che consenta una reale redistribuzione dei progressi economici, per sconfiggere le disuguaglianze sociali, combattere la povertà e conseguire il consolidamento della crescita democratica in tutto il subcontinente.
Salterò completamente l'illustrazione più dettagliata delle tre sessioni di discussione della conferenza, che lascerò agli atti. Lo faccio naturalmente solo per ragioni di rispetto dei tempi e non perché siano temi di scarsa rilevanza; è anzi vero il contrario, trattandosi della sostanza di ciò che si è discusso nelle conferenza. Vado direttamente all'ultima parte della mia relazione, che è un accenno a quanto detto dal Ministro degli affari esteri nelle sue conclusioni.
Nel suo intervento di chiusura, il Ministro Massimo D'Alema ha voluto mettere in luce come il numero e l'autorevolezza dei partecipanti all'evento abbiano dimostrato il grande impeto con il quale l'Italia ha inteso rilanciare i propri rapporti con l'America latina. Il Ministro ha ribadito che si è trattato di un grande successo, frutto di una scelta strategica e concreta dell'indirizzo di politica estera dell'Esecutivo e dell'Italia.
Il nostro Paese intende continuare nel percorso intrapreso, com'è confermato dalla molteplicità di contatti ed occasioni di incontro che si sono avuti con tutti i Paesi del subcontinente, sia a livello politico di Governo e Parlamento, sia a livello imprenditoriale e di società civile. Anche gli appuntamenti immediatamente successivi a questa III Conferenza lo testimoniano: la visita a Roma del Presidente dell'Ecuador, Correa, che si è svolta pochissimi giorni dopo la III Conferenza e del Presidente della Bolivia, Morales; la visita di Stato che il Presidente Giorgio Napolitano compirà in Cile nel marzo del 2008; la visita del Presidente del Consiglio in Messico, a fine febbraio 2008, e la visita di Stato che il Presidente del Brasile, Lula, effettuerà in Italia in aprile.


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Il Ministro D'Alema ha poi evidenziato la forte crescita economica registrata negli ultimi anni dall'America latina e la solidità mostrata dal subcontinente anche nel far fronte alle recenti crisi dei mercati finanziari internazionali. Questa crescita e questa solidità si sono conseguite anche in termini di sviluppo umano, frutto dell'affermarsi di classi dirigenti democraticamente elette.
In questo quadro è importante continuare a rafforzare la collaborazione reciproca, non solamente a livello politico, ma anche sviluppando legami economici più stretti per una più efficace presenza delle nostre imprese e valorizzando ancor di più le comuni ricchezze culturali.
L'Italia intende continuare su questo percorso senza spirito di competizione con altri Paesi europei ma, anzi, in collaborazione con essi, ed in particolare, come abbiamo dimostrato, con la Spagna, il Portogallo e tutti i Paesi latini che vorranno accompagnarla.
Per questo l'Italia è lieta di essere stata invitata per la seconda volta al prossimo vertice ibero-americano di Santiago - che si terrà dopodomani nella capitale del Cile - quale testimonianza di una collaborazione con i nostri partner, non all'insegna della rivalità, ma di una costruttiva complementarietà. In America latina c'è infatti un grande bisogno di Europa, al quale non sempre essa è stata in grado di rispondere adeguatamente. Da oggi l'Europa dovrà invece compiere un salto di qualità verso un partenariato prospero e maturo.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

GIANNI FARINA. Ringrazio il nostro sottosegretario Di Santo. Farò due brevi considerazioni.
Anzitutto, mi sembra molto importante l'accenno finale alla collaborazione con Spagna e Portogallo, perché credo che questi due Paesi, assieme all'Italia - e naturalmente accanto al ruolo complessivo dell'Unione europea - siano decisivi per un rapporto più forte, più vincolante e più maturo con i Paesi latino americani, anche perché è ormai in atto, come il Governo del nostro Paese e il Ministero degli affari esteri sanno, un'emigrazione dall'America latina alla Spagna, soprattutto di giovani. Parlo di giovani italiani, che si muovono dall'America latina alla Spagna o al Portogallo per evidenti ragioni di carattere linguistico-culturale e che, però, sono ragazzi nostri, in genere con un'alta scolarizzazione, che potrebbero anche essere messi al servizio del nostro Paese.
In secondo luogo, ritengo sia auspicabile un maggiore coinvolgimento delle regioni italiane. Si parla di una prossima conferenza in Lombardia, il che può andare bene, benché sia chiaro che, soprattutto nella nuova articolazione delle istituzioni in Italia, il ruolo delle regioni italiane è decisivo per una politica culturale, sociale e della formazione, così come è decisivo il ruolo importantissimo delle organizzazioni sociali.
L'ultima considerazione riguarda gli organismi elettivi delle nostre comunità. Credo che, per assicurare il successo di tutte le iniziative future, sia estremamente importante un coinvolgimento forte del Consiglio generale e delle sue articolazioni autonome - parlo della Commissione continentale latino americana - in ogni occasione, in sede di conferenza, ma anche in sede preparatoria.

PIETRO MARCENARO. So che non è rituale e che forse non è all'ordine del giorno di questa discussione, ma credo sia bene rimanga a verbale anche il fatto che questa enorme mole di iniziative collegate alla conferenza ha naturalmente tanti protagonisti, ma non sarebbe stata possibile senza una persona come Donato Di Santo, che è qui presente e che voglio ringraziare per questo suo lavoro. Che io sappia, nessun'altra persona sarebbe oggi in grado di svolgere un lavoro di queste dimensioni.
Detto questo - ci tenevo molto a farlo - voglio fare al sottosegretario Di Santo una domanda. Vorrei chiedere a lui, che conosce così in profondità la situazione latino americana, una valutazione sul seguente punto.


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Tutti sappiamo che in America latina si confrontano diverse ipotesi politiche e diverse tendenze, che hanno un forte grado di alternatività. Sappiamo cioè che, da un lato, ci sono modelli di sviluppo e di governo che hanno trovato un punto essenziale della loro strategia nella sintesi fra le risposte ai problemi sociali e lo sviluppo della democrazia e del pluralismo, dall'altro riemergono invece con forza elementi di populismo nazionalista, che hanno caratterizzato per tanto tempo le politiche di quel continente e che, a mio parere, sono state una ragione - non l'ultima - delle sue tragedie. Vorrei quindi chiedere al sottosegretario - anche in considerazione di quell'osservatorio così importante che è stato il lavoro preparatorio della conferenza - quale sia la sua valutazione, in relazione a questo problema, della situazione odierna, e su come pensa di muoversi il Governo italiano, sia sul piano generale, sia nelle diverse articolazioni.
Naturalmente ho qui schematicamente parlato di un'unica tendenza, anche se so che non è la stessa cosa parlare di Chavez, parlare di Morales o parlare di Cuba. Ci sono delle differenze, ma credo che in tutti questi Paesi sia molto importante, in generale, collegare una politica di relazioni al sostegno alle spinte verso la democrazia e la libertà.

SABINA SINISCALCHI. Signor presidente, vorrei porgere un ringraziamento non rituale al sottosegretario Di Santo, perché è evidente come, in un anno mezzo, si sia avuto un rilancio straordinario delle relazioni con il continente latino americano che, a mio parere, non possono che essere fruttuose, sotto tanti punti di vista.
Ho avuto occasione di seguire la conferenza Italia-America latina del 2003 e mi sembra di poter notare una differenza tra quella conferenza e quella che si è svolta a Roma il mese scorso nel fatto che in quest'ultima occasione si è notato un approccio globale alle relazioni tra il nostro Paese e il continente latino americano: tutti i temi sono stati messi in agenda ed affrontati - sia pure nella necessaria concisione, determinata dal tempo assai limitato dell'evento - compresi tutti gli aspetti attinenti alle relazioni internazionali. Non si è quindi guardato soltanto agli aspetti economici e commerciali, ma a tutti gli argomenti, come peraltro è stato ben sintetizzato nell'intervento iniziale del Presidente del Consiglio.
Credo che questo sia davvero il modo di perseguire le relazioni internazionali e di porre in atto la politica estera di un Paese: direi che ci stiamo muovendo nella direzione giusta.
Il mio è quindi un ringraziamento al sottosegretario. Mi auguro che questa Commissione possa essere coinvolta sempre di più anche nelle attività che riguardano il continente latino americano; penso infatti che si tratti di un laboratorio straordinario, che può dimostrare la possibilità di arrivare a un modello economico integrato nella globalizzazione ma capace di mettere al centro i diritti delle popolazioni e una maggior coesione sociale.

PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Di Santo per la replica, partecipando anch'io agli omaggi rivolti alla sua attività e al suo lavoro, a nome di tutta la Commissione e della stessa opposizione.

DONATO DI SANTO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Richiamandomi anche a questa sua ultima considerazione, anche se non toccherebbe a me dirlo, vorrei sottolineare e valorizzare il fatto che gli esponenti di un amplissimo ventaglio di posizioni politiche - che rimangono tali, com'è ovviamente giusto che sia - hanno unanimemente riconosciuto in moltissime occasioni, in particolare in occasione della III Conferenza, che lo spirito che sta ispirando il nostro lavoro è quello di fare in modo che le relazioni del Paese Italia verso l'America latina, che sono state per troppo tempo tralasciate e dimenticate, possano essere rilanciate con molta forza.
Si è quindi trattato di un'iniziativa del Paese Italia che, benché assunta, ovviamente,


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dal Governo in carica - a nome del quale io parlo, assumendone tutte le responsabilità, gli oneri e gli onori - va al di là della sua politica e vuole rilanciare stabilmente, guardando ad un futuro non solo prossimo, la collaborazione culturale, economica, commerciale e sociale tra queste due realtà, tra il nostro Paese e i tanti Paesi dell'America latina. Con questo spirito, con questa intenzione e con questa volontà ci siamo mossi sin dall'inizio.
Ringrazio tutti coloro che hanno voluto esprimere parole di riconoscimento nei miei confronti: ne sono ovviamente lusingato, ma devo dire che la Farnesina e il Ministero degli affari esteri hanno comunemente e congiuntamente lavorato per la buona riuscita e il successo di questa iniziativa.
Entrando nel tema che l'onorevole Marcenaro ha posto più concretamente, ossia il rilancio complessivo delle relazioni dell'Italia con l'America latina, va detto che di questo non ha bisogno soltanto l'Italia; riteniamo infatti che ve ne sia una grande domanda in America latina.
Lo dico molto esplicitamente: è evidente che in America latina la presenza della Spagna post-franchista, della Spagna moderna, è una presenza profonda, importante, intelligente, e non c'è il benché minimo dubbio che di questa presenza ci sia una grande domanda. Detto ciò, c'è anche una certa attenzione di molti Paesi latino americani - di molti loro esponenti e dirigenti - al fatto che la Spagna è l'ex potenza coloniale in America latina. Ne consegue che occorre bilanciare questa ovvia e naturale forte incidenza spagnola con la presenza di altri Paesi, in primis con quella italiana.
Non è in gioco solo l'interesse di una parte: è una domanda che ci viene da moltissimi esponenti delle più variegate provenienze politiche, alla quale stiamo quindi rispondendo positivamente, in un'ottica di forte collaborazione e di forte complementarietà con gli amici spagnoli.
Il fatto che l'Italia, come unico Paese non iberico e non latino-americano, sia stata invitata - dopo sedici anni e per il secondo anno consecutivo (l'anno scorso e quest'anno) - al vertice ibero-americano ne è la conferma. Questo non sarebbe successo se la suddetta intenzionalità non fosse stata compresa e non fosse poi penetrata, in qualche modo, all'interno delle dinamiche reali.
Tra le tante cose che ho dovuto tralasciare, vorrei anche ricordare che l'accordo ufficiale raggiunto tra Istituto italo-latino americano e segretariato del vertice ibero-americano è un fatto importantissimo. Come pure è un fatto di grande rilievo, sempre parlando della Spagna, che nell'ultimo vertice italo-spagnolo tra i Presidenti Prodi e Zapatero, proprio sul tema dell'America latina, per la prima volta sia stata formulata una dichiarazione congiunta dei due Paesi. Questi sono segnali forti a coloro che, in America latina, ci ascoltano e guardano con interesse, attenzione e simpatia.
Per arrivare alla domanda più specifica dell'onorevole Marcenaro, effettivamente l'intenzione - che non è ormai più un'intenzione, ma una volontà consolidata e una prassi di politica estera costantemente e compiutamente messa in pratica da questo Governo - è di riaprire le relazioni con tutti i Paesi dell'America latina.
È naturale che con alcuni di questi Paesi - per ragioni storiche come la grandissima presenza di importanti comunità di origine italiana - ci siano relazioni più approfondite e particolari: questo va da sé e non c'è nemmeno bisogno di sottolinearlo. La volontà, in termini di politica estera, è però di riaprire al massimo livello possibile le relazioni con tutti questi Paesi, proprio perché questo atteggiamento può far intendere ai nostri interlocutori che è volontà dell'Italia riavvicinarsi e riprendere una forte collaborazione e interazione con tutta l'America latina.
Per questo non abbiamo guardato alle provenienze politiche - che pure conosciamo e che è del tutto ovvio considerare, mi sembra una cosa normalissima - di Paesi pure retti da Governi sicuramente diversi dalla maggioranza di governo italiana (come il Messico, la Colombia, El


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Salvador ed altri) e con tutti abbiamo ripreso i rapporti con moltissima forza.
Tra gli altri, abbiamo invitato, ed è venuto, nel corso dei seminari preparatori della III Conferenza, proprio il Presidente del Messico, Felipe Calderon; sono inoltre stato personalmente in Colombia per offrire al Governo colombiano la collaborazione italiana nel difficile e complesso lavoro di avvicinamento a una pace ed a una risoluzione dei problemi inerenti al conflitto interno a quel Paese. L'offerta è stata accolta e l'Italia, finalmente, dopo molto tempo, è stata ammessa fra i pochi Paesi facilitatori nel processo di negoziato tra Governo colombiano e una delle due guerriglie, quella dell'ELN, anche se ci siamo offerti come parte dei Paesi facilitatori anche per l'altro contenzioso.
È dunque all'interno di questa logica di Stato che ci siamo recati in Paesi che pure possono essere considerati su posizioni diverse o più radicali nello schieramento latino americano (come il Venezuela, la Bolivia e l'Ecuador), in un'ottica di rapporto complessivo e, naturalmente, sempre esprimendo le nostre opinioni e le nostre posizioni su temi come quello dei diritti umani o della coesione sociale, com'è del tutto ovvio e naturale.
Mentre ad altri livelli le relazioni con la realtà cubana sono riprese, non abbiamo ancora potuto svolgere una visita politica in quel Paese, proprio perché riaffermiamo la nostra ferma volontà di rimanere all'interno della strategia europea del dialogo critico con Cuba. All'interno di questo schema europeo, che noi confermiamo, stiamo cercando di svolgere un ruolo di stimolo, anche nei confronti dell'Europa, per dire che il dialogo critico deve tener conto anche delle novità che avvengono all'interno del Paese con cui si sta criticamente dialogando. In questo caso parlo delle novità, che pure esistono e tutti riconosciamo, che si sono determinate all'interno della realtà cubana.
Proprio questo atteggiamento ha fatto sì che, per la prima volta dopo molti anni, da parte del Ministro degli esteri cubano ci fosse la richiesta di un incontro con il nostro Ministro degli affari esteri, incontro che si è svolto alcuni mesi fa e che è stato una tappa attraverso la quale è stata espressa la posizione italiana all'interno dello schema europeo del dialogo critico.
Personalmente credo poco all'esistenza di questi «assi», quello più riformista tra alcuni Paesi latino americani, quello più radicale e così via. Ci sono certamente delle affinità, delle alleanze, delle oggettive concomitanze, più o meno congiunturali, di interessi, ma gli interessi di questi Paesi sono molto spesso assai diversi tra loro.
Quando per esempio - e naturalmente non lo dico all'onorevole Marcenaro, che conosce perfettamente queste cose, ma solo per argomentare questa mia opinione - il Venezuela è uscito, mi pare l'anno scorso, dalla comunità andina, invitando la Bolivia (che è un Paese fortemente in sintonia con il Venezuela) a fare lo stesso passo, il Governo boliviano di Evo Morales si è ben guardato dal seguire il Venezuela in questa sua scelta ed ha fatto invece una scelta di carattere nazionale, rimanendo nella comunità andina, dove anzi sta svolgendo un ruolo trainante.
Se inoltre si stanno riprendendo, sia pure in mezzo a mille difficoltà, i negoziati per l'accordo di associazione tra l'Unione europea e i Paesi della comunità andina, questo lo si deve anche, e vorrei dirlo in maniera particolare, proprio al ruolo svolto dal Governo boliviano.
Ho fatto questo esempio - ne potrei fare molti altri, ma non mi sembra il caso perché sono tematiche che i membri della Commissione esteri della Camera conoscono molto bene - proprio perché tenderei a dare meno peso a questa idea degli assi consolidati e chiusi e farei, invece, più attenzione alle dinamiche che effettivamente avvengono tra questi Paesi. Sono dinamiche molto interessanti, alcune condivisibili ed altre meno, come è del tutto naturale, che vanno però seguite con intelligenza, presenza, partecipazione, spirito critico e volontà di collaborazione.
Questo spirito e questo atteggiamento hanno fatto premio e hanno permesso, per la prima volta, di avere - come ha detto il Presidente del Consiglio Romano Prodi nel suo intervento - una presenza ad


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altissimo livello di Paesi latino americani in Italia, forse al livello di quando, quarantuno anni fa, si costituì l'Istituto italo-latino americano. In qualche modo stiamo dunque riempiendo anche un vuoto, passatemi la parola, storico.
Facendo un'ultima battuta e considerazione - e poi concludo - voglio riferirmi, tra le novità di cui parlavo, alle ultime elezioni argentine e, in particolare, del Guatemala dove, contrariamente ai sondaggi ed alle previsioni, è stato eletto l'esponente di una coalizione riformista che guarda finalmente al futuro di questi Paesi in termini di pacificazione interna e di rapporto con quella grande parte della popolazione che è di origine indigena.
Anche questi sono segnali molto interessanti ed importanti. Credo che tutti questi segnali stimolino a fare di più e meglio sulla linea che il Ministero degli affari esteri e il Governo italiano hanno adottato: una linea di politica di Stato, del Paese Italia, verso l'America latina.
Vi ringrazio moltissimo per l'attenzione che prestate a questa parte della politica estera e spero - ne sono anzi certo - che ci saranno altre occasioni di approfondimento. Com'è naturale, ma voglio comunque ribadirlo, sono completamente a disposizione.
Voglio poi ringraziare in maniera del tutto particolare il presidente della Commissione, onorevole Umberto Ranieri, per l'attenzione non solo istituzionale e politica, ma intellettuale, come io la definisco, verso queste tematiche.

PRESIDENTE. La ringrazio molto, sottosegretario, con l'augurio di ritrovarci presto.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10.