COMMISSIONE IV
DIFESA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 14 giugno 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTA PINOTTI

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa, generale di corpo d'armata, Ivan Felice Resce, sulle dismissioni immobiliari del Ministero della difesa.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, l'audizione del direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa, generale di corpo d'armata, Ivan Felice Resce, sulle dismissioni immobiliari del Ministero della difesa.
Ringrazio il generale Resce per la sua presenza e per l'attenzione particolare che dimostra nei confronti di questa Commissione essendosi impegnato ad aggiornarci sull'evoluzione di una parte importante del lavoro che sta svolgendo il Ministero della difesa sul tema delle dismissioni.
Siamo a giugno e, come sapete, la seconda tranche relativa alla dismissione dei beni dovrebbe essere pronta per luglio. Vi è un interesse e un'attenzione da parte del generale a far sì che la Commissione possa conoscere e seguire costantemente questo lavoro.
Abbiamo messo a fuoco nelle ultime due audizioni - quelle dell'assessore del comune di Roma e del capo di stato maggiore della difesa sulle servitù militari (durante lo svolgimento della seconda abbiamo parlato anche di dismissioni, nonostante l'oggetto fosse diverso) - un problema che potrebbe sorgere in modo particolare per i beni che non sono completamente vuoti, cioè quei beni che si possono dismettere solo trovando accordi che consentano altre dislocazioni.
Da questo punto di vista - ne avevamo già parlato nelle due occasioni precedenti - diventa nuovamente di estrema attualità il tema su cui avevamo dibattuto nel corso dell'esame della legge finanziaria, in relazione ad una proposta della nostra Commissione tesa ad un maggiore coinvolgimento della Difesa nella fase di predisposizione di quegli accordi di programma con gli enti locali che potrebbero facilitare la liberazione e la dismissione di quei beni che non sono completamente liberi, essendo solo parzialmente occupati. Sotto questo profilo, volevo soltanto, signor generale, metterla al corrente dello stato della discussione in Commissione, portando a sua conoscenza le valutazioni che abbiamo espresso.
Nel ringraziarla nuovamente, le do la parola.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Signor presidente, sono io che esprimo sincera gratitudine per avermi dato l'opportunità, a distanza di cinque mesi, di parlare di questo problema, che non è importante solo per la Difesa, ma anche e forse ancor di più per gli enti locali, che aspirano a riappropriarsi di alcune aree che potrebbero essere utili alle sviluppo delle varie comunità.


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La mia relazione si articolerà in quattro punti e mirerà innanzitutto a fornirvi un aggiornamento sulle dismissioni relative alla vecchia legge (la n. 662 del 1996).
In seguito, parlerò degli effetti prodotti dal decreto adottato il 27 febbraio in ambito territoriale. Parleremo poi del decreto da adottare entro il 31 luglio e delle prospettive alle quali già il presidente ha fatto ampiamente cenno.
Per quanto riguarda le dismissioni indicate della vecchia legge, erano stati individuati 322 immobili. Di questi, 60 erano stati espunti per intervenute esigenze della Difesa, 204 erano stati trattati dalla CONSAP con la funzione di agenzia immobiliare e 58 erano stati affidati all'Agenzia del demanio, sempre con funzione di agenzia immobiliare.
La CONSAP aveva stipulato 223 atti preliminari che non corrispondono agli immobili, perché alcuni di essi erano stati divisi in lotti. Alla data del 16 gennaio se ne erano conclusi 174 e fino ad oggi ne abbiamo conclusi altri nove. Sono in corso di definizione quaranta di questi, molti dei quali presentano contenziosi abbastanza complessi da gestire. Tuttavia, si tratta di fatti tecnici rispetto ai quali decideremo come muoverci.
Con l'Agenzia del demanio invece abbiamo sciolto la convenzione. Poiché sarebbe stato quasi assurdo ricorrere all'Agenzia del demanio considerato quanto previsto nella legge finanziaria, quegli immobili sono confluiti o stanno confluendo nel secondo pacchetto di provvedimenti.
Quindi, stiamo inserendo nei provvedimenti che verranno adottati gli immobili di cui la legge finanziaria ha previsto la dismissione, in modo da evitare passaggi che possono essere burocraticamente lunghi.
In merito alle dismissioni, in questo momento, stiamo lavorando su due strade parallele: le ricognizioni per la consegna degli immobili da effettuare entro il 30 giugno - si tratta di beni inseriti nel primo decreto - e l'individuazione degli altri immobili da inserire nel decreto di luglio.
Per quanto riguarda le ricognizioni relative al primo pacchetto, le cose stanno andando abbastanza bene. Dei 201 immobili che abbiamo inserito nel decreto, 155 sono consegnabili senza particolari problemi entro i termini stabiliti, 38 presentano alcune problematiche che stiamo risolvendo. Probabilmente la data slitterà di un mese o due. Otto stanno per essere assoggettati alla ricognizione. Comunque anche la stessa Agenzia del demanio si è detta soddisfatta di come stanno andando le cose.

PRESIDENTE. Un grande successo.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Per quanto riguarda invece l'individuazione dei beni da inserire nel secondo decreto, la Difesa ha segnalato la bellezza di 900 immobili che non sarebbero più utili ai fini istituzionali. Di questi, però, solo 200 hanno un valore tale da poter essere utilmente inseriti nel decreto. La stragrande maggioranza è costituita da opere di fortificazione sulle Alpi, da posti di osservazione e via dicendo. Insomma, saranno dismessi, ma certo non possono costituire budget per raggiungere il tetto dei mille milioni fissati dalla legge finanziaria.
Con questi 200 immobili che stiamo adesso valutando, abbiamo raggiunto un valore, stimato da noi, che oscilla tra i 750 e gli 800 milioni di euro. Questa oscillazione deriva dal fatto che molti degli immobili segnalati sono già stati dati in concessione temporanea. La legge finanziaria prevede che quegli immobili vengano automaticamente dismessi. Alcuni di questi beni, però, sono dati in dismissione ad enti che pagano un canone. Con l'Agenzia del demanio si è convenuto che quelli dati in concessione temporanea ad enti che pagano un canone sono considerati come beni disponibili. Quindi, non si tratta di beni dati a fondo perduto, come succede per alcuni beni che sono stati dati ad enti dello Stato o ad altre organizzazioni senza fini di lucro, che non pagano alcun canone. Infatti, in questo ultimo caso, tali beni vengono da noi considerati persi.
Questa oscillazione tra i 750 e gli 800 milioni di euro deriva da un'interpretazione


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più o meno restrittiva di questi concetti.
Pertanto, con gli immobili inseriti nel primo decreto e con quelli che stiamo inserendo nel secondo abbiamo in sostanza esaurito gli immobili prontamente disponibili. Vi ricordo che stiamo parlando di immobili liberi e che a questo punto rimangono solo quelli senza valore.
Quindi, se dovessero emergere dei problemi nel corso della definizione del secondo decreto, con questa procedura sarebbe praticamente impossibile raggiungere gli obiettivi fissati per il 2008. Non potremo, dunque, replicare questo sistema.

PRESIDENTE. Per il terzo ed il quarto pacchetto, il valore complessivo qual è?

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Due mila milioni.

PRESIDENTE. Due mila milioni per il primo e il secondo.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Sono 4 milioni complessivi.

PRESIDENTE. Sono 4 miliardi di euro.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Sì, sono 4 miliardi di euro. Abbiamo per ora raggiunto il primo milione con il primo decreto, 700-800 milioni con questo e adesso vedremo per gli altri come si potrà procedere.
Se non ci dovesse essere la possibilità di procedere in questo modo, si potrebbe percorrere una strada che è stata condivisa poi dagli stati maggiori, ossia quella di integrare il processo di dismissione con uno di razionalizzazione dell'intero parco infrastrutture.
Vorremmo replicare su altre scale, in ambito regionale, provinciale e comunale, le intese che abbiamo già raggiunto con due enti a statuto speciale: la Val d'Aosta e la provincia autonoma di Bolzano.
In queste regioni l'Agenzia del demanio non è interessata, in quanto i beni che non vengono più utilizzati dalle Forze armate passano automaticamente nelle disponibilità della regione. Noi, quindi, in queste sedi, abbiamo la possibilità di dialogare direttamente. Con la Val d'Aosta abbiamo anche raggiunto un'intesa secondo la quale bisogna liberare completamente la caserma Testafochi, che è nel centro della città e che interessa molto all'università di Aosta, in cambio di interventi straordinari sulle caserme Battisti e Ramirez che servono al centro addestramento alpini.
In sostanza la caserma Testafochi viene ceduta in cambio di interventi, i quali servono a riallocare le funzioni oggi presenti nella Testafochi.
Questo è un esempio di razionalizzazione molto limitato, perché riguarda una sola caserma; molto più ampie invece sono le prospettive per la Provincia di Bolzano con la quale stiamo lavorando. Ipotizziamo che per i sette reparti dislocati in quattordici caserme allo stato attuale, si possa ridurre la dislocazione a sette caserme, cioè un reparto per ogni caserma. Si liberano così ben sette caserme.
Il tutto grazie ad interventi sostanziali di ammodernamento, e non solo di riallocazione di funzioni, delle caserme presenti nella Provincia di Bolzano.
È in corso di definizione un'ipotesi di lavoro che è al vaglio della Provincia autonoma di Bolzano. Si sono riservati di darci una risposta entro poco tempo. Se la risposta sarà positiva - come immagino, dato che, dai colloqui informali, emerge una netta convergenza - potremmo arrivare a firmare un protocollo d'intesa in tempi brevi e realizzare un modello di razionalizzazione che forse sarà abbastanza efficace.
In questo contesto ci sono altre componenti dello Stato che hanno bisogno di risorse. Mi riferisco al fatto che il Ministero dell' interno ha chiesto di partecipare a questo processo di dismissione per soddisfare esigenze proprie.
Sto contattando il commissario del Governo per la provincia di Bolzano per


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valutare quali siano le loro esigenze. Anche i Carabinieri potrebbero avere degli interessi, ma credo che ci sia spazio per tutti. Quindi, la razionalizzazione può includere i bisogni anche di altre amministrazioni dello Stato.
Questo processo di razionalizzazione, in sostanza, per noi rappresenta un'esigenza inderogabile, perché l'attuale parco infrastrutturale non è, al momento, più sostenibile. È troppo vasto e non abbiamo più neanche i soldi per pagare la corrente elettrica. Inoltre, vi sono alcune irrazionalità: ci sono aree troppo grandi per reparti troppo piccoli e gli stessi immobili, soprattutto quelli dell'esercito (forse perché sono troppi), hanno raggiunto uno stato di degrado che è addirittura allarmante in alcune aree.
Il 40-50 per cento degli immobili destinati ad alcune caserme sono inutilizzati, recintati, pericolosi, con tetti pericolanti per mancanza di soldi da investire nella manutenzione.
La razionalizzazione è, quindi, un'esigenza dalla quale non si può derogare. È anche una grande opportunità da cogliere, perché attraverso la razionalizzazione si possono liberare le infrastrutture da concedere agli enti locali e si possono reperire le risorse per ammodernare le nostre infrastrutture.
Il processo è abbastanza semplice. Dalle valutazioni che sono in corso emergono prospettive veramente incoraggianti. Ci sono potenzialità tali per cui il parco delle infrastrutture può essere realmente razionalizzato. Ci sono risorse sufficienti non solo per soddisfare i nostri bisogni, ma anche per rendere disponibili i famosi 2 mila milioni previsti dalla legge finanziaria.
Detto questo, però, non si può dimenticare il beneficio che per gli enti locali deriva dalla possibilità di utilizzare meglio strutture generalmente collocate in pieno centro cittadino.
Il primo passo di questa razionalizzazione è già stato avviato con il completamento del secondo pacchetto. Con la componente operativa stiamo verificando se e dove possiamo individuare aree da inserire in futuro. Penso, per esempio, alla città di Milano, che recentemente ho visitato, nella quale possiamo ridurre il numero delle caserme da sette a quattro.
Lo stesso discorso può essere fatto per la città di Torino, nella quale le caserme sono anche in numero maggiore.
In tutte le aree, tranne quelle che riguardano le regioni a statuto speciale, si potrebbe svolgere un'azione di questo genere. Nelle aree delle regioni a statuto speciale, in realtà, si può fare ancora di più, ma in quel caso le risorse derivanti da tali processi verrebbero attribuite direttamente alla regione, a differenza di quanto avviene in altre aree regionali nelle quali tali somme tornano allo Stato. Il processo, però, è lo stesso.
Ho parlato con il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, che si è detto entusiasta di poter lavorare in questo modo. Le prospettive, quindi, sono buone.
Anche l'Agenzia del demanio, alla quale ho illustrato qual è il nostro problema, si è detta disponibile a studiare una formula che ci consenta di inserire immobili non completamente liberi ma liberabili, purché questa operazione avvenga senza oneri per l'amministrazione della Difesa. Noi non abbiamo i soldi da investire e, nell'ambito degli accordi di programma, devono venir fuori le risorse per realizzare questi percorsi.
L'obiettivo di lungo termine è quello di conferire sistematicità a questa procedura. Non bisogna considerare, quindi, questa procedura un semplice esempio, ma farla diventare un fatto sistematico applicabile a Caserta, a Padova, a Vicenza, insomma ovunque.
Per poterlo fare riteniamo sia indispensabile qualche piccola integrazione della legge finanziaria, per poter dare a noi la possibilità, come diceva il presidente - che ringrazio per averlo anticipato - di svolgere una parte più attiva in questo percorso, per poter esprimere chiaramente il nostro quadro di esigenze e raggiungere l'obiettivo.


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Volevo accennare ad un problema che non è del tutto attinente all'oggetto dell'audizione odierna: gli alloggi per il personale.
A mio avviso tale questione, al di là delle proposte normative di cui si sta discutendo e che prevedono la vendita e quant'altro, va inserita nell'ambito di questo processo.

PRESIDENTE. Peraltro è un problema molto sentito.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Se noi lo affrontassimo in questo momento, nell'ambito del processo di razionalizzazione, potremmo evitare di vendere o di cedere aree che poi dovremmo ricomprare per costruire gli alloggi. Molto più opportunamente, si potrebbero selezionare alcune strutture da destinare a queste funzioni.
Inoltre, non credo di dire una cosa molto sorprendente nel momento in cui sostengo che questo processo di razionalizzazione porta ad un certo risparmio di gestione futura. Ogni risparmio credo sia il presupposto necessario per un futuro guadagno: piuttosto che cercare maggiori risorse, forse, si potrebbero meglio impiegare quelle che abbiamo, anche attraverso queste operazioni.
Mi fermerei, signor presidente, perché credo che l'argomento sia abbastanza arido. Per quanto possa provare ad aggiungere della creatività, si tratta comunque sempre di numeri, di aree da dismettere o da valorizzare. Spero di aver fornito un quadro preciso dello stato dell'arte. Sono comunque pronto a rispondere ad eventuali domande.

PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano formulare domande o chiedere ulteriori chiarimenti.

FILIPPO ASCIERTO. Signor presidente, voglio ringraziare il generale dato che ad una domanda ha già risposto. Sapevo già che avrei trovato nelle sue parole e nelle sue indicazioni notevoli spunti.
È stato molto preciso e mi è soprattutto piaciuta l'idea - che tra l'altro avevamo proposto più volte qui in Commissione e anche in Assemblea - di verificare la possibilità di permute con la pubblica amministrazione per la predisposizione di alloggi per il personale. Infatti, in seguito alle trasformazioni del modello della Difesa, le esigenze sono aumentate, soprattutto per il personale volontario che oggi viene mobilitato e movimentato in ogni parte d'Italia. Ci sono molte opportunità.
Mi piacerebbe sapere, alla luce del decreto di fine luglio, quali siano in realtà le strutture che voi già avete individuato. In altre parole, vorrei sapere quali siano quelle che voi volete alienare e che ritenete non più utili alla Difesa. Stando qui in Commissione e vivendo anche un po' il territorio, ho potuto constatare che alcune, sebbene a voi possono sembrare ancora utili e operative in base a quello che fate quotidianamente, dal punto di vista del cittadino risultano abbastanza inutili.
Le faccio un esempio: in provincia di Padova, ad Abano, vi è una caserma, precedentemente appartenuta all'Aeronautica, che, dopo essere rimasta vuota a lungo, è passata oggi alla contraerea dell'Esercito. È vuota da almeno sei anni e forse anche di più! Serve o non serve? È all'interno del pacchetto futuro o non lo è? Che prospettive ci sono? Ovviamente, non dico questo perché oggi sono passato davanti alla caserma e ho pensato bene, vedendola chiusa, di sottoporre al generale la questione; considerato il numero elevato di militari che vive a Padova, è chiaro che vi è un interesse della pubblica amministrazione della zona, al fine di destinare alle stesse Forze armate nuove unità immobiliari.
Ad esempio, a Trieste, c'è un complesso austro-ungarico molto bello. Dobbiamo decidere che destinazione dargli. Lo diamo alla pubblica amministrazione? Cosa ci fa la pubblica amministrazione di una cosa che non si può modificare e che è stata studiata per essere una caserma? La inseriamo nel piano oppure, così come sostiene la città di Trieste, la lasciamo così


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perché rappresenta un monumento, un elemento che è parte della cultura della nostra patria?
In materia di razionalizzazione mi chiedo: Montorio Veronese lo lasciamo ancora per l'immissione nelle Forze armate dei volontari oppure vogliamo concentrarci su Capua? Questo potrebbe voler dire razionalizzazione di infrastrutture, ma irrazionalità nell'assunzione dei militari.
È come se noi mettessimo Polizia e Carabinieri insieme, mettendo a loro disposizione una sola scuola a Roma e chiudendo tutte le altre che sono presenti a Trieste, Reggio Calabria e Torino.
Volevo, quindi, conoscere anche nei dettagli il vostro processo di razionalizzazione. Ritengo che tutti i parlamentari che vivono sul territorio sono poi destinatari di richieste e di domande da parte di cittadini. Forse sarebbe opportuno, in vista dell'emanazione di questo decreto, svolgere in Commissione un altro piccolo passaggio, un po' più dettagliato.
Comunque, le faccio i complimenti per aver pensato alle esigenze del personale. Dico questo da uomo che vive con il personale. Mi sembra logico che io dica questo, signor generale - se lo faccia dire questa volta - non da militare, ma da esponente politico. Il dato importante è vendere tutti quegli alloggi che oggi non servono assolutamente alla Difesa, in un processo - ma questa è un'altra storia - di razionalizzazione non delle infrastrutture, ma degli immobili abitativi della Difesa stessa.

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Ringrazio il generale per la puntualità e anche per la creatività con cui affronta, in termini positivi, un problema tanto complesso.
La mia prima domanda riguarda i tempi. Mi sembra molto impegnativo e ambizioso questo progetto di razionalizzazione. Come ci ha spiegato, infatti, nel passaggio dal primo al secondo pacchetto e dal terzo al quarto decreto si rileva un cambiamento dello schema. Ritiene che ciò sia compatibile con i tempi imposti dalla legge finanziaria?
La seconda domanda è un po' più tecnica e riguarda i contenziosi di cui ha parlato all'inizio. Quali sono le cause più ricorrenti di questi contenziosi? Lei pensa che possano replicarsi anche con questo secondo modulo predisposto per affrontare il problema delle dismissioni?

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor presidente, vorrei porre al generale più o meno la stessa domanda che rivolsi al Capo di stato maggiore della difesa in una precedente audizione e in relazione alla quale, fra le diverse argomentazioni svolte, non ottenni una risposta specifica. Penso che nessuno meglio di lei, generale Resce, possa dirci qualcosa in merito.
Delle dismissioni e del piano complessivo di questo processo, conosciamo i termini monetari equivalenti, che sono poi quelli corrispondenti alle disposizioni inserite nella legge finanziaria. Credo che dovrebbe essere preoccupazione prioritaria della Commissione difesa e quindi dei suoi componenti chiedere qualche approfondimento sul fatto - lei in qualche modo ha toccato questi argomenti seppure indirettamente - che la determinazione del quantitativo in termini monetari o similari sembra sia stata fatta aprioristicamente. Faccio riferimento a determinati valori economici che il Governo e l'amministrazione in generale vorrebbero ricavare da questa operazione. Bisognerebbe, però, anche accertare che la dismissione di tali beni corrisponda ad una effettiva necessità operativa delle Forze armate - come lei diceva - al di là del problema della parziale occupazione e delle maggiori o minori difficoltà successive determinate dalle condizioni contingenti.
Mi spiego meglio banalizzando un po'. Quel tot di miliardi di cui si parla corrisponde veramente ai beni di cui le Forze armate non hanno o non avranno più bisogno, oppure è in parte un programma predisposto perché bisogna raggiungere un risultato economico?


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I termini della questione sarebbero molto diversi. Dico questo non solo con riferimento alla situazione attuale, ma anche in vista del soddisfacimento di successive necessità (in relazione a quello che diceva lei); sarebbe paradossale dover ricercare, in un'epoca successiva (non molto distante nel tempo) dei luoghi, delle locazioni, delle infrastrutture da destinare al soddisfacimento di altre esigenze, se non proprio di quelle strettamente operative.
Nell'ambito di questo opportuno processo di razionalizzazione, questi mi sembrano i due punti discriminanti più importanti.

PRESIDENTE. Do la parola al generale Resce per la replica.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Per quanto riguarda la questione di Abano, non posso rispondere perché attualmente non dispongo di alcuna informazione al riguardo. Mi riservo, però, di dare una risposta in tempi rapidi.
In merito a Trieste, la caserma di cui lei, onorevole Ascierto, parla e che sicuramente ha visto è effettivamente una gran bella caserma sulla quale, però, noi non abbiamo più interesse, o perlomeno il nostro interesse sta scemando. L'esercito, infatti, rispondendo ad un'esigenza di razionalizzazione della quale avevamo già parlato a gennaio e ritenendo il reggimento di Trieste non più utile per il reclutamento del nostro personale - i reclutamenti calano progressivamente - ritiene che sia sufficiente la base di Capua e che quindi non serva più neanche quella di Montorio Veronese.
La caserma di Trieste, però, proprio per il suo inserimento nella città, per la sua bellezza, si presta benissimo a diventare un campus universitario. Non spetta a me decidere che cosa fare di quella caserma. La città di Trieste la vuole e siamo in stretta collaborazione per valutare come e quando possiamo cedergliela.
Io l'ho visitata due settimane fa e credo che, lasciandola esattamente com'è, essa possa diventare una scuola, sebbene diversa da quella militare.
D'altronde, mantenerla rappresenta per noi un peso, non dovendo soddisfare particolari esigenze in quel territorio. Dobbiamo affrettare questo passaggio perché altrimenti il deterioramento di quelle infrastrutture costituirebbe uno scempio e determinerebbe un danno erariale. È inevitabile che sia così.
A Montorio Veronese vi sono progetti volti a rivitalizzare tali unità immobiliari prevedendone una diversa destinazione. Verona si colloca in un'area molto ben servita da tutte le vie di comunicazione: autostrade, strade e aeroporti. Noi, in quanto esercito - sono profondamente legato all'esercito e quando dico «noi» mi dimentico che sono ormai interforze - abbiamo unità logistiche collocate in zone assurde; per raggiungere, per esempio, un'autostrada si impiega molto tempo. Quell'area, quindi, può essere convertita nell'ambito di questo processo di razionalizzazione, utilizzandola per posizionarvi un'entità logistica di proiezione al fine di sostenere, per esempio, i nostri reparti all'estero, che hanno bisogno di risposte rapide. Posizionare un'unità del genere in una valle mal si concilierebbe con l'esigenza di essere tempestivamente raggiunti dai rifornimenti e anche con quella di essere tempestivamente operativi per rifornire gli altri.
Mi fa molto piacere riscontrare una convergenza sul piano degli alloggi. Non ne avevo dubbi, per la verità. In merito agli alloggi occorre fare un piccolo distinguo. Abbiamo tanti alloggi che apparentemente non ci servono ma che in realtà non sono utilizzati perché necessitano di manutenzione. In realtà servirebbero eccome!
Noi abbiamo un parco di circa 2 mila alloggi vuoti, per mancanza di manutenzione. Mi sono fatto carico di questo problema studiando varie formule anche di project financing per renderli efficienti e darli in locazione, per poi pagare con i canoni d'affitto l'impresa che si assume l'onere e il rischio di questa operazione.
In questo momento abbiamo dei vincoli: il canone di affitto va versato al Tesoro, quindi non è immediatamente disponibile.


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Non siamo un soggetto privato che può utilizzare tranquillamente questa formula. Dobbiamo trovare uno strumento che ci consenta di farlo. Nel giro di poco tempo potremmo rendere disponibili 2 mila alloggi. Dovremmo avere, però, lo strumento che ci consenta, non di avere soldi ....

PRESIDENTE. Qualcuno che si occupi della manutenzione.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Esatto! Parlo della possibilità di ripagare questi operatori con i canoni di affitto. Per ogni alloggio sfitto, lo Stato sborsa ogni anno circa 600-700 euro.

FILIPPO ASCIERTO. Sono 380 i milioni di perdita ogni anno.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Manca lo strumento per poter fare questo, perché non abbiamo la possibilità di trasferire il canone di affitto ad un altro operatore e non allo Stato. Molti alloggi non sono messi in vendita non perché non servono, ma perché non riusciamo ad utilizzarli. Poi andiamo a comprarne degli altri.
Per quanto riguarda i tempi necessari per rendere disponibili gli immobili, onorevole Garofani, certamente non sono quelli ipotizzati dalla legge finanziaria. D'altronde non c'è via di uscita. Non so chi abbia ipotizzato che quegli immobili valessero 4 mila milioni di euro. Qualcuno lo avrà fatto.
Non c'è via di uscita. Dobbiamo renderci conto che non c'è una strada per potere agire diversamente. Immobili liberi non ce ne sono. Forse ne abbiamo dimenticato qualcuno, ma parliamo sempre di poche unità. I tempi non saranno quelli stabiliti, però dobbiamo essere fiduciosi, perché vi è un forte interesse delle comunità locali affinché intervengano operatori con l'intento di valorizzare i nostri immobili. La loro cessione, infatti, ci permetterebbe di spostare altrove alcune nostre funzioni.
Mentre per il primo e il secondo decreto i tempi saranno rispettati, come ho dimostrato, per gli altri bisognerà trovare formule diverse. Questa è l'unica strada percorribile.
Le valutazioni vengono svolte sulla base di borsini immobiliari locali, quindi con il sistema della sostituzione. Poiché l'immobile ha determinati volumi, il costo per ogni volume è stabilito, così come il costo della ristrutturazione per ripristinare l'efficienza del bene; l'immobile futuro e ristrutturato ha, quindi, un valore determinato.
Naturalmente, ci sono piccole o grandi incognite. Se la comunità locale destina un immobile a scopi sociali, è chiaro che tale bene non ha più valore, ma la perdita di tale valore viene compensata abbondantemente dal fatto che altre unità vengono invece valorizzate per finalità di alloggio. Quindi, i valori che noi stimiamo sono nettamente inferiori a quelli che risulteranno dalla successiva costruzione di un villaggio per finalità di alloggio al posto di una caserma. L'Agenzia del demanio sarà così soddisfatta.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. In realtà parlavo del totale.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Il totale rientra, così almeno ritiene l'Agenzia del demanio.
L'Agenzia valuta le nostre stime, non le prende «a scatola chiusa».

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Volevo sapere se quelle cifre contenute nella legge finanziaria corrispondono - al di là della corrispondenza dei valori - ai beni che veramente le Forze armate dismetterebbero per il mancato utilizzo. Vorrei capire se tali calcoli prescindano o meno dalle esigenze delle Forze armate.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Questo l'ho detto. Non so chi abbia stimato che si potessero raggiungere


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i quattro miliardi di euro. Per ora riusciremo, quasi sicuramente, ad arrivare ai due miliardi di euro con il primo e il secondo decreto. Ripeto, immobili liberi non ce ne sono più! Possono esservi beni liberabili e, attraverso questo processo, se ne possono liberare per un importo anche superiore.
L'altro giorno mi trovavo in una caserma di Avellino con un immenso cortile, un vecchio cortile di adunata delle caserme. Subito dietro, c'è un'immensa area adibita a parcheggio degli automezzi civili. A mio avviso, in una città come Avellino, con una densità di popolazione così alta, si potrebbe realizzare un parcheggio sotterraneo al piazzale e si potrebbe dividere per metà la zona inserendo un ingresso indipendente, guadagnando così metà o un terzo della superficie della caserma.
Dobbiamo allontanarci dal criterio tradizionale di caserma. La caserma non può più essere vista come luogo dove dormono i soldati. In caserma i soldati dormiranno sempre meno. Le camerate sono esuberanti, mentre mancano i parcheggi.
Un reggimento alpino, un tempo, risolveva il problema con i muli e qualche camion per portare la biada. Oggi l'equipaggiamento di una compagnia di alpini fa paura: ci sono due o tre linee di mezzi. Occorrono tettoie, parcheggi anche su più piani che riescano a valorizzare bene gli spazi di cui disponiamo.

PRESIDENTE. Mi sembra di avere capito che il primo problema è rappresentato da una serie di infrastrutture che avremmo bisogno di dismettere perché sono sottoutilizzate e rappresentano un costo. Con l'introduzione di un meccanismo in grado di dare questa possibilità, potremmo anche raggiungere un ammontare superiore ai 2 mila milioni da inserire nella terza e quarta tranche.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Però, per liberarle, occorrono risorse.

PRESIDENTE. Esatto! A questo punto è necessario che, nella prossima legge finanziaria, il processo vada avanti e non si blocchi; inoltre, occorre che si trovino strumenti o risorse che consentano di liberare tali unità. Ciò porterà anche ad un risparmio per il bilancio complessivo della Difesa perché tenere infrastrutture sottoutilizzate o inutili comporta un aggravio di persone, di costi di qualsiasi genere e anche di responsabilità. Non si può intervenire per mettere a norma tali strutture, perché non sono più particolarmente utilizzate.
Tra i temi da affrontare nella legge finanziaria potremmo indicare la questione specifica dell'introduzione di strumenti o del reperimento di risorse necessari per portare avanti questo processo.

FILIPPO ASCIERTO. Le do perfettamente ragione, presidente. Sto prendendo coscienza del fatto che il modo di pensare delle Forze armate si è abbastanza evoluto: dalla rigidità e dalla conservazione si può arrivare a queste forme di collaborazione con gli enti locali che prima erano impensabili.

PRESIDENTE. Diciamo che è una lotta che il generale Resce sta conducendo con forza.

FILIPPO ASCIERTO. Ha detto delle cose interessantissime. Al di là degli immobili per il personale, con gli enti locali si possono trovare degli accordi al fine di evitare lo spreco di risorse per l'ammodernamento e la messa in sicurezza degli immobili. Infatti, se la Difesa non sarà costretta ad investire fondi - perché lo fa la pubblica amministrazione - pur non incamerando denaro, otterrà comunque un guadagno.
Faccio l'esempio dei lagunari di Venezia, che non si può pensare di abolire, perché sono tra i reparti più importanti sullo scenario internazionale. Poiché essi hanno grande necessità di investire fondi, il Comune di Venezia potrebbe acquisire una caserma e ristrutturare quella attuale a tal fine.
Nel nord-est, ad onor del vero, c'è un potenziale infrastrutturale molto elevato,


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mentre prima esisteva una forte dislocazione. A me farebbe piacere se si potesse avere il piano complessivo del Veneto (faccio l'esempio di Padova).
Le saremmo veramente grati se ci potesse fornire qualche dettaglio in proposito.

IVAN FELICE RESCE, Direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa. Dobbiamo fare un discorso relativo alle aree. Dobbiamo risolvere più situazioni: Milano, per esempio. Possiamo cominciare da Padova o da Verona, ma da un punto comunque dobbiamo partire.
Abbiamo le idee chiare su Milano, Torino, Firenze e Bologna, ma la mia prossima tappa sarà Padova. A Padova avremo una visione totale, non solo sulla città, ma anche sulla provincia in genere e spero anche sulla regione.
Appena avrò chiara tutta la situazione, sarà un vero piacere poterla illustrare.

PRESIDENTE. Sottolineo - è un mio giudizio, ma spero di avere il conforto dei commissari - che è molto utile seguire passo passo questo lavoro che viene svolto e che considero, tra i tanti portati avanti, uno tra i più qualificanti .
Sicuramente questa audizione sarà utile. Quando riprenderemo i nostri lavori, a settembre, seguiremo lo sviluppo della seconda tranche rispetto a questi beni.
Questo è un punto su cui avevamo già lavorato nel corso dell'esame della scorsa finanziaria. Tuttavia, oggi, a seguito di tutte le audizioni svolte - del capo di stato maggiore, del generale Resce, dei rappresentanti degli enti locali - disponiamo di tutte le indicazioni necessarie per individuare gli strumenti opportuni affinché il processo possa portare beneficio da un lato, come abbiamo sempre detto, agli enti locali, che possono acquisire beni utili per la collettività, dall'altro anche alla Difesa eliminando costi inutili e dando la possibilità di costruire alloggi o di ammodernare le infrastrutture esistenti. Il problema degli alloggi in generale - l'ammodernamento o il mantenimento di aree dove possano essere costruiti nuovi beni - deve essere comunque inserito nella questione delle dismissioni. Noi come Commissione possiamo, nella prossima legge finanziaria, avanzare proposte che vadano in questo senso.
Nel ringraziare nuovamente il generale Resce, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.