COMMISSIONI RIUNITE
V (BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE) E VI (FINANZE)

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 7 marzo 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA VI COMMISSIONE PAOLO DEL MESE

La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del viceministro dell'economia e delle finanze, Vincenzo Visco, sull'andamento delle entrate tributarie.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, l'audizione del viceministro dell'economia e delle finanze, Vincenzo Visco, sull'andamento delle entrate tributarie.
Sottolineo come l'occasione odierna consenta di riprendere il dialogo con il Governo sulle problematiche attinenti alla politica tributaria dell'Esecutivo, già avviato dalla Commissione finanze con le audizioni del ministro Padoa-Schioppa e del viceministro Visco sulle linee programmatiche, svoltesi il 20 luglio e il 12 ottobre 2006.
Passando alle specifiche tematiche oggetto dell'audizione, ritengo, in primo luogo, che essa possa costituire lo strumento adatto per riportare, nella sede parlamentare più propria, la riflessione, già in corso nel dibattito pubblico e sugli organi di informazione, circa la dinamica delle entrate tributarie, le quali hanno registrato, negli ultimi mesi, un andamento notevolmente più favorevole rispetto alle previsioni iniziali.
In particolare, appare necessario approfondire le dimensioni, le cause e la natura del maggior gettito, esaminando il fenomeno sia sotto l'aspetto dei rapporti con la congiuntura macroeconomica nazionale ed internazionale, sia relativamente alla relazione con le norme di contrasto all'evasione fiscale e di allargamento della base imponibile recentemente adottate nell'ambito della manovra di finanza pubblica, sia, infine, con riferimento ad un eventuale mutamento nell'atteggiamento, da parte dei contribuenti, nei confronti dei propri obblighi tributari. Tale analisi risulta, infatti, indispensabile per valutare appieno le attuali condizioni e le prospettive, a breve e medio termine, dei conti pubblici, nonché per consentire alla politica fiscale di realizzare i due fondamentali obiettivi ai quali deve essere orientata l'azione di Governo in questo settore, ovvero una più equilibrata ripartizione del carico gravante sui contribuenti ed il progressivo abbattimento della pressione tributaria.
In secondo luogo, sottolineo come l'incontro con il viceministro Visco rappresenti l'occasione per individuare strumenti e procedure, atti ad assicurare alle Commissioni parlamentari una compiuta e costante informazione sulle principali variabili della finanza pubblica, che costituisce la condizione imprescindibile per consentire al Parlamento di valutare, in piena consapevolezza, gli interventi legislativi in tale settore. Ciò anche al fine di superare talune difficoltà che da tempo si registrano sotto questo profilo, oltre che per dare attuazione alle disposizioni in materia, contenute nella legge finanziaria 2007, le quali prevedono l'istituzione di un sistema integrato finalizzato


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alla condivisione delle informazioni per l'analisi ed il monitoraggio della pressione fiscale e l'andamento dei flussi finanziari, nonché il rafforzamento delle attività degli strumenti di analisi degli andamenti di finanza pubblica.
Nel ringraziare il viceministro per la sua disponibilità, auspico che l'odierna occasione di incontro possa costituire il primo passo di un percorso di reale confronto e di fattiva collaborazione tra Parlamento e Governo su problematiche che rivestono un rilievo cruciale per il cammino di risanamento della finanza pubblica e per la definizione ed implementazione di linee di politica economica idonee a rafforzare il rilancio del nostro paese.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Esporrò la mia relazione, aiutandomi con alcune slide e, al termine, svolgerò alcune considerazioni sull'ultima parte dell'intervento del presidente.
Come ricordato dal presidente, il buon andamento delle entrate tributarie ha permesso la riduzione dell'indebitamento della pubblica amministrazione nel 2006, al 2,4 per cento del PIL, al netto degli oneri straordinari, mentre la spesa, rispetto al PIL, è rimasta invariata.
In tale contesto, intendo analizzare l'andamento delle entrate tributarie nel 2006, esaminandone le principali motivazioni e traendo alcune conclusioni.
Quanto all'analisi preliminare, occorre fare riferimento all'aggregato amministrazioni pubbliche. Rispetto alla precedente convocazione che non ha avuto luogo per la crisi di Governo, abbiamo disponibile, ora, anche una parte dei dati Istat, che riguardano sia il bilancio dello Stato che delle amministrazioni locali. Si tratta di dati registrati in termini di competenza ed al netto di rimborsi e compensazioni. I dati sono aggregati, poiché l'Istat fornirà i dettagli delle singole entrate tributarie solamente nel mese di giugno.
Nel 2006 il PIL è cresciuto del 2 per cento ma, ai nostri fini, in termini reali, la crescita è dell'1,9 per cento, apportando la correzione dei giorni lavorati. Si tratta quindi dello 0,3 per cento in più rispetto all'ultima previsione contenuta nella relazione previsionale e programmatica di settembre, che evidenzia un'accelerazione della crescita nell'ultimo trimestre rispetto alle previsioni.
Tuttavia, la dinamica del gettito tributario, nel 2006, è stata comunque molto superiore all'andamento dei principali aggregati di contabilità nazionale.
Nel 2006, le entrate tributarie nette della PA sono cresciute del 9,5 per cento, rispetto al 2005. Questo dato va confrontato con altri due, ovvero la crescita del PIL nominale, che è stata del 3,7 per cento, e i consumi interni, aumentati del 4,3 per cento. Le entrate sono quindi cresciute circa tre volte più del PIL nominale e due volte più dei consumi privati.
In valori assoluti, la crescita delle entrate tributarie della PA rispetto al 2005 è stata di 37,7 miliardi, di cui circa 29 erano già inclusi nelle stime per il 2006 della relazione previsionale e programmatica di settembre. A settembre, quindi, vi erano già 29 miliardi contabilizzati e, nell'ultimo trimestre, si sono materializzati, in aggiunta, 8,6 miliardi supplementari (la tavola 1 sintetizza questi dati).
Quanto alla composizione di questi 8,6 miliardi, 3,5 sono dovuti ad un aumento delle entrate lorde dello Stato (entrate erariali), dato già emerso nel mese di gennaio; 2,5 sono dovuti a minori rimborsi, compensazioni ed altre poste correttive, dato di particolare interesse, e circa 2,6 miliardi a maggiori entrate degli enti locali, elemento che riflette essenzialmente una sottostima precedente.
A questo punto, è bene esaminare i dati del bilancio dello Stato, disaggregati e più completi (come ho detto, quelli Istat relativi alla pubblica amministrazione saranno disponibili solamente nel mese di giugno). Le entrate di bilancio dello Stato sono aumentate di 35,8 miliardi. Se disaggreghiamo il dato, vediamo che l'imposta sul reddito è cresciuta del 6,4 per cento. È interessante rilevare la crescita dell'8,8 per cento delle ritenute del lavoro dipendente privato: più del doppio del PIL nominale, il che fa ritenere


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che vi sia - è l'unica spiegazione possibile - una emersione di lavoro sommerso.
L'IRES è cresciuta del 16,3 per cento e ciò significa che vi sono profitti molto elevati, ma tale dato riflette anche aumenti di imposta decisi dal Governo precedente ed entrate una tantum legate ad eventi eccezionali. Al netto di tali fattori e considerando anche l'innalzamento temporaneo degli acconti 2005, l'IRES di competenza dell'anno è aumentata del 7-8 per cento. Si tratta di una crescita in linea con quella dell'IRE e con quella dell'IVA, aumentata dell'8,8 per cento.
Alcune imposte sostitutive hanno registrato tassi di crescita ancora più elevati. In parte si tratta, però, di anticipi di competenza rispetto agli anni a venire, rivalutazioni di cespiti aziendali e così via. A questo punto, se si depurano le entrate dai provvedimenti una tantum varati dal Governo precedente, il gettito erariale risulta molto più elevato di quanto era lecito attendersi in base alla crescita del PIL. In questo caso le entrate erariali, depurate quindi dalle una tantum, risultano cresciute dell'8,8 per cento, rispetto all'anno precedente e i tassi di crescita delle maggiori imposte rimangono invariati. Infatti, come si evince dalla tavola 2, il totale delle entrate si attesta al 9,9 per cento; vi è poi la disaggregazione dei dati relativamente alle imposte e, alla fine, è evidenziato il totale normalizzato, cioè privo delle una tantum, che ammonta all'8,8 per cento.
L'aumento del tasso di crescita delle entrate si è manifestato a partire dai mesi di maggio e di giugno. Fino a quel momento, l'andamento delle entrate non lasciava intravedere alcuna accelerazione nella crescita del gettito. A giugno si è passati a tassi di crescita a due cifre, aspetto sintetizzato nel grafico che presenta un picco, in particolare in collegamento con i versamenti, per poi stabilizzarsi su valori molto elevati. Il grafico mostra il tasso di crescita del gettito cumulato, gennaio-febbraio su gennaio-febbraio, gennaio-marzo su gennaio-marzo, nei due anni considerati. Queste dinamiche si manifestano a fronte di un PIL nominale cresciuto, nel 2005, del 2 per cento e, nel 2006, del 3,7 per cento, come abbiamo visto. Nelle tabelle potete verificare, come ho già sottolineato, che questo aumento è in concomitanza con le dichiarazioni, mentre successivamente il dato si stabilizza.
Di particolare importanza sono i dati IVA, sulla base dei quali è difficile affermare, come hanno fatto alcuni commentatori, che l'aumento del gettito derivi dalla sola accelerazione dell'attività economica. L'attività economica cresce, in termini nominali, al 3,7 per cento, mentre il gettito si attesta sull'8,8 per cento. Questo, del resto, è quanto derivava anche dalle stime fatte dal Governo precedente nella relazione trimestrale di cassa dell'aprile 2006 e dalla successiva verifica dei conti, compiuta dalla Commissione Faini, i cui risultati, invece, a posteriori, come vedremo, sono del tutto confermati.
Quindi, fino ad aprile, le previsioni erano quelle del Governo precedente: 376 miliardi, stima che teneva conto sia degli andamenti del PIL, sia degli interventi decisi dalla legge finanziaria per il 2006, comprese le una tantum. Nel DPEF di luglio la previsione saliva a 385,2 miliardi, cioè 9,2 miliardi in più rispetto alle stime di aprile, nonostante l'abolizione della programmazione fiscale (2 miliardi). Infine, a settembre, nella relazione previsionale e programmatica, abbiamo aggiornato le stime e incorporato altri 8,8 miliardi di entrate, dovuti in parte al fatto che le misure una tantum del Governo precedente avevano dato molto più gettito ed in parte alle tax compliance e ad interventi del nuovo Esecutivo.
In totale, tenendo conto delle previsioni in sede di consuntivo 2005, le stime della relazione previsionale e programmatica, a settembre 2006, includevano 32,3 miliardi di euro in più rispetto al 2005. Come già detto, a dicembre il gettito è risultato più elevato. Quello relativo al bilancio dello Stato è risultato di 3,5 miliardi di euro in più rispetto a settembre, e per l'intera pubblica amministrazione di 8,6 miliardi di euro in più rispetto a settembre, come già detto e come risulta analiticamente nella tavola n. 3.


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È possibile fare, a questo punto, una digressione. Come avete letto sulla stampa nelle settimane e nei mesi passati, un fenomeno di andamento delle entrate tributarie superiore alle aspettative si è verificato anche in altri paesi europei. Su tale fenomeno c'è un'analisi condotta dal Fondo monetario internazionale che confronta la situazione dell'Italia con quella di Spagna e Germania, dove si sono verificati rilevanti tassi di crescita. In Germania ciò è dovuto, essenzialmente, al fatto che, avendo il Governo annunciato l'aumento dell'IVA a partire dal 1o gennaio 2007, i consumatori hanno anticipato i consumi. In Spagna, invece, vi è un tasso di crescita superiore a quello dell'Italia e, comunque, anche lì vi era stato un gettito maggiore.
L'indagine del Fondo monetario internazionale ha mostrato che, rispetto agli altri paesi, l'elasticità rispetto al PIL delle entrate tributarie in Italia è risultata del 50 per cento più alta che in Spagna, dove è stata registrata un'elasticità più alta che in Germania. Si tratta, dunque, di cercare di spiegare questa forte crescita.
Rispetto ai 35,8 miliardi di nuove entrate del bilancio dello Stato, circa 10,8 si possono attribuire alla crescita dell'economia. Si tratta di una stima effettuata con la semplice estrapolazione, all'anno in corso, delle tendenze del gettito rispetto all'andamento del PIL nominale degli anni passati. Va tenuto presente che la maggiore crescita del PIL nominale - a fronte della stima iniziale pari all'1,5, si è passati all'1,9, con un aumento pari allo 0,4 - spiega solo una parte del maggior gettito (poco più di un miliardo, quindi non moltissimo). Inoltre, vi sono provvedimenti con effetti transitori per un ammontare di circa 8,1 miliardi di euro di nuove entrate rispetto al 2005. Si tratta di imposte one off per 4 miliardi di euro (principalmente imposte sostitutive, vale a dire imposte che non si ripeteranno negli anni successivi); di un aumento delle ritenute dell'imposta sul reddito, dovuto al pagamento di arretrati contrattuali per circa un miliardo di euro, che vanno tolte dalla dinamica dell'IRPEF; di pagamenti ed eventi eccezionali e particolari, ovvero pagamenti molto ingenti in sede di IRES, erogati dalla Banca d'Italia e da altri contribuenti (rimborsi e buoni postali, e quant'altro, a cui ho accennato poc'anzi, quando ho detto che, nel valutare il gettito IRES del 17,1 per cento, vanno scomputati questi elementi che riportano poi l'IRES in linea con la crescita delle altre imposte).
Vi sono poi i provvedimenti permanenti della manovra del Governo precedente, il cui gettito è stato stimato in circa 5 miliardi di euro, al netto della programmazione fiscale abolita nel mese di luglio. Quindi, 9 miliardi delle maggiori entrate si possono ricondurre, considerando sia le imposte one-off che quelle stabili, alle misure prese dal Governo precedente.
Inoltre, vi è un dato residuo, molto robusto, che attribuiamo al miglioramento della tax compliance e ad altri fattori. Si tratta di circa un terzo dell'aumento del gettito, ovvero di 12 miliardi di maggiori entrate. Fra gli altri fattori a cui si deve l'aumento del gettito, il nostro primo dato riguarda il decreto-legge n. 223 di luglio che spiega una parte di questi 12 miliardi. Si prevedevano entrate lorde per 3 miliardi e mezzo, di cui 2,4 miliardi di misure antievasione ed antielusione. Si è poi rilevato un miglioramento degli adempimenti.
Da questo punto di vista, l'aspetto più interessante è l'IVA da scambi interni, che è aumentata in maniera impressionante (8,8 per cento), così come l'imposta sulla ritenuta alla fonte sul lavoro dipendente privato, che aumentata anche essa dell'8,8 per cento, dato confermato dal fatto che i contributi sociali sono aumentati più del PIL nominale (4,1 per cento). Va però tenuto presente che un punto era stato fiscalizzato, quindi vi sarebbe un punto supplementare e, dato che i contributi sono in parte agevolati - vi sono cioè delle fiscalizzazioni -, i due dati, ovvero l'8,8 delle ritenute sul lavoro dipendente privato e il 4,1, al netto della riduzione contributi dei dati INPS, sono confrontabili (la tavola 4 e il grafico 2 sintetizzano questa composizione).
Per cercare di spiegare meglio, sulla base dei dati finora disponibili, vorrei fare riferimento ad alcune iniziative. All'inizio della scorsa estate, in seguito ad una direttiva,


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l'Agenzia delle entrate ha avviato controlli capillari sui contribuenti IVA, con particolare riferimento ad esposizione di crediti fiscali e compensazioni. Come ricorderete in quell'occasione ho sottolineato che, in questo ambito, vi era un problema molto evidente di abusi, derivanti dal fatto che l'IVA lorda aveva un andamento coerente con il PIL, mentre l'IVA netta cresceva molto meno. Abbiamo quindi deciso di imprimere una accelerazione specifica, alla fine del 2006, che ha portato ad oltre 59 mila accertamenti sui contribuenti - circa 10 per cento in più rispetto all'anno precedente - che vantavano crediti IVA per 7,3 miliardi di euro. Si è scoperto che poco più di 2 miliardi di euro non erano dovuti e sono stati, quindi, messi a ruolo, il che significa che saranno incassati successivamente, in tutto o in parte; ciò dipenderà dal contribuente, dal momento che alcuni di essi concorderanno, altri apriranno un contenzioso, altri ancora spariranno, perché si trattava di truffe. Al di là di ciò, questo dà un'idea chiara del fenomeno, del perché l'attenzione sui rimborsi è importante e di quello che un buon uso dell'amministrazione finanziaria può fare.
Cito un secondo esempio, a mio avviso più interessante. La manovra di luglio ha interessato, in particolare, una razionalizzazione della tassazione sul settore immobiliare e delle costruzioni. Abbiamo verificato, a consuntivo, che il settore, in base ai dati Istat, è cresciuto di poco più del 5 per cento, mentre il gettito IVA ad esso relativo è cresciuto del 13-15 per cento. Ciò significa che quelle misure funzionano e spiegano una parte del recupero di gettito.
Un ulteriore esempio riguarda l'IVA sulle importazioni. Con il decreto di luglio erano stati forniti all'Agenzia delle entrate maggiori poteri per contrastare il fenomeno, molto evidente, della sottofatturazione. Tale decreto, insieme ad alcune direttive, ha rafforzato l'attività di controllo, tanto che, adesso, siamo in grado di vedere alcuni risultati relativi all'ultima parte dell'anno, ovvero agli ultimi sei mesi. Quando presentammo questa misura, avevamo quantificato, su base annua, l'intero gettito in 220 milioni di euro; invece, solo nel semestre, ne abbiamo ottenuti 200. Considerando i dati su cui le nostre imprese sono più sensibili, ovvero il settore tessile e del pellame, potete notare, nelle tabelle, che il valore medio degli indumenti non a maglia è aumentato dell'8 per cento rispetto al 2 per cento del 2005 (80 milioni di euro in più); quello degli indumenti a maglia è aumentato del 9 per cento, mentre si era ridotto, nel 2005, del 9 per cento (50 milioni in più); le borse sono aumentate del 12 per cento rispetto a un più 3 per cento del 2005 (30 milioni in più). Ciò serve a dare alcune spiegazioni, sia pure limitate e parziali, relative agli indirizzi seguiti ed ai risultati conseguiti.
A questo punto possiamo giungere ad alcune conclusioni. L'andamento delle entrate tributarie della pubblica amministrazione è stato il fattore principale che ha consentito la riduzione, al 2,4 per cento al netto degli oneri straordinari, del rapporto deficit-PIL nel 2006. Rispetto al 2005, l'indebitamento è diminuito dell'1,7 per cento, con un aumento delle entrate tributarie di circa l'1,6 per cento del PIL, mentre le spese sono rimaste costanti rispetto al PIL stesso. L'aumento delle entrate spiega, esattamente, la differenza rispetto alle previsioni della Commissione Faini, che aveva registrato un probabile disavanzo per l'anno passato del 4,1 per cento (se a 4,1 sottraggo 1,7, ho, come risultato, 2,4). Questo ha riportato la pressione tributaria ai valori prevalenti nel 2000-2001. L'aumento della pressione tributaria è concentrato esclusivamente a livello centrale, perché, a livello locale, in termini di PIL, siamo rimasti allo stesso tasso del 2001, tenendo presente che l'aumento IRAP, dovuto alle regioni con disavanzi, si manifesterà quest'anno, a causa del meccanismo degli acconti e dei saldi.
Nella tavola 5 si ha una sintesi di quanto sottolineato in merito agli aumenti e alle variazioni in tema di PIL.
In conclusione, il dato sulle entrate mostra un'accelerazione a partire da maggio-giugno, confermata, poi, nei mesi successivi. È difficile dire, con precisione, quanto di questo gettito sia strutturale, anche se va evidenziato, tuttavia, che le entrate, nei


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primi due mesi dell'anno, hanno confermato l'andamento di quelle del 2006. Sostanzialmente, vi sono buone possibilità, se non probabilità, che questo gettito si possa considerare, in buona misura, di carattere strutturale.
Quanto alla possibile situazione futura, notiamo, in primo luogo, che il maggior gettito è quello che non era stato compreso nei dati della relazione previsionale e programmatica, dal momento che, ovviamente, era già scontato. Vediamo, dunque, in che misura queste cifre si confermano. Rispetto alle previsioni, avremo, sicuramente, maggiori entrate dovute alla maggiore crescita del PIL - probabilmente di qualche miliardo -, ma congiunturali, per cui non vanno considerate. Vorrei sottolineare, invece, che siamo sempre impegnati, in sede comunitaria, a proseguire nell'aggiustamento strutturale dei conti di circa mezzo punto di PIL l'anno.
Ciò significa che, quest'anno, dovremo procedere ad un aggiustamento di 8 miliardi, più o meno equivalente al maggior gettito. Aggiungo che tali stime scontano il pieno successo dell'intera legge finanziaria, sia dal lato delle entrate, che da quello delle spese. Esistono, comunque, fattori di rischio o comunque dei rinvii, per esempio quello che riguarda le deleghe fiscali (1 miliardo e 100). Valuteremo in seguito, man mano che il tempo passa, se le spese rispetteranno tutte le previsioni di contenimento presenti nella legge finanziaria. Ritengo, però, che, se ci concentriamo, per il prossimo anno, su un contenimento serio della spesa pubblica, potremo effettivamente avere risorse per intervenire a riduzione dell'imposizione, misura che considero necessaria e prioritaria. La pressione fiscale ha recuperato quello che aveva perso negli ultimi anni e sarei molto attento a non andare oltre, poiché si tratta di una pressione abbastanza rilevante. Ciò che dobbiamo fare, invece, è ridistribuire il prelievo, a parità di pressione fiscale, come avvenne dieci anni fa.
Questi dati, signor presidente, saranno, tuttavia, meglio specificati in seguito e contenuti nella relazione trimestrale di cassa che farà la sintesi dei risultati dell'anno passato.
Quanto ai rapporti tra Governo e Parlamento, vorrei sommessamente ricordare che, circa 18 anni fa, fui proprio io a promuovere una legge, approvata dal Parlamento, che poneva un collegamento, al fine di avere informazioni costanti, tra l'anagrafe tributaria e la Commissione finanze della Camera. Questo collegamento fu attivato ma, successivamente, non venne esercitato. Allo stesso modo, sono stato sempre io a far inserire nella legge finanziaria una norma che consente la pubblicità dei dati delle entrate, i tax file, attualmente in fase di predisposizione. Per questo, certo, saranno necessari alcuni mesi, poiché si tratta di elaborare campioni rappresentativi, mantenerli aggiornati e renderli noti, come è ovvio, al Parlamento, ma anche al pubblico e, in particolare, agli studiosi, dal momento che vogliamo che vi sia la massima trasparenza sui dati e su quello che il Governo fa (tra l'altro, queste informazioni servono ai Governi).
Infine, quanto alla trasmissione periodica dei dati, mi preme sottolineare che i dati di competenza mensili continuano ad essere inviati mese per mese. Si è verificato un ritardo, poiché, prima noi abbiamo quelli di cassa, che affluiscono non solo a noi, ma anche alla Banca d'Italia e al Tesoro, e poi facciamo le elaborazioni e le inviamo al Parlamento. In questo campo, l'unica innovazione degli ultimi anni, compiuta non da me, è che, invece di inviare gli stampati, si pubblicano direttamente i dati su Internet, uno strumento più moderno ed efficiente. Se il Parlamento ritiene che occorre inviare gli stampati prima al Parlamento e, subito dopo, al resto del mondo, sono perfettamente d'accordo. Se su questo punto vi erano dei dubbi, spero, con quanto detto, di averli, totalmente, chiariti.
Dunque, massima trasparenza, massima disponibilità, massima tempestività nelle comunicazioni nei confronti del Parlamento e dell'opinione pubblica. Grazie.

PRESIDENTE. La richiesta dell'audizione era motivata da una valutazione di


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carattere politico complessiva. Per quanto ci riguarda, non vi era nulla di incomprensibile o di contraddittorio; si avvertiva solo la necessità di un confronto diretto con il Governo, al di là degli schemi e dei dati forniti da Internet.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

MAURIZIO LEO. Vorrei innanzitutto dire che, questa volta, l'erraticità delle stime e delle previsioni emerge per tabulas. Come risulta dalle tavole da lei presentate, si parla di un incremento di gettito di 8,6 miliardi rispetto alla relazione previsionale e programmatica, che evidentemente non sono stati stimati quando è stata redatta.
Ad ogni modo, l'elemento sul quale occorre riflettere maggiormente sono le affermazioni del viceministro Visco su quanto è imputabile alla crescita e quanto è imputabile, invece, alla tax compliance e ad altri fattori. Il viceministro sostiene che, per quanto attiene alla tax compliance, possiamo stimare un recupero di gettito pari a 12 miliardi di euro. Su tale punto, avrei delle perplessità perché, osservando la scansione temporale da maggio-giugno a dicembre, cioè l'arco temporale interessato da questo gettito, vediamo che adempimenti in capo ai contribuenti ce ne sono stati pochi, ovvero il versamento dei saldi del 2005 e il versamento dell'acconto del 2006, maggio-giugno e novembre. Sappiamo - questa è conoscenza comune di diritto tributario - che il saldo del 2005 di ogni annualità è pari al 2 per cento. Quindi, il contribuente effettua il versamento del saldo con il metodo storico e, dunque, liquida un 2 per cento in più rispetto agli acconti pagati nel 2005. Anche per quanto riguarda gli acconti bisogna lavorare con il metodo storico, dal momento che quelli relativi a maggio e novembre 2006 vengono realizzati, anch'essi, con il metodo storico, nel senso che viene presa la dichiarazione dell'anno precedente e, su questa base, si pagano delle imposte. A questo punto, affermare che vi è stata una impennata del gettito da imposte dirette, e conseguentemente da IRAP, in virtù delle misure introdotte nei vari provvedimenti, mi sembra abbastanza azzardato: lo proviamo, oppure si tratta di affermazioni apodittiche!
È, invece, interessante il dato che riguarda l'IVA, la quale sta crescendo, e quindi, crescono, di conseguenza, le operazioni imponibili; ciò è direttamente collegabile alla crescita economica. Se, infatti, vi sono cessioni e prestazioni, elementi su cui applicare le aliquote IVA, ciò significa che vi è una crescita economica. Mentre, sul versante dell'imposizione diretta e dell'IRAP non vedrei questa impennata, è importante quanto emerge sul versante IVA, che, per conseguenza logica, è imputabile alla crescita.
Vorrei, inoltre, richiamare un altro punto all'attenzione del viceministro Visco. Si dice che, nei provvedimenti adottati da giugno in poi, c'è stata una particolare attenzione al settore delle costruzioni. Una misura fondamentale del decreto-legge Visco-Bersani (poi corretta in varie occasioni con il collegato fiscale, con la legge finanziaria, e via dicendo) è il reverse charge: il subappaltatore, in particolare, non compie operazioni assoggettabili all'IVA; per effetto del meccanismo di reverse charge si ribalta tutto sull'appaltatore. Questa misura, che sicuramente può essere efficace, si applica però a far data dal 1o gennaio 2007, quindi effetti sul 2006 non ve ne sono stati. Ce ne può essere uno con riferimento alle misure di cambiamento del regime IVA, quando si passa da un meccanismo di imponibilità ad uno di esenzione, per le compravendite immobiliari. Teniamo presente, però, che c'è stato un lungo lasso temporale in cui compravendite non se ne sono fatte, vista l'incertezza dei materiali normativi. Tra il decreto-legge e la legge di conversione, infatti, nessun contribuente si è azzardato - e ha fatto bene - a fare cessioni di immobili, anche perché con la legge di conversione si sono radicalmente cambiate le impostazioni originarie. Quindi, su quel versante, possibilità di recupero dal settore immobiliare non ne vedo. Su questi punti vorrei un chiarimento da parte del viceministro Visco.
Il dato più allarmante riguarda quanto si sta verificando per le auto aziendali. Nel


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documento che il viceministro Visco ha presentato non trovo traccia in merito. In conseguenza della sentenza...

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Mi permetta di integrare, perché è una notizia importante.
I dati relativi all'IVA dell'ultimo trimestre scontano una riduzione di un miliardo e mezzo di gettito. Quindi, è ancora maggiore l'aumento dell'IVA.

MAURIZIO LEO. La ringrazio per questa precisazione, perché mi dà modo di svolgere ulteriori considerazioni.
Dai dati forniti dall'Istat si evince che se non ci fossero state queste misure una tantum, vale a dire auto aziendali e TAV, il deficit si sarebbe attestato al 4,4 per cento, piuttosto che al 2,4 per cento. Ebbene, andiamo ad analizzare quello che accade per le auto aziendali.
Il sottosegretario Grandi, quando fu compulsato dalla Commissione finanze per capire l'esatta entità dei rimborsi IVA, parlò di una cifra di 9 miliardi, che si riferisce al pregresso, agli anni 2003-2006 (non sto parlando dell'effetto de futuro della detraibilità dell'IVA). Poi, a seguito di ulteriori approfondimenti finanziari e quant'altro, si è detto che l'effetto era di circa 5 miliardi. Questi eventuali rimborsi sono stati coperti da un inasprimento della tassazione ai fini delle imposte sui redditi sulle auto aziendali, con effetto dal 2006. Quindi, da questa data le imprese e i lavoratori autonomi, che erano convinti di poter ottenere un rimborso IVA, non potranno più dedurre nulla. Noi sappiamo, però, che relativamente ai rimborsi IVA sulle auto aziendali, entro aprile 2007 si deve compilare un modello, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Ci accorgiamo, con grande sorpresa, che l'ammontare rimborsabile dell'IVA riguarda solo il 40 per cento e non l'intera somma.
Teniamo presente che l'IVA detratta in parte, per gli anni 2003-2006, è stata del 10 per cento sino al 2005 e poi del 15 per cento. Quindi, il differenziale rimborsabile non è il 40, ma il 25 per cento. Questo ammontare scende ulteriormente a causa dell'effetto congiunto di ammortamenti IRAP e via discorrendo.
Questo è un punto fondamentale, perché dimostriamo che vi sono rimborsi, per un valore di 5 miliardi, che non verranno dati ed entrate che saranno recuperate per altrettanti 5 miliardi. Alla luce di tutto questo, nessun contribuente - e questo si evince da quanto detto dal mondo delle professioni (dottori commercialisti ed altri esperti contabili) - compilerà la scheda per ottenere il rimborso dell'IVA sulle auto aziendali per gli anni 2003-2004.
Quindi, vi sono rimborsi che non verranno concessi - 5 miliardi - e recupero di entrate per 5 miliardi. Potremmo vederci dopo il 16 aprile, ma sono convinto al 100 per cento che per una o due auto che hanno le aziende, non conviene mettere in piedi tutto questo castello. I rimborsi non ci saranno, ma ci saranno maggiori entrate per lo Stato, a danno delle imprese e dei professionisti, per circa 5 miliardi.
Sul punto, gradirei conoscere l'orientamento del viceministro Visco.

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di porre delle domande sintetiche.

IVANO STRIZZOLO. Sicuramente l'aumento delle entrate tributarie oltre le previsioni è dovuto, almeno in parte, alle manovre che sono state predisposte a livello legislativo da giugno in poi.
Lei ha sottolineato che l'aumento della pressione tributaria è concentrato a livello centrale ed ha riconosciuto che siamo arrivati ad un livello di pressione oltre il quale non si può più andare. Anzi, ha preannunziato l'intenzione di addivenire ad una futura riduzione, rispetto al 2005, della pressione tributaria, senza cambi rilevanti a livello locale.
Manifesto a tale riguardo una preoccupazione. Si tratta di dati - è vero - relativi al 2006, ma, se teniamo conto che è prevedibile che nel corso del 2007, a livello locale, vi saranno dei necessari aggiustamenti verso l'alto della pressione tributaria, a maggior ragione si sottolinea l'importanza di procedere, in tempi rapidi, ad una riduzione della pressione tributaria complessiva a livello centrale.


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Ultimissima considerazione. Le entrate tributarie sono aumentate a causa dell'«aggressione» contro l'evasione (lo dico in termini positivi) - come ricordato quasi in ogni pagina della sua relazione e in queste tabelle - che sicuramente è stata ridotta, dati i livelli insopportabili a cui si era arrivati. Tuttavia, ciò è avvenuto anche a fronte di un aumento significativo degli adempimenti che ricadono sulle piccole e medie imprese, sul singolo cittadino e via dicendo.
Chiederei al viceministro se sia in previsione una rilettura e una revisione di questi aspetti, non per diminuire l'importanza della lotta all'evasione, ma per vedere se sia possibile svilupparla con meccanismi meno pesanti in termini di adempimenti per il singolo contribuente.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor viceministro, credo che dall'analisi dettagliata che lei ci ha fornito dell'andamento delle entrate, in primo luogo possiamo sgombrare il campo dalla famosa frase: «Siamo come nel 1992 o peggio»! Fortunatamente non è così.
Per quanto riguarda l'analisi che ci ha fornito e che andrà sicuramente approfondita per quanto riguarda i fattori e le cause di variazioni così significative nel gettito fiscale - i dati disaggregati sono molto utili -, credo che si rischi un eccesso di entusiasmo nella valutazione rispetto a quello che è accaduto fino a giugno e dopo tale periodo.
Noi vediamo - anche dai grafici - che fino a giugno il differenziale, rispetto all'anno precedente, cresce e s'impenna, mentre da giugno in poi è sostanzialmente piatto. Credo che in sede accademica, e poi politica, continuerà la discussione su chi abbia veramente il merito.
Vorrei porle due questioni, perché credo che le sue conclusioni e le prospettive per il futuro siano le cose più interessanti che lei ci ha detto. Quando afferma che è possibile ridurre la pressione tributaria - iniziativa che ritengo prioritaria - vorrei capire con che modalità e in quale direzione. Credo che questo sia il dato più rilevante, anche perché, al di là dei 12 punti, si evidenzia da fonti di agenzia che, mentre il ministro Padoa-Schioppa, il Presidente Prodi e lei stesso, individuate questa direzione da seguire, secondo il ministro Damiano le maggiori risorse dovranno essere attribuite al welfare, mentre secondo il segretario Giordano dovranno essere utilizzate per la ridistribuzione e via dicendo.
Ecco, credo che qualche elemento di conoscenza in più sia necessario su questa prospettiva di riduzione della pressione tributaria e sull'effettiva volontà del Governo: per intenderci, redistribuzione o restituzione del maggior prelievo ai cittadini e alle imprese?

GUIDO CROSETTO. I colleghi che mi hanno preceduto hanno svolto alcune riflessioni che avrei voluto fare io. Viceministro Visco, lei sa perfettamente che le entrate tributarie che sono state registrate nel 2006 hanno una base storica nel 2005. Questa è la prima riflessione che ha chiaramente esposto il collega Leo. Se vogliamo forzare i numeri in relazione allo schieramento che rappresentiamo, anche le considerazioni del collega Della Vedova risultano interessanti.
Secondo i grafici che ci ha presentato, da gennaio a giugno 2006 si registra un aumento dell'11 per cento delle entrate fiscali rispetto all'anno precedente, che diminuisce da giugno a dicembre e si attesta all'8 per cento. Osservando la curva, noterà che essa cresce rispetto all'anno precedente, per poi diminuire. Intendo dire che i numeri sono assolutamente interpretabili.
Ciò che invece non è interpretabile è la prima parte dell'intervento del collega Della Vedova. Abbiamo sentito dire per mesi - e abbiamo cercato di difenderci - che il centrodestra aveva lasciato i conti in una situazione disastrosa. Oggi lei ci dice, e lo testimoniano le carte che ci presenta, che i conti non erano disastrosi, anzi c'è stato un aumento di 35-37 miliardi a seconda di come li vogliamo leggere. Quindi abbiamo assolto il nostro dovere - qualcuno di noi ha lavorato negli scorsi cinque anni e vorrebbe ricevere non solo demeriti - fin troppo bene, lasciando un bilancio abbastanza roseo.


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Mi preoccupano gli effetti reali dei provvedimenti di questo Governo e perciò inviterei tutti alla calma. Ricordava prima il collega Leo che molti interventi partono dal primo gennaio, mentre sono pochi quelli che hanno avuto un'incidenza reale nel 2006. Sono preoccupatissimo. Vorrei che questa audizione si svolgesse nuovamente tra un anno, considerando le entrate fiscali dal prossimo giugno in poi.
Ho l'impressione che «l'effetto Visco» in economia non sia ancora calcolabile. Questa relazione sostiene che vi sarebbe un effetto deterrente sul contribuente, che dunque verserebbe di più. Non esiste uno studio di alcuna università italiana che dimostri un effetto deterrenza del ministro di queste proporzioni sul gettito fiscale (un po' di deterrenza comunque la produce).
La sua analisi sull'IVA, signor viceministro, mi ha colpito per vari motivi. Lei riferisce che, a fronte di 59.217 accertamenti, avete calcolato un'evasione per 2,1 miliardi. Ebbene, lei sa perfettamente che l'accertamento non corrisponde alle entrate dello Stato. Mi è venuta una curiosità, che consegno a lei e ai colleghi presenti. Ho chiesto agli uffici della Camera di verificare quanto abbiamo incassato dal condono sull'IVA: ebbene, nell'anno in cui abbiamo scelto il condono come strumento di lotta all'evasione fiscale, abbiamo incassato 2 miliardi e 400 milioni, mentre quest'anno, con 59 mila accertamenti, abbiamo accertato 2 miliardi e 100 milioni. Questo dato mi ha colpito e al riguardo sarebbe opportuna una riflessione. In fondo, amministrando lo Stato, dobbiamo portare avanti non posizioni ideologiche, ma risultati. Se i dati corrispondono al vero, andrei a fare un'analisi seria su quale sia il miglior modello di lotta all'evasione. Ci sarebbe da divertirsi, se i dati corrispondessero, sempre ragionando senza posizioni ideologiche.
Mi ha colpito l'intervento del collega Strizzolo, il quale ha sollevato in Commissione alcune riflessioni che abbiamo cercato di svolgere in sede di finanziaria, quando abbiamo rilevato che non si avvertiva la necessità di predisporre una legge finanziaria così dura, di intervenire in settori vitali dell'economia e di irrigidire maggiormente la pressione fiscale.
Viceministro Visco, lei ha detto che la pressione è troppo alta e che bisogna abbassarla, ma manca la parte relativa agli enti locali Noi lo abbiamo detto per tre mesi, in sede di finanziaria: la pressione fiscale è alta, insopportabile - lo ha detto anche lei, e lo richiamano i colleghi della maggioranza - e manca ancora l'effetto delle tasse locali, comuni, province e regioni.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. No, qui c'è tutto!

GUIDO CROSETTO. Mancano i dati relativi ai comuni, alle province e alle regioni; mancano gli effetti sulle tasche dei cittadini, sulle aziende, su chiunque. Sono preventivati gli aumenti delle 67 nuove tasse dello Stato, ma mancano tutti gli aumenti locali, che sono necessari, considerati i conti dei cittadini. A fronte di questa situazione, vi è stata l'intenzione, da parte del Governo, di creare un gruzzoletto, o meglio un gruzzolo enorme (il collega Leo ha aggiunto prima 5 miliardi di euro).
Si tratta di un'intenzione precisa, perché penso che tutto si possa dire, su lei e sul ministro Padoa-Schioppa, tranne che lasciate qualcosa al caso: nulla accade per caso quando ci sono persone preparate che governano. Dunque, non è per caso che sono state sottostimate le entrate, non è per caso che sono state sovrastimate le uscite.
La domanda finale è quella posta dal collega Della Vedova: questo gruzzolo a cosa serve? Come viene ridistribuito?

ETTORE PERETTI. Molto brevemente, vorrei svolgere alcune considerazioni e poi porre due o tre domande. Credo che vi sia la necessità di recuperare una forte quota di oggettività nella valutazione dei dati fiscali. Non si può partire, dopo la campagna elettorale, con la sindrome del 1992, per poi trovarsi con un dato di chiusura del 2006 del 2,4 per cento del rapporto deficit-PIL, al netto delle operazioni straordinarie. Credo che si avverta davvero la necessità, proprio


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per assicurare la trasparenza, di recuperare una forte oggettività. Da questo punto di vista, a mio parere, c'è molta strada da fare.
La settimana scorsa abbiamo visitato il SIOPE e in quell'occasione ci è stato detto da un autorevole membro del Governo che non esistono una rilevazione e una codificazione di determinate operazioni fiscali. Questo ci ha sorpreso molto e vorrei capire come mai ciò avvenga.
Lei ha detto, presentandoci le sue slide, che vi è stata una riduzione dei rimborsi e delle compensazioni. Vorrei capire quali sono, evidentemente a suo giudizio, i motivi che hanno portato a questa riduzione. Vorrei capire, inoltre, se c'è una proporzione, almeno iniziale, tra l'aumento delle entrate per contributi e ritenute di lavoro dipendente, distinguendo la vera nuova occupazione e l'emersione dal lavoro autonomo.
Infine, lei sostiene che, in queste condizioni, non sia possibile fare una valutazione circa la strutturalità delle entrate e, quindi, una valutazione della quota di entrate destinabile alla riduzione delle imposte. Mi chiedo come sia possibile valutare questa strutturalità. È strutturale l'aumento delle imposte dovuto alla crescita economica? È strutturale l'aumento delle imposte dovuto ad una lotta efficace all'evasione fiscale? Oppure possiamo considerare strutturale solo un inasprimento della pressione fiscale, che determina l'impossibilità di sottrarsi da parte del contribuente?
Credo che una valutazione sia necessaria in ordine a tale aspetto, altrimenti continuiamo a parlare di prospettive, di aspettative, di lotta all'evasione fiscale e di possibilità di riduzione delle imposte, senza che siano contemplabili nella realtà.

PIETRO ARMANI. Intervengo brevemente, non volendo ritornare sui temi sollevati dai miei colleghi. Il viceministro ha detto - e in una slide lo scrive specificamente - che la sensazione di crescita delle entrate fiscali si comincia a percepire da maggio-giugno. Guardando il grafico a pagina 15 devo dire che la crescita comincia a febbraio. Se confrontiamo il grafico del 2006 con quello del 2005, vediamo che già a partire da febbraio nel grafico del 2006 la curva è largamente superiore. La mia vecchia preparazione in economia mi permette di capire che questo dà già l'indicazione di una crescita, peraltro modesta, che a partire da aprile riprende ad aumentare. Insomma, io credo che la crescita sia stata avviata qualche mese prima, ma non voglio fare polemiche di questo tipo.
Per quanto riguarda la tax compliance, di cui ha parlato il collega Leo, è giusto che, se la crescita si registra in misura consistente nell'IVA sugli scambi interni, evidentemente questo è un effetto della crescita congiunturale. Non può essere solo la paura di essere catalogati come evasori ad aver spinto gli operatori economici a fare dichiarazioni IVA più veritiere. Penso che questo sia uno degli aspetti da valutare.
Un altro aspetto che può spiegare la tax compliance - contenuto nell'esempio fatto dal ministro, a pagina 34, sempre in riferimento all'IVA - riguarda il settore delle costruzioni e dei servizi immobiliari. Per il primo, la continuità con cui la detrazione del 36 per cento è stata realizzata nel tempo e addirittura, anche da questo Governo confermata ulteriormente, può aver dato uno stimolo. Non ho i dati delle domande per il ricorso al 36 per cento, ma certamente ci potrebbe essere un riflesso di questo tipo.
L'emersione del lavoro nero (naturalmente bisognerebbe analizzare i dati in modo più approfondito) potrebbe essere la conseguenza del fatto che, negli anni precedenti, a partire dal 2002 - a seguito dei vari condoni, che, da un lato, hanno prodotto entrate una tantum, ma, dall'altro, hanno innalzato la soglia delle basi imponibili -, c'è stata l'emersione di redditi imponibili presso le imprese, ma, probabilmente con l'aiuto di alcune leggi del precedente Governo, anche di occupazione sommersa. Del resto, i tassi di crescita dell'occupazione sono aumentati, nonostante l'andamento non particolarmente positivo della congiuntura.


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Per quanto riguarda le prospettive future, signor viceministro, registro la sua disponibilità ad abbassare una pressione fiscale arrivata al 42,3 per cento del PIL. Tuttavia, tutto questo dipende dall'andamento della spesa pubblica corrente. Se voi avete la capacità di ridurla, ciò può avere un riflesso, come lei ha detto, sulla riduzione della pressione fiscale; se non ne siete capaci, con il 42,3 per cento di pressione fiscale e con l'andamento congiunturale del 2007 (che non sarà, a livello mondiale, lo stesso del 2006), rischiate un effetto opposto allo stimolo per quanto riguarda la crescita del prodotto interno lordo italiano.

GIAN LUCA GALLETTI. Provo a spiegare perché sono preoccupato. Questa relazione mi sembra - o meglio lo è - forzatamente portata a provare un obiettivo politico, quello di dimostrare che l'andamento dell'economia è migliorato da giugno in poi. Questo è l'obiettivo della relazione svolta oggi.
Non mi scandalizzo, faccio politica da tanti anni e capisco che ciò rientra nel dibattito politico. Tuttavia, penso che chiunque di noi, dotato di un minimo di buonsenso, capisca che, per cambiare le abitudini del contribuente, radicate da tanto tempo, in un'economia complessa come la nostra, non siano sufficienti 15 giorni, un mese o due. Pertanto, nessun intervento legislativo fatto da questo Governo può avere un'incidenza così positiva sui conti.
Tuttavia, se l'analisi tecnica è uguale a quella politica, allora stiamo sbagliando l'analisi e non disponiamo di strumenti tecnici per verificare compiutamente questi dati. Visto che, a mio parere, le buone azioni sono sempre supportate da un'analisi giusta, mi viene il dubbio che le azioni che questo Governo farà, non supportate da una giusta analisi, difficilmente saranno buone.
Dico questo perché probabilmente dovremmo valutare se i nostri strumenti econometrici siano a questo punto sufficienti per misurare fino in fondo l'andamento delle entrate tributarie, ma ancor di più l'andamento della nostra economia. Questo è un dato importante, dal quale non possiamo prescindere.
L'altro dato che mi preme sottolineare è che abbiamo scritto una legge finanziaria, senza avere a disposizione dati giusti; quindi, abbiamo stressato la pressione fiscale, per poi dire ai contribuenti che sono stati registrati 8,6 miliardi di entrate in più. In altre parole, non era necessario predisporre gran parte di quelle manovre.
Ricordo, ad esempio, il taglio agli enti locali di circa 2 miliardi, che ha portato all'innalzamento delle addizionali IRPEF a livello locale. Se avessimo conosciuto i dati, probabilmente non avremmo potuto procedere in tal senso.
Quali sono le misure da intraprendere oggi per tentare di porre rimedio a quell'errore che abbiamo commesso in sede di legge finanziaria? L'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, che stiamo discutendo in questa Commissione, è ancora una priorità per questo Governo oppure, considerate queste entrate tributarie, è possibile pensare a una dilazione almeno per il 2007? È giusto che anche noi, come Commissione, cominciamo a conoscere questo dato. Siamo ormai a metà marzo, stiamo per concludere le udienze conoscitive e l'aumento della tassazione delle rendite finanziarie dovrebbe partire dal primo di luglio. Onestamente non so se siamo in grado di fare tutti i passaggi parlamentari per arrivare a questa scadenza. È ancora una priorità di questo Governo?
I tempi brevi sulla riduzione della pressione fiscale, come oggi il viceministro Visco ha affermato nella sua relazione, sono coincidenti con quelli forniti dal Presidente del Consiglio in Assemblea al momento della votazione della questione di fiducia? Si pensa già, dai prossimi giorni, di diminuire l'ICI per le famiglie numerose? Se sì, in quale maniera e per quale importo?
Ho letto sui giornali che vi è un altro provvedimento riguardante le locazioni di immobili che intende ridurre l'aliquota


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fiscale, passando da quella marginale a quella fissa del 20 per cento. È una misura allo studio del ministero?
Se in ordine a questi tre punti oggi si intendessero adottare delle misure, probabilmente cominceremmo anche a capire quali sono i tempi brevi di cui si parla, se quelli del viceministro Visco o quelli del Presidente del Consiglio.

MAURIZIO FUGATTI. Francamente ero incerto se partecipare o meno all'audizione. Ho visitato il sito consigliatoci dal viceministro - www.finanze.it -, ma nella sezione relativa ai dati statistici non ho rilevato alcuna novità, quindi ho deciso di ascoltare il viceministro.
So che rischio di ripetermi, ma se rileggessimo - lo abbiamo fatto - la famosa relazione della Commissione Faini, la due diligence con la quale avevate imbrogliato gli italiani sostenendo che la situazione dei conti pubblici fosse pessima nel 1992, oggi, sentendo questi dati (2,4 per cento deficit-PIL, un PIL che cresce del 1,9 per cento, entrate tributarie che crescono del 9,5 per cento), è sempre più palese che qualcuno allora ha voluto forzare la mano politicamente, anche per creare nel paese una situazione di incertezza e di vantaggio politico rispetto al precedente Governo.
Il problema si presenterà per il 2007, quando questa finanziaria manifesterà a pieno regime i propri effetti. Sappiamo quante e quali sono le politiche vessatorie di questo Governo. Pensiamo ai tanti provvedimenti che abbiamo discusso in questa Commissione: l'F24 on line, l'elenco clienti e fornitori, tutte le previsioni sul settore immobiliare, l'aumento delle addizionali, il discorso delle rendite finanziarie (se ci sarà), l'introduzione dei ticket, tutte misure che avranno effetto sul 2007. A quel punto vedremo se la crescita riscontrata nel 2006 si verificherà anche nel 2007.
Oltre a questo, vorrei sapere cosa intenda fare sulle auto aziendali.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fugatti, concluda la sua domanda, perché la mia preoccupazione è quella di dare al viceministro la possibilità di rispondere, affinché il suo intervento non rimanga lettera morta.

MAURIZIO FUGATTI. Le pongo un'ultima domanda sulle auto aziendali. Considerata la fretta con cui si è inteso recuperare i soldi dagli interessati, vorrei sapere se vi sia anche la volontà di fare marcia indietro, per andare incontro a quelle stesse persone.

DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Sarò velocissima, anche perché i miei colleghi di opposizione hanno già detto quanto io stessa avrei riferito.
Vorrei aggiungere che, oltre ad una certa preoccupazione, provo una sorta di delusione per l'audizione del viceministro Visco, al di là del dibattito e dello sforzo che egli ha fatto per convincerci - ma forse per convincere se stesso -, perché ci è stato detto che i conti vanno in questa direzione per le capacità sue o meglio del suo Governo (non credo che abbia una visione così personalistica) e ciò si dimostra nelle misure messe in atto e nella produzione dei dati, che secondo il viceministro non potrebbero che confortarci.
Signor viceministro, giustamente lei mantiene la sua posizione e i meriti li vuole per sé. Credo che sia condivisa l'analisi del fatto che questo gettito è attribuito al Governo precedente.
La preoccupazione nasce dal fatto che lei non ci ha parlato del futuro, di quello che intende fare e, soprattutto, della pressione fiscale. Pensavo che queste entrate sarebbero state messe a disposizione dei cittadini e che avrebbero potuto diminuire la pressione fiscale che, come ha detto lei in un passaggio del suo intervento, è molto alta nel nostro paese.
Secondo me, occasioni come questa non si dovrebbero perdere e dovrebbero servire per fare il punto politico del futuro del nostro paese e non per ascoltare viceministri che, attraverso noi, vogliono convincersi dei propri meriti.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Presidente, ringrazio


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i colleghi per le domande che mi hanno rivolto. Naturalmente capisco le diverse posizioni politiche, ma voglio ribadire che in questa sede ho compiuto un'analisi oggettiva e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Sono stato estremamente puntuale e preciso nel dire quello che è attribuibile ad un fattore o ad un altro e quello che non è spiegabile completamente. Anche la cautela con cui ho invitato a considerare l'eventuale carattere strutturale delle entrate, deriva dal fatto che, per quanto ci siano moltissimi indizi e alcune prove che i contribuenti hanno cambiato comportamento, la certezza l'avremo soltanto nei mesi prossimi, mano a mano che il gettito si stabilizza ed, eventualmente, si rafforza. In ordine a tale aspetto, vorrei evitare inutili polemiche.
Per quanto riguarda le singole domande, l'onorevole Leo ha parlato di erraticità delle stime. Qui non c'è nessuna erraticità. Se il gettito fosse andato come era previsto che andasse, dunque più o meno con il PIL - anzi, l'elasticità storica del gettito tributario rispetto al PIL in Italia è lo 0,8 per cento, meno di un punto percentuale - non ci sarebbe stata alcuna erraticità, né alcuna sorpresa.
Siamo qui riuniti per cercare di capire che cosa è successo nel 2006 (e non che cosa necessariamente faremo nel 2007, anche se questa è la premessa, ovviamente, per ragionare). Il punto è questo: ci siamo trovati di fronte ad una accelerazione imprevista e costante del gettito.

MAURIZIO LEO. Mi riferisco alla cifra di 8,6 miliardi in più rispetto alla relazione previsionale e programmatica di settembre.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Rispetto a settembre, certo.

MAURIZIO LEO. Non è una stima adeguata!

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. È una stima effettuata perfettamente sulla base delle informazioni economiche e macroeconomiche disponibili a settembre. Sfido chiunque a dire il contrario. Perché non avete contestato i dati di allora? Non solo, ma a settembre avevamo già rivalutato anche il PIL reale e avevamo previsto altri 8,6 miliardi di euro, oltre ai 9 di maggio. Quindi, il fenomeno procedeva a ritmi assolutamente inediti, a meno che non si torni agli anni fra il 1999, il 2000 e il 2001, allorché accadevano - sarà un caso - cose analoghe.
Mi è capitato di vedere, nei giorni passati, una statistica sui sei mesi di gettito fra il 2000 e l'anno precedente, e l'aumento era del 20,1 per cento. A volte capita e altre volte no. Normalmente non succede. Questo non eravamo in grado di prevederlo.
Quando si fa riferimento al grafico, faccio presente che esso è assolutamente coerente con quanto ho cercato di spiegare: l'andamento della crescita a gennaio e febbraio va malissimo, perché nel 2005 si evidenziavano problemi di riduzione del gettito; l'accelerazione si verifica a maggio e il picco si raggiunge con l'autotassazione, dove si scaricano tutte le una tantum e gli effetti dell'aumento dell'IRPEG (attuale IRES) deciso dal Governo precedente. Tuttavia, depurando questo dato, l'andamento oscilla fra l'8 e il 9 per cento e diventa piatto.
In più, alla fine degli ultimi tre mesi, questo gettito risente anche del fatto che l'IVA sulle auto è interamente detraibile, mentre gli effetti di recupero sono su quest'anno, non sull'anno passato. L'andamento dell'1,1 per cento a gennaio è anomalo...

GIAN LUCA GALLETTI. L'unico dato anomalo è proprio quello.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Per cortesia: l'unico dato anomalo?

GIAN LUCA GALLETTI. Una crescita del 7 per cento in un anno...

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. È tutto anomalo.


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Il primo mese dell'anno è sempre molto erratico, per vari problemi di imputazione.

GIAN LUCA GALLETTI. Non è vero, perché l'unico dato anomalo di quel grafico è quello. Lo legga bene.

MAURIZIO LEO. Per le auto nessuno ha detratto niente.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Non è lo stock, è il flusso.
Se uno compra un'auto oggi, si detrae tutta l'IVA (Commenti del deputato Leo). Onorevole Leo, se conoscesse un po' più di contabilità non sarebbe male.

GIAN LUCA GALLETTI. Ministro, mi creda...

MAURIZIO LEO. Lei continua a fare queste affermazioni, quando, in materia finanziaria, ha fatto solo un caos...

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Lei fa certe affermazioni!

PRESIDENTE. Per cortesia, fate parlare il ministro.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Per quanto riguarda le auto aziendali, non vi sono effetti se non sulla riduzione del gettito IVA, computata nella cifra di 1,5 miliardi per l'ultimo trimestre, mente i dati dimostrano che questo non incide sul gettito dell'IVA. È un dato.
Per quel che riguarda, invece, ciò che accadrà sulla questione specifica, aspettiamo che la Commissione ci chiarisca qual è il tasso di detraibilità e ci autorizzi ad applicarlo, dopo di che è prevista una compensazione sulla quale non intendiamo prendere alcun gettito netto.
Quanto al collegamento richiamato da molti presenti tra l'aumento dell'IVA e la crescita economica, è evidente che la crescita economica riflette l'IVA. Il fatto è che la crescita è al 3,7 per cento, mentre l'IVA è all'8,8 per cento: qualcuno, allora, me ne spieghi la ragione. Vi inviterei a parlare con qualche commercialista - sicuramente ne conoscete tanti - e vedrete quello che vi diranno. Le imposte possono crescere perché cresce il reddito o crescono gli adempimenti. Si dà il caso che le persone stiano pagando più di prima e mi auguro che continuino a farlo, cioè che questa tendenza continui.
Non dimenticate che io sono quello che dieci anni fa ha cercato di semplificare il fisco italiano, riuscendoci abbastanza. Ho introdotto le compensazioni, il fisco telematico, ho fatto di tutto. Ad un certo punto, quando ci si trova di fronte ad un crollo massiccio di compliance, bisogna assumere le contromisure; ciò è stato fatto e vedremo che sono molto meno terribili di quello che si dice.
Cercheremo di semplificare i software, di distribuirli gratuitamente, di automatizzare una serie di altri fattori, ma, purtroppo, le procedure sono parte integrante del funzionamento del sistema tributario. Sfido tutti a valutare le misure adottate in altri paesi che sono molto più invasive delle nostre.
Se si ha un minimo di onestà intellettuale e si conoscono i termini della questione al di là del proprio «cortile», queste cose non si possono ignorare. Capisco la polemica politica e l'accetto volentieri, ma è così che funzionano le cose.
Quanto all'intervento del collega Della Vedova, nella primavera dell'anno scorso era assolutamente evidente che la situazione era più difficile da risanare rispetto a quella del 1992. Mentre nel 1992 avevamo 300, 400, 500 punti base di differenziale di tasso d'interesse rispetto alla Germania, quindi era sufficiente che riuscissimo a ridurre quel differenziale per risanare, adesso ridurre la spesa è molto più difficile. Nessuno faceva affidamento su entrate che non si vedevano; quindi eravamo veramente molto preoccupati. Non voglio prendere meriti che non mi spettano; diciamo pure che questo accadimento è stato casuale. Si dice che Prodi è fortunato: sarà stato quello! Comunque,


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io non mi scompongo minimamente; penso che dietro vi siano altri fattori da considerare.
Onorevole Crosetto, qui dobbiamo essere tutti un po' fair. Lei dice che abbiamo forzato i numeri, ma non è vero. Non si è forzato un bel nulla.

GUIDO CROSETTO. Non adesso, ma il giorno dopo che siete stati eletti.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Ci vorrebbe anche un po' di prudenza. Qui tutti sappiamo che fra il 2001 e il 2005 voi avete aumentato la spesa corrente primaria di 2,5 punti, ed è questo il fardello che ci troviamo addosso.
Se stiamo recuperando in questa fase dal lato delle entrate, ciò, purtroppo, compensa uno sfondamento robusto sul lato delle uscite. E non a caso dico che dovremmo ridurre le spese. Ma non mi venga a dire che ci avete lasciato i conti in ordine, perché non è vero!

GUIDO CROSETTO. Lo ha detto lei. C'è scritto nella sua relazione.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Le tasse sono aumentate di 1,7 punti di PIL. Io confermo pienamente la relazione Faini...

GUIDO CROSETTO. Che non ne ha azzeccata una.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Se alla cifra di 4,1 si toglie la percentuale di 1,7 si otterrà 2,4. Scusate, voi sareste così entusiasti di avere aumentato la pressione fiscale di 1,7 punti, date le vostre convinzioni politiche?
Se rivendicate il merito del passato, allora potreste dire che avete sfondato la spesa di 2,5 punti, stabilendo le premesse per un recupero gigantesco di tasse.

GUIDO CROSETTO. Non è aumentata la pressione fiscale, sono aumentate le tasse; sono aumentate le entrate.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Quel punto e mezzo in più di entrate è pressione fiscale, oppure no? È aumentato il gettito e sicuramente non per merito del Governo precedente.
Vorrei porvi una domanda retorica: credete che vi sarebbero stati gli stessi effetti se fosse rimasto il ministro Tremonti?

LUANA ZANELLA. Sarebbe andata molto meglio.

MAURIZIO LEO. Voi davate le svalutazioni alle imprese.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. E voi che avete fatto?

MAURIZIO LEO. Avete fatto arricchire le banche e via seguitando.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Che fa? Accenna ad andarsene? Si accomodi.

MAURIZIO LEO. Ma scherza?

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Notoriamente sono spiritoso fuori dal lavoro, ma al lavoro non scherzo mai.
Quanto al condono, onorevole Crosetto, dire che si può utilizzare il condono come misura di lotta all'evasione è fuori dal mondo. Non è da lei.

GUIDO CROSETTO. Non era una domanda provocatoria.

VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Se la Commissione è interessata, sono in grado di mostrare l'effetto del condono sulla compliance.
Le dichiarazioni delle imprese, soprattutto quelle piccole e medie, quelle soggette a studi di settore, sono precipitate, perché la gente dichiarava meno in attesa del condono successivo.


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GUIDO CROSETTO. Viceministro, non le ho detto che la lotta all'evasione fiscale può essere portata avanti con il condono, ma le ho fatto presente alcuni dati. Se si incassa meno con 58 mila accertamenti rispetto a quanto si incassa con il condono, mi sorge qualche dubbio.

VINCENZO VISCO, Viceministro per l'economia e le finanze. 58 mila accertamenti sono pochi, il potenziale è molto più alto. Io dico solo che, dietro questi risultati, con ogni probabilità, c'è un rimbalzo, per cui sarà difficile riprodurli nella stessa entità. Il rimbalzo è esattamente quello di chi, aspettando i condoni, non dichiarava perché avrebbe pagato con il condono e invece ha capito che, dovendo pagare quell'ammontare, era bene rimettersi in regola. Questo è quello che presumibilmente è in parte accaduto.
Sulla strutturalità, onorevole Peretti, ho già detto: spero vi sia in abbondanza, ma sono prudente. Bisogna aspettare per dirlo.
Qualcuno ha detto che non vi sono conseguenze evidenti negli annunci, dai quali deriverebbero determinati effetti. Devo dire che la mia esperienza come ministro delle finanze dice l'esatto contrario. C'è un'abbondantissima letteratura, molto seria, in particolare americana e nord-europea, che studia proprio questo fenomeno. Ad esempio, in America si sostiene che ogni dollaro in più dato all'IRS comporta dieci dollari in più di gettito. In definitiva, le misure che hanno effetto sono due: da un lato la deterrenza, dall'altro il buon trattamento. Le due cose sembrano in contraddizione e qualche volta è più opportuno usare un pedale piuttosto che l'altro. Effetti analoghi li avemmo dieci anni fa, usando l'altro pedale: rispetto a un fisco che era diventato folle, noi chiarimmo ai contribuenti la nostra intenzione di semplificare, di compensare e quant'altro e si ebbero risultati enormi di gettito.
Lo stesso è accaduto oggi, quando abbiamo detto che avremmo fatto qualche incrocio in più. Quando si gestiscono macchine così complicate, con 40 milioni di contribuenti e 130 mila dipendenti, bisogna usare consapevolmente tutte queste leve per ottenere il risultato. Naturalmente, questo è molto più difficile da valutare rispetto al semplice fatto che all'aumento dell'aliquota corrisponde un aumento del gettito. Io cerco, invece, di aumentare il gettito senza aumentare l'aliquota. Questo è quello che sto facendo e spero di riuscirci.
Quanto alla domanda del collega Armani, la quota del 36 per cento c'entra poco, perché c'è sempre stata. Ricordo che questa misura la introducemmo noi, una decina d'anni fa e non è stata mai interrotta, quindi non ha effetti particolari sull'IVA, mentre hanno sicuramente avuto effetto le norme di luglio. Ho portato altri dati che riguardano pochi uffici dove l'effetto di quella norma è stato enorme. L'evasione nell'edilizia è del 50 per cento circa, in base alle statistiche, quindi in quell'ambito il recupero è possibile ed è in parte avvenuto.
Quanto all'emersione, essa è in atto da parecchi anni. Era cominciata già tra il 1999 e il 2000 ed è proseguita per tutta la scorsa legislatura, anche grazie alla misura di emersione. Sembra che stia proseguendo anche adesso. Il dato IRPEF interessante riguarda le ritenute sul lavoro dipendente nel settore privato, quindi escludendo anche gli aumenti contrattuali pubblici. Se c'è un miliardo, come ho detto, che riguarda arretrati, e togliamo anche quello, resta comunque un fenomeno che poi si riflette nelle statistiche dell'occupazione, nonché nel gettito dei contributi. Si tratta indubbiamente di un fatto positivo, ma anche in tal caso ci sono state iniziative specifiche e anche gli accertamenti introdotti dal ministro Damiano sui cantieri servono a qualcosa.
Onorevole Galletti, l'analisi che abbiamo enucleato è per quanto possibile oggettiva, onesta e, oserei dire, scientifica. Non credo che le nostre statistiche siano così sbagliate da sottovalutare una crescita, fissandola al 3,7 per cento, anziché al 9 per cento. Tenderei ad escluderlo. Siamo piuttosto di fronte a un fattore imprevedibile e imprevisto.


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Il problema vero è che misure approntare adesso. Non vorrei che ci fossero equivoci al riguardo. Dobbiamo fare di tutto per cominciare a fare qualche redistribuzione del carico fiscale, quindi ridurre le tasse per chi ne paga troppe. A tal fine, mi farebbe piacere utilizzare il maggior gettito. Si dà il caso, però, che questo maggior gettito sia ipotecato da una spesa che si attesta allo stesso livello riscontrato nel 2005. Siamo impegnati a Bruxelles per un aggiustamento strutturale dello 0,5 per cento l'anno, fino a quando non si arriva al close to balance.
Ci troviamo, quindi, in un bel dilemma. Ci sono, poi, aspirazioni di diversa natura e ognuno esprime le sue valutazioni. Mi sembra che il Governo sia interessato prima di tutto a mantenere i conti in ordine ed a rispettare gli impegni con Bruxelles, azioni che sono la premessa sia per la crescita che per un minimo di stabilità.
La cosa che più mi preoccupa è che abbiamo passato 20 anni della vita di questo paese a oscillare come ubriachi tra crisi finanziarie e risanamenti. È ora di finirla. Dobbiamo avere la certezza di non avere sorprese né dal lato della spesa, né dal lato delle entrate e, quindi, di avere un bilancio ragionevolmente in equilibrio. Dopodiché, si può ragionare su tutto. Invece, abbiamo pressioni da tutte le parti nel senso di aumentare le spese e ridurre le tasse. Questo non è possibile, altrimenti si ritorna ai disavanzi del 4-5 per cento in più, che vorrei fossero lasciati ai ricordi del passato!
Dobbiamo tenere presente che la nostra situazione è complicatissima, perché abbiamo molti più debiti. Questo paese vuole fare la ricognizione dei debiti oppure no? I debiti sono dovuti al fatto che spendiamo il doppio della media europea per interessi passivi, a parità di tassi, e spendiamo circa tre o quattro punti in più di pensioni, a parità di welfare. Questi debiti derivano entrambi dagli anni ottanta, quando il debito pubblico italiano si attestava al 57 per cento del PIL, mentre nel 1992 abbiamo rischiato il default.
I dati derivano da interpretazioni politiche, onorevoli dell'opposizione, oppure da fatti veri? Misuriamoci su questo e cerchiamo di non fare polemiche strumentali. Se dobbiamo rimettere il paese in sesto, bisogna adoperarsi in tutti i modi. Per il momento, penso che tutti possiamo essere soddisfatti del fatto che il disavanzo, invece di finire al 4,1 per cento, è finito al 2,4 per cento. Voi dite che non è merito nostro, a me non interessa. Mi accontento di notare la coincidenza temporale. Sono contento, perché possiamo guardare al futuro con un minimo di tranquillità in più e forse anche cominciare a ridurre, prima o poi, qualche tassa.

PRESIDENTE. Grazie, viceministro. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,40.