COMMISSIONI RIUNITE
V (BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E 5a (PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di marted́ 25 settembre 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
LINO DUILIO

La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
(Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, sugli strumenti di bilancio e sul quadro macroeconomico.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del Ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa sugli strumenti di bilancio e sul quadro macroeconomico.
Ringrazio il Ministro Padoa Schioppa per aver accettato questo nostro invito a svolgere un'audizione, che assume un valore - oserei dire - quasi strategico, precedendo di pochi giorni l'avvio della sessione di bilancio. Ricordo che l'audizione risponde in primo luogo ad una indicazione inserita nella risoluzione di approvazione del DPEF, in base alla quale si impegnava il Governo a riferire in Parlamento, entro il 20 settembre, sullo stato di attuazione della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 luglio 2007, con la quale sono state definite le modalità per la predisposizione della legge finanziaria. Ricorderete che, per una mera sovrapposizione tecnica con altro impegno in corso al Senato nello stesso giorno, questa audizione è slittata di alcuni giorni.
Ovviamente, questa audizione non si deve intendere come un mero adempimento formale di un impegno assunto dal Governo, ma si tratta piuttosto di proseguire il lavoro che abbiamo svolto in modo serrato nei mesi scorsi come Commissioni bilancio di Camera e di Senato, con il confronto costante che abbiamo avuto con il Governo sulle iniziative da assumere, allo scopo di assicurare un più ordinato svolgimento della sessione di bilancio. A conclusione di quell'indagine conoscitiva erano stati individuati alcuni possibili accorgimenti e rimedi.
In sintesi, l'aspetto più importante era stato individuato nella necessità di evitare un'eccessiva concentrazione di contenuti nell'ambito della legge finanziaria. A questo scopo, si sottolineava l'esigenza di recuperare spazi decisionali al bilancio dello Stato e di articolare la manovra su più strumenti, anche mediante il recupero dei disegni di legge collegati.
Sulla riclassificazione del bilancio, che dovrebbe concretamente trovare una prima attuazione in occasione della prossima sessione, abbiamo effettuato una discussione piuttosto approfondita. Mi sembra di poter dire che, al di là delle diverse posizioni e delle forze politiche, si è trovato un punto di convergenza sull'opportunità di riorganizzare il bilancio dello Stato per programmi di spesa, riducendo i vincoli che discendono dall'attuale assetto eccessivamente frammentato e poco flessibile.


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Occorre, tuttavia, valorizzare pienamente le potenzialità che offre un lavoro di questo tipo, valutando in che misura sia possibile articolare le nuove disposizioni di spesa da inserire nella legge finanziaria per programmi, pur corredate di disposizioni procedurali che ne consentano la concreta attuazione. Avremo così contribuito, ritengo, ad uno snellimento della legge finanziaria e avviato quel lavoro doveroso di ridimensionamento del carico normativo che produce riflessi negativi anche sul piano della rigidità della spesa.
Quindi penso che non debba andare sprecata l'occasione che il lavoro di riclassificazione offre e al quale si ispira anche il metodo innovativo suggerito dalla direttiva del Presidente del Consiglio, laddove si responsabilizzano le diverse amministrazioni, affinché provvedano a motivare le richieste di risorse aggiuntive e, contestualmente, ad ipotizzare possibili variazioni nell'allocazione di risorse già stanziate in base a criteri di priorità.
L'obiettivo di una riconduzione della legge finanziaria entro dimensioni accettabili e concretamente gestibili può essere conseguito anche, come ricordato prima, attraverso il recupero dello strumento dei disegni di legge collegati, per i quali potrebbe concordarsi in sede parlamentare un percorso procedurale idoneo ad assicurare un'approfondita e non frettolosa istruttoria e ad offrire sufficienti garanzie al Governo circa il perfezionamento complessivo del quadro della manovra entro la fine dell'anno, ovvero entro la sessione di bilancio.
L'esame della prossima nota di aggiornamento del DPEF potrebbe rappresentare l'occasione per procedere in questo senso.
Io penso che lo spirito largamente positivo e fattivo che ha ispirato finora i lavori delle due Commissioni lascia supporre che non vi sia una pregiudiziale ostilità ad un lavoro più ordinato e meno convulso. Spetta al Governo, a cui dare la palla in questa fase, evidentemente, il compito decisivo di contribuire a questo obiettivo, contenendo drasticamente le dimensioni del testo iniziale del disegno di legge finanziaria e la sua attività emendativa.
Queste erano le poche considerazioni che volevo svolgere. Diamo la parola direttamente al Ministro, che ringrazio per questa audizione.

TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio i membri delle due Commissioni per l'occasione che mi danno di parlare della manovra di bilancio a qualche giorno dal momento in cui essa sarà discussa e approvata dal Consiglio dei Ministri.
Anch'io credo che questo sia un momento di importanza strategica. Non ho memoria di un passaggio procedurale di questo tipo negli anni passati. È stato auspicato dalle risoluzioni parlamentari e mi fa piacere che sia così.
Naturalmente, posso fare una rappresentazione della situazione in questo momento. Chi ha lavorato in questa materia direttamente in cucina, oltre che in sala da pranzo, sa che siamo ben lontani dalla completezza della predisposizione dei testi; ci sono alcune cifre importanti ancora da mettere completamente a punto, ci sono scelte di priorità politica che si compiono solo alla fine. Soprattutto, quella che io vi rappresento è la situazione che vi può rappresentare il Ministro dell'economia e delle finanze: la legge finanziaria, la manovra finanziaria non è uscita dalla volontà del Governo in questo momento. Ci sono quindi molti aspetti che ancora possono cambiare.
Dico tutto questo immaginando un esempio nel quale, il giorno in cui il Consiglio dei Ministri esamina la manovra finanziaria, questo la approva per poi portarla fino al termine del suo percorso parlamentare. Sappiamo che in anni recenti di manovre finanziarie ce ne sono state due: una è quella che è entrata e uscita dal primo Consiglio dei Ministri e l'altra è quella che è apparsa a metà del trimestre dei lavori parlamentari come un emendamento molto modificativo di quanto era stato discusso sino a quel momento.


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Con questi limiti, farò la mia illustrazione seguendo lo schema che potete trovare a pagina 2 del materiale illustrativo che vi è stato consegnato. Parlerò brevemente del quadro macroeconomico; illustrerò quali sono la diagnosi e la terapia con le quali la politica economica di questo Governo ritiene si debba affrontare il problema dell'Italia di oggi e degli anni a venire; parlerò degli strumenti normativi e darò indicazioni sugli interventi ai quali il Governo sta riflettendo; mi soffermerò brevemente sui saldi di finanza pubblica per poi concludere.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, vedete a pagina 4 quale sia, nell'arco di un quindicennio, la dinamica rispettivamente dell'economia mondiale, dell'economia dell'area dell'euro e dell'economia italiana. Il dato che salta agli occhi è che l'economia italiana sempre - salvo nel 1995 - è cresciuta meno della media europea dell'area dell'euro. Una caratteristica negativa opposta alla situazione e alla dinamica dei primi quarant'anni circa di storia della Repubblica, in cui l'economia italiana cresceva più dell'economia europea e con questo recuperava il suo ritardo. Negli ultimissimi anni - come illustrano gli ultimi due istogrammi in rosso - si vede che c'è stato un forte recupero nel 2006 e che la crescita dell'economia italiana era meno in ritardo rispetto a quella dell'area dell'euro.
Per vostra informazione, a pagina 5 c'è un grafico che sintetizza bene la questione del mercato immobiliare e della crisi che lo colpisce da qualche tempo. Ci sono due curve in fortissimo ribasso, circa da un anno e mezzo a questa parte, che mostrano qual è la portata della crisi del mercato immobiliare; oggi il Fondo monetario internazionale stima un costo di questa crisi nell'ordine dei 200 miliardi di dollari.
A pagina 6 sono indicate le componenti principali della dinamica del reddito del prodotto interno lordo italiano. Il dato da notare è che i consumi privati sono la componente più dinamica. Male le esportazioni nette; fiacchi gli investimenti lungo tutto questo decennio, addirittura in calo nella prima metà del decennio, dal 2000 al 2005, e in ripresa nel 2006.
In realtà, noi abbiamo una crescita economica trascinata dalla domanda per consumi. Nella tavola 7, la linea rossa mostra la dinamica dei consumi privati in Italia e si nota che è più forte di quella che si osserva in Francia, in Germania e nella media dell'area dell'euro.
Queste due notazioni - nelle tavole 6 e 7 - sono importanti perché c'è una tesi che vorrebbe vedere uno stimolo all'andamento dell'economia fondato su una più forte domanda per consumi. Io ritengo che non sia la domanda per consumi l'elemento debole dell'economia italiana e questi dati lo confermano. C'è una carenza di investimenti, di competitività e, quindi, di esportazioni nette; del resto, non è indicato nei grafici, ma la capacità produttiva in Italia è utilizzata in misura ormai decisamente ampia.
Le prospettive dell'economia italiana saranno incluse nella nota di aggiornamento al DPEF e nella Relazione previsionale e programmatica. Le cifre finali ci danno un rallentamento congiunturale dell'area dell'euro e sono indicate a pagina 8. Queste ci fanno ritenere che un impatto diretto della crisi dei mutui americani sia molto improbabile e, addirittura, forse da escludere, anche se nulla va mai escluso; ci potranno essere - e sono addirittura probabili - effetti indiretti, perché se questa crisi rallenterà la crescita negli Stati Uniti e forse nel resto d'Europa, dove ci sono Paesi in cui essa colpisce più fortemente che in Italia, e ci sarà sicuramente un effetto indiretto anche per noi.
C'è un effetto, infatti, del rallentamento dell'economia mondiale sull'Italia, che ci porta ad un leggero abbassamento della nostra stima di crescita per il 2007 e, probabilmente, ad un abbassamento un po' più consistente per il 2008. Noi avevamo previsto il 2 per cento nel 2007 e l'1,9 per cento nel 2008; è probabile che quest'anno saremo al di sotto di questo 2 per cento e sappiamo già adesso che il Fondo monetario per il 2008 si orienta ad una stima della crescita dell'ordine dell'1,6


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per cento, contro il nostro 1,9. Confindustria farà una previsione di 1,3 per cento; la nostra previsione, probabilmente, sarà intermedia fra questi due dati.
Nello stesso tempo, continua l'aumento dell'occupazione; questo è un dato importante e molto positivo per l'Italia. È vero che una parte significativa di questo aumento dell'occupazione è legato alle leggi sul lavoro che portano il nome del Ministro Treu e del professor Biagi. È vero che c'è una discussione sulla questione del lavoro precario, ma è vero anche che se questa legislazione non ci fosse, oltre ad avere, forse, più lavoratori a tempo indeterminato, avremmo anche più disoccupati.
Sul fronte dei prezzi, abbiamo un'inflazione, nel 2008, che prevediamo leggermente in aumento rispetto al 2007, ma dobbiamo ricordare che in questi ultimi due anni l'inflazione italiana ha cessato di essere stabilmente e cronicamente superiore alla media dell'area dell'euro. Oggi come oggi, questi differenziali di inflazione denotano modifiche della competitività dei Paesi, quindi la perdita di competitività dell'economia italiana è illustrata da un tasso di inflazione nettamente superiore a quello medio dell'area dell'euro. Essa si è attenuata o si è arrestata nel tempo più recente e continuiamo a prevedere inflazione moderata nel seguito.
Passo alla tavola 10 che sintetizza la diagnosi della questione economica italiana che ho avuto modo in più occasioni di illustrare, fin dalla mia prima audizione di fronte a queste Commissioni e, successivamente, in molti documenti: il più recente è il Libro verde sulla spesa pubblica, dove c'è una mia introduzione che formula nuovamente questa diagnosi.
La caratteristica fondamentale è che purtroppo l'economia italiana nel suo settore pubblico combina non solo un debito pubblico altissimo, noto a tutti, ma anche qualcosa che conosciamo e riconosciamo meno spesso, cioè un vero e proprio stato di sottocapitalizzazione.
C'è carenza di infrastrutture, c'è carenza di strutture a sostegno e a difesa del territorio, mancano treni e locomotive, mancano strade ferrate, sono vecchi gli aerei della compagnia di bandiera e nel sistema della formazione del capitale umano c'è una carenza sia attraverso il sistema scolastico ed universitario, sia nel mondo della ricerca, sia anche nella immissione di tecnici in tutti i settori delle amministrazioni pubbliche, militari e civili.
Perché l'economia cresca, è necessario che si rimetta a crescere la produttività; perché la produttività si rimetta a crescere, occorre che si modifichi la qualità e il costo della produzione di beni e servizi pubblici. Per far questo, occorre investire in capitale fisico e umano, ridurre il peso del debito pubblico, portare il bilancio in pareggio, migliorare i servizi pubblici primari - ovvero la capacità di imparare la lingua italiana e le quattro operazioni alle scuole elementari, la giustizia, la sicurezza nelle strade - e infine stabilizzare e ridurre la pressione fiscale. Per fare tutto questo bisogna ridurre il peso della spesa corrente ed estirpare il fenomeno della evasione fiscale. D'altra parte, se non si riprende la crescita, le sole politiche di redistribuzione non sono sufficienti ad affrontare i servizi sociali e i campi in cui lo Stato sociale italiano è ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi.
Che tutto questo sia possibile lo si vede alle tavole 11 e 12, che illustrano una ipotesi di crescita possibile, quale si avrebbe se da noi i due fattori fondamentali di inibizione della crescita - ovvero lo stallo della produttività e la bassa partecipazione alle forze di lavoro - venissero rimossi per allineare l'Italia alla condizione degli altri Paesi dell'area dell'euro. Si vede che da qui al 2011 si potrebbe avvicinare il tasso di crescita del 3 per cento e nettamente superare una crescita del 2,5 per cento. Da qui al 2016 (tavola 12), il peso del nostro debito pubblico (la linea tratteggiata rossa) potrebbe ridursi alla metà del suo valore attuale. Tutto questo è possibile.
Come ho detto in una recente occasione, per far uscire il Paese dalle difficoltà attuali ci vuole mezza generazione.


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Da questa slide si vede che è anche meno della metà: da qui al 2016 corre meno di un decennio.
Quanto agli strumenti normativi e all'indicazione degli interventi che ci accingiamo a predisporre (pagina 14), quest'anno intendiamo presentare una finanziaria snella, nelle cifre e nelle norme. Non abbiamo ordini di grandezza precisi, ma se la manovra finanziaria dell'anno scorso è stata di circa 35 miliardi, quest'anno sarà tra un terzo e un quarto di quella cifra. Confermo che la dimensione di questa manovra non è dettata, neppure per un euro, dall'esigenza di portare risorse alla riduzione del deficit. Otterremo risultati migliori di quanto i nostri impegni europei ci richiedano di fare nel 2008, così come nel 2007, senza bisogno di chiedere all'economia risorse a questo fine.
Il debito pubblico diminuirà in rapporto al prodotto interno lordo. Questo naturalmente è un risultato di straordinario valore; basti ricordare la situazione che illustrai qui nell'estate del 2006, la prima volta che mi presentai a voi. Questo avviene - lo vorrei sottolineare - nonostante la nostra previsione di crescita per il 2008 oggi sia meno ottimistica di quella che facevamo nel DPEF del 28 giugno.
C'è uno sforzo, e anche qualche risultato, di ricomposizione della spesa, attraverso l'attuazione della direttiva del 3 luglio, della quale parlerò e che lei, presidente, aveva richiamato citando le risoluzioni parlamentari di approvazione del DPEF; c'è una manovra articolata su più strumenti legislativi e anche questo si riferisce a quanto lei ha detto poco fa.
Vorrei dire due parole sulla direttiva del 3 luglio 2007 - illustrata a pagina 15 - che era stata discussa e approvata dal Consiglio dei Ministri contestualmente al DPEF. Questa direttiva aveva lo scopo di stabilire un metodo trasparente ed efficace attraverso il quale i Ministeri potessero presentare le loro proposte, incoraggiando il più possibile una operazione di riqualificazione della spesa da parte di ciascun Ministero sul proprio bilancio. Può far sorridere vedere che, fra gli aspetti più rilevanti di quel metodo, ho indicato la creazione di un indirizzo di posta elettronica per l'invio delle singole proposte al mio Ministero, ma chi di voi conosce le amministrazioni sa che anche questa è una piccola innovazione. L'intero Ministero, oltre alla Ragioneria generale dello Stato, hanno ricevuto queste indicazioni sull'indirizzo di posta elettronica.
È stata, inoltre, fissata una data uguale per tutti entro la quale presentare questi contributi, ossia il 10 settembre, e uno schema standard per queste indicazioni. Per entrare poi più nella sostanza, c'è un'attenzione ai contenuti delle richieste che si cerca di forzare da parte dei diversi Ministeri; c'è una richiesta esplicita di dare indicazioni di priorità; c'è l'indicazione di proporre compensazioni a fronte delle richieste aggiuntive. Queste erano le novità di metodo.
Un breve riassunto del risultato di questo ci esercizio lo trovate a pagina 16. Tutti hanno utilizzato i mezzi di comunicazione proposti, la scadenza del 10 settembre è stata rispettata dal 90 per cento dei Ministeri e altrettanto alta è la percentuale di utilizzo degli schemi predisposti. Questi schemi significano un cambiamento di metodo radicale, nel senso che prima di questa innovazione ogni Ministero presentava le sue richieste nelle forme più svariate, non codificate, attraverso lettere o una molteplicità di contributi spesso scoordinati tra di loro e tra gli uffici interni di ciascun Ministero. L'80 per cento dei Ministeri ha specificato il programma e motivato le sue proposte; circa il 60 per cento dei Ministeri ha indicato ipotesi di compensazione; la metà ha indicato anche le priorità.
Come si vede, queste percentuali vanno a scendere e dimostrano che il processo di assunzione di questi metodi deve continuare e ha dato solo i primi risultati. La cosa che più colpisce è il fatto che ci sono richieste di maggiori spese che ammontano complessivamente a 20 miliardi, a fronte di compensazioni proposte dell'ordine di 5 miliardi. Quindi, per ogni euro compensato ce ne sono quattro di richieste nuove; la percezione di quello che gli economisti definiscono il «vincolo di bilancio» -


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penso che il senatore Vegas lo abbia vissuto in prima persona - non è delle più alte nelle nostre amministrazioni e non sempre trova un contrasto attivo da parte del ministro competente.
C'è, inoltre, il fatto che di queste economie proposte spesso una buona parte non supera il filtro tecnico degli uffici della Ragioneria generale dello Stato e non può quindi essere accolto come avente effetto sulle cifre della manovra.
Alcune delle tipologie di compensazione - ad esempio aumenti delle entrate o risorse che non sono ancora incluse nel tendenziale, non sono compensazioni valide. Tuttavia, alcune altre, come l'eliminazione di limiti di impegno o la razionalizzazione di spese, lo sono.
Ogni Ministro ha l'evidenza precisa di quello che il suo Ministero, spesso i suoi uffici, ci hanno sottoposto con un grado di attenzione e controllo da parte del Ministro in prima persona, che può variare da Ministero a Ministero, e ha ricevuto il risultato dell'esame tecnico fatto dagli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze. Ci sono situazioni molto diverse da un Ministero all'altro.
Nella tavola 17 illustro quale è l'articolazione degli strumenti con cui il Governo intende organizzare la manovra di bilancio. Se guardiamo al complesso delle azioni svolte quest'anno , ce ne sono due - segnate con «- 1» e con «0» - che non stanno nella manovra di bilancio ma che la precedono e che, però, hanno un importante ruolo rispetto ad essa. Uno è il decreto-legge del giugno passato, l'altro sono accordi, che noi speriamo di concludere in questi giorni, prima della manovra.
È in discussione un accordo sull'università ed uno sui comuni. Ricordo che questi due settori furono tra quelli che l'anno scorso animarono maggiormente la discussione pubblica successivamente all'approvazione della legge finanziaria da parte del Consiglio dei ministri. Se riusciremo a definire questi accordi prima della legge finanziaria, avremo un risultato di grande importanza, perché la legge finanziaria è uno strumento - per così dire - prescrittivo, ordinativo, che può, naturalmente, disporre misure non condivise dai settori ai quali esse sono rivolte. E proprio nel campo, ad esempio, delle autorità locali, questo è stato il caso, in molti degli anni recenti.
Se c'è un accordo preventivo, allora lo strumento prescrittivo della legge cade su un terreno che è già stato ordinato da un previo accordo. Questo l'anno scorso avvenne per la sanità (ci fu un patto per la salute); quello fu il settore sul quale, forse, si intervenne in maniera più incisiva e, nonostante ciò, non fu uno dei settori intorno ai quali si sviluppò un dibattito difficile dopo l'ingresso della manovra finanziaria in Parlamento, proprio perché era stato preceduto da un accordo.
Dopodiché, la manovra propriamente detta consterà del disegno di legge di bilancio che sarà, come ho illustrato qui di recente, un bilancio redatto per missioni e per programmi. Ci sarà un decreto legge che dispone alcune misure che abbiano efficacia immediata sia per l'entrata, sia per la spesa; ci sarà il disegno di legge finanziaria, che speriamo di poter contenere in un massimo di cento articoli che sarebbe nettamente meno della metà della dimensione dell'anno scorso, nettamente meno della dimensione media degli ultimi anni e nettamente inferiore, ovviamente, a quello che poi uscì dalle Camere, appesantito da una mole notevole di emendamenti.
Ci sarà un collegato di sessione che riguarda il tema previdenza e lavoro, il quale dà seguito al protocollo di luglio e ci saranno, eventualmente, altri collegati.
Mi soffermo un attimo su questa tavola, perché tocca uno dei punti fondamentali delle risoluzioni che anche lei, presidente, ha citato. È evidente che la manovra finanziaria è la combinazione di una proposta del Governo e di come il Parlamento dispone di quella proposta e, cioè, di ciò che il Parlamento approva e non di meno, ancora, della procedura con cui il Parlamento lo discute.
Noi avremmo voluto strutturare la manovra in una maniera diversa, in relazione alla certezza di una diversa procedura parlamentare, sia alla Camera sia al Senato,


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per la trattazione di questa manovra. Questa certezza noi ancora non l'abbiamo, perché le risoluzioni parlamentari auspicano che ci sia una manovra articolata più o meno nel modo che ho descritto, ma questo è un invito rivolto al Governo. Per quanto riguarda i comportamenti parlamentari, non c'è un'indicazione ancora tassativa di come il Parlamento, le due Camere, organizzeranno i loro lavori. Questo è un aspetto essenziale.
Quello che sicuramente il Governo non potrebbe fare è di introdurre una manovra con una strumentazione che, in relazione al metodo di lavoro delle due Camere, non garantisca in maniera assoluta la tenuta delle cifre e dei tempi, il che significa l'approvazione entro la fine dell'anno e il rispetto dei saldi sui quali il Parlamento si è pronunciato nel mese di luglio.
Questo richiede che tutto ciò che è essenziale alla manovra rientri nella sessione di bilancio, perché se non rientra nella sessione di bilancio, questa certezza viene meno. Ricordo che i collegati che erano in accompagnamento alla legge finanziaria dell'anno scorso sono ancora in Parlamento e non hanno avuto alcuna conclusione.
In questo caso non si tratta di una questione necessariamente di maggioranza ed opposizione; può benissimo accadere che la stessa maggioranza parlamentare che sostiene il Governo non riesca a lavorare secondo questo vincolo sui tempi e sui saldi. Il Governo è il Governo, il Parlamento è il Parlamento; il Governo deve predisporre per il Parlamento una strumentazione che gli dia questa garanzia.
Lei ha accennato, presidente, al fatto che c'è la possibilità che il collegato di sessione rimanga effettivamente in sessione: lo si verificherà ed il Governo presenterà un collegato di sessione. Si vedrà, nel corso delle settimane, se la piena integrazione di questo strumento nella sessione di bilancio si realizza nei fatti o meno. Se non si realizzasse nei fatti, è evidente che i contenuti normativi andrebbero, ad un certo momento, trasferiti su strumenti che, invece, questa certezza la diano.
Tuttavia, vorrei sottolineare che l'articolazione presentata nella tavola 17 è fortemente innovativa rispetto non solo all'anno scorso, ma anche agli anni precedenti. E, comunque, oltre ad essere un'articolazione diversa, si riferisce ad una massa complessiva di norme notevolmente inferiore, più leggera di quella dell'anno scorso ed anche degli anni precedenti.
L'altro elemento decisivo, ai fini di un miglioramento della procedura parlamentare, sarà quello che riguarda la presentazione di emendamenti. L'anno scorso - non ho difficoltà a dirlo - il Governo stesso ha complicato la vita, in particolare a questa Commissione, con una presentazione di emendamenti non solo abbondante, ma anche a ondate successive. Il Governo, dunque, si impegnerà a seguire una pratica diversa, che già l'anno scorso fu adottata nel passaggio al Senato, per cui gli emendamenti vengano presentati complessivamente in una volta sola.
Naturalmente ci vuole poi una disciplina nel filtro degli emendamenti e anche nella sua produzione, nell'iter successivo. Questo per quanto riguarda la struttura e la procedura della prossima manovra.
Passando ai contenuti delle singole misure, a pagina 18 ricordo i punti principali del decreto-legge dello scorso giugno. Li ricordo qui, perché naturalmente fanno parte del complesso delle azioni di bilancio svolte nel corso di questo 2007.
Alla tavola 19, ci sono gli elementi che posso fornire a questo stadio, sugli ordini di grandezza e le caratteristiche che avrà la manovra di settembre, che sarà varata - ripeto - da un decreto-legge, una legge finanziaria e un collegato.
I settori di intervento fondamentali sono indicati qui. Ci saranno riduzioni fiscali costruite intorno al tema della casa. Ci saranno importanti semplificazioni fiscali, in particolare per quanto riguarda l'imposizione delle imprese. Ci sarà l'integrale applicazione del protocollo di luglio su previdenza e lavoro. Ci sarà una concentrazione di interventi nel campo degli


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investimenti, sia in termini di capitale umano, sia in termini di capitale fisico.
Come ho detto prima, uno dei settori nei quali io spero che si possa stipulare un accordo già prima di questo venerdì è quello dell'università.
Voi avrete sicuramente preso conoscenza del documento della commissione Muraro, che propone una modifica importante del sistema di finanziamento dell'università, condizionandolo ad effettive economie e ristrutturazioni della spesa da parte di quegli atenei che hanno superato i parametri in vigore sul rapporto fra spese di ricerca e spese per il personale. Oggi c'è ancora una nuova riunione con il direttivo della conferenza dei rettori e io spero che si arrivi alla firma di un vero e proprio patto in cui il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero dell'università e della ricerca e la Conferenza dei rettori sottoscrivano impegni reciproci.
C'è una ripresa degli aiuti alla cooperazione e allo sviluppo, nei quali l'Italia ha gravi inadempienze accumulate negli anni; c'è, ovviamente, il recepimento degli accordi assunti in materia di rinnovo del contratto del pubblico impiego; ci sono alcune delle iniziative di risparmio di spesa che ci hanno prospettato i dicasteri.
In termini di ordini di grandezza, il sottosegretario Sartor ha indicato proprio oggi - e se volete può riprendere la parola, ma l'avete già ascoltato - qual è la modifica alla legge di assestamento di bilancio per il 2007. Ci sono, in sostanza, circa 7 miliardi aggiuntivi, che si dividono per circa tre quarti, forse due terzi di maggiori entrate e la restante parte di minori spese. Questo è un sovrappiù di risorse delle quali possiamo disporre nel rispetto dell'obiettivo di indebitamento netto iscritto nel DPEF a 2,5 per cento alla fine di quest'anno. Ricordo che l'impegno europeo era per 2,8 per cento, ma c'era anche un impegno europeo a destinare a miglioramento del saldo, secondo il comportamento ottimale, l'intero migliore importo, secondo quello che ero riuscito a negoziare con Bruxelles, ovvero un miglioramento che dà al risanamento ciò che dipende dalla miglior congiuntura, ma non tutto ciò che ha natura strutturale.
C'è, invece, un volume di risorse ancora in corso di definizione per la manovra sul 2008 e sugli anni successivi. Come ho detto prima, possiamo immaginare un volume lordo che rispetto ai 35 miliardi dello scorso anno sia fra un terzo e un quarto di quanto fu allora, interamente dedicato o a una riqualificazione di spesa o a restituzioni di imposta e diminuzioni del carico tributario. Alcune di queste voci della tavola 19 sono indicative di questo.
Naturalmente, vanno considerati gli effetti finanziari del protocollo sulle pensioni e sul lavoro, e degli accordi sul debito pubblico. Una parte delle maggiori spese in conto capitale potrà essere attuata già nel 2007 e l'insieme degli interventi si distribuirà tra quello che andrà nel decreto-legge con effetto sul 2007 e quello che andrà nella legge finanziaria con effetto nel 2008 e anni successivi.
La tavola 21 dà il quadro aggiornato delle cifre di finanza pubblica e indica la conferma degli obbiettivi programmatici del 2,5 e del 2,2 per cento di quest'anno, e il profilo di andamento degli anni successivi, dell'avanzo primario del debito pubblico che, come potete vedere, riprende a scendere nel 2007 e continuerà a scendere nel 2008, per portarsi al di sotto del 100 per cento, se le manovre che restano saranno fatte negli anni prossimi, già nel 2010.
La tavola 22 illustra questi stessi andamenti in un periodo di tempo più lungo.
La tavola 24 - e concludo - dà una breve qualificazione di ciò che la manovra si propone di fare. È più leggera, trasparente e leggibile, arresta la crescita della pressione fiscale, inizia a restituire imposte ai contribuenti, semplifica il sistema delle imposte, attiva il protocollo su previdenza e lavoro, garantisce risorse per infrastrutture nei prossimi anni, rispetta gli obiettivi di finanza pubblica e porta il debito ulteriormente in discesa, continua la riqualificazione della spesa e rispetta gli impegni di aiuto alla cooperazione e allo sviluppo.


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Sono questi nove punti a convincermi che la manovra che ci accingiamo a presentare è di valore notevole e che si può costruire sul successo della manovra di risanamento dell'anno passato.

PRESIDENTE. La ringrazio. Per quanto detto dal Ministro e per quanto attiene alla certezza dei tempi, è chiaro che sul piano formale, anche tenuto conto delle possibilità offerte dai regolamenti, gli impegni si potranno assumere, ovviamente, dopo che sarà conosciuto il quadro dei provvedimenti che comporranno la manovra, eventualmente attraverso la risoluzione di approvazione della nota di aggiornamento al DPEF.
Vorrei ricordare, prima di iniziare la discussione - anche se mi rendo conto che metodo e merito si mischiano - che la prossima settimana, non appena avremo definito, insieme al Presidente Morando, il calendario delle audizioni, risentiremo il Ministro, quando la manovra sarà già stata approvata in Consiglio dei ministri; pertanto, potremo approfondire nel merito in tale occasione.
Oggi vorrei, per quanto possibile, che ci si attenesse al tema che riguarda non tanto i contenuti, ma il metodo di organizzazione della sessione di bilancio, che peraltro è molto importante, poiché la positività del metodo ci aiuterà poi ad affrontare meglio le questioni di merito.
Vi invito ad essere sintetici perché non abbiamo molto tempo a disposizione.
Do ora la parola ai senatori e deputati che intendono porre quesiti o formulare osservazioni.

DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. La ringrazio, signor Ministro, per l'audizione e soprattutto per le certezze che mi ha regalato dopo averla ascoltata con grande attenzione.
Ho capito che la manovra che lei presenterà - come ha già ammesso oggi - non sarà la manovra che uscirà da questo Parlamento e quindi non sarà la legge finanziaria che diventerà legge dello Stato. Mi sembrava che le sue parole a tal proposito dimostrassero non incertezze ma certezze sul fatto che lei è ben conscio della sua situazione politica.
Lei ci ha fatto capire - è l'altra certezza che ho acquisito - che questa manovra finanziaria sarà sottoposta a voto di fiducia da parte del Governo. Lei ritiene - se così posso interpretare le parole che ha utilizzato nel parlarci dei tempi e degli strumenti che il Parlamento dovrebbe adottare, - che se non ci sarà un voto di fiducia, forse non sarebbe possibile votare la legge finanziaria nei tempi prestabiliti.
La ringrazio per il passaggio importante che lei ha fatto sulla legge Biagi, riconoscendo i risultati ottenuti con tale legge, cioè la diminuzione della disoccupazione e quindi una maggiore occupazione. Non credo che una parte politica della sua maggioranza sarà contenta di questo passaggio della sua audizione.
Per venire alla domanda, io vorrei rifarmi all'intervista che ho letto del viceministro Visco, mercoledì su Il sole - 24 ore. A parte l'orgoglio con il quale rivendicava il famoso tesoretto - forse non è questa la sede per ricordarlo - strumento per il quale oggi il Governo Prodi è ancora maggioranza di questo Paese, non credo di forzare il pensiero del viceministro Visco se evidenzio i dubbi che lui ha manifestato, la perplessità in ordine ad un lavoro che secondo lui dovrebbe essere più efficace per quanto riguarda il contenimento della spesa; un lavoro che, in base ad una ripartizione dei compiti all'interno del Ministero dell'economia e delle finanze, la chiama in causa direttamente.
Poiché il dibattito nel Paese mi sembra molto intenso, proprio sul contenimento della spesa pubblica, associandomi al viceministro Visco, mi piacerebbe avere alcune informazioni puntuali sulle decisioni che lei, Ministro, intende assumere allo scopo di ricondurre la spesa pubblica entro dimensioni più contenute. Infatti, è sotto gli occhi di tutti quanto sia aumentata la spesa pubblica del Paese in questo anno.

GIUSEPPE VEGAS. Signor presidente, vorrei porre alcuni quesiti specifici. Innanzitutto, per quanto riguarda il quadro


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macroeconomico, lei dice che è escluso un impatto diretto della crisi dei mutui USA, tuttavia, anche se non sappiamo ancora cosa succederà esattamente, sappiamo che la BCE (Banca Centrale Europea) ha immesso liquidità in maniera notevole nel sistema europeo. Le domando, quindi, che effetti ha questo sull'inflazione. Stando ai giudizi di tutti, la crisi ha qualche effetto - l'ha detto anche lei - sulla crescita del PIL 2007-2008. Con riferimento al 2007, invece, vedo a pagina 21 che gli obiettivi non sono mutati (si tratta sempre del 2,5 per cento). Probabilmente, quindi, qualcosa cambia, perché cambiando il PIL forse cambiano anche i saldi di finanza pubblica sull'anno in corso. Su questo non abbiamo avuto notizie, se non del miglioramento nell'assestamento del cosiddetto tesoretto.
Tra l'altro, mi sembra che il quadro macroeconomico non comprenda gli effetti del cosiddetto accordo in materia pensionistica e quelli del rinnovo dei contratti del pubblico impiego, per quanto riguarda il 2007, oltre all'attuazione, che si è vista non essere particolarmente brillante, del comma 507 della finanziaria, che in qualche modo deve essere rivisto.
Passando a pagina 11, le prospettive di crescita del PIL sarebbero positive se scontassero una serie di eventi o di riforme strutturali che non sembrano essere consentiti dall'attuale quadro, né economico né politico. La differenza fra le curve azzurre e quella blu ricorda quello che a scuola insegnavano come periodo ipotetico del terzo tipo, quello dell'irrealtà, ovvero «se la mia nonna avesse le ruote sarebbe un tram». Questo aspetto si riflette anche nel grafico successivo, relativamente alla questione del debito.
Non mi sembra che sia stata adottata nessuna iniziativa ulteriore per l'abbattimento o lo stop del debito, se non - e su questo mi piacerebbe avere una risposta del Ministro - in relazione ad uno degli argomenti contenuti nella risoluzione di approvazione del DPEF, cioè quello della vendita dell'oro della Banca d'Italia. Vorrei sapere se effettivamente il Governo ha intenzione di vendere l'oro della Banca d'Italia, poiché sarebbe una notizia di un certo interesse.
Della questione degli emendamenti ha già parlato il Ministro e mi trova pienamente d'accordo.
Per quanto riguarda la questione della composizione della manovra, lei ha detto che sarà di circa 10 miliardi, ma si tratta di 10 miliardi che concernono solo la finanziaria o anche tutti gli altri strumenti, quali collegati, decreti e quant'altro? Lo chiedo solo per sapere quale sarà l'impatto complessivo della manovra, considerato che la finanziaria, scissa dal resto è una parte del tutto. In particolare, mi interesserebbe sapere, a proposito della questione del cosiddetto «scalone» o «scalino» che dir si voglia, con che strumento - se un collegato, la finanziaria, un decreto legge - sarà introdotto nell'ordinamento e con che tempi, ossia se esso entrerà in vigore prima o dopo il 31 dicembre. Credo che questi siano elementi essenziali.
A latere di questo, signor Ministro, lei ha detto che l'emendamento presentato all'assestamento riconosce le maggiori entrate per il 2007, implicitamente dicendo - e su questo non posso che concordare - che non può servire a copertura di future spese, perché è comunque, a legislazione vigente, un miglioramento.
Detto questo, resta il dubbio sostanziale di come si copra la manovra lorda nel 2008. Se si doveva coprire con tagli di spesa, il suo grafico dimostra che i ministeri non vogliono operare tagli; mi domando come sarà possibile realizzare una manovra che sotto questo profilo sembra interessante nella parte positiva, ma meno comprensibile nella parte sottrattiva. Ancora oggi vi è una polemica sulla tassazione delle rendite finanziarie al 20 per cento; ebbene, si farà o non si farà? Credo che abbia senso che anche questo aspetto possa essere conosciuto prima dell'approvazione della manovra.

GUIDO CROSETTO. Il senatore Vegas ha anticipato alcune delle domande che volevo porle. Il problema, signor Ministro,


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è che diventa difficile da capire la logica di questa audizione. Se noi avessimo la possibilità di mettere assieme le audizioni svolte nell'ultimo anno e mezzo con lei e le risentissimo di seguito, una dietro l'altra, probabilmente alla fine usciremo da quest'aula, così come ne usciamo oggi, non avendo alcuna idea chiara. Abbiamo sentito, in quest'anno e mezzo, tutto e il contrario di tutto. Crescita, decrescita; conti a posto, conti fuori posto; aumento della pressione fiscale, diminuzione della pressione fiscale. Ripeto: tutto e il contrario di tutto.
Ascoltare che il Ministro dell'economia e delle finanze, in un'audizione alla Camera come quella di oggi, ha sostanzialmente ben chiaro quali sono i problemi è difficile da tollerare come parlamentari, impossibile da tollerare per un'economia, che si trova ormai in una situazione, dal punto di vista macroeconomico, difficile. Lei individua una serie di problemi che, senza difficoltà, in qualunque «bar dello sport» due camionisti con un artigiano individuerebbero e non una via di uscita, se non estirpare l'evasione fiscale e un generico «ridurre il peso della spesa corrente».
Peccato che, nelle pagine successive, accanto alla riflessione che riguarda la riduzione del peso della spesa corrente, noi leggiamo tra le righe - perché non c'è niente di esplicito, come quasi in tutte le sue audizioni; non c'è niente di chiaro e concreto - che potenzialmente l'aumento della spesa pubblica in questa finanziaria sarà di 10 miliardi di euro; sostanzialmente sappiamo, leggendo tra le righe, che saranno 20 miliardi.
Non vedo, tra l'altro, all'interno di questa spesa che aumenta e aumenterà - quindi dovrà essere finanziata non credo con il taglio di altre spese, ma con l'aumento della pressione fiscale - un segnale, ad esempio, nei confronti di una spesa sanitaria che nel 2006 ha prodotto un buco di 7 miliardi di euro (nell'anno in corso pare che le regioni ipotizzino un buco di 13 miliardi di euro) che, in qualche modo, dovrebbe trovare spazio anche all'interno dei conti dello Stato.
Il problema secondo me è il seguente: noi l'avevamo avvisata in occasione dell'approvazione della legge finanziaria dell'anno scorso e durante la discussione del decreto di giugno che le prospettive rosee, a nostro avviso, non erano tali. Dicemmo in quest'aula - basta leggere i verbali - che l'impressione era che lei stesse avvelenando i pozzi, perché il quadro macroeconomico sarebbe repentinamente cambiato, come poi è successo. Lei ci rispose che la previsione era quella di un aumento del PIL, di un'economia che sarebbe andata bene nel 2007 e nel 2008. Non è passato molto tempo, da luglio a ottobre.
A fronte di quelle previsioni, un Ministro dell'economia e un Governo serio avrebbero dovuto presentarsi in quest'Aula innanzitutto per chiedere scusa e poi per riconoscere che quella ulteriore spesa di 7 miliardi è stata, considerata la condizione economica attuale e quella dei conti pubblici a fine anno, un errore. È stato un errore fare quelle previsioni, è stato un errore spendere allora quello che avete chiamato «tesoretto», sapendo che oggi saremmo stati in una condizione macroeconomica difficile e diversa da quella che lei ci presenta.
Lei ci dice, ad esempio, che non ci sarà un impatto della crisi USA. Io attendo per il terzo trimestre i bilanci delle grandi banche europee, non solo di quelle americane, e probabilmente di qualche banca italiana. Vedremo allora se quello che lei ha detto oggi magari fra un mese e mezzo sarà smentito dai bilanci del terzo trimestre delle grandi banche e quale sarà l'effetto sui mercati finanziari di questi bilanci, che saranno sicuramente rivisti al ribasso.
Non ho una visione così positiva come quella che lei ci presenta oggi. Proprio per questa ragione avrei voluto che il Governo, prendendo atto di questa situazione, fosse venuto alla Camera per dire - ed era l'unica cosa che si poteva dire - che anche il quadro macroeconomico è cambiato, che le previsioni che avevamo, anche solo


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a giugno, sono smentite e che la prospettiva che ci ponevamo è cambiata. Maggiori spese, quindi, non sono possibili.
Lei ha dimenticato l'incidenza della sanità, ma anche quella del pubblico impiego, di cui non c'è traccia in questa previsione. Avremmo voluto, dunque, che avesse chiesto al Parlamento e, tramite il Parlamento, al Paese una politica di rigore che portasse l'Italia verso l'unica speranza per il futuro, quella di una riduzione sensata, anno per anno, del costo dello Stato per i cittadini, una riduzione del debito; insomma, una riduzione in prospettiva che passasse attraverso una riqualificazione e, contemporaneamente, un abbassamento della spesa.
La finanziaria che lei ci prefigura con questa relazione è un provvedimento di cui lei stesso dice di non avere il controllo, essendo il controllo politico. Allora ci chiediamo la ragione di questa audizione, anche se in realtà siamo noi ad averla richiesta.
Lei ci ha detto che le decisioni saranno prese da altri, ma secondo me anche la sua relazione non è quella che ci si aspettava, ossia una relazione che partisse dal presupposto della reale situazione dell'economia del Paese. Qualunque azienda - parlo di aziende da cento, duecento, trecento dipendenti - ad esempio nel settore collegato all'edilizia, che è uno dei settori trainanti del nostro Paese, prevede per il prossimo anno riduzioni del fatturato del 10 e del 20 per cento. Lo ripeto, qualunque azienda - non i tecnici del ministero, non i supertecnici di Confinustria - da 50 operai in su sa che il prossimo anno il suo fatturato subirà una riduzione del 10 per cento e nel 2009 una ulteriore riduzione.
Avremmo voluto che lei avesse preso atto di tutto questo, dell'errore commesso con la manovra di giugno, e che avesse iniziato una discussione non con una finanziaria divisa in quattro parti, che probabilmente non riusciranno ad arrivare alla fine per cui si preannuncia il solito maxiemendamento sul quale chiedere la fiducia. Non è questo, secondo me, un sistema serio, in un momento di crisi politica come quello che stiamo vivendo, per affrontare i problemi del Paese.

GIORGIO LA MALFA. Signor Ministro, parto dalla tabella di pagina 51 del DPEF, di cui lei era giustamente orgoglioso, ovvero da quella che lei chiamava la tassonomia delle spese eventuali. Lei indicava in 21 miliardi di euro per il 2008 le spese necessarie, alcune per impegni già sottoscritti e quantificati, altre per impegni inevitabili (finanziamento delle ferrovie, delle poste eccetera), altre per questioni da affrontare come i contratti del pubblico impiego dei prossimi anni, altre, infine, per varie esigenze. Auspicava, altresì, che questo finanziamento dei 21 miliardi venisse tutto incluso all'interno del livello della spesa primaria di oltre 700 mila miliardi, cioè implicitamente dicendo che voi avreste finanziato tutto questo e realizzato solo quello che è finanziabile senza aumento della spesa primaria.
Da questo incontro ci aspetteremmo di conoscere esattamente qual è la situazione rispetto a questa sua espressione di volontà. Quanto ci sarà di questi 21 miliardi nella finanziaria del prossimo anno? E quanta parte di questi 21 miliardi sarà finanziata con riduzione della spesa primaria, come lei aveva giustamente auspicato? Sono questi i dati macroeconomici della finanza pubblica che qualificano la sua impostazione.

GIULIO TREMONTI. Io penso che la storia - o la cronaca - tenda a ripetersi, se non per identità almeno per analogie. Oggi come otto-nove anni fa: oggi si chiama «tesoretto», otto-nove anni fa si chiamava «dividendo di Maastricht». Anche allora le maggiori entrate erano portate dalla lotta all'evasione - poi i dati hanno dimostrato il contrario - e non invece dalla migliore congiuntura economica. L'uso fu per ciclo elettorale e il fenomeno fu generale.
Ancora qualche giorno fa la Banca europea ha auspicato che non vengano ripetuti gli errori commessi da tanti Governi dei Paesi dell'area euro nel periodo


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1999-2000. Il fenomeno del cattivo uso delle risorse portate dal ciclo economico fu generale, ma in Italia fu assolutamente radicale: esso finanziò un ciclo elettorale. Forse è il caso di ricordare che la Commissione Prodi certificò, sul 2001, un deficit italiano pari al 3,2 per cento, tutto dovuto al ciclo elettorale.
Continuate pure così, signori del Governo; continuate a finanziare le infrastrutture con il TFR, continuate a finanziare le pensioni di vantaggio con maggiori contributi a carico dei precari, continuate a ignorare l'intensità del ciclo economico avverso che sta arrivando. Trovo questo vostro comportamento, quello che lei ci ha detto oggi, quello che si legge e quello che farete assolutamente irresponsabile. Se non è infantile il vostro atteggiamento è irresponsabile. Non vi rendete conto di quel che sta succedendo, forse non vi rendete conto di quello che state facendo.
Io penso che la peggior sorte che possa capitare agli italiani è che voi restiate al Governo. Penso che la peggior sorte che vi possa capitare è di durare ancora, per pagare domani le cose demenziali che state facendo oggi.

MARIO BALDASSARRI. Signor presidente, vorrei avere dal Ministro solo alcuni chiarimenti. A pagina 18, signor Ministro, lei cita il decreto-legge di giugno, che ha comportato maggiori spese per circa 6,5 miliardi di euro come risulta nella slide.
Questa mattina in Commissione bilancio è emerso che, non essendo approvato ad oggi l'assestamento di bilancio, questo decreto è totalmente scoperto. Lei molto correttamente e molto onestamente lo aveva già scritto nel DPEF, allorquando aveva riferito che l'indebitamento tendenziale quest'anno prima dell'approvazione di quel decreto sarebbe stato del 2,1 per cento rispetto al PIL, e dopo l'emanazione di quel decreto del 2,5 per cento. Questo aumento, scritto nel DPEF, dello 0,4 per cento di deficit è totalmente ascrivibile al decreto, cosiddetto «tesoretto». Non so se ci siano precedenti nella storia della Repubblica circa il fatto di aver approvato un decreto, trasformato poi in legge dello Stato attualmente in vigore, che a tutt'oggi non trova alcuna copertura nel bilancio pubblico. Vorrei un primo chiarimento su questo punto.
Contrariamente a quanto da lei affermato, l'assestamento di bilancio presentato a fine giugno e l'emendamento presentato nei giorni scorsi dal Governo non fanno emergere completamente le entrate occultate nei dati di dicembre, quello che voi chiamate «extra gettito» o «tesoretto», cioè entrate occultate che determinano quello che io continuo a definire un bilancio falso dello Stato (sulla base di dichiarazioni che membri di Governo hanno rilasciato sia prima che durante che dopo la presentazione del DPEF).
Ricordo che il DPEF cita un totale di entrate delle pubbliche amministrazioni pari a 715,4 miliardi contro i 703 miliardi a tutt'oggi iscritti a bilancio, cioè quelli di dicembre dell'anno scorso, che non sono ancora cambiati. Successivamente il viceministro Visco ha parlato di 717,4 miliardi; a fine agosto il Governo ne ha annunciati 720 e negli ultimi giorni ha affermato che c'erano altri 7-8 miliardi. Il totale dovrebbe rapportarsi a 728 miliardi, esattamente la cifra calcolabile a dicembre se si fossero fatti i conti delle previsioni 2007 sulla base dei parametri dichiarati dallo stesso Governo (gettito 2006 per crescita del PIL nominale per elasticità entrate PIL è uguale a 1,1).
Ebbene, se nell'assestamento in discussione in questi giorni di questo extra gettito è stata fatta emergere circa la metà, cosa ne sarà dell'altra metà che il Governo ha già dichiarato esserci?
Illustro la seconda richiesta di chiarimento. A pagina 21, signor Ministro, lei ci dice che a giugno il deficit tendenziale per il 2008 era del 2,2 per cento, il deficit tendenziale post manovra 2007-2010 del 2,2, il programmatico del 2,2. Nel DPEF, come ha ricordato il collega La Malfa, lei ha correttamente riportato il programmatico, ossia l'impegno del Governo a mantenere nel 2008 un deficit pari al 2,2 per cento del PIL, ma molto correttamente ha introdotto una tabella, chiamata tassonomia della spesa pubblica, che indicava


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circa 21 miliardi di spesa più o meno obbligatoria. Inoltre, si affermava esplicitamente che questa cifra era scoperta, cioè fuori dall'indicazione di legislazione vigente. Nel DPEF lei ha affermato che quei conti erano comprensivi dello scalone pensionistico e, avendo sostituito o avendo intenzione di sostituirlo, questo dovrebbe determinare altri 2 miliardi di spesa; se aggiungiamo altri 2 miliardi per la copertura più o meno sufficiente dei contratti del pubblico impiego, si arriva a 25 miliardi di spesa.
Ad oggi, alle tre del pomeriggio del 25 settembre, in questa tabella andrebbe riportato che il deficit tendenziale a legislazione vigente per il 2008 è del 4 per cento (questa è la situazione di oggi), il deficit programmatico che il Governo si impegna a perseguire è del 2,2 per cento.
Andrebbe spiegato, inoltre, quali sono i tagli di spesa - condivido la linea del riequilibrio attraverso il contenimento di spesa - o in alternativa le maggiori tasse per passare dal 4 per cento tendenziale di deficit per il 2008 che abbiamo oggi, sulla base dei dati e dei documenti formali del Governo, al 2,2 per cento.
I dubbi nascono se andiamo a pagina 16, laddove il Ministro - come sappiamo, nei giorni scorsi aveva invitato i suoi colleghi di Governo a presentare proposte di contenimento di spesa - scrive che sono arrivate richieste di maggiori spese per 20 miliardi di euro. Ora, vorrei capire queste maggiori spese in che misura sono addizionali o sono parte della sua tabella sulla tassonomia della spesa, ossia dei 21 miliardi di spesa non coperta scritti nel DPEF.
Infine, ricordavo con il collega Cirino Pomicino un episodio che risale a circa trent'anni fa, che potrebbe averlo trovato negli archivi del Parlamento. L'allora Ministro del tesoro propose una manovra da 9 miliardi così definita: meno 3 miliardi di spesa corrente, più 3 miliardi di lotta all'evasione e meno 3 miliardi di investimenti. Una manovra mai attuata da trent'anni a questa parte. Molto similmente, lei parla di ridurre il peso della spesa corrente ed estirpare l'evasione fiscale. I dati ufficiali dicono che quest'anno la spesa corrente primaria aumenta in rapporto al PIL di circa il 2,5 per cento all'anno. Dal momento in cui lei ha assunto l'incarico fino ad oggi, la spesa corrente aumenterà a fine anno del 2,5 per cento in rapporto al PIL. Questo dicono i vostri documenti.
È vero che nei cinque anni precedenti, come usate dire, anche il centrodestra ha aumentato la spesa corrente del 2 per cento in cinque anni ad una media dello 0,5 per cento di PIL all'anno. Quello che mi preoccupa è che si è accelerato per cinque la velocità di aumento della spesa corrente in questo solo anno. È alquanto paradossale, dunque, che lei parli di ridurre il peso della spesa corrente. L'unico strumento per ridurre il peso della spesa corrente è quello di interrompere l'attività di questo Governo, che in un anno l'ha aumentata in modo così dirompente.
Per quanto riguarda la tabella sul debito pubblico, è sconcertante che il rapporto debito pubblico/PIL venga riportato come profilo sulla base di un'ipotesi di crescita del 2 per cento all'anno (prima ipotesi) oppure del 2,5-3 per cento all'anno (seconda ipotesi) da qui al 2016. Eppure sappiamo tutti - e lei lo ha detto nella sua presentazione - che se va bene quest'anno chiudiamo all'1,7 per cento e l'anno prossimo all'1,3 per cento di crescita. Le preciso, signor Ministro, che questi dati di crescita poggiano su una previsione di cambio dollaro-euro di 1.30. Oggi siamo sopra 1.40 e lei sa meglio di me che ogni dieci centesimi nel rapporto euro-dollaro si perde 0,4 per cento di prodotto interno lordo. Il prossimo anno, dunque, se perdurasse questo «super euro» noi rischieremmo di stare attorno o sotto l'1 per cento di crescita. Cosa succede del debito pubblico, nei prossimi anni, in queste condizioni?

PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo cercare di contenere i tempi se vogliamo dare al Ministro la possibilità di replicare. Peraltro, per correttezza vorrei segnalare che il presidente Tremonti ha fatto sapere che si è dovuto allontanare perché alle 15,30


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era chiamato a presiedere l'Aula. Se siamo sintetici, riusciamo a concludere gli interventi e a sentire la replica del Ministro.

PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Ministro, grazie per le tabelle che ci ha dato, sebbene in qualche misura ripetano dati che già conoscevamo.
Desidero porre una semplice domanda sulla visione delle politiche economiche che è dietro la sua illustrazione. Mi sembra, ancora una volta, che lei ripercorra un criterio che, ahimè, è stato utilizzato per moltissimi anni: nel rapporto deficit/PIL, l'interesse è concentrato più sul numeratore che sul denominatore. Eppure, come si legge alla tavola 4, la circostanza che l'Italia è stata negli ultimi dieci anni la «Cenerentola», per tasso di crescita, tra i Paesi della zona euro, è legata proprio al fatto che, su questo versante, nessuno o pochi si sono impegnati a determinare un aumento della crescita. Ancora oggi, come si vede nella tabella 10, il tasso di crescita non è l'elemento guida della vostra politica economica. Almeno a me così sembra.
D'altro canto, lei sa meglio di me che un punto di crescita in più ridurrebbe il rapporto deficit/PIL dello 0,4 per cento o, in alternativa, darebbe 6 miliardi di disponibilità per una riduzione della pressione fiscale.
Dico questo perché non ci sarà mai risanamento e, meno che meno, ci saranno politiche redistributive se non c'è un aumento del prodotto interno lordo. Noi siamo, anche per il prossimo anno, a una crescita della zona euro intorno al 2,5 per cento. L'obiettivo programmatico - non quello tendenziale, signor Ministro - che il Governo si prefigge è quello di essere al di sotto del 2 per cento.
Voi dovreste non elencare gli obiettivi, che peraltro sono condivisibili - in politica la differenza non la fanno gli obiettivi ma gli strumenti - ma indicare se volete davvero finanziare la crescita. I suoi critici alla Giavazzi, alla Alesina diranno che c'è bisogno di fatti ordinamentali, parleranno di concorrenza e di liberalizzazione, ma c'è anche il problema di affrontare nel breve periodo una forte domanda - su questo concordo - non tanto sul terreno dei consumi quanto sul terreno degli investimenti pubblici e degli investimenti privati, per consentire una crescita del PIL capace di realizzare, a distanza di qualche anno, una politica dell'offerta basata, appunto, sul recupero di competitività e di altro.
Il problema che noi le poniamo è il seguente (non mi angosci, presidente Duilio, perché già vedo che è pronto ad invitarmi a concludere): all'interno dell'attuale bilancio dello Stato - non c'è verso - non avete un euro, né l'avrebbe nessuno, per finanziare la crescita. Nonostante il discorso del risparmio che si vuole portare avanti, voi mi insegnate che dal momento della definizione della norma alla sua attuazione passano diversi mesi.
Noi abbiamo l'esigenza di fare una sorta di start-up dell'economia, se vogliamo dare una mano a questo Paese per crescere e risanare la propria economia. Come è possibile farlo, se non recuperando risorse con operazioni di finanza straordinaria ma legate allo sviluppo?
Non devo ricordare alla Commissione bilancio allo stesso Ministro Padoa Schioppa e al Sottosegretario Sartor che le grandi multinazionali, così come le grandi banche italiane ed europee, quando hanno voluto finanziare sviluppo senza indebitarsi ulteriormente hanno fatto un grande spin-off immobiliare, consentendo di avere risorse straordinarie extra bilancio, la cui utilità però è data solo dalla capacità di finanziare domanda pubblica di investimenti ed investimenti del settore privato, quindi in realtà nel solo settore capitale.
Su questo prepareremo, naturalmente, degli emendamenti. Possiamo anche sbagliare, ma vorrei capire da dove, eventualmente, il Governo immagina di trovare le risorse necessarie per finanziare lo sviluppo o se immagina che lo sviluppo possa essere trainato solo dal ciclo internazionale, che in realtà certamente ci traina, ma ci fa crescere con un livello di incremento annuo che è ben al di sotto della crescita della zona euro.
Mi lasci concludere con una battuta. Sono un po' impressionato: lei si è impegnato


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a far sì che la finanziaria, questa volta, non superi i cento articoli. L'ultima volta avete concluso con un solo articolo e, se tanto mi dà tanto...

PRESIDENTE. Ovviamente è una battuta. Conoscendo l'esperienza del presidente Pomicino, è evidente che egli sa da che cosa è derivata la mole dell'anno scorso, dal punto di vista della tecnicalità. Comunque lo ringrazio. Mi dispiace di avergli dato l'impressione di angosciarlo sui tempi, ma non posso fare diversamente.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Ministro, le rivolgo alcune brevi domande. La prima riguarda la crisi dei mutui: non ritiene che ci siano degli impatti, in particolare per l'accesso al credito e al mercato obbligazionario, per le imprese? Questo può essere sicuramente un freno allo sviluppo.
L'altra domanda, invece, è di carattere più generale ed è legata a due punti della sua relazione: la riclassificazione di alcune poste di spesa e il sottoutilizzo dei fattori produttivi. Sulle entrate sappiamo che si può agire poco o niente. La pressione fiscale apparente è attualmente al 43 per cento, quella effettiva è oltre il 52 per cento. Uso gli stessi termini - «apparente» ed «effettiva» - utilizzati dall'ufficio studi della Commissione finanze. D'altronde, la gente ragiona in termini di pressione fiscale reale, nel senso che parliamo di chi le tasse le paga.
Sappiamo che questo è un problema, quindi bisogna agire tendenzialmente riducendo le tasse. Purtroppo, però, quest'anno abbiamo anche avuto lo sforamento del 50 per cento della spesa pubblica sul PIL, e questo è un altro problema.
Se dal lato entrate non si può fare nulla, dal lato spese bisogna fare molto. Si sa che, relativamente alle spese, sono tre i comparti da considerare: pensioni (cito la riforma dello scalone, la riforma Maroni), sanità (abbiamo il problema di monitorare le regioni in deficit e sarebbe interessante capire, ad esempio, cosa succede in Sicilia, visto che non se ne parla più ma sappiamo che qualche problemino esiste) e pubblica amministrazione.
Mi soffermo sul terzo dei comparti di spesa, la pubblica amministrazione. È saltata - stando a notizie di stampa - l'ipotesi dei prepensionamenti, quindi pare che non ci sia un grande intervento su quel lato. Proprio lì, invece, si potrebbe fare molto. Avanziamo una semplice proposta, e vorremmo conoscere un suo giudizio, dal lato della riclassificazione e della trasparenza di bilancio. Nel Libro verde sulla spesa pubblica c'è un'interessante tabella sulla distribuzione del personale nei comuni e, facendo riferimento ad altre fonti governative, cito l'esempio di una tabella molto emblematica che indica la distribuzione del personale nelle diverse regioni. Solo due regioni evidenziano una soglia sotto l'1 per cento del rapporto personale su popolazione attiva. Lascio indovinare, ma credo sia chiaro che le due regioni sono Lombardia e Veneto. Questo fa sì che, al nord, il rapporto personale su popolazione attiva abbia un valore dello 0,93 per cento, contro una media italiana dell'1,4 per cento (al centro 1,3 per cento, al sud 2,25 per cento).
Faccio un esempio banale: se in un comune di 6.000 abitanti all'anagrafe bastano due impiegati, e al nord abbiamo appunto due persone, mentre in altre zone d'Italia ne abbiamo otto, è evidente che sei persone, dal punto di vista della trasparenza, andrebbero giustamente riclassificate come spesa sociale. È giusto che si intervenga, ma quella è spesa sociale, non è più funzionale all'attività. Oltretutto, si tratta di un evidente sottoutilizzo dei fattori produttivi, e qui mi collego all'interessante slide di pagina 11.
Noi le chiediamo se esiste la possibilità di rendere più trasparenti i dati, da questo punto di vista. Considerato che si parla di federalismo fiscale e di perequazione, sarebbe anche interessante che questi costi standard venissero calcolati sulla base non delle medie nazionali ma delle migliori pratiche (se li calcoliamo sulle medie rischiamo di incrementarli).


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In conclusione, chiediamo se c'è la volontà di ragionare anche sui costi standard in termini di perequazione e se si intende tener conto, nei contratti, anche di queste distorsioni evidenti, che dimostrano un sottoutilizzo della capacità produttiva.

PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo concludere gli interventi entro dieci minuti per dare al Ministro la possibilità di replicare. Non devo ulteriormente ricordare che avremo la possibilità di parlare nuovamente con il Ministro tra una settimana circa.

RAFFAELE TECCE. Signor presidente, apprezzo l'articolazione della manovra che ci ha presentato il Ministro, con gli strumenti contenuti a pagina 17. In particolare, mi riferisco alla scelta di tener fuori dalla finanziaria il protocollo sul welfare e sulle pensioni, per permettere l'emendabilità di tale strumento da parte del Parlamento (mi riferisco al collegato di sessione). Peraltro, è di conforto la conferma delle previsioni del DPEF, nonostante le turbolenze estive, sui saldi e sugli obiettivi di indebitamento 2007-2008. Altro che irresponsabilità di cui parlava l'onorevole Tremonti o mancato rispetto degli impegni!
Nell'elencazione dei settori di intervento, la parte di riduzione fiscale viene rilevata limitatamente al pacchetto casa e viene indicata la semplificazione rispetto alle imprese. Il tema dell'utilizzo di maggiori entrate strutturali, a nostro avviso, va invece ricollegato anche a ciò che nella finanziaria prima e poi in sede di approvazione della risoluzione sul DPEF si è deciso, ossia la finalizzazione delle eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione, ovviamente qualora permanenti, alla riduzione della pressione fiscale prioritariamente per le fasce più deboli.
Pertanto, signor Ministro, proporrei di aggiungere ai temi che lei pone la riduzione delle tasse sui redditi da lavoro medio-basso, come chiesto dai sindacati, e la restituzione del fiscal drag, aumentando in questo modo la domanda interna che lei dice giustamente essere stato uno dei principali fattori di crescita. In secondo luogo, propongo di aggiungere la riforma delle rendite finanziarie, come chiesto unitariamente nel DPEF, con un'unica aliquota al 20 per cento, sia per le rendite capitali che per i conti correnti, destinando le maggiori entrate ad interventi fiscali a favore della famiglia e dei redditi più bassi.

FRANCESCO PIRO. Credo che si sia un po' perso il senso di questo incontro. È opportuno ricordare - lei lo ha fatto all'inizio, signor presidente - che questo incontro nasce da un punto della risoluzione votata dal Parlamento in occasione dell'approvazione del DPEF che chiedeva un incontro al Governo affinché questo chiarisse l'applicazione della direttiva del 3 luglio, con la quale sono state impartite alle amministrazioni le indicazioni sulla formazione della legge finanziaria.
Io credo che il quadro fornito dal Ministro sia stato interessante e utile, anche per le difficoltà che il Ministro non ha sottaciuto sia sotto il profilo procedurale che sotto il profilo della sostanza. La direttiva appartiene a quel filone di iniziative che mirano intanto a ricondurre a un quadro di compatibilità le attività dei vari ministeri. Inoltre, credo che attraverso questa via si possa davvero puntare alla riqualificazione della spesa che - come emerso dagli interventi di oggi (certamente non da quelli meramente declamatori) - rimane il punto essenziale per affrontare la crisi della finanza pubblica nel nostro Paese.
Desidero dunque rivolgere un apprezzamento al Governo: una volta che è stato dato puntuale adempimento a un impegno del Parlamento credo che ciò debba essere sottolineato.
Ricordo che la risoluzione impegnava il Governo anche a presentare un quadro sull'applicazione della legge finanziaria precedente. Abbiamo potuto riscontrare che, oggettivamente, sotto il profilo dell'applicazione concreta, dell'emanazione dei provvedimenti collegati e conseguenti alla finanziaria stessa, le cose non vanno molto bene. Ciò è indice chiaramente sia della complessità dei temi che la finanziaria


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ha affrontato sia di una difficoltà, nell'affrontarli, da parte dell'amministrazione.
Questo è comunque un punto essenziale e credo che il Ministro possa convenire su questo. Mi chiedo quindi se, accanto agli sforzi innovativi e per certi aspetti eccezionali che quest'anno sono stati compiuti e che si annunciano anche con la prossima finanziaria, non debba essere prevista anche l'introduzione di una qualche forma di valutazione dell'impatto amministrativo dei provvedimenti normativi che vengono assunti.

MICHELE VENTURA. Vorrei esprimere un apprezzamento per l'esposizione del Ministro, che con grande stile ci ha riferito lo stato della situazione, le decisioni che sono nelle mani del Ministro dell'economia e ciò che dovrà decidere il Consiglio dei ministri. Il Ministro ha fatto un discorso lineare, davvero apprezzabile.
Ebbene, non si può rispondere a quel discorso con comizi, per di più malfatti, e battute che si potrebbero evitare in una sede come questa. Non mi riferisco tanto al collega Crosetto, ma soprattutto al presidente Tremonti. Se il problema diventa quello di chiedere perché si lima una cifra, allora nella scorsa legislatura avremmo dovuto assistere a delle via crucis per quanto i dati erano sballati e per quanto venivano rivisti.
Signor Ministro, lei ha parlato dell'università e io l'ho molto apprezzato. Sarebbe davvero importante riuscire a trovare un rapporto fra spese per personale, ricerca, investimenti e produttività delle università.
Dal momento che Prodi parla spesso di interventi infrastrutturali - ho trovato per esempio da approfondire una parte dell'intervento dell'onorevole Cirino Pomicino - legati allo sviluppo politico mediterraneo e di possibilità che si aprono per l'Italia, in tempi rapidi, quando lei parla di interventi in campo infrastrutturale sarebbe interessante sapere a cosa ci riferiamo e conoscere la mole degli interventi.
Quella degli enti locali non è solo una questione che ci solleverebbe da alcuni problemi dopo la presentazione della finanziaria; sarebbe un passo avanti se si ottenesse un coinvolgimento vero di enti locali e regioni per quello che riguarda la compartecipazione alla gestione della finanziaria e del bilancio dello Stato. Vorrei sapere a che punto siamo riguardo a questo argomento.

ENRICO MORANDO, Presidente della 5a Commissione del Senato. Vorrei fare un breve annuncio ai senatori. Poiché la Commissione bilancio era convocata per le ore 16, ma siamo ancora impegnati in questa sede, direi di saltare la riunione delle 16 e di vederci direttamente alle 20,30.

PRESIDENTE. Approfitto per invitare i colleghi della Commissione bilancio della Camera a trattenersi qualche minuto alla fine dell'audizione per esaminare un emendamento relativo al provvedimento in discussione in Aula.

LELLO DI GIOIA. Credo che, nel momento in cui discutiamo di problemi che riguardano la finanza pubblica e che, quindi, investono le sorti del nostro Paese, sia giusto che vi siano delle posizioni diverse, avendo noi ovviamente impostazioni culturali estremamente diverse. Tuttavia, credo che vi debba essere rispetto all'interno del Parlamento, e anche in Commissione, quindi si debbano evitare affermazioni come quelle che abbiamo ascoltato quest'oggi. Ovviamente mi riferisco non ai colleghi Crosetto, Baldassarri, Cirino Pomicino, ma alle considerazioni del presidente Tremonti. Basta pensare - e anche queste tavole stanno a dimostrarlo - a quello che è accaduto negli anni passati per dare una risposta chiara sull'impostazione di politiche economiche e sull'impostazione finanziaria dello stesso presidente Tremonti.
Non voglio aggiungere ulteriori considerazioni, perché credo che emergano direttamente dalla documentazione che abbiamo a disposizione.
Vorrei ringraziare il Ministro e il sottosegretario per la lucidità e la chiarezza con cui hanno esposto i dati, ma anche per


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l'umiltà che hanno dimostrato. Credo, infatti, che il Ministro si sia presentato oggi davanti a noi con grande umiltà per spiegarci i dati macroeconomici, le questioni che riguardano l'indebitamento e la crescita. Credo che la politica impostata da questo Governo, confermata nelle documentazioni a nostra disposizione, parta appunto dall'abbattimento del debito, per passare alla crescita e all'equità.
Ritengo che questa sia la linea di condotta scelta dal Governo e i dati in nostro possesso ci confermano questo tipo di impostazione, che ci è stata presentata con onestà. Per queste ragioni, esprimo le mie congratulazioni al Governo.
Infine, per quello che riguarda il collegato - anche questo è un dato positivo, perché vi sono questioni che riguardano il welfare e altre che riguardano gli enti locali (anche questo è innovativo, per carità!) - voglio sottolineare che, relativamente all'accordo per l'università, importantissimo, sarebbe opportuno che si adoperasse un sistema per rilanciare la ricerca in questo Paese. Difatti, come lei ha sempre sottolineato, la ricerca è un fattore estremamente importante per la crescita complessiva del nostro sistema Paese.

LUANA ZANELLA. Ringrazio il Ministro e il sottosegretario. A pagina 24 il Ministro sottolinea i punti che qualificano la manovra. A me dispiace moltissimo, signor Ministro, ma non vedo un cenno - né qui, né nelle altre tabelle - che riguardi Kyoto, ossia l'ambiente. A mio giudizio, la manovra, anche in conformità e in armonia con quanto previsto all'interno della nostra risoluzione sul DPEF, avrebbe dovuto contenere questo aspetto in modo più esplicito, soprattutto dal punto di vista della qualità (poi considereremo le quantità).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Ministro, personalmente lo ringrazio per aver risposto alle questioni che avevamo sollevato per quanto attiene al metodo, che era l'oggetto di questa riunione. Il mio augurio è che il numero massimo di articoli della finanziaria, di cui egli parlava, riguardi il testo finale e non il testo iniziale.
Do ora la parola al Ministro per la replica.

TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, sarò breve, cercando di riprendere le questioni sollevate da ciascuno - o quasi - degli intervenuti e di concludere con una considerazione finale.
Onorevole Santanché, non do affatto per scontato né il versamento nella legge finanziaria del contenuto del collegato, né la fiducia. So che queste due tecniche sono state applicate quasi ogni anno nella passata legislatura e l'anno scorso da questa maggioranza. Questo non significa, però, che sia inevitabile ricorrervi anche quest'anno e debbo dire che questo dipende in larghissima misura dal modo in cui il Parlamento organizzerà i suoi lavori. Il Governo presenta una struttura che presuppone la possibilità di non ricorrere alle cose che lei paventa e cercherà di essere disciplinato per quanto riguarda la presentazione dei suoi emendamenti. Il resto lo si vedrà nei fatti.
Per quanto riguarda la crisi dei mutui, senatore Vegas, è verissimo, non sappiamo ancora quale sarà il loro effetto. Può darsi benissimo - e del resto la situazione si sviluppa giorno per giorno - che tale effetto sia più negativo di quello che pensiamo. Il mio cenno positivo è stato molto prudente; fra l'altro, il CICR (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio) si è riunito appositamente su questo tema, ha ascoltato le ampie relazioni dei tre presidenti delle autorità di vigilanza - Banca d'Italia, CONSOB (Commissione nazionale per le società e la borsa) e ISVAP (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni private) - e le risultanze sembrano essere rassicuranti per quanto riguarda le banche italiane. Questo non significa che l'economia italiana sia al riparo da effetti negativi. La nostra riduzione della previsione di crescita, del resto, in parte già sconta questo elemento.
Sulla dimensione della manovra ho parlato successivamente all'intervento del


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senatore Vegas e così anche sullo strumento con cui si attuerà quella parte della manovra che riguarda la previdenza e il lavoro, ossia il collegato di sessione.
Onorevole Crosetto, prima di venire qui ho guardato attentamente la sequenza delle mie audizioni in questa Commissione. Un giorno, se ne ha voglia, ne parleremo e mi segnalerà, anziché affermarle in maniera generica, le contraddizioni che ha rilevato e che a me non risultano. Le situazioni cambiano e credo che sia giusto seguirne i cambiamenti. La coerenza della linea di fondo e delle affermazioni riferite a cose che non sono cambiate credo francamente di averla osservata.
Sulla spesa sanitaria, faccio notare che essa è cresciuta in termini nominali del 6 per cento all'anno nei sei anni terminanti nel momento in cui noi abbiamo assunto la responsabilità di Governo. Abbiamo praticamente fermato questa enorme massa di spesa, ne abbiamo dimezzato il tasso di crescita; abbiamo utilizzato anche disposizioni che erano state inserite nell'ultima legge finanziaria precedente la nascita di questo Governo, come ho sempre riconosciuto. Le Regioni che hanno superato gli obiettivi sono adesso sotto un controllo e un monitoraggio che non hanno precedenti e che credo stiano dando buoni frutti.
Onorevole La Malfa, per quanto riguarda la tassonomia delle spese eventuali, si è trattato di un esercizio di trasparenza, ed è stato anche apprezzato. Non è stato assolutamente detto - ho riletto adesso il testo - che quelle spese saranno tutte effettuate. È stato detto, anzi, che saranno effettuate nella misura in cui troveranno copertura. Nel testo si parla anche di restituzione e stabilizzazione della pressione fiscale e si dice che bisogna trovare le risorse, a pressione fiscale invariata (oltre a quello che può essere disponibile come entrate, senza aumentare la pressione fiscale), nel mondo della spesa. Ed è una questione sulla quale tornerò. La dimensione della manovra sarà data dalle risorse che si reperiranno con questo metodo, che era quello annunciato nel passaggio del DPEF.
Non rispondo all'onorevole Tremonti, che non credo sia interessato ad ascoltarmi.
Passo alle questioni sollevate dal senatore Baldassarri. Le sue osservazioni sono sempre di una complessità tale che chiederebbero una lettura e uno studio del trascritto. Dico solo che questa pretesa mancanza di copertura non ha alcun fondamento, tant'è vero che gli uffici delle Camere hanno regolarmente validato la disposizione che è stata loro sottoposta.
Le cifre che parlano di un aumento di 2 o 2,5 punti della spesa corrente sul prodotto interno lordo, rispetto al PIL dell'anno scorso, sono un assoluto volo dell'immaginazione. Quello che noi sappiamo è che il rapporto tra la spesa corrente e il PIL è stato stabile e in leggera discesa nella legislatura 1996-2001; è stato riportato in forte salita nella legislatura in cui il senatore Baldassarri è stato viceministro in via XX settembre; è stato nuovamente fermato, in un solo anno, da questo Governo. Queste cifre sono quelle evidenziate nel DPEF, che il senatore Baldassarri ha citato, ma in maniera inesatta.
Onorevole Cirino Pomicino, tutta la nostra attenzione è incentrata sul denominatore. Quell'esercizio di crescita certamente serve a mostrare che lo spazio per una crescita maggiore esiste; se gli altri Paesi hanno aumentato la loro produttività a tassi molto più alti del nostro, che è vicino allo zero, non si comprende per quale motivo non possiamo farlo anche noi. Se il tasso di partecipazione alle forze di lavoro in Italia è particolarmente basso, non si vede perché non lo si possa elevare. Non credo che le politiche che possono permettere questo siano le politiche di bilancio, se non per la parte degli investimenti. Certamente la politica di bilancio dell'anno scorso e quella proposta quest'anno spostano risorse notevoli all'investimento in capitale fisico e in capitale umano. Lo si può documentare con le cifre, come abbiamo fatto in più di un'occasione.


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Per quanto riguarda l'intervento dell'onorevole Garavaglia, sono d'accordo quasi su tutto. In particolare, è molto importante il concetto di migliori pratiche. Lei ha citato il Libro verde: lì si dimostra chiaramente che se in ogni campo della spesa pubblica la realtà italiana - parlo di università, sanità, comuni, prefetture, istituti scolastici - si adeguasse al livello del miglior 10-20 per cento (quindi non al livello del migliore dei migliori, ma al livello del quarto, quinto, decimo migliore) si potrebbe contemporaneamente avere un enorme miglioramento di qualità dei servizi - vale anche per la giustizia, per i tribunali - e un enorme risparmio di spesa.
Il discorso di come questo sia facilissimo con penna e carta e difficilissimo nella realtà è ben diverso. Voi sapete meglio di me che l'ostacolo è nel potere legislativo, non meno di quanto sia nel potere esecutivo. Il numero di norme di questo genere che sono state bocciate nell'iter parlamentare è stato altissimo anche l'anno scorso.
Sull'applicazione della passata legge finanziaria c'è tutta una documentazione, quindi non torno sull'argomento.
Per quanto riguarda l'intervento dell'onorevole Ventura, il discorso sul Mediterraneo e sulle infrastrutture è ampio e lo troverà - mi scusi - nella documentazione che accompagnerà la manovra, così come la questione della partecipazione degli enti locali alla manovra. Noi abbiamo passato buona parte di quest'anno a difendere da un arretramento quello che abbiamo fatto l'anno scorso: penso ai ticket (anche qui si tratta di una responsabilità parlamentare, mi scuso per la precisazione), penso alla comprensibile richiesta dei comuni di sbloccare gli avanzi di amministrazione e ad altri temi di questo genere. Se queste cose fossero state fatte, noi avremmo annullato una parte degli effetti finanziari di quello che avevamo fatto l'anno scorso.
Credo che riusciremo a correggere una parte di queste cose con il contributo degli enti territoriali. Certamente lo spazio per miglioramenti della qualità e contenimenti della spesa nel mondo degli enti territoriali è almeno altrettanto grande di quanto sia nelle amministrazioni centrali. Condivido, quindi, che ci sia molto da fare.
Altre cose sono state menzionate - penso al protocollo di Kyoto - e sono ancora frutto di discussioni in sede di Governo, che non credo di poter anticipare.
Certo, gli elementi essenziali che ho illustrato saranno mantenuti: sarà una manovra finanziaria leggera, interamente di riqualificazione e di restituzione fiscale; una manovra che non sottrae nulla per destinarlo al miglioramento dei conti, perché il miglioramento dei conti impostato l'anno scorso continua a dare frutti; una manovra che sarà meno pesante anche dal punto di vista della quantità di norme. Certamente il punto delicato è la difficoltà con la quale si riesce a realizzare un contenimento deciso della spesa corrente.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Padoa Schioppa e tutti i colleghi senatori e deputati. Ai colleghi della Commissione bilancio della Camera rinnovo l'invito a rimanere ancora qualche minuto. Ringrazio anche il sottosegretario Sartor il Presidente Morando.
Buon lavoro, signor Ministro, per lei, per noi, per il Paese.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.