COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 8 novembre 2006


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ERMETE REALACCI

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, anche tramite la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
(Così rimane stabilito).

Audizione del ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, sulle problematiche relative alla disciplina e al controllo del settore degli appalti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, l'audizione del ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, sulle problematiche relative alla disciplina e al controllo del settore degli appalti.
Ringrazio non ritualmente il ministro per la sua disponibilità, dal momento che diverse volte egli è venuto in questa sede per confrontarsi con la Commissione.
La Commissione avvierà, domani, l'esame dello schema di decreto legislativo concernente disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante il codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture.
Pertanto, l'audizione odierna del ministro di Pietro rappresenta, a tutti gli effetti, l'avvio del lavoro della Commissione in materia e, per questo, è particolarmente importante.
Abbiamo concordato con il ministro che egli svolgerà una breve introduzione, a cui seguiranno gli interventi dei colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.
Do ora la parola al ministro.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. L'oggetto dell'audizione odierna è la disciplina e il controllo del settore degli appalti. Partecipo sempre con molto onore a queste sedute perché, ascoltando con molta attenzione ciò che viene segnalato in questa sede, ho la possibilità di monitorare e di affinare l'azione del Governo.
Come sapete, il ministero ha predisposto uno schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, che viene comunemente chiamato codice dei contratti pubblici di lavoro, servizi e forniture.
Vorrei fare un breve riepilogo dell'evoluzione di questo provvedimento correttivo che, come è noto, ha validità fino al luglio 2008. Esso ha introdotto una serie di precisazioni al fine di rideterminare l'efficacia temporale di alcune disposizioni, con particolare riferimento agli istituti giuridici di nuova introduzione; ha apportato alcune modifiche resesi indispensabili in relazione al differimento dell'entrata in vigore dei summenzionati istituti; ha apportato al codice, altresì, alcune correzioni di natura esclusivamente formale, per correggere talune sviste che un testo così complesso poteva presentare.
Ai fini di una più corretta valutazione da parte vostra, ho predisposto una relazione illustrativa dei singoli articoli dello schema di decreto legislativo in questione, in modo che per ogni articolo si spiega dove si è intervenuti, sia per sostituire una vocale, sia per correggere, invece, la sostanza. Trattandosi di una relazione di molte pagine, noiosa da leggere, e ancor più, immagino, da ascoltare, in quanto fa riferimento ad una serie di procedure tecniche, la consegno alla Commissione, risparmiando tempo utile per il dibattito.


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In linea di massima, le norme contenute nell'articolo 1 dello schema di decreto legislativo sono entrate a far parte della legislazione vigente a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 173 del maggio 2006. Da detta data fino al termine della sospensione, ovvero il 31 gennaio 2007, sono medio tempore applicabili le seguenti disposizioni: la legge n. 109 del 1994, per i lavori; il decreto legislativo n. 358 del 1992, per le forniture; il decreto legislativo n. 157 del 1995, per i servizi; il decreto legislativo n. 158 del 1995, per i settori speciali.
È una procedura molto complessa, che dobbiamo seguire in attesa che entri in vigore il testo unico. Quale è l'iter attuale? Lo schema di decreto legislativo è stato trasmesso alla Conferenza delle regioni e delle province autonome. Queste si sono riunite il 3 agosto scorso ed hanno chiesto l'inserimento, in un atto avente forza di legge, di una disposizione di carattere transitorio, in attesa di ulteriori interventi modificativi del decreto legislativo n. 163 del 2006. Hanno anche indicato come deve essere formulata questa disposizione.
La norma richiesta è del seguente tenore: «Fino alla data di entrata in vigore del decreto legislativo correttivo ed integrativo del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, da adottarsi d'intesa con la Conferenza unificata, si applicano, anche in deroga all'articolo 4 del citato decreto legislativo n. 163 del 2006, le disposizioni normative delle regioni e delle province autonome, in materia di appalti di lavori, servizi e forniture, concernenti la stipulazione e l'approvazione dei contratti, il responsabile unico del procedimento, la pubblicazione dei bandi e le procedure di affidamento degli appalti».
Naturalmente, vi consegnerò anche il parere della Conferenza unificata, da cui ho tratto lo spunto di cui ho dato lettura. In sostanza, si sostiene che fino a quando non entrerà in vigore il codice degli appalti si devono utilizzare i codici degli appalti regionali.
La situazione, come potete immaginare, è molto delicata, perché è necessario vedere, regione per regione, tutti problemi che si pongono. Del resto, vi ho riferito ciò che hanno detto le regioni.
Lo schema di decreto legislativo in questione, dopo il vaglio della Conferenza Stato-regioni, è stato inviato, per il relativo parere, al Consiglio di Stato, che si è riunito in data 28 settembre 2006. Mi sono permesso di portare tale parere, in modo che ognuno possa trarre le valutazioni che ritiene opportune. Mi sono permesso, altresì, di allegare al parere la lettera che abbiamo inviato al Consiglio di Stato per richiedere il parere stesso.
Come sapete, il Consiglio di Stato formula il parere in base alla richiesta. Sembra una questione di poco conto, ma in realtà basta formulare una richiesta in modo, ad esempio, unidirezionale per ricevere un parere di un certo tipo, anziché di un altro. Se si forniscono tre elementi di valutazione invece di cinque, è chiaro che la valutazione sarà differente. Ho ritenuto mio dovere, quindi, consegnare alla Commissione anche la richiesta, affinché possiate valutare se è stata omnicomprensiva o, invece, non completa.
In sintesi, il parere del Consiglio di Stato è il seguente: «Con riferimento alla proposta avanzata dalle regioni e dalle province autonome, il Consiglio di Stato ha ritenuto la stessa, allo stato, non accoglibile. In ogni caso, si è ritenuto opportuno soprassedere in merito ad eventuali correzioni sul riparto di competenze legislative delineate dall'articolo 4 del codice, nelle more delle decisioni dei ricorsi di legittimità costituzionale proposti dalle regioni Piemonte, Lazio e Abruzzo». In sostanza, nel parere si sostiene che è inutile intervenire adesso, perché è in corso un giudizio di legittimità costituzionale. Dobbiamo aspettare, dunque, che la Corte costituzionale decida quale dei codici debba valere, se quello regionale o quello centrale.
Prosegue il parere: «Pur condividendo pressoché totalmente l'impianto e le osservazioni svolte da questa amministrazione, il Consiglio di Stato ha espresso osservazioni in senso non conforme solo sul seguente punto (...)»; e qui trovate allegata una parte molto complessa,


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perché interviene su tutto il codice. Ve la risparmio - sono circa venti pagine -, e comunque la consegnerò alla Commissione.
Vi è un punto che il Consiglio di Stato non condivide. Si legge: «All'articolo 2 dello schema del decreto legislativo correttivo, alla lettera b), è previsto che in sede regolamentare - ex articolo 40, comma 4, del codice -, con l'inserimento della lettera f-bis), si detti la disciplina delle modalità di coordinamento in materia di vigilanza sull'attività degli organismi di attestazione» - sempre con riferimento ai SOA - «spettanti ai diversi soggetti istituzionali, quali l'autorità di vigilanza, il Ministero delle infrastrutture, il Ministero dell'interno, avvalendosi delle strutture e delle risorse già a disposizione per tali finalità».
In questo articolo, dunque, abbiamo stabilito che la vigilanza viene svolta da ognuna di queste autorità, con i mezzi che ha a disposizione; quindi, abbiamo previsto una vigilanza plurima.
Sullo specifico punto, il Consiglio di Stato, nel parere indicato del 28 settembre scorso, ha espresso l'avviso che detta disposizione debba essere eliminata dallo schema di decreto legislativo in esame, ritenendo che l'assetto normativo attuale assegni ogni competenza in materia di controllo sull'attività di vigilanza sulle SOA solo alle autorità preposte. In realtà, può al contrario affermarsi - questa è una valutazione nostra, che rimetto al vostro giudizio - che non si è tenuto conto della circostanza che, a partire dal decreto legislativo 10 gennaio 2005, n. 9, in particolare dall'articolo 20-nonies, la gestione del sistema di qualificazione dei contraenti generali fa capo al Ministero delle infrastrutture, che rilascia detta attestazione e presso il quale è altresì istituita una commissione per l'esame dei ricorsi amministrativi avverso i provvedimenti di attestazione.
Ne consegue che non è corretto affermare, de iure condendo, che il ministro delle infrastrutture ha abbandonato la gestione della materia in sede di amministrazione attiva. Quanto sopra per ribadire la necessità dell'inserimento della previsione normativa sopra accennata, che, senza nulla limitare o togliere all'attribuzione oggi riconosciuta, a legislazione vigente, all'autorità o ad altri organi istituzionali, si limita a richiedere che l'emanando regolamento detti mere disposizioni di coordinamento tra le attribuzioni esistenti.
In sostanza, poiché ci sono attribuzioni che già stiamo svolgendo, dare il controllo sulle SOA alla sola Authority finisce per impedirci di svolgere bene il controllo sulle commissioni per l'esame dei ricorsi e quello sulle attestazioni, che pure dobbiamo rilasciare. Pertanto, noi affermiamo che è opportuno che si stabilisca un coordinamento tra Authority e ministero per quanto di competenza.
Quanto alle possibili prospettive evolutive in relazione ai temi affrontati dal decreto legislativo, è opportuno stimolare le proposte che potranno venire dal confronto non solo parlamentare, ma anche con gli organismi associativi, che pure abbiamo coinvolto e stiamo coinvolgendo.
Le linee di intervento che si possono anticipare vanno verso più penetranti controlli anche sui flussi di carattere finanziario nel settore delle grandi opere. In questo senso, esiste una specifica proposta di modifica, già anticipata dal Ministero dell'interno e condivisa da questo ministero. Il controllo svolto dal Ministero dell'interno è consistito nel verificare la tracciabilità dei flussi finanziari in occasione dei pagamenti delle varie opere.
Per rafforzare i presidi a tutela della correttezza del sistema di qualificazione, il riconoscimento esplicito della funzione pubblicistica delle SOA è un'altra delle proposte che abbiamo avanzato; inoltre, in considerazione del fatto che l'ordinamento prevede già istituti che soddisfano le esigenze sostanziali alle quali risponde l'istituto comunitario dell'avvalimento, si potrebbe - bisogna però verificarlo con la Comunità europea - eliminare ciò che nel codice è sostanzialmente assorbito da altri istituti (il raggruppamento temporaneo, l'affitto del ramo d'azienda, il subappalto, il nolo e quant'altro).
Alla fine, si potrebbe arrivare a circoscrivere gli istituti al recepimento facoltativo, cioè quelli con efficacia sospesa fino al 31 gennaio 2007, senza escluderne l'introduzione


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nell'ordinamento, ma selezionando in maniera più rigorosa i presupposti applicativi a garanzia della tutela della trasparenza.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro per la sua relazione.
Do ora la parola ai colleghi che intendano porre domande o formulare osservazioni.

TINO IANNUZZI. Ringrazio il ministro per la sua presenza, per la relazione e per l'approccio alla materia.
Pongo preliminarmente all'attenzione del ministro e dell'intera Commissione un punto delicato. Certamente, siamo in presenza di una materia estremamente complessa e delicata, ricca di aspetti tecnici e giuridico-amministrativi di non immediata ed agevole comprensione. Siamo di fronte al codice degli appalti del 2006. Successivamente, il decreto legge n. 173 del 2006, convertito nella legge n. 228 del 2006, ha stabilito il differimento al 1o febbraio di talune disposizioni, congelando, di fatto, l'entrata in vigore di alcune norme riguardanti istituti importanti e delicati.
Ora ci troviamo di fronte ad un decreto legislativo - quindi, ad un atto avente rango e forza di legge - correttivo, che si muove nell'ambito di applicazione disegnato dall'articolo 25 della legge n. 62 del 2005 e che indica che cosa si può fare con le disposizioni correttive e integrative del codice entro due anni dalla sua emanazione.
È chiaro, signor ministro - questo è il punto preliminare, poi ci sono aspetti di merito, che pure vanno considerati -, che siamo di fronte ad una scelta che riguarda innanzitutto il Governo, e poi la Commissione. Tale scelta va chiarita, anche per definire il tipo di lavoro che possiamo e vogliamo svolgere. Si può rimanere, infatti, nell'ambito dei contenuti essenziali dello schema di decreto legislativo delegato che ci è stato sottoposto, varato in sede di Consiglio dei ministri e su cui si è acquisito il parere del Consiglio di Stato e della Conferenza unificata Stato-regioni e autonomie locali. Ci si può muovere, dunque, nell'ambito di questi confini, che ovviamente hanno una natura, lo dobbiamo dire, estremamente limitata e circoscritta: una serie di disposizioni riguardano correzioni di inesattezze o di improprietà di ordine materiale, altre sono precisazioni linguistiche o formali, altre ancora rispondono ad esigenze di coordinamento tra testi normativi che si sono susseguiti, ed infine vi sono alcuni punti limitati di innovazione.
L'altra prospettiva che è innanzi a noi, sulla quale però il Governo deve farci conoscere il suo autorevole e fondamentale punto di vista, è se non sia questa la sede per riprendere alcuni punti che sono sul tappeto, alcune questioni aperte. Da un lato, norme che riguardano il funzionamento di istituti rilevanti e delicati, oggetto del differimento dell'entrata in vigore delle relative norme del codice (la trattativa privata, l'offerta competitiva, l'offerta economicamente più vantaggiosa, il delicato istituto dell'avvalimento); dall'altro lato, come è emerso nel corso dell'audizione del ministro, il ruolo e le competenze dell'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici. Riguardo a questo aspetto, voglio ricordare che, come Commissione, in sede di esame della legge finanziaria, ci siamo pronunciati per una ridefinizione in sede legislativa delle competenze, del funzionamento e degli assetti organizzativi.
Questo è il punto di snodo preliminare. Faccio notare, infatti, che un conto è se dobbiamo muoverci nell'ambito dello schema che il Governo ci ha prefigurato e su cui sono stati acquisiti i pareri ex lege necessari; altro conto, invece, è se vogliamo cogliere questa occasione per una rivisitazione più ampia e per entrare nel merito di queste disposizioni. Naturalmente, però, per dare un senso costruttivo e preciso al nostro lavoro, la dialettica con il Governo e la conoscenza del suo punto di vista sono assolutamente necessarie.
Rimanendo nella prima prospettiva, sicuramente già emergono alcuni dati. Gli articoli 1, 4 e 6, comma 2, del testo proposto sono, in realtà, norme già vigenti, perché introdotte nel nostro ordinamento con l'articolo 1-octies del decreto-legge n. 173 del 2006. Sappiamo anche che vi è la necessità di un coordinamento con altre


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norme legislative in cantiere, in particolare relativamente alla composizione dell'Authority di vigilanza sui lavori pubblici, che nel decreto in materia fiscale collegato alla legge finanziaria, all'esame del Senato e già approvato dalla Camera, vede incrementare la sua composizione numerica da 5 a 7 membri.
Sappiamo, altresì, che il Consiglio di Stato ha posto due questioni fondamentali: da un lato, ci consiglia, per evitare la procedura di infrazione comunitaria già in corso, di sopprimere - non meramente differire - l'entrata in vigore dell'articolo 49, comma 10, sul ruolo delle imprese ausiliari; dall'altro, sottolinea che nell'ambito del coordinamento sulle attività di vigilanza delle azioni delle SOA va comunque tenuto presente, anziché rinviare ad un emanando regolamento, il ruolo che ex lege è già sancito per l'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici.
Tuttavia, su questo, signor ministro, è fondamentale capire la direzione di marcia che vogliamo seguire e qual è l'orientamento del Governo, in modo che la Commissione, in utile dialettica con il Governo, possa avviare il lavoro che è pronta a svolgere con pienezza del suo ruolo e delle sue funzioni.

PRESIDENTE. Mi sembra che la questione posta dall'onorevole Iannuzzi sia abbastanza chiara. Ascolteremo in seguito il parere del ministro. Il provvedimento che ci viene presentato ha dei contenuti abbastanza precisi, ma può essere anche la sede per affrontare altre questioni che sono rimaste fuori dal testo, così com'è stato formulato. È chiaro che, ai fini dell'esame da parte della Commissione, è fondamentale conoscere il punto di vista del Governo in materia.

FRANCO STRADELLA. Innanzitutto, ringrazio il ministro per la disponibilità straordinaria che ha dimostrato dall'inizio della legislatura ad oggi. Nel metodo, dunque, la sua azione è certamente encomiabile ed apprezzabile. I risultati, però, non sono del tutto rilevabili, perché, anche se ci siamo incontrati molte volte e abbiamo discusso di tanti argomenti, non è mai successo - eppure noi riteniamo che un orologio fermo abbia ragione due volte al giorno - che le cose dette soprattutto da questa parte della Commissione abbiano ricevuto un minimo di riflessione da parte del Governo.
C'è un assoluto distacco e un'assoluta disattenzione da parte del Governo rispetto alle considerazioni che andiamo svolgendo su questa materia. Concordo su quanto detto dal collega Iannuzzi: questa è una materia molto delicata, ed è essenziale che si conoscano gli indirizzi del Governo. Ma è anche essenziale che il Governo prenda atto del fatto che, attraverso questa materia, ci si inserisce in modo pesante sul mercato. Il mercato ha delle regole, deve avere delle autonomie, e alla politica spetta di dare dei segnali, delle indicazioni, dei controlli di metodo. Il mercato, però, non può essere condizionato e subordinato alle decisioni della politica, altrimenti finiamo per cadere nell'equivoco - spero che se ne esca in fretta - nel quale si è caduti con l'articolo 12 del decreto legislativo collegato alla legge finanziaria.
Credo che sulle questioni di merito del decreto avremo modo di intervenire, di esprimere opinioni e di valutare le intenzioni e le linee direttive del Governo nella sede opportuna. In questa fase, ritengo opportuno soltanto porre l'accento sulla delicatezza della materia in esame, sottolineando che il mercato deve avere delle regole ma non può essere rigidamente controllato, e che alcuni aspetti, grazie all'esperienza maturata negli anni passati (vedi le SOA o la norma sul general contractor), si possono migliorare senza correre il rischio di buttare via il bambino con l'acqua sporca. Mi pare, infatti, che ci siano aspetti che funzionano ed altri che vanno affinati.
Se l'intenzione del ministro e del Governo è quella di aprire un dibattito ed un confronto su questa materia, la nostra disponibilità è totale. Se, invece, l'intenzione è quella di calare dall'alto dei provvedimenti, senza permettere alla Commissione, in generale, e all'opposizione, in particolare, di dare un contributo, ci comporteremo di conseguenza.


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VITTORIO ADOLFO. Signor ministro, anch'io mi rifaccio all'intervento esaustivo del collega Iannuzzi, per non essere ripetitivo.
Riteniamo che uno schema che integri semplicemente alcuni aspetti di una materia così complessa non sia sufficiente. La materia, nel suo insieme, necessita di una rivisitazione e di un approfondimento nei suoi aspetti generali, perché investe una parte importante del mercato e una parte delicata dei rapporti fra l'imprenditoria e la cosa pubblica. Pertanto, la nostra disponibilità è totale nel riprendere, nell'insieme, la stesura generale di un provvedimento che va approfondito e che, sotto certi aspetti, crediamo debba essere anche snellito.
Questa è la nostra posizione e il contributo che intendiamo dare a questa materia così complessa e delicata. Naturalmente, questo processo dovrà coinvolgere anche la Confindustria, l'ANCI e tutti gli altri soggetti interlocutori in questo disegno normativo così importante.

PRESIDENTE. Credo sia utile sentire il punto di vista del ministro, che autorevolmente ha aperto la discussione della Commissione su questo tema.
È chiaro che, a partire dall'intervento dell'onorevole Iannuzzi, ma anche degli altri colleghi, le questioni poste in merito alla disponibilità del Governo a recepire eventuali integrazioni del provvedimento che ci viene presentato, che rispondono ad esigenze provenienti dai settori interessati al provvedimento stesso, richiedono da parte del Governo un chiarimento preliminare, che aiuterà anche il nostro esame.
Do pertanto la parola al ministro Di Pietro per la replica.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Rispondo ben volentieri, e con una certa soddisfazione, dal momento che non mi aspettavo tale richiesta, soprattutto da parte della ex maggioranza. Colgo al volo, pertanto, questa proposta.
Stiamo parlando di un codice dei contratti pubblici molto complesso ed importante. Al riguardo, si potrà dire tutto quello che si vuole, ma è certo che fosse necessario un codice sul quale poter discutere, eventualmente correggendolo e migliorandolo.
Con riferimento al codice, noi abbiamo bisogno di intervenire, e gli interventi possono essere di due tipi: correttivi o su tutta la complessa materia prevista dal codice stesso. Indubbiamente, ci sono degli istituti e dei temi rispetto i quali l'intervento, pur di tipo correttivo, significherebbe un cambiamento di funzione. Pertanto, ritengo che l'idea che avete avanzato - maggioranza e opposizione - di partecipare ad un processo formativo più importante di quello delineato nell'ambito del decreto correttivo sia non solo giusta, ma opportuna.
Noi abbiamo individuato le correzioni da apportare al codice in questione. Vorrei solo segnalarvi che il decreto di cui si parla è intervenuto a poche settimane dall'insediamento della nuova maggioranza. Bisogna avere anche un po' di umiltà: non si diventa esperti sul codice degli appalti solo per il fatto di essere nominati ministri. Abbiamo cercato di individuare le cose più macroscopiche, ponendo un'attenzione particolare all'errore materiale, e magari ci è sfuggita qualche valutazione di sostanza, che voi potete aiutarci a correggere.
In questo senso, quindi, vi chiedo di interpretare l'intervento correttivo come una proposta. Saranno gradite, dunque, eventuali indicazioni, sempre che pervengano nei tempi previsti (come sapete, esiste un programma temporale da rispettare).
Tenete presente, inoltre, che il decreto correttivo non deve essere solo quello in esame. È prevista, infatti, la possibilità di una serie di decreti correttivi. Se i tempi non sono sufficienti per rispondere ad un primo decreto correttivo, sappiate che potranno seguire ulteriori decreti correttivi, se queste saranno le indicazioni del Parlamento.
Per definizione, un contratto pubblico è un contratto sul quale deve esserci un'assunzione di responsabilità parlamentare. Il Governo, in questo senso, è più esecutore che determinatore. Il decreto correttivo è, dunque, aperto ad eventuali modifiche, che siano però all'interno dell'istituto della


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delega. Non possiamo andare oltre la delega, altrimenti il decreto verrà respinto dagli organi di controllo.
Personalmente, mi posso impegnare soltanto a tenere conto della volontà del Parlamento. Sarà ben difficile, se la volontà del Parlamento è indirizzata in un certo modo, che io scriva il decreto in un altro modo. Mi sembra piuttosto ovvio.
Inoltre, poiché è difficile fare tutto in poco tempo, mi impegno a varare, nei due anni concessi dalla legge delega, altri decreti correttivi, se necessari.
Più in generale, sugli istituti in questione, sono d'accordo a rivedere i decreti correttivi per la modifica dei singoli istituti. Se si vuole riscrivere il codice, invece, il problema è molto più complesso. Personalmente, nutro delle fortissime riserve sulla funzionalità, la trasparenza e l'efficienza delle SOA. La mia idea è di lavorare su questo aspetto, ai fini di un chiarimento effettivo del ruolo delle SOA, della loro funzione, del metodo con cui vengono validate, controllate e coordinate.
Per quanto riguarda l'Authority, a mio parere non è attraverso la mera moltiplicazione degli organi di controllo che si risolve il problema. Oggi, credo che le authorities in generale, e questa in particolare, debbano distinguere le loro funzioni fra gli istituti regolatori e il controllo operativo. Credo, quindi, che occorra una rivisitazione di questo istituto, per renderlo più rispondente alla funzione propria dell'authority. Non lo si potrà fare attraverso un decreto correttivo, perché ci sono leggi che regolano questa materia, ma bisognerà ridisegnare - ed io sono disponibile ad ascoltare tutti i suggerimenti che possono venire dal Parlamento - i compiti dell'Authority.
Oggi si può parlare di un insieme di compiti, come soggetto regolatore e come soggetto controllore. Come potete immaginare, si tratta di compiti differenti: una cosa è mandare la Guardia di finanza o gli ispettori del lavoro a fare un controllo in un cantiere, altra cosa è stabilire le regole con cui si devono svolgere questi controlli. L'Authority, a questo punto, potrebbe essere chiamata in causa in un contenzioso e finirebbe per perdere il suo ruolo di garanzia. Per come è delineato l'istituto, oggi questo rischio esiste. Vi è, quindi, la necessità di una rivisitazione.

PRESIDENTE. Ringraziamo il ministro, anche per le precisazioni, che sono molto importanti ai fini del lavoro della Commissione. Il ministro, inoltre, ha espresso la disponibilità, da parte del Governo, a prendere in considerazione proposte che riguardino sia l'ampliamento dell'attuale decreto, che dobbiamo esaminare, sia eventuali ulteriori decreti che vadano incontro alle esigenze prospettate dalla Commissione o - come hanno suggerito il collega Adolfo ed altri - a proposte di altri soggetti interessati.
Abbiamo ampliato, in tal modo, l'ambito delle potenzialità del nostro esame. Ricordo ai colleghi che abbiamo tempo fino al 2 dicembre per esprimere un parere su questo provvedimento. È opportuno - lo dico in primo luogo al relatore - coordinare il nostro lavoro con quello del Senato, perché l'esame, ovviamente, procede in parallelo. È chiaro che, se dai due rami del Parlamento arriveranno indicazioni convergenti, questo aiuterà il Governo ad individuare una soluzione.
Credo che l'audizione odierna sia stata molto utile. Ringrazio il ministro non solo per la cortesia di essere venuto in Commissione, ma anche per il merito del suo intervento.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,45.