COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 23 novembre 2006


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ERMETE REALACCI

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di una delegazione della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 1, del regolamento, l'audizione di una delegazione della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo.
Nel salutare i componenti della delegazione, ringraziandoli per la loro presenza, avverto preliminarmente che la presente audizione - dal punto di vista formale - non si svolge in congiunta con la 13a Commissione del Senato, come era inizialmente previsto, in quanto l'inizio della sessione di bilancio vieta, per motivi regolamentari, alle Commissioni dell'altro ramo del Parlamento di svolgere altre attività in pendenza dell'esame dei documenti di bilancio.
Ricordo, inoltre, che al termine dell'audizione sarà offerto un piccolo rinfresco, realizzato utilizzando esclusivamente prodotti del commercio equo e solidale. Su iniziativa di una serie di parlamentari - tra cui i componenti di questa Commissione - e del Presidente della Camera Fausto Bertinotti, sono stati introdotti nella buvette della Camera una serie di prodotti del commercio equo e solidale; riteniamo, infatti, che questa sia una forma di commercio che si avvicina ad un'idea di sviluppo equilibrato nel mondo. Tra l'altro, si tratta di prodotti molto buoni. Quindi, per la prima volta, in occasione di questo incontro, sarà offerto un buffet realizzato esclusivamente con prodotti del commercio equo e solidale.
Desidero altresì salutare i parlamentari europei presenti. Conosco molti di loro, tra cui i colleghi Sacconi, Musacchio e Prodi; mi fa particolarmente piacere rivedere il collega Guidoni, con cui ho studiato all'università e che non incontravo da diversi anni.
Vi elenco rapidamente gli argomenti oggetto di discussione, che potrebbero essere tantissimi. A nostro avviso, sarebbe particolarmente interessante avere uno scambio di idee su alcune questioni. La prima è quella legata ai mutamenti climatici - penso al Protocollo di Kyoto -, che noi riteniamo essere la missione dell'Europa nel mondo. È nostra convinzione che questo sia un tema qualificante all'interno e all'esterno dell'Europa e che possa dare nuovo cemento alla questione europea. Per questo, pensiamo che le conseguenze della Conferenza di Nairobi, le politiche che ne sono derivate, la coerenza dei singoli Stati - e da questo punto di vista l'Italia non è la prima della lista, dal momento che si registra un atteggiamento schizofrenico fra le dichiarazioni espresse a livello internazionale e le politiche adottate -, le politiche legate ai mutamenti


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climatici e all'energia siano per noi un punto chiave delle politiche europee e nazionali.
La seconda questione che intendiamo affrontare è quella relativa al REACH. A questo riguardo, a nostro avviso, Sacconi ha svolto uno straordinario lavoro. Anche se, come sappiamo, tale lavoro non è finito, ci teniamo molto e vogliamo capire come sta procedendo.
Sempre in quest'ambito, vi è una partita che darei quasi per acquisita. Sappiamo che l'Italia è indietro per quanto riguarda il recepimento delle direttive comunitarie; molte sono le infrazioni, alcune serie, altre più lievi e legate anche all'interpretazione delle direttive stesse. Il ministro dell'ambiente ha segnalato l'esigenza di una road map per rientrare da queste infrazioni, e noi accompagneremo questo percorso di applicazione delle direttive comunitarie.
Voglio, infine, aggiungere due considerazioni. La prima è che, nell'attività politica interna alla Commissione, con gli strumenti a nostra disposizione - tenete conto che le due Commissioni parlamentari hanno competenze in parte diverse: quella del Senato, in materia di ambiente e territorio, la nostra in materia di ambiente, territorio e lavori pubblici, ed anche protezione civile -, cerchiamo il più possibile di collegare le questioni ambientali con quelle legate al futuro, allo sviluppo, alla identità del nostro paese. Vi faccio un esempio: nella nostra Commissione sono attualmente in discussione due provvedimenti, uno, più limitato, sugli incentivi alla ristrutturazione dei centri storici, ed uno, più ampio, relativo alla tutela e valorizzazione dei piccoli comuni, che rappresentano la nostra idea di fare delle politiche ambientali una leva per ragionare sulle caratteristiche e lo scenario del futuro del paese.
Infine, indipendentemente dal confronto che apriamo in questa sede e da quello che abbiamo in modo costante con i colleghi del Senato, vorrei che questa fosse anche l'occasione per un rafforzamento dei nostri rapporti. In che maniera? Credo che sia essenziale avviare un rapporto costante fra i nostri uffici - sottolineo che i funzionari e gli uffici tecnici della Camera sono di livello altissimo, e penso lo siano anche quelli del Parlamento europeo e del Senato -, in modo che sia possibile, in tempo reale, uno scambio sui dossier aperti e sulle politiche trattate.
Da questo punto di vista, in sede di ufficio di presidenza della Commissione, è stata avanzata la proposta - rispetto alla quale stiamo cercando le soluzioni regolamentari possibili - di permettere ai parlamentari italiani presenti nella Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo di partecipare ai lavori di questa Commissione, quando essi abbiano uno specifico interesse o quando le questioni siano particolarmente rilevanti, in maniera da rendere anche simbolicamente più forte lo scambio, che è essenziale per le nostre politiche.
Do ora la parola agli ospiti e ai colleghi che intendano intervenire.

GUIDO SACCONI, Membro della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo. Vi ringrazio per questa opportunità, nonché per la possibilità di assaggiare i prodotti del commercio equo e solidale. Credo che il contenuto di solidarietà stia anche nel fatto che in questi due giorni, avendo avuto un timing decisamente molto intenso, non abbiamo mai mangiato: quindi, la vostra proposta è particolarmente efficace e ben accetta, almeno da parte mia!
Al di là delle battute, il senso della visita della delegazione della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo - come avviene, di norma, in occasione delle visite nei vari paesi - è quello di valutare e verificare in presa diretta la situazione dell'ambiente nel paese membro o candidato tale. Più in particolare, lo scopo è capire la situazione del paese per quanto riguarda l'applicazione delle normative comunitarie. Non facciamo queste visite per giudicare situazioni politiche o comportamenti,


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perché questo non rientra nei nostri compiti. Ciò ha caratterizzato, ieri, tutta la prima parte della nostra visita, l'incontro con le ONG, la visita a Napoli - non è necessario che vi descriva i problemi di quella città - e, oggi, l'incontro con il ministro Pecoraro Scanio. Sono d'accordo a raccogliere il testimone che mi ha passato il presidente, per guardare avanti e, soprattutto, per raccogliere - per parte mia, ma naturalmente i miei colleghi qui presenti possono correggere o smentire la mia posizione - la sollecitazione che ci ha rivolto, quella di rendere il nostro rapporto più continuo, più organico, più organizzato, non solo come parlamentari italiani, ma istituzionalmente, come Parlamenti.
Credo sia molto importante, e in misura sempre maggiore, anche considerando le difficoltà di applicazione della normativa europea, associare i Parlamenti nazionali alla fase ascendente della legislazione, oltre che, naturalmente, a momenti di dibattito strategico sulle grandi scelte che dobbiamo affrontare in materia di sviluppo sostenibile. Per questo, sono assolutamente d'accordo sull'opportunità di trovare forme, sedi ed occasioni per sviluppare maggiormente quella che è già una realtà.
Come sappiamo, in materia di politica estera l'Unione europea ha molti problemi. Tuttavia, dal punto di vista della politica internazionale nel senso più lato, in particolare in tema di sviluppo sostenibile, essa esercita già una leadership mondiale. Il Protocollo di Kyoto ne è l'esempio più importante: se è ancora in piedi, nonostante i ripetuti assalti, e se resta aperta - come a Nairobi è stato delineato - la possibilità di ragionare con una certa concretezza su Kyoto 2 (chiamiamolo così), ciò dipende da questo ruolo dell'Unione e da una più forte sinergia fra essa e gli Stati nazionali, Governi e Parlamenti in primo luogo.
Personalmente, ritengo che la scadenza del 2008, per arrivare alla definizione del cosiddetto Kyoto 2 - lo chiamo così per semplificare -, dovrebbe richiamarsi alla nostra capacità di alimentare un grande dibattito politico, culturale, economico. La novità di queste ultime settimane è che qualcuno si è anche incaricato di spiegare quanto costa, anche in termini economici, il cambiamento climatico.
Per ragioni di scaramanzia e di riservatezza - necessarie, quando ci si trova in una fase di stretta finale dei negoziati fra Parlamento e Consiglio -, chiederei di esentarmi dal parlare di REACH, anche perché non potrei rispettare la tempistica europea, come è evidente. Sono ancora convinto della possibilità che entro il voto in seconda lettura, previsto nella seduta plenaria fissata per il 13 dicembre - non abbiamo possibilità di andare oltre, per il rispetto delle regole interistituzionali -, si arrivi ad un accordo che dia il via libera all'applicazione. Tuttavia, posso confessarvi che la situazione è molto tesa. Siamo in uno di quei momenti che precedono un possibile accordo, in cui c'è anche chi lavora contro. Del resto, è qui presente anche la collega Oomen-Ruijten, «relatrice ombra» per il gruppo Popolare, che, se lo ritiene, potrà intervenire in proposito.
Mi permetto di segnalare che, nello spirito di crescente intensificazione dei rapporti reciproci, potrebbe essere interessante trovare un'occasione per discutere insieme ed esercitare, anche sulle autorità di governo nazionali e regionali, una funzione di indirizzo, di proposta e di stimolo per quanto riguarda i problemi applicativi di REACH. Quest'ultimo, naturalmente, presenterà nel breve termine problemi di un certo spessore - soprattutto per le imprese -, relativi ai costi, alla burocrazia, e via dicendo. Tuttavia, è anche portatore di grandi opportunità di qualificazione, di ricerca ed innovazione. Dunque, sarebbe utile intervenire, per minimizzare i problemi e massimizzare le opportunità, con un'azione di sostegno pubblico che colga il fatto che REACH non è solo un regolamento che migliora la tutela della salute umana e dell'ambiente, ma è anche una grande - forse, la più grande mai verificatasi - operazione di politica industriale. In questo caso, non si tratta di una direttiva, quindi non deve essere trasposto in una legge. È necessario


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solo essere attivi, come altri paesi già sono. Naturalmente, i miei colleghi possono allargare l'orizzonte di questi spunti.

RAFFAELLA MARIANI. Rivolgo un ringraziamento ai rappresentanti del Parlamento europeo per questo incontro, che ritengo molto opportuno. Desidero chiedere anch'io, per la nostra parte, più frequenti occasioni di confronto su alcune delle questioni che stiamo esaminando.
La domanda che vorrei formulare, nell'immediato - anche per il nostro compito di legislatori, pur riaffermando l'autonomia delle Assemblee -, riguarda la legge delega italiana sulle questioni ambientali. A breve, esamineremo un decreto che rivisita molte delle questioni che, in ambito europeo, sono oggetto di direttive e vorremmo capire quali possono essere gli elementi di raccordo, anche anticipatamente rispetto ad un lavoro che dobbiamo fare e che terminerà nei prossimi mesi. Questa credo sia l'azione più urgente e più importante che possiamo mettere in campo, collaborando nelle rispettive - lo sottolineo nuovamente - autonomie.
Un'altra considerazione riguarda il tema della protezione civile. In questi anni, anche nella passata legislatura, abbiamo cercato molto spesso di capire, in rapporto alle competenze dell'Unione Europea e del Parlamento, se vi fosse l'intenzione di costruire programmi per aiutare i paesi, non solo nell'ottica dell'emergenza - che purtroppo è quella che affligge, con misure e costi altissimi, le nostre comunità -, ma anche in quella della prevenzione. Altri paesi europei sono stati soggetti a gravi calamità naturali, che hanno provocato danni ingenti e trovato impreparate le istituzioni. Forse, potremmo costruire insieme un percorso che consenta di agire alla cultura della prevenzione e alle misure che le istituzioni possono assumere.

ROBERTO MUSACCHIO, Membro della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo. Sarò telegrafico. Intervengo soprattutto perché ho avuto l'occasione di far parte della delegazione del Parlamento europeo a Nairobi. Siccome in quella sede la delegazione ha assunto un impegno che riguarderà la Commissione ambiente, mi preme comunicarvela.
Di fronte all'importanza di questa fase, in cui Kyoto vive e traguarda di andare oltre, non si deve minimizzare il risultato. Avere attivato la continuità giuridica di Kyoto, perché sia attivata l'ottemperanza all'articolo 9, che prevedeva appunto la verifica giuridica di Kyoto, significa che nel 2008 possiamo raggiungere questo risultato. La fase, dunque, è decisiva. È necessaria - come ha detto Kofi Annan - una maggiore leadership politica, che i Parlamenti possono assumere.
Proporremo, quindi, alla Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo di funzionare da pivot, nel rapporto con le Commissioni ambiente dei vari Stati, sulle tematiche più urgenti: quella della presentazione e dell'approvazione dei piani sulle missioni e quella dell'attivazione delle nuove strategie che sono emerse anche a Nairobi. Mi riferisco ai due nuovi fondi per l'adattamento tecnologico e per le fonti rinnovabili, e a tutta la tematica, assolutamente decisiva, del trasferimento delle tecnologie, che apre all'allargamento verso la Cina, in particolare.
Questi sono i temi che dovremo affrontare insieme. Vorrei dire che l'Italia, al di là delle parti politiche, questa volta ha giocato un ruolo molto positivo. Il Governo italiano è stato apprezzato apertamente dal commissario per quanto riguarda, per esempio, la scelta di contribuire, con i primi fondi volontari, al fondo sulle energie rinnovabili, insieme alla Germania.
Come ho voluto esprimere questo riconoscimento al Governo italiano, così voglio dire una cosa di segno diverso, che mi sta a cuore personalmente. Mi riferisco agli incentivi che l'Italia assegna a fonti che sono tutt'altro che rinnovabili, attraverso il sistema Cip 6. Ho denunciato questa circostanza di fronte alla Commissione, anche attraverso un'interpellanza. Quelle risorse devono finanziare fonti rinnovabili


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ed innovazione, non più pratiche che, secondo me, non sono compatibili con l'Europa.

PRESIDENTE. È del tutto condivisibile anche l'ultima considerazione.

VITTORIO PRODI, Membro della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo. Vi ringrazio per questa opportunità. Ritengo che sia realmente un momento molto importante e che dobbiamo creare una continuità.
Per quanto riguarda Kyoto, credo che il riscaldamento globale sia tanto grave e tanto imminente da poterci aiutare ad arrivare alla coscienza della necessità di relazioni internazionali - di nuovo tipo, consensuali e di pari dignità fra i paesi -, che sono assolutamente necessarie per raggiungere il consenso per una disciplina delle emissioni. Ritengo che questa sia un'azione che noi dobbiamo portare avanti. In particolare, dobbiamo mettere l'Unione e i suoi paesi membri in condizione di contribuire a realizzare questo obiettivo, come sono effettivamente in grado di fare.
Inoltre, mi preme sottolineare che sono all'esame della Commissione altri documenti: la direttiva rifiuti e quella sulla protezione del suolo. Su questo credo si possa realizzare una sinergia forte. In particolare, l'innovazione della direttiva quadro sui rifiuti consiste nella lista di priorità delle operazioni necessarie, partendo dal risparmio e finendo, ma come ultimo punto, allo smaltimento. Una priorità è anche considerare il recupero energetico non più come smaltimento, ma come vero e proprio recupero, con la condizione di raggiungere un minimo di efficienza energetica.
Voglio ricordare anche la direttiva quadro sul suolo, che sta per essere impostata e che può avere una valenza molto forte, anche di sistema, in quanto è in grado di collegare tante altre problematiche. Da questo punto di vista, sollecito una collaborazione forte, perché ad ogni livello si possa contare sul massimo di capacità di proposta possibile.

RIA OOMEN-RUIJTEN, Membro della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo. Non potrò parlare in olandese, la mia lingua madre, quindi vi dovrete accontentare del mio inglese. Non sono italiana naturalmente, ma amo molto l'Italia.
Comincio col dire che sono stata per molto tempo parlamentare nazionale e presidente della Commissione ambiente nel Parlamento olandese. Sotto la mia presidenza, abbiamo iniziato una serie di attività. Ricordo che il primo interrogativo che ci ponemmo, all'epoca, fu quello di decidere come interagire con la normativa europea. Ebbene, ogni volta che il nostro ministro si recava a Bruxelles, gli chiedevamo di inviare al nostro Parlamento un documento che contenesse le spiegazioni del caso, quindi di venire in Parlamento per illustrarci ciò che aveva intenzione di dire. Al ritorno, il ministro delegato tornava a riferire quello che era accaduto a livello europeo.
Si comprende che, in questo modo, tutti sono al corrente di quanto accade e sono in grado di comprendere meglio quello che si può riuscire a fare e quello che, invece, forse non si può realizzare. Nei Paesi Bassi questo sistema ha funzionato abbastanza bene. Non so se utilizzate questo metodo di reporting anche in Italia. È assolutamente evidente che è importante essere sempre aggiornati su quanto accade al Parlamento europeo.
In secondo luogo, quello che abbiamo visto finora e la nostra esperienza presso il Parlamento europeo ci hanno insegnato che in Italia esistono numerosissime procedure di infrazione ambientale, e questo è un vero peccato. Come ho avuto occasione di dire stamattina al ministro, riguardo alla direttiva sull'orario di lavoro, ad esempio, l'Italia e il Lussemburgo sono gli unici paesi a non essere soggetti ad una procedura di infrazione, a differenza di tutti gli altri. Le infrazioni ambientali, invece, sono molto numerose. Dunque, è necessario capire come risolvere concretamente i problemi.
Se si parte con una partecipazione reale del cittadino, le speranze di successo


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sono maggiori. È importante che i cittadini sappiano quello che sta accadendo e qual è la normativa europea. È una procedura che è opportuno avviare subito. Oltretutto, il problema dell'ambiente va affrontato dal capo e non dalla coda.
Le infrazioni sono il risultato finale di una situazione che non è positiva. Se, invece, si parte con le valutazioni di impatto ambientale, fin dall'inizio si può sapere qual è il problema, se ci sono alternative e se si può trovare una soluzione. Sottolineo, quindi, l'importanza dell'impatto ambientale e della valutazione dello stesso.
È molto importante avere una normativa ben precisa sui rifiuti e, naturalmente, sull'incenerimento degli stessi. È chiaro che nessuno vuole che i rifiuti vengano bruciati vicino a casa propria, ma purtroppo è una questione che si pone in questi termini. Il problema, anche sotto questo profilo, è quello di non danneggiare i terreni. Quella dei rifiuti e della loro eliminazione è una questione che andrebbe esaminata con grande attenzione.
Ultimo punto, quello che riguarda il REACH. Al Parlamento europeo - io ne rappresento il gruppo più numeroso - stiamo cercando di raggiungere un equilibrio molto delicato, prevedendo una situazione in cui vi saranno autorizzazioni per determinate sostanze chimiche. Laddove esiste la possibilità di controllare le stesse, si dovrà consentire la fabbricazione di tali sostanze; non si può procedere con l'ottica di vietare tutto e comunque. Questo, naturalmente, deve avvenire tenendo conto di tutti gli aspetti ambientali.
Sono certa, comunque, che troveremo un valido compromesso, un vero punto di equilibrio anche per il REACH, che è uno strumento indispensabile. Dobbiamo ristabilire la fiducia presso i cittadini, ma tutto questo va fatto in maniera equilibrata, per evitare di peggiorare la situazione.

PRESIDENTE. Sono certo che troverete un punto di equilibrio. Personalmente, avendo seguito con attenzione e condividendo l'iniziativa del collega Sacconi, mi auguro che questa venga presto confermata dal Parlamento europeo.

GRAZIA FRANCESCATO. Noi vi abbiamo dato un warm welcome, un caloroso benvenuto. In realtà, come avete visto, è un benvenuto davvero warm, caldo, perché la temperatura a Roma - come del resto in tutto il mondo - sta crescendo in maniera palpabile. Noi ambientalisti abbiamo ripetuto, inascoltati per decenni, che si doveva fare un matrimonio tra economia ed ecologia, quindi integrare le politiche ambientali, sociali ed economiche.
Ci fa davvero molto piacere che, finalmente, il rapporto Stern abbia convinto quasi tutti. Vi ricordo che ci sono state tonnellate di rapporti, prima, del WWF International, di Legambiente, del WWC, del Wuppertal Institute. Meglio tardi che mai, comunque. Ebbene, come traduciamo questa indicazione di rotta, in maniera tale da arginare la famosa mitigation? È chiaro che, ormai, non potremo fermare questo cambiamento climatico. Bisogna dare il via, intanto, ad un grande dibattito e convincere che la politica della mitigation è comunque migliore di quella della adaptation (non tutti ne sono convinti), e poi avviare grandi piani nazionali, non solo in campo energetico - su questo siamo tutti d'accordo -, ma includendo anche il settore dei trasporti e della bioedilizia, che sono assolutamente cruciali da questo punto di vista. È necessario, dunque, un coordinamento.
D'accordo col CIP 6, direi che è assolutamente vergognosa la questione delle fonti assimilate: è una tipica trovata all'italiana, che spero verrà demolita. Dal momento che, in questo dibattito, l'Europa è stata trainante - non dimentichiamo che la Russia ha firmato soltanto perché l'Unione Europea l'ha costretta -, penso debba esserlo anche nel trascinare i paesi in via di sviluppo che, come sapete, prestissimo supereranno Stati Uniti, India e Cina nella produzione di gas serra.
Sicuramente, Kyoto è la priorità fondamentale. Noi siamo molto contenti che


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nella legge finanziaria sia stato introdotto un articolo ad hoc, l'articolo 160 - non è ancora sufficiente, ma è già un passo avanti -, e che sia stato previsto un fondo per la mobilità sostenibile. I trasporti, come ho detto, sono cruciali.
Sul REACH, non ripeto quanto è stato già detto. Anch'io sono d'accordo che si debba arrivare ad un equilibrio tra politica industriale e ambientale, tuttavia, come sapete, noi animalisti siamo estremamente preoccupati da alcune situazioni. Avrete tutti letto le ultime ricerche, che mostrano con chiarezza come la diffusione di sostanze chimiche nocive alteri, addirittura, il livello di intelligenza e di attenzione dei bambini. Quindi, si tratta di un problema di salute pubblica e di sanità davvero terrificante. Né, naturalmente, possiamo dimenticare i test sugli animali - so benissimo che sto parlando a persone estremamente sensibili - e tutto il grande dibattito che su questo si è sviluppato.
A proposito di animali, da naturalista non posso non ricordare l'altra grande violazione di cui l'Italia è protagonista ormai da tanti anni, quella della direttiva Habitat per la conservazione degli uccelli selvatici. Sapete che sono ben 13 le regioni in flagrante, continua, cronica violazione dell'articolo 9 e che non siamo riusciti a convertire in legge il decreto che era stato varato in agosto dal Ministero dell'ambiente. Credo che questo sia un altro capitolo su cui l'attenzione dell'Europa è molto più alta che in Italia; anche su questo, dovremmo aprire un dibattito più puntuale, per garantire che la nostra fauna selvatica sia finalmente tutelata.

UMBERTO GUIDONI, Membro della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo. Signor presidente, ho apprezzato moltissimo il discorso con cui ha aperto i lavori odierni, nel quale ha richiamato la necessità di un maggiore coordinamento fra Parlamenti nazionali e Parlamento europeo. Credo che su questo si giochi anche la capacità di tradurre le direttive europee nell'azione concreta di ogni singolo paese.
I ragionamenti che abbiamo svolto in questi giorni sulle violazioni commesse dall'Italia dimostrano che non sempre questo meccanismo funziona. Un maggiore coordinamento è importante anche e soprattutto nella fase di formazione delle regole europee. Spesso, ci troviamo in una situazione in cui il Parlamento ha una posizione più avanzata - e per l'ambiente questo è vero nel 90 per cento dei casi - rispetto a quelle della Commissione e del Consiglio. È importante stabilire, con i colleghi nazionali, un rapporto comune per poter far pesare ancora di più le posizioni del Parlamento europeo.
Credo che alcuni problemi, come hanno dimostrato gli episodi di questi ultimi anni, debbano ormai essere aggrediti su scala planetaria - Kyoto è sicuramente un esempio importantissimo -, quindi pensare di risolverli ciascuno per proprio conto, in Europa, è una chimera. Al contrario, abbiamo visto tutti l'efficacia di quelle iniziative in cui l'Europa è riuscita a parlare con una sola voce. Credo che sia importante continuare su questa strada.
Un coordinamento fra realtà nazionali ed europea è fondamentale, tanto più per il nostro paese, che spesso si trova in una situazione piuttosto strana, nella quale le opposizioni presenti in Parlamento non sempre rispecchiano la posizione del nostro paese in Consiglio. Questo era particolarmente vero con il precedente Governo, ma spero che con il nuovo esecutivo questa situazione venga recuperata e si possa lavorare insieme affinché gli interessi del nostro paese abbiano una maggiore capacità di incidere all'interno degli interessi più generali dell'Europa.

PRESIDENTE. Ovviamente, proseguiremo il lavoro comune; gli uffici si stanno già mettendo in contatto per capire come funzionano le cose. Vorrei chiedere un ultimo aiuto alla Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo su un terreno apparentemente laterale, richiamato anche


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dalla collega Mariani: mi riferisco alla protezione civile, materia di competenza della vostra Commissione.
Nelle prossime settimane - credo fra una decina di giorni -, il Parlamento italiano discuterà una mozione, presentata da alcuni di noi e sottoscritta da parlamentari di entrambi gli schieramenti, che trae spunto dal fatto che quest'anno, in Italia, ricorre il quarantennale degli «angeli del fango», cioè dell'alluvione di Firenze del 1966 e della grande mobilitazione dei giovani italiani ed europei, che accorsero al capezzale delle popolazioni ma anche dei beni culturali di una città ferita. Quella è stata una sorta di data di nascita, nel nostro paese, del volontariato di protezione civile. Poi, sono seguite altre tragedie ed altre mobilitazioni, ma quello rimane un punto di riferimento molto positivo.
La mozione propone che, anche al fine di provare a coordinare le politiche e le culture della protezione civile a livello europeo, si svolga ogni anno, a Firenze (io e Sacconi siamo parlamentari toscani, quindi potrebbe esserci un conflitto di interessi, ma lo dico anche per ragioni alimentari: mi dispiace che non abbiate mangiato in questi giorni, ma venire in Italia e non mangiare bene mi sembra una cosa contro natura!), un incontro dei volontari della protezione civile europea. Credo che tutti abbiamo a cuore il fatto che l'Europa non sia solo l'Europa delle regole, della moneta e dei mercati, ma anche l'Europa dei popoli e dei cittadini.
Partire da questo punto potrebbe essere importante. Vi chiedo se sia possibile un'analoga presa di posizione da parte del Parlamento europeo, o anche della stessa Commissione, al fine di avviare un lavoro comune, per costruire, intorno alla suggestione del volontariato della protezione civile, uno di quei fili di un'Europa dei popoli e dei cittadini che credo sia una finalità di tutti noi.
Ringrazio i nostri ospiti per la loro partecipazione e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,50.