COMMISSIONE X
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 3 ottobre 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DANIELE CAPEZZONE

La seduta comincia alle 15,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

Audizione del presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, ingegner Alessandro Ortis, sulle problematiche relative all'autosufficienza e alla sicurezza energetica dell'Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del regolamento, del presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, ingegner Alessandro Ortis, sulle problematiche relative all'autosufficienza e alla sicurezza energetica dell'Italia.
Abbiamo il piacere di avere con noi il presidente Ortis con la delegazione, da lui guidata, dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Saluto, con il presidente Ortis, l'ingegner Fanelli, il dottor Crea, l'ingegner Di Macco, il dottor Borriello, la dottoressa Serventi, il dottor Staffolani, il dottor Malamanna e la dottoressa Corazza.
La scorsa settimana abbiamo audito i rappresentanti di ENI ed ENEL; in una successiva data ascolteremo i rappresentanti del Governo, mentre un momento davvero importante sarà ascoltare la visione sull'attualità e di prospettiva del Presidente dell'Autorità garante.
Do la parola al Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, Alessandro Ortis.

ALESSANDRO ORTIS, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Signor presidente, onorevoli deputati, innanzitutto desideriamo ringraziare con viva sincerità la Commissione per averci voluto ascoltare sul tema assai delicato dell'emergenza gas e sulle possibili azioni da intraprendere per contrastarla.
In passato, tale emergenza è stata affrontata con procedure tendenti a tamponare gli squilibri nel breve periodo, che devono essere urgentemente integrate da soluzioni di carattere strutturale e di più lunga valenza temporale. Non sono infatti praticabili altre soluzioni da adottare nell'immediato, che ci mettano al riparo da future difficoltà.
Dal 1990 al 2006 in Italia la domanda di gas è cresciuta di un tasso medio del 3,7 per cento annuo e le previsioni per i prossimi 10-20 anni sembrano confermare incrementi annui superiori al 2 per cento.
La produzione nazionale di gas ha cominciato a calare dalla seconda metà degli anni novanta con un decremento annuale del 5,5 per cento dal 1995 al 2006, mentre nello stesso periodo l'importazione è cresciuta al tasso del 7,5 annuo.
Per valutare la criticità del nostro sistema a gas, è necessario analizzare il bilanciamento della domanda e dell'offerta non solo a livello annuale, come solitamente si considera, ma anche giornaliero, in quanto la domanda di gas naturale è molto variabile in funzione delle esigenze del riscaldamento civile.


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Pochi dati sono necessari per tale valutazione. L'offerta massima a livello giornaliero è pari alla somma delle capacità di importazione e di produzione nazionale - nel complesso circa 280 milioni di metri cubi/giorno - e della capacità tecnica di erogazione dello stoccaggio, pari a circa 270 milioni di metri cubi/giorno.
Tale offerta massima, pari quindi a circa 550 milioni di metri cubi/giorno, si realizza tuttavia solo nel momento in cui gli stoccaggi sono completamente pieni. L'offerta del sistema degli stoccaggi declina infatti rapidamente in funzione del loro grado di utilizzo.
Poiché in inverno la domanda di gas naturale nei giorni feriali si rivela mediamente superiore di circa 80 milioni di metri cubi/giorno rispetto all'attuale capacità di produzione e di importazione, il ricorso agli stoccaggi è indispensabile in modo sistematico e non occasionale. Al termine di un inverno mediamente freddo, l'offerta da stoccaggi si riduce quindi a circa 120 milioni di metri cubi/giorno.
Complessivamente, quindi, a fine inverno l'offerta massima può scendere a 400 milioni di metri cubi/giorno, mentre la domanda può raggiungere punte superiori ai 450 milioni di metri cubi/giorno in caso di freddo particolarmente intenso.
Appare quindi evidente come in caso di punte di freddo intenso alla fine della stagione invernale l'attuale sistema dell'offerta non sia in grado di fronteggiare compiutamente la domanda. Le iniziative opportunamente già poste in atto dal Governo quali la massimizzazione delle importazioni sin da novembre e il sistema di interrompibilità della domanda industriale consentono di mitigare il rischio, essendo finalizzate a preservare la capacità dello stoccaggio e, quindi, a erogare un'offerta adeguata anche alla fine del periodo invernale.
Se però in questa situazione ai rischi del clima si sommassero altre cause di riduzione dell'offerta invernale, quali ad esempio l'interruzione accidentale delle importazioni da uno dei principali metanodotti che hanno capacità dell'ordine di 80 milioni di metri cubi/giorno, il sistema potrebbe non riuscire a far fronte alla domanda.
Dai dati illustrati si evince che un sistema del gas adeguato alla attuale domanda dovrebbe disporre di almeno 130 milioni di metri cubi/giorno aggiuntivi di offerta, valore molto rilevante se confrontato con gli investimenti in corso, basti considerare che il rigassificatore di Rovigo apporterà appena 25 milioni di metri cubi/giorno aggiuntivi, mentre gli altri attesi potenziamenti dei metanodotti da Russia e Algeria contribuiranno per circa 35 milioni di metri cubi/giorno.
La situazione di deficit infrastrutturale si rileva quindi grave e duratura, giacché altre realizzazioni - nuovi stoccaggi, rigassificatori e nuovi metanodotti - sono attualmente incerte e comunque rinviate, mentre è previsto che la domanda di punta continui a crescere a un ritmo di almeno 10 milioni di metri cubi/giorno all'anno.
Occorre quindi aprire urgentemente un secondo fronte nella lotta all'emergenza, il più importante, quello strutturale, basato sulla nuova capacità attraverso il potenziamento dei gasdotti come indipendenza della rete di trasporto del gas, sulla costruzione di nuovi rigassificatori e sul significativo potenziamento degli stoccaggi.
Da un lato, quindi, come da due anni a questa parte dovremo adottare misure tempestive, atte a mettere a riparo il sistema e gli utenti finali dai rischi immediati, dall'altro attrezzarci con celerità per affrontare la vera sfida di incidere alla radice del problema con misure strutturali. Esse dispiegheranno i propri effetti non prima di un triennio e sul rischio emergenza peserà ogni giorno di ritardo.
A titolo di esempio concreto di quanto la soluzione dell'emergenza debba essere individuata nello sblocco delle infrastrutture, mi limiterò a citare il caso della Gran Bretagna, che due inverni fa ha dovuto affrontare una grave crisi degli approvvigionamenti. Dopo l'emergenza, sono stati attuati investimenti in gasdotti, rigassificatori e stoccaggi e il prossimo inverno è prevista un'ulteriore maggiorazione di 70


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milioni di metri cubi/giorno rispetto a quanto già fatto in più lo scorso anno. Già nei primi mesi di quest'anno gli operatori pubblicizzavano i ribassi nelle forniture determinati dalla nuova capacità rapidamente realizzata.
Da tempo sottolineiamo anche con segnalazioni al Parlamento e al Governo l'urgenza di assicurare al sistema produttivo e agli utenti finali un mercato del gas in grado di garantire sia la continuità che l'economicità delle forniture attraverso un'offerta capace non solo di seguire la dinamica della domanda in costante crescita, ma di anticiparla proattivamente con un fisiologico eccesso di offerta. Senza tale eccesso presente in tutti i settori veramente competitivi, nessun mercato può definirsi concorrenziale ed espletare la propria funzione calmierante dei prezzi. È infatti evidente come solo una situazione infrastrutturale di piena sicurezza possa supportare lo sviluppo di un compiuto mercato concorrenziale.
Il settore del gas naturale versa in una condizione critica da entrambi i punti di vista citati. La sicurezza e l'adeguatezza degli approvvigionamenti appaiono da anni a rischio e, anche in conseguenza di ciò, la concorrenza non ha maturato una dinamica in grado di garantire vantaggi ai clienti finali.
È inoltre necessario considerare come anche la maggior parte del fabbisogno interno di energia elettrica sia basata su centrali alimentate da gas naturale. Le strozzature strutturali nel sistema del gas determinano quindi forti impatti anche sul sistema elettrico, vanificando in parte gli effetti positivi come sicurezza e prezzi, ottenuti grazie alla liberalizzazione del settore elettrico.
Per individuare gli interventi necessari atti a fronteggiare in modo strutturale la critica situazione del settore, non si può prescindere da un'analisi delle cause che l'hanno determinata. In passato, dal punto di vista della domanda è stato fatto poco per contenere il tasso di crescita del metano sia negli usi finali che in quello elettrico. Negli usi finali, civili o industriali, solo negli ultimi anni si è rilanciata un'azione per l'uso efficiente dell'energia a risparmio che, tuttavia, per avere effetti consistenti dovrà essere rafforzata.
Nel settore elettrico, il tumultuoso sviluppo delle nuove ed efficienti centrali a ciclo combinato non è stato accompagnato da un adeguato sviluppo delle altre tipologie produttive rinnovabili e convenzionali. Dal punto di vista dell'offerta di gas, accanto al rapido declino della produzione nazionale, quasi nessuna delle pur numerose iniziative per la realizzazione di nuove infrastrutture di approvvigionamento o stoccaggio si è concretamente attuata.
A questo proposito, è di queste ore la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle misure urgenti in materia di finanza pubblica, di sviluppo e di equità sociale, il cui articolo 46 prevede alcune semplificazioni nella costruzione e nell'esercizio dei terminali di rigassificazione di gas naturale e liquido situati anche al di fuori dei siti industriali. Si tratta di misure che rappresentano certamente un progresso, ma dalle quali non ci si può attendere la piena soluzione delle criticità attuali o una forte accelerazione nella costruzione di nuove infrastrutture di adduzione.
Un ruolo importante in questo stallo di investimenti è svolto dalle opposizioni locali, problema sul quale è opportuno intervenire non con meccanismi di semplice imposizione, bensì attraverso l'adozione di regole che coinvolgano il territorio non solo in termini di responsabilità ma anche di convenienza, con penalizzazioni conseguenti a eventuali decisioni assunte.
Ridurre il problema della scarsità degli investimenti a quello delle opposizioni locali rappresenta tuttavia una semplificazione non compiutamente corrispondente alla realtà. Anche nel settore elettrico fino a pochi anni orsono si attribuiva la scarsità degli investimenti solo a problemi locali, in attesa di vedere emergere il più importante programma realizzativo d'Europa.
Quanto accaduto non è dovuto al fatto che nel settore elettrico improvvisamente ogni problema locale sia stato risolto, tanto che in alcune località gli operatori


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hanno rinunciato agli investimenti, bensì al fatto che vi si siano realizzate le condizioni sufficienti per l'ingresso di nuovi operatori. Esiste infatti una rete di trasporto indipendente e l'imparzialità dell'accesso alla rete e della gestione del dispacciamento è garantita da un soggetto che non ha alcun conflitto di interessi con i produttori. Nel gas, invece, questi servizi essenziali sono erogati da Snam Rete Gas posseduta da ENI, principale concorrente di eventuali nuovi entranti.
L'imparzialità è affidata solo al controllo ex post della nostra Autorità e dell'Antitrust, che possono sanzionare - come già avvenuto in vari casi - ma non impedire ex ante comportamenti anticoncorrenziali. Nel settore elettrico, esiste un mercato organizzato, la Borsa elettrica indipendente, e il gestore del mercato elettrico gestisce il mercato, il cui esito è alla base del dispacciamento effettuato da Terna. Nel gas è ancora impossibile realizzare un mercato organizzato credibile, la cosiddetta «Borsa del gas», in quanto il suo esito dovrebbe essere necessariamente gestito da Snam Rete Gas, azienda controllata da uno dei concorrenti in gioco, il dominante.
Se queste caratteristiche del settore elettrico non verranno riprodotte anche in quello del gas, difficilmente si potrà assistere a un consistente rilancio degli investimenti. Nel settore del gas esistono, peraltro, condizioni aggiuntive, connesse al fatto che l'ENI non solo è l'operatore dominante in tutte le attività della filiera, ma controlla anche tutte le infrastrutture estere di accesso al mercato italiano. I nuovi entranti dipendono infatti dall'ENI o in ragione dell'approvvigionamento del gas, sul quale le riconoscono un significativo markup sulle cessioni oltre confine, o in ragione di servizi indispensabili per operare sul mercato, quali il trasporto in Italia e all'estero e lo stoccaggio.
La capacità di stoccaggio quasi interamente dell'ENI/Stogit difficilmente può essere sviluppata senza impegnare con più efficacia l'utilizzo dei giacimenti esauriti, anch'essi nella quasi totale disponibilità dell'ENI.
Sono infine da menzionare per il settore del gas alcune criticità connesse all'eccessiva numerosità delle concessioni di distribuzione. Le gare per la concessione della licenza di distribuzione pongono eccessiva enfasi sul corrispettivo dovuto dal gestore del servizio al comune concedente, piuttosto che garantire precisi vincoli in materia di investimenti e di qualità dei servizi.
Tranne che in alcune limitate aree urbane del Paese, non si sono sviluppati soggetti con strategie atte a contendere il mercato civile. I clienti domestici spesso non possono operare un'effettiva scelta del proprio fornitore, che continua generalmente a essere l'attuale monopolista locale. Non esistono in tutti gli ambiti territoriali misure adeguate per proteggere i clienti finali caratterizzati da situazioni di disagio economico.
La normativa attuale, che prevede che i comuni possano applicare alle forniture di metano un sovrapprezzo da destinarsi a vantaggio dei consumatori più disagiati, è applicata in misura ancora marginale. Per far fronte in modo strutturale alla criticità del settore del gas naturale è quindi necessario un intervento radicale mirato prioritariamente al conseguimento di tre condizioni: una capacità di stoccaggio proporzionata alle esigenze del sistema sia in termini di sicurezza che di sviluppo della concorrenza, una rete di trasporto di maggiore capacità e indipendente, un celere e significativo potenziamento delle infrastrutture di interconnessione con l'estero, anche in funzione di una diversificazione dei Paesi produttori e fornitori attraverso nuovi gasdotti e almeno quattro rigassificatori iniziali.
La capacità di stoccaggio disponibile quasi interamente del gruppo ENI risulta largamente insufficiente a soddisfare interamente la domanda. Nell'anno termico 2007-2008 è rimasta insoddisfatta una domanda di spazio di stoccaggio per la modulazione ai clienti civili pari a circa il 31 per cento della capacità disponibile e un'ulteriore domanda per la modulazione di clienti diversi da quelli civili pari a circa il 32 per cento della capacità disponibile.


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Come già sottolineato nella nostra segnalazione a Parlamento e Governo del 24 luglio scorso, negli ultimi anni non è entrato in esercizio nessun nuovo impianto di stoccaggio, sebbene il Ministero dello Sviluppo Economico avesse già selezionato alcuni giacimenti su terraferma, provveduto da tempo ad avviare i procedimenti amministrativi per giungere all'assegnazione di quattro concessioni, avviato per altri cinque campi le procedure per l'individuazione degli operatori assegnatari.
L'attuale capacità di stoccaggio si ridurrà ulteriormente sin dal prossimo inverno per il venir meno - almeno parziale - di alcune capacità già autorizzate, che avrebbero garantito il mantenimento di tutte le disponibilità preesistenti.
Questo scenario si delinea in un contesto nel quale sarebbe tecnicamente ed economicamente realizzabile in pochi anni un sostanziale raddoppio delle capacità di stoccaggio. L'inerzia di Stogit non può essere imputabile né a scarsità di risorse economiche, giacché le tariffe le consentono da anni cospicui utili sistematicamente destinati per la quasi totalità ai dividendi, né a scarsità di risorse tecniche, considerando come l'ENI gestisca impianti di ben maggiore complessità impiantistica, né a scarsità di occasioni di investimento, poiché ENI dispone di quasi tutti i giacimenti esauriti o in via di esaurimento destinabili a stoccaggio.
Lo stesso recente piano di investimenti presentato da Stogit, in larga parte basato esclusivamente su interventi gestionali, appare decisamente inadeguato alle esigenze del Paese. L'inerzia appare dunque imputabile a motivazioni di strategia di mercato dell'ENI. Come già evidenziato anche dinanzi a questa Commissione, la rete di trasporto e di importazione quasi interamente in mano ad ENI tende a mantenere l'offerta agli stessi livelli della domanda, senza favorire lo scostamento delle dinamiche commerciali dall'andamento dei flussi fisici e, in prospettiva, la nascita di un mercato di libero scambio sul modello del rodato mercato elettrico.
Già nel febbraio 2006 la Commissione attività produttive della Camera dei deputati nelle conclusioni della propria indagine aveva ravvisato come occorresse «garantire un accesso ai terzi e un utilizzo neutrale delle infrastrutture di trasporto e di stoccaggio attraverso la separazione anche proprietaria tra l'operatore dominante e gli operatori Snam e Stogit, che gestiscono, in regime di sostanziale monopolio, la rete di trasporto degli stoccaggi».
Alle medesime conclusioni si era giunti nell'ambito dell'indagine congiunta condotta nel 2004 dalla nostra Autorità insieme all'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato. Confortano fortemente sotto questo aspetto le recentissime proposte legislative della Commissione europea, che hanno seguito quanto affermato dal Parlamento europeo con recente votazione. Tra le misure proposte spicca, infatti, la decisa preferenza per l'unbundling proprietario nella trasmissione trasporto ed energia come via primaria per dare nuovo impulso al mercato e alla concorrenza.
La terziarizzazione delle rete di trasporto a gas non può considerarsi un indebolimento dell'ENI, così come la terziarizzazione già realizzata delle rete elettrica non ha ridimensionato la vitalità dell'ENEL.
Emerge quindi con chiarezza come la nostra reiterata richiesta di una separazione proprietaria della rete e degli stoccaggi dall'operatore dominante così come da ogni operatore, da ogni produttore o venditore dell'Unione europea o non, attivo a monte o a valle della filiera, rappresenti non un estremismo teorico, ma un'urgente esigenza.
La situazione sta dimostrando che senza una rete indipendente non si crea un clima di fiducia negli investitori e negli operatori e utilizzatori, non si realizzano proattivamente infrastrutture e non si offre quel minimo sovradimensionamento di capacità infrastrutturali, che in qualunque mercato è condizione necessaria per promuovere una competizione efficiente, che avvantaggi i consumatori.


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Dal 2000 a oggi è stato realizzato solo il gasdotto Greenstream dalla Libia. I potenziamenti del TAG dalla Russia via Austria e del TTPC dall'Algeria via Tunisia dovrebbero essere operativi tra il 2008 ed il 2009. Il rispetto dei termini previsti dall'accordo tra ENI e Commissione europea per il potenziamento del TAG è fortemente a rischio per ritardi nelle procedure di autorizzazione in Austria.
Per garantire la sicurezza della fornitura contenendo la dipendenza dalle importazioni tradizionali, soprattutto da Russia e da Algeria, appare indispensabile diversificare gli approvvigionamenti sotto il profilo sia geografico che tipologico, come ad esempio nel caso del gas liquefatto via nave e proveniente da mercati non ancora adeguatamente accessibili per il nostro Paese. I terminali di rigassificazione rappresenterebbero quindi un'importante opportunità - già individuata in molti Paesi - per attenuare le barriere all'entrata di nuovi players, limitare il potere di mercato dell'operatore dominante e diversificare geograficamente e tipologicamente le fonti di approvvigionamento.
Sfortunatamente, questa strada non è stata intrapresa con la dovuta tempestività e convinzione in Italia, dove l'unico terminale di rigassificazione attivo resta quello del gruppo ENI a capacità limitata di Panigaglia, che contribuisce per una quota inferiore al 5 per cento delle importazioni.
In tale situazione, negli anni scorsi il Governo è stato costretto a intervenire con misure eccezionali per far fronte alle emergenze e ai rischi di black-out. Peraltro, superata l'emergenza, tende anche a smarrirsi la generale percezione dell'onerosità ambientale ed economica delle misure stagionali adottate.
Negli scorsi anni, per garantire la copertura del fabbisogno, sono stati adottati provvedimenti atti a contenere i consumi di gas massimizzando l'utilizzo dell'olio combustibile nelle centrali termoelettriche, anche con deroghe ai limiti di emissione previsti dalla normativa ambientale, riducendo le temperature e i periodi di riscaldamento nelle abitazioni, attivando contratti di fornitura interrompibili con ulteriori costi per la collettività.
Durante l'ultima emergenza gas, ad esempio, sono stati riconosciuti alla sola ENEL circa 66 milioni di euro a titolo di reintegrazione dei maggiori oneri sostenuti per l'utilizzo di impianti di produzione alimentati a olio combustibile, con un conseguente aggravio sulle tariffe dei consumatori.
Le politiche di emergenza, oltre a obbligare gli esercenti a modificare il proprio mix produttivo verso combustibili meno puliti e più costosi del gas, vincolano l'Autorità ad adeguare le proprie deliberazioni in materia, intaccando purtroppo anche la stabilità regolatoria indispensabile per il mercato.
L'esperienza degli scorsi inverni, la mancata disponibilità per l'inverno prossimo di ulteriori capacità di importazione da gasdotti e rigassificatori, nonché la riduzione, sia pur parziale, dell'attuale disponibilità di stoccaggio, sono motivo di seria preoccupazione per l'intero sistema nazionale del gas. Questa condizione di crisi è aggravata dalla carenza di nuovi entranti in grado di promuovere gli investimenti e di rompere l'inerzia in cui versa il mercato del gas. Tale inerzia non trova peraltro ragionevoli spiegazioni economiche, in considerazione dei risultati economici e finanziari registrati dalle società del settore.
In conclusione, ci permettiamo di sottolineare che gli elementi presentati oggi sono già stati più volte evidenziati dall'Autorità per l'energia, così come le analisi sul mercato del gas, che da tempo evidenziano gli elementi chiave di criticità riproposti durante questa importante e graditissima audizione.
Anche le soluzioni strutturali necessarie sono state almeno in parte delineate. Si tratta di promuovere gli investimenti e di dar seguito a decisioni già prese, come quelle relative alla terziarizzazione della rete di trasporto e degli stoccaggi, nonché di intervenire sollecitamente su questioni quali la certezza degli iter autorizzativi per le infrastrutture energetiche, in grado di


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garantire in una logica di lungo respiro economicità, certezza, continuità strategica degli approvvigionamenti e delle forniture finali ai consumatori.

PRESIDENTE. Desidero ringraziare in modo particolare il Presidente Ortis perché, come i colleghi avranno sicuramente compreso, non ha svolto solo una puntuale comunicazione sulla stretta attualità ma ha colto l'occasione per ridelineare un quadro complessivo e proporre alcune linee guida non solo sulla sicurezza degli approvvigionamenti, ma sull'apertura del mercato e sulle esigenze di concorrenza.
Do la parola ai colleghi che desiderino porre domande o chiedere delucidazioni.

MARILDE PROVERA. Proverò a essere estremamente telegrafica, impresa ardua anche perché la relazione, di cui ringrazio il presidente Ortis, è stata ampia e approfondita. Individuo però elementi di contraddizione laddove negli ultimi mesi molti hanno sostenuto un'incombenza dell'emergenza gas. A ciò si legano la necessità di realizzare un certo numero di rigassificatori di gas naturale liquefatto e il problema di separazione tra l'approvvigionatore e il distributore che oggi coincidono nella proprietà dell'ENI.
Per quanto riguarda le emergenze, i dati portati da ENI ed ENEL, qui convenuti in audizione, non erano assolutamente preoccupanti. Si è infatti affermato in audizione che ENEL sarebbe riuscita a provvedere e a mettere in sicurezza la situazione di questo inverno anche nell'ipotesi più gravosa, come nell'inverno del black-out. Tra l'altro, i rappresentanti di ENI hanno confermato che la situazione generale non appare così pesante da far prevedere un'emergenza a breve periodo.
D'altra parte, i giacimenti di gas naturale russi e nordafricani cui tradizionalmente si rifornisce l'Italia sono fra i più ricchi del mondo e non soffrono di alcuna riduzione di estrazione. Mi sembrano inoltre appianate anche alcune questioni di carattere internazionale, soprattutto per quanto riguarda la situazione della Russia. I responsabili di ENI hanno affermato di non aver riscontrato nelle imprese partner fornitrici alcuna difficoltà nel rinegoziare le condizioni di fornitura, nell'allargamento del partenariato su alcune attività di prospezione, sia di estrazione che di commercializzazione, né alcuna difficoltà nell'ottenere la quantità desiderata di gas. Esistono insufficienze, ma anche i dati da lei portati nel trasferimento del gas indicano disponibilità di immissione di gas pari a 280 milioni di metri cubi/giorno, pari a più di 100 miliardi annui totali, superiori ai consumi effettivi di 84,4 milioni di metri cubi del 2006 e massimi ipotizzabili per tutto il periodo che abbiamo davanti.
L'anno dell'emergenza freddo, il 2005, è stato caratterizzato da una percentuale dell'86,3. Dichiarare che nel prossimo periodo ci saranno difficoltà di infrastrutture mi sembra allarmistico, perché sono attualmente in realizzazione il potenziamento del metanodotto TAG di Tarvisio per l'importanza del gas russo, pari a 8 miliardi di metri cubi, entro ottobre del 2008, e il potenziamento del TTPC dall'Algeria a Mazara del Vallo per più di 6,3 milioni di metri cubi, entro il 2009, il nuovo metanodotto intercontinentale Italia-Grecia-Turchia per più di 23 miliardi di metri cubi, entro il 2011 e un nuovo ganglio Algeria-Sardegna-Piombino per più di 23 miliardi di metri cubi, entro il 2012, per un totale di oltre 60 milioni di metri cubi.
Forse il problema riguarda le riserve di gas, attualmente pari a 15 miliardi di metri cubi comprendendo i 5 miliardi delle riserve strategiche intoccabili. Si rileva forse l'esigenza di depositi che funzionino da polmone permettendo di modulare le forniture.
Anche per quanto concerne la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, esistono altri giacimenti da cui estrarre gas a prezzi forse più favorevoli in Nigeria, Thailandia, Birmania e Golfo Persico, ma spesso sono di dimensioni estremamente ridotte e si collocano in aree geografiche lontane e funestate da conflitti.


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La prudenza suggerirebbe quindi di non contribuire ad innescare ulteriori problemi tra questi Paesi fornitori.
Anche in base ai dati da voi forniti, ritengo quindi che non ci si trovi dinanzi a un'emergenza incombente e che, per quanto concerne la divisione delle due reti e della rete di distribuzione di approvvigionamento, si debba considerare, come in tutti i Paesi europei, che, se si dividono, si indebolisce anche il contrattatore di rifornimento.

RUGGERO RUGGERI. Anch'io ringrazio l'Autorità, perché ha sempre espresso con franchezza le proprie considerazioni in campo energetico. Ancora una volta, oggi, al di là della questione emergenziale, la relazione pone il problema nazionale dell'ENI. Come già ribadito e scritto, una vera liberalizzazione necessitava di un'attenzione a monte, durante il percorso e a valle. Ottenere più soggetti a monte è più difficile perché si prevede già un'OPEC del gas che limiterà la capacità di contrattare i prezzi, ma è possibile intervenire durante il percorso e soprattutto a valle.
Un primo elemento che caratterizza un'economia di libero mercato è la terzietà delle reti, la loro indipendenza. A parte il giudizio su un'eventuale emergenza, non siamo ancora riusciti, sia con il Governo Berlusconi che con il nostro, a dare un'impronta di maggiore libertà, aspetto che riguarda non soltanto i produttori, ma anche i consumatori. La miriade di licenze per la distribuzione pone nel nostro Paese un problema di aziende municipalizzate. Al di là delle misure da voi suggerite, il monopolio delle reti interne ed esterne crea grossi problemi per quanto riguarda lo stoccaggio.
Il problema nazionale risiede nell'inerzia negli investimenti rispetto alle nostre imprese, che stanno pagando un prezzo dell'elettricità prodotta con il gas doppio rispetto agli altri concorrenti europei, di fronte agli utili non indifferenti dell'ENI che dovrebbero essere investiti nella diversificazione delle fonti e in una diversa strategia aziendale.

GIOVANNI FAVA. Ringrazio l'ingegner Alessandro Ortis per aver prodotto un documento articolato e chiaro esplicitando le posizioni espresse dall'Autorità, che contribuisce in modo deciso alla variegata composizione delle posizioni assunte all'interno di questo mondo, dal quale in meno di un mese abbiamo recepito posizioni discordanti. Alcune audizioni hanno descritto la situazione in modo diametralmente opposto a quanto delineato oggi, giacché quanto assicurato da ENI e da ENEL diverge radicalmente da quanto indicato dall'Autorità. Siamo inclini a credere alla versione dell'Autorità, perché consideriamo elemento di garanzia l'esistenza di una terzietà.
Desidero porre una domanda concernente la terzietà e le reti. La scorsa settimana abbiamo preso visione di grafici che mostravano come in Europa per quanto riguarda il problema della terzietà, a parte due Paesi, tutti gli altri non hanno ancora raggiunto questo livello di autonomia per una serie di questioni meglio specificate da Scaroni. Vorremmo valutare la reale posizione, giacché egli ha affermato apertamente che, se esistesse reciprocità con gli altri Paesi, si potrebbe compiere un passo per primi, ma, poiché essa non esiste perché all'interno della stessa Unione europea non ci sono produzioni omogenee, è necessario valutare cosa succede.
Mi piacerebbe sapere se questo sia vero e - aspetto abbastanza spiacevole - se un vostro illustre funzionario stia veramente incontrando alcuni parlamentari in questi giorni per discutere strategie in merito alla questione di Snam Rete Gas. Come società quotata, infatti, per essere veramente autorità terza, dovreste astenervi da valutazioni che entrano direttamente nel merito di scelte che competono alla politica.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Ringrazio il presidente Alessandro Ortis per il lavoro e la sollecitazione, trasmessa dall'Autorità al Parlamento e al Governo anche negli anni scorsi, a far fronte a emergenze riconducendo a una condizione di normalità il nostro sistema energetico,


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garantendogli così la possibilità di competere a livello europeo internazionale e di avviare una fase di concorrenza reale nel nostro Paese positiva per gli utenti.
Gli sforzi compiuti dagli operatori devono tuttavia indurre a procedere ulteriormente nel processo di liberalizzazione. Le considerazioni dell'Autorità ci spronano dunque a realizzare rapidamente una serie di misure che giacciono ancora in Parlamento. La legge di riforma di liberalizzazione del sistema elettrico, ad esempio, è ferma al Senato.
Per parte nostra, la Camera dei deputati ha necessità di muoversi per far sì che, in qualche modo, si trovi risposta ad una domanda fondamentale che, nuovamente, rivolgo all'Autorità. Se la rete nazionale del gas è sufficiente a garantire un livello di competizione e di accesso alla rete quantitativamente superiore alle quantità di gas oggi utilizzate, il problema fondamentale riguarda l'adduzione del gas dall'esterno.
Per individuare priorità, quindi, è necessario valutare quali misure perseguire legislativamente anche come Parlamento per realizzare rapidamente una condizione positiva per gli stoccaggi, che devono essere raddoppiati rispetto agli attuali 12,5 miliardi disponibili, compresa la riserva. Non siamo di fronte a una condizione simile a quella di don Ferrante relativa alla peste manzoniana, giacché il presidente di ENEL ha dichiarato che l'emergenza gas è reale e che, se non si farà fronte alla questione degli stoccaggi e a una garanzia di sufficiente adduzione di gas, il sistema elettrico entrerà in crisi con un conseguente black-out o almeno un aggravio sulla bolletta degli utenti. Anche il presidente Alessandro Ortis ha rilevato come l'uso di olio combustibile ad alto tenore di zolfo per sostituire il gas mancante provochi un danno all'ambiente e ai consumatori. Se questo è il problema, le priorità sono rappresentate da stoccaggi e reti dall'estero. In seguito si deve procedere alla separazione e all'unbundling.

LUIGI D'AGRÒ. Desidero innanzitutto scusarmi perché, impegnato in aula e in altra Commissione, non ho potuto seguire l'interessante relazione del presidente Ortis. Una parte del mio intervento è stata già affrontata dall'onorevole Erminio Angelo Quartiani in relazione al tema della sicurezza e degli stoccaggi.
Purtroppo, in merito a questo problema confrontiamo quotidianamente le diversità di opinioni all'interno del Governo fra un'ala che effettivamente persegue la sicurezza del sistema energetico italiano e un'ala che sul piano ambientale cerca di mettere i bastoni tra le ruote. Vorrei capire come l'Autorità intenda segnalare al Parlamento questa distorsione e come il Parlamento possa intervenire. Ritengo che il problema della sicurezza e dell'approvvigionamento sia ormai europeo, non esclusivamente italiano.
Le grandi società europee si sono infatti indirizzate in termini di approvvigionamento verso il gas. Il tema coinvolge anche la garanzia di geopolitica e in questo momento nei Paesi da cui proviene il gas si rilevano fibrillazioni. Vorrei sapere quindi se esista un'iniziativa in termini di autorità europea. Sebbene infatti sia difficile creare un'autorità europea dell'energia, si rileva comunque un coinvolgimento. Vorrei dunque capire in che misura il nostro sistema tenda a fare in modo che i problemi energetici del nostro Paese assumano un valore rilevante all'interno di un contesto europeo.

LUIGI LAZZARI. Desidero formulare due domande rapidissime. La prima domanda riguarda il tema della priorità della liberalizzazione o dell'aumento delle forniture, giacché dubito sia possibile raggiungere contemporaneamente i due obiettivi in termini immediati, almeno nelle attuali condizioni politiche. Le chiedo quindi quale sia la priorità.
Comprendo come l'Autorità si trovi dinanzi a forze consistenti, giacché sia ENI che ENEL hanno affermato in questa sede che la separazione delle reti non sarebbe indispensabile. Mi rendo conto quindi di quali resistenze si rilevino anche rispetto all'azione dell'autorità. Vorrei sapere dunque se sia ipotizzabile un


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rafforzamento dell'Autorità e dei suoi poteri per vincere le resistenze nei riguardi dell'autorità ma anche della politica. Forse è opportuno rafforzare l'Autorità per rafforzare la politica.

PRESIDENTE. Grazie. Do la parola al presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, Alessandro Ortis, per la replica.

ALESSANDRO ORTIS, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Grazie, presidente. La serie di quesiti posti forse può essere affrontata partendo dal livello più complessivo evocato dall'onorevole Luigi D'Agrò, dall'onorevole Giovanni Fava e dall'onorevole Luigi Lazzari rispetto all'ottica europea.
Le preoccupazioni che abbiamo rappresentato, gli auspici, le richieste, i suggerimenti e le segnalazioni sono fortemente coerenti anche con il nuovo pacchetto presentato dalla Commissione europea e inviato il 19 di questo mese all'attenzione del Parlamento europeo e del Consiglio europeo. Abbiamo considerato tale pacchetto un'ottima base per il dibattito che necessariamente dovrà svilupparsi in quelle sedi e che certamente avrà anche risvolti nazionali nei vari Paesi. Ci è sembrato che per giungere a questo pacchetto sia stato utilizzato un giusto metodo. Le proposte legislative in esso contenute nascono infatti da un'analisi profonda sviluppata dalla commissaria Kroes e dal commissario Piebalgs coinvolgendo soggetti istituzionali di vari Paesi, anche con il nostro piccolo contributo, sia come Autorità italiana sia come Consiglio europeo dei regolatori.
Tale analisi approfondita coglie molti degli elementi posti nelle conclusioni della ricerca condotta sul mercato italiano dalla nostra Autorità insieme all'Antitrust. Questo vale sia per la tematica italiana che per la tematica europea, cogliendo molti aspetti interni all'analisi per quanto concerne non solo la diagnosi ma la terapia che lo stesso Parlamento e questa Commissione avevano posto all'attenzione del Paese con larghissimo voto bipartisan.
Guardiamo con molta attenzione a quel documento, frutto anche di una serie di audizioni. Nel recente pacchetto europeo che lo riverbera si pone pesantemente il problema degli approvvigionamenti del gas, perché indubbiamente la produzione interna, non solo nazionale ma complessiva dell'Unione europea, è in declino e si rileva una spinta a un settore termoelettrico alimentato da gas. Se fortunatamente la media europea dipende meno di noi dal gas, dovrà fronteggiare un incremento significativo delle importazioni. Nel pacchetto è infatti incluso un accorato accenno alla necessità di sviluppare il dialogo tra Paesi consumatori e Paesi produttori, ovvero Europa e Paesi fornitori di gas, come una cosiddetta «single voice», laddove ormai il mercato del gas percepisce situazioni che trascendono il semplice scambio di metri cubi su una piattaforma nel mondo. Una notizia di ieri riguarda l'Ucraina, dove speriamo non accada niente. Il problema è dunque al centro del pacchetto europeo.
Per rispondere adeguatamente all'onorevole Marilde Provera e all'onorevole Giovanni Fava, la questione della terzietà delle reti - ultimamente considerata quasi come una sterile polemica destinata a esaurirsi - nel pacchetto europeo è posta con assoluta centralità, tanto che si sta sviluppando un dibattito che coinvolge gli interessi differenziati di alcuni Paesi.
Con la nostra relazione annuale di luglio, mi sono permesso di rappresentare al Parlamento una situazione non molto chiara all'interno dell'Europa, laddove alcuni Paesi intendono progredire sul cammino delle liberalizzazioni e dell'apertura dei mercati avvantaggiandosi dei primi risultati ottenuti per raggiungere quelli attesi nel compimento di questo percorso, mentre altri Paesi stanno ripiegando su una focalizzazione «protezionistica». Questo atteggiamento si riverbera in modo speculare sul dibattito delle reti, giacché indubbiamente in Europa Paesi come la Francia e la Germania stanno cercando di opporsi all'ipotesi della terzietà delle reti dei trasporti, ma altri Paesi quali Spagna, Portogallo, Gran Bretagna,


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Olanda, Danimarca sono già andati in quella direzione. Ritengo che il cammino debba essere questo.
Abbiamo ascoltato con molta attenzione l'ultimo discorso pronunciato due giorni fa a Lisbona dalla commissaria Kroes in memoria della commissaria De Palacio, in cui vengono tratteggiati i contenuti di questo importante, nuovo pacchetto di proposte legislative per l'energia messo a punto dalla Commissione. Tre quarti di questo discorso sono imperniati sui vantaggi e sull'importanza di giungere a una separazione delle reti di trasporto dagli operatori che operino a monte o a valle, europei o non europei.
Rispetto alla questione dell'ipotetico indebolimento di alcuni operatori europei, tra cui il nostro, di fronte a una separazione da noi sempre auspicata, è opportuno ricordare che il peso del fatturato di questa rete di trasporto è pari a poco più del 2 per cento del totale del fatturato del gruppo ENI. In un'intervista, lo stesso amministratore delegato dell'ENI sottolineava come l'ente abbia come concorrenti con cui competere, si spera con risultati soddisfacenti, Exxon Mobil, British Petroleum, Shell, Chevron, Conoco, Total Fina. Nessuno di questi operatori ha la rete nazionale in pancia.
Sulla storia dell'indebolimento potrei aggiungere altre considerazioni, ma talvolta si evoca anche la reciprocità per affermare la necessità di farlo solo quando anche gli altri lo faranno.
In Italia, abbiamo sperimentato pienamente la terzietà della rete con l'elettricità, perché abbiamo avviato il percorso immaginando il GRTN eterna e la possibilità di separare la proprietà delle linee dalla loro gestione, per poi accorgerci - personalmente in maniera scottante avendo condotto le indagini sul black-out del 21 settembre - di come l'unitarietà di comando su questa questione sia un aspetto tecnico non trascurabile.
Dobbiamo perseguire entità che abbiano la responsabilità totale dello sviluppo delle proprie infrastrutture e dell'efficiente e professionale gestione della rete affidatale, che deve funzionare per tutti in egual misura. Deve essere un servizio neutro, affinché tutti gli operatori possano accedervi. Se questo è un bene per qualsiasi mercato rilevante, quindi anche per il mercato nazionale, va fatto subito, consentendoci di condurre altrove la sfida. Non ci si può lamentare se altri Paesi che tendono a chiudere non lascino entrare.
Dobbiamo leggere questo attivismo della Commissione europea anche nell'evidenza di una positività interna, che dovrebbe diventare reciprocità rispetto ai Paesi nostri confinanti con i quali pure abbiamo un colloquio - single voice - da sviluppare, quindi con applicazione dell'energy charter e della reciprocità anche presso Paesi nostri fornitori, le cui infrastrutture dovrebbero essere accessibili agli operatori in modo più liberale e aperto.
Per quanto riguarda le contraddizioni, onorevole Provera, poiché i dati sono molto ricchi, nella loro presentazione si può forse individuare qualche contraddizione. Poiché siamo qui in due, se il presidente lo consente, chiederei anche al collega Fanelli di intervenire in merito al bilanciamento, per rappresentare all'onorevole Provera l'importanza dell'esame quantitativo, non solo a livello annuale, ma necessariamente quotidiano, giacché purtroppo quest'ultimo rende il sistema capace di fornire risposte. La ringrazio della domanda, perché ci offre la possibilità di toccare un tema straordinariamente delicato, cosicché forse con questa audizione verrà valutato accanto al computo dei miliardi di metri cubi annui anche il computo dei milioni di metri cubi giorno che devono essere assicurati, per evitare il black-out.
In questo senso va anche la richiesta dell'onorevole Fava sulla questione della sicurezza che sempre fa capo a questo bilanciamento, così come il quesito con cui l'onorevole Quartiani chiedeva alcune conferme e valutazioni sui flussi interni, e soprattutto sui flussi di adduzione del gas.
Prima di passare la parola all'ingegner Fanelli, mi sia consentita una precisazione concernente un problema da gestire vissuto in prima persona. In merito a passate


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contraddizioni, alcune informazioni attengono a chi ha responsabilità istituzionali, altre agli operatori. Abbiamo già avuto l'informazione della bolla in passato e abbiamo sofferto nel febbraio 2005 e nell'inverno 2005-2006.
Questa previsione della bolla risaliva solo a pochi mesi prima. Nel corso di un'audizione in Parlamento, in questa stanza nel febbraio 2002 l'allora amministratore delegato dell'ENEL rassicurò questa Commissione circa la riserva di capacità in produzione elettrica. Chi le parla, onorevole, ha avuto la disgrazia di gestire i distacchi programmati del giugno 2003 e poi il black-out.
I dati, quindi, devono essere colti, letti, confrontati. Con ciò non intendo contestare alcun fatto specifico, perché non si è fatto riferimento ad alcun dato specifico, ma questo bilancio a livello di milioni di metri cubi/giorno, che adesso riproporrà il dottor Fanelli, deve essere valutato con molta serietà in pendant con le valutazioni complessive in miliardi di metri cubi da lei giustamente ricordate, che sono connesse agli impianti.
Se il presidente lo consente, su questo lascerei la parola al collega Fanelli.

PRESIDENTE. Grazie. La rilevanza delle sue considerazioni renderà probabilmente necessario disturbarla nuovamente molto presto.
Nel dargli la parola, pregherei però l'ingegner Fanelli di essere telegrafico, perché entro pochissimi minuti dovremo fermarci.

TULLIO FANELLI, Commissario dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Grazie, presidente, sarò assolutamente telegrafico. Ritengo che, per capire i tecnicismi inerenti i dati forniti sul metano, possa essere utile un paragone di tipo familiare, domestico. Normalmente nell'elettrico consumiamo 3.000 chilowattora all'anno, ma abbiamo 3 chilowatt di potenza installati, per cui in un'ora possiamo consumarne 3.
Se si considerano solo i 3.000 chilowattora all'anno - errore che si tende a indurre, onorevole -, 0,5 chilowatt sarebbe sufficiente per poter consumare i 3.000 chilowattora all'anno, anzi per poterli addirittura aumentare. La lavatrice, il phon e la lavastoviglie però non funzionerebbero.
Nel gas avviene esattamente lo stesso. Abbiamo cercato di evidenziare come, più che il problema quantitativo su base annua, ovvero quello usualmente evidenziato in termini di miliardi di metri cubi all'anno - bilancio domanda/offerta -, oggi appaia critico il bilancio in termini di capacità, espresso da un'analisi in termini di milioni di metri cubi/giorno.
Su questo, abbiamo cercato di porre dati che indicano come, se a fine inverno, a marzo, facesse molto freddo, ci sarebbe di nuovo una domanda di circa 450 milioni di metri cubi/giorno. In assenza degli interventi che per fortuna il Ministro ha già posto in atto, ma che sono comunque interventi di emergenza, che restringono la capacità del mercato, normalmente abbiamo 400 milioni di offerta.
Emerge quindi un gap di 50 milioni di metri cubi/giorno mancanti. Suggeriamo dunque di fare attenzione, in quanto se ne potrebbe aggiungere altri per eventi al di fuori della normalità del mercato. Questi sono i dati.
È giustissimo che il Ministero inviti a massimizzare subito le importazioni, affinché questo gap possa essere ridotto al minimo, con la speranza di evitare temperature troppo rigide a marzo.
Ogni cittadino spera di avere un sistema che in termini di capacità possa soddisfare la domanda non solo in caso di freddo, ma anche in caso di eventi accidentali e non.
Per far questo occorrono 130 milioni di metri cubi/giorno in più. Dopodiché, giustamente lei ha citato come i potenziamenti siano 6,5 miliardi di metri cubi all'anno ciascuno. Speriamo li facciano presto, perché ci sono stati numerosi rinvii.
Abbiamo cercato di evidenziare che questi 13 miliardi di metri cubi/anno aggiuntivi sono «solo» 35 milioni di metri cubi/giorno. Il fatto che con questi potenziamenti


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si aumenti la capacità annuale in maniera significativa incide quindi relativamente poco sul vero gap, che concerne la capacità. In questa relazione abbiamo tentato di compiere un progresso nella spiegazione di tecnicismi importanti per comprendere la dimensione e l'allocazione del rischio.
Mi fermo qui per rispettare l'invito del presidente.

ALESSANDRO ORTIS, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. Presidente, mi sono accorto di avere trascurato una battuta e un quesito posto dall'onorevole Lazzari sui poteri dell'Autorità.

GIOVANNI FAVA. Ha trascurato anche la mia!

ALESSANDRO ORTIS, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas. La legge istitutiva dell'Autorità attribuisce alla medesima il potere e il dovere di sostenere un'adeguata interlocuzione con il Parlamento attraverso audizioni come questa e attraverso segnalazioni. La nostra posizione riguardo alla questione Snam Rete Gas è stata esplicitata da anni.
È nostro desiderio e dovere sostenere in modo efficiente questa interlocuzione anche attraverso comunicati, risposte a lettere dei singoli deputati e della Commissione. Per rendere più utile tutto questo, ci rendiamo disponibili a un dialogo continuo, tanto in sede istituzionale di Commissioni, quanto con i singoli deputati attraverso colloqui diretti e comunicazioni.
Se l'argomento trattato è per l'ennesima volta una sottolineatura o una precisazione rispetto alla posizione dell'Autorità in merito alla terziarizzazione delle reti, tutto ciò appare ortodosso con la posizione da noi sempre espressa e con il desiderio di poter offrire ai deputati un servizio di informazione e una finestra sempre aperta.
Confermiamo, quindi, la nostra piena disponibilità a questo tipo di colloquio a cui teniamo molto e di cui siamo grati.
Rispetto alla questione dei poteri per l'Autorità, ritengo opportuno fare riferimento alla memoria da noi presentata alla Commissione affari costituzionali in occasione di un'audizione concernente il disegno di legge sulla riforma delle Autorità. Potremmo quindi distribuire una copia dei commenti e degli apprezzamenti che abbiamo avuto modo di esprimere.

PRESIDENTE. Presidente, la ringrazio per il serio allarme che lei oggi ci ha trasmesso, nonché per averci ricordato alcune linee guida per l'apertura dei mercati, di cui il nostro Paese ha particolare bisogno. Grazie a tutti.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,20.