COMMISSIONE XII
AFFARI SOCIALI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta antimeridana di mercoledì 31 gennaio 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MIMMO LUCÀ

La seduta comincia alle 8,35.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

Audizione del sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, sull'ordinanza del 12 dicembre 2006 del Ministero della salute «Tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani».

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, sull'ordinanza del 12 dicembre 2006 del Ministero della salute «Tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani».
Do subito la parola al sottosegretario Gaglione, che ringrazio e saluto anche a nome della Commissione.

ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Ministero della salute ritiene di dover sottolineare come l'ordinanza del 12 dicembre 2006, in tema di tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani, rispetto alle precedenti ordinanze in materia, contenga certamente alcuni elementi innovativi, che garantiscono una maggiore tutela sia per gli animali sia per i cittadini.
Relativamente agli elementi di maggiore tutela del benessere dei cani, sono state previste norme di cautela importanti, quali il divieto del taglio delle orecchie, della coda e delle corde vocali, nonché la definizione dell'uso del collare elettrico come maltrattamento perseguibile ai sensi della normativa vigente. Altro elemento qualificante è l'istituzione di percorsi di controllo e di rieducazione per la prevenzione delle morsicature, da applicare agli animali che abbiano già morsicato, da inserire in un'apposita lista.
L'elenco delle razze canine, e loro incroci, è stato definito da una commissione appositamente istituita presso il Consiglio superiore di sanità, i cui lavori si sono svolti nelle sedute del 29 settembre e del 17 ottobre 2003. L'elenco si riferiva a 16 razze, di cui almeno 9 pressoché inesistenti sul territorio nazionale, come si può rilevare dalla tabella allegata. A queste è stata aggiunta la razza rottweiler, che è risultata negli ultimi anni protagonista di numerose aggressioni. È necessario sottolineare che l'identificazione di razze di cani particolarmente aggressive corrisponde a disposizioni adottate da altri paesi dell'Unione europea e da alcune amministrazioni comunali del nostro paese.
Relativamente all'articolo 5 dell'ordinanza, il ministero precisa che tale disposizione concerne i cani con aggressività non controllata, sui quali si evidenzia la necessità di un particolare e più efficace controllo da parte del servizio veterinario delle ASL. Il richiamo alla possibile soppressione degli animali è da intendersi come estremo rimedio a tutela dell'incolumità


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pubblica o degli altri animali conviventi, qualora il proprietario o il detentore non sia in grado di mantenere il possesso del proprio cane, rispettando quanto previsto dall'ordinanza. In tal caso, è tenuto ad interessare l'autorità veterinaria competente, per cercare, con le amministrazioni comunali, idonee soluzioni di gestione dell'animale.
Esclusivamente nell'ambito di tale quadro, è contemplata la possibilità di ricorrere a quanto previsto dall'articolo 2, comma 6, della legge n. 281 del 1991, ossia la soppressione dell'animale. La misura in questione, quindi, lungi dal costituire un automatismo, si inserisce in un percorso volto alla gestione di animali dall'aggressività non controllata, all'interno del quale - è bene sottolinearlo - rappresenta l'extrema ratio.
Deve essere segnalato, infine, che gli obblighi di adottare per le razze più aggressive sia il guinzaglio sia la museruola, quando il cane si trova in luogo pubblico, di prestare un'idonea vigilanza e di stipulare una polizza assicurativa contro terzi da parte dei proprietari, sono rivolti a garantire l'incolumità delle persone e sono solo parzialmente più severi rispetto a quelli che gravano su chi detiene cani che appartengono a tutte le altre razze.
L'ordinanza, peraltro, attribuisce alle autorità territoriali la potestà sanzionatoria, in presenza di violazioni alle disposizioni previste. Tale attribuzione deriva dalla natura contingibile ed urgente propria dell'ordinanza, in considerazione della quale non è possibile prevedere la concreta applicabilità di sanzioni. Tale vuoto, pertanto, è stato sanato prevedendo la citata potestà delle amministrazioni locali, secondo criteri su base territoriale.
Si segnala che attualmente il Ministero della salute sta elaborando una circolare esplicativa, da sottoporre all'esame di un gruppo di lavoro, del quale fanno parte anche le componenti regionali. Nella circolare, in particolare, saranno definiti i criteri per la classificazione del rischio da cani con aggressività non controllata, i parametri per la rilevazione, nonché i percorsi di controllo e rieducazione per la prevenzione delle morsicature; inoltre, saranno individuate le competenze delle autorità amministrative e sanitarie in ambito territoriale, relativamente alla vigilanza e alla rilevazione del rischio potenziale, tenuto conto delle caratteristiche del cane e delle modalità di custodia, e le opportune misure di controllo sull'animale correlate alla gravità del rischio.
Il Ministero della salute, pur ribadendo, in questa sede istituzionale, le motivazioni a tutela della salute degli animali e delle persone che hanno determinato l'emanazione dell'ordinanza, sottolinea l'utilità di qualsiasi approfondimento ed apporto che pervenga da istituzioni e da soggetti associativi impegnati nei settori della salute e del benessere animale. In tale ottica, conferma la propria disponibilità ad un dialogo sereno e collaborativo con tutte le istituzioni, anche quelle a livello locale, e i suddetti soggetti, al fine dell'emanazione, nei tempi consentiti dalle procedure parlamentari, di una disciplina organica e definitiva di tutto il settore inerente al rapporto uomo-cane.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Gaglione per il suo intervento.
Do, quindi, la parola ai colleghi che intendano porre quesiti e formulare osservazioni.

DONATELLA PORETTI. Ringrazio il sottosegretario per la sua presenza e per la sollecitudine con la quale ha risposto all'invito della nostra Commissione. Non lo ringrazio, invece, per la sua relazione, evidentemente tesa a difendere l'ordinanza, senza aggiungere alcuna spiegazione delle motivazioni ad essa sottese.
Ricordo che la prima ordinanza sui cani pericolosi fu dettata da un'emergenza prevalentemente «giornalistica»: era l'agosto del 2003 e sembrava che tutti i cani mordessero, in particolar modo, i cani di alcune razze. I cani appartenenti a razze diverse, a meno che non venissero trasformati in quelli ritratti dalle foto giornalistiche, non erano neppure degni di comparire in cronaca. Quell'emergenza, ripeto,


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«giornalistica» dettò un'ordinanza che, come tutte le cose fatte in fretta, non riuscì granché bene. Fu allegata a quel documento una lista esagerata di cani, in cui comparivano anche quelli più buoni, costretti anch'essi a portare museruola e guinzaglio in ogni occasione.
Peraltro, occorre ribadire che già il regolamento veterinario prevede, nei luoghi aperti, la circolazione dei cani con museruola o guinzaglio, imponendo entrambe le misure per i cani di qualsiasi razza, nei locali pubblici o nei mezzi di trasporto (ossia in ambienti chiusi, dove occorre un'estrema cautela). Quando, invece, si parla di giardini, di strade, di viali nei quali si porta a spasso il cane, in tali luoghi può bastare il guinzaglio o la museruola.
Nell'ordinanza del 2003 - dettata dalla fretta, che di solito è cattiva consigliera - fu inserito, invece, l'obbligo contestuale della museruola e del guinzaglio per una lista infinita di cani: il risultato fu che nessuno rispettò l'ordinanza. Nessun cane circolava con la museruola ed il guinzaglio e, nel caso in cui a qualche ingenuo cittadino fosse saltato in mente di rispettare la legge, il cane veniva guardato come se fosse effettivamente pericoloso. Comunque, tutto passò in cavalleria, con critiche infinite e veterinari in rivolta. Non si trovò un solo veterinario che difendesse quella misura: ferma restando la potenziale maggiore aggressività di alcune razze - o meglio la loro capacità, in caso di morsicatura, di cagionare danni più significativi rispetto alle altre, per conformazione fisica e morfologica dei rispettivi esemplari -, tutti continuavano ad escludere un'automatica correlazione tra certi animali e la necessaria pericolosità degli stessi, ritenendo ingiustificabile sottoporli, in via preventiva ed obbligatoria, a guinzaglio e museruola
Passò un anno e fu eliminata la lista dei cani. Si introdussero, allora, due misure: l'obbligo di assicurazione e la condizione - richiamata anche in questa ordinanza - che i proprietari non avessero condanne a loro carico. Anche questa, però, sarebbe una misura da esaminare: intanto, si parla di reati non soltanto contro la persona, ma anche contro il patrimonio e, fra l'altro, di soggetti non condannati in via definitiva. Se una persona non è stata condannata in via definitiva, tra l'altro per un reato di tipo patrimoniale, non si comprende perché non possa avere determinati cani: è una logica che fuoriesce da qualsiasi misura di prevenzione per quanto riguarda i rischi di possibili aggressioni canine.
Comunque, a distanza di tre anni, il ministro Turco decide di rinnovare l'ordinanza e - evidentemente, sottoposto ad emergenze giornalistiche - di inserire nell'elenco dei cani pericolosi un'altra razza. Ora, se già pare discutibile la logica sottesa alla decisione di compilare una lista di razze, la maggior parte delle quali non presenti sul nostro territorio, ancora più incomprensibile appare la scelta di richiamarsi, nel 2007, ad una lista del 2003. Tuttavia, se quella lista è stata considerata valida, perché aggiungere, rispetto ad essa, il rottweiler? Evidentemente, qualche giornale aveva parlato di aggressioni da parte di rottweiler. Faccio presente che, in quella lista, non compare il dobermann - figuriamoci se voglio criminalizzare questa razza, ma resta il fatto che manca -, né l'american staffordshire, identico al pit bull, ma venduto negli allevamenti come il dobermann (al contrario del pit bull, che, invece, non è una razza riconosciuta dalle federazioni internazionali, e come tale non è venduto dagli allevatori «buoni»). Nella lista, non compare nemmeno il cane corso, identico al pit bull ma in formato alano.
È tutta da capire, dunque, l'utilità di una lista stilata quattro anni fa, con queste modalità; inoltre, non si capisce perché, sebbene in quella lista non figurasse il rottweiler, questa razza sia stata invece aggiunta nella nuova lista, evidentemente, in base ad un'emergenza giornalistica. Non si parla, inoltre, né di percorso rieducativo né di analisi da fare: il cane morde, di conseguenza lo si manda in giro con museruola e guinzaglio.
Signor sottosegretario, sebbene lei, in parte, abbia anticipato la risposta ad un'interpellanza urgente, non ci ha detto


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nulla sul rischio, da tutti evidenziato, che un cane, sempre sottoposto a misure come guinzaglio e museruola, non diventi mai un cane socievole. Se il cane non viene portato a giocare e a socializzare con gli altri suoi simili - e certo non può farlo con museruola e guinzaglio, questo mi sembra abbastanza evidente -, rischia di diventare aggressivo: i cani che abbaiano per strada sono proprio quelli che non sono abituati a giocare. I cani delle razze richiamate, stando così le cose, non socializzeranno mai, a meno che qualcuno non inviti amici «canini» a casa propria. Soprattutto, non si capisce quando mai sia accaduto che cani al guinzaglio abbiano morso qualcuno per la strada: tutte le aggressioni, infatti, sono avvenute da parte di cani sciolti o scappati dai recinti. Con questa ordinanza, dunque, sicuramente, non avreste mai evitato quelle aggressioni: l'unico risultato che ora potrete produrre, invece, sarà quello di aggiungere una pena ulteriore per alcuni cani, ai quali resterà definitivamente preclusa qualsiasi possibilità di socializzazione.
Del resto, è la cultura di questa ordinanza ad essere sbagliata, come sottolineeranno anche altri colleghi. Si trasmette il messaggio che il cane morde - e lo fa perché è di una certa razza - e, comunque, che i cani sono pericolosi. Le farei vedere come la guarderebbe, se avesse un cane, la gente che la incontrasse per strada, in seguito alla pubblicazione di certe notizie e all'emanazione di ordinanze simili: la guarderebbe come se avesse un bazooka, anziché un cane al guinzaglio, la guarderebbe con terrore.
È evidente che i cani mordono, bisogna anche capire, però, per quale motivo, e vedere, ad esempio, se questo è dovuto alle sollecitazioni di padroni aggressivi. È evidente, dunque, che non potremo mai eliminare del tutto il rischio delle morsicature da cani, soprattutto in città con tanti cani; cerchiamo di capire, però, perché questo avviene. È certo, invece, che con ordinanze simili, oltre a non indagare sulle ragioni reali del fenomeno, neppure si potrà prevenire il rischio delle aggressioni: come ho detto, non ci sono mai stati cani al guinzaglio che abbiano morso. Il messaggio che passa, però, è che i cani sono aggressivi per il solo motivo di appartenere ad una certa razza. Ritengo che occorrerebbe, piuttosto, verificare a quali razze appartengono i cani responsabili di una morsicatura: si vedrebbe, ad esempio, che a Roma - sono state compilate delle liste apposite - il cane che ha morso di più è il pastore tedesco, per il semplice fatto che è il più diffuso.
Che cosa abbiamo concluso, allora, con questa ordinanza? Abbiamo guardato alla tutela pubblica e alla salute dei cittadini, o abbiamo semplicemente criminalizzato i cani? Faccio notare che, mentre noi organizziamo campagne contro l'abbandono dei cani, poiché viene diffuso il messaggio che il cane è pericoloso, i giardini vengono vietati ai cani: il risultato è che i cani non socializzano ed i loro padroni, non sapendo più dove portarli, li abbandonano.
Signor sottosegretario, lei ha parlato di extrema ratio, ma vi invito tutti a rileggere la norma: non si tratta affatto di extrema ratio, peraltro già prevista in precedenza. Era già prevista, infatti, la possibilità che il cane aggressivo, per il quale non si trovassero altre soluzioni, fosse soppresso. Diverso è aver legittimato, con questa ordinanza, il proprietario che non è più in condizione di mantenere l'animale - magari, a seguito di una condanna per reato patrimoniale o per l'impossibilità di stipulare un'assicurazione - a richiederne la soppressione solo perché il suo cane appartiene ad una delle razze indicate.
Questa non è extrema ratio. Il fatto di averlo messo per iscritto nell'ordinanza significa che, se una persona possiede un cane di una certa razza e non può o non vuole più tenerlo - non voglio indagare sui motivi -, può chiederne la soppressione: mi auguro non si verifichi mai un caso pratico, ma potrebbe anche accadere.

GRAZIA FRANCESCATO. Nell'associarmi, naturalmente, a quanto detto dalla collega Poretti, vorrei ringraziare il sottosegretario Antonio Gaglione, che così di


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prima mattina si è esposto all'aggressione non canina, ma di noi parlamentari amici dei cani!
Signor sottosegretario, noi apprezziamo (anche la collega Poretti lo fa) quelli che lei ha indicato come elementi innovativi dell'ordinanza: ad esempio, il «no» al collare elettrico ed il divieto del taglio di orecchie, corde vocali e coda. Tuttavia, il problema di fondo, e vorrei che questo fosse molto chiaro, è l'approccio culturale, che - mi perdoni - è obsoleto, e dunque va completamente rivisto e ribaltato. Dico subito che questo è solo apparentemente un problema minore. Qualche giornalista un po' disattento ci ha riso su, ma vi ricordo che, in Italia, i proprietari di animali sono tantissimi (12 milioni, dei quali, se non sbaglio, 7 sono proprietari di cani), quindi è un problema che riguarda tantissime persone.
Venendo qui - vengo a piedi da Trastevere -, ho incontrato non meno di 20 cani con i rispettivi proprietari, solo due con la museruola. Ho riferito a costoro che sarei andata in Parlamento a parlare di questo argomento e abbiamo discusso a lungo: ebbene, tutti sono d'accordo che il modo di affrontare il problema delle cosiddette aggressioni non è certo quello di andare avanti a colpi di ordinanze forzatamente frettolose e forzatamente tese a mettere le mani avanti rispetto a clamorosi episodi di morsicature che si potrebbero verificare.
In realtà, non si affronta il problema centrale, che è quello di mettere al centro della relazione uomo-animale il processo di socializzazione dell'animale stesso. In altre parole, non esiste un animale pericoloso, un animale la cui aggressività sconfini nella pericolosità: l'aggressività e la pericolosità sono due cose distinte, come poi vi dirà la collega Zanella. Si tratta, piuttosto, di capire se il padrone sia adatto al cane; in altre parole, si tratta non di penalizzare il cane, ma di responsabilizzare il padrone. Si dovrebbe stilare la lista dei padroni pericolosi, non certo dei cani pericolosi: molto spesso, infatti, sono i padroni ad aizzare gli animali, costringendoli ad assumere determinati comportamenti, anzi, utilizzandoli come un'arma letale, come un'arma di difesa.
Il concetto di fondo va, quindi, ribaltato. Non a caso, noi Verdi abbiamo presentato un progetto di legge - è qui presente la prima firmataria, l'onorevole Luana Zanella - intitolato «Norme per il possesso responsabile della specie canina e la prevenzione delle aggressioni». Già il titolo chiarisce quale sia l'ottica della proposta, che mette al centro il principio della relazione tra uomini, donne e animali, e la responsabilità degli umani nei confronti degli animali, sgombrando definitivamente il campo da questi approcci frettolosi e dalle suggestioni mediatiche.
Vorrei far presente che questa proposta di legge è nata da uno studio approfondito dell'universo canino ed ha coinvolto, nella sua elaborazione, professionisti ed associazioni animaliste che hanno maturato nei decenni un'esperienza di lavoro con gli animali. Questo è un elemento assolutamente importante, soprattutto per capire quando i comportamenti aggressivi possono sfociare in una vera e propria pericolosità. Il provvedimento introduce principi innovativi, prima di tutto quello del possesso responsabile da parte del proprietario del cane, nonché l'esigenza - questo è un punto cruciale - di regolamentare le attività di allevamento e addestramento, che portano a rendere il rapporto uomo-cane «pericoloso».
Sarebbe utile, quindi, che i proprietari di animali fossero preparati in maniera specifica sulle modalità di conduzione del loro cane. In altre parole, si tratta di dare il cane giusto al proprietario giusto e di promuovere un'educazione dei proprietari che, oltre a portare a condizioni di detenzione più rispettose dei bisogni etologici dell'animale, quindi a prevenire eventuali forme di aggressività, possa far diminuire anche altri tristi fenomeni. Mi riferisco - oggi non ne parliamo, ma sto per presentare un'interrogazione anche su questo argomento - alle facili nascite dei cuccioli, ai facili acquisti e ai troppo facili abbandoni;


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l'animale viene trattato come una merce, a volte come una merce preziosa, su cui fare business.
Mi fermo qui, perché l'onorevole Zanella entrerà più nel dettaglio di questa proposta legislativa. Noi, da un lato, preannunciamo la volontà di calendalizzarla il più presto possibile, perché rappresenterebbe una soluzione complessiva e definitiva per questo tipo di problemi e, dall'altro, raccogliamo la disponibilità al dialogo offertaci, perché crediamo che questa ordinanza possa essere migliorata notevolmente e che possiamo dare un contributo, non dico per portare a soluzione questi problemi, ma comunque per arginare simili fenomeni.

CLAUDIO AZZOLINI. Chiedo scusa fin d'ora se, dopo questa breve riflessione, sarò costretto ad assentarmi dalla Commissione, per un impegno in sede di Comitato permanente sui diritti umani presso la III Commissione (talvolta, mi interesso anche di esseri umani, non solo di animali, ma so che questi ultimi sono più meritevoli dei primi).
Condivido l'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Poretti e dagli altri 46 colleghi che l'hanno sottoscritta. Sono un testimone vivente di tutte le osservazioni espresse dall'onorevole Poretti, in quanto sono colui che, nel dicembre di tre anni fa, nello zoo di Napoli, è entrato nelle gabbie che racchiudevano 18 pit bull e rottweiler: ebbene, dopo cinque anni di prigionia e all'addiaccio, questi animali mi hanno accolto come se fossi stato un loro amico di sempre. Per tre o quattro domeniche successive, ho provato a familiarizzare con loro. Qualcuno mi giudicherà mentalmente un po' instabile, ma non è un problema, siamo abituati anche a questo: chi mi conosce sa che penso che gli animali meritino innanzitutto rispetto e, conseguentemente, affetto.
Ora, siccome non ho dubbi sulle buone intenzioni del sottosegretario Gaglione e di chi si occupa di questa disciplina, vi chiedo di partire dal presupposto al quale vi ha richiamato la collega Francescato: è un fatto, innanzitutto, culturale. Ho la vaga sensazione - ho sostituito la collega Poretti già all'epoca del ministro Sirchia - che qualche funzionario del ministero abbia una sorta di fissazione sulla prescrizione di talune razze di cani. Poiché non ci sono cani «cattivi», ma esistono solo padroni irresponsabili e stupidi, evidentemente, tutto questo deve avere una premessa culturale.
Il caso dei pit bull e dei rottweiler dello zoo di Napoli è una testimonianza palese, che è stata anche verbalizzata dalla magistratura napoletana, trattandosi di cani sotto sequestro giudiziario, in quanto i loro padroni erano dei delinquenti. Queste povere bestie, che avevano un padrone delinquente, hanno dovuto subire anche la pena che, forse, il loro padrone non ha più subito, essendo intervenuto l'indulto.
La ringrazio, sottosegretario, per l'attenzione e per quello che farà al riguardo. Prima di assentarmi, ribadisco che tutto ciò che diranno le mie colleghe è da me pienamente condiviso e sottoscritto.

LUANA ZANELLA. Sono qui per rafforzare la rappresentanza degli amici animali. Innanzitutto, vorrei esprimere la mia gioia nel vedere che il lavoro svolto, con grande partecipazione e trasversalità, durante la scorsa legislatura trova altri efficaci e appassionati testimonial. Questo è molto importante.
Non ripeto quanto hanno detto molto bene i colleghi che mi hanno preceduta, ma ribadisco la necessità di un approccio legislativo a questo problema: di ordinanza in ordinanza, ci troviamo di fronte a questioni che si ripresentano tali e quali. C'è da sottolineare sicuramente il dato innovativo - ma in quanto tale andrebbe normato definitivamente - del divieto dei tormenti del taglio delle orecchie, della coda e degli interventi alle corde vocali.
Tuttavia, se affrontiamo questo argomento dal punto di vista legislativo, ci accorgiamo che esistono molti altri problemi anche per le razze non canine. Ad esempio, anche ai gatti vengono tagliate le unghie e praticate altre operazioni disdicevoli:


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dico questo ai colleghi e al presidente, perché è compito del Parlamento, ovviamente, compiere questa scelta.
Mi preme, quindi, sottolineare un aspetto che andrebbe analizzato con molta attenzione. Poiché le morsicature avvengono, per lo più, all'interno delle pareti domestiche, l'ordinanza, da questo punto di vista, non fornisce alcuna garanzia. Io, ad esempio, sono stata morsa, da bambina, dal cane di mio zio - un cane che oggi si direbbe aggressivo -, tenuto ad una catena cortissima (meno dei cinque metri di lunghezza ritenuti indispensabili), in uno spazio angusto: sono passata lì vicino, ero piccola e sono stata sbranata. Questo episodio, però, non mi ha allontanata dall'amore per gli animali: ho sempre avuto cani e gatti, quindi parlo anche per esperienza personale (purtroppo, mio padre era un cacciatore, e adesso è un cacciatore pentito). Insomma, con gli animali ho attraversato tutte le esperienze possibili. Mio marito, poi, è un cavaliere...

PRESIDENTE. Le mancava solo l'esperienza politica...

LUANA ZANELLA. Tutto ciò mi ha attrezzato molto ad affrontare gli umani!
Vorrei, dunque, sottolineare la necessità di occuparsi fino in fondo del tema della responsabilità dei proprietari, dei detentori e degli addestratori. Negli anni passati, ci siamo occupati del problema degli addestratori, laddove, molto spesso, le razze cosiddette pericolose vengono addestrate alla difesa e all'attacco, quando non addirittura al combattimento: si tratta di problemi che abbiamo affrontato nel dettaglio, come testimoniano i materiali raccolti e i lavori parlamentari effettuati. Regolamentare i luoghi dell'addestramento e il ruolo degli addestratori è indispensabile: abbiamo scoperto che, in molti luoghi di addestramento, anche accreditati, si usava, ad esempio, il collare elettrico. Insegnare al cane a mordere l'addestratore, che ha il braccio protetto da una sorta di guantone, è uno dei metodi di addestramento alla cosiddetta difesa, sebbene, in realtà, così facendo, si finisca per avere un'arma in casa, non più un animale: di questo bisogna rendersi conto. Al giorno d'oggi, non ci si deve più difendere con gli animali, ma con tutti gli altri apparati e strumenti che la tecnologia ci offre e che, tra l'altro, sono probabilmente più efficaci: per annullare la difesa di un cane, infatti, basta sparargli, addormentarlo o avvelenarlo.
È quindi una materia molto complicata, affascinante, sulla quale esiste un ricco materiale. Pertanto, non possiamo più permetterci di essere approssimativi, di agire con interventi abborracciati e, soprattutto, inefficaci. Anch'io abito a Trastevere, come la collega che mi ha preceduto, i miei amici cani, «figli» dei miei vicini di casa, gironzolano lì intorno e, purtroppo, spesso sporcano. Come vedete, c'è anche il problema dell'educazione del padrone. Si tratta, dunque, di una materia che va disciplinata con molta serietà.
L'ordinanza segna un passo in avanti, per certi aspetti, ne segna uno indietro, per altri. Lo dico perché si sperava che si andasse oltre, dal momento che l'ordinanza Sirchia non solo aveva dimostrato la sua inefficacia, ma aveva anche sollevato un polverone e tante resistenze da parte degli animalisti e dell'opinione pubblica più informata e «addestrata» all'argomento.

BRUNO MELLANO. Interverrò brevemente, anche perché condivido nel merito le affermazioni delle colleghe Poretti, Francescato e Zanella, nonché del collega Azzolini. Mi permetto di esprimere solo due notazioni di metodo, e lo farò con voluta durezza.
Faccio parte di questa maggioranza e abbastanza convintamente appoggio questo Governo, che avrebbe dovuto garantire l'alternanza per l'alternativa, vale a dire un'alternativa di politiche. Quella al nostro esame, però, è la quinta ordinanza che, come è stato ricordato, ha gli stessi vizi di forma e di contenuto delle precedenti, pur introducendo degli elementi innovativi, inseriti anche per prevenire le nostre critiche. In ogni caso, il metodo è sbagliato. L'ordinanza è uno strumento che non doveva essere assolutamente


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applicato: signor sottosegretario, le chiedo cortesemente di riportare al ministro Turco questo giudizio duro, che esprime la delusione rispetto ad un approccio che considero sbagliato, dal punto di vista scientifico e metodologico.
Parlo anche del metodo, perché costituire una commissione ad hoc per arrivare a formulazioni di merito praticamente identiche a quelle già maturate dai predecessori del ministro attuale non è cosa utile. Peraltro, ricordo che esistono commissioni già istituite: ad esempio, la commissione tecnica sul randagismo, che non è stata neppure ascoltata. Siamo bravi ad istituire commissioni, ma quando servono non le contattiamo nemmeno. Del resto, neanche le associazioni di categoria, i veterinari, i comportamentalisti sono stati consultati. Appoggiare la proposta di legge di cui è prima firmataria la collega Zanella - che peraltro ho sottoscritto, come hanno fatto tanti altri colleghi - comporta certamente un percorso più lungo, che non può rispondere all'immediatezza di una cronaca giornalistica. Ricordo, però, che è proprio questo il compito che ci siamo dati come maggioranza di centrosinistra, e spero come Governo: costruire dei percorsi condivisi - e abbiamo visto che possono esserlo anche con una parte dell'opposizione -, per creare uno strumento più adeguato e più opportuno.
Esprimo, dunque, tutta la mia delusione, ritenendo che l'ordinanza costituisca un approccio a-scientifico, se non anti-scientifico, ed inadeguato (penso alle liste di cui hanno parlato le colleghe).
Abbiamo la possibilità di lavorare bene, valutando il lavoro scientifico che già è stato prodotto - ed è in mano al ministero - e formalizzato in relazioni da commissioni istituite ad hoc.
Di qui la delusione per l'approccio scelto da un ministro che, in altri campi e in altre situazioni, ci ha visto dalla sua parte, quando ha mostrato un atteggiamento assolutamente innovativo e coraggioso. Su questo tema, invece, dobbiamo registrare, forse per resistenze burocratiche o per esigenze di risposta immediata all'opinione pubblica, un passo indietro. Rispetto a tale metodo, non posso non segnalare il grande rammarico mio e delle tante associazioni che della tutela e della difesa degli animali fanno l'obiettivo principale della loro attività: queste si sono sentite tradite da un atteggiamento che noi speravamo sarebbe mutato con il cambio del Governo.

GIANCARLO LAURINI. Mi limiterò a svolgere solo una breve riflessione, dal momento che condivido gran parte di quanto puntualmente riferito. Vorrei dedicare la mia riflessione, in particolare, al problema dell'approccio al rapporto proprietario-cane e alla necessità di sottolineare l'importanza della figura del proprietario.
Chi di noi ha dimestichezza con i cani sa perfettamente quanto sia importante il rapporto che il proprietario ha con l'animale. Questo deve essere materia di riflessione da parte di chi ha la responsabilità di assumere decisioni e di disciplinare le varie materie. Da una parte, esiste il dovere di assicurare ai cani che i proprietari li tengano in funzione di ciò che sono, ossia animali, fedeli amici dell'uomo, e non in funzione del piacere - come si dice a Napoli, dello «sfizio» - di avere un bell'esemplare, salvo poi abbandonarlo in numerose occasioni. Dall'altra parte, bisogna educare il proprietario a non pensare al cane come elemento «esagerato» di difesa. Umanamente, è comprensibile sentirsi protetti dalla vicinanza del proprio cane, ma bisogna evitare che questo tipo di sentimento - tra protezione e compagnia - faccia pensare al cane come ad un'arma, uno strumento di offesa violento: tale il cane diventa - di qui l'attenzione alla qualità del suo proprietario - quando il possessore rientra in una delle categorie indicate al comma 4 dell'articolo 5.
Fermo restando il rispetto delle singole persone, in linea di massima, bisogna dire che alcuni soggetti educano i cani in modo tale da utilizzarli non solo per la difesa esagerata, che pure va evitata e condannata, ma addirittura per l'offesa. Del resto, in determinate aree del paese, si ha esperienza


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di questo: ben venga, dunque, una limitazione all'utilizzo dei cani da parte di soggetti che sono già di per sé estremamente pericolosi per la società.
In conclusione, va sottolineato che la figura del proprietario del cane deve essere al centro di ogni disciplina del sistema e del rapporto cane-padrone.

PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Gaglione per la replica.

ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Su molti aspetti mi trovo d'accordo con gli onorevoli commissari, su altri un po' meno. Ad ogni modo, prendo atto di tutte le istanze rappresen tatemi, che riferirò tempestivamente agli uffici e al ministro.

PRESIDENTE. Nel ringraziare ancora il sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,15.