COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 8 novembre 2006


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARCO LION

La seduta comincia alle 12,20.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del presidente dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), dottor Domenico Oriani, sull'attività dell'Agenzia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del presidente dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), dottor Domenico Oriani, sull'attività dell'Agenzia.
La Commissione ha richiesto questa audizione per conoscere le linee di azione che il presidente Oriani intende seguire nella guida di un ente tanto importante per l'agricoltura italiana.
Sono presenti il dottor Domenico Oriani, presidente dell'AGEA, e il dottor Paolo Gulinelli, titolare dell'ufficio monocratico dell'AGEA.
Do il benvenuto agli auditi e cedo la parola al dottor Oriani, presidente dell'AGEA.

DOMENICO ORIANI, Presidente dell'AGEA. Vorrei rivolgere ai presenti un sentito ringraziamento per questo incontro, che dimostra il garbo e la sensibilità istituzionale della Commissione nei confronti dell'organismo che presiedo.
L'AGEA è chiamata a svolgere un ruolo molto delicato in materia di attuazione delle varie misure di sostegno della politica agricola comunitaria, la quale proprio in questo periodo, con il disaccoppiamento, sta subendo una trasformazione epocale.
Avevamo preparato una presentazione con delle slide, per dare un'idea della configurazione organizzativa delle relazioni che l'AGEA ha con tutti i vari protagonisti del mondo agricolo. Se, però, non c'è la possibilità di utilizzare le slide, posso anticipare un punto del mio discorso che ritengo centrale nella strategia che mi sono posto.
Devo premettere che l'AGEA è un organismo tecnico di attuazione e non ha la possibilità di adottare decisioni di alcun tipo. Quindi, deve essere posta nelle condizioni di fare una sola cosa: fare il tifo per i produttori, come dico spesso con una battuta. Questo significa pagare i produttori in modo tempestivo e corretto, come vuole la Comunità europea: per gli agricoltori e per i produttori, il pagamento tempestivo è oggi una condizione fondamentale.


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Ritengo che, in questa logica, debba essere potenziato quello che la Comunità europea chiama il sistema integrato, la cui configurazione e conformazione strutturale e funzionale la Comunità prevede attraverso la rilevazione, anche aerea, delle superfici.
Ho preparato un documento per spiegare che cosa significhi il sistema integrato di gestione e di controllo: in sintesi, è un sistema intorno al quale, per volontà della Comunità, devono ruotare 2 milioni di domande all'anno, per erogare 5 miliardi 500 milioni di aiuti. È chiaro che accade la stessa cosa che si verifica quando scegliamo una banca: se il sistema non funziona, sappiamo che ce ne possiamo andare.
Quindi, il problema centrale che mi pongo, nella logica di servizio - nel senso che sono totalmente in sintonia con il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali -, è quello di riservare un rilievo centrale a questo aspetto del supporto informatico. Esso, infatti, è la condizione necessaria perché il sistema, nella misura in cui - utilizzando questa enorme massa di dati - riesce a garantire un controllo in tempo reale, metta a disposizione degli agricoltori un meccanismo per rendere possibile l'accesso al credito alle migliori condizioni. L'AGEA fornisce una garanzia, nella misura in cui riesce a leggere anticipatamente tutti quei dati - il fascicolo unico, il registro dei titoli - che ci consentono di validare un soggetto: tutto ruota intorno a questo sistema.
Noi siamo alle prese con il disaccoppiamento. Non entro nel merito, ma voglio fare una sola riflessione: come soggetto che deve attuare le norme, vi è la necessità di controllare che il titolo sia corrispondente alla superficie e che siano rispettati gli obblighi di condizionalità. Credo che questo sia un profilo importante, perché in qualche misura sollecita a non abbandonare le terre. È interesse nazionale - lo dico da cittadino - far sì che la terra sia curata.
Ritengo che, da questo punto di vista, sia strategica l'opzione di un potenziamento e di un supporto al sistema integrato di legislazione e di controllo. Sfugge a molti, per la verità, che esso non è una scelta dell'Italia, ma nasce dal regolamento comunitario, che si fa carico di dare delle indicazioni su come deve essere il sistema e pretende che tutti gli aiuti debbano passare attraverso di esso.
Credo che sia un problema di consapevolezza. Questo produce - andiamo alla sostanza - il grande problema delle rettifiche finanziarie: la Comunità eroga i fondi e poi vuole il rendiconto di spesa, per controllare che le spese siano regolari, corrette e tempestive; dopodiché, se tali non sono, vi è la rettifica. La rettifica finanziaria, con un meccanismo previsto nel regolamento, comporta quanto segue: se la Comunità deve avere 310 milioni (è un caso che stiamo trattando), li recupera - esiste una specie di conto corrente Italia-Comunità europea - trattenendoli dalle successive assegnazioni.
La rettifica finanziaria produce questi automatismi. Rimane la necessità che il pagamento sia corretto, conforme alle previsioni normative e tempestivo. Provate a immaginare quale possa essere l'interesse di un paese ad essere tempestivo nei pagamenti. Si deve preoccupare, la Comunità, di darci queste indicazioni? A me sembra improbabile. Il problema è come gestire in breve tempo i 2 milioni di domande all'anno, considerato il carattere «alluvionale» della normativa, di cui pure possiamo dichiararci soddisfatti.
Credo che l'automazione del supporto sia una scelta ineludibile e, da questo punto di vista, direi anche vincente, perché consente di accrescere il livello di qualità dei controlli. Se ne può parlare quanto si vuole, ma in realtà un problema fondamentale del settore agricolo è dare le risorse finanziarie a chi ne ha veramente diritto; e questo, nel tempo, purtroppo, per ragioni legate anche al carattere comunitario della provenienza dei fondi, non è stato un imperativo categorico.
Devo essere sincero, forse sarà un problema di deformazione professionale, ma non ho disponibilità rispetto a certe esigenze che nascono dalla legge comunitaria. Non posso fare altro che applicarla.


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Essa impone il controllo attraverso il sistema integrato ed il recupero dei fondi assegnati. Il problema a cui, altrimenti, si va incontro è piuttosto semplice: nel momento in cui non si recuperano le risorse, è la Comunità europea a recuperarle, a carico del bilancio nazionale.
Questo è il problema che poniamo. Non mi pare che, rispetto a quella che può essere una strategia di fondo, vi sia altro da aggiungere.
Devo dire che, in qualche misura, sfuggono alla consapevolezza complessiva anche i meccanismi di funzionamento del sistema SIAN - nel quale gira il sistema integrato comunitario dell'AGEA -, anche rispetto agli organismi pagatori regionali. Sottolineo che viene vissuto in termini conflittuali l'organismo pagatore regionale, che in realtà rappresenta un problema che andrebbe meglio approfondito. Mi propongo di dialogare con le regioni affinché si riesca a capire che siamo tutti su una stessa barca e che non ci sono spazi di autonomia e di scelta, ma occorre svolgere un lavoro operativo in piena sinergia. C'è la sensazione che le regioni abbiano vissuto l'esperienza dell'organismo regionale in termini di autonomia; se lo si vive in termini di servizio, il discorso è diverso.
L'AGEA coordina gli organismi pagatori. A dire il vero, non amo usare il verbo «coordinare»; dunque, dico che l'AGEA non fa altro che svolgere il ruolo, nella resa del conto, di un funzionario delegato: le vengono accreditati i fondi e li mette a disposizione degli organismi pagatori. La Comunità - questo prevede il regolamento -, che vuole avere un solo interlocutore, che si chiama AGEA, vuole la resa del conto, nei termini e con le modalità che essa impone. Immaginate di sostituire l'espressione «coordinamento» a quella di funzionario delegato obbligato a rendere il conto, per comprendere come questo porti a rivalutare o comunque a modificare i rapporti tra AGEA ed organismi pagatori, tra cui spesso vedo una conflittualità che nasce da ragioni storiche.
Cosa posso fare io, dal momento che sono obbligato a rendere conto alla Comunità dei 5 mila, 11 mila o 12 mila miliardi che ogni anno essa accredita? Peraltro, la Comunità esige i rendiconti in una certa maniera, con un certo tipo di formulazione. È chiaro che io devo essere messo nella condizione, dai subagenti, di avere questo tipo di rendicontazione. Il problema è semplice: se non c'è il rispetto delle norme, c'è la sanzione. È l'Italia che paga, dunque bisogna essere consapevoli delle conseguenze.
Non so se il presidente ritiene che vi siano altre questioni da affrontare, ma credo che i nodi fondamentali siano stati toccati. Ci sono, inoltre, le slide, che possono aiutare ad avere una visione puntuale, almeno degli aspetti fondamentali: credo che questo tipo di approccio sia importante.
Sono in carica da un mese, ma ho già potuto compiere delle scelte e definire delle strategie - d'intesa con il ministro - che riteniamo importanti per poter garantire un servizio corretto e tempestivo. Per il resto, non possiamo protestare se ci chiedono di fare cose che non siamo in condizione di fare; ma questo è un problema tecnico, non politico.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Oriani.
Do ora la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

LUCIANO D'ULIZIA. Vorrei porre solo una questione. I CAA, i centri di assistenza agricola, sono ormai a regime, cioè funzionano: queste istituzioni, che vengono riconosciute dalle regioni, sono in contatto con l'AGEA e sono convenzionate, allo stato dei fatti sono in grado di assicurare la regolarità che lei chiede? Sono in grado di non farci incorrere nelle sanzioni comunitarie, oppure sono strutture inutili, che vanno ad accrescere la mole della burocrazia?

ANTONIO BUONFIGLIO. Innanzitutto, mi scuso con il presidente Oriani per il ritardo e lo ringrazio per la sua presenza.
Porrò due brevi questioni, anche approfittando della presenza del dottor Gulinelli.


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Ricordando che questa Commissione ha svolto alcune audizioni sul problema delle quote latte, mi sembra che il TAR abbia respinto un ricorso dei produttori di quote latte. Vorrei sapere se ci sono notizie in merito, dal momento che ieri ho letto solo una notizia dell'ANSA, ma non conosco i particolari della vicenda. Mi interessa capire se sulle quote latte ci sono novità nell'orientamento dei TAR.
La seconda domanda riguarda il ruolo dell'AGEA, che ha il compito di coordinare le banche dati e il sistema integrato di gestione e controllo. Noi, come Alleanza nazionale, nel merito abbiamo presentato due interrogazioni al ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. In una interrogazione presentata a luglio abbiamo chiesto se l'AGEA avesse svolto il suo ruolo di coordinatore in tre gare bandite dal MIPAF sul sistema informativo della pesca.
Vorremmo inoltre conoscere lo stato dell'arte della gara attualmente in corso - se il procedimento va avanti, a che punto ci troviamo -, perché su queste materie si insinuano sempre voci particolari. Anche alcuni esponenti di questa Commissione hanno presentato due interrogazioni in merito.

DOMENICO ORIANI, Presidente dell'AGEA. Rispondo prima all'onorevole D'Ulizia. A proposito di chi presenta domande non veritiere, sottolineo (e questo è uno dei profili che intendo curare) che l'orientamento della Cassazione prevede che ogni soggetto, anche privato - e qui si possono più o meno collocare i CAA -, investito dello svolgimento in modo continuativo di una determinata attività, risponde dei danni erariali che causa. In realtà, la rettifica conseguente a pagamenti irregolari è un danno erariale. I CAA - credo siano ora 27 - svolgono un'attività che tende a rendere sempre più possibile un dialogo diretto tra AGEA e produttori. I supporti informatici, del resto, vanno in questa direzione.
Inquadrati in un contesto organizzativo, i CAA possono essere di aiuto e costituire un tramite utile per il mondo produttivo. Non penso si possano fare sconti sulle irregolarità loro imputabili, che è poi lo Stato a dover pagare. I CAA sono il primo soggetto che mette la domanda in rete ed è fondamentale che certifichino la qualità dei dati forniti. Se non lo fanno, ne devono rispondere, con le garanzie che spettano loro. Se non sono in condizione di farlo, possono fare un altro mestiere. Da questo punto di vista, presidieremo il profilo della qualità dei dati che vengono immessi; lo ripeto, il dato che viene immesso è il primo fondamentale elemento di una corretta erogazione dell'aiuto.
Quanto poi al SIAN, abbiamo messo in rilievo la centralità del ruolo del sistema integrato di gestione, non perché ci piaccia, ma perché la Comunità vuole che questo sia, e non fa sconti. Esiste una legge che, fino a quando non viene cambiata, prevede che la conduzione di tale sistema debba passare ad una società la cui quota maggioritaria è posseduta dall'AGEA. In questa logica del rafforzamento dei presidi, nella qualità e nella tempestività del controllo, non abbiamo possibilità di fare scelte, ma siamo soggetti alla legge, dunque dobbiamo applicarla fino a quando non verrà modificata.
C'è stata anche una perplessità, che io ritengo normale, sulla compatibilità con la normativa comunitaria. Credo che l'AGEA abbia esplorato questi profili, arrivando a delle conclusioni. Del resto, sappiamo tutti che il mondo del diritto è un mondo estremamente complesso ed opinabile. La nostra intenzione è quella di mettere il sistema in condizione di funzionare perfettamente.
Possiamo discutere di tutto quello che vogliamo, ma non intendiamo però transigere su un punto, ovvero sul fatto che - come dice la legge - il governo, la conduzione e il dominio del sistema devono essere nelle mani pubbliche. Non fosse altro perché si tratta di un sistema che contiene milioni di dati, anche particolari, che potrebbero essere utilizzati per il governo del territorio, ad esempio per questioni inerenti le discariche ed altre cose. È quindi necessario che vi sia anche


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una presenza pubblica nella gestione di quelle problematiche, che oggi, invece, con i meccanismi contrattuali, sono nelle mani di un raggruppamento privato.
Non stiamo assolutamente mettendo in discussione tutto questo. Il problema è quello di un'impostazione, di un metodo, di una logica che noi non possiamo, al momento, far altro che rispettare.

ANTONIO BUONFIGLIO. Dottor Oriani, chiaramente non deve convincere me, che in qualche modo ho fatto parte di quel percorso. Quello che le ho chiesto è lo stato dell'arte rispetto al procedimento di attuazione della legge.
Da un punto di vista generale, vorrei inoltre sapere qualcosa - visto che è di questi giorni l'approvazione del piano strategico nazionale sullo sviluppo rurale e che anche in quel campo ci sono probabilmente una serie di cambiamenti in atto - circa il ruolo dell'AGEA nel processo di decentramento e di organizzazione degli organismi pagatori regionali, là dove non ci sono. È un ruolo che dovrà evolversi rispetto ai piani di sviluppo rurale. Siccome la normativa sullo sviluppo rurale ha portato importanti riforme, non solo sotto il profilo finanziario, ma anche dal punto di vista amministrativo, vorrei sapere qual è l'ottica dell'AGEA: se continua il processo di decentramento, se crescono gli organismi pagatori regionali, o come ha invece intenzione di muoversi, visto che dal 2007 al 2013 saranno destinate somme importanti allo sviluppo rurale ed è stato appena approvato un piano strategico nazionale in merito. Lo ripeto, mi interessa sapere qualcosa sul piano di sviluppo rurale e sullo stato dell'arte rispetto all'applicazione della legge.

DOMENICO ORIANI, Presidente dell'AGEA. Abbiamo segnalato al ministro - ciascuno svolge un ruolo, ha una sua competenza e si assume le proprie responsabilità - che, avendo debitamente valutato e considerato la normativa comunitaria, si era portata avanti la gara. Così come non possiamo dire ad un pilota di fermare l'aereo per farci scendere, lo stesso accade nell'ambito di un sistema. Stiamo parlando di 12 mila miliardi all'anno, e magari per 2 milioni non possiamo fermare tutto il sistema. È necessaria una continuità, dunque dobbiamo attrezzarci per rispondere a quello che la legge vuole.
Come dicevo prima, abbiamo un problema con gli organismi pagatori regionali. Secondo me, c'è stata un'enfasi eccessiva sul concetto di autonomia. Il problema è che non ci sono spazi, né a livello di decisioni, né ad altri livelli. Tra l'altro, le regioni non possono dialogare con la Comunità, che vuole avere un unico interlocutore, che in questo caso si chiama AGEA. È nostra intenzione recuperare con le regioni un dialogo per risolvere i problemi. Prima dicevo che la parola «coordinamento» è fuorviante: è il funzionario delegato a dover essere messo in condizione di poter rendere conto alla Comunità di quello che ha speso e di come l'ha speso. Il problema dello sviluppo rurale, comunque, è legato a questo discorso.
Più della logica per cui la legge regionale crea l'organismo pagatore, mi piacerebbe uno scenario in cui - ma dico questo a titolo personale - gli organismi regionali svolgessero un ruolo di decentramento regionale. L'organismo pagatore creato dalla regione deve essere, tra l'altro, riconosciuto in base alla normativa comunitaria, il che può non avvenire. Ciò rappresenta, quindi, un problema ed una complicazione.
Noi possiamo fornire delle opzioni tecniche, ma le scelte non sono nostre. Se le regioni continuano a voler creare gli organismi regionali, lo possono fare. Se mi è consentita una riflessione personale, su questo fronte di spesa e di impegno credo che occorrerebbe un'adeguata riflessione comune. Lo ripeto, questo meccanismo comporta più difficoltà, più soggezioni, più scadenze, nulla di discrezionale, nel modo in cui sono organizzati i meccanismi di erogazione e di gestione dei fondi comunitari. Occorre dunque una riflessione su questo, con tutte le conseguenze in termini


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di responsabilità. È mia intenzione dialogare con le regioni, per capire di che cosa stiamo parlando sul piano concreto.
In materia di sviluppo rurale, noi eseguiamo degli ordini; possiamo solamente dire se siamo in condizioni di dare un certo contributo tecnico-operativo. Per il resto, aspettiamo il ministero, aspettiamo le regioni. L'unico problema che abbiamo è quello di rendere conto alla Comunità. È un'anomalia, che non dipende da noi, ma dal sistema.

ANTONIO BUONFIGLIO. La mia domanda voleva integrare la questione posta in precedenza.
Se non ricordo male, nella riforma finanziaria dello sviluppo rurale è previsto che la gestione di alcuni fondi che oggi vengono gestiti dalle regioni passi, nei prossimi sei anni (2007-2013), all'organismo pagatore centrale, laddove non esista l'organismo pagatore regionale. Dicevo, dunque, che forse questa previsione, legata al discorso del controllo del sistema informativo generale, andrebbe considerata anche in quell'ottica. Poiché l'AGEA deve svolgere non solo la funzione di pagamento del FEOGA, ma anche di altri fondi, che oggi sono regionali, per i quali dovrà presentare un saldo in stato di avanzamento dei lavori (non ci saranno più le anticipazioni di tipo comunitario), probabilmente non avere un assetto definito anche a livello di sistema può incidere non solo sui 6 miliardi di euro che l'AGEA paga normalmente, ma anche sui 9 miliardi di euro che derivano dallo sviluppo rurale.
Siccome in quel contesto bisognerà essere precisi, dovendo gestire scadenze mensili, si tratta di un elemento che forse andrà in qualche modo ricordato in questo processo. Vorrei solo sapere se è già stato individuato un percorso in quest'ottica.

DOMENICO ORIANI, Presidente dell'AGEA. Credo che, se posso permettermi, quello dei rapporti con la Comunità sia un problema culturale. Non si vuole comprendere che la Comunità non accetta decisioni che scontino discrezionalità politiche.
Per i problemi dello sviluppo rurale, deve essere chiaro che tutto questo produce delle responsabilità in termini di resa del conto e della sua correttezza: insisto su questo concetto. Non so se nella legge finanziaria, che prevede una responsabilità finanziaria delle regioni, questa previsione passerà.
Non sono un fautore della repressione, preferisco insistere per riportare al centro dei problemi la sana gestione finanziaria. Le repressioni non servono a nulla; vediamo nelle esperienze quotidiane che cosa significa un verbale della Guardia di finanza. Si creano problemi enormi, perché cominciano le contestazioni, e via dicendo. Noi non abbiamo questa necessità: abbiamo l'esigenza diversa di far sì che gli aiuti vengano corrisposti bene e presto. Rivolgere l'attenzione allo schema della repressione è un atteggiamento che mi rifiuto di assecondare; preferisco piuttosto potenziare gli strumenti di sana gestione. Non uso mai la parola «controllo», nonostante la mia derivazione, ma utilizzo la parola «istruttoria».
Qui mi collego al problema dei fondi strutturali. Questo significa che il momento da valorizzare ai fini della corretta erogazione dei fondi è il momento in cui essi vengono concessi. Sappiamo come nascono certe cose. Al fine di un arricchimento e di un miglioramento della qualità degli accertamenti e delle istruttorie, siamo nella condizione di poter aiutare chi ci chiede di essere aiutato, attraverso il potenziamento - che andrà avanti - del sistema integrato. Su questo posso garantire, almeno per quanto concerne il periodo della mia presidenza, e con me trovo assolutamente d'accordo lo staff.

CLAUDIO FRANCI. Credo che l'audizione odierna sia utile alla Commissione per comprendere quale strada l'AGEA percorrerà nei prossimi anni. Se non ho capito male, mi sembra di poter riassumere il ragionamento del dottor Oriani intorno a tre questioni: l'AGEA svolge il


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suo ruolo in positivo se è in grado di rispettare le leggi; è necessario agire tempestivamente nei confronti dell'erogazione dei contributi; bisogna garantire la certezza dei dati, sulla base dei quali i contributi vengono erogati.
Credo che questi siano sostanzialmente i motivi che ispirano il lavoro e l'attenzione che noi rivolgiamo al mondo agricolo. Come lei sa, l'attenzione delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione e la valutazione della sua efficienza sono legate ai tempi in cui le richieste vengono esaudite o le risposte comunicate.
Per concludere, due domande. Quali sono i tempi per l'erogazione dei contributi in agricoltura? E quali sono, a suo avviso, ammesso che vi siano, i margini di miglioramento di questo processo di erogazione nei prossimi anni?

DOMENICO ORIANI, Presidente dell'AGEA. I tempi di erogazione dei contributi, salvo qualche situazione, sono rispettati. Il problema è che la Comunità, soprattutto con l'allargamento, ha rafforzato il presidio sanzionatorio in materia di tempestività. Devo dire che in questi anni l'AGEA ha compiuto un grosso sforzo organizzativo e non è quindi in una condizione tale da ricevere sanzioni per i ritardi nei pagamenti.
Quanto più un sistema è completo, quanto più è nelle condizioni di avere dati aggiornati in tempo reale, tanto più può dare maggiori certezze sulla completezza dell'istruttoria e sulla correttezza del pagamento. Credo che oggi un corretto pagamento sia una delle esigenze importanti, anche per salvare l'agricoltura. Si deve riflettere sui guasti causati da erogazioni indebite.
Quanto ai margini di miglioramento, noi ci proponiamo, attraverso un meccanismo di lettura anticipata del diritto all'aiuto, sfruttando il fascicolo ed il titolo, di mettere il produttore nelle condizioni di avere dei crediti. Come sapete, il problema dei crediti è legato alle garanzie. Attraverso questa lettura anticipata, l'AGEA può fornire dei dati sulla fondatezza della domanda. Credo che questo si possa tradurre in un significativo miglioramento delle condizioni di concessione del credito. Ovviamente, si deve garantire l'accertamento dei presupposti - come dice la Comunità - che danno il diritto all'aiuto. Anche su questo fronte un sistema di controllo, voluto dalla Comunità, può offrire garanzie, utilità ed opportunità.

ANTONIO BUONFIGLIO. Ho solo una curiosità, che è anche un'esortazione ai colleghi della maggioranza. Se non ricordo male, nel provvedimento collegato alla legge finanziaria c'è una norma che prevede l'eliminazione dei consigli di amministrazione, laddove essi non siano espressamente designati dalle regioni. Tutti sappiamo, però, che di solito tali consigli sono designati dalla Conferenza dei presidenti delle regioni. Dunque, o si presenta un emendamento interpretativo - lo dico a chi può farlo, naturalmente -, oppure molti enti corrono dei rischi. Se passasse l'interpretazione restrittiva di questa norma, significherebbe che questa è un'audizione del presidente dell'AGEA con il mandato più breve della storia.
Vorrei sapere come si sta regolando l'AGEA in merito e vorrei chiedere di valutare la possibilità di superare questo aspetto con una norma interpretativa.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor presidente, la Commissione ha attribuito a questa audizione un particolare interesse, perché in più occasioni abbiamo valutato l'importanza strategica del sistema complesso dell'AGEA. Personalmente, non ho avuto modo di conoscerlo prima, ma, dalle carte e dalla documentazione che ci è stata fornita, parlerei dell'AGEA come di un sistema complesso, atto a realizzare - come lei diceva - gli obiettivi di garanzia ed efficienza, le regole di trasparenza e gli accertamenti, nonché a verificare e riconoscere i diritti sulla base delle direttive della Comunità europea.
A me interesserebbe molto discutere del tema del rapporto con le regioni. Su tale argomento, anche se lei ha accennato al fatto che non è di competenza dell'AGEA,


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questa potrebbe dare un grosso aiuto alla nostra Commissione. Credo che oggi - ne abbiamo costantemente discusso in questa sede - il nostro paese si trovi più di altri, rispetto alla Comunità europea, ad avere vantaggi e svantaggi legati all'assetto istituzionale nel settore agricolo.
È un tema istituzionale, e quindi politico, che dovrebbe coinvolgere tutti i gruppi, al di là delle appartenenze politiche. Noi abbiamo avviato una riflessione su questa materia, quindi sui fini istituzionali dell'AGEA, considerando anche l'interesse specifico delle regioni e degli enti locali; ci troviamo però di fronte alla richiesta europea che la materia sia gestita a livello centrale. Lei ha accennato a questo ed ho visto che su questo avete già avviato un tavolo di confronto con le regioni.
Gradirei, allora, che lei ci fornisse qualche idea che possa aiutare questa Commissione, nel corso della sua attività, a capire come trovare un punto di mediazione alta tra le competenze regionali, pur legittime, e l'esigenza di ricondurre ad unità una strategia che in questo settore è molto importante, in quanto attiene ai diritti delle singole imprese e dei singoli soggetti economici.
Lei ha riferito un'opinione secondo la quale le regioni potrebbero in modo autonomo creare degli organismi attraverso leggi regionali; da parte sua, ha affermato di propendere - ed io condivido la sua opinione - per una riorganizzazione decentrata e collaborativa dell'AGEA, affinché non vi sia una moltiplicazione di organismi.
Credo sia un dovere, per il Parlamento, tentare di fare una riflessione su questo, perché la moltiplicazione degli enti non garantisce la certezza del diritto, ma alla fine crea soltanto confusione. Questo è, secondo me, un tema fondamentale. Se non riusciamo a darci una linea di riflessione, e quindi di intervento - è un discorso che attiene anche a questa Commissione -, penso che gli obiettivi istituzionali dell'AGEA, rispetto alle cose che abbiamo detto prima, potrebbero non essere garantiti, nonostante la buona volontà dei responsabili dell'AGEA, quindi sua e dei suoi collaboratori, ed anche delle regioni.
Vorrei ascoltare una riflessione più ampia su questo tema.

DOMENICO ORIANI, Presidente dell'AGEA. Un conto è la mia opinione personale, altro conto è la mia opinione di presidente dell'AGEA. Lei parlava di moltiplicazione degli enti, ma io userei anche la parola «duplicazione». Parliamo di competenza regionale, ma la competenza sussiste in presenza di un potere deliberativo, che io non ritrovo nelle regioni. In termini di erogazione, c'è semmai un problema di trattative, ma la Comunità fissa e stabilisce come le quote devono essere pagate e quali sono i requisiti per ottenerle.
Da questo punto di vista, l'autonomia diventa un discorso da approfondire, perché c'è una duplicazione che comporta anche problemi di rendicontazione. La Comunità stabilisce in quali termini e con quali caratteristiche debbano essere presentate le rendicontazioni ed effettuati i controlli. L'AGEA è, per legge, l'autorità competente del sistema integrato di gestione e di controllo; questo significa che, prima di eseguire i pagamenti, deve imporre alle regioni l'utilizzo di quel sistema di controllo ritenuto efficace dalla Comunità. Mi domando, allora, quali spazi vi siano.
Spazi esistono, invece, per un rapporto diretto tra il produttore e la regione. Pensiamo - questo è anche il nostro lavoro, nella logica delle implementazioni di sistema - di poter offrire alla riflessione delle regioni un modulo di decentramento. Oggi si trova difficilmente un call center che risponde da Roma: o si trova in Sardegna o all'estero. Questo è il sistema integrato: che le liste di pagamento possono essere stampate dovunque. La tecnologia che abbiamo messo in piedi e che stiamo sempre più migliorando ci consente di farlo.


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La mediazione tra l'autonomia ed il servizio potrebbe quindi portare - dico potrebbe - ad immaginare un decentramento regionale dei servizi, che fanno capo ad un solo cervello, quello del sistema integrato. Se lei mi dice che l'autonomia delle regioni ha spazi per un'integrazione, le rispondo che le cose non stanno così. Appena si dà qualcosa in più, arriva la comunicazione, da parte della Commissione, dell'apertura di un'inchiesta per aiuti nazionali, per par condicio violata e così via. Se le cose stanno così, dobbiamo allora chiederci come possiamo evitare spese garantendo la qualità del servizio, e quindi la tempestività. La preoccupazione della moltiplicazione degli enti deve scontare, secondo me, una riflessione sulla duplicazione, che è un reale problema.
Aggiungo un'altra considerazione. Mi sapete dire - visto che non vogliono neanche parlare con voi, a Bruxelles - qual è il margine deliberativo concesso nella gestione degli aiuti comunitari? A mio avviso, nessuno. Questo elemento deve essere messo nel conto della riflessione. Non ho difficoltà, come dicevo prima, ad aprire un tavolo di confronto. Credo che il problema dell'autonomia sia importante, ma ad essere valorizzato dovrebbe essere il servizio, in una logica che individui le aree entro le quali si possa esercitare il «potere» regionale.
Non posso andare oltre, perché non sono un politico. Devo semplicemente applicare le leggi e mandare avanti una struttura complessa.

LUCA BELLOTTI. Sarò velocissimo. Rivolgo innanzitutto i migliori auguri al presidente Oriani e ai suoi collaboratori, perché credo che la missione alla quale sono chiamati sia veramente impegnativa. Nello stesso tempo, vorrei ringraziare il collega ed ex presidente dell'AGEA per il buon lavoro svolto in quell'incarico.
Intervengo in merito alla richiesta, che mi pare provenga da tutti i colleghi, di una indagine conoscitiva sul settore ortofrutticolo. Onde evitare indagini che ci porterebbero magari a non concludere nulla, anche per i tempi che ciò comporterebbe, l'AGEA non potrebbe sostenerci nelle nostre richieste di informazioni?

DOMENICO ORIANI, Presidente dell'AGEA. Mi sono posto lo scopo di recuperare quelli che chiamo i «fondamentali» della struttura, per poterla meglio capire e dirigere. Credo sarebbe opportuno che la Commissione formulasse delle indicazioni, chiarendo quali sono i profili del problema che è interessata a conoscere, piuttosto che lasciare a noi il compito di fare una relazione complessiva sul settore ortofrutticolo. Non abbiamo problemi a fornire materiale informativo alla Commissione, prima ancora che sia avviata un'indagine conoscitiva.
C'è un problema sul quale vi invito a riflettere. Un rapporto della Corte dei conti europea ha messo l'Italia al primo posto, quanto a numero di irregolarità - intendo riferirmi a pagamenti non corretti o non dovuti - riscontrate. Abbiamo chiaramente un problema di immagine.
Rispetto ad altri paesi - non so se siano più intelligenti o cos'altro -, in Italia c'è una tendenza a sostituire il controllo e la repressione alla gestione, per la quale invece noi cerchiamo di recuperare un ruolo centrale. Ebbene, la deliberazione di un'indagine conoscitiva, a mio avviso, oltre ad assolvere un dovere di informativa, assolutamente giusto, comporta anche problemi in termini di perdita di immagine. La Comunità, infatti, fa pesare tutto questo. Vi è quindi la necessità, laddove sia possibile, di un maggiore ascolto, per potenziare gli strumenti di gestione piuttosto che quelli di repressione.
Devo dire che riscontro, nelle esperienze passate, un'eccessiva centralità dell'opzione repressiva. A mio avviso, questo strumento non funziona, perché produce danni, guasti, pregiudizi patrimoniali e di immagine. Se il problema è di tipo conoscitivo - e personalmente credo che sia importante conoscere la dimensione del


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immagine. Se il problema è di tipo conoscitivo - e personalmente credo che sia importante conoscere la dimensione del fenomeno -, siamo assolutamente disponibili a fornirvi delle informazioni. Abbiamo dati sufficienti a dare contezza del fenomeno. Naturalmente, la Commissione è sovrana nel decidere.

PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Oriani per la sua presenza e per le informazioni che ci ha fornito. Contiamo di avere uno stretto rapporto con l'AGEA, come è sempre avvenuto.
La saluto, presidente, e conto di rivederla in un'altra occasione.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,10.