COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 30 novembre 2006


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARCO LION

La seduta comincia alle 14,20.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche che attraverso l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, sulla ristrutturazione dei contributi previdenziali agricoli.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, sulla ristrutturazione dei contributi previdenziali agricoli.
Nell'ambito della Commissione, è stata sollecitata questa nuova audizione, dopo quella del 17 ottobre scorso, per conoscere gli sviluppi dell'operazione di ristrutturazione dei contributi previdenziali agricoli, anche sotto il profilo dell'andamento delle adesioni.
Nel dare il benvenuto al ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, onorevole Paolo De Castro, e nel ringraziarlo per la sua disponibilità, gli cedo la parola.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Cari colleghi, in maniera molto sintetica, ma altrettanto puntuale, credo di dovervi mettere al corrente dello stato di avanzamento dell'operazione di iniziativa privata per l'acquisto dei crediti agricoli cartolarizzati.
A tal proposito, voglio introdurre una mia informativa, sollecitato dalle pressioni esercitate dal territorio. In molte aree del Mezzogiorno, infatti, si sta verificando un malessere perché, nelle more della messa in atto dell'operazione di regolarizzazione, Riscossione Spa, ovviamente, sta proseguendo la sua attività.
In merito a questo problema, abbiamo tenuto un incontro con il collega Cesare Damiano. Entrambi abbiamo ricordato - lo sottolineo anche in questa sede - che si tratta di un'operazione privata, sulla quale, dal punto di vista pubblico, del Governo e del Parlamento, non vi sono interventi di natura legislativa, una situazione questa che ci pone dei limiti. Infatti, come ormai sembrerebbe dagli ultimi aggiornamenti - di cui vi informerò tra poco -, l'operazione si bloccherà automaticamente. Ciò avverrà, di fatto, una volta che la società-veicolo avrà accolto l'offerta delle banche, non soltanto attraverso una lettera di accettazione, ma anche mediante la firma di un preciso contratto. A quel punto, formalmente l'INPS - che è il soggetto di ultima istanza, quello che incassa al termine dell'operazione la parte che verrà riscossa attraverso le banche dagli agricoltori - può avviare le procedure.
Quindi, è evidente che in questa fase noi, come istituzioni, come Governo e Parlamento, non abbiamo la facoltà giuridica di intervenire. Tuttavia, abbiamo fatto presente pubblicamente che l'operazione in atto necessita, anche per ragioni di procedure giuridiche, di qualche settimana


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ancora, prima di vedere formalmente la firma del contratto. Nel frattempo, le organizzazioni agricole, che come sapete hanno firmato un accordo con il pool di banche, stanno avviando una fase di preadesione.
Devo altresì comunicarvi, oggi, in questa sede, che lo stato della preadesione è molto positivo e che il 30 per cento (il livello minimo che fa scattare la percentuale del 29 per cento), in valore, dell'intero importo, sul valore nominale, è un obiettivo che ha altissime possibilità di essere raggiunto.
La SCC Spa ha chiesto ad una società terza, che è stata individuata di comune accordo con l'INPS, un parere sulla proposta delle banche. Formalmente, il consiglio d'amministrazione e gli obbligazionisti hanno dovuto formulare questa richiesta, che va oltre quello che invece le società di rating avevano già fatto, con parere positivo. È stato poi individuato il soggetto, ossia KPMG, che sta lavorando con la banca dati dell'INPS per raccogliere tutte le informazioni. Trattandosi di un'operazione che coinvolge oltre 540 mila ditte individuali, questa raccolta sta richiedendo del tempo. Quella che tecnicamente si chiama la fairness opinion (la KPMG dovrebbe, per contratto, dare la risposta entro la metà di dicembre), fa scattare la firma del contratto. Questo è l'ultimo atto che consente formalmente all'INPS di informare il ministro del lavoro e della previdenza sociale, quello dell'economia e delle finanze e quello delle politiche agricole, alimentari e forestali, che l'offerta è stata formalmente accettata e che, firmato il contratto, occorre bloccare tutte le procedure di riscossione coatta da parte di Riscossione Spa.
Questo è esattamente lo stato dell'arte. Tuttavia, nelle more dell'operazione, che la società KPMG sta realizzando in nome e per conto della SCC e dell'INPS, evidentemente stiamo facendo pressione - nelle forme consentite - per sottolineare come la situazione sia ormai nota, ampiamente pubblicizzata, con una formale presa di posizione da parte delle banche. L'INPS ha dimostrato, così come lo stesso ministro Damiano (anche la settimana scorsa), la totale accettazione del percorso. Dunque, si chiede solo di pazientare un po'. È evidente che sul territorio esiste una notevole tensione, che speriamo possa rapidamente risolversi.
Naturalmente, è necessario prendere in considerazione, una volta che il contratto sarà firmato, l'attività promozionale, in tutte le regioni interessate dall'operazione, affinché ci sia la più alta adesione possibile. Io stesso mi sono proposto per recarmi nelle diverse regioni a spiegare l'operazione e incentivarne al massimo l'adesione, per poter così raggiungere l'importo minimo compatibile con l'operazione stessa.
Ulteriori segnalazioni riguardano alcune tipologie all'interno del contesto dei crediti cartolarizzati, che non sarebbero coinvolti. Vi ricordo che qui alla Camera è stato approvato il maxi-emendamento che ha preso in considerazione l'intero pacchetto del 2005, che era escluso da questa operazione. La cartolarizzazione, infatti, riguardava tutti i crediti al 31 dicembre 2004 per cui, essendoci, dal 1o gennaio 2006, l'obbligo del DURC - anche con un'operazione di moralizzazione dal punto di vista del rispetto, da parte delle aziende agricole, delle regole sul lavoro, non ultima quella sui contributi - esisteva un anno di «buco», il 2005, che è stato coperto con l'emendamento citato, che ci auguriamo possa diventare presto legge, una volta approvato dal Senato.
Voglio dire con molta chiarezza che, di fronte ad un'operazione così complicata, possono sorgere problemi riguardanti alcune tipologie di soggetti, in alcune regioni. Mi sono stati rappresentati casi di aziende (non agricole, bensì società) che, partecipando all'operazione, vedrebbero generarsi nel loro bilancio una sopravvenienza attiva pari allo sconto che subisce l'azienda rispetto al dovuto. È evidente che questo comporta un pagamento di imposte in più.
Per parte mia, non ho la soluzione a questo tipo di problematica: ho affermato che al momento stiamo risolvendo il caso degli agricoltori. Però, le fattispecie citate


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sono reali e non escludo che il Parlamento, una volta approvata la legge finanziaria e risolto il problema del 2005, possa intervenire. Oggi non abbiamo alcuna possibilità di farlo, qualora ci fosse la volontà politica. Peraltro, in proposito, ho qualche perplessità personale, ma ovviamente mi rimetto al parere del Parlamento. Tuttavia, è evidente che, una volta avviato il percorso e approvata la legge finanziaria, potremo intervenire. Allo stato attuale, però, si tratta di un'operazione di tipo privatistico, per cui non avremmo motivo di intervenire. Parliamo infatti di soggetti esclusi da un'operazione che ancora non si è completata.
Tuttavia, lo ripeto, nutro qualche perplessità personale, nel senso che avrei difficoltà ad accettare l'ipotesi che, se si ha nel bilancio una voce «pagare x» e poi in realtà viene applicato uno sconto, si dovrebbero pagare delle imposte in più. Comunque, mi rimetto alla volontà del Parlamento.
Ritengo che potrebbe essere esaminata la situazione di alcuni agricoltori che hanno aderito a proposte di condono effettuate negli anni precedenti. In questo caso, i numeri sono più significativi rispetto alla fattispecie precedente. Comunque, credo che anche queste aziende (546 mila) possano rientrare in un provvedimento successivo (eventualmente anche nello stesso disegno di legge collegato).
È chiaro che l'operazione di cui ci stiamo occupando riguarda quel pacchetto di crediti cartolarizzati passati alla SCC. Diversamente, il problema cambia poiché, a quel punto, un eventuale intervento come quello citato comporterebbe un costo per lo Stato. Dico ciò allo scopo di chiarire tutte le varie possibilità.
L'unico dato che vi posso fornire riguarda l'andamento della preadesione che, come ho già detto, è positivo. Abbiamo alcune percentuali interessanti che, se venissero registrate in tutte le aree, ci porterebbero vicini al valore del 30 per cento che dovremmo raggiungere.
Presidente, per quanto riguarda l'iniziativa per l'acquisto dei crediti cartolarizzati, mi fermerei qui, ferma restando la mia disponibilità a rispondere alle domande che eventualmente i colleghi mi vorranno porre.

PRESIDENTE. Grazie, signor ministro.
Do la parola ai colleghi che intendano formulare domande o porre quesiti.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Innanzitutto, ringrazio il signor ministro per la sua presenza qui, oggi. Tuttavia, capirà, signor ministro, che l'audizione non è stata richiesta solo per incomodarla o per il piacere di averla sempre qui tra noi, ma per avere notizie su una questione che ha alimentato il dibattito politico, e non solo, negli anni e nei mesi scorsi e continua ad alimentarlo ancora oggi. Tra l'altro, come lei ha giustamente rilevato, sono moltissime le preoccupazioni, le perplessità e le inquietudini riguardo all'intera vicenda che, a nostro avviso, non è assolutamente così chiara, scorrevole e definita, come lei finora l'ha rappresentata qui a noi. Questo ci dà grande preoccupazione.
Lei giustamente ha sottolineato, nella premessa al suo intervento, che si tratta di un'iniziativa privata. Ci rendiamo conto delle difficoltà che talvolta la politica e le istituzioni hanno nel rapportarsi con iniziative di questo genere. Ha altresì detto che gli interventi operati da lei o dalle figure istituzionali a tal riguardo possono essere, e sono, ovviamente limitati.
In ogni caso, a nostro avviso, ciò è da considerare non soltanto limitativo: si tratta di uno degli elementi che ci inducono alla riflessione ed alla preoccupazione, e le voci che ci arrivano sulle adesioni ci inducono ad ulteriori momenti di preoccupazione, perché la percentuale minima di cui lei ha parlato non è stata assolutamente raggiunta. Si rileva un andamento interessante, ma, ripeto, la percentuale non è stata raggiunta. Uno dei motivi per cui ciò non è avvenuto sta proprio nel fatto che gli agricoltori sono preoccupati, anche perché - sono convinto che anche lei ne è a conoscenza - i modelli di preadesione sono assolutamente indefiniti, e non potrebbe essere altrimenti:


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essi, infatti, non danno materiale contezza all'agricoltore di come, quando e cosa egli andrà materialmente a pagare per sanare la sua posizione debitoria.
Lei sa benissimo che su questo tema esistono diverse opinioni, in quanto la forbice tra il massimo e il minimo non è assolutamente definita. Inoltre, si corre il rischio che tale forbice diventi progressivamente più alta.
Vi è un'altra serie di questioni relative a momenti sanzionatori o comunque legati a spese accessorie, un tema questo che non viene risolto dai moduli che vengono oggi sottoposti agli agricoltori dalle associazioni di categoria. Ebbene, anche questi elementi di assoluta non sicurezza, quindi di non assoluta garanzia, inducono gli agricoltori ad atteggiamenti di grande prudenza. È vero che pagare di meno è sempre meglio che pagare di più, però in ampie zone del paese le difficoltà economiche del comparto e i livelli di sofferenza sono tali per cui pagare, se pur poco, diventa difficile e problematico.
Tra l'altro, ci rendiamo conto delle oggettive difficoltà delle associazioni di categoria a rintracciare, oggi, tutte queste partite: sono convinto che almeno il 10-15 per cento di esse non sia più rintracciabile sul territorio a distanza di anni, probabilmente non esistono più e sono uscite definitivamente fuori dal sistema agricolo. Anche questo aspetto contribuisce ad alimentare l'indeterminatezza di tutta l'operazione.
Cosa sta materialmente accadendo? Ancora oggi continuano ad arrivare agli agricoltori e agli imprenditori (ritengo di tutta Italia, ma posso parlare a ragion veduta di quanto sta ancora accadendo in Sicilia) le cartelle esattoriali e continuano a scattare addirittura le cosiddette «ganasce fiscali».
Nel corso della sua audizione del 17 ottobre 2006, abbiamo segnalato le nostre preoccupazioni che, a dire la verità, la sua informativa di oggi non fuga completamente, e nemmeno parzialmente. Tra l'altro, in quella data avevamo sottoposto al Governo la necessità, in attesa che si chiarisse l'intero quadro, di una moratoria, quantomeno al 31 dicembre 2006, che potesse dare tempo alla politica di capire, che potesse dare tempo alle organizzazioni di categoria di raggiungere quanti più associati possibile, ma che, soprattutto, desse tempo agli agricoltori di capire bene ciò a cui andavano incontro e che desse tempo anche alle istituzioni, a lei e al ministro Damiano, per poter intervenire (pur con tutta la limitatezza e la prudenza del caso, trattandosi di iniziativa prevalentemente privatistica).
Questo, a nostro avviso, poteva essere fatto. Abbiamo avuto anche strumenti per agire, poiché sono passati sotto il nostro naso tanti provvedimenti che si sono occupati di agricoltura: dal collegato fiscale, alla legge finanziaria qui alla Camera. Oggi il decreto fiscale è già legge, mentre la legge finanziaria ha superato il momento di confronto alla Camera e si trova oggi all'esame della Commissione bilancio del Senato.
A nome del mio partito, ritengo che vada intrapresa una strada assolutamente veloce e rapida: lo strumento della legge finanziaria va utilizzato, pur tardivamente, visti gli effetti che già ha prodotto l'intera questione rispetto alla denuncia che abbiamo fatto il 17 ottobre, per cercare, quantomeno, di lenire le situazioni che si stanno creando (tra l'altro, ricordo che giace in Commissione una nostra specifica interrogazione a prima firma dell'onorevole Misuraca, depositata in data 14 novembre). Poi, continueremo a valutare cosa sta accadendo sul territorio.
Non riteniamo esaustiva la sua risposta e gradiremmo una risposta formale alla nostra interrogazione. Ricordo che, nella seduta di ieri, il mio gruppo politico ha preannunziato la presentazione di una specifica risoluzione al riguardo.

GIUSEPPE RUVOLO. Ministro De Castro, innanzitutto la ringrazio, ancora una volta, per la sensibilità che ha avuto di partecipare ai nostri lavori dedicati ad un tema così complesso. Devo dire, ad onor del vero, che se, nella precedente occasione, lei avesse dato modo ai componenti della Commissione di esplicitare il loro


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ragionamento, forse oggi non saremmo qui a discutere.
La risoluzione presentata dall'onorevole Misuraca, e da me sottoscritta e condivisa, ci pone proprio al centro di questo ragionamento. Peraltro, ho riletto il suo intervento del 17 ottobre: se esso avesse avuto una rispondenza reale rispetto al quadro complessivo, oggi non saremmo qui a discutere, o quantomeno ad approfondire. La ragione vera per cui siamo qui è perché siamo fortemente, ancora una volta, preoccupati per quanto attiene a questo argomento e non solo a questo; ma mi fermo su questo punto.
Il primo obiettivo del Governo era quello di creare immediatamente le condizioni per cui nessuna aggressione potesse avvenire ai danni dei patrimoni delle aziende agricole. Questo pericolo non è stato scongiurato. Lo ha detto l'onorevole Marinello e lo ribadisco anch'io con forza: in Sicilia, in particolar modo, ma mi risulta anche in altre regioni, le imprese agricole vengono regolarmente aggredite, con l'attivazione di tutte le procedure. Utilizzo questo termine perché è davvero difficile, a volte, fare comprendere le preoccupazioni che hanno i nostri agricoltori e le nostre imprese agricole. Su questo punto il percorso è stato fallimentare.
Il secondo obiettivo che questa operazione si era prefissato di raggiungere era quello di attivare immediatamente una serie di sistemi di informazione, di concerto con le categorie professionali. Tuttavia, a quanto mi risulta, anche sotto questo aspetto si è fatto un buco nell'acqua. A più di 45 giorni da quell'evento, non si hanno dati. Gli agricoltori e gli imprenditori sono allo sbando, non riescono a comprendere cosa bisogna fare e nel frattempo arrivano le procedure (in alcune realtà arrivano dalla Montepaschi Se.ri.t), che stanno aggredendo il loro patrimonio.
Il terzo obiettivo era quello di raggiungere una concertazione con le organizzazioni professionali, con il rispetto dovuto per il lavoro eccezionale che esse svolgono sul territorio e per quello che rappresentano. Devo dire che, anche da questo punto di vista, non c'è stata la comunicazione dovuta e gli agricoltori sono più disinformati di prima.
Avevamo ragione? Avevamo avanzato la seguente proposta: se non ci riusciamo entro la data del 31 luglio, almeno attiviamoci per far sì che ci sia una data limite per comporre tale questione assai spinosa. Avevamo anche suggerito la data del 31 dicembre, ma non ci è stato dato assolutamente ascolto.
Una cosa voglio dire con grande chiarezza, signor ministro: ritengo che ancora ci siano le condizioni per intervenire. Peraltro, lei non mancherà certo di mettere a disposizione la sua autorevolezza. Esiste ancora lo strumento della legge finanziaria, che è in corso di discussione al Senato. Un emendamento del Governo può essere utile per rivedere la legge n. 81 del 2006, per riprendere quel percorso, peraltro (lo ribadisco ancora una volta in questa Commissione), condiviso largamente dal Parlamento nel corso nella XIV legislatura, ed evitare che ancora una volta si crei confusione nel mondo agricolo, nelle aziende agricole.
Il meccanismo che si è instaurato provoca un solo effetto: fa gridare ancora una volta gli agricoltori, che non hanno voce. Tutti hanno manifestato, tutti hanno sventolato bandiere, tutti hanno scioperato sulla legge finanziaria all'esame delle Camere, tranne gli agricoltori. Vi sembra poco? Conosco gli agricoltori e posso dire che non lo è. Questa è una preoccupazione che deve avere lei, signor ministro, assieme a tutto il Governo. Guai a fare scendere in piazza gli agricoltori! Questo è un campanello d'allarme molto chiaro: non sottacete questo argomento.
Concludo dicendo che esiste ancora un'occasione, signor ministro, per invertire questo percorso, che non è assolutamente in grado di garantire quanto è stato già previsto nella legge n. 81 del 2006. Controlliamo ancora una volta: le sanzioni e gli interessi erano stati cancellati; si era data una possibilità di dilazionamento molto lungo, con le banche che non avrebbero chiesto ulteriori ipoteche. In questo modo è possibile dare respiro ai nostri


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agricoltori. Tutto ciò che qui è stato affermato è immaginazione; e lei, signor ministro, ancora insiste nel dire che si tratta di un'operazione privatistica! Lo comprendo bene, però non riesco ancora a capire quale ruolo debba avere effettivamente in una questione così importante il Governo, anzi lo Stato, in particolare se si affida tutto alla libera contrattazione del debito. Supponiamo il caso - e chiudo davvero, signor ministro - che un'azienda riesca ad accordarsi per il 25 per cento del debito complessivo (comprendente interessi e sanzioni, arrivando quindi al 50 per cento del debito originario): quando l'azienda chiederà la dilazione di pagamento, certamente la banca chiederà in cambio un'ipoteca su qualche terreno o su qualche proprietà. Ebbene, quelle proprietà sono già tutte pignorate, vincolate da crediti agrari che non si sono potuti pagare. Questo è il dramma del settore agricolo, soprattutto nelle aree meridionali del paese.
Sono convinto - ancora una volta sono fiducioso - che lei, all'interno della legge finanziaria, possa tentare di dare una risposta positiva a tutto il comparto agricolo e trovare l'occasione per porre fine a questo annoso problema.

GINO SPERANDIO. Cercherò, signor ministro, di essere breve, anche perché vorrei che si riuscisse a dare spazio alla seconda parte del suo intervento, che noi riteniamo politicamente più significativa, cioè l'avvio dell'indagine conoscitiva della Commissione sul settore dell'ortofrutta.
Intervengo per segnalare un nostro disagio: questa operazione, francamente, non ci è piaciuta, ma non vediamo molte alternative. Il problema vero è che, con questa operazione, si è chiusa, cercando anche di dare assicurazioni ad un mondo agricolo che ha una estrema fragilità, una situazione patologica di non assolvimento degli obblighi e degli oneri fiscali. Noi riteniamo questa, appunto, una situazione patologica, rispetto alla quale vorremmo un preciso impegno da parte del Governo, anche dopo l'approvazione della legge finanziaria, che sembra dare un preciso segnale rispetto alla possibilità di accedere ai contributi comunitari soltanto attraverso una regolarità del meccanismo contributivo.
Secondo noi, nel settore dell'agricoltura è giunto il momento di segnare un «punto e a capo», creando le condizioni perché il settore, nel prossimo periodo, non gestisca situazioni patologiche in cui, purtroppo, le aziende si sono rette anche sull'evasione e sull'elusione contributiva.
Ci rendiamo conto che l'operazione di cartolarizzazione ha trovato il consenso di tutti i soggetti coinvolti; è altrettanto vero, però, che tramite essa si genera comunque una mancata entrata di grande rilievo, a sfavore dell'ente previdenziale.
Prendiamo atto della situazione che il ministero ha dovuto affrontare, con la delicatezza del caso, proprio a causa della presenza delle posizioni in cui si trovano le singole aziende agricole. Tuttavia, riteniamo che l'impegno politico da parte sua - e su questo magari chiederemo anche un preciso impegno - sia quello di intraprendere un'iniziativa amministrativa, proprio per far sì che queste situazioni cessino con l'anno in corso.
L'operazione di cartolarizzazione, in qualche modo, ha creato una situazione di favore nei confronti degli enti bancari, ma ha anche prodotto una riduzione del credito e delle entrate certe per l'ente previdenziale. Si tratta di una partita che non ci è piaciuta fin dall'inizio e che riteniamo non chiusa in modo brillante; però, non abbiamo intravisto modalità e possibilità diverse da quelle illustrate.
Ci auguriamo che, peraltro, il percorso di adesione garantisca una chiusura positiva del procedimento, anche se segnaliamo un nostro disagio rispetto ad un'operazione che evidenzia la patologia di parti importanti del settore agricolo.

CLAUDIO FRANCI. Desidero fare tre brevissime considerazioni.
In primo luogo, vorrei ringraziare il ministro. Ogni volta che la Commissione ne ha bisogno e lo chiama, lui è disponibile ad interloquire con noi, a fare il punto, a rappresentare le situazioni e il


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loro sviluppo (non mi riferisco solo alla questione delle cartolarizzazioni).
Dato atto di questo, pur comprendendo le ragioni dei colleghi dell'opposizione che mi hanno preceduto, vorrei sottolineare quanto segue: con l'operazione sulla quale stiamo ormai da tempo ragionando - e che, sono sicuro, andrà a buon fine -, chiudiamo, attraverso un accordo privato tra vari soggetti, una situazione che si protrae da troppi anni, una situazione difficile che anche Governi autorevoli di centrodestra non sono stati in grado di risolvere.
Oggi si sottolinea qualche ritardo (30 o 45 giorni), ma io credo che il compito di tutti dovrebbe essere quello di agevolare il più possibile le preadesioni, cioè un processo che porti a chiudere una vicenda annosa per il mondo agricolo.
Vorrei ricordare che l'incertezza e l'oscillazione del costo del debito maturato nei confronti dell'INPS, con questa operazione, in base al minimo previsto nell'accordo maturato con le banche, va dal 22 al 30 per cento del costo dovuto. Non mi pare che sia un accordo penalizzante, destabilizzante per il mondo agricolo!
Invito quindi il ministro e gli altri ministeri competenti a proseguire nel lavoro di moral suasion, affinché il processo avviato si concluda al più presto e possa determinarsi una situazione più certa di quella che abbiamo davanti.
Partendo da questo punto, altre due brevi considerazioni. Mi vado sempre più convincendo - lo abbiamo visto anche durante la discussione della parte agricola della legge finanziaria - che il mondo agricolo ha bisogno di essere compreso al di fuori dell'ambiente in cui se ne discute. Intendo dire, ad esempio, che occorre intervenire nei confronti delle regioni e sostenendole e motivandole a svolgere un'azione in direzione del settore agricolo, che richiede attenzione e sostegno economico. Ciò riguarda non solo l'Italia, bensì le scelte future dell'Europa, per la quantità di risorse che a questo settore vengono destinate.
Allora, prima usciamo dalle emergenze permanenti, meglio è. Ma uscire dalle emergenze permanenti significa, prima di tutto, cominciare a proporre e ad introdurre elementi premiali. Io capisco le ragioni del ministro quando dice che chi ha fatto il concordato e ha già pagato è penalizzato. Tuttavia, uno come me, che viene da regioni che hanno subito le quote latte, in cui le aziende hanno pagato e tentano di pagare i debiti con sacrifici e senza che venga loro regalato niente, cosa può dire agli agricoltori? È giusto che questo paese continui all'infinito a sottrarre risorse allo sviluppo per rincorrere le emergenze?
Penso che sia arrivato il momento in cui il mondo agricolo si avvii a ragionare seriamente su questi temi, se vuole costruire il proprio futuro e se vuole attorno a sé comprensione, adesione e sostegno. La ragione per la quale non abbiamo potuto introdurre nemmeno la stabilizzazione di benefici fiscali che andranno prorogati di nuovo nei prossimi anni sta anche nelle difficoltà che ho citato. L'assunzione di responsabilità, necessaria da parte di tutti, è quella di comprendere che, anche per questo settore, è venuto il momento di cambiare passo e la politica deve favorire questo processo.

ANTONIO BUONFIGLIO. Anch'io ringrazio il ministro per la sua presenza in Commissione.
In primo luogo, vorrei sapere se vogliamo parlare dei problemi o di politica. Potrei ricordare all'onorevole Franci le leggi finanziarie fatte ad hoc per ripianare i bilanci del consorzio del parmigiano reggiano; la cartolarizzazione fatta dal Governo; oppure, per rimanere nell'ambito di questa legge finanziaria, il condono contributivo contenuto negli articoli 177 e 178 del testo approvato dalla Camera (condono di cui godrebbero esplicitamente i datori di lavoro dei call center per i cinque anni pregressi). Ma questa doveva essere una legge finanziaria senza condoni!
Al di là delle annotazioni, per ritornare al problema, mi sono trovato di fronte ad un atteggiamento schizofrenico: la settimana scorsa sono stato in Puglia e, da una parte, ho visto volantini nei quali era


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scritto «Grazie al Governo: sanato il problema dei contributi previdenziali in agricoltura», dall'altra parte, 5 chilometri più in la, in un altro paese, ho visto alcuni agricoltori che invece avevano subito l'esecuzione forzata.
Noi tutti avevamo sostenuto che c'era bisogno di una moratoria. Avevamo chiesto di inserirla nella legge finanziaria e pensiamo che ancora si possa fare. Speriamo che la Commissione, unitariamente, possa adottare una risoluzione in tal senso.
Per concludere, vorrei rivolgere, al ministro e ai colleghi della maggioranza, alcune domande.
Perché si continua a dire che c'è solo una funzione di moral suasion? Perché l'operazione è solamente privatistica? Se questo è vero, perché dedichiamo al problema tutte queste sedute di Commissione? La risposta è molteplice: anzitutto, perché il debito iniziale è contratto nei confronti dello Stato; in secondo luogo, perché ritengo che, sia la società di credito, sia la società-veicolo, sia le attuali banche, non siano assolutamente dei benefattori. Ritengo che da qualche parte debba essere iscritta una minusvalenza (presumo nel bilancio dell'INPS), rispetto a quanto era stato preventivato nella cartolarizzazione.
Ci sono inoltre problemi di esecuzioni continue, soprattutto - ma non solo - in Sicilia, problemi che prima non esistevano poiché - per rispondere a ciò che diceva il collega Franci - vi era una moratoria. La citata legge n. 81 aveva previsto un condono definitivo. Si trattava di una soluzione definitiva, che non è riuscita - sappiamo tutti perché -, anche se, forse, sarebbe interessante (mi rivolgo al presidente) sapere se la Commissione, che doveva concludere i propri lavori anch'essa entro il 15 ottobre, abbia prodotto una relazione finale.
Come onestamente ha riconosciuto il ministro, non sappiamo qual è il costo della sopravvenienza: il danno si raddoppia addirittura, nel momento in cui le persone o le aziende agricole che aderiscono al condono contributivo devono pagare le tasse anche sulla sopravvenienza.
Qualche ulteriore domanda per il ministro. In questa legge finanziaria, come veniva ricordato, è previsto il DURC (Documento unico di regolarità contributiva). Dal momento che il provvedimento si applica non solo alle risorse finanziarie date dalla Comunità per investimenti, bensì a qualsiasi provvidenza erogata dalla Comunità stessa, e dato che, contemporaneamente, è stata emanata una sentenza della Corte di giustizia europea in base alla quale lo Stato italiano può chiedere crediti in compensazione, vorrei sapere se l'AGEA sarà costretta, nell'anno in corso, a chiedere in compensazione ai titolari di contributi comunitari tutto quello che non è stato pagato. Vorrei cioè sapere se questi titolari, oltre a non avere un documento unico di regolarità contributiva, non potranno prendere più il contributo comunitario e se lo vedranno quindi esigere direttamente alla fonte da parte dell'AGEA.
Vorrei sapere anche se i lavoratori delle aziende che aderiscono al condono contributivo ottengano un contributo, perlomeno figurativo, pari a quanto viene pagato, oppure se siano esclusi.
Ancora una domanda: a quanto ammonta, oggettivamente, l'adesione delle organizzazioni professionali a questo progetto? A quanto mi risulta - non si tratta di dati di prima mano -, alcune organizzazioni importanti sono al di sotto di quanto era stato richiesto. Da una parte, sicuramente questa soluzione non facilita le aziende agricole del nostro paese, soprattutto quelle del meridione, perché c'è una scarsa adesione; dall'altra, essa non agevola i lavoratori, che non si vedranno riconosciuto quel condono sulla cartella contributiva. Neppure le organizzazioni professionali vogliono questo provvedimento!
Mi auguro che su questa vicenda, attraverso la risoluzione, si possa tornare indietro, con l'aiuto di tutto il Parlamento. Ci chieda il ministro ciò che possiamo fare, al Senato, rispetto a questo problema.
Nel corso della prima audizione del ministro in Commissione, chiedemmo due


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cose: in primo luogo, di stare attenti alla normativa sui consorzi. Oggi ho letto su un'agenzia che gli stessi sostenitori, all'epoca, della trasformazione dei consorzi in società cooperative affermano che forse è necessario un regime transitorio. In secondo luogo, si è parlato dell'eventualità di far slittare il termine al 31 dicembre. Mi auguro che anche su questo ci possano essere la volontà e la possibilità di tornare indietro, per trovare soluzioni concordate che non vadano a danno dell'agricoltura.
Aggiungo solamente una considerazione, visto che si continua a parlare di interesse esclusivamente privato. Sottolineo che, quando si parla dei soldi dello Stato, della generalità dei cittadini, o almeno di un settore, mi sembra difficile fare riferimento esclusivamente all'interesse privato. Detto questo, faccio presente che questo sistema viene messo in moto - mi sembra - da una banca, o due, fra le quali Unicredito, la stessa banca che sta facendo le anticipazioni bancarie in agricoltura, anche rispetto ai contributi comunitari.
Non vorrei che questo strano parallelismo, accanto alla normativa del DURC, comportasse che per i prossimi cinque anni i contributi comunitari - quelli famosi e sui quali c'è tanta pubblicità negativa -, anziché essere riscossi da un milione 800 mila agricoltori, andassero direttamente dalle casse della Comunità europea a quelle dell'Unicredito.

PRESIDENTE. Avverto i colleghi che, dopo l'intervento dell'onorevole Fundarò, darò la parola al ministro. Aggiungo che avevamo in programma di svolgere anche l'audizione, del ministro nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema di produzione ortofrutticolo nel Mezzogiorno, ma non so se riusciremo a completarla. Eventualmente, chiederemo al ministro di ritornare.

MASSIMO SAVERIO ENNIO FUNDARÒ. Sarò molto breve. Non mi associo ai ringraziamenti, perché ormai credo che questo sia uno stile di comportamento proprio del Governo, non solo del ministro: mi riferisco ad un atteggiamento di profondo rispetto nei confronti del Parlamento e delle Commissioni, che naturalmente apprezzo. D'altra parte, essendo diventato ormai un costume comune, è inutile ogni volta ripetere i ringraziamenti.
Mi preme ristabilire una verità storica. Il tentativo portato avanti negli anni precedenti per risolvere il problema dei mancati contributi, chiaramente, è andato incontro - lo sanno tutti gli agricoltori, per averlo provato sulla loro pelle - ad un fallimento. Pertanto, mi sembra azzardato richiamare le ganasce fiscali, le sofferenze delle aziende, i ritardi di 45 o 30 giorni che preoccupano ulteriormente le aziende, non considerando che negli ultimi cinque anni le aggressioni fiscali sono state molto più evidenti. Ricordo infatti che esistono aziende agricole i cui beni sono tutti ipotecati.
Tutto questo è già avvenuto e si è trovato un modo usuale, all'italiana, per superarlo, ovvero il condono, che però non è stato assolutamente coperto da risorse finanziarie certe; e proprio per questo il Presidente della Repubblica ha bloccato il provvedimento. Quindi, credo che dobbiamo riconoscere che il percorso che è stato seguito negli anni precedenti è fallito.
Ora, non si può che apprezzare il tentativo che il ministro De Castro sta operando in questi mesi. Infatti, mi sembra che sia concreto e pragmatico, nell'ambito della legge finanziaria e di un bilancio dello Stato molto sofferente, a causa del quale non è facile reperire queste risorse, anzi è quasi impossibile. In definitiva, dunque, si prende atto della situazione e del fatto che non ci sono risorse certe da destinare ad un possibile condono.
Credo che si tratti anche di una scelta etica, perché finalmente si dice «basta» ai condoni previdenziali, o di tutti i generi (credo che questa sia la filosofia del Governo); ci si mette in regola dal 1o gennaio 2006, proprio perché dobbiamo diventare un paese europeo a tutti gli effetti, e si cerca di sanare quello che è sanabile per il passato. Si portano avanti azioni attraverso un procedimento privatistico, che a


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me sembra valido e che sta suscitando grande attenzione da parte delle aziende agricole. È chiaro, tuttavia, che vi sono dei problemi di informazione e di maggiore conoscenza da parte delle azienda agricole (forse qualche associazione non ha provveduto adeguatamente in questo senso).
Invito dunque il ministro ad avere un ruolo più interventista, ad esplicare tutti i suoi poteri, non solamente nel varare provvedimenti, ma svolgendo un ruolo di informazione e convincimento, per far conoscere il provvedimento ed ottenere l'adesione necessaria, ma soprattutto per tranquillizzare coloro che hanno già cominciato a pagare.
Credo che in questo vi sia anche un significato etico. Non si possono penalizzare due volte le persone che hanno già aderito ad un condono e quindi hanno cominciato a pagare, si sono messe in regola e restano completamente escluse.
Di fronte a questi aspetti di incertezza, che peraltro sono normali in un provvedimento così complesso che riguarda oltre 500 mila aziende, ritengo che gli sforzi vadano diretti soprattutto ad agevolare il meccanismo, a farlo diventare reale, un meccanismo che può tradursi in un grande aiuto per le aziende agricole, che stanno vivendo una fase di difficoltà operativa sul mercato.
I nostri sforzi, dunque, devono essere indirizzati soprattutto a chiarire questo percorso, a renderlo effettivo e a velocizzarlo.
Il percorso precedente è andato incontro ad un fallimento che tutti gli agricoltori hanno vissuto sulla propria pelle (penso alle aziende ipotecate, ai fermi amministrativi e alle ganasce fiscali). Adesso stiamo intraprendendo un nuovo percorso, che ha tutte le caratteristiche per venire incontro alle esigenze concrete delle aziende e può dare una risposta definitiva, consentendoci in prospettiva di metterci in regola con gli altri paesi europei e di avere una visione serena per il futuro dell'azienda agricola in Italia.

PRESIDENTE. Do ora la parola al ministro per la replica.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Sarò molto rapido. Cercherò in questo mio breve intervento di rispondere agli interrogativi, senza fare valutazioni. Ringrazio per quanto hanno già detto l'onorevole Franci e l'onorevole Fundarò.
Gli onorevoli Marinello e Ruvolo hanno manifestato una certa preoccupazione, che condivido e che provo fin dal primo giorno in cui ho assunto l'attuale incarico di ministro.
Vi ricordo che sono figlio di agricoltori meridionali pugliesi, quindi, conosco le problematiche del settore agricolo da almeno vent'anni e ho sperato che si riuscisse a risolverle nella precedente legislatura. Questo non è accaduto e stiamo ancora cercando delle risposte. Ora, abbiamo avviato un'operazione che può fornire una risposta; ovviamente si tratta di un'operazione assai complessa dal punto di vista della gestione e che richiede che tutte le biglie vadano in buca nello stesso momento. Stiamo parlando di un'operazione che interviene su un ammontare di debiti di quasi 6 miliardi di euro.
Come molti colleghi hanno detto, non ci sono soluzioni alternative. Vi invito, in maniera assolutamente costruttiva, a darci una mano in tutte le forme per chiudere questa vicenda e per evitare che si ripeta quanto è avvenuto nella precedente legislatura. Come dicevo, non ci sono alternative. Non dimentichiamo che stiamo parlando di soggetti che non hanno pagato, che devono restituire soldi che non hanno dato. Escludendo il condono, non vedo come sia possibile intervenire con modalità differenti da questa soluzione privatistica, che tra l'altro è stata studiata - non mi vergogno a dirlo - dal punto di vista sia finanziario che tecnico-economico, proprio alla luce dell'insuccesso dell'operazione della precedente legislatura. Quindi, non nasce dal nulla e, tra l'altro, è l'unica possibilità dal punto di vista tecnico. Dopo di che, la preoccupazione è perfettamente comprensibile; comunque, stiamo lavorando per cercare di rendere la proposta il più possibile chiara.


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Attenzione, però, voglio chiarire con molta serietà che l'operazione di pubblicizzazione non è partita. Noi abbiamo pensato - e le banche la hanno proposta - ad un'ampia attività pubblicistica capillare di almeno tre mesi. Come ho detto, farò un road show, e tutto ciò che serve, per cercare di convincere il maggior numero possibile di agricoltori, per far arrivare la notizia nella più periferica azienda agricola. Questa operazione, tuttavia, partirà quando sarà stato definitivamente firmato un contratto, anche perché per promuovere l'iniziativa sono state impegnate risorse bancarie.
Personalmente, sto già facendo tutto ciò che mi è possibile, alla luce dei poteri che ho oggi. Vale a dire che non ho la possibilità di intimare a Riscossione Spa di non fare ciò che invece deve fare. Del resto, stiamo parlando di soggetti che non hanno pagato.
Il consiglio dell'INPS è convocato ad horas. Infatti, appena avremo la fairness opinion della KPMG, saranno avviati i contatti con l'INPS. A quel punto, l'intervento avrà i connotati giuridici che ci consentono formalmente di bloccare l'operazione (lo deve fare il ministro del lavoro e della previdenza sociale, ovviamente).
Rispondo anche alla domanda posta dall'onorevole Sperandio. Attenzione: con questa operazione l'INPS incassa di più, non di meno. La fairness opinion della KPMG, che ci auguriamo sia positiva, dirà proprio questo. Sia il presidente che il direttore, ma lo stesso ministro del lavoro e della previdenza sociale, che ha partecipato a tutte le operazioni, se non fosse per questa operazione di coinvolgimento delle organizzazioni agricole, che ha prodotto un'adesione così ampia, non avrebbero neanche lontanamente immaginato di raggiungere il livello minimo richiesto del 30 per cento.
Sotto questo profilo, dunque, non c'è dubbio che l'INPS non avrà alcuna perdita.
L'intelligenza dell'operazione sta proprio nel coinvolgimento e quindi nell'adesione più ampi possibili, anche allo scopo di raggiungere i livelli (non di carattere speculativo) che, evidentemente, le banche devono ottenere. Questo è stato un punto molto fermo da parte del Ministero dell'economia e delle finanze: si tratta di un'operazione di servizio. Qualunque risultato finanziario in più, oltre il pagato dalle banche, va in maggiori entrate INPS. Non c'è quindi, da parte delle banche, altro interesse se non quello di recuperare i soldi spesi per acquistare il pacchetto. Peraltro, stiamo parlando di una massa così ampia di soggetti che è ovvio l'interesse delle banche.
È stato posto il tema del DURC. Onorevole Buonfiglio, il DURC non è nella legge finanziaria, ma è previsto da una legge dello Stato. Esso, comunque, ha validità dal 1o gennaio 2006 in avanti. Il rischio paventato che l'AGEA intervenga con un blocco, anche in funzione dei pagamenti, non esiste.

ANTONIO BUONFIGLIO. Nel decreto Bersani, la distinzione tra investimenti...

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Sì, ma non potrà mai essere retroattivo. Infatti, rispetto alle previsioni della legge precedente, nel decreto Bersani abbiamo precisato che il DURC certifica i pagamenti contributivi solo dal 1o gennaio 2006 in poi, e non quelli pregressi. Abbiamo separato il vecchio dal nuovo. Da questo punto di vista, non c'è nessun rischio che gli agricoltori debbano risalire ai vecchi debiti. Sotto questo profilo, la circolare che l'INPS sta predisponendo con l'AGEA chiarirà ogni dubbio in proposito. Naturalmente, il meccanismo sarà fatto in modo tale da non bloccare i pagamenti di AGEA. Nessuno meglio di me sa quanto sia importante che essi avvengano in maniera simultanea. Non ci può essere un'autorizzazione dell' INPS, ma deve essere un fatto automatico.
Voglio precisare, visto che è stata fatta una battuta sui consorzi agrari, che il convegno a cui facevo riferimento riguarda non una fase transitoria, ma semplicemente un rinvio di sei mesi. Questo è ciò che è stato chiesto. Tra l'altro, vi comunico


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che già è previsto, dal momento che l'abbiamo posto all'interno della legge finanziaria. Si tratta di un fatto esclusivamente tecnico, perché è chiaro che non si fa in tempo...

ANTONIO BUONFIGLIO. La ringraziamo per averci dato ragione, signor ministro!

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. No, non si tratta di aver dato ragione, perché voi avevate altri tipi di obiettivi. Il nostro scopo è quello di semplificare il mondo dei consorzi agrari, in modo che diventino effettivamente società cooperative.
Aggiungo ancora qualche informazione. I moduli sono stati elaborati assieme alle organizzazioni; quando partirà l'operazione, si potrà apportare qualche miglioramento, se si ritiene che siano poco chiari. Tuttavia, ricordo che tutte e quattro le organizzazioni principali hanno collaborato con le banche nella predisposizione dei moduli.
Ricordo anche che esiste, da parte delle organizzazioni, un reale interesse in quanto tutte sono associate. Pertanto non credo che, da parte loro, verranno sollevati dubbi.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro De Castro e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,20.