COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 21 marzo 2007



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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARCO LION

La seduta comincia alle 15,15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, sulla ristrutturazione dei contributi previdenziali agricoli.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, l'audizione del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, sulla ristrutturazione dei contributi previdenziali agricoli.
Ricordo che il tema dell'audizione odierna è già stato oggetto di precedenti audizioni del ministro, tenutesi nelle sedute del 17 ottobre e del 30 novembre 2006, nonché di numerosi interventi in Commissione, in particolare in sede di sindacato ispettivo.
Da ultimo, nel corso dell'audizione del ministro De Castro da parte delle Commissioni riunite ambiente e agricoltura, svoltasi il 16 marzo scorso, i rappresentanti dei gruppi di opposizione hanno sollecitato un ulteriore incontro con il ministro per conoscere gli sviluppi dell'operazione di ristrutturazione, verificare il livello di adesione alla stessa ed evidenziare le condizioni di difficoltà di numerose imprese agricole, dovute alle procedure di riscossione in atto.
Nel ringraziare il ministro De Castro per essersi dimostrato disponibile in modo così tempestivo alla richiesta della Commissione, gli cedo la parola.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Nel mio breve intervento introduttivo cercherò di fornire ulteriori elementi di rassicurazione circa il programma di regolarizzazione contributiva in atto.
Vorrei in particolare rendere edotta la Commissione in merito ad una lettera ufficiale - a suo tempo da me già preannunciata e di cui ora ho copia - da parte dell'INPS nei confronti dell'amministratore delegato di Riscossione Spa, Attilio Befera, nella quale si precisa testualmente quanto segue: «In conseguenza dell'adesione dei debitori ai piani di ristrutturazione del proprio debito, gli stessi potranno beneficiare della sospensione delle cartelle esattoriali emesse a loro carico fino al completo pagamento del debito stesso. Al fine di semplificare le comunicazioni tra l'istituto e gli agenti della riscossione, da attivarsi singolarmente per ogni singola adesione, ma anche le asseverazioni sull'importo dei crediti che l'istituto comunica alle banche, le chiedo di fornire istruzioni alle società del gruppo Riscossione Spa affinché sospendano la riscossione di tutte le cartelle di pagamento emesse nei confronti di aziende agricole e lavoratori autonomi agricoli, comprese le procedure esecutive, fino a nuove indicazioni».
Questa lettera, datata 22 febbraio 2007 - e spedita il 23 -, ha di fatto messo la parola «fine» alla sospensione da parte delle società di riscossione. Tuttavia, è


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evidente che, servendosi Riscossione Spa di un numero considerevole di concessionarie (circa trentacinque), l'efficacia della sospensione non è stata immediata, il che ha generato malessere in alcuni territori.
Nei giorni scorsi, infatti, anche grazie alla sollecitazione del Parlamento, ci siamo permessi di suggerire alle banche alla guida del pool - Deutsche Bank ed Unicredit - che, da venerdì scorso, ha acquisito la proprietà di questo cespite di esercitare esse stesse pressioni nei confronti di Riscossione Spa per rendere ancora più efficace il blocco del processo di riscossione rispetto a quanto non sia accaduto con la sola lettera dell'INPS.
Tenete conto che la campagna, che durerà al massimo novanta giorni (più trenta, ma probabilmente ne basteranno novanta), non è ancora partita ufficialmente, nel senso che le banche la stanno completando in questi giorni. Anche per oggi, alle ore 17, è prevista un'ulteriore riunione con le organizzazioni agricole per individuare tutte le fattispecie possibili, in modo da rendere più agevole, da parte dei singoli agricoltori, l'adesione al piano di regolarizzazione.
Su qualunque problematica dovesse emergere localmente da parte delle singole aziende, cercheremo, naturalmente, per quanto possibile, di svolgere un'ulteriore opera di attenzione, affinché non si abbiano difficoltà nell'applicazione del piano di regolarizzazione. Allo stato attuale, direi che l'intero procedimento concordato tra le banche, l'INPS e le società agricole sta proseguendo secondo quanto previsto. Com'è ovvio, però, qualche disfunzione in questo meccanismo può sempre esserci e potrebbe essere un problema interrompere quei tribunali che si sono già attivati. Di fronte ad una platea così vasta, composta da oltre 500 mila agricoltori, può succedere che vi siano procedure sulle quali la casa madre, ossia Riscossione Spa, non ha ancora dato una chiara indicazione di blocco.
Colgo l'occasione per ribadire che, al termine della campagna di regolarizzazione (ossia, una volta trascorsi i novanta giorni dall'inizio della stessa), a cui penso le banche vorranno dare formalmente avvio ai primi di aprile, gli agricoltori che non avranno aderito automaticamente saranno immediatamente oggetto di riscossione coatta, sia attraverso Riscossione Spa, sia mediante altre formule che il pool di banche individuerà. Anche per questo motivo siamo impegnati, io in prima persona ma anche, ovviamente, le stesse banche e le organizzazioni agricole (che hanno tutto l'interesse ad aumentare il più possibile l'adesione), a fare in modo che vi sia la più ampia adesione possibile, ricordando a quanti decidono di non aderire al piano di regolarizzazione che la procedura non si fermerà, ma andrà avanti: poiché il credito è stato acquisito dalle banche, essa proseguirà in maniera più rapida e più incisiva di quanto non sia accaduto fino ad oggi con le società di riscossione.
Rivolgo, dunque, un invito caloroso a tutto il mondo agricolo ad aderire all'accordo stipulato fra le loro organizzazioni più importanti (Coldiretti, Confagricoltura, CIA, Copagri, o dalle altre che ad esse si sono associate) e le banche nei termini previsti dall'accordo stesso e nella maniera più convinta possibile. Chi non facesse ciò sa di assumersi un rischio importante, oltre a rendere difficile il perseguimento del 30 per cento minimo, che comunque bisogna raggiungere: chi non aderirà andrà incontro ad un problema serio, perché sarà evidentemente perseguito in tutte le forme possibili dal punto di vista legislativo.
Rimango a vostra disposizione per eventuali domande o richieste di chiarimento.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, invitandoli a contenere la durata dei loro interventi entro i cinque minuti.

LUCIANO D'ULIZIA. Presidente, signor ministro, come ho già detto in altre occasioni e ribadisco ora, noi apprezziamo senza dubbio il lavoro che il Governo sta svolgendo, tuttavia, siamo stati sottoposti ad una serie di sollecitazioni da parte delle


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organizzazioni agricole, con le quali si sono persino svolte delle consultazioni informali. Mi riferisco, in particolare, alle organizzazioni pugliesi e siciliane - ma non solo -, che condividono pienamente l'operazione compiuta dal Governo, il quale ha svolto ottimamente il ruolo di regista della situazione (considerato che, se non ho capito male, gli attori sono altri).
Il problema è che queste imprese agricole, in gran parte meridionali, sostengono che una parte rilevante di esse è talmente indebitata (sarebbe molto lungo spiegare ora dettagli e modalità così come ci sono stati riferiti quando, insieme ad altri colleghi, abbiamo ascoltato le loro rimostranze, posto che consideravamo giusto capire le ragioni dell'inapplicabilità di questo meccanismo, studiato per sanare la situazione), sia su questo versante, sia su altri, che non potranno garantirsi nei confronti del pool di banche e della stessa Riscossione Spa con riferimento all'accordo che, nel frattempo, avranno sottoscritto (accettandolo perché lo ritengono vantaggioso).
La richiesta finale di queste organizzazioni agricole (spero di avere compreso bene ma, se così non fosse, gli altri colleghi che erano presenti potranno spiegarlo meglio di me) é stata quella di varare una legge che consenta, in queste situazioni, di lenire la posizione e, quindi, di risolverla...

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Oltre a quello che già c'è?

LUCIANO D'ULIZIA. Oltre a quello che già c'è, perché esse affermano di non essere in grado di pagare la differenza esistente, cioè il debito residuo, seppure molto ridotto, perché sulla rateizzazione le banche chiederanno delle garanzie che non sono in condizioni di poter offrire, proprio a causa del loro livello di indebitamento ipotecario ed extraipotecario. Da qui nasce la richiesta di un provvedimento, anche se solo per casi del tutto particolari (che, però, diventano inevitabilmente casi generali).
Signor ministro, le rappresento la situazione che, insieme ad altri colleghi, abbiamo registrato nel corso dell'incontro con queste categorie. Credo che la situazione descritta sia abbastanza generalizzata - in Puglia è certamente così - e, a mio avviso, dovremmo trovare qualche soluzione: chiedo un atto di buona volontà sia da parte nostra, sia da parte del Governo.
Non è necessario - questo è il suggerimento che mi permetto di dare alla Commissione ed anche a lei, signor ministro - predisporre una legge, quanto piuttosto garantire una fideiussione condizionata al pagamento di quegli importi. Non tanto un esborso, quindi, ma un impegno, perché, se è vero, com'è vero, che queste organizzazioni sono in grado di restituire l'importo residuo, esiste solo un problema di garanzie da offrire al pool bancario e a tutto l'apparato che deve provvedere alla riscossione.
Sarei del parere che, in questi casi (anche se sappiamo che, purtroppo, tendono a generalizzarsi), si debba valutare se ci sono gli spazi e i mezzi (questo è un compito che spetta soprattutto al Governo) non tanto per dare un contributo alle imprese, quanto per garantire loro di poter ottenere una sorta di fideiussione, dal momento che esse sostengono che la capacità contributiva esiste.
Concludo il mio intervento sottolineando - mi rivolgo in particolare a lei, signor ministro - che il problema è a monte. Se continuiamo ad investire in imprese sottodimensionate - e non sto qui a dire qual è la dimensione media -, il risultato sarà sempre lo stesso. Investendo in imprese non competitive, che non sono in grado di reggere sul mercato, alla fine ci troveremo sempre in situazioni analoghe, ovvero, una volta messa una pezza su un problema, si aprirà un altro squarcio su cui dover mettere un'altra pezza. Sono affezionato alla tesi secondo cui dovremmo mettere mano ad una riforma fondiaria per aggregare le imprese e razionalizzarle, affinché abbiano dimensione europea e l'investimento in esse non costituisca


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uno spreco ma, al contrario, un elemento reale di crescita e sviluppo.

PRESIDENTE. Vorrei che il ministro rispondesse subito, data la particolarità dell'argomento.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Sarò telegrafico. Rispondo subito proprio perché desidero venire incontro alle richieste dell'onorevole D'Ulizia: sono al corrente delle pressioni che si stanno esercitando, in particolare nella regione Puglia (dove, oltre tutto, si trova il mio collegio elettorale), tuttavia, vorrei fornirle delle argomentazioni di carattere difensivo.
La prima argomentazione è di natura tecnica. Non dimentichiamoci che, fatto salvo lo sconto (che potrà variare dal 70 al 75 per cento), la parte del totale (quota capitale, interessi e more) che si paga (il 30 per cento o meno) può essere rateizzata: le banche possono offrire una rateizzazione di 15 o 20 anni (ovviamente, pagando gli interessi corrispondenti alla sua durata).
La seconda argomentazione, che, come si suol dire, taglia la testa al toro (che ho sottolineato in più occasioni e sulla quale vi invito a fare gioco di squadra), è che qualunque intervento legislativo farebbe saltare l'operazione. Questo è esattamente il motivo per cui i colleghi dell'opposizione, che ringrazio ancora una volta, hanno lavorato insieme a noi per trovare una soluzione al problema, sapendo che proprio per questo motivo la precedente iniziativa, portata avanti nella scorsa legislatura, non funzionò. Qualunque intervento legislativo si configurerebbe come aiuto di Stato non autorizzato. Nessuna legislazione può quindi essere attivata per quanto riguarda i crediti cartolarizzati al 31 dicembre 2004. Non a caso, in finanziaria, con il vostro apporto, abbiamo sanato la questione del 2005, che è a cavallo tra il 1o gennaio 2006 - il DURC obbligatorio - e il 31 dicembre 2004, offrendo la possibilità di rateizzazione.
Sul cuore della questione, ossia sul problema fondiario, mi permetto di dire - concordo totalmente con l'onorevole D'Ulizia al riguardo - che la norma inserita in finanziaria sulle società agricole potrà avere un'enorme importanza.
Ne approfitto per informare i colleghi del fatto che, insieme alla Commissione finanze, abbiamo già «battezzato» il decreto applicativo. Le Commissioni riunite finanze e agricoltura, presiedute da Giorgio Benvenuto, hanno fatto notevoli passi in avanti, deliberando all'unanimità un testo, in accordo con le principali organizzazioni agricole, che dà una risposta strutturale al problema della dimensione fondiaria. Sappiamo, del resto, che far crescere le aziende con i valori del fondo sganciati dalla loro reale redditività e legati ad altri parametri rende assai difficile la crescita dimensionale della proprietà. L'operazione societaria, invece, offre un'opportunità importante, perché la società agricola che nasce da più imprese, dal punto di vista fiscale e contributivo, mantiene la stessa entità della società agricola. Questa, dunque, rappresenterebbe una risposta strutturale ed una soluzione al problema, ma bisogna fare attenzione perché siamo già al limite.
Al Parlamento europeo sono state presentate alcune interrogazioni per sollevare la questione, certamente non per favorire la chiusura di questa operazione, ma per ostacolarla. La forza della nostra risposta, a Bruxelles, è consistita nel ribadire che, non essendovi alcun atto di legge, non c'era nulla da notificare. Nel momento in cui varassimo una legge, però, cambierebbe tutto.

FILIPPO MISURACA. Presidente, mi permetta di ringraziare il ministro, che ha manifestato una grande sensibilità su questo tema, considerato anche il fatto che avevamo richiesto la sua presenza in questa sede solamente lo scorso mercoledì, nel corso di un'audizione delle Commissioni riunite ambiente e agricoltura, ed oggi è qui puntualmente, nonostante sia in corso la discussione sulla questione di fiducia.
Come opposizione, avremmo potuto non discutere affatto nel merito o non chiedere questa audizione. Invece, abbiamo


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insistito in tal senso (la vicepresidente Servodio ce ne darà atto) perché questo è un tema su cui non si può fare ostruzionismo, posto che interessa 546 mila aziende. Era necessario che lei, oggi, venisse in questa sede a dare delle spiegazioni, non solo a noi ma anche ai giornalisti, sempre molto attenti, permettendoci di capire meglio una vicenda che sta assumendo dei contorni pirandelliani.
Non vi sono motivi di attrito personale tra lei e me o il gruppo che guido all'interno di questa Commissione. Dal mese di ottobre, ho presentato ben sei interrogazioni, alle quali ho avuto regolarmente risposta (anche se non sempre celermente).
Abbiamo seguito attentamente l'evoluzione del provvedimento ed oggi lei ci dice che, finalmente, in data 22 febbraio, l'INPS ha scritto una lettera alle società di cartolarizzazione. Lei ha ringraziato l'opposizione, e ne ha motivo; tuttavia, noi chiedevamo un intervento legislativo, e non un intervento di questo tipo. Non ne faccio un fatto personale ma, come ribadiva il collega D'Ulizia, sono gli agricoltori, gli imprenditori e le organizzazioni professionali - nessuna esclusa - a manifestare sfiducia nei confronti del Parlamento, esprimendo evidentemente una preoccupazione che viene dal territorio: ci ritengono, noi che siamo i rappresentanti del popolo, incapaci di dare delle risposte, se non proprio esaustive, quantomeno chiare.
Nella sua ultima risposta, signor ministro, ha riproposto l'argomento da lei già esposto durante la sua audizione presso la Commissione trasporti, dove l'opposizione si è assunta le proprie responsabilità ed ha preso le distanze da chi ha presentato delle interrogazioni alla Commissione ed al Parlamento europeo. Le ribadisco la nostra distanza da quelle posizioni. Ci dobbiamo però mettere d'accordo, perché abbiamo bisogno di capire la differenza fra ciò che si legge sulla stampa e ciò che lei riferisce in Parlamento.
Lei ci aveva detto che la Direzione generale agricoltura della Commissione europea, in una lettera rivolta al Governo italiano, aveva chiesto chiarimenti in merito all'intera operazione per comprendere se essa configurasse o no un'ipotesi di aiuto di Stato. Abbiamo letto le sue risposte sulla stampa specializzata, sui vari quotidiani, più o meno politicizzati, e sulle riviste che si occupano del settore agricolo (lei rispondeva, evidentemente, anche a chi aveva presentato le interrogazioni parlamentari).
Se, da un lato, c'è la lettera dell'INPS, dall'altro, vorremmo da lei la certezza che, fra quindici giorni o fra un mese, l'Unione europea non torni nuovamente a dire che la vicenda non è ancora stata risolta. Le chiediamo certezza e chiarezza su questo punto. Ciò che abbiamo chiesto - un intervento di carattere legislativo - non intendeva mettere in dubbio l'intera operazione, bensì evitare le ganasce fiscali ed il blocco dei beni, misure che hanno dei costi (lo abbiamo sempre sostenuto). La proroga del termine, con legge, dal 16 ottobre ad una data che avremmo dovuto stabilire avrebbe bloccato l'operazione delle ganasce fiscali: ciò non è avvenuto ed è stato arrecato un danno.
Quello che mi fa rabbia, però, è la sua affermazione secondo cui l'INPS si è rivolta alla società di cartolarizzazione: così capiamo che il Mezzogiorno è veramente il fanalino di coda di questo paese. Le posso citare il caso della Puglia, della Calabria, della Campania e della Sicilia, le quattro regioni a rischio (lei mi risponderà che sono anche le quattro regioni maggiormente interessate al condono previdenziale). Bisogna accelerare e fare in modo che almeno queste quattro direzioni regionali dell'INPS prendano contatti, localmente, con le società di cartolarizzazione.
Le porto l'esempio della Sicilia, dove c'è la SERIT Spa. Non capisco - evidentemente manca il ponte e forse non riusciamo a superare lo Stretto! - come non si sia potuti intervenire sulla SERIT Spa dal 22 febbraio ad oggi. È paradossale, signor ministro, ma ritengo che tutto ciò si possa spiegare solo con un'ulteriore perdita di tempo in attesa di qualcosa.
Sono allarmato anche per il ragionamento che lei fa allorquando, nel messaggio


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chiaro e forte che lancia (mi auguro che i giornalisti che ci stanno ascoltando lo pubblichino), paventa un'eventuale timore delle organizzazioni professionali ad aderire e a collaborare. È come se lei cominciasse a prendere coscienza, più di me, della preoccupazione che io stesso nutrivo, e che ho denunciato, in merito al rischio che una scarsa conoscenza dell'intera operazione potesse costituire un passo indietro, causando il venir meno della stessa. Dobbiamo essere chiari, perché la preoccupazione è forte.
Signor ministro, questa mattina sono caduto dalle nuvole - lo dico anche i colleghi della maggioranza - allorché, nelle Commissioni riunite VI e XIII, abbiamo preso in esame il decreto-legge recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali. Improvvisamente, ci siamo visti catapultare addosso una realtà della quale né lei, né i suoi autorevoli e collaborativi sottosegretari ci avete mai parlato. L'articolo 4-bis parla del DURC, e non solo. Francamente, non ho ancora letto il testo della relazione del collega Baratella - gli ho dato solo una rapida scorsa questa mattina - ma esso, evidentemente, doveva limitarsi a riportare il contenuto dell'articolo 4-bis, cioè la cosiddetta compensazione per le aziende agricole (secondo cui l'AGEA deve operare una compensazione, non erogando i contributi che dovrebbe a chi non è in regola con i contributi dell'INPS). Se l'impostazione è questa, si tratta a mio avviso di un atto vessatorio nei confronti delle aziende agricole!
Per chi non fa parte di questa Commissione, ricordo che il DURC si riferisce al regolamento di regolarizzazione dell'esposizione previdenziale dei contributi agricoli. Signor ministro, in questi mesi nessuno ci ha detto niente al riguardo, e adesso ci vediamo arrivare dal Senato, con tempi blindati, un provvedimento che non potremo correggere: non possiamo intervenire con un'altra mannaia sulle aziende agricole!
Signor ministro, mi creda, questa è non solo confusione ma, ancora una volta, scoraggiamento, non solo per noi rappresentanti del popolo, ma per le stesse aziende agricole, che devono sopravvivere. Mi auguro che lei possa fornirci delle spiegazioni esaustive al riguardo.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Ringrazio l'onorevole Misuraca e rispondo subito alla seconda preoccupazione che egli ha espresso, che mi meraviglia un po', perché l'intesa comune, conclusa da datori di lavoro e sindacati (quindi, Confagricoltura, Coldiretti, CIA e Copagri, da un lato, e CGIL, CISL e UIL, dall'altro) reca la data del 2004. Stiamo attuando questa intesa comune in accordo con il Ministero del lavoro. Tale accordo, siglato da me e dal ministro Damiano, che è precedente alla legge finanziaria, prevede l'obbligatorietà del DURC dal 1o gennaio 2006, e solo a partire da quella data (ricordo che la legge n. 81 del 2006 lasciava indefinito un punto, cioè, se tale obbligatorietà si potesse applicare al solo passato o anche al futuro).
Il Governo Prodi sta attuando l'intesa comune stipulata nel 2004 esattamente nei termini che sono stati qui rappresentati. Non mi pare, quindi, che si tratti di una novità. Quell'intesa comune dovrebbe anzi essere ben nota a tutti, in quanto costituisce un grande risultato (così venne rappresentata sia da parte di CGIL, CISL e UIL, che l'hanno letta come una grande vittoria sindacale, sia da parte dei datori di lavoro). Essa ha consentito finalmente al settore di uscire dalla situazione di incertezza in cui si trovava, proprio grazie all'operazione di cui si parla, cioè, la regolarizzazione contributiva.
Se non avessimo sistemato il passato, non avremmo potuto fare trasparenza rispetto al futuro, cosa che ora è avvenuta. Questa operazione, già nota da almeno tre anni, acquista ora concretezza, in quanto sono state create le condizioni a tal fine.
L'accordo in questione, d'altra parte, è stato sottoscritto proprio dalle organizzazioni agricole. Le modalità con cui l'INPS potrà oggi realizzare un'applicazione seria dei pagamenti contributivi sono frutto proprio di quell'accordo, più volte affinato,


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fino ad arrivare alla formula attuale (voluta dalle organizzazioni e con le stesse discussa) di una compensazione attraverso i premi PAC. In realtà, non è esatto parlare di compensazione: si tratta di un'operazione che, per la prima volta, mette la parola fine al problema dei contributi agricoli, che oggi il sistema supera.
Per quanto riguarda le altre preoccupazioni espresse dall'onorevole Misuraca, rispondo dicendo che la lettera inviata alla rappresentanza italiana a Bruxelles, a firma del direttore generale Demarty - lettera che, come Governo, ci attendevamo -, è frutto di un'interrogazione presentata dall'onorevole Brunetta al Parlamento europeo, alla Commissione, al Consiglio ed alla Corte di giustizia. Per tale interrogazione è stata utilizzata una formula tra le più violente, storicamente, dal punto di vista dell'azione, essendo stata indirizzata a tutte e quattro le istituzioni comunitarie ed accompagnata da una ricca documentazione.
Sono convinto che tutto ciò non debba preoccuparci sotto il profilo giuridico, perché la sostanza delle argomentazioni fa riferimento alla notifica degli atti, ma qui non ci sono atti da notificare. La risposta, che credo sia già stata predisposta dal Ministero dell'economia e delle finanze (in particolare, dal Dipartimento del Tesoro), precisa i termini dell'operazione esattamente come venne fatta, a suo tempo, sia dalla Presidenza del Consiglio, sia dal Ministero dell'economia e delle finanze, sia dal Ministero del lavoro. Con quelle stesse argomentazioni, riteniamo di poter dire che questa operazione, essendo stata fatta totalmente al di fuori della pubblica amministrazione e non avendo interessato alcun atto di legge, amministrativo o altro (non avendo, quindi, lo Stato alcuna notifica da fare all'Unione europea), non si configura come aiuto di Stato. Si tratta, invece, più semplicemente, di una formula che, tra l'altro, aumenta le entrate dello Stato, le entrate per l'INPS, la platea degli agricoltori che aderiranno, e quindi, da un certo punto di vista, comporta addirittura un maggiore - e non un minore - pagamento, rispetto alla situazione precedente. Ci riteniamo, quindi, abbastanza soddisfatti delle argomentazioni che siamo in grado di fornire in sede europea per fugare ogni dubbio.
È ovvio, onorevole Misuraca - mi rivolgo anche a tutti i colleghi dell'opposizione e della maggioranza -, che queste iniziative, insieme alle tante altre che parallelamente sono state poste in essere in sede INPS, non hanno certamente agevolato i tempi. Devo, comunque, ringraziare ancora una volta una parte importante dell'opposizione, che ci ha dato una mano, così come noi - mi fa piacere ricordarlo - la demmo nella precedente legislatura, quando la legge n. 81 del 2006 passò grazie anche al voto dell'opposizione di allora.
Ritengo che sia opportuno per tutti chiudere questa vicenda, che è certamente bipartisan. La tempistica è, purtroppo, conseguente all'azione capillare di soggetti contrari a tale operazione, i quali, evidentemente, non avevano alcun interesse a chiudere questa annosa vicenda. Questo, in più di un'occasione, ci ha messo in grande difficoltà. Abbiamo vissuto anche momenti di scontro, proprio perché tale pressione contraria, evidentemente, non ci ha agevolati.
Ad ogni modo, questa è la situazione, ed è bene che si sappia. Mi fa piacere che i colleghi giornalisti ascoltino: questa operazione si sanerà solo se aderirà almeno il 30 per cento degli interessati. Se non si raggiungerà neanche il 30 per cento dei 6 miliardi di raccolta nominale (ovvero due miliardi su sei), vuol dire che le nostre preoccupazioni non sono così sentite dal territorio. Sono comunque convinto che ciò avverrà, perché sento la pressione - ringrazio ancora una volta l'onorevole D'Ulizia - di regioni quali la Puglia, la Sicilia e la Campania, che rappresentano una parte importante del nostro territorio. Vorrei però sottolineare che anche una larga parte del centro-nord è interessata dal provvedimento; sono infatti ben 150.000 le aziende del nord del paese coinvolte, situate in particolare in Veneto, Valle d'Aosta e Friuli-Venezia Giulia.


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Si tratta quindi di un problema che interessa il paese nel suo complesso, anche se, certamente, esso riguarda prevalentemente il Mezzogiorno. Pertanto, dobbiamo tutti compiere uno sforzo (e spero che lo faremo), non ostacolando ma agevolando questa operazione, come ha fatto larga parte dell'opposizione, che ringrazio ancora una volta.
Mi auguro che, al termine di questi 90 o, al massimo, 120 giorni, l'operazione si possa chiudere. Le notizie informali in nostro possesso circa le pre-adesioni, comunicateci dalle organizzazioni agricole già prima che la campagna di regolarizzazione avesse inizio, ci rendono abbastanza ottimisti. Tuttavia, l'operazione potrà dirsi conclusa solo al termine della regolarizzazione, ossia trascorsi questi 90 o 120 giorni.

GIUSEPPE RUVOLO. Mi sarei aspettato qualche intervento della maggioranza, anche per il modo in cui abbiamo chiesto l'audizione odierna: non è certo stata una procedura normale. La ringrazio ancora una volta per aver avuto la sensibilità di essere qui con noi, questa mattina, a darci ulteriori informazioni. Ricordo che chiedemmo questa audizione - parlo al plurale, ma in particolare lo chiese l'onorevole Misuraca - perché da molti organi di stampa emergevano - parlo dell'area siciliana, ma non solo - delle aggressioni, come ho sempre voluto chiamarle, nei confronti delle imprese agricole. Esibimmo una documentazione molto chiara, dal titolo «Le ganasce ai trattori delle imprese agricole», che è alla base della nostra richiesta.
Ad oggi, signor ministro, con tutto il rispetto e la stima che nutro nei suoi confronti, non abbiamo appreso novità rispetto a quello che abbiamo richiesto con grande forza, non già per «metterci la medaglietta», ma per evidenziare le difficoltà delle imprese agricole.
Non mi soffermerò sull'interrogazione parlamentare in sede europea, in quanto lei ha già risposto. Comunque, oggi lei ci ha detto che l'unica novità è rappresentata dalla comunicazione dell'INPS, in data 22 febbraio, che invitava ad attivare le procedure nei confronti delle società di riscossione. Per quanto è di mia conoscenza, signor ministro, le posso confermare che nulla è cambiato rispetto a questa sollecitazione, o richiesta, che c'è un totale disorientamento (mi riferisco specificamente alla SERIT Spa siciliana, con i cui vertici ho avuto modo di interloquire, ma ritengo che il discorso si possa allargare a vasto raggio) e che le procedure stanno comunque facendo il loro corso. Quest'ultimo punto è il più grave.
Comprendo lo sforzo che lei ha compiuto per attivare una serie di contatti, di incontri, di richieste epistolari, e quant'altro, ma resta il fatto che le nostre imprese agricole ed i nostri agricoltori hanno la spada sul collo, pronto ad essere tagliato. Quello che lei ci dice oggi non cambia nulla: noi ci aspettavamo qualcosa di più, e lei se ne era fatto carico, signor ministro, quando annunciò che entro il termine di 15 giorni il Governo avrebbe adottato un provvedimento per bloccare tutte le procedure. Nulla di tutto ciò è avvenuto. Immaginavamo che sarebbe stato intrapreso un percorso che mettesse nelle condizioni di salvaguardarsi dalle suddette procedure, che ancora oggi non si sono fermate.
Signor ministro, colgo l'occasione per farle qualche domanda nello specifico di questa tormentata vicenda. Prima, però, vorrei ribadire, sul piano politico, che molti parlamentari dell'attuale maggioranza, sul territorio, hanno «venduto» questa soluzione come già definita e chiusa, dando ai nostri agricoltori la certezza che il problema ormai fosse risolto. Non sto parlando di 15 giorni fa, ma del mese di luglio o del mese di ottobre, per essere buono. Ancora non accade nulla e la confusione regna sovrana: neanche le organizzazioni professionali riescono a comprendere esattamente quale sia il messaggio pervenuto ai nostri agricoltori.
Cosa accadrà a coloro nei confronti dei quali le procedure sono già state avviate e alle aziende che stanno subendo questa aggressione mediante procedure giudiziarie


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(oltre alle ganasce, ci sono anche immobili all'asta), qualora aderissero?
Il secondo punto, signor ministro, è il seguente. Con grande determinazione, lei ha detto - spero di avere compreso bene - che, per tutti coloro che non aderissero, le procedure avrebbero, ovviamente, il loro corso naturale. Ci sono, però, delle situazioni che vorrei mettere in evidenza. All'onorevole D'Ulizia dico di andare a rileggersi il resoconto della seduta dei primi di luglio, dove ritroverà esattamente tutto quello che abbiamo detto. Dicevo che, per coloro che non aderissero, le procedure avranno il loro corso, ma vorrei evidenziare che alcune aziende agricole hanno subito, a vario titolo, delle calamità. Nei confronti di tali aziende, pertanto, sono state sospese le riscossioni da parte dell'INPS: cosa accadrà loro?
Concludo con un'altra domanda, signor ministro. Se tutto andasse secondo le sue previsioni (se cioè le aziende aderissero in toto), per quanto riguarda i contributi dei lavoratori dipendenti, che fine farà la parte contributiva, ai fini della loro pensione, visto che pagheranno il 30 per cento? Inoltre, per quanto riguarda i titolari d'impresa che aderiranno via via, quale parte contributiva verrà loro accreditata?
Ritengo che questi argomenti abbiano una certa valenza nel disegnare lo scenario finale, augurandoci che tutto vada bene.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Sarò rapidissimo, perché l'argomento in esame richiederebbe più tempo; se la Commissione lo ritiene, presidente, potremmo approfondirlo ulteriormente incontrandoci di nuovo.
In primo luogo, rispondo in modo affermativo: tutte le aziende che in questo momento non hanno formalmente aderito al piano di rateizzazione, ma sono oggetto di riscossione coatta, potranno rivolgersi ad uno sportello che si sta costituendo in sede INPS, tra banche ed INPS, in base agli accordi di riorganizzazione agricola di questi giorni. Questo sportello lavorerà per tutti i 90 o 120 giorni, proprio per venire incontro alle esigenze di tutti, dando una risposta immediata e puntuale a tutte le fattispecie particolari che potranno emergere da una platea così vasta. Non c'è dubbio, però, che chi rientrasse con i crediti cartolarizzati al 31 dicembre 2004 aderirebbe in toto; se avesse delle procedure di riscossione in atto, evidentemente, non solo queste verrebbero sospese, ma anche restituite.
L'onorevole Ruvolo chiedeva inoltre che cosa succederebbe se l'operazione non andasse a buon fine. In questo momento, l'impegno di tutte le organizzazioni è tale da consentire la massima adesione al programma. Non ci sfugge che si tratta di un'operazione complicata, che richiede centinaia di migliaia di contatti, e quindi un impegno straordinario, sia da parte delle banche, sia da parte dell'INPS, sia da parte nostra. Si cercherà di venire incontro nei tempi previsti, ovvero entro 90 o, al massimo, 120 giorni, come abbiamo scritto.
Per quanto riguarda gli autonomi, essi avranno prestazioni previdenziali pari a quello che pagano, così come avviene per gli artigiani ed i commercianti.
Per quanto riguarda invece i datori di lavoro, le cose non stanno così, perché una legge dello Stato salvaguarda il lavoratore, che avrà il 100 per cento. Oggi non può che essere così, anche se nulla toglie che si possa intervenire successivamente, al termine di tutta l'operazione. Il problema dovrà essere valutato dopo, qualora il Parlamento lo ritenesse opportuno; in quel caso, il pagamento dovrebbe ovviamente essere commisurato alla prestazione.
Riguardo al problema delle ganasce, è evidente che l'operazione in corso ha creato difficoltà in molte regioni. Di ciò sono perfettamente a conoscenza. Ricordo, però, la lettera del 22 febbraio e la successiva iniziativa delle stesse banche, che da due settimane hanno il possesso di questi cespiti. Esse hanno acquisito la titolarità del debito rispetto all'INPS e, conseguentemente, hanno ora facoltà di intervenire presso Riscossione Spa, proprio per il loro interesse ad allargare la platea degli agricoltori aderenti e per interrompere


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quelle situazioni in cui alcune società di riscossione, alcuni concessionari o sub-concessionari, per eccesso di zelo, non abbiano ottemperato al blocco, come ho detto prima con riferimento sia all'INPS, sia alle iniziative di Riscossione Spa.
È, ovviamente, interesse di tutti gli attori in campo riuscire a creare le condizioni per risolvere il problema; vorrei quindi fosse chiaro che nessuno dei soggetti citati sta cercando di creare difficoltà, ad eccezione dell'iniziativa estemporanea di qualche parlamentare.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Ringrazio il ministro per la chiarezza con cui ha espresso le sue rassicurazioni sul programma di regolarizzazione in atto. Della necessità di questo programma - concordato e condiviso con le associazioni agricole e con gran parte delle forze presenti in Parlamento - siamo tutti convinti: mi pare che nessuno metta in discussione l'opportunità e la necessità di procedere in questo modo. Certamente, tale programma è stato reso difficile dalle iniziative politiche richiamate (per esempio, quelle dell'onorevole Brunetta al Parlamento europeo), che rischiano di aiutare chi vuole ostacolare questo programma e paventare il rischio di una procedura comunitaria di infrazione per aiuti di Stato non autorizzati.
Le questioni poste sono quindi tutte questioni reali, che mi pare trovino conferma anche nel dibattito odierno: la preoccupazione è pertanto comune.
Nel prendere atto delle iniziative del Governo, in particolare di quella del ministro, che ringrazio, devo però concordare con i colleghi che hanno ricordato come in alcune regioni - mi riferisco alla Sicilia - la scarsa certezza nei tempi e nelle modalità di attuazione del programma di regolarizzazione abbia determinato non solo disagi e preoccupazioni (mi riferisco anche alle procedure giudiziarie già attivate), ma anche un clima di incertezza, che temo non aiuti a realizzare il programma così come l'abbiamo pensato e ad incentivare le adesioni.
Questo non perché non ci sia un lavoro da parte delle organizzazioni agricole - anche a me consta che abbiano già raccolto pre-adesioni in numero consistente -, ma perché occorre definire tempi certi per l'avvio delle procedure (quindi i 90 o i 120 giorni non devono allungarsi, diventando incerti) e chiarire fino in fondo il ruolo dell' INPS nei confronti delle concessionarie.
Per quanto riguarda la Serit - parlo sempre della Sicilia, che conosco bene -, concordo sul fatto che occorre un'iniziativa forte e decisa da parte dell'INPS ed anche, credo, del ministro nei confronti dell'INPS stesso, perché controlli e verifichi se la Serit opera coerentemente con le indicazioni del Governo. Se si riesce a creare un clima di certezza, è del tutto evidente che le adesioni - e tutto il resto - rischiano di essere messe in crisi: si avrebbe la sensazione di fare qualcosa che non ha una capacità forte di tradursi in concreto.
Credo sia vero che, come diceva qualcuno, il Governo ha lavorato da regista, ma altri sono gli attori. È del tutto evidente che il Governo ha avuto difficoltà ad intervenire dando indicazioni nei confronti di altri soggetti, sia dell'INPS, sia del cartello di società e gruppi che hanno lavorato con Riscossione Spa. Credo, però, che ora questo intervento debba essere principalmente indirizzato a monitorare, a dare certezza, a fare in modo che chi agisce nel territorio non sia contraddetto dai fatti, sia che appartenga alla maggioranza o all'opposizione (mi riferisco ai parlamentari) sia che si tratti di rappresentanti delle organizzazioni agricole. Mi auguro, quindi, che alle dichiarazioni rese oggi in questa sede (per quanto mi riguarda, posso anche ritenerle rassicuranti) non seguano comportamenti incoerenti, specialmente da parte delle concessionarie, che creerebbero difficoltà nel tradurre il tutto in fatti concreti.
Vengo ora all'ultima questione. Credo sia vero che il livello di adesione al piano di regolarizzazione è frutto di qualcosa di cui ciascuno di noi è responsabile e che ognuno per la propria parte (parlo dei


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rappresentanti del Parlamento presenti, dei rappresentanti del Governo e di tutti i soggetti di cui si è detto, organizzazioni agricole, INPS, concessionarie, istituti di credito) debba dare un segnale forte della volontà di chiudere una volta per tutte questa vicenda. Se daremo messaggi non chiari ed equivoci e non avremo comportamenti coerenti, il rischio che tutti paventiamo - e che si può certamente evitare - alla fine si verificherà.

PRESIDENTE. Colleghi, poiché il ministro ha un altro impegno importante (deve incontrare il suo omologo sudafricano, che ha fatto un lungo viaggio e quindi non lo si può far attendere troppo), vi invito a svolgere interventi telegrafici, in modo da consentirgli di rispondere e da concludere l'audizione nella seduta odierna.

ANTONIO BUONFIGLIO. Raccolgo l'invito del presidente e cercherò di essere velocissimo, anche perché alcune considerazioni che avrei voluto fare sono già state svolte dai colleghi che mi hanno preceduto.
Ringrazio il ministro, il sottosegretario Boco e il presidente per aver dato seguito così celermente alla richiesta di convocare il ministro in questa sede. Faccio notare che siamo qui presenti nonostante il Governo abbia posto la questione di fiducia in Assemblea: come ha detto prima il collega Misuraca, su questo tema non c'è spazio per l'ostruzionismo. Siamo presenti anche perché il problema in oggetto ci interessa realmente. Dico questo perché ho sentito alcuni interventi in parte polemici, ed anche noti organi di stampa, che tutti leggiamo e a cui siamo tutti affezionati (per esempio, Il Riformista), sono intervenuti a gamba tesa sull'operazione, in maniera molto bipartisan.
Se avessimo voluto fare polemiche o ostacolare questa operazione, ci saremmo probabilmente chiesti come mai questi crediti, che pure sembra non valgano nulla, non trovino mai adeguata riscossione. A partire dalla cartolarizzazione del 1999, passando prima nella proprietà dell'INPS, poi in quella della SCC, ed oggi in quella delle banche (che notoriamente non sono enti mutualistici), essi sono aumentati di valore. Mi pare siano passati da 200 miliardi a 800 milioni di euro (le cifre possono essere sbagliate, ma la proporzione è questa) senza che nessun agricoltore abbia pagato, e oggi si rende necessario costringerli all'adesione con un'azione che, come ha detto prima il collega Misuraca, può apparire un po' vessatoria.
Penso che questa Commissione e l'intero Parlamento, ad operazione conclusa, si debbano chiedere come mai questi crediti, venduti a dieci lire nella prima cartolarizzazione, valgano oggi così tanto e siano pagati così tanto non da enti mutualistici, ma da due banche che, notoriamente, si occupano di altro.
La mia richiesta era di conoscere quale fosse, ad oggi, il numero di adesioni spontanee; mi sembra però che questa risposta non si possa avere. Vorrei si evitasse che la campagna di adesione fosse solamente di tipo informativo e pubblicitario e che non utilizzasse altri elementi, tra cui le ganasce fiscali. Mi dispiace sottolinearlo, ma Riscossione Spa è pur sempre una società pubblica e il direttore Befera, che la dirige, è un alto dirigente del Ministero dell'economia e delle finanze ed ha qualche collegamento con l'INPS, che si sta occupando di questa vicenda già da tempo. Forse la comunicazione dell'operazione all'INPS poteva arrivare prima del 22 febbraio; in ogni caso, dal 22 febbraio ad oggi, essa non ha ancora determinato la sospensione. Se ci fosse stata una comunicazione pubblica ufficiale, gli agricoltori avrebbero potuto avvalersene di fronte ai tribunali. Una comunicazione che determini la sospensione potrebbe forse evitare un intervento legislativo.
Quanto all'intervento legislativo, sono d'accordo che esistono delle difficoltà, però consentitemi un minimo di polemica: questo Governo non ha notificato il cuneo fiscale, contenuto nella legge finanziaria, quindi, se non avesse notificato la sospensione della riscossione, forse non sarebbe successo nulla.


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Concludo qui il mio intervento, che, come detto, era volto a conoscere il numero delle adesioni e a suggerire di evitare un clima vessatorio nei confronti degli agricoltori.
Da ultimo, vorrei fare una precisazione dovuta. Confermo quanto ha detto il ministro circa il DURC (documento unico di regolarità contributiva): è stato firmato un avviso comune. Esso, però, non prevedeva una compensazione, ma, qualora un soggetto non avesse regolarizzato la propria posizione, prevedeva la possibilità, peraltro remota, che non gli venisse concesso il contributo comunitario. Non so se il ministro lo ricorda - comunque, c'è il resoconto stenografico -, ma in una delle tante audizioni sull'argomento gli chiesi se non si profilasse l'ipotesi che i contributi comunitari potessero essere compensati con i crediti delle banche rispetto a questa operazione. Benché ad oggi la normativa comunitaria lo consenta solo all'INPS, infatti, non si sa cosa potrebbe accadere in futuro: non so se il ministro si senta di escludere questa ipotesi.
Il DURC si inseriva, peraltro, in un contesto normativo e fattuale completamente diverso: non c'era la compensazione, il DURC faceva comunque riferimento alla legge n. 81 del 2006, quindi al condono contributivo; ma soprattutto il DURC e l'avviso comune firmato con il Ministero del lavoro prevedevano una riforma previdenziale agricola. Non dimentichiamo che la situazione di difficoltà degli agricoltori non nasce dal loro essere ontologicamente morosi, bensì dalla mancata armonizzazione delle norme previdenziali agricole italiane con le normative comunitarie.

TERESIO DELFINO. Molto è stato detto e molto rimarrebbe da dire. Caro ministro, sono contento di poter apprezzare, assieme ai colleghi, la sua disponibilità a venire in questa sede, ma avrei comunque gradito qualche certezza in più rispetto all'operazione in questione, che condividiamo, ma rispetto alla quale ravvisiamo una contraddizione tra realtà e messaggio trasmesso.
A mio giudizio, non è mai troppo tardi: con lo scadere della normativa precedente e la sospensione di tutti gli effetti da essa previsti, si è venuto a creare un vuoto normativo. Per uscire da tale situazione (che comporta burocraticità, lunghezza dei tempi e insicurezza per tutti gli attori protagonisti dell'applicazione di quest'accordo privato), a nostro giudizio, sarebbe necessaria una norma molto semplice, che sospenda gli effetti delle procedure coattive per tutti coloro che aderiscono. Mi auguro, infatti, che nei tempi da lei indicati vada tutto a regime. Non capisco contro cosa cozziamo nel fare una norma così semplice ed elementare, sulla quale noi abbiamo sempre insistito, ma che non siamo riusciti ad ottenere.
Questa è la mia domanda, a cui aggiungo un piccolo corollario, che mi è stato sollecitato. A carico delle aziende e degli imprenditori agricoli rimarrà un 25-30 per cento: a me (ma credo anche alla Commissione) piacerebbe sapere se, nell'ambito di questo accordo-quadro privato, è stata raggiunta un'intesa in merito al tasso di interesse che verrà applicato alle aziende che, soprattutto nelle regioni del sud, ricorreranno alla rateizzazione per far fronte alla quota di competenza. Ho preso atto dei dati - che conoscevamo, in quanto ce li aveva già comunicati -, secondo cui 150.000 delle aziende interessate si trovano nel centro-nord; è chiaro, però, che il problema riguarda soprattutto il Mezzogiorno. Poiché c'è già un differenziale di tasso in ordine ai fidi e alle operazioni bancarie, vorremmo capire se questo aspetto è stato trattato oppure no, e in che misura.

RICCARDO MINARDO. Sarò brevissimo, anche per consentire al ministro di ottemperare ai suoi impegni. Lo ringrazio per la sua presenza, anche se sono convinto che la sola presenza non risolva il problema in questione.
Il problema esiste, signor ministro, e secondo me si è complicato quando, il 16 ottobre del 2006, è scaduto il termine per la proroga della sospensione delle procedure senza che il Governo inserisse tale


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proroga - che era necessaria per cercare di risolvere il problema - nel provvedimento. Ora succede che, con i fermi amministrativi in atto - e lei sa benissimo che non riguarderanno solo i cespiti, ma anche i mezzi agricoli -, ci sono imprese agricole in difficoltà, che non possono nemmeno condurre la loro azienda a causa del fermo amministrativo. Bisogna dunque sicuramente occuparsi non solo della sospensione - la lettera dell'INPS del 22 febbraio può sospendere, ma non lo ha ancora fatto, le procedure e i fermi amministrativi che le società di riscossione stanno continuando ad applicare -, ma anche di ciò che riguarda il passato: come si risolvono i fermi amministrativi precedenti? Mi auguro che, quanto meno per chi aderisce, si applichi immediatamente la sospensione del fermo amministrativo, per mettere le aziende agricole nelle condizioni di poter pagare e di potersi mettere in regola.
Vorrei poi sapere - l'ha chiesto anche l'onorevole Delfino - quale sarebbe il costo per coloro che volessero rateizzare il 25-30 per cento del pagamento.

ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Anzitutto, ringrazio il ministro per la sua disponibilità.
Siamo tutti consapevoli del fatto che la strada imboccata è stretta ed irta di difficoltà. È vero che il ministro è stato sollecitato più volte, ma è altrettanto vero che ogniqualvolta è venuto a darci una risposta, essa ha sempre rappresentato, in qualche modo, un passo avanti verso la soluzione del problema. Anche oggi il ministro è venuto qui con una risposta che rappresenta un passo avanti nella risoluzione definitiva di questo problema, che è inevitabilmente molto complicato.
Noi comprendiamo le ragioni che inducono il ministro a sostenere che il Governo sta facendo la regia in una partita costituita, tutto sommato, da rapporti di natura privatistica, non potendo mettere in campo provvedimenti legislativi perché essi non solo metterebbero a rischio il risultato finale, ma porterebbero il Governo italiano a dover affrontare una procedura di infrazione europea, mettendo a rischio tutta l'operazione. Comprendiamo questo e sappiamo bene che dobbiamo agire sul filo del rasoio, su una sorta di crinale che ci consente di continuare a fare regia senza vanificare un obiettivo che ormai è a portata di mano, sempre più vicino.
Richiamo ciò che ha detto l'onorevole Lomaglio, perché mi pare importante: in questa vicenda riusciremo a risolvere il problema se aiuteremo le organizzazioni agricole di categoria ad aderire nella misura del 30 per cento. Anche noi rappresentanti delle istituzioni, laddove abbiamo un ruolo sul territorio e possiamo dare una mano in quest'operazione, dobbiamo far capire che questo è un treno che passa oggi e che, se lo si prende, si risolve il problema, altrimenti si rischia di non risolverlo mai. Questo è il ruolo che ciascuno di noi può svolgere per dare una mano all'iniziativa del Governo, che per la verità non appartiene solo a questo esecutivo, ma anche a quello precedente: questo incontro bipartisan forse può aiutarci, a maggior ragione, a risolvere il problema.

PRESIDENTE. Do la parola al ministro per la replica.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Mi limito soltanto a ringraziare tutti quanti voi, in particolare, consentitemelo, l'onorevole Zucchi: faccio mie tutte le considerazioni che ha svolto, soprattutto la sua ultima affermazione, secondo cui siamo di fronte ad un'operazione complicata ed è urgente aiutare il mondo agricolo, in particolare - ma non solo - quello meridionale, a trovare una soluzione. Vi prego...

FILIPPO MISURACA. È stato un intervento di carattere politico!

GIUSEPPE RUVOLO. Mi scusi, ministro, noi ribadiamo con forza, anche stasera, quanto abbiamo già detto, ossia che ci sono parlamentari della sua maggioranza che vanno nel territorio a dire cose


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false. Il nostro senso di responsabilità si è manifestato nell'aiutare l'azione del ministro.

PRESIDENTE. Facciamo completare il pensiero al ministro: forse potrà chiarire la questione.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Vorrei precisare subito, per evitare equivoci, che credo anche l'onorevole Zucchi si riferisse, come me, a difficoltà non certamente create da questa Commissione, né da larghe parti dell'opposizione: abbiamo costruito insieme questo provvedimento, non c'è dubbio. Non voglio essere polemico, ma anche i giornali cui si è fatto riferimento in precedenza non hanno aiutato; al di là della loro provenienza, anch'essi mostrano che l'operazione è complicata.
Voglio ricordare che, trattandosi di un'operazione totalmente privata, in questo momento la titolarità di quei cespiti appartiene alle banche. L'INPS ha quindi già fatto molto con quella lettera: adesso sono le banche a gestire questa operazione, rispetto alla quale, avendo essa natura privata, noi non possiamo intervenire. Possiamo continuare la nostra opera di regia, possiamo cercare di gestire la partita, ma è ovvio che si tratta di un'operazione privata: qualunque intervento ci metterebbe nelle condizioni di farla saltare, e credo che nessuno - come abbiamo detto - voglia fare questo.
Chiedo scusa, dunque, se c'è stato un misunderstanding. È nostra volontà trovare una soluzione definitiva. La soluzione c'è, non c'è alcuna novità aggiuntiva, se non - giornalmente - qualche passo avanti su un'operazione complicata, che abbiamo ereditato tutti insieme, maggioranza e opposizione, e che dobbiamo gestire tutti insieme, come stiamo facendo: non mi era parso di cogliere alcun elemento polemico.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro De Castro, che invito a portare i nostri saluti al ministro sudafricano.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,30.