COMMISSIONI RIUNITE
XIII (AGRICOLTURA) E XIV (UNIONE EUROPEA)

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 8 febbraio 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE MARCO LION

La seduta comincia alle 13,40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei deputati italiani della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo sulla proposta di riforma dell'OCM vino presentata dalla Commissione europea.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 1, del regolamento, l'audizione dei deputati italiani della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo sulla proposta di riforma dell'OCM vino presentata dalla Commissione europea.
Ringrazio i deputati europei Aita, Castiglione, Lavarra, Veraldi, Carollo e Veneto per la loro presenza.
Come è noto, la Commissione europea ha prospettato, con propria comunicazione al Consiglio e al Parlamento europeo, una radicale riforma del settore del vino. In considerazione dell'importanza che assume tale riforma per un settore di grande rilievo per l'agricoltura del nostro paese, sulla comunicazione della Commissione europea è stata attivata l'apposita procedura prevista dall'articolo 127 del regolamento.
A tal fine, la Commissione agricoltura e la Commissione politiche dell'Unione europea hanno svolto un'ampia e approfondita attività conoscitiva attraverso audizioni informali di soggetti operanti nel settore e l'audizione del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
L'audizione odierna si colloca a conclusione di tale attività ed intende rappresentare lo strumento per stabilire una forma incisiva di confronto e raccordo tra parlamentari nazionali, europarlamentari italiani e Governo su un tema di prioritario interesse nell'agenda delle politiche agricole comunitarie.
Ritengo che il confronto e il raccordo tra rappresentanti italiani delle diverse istituzioni coinvolte nel processo decisionale della riforma possa contribuire in misura significativa al conseguimento - nelle sedi e con le modalità di specifica competenza di ciascuna istituzione - dell'obiettivo comune di salvaguardare e valorizzare la produzione vinicola nel nostro paese.
La Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo ha approvato una proposta di risoluzione, che sarà esaminata nella prossima settimana dall'Assemblea del Parlamento europeo.
La Commissione agricoltura della Camera dei deputati, a sua volta, procederà, anche sulla base degli elementi che emergeranno dalla presente audizione, a definire ed approvare il documento finale previsto dal citato articolo 127 del regolamento, in ordine al quale la Commissione politiche dell'Unione europea ha espresso il parere di propria competenza. Tutti i documenti che ho richiamato sono in distribuzione, assieme ad un dossier di documentazione predisposto dall'ufficio rapporti con l'Unione europea.


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Anche a nome della presidente della XIV Commissione, onorevole Bimbi, ringrazio gli europarlamentari che hanno accolto l'invito per questo incontro e sono qui presenti. Ringrazio, altresì, il rappresentante del Governo, onorevole Boco, che partecipa a questa audizione.
Propongo di dare la parola ai deputati della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo e, successivamente, al rappresentante del Governo per brevi interventi introduttivi, ai quali faranno seguito gli interventi dei colleghi delle Commissioni.
Do quindi la parola all'onorevole Castiglione, relatore sulle proposte legislative della Commissione nel settore vitivinicolo.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Deputato della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Ringrazio le Commissioni riunite per questa opportunità. Ringrazio anche il Governo, il sottosegretario Boco e, in particolare, il ministro, che in questa fase è sempre stato molto attento ad una vicenda fondamentale quale quella della riforma dell'OCM vino. Auspico che nel futuro ci siano altre occasioni simili.
Nell'agenda del Parlamento europeo, soprattutto della Commissione agricoltura, oltre all'OCM vino - su cui martedì sarà espresso il primo orientamento del Parlamento e, nel mese di giugno, dovrebbe attuarsi la proposta legislativa di riforma di un settore che coinvolge l'economia agricola della nostra Europa -, abbiamo già la proposta legislativa dell'OCM ortofrutta e interessanti iniziative legislative nel settore dell'agroenergia, delle biotecnologie. Tale confronto si rivela dunque necessario.
Il commissario ha già annunciato che, nel 2008, ci sarà un primo check sull'attuazione della PAC, perciò ritengo che questo raccordo debba essere intensificato, nel comune auspicio di un maggiore scambio di informazioni, grazie al quale le esperienze e gli interessi esistenti sul territorio possano supportare la nostra azione in Commissione agricoltura e nel Parlamento europeo.
La riforma dell'OCM vino è assolutamente necessaria e riassume in sé i temi della competitività internazionale. Un numero sempre crescente di produttori - Australia, Sudafrica, Cina - immette vino sul mercato europeo, e quindi il tema della competitività si rivela necessario per rilanciare la viticoltura europea.
Emerge anche l'esigenza di riformare alcuni strumenti all'interno della politica agricola, obiettivo che la Commissione si prefigge di raggiungere in due tempi: prima con una comunicazione - che alcuni hanno definito provocazione -, e poi con un dibattito rilevante, portato in tutte le sedi del nostro paese, con la mobilitazione di tutte le organizzazioni professionali. Oggi siamo giunti ad assumere una posizione largamente condivisa dalla delegazione italiana, soprattutto da coloro che si occupano di agricoltura, e, tra la comunicazione della Commissione e il testo che martedì il Parlamento europeo varerà, sono intervenute alcune modifiche, che comunque rispondono ad interessi più volte rappresentati nel nostro paese.
La Commissione aveva posto il tema della sovrapproduzione, individuando come risposta l'estirpazione di 400.000 ettari del vigneto Europa, strumento ritenuto assolutamente inidoneo e soprattutto non coerente con la proposta complessiva, laddove, da un lato, si promuove un'estirpazione di 400.000 ettari del vigneto Europa e, dall'altro, si liberalizzano i mercati e i diritti di impianto, si immettono vini sul mercato e si dà via libera all'importazione e alla vinificazione con mosti importati da paesi terzi.
Tale strumento è stato pertanto ritenuto inidoneo, e tutti hanno sottolineato come il vigneto Europa costituisca anche un rilevante valore ambientale e culturale. I 2 miliardi e 400 milioni individuati come risorsa necessaria per questa estirpazione costituirebbero invece una risorsa importante per aprire il necessario capitolo della promozione e della commercializzazione delle nostre produzioni.
Il Parlamento ha già corretto questa indicazione riguardante l'estirpazione, dichiarando che debbano essere gli Stati


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membri ad individuare le aree dove sia possibile estirpare, mettendo anche alcuni paletti laddove ciò non sia possibile, ovvero fornendo indicazioni su vigneti che rappresentino un grande valore ambientale ed un patrimonio culturale, o dove vi siano denominazioni di origine.
La proposta della Commissione riguardava, poi, l'abolizione delle misure di mercato, una proposta quindi molto radicale di abolizione della distillazione, dell'aiuto al mosto e dell'aiuto allo stoccaggio. Rispetto a questo, il Parlamento ha certamente fatto alcune valutazioni, perché il tema della distillazione è centrale e da tutte le parti si conviene che non si possa produrre per andare alla distillazione. Il Parlamento recupera, però, alcune soluzioni importanti per il nostro paese, ad esempio la distillazione dei sottoprodotti, recuperata con un emendamento, mentre viene introdotto con un altro emendamento un meccanismo di gestione delle crisi, che nel settore vitivinicolo sono sempre in agguato e rendono indispensabile un meccanismo per la loro gestione.
Nella proposta della Commissione è inserito il tema dell'etichettatura dei nostri vini, per cui sui vini da tavola si potrebbero indicare il vitigno e l'annata. In base alle nostre etichette, alle nostre produzioni, alle nostre DOP, alle nostre IGP, ciò ingenererebbe una profonda confusione nel consumatore. Se anche sui vini da tavola fosse permesso di indicare il vitigno e l'annata, la confusione sarebbe assolutamente rilevante.
Su questo versante dell'etichettatura abbiamo incentrato la nostra attenzione, ribadendo come il vino rappresenti anche un patrimonio storico-culturale e promuovendo un'azione sinergica di tutti i parlamentari a difesa delle nostre tradizioni, delle nostre indicazioni geografiche, delle nostre denominazioni. Il nostro paese, infatti, è ricco di denominazioni di origine protetta, che desideriamo conservare, non per trascurare le esigenze di mercato, ma perché privare la nostra viticoltura di questo radicamento sul territorio comporterebbe una sua profonda penalizzazione.
C'è, poi, l'ampio tema delle pratiche enologiche. Nell'introduzione si parlava dei trucioli, delle pratiche ammesse dall'OIV. La pratica dei trucioli è ammessa dall'Organizzazione internazionale del vino dal punto di vista sanitario, e quindi ribadiamo come, laddove ci sia un'indicazione protetta, alcune pratiche, seppur ritenute tradizionali, non debbano essere ammesse.
Sul tema delle pratiche tradizionali, emerge il problema delle regioni del nord Europa dove si vuole inserire la pratica dello zuccheraggio. La proposta della Commissione proibisce l'aiuto al mosto e anche lo zuccheraggio, provocando una reazione dei paesi del nord, che considerano una pratica tradizionale aggiungere saccarosio, che invece noi consideriamo un elemento distorcente della concorrenza. Se dovesse essere abolito l'aiuto al mosto, ma mantenuta la pratica dello zuccheraggio, per noi sarebbe un grave danno anche sul piano economico.
Abbiamo dunque proposto alcuni emendamenti di parallelismo tra l'aiuto al mosto e la pratica dello zuccheraggio considerata tradizionale, ma il dibattito è molto aperto perché i paesi del nord hanno l'esigenza di affermarla come pratica tradizionale.
Per quanto riguarda il tema della liberalizzazione dei diritti di impianto, nel 2010 tali diritti scadono, e quindi dovranno essere prorogati. Il commissario, nella proposta, liberalizza, eliminando i divieti sui diritti di impianto. Abbiamo sostenuto la tesi che comunque debbono essere salvaguardati gli investimenti già effettuati e deve essere prevista con largo anticipo la dismissione, ovvero la liberalizzazione dei diritti di impianto, perché sono stati realizzati investimenti notevoli, che devono essere tutelati.
Abbiamo inaugurato un ampio capitolo, che ha riscosso il consenso di tutti, relativo alla promozione della nostra viticoltura, del vigneto Europa. Abbiamo anche espresso alcune considerazioni in Commissione agricoltura, perché esistono tanti nuovi mercati da guadagnare e su questo bisogna investire, ma, da studi condotti


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dalla Commissione agricoltura del Parlamento europeo, si evince come anche i mercati tradizionali debbano essere potenziati. Basti citare il mercato inglese, in cui l'80 per cento dei giovani inglesi non conosce il vino europeo, ma solo il vino australiano, perché è un vino «formato Coca-Cola», sul quale vengono fatti forti investimenti promozionali e pubblicitari.
La promozione deve essere quindi mirata sicuramente a guadagnare nuovi mercati, ma anche quei mercati che tradizionalmente ci sarebbero congeniali, quali il mercato inglese, il mercato degli Stati Uniti e il mercato tedesco. Dunque, il tema della promozione è stato individuato come uno dei temi fondamentali.
Queste sono, per grandi linee, alcune risposte che il Parlamento ha fornito in questa prima fase alla comunicazione della Commissione. Da parte del commissario europeo emerge una disponibilità ad un confronto con il Parlamento, quindi anche ad un confronto molto serrato con la Commissione. Più volte il commissario europeo è stato audito in Commissione agricoltura, con un frequente scambio di informazioni, e il 21-23 marzo sarà a Taormina, ospite di Confagricoltura, per un'assemblea di tre giorni.
Questa potrebbe essere anche l'occasione per puntualizzare alcune riforme che interessano in maniera fondamentale il nostro paese, per quanto riguarda non solo il vino, ma anche il settore dell'ortofrutta, in cui siamo già alla fase della proposta legislativa, nonché il tema più generale (che ritengo debba interessare anche le Commissioni agricoltura del nostro Parlamento) dell'applicazione nella nuova PAC del principio del disaccoppiamento (ad esempio, nel settore della cerealicoltura, per individuare come diversifichiamo ed investiamo nelle nostre aziende agricole), ovvero anche i piani di sviluppo regionale. Quindi, sono tanti i temi che, a mio avviso, andrebbero approfonditi.
Vi ringrazio per la disponibilità. Ritengo che, dal contributo di ognuno di voi, noi parlamentari impegnati principalmente nel settore agricolo potremo trarre spunto per le future iniziative della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIV COMMISSIONE FRANCA BIMBI

VINCENZO LAVARRA, Deputato della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Sono molto lieto di questa occasione e ringrazio anch'io la presidenza delle due Commissioni. Lo considero sicuramente un incontro utile, addirittura necessario, che può costituire, anche per i dossier che affronteremo nelle prossime tornate, un ancoraggio importante perché, come altri paesi, si possa essere sistema nel Parlamento e nella dimensione europea e tutelare al meglio gli interessi del nostro paese.
Mercoledì voteremo un testo che non ha un impatto legislativo, ma certamente potrà avere un'influenza positiva quando ci occuperemo del testo legislativo. Per alcune correzioni che potrà contenere, oltre al testo licenziato in Commissione, esso potrà rappresentare per l'onorevole Castiglione una base di partenza più vicina agli interessi nazionali per la stesura della sua relazione rispetto alla proposta legislativa della Commissione.
Intendo essere molto sintetico perché il collega che mi ha preceduto ha riepilogato i punti essenziali. Mi preme rilevare come nella nostra relazione debbano essere centrali gli obiettivi di innovazione del sistema, per rettificare un'impostazione, comunque presente nella proposta della Commissione, che registra effettivamente gli squilibri di mercato ma reagisce con una proposta complessivamente non convincente, quale la riduzione della nostra produzione europea. In un mercato aperto, come diceva giustamente il collega Castiglione, ciò comporterebbe la diminuzione della nostra produzione, non già dell'importazione, e perciò una riduzione del consumo sul territorio europeo dei vini del nuovo mondo.
Naturalmente, opporsi a questa prospettiva non significa mantenere rigidamente


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lo stato quo ante, perché una posizione come questa, in Europa, non si afferma, resta minoritaria. Non è mia intenzione sviluppare nel merito tale assunto, ma ritengo che la proposta del Parlamento, per iniziativa del relatore, debba incardinarsi su questo concetto chiave: nella riforma vogliamo far valere i principi di innovazione già contenuti nella PAC.
Questi principi riguardano il sostegno alla qualità, la salvaguardia del paesaggio garantita mediante queste attività e la protezione della salute. La promozione della qualità e il sostegno a campagne di promozione del consumo di vino devono essere accompagnati da una politica di consumo consapevole, perché non si può promuovere maggiormente la produzione del vino europeo e ostacolare un'altra politica dell'Unione europea, che mira al contrasto degli alti tassi di alcolismo. Dobbiamo essere sensibili a quel tema e non mettere i due temi in contrapposizione, altrimenti è facile prevedere una nostra sconfitta, in quanto ci schiereremmo a difesa di interessi ristretti, incuranti del tema generale della salute, che l'Unione europea indica tra i suoi obiettivi fondamentali. Tuttavia, se alla promozione di vini di qualità si accompagnasse la promozione del consumo consapevole, si realizzerebbe un equilibrio tra due tendenze entrambe positive e certamente dinamiche.
Già nel primo passaggio abbiamo introdotto limitazioni alla pratica generalizzata delle estirpazioni, secondo il principio dell'ecocondizionalità. Cercheremo di approfondire questo limite anche con il tetto nazionale massimo e con un'attribuzione di prerogative alle regioni, per salvaguardare zone particolari del loro paesaggio.
È stato corretto in modo più prudente il tema dei nuovi impianti, ed è stata altresì modificata la proposta dell'etichettatura, perché siamo riusciti ad introdurre il principio di indicare nell'etichettatura le pratiche enologiche non consentite nell'Unione europea, in modo che il cittadino sia informato sulle pratiche in uso in altri paesi e sulle nostre, molto più rigorose e di qualità.
Si riscontra ancora un'eccessiva rigidità nel testo sul tema della distillazione, che va reso più elastico relativamente alle condizioni del mercato e non un sostegno surrettizio alla produzione, altrimenti entreremmo in contraddizione con il tema della qualità.
Considero molto utile l'approvazione dell'emendamento dell'onorevole Castiglione sul tema dell'arricchimento. Se si parla di innovazione, si sfida il blocco nordico da posizioni più avanzate, perché in genere esso utilizza nei confronti di noi meridionali definizioni e giudizi non corrispondenti al vero. Tengo a precisare, infatti, che noi non chiediamo assistenza. Mantenere la pratica dello zuccheraggio per aumentare la gradazione alcolica, quella sì è assistenza, di mercati e di concezioni vecchie della produzione.
Se, però, quel blocco resistesse in modo maggioritario all'abolizione dello zuccheraggio, non potrebbe pretendere di vietare il finanziamento per i mosti concentrati.
Da questo punto di vista, oltre all'equilibrio realizzato dall'emendamento Castiglione fra le due misure, noi, come gruppo socialista, presenteremo in Assemblea un emendamento molto più esplicito solo sul mosto, perché in sede di Commissione, oltre all'emendamento Castiglione, sono passati anche molti emendamenti dei tedeschi che si riferivano allo zuccheraggio, cosicché nella lettura complessiva del testo potrebbe emergere uno squilibrio a favore dello zucchero, da riequilibrare con un emendamento ad hoc sul tema del mosto.
Queste sono alcune brevi riflessioni in ordine alla tematica dell'OCM vino e nel solco di quanto già affermato dal collega Castiglione. Siamo qui anche per recepire i vostri contributi e per realizzare effettivamente quella cooperazione fra rappresentanze dell'Italia nelle sedi europee che è utile alla tutela dinamica dei nostri interessi.

ARMANDO VENETO, Deputato della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo


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rurale del Parlamento europeo. Approfitto della presenza della presidente Bimbi per segnalare quanto reiteratamente abbiamo comunicato e richiesto ai vari ministri che vengono ad incontrarci a Bruxelles o a Strasburgo, ovvero l'esigenza di istituzionalizzare rapporti almeno bimestrali tra parlamentari europei e nazionali che operino in Commissioni omologhe, non soltanto per dare comunicazione dei risultati raggiunti, ma anche per preparare opportunamente l'intervento dei parlamentari europei nelle sedi proprie, prima del dibattito su un determinato argomento. Un fossato separa infatti il Parlamento nazionale dal Parlamento europeo, e noi italiani riconosciamo di definirci europei solo a parole, perché ciò che stiamo insistentemente richiedendo è prassi normale negli altri paesi europei, segnatamente in Germania, Francia e Spagna.
Non si vede perché il Parlamento italiano non dovrebbe intendere che ciò che oggi noi contribuiamo a decidere in sede europea, tra 2-3 anni, dovrà diventare legge dello Stato. È istituzionalmente scorretto mantenere questo iato strutturale ed istituzionale. Chiediamo pertanto al presidente della Commissione per le politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati di adoperarsi non per incontri specifici - ringrazio l'onorevole Castiglione e quanti si sono adoperati in questo senso -, ma per rendere istituzionale tale rapporto.
Personalmente, lavoro anche in Commissione trasporti e rilevo che non è possibile discutere nel Parlamento europeo sulle politiche dei trasporti in Italia tra 2-3 anni, per esempio, in perfetta dissonanza con quanto afferma il ministro Bianchi o la Commissione trasporti del Parlamento nazionale. A tale proposito, avevo preparato una lettera da trasmettere all'onorevole Franca Bimbi, che avrò il privilegio di consegnarle a mano.
Per quanto riguarda la questione del vino, c'è la riprova di qualche ipotesi di scollamento. Ho letto con attenzione il parere sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo inviato dall'onorevole presidente, e ritengo che non tutto sia stato esaminato, e non tutto approfonditamente, proprio a causa del gap ora segnalato.
A breve, quando sarà definitivamente accettato il punto di vista italiano sul disimpianto, ci troveremo di fronte all'esigenza di regolamentare all'interno del nostro paese le modalità di individuazione dei tempi, dei modi e dei contenuti del disimpianto, perché il Parlamento europeo ha recepito ciò che insistentemente abbiamo segnalato, ma permane il problema della regolamentazione. Su questo campo bisogna muoversi subito, perché molti agricoltori, incentivati dalla speranza e dalla prospettiva di percepire eventuali vantaggi, potrebbero essere indotti ad avanzare richieste al di fuori di un quadro organico gestito dallo Stato e dalle regioni, non solo in funzione dell'individuazione del plafond entro il quale ottenere il denaro per il disimpianto, ma anche nell'ambito dei principi regolamentari del disimpianto, che devono rispettare le differenze e le qualità anche dei piccoli vigneti, per garantire l'indispensabile multiformità culturale del vino. Il Parlamento nazionale deve quindi avviare uno studio di tale tematica.
È passata l'idea che il vino da tavola non riporti le indicazioni del vitigno, perché altrimenti si sarebbe ingenerata una grande confusione, ma ci chiediamo cosa succederà se il Parlamento europeo dovesse percorrere una strada diversa in sede di decisione. Qui si tratta di stabilire se, accanto all'indicazione - che non è esclusa - della qualità del vino, non sia necessario anche individuare la zona di provenienza, onde evitare, ad esempio, che il Chianti, eventualmente prodotto a Londra, sia definito come tale. Anche questo è un aspetto non irrilevante, sul quale bisogna opportunamente confrontarsi.
Al di là delle questioni specifiche (sulle quali penso ci si debba attendere anche il contributo dei parlamentari italiani, considerato lo stato dell'arte e la prospettiva ormai prossima di un voto del Parlamento europeo), credo che questa occasione splendida, per la quale ringrazio i promotori, giovi ad individuare un percorso che


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equilibri questo rapporto, tenendo conto delle circostanze esaminate, che vanno lette all'interno della logica complessiva del sistema, che ha attribuito al Parlamento europeo non più e non solo un compito di rappresentanza, ma anche un compito di apripista rispetto a quanto sarà indicato dalle legislazioni nazionali.

DONATO TOMMASO VERALDI, Deputato della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Intervengo per dire che sarò componente della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale da domani.

PRESIDENTE. Quindi, le diamo un doppio benvenuto.

DONATO TOMMASO VERALDI, Deputato della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Abbiamo solo eletto il presidente, non ci siamo nemmeno insediati. Facevo parte di un'altra Commissione.

PRESIDENTE. Siamo quindi ad un pre-festeggiamento! Congratulazioni.

DONATO TOMMASO VERALDI, Deputato della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Al Parlamento europeo le Commissioni si rinnovano ogni anno, quindi il mio capo delegazione ha ritenuto giusto inviare un rappresentante del nostro partito anche nella Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Sono arrivato al Parlamento europeo a seguito delle dimissioni di Giovani Procacci, per cui sono parlamentare europeo da appena 6 mesi.
Vorrei riprendere il discorso di carattere politico sviluppato dal collega Veneto, dal momento che sulla parte tecnica concordo pienamente con quanto affermato sia dal collega Castiglione sia dal collega Lavarra, due straordinari componenti della Commissione e appassionati difensori delle nostre ragioni.
Dal punto di vista politico, non c'è dubbio che dal mese di maggio, quando sono arrivato al Parlamento europeo, mi sono sentito abbastanza solo, e non per ragioni di lingua, ma perché eravamo alla ricerca di argomenti da studiare e da proporre.
Concordo con il collega Veneto sul fatto che i ministri in visita esprimono le loro intenzioni, che apprezziamo, ma, sul piano operativo - come abbiamo rilevato al ministro De Castro, che si è dimostrato estremamente attento nel confronto con i parlamentari italiani -, abbiamo l'esigenza di un punto di riferimento, perché le difficoltà non emergono solo dalla contrapposizione fra Stati e fra culture, ma spesso anche dalla lingua, ovvero dalle traduzioni, perché l'italiano è la quarta o quinta lingua rispetto ai documenti, che sono quasi sempre in inglese e in francese.
Quando ci convocate, come avete visto, interveniamo prontamente, ma vorremmo avere un punto di riferimento reale. Poiché sono stato senatore per due legislature, collega dell'emerito ex senatore, sottosegretario Boco, so che i nostri uffici legislativi sono straordinari, e quindi dovremmo poter disporre, ad esempio, di un numero telefonico o di un indirizzo e-mail attraverso cui scambiarci suggerimenti, per non arrivare nelle Commissioni nettamente in ritardo o per non assistere impreparati a proposte di emendamento che sembrano contenere affermazioni contrastanti. Ogni direttiva del Parlamento europeo, infatti, si compone anche di 30 «considerando», che dicono esattamente il contrario di quello che poi c'è scritto nella risoluzione finale.
Vorremmo avere, dunque, almeno questo tipo di supporto, perché vi assicuro che è grande la passione di valutare seriamente i problemi del nostro paese, come evidenziato anche dai colleghi precedentemente intervenuti.

PRESIDENTE. Essendo stata citata dall'onorevole Veneto, mi corre l'obbligo ed il piacere di rispondere, prima di dare la parola ai colleghi e al sottosegretario Boco.
Voglio sinceramente ringraziarvi della competenza e dell'entusiasmo che ho riscontrato nei vostri interventi. Appena insediatami in qualità di presidente della


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XIV Commissione, ho scoperto rapidamente due cose, la prima delle quali è la farraginosità del regolamento, della Camera dei deputati in particolare, che ci permette, al massimo, come XIV Commissione, non avendo membri che facciano parte di altre Commissioni, di esprimere dei pareri sulla congruenza tra la legislazione italiana e la normativa europea. La presidente, quindi, deve svolgere un po' il compito di richiamare i membri della Commissione a non entrare nel merito, non avendo strumenti adeguati. Questa farraginosità del regolamento fa sì che la Commissione si trovi in una difficoltà strutturale di lavoro, che deve essere riconsiderata e che, come dire, sta nei sogni della presidenza, perché cambiare i regolamenti non è mai facile.
La seconda cosa emersa è che il cambiamento della legge La Pergola, dovuto al precedente Governo, ha aperto la strada della cosiddetta fase ascendente, per cui oggi è possibile intervenire sulla formazione delle normative, cosa che prima non si poteva fare.
Come Parlamento, ci stiamo attrezzando sia sul lato della trasmissione da parte del Governo, sia sul lato della trasmissione di rapporti con la Commissione, non solo sul piano propriamente istituzionale, perché ciò comporta che, come XIV Commissione, si compia una scelta ragionata delle priorità.
Per la XIII Commissione, è stato assolutamente normale individuare nella fase ascendente la crucialità di questo tema. Forse perché, come si sente dal mio accento, vengo dalla zona del Chianti, questa direttiva, descritta con allarmismo su alcuni giornali francesi e spagnoli, con qualche accenno da parte dell'Italia, mi ha indotto ad affiancare subito i colleghi della Commissione agricoltura, riconoscendo la rilevanza del tema.
Sottolineo quindi che, sebbene gli uffici siano straordinari, le competenze sono limitate. Ci stiamo attrezzando per questo, e stiamo adoperandoci alacremente - ciò richiede anche una riorganizzazione della Commissione - anche per far capire ai colleghi di tutte le Commissioni - cosa non facile per settori quali l'agricoltura, l'ambiente, i trasporti e l'energia - l'importanza di questo lavoro, sia nei confronti del Governo, sia nei confronti della Commissione, e quanto esso abbia bisogno di un rapporto in time con il Parlamento.
Sono contenta, quindi, anche per i rilievi che esprime la XIV Commissione, perché anch'io nutro gli stessi dubbi. Chiaramente, all'interno della Commissione si è svolta una discussione, anche rispetto alla zona di origine controllata da cui provengo, ed il parere, per quanto mi riguarda, non mi ha soddisfatto. È il parere che viene dato alla Commissione di merito, che «cucina il piatto», e l'accordo sulla road map tra i due presidenti permette anche una reazione da parte del Governo.
Ritengo che, dal punto di vista organizzativo, sia importante sottolineare gli aspetti istituzionali - ve ne sono anche di più informali -, e che noi, come presidenza di questa Commissione, siamo simpatetici rispetto ad un rapporto anche molto veloce, che ci dia la possibilità di reagire in tempo. Ritengo che stiate svolgendo un lavoro splendido, e come XIV Commissione accogliamo la vostra sollecitazione, affinché diventi una metodica di lavoro. Dopodiché, faremo il possibile rispetto alle priorità delle varie tematiche. Il tema di oggi, e in generale quello delle OCM, rappresenta sicuramente una grossa partita a livello europeo.
Do ora la parola al sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Boco.

STEFANO BOCO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Ruberò pochi minuti ai lavori di questa audizione, perché il Governo è qui ad ascoltare.
Parlerò, tra l'altro, con lo stesso accento di chi mi ha preceduto, in quanto io e la presidente Bimbi proveniamo «casualmente» dalle stesse terre.
Istituzionalmente, il Governo non può intervenire sugli auspici che i colleghi europarlamentari hanno espresso. Come parlamentare, sono molto attento al mio


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ruolo istituzionale, e mi limito quindi a fotografare alcune cose, senza commentarle.
Certo - qui parlo a nome del ministero che ho l'onore di rappresentare -, guardiamo con molta attenzione a tutte le possibilità di incontro in questo settore. Non ci compete il rapporto fra i Parlamenti italiano ed europeo, ma auspichiamo che esso diventi sempre più stringente, con una tempistica sempre più organizzata. Potremmo fare uno straordinario lavoro, in Italia e in Europa, negli interessi italiani e anche nell'interesse europeo, se, ex ante ad ogni discussione, gli uomini che rappresentano le istituzioni potessero confrontarsi.
Seguiremo sempre con grande attenzione tutto questo, saremo sempre presenti, nel rispetto dei ruoli. Questo è un incontro fra due rappresentanze parlamentari, quindi siamo solo onorati di poter essere qui a ribadire che crediamo enormemente in questa comunicazione e guardiamo con grande attenzione al profondo processo di riforma che l'Europa sta promuovendo.
È pleonastico sottolineare come la riforma dell'OCM vino tocchi l'Italia in modo prorompente. Nel nostro paese, la centralità di questo settore in ambito agricolo non ha bisogno di commenti, non rappresenta interessi particolari, ma in gran parte coincide con la storia del nostro esistere, con quanto nei millenni l'Italia ha saputo scrivere nel rapporto con la propria produzione.
Senza richiamare i Medici, che a Firenze ne scrissero, né Pompei, siamo profondamente consapevoli di essere da sempre legati a questa produzione, che appartiene all'italianità ed è una delle più grandi manifestazioni del nostro esistere nel mondo.
Dai documenti in nostro possesso e dagli incontri che avete ricordato con grande rispetto, si evince come tutti i Governi abbiano espresso un profondo interesse. Avete incontrato più volte il nostro ministro in Europa, e conoscete bene il nostro impegno; quindi, ribadisco l'impegno comune e l'armonia presenti sia nel nostro Parlamento sia in Europa. Devo perciò ringraziare il relatore Castiglione per lo straordinario lavoro che svolge a nome del nostro paese. Ci sarebbero molte cose da approfondire nello specifico; lo faremo durante questo iter, se ne avremo tempo, o in sede parlamentare europea, con il ministro.
Sicuramente stiamo svolgendo un buon lavoro, e di questo vi ringraziamo; noi cerchiamo di fare la nostra parte con convinzione.
In merito ai lavori della Commissione, ho letto con attenzione la relazione dell'onorevole Fiorio, che dovremo poi definire. Quando il testo del relatore non sarà più una bozza, mi permetterò di intervenire sul merito, ma non credo di poterlo fare oggi, se non per ringraziarlo della sua visione europea. Spero che si possa in breve tempo entrare nel merito, formulando un giudizio.
Anche per quanto concerne il lavoro svolto - di cui ringrazio anticipatamente il relatore -, c'è una grande similitudine tra i lavori attualmente svolti in Europa, come parlamentari, qui alla Camera dei deputati, come lavori della Commissione agricoltura, e come Governo. Arriviamo dunque ad una stesura definitiva, cerchiamo di risolvere gli ultimi problemi, valutandoli con attenzione e con grande rispetto. Immagino le pressioni degli altri Stati europei, ma abbiamo la grande convinzione di difendere non solo il prodotto Italia, ma anche l'intero sistema vitivinicolo europeo, imprimendo modernità.
Cito quattro capitoli che dovrebbero essere al servizio di tutti: la promozione è una grande partita - e ne abbiamo discusso anche in Commissione, nel nostro Parlamento - ma, nel trattare di viticoltura, sono prioritari anche il paesaggio e la salvaguardia di una struttura e di una cultura.
Tutte le politiche che garantiscono al consumatore la possibilità di intervenire e di essere un consumatore consapevole non costituiscono un vantaggio per una sola nazione, ma per l'intera Europa. Ci stiamo adoperando per questo, e il dottor Castiglione tende a far convergere sull'OCM


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vino anche la capacità di infondere certezze nei consumatori, e quindi di difendere salute e consapevolezza.
Per l'Italia è arrivato il momento di partecipare ad un grande processo di innovazione. Ritengo che nella nostra agricoltura l'innovazione sia una straordinaria opportunità e che debba essere un capitolo rilevante in tutte le sedi in cui rappresentiamo il nostro paese.
Nella relazione sono inseriti numerosi dati tecnici, che condivido quasi totalmente, e ritengo che siamo molto vicini. Dovremo poi individuare la dimensione collettiva per ottenere un buon risultato, perché, se costruiremo frequenti momenti di collegialità del nostro lavoro, saremo tutti più forti nello svolgere il nostro compito nel modo migliore.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendono porre domande o formulare osservazioni.

MASSIMO FIORIO. Ringrazio i commissari e gli eurodeputati che hanno partecipato all'importante giornata di oggi, che non si colloca al termine di un lavoro, ma nel corso di un processo che abbiamo attivato ormai da qualche mese e che ha visto impegnata la Commissione agricoltura con audizioni e con una discussione che porterà alla stesura del testo di una risoluzione. A tal fine, la relazione fornita alla Commissione consentirà di recepire le diverse sollecitazioni espresse; quindi, ritengo che anche l'audizione odierna rappresenti un passaggio importante.
Rispetto al documento presentato a giugno dal commissario Fischer Boel, ho riscontrato da parte dei deputati del Parlamento europeo giudizi simili a quelli espressi durante le audizioni e le discussioni in Commissione. Quel documento, che deve individuare misure per affrontare la globalizzazione del settore vitivinicolo, ha suscitato molte perplessità.
Al di là delle misure specifiche che è possibile individuare e dei punti critici per il nostro paese, è emerso come quel documento stia, per molti aspetti, su una linea difensiva. Rispetto ad un settore che richiede un grande slancio in avanti e che sinora ha avuto la disponibilità di ingenti risorse da parte della Comunità europea, nella riflessione su come investire quelle risorse il documento in questione appare per certi versi su una posizione difensiva.
Una delle misure forti del documento è, infatti, l'estirpazione. Rispetto ad un settore che deve affrontare le difficoltà del mercato globalizzato, incentrare molte delle misure su quella prospettiva si rivela problematico e contraddittorio.
Ritengo, infatti, che l'approccio alla vitivinicoltura debba avvenire in un'ottica di grande complessità perché, come l'auto nell'industria, si tratta di un settore in grado di attivare, a monte ed a valle di se stesso, economie e sinergie importanti, cosicché una valutazione fredda, soltanto sulla produzione, sulle eccedenze e sulle vendite, non può rivelarsi esaustiva del settore.
Rispetto ad altri, questo settore ha saputo in qualche modo resistere e sottrarsi ad alcuni vincoli della domanda e dell'offerta nel settore agroalimentare. Il costo di produzione è andato quasi di pari passo al costo del consumo; quindi, è un settore che ha tenuto ed ha saputo rilanciarsi. Le misure di estirpo appaiono invece problematiche.
Qui bisogna affermare che ci si muove in un'ottica non paternalista, ma innovativa, quindi non si tratta di difendere tout court la nostra capacità produttiva, i nostri vigneti ed i nostri insediamenti vitivinicoli, ma di inquadrare il settore ed anche la misura degli estirpi in una certa razionalizzazione. Non si tratta di difenderli tout court, ma di affrontare il tema individuando criteri adeguati.
Sappiamo che ci sono eccedenze in questo settore, ma ci chiediamo se la misura dell'estirpo debba essere l'unica, perché la riteniamo rischiosa, soprattutto per certi settori. Ho letto la vostra proposta e mi sembra che vada nella direzione di un principio di sussidiarietà che mantenga e difenda certe colture più problematiche, quelle non da alte performances produttive, che questa misura andrebbe a toccare.


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Ritengo che sugli estirpi si debbano introdurre criteri utili per modernizzare un settore che ha bisogno di essere rinnovato. Ci sono impianti vecchi, colpiti da fitopatie preoccupanti, ed è necessario il confronto con gli enti locali nell'individuazione delle aree da sottrarre a quella misura e di quelle in cui invece privilegiarla. Essa deve essere dunque utilizzata non per eliminare in modo brutale eccedenze della produzione, ma per reinvestire sul settore innovandolo, come è necessario.
Per quanto riguarda le misure di gestione di mercato, ritengo che sulla distillazione debba essere introdotto un principio di gradualità. Anche sulla base dall'audizione odierna, appare doveroso colpire produzioni fatte soltanto per essere distillate. Ritengo utile mettere mano a quel meccanismo e giudico corretto il vostro appunto rispetto alle distillazioni dei sottoprodotti, ove il divieto è da abolire.
Quello che preoccupa il nostro paese è soprattutto la questione dell'arricchimento. Nella prima proposta - aspetto che abbiamo accolto positivamente -, c'è il divieto dello zuccheraggio, che, se mantenuto, potrebbe rivelarsi uno sbocco per le nostre produzioni, soprattutto delle zone meridionali del paese. Si tratta di una misura contrastata, ma l'Italia deve farsi forza di un elemento presente nel documento e portarlo avanti per verificare se possa esservi un elemento di trattativa. Ritengo che al riguardo il nostro documento manterrà un punto fermo.
Altro nodo problematico è la questione della qualità e delle indicazioni in etichetta, che riteniamo un elemento fondamentale, perché il nostro paese ha fatto della tipicità una carta vincente per affrontare i mercati. La distinzione tra indicazioni geografiche e vini da tavola appare un po' povera, perché tende a comprimere fortemente la filiera della qualità. Credo che inseriremo fortemente la questione della difesa dei VQPRD, soprattutto delle DOC e delle DOCG, che rappresentano un elemento importante. La proposta, emersa dal documento, di omologare il sistema delle DOC e delle DOCG al sistema delle DOP e delle IGP appare un poco preoccupante dal nostro punto di vista, perché le IGP, per esempio, non sono sovrapponibili alle IGT, e ciò rappresenterebbe una garanzia soltanto per una parte della trasformazione o della produzione del prodotto, quindi non consentirebbe loro di essere soddisfacenti per la tutela e la qualità di quei vini. Insisteremo pertanto fortemente sulla valorizzazione e sul mantenimento del sistema delle VQPRD.
Il nodo problematico è stato l'indicazione del vitigno e dell'annata dei vini da tavola, che introdurrebbe quantità e produzione incontrollate, non garantirebbe al consumatore la qualità, ed anzi ingenererebbe confusione, perché avremmo l'indicazione del vitigno nei vini da tavola e negli altri sistemi. Su tale elemento contraddittorio il Parlamento europeo deve intervenire.
Questi, in sintesi, sono alcuni degli elementi in discussione; tuttavia, emerge un elemento di fondo che appare problematico, ovvero il fatto che la comunicazione, che sarà la base su cui discutere, appare per molti versi su una posizione difensiva rispetto ad un settore che, avendo risorse a disposizione per fare promozione, potrebbe fare tanto.
È emerso dalle vostre parole un elemento che nella cultura italiana in questo momento è carente, ovvero la salute. Ritengo che sulla sensibilità europea debba investire anche questo paese, con il tema dell'autoregolamentazione, della comunicazione etica, dell'informazione sulla salute rispetto ai consumatori. Questo è un elemento che dovremmo introdurre, anche investendo capitali pubblici in tale settore.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Saluto e soprattutto ringrazio i colleghi parlamentari europei per il lavoro lodevole che stanno svolgendo in assoluta sinergia.
Reputo condivisibile la relazione dell'onorevole Castiglione, ma intendo evidenziare una serie di problematiche. Vorrei innanzitutto sapere se il lavoro della Commissione


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in sede di Parlamento europeo stia considerando non solo la situazione attuale del comparto, ma anche quella in itinere, tenendo presente quanto accadrà nel giro di 10 anni, allorquando i nuovi paesi membri si affacceranno a pieno titolo sul mercato europeo. Vorrei dunque valutare meglio le previsioni di crescita o di potenziale crisi del settore in considerazione di questo fattore.
Inoltre, vorrei porre la questione relativa alle pratiche enologiche innovative. Non bisogna essere estremamente generici, ma scendere nel particolare della questione, per valutare fino a che punto queste pratiche enologiche possano essere introdotte. È necessario individuare un confine, altrimenti, continuando ad andare avanti con le pratiche enologiche innovative, tra qualche anno potremmo produrre vino senza più occuparci della viticoltura. Questo è un tema che va posto in maniera forte e che è necessario inserire nei documenti che saranno discussi ed approvati e costituiranno la base per l'impianto normativo dei prossimi anni.
Un'altra questione importante è legata ad una serie di questioni connesse tra di loro, che riguardano il sistema della distillazione di crisi. Concordo con quanto affermato dai colleghi sull'esigenza di uscire dalla distillazione in maniera assolutamente soft, senza prevedere la fine immediata del sistema della distillazione di crisi. Nel contempo, una delle soluzioni potrebbe essere quella del divieto assoluto dello zuccheraggio, anche se questo nostro obiettivo comune sarà difficilmente realizzabile. S'impone allora un'adeguata politica di supporto, perché è evidente che non possiamo accettare una pratica e, viceversa, essere penalizzati per l'altra.
Per quanto riguarda l'estirpazione, se quella prevista in Europa è di 400.000 ettari, presumibilmente la quota italiana sarà del 30-35 per cento e si aggirerà tra i 120.000 e i 150.000 ettari. Dobbiamo dunque affrontare due questioni, che rappresentano le drammatiche facce della stessa medaglia: da un lato, 150.000 ettari verranno sottratti alla produzione, con perdita di giornate lavorative, notevoli perdite economiche, con l'impoverimento dei territori e un'oggettiva difficoltà di rimpiazzo delle coltivazioni, perché in ampie zone d'Italia - in quelle meridionali in percentuale maggiore - oggi c'è il problema di cosa coltivare nei terreni. Sottrarre una superficie così ampia richiede una programmazione di gestione di questi territori.
L'altra faccia della medaglia è che in alcune zone l'estirpazione viene considerata ancora come una manna, auspicata da agricoltori probabilmente stremati da posizioni debitorie che ne hanno reso quasi impossibile la sopravvivenza dal punto di vista economico ed aziendale. Se teniamo presente questo fattore, dobbiamo allora individuare margini che siano remunerativi; mi sembra, però, che il margine fissato dall'Unione europea - un limite massimo di 6.000 euro a ettaro - non sia assolutamente da prendere in considerazione.
Vorrei sapere quale sia la posizione che l'Unione europea intende assumere in maniera seria in sede di negoziato WTO, perché oggi una serie di questioni evidentemente non possono essere affrontate soltanto in sede comunitaria, ma all'interno di un'interlocuzione molto più ampia. È arrivato il momento di capire che certe spinte solidaristiche non possono assolutamente far soccombere interessi sociali ed economici dei nostri territori.
Di fronte all'aggressione che il prodotto alcolico talvolta subisce dal punto di vista mediatico, ritengo necessario essere più espliciti, perché non è possibile far passare con leggerezza alcuni messaggi. Un mese fa, in sede di legge finanziaria, grazie alla «serrata» di tutta la Commissione agricoltura, indipendentemente dalle posizioni politiche, siamo riusciti ad impedire che venisse vietata la vendita delle bottiglie di vino sulle autostrade, che avrebbe rappresentato una perdita tra gli 80 e i 100 milioni di euro per l'intero comparto.
Tutto ciò contrasta con altre politiche di liberalizzazione di prodotti molto più dannose dell'alcol. Anche l'Unione europea


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deve scegliere una posizione, in modo tale che l'informazione sia corretta e bilanciata.

CLAUDIO FRANCI. Considero rilevante l'audizione di oggi, perché essa apre una fase che, se ben utilizzata, risulterà utile per tutti. Abbiamo un pacchetto di questioni chiuse, sulle quali non si può intervenire - ad esempio, il regolamento sulla pesca mediterranea, ormai approvato -, ed altri appuntamenti importanti, come la riforma dell'OCM dell'ortofrutta, alcune procedure di infrazione comunitaria aperte sui settori agricoli, quali la partita della etichettatura dei prodotti, per cui dobbiamo fare un ragionamento insieme, a partire dall'olio.
Oggi discutiamo di vino, ma parto dall'olio...

PRESIDENTE. È un problema noto a me e al sottosegretario Boco...

CLAUDIO FRANCI. Parto da qui perché forse è venuto il momento, anche in Europa, non solo di riconoscere maggiormente il ruolo dell'agricoltura mediterranea e di quella italiana in particolare, ma anche, in questo sistema di globalizzazione e liberalizzazione dei mercati che nessuno può fermare, di chiamare le cose con il loro nome; o forse bisognerebbe ridenominare le produzioni e valorizzare chi ha preso sul serio alcune questioni a fondamento delle politiche europee.
Per quanto riguarda il settore vitivinicolo, la «colpa» che l'Italia ha avuto è che, dopo la crisi del metanolo, si è avviato un processo di riorganizzazione produttiva della filiera del vino, che ha posto alla base alcuni elementi, in linea con le politiche non solo nazionali, ma anche comunitarie, quali la sicurezza alimentare, la garanzia nei confronti del consumatore, la coesione sociale - si tratta di territori prevalentemente montani e collinari, questione cui la Comunità europea guarda con grande interesse -, la qualità, la ruralità, la multifunzionalità dei territori, il fondere sapori e saperi.
Abbiamo quindi dato vita ad un processo virtuoso, per cui alcune produzioni agricole - certo, non le commodities - stanno trasformando la nostra economia e il nostro paesaggio, con investimenti enormi, che vanno al di là dei singoli imprenditori del settore agricolo, perché sono territori interi che investono in sistemi.
Ritengo che in molte questioni in discussione - riguardo all'etichettatura dell'olio, alla zootecnia, e in parte alla riforma dell'OCM vino -, sotto l'impulso della globalizzazione, della concorrenza e dell'esigenza di fronteggiare l'invadenza di altri sul mercato, si rischi di compiere scelte tali che non si capisce più con chi competere, su cosa competere e quali sono i prodotti.
Alcuni ritengono che, siccome gli inglesi non bevono il vino ma gradiscono una bibita che sa di vino, sia necessario conquistare quel mercato e concorrere su quel prodotto. Non nego la possibilità di farlo, però non possiamo chiamare vino una bibita, perché eliminando questo equivoco di fondo è possibile rimettere nei binari giusti il vino che è vino, le bibite che sono bibite, chiamando ogni prodotto con il proprio nome.
Mi sembra, infatti, che si stiano giocando una serie di partite di concorrenza, dalle quali rischia di non emergere il sistema economico e produttivo italiano, che maggiormente ha investito, in questi anni, nelle forme di innovazione del prodotto e di fusione fra prodotto, cultura e territorio.
Si tratta di una questione estremamente seria, che riguarda il vino e i nuovi sistemi delle pratiche enologiche. Abbiamo affrontato la questione del truciolo, e sappiamo che gli americani stanno ormai puntando su sistemi di microonde, di invecchiamento indotto da strumenti tecnologici. Lo zuccheraggio non può essere assunto come sistema tradizionale-storico, seppur legato alla povertà dei metodi del passato, in quanto era l'unico modo per ottenere un vino che gli zuccheri consentivano di non far andare a male. Poiché le nostre posizioni sono abbastanza vicine,


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ritengo che sia necessario combattere una battaglia comune, esprimendo coesione.
Per quanto concerne la questione dell'estirpazione dei vigneti, rilevo un rischio. Ritengo che su una serie di vigneti, nelle isole e nei territori montani, l'estirpo andrebbe impedito, perché coinvolge la difesa idrogeologica e l'assetto del territorio. Promuovere l'estirpo, ignorare quanto le vigne producano e tenere aperta la via della distillazione dei prodotti vitivinicoli non risolve il problema, perché per molti la distillazione è condizione per il reddito di impresa, e quindi è sempre meglio che la vigna produca di più.
Auspico che il dibattito continui, anche per approfondire insieme questioni che possano renderci tutti più forti, specialmente nel settore agricolo, che rappresenta un paradigma dei rapporti con l'Europa e con le regioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE GIUSEPPINA SERVODIO

TERESIO DELFINO. Mi associo al ringraziamento per questa opportunità di scambio con i parlamentari europei. Condivido pienamente la proposta di cooperazione tra Parlamento nazionale e Parlamento europeo, e quindi rassegno ai presidenti delle Commissioni di Camera e Senato l'esigenza di dare valore e concretezza a questa proposta.
Siamo sicuramente in presenza di un interesse nazionale fondamentale, rispetto al quale abbiamo già ribadito, in altre occasioni, l'esigenza di una posizione unitaria della filiera della rappresentanza italiana a Bruxelles e di tutti gli attori e i protagonisti nazionali, dal Governo alle Commissioni competenti.
Rispetto a questi temi, credo - mi rivolgo ai parlamentari europei - che un'azione complessiva debba sicuramente considerare l'esigenza di ammodernamento e di innovazione del settore, ma credo anche che alcune misure (come quella della ristrutturazione del vigneto, che è alla base della qualità del nostro vino) debbano assolutamente essere tutelate ed incentivate, soprattutto in regioni in cui la percentuale di qualificazione del vigneto è molto distante rispetto a quella ottimale (ad esempio, della Toscana o del Piemonte).
Deve rafforzarsi la capacità di riqualificazione della filiera, quindi delle cantine, perché il vino si fa nel campo, ma anche con la vinificazione, perseguendo l'obiettivo di innovare completamente, di trasformare in vino di qualità tutto il vigneto italiano, ma anche il vigneto europeo, rispetto alla competizione globale.
Queste indicazioni sono fondamentali per difendere il territorio, il paesaggio, la presenza del nostro settore. Di fronte, però, alla frammentazione del vigneto Italia in certe zone e alla mancata riqualificazione della produzione in campo e della produzione in cantina, questa difesa diventa difficile, con la conseguente perdita di capacità complessiva.
Da anni, abbiamo impostato il discorso della qualità e della sicurezza alimentare come elemento fondante del made in Italy agroalimentare, e su questa linea dobbiamo insistere in tutte le OCM, in tutte le misure europee e nazionali che garantiscono questa sicurezza al consumatore. Devono quindi essere individuate risorse per assicurare la piena tracciabilità e l'etichettatura. Nelle diverse legislature, abbiamo pronunciato numerosi «no»: «no» ai trucioli; «no» agli OGM nel settore della qualità delle produzioni italiane e in particolare del vino; «no» all'accisa sull'alcool proposta dai paesi nordici.
Su tali questioni dobbiamo mantenere con forza le nostre posizioni, sebbene non sia possibile difendere tutto.
Sulla questione delle misure di mercato, dobbiamo affrontare il tema con gradualità, ma certamente, per poter destinare minori risorse alla distillazione, dobbiamo avviare un percorso culturale da parte dei produttori vitivinicoli, che li renda consapevoli del fatto che, se si produce soltanto per la distillazione, questa viene a cessare, altrimenti si immobilizzerebbero decine e decine di milioni a


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livello nazionale per uno scopo che non ha alcun senso rispetto all'evoluzione del mercato.
Le risorse devono dunque essere investite in una ferma tutela del nostro sistema di qualità, della sicurezza alimentare, dell'informazione al consumatore e della promozione.
Avevamo giudicato - e lo confermo - la bozza del documento sbilanciata rispetto alla prospettiva di avere un vigneto europeo che stia sul mercato con una capacità di distinzione rispetto ad altri produttori, laddove le distinzioni erano la «naturalità» dei processi produttivi, ma soprattutto il grande risalto della qualità e della sicurezza alimentare dei nostri prodotti, non solo del vino, ma di tutta la realtà agricola ed agroalimentare.
Affido quindi ai parlamentari europei, ringraziandoli ancora per il loro lavoro, queste riflessioni, nella consapevolezza che, se riqualificheremo «dal campo alla tavola» la nostra produzione vitivinicola, potremo indirizzare le risorse anche verso la promozione commerciale, per occupare spazi altrimenti occupati da altri con produzioni qualitativamente meno valide.

PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Castiglione per la replica.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Deputato della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Innanzitutto, rivolgo un ringraziamento per l'utile contributo fornito dai colleghi deputati nazionali. Credo che, soprattutto nei prossimi giorni, dopo la votazione al Parlamento europeo, ci sarà anche uno scambio di informazioni. Viaggiamo tutti sulla stessa lunghezza d'onda, in quanto interpreti di uno stesso territorio, con sentimenti comuni che mi inducono a condividere gran parte degli interventi svolti.
Il tema della qualità è una scelta prioritaria: le nostre aziende sono ristrutturate, hanno fatto la riconversione, abbiamo lavorato molto sulla qualità garantendo al mercato vino di qualità.
C'è una realtà con la quale bisogna confrontarsi. La pratica storica - o ritenuta tale da parte delle regioni del nord - non è condivisa da tutti, e abbiamo contestato il metodo dello zuccheraggio, che non riteniamo pratica enologica tradizionale. All'interno del Parlamento europeo c'è, però, una rappresentanza delle regioni del nord ed è necessario giungere ad una mediazione; pertanto, abbiamo scelto di giocare la partita dell'aiuto al mosto, mettendolo sullo stesso piano dello zuccheraggio, per costringerli comunque a difendere quello che per noi e per la nostra produzione agricola è fondamentale. Nessuno ritiene, pertanto, che il vino debba essere ottenuto con lo zucchero, ma è necessaria una mediazione politica.
Il Parlamento europeo non è favorevole all'introduzione della distillazione, come il commissario ha ribadito. La gestione dei sottoprodotti, per noi, è un tema di carattere ambientale, e l'abbiamo inserito come raccomandazione al Parlamento.
Nessuno vuole più produrre per la distillazione, mentre per la gestione dei sottoprodotti abbiamo chiesto di introdurre nella proposta legislativa un meccanismo di gestione di una eventuale crisi, sempre in agguato in agricoltura.
Questa mattina è stato celebrato il ventennale dell'Associazione nazionale città del vino, espressione di come il nostro vino sia legato anche all'ambiente, al territorio, alla qualità.
Per quanto riguarda il tema dell'estirpazione, certamente non andremo a colpire aree di particolare valore ambientale e culturale della nostra viticoltura.
Nel mio intervento introduttivo non avevo citato la battaglia fondamentale sulle risorse. Sosteniamo una battaglia importante, così come in tutte le altre OCM - banana, olio, zucchero - a cui è stato applicato il criterio storico di ripartizione delle risorse, sul quale restiamo noi italiani e gli spagnoli, mentre gli altri 25 paesi vorrebbero entrare nella suddivisione delle risorse prima destinate all'OCM vino. Ritengo che questa sia una delle battaglie più importanti da portare avanti.
Dobbiamo ottenere le risorse per destinarle alla qualità, alla riconversione,


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alla riconoscibilità delle nostre produzioni e, in parte, alla promozione e alla commercializzazione.
È necessario introdurre anche il coordinamento tra le diverse direzioni generali, perché da un lato condividiamo le proposte per un utilizzo equilibrato del vino, ma dall'altro l'Unione europea sostiene una campagna per combattere il fenomeno dell'alcolismo, soprattutto fra i giovani.
Riconfermo l'agenda politica della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo, e ribadisco come la legislazione introdotta nei singoli Stati parta dall'Unione europea e nel campo agricolo sia assolutamente necessario un coordinamento. Per quanto riguarda l'ortofrutta - settore che in Italia vale 1 miliardo di euro -, siamo ad una fase avanzata, ovvero già alla proposta legislativa.
Vorrei però ricordare alcuni dossier in Commissione che riguardano l'agroenergia - e con questo rispondo anche all'onorevole Marinello, che chiedeva come intervenire quando, dopo aver introdotto il disaccoppiamento, molte delle nostre produzioni agricole non ci saranno più -, tema assolutamente rilevante, su cui è stata avviata un'iniziativa del Parlamento europeo.
C'è il tema delle biotecnologie, iniziativa ben avviata, e c'è inoltre il check che il commissario europeo ha chiesto per il 2008 sull'attuazione della PAC, su cui dobbiamo poter esprimere le nostre opinioni.
Faremo tesoro delle riflessioni molto puntuali ed opportune emerse in questa sede.

PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente i colleghi europarlamentari intervenuti. Ritengo che questa audizione abbia rappresentato un momento molto importante e significativo del nostro lavoro.
Sono emerse indicazioni rilevanti, alla vigilia non solo dell'appuntamento nel Parlamento europeo ma anche del negoziato che il nostro Governo dovrà affrontare in sede comunitaria.
Come rilevato dalla presidente che mi ha preceduto, questa è un'occasione di dialogo e ci auguriamo di individuare percorsi per istituzionalizzare maggiormente il nostro rapporto, anche se abbiamo verificato come, pur non avendo avuto contatti in questi mesi, abbiamo ragionato con gli stessi obiettivi, in quanto siamo tutti rappresentanti del territorio.
Quella odierna è stata quindi un'occasione di dialogo molto importante per rafforzare soprattutto la fondamentale fase ascendente, una fase che, dopo aver vissuto solo quella discendente, oggi dobbiamo costruire. Come rilevato dai colleghi, ci troveremo anche di fronte alla riforma del settore ortofrutticolo, sulla quale avremo analoghe occasioni di dialogo e di confronto.
Nel ringraziarvi nuovamente, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,20.