COMMISSIONI RIUNITE
XIII (AGRICOLTURA) E XIV (UNIONE EUROPEA)

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 3 maggio 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE MARCO LION

La seduta comincia alle 14,20.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di membri della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo eletti in Italia, in relazione all'esame della proposta di regolamento del Consiglio recante norme specifiche per il settore ortofrutticolo e recante modifica di taluni regolamenti (COM(2007)17 def.).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 1, del regolamento, di fronte alle Commissioni riunite XIII e XV, dei parlamentari italiani membri della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo eletti in Italia, in relazione all'esame della proposta di riforma del settore ortofrutticolo presentata dalla Commissione europea.
Ringrazio per la loro presenza gli onorevoli Giuseppe Castiglione e Armando Veneto, e il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, onorevole De Castro.
La partecipazione di altri europarlamentari, che pure ci avevano comunicato il proprio apprezzamento per l'iniziativa e la propria adesione, purtroppo è stata impedita, come sapete, dallo sciopero dei voli Alitalia in atto quest'oggi.
Per venire al tema dell'audizione, come è noto, la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento, che rivede pressoché interamente la disciplina dell'organizzazione comune dei mercati nel settore degli ortofrutticoli e dell'organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti trasformati a base di ortofrutticoli.
In considerazione della rilevanza di tale proposta, le Commissioni agricoltura e politiche dell'Unione europea hanno attivato l'apposita procedura prevista all'articolo 127 del regolamento per l'esame degli atti preparatori della normativa comunitaria. A tal fine, hanno svolto un'ampia e approfondita attività conoscitiva attraverso audizioni informali dei soggetti operanti nel settore.
L'audizione prevista per oggi intende costituire l'occasione per un confronto tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti sugli sviluppi relativi alla definizione della riforma. Al tempo stesso, vuole essere lo strumento per individuare strategie e indirizzi più efficaci per tutelare e sostenere, nelle sedi e con le modalità di specifica competenza di ciascuna istituzione, gli interessi del comparto ortofrutticolo italiano rispetto alla riforma.
Ricordo, in proposito, che la Commissione agricoltura della Camera procederà, anche sulla base degli elementi che potranno emergere nella presente audizione, a definire ed approvare un documento finale previsto dal citato articolo 127 del regolamento, in ordine al quale la Commissione politiche dell'Unione europea è chiamata ad esprimere il parere di propria


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competenza. Presso la Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo è stato presentato un progetto di relazione, che sarà posto in votazione ed esaminato in seduta plenaria dal Parlamento europeo, nell'ambito della procedura di consultazione.
Successivamente il Consiglio dei ministri dell'Unione europea assumerà le deliberazioni definitive sulla riforma. Proprio in considerazione della complessità procedurale delle decisioni relative alla riforma, appare tanto più opportuna una sede come quella della presente audizione, che permetta di raccordare tutti i soggetti istituzionali italiani.
Anche a nome del presidente della XIV Commissione, onorevole Bimbi, che si scusa per non poter essere presente per un impegno inderogabile a Bruxelles, connesso all'attività della propria Commissione, ringrazio nuovamente gli europarlamentari e il ministro De Castro, che hanno voluto partecipare all'audizione, e cedo loro la parola.
Proporrei che intervengano per primi gli onorevoli Castiglione e Veneto, quindi il ministro De Castro. Ai loro interventi faranno seguito le osservazioni e le domande dei membri delle Commissioni, e successivamente la replica degli auditi.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Signor presidente, signor ministro, grazie ancora per questa opportunità, dopo l'audizione sulla riforma dell'OCM vino, che ha confermato l'impegno e soprattutto la collaborazione attiva tra la Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo e le Commissioni agricoltura e politiche comunitarie del Parlamento nazionale. Soprattutto è importante confermare un rapporto costante con il Consiglio europeo, in special modo attraverso il ministro De Castro.
Sicuramente tutto questo ha portato ad un'evoluzione nel percorso della riforma dell'OCM vino. Oggi siamo qui per fare il punto sull'OCM ortofrutta sulla quale, come ricordavamo la volta scorsa, siamo un po' avanti rispetto alla proposta di modifica dell'OCM vino.
Il commissario, che qualche giorno fa abbiamo incontrato con il ministro, pensava di poter chiudere la vicenda della riforma dell'OCM ortofrutta entro questo semestre e addirittura quella dell'OCM vino entro il semestre di presidenza portoghese. Un impegno ribadito e riconfermato anche dal ministro poco fa.
Sulla riforma dell'OCM ortofrutta il progetto di relazione è stato affidato alla collega Salinas nel Parlamento europeo. Alla relazione sono già stati presentati degli emendamenti. Il prossimo martedì, in Commissione agricoltura del Parlamento europeo, si voteranno gli emendamenti al progetto di relazione Salinas sulla proposta di riforma dell'OCM ortofrutta. Subito dopo, presumo nel prossimo mese, alla sessione di Strasburgo si voterà il progetto Salinas, quindi l'orientamento del Parlamento rispetto all'OCM ortofrutta.
Questi sono stati mesi molto importanti, non solo per il confronto con gli operatori, con la Commissione, con la rappresentanza; c'è stato anche un larghissimo dibattito all'interno del Parlamento, ma soprattutto siamo riusciti a creare anche un dibattito nazionale molto importante, dove sono stati affrontati i temi fondamentali di questa riforma.
Devo dire che su molti punti ormai si è raggiunta una convergenza. Abbiamo concordato anche alcune posizioni che riprendono temi che il Governo nazionale aveva più volte sollecitato.
Vengo ai temi principali. Si chiede da parte del Parlamento europeo, sia nella relazione Salinas che negli emendamenti predisposti da chi vi parla e dal collega Veneto, l'aumento dal 4,1 al 6 per cento, ritenendosi insufficienti le risorse rispetto ai compiti affidati alle OP. Queste diventano centrali nella nuova riforma, quindi il 4,1 per cento è una soglia troppo bassa; sono troppo poche le risorse destinate alle OP. C'è un orientamento generale di raggiungere il 6 per cento e su questo concordano sia la collega Salinas, sia gli emendamenti predisposti. Questa impostazione ricomprende tutte le posizioni, anche


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sul versante internazionale, delle confederazioni e delle organizzazioni agricole.
Quanto ai piani operativi, la posizione più largamente espressa, sulla quale concordiamo anche noi, è che venga estrapolata la gestione delle crisi dai programmi operativi. Per tale gestione che non dovrebbe essere più affidata alle OP - e soprattutto per le crisi gravi, nella relazione Salinas viene previsto un fondo di garanzia.. Come finanziare questo fondo di garanzia? Al riguardo ci sono diverse posizioni. La relazione Salinas propone una tripartizione: lo Stato membro, l'Unione Europea e le OP dovrebbero partecipare a questo fondo di garanzia, quindi alla gestione delle crisi. Ci sono anche posizioni - saranno il Parlamento e poi il Consiglio a decidere - che prevedono che nell'istituzione del fondo di garanzia intervenga, in alcuni casi, la OP. Il tema, del resto, è se debba intervenire o meno la OP nel finanziamento del fondo di garanzia.
C'è una posizione, che è stata ribadita più o meno da parte di tutti, che prevede un aumento del cofinanziamento comunitario dal 50 al 60 per cento per i programmi predisposti dalle organizzazioni dei produttori in quelle regioni dove le OP non hanno soddisfacenti quote di mercato. C'è, quindi, una spinta all'aggregazione. Diversi emendamenti propongono tale elevazione del cofinanziamento comunitario.
In particolare, c'è una larghissima partecipazione sul tema del miglioramento delle norme di commercializzazione, soprattutto prevedendo l'etichettatura di origine - questa è una delle posizioni più fortemente difese da parte nostra - nei prodotti ortofrutticoli freschi, ma anche e soprattutto nei prodotti trasformati. Sul tema dei prodotti trasformati molto spesso c'è confusione; non essendoci un'etichettatura all'origine, soprattutto nei prodotti trasformati non vengono utilizzati prodotti di origine italiana.
Sul divieto di perfezionamento attivo c'è una posizione molto larga da parte del Parlamento e poi rimane uno dei temi fondamentali, quello del disaccoppiamento totale. Al riguardo c'è un dibattito molto vivo all'interno della Commissione agricoltura del Parlamento europeo; convince, tuttavia, l'idea del disaccoppiamento totale, a favore del quale si è espressa anche la Commissione europea C'è stato un acceso dibattito soprattutto sul settore agrumicolo. Un tema aperto, che riguarda principalmente il nostro paese, è quello della possibilità di uno slittamento dell'applicazione del disaccoppiamento totale rispetto al pomodoro, anche se ci sono organizzazioni nazionali che hanno espresso la linea di andare avanti.
Su questo certamente la posizione del Governo è una posizione importante. Sarebbe certamente auspicabile costruire una posizione la più unitaria possibile; dopo il voto della Commissione agricoltura, potremo raccordare una posizione univoca tra il Parlamento, il Consiglio e soprattutto il Governo nazionale. Su questo il dibattito è molto aperto, ma non c'è dubbio che l'obiettivo è quello del disaccoppiamento totale. Certamente noi vogliamo costruire delle organizzazioni di produttori che guadagnino spazi di mercato e che non costruiscano castelli di carta. Noi siamo per il sostegno alla produzione e ai produttori, pertanto questa linea del disaccoppiamento totale ci convince. Ci sono argomentazioni molto valide anche rispetto al pomodoro. Una riflessione un po' più approfondita, per creare una posizione che raccordi sia il Governo nazionale che il Parlamento, sarebbe auspicabile.
Questi sono i temi principali della riforma e al riguardo, come dicevo, sono stati predisposti alcuni emendamenti per il voto previsto per martedì prossimo in Commissione agricoltura.
Anche in base alle riflessioni che emergeranno da questo dibattito, prima del voto finale potremo far valere all'interno del Parlamento alcune posizioni che sono state espresse e che fanno tesoro di una collaborazione positiva. D'altronde, il Parlamento riflette le diverse posizioni regionali e soprattutto la posizione nazionale che, ogni giorno di più, viene espressa sul tema importante dell'ortofrutta.


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Nel voto di mercoledì, ma anche e soprattutto nel voto in seduta plenaria, ci faremo carico delle importanti riflessioni che emergeranno e della posizione del Governo, consapevoli dell'importanza di una riforma strategica di un settore vitale per l'economia agricola italiana.

ARMANDO VENETO, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Signor presidente, devo innanzitutto plaudire a questa ulteriore iniziativa. Oltre a questa, noi abbiamo avuto un'audizione già presso la Commissione agricoltura del Senato il 17 e 18 aprile e in precedenza ce n'erano state altre. Questo si deve alla sensibilità del ministro, dei colleghi parlamentari nazionali e soprattutto alla constatazione che ciò che l'Europa decide oggi e deciderà a breve, probabilmente costituirà il percorso obbligato della legislazione nazionale.
Possiamo dire che a monte si decidono alcuni fatti rilevanti, per cui chiediamo di avere continuamente strumenti di raccordo per ottenere - in una questione politica che è piuttosto complessa, perché non c'è dubbio che la realtà agricola in Europa varia da regione a regione - un supporto concreto anche a difesa e tutela della nostra agricoltura.
Il collega Castiglione, che rappresenta un riferimento puntuale, in questa materia, per tutti i parlamentari nazionali - non lo dico per piaggeria, ma perché è la verità - ha già detto, sostanzialmente, quello che dovrà essere comunicato ai colleghi parlamentari nazionali. Devo aggiungere che noi abbiamo un rapporto privilegiato con il ministro e il Ministero perché gli emendamenti che abbiamo presentato - sono quasi tutti a firma mia e di Castiglione - provengono, appunto, dagli uffici del Ministero (di questo siamo veramente grati), anche se noi li abbiamo sottoposti a rivalutazione, contestualizzandoli alla luce dei problemi e delle difficoltà che emergono in Commissione.
In questa sede vorrei formulare soltanto una richiesta, cioè che gli emendamenti ci giungano in tempo per essere esaminati, approfonditi e discussi con i colleghi, con i quali dobbiamo trovare convergenze utili, perché le proposte vengano fatte proprie anche da altri. In Commissione agricoltura, a Bruxelles, subiamo l'attacco, anche pesante, dei tedeschi e dei popoli dell'Est che non possono condividere alcuni rilevanti aspetti, che pure costituiscono la base di riferimento per l'azione politica italiana. Ci pare, dunque, assolutamente essenziale che gli emendamenti ci arrivino entro tempi brevi.
Abbiamo combattuto e vinto la battaglia sull'estirpazione dei vigneti. L'abbiamo vinta perché l'estirpazione indiscriminata, pagata bene ai produttori, avrebbe comportato la scomparsa della cultura del vino, che si fonda soprattutto sulla diversità e sull'offerta di qualità. I piccoli vigneti certamente sarebbero scomparsi. Siamo riusciti a bloccare questa azione, così come siamo riusciti a bloccare il percorso che portava dritto all'eliminazione dei sostegni per i distillati e, dall'altra parte, all'aumento dei sostegni finanziari per l'uso dello zuccheraggio. Sono riuscito anche a fare inserire il tema dello zuccheraggio nella prossima seduta dell'Interparlamento con l'ACP (area dei Caraibi, dell'Africa e del Pacifico), con cui lavoriamo.
In sostanza, questo concetto dello zuccheraggio, portato avanti dai tedeschi, ha conosciuto un ridimensionamento, cosa che attribuiamo ad un nostro successo.
Quanto all'estirpazione, l'abbiamo riportata alla realtà regionale. Non è assolutamente concepibile che si possa parlare di estirpazione senza che ci sia, non solo un calendario, ma un riferimento ai territori, e senza che vengano garantite le qualità dei vini pregiati, che anche in piccole entità territoriali vengono prodotti.
Del disaccoppiamento parziale e totale è stato già detto. Ricordo che in Calabria - io sono calabrese e, per giunta, avvocato penalista - sono state arrestate decine e decine di persone, forse un centinaio, che producevano arance di carta. Quanto ero deputato nazionale, e anche come sottosegretario di Stato, io e l'allora ministro l'abbiamo denunziato. Si è svolta allora


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una verifica, che, però, è durata troppo a lungo. Non è possibile che un'inchiesta inizi nel 2003 e finisca nel 2007. Dopo quattro anni, anche sul piano della comunicazione sociale, non si colgono i risultati che un processo deve poter conseguire perché, dopo tanto tempo, il male è fatto e non c'è assolutamente spazio perché si possa suturare la ferita.
La stessa cosa capiterà con il disaccoppiamento totale o parziale. Questa esperienza processuale ci dice che venivano truccati anche i certificati catastali, sicché non basta il solo disaccoppiamento totale per ridurre le truffe, ma bisognerà rivolgersi alle organizzazioni di produttori e verificare quotidianamente - purtroppo in aree che sono vocate al delitto finanziario più di altre, probabilmente perché la povertà ha abituato ad allentare i cordoni dell'etica collettiva - con maggiore attenzione.
Vorrei aggiungere un'ultima considerazione. Voi sapete - mi auguro che al Parlamento nazionale ne sia giunta notizia - che il Parlamento europeo ha votato una norma, in virtù della quale è prevista la distribuzione di frutta all'interno delle scuole, degli uffici pubblici, degli ospedali, e via dicendo. Il tema salutistico, fondamento di questa direttiva, sottolinea la necessità di consumare 400 grammi di frutta a testa al giorno per prevenire molte malattie.
Ebbene, gli spagnoli stanno già attrezzando le scuole con distributori di agrumi, in luogo di distributori di merendine. Non ho sentito assolutamente parlare di tutto questo in Italia e lo ritengo un fatto grave, che io segnalo alla vostra attenzione, affinché il Parlamento si faccia carico di una normativa che preveda anche aiuti concreti per l'acquisto di queste macchine.
Tengano conto i colleghi che l'acquisto degli agrumi e della frutta in genere costituirebbe anche un aiuto al mercato interno, ma soprattutto creerebbe un'abitudine alimentare diversa, sana. Dobbiamo interessarci di cose concrete: questa è la mia idea del fare politica. Vi ringrazio.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor presidente, onorevoli colleghi, rivolgo un ringraziamento particolare ai nostri colleghi parlamentari europei, che oggi ci onorano della loro presenza. Li ringrazio per quello che hanno detto e per questo gioco di squadra, che non è solito a livello internazionale, ma che certamente in questa occasione, sia per la riforma dell'OCM ortofrutta, sia per quella ancora più rilevante che ci attende nel prossimo semestre portoghese, la riforma dell'OCM vino, sarà molto di aiuto.
Se saremo capaci di fare gioco di squadra, di tutelare gli interessi nazionali senza distinzioni di parte, ma lavorando per cercare di migliorare i testi delle proposte sul tavolo, certamente questo aiuterà.
Signor presidente, vista l'importanza dell'argomento, ho predisposto anche degli appunti scritti, che lascio a disposizione dei colleghi deputati, in modo da agevolare il loro lavoro. Sintetizzo brevemente la mia esposizione, lasciando lo spazio alle domande, per poter soddisfare più direttamente le richieste specifiche.
L'Italia, come tutti sappiamo, attribuisce un grandissimo rilievo alla riforma del settore ortofrutticolo. Per darvi un'idea, siamo nell'ordine di circa un quarto dell'intera produzione lorda vendibile nazionale, se ovviamente includiamo sia il comparto del fresco che il comparto del trasformato.
Come abbiamo detto in tante altre occasioni - lo ripeto anche per i nostri amici parlamentari europei - in linea generale è da rilevare che la prima proposta della Commissione ci appare totalmente inadeguata a risolvere le attuali problematiche, perché non dispone di strumenti idonei che si dovrebbero invece attuare nella fase particolare su cui ci soffermeremo.
Dico questo innanzitutto perché la filiera ortofrutta nell'Unione Europea - ed evidentemente nel nostro paese, che è uno dei principali produttori europei - è sottoposta da alcuni anni ad una pressione fortissima su due fronti: da una parte c'è


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una crescita fortissima delle catene della grande distribuzione, che sono di fatto a livello europeo gli acquirenti primari dell'ortofrutta, quindi crescono, in termini di quota percentuale del consumo, attraverso queste forme di vendita a libero servizio, ed evidentemente impongono ai produttori condizioni commerciali sempre più difficili, sia in termini di quantità, sia in termini di qualità, sia in termini di logistica; dall'altra parte, c'è una riduzione della protezione tariffaria, che espone i produttori comunitari a una concorrenza sempre più aggressiva da parte di prodotti provenienti da paesi terzi.
Sapete, purtroppo, che l'atteggiamento europeo, sotto questo profilo, non è equilibrato. È molto più protetta l'agricoltura continentale - carne, latte e cereali - di quanto non lo siano i prodotti mediterranei (ortofrutta, vino e olio, solo per fare alcuni esempi).
È uno scenario che, evidentemente, in nessun altro settore agricolo appare così critico. Vorrei sottolinearlo, perché in altri comparti, dove tra l'altro manifestiamo una vivacità importante dal punto di vista del mercato internazionale - penso al vino, di cui l'onorevole Castiglione sa bene -, la situazione è diversa; è evidente che nel caso dell'ortofrutta è più grave, perché non abbiamo interlocutori nel mezzo.
Tra la fase produttiva e la grande distribuzione raramente ci sono interlocutori che possano, in qualche modo, aiutare questa clessidra, così forte, costituita da una moltitudine di piccoli e piccolissimi produttori a fronte di pochi, pochissimi grossi buyer della grande distribuzione.
Come sapete, nel vino c'è un passaggio intermedio: ha canali commerciali diversi, le enoteche, la ristorazione; ci sono formule commerciali che consentono, com'è noto, anche ai piccoli e piccolissimi produttori di avere un ruolo nel mercato nazionale ed internazionale, cosa quasi impossibile, invece, per i piccoli produttori di ortofrutta, che mai potrebbero raggiungere neppure il mercato vicino casa.
Per tale ragione occorre il massimo sforzo per sostenere la concentrazione dell'offerta e per rafforzare la competitività della produzione comunitaria. Questo termine, «competitività», non sempre appare nei testi della Commissione, come è stato invece più volte da noi chiesto anche in Consiglio europeo, in diversi interventi. Noi ci aspettiamo, sull'ortofrutta, una decisione finale che fornisca gli strumenti non soltanto per governare l'emergenza, ma anche per essere più forti sul mercato; strumenti che aiutino effettivamente la produzione europea ad essere più competitiva, come abbiamo ricordato, in altre occasioni, in merito alla produzione vinicola.
Il livello di aggregazione dell'offerta è ancora troppo basso in quasi tutti i Paesi produttori, e la competitività della filiera richiede investimenti crescenti nel miglioramento della qualità, nelle riconversioni varietali - tema che in Italia occupa un rilievo particolare -, nella trasformazione, nella logistica e, soprattutto, nella promozione, tema che, tra l'altro, come ho potuto ascoltare dagli interventi precedenti, è già stato messo in luce.
Tuttavia, a fronte della scelta di continuare a sostenere le organizzazioni dei produttori - scelta, per carità, assolutamente condivisibile e che noi appoggiamo, attuabile attraverso lo strumento delle OP - sarebbe necessario inserire, nell'impianto della proposta attuale, nuove misure, soprattutto più incisive, con mezzi finanziari adeguati.
Anche per quanto concerne la gestione delle crisi, come è stato sottolineato dagli onorevoli Veneto e Castiglione, la proposta della Commissione non appare idonea a fronteggiare in modo veramente efficace questo problema che, nel comparto ortofrutticolo, risulta particolarmente acuto e ricorrente. Ricordo, presidente, l'approfondimento che abbiamo fatto in Commissione agricoltura sullo stato di crisi nel settore ortofrutticolo, e questo è proprio uno di quegli anni critici: in Calabria abbiamo il problema dei finocchi, in Puglia quello dei carciofi e in Sicilia quello degli agrumi e di altri prodotti ancora, situazioni in cui lo stato critico deriva proprio dall'assenza di strumenti specifici


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che possano, in qualche modo, intervenire laddove la gestione delle crisi è un problema importante.
Ora: la Commissione ha demandato alle organizzazioni dei produttori l'onere di realizzare le misure dirette ad affrontare le crisi di mercato; ma questa soluzione appare discutibile, perché in tal modo sarà impossibile gestire le crisi in tutte le situazioni in cui sia prevalente, sul mercato, l'offerta di produttori non associati alle OP. Questo problema è stato posto da molte delegazioni: noi sappiamo che, complessivamente, in Italia circa il 30 per cento della nostra offerta ortofrutticola passa dalle OP, e se la gestione delle crisi avviene solo grazie a loro è evidente che sicuramente ci deve essere un problema. In secondo luogo - ma su questo spero che si possa fare qualche passo avanti, soprattutto grazie al lavoro di squadra con il Parlamento europeo - occorre rilevare che la proposta della Commissione ha assegnato alle organizzazioni dei produttori questi nuovi compiti in materia di gestione delle crisi senza prevedere, tuttavia, l'attribuzione delle risorse necessarie.
È evidente, pertanto, che se diamo alle OP questo compito - cosa che può anche andare bene - bisogna poi dare delle risorse corrispondenti; diversamente, significherebbe eliminare risorse agli altri interventi svolti dalle OP. Complessivamente, quindi, sarebbe opportuno rafforzare maggiormente l'azione delle organizzazioni dei produttori, trovando soluzioni più valide per la gestione delle crisi o, quanto meno, costituendo una fiche finanziaria ad hoc che possa essere utilizzata esclusivamente per la loro gestione.
Per quanto concerne il degli aiuti ai prodotti trasformati, l'approccio della Commissione, a nostro avviso, dovrebbe essere realizzato con modalità che consentano alla filiera di adattarsi senza traumi ai nuovi assetti, e in questo senso va anche una mozione sollecitata dal Parlamento: i comparti produttivi dei prodotti trasformati beneficiano da molto tempo di un aiuto accoppiato e, attualmente, costituiscono un elemento non trascurabile negli assetti economici della filiera.
Un passaggio repentino al disaccoppiamento totale per tutte le produzioni interessate potrebbe mettere in difficoltà la produzione di molte di queste colture; mi riferisco in particolare al pomodoro nel senso che, come esempio, abbiamo potuto constatare quanto sia calata la superficie coltivata - circa 400 mila ettari - nella coltura del grano duro nel primo anno di applicazione del disaccoppiamento totale.
Qui voglio dirlo in maniera chiara, onorevoli colleghi: noi non siamo contrari, ma favorevoli al disaccoppiamento totale. Dobbiamo andare in quella direzione, perché è la direzione europea, è la direzione della riforma della politica agricola comune. Il problema di cui discutiamo è come arrivare al disaccoppiamento totale, attraverso alcuni anni di passaggio graduale che consentano la certezza degli approvvigionamenti da parte delle imprese di trasformazione (cooperative o industriali) e diano, quindi, quelle garanzie che, anche più di una volta, le forze sociali hanno messo in luce (penso a CGIL, CISL e UIL, che in più di un'occasione hanno addirittura promosso uno sciopero).
È evidente che, se l'offerta nazionale del pomodoro dovesse crollare del 30 o 40 per cento, ci sarebbero immediati effetti occupazionali, perché noi dovremmo importare questo prodotto da altri paesi. Noi, quindi, non siamo contrari di principio, ma riteniamo che, per quanto riguarda la coltura del pomodoro, abbiamo bisogno di tempo per arrivare al disaccoppiamento; anche di un tempo breve, non necessariamente di molti anni.
Condivido, infatti, con voi l'opinione - e vi ringrazio per averne parlato - che il gioco di squadra fa sì che, nelle colture in cui questo rischio non c'è, ad esempio nella coltura degli agrumi e in altri casi, si possa attuare il disaccoppiamento totale da subito. Ciò non può accadere invece, nel caso del pomodoro, per il quale si potrebbero mantenere gli aiuti non più totalmente accoppiati alla quantità produttiva, ma parzialmente accoppiati all'ettaro


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coltivato - sul modello della coltivazione del riso o del tabacco, per intenderci - di modo che questo tipo di intervento, nel giro di alcuni anni, ci aiuti a guidare il settore, alla meta definitiva del disaccoppiamento totale.
Chiudo, presidente, con una annotazione che mi ha stimolato il collega Veneto: con il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, e il nostro Ministero, abbiamo avviato nelle scuole un programma di distribuzione automatica di ortofrutta fresca. Devo dire che, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche dal punto di vista del livello di gradimento da parte dei provveditorati, ci auguriamo che, nel breve volgere di qualche mese, possiamo avere anche noi, come già hanno tanti altri paesi europei, uno stimolo al consumo dell'ortofrutta, magari dando un aiuto anche ai nostri giovani, ai nostri ragazzi che, consumando ortofrutta, possono sicuramente dedicare una migliore attenzione alla loro salute.
Naturalmente ci sono tantissime altre cose da dire; l'intervento non poteva che essere breve ma sono qui per rispondere alle vostre domande. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei, signor ministro.
Do la parola i colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

TERESIO DELFINO. Signor presidente, sono naturalmente grato agli europarlamentari Veneto e Castiglione, al ministro e al sottosegretario per questa occasione di confronto che prosegue, come ha ricordato il ministro De Castro, una riflessione ed una sua precedente audizione sullo stato dell'arte di questo fondamentale settore.
In quell'occasione - lo ribadisco al ministro - noi avevamo già posto alcune questioni che, oggi, la presenza dei due europarlamentari appartenenti alla Commissione agricoltura del Parlamento europeo ci consente di ribadire in queste fasi decisive e cruciali.
Noi riteniamo che la questione del budget sia fondamentale. Ha detto il ministro De Castro che abbiamo una tutela maggiore delle produzioni continentali, anche se il nostro paese, per la sua estensione longitudinale, è attraversato da un mare di colture, sia mediterranee che continentali; sono state citate le questioni delle filiere della carne o la lattiero-casearia, solo per citarne alcune.
Ritengo che sia comunque prioritario dare un segnale e trovare la forza necessaria: allora proponemmo al ministro anche la costituzione di un cartello; potremmo, quindi, pensare ad un aggiornamento di quella proposta, perché l'ortofrutticolo, che investe, tra l'altro, un'area del paese, il sud, particolarmente sensibile alle attività produttive agricole, diventi una sorta di spartiacque rispetto alla nostra posizione agricola in Europa.
Tornando a quanto sostenni già allora, signor ministro, ribadisco ancora oggi la necessità di avere, in questa battaglia, un elemento di rassicurazione sia dal ministro, sia dai due europarlamentari. È stato detto - mi pare dall'onorevole Castiglione - che si vuole aumentare il contributo alle OP dal 4,1 al 6 per cento, ma è il budget complessivo delle misure che noi adottiamo in questo settore che deve essere, in qualche modo, superato rispetto alla consolidata tradizione negativa esistente.
La seconda domanda parte dalla considerazione che ho sentito ripetere qui - in modo specifico dal ministro, ma anche dai due europarlamentari - e che riguarda il ruolo delle OP e la capacità di concentrazione dell'offerta.
In questo senso, signor ministro, come già avevamo notato, siamo in grave ritardo rispetto agli altri paesi europei e io credo che, rispetto a questo, l'unico nostro elemento di difesa - come lei stesso ha ribadito con molta precisione - sia che non ci sono incentivi veri e reali affinché questa concentrazione di offerta si realizzi; se così non fosse, avremmo perso un'altra occasione, non essendo stati capaci di incidere in termini decisivi durante il periodo della riforma delle OCM di questo settore. Io credo che se, invece, su questi temi noi riuscissimo a far comprendere che l'aggregazione spontanea - ma io dico sempre «spintanea» - è appunto una


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spinta motivata da un forte interesse, riusciremmo a fare qualcosa di maggiormente significativo.
Un'ultima considerazione. Non intervengo sulla gestione delle crisi - argomento sul quale mi trovate concorde - anche se vedo che c'è ancora un ventaglio di proposte e il dibattito è molto aperto. Vorrei aggiungere, invece, che io sono convinto che il consumo dell'ortofrutta possa crescere notevolmente nel nostro paese, e quindi - come già ben ribadito dal collega Veneto - ritengo che una sollecitazione più incisiva vada fatta in tal senso anche a livello europeo, unendo le nostre forze e facendo squadra affinché l'obiettivo di sviluppare la promozione e la qualità dei nostri prodotti venga raggiunto.

LUCA BELLOTTI. Signor presidente, ringrazio gli europarlamentari per la loro presenza, che credo sia molto importante.
Si è parlato di gioco di squadra, e io ritengo che sia un elemento assolutamente fondamentale nell'interesse dell'agricoltura del nostro paese. Ma mi permetto di fare una domanda: mi sembra, però, che noi stiamo facendo un po' il gioco all'italiana, a catenaccio: perché?
Lo domando perché se osserviamo tutte le questioni che riguardano o hanno riguardato la nostra agricoltura, possiamo notare che abbiamo sempre giocato in difesa, e tutte le varie riforme europee che, in qualche maniera, hanno riguardato il nostro paese, sono state riforme a perdere per quanto riguarda la nostra agricoltura.
Mi riferisco, ad esempio, alla questione dello zucchero o, in tempi precedenti, penso al tabacco, all'olio d'oliva o alle quote-latte: sono situazioni che dovrebbero farci riflettere.
Credo, pertanto, che l'occasione di oggi serva per ribadire alcune grandi questioni che non riguardano una parte o l'altra della politica, ma l'intero paese. Noi dobbiamo comprendere che dobbiamo difendere veramente, con tutti i mezzi possibili, ciò che possiamo fare per l'agricoltura italiana a Bruxelles, in maniera chiara, forte e precisa.
Penso anche alla questione dell'etichettatura, ad esempio, tema sul quale siamo entrati in conflitto con molti paesi europei che non hanno gli stessi interessi del nostro paese. Allora metto anche in discussione, nonostante sia un europeista convinto, il ruolo dell'Europa nei confronti dell'agricoltura, perché credo che il peso specifico dell'agricoltura europea stia sempre più perdendo valore nei confronti di chi prende decisioni in ambito europeo.
Se guardiamo, ad esempio, sempre alla questione dello zucchero, noi abbiamo dovuto ridurre, nel nostro paese, una quota decisamente importante di una filiera che dava lavoro, che creava economia e che è stato il primo passaggio - possiamo dire - dal mondo agricolo al mondo industriale, con la nascita, nei primi del '900, degli zuccherifici.
Ebbene: noi abbiamo dovuto lasciarne sul campo il 50 per cento per motivi di interesse europeo, per poi assistere ad un aumento - anche in quest'ultimo periodo - del prezzo internazionale dello zucchero.
Le prospettive del settore agricolo e del settore agroalimentare, secondo le posizioni degli studi internazionali sono tutte in crescita quasi a due cifre, mentre qualsiasi riforma - quasi tutte le riforme che abbiamo dovuto subire in Europa - è sempre a finanziamenti invariati; inoltre, se andiamo a guardar bene, per quanto riguarda il nostro Paese dobbiamo sempre tornare indietro.
Quindi la questione è seria, e riguarda davvero la sopravvivenza dell'agricoltura italiana all'interno dell'Europa; ma oserei dire che dovremmo avere anche la consapevolezza che l'agricoltura in Europa dovrebbe contare di più, perché essa non riguarda solo la difesa del territorio o la produzione di merci alimentari, ma comprende anche quella «benzina» del motore dell'agroalimentare che alimenta pur sempre un 20 per cento della forza lavoro.
Tra l'altro, oggi ci troviamo veramente di fronte a delle sfide nelle quali l'Europa è già in ritardo, come quella della filiera delle bioenergie. Anche in questo caso si tratta di un settore assolutamente importante


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da sfruttare, ma spesso le nostre partite sono giocate sulla difensiva e non sull'attacco.
Ecco: io credo che l'incontro di oggi, con i nostri rappresentanti al Parlamento europeo, la presenza del ministro e dei deputati, voglia testimoniare la volontà della politica italiana di «fare filiera» sull'agricoltura, per poter tentare di sopravvivere, ma anche di dimostrare agli altri Paesi che abbiamo cambiato marcia. Vorrei che il significato fosse questo, grazie.

SANDRO BRANDOLINI. Ringrazio anch'io i parlamentari ed il ministro che, ancora una volta - infatti con lui abbiamo già discusso di questi problemi - è qui con noi, tra l'altro in prossimità di una scadenza che riguarda direttamente la Comunità europea; pare infatti confermata la decisione di chiudere entro giugno la questione dell'OCM. Quindi, senz'altro nelle prossime settimane anche noi, come Commissione agricoltura, apporteremo un contributo.
Al di là del richiamo che sottolineava l'onorevole Castiglione, così come il ministro De Castro in altre occasioni, mi sembra che su alcune questioni sia necessario raggiungere quell'unità che ancora, almeno formalmente, non riscontriamo negli incontri.
Lo scorso sabato a Cesena, ad esempio, si è svolto un importante dibattito tra le organizzazioni, ma ancora una volta i primi dell'organizzazione non si sono presentati, per evitare di scontrarsi sulla questione. Parlo in particolare - ma credo che ci siamo capiti - del disaccoppiamento totale, soprattutto per la fase transitoria, perché tutti diamo per scontato che l'obiettivo finale debba essere quello.
Ad ogni modo, dopo aver ascoltato tutti in sede di audizione, specialmente a proposito di questo problema, ritengo che abbiamo il dovere di assumerci le nostre responsabilità, come del resto si sta facendo, a livello di Parlamento europeo.
Quindi, voglio rappresentare anche il senso della nostra posizione sull'esigenza di andare in questa direzione, sulla quale si sta lavorando e secondo l'orientamento prevalente anche nel mondo agricolo. Peraltro, il nostro mondo agricolo ha una rappresentanza strana, perché alle volte il produttore è rappresentato da tre soggetti, due dei quali dicono una cosa e il terzo ne dice un'altra.
Mi riferisco in particolare al socio della Coldiretti, ad esempio, che - almeno nella mia realtà dell'Emilia-Romagna - si ritrova all'interno del mondo cooperativo, che sostiene una posizione diversa, o addirittura fa da corollario, spesso collegato all'organizzazione di produttori, che ha una posizione uguale o del tutto simile, compresi i produttori che, per alcuni versi, sono anche trasformatori all'interno del movimento cooperativo.
Non voglio aprire polemiche sulla questione dello zucchero, ma per l'industria di trasformazione del pomodoro, mi sembra necessario evitare quello che è successo per lo zucchero. Siamo ancora alle prese con una riconversione, che non sappiamo se e in che modo si realizzerà.
Anche da questo punto di vista, a proposito di bio-agro-energia, bisognerà riflettere meglio sia a livello europeo, che nazionale. Del resto, esiste una legge dell'economia che prevede di adoperarsi solo se si raggiunge un risultato. D'altra parte, se il risultato è negativo, non ci sarà produttore agricolo che vorrà produrre, per ottenere un risultato economico inferiore ai costi di produzione.
Si corre un rischio reale, se non vi sono forti interventi di sostegno in questa direzione, e soprattutto se non si danno certezze.
Riteniamo quindi che il disaccoppiamento sia un processo che deve trovare nel trasformato, in particolare nel pomodoro, quella gradualità - si tratterà poi di stabilire se in 4 o 5 anni - che ci permette di trovare una soluzione.
Non si tratta di rinviare un problema, signor ministro, ma di farsi carico di un'altra questione. In parallelo, infatti, stiamo preparando una risoluzione, nella quale diremo che il fondo che abbiamo istituito con la finanziaria deve essere utilizzato anche in questa direzione. Da


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una parte si pone la gradualità, la transitorietà, ma dall'altra dobbiamo mettere in moto un processo di riconversione e di qualificazione del settore che ci permetta di raggiungere il risultato.
È chiaro infatti che, non solo per lo zucchero, ma anche per il pomodoro, occorre avviare dei processi di riconversione e riqualificazione. Altrimenti, si rischia di avere, magari graduate nel tempo, quelle cadute dei livelli occupazionali che i sindacati prospettano nell'immediato, nel caso in cui ci sia da subito il disaccoppiamento totale.
Questo è sicuramente un punto irrinunciabile, assumendoci le nostre responsabilità; parlo di una gradualità che ci consenta non di rinviare il problema, ma di mettere in atto quelle azioni necessarie per accompagnare il cambiamento, la trasformazione che deve avvenire in questo settore.
L'altra questione che volevo chiarire è quella dell'aumento dei contributi dal 4,1 al 6 per cento per i piani operativi.
Dal dibattito, ho capito che non c'era una disponibilità, e soprattutto che non ci sono le risorse. Anche da questo punto di vista, è necessario specificare bene i termini della questione. Questo vale solo nei casi in cui c'è il cofinanziamento del 60 per cento, o il 6 per cento in quel caso vale comunque? È un incremento reale del contributo?
Anche in questo caso, tuttavia, se le risorse rimangono quelle precedentemente assegnate, si finirà per finanziare, con una quota maggiore, un minor numero di interventi; avremo una percentuale maggiore di intervento e quindi un minor numero di interventi.
Per quanto mi riguarda, penso che questa leva vada utilizzata soprattutto per incentivare quei processi, previsti all'interno della proposta, che devono portare ad un ampliamento delle competenza, del ruolo e, anche e soprattutto, ad un allargamento della concentrazione, della produzione, come elemento essenziale per affrontare in modo più positivo il mercato.
In conclusione, per quanto riguarda le crisi - al di là del problema di chi non è associato alle OP - è giusto rafforzare in questa direzione, anche per una maggiore responsabilizzazione, il ruolo delle associazioni dei produttori, ma è altrettanto evidente che, se non ci sono le risorse, questa sarebbe una perdita. È inaccettabile, quindi, un aumento di ruolo in questo caso, senza una assegnazione adeguata di risorse, che non possono essere tolte dall'ordinario fondo del piano operativo.
Un'idea che è emersa nella discussione, e che potrebbe essere utile, è quella di utilizzare come quota aggiuntiva per le crisi di mercato - fermo restando che le risorse debbano essere a sé stanti - gli eventuali risparmi dei piani operativi, i fondi non utilizzati, laddove ce ne fosse la necessità. Questa potrebbe essere una risorsa aggiuntiva utile, in un possibile momento di crisi più forte del previsto, ma le risorse a disposizione sono scarse.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Cercherò di procedere molto rapidamente, tentando al tempo stesso di eliminare alcune preoccupazioni eccessive.
È chiaro che quella dell'ortofrutta è una riforma dell'OCM importante. Evidentemente, non porrei un parallelo rispetto alla drammaticità con la quale abbiamo dovuto affrontare la riforma del settore viticolo.
Ho affermato io stesso che spero che il gioco di squadra Parlamento-Consiglio ci consenta di arrivare ad una soluzione condivisa dai paesi produttori.
Come sapete, sotto questo profilo, Elena Espinosa, Dominique Bussereau, Jaime Silva e chi vi parla abbiamo la stessa posizione. Ci siamo già espressi più volte, assolutamente compatti, in Consiglio. Pertanto, ritengo di poter dire che le correzioni che sono state immaginate oggi, in questa sede, possano essere presenti quasi tutte alla fine del negoziato.
È chiaro che la richiesta delle risorse aggiuntive viene osteggiata. Anzi, molte delegazioni del nord Europa chiedono addirittura di ridurre il budget attuale di 1.600 milioni di euro dell'Unione Europea, quindi è difficile immaginare una crescita.


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Tuttavia, se riusciamo ad ottenere una linea finanziaria ad hoc per la gestione delle crisi, e contemporaneamente elevare dal 50 al 60 per cento il livello di copertura di alcuni piani operativi, è evidente che si tratta di miglioramenti importanti.
Ovviamente, adesso ci troviamo in una fase negoziale e chiediamo l'aumento dal 4,1 al 6 per cento. D'altra parte, però, nello scenario complessivo vi è anche un gruppo importante di paesi del nord Europa che chiede di ridurre quel 4,1 per cento.
Dico questo solo per mettervi al corrente della situazione. Ciò non toglie che i problemi riguardo agli impatti dell'eventuale riforma sono diversi anche in funzione del fatto che qui non è in gioco il mercato. Mentre nello zucchero c'era un problema di mercato, qui il problema del mercato non c'è, perché il pomodoro va avanti. Il problema si pone se crolla la produzione interna di pomodoro: questo produrrebbe un grosso danno a tutta la filiera. Le industrie, ovviamente, dovrebbero trovare materia prima da qualche altra parte. Dal punto di vista della drammaticità, però, è una fattispecie diversa.
È ovvio che bisogna, secondo me, trovare un punto di caduta, per quanto riguarda il pomodoro. Per quanto riguarda gli agrumi, infatti, abbiamo detto che ci può essere un disaccoppiamento parziale, con una formula di semplificazione rispetto alla gestione attuale un aiuto a ettaro. Uscire, quindi, dall'aiuto «scatola gialla» attuale, per passare ad un aiuto «scatola blu» che è sempre una forma di accoppiamento, però molto più semplificata.
Sotto questo profilo le posizioni degli spagnoli sono diverse dalle nostre. Alla fine, comunque, si dovrebbe planare su una soluzione compatibile con un disaccoppiamento parziale nelle forme e nei modi che abbiamo detto e, senza voler sottolineare le diversità, tutto sommato c'è un'identità. È chiaro che ci sono sfumature. Alcune organizzazioni parlano in maniera secca di disaccoppiamento totale da subito. È evidente, però, che, in una logica internazionale con cui si fanno queste riforme, l'Italia non abbandona tutti i suoi alleati. Ammesso che si voglia esprimere una volontà di paese verso il disaccoppiamento totale da subito - cosa che sul piano personale non mi vedrebbe particolarmente contrario - è ovvio che questo sarebbe un problema sul piano negoziale europeo. Se si fanno delle alleanze e degli accordi, è giusto che questi accordi si portino avanti, si rispettino.
Qui la posizione portoghese, francese e spagnola è secca. Tutti, infatti, hanno chiesto il disaccoppiamento parziale. È evidente, quindi, che dobbiamo negoziare in modo che si arrivi a una soluzione che non ci smentisca, ma magari cerchiamo di fare la parte dei più riformisti sotto questo profilo.
All'onorevole Bellotti voglio dire che, in merito alla norma sull'etichettatura, ha perfettamente ragione. Questa è una delle grandi battaglie europee. Lo sottolineavano anche l'onorevole Veneto e l'onorevole Castiglione. Anche io mi sono sbilanciato, ieri, con l'avvio di una bozza di decreto ministeriale che va in quella direzione per l'olio extravergine di oliva. Il problema, però, è riuscire a far diventare quello dell'origine un tema europeo. Qui non sono in ballo soltanto gli interessi di un paese, come il nostro, che ha un made in Italy così qualificato e distintivo da proteggere, ma è in ballo tutta l'Europa. Ultimamente si sente dire: «Rioja argentino venduto in Spagna come Rioja spagnolo». Rioja, sapete, è una grande denominazione di origine di vino. Questo fa arrabbiare parecchio gli spagnoli, come fanno arrabbiare parecchio gli italiani quando importano dall'Egitto carciofi che diventano carciofi italiani. Che rimanga carciofo egiziano! Poi ci sarà la competizione.
Sotto questo profilo, però, onorevole Bellotti, è importante fare una sottolineatura che forse non avevamo fatto, mentre in Parlamento c'è già stata. Mi riferisco al fatto che questa bozza di proposta della Commissione sull'ortofrutta non conteneva l'obbligo dell'etichettatura d'origine neanche nel fresco. Questa è una cosa che noi abbiamo chiesto e reintrodotto e mi


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aspetto, quindi, che nei passaggi successivi, ciò avvenga. Noi ci siamo sbilanciati nel dire che reintrodurremo l'etichettatura anche nel trasformato. Tuttavia il fatto che non ci fosse non è un dettaglio: è evidente che bisogna stare sempre molto attenti.
Mi consenta, onorevole Bellotti, di essere meno pessimista. Il problema dello zucchero è stato devastante per tutti, ma non è sempre stato così. In merito alle quote, ricorderete che in seguito al negoziato dell'Agenda 2000, tornammo con 6 milioni di quintali di quote in più, sull'olio non andò male. Ma non voglio sottolineare solo le riforme cui ho partecipato io, anche per il tabacco, tutto sommato, vi è stata una via d'uscita onorevole. È chiaro che ci sono delle condizioni che ci portano a dover gestire un cambiamento che fa sì che la nostra politica agricola comune - la PAC - a cui eravamo abituati, debba cambiare per mantenere una posizione meno legata a un sistema di aiuti che purtroppo, né per dimensione finanziaria, né per volontà politica dell'Unione europea, potrà essere garantito in eterno. Per cui non c'è dubbio che si vada verso una riduzione della spesa.
All'onorevole Delfino - oltre a ringraziarlo - vorrei dire che è chiaro che sui consumi ci giochiamo tutto, ma ci giochiamo tutto a livello internazionale. Magari agli atti della Commissione è rimasto il nostro lavoro svolto per l'inchiesta, in cui si mette in luce, ahimè, una riduzione strutturale dei consumi di ortofrutta nel nostro paese che è drammatica. Attenzione, non è un dato congiunturale, ma strutturale, che cala ogni anno.
Non è pensabile che si possa facilmente invertire. Certamente bisogna fare più azioni, però, ci sono delle condizioni che dipendono dalla demografia, dal tasso di crescita della popolazione e da una serie di fatti che obbligano il nostro sistema produttivo a guardare all'estero non più come si faceva una volta quando ciò che non si riusciva a vendere in Italia, in qualche modo, lo si piazzava in qualche mercato estero, ma con una strategia di penetrazione commerciale molto più efficace e molto più organizzata. Contrariamente andremo incontro, sempre, a problemi di prezzo. Noi siamo in eccesso strutturale, in quanto la produzione cresce e i consumi calano.
Questo succede oramai da diversi anni, quindi, dobbiamo affrontare i mercati esteri come vanno affrontati in un mondo in cui domina la grande distribuzione: organizzandoci attraverso strutture adeguate. Così come abbiamo fatto, per esempio, in Giappone nell'operazione fatta con la regione Sicilia per la vendita degli agrumi sul mercato giapponese.
Quando abbiamo risolto tutti i problemi di carattere doganale, tariffario e finalmente è arrivata la richiesta, ci siamo resi conto che essa è arrivata in una misura tale, da non riuscire a soddisfarla. Un conto è gestire 10-20-100 container, ma quando incominciano ad arrivare richieste significative (prodotti tutti uguali, tutti sistemati, tutti prezzati, tutti trattati) non siamo più in grado di soddisfarle perché ci manca la struttura organizzativa.
È questo il vero nodo, che, però, non dovrebbe riguardare questa OCM ortofrutta, se riusciremo a correggerla con l'aiuto del Parlamento europeo. Penso infatti che, in questo modo, ci sarà, una forte spinta alla capacità organizzativa. Anche solo la gestione delle crisi tramite le OP, obbligherà tutti ad organizzarsi. Come facciamo ad aiutare, per esempio, i produttori di carciofo siciliano che sono in difficoltà.? Chi è l'interlocutore che possiamo mandare al tavolo della grande distribuzione, che abbiamo istituito al Ministero delle politiche agricole e alimentari.? Con chi deve parlare, se sono 1.400 i produttori? Se non c'è una struttura organizzativa, se non c'è un momento di aggregazione che dia quelle risposte che oggi il mercato chiede, ahimè, non ci saranno possibilità future. Anche la grande distribuzione italiana finirà per rivolgersi a quelle strutture produttive che hanno la dimensione e la capacità organizzativa per soddisfare la domanda.

ARMANDO VENETO, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Mi è parso


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che sia aleggiato per un attimo lo spirito, come dire, nazionalistico rispetto al problema europeo.
Noi abbiamo la doppia cittadinanza. Questo non va dimenticato. Noi siamo cittadini italiani e cittadini europei. È importante ricordare che tutti i dibattiti non vengono fatti a tutela e difesa della italianità dei prodotti o delle convenienze italiane soltanto, ma si deve cercare di iscrivere queste convenienze in un contesto europeo. Noi siamo corresponsabili della crescita dell'Europa.
L'altra questione, che segnala ancor meglio e di più questo concetto, sta nel fatto strutturale per il quale il Parlamento europeo non prevede semplicemente le occasioni di confronto nelle quali ciascuno apporta le sue idee, la sua cultura per affrontare e dare una soluzione ai problemi, ma prevede anche le procedure di convergenza e di conciliazione.
Questo significa che il punto centrale del nostro impegno è quello del problema da risolvere, non quello di far prevalere qualcuno su qualche altro o una nazione sull'altra.
Se con questo spirito sprovincializzante noi affrontassimo tutti i problemi, probabilmente, troveremmo una soluzione che soddisfi noi in quanto italiani, ma anche in quanto europei. Sentivo il dovere di segnalare che questa è la mia esperienza culturale.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Intervengo brevemente per sottolineare che alcune considerazioni si possono condividere sul piano del principio, però noi giochiamo con un WTO imminente che finalmente, per la prima volta, ha detto che si parte dalla questione agricola. Cominciamo, quindi, a vedere anche gli aspetti positivi e soprattutto una riforma della PAC, visto che oggi tutti guardano al budget agricolo. Benvenuta, dunque, la riforma della PAC e soprattutto il bilancio agricolo. Su questo tema oggi innestiamo la riforma dell'ortofrutta.
Non c'è dubbio che noi difenderemo la posizione che è stata illustrata. La proposta di elevare dal 4,1 al 6 per cento gli incentivi è venuta unanimemente, anche perché tutti insieme ci siamo impegnati a reperire le risorse, anche all'interno dello stesso budget.
Rivolgo, da questo punto di vista, un appello al ministro, affinché si cominci a fare qualche proiezione per essere più forti nella trattativa e per vedere - con le risorse che ci sono state assegnate, con il disaccoppiamento unico, con le restituzioni all'esportazione - come poter riqualificare quel budget e, soprattutto, come fare fronte al 6 per cento. Questa soglia, peraltro, dovrebbe essere l'elemento minimale per far sì che parta definitivamente questo nuovo modello, che incentra tutto sulle organizzazioni dei produttori, sapendo che la sfida non è italiana, ma europea. Anzi, quello della competitività è ormai un tema mondiale.
C'è un elemento che, a mio avviso, deve essere sottolineato. Noi non abbiamo vissuto le altre riforme. Oggi la situazione è diversa. Se oggi c'è un relatore italiano per il Parlamento europeo sulla riforma dell'OCM vino è perché noi siamo finalmente in gioco. Le riforme non ci calano dall'alto. È da un anno che seguiamo la riforma dell'OCM vino: abbiamo ascoltato un po' tutti e abbiamo fatto alcune considerazioni all'interno del Parlamento nazionale. Penso che, alla fine, indipendentemente dal fatto che potremo ottenere tutto quello che chiediamo, questa rimane l'unica strada da seguire.
Il Parlamento europeo la settimana scorsa - lo ricordavo poco fa al ministro - ha respinto per due volte la proposta del Consiglio dell'urgenza sul tema del biologico. Il Parlamento europeo ha chiesto la codecisione, il Consiglio si è opposto per due volte e il Parlamento per due volte ha respinto la proposta. Il Parlamento, dunque, ha un ruolo importante.
A mio avviso, questa è una strada obbligata. Magari non otterremo il massimo risultato che ci prefiggiamo, ma non c'è dubbio che deve essere valorizzata la via del dialogo, dello scambio reciproco


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delle informazioni e delle esperienze. Soprattutto, è importante il peso che ognuno potrà far valere: in Commissione agricoltura del Parlamento europeo e nel Parlamento nazionale, ma soprattutto sarà importante il ruolo che, in Consiglio, giocherà il nostro paese. Dobbiamo sapere, come ha detto il ministro, che non giochiamo da soli al tavolo negoziale, ma dobbiamo costruire alleanze. Molto spesso ne abbiamo costruite anche nel Parlamento europeo. In questa vicenda dell'ortofrutta, i nostri rapporti con i colleghi spagnoli e francesi, con le OP francesi e spagnole, si sono, di fatto, intensificati e questo è un dato positivo.
Pur nelle difficoltà, sappiamo che oggi la nostra azione deve essere sinergica, positiva, comune. Credo che, nel caso della riforma dell'OCM vino, se oggi alcuni risultati sono acquisiti nella proposta legislativa che verrà - il commissario ha già dato manifestazione di acquisizione di alcune proposte - dobbiamo riconoscere che questo è avvenuto grazie alle esperienze e soprattutto al rapporto circolare che abbiamo saputo creare. Faccio presente che il commissario, la settimana scorsa, è venuto in Italia in incognito, per conoscere il tema della gestione dei sottoprodotti e per farsi un'idea propria di una realtà che, molto spesso, non riusciva a comprendere. Come sapete, infatti, nel nord Europa non gestiscono il sottoprodotto, né lo smaltiscono e quindi ci sono problemi di natura ambientale. Quando è venuto in Italia, il commissario ha capito cosa significa la gestione del sottoprodotto ed ha compreso che la distillazione può essere anche un'azione significativa.
Questo lavoro che abbiamo portato avanti - le audizioni che abbiamo svolto in Commissione agricoltura alla Camera e al Senato e, soprattutto, la forza che voi date al Parlamento europeo, supportati anche dal Governo nazionale - qualche risultato e qualche passo in avanti lo ha prodotto.
Non è facile assegnare una riforma importante come quella dell'OCM vino ad un relatore italiano: credo che questo sia un risultato frutto di una sinergia e di una coesione che ci ha visti lavorare insieme. Dobbiamo dunque trarre gli elementi positivi, affinché per il futuro possiamo dare il nostro contributo alle prossime riforme, per non piangere successivamente per riforme che vengono introdotte nel nostro sistema legislativo senza che noi ce accorgiamo.
Rivolgo un ringraziamento vero al Parlamento nazionale per il suo contributo e soprattutto per il lavoro che faremo a breve. Mi riferisco alla questione dell'ortofrutta, che chiuderemo entro questo primo semestre. La riforma dell'OCM vino si concluderà positivamente se saremo capaci di sentire le organizzazioni, i produttori, i trasformatori, tutti i soggetti interessati, ma anche se tratteremo la materia con la necessaria autorevolezza politica. Devo dare atto al Governo nazionale dell'impegno che ha profuso, ma anche al commissario europeo della sensibilità dimostrata verso i temi esposti nelle diverse sedi parlamentari.

FILIPPO MISURACA. Francamente, dopo l'intervento dell'onorevole Castiglione, avremmo potuto chiudere la seduta. Tuttavia, prendo la parola, così come si fa nelle dichiarazioni di voto, affinché il mio pensiero resti agli atti. Innanzitutto voglio complimentarmi per il metodo che è stato adottato, che vede la sinergia tra il Parlamento nazionale, il Governo e il Parlamento europeo. Mi pare che questo metodo, peraltro, sia stato già attivato in altre occasioni, ad esempio per la riforma dell'OCM vino, come abbiamo avuto modo di ascoltare dall'onorevole Castiglione. Oggi ci ritroviamo con l'onorevole Castiglione e l'onorevole Veneto per parlare di OCM frutta.
Francamente credo che quel metodo sia stato utilizzato anche dalla nostra Commissione agricoltura, allorquando abbiamo approvato delle risoluzioni, che abbiamo voluto trasmettervi, inerenti all'OCM frutta. Ricordo a me stesso che una risoluzione ha riguardato la provenienza e l'etichettatura dei prodotti, un problema estremamente importante anche per l'OCM frutta.


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Il ministro si è dovuto allontanare, ma sottolineo ugualmente che ho condiviso alcune cose che ha riferito. Peraltro, ci ha lasciato degli appunti scritti, con una sintesi scritta della riforma Salinas, che ci ha illustrato l'onorevole Castiglione, e un'analisi che mi sembrerebbe corrispondere agli emendamenti che il Governo ha consegnato.
Francamente, la parte debole di questa analisi, quindi degli emendamenti, è nell'aspetto strutturale e finanziario. Mi pare di capire - la mia non è una provocazione, né dico questo perché sono presenti due europarlamentari meridionali, uno siciliano e uno calabrese - che, se non interveniamo, è come se l'OCM ortofrutta avesse due momenti diversi: l'ortofrutta opulenta e ricca dell'Emilia-Romagna e quella debole del Mezzogiorno siciliano e calabrese. Non è pessimismo, come diceva il mio amico onorevole Castiglione, ma è la realtà dei fatti.
Va bene riunirsi in organizzazioni di produttori, ma queste devono avere indubbiamente delle risorse finanziarie, come dice il ministro nella sua analisi. Il ministro, però, introduce un aspetto molto delicato, allorquando parla di un controllo dovuto alla grande distribuzione. Come superare questo controllo della grande distribuzione nel Mezzogiorno? La grande distribuzione nasce al nord e viene a comandare nel Mezzogiorno. Mi rendo conto che ne sto facendo una questione localistica, ma purtroppo questa è la realtà dei fatti.
Quando voi legiferate, nel vostro egregio lavoro in Commissione e poi in Parlamento europeo, i problemi restano a noi, sul territorio. Lo dico, signor presidente, perché dovremmo evitare di arrivare sempre con l'acqua alla gola prima di muoverci.
Credo che, come diceva l'onorevole Castiglione, insieme al ministro dovremmo mettere più forza nelle nostre azioni. Il paese deve essere rappresentato nella sua totalità, nel suo insieme; non possiamo pensare solo a un'Italia ricca, che magari necessita o meno del disaccoppiamento totale. C'è anche un'Italia produttiva, fatta di gente che, se togliamo la produzione dell'ortofrutta da alcune zone del nostro territorio, è davvero finita.
Nel ringraziarvi, affido al presidente l'auspicio che questi incontri possano essere ripetuti in tempi congrui. A dire il vero, con l'onorevole Castiglione parliamo quasi quotidianamente, e immagino che lo faremo anche con l'onorevole Veneto, ma è ben diversa la presenza in Commissione. Credo che alcuni problemi avranno impedito la presenza di europarlamentari del centrosinistra. Tuttavia, come diceva bene l'onorevole Castiglione, c'è una sintesi nell'azione che viene condotta. Lo dico senza polemica. Il collega Zucchi, capogruppo dell'Ulivo, può testimoniare che, per la maggior parte, le risoluzioni e le mozioni vengono approvate in modo bipartisan. Non è certamente l'agricoltura a doverci dividere.

PRESIDENTE. Ringrazio gli onorevoli Castiglione e Veneto per la loro partecipazione. Ad onor del vero, devo dire all'onorevole Misuraca che la data odierna è stata fissata naturalmente in base alla disponibilità dei parlamentari europei e del ministro ed è stato abbastanza complicato conciliare gli impegni di tutti.
Ringraziamo gli europarlamentari presenti; gli altri, come ho detto, hanno avuto problemi per lo sciopero aereo. Come Commissioni intendiamo portare avanti, coltivare e rafforzare il rapporto stretto che ci lega ai nostri interlocutori a Strasburgo e che ci spinge a lavorare insieme per i migliori risultati.
Grazie e arrivederci a presto.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,45.