COMMISSIONI RIUNITE
XIII (AGRICOLTURA) E XIV (UNIONE EUROPEA)

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 17 ottobre 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE MARCO LION

La seduta comincia alle 14,45.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di membri della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo eletti in Italia, in relazione all'esame della proposta di regolamento del Consiglio relativa all'organizzazione del mercato vitivinicolo e recante modifica di alcuni regolamenti (COM (2007)372def).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 1, del Regolamento, l'audizione di membri della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo eletti in Italia, in relazione all'esame della proposta di regolamento del Consiglio relativa all'organizzazione del mercato vitivinicolo e recante modifica di alcuni regolamenti (COM (2007)372def).
Sono presenti i parlamentari europei Castiglione e Velardi, che ringrazio vivamente per aver accolto l'invito della Commissione, e il sottosegretario per le politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Boco.
Come è noto, la Commissione europea ha presentato una significativa proposta di riforma della disciplina del settore vitivinicolo, sulla quale sono attualmente impegnati sia la Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo sia il Parlamento nazionale, in particolare le Commissioni agricoltura e politiche dell'Unione europea della Camera.
Ricordo, in proposito, che la Commissione agricoltura della Camera procederà nei prossimi giorni, anche sulla base degli elementi che potranno emergere dall'odierna audizione, a definire e approvare un documento di indirizzo sulla proposta di regolamento in esame, in ordine alla quale la Commissione politiche dell'Unione europea è chiamata a esprimere un parere.
Presso la Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo, invece, è in discussione un progetto di relazione, su cui interverrà il collega Castiglione. La relazione della Commissione sarà poi esaminata in seduta plenaria dal Parlamento europeo nell'ambito della procedura di consultazione. Successivamente, il Consiglio dei ministri dell'Unione europea assumerà le deliberazioni definitive sulla riforma.
L'audizione di oggi intende costituire un'occasione di confronto e di raccordo tra i parlamentari europei, i parlamentari nazionali e il Governo, utilizzando un metodo che ha dimostrato la sua utilità nei precedenti incontri sulla riforma del settore vitivinicolo e in quelli sul settore ortofrutticolo.
Auspichiamo che anche attraverso tali incontri si giunga a una più efficace definizione delle posizioni e delle iniziative da sostenere nelle diverse sedi istituzionali


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nell'interesse dell'agricoltura italiana. Anche a nome del presidente della XIV Commissione, onorevole Bimbi, ringrazio nuovamente gli europarlamentari presenti.
Do la parola ai nostri ospiti.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Ringrazio i presidenti delle Commissioni riunite per questa ulteriore opportunità offertaci. Rispetto al nostro ultimo incontro, abbiamo compiuto qualche progresso. Si sono infatti succeduti incontri, audizioni e un intenso lavoro della commissaria, che ha visitato molti territori, anche italiani. Ho ringraziato personalmente la commissaria per il lavoro che ha svolto.
Lunedì scorso, si è tenuto un Consiglio informale a Porto, al quale, insieme ai Ministri dell'agricoltura dell'Unione, siamo stati invitati con il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, per affrontare il timing che dovrà portarci all'approvazione della riforma dell'OCM vino. In questa occasione, come anche in quella dell'OCM ortofrutta, ritengo fondamentale il raccordo tra la Commissione agricoltura del Parlamento europeo e le Commissioni agricoltura di Camera e Senato. In questi giorni, si stanno varando i decreti attuativi, per cui è stato fondamentale per il nostro Paese avvalersi di questo forte lavoro comune per calibrare la posizione di intesa tra il Governo nazionale, l'Europarlamento e, soprattutto, la Commissione agricoltura.
Per quanto riguarda il vino, la settimana scorsa ho illustrato presso la Commissione agricoltura il progetto di relazione sulla base della proposta della Commissione. Entro il 18 ottobre verranno presentati gli emendamenti al mio progetto di relazione, e il 21 novembre si voterà in Commissione agricoltura. Nella sessione plenaria di dicembre, il Parlamento dovrebbe definitivamente varare la riforma dell'OCM vino. In questa fase, a parte l'incontro di Porto, si è svolta ieri una riunione del Comitato speciale per l'agricoltura (CSA), per elaborare una strategia e definire la posizione che successivamente, dopo l'approvazione in Parlamento, il Consiglio dovrà esprimere. I punti, gli scambi e le opinioni erano numerosi, per cui abbiamo compiuto un lavoro di raccordo, tanto che ieri, per la prima volta, la Commissione e il CSA hanno ripreso molte posizioni dal Parlamento. Molte indicazioni provenienti dal nostro Paese, quindi, sono state inserite anche nel primo confronto tra la Commissione agricoltura della Camera e del Senato e il Parlamento europeo.
Il mio progetto di relazione, rispetto alla proposta della Commissione, riprende molti dei temi toccati nella seduta precedente. L'obiettivo condiviso è quello di rilanciare la competitività del settore vitivinicolo. Ricordo che siamo i primi produttori, i primi consumatori, i primi esportatori e importatori, quindi i primi nel mondo come viticoltura europea. Il tema principale era quindi il rilancio della competitività.
Spesso, nel corso delle audizioni è stato ribadito il fondamentale tema della difesa delle identità geografiche e della nostra viticoltura. Sarebbe quindi opportuno creare un quadro coerente e armonioso tra le diverse legislazioni. Il progetto di relazione parte dall'envelope nazionale, per cui, come suggerito da più parti, abbiamo voluto sottolineare l'esigenza di ampliare le misure attuabili al suo interno. Abbiamo quindi parlato di promozione delle misure finanziabili sul piano dell'envelope nazionale, piuttosto che solamente di promozione. Abbiamo introdotto il principio della promozione e della conoscenza dei mercati, facendo riferimento sia al mercato interno che a quello internazionale. La proposta della Commissione riguardava solo la promozione sul versante internazionale, mentre abbiamo proposto una conoscenza dei mercati sia interni che internazionali, distinguendo tuttavia le misure ammissibili. Per il mercato interno, abbiamo parlato di misure finalizzate a tutti i tipi di vino, introducendo quindi il principio del consumo responsabile del vino, la conoscenza del prodotto e soprattutto


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le informazioni utili per la migliore lettura del mercato. Per quanto riguarda la parte relativa alla promozione sui mercati dei Paesi terzi, abbiamo introdotto programmi di sostegno per la protezione delle indicazioni geografiche, per la lotta alla contraffazione e il superamento di tutti gli ostacoli tecnici e sanitari che i nostri vini incontrano.
Oltre al tema della promozione e della conoscenza dei mercati nell'envelope nazionale, abbiamo introdotto il tema della ristrutturazione della filiera, ovvero il tentativo di aggregare la filiera, potenziare la gestione dell'offerta, sviluppare le sinergie tra i diversi operatori del settore, soprattutto attraverso la condivisione di servizi e lo sviluppo di nuove tecnologie, misura invocata da più parti. Abbiamo introdotto anche un capitolo riguardante la prevenzione della crisi, che esula dal tema della distillazione, introducendo tutte le pratiche culturali, agronomiche ed enologiche che consentono di limitare i quantitativi di uva o di ridurre la resa di trasformazione in vino. Sono stati aboliti gli aiuti al mercato della distillazione e abbiamo voluto introdurre nell'envelope nazionale il tema della prevenzione della crisi e la parte relativa alla ricerca e allo sviluppo. Pur essendo inserite nel VII Programma Quadro misure sulla ricerca nel settore dell'agroalimentare, infatti, le risorse sono ritenute insufficienti. Nella parte relativa all'envelope nazionale, tra le misure finanziabili con strumenti nazionali abbiamo dunque introdotto un capitolo riguardante la ricerca e lo sviluppo.
Nella mia relazione modifico la posizione della Commissione. Si è potuta tuttavia rilevare una larghissima condivisione da parte di tutto il Parlamento europeo già nella prima discussione svolta sia in sede di Commissione, sia in sede più allargata nel Parlamento e nei gruppi in merito alla posizione contraria al passaggio delle risorse dal primo al secondo pilastro. Nella discussione in Commissione agricoltura è emersa una posizione quasi unanime, tesa a difendere questa misura. Siamo consapevoli dell'importanza del secondo pilastro del settore agricolo europeo, ma riteniamo che, vista la fase attraversata dalla viticoltura europea, tutti gli sforzi anche finanziari dovrebbero essere concentrati sul settore vitivinicolo. Nel nostro Paese, inoltre, abbiamo anche altri strumenti per intervenire sul secondo pilastro.
Altro tema molto importante della relazione è quello delle pratiche enologiche, su cui le posizioni appaiono divergenti. Ho sostenuto la tesi della Commissione e ho dato forza alla commissaria mantenendo il divieto allo zuccheraggio. Diversi Paesi, non solo del nord Europa, vorrebbero l'introduzione dello zuccheraggio, ritenendola una delle pratiche tradizionali. Per quanto concerne le pratiche enologiche, sono emerse molte perplessità in relazione al trasferimento delle competenze dal Consiglio alla Commissione. Abbiamo quindi reintrodotto una lista delle pratiche enologiche considerate positive con una procedura particolare, attraverso il Comitato di regolamentazione, che ha già una disciplina comunitaria per quanto riguarda l'autorizzazione delle nuove pratiche.
Un altro capitolo riguarda il tema delle prestazioni viniche. La commissaria, in visita nel nostro Paese, si è resa conto della necessità di mantenerle e la Commissione agricoltura ha visitato alcune aziende. Si tratta di un capitolo delicato che richiede molta attenzione, perché è necessario individuare un meccanismo che assicuri da parte dei produttori il rispetto del divieto della sovraspremitura, per garantire la qualità del vino. Da più parti è stato sollevato il tema della gestione del sottoprodotto, importante soprattutto nel nostro Paese. Il sistema proposto dalla Commissione non ci convinceva molto, e quindi abbiamo obiettato ragioni di carattere ambientale, considerando l'eventuale spargimento a terra di questa quantità di alcol: un conto è produrre vino in piccoli appezzamenti e in limitata quantità, un conto è produrlo nel nostro Paese con dimensioni significative. Per noi sarebbe un gravissimo danno dal punto di vista ambientale e quindi abbiamo


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centrato la nostra posizione sulle conseguenze per l'ambiente che ne deriverebbero. Si persegue quindi, da un lato, la garanzia della qualità del vino e, dall'altro, la tutela dell'ambiente. Nella mia relazione è stato quindi reintrodotto l'obbligo di consegna dei sottoprodotti alla distillazione, riducendo tuttavia il contributo solo alle fasi della raccolta e della trasformazione dei sottoprodotti da parte dei distillatori, con conseguente limitazione dell'impegno finanziario. In proposito, molti Paesi hanno dato significative adesioni, perché il tema della gestione del sottoprodotto è estremamente importante, soprattutto per l'Italia.
Per quanto riguarda le indicazioni geografiche, abbiamo condiviso l'impostazione della Commissione, quindi l'adesione al regolamento CE 510/06, introducendo solo alcune chiarificazioni rispetto all'impostazione della Commissione, per alcuni versi nebulosa.
Nell'aderire al regolamento CE 510/06 per gli altri prodotti dell'agroalimentare, quindi anche per il settore vitivinicolo, abbiamo chiarito il concetto di denominazione di origine controllata e di indicazione geografica nonché sottolineato il legame con il territorio di produzione, non solo rispetto all'origine, ma anche riguardo all'intero processo produttivo, aspetto per noi fondamentale. La filiera di produzione, trasformazione e imbottigliamento deve essere completata nei luoghi di origine, per garantire la qualità dei vini e preservare le caratteristiche legate al territorio.
Si è rilevata la necessità di diversificare il contenuto del disciplinare, per quanto riguarda sia le denominazioni di origine che le indicazioni geografiche. Abbiamo introdotto anche l'adeguamento delle procedure, così come attualmente previste dal regolamento CE 510/06, e stabilito l'automatico riconoscimento delle denominazioni esistenti già a livello internazionale.
Per quanto concerne il tema dell'etichettatura, principale veicolo di comunicazione tra il produttore e il consumatore, abbiamo mantenuto la contrarietà all'indicazione del vitigno e dell'annata sui vini da tavola, modificando quindi la posizione della Commissione. Riteniamo infatti che si svilirebbe il valore commerciale dei vini a indicazione geografica, si ingenererebbe una gravissima confusione nel consumatore e soprattutto mancherebbe un sistema di controllo, per cui si aprirebbe la strada a facili frodi. Non saremmo infatti nelle condizioni di controllare anche sui vini da tavola la rispondenza tra quanto indicato sull'etichetta e quanto effettivamente contenuto nella bottiglia.
Per quanto riguarda il tema dell'estirpazione, ieri, nella riunione del CSA, è stato fatto riferimento alla mia proposta di estirpare in tre anni, piuttosto che in cinque. Era infatti previsto un contributo decrescente, dal primo al quinto anno, dove l'erogazione era maggiore nei primi anni; pertanto, per il quarto e quinto anno il contributo avrebbe avuto rilevanza notevolmente ridotta. Nella riunione del CSA è stato espresso apprezzamento per questo emendamento a favore di tempi molto più ristretti rispetto al precedente programma di estirpazione.
Nella riunione del CSA si è trattato anche del problema - non riportato sui documenti - della limitazione al 10 per cento delle aree vitate per ogni singolo Paese, poi portata all'8 per cento. In merito alla rideterminazione del livello dei premi, proponiamo che i livelli da massimi diventino minimi, per garantire equilibrio tra le diverse regioni d'Europa.
Ci siamo dichiarati contrari alla liberalizzazione, soprattutto per le denominazioni di origine e per le indicazioni geografiche, tuttavia abbiamo voluto introdurre alcuni elementi, dando forza alla Commissione. Abbiamo voluto inserire due ipotesi di lavoro: la circolazione dei diritti di impianto a livello comunitario e non più nazionale, e il principio dell'utilizzazione obbligatoria delle riserve, sia nazionali che regionali. In molti casi esistono ancora molte riserve di portafoglio nelle singole regioni, per cui l'utilizzazione delle riserve nazionali e regionali, e soprattutto la circolazione dei diritti di impianto in ambito


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comunitario, può rappresentare una prima proposta per migliorare la mobilità dei diritti di impianto, fermo restando che siamo favorevoli a una verifica, fissata per il 2012, per stabilire, pur mantenendo il «no» alle liberalizzazioni sui diritti di impianto, sulle denominazioni di origine e sulle indicazioni geografiche, cosa fare nel prosieguo. Siamo quindi contrari alla liberalizzazione automatica dal 2013, così come proposta dalla Commissione.
Questi sono i punti fondamentali, che in parte hanno subìto modifiche e in parte corrispondono alle proposte della Commissione.
Nella riunione del CSA di ieri, con la partecipazione dei singoli funzionari in ragione dei singoli Paesi in Consiglio europeo, è emerso un generale apprezzamento della proposta del Parlamento, quindi della Commissione agricoltura, maturata con la collaborazione di molti colleghi. Questo lavoro è stato molto apprezzato e ha riscosso un ampio favore; in tal modo abbiamo cercato di recuperare l'interesse del nostro Paese e delle organizzazioni professionali. In questo periodo abbiamo molto ascoltato, ed infatti la relazione che è stata predisposta si avvale dei contributi raccolti nelle varie audizioni con le Commissioni di Camera e Senato. Esse hanno sintetizzato l'interesse principale non solo dei produttori, ma dell'intero sistema produttivo, partendo dal presupposto che la viticoltura costituisce un grande patrimonio culturale, ambientale ed economico. L'attenzione da parte delle Commissioni è stata molto alta e anche il mondo legato al sistema vitivinicolo ha avuto modo di proporre innumerevoli suggerimenti e correttivi, in parte accolti.
Resto a vostra disposizione qualora dovessero emergere fatti significativi, soprattutto in vista della scadenza del 18 ottobre, giorno ultimo per la presentazione degli emendamenti e delle ipotesi di compromesso, considerata la fortuna di avere un relatore italiano. In questa materia, infatti, l'interesse del nostro Paese è troppo grande per non spingere tutti a perseguire l'interesse più generale, dando vita ad una riforma che infonda slancio al settore in un momento in cui la competizione internazionale si fa sempre più serrata. Ringrazio quindi i Presidenti per questa ulteriore occasione e i colleghi che, al di là della presente audizione, hanno portato il loro contributo. Resto a disposizione per eventuali osservazioni.

DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Sono partito con l'aereo delle ore 12 perché questa mattina - ne informo anche il collega relatore - la Confederazione italiana agricoltori mi ha consegnato alcuni emendamenti, che provvederò a presentare. Occorrerà poi valutare su quali si possa essere d'accordo e quali invece rischino di guastare il clima positivo sottolineato dal relatore.
Concordo pienamente con quanto affermato dall'onorevole Castiglione. Abbiamo lavorato insieme in maniera molto intensa anche con la delegazione italiana, che funziona per quanto riguarda l'agricoltura. Le altre devono essere rincorse e rintracciate, mentre questa delegazione dà la sensazione di essere presente, perché ti insegue. Devo riconoscere che abbiamo svolto un lavoro proficuo. Forse, sarebbe opportuno lanciare un appello alle altre delegazioni affinché si muovano allo stesso modo; infatti, spesso, anche su argomenti importantissimi, abbiamo la sensazione di essere lasciati soli. Possiamo difendere gli interessi del nostro Paese, ma non siamo esperti e abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia gli strumenti. Non è la prima volta che parliamo di questo problema, perché esiste da tempo, come tutti quelli che riguardano l'agricoltura.
Abbiamo assistito alle alleanze più strane, come ad esempio quella dei portoghesi con i polacchi, per cui tutto diventa più difficile. Il risultato infelice sugli OGM, che si è verificato rispetto a quanto deciso dall'Assemblea e poi dalla Commissione, ci ha pervaso di tristezza, anche per la mancanza di rispetto mostrata dagli altri Paesi. Forse, sarebbe opportuno che


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il nostro Governo facesse più politica comunitaria; se dovessi stilare una graduatoria della considerazione di cui godono i vari Paesi, l'Italia non rientrerebbe in «zona medaglie». Ho voluto esprimere questa sollecitazione bonaria, positiva e propositiva e vi ringrazio per avermi ascoltato.

PRESIDENTE. Do ora la parola al sottosegretario per le politiche agricole, alimentari e forestali, onorevole Boco.

STEFANO BOCO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor presidente, girerò al ministero competente l'ultima sollecitazione dell'amico e collega Veraldi, perché posso solo rispondere per quanto riguarda le politiche agricole, esprimendo due considerazioni.
La prima è che il Governo, che rappresento in questa audizione, è molto attento a riconoscere il fatto che in questa giornata parlamentare si incontrano due istituzioni - Parlamento italiano e Parlamento europeo nonché, in maniera specifica, il relatore - che hanno lavorato in stretta collaborazione durante l'intero iter. Inoltre, il Governo saluta con grande attenzione i risultati raggiunti e quelli auspicati. Rimane il dato oggettivo di aver svolto un lavoro nello specifico con grande sintonia fra le delegazioni, il Governo e le rappresentanze parlamentari.
La seconda considerazione è che forse il lavoro svolto, del quale tutti ci aspettiamo ulteriori miglioramenti, perché combattiamo e perché l'iter dell'Assemblea è ancora davanti a noi, è anche frutto di queste riunioni e di questi contatti, che auspico vivamente proseguano sempre. Ringrazio quindi i Presidenti delle Commissioni e i parlamentari presenti, perché questo è il modo di affrontare i problemi e quello di far lavorare queste due Assemblee straordinarie, nell'ambito della democrazia interna e in quello della democrazia europea, affinché svolgano un lavoro sempre più proficuo. Ritengo che si fortificheranno sempre di più il richiamo e la logica insiti negli affari europei, collegando sempre più strettamente i nostri lavori. Ecco perché ringrazio nello specifico i presidenti.
Si realizzano obiettivi anche essendo conseguenti. Il Governo esprime grande rispetto nei confronti del vostro lavoro e di questo incontro. I Governi, poi, attuano quello che i Parlamenti mettono in moto. Oggi è il momento in cui queste delegazioni devono incontrarsi e il Governo è qui ad ascoltare e a fare la sua parte, come ha fatto finora, anche se ormai siamo arrivati all'esame dell'Assemblea, per cui si tratta di un passaggio ormai prettamente parlamentare. Sappiamo che da questa avventura dell'OCM vino il rapporto fra Bruxelles, l'Europa intera e il nostro Parlamento uscirà sempre più fortificato.

PRESIDENTE. La ringrazio. Se i colleghi sono d'accordo, chiederei all'onorevole Fiorio di illustrare il documento cui sta lavorando insieme alla Commissione e che vi faremo pervenire, per collegare quanto spiegato dall'onorevole Castiglione alla proposta di documento della Commissione. Abbiamo svolto un lavoro articolato, che è iniziato dal primo documento proveniente da Bruxelles. In questi mesi abbiamo tenuto molte audizioni e compiuto visite significative, che ci hanno permesso di approfondire meglio alcuni dettagli dell'OCM vino. Siamo pervenuti a redigere una bozza di documento finale - in attesa, naturalmente, che la XIV Commissione approvi il proprio atto di indirizzo -, che vi consegneremo.
Do ora la parola all'onorevole Fiorio.

MASSIMO FIORIO. Credo che dalle parole sia dei componenti del Parlamento europeo, sia del presidente della Commissione e del rappresentante del Governo emerga l'intenzione di un dialogo forte e reciproco.
Questa Commissione ha lavorato in vista dell'appuntamento di oggi per giungere alla consegna di un documento quasi definitivo. Ritenevamo importante l'incontro con l'onorevole Castiglione soprattutto


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per conoscere lo stato del dibattito e maggiori dettagli in merito agli emendamenti proposti. Nel frattempo, in seguito a un lavoro intenso di audizioni e di incontri anche sul territorio, abbiamo predisposto un documento.
Credo che, da questo punto di vista, la sintonia con la relazione esposta precedentemente sia forte. Evidentemente la conoscenza della situazione della piattaforma vitivinicola italiana è propria sia della Commissione agricoltura della Camera sia dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo. Insieme si lavora per raggiungere gli stessi obiettivi, innanzitutto promuovendo il settore vitivinicolo italiano e riconoscendone la peculiarità rispetto a uno scenario molto diversificato, non solo a livello mondiale ma anche all'interno dei Paesi europei.
Desidero rapidamente sottolineare i punti su cui ci siamo soffermati, per poi affrontare alcune questioni in modo diretto, eventualmente per modificare ancora la nostra posizione. Rispetto alla prima risposta votata nel febbraio di quest'anno, il documento della Commissione europea è variato, così come, per certi aspetti, il dibattito intorno ad esso. Nella prima parte di discussione, un tema forte era rappresentato dall'estirpazione, ed è importante che da 400.000 si sia giunti a 200.000 ettari di espianto. Riteniamo che questo risultato sia stato raggiunto insieme. Rimane il tema che informa tutta la proposta europea, ovvero quello della necessità di abbassare la produzione di vino e di sostenere il mercato dal punto di vista della promozione. In un mercato ormai cambiato, la sfida globale si vince soltanto sostenendo fortemente il settore, senza sprecare risorse per strumenti che rischiano di non riconoscere la giusta importanza alla qualità italiana.
La mia esposizione avverrà anche per punti didascalici. Nel documento approntato resta ferma la posizione contraria allo zuccheraggio. Questo divieto è per noi un punto fermo, come riportato nel documento. Riteniamo che, qualora la Commissione decidesse di sopprimere questa misura, si comprometterebbe l'intero documento, giacché la sua filosofia ne sarebbe non solo indebolita, ma addirittura stravolta. Diverrebbe infatti insostenibile il divieto all'arricchimento con mosti concentrati, sarebbero dati aiuti a quel tipo di pratica e verrebbero meno risorse in quella direzione. Sosteniamo pertanto la vostra posizione di fermezza a favore di quella misura. Ci interessa poi verificare lo stato dell'arte rispetto agli altri Paesi.
Un altro tema importante è quello delle prestazioni viniche, ossia l'eliminazione dell'aiuto alla distillazione di sottoprodotti, che rischia di rappresentare un costo ambientale altissimo e di reintrodurre in modo fraudolento pratiche non consentite. Nel nostro documento abbiamo espresso forte preoccupazione anche rispetto alla questione delle denominazioni. La proposta di limitare la denominazione all'origine soltanto alle uve rischia di risultare fortemente limitante rispetto al lavoro che questo Paese svolge ormai da lungo tempo a favore della qualità. Riteniamo che le denominazioni debbano non soltanto riferirsi all'origine e alla provenienza delle uve, ma riguardare anche la lavorazione e la trasformazione del prodotto. Consideriamo inoltre controproducente l'indicazione di vitigno e annata sui vini da tavola, perché rischia di generare confusione nel consumatore. Vi è in proposito un forte fraintendimento rispetto agli obiettivi posti, laddove l'indicazione di vitigno e di annata sui vini da tavola non garantisce sicurezza al consumatore. Per quanto riguarda il tema dell'estirpazione, appare opportuno restringere i tempi e quindi i premi collegati, per cui accogliamo con favore la proposta dell'onorevole Castiglione in tale direzione.
Queste sono le impostazioni di massima. Vorrei sottolineare ora la questione dell'envelope, rispetto alla possibilità che i singoli Stati membri abbiano una dotazione di risorse per decidere in autonomia rispetto al proprio Paese. Sottolineiamo l'importanza di questa misura soprattutto sul fronte dell'autonomia e della capacità del singolo Paese di affrontare il settore in


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base alla propria conoscenza e alle proprie peculiarità. Il documento non approfondisce questo punto, tuttavia vorrei confrontare le opinioni per valutare se la distillazione di crisi, ripresa nell'envelope, possa essere una misura limitante rispetto all'obiettivo di fondo, ovvero quello di dotare gli Stati di risorse autonome. La pratica della distillazione non di crisi, ma in generale anche quella facoltativa, rischia di assorbire molte risorse. Condividiamo la direzione della Comunità europea di limitare tali strumenti di mercato. Ci chiediamo se l'introduzione negli Stati membri non sia...

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Non ho parlato di distillazione di crisi, ma ho segnalato come tra le misure dell'envelope nazionale sia stato introdotto il tema della prevenzione della crisi con pratiche agronomiche o colturali che tendono a ridurre il potenziale produttivo. Non abbiamo parlato di distillazione di crisi, quindi condividiamo...

MASSIMO FIORIO. Allora bene, da questo punto di vista. Tale tema è emerso nelle audizioni, in cui è stato segnalato come gli Stati possano continuare questa pratica attraverso l'envelope.
Riteniamo corretto un passaggio graduale, perché uno d'emblée rischierebbe di provocare gravi ripercussioni nel settore. Bisognerebbe altresì cadenzare nel tempo le risorse disponibili rispetto alla proposta di uscita graduale e stabilire anche la dotazione dell'entità delle risorse per ogni misura nel corso degli anni, in modo da calibrare le politiche del settore.
Per quanto riguarda le estirpazioni, chiedo se sia valutabile l'opzione di indicare dei tempi, nel senso di vincolare per anni terreni oggetto di estirpazioni, per cui, come è previsto dopo il 2013, non siano reintrodotte le vigne in quei terreni. In caso contrario, questa misura rischia di essere un costo per la comunità. Vorrei sapere se riteniate opportuno inserire tale elemento.
Infine, ritengo necessaria, fuori dal documento italiano e da quello di questa Commissione, una riflessione sul punto di caduta rispetto alle posizioni degli altri Paesi, soprattutto in relazione a quella favorevole al mantenimento dello zuccheraggio. Non è un mistero che permanga la contrarietà della maggior parte dei Paesi, e l'Italia sta giustamente combattendo una battaglia difficile con pochi altri Paesi. La preoccupazione diffusa tra tutti gli auditi era quella di individuare il punto di caduta, qualora lo zuccheraggio fosse mantenuto. In questo documento proponiamo la revisione totale della riforma, ma ci chiediamo quanto sia verosimile ridiscutere tutto, soprattutto considerando come uno dei più forti sostenitori del mantenimento dello zuccheraggio sia la Germania. Fino a prova contraria, questo Paese rappresenta per l'Italia uno sbocco di mercato importante, se non fondamentale. È necessario quindi capire quali atteggiamenti tenere con i Paesi contrari a questa misura, affinché non si rivelino più negativi dell'eventuale danno causato dal mantenimento dello zuccheraggio. Si tratta di un tema di dibattito politico che non credo possa lasciarci indifferenti, al di là della posizione assunta da questa Commissione a sostegno dell'abolizione di tale misura.

PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

TERESIO DELFINO. Signor presidente, mi associo naturalmente al ringraziamento agli onorevoli parlamentari europei presenti, sottolineando il lavoro da loro svolto e la necessità di questo ulteriore confronto. Come giustamente è stato rilevato, sicuramente in questa fase il percorso compiuto, il documento redatto dal collega Fiorio e il lavoro a livello europeo sono andati incontro alle esigenze del sistema vitivinicolo italiano. Condividiamo, pertanto, questa valutazione.


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Il nostro gruppo - i miei colleghi sicuramente potranno integrare le mie valutazioni, visto che si tratterranno più a lungo di me - si riconosce nel documento illustrato dal relatore. Vorrei soprattutto sottolineare come l'incipit di questo documento sia fortemente condiviso nella misura prima, laddove si afferma che attorno alla questione dello zuccheraggio ruotano moltissime delle questioni poste che dovrebbero eventualmente essere riviste, giacché potrebbe determinarsi una forte penalizzazione per il nostro Paese.
Anche in relazione al dibattito e al recepimento dello stesso da parte di questo documento, desidero sottolineare un aspetto. Giustamente, al punto 8 si stabilisce di «eliminare le limitazioni quantitative alla facoltà degli Stati membri di escludere l'ammissibilità all'estirpazione per ragioni di carattere sociale o di tutela dell'ambiente e del territorio». Avevo già richiamato in altri interventi tale questione. Sarebbe infatti opportuno dare nel documento un segnale esplicito ancora più alto, relativamente anche al regime dei diritti di impianti per queste aree, che avevamo definito di «viticoltura eroica», prevedendo che i diritti assegnati alla riserva nazionale o alle riserve regionali possano esprimere un atteggiamento premiale per queste realtà, che tuteli un dato non solo culturale ma anche ambientale. Allo stesso modo, ciò vale per le misure e le risorse di sostegno, poiché non credo che di qui al 2013 non proseguirà la riqualificazione del vigneto Italia e di quello europeo. Al di là del processo di estirpazione, che abbiamo contenuto almeno come proposta, si rivela infatti necessaria la riqualificazione del vigneto, soprattutto nelle aree in cui si è ancora lontani da un rapporto soddisfacente tra tipi di vino. Solleciteremo quindi che in questo caso la riqualificazione del vigneto sia sostenuta nell'ambito dell'envelope nazionale, anche se questa misura non è prevista. Tuttavia, le parole «misure di sostegno alla ricerca e allo sviluppo» possono essere interpretate in senso lato, in modo tale da favorire la riqualificazione del vigneto Italia in tutte le...

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Membro della Commissione per l'agricoltura e la sviluppo rurale del Parlamento europeo. Oltre a quello che abbiamo introdotto e di cui ho parlato (ricerca e sviluppo, miglioramento della qualità del vino), il capitolo principale della Commissione è quello della ristrutturazione e riconversione dei vigneti.

TERESIO DELFINO. Sì, appunto. Stavo suggerendo, però, di destinare queste risorse in particolare alle aree che lamentano un ritardo in questa qualificazione e in questo sviluppo.
Per il resto, a me pare che lo sforzo di sintesi compiuto sia assolutamente positivo rispetto alle esigenze del nostro comparto vitivinicolo nazionale.

MASSIMO SAVERIO ENNIO FUNDARÒ. Desidero solamente informare l'onorevole Castiglione - in quanto siciliano, forse ne sarà già a conoscenza - che la Commissione, nell'ambito di un'indagine conoscitiva sul settore vitivinicolo nazionale, oltre a visitare aziende in Emilia-Romagna e a recarsi ad Anagni per quanto riguarda i distillatori, ha effettuato anche una visita nella provincia di Trapani, la provincia più vitata d'Europa, con 70.000 ettari di vigneto.
Poiché ci siamo resi conto della situazione del mondo vitivinicolo trapanese, siciliano e in generale del sud, le vorrei consegnare il documento unitario proposto nell'ambito di quella visita da tutti gli operatori del settore (organizzazioni agricole e cantine sociali, ad esempio) in merito all'OCM vino, che potrebbe essere un utile contributo anche ai fini della relazione che dovrà svolgere nell'ambito di questa contrattazione europea, di cui è protagonista.

ARNOLD CASSOLA. Formulo una domanda da non intenditore, visto che sono


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ignorante in materia. Mi ha colpito che l'onorevole Fiorio abbia espresso, riguardo ai vini da tavola, la contrarietà sull'indicazione dell'annata e del vitigno. Mi chiedo, infatti, come questo si concili con il fatto che, a tutela del consumatore, chiediamo sempre l'etichettatura, la tracciabilità e l'indicazione specifica degli ingredienti. L'inserimento di queste indicazioni anche sulle etichette dei vini da tavola mi appare come una tutela del consumatore.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Vorrei complimentarmi, innanzitutto, con l'onorevole Castiglione, non soltanto per la relazione, ma soprattutto per il faticoso e difficile lavoro che svolge da almeno un anno e che lo sta portando a viaggiare in Italia e negli altri Paesi europei per individuare una sintesi in considerazione dell'interesse generale, quindi una proposta condivisa fortemente rispondente alle esigenze del sistema vitivinicolo italiano.
Questa Commissione ha svolto un buon lavoro, del quale ringrazio tutti i colleghi, in particolare il collega Fiorio e il presidente Lion. Al termine della tabella di marcia che si è imposta e nel documento elaborato, che di qui a qualche ora diventerà quello unitario e ufficiale, la Commissione ha voluto ancora una volta dimostrare come, su questioni così importanti, la politica sappia trovare forti soluzioni condivise, che superano piccoli interessi di parte e anche quelli di natura provinciale o regionale, legittimi ma non totalizzanti, riuscendo comunque a elaborare un progetto forte.
Nel sostenere anche la proposta dell'onorevole Castiglione, pur nella totale condivisione, nutro una piccola preoccupazione, derivante dal fatto che oggi vengano coinvolti su questi temi interessi contrastanti di altri Paesi e che la tematica dell'OCM vitivinicolo rientri in una trattativa ancora più vasta. Non possiamo né dobbiamo dormire tranquilli, ma restiamo in trepida attesa; non ci resta allora che attivare, ognuno per le proprie capacità, i nostri canali, motivando maggiormente i nostri gruppi parlamentari nell'Unione europea e soprattutto invitando il Governo, e in particolare il sottosegretario Boco, a mantenere una posizione forte e coerente. Nella sollecitazione del collega parlamentare europeo a una maggiore partecipazione e a un maggiore interesse del Governo nazionale nelle politiche comunitarie ho colto anche questa preoccupazione, specialmente in un momento in cui, come segnalato dalla cronaca, il nostro Governo e il sistema Italia, nella trattativa comunitaria riguardante i seggi al Parlamento europeo, sembrano soccombere in modo incomprensibile.

DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Centoquaranta contro tutti, hanno votato la settimana scorsa.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Questo la dice lunga sul funzionamento di certe dinamiche e sull'attuale sofferenza del sistema Italia.
La inviterei personalmente, presidente, a farsi carico dell'eventuale consegna dei documenti acquisiti durante le audizioni e le visite effettuate dalla Commissione sul territorio nazionale, in particolare in Sicilia. Ritengo infatti formalmente più compiuto il fatto che questi documenti non giungano attraverso un singolo parlamentare, giacché tutta la Commissione ha audito alcuni soggetti e raccolto i documenti. Riterrei dunque più opportuno, dal punto di vista non solo formale, ma anche sostanziale, per dare maggiore compiutezza all'azione politica, che i documenti fossero da lei sottoposti all'attenzione dell'onorevole Castiglione, affinché ne tragga utili spunti.

PRESIDENTE. Mi farò carico dell'esigenza da lei segnalata, onorevole Marinello.

CLAUDIO MADERLONI. Signor presidente, ringrazio gli europarlamentari, soprattutto


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quelli presenti, ma anche quelli che stanno concorrendo insieme a loro alla risoluzione di questo importante problema.
Vorrei sottolineare che l'unità raggiunta in Europa si ritrova anche in questa sede, nel documento predisposto dall'onorevole Fiorio, sul quale concorda l'intera Commissione, dopo le tante ore di audizioni svolte. In merito a quanto affermato sulla questione della Sicilia, ho anch'io fatto parte della delegazione e quindi rilevo l'unità non solo della Commissione, ma anche dei produttori e del mondo vitivinicolo sul territorio. Tutto contribuisce all'unità.
Concordo profondamente con le indicazioni fornite, ma desidero rivolgere una domanda per capire meglio la posizione degli altri Paesi dell'Unione, per individuare dove si rilevino le maggiori resistenze e per stabilire come sviluppare un'azione congiunta, questione generale che interessa non solo il Governo ma tutti noi. Certo, il Governo avrebbe dovuto fare la sua parte, ma ritengo che il segnale proveniente dalla Commissione agricoltura e della Commissione per le politiche comunitarie sostenga la posizione dei nostri parlamentari europei. Vorrei quindi conoscere le posizioni dei vari Stati europei.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor presidente, non entro nel merito della condivisione del documento, già espressa per il mio gruppo dal collega Delfino.
Tra le diverse audizioni svolte da questa Commissione, vorrei soffermarmi in particolare sull'indagine condotta nella zona del trapanese. Nel confronto con gli imprenditori, con gli agricoltori e con tutto il mondo della viniviticoltura, abbiamo rilevato grande speranza e grande attesa. Conosco l'onorevole Castiglione, con il quale ho avuto contatti quando era assessore all'agricoltura della regione Sicilia, e che quindi è esperto della situazione; con il collega Veraldi ho combattuto battaglie di questo tipo durante la comune esperienza in Senato.
Questa partita non può essere assolutamente giocata in modo normale, perché rappresenta un'occasione straordinaria per la viniviticoltura e per quanto essa rappresenta in Italia. Non è necessario ribadire il vostro evidente impegno, ma non si può tralasciare alcun aspetto. Su questo tema il Governo non deve barattare né cedere su nulla. Questa è la battaglia, e la condivisa risoluzione che abbiamo approvato all'unanimità serve ad infondere forza al Governo e a condurre una grande battaglia in sede comunitaria. Non devono esserci né «sé», né «ma»; deve essere ribadita l'univoca volontà del Parlamento italiano, del Governo e dell'opposizione, affinché questo risultato possa essere raggiunto non da noi, ma dal mondo vitivinicolo.

ANTONIO RAZZI. Signor presidente, ringrazio per la loro presenza i parlamentari europei e il rappresentante del Governo.
Poiché ci occupiamo di qualità e di vino italiano, vorrei porre una domanda specifica. In varie cantine sociali italiane, che esistono da 40 anni, si rileva la necessità di cambiare o ristrutturare molte vasche. Molti si chiedono a chi inoltrare la domanda, se allo Stato italiano, al Parlamento europeo o alla regione. Tutti fingono di non saperlo. Chiedo quindi al Governo o al Parlamento europeo di aiutare queste cantine sociali che producono da 40 anni e che hanno bisogno di cambiare le vasche, per evitare il rischio che si produca vino avvelenato, come accaduto anni fa.

FRANCA BIMBI, Presidente della XIV Commissione. Anche io desidero congratularmi con l'onorevole Castiglione e con l'onorevole Veraldi, ma anche con i colleghi che non sono presenti e con i quali abbiamo seguito questo ottimo risultato. Il lavoro congiunto delle due Commissioni e quello delle due Commissioni con gli europarlamentari dovrebbe essere un modello. Molte delle difficoltà nella nostra azione in Europa dipendono dal fatto che


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si segue poco questo modello, anche perché al Parlamento italiano mancano alcuni strumenti in tal senso.
Nonostante il buon lavoro compiuto nella precedente legislatura, con la riforma della legge n. 11 del 2005, mancano alcuni strumenti di fondo. Vorrei innanzitutto indicare cosa serve per produrre un'azione efficace nei confronti di Commissione, Consiglio, Governo, posto che non possiamo parlare direttamente, ma attraverso l'esecutivo. Serve un'azione precoce, coordinata e realistica. Azione precoce significa avvalersi di strumenti per intervenire - come avviene ora, grazie all'aiuto dei colleghi europarlamentari - nella fase di formazione della decisione. Altrimenti, anche il nostro consistente lavoro sull'attuazione delle normative comunitarie sarebbe pressoché inutile. Questa è la fase giusta. Non servono proclami, bensì attenzione alle buone pratiche.
Per quanto concerne, ad esempio, la questione dei seggi, essa non è ancora risolta, perché in realtà il voto è stato espresso in relazione a un trattato non ancora votato. Quindi, la partita è aperta. Oggi, al Senato, si discute una mozione di cui è primo firmatario Vegas, ma che è stata firmata anche dal presidente della XIV Commissione, Manzella, con cui ieri ho partecipato ad una riunione, a Lisbona. In questo caso, manca l'alleanza con altri Paesi, che sarebbe invece cruciale e positiva. Questa mattina, dunque, la XIV Commissione ha avviato un'indagine conoscitiva, finalizzata ad un miglioramento della legge n. 11 del 2005 (ovvero al miglioramento degli strumenti in possesso della Camera per incidere prevalentemente nella fase ascendente), con l'audizione di Lord Grenfell, presidente dell'omologa Commissione della Camera dei Lords. Pur essendo euroscettico, egli può svolgere con la sua Commissione un'azione ottimale: infatti, riceve i documenti entro due giorni dall'uscita, a cui il Governo risponde in dieci giorni. Si tratta di strumenti che ancora non abbiamo. Chiederemo dunque a tutte le Commissioni di avvalersi di questa esperienza privilegiata, non tanto per l'incidenza del tema (potrei stilare una lista di temi prioritari su cui arriviamo costantemente in ritardo), quanto per l'estrema sensibilità e attenzione e per il lavoro con gli altri.
Se nell'Europa a 27 non ricostruiremo il sistema di alleanze sui temi della conduzione dell'Europa, ci troveremo, forse, a rilasciare dichiarazioni come quelle di questa mattina dell'onorevole Marinello, del Ministro degli esteri e del Ministro per le politiche europee, senza avere però molti strumenti. Sollecitiamo quindi tutti i gruppi parlamentari italiani, di qualsiasi tendenza politica, a sviluppare rapporti molto consolidati su alcuni punti per noi di interesse strategico con i colleghi degli stessi schieramenti nei diversi Paesi. Il mio non è un richiamo lobbistico, ma di metodologia.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai nostri ospiti per la replica.

DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Sono stato nominato relatore anche in materia di imprenditoria giovanile agricola, argomento che ha suscitato grandissimo interesse. I giovani associati di tutti i Paesi stanno organizzando un convegno a Lubiana, alla fine del mese, e mi hanno invitato a partecipare. Prima o poi parleremo di questo.
Le penalizzazioni sul campo vitivinicolo sono rilevanti. Questa legge coinvolge tutti. La preoccupazione è rivolta all'ambiente, all'economia, laddove in seguito all'estirpazione sulle colline del Chianti potremmo piantare addirittura il mais. Un'altra contraddizione consiste, al contempo, nel realizzare una legge per incentivare e per avvicinare i giovani all'agricoltura, forse per piantare barbabietole.
È difficile trovare un accordo. Sono stato senatore per 10 anni e so come sia difficile mettersi d'accordo sulle nostre piccole zone e sulle piccole politiche di bottega. Ancora più arduo si rivela quando i problemi investono 27 Paesi. In Italia, ad


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esempio, sosteniamo che la vodka si possa ottenere con le vinacce, mentre i Paesi storicamente produttori ribattono dicendo di averla sempre prodotta con i cereali, il mais, la barbabietola. Pertanto, se noi italiani non eliminiamo l'ipotesi di farla produrre con le vinacce, quei Paesi si schiereranno a favore dello zuccheraggio.
Questi sono i problemi con i quali ci si scontra. Riconosco, tuttavia, che stiamo realizzando qualcosa di straordinario, approfittando della pazienza e della capacità del nostro relatore, per ridurre al minimo gli aspetti negativi. Ho preso visione del vostro straordinario documento, ma anche voi, come pure il nostro Governo, dovete aiutarci a realizzarlo. Noi ce la mettiamo tutta. Gli emendamenti sono pronti, su questo ci siamo battuti e ci stiamo battendo. Concludo ribadendo la sollecitazione al Governo ad intervenire presso altri Governi e a definire una proposta comune.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Ritengo che questa ulteriore occasione sia stata molto proficua. Ringrazio tutti per gli interventi e soprattutto per il documento offerto alla mia valutazione. Molti punti sono ampiamente ripresi, e ciò significa che in questi anni è stato svolto un certo lavoro.
La riforma dell'OCM vino è nata nel 2004, quando la Commissione europea incaricò i migliori accademici di fornire una serie di dati e di informazioni. Da quel momento, si sono succeduti incontri fino alla prima proposta, alla risoluzione del Parlamento europeo e infine alla proposta legislativa. Si è trattato quindi di un lavoro molto intenso. Ognuno di noi ha fatto tesoro delle esperienze maturate nelle aule parlamentari, ma anche fuori di esse. Le audizioni da voi svolte sono state tenute anche in sede europea. Se la FEDERDOC è stata audita in Italia, la CNAOC ha parlato in Commissione europea. Abbiamo svolto un lavoro importante e non è casuale la convergenza ottenuta su molti punti.
Avere un relatore italiano è importante. Concordo con la presidente Bimbi nell'affermare che oggi abbiamo un'opportunità e che dobbiamo individuare il modo migliore per raccordarci. Se il relatore fosse tedesco, infatti, avremmo non solo la proposta della Commissione, ma anche un'ulteriore proposta di relazione. Detto in maniera franca, sarà il Consiglio europeo a decidere, non il Parlamento europeo. Tuttavia, è chiaro che in questa occasione il Consiglio europeo, con la Presidenza portoghese, mira a chiudere la questione entro dicembre - ovvero prima della scadenza del semestre di Presidenza - e ha invitato a un Consiglio informale - evento mai accaduto prima - il presidente della Commissione agricoltura e il relatore sulla riforma dell'OCM. Questo significa che nella proposta abbiamo acquisito autorevolezza. Tale autorevolezza deriva anche dal fatto di avere elementi di supporto, laddove abbiamo ascoltato tanto e compiuto una sintesi che rappresenta non soltanto la realtà italiana - ringrazio i colleghi siciliani, però è chiaro che non stiamo discutendo la riforma del mercato del vino siciliana, né quella nazionale -, ma soprattutto la realtà europea. Il mercato del vino europeo ha problemi di competitività non solo sul mercato interno, ma anche sui mercati internazionali, giacché i nostri competitori oggi sono il Sudafrica, l'Australia ed altri modelli produttivi. Stiamo realizzando una riforma per rispondere a una competizione non solo interna, ma anche internazionale. A nessuno sfugge, infatti, come le importazioni dai Paesi terzi aumentino in misura più significativa rispetto alle esportazioni, che pure negli ultimi anni hanno avuto un incremento nel nostro Paese.
Dallo studio condotto in Commissione agricoltura emerge che i giovani inglesi conoscono molto di più il vino australiano che quello europeo. Alcuni temi riguardano quindi la competizione internazionale e la riforma nasce per questo, ovvero per infondere slancio al settore, per ribadire,


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come segnalavo all'inizio, che siamo i primi produttori, consumatori, esportatori, importatori. Tuttavia, oggi la competizione internazionale ci impone di modificare alcune regole. Se riusciremo ad avanzare una proposta valida, in quanto formulata sulla base di indagini sul territorio, il Consiglio non potrà discostarsi da essa, assumendo decisioni contrapposte alla posizione del Parlamento.
In questa fase, grazie all'attività dei vari gruppi parlamentari, è stata realizzata una collaborazione molto intensa con il Governo nazionale, e quindi con il Consiglio europeo, che svolgerà un ruolo determinante. Si sono svolti Consigli informali, ma anche incontri con il Ministro, con il suo staff, con i collaboratori, con i dirigenti, realizzando una totale collaborazione su una partita estremamente importante sul versante europeo. Condivido l'impostazione della risoluzione che la Commissione vorrà fornire. Rispetto al tema dello zuccheraggio, 22 Paesi su 27, in sede di Consiglio europeo, si dichiarano favorevoli allo zuccheraggio, da loro considerato una pratica tradizionale, storicamente utilizzata. Oggi il relatore italiano si attesta sulla posizione della Commissione, poi inizierà una mediazione, giacché, con 22 Paesi favorevoli, sarà difficile dire «no» allo zuccheraggio. Potremmo formulare un'ipotesi su cui ho riflettuto in questi giorni e che vorrei verificare, ovvero suggerire non un'apertura a tutti gli Stati membri, ma a singole regioni, quindi non estesa, ad esempio, a tutta la Germania, ma soltanto ad alcune sue aree. Si potrebbe concedere una deroga, in modo che in alcune zone resti la pratica dello zuccheraggio. Stiamo approfondendo l'argomento, ma la situazione in Consiglio vede 22 Paesi su 27 favorevoli. Contiamo di tenere in serbo la nostra carta, perché, nel momento in cui si dovesse autorizzare la pratica dello zuccheraggio, l'aiuto al mosto diverrebbe un elemento assolutamente necessario per evitare distorsioni nella concorrenza. Inoltre, personalmente inserirei anche il tema delle prestazioni viniche, che richiede risorse di natura finanziaria.
Per quanto riguarda la nostra opposizione all'indicazione dei vitigni e dell'annata sui vini da tavola, ribadisco che siamo a favore dell'etichettatura. Tuttavia, il suo inserimento in un qualsiasi vino da tavola genererebbe una gravissima confusione nel consumatore. Non abbiamo inoltre gli strumenti per poter verificare la rispondenza tra il contenuto e l'etichetta, per cui si svilirebbe il valore commerciale delle nostre denominazioni di origine. Infatti, per noi il punto fondamentale è quello della qualificazione delle produzioni. A un mercato sempre più competitivo, alla lingua dei grandi numeri come quella parlata dal vino australiano, rispondiamo con la nostra qualità, con le nostre denominazioni di origine, con le nostre tipicità. L'intera filiera della denominazione di origine - produzione, trasformazione e imbottigliamento - deve essere legata al territorio. Parlando in termini nazionalistici, abbiamo interesse a non individuare il vitigno e l'annata, al contrario di altri Paesi che puntano ad una produzione più massificata rispetto alla produzione di qualità, di cui è forte il nostro Paese.
Per quanto riguarda l'estirpazione, abbiamo diminuito il periodo a tre anni, tuttavia si trattava del tema principale della riunione. Oggi siamo arrivati a una proposta della Commissione che da 400.000 ettari fa scendere l'estirpazione del vigneto Europa a 200.000 ettari. Oltre alla superficie, vanno considerate però anche l'adesione volontaria dell'imprenditore e la tutela ambientale, che impedisce di adottare tale misura in alcune aree.
Ieri, nella riunione del Consiglio dei Ministri dell'agricoltura, si è stabilito che il massimo che si può raggiungere non è più il 10 per cento, ma l'8 per cento dell'area vitata in un singolo Paese. Ritengo quindi che gli strumenti messi in campo siano sufficienti per fugare le preoccupazioni emerse nella fase della prima proposta della Commissione.


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Valuteremo certamente il documento predisposto nel trapanese.
La ristrutturazione e la riconversione costituiscono misure inserite nell'envelope nazionale, ma dipende dai singoli Stati membri come attuarle nell'ambito del sostegno nazionale. Presenteremo una proposta, su cui andremo avanti sino al voto in Commissione e poi in Parlamento europeo, che consideri gran parte delle posizioni espresse.
Vi ringrazio ancora, perché il lavoro realizzato insieme serve al Parlamento europeo, ma soprattutto servirà al nostro Governo in sede di contrapposizione politica per rappresentarci presso il Consiglio europeo, che dovrà dare il via libera alla riforma dell'OCM vino, assolutamente necessaria per la competitività del sistema vitivinicolo europeo.

PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,15.