I Commissione - Resoconto di giovedì 6 luglio 2006


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SEDE REFERENTE

Giovedì 6 luglio 2006. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE, indi del vicepresidente Karl ZELLER. - Intervengono i sottosegretari di Stato per i rapporti con il Parlamento Giampaolo D'Andrea e per l'interno Alessandro Pajno.

La seduta comincia alle 14.25.

D.L. 181/2006: Riordino delle attribuzioni dei Ministeri.
C. 1287 Governo, approvato dal Senato.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Marco BOATO (Verdi), relatore, osserva che il decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, nel testo ampiamente modificato e integrato nel corso dell'esame al Senato, modifica per più aspetti l'organizzazione del Governo stabilita dal decreto legislativo n. 300 del 1999, e successive modificazioni, innanzitutto incidendo sull'articolazione in Ministeri, il cui numero risulta innalzato da quattordici a diciotto, sottolineando al riguardo che il numero dei Ministri va ovviamente integrato con quello dei Ministri senza portafoglio, le cui strutture sono incardinate presso la Presidenza del Consiglio. Le modifiche attengono altresì al riparto di competenze tra i Ministeri, e tra la Presidenza del Consiglio ed i Ministeri stessi, con un significativo passaggio di competenze in favore della Presidenza del Consiglio, pur accompagnato da alcune riattribuzioni di competenze da questa a singoli ministeri. La redistribuzione delle competenze in parte è conseguenziale alla scelta stessa di creare nuovi ministeri, in parte appare innovativa anche per altri profili, rispetto al quadro delineato dalla riforma del 1999, come modificata già all'inizio della XIV legislatura dal decreto-legge n. 217 del 2001. In particolare vengono istituiti il Ministero dello sviluppo economico, che sostituisce il Ministero delle attività produttive, ed il Ministero del commercio internazionale, al quale sono assegnate le funzioni in materia di commercio con


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l'estero, in precedenza attribuite al Ministero delle attività produttive; vengono nuovamente distinte le competenze in materia di infrastrutture e di trasporti, con la creazione di due distinti Ministeri, in sostituzione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; al neoistituito Ministero della solidarietà sociale sono attribuite le funzioni intestate al Ministero del lavoro e delle politiche sociali in materia di politiche sociali, di lavoratori extracomunitari, nonché quelle concernenti le politiche antidroga e il Servizio civile nazionale, oggi attribuite alla Presidenza del Consiglio; le funzioni in materia di istruzione, università e ricerca sono ripartite tra Ministero della pubblica istruzione e Ministero dell'università e della ricerca.
Ulteriori aspetti della redistribuzione di funzioni tra Ministeri o tra Ministeri e Presidenza del Consiglio non determinano la creazione di nuovi Ministeri. Tra questi rileva in particolare: l'attribuzione di nuove competenze al Ministero delle politiche agricole e forestali, tra cui quelle sui generi alimentari trasformati industrialmente, già del Ministero delle attività produttive: conseguentemente, il Ministero è ridenominato Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali; il trasferimento al Ministero dello sviluppo economico delle funzioni in materia di politiche di coesione, originariamente proprie del Ministero dell'economia, attribuite al Presidente del Consiglio dei ministri - o ad un ministro da lui delegato - dal decreto-legge n. 63 del 2005; il trasferimento al Ministero degli affari esteri delle funzioni in materia di politiche per gli italiani nel mondo, già attribuite alla Presidenza del Consiglio; l'attribuzione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri delle competenze in materia di sport; indirizzo e coordinamento in materia di politiche giovanili; indirizzo e coordinamento in materia di politiche per la famiglia, nonché interventi per il sostegno alla famiglia; vigilanza sull'Agenzia dei segretari comunali e provinciali, che si occupa del relativo albo, nonché sulla Scuola superiore per la formazione e la specializzazione dei dirigenti della pubblica amministrazione locale; iniziativa legislativa in materia di allocazione delle funzioni fondamentali di comuni, province e città metropolitane di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione; promozione e coordinamento relativamente all'attuazione dell'articolo 118, primo e secondo comma, della Costituzione, i quali definiscono i criteri per l'attribuzione delle competenze amministrative ai diversi livelli territoriali di governo, in particolare in base al principio di sussidiarietà. Mentre le prime tre aree di competenza sono attualmente proprie del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le successive afferiscono ad un ambito di intervento, gli enti locali, prevalentemente riconducibile al Ministero dell'interno.
Con specifico riferimento alla materia del turismo, le relative funzioni, che nel testo originario del decreto-legge in esame venivano trasferite al Ministero per i beni e le attività culturali dal Ministero delle attività produttive, risultano nel testo modificato dal Senato attribuite alla Presidenza del Consiglio dei ministri, mentre si dispone comunque il trasferimento al Ministero per i beni e le attività culturali delle dotazioni finanziarie, strumentali e di personale della attuale Direzione del turismo; si prefigura contestualmente l'istituzione presso il Ministero per i beni e le attività culturali di una nuova struttura per il turismo, della quale si avvale il Presidente del Consiglio per lo svolgimento delle relative funzioni.
Alla Presidenza del Consiglio è altresì trasferita la segreteria del Comitato interministeriale per la programmazione economica, nonché alcune funzioni relative alle pari opportunità in materia di lavoro nell'attività di impresa, attualmente del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Ulteriori dettagliate disposizioni disciplinano l'adeguamento degli assetti organizzativi e del personale alle disposizioni recate dal decreto, mirando in particolare a garantire in tale processo l'invarianza dell'onere finanziario. Appare significativo, tra gli altri, il comma 25-ter, che prevede


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la sottoposizione a parere delle Commissioni parlamentari di tutti gli schemi di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, attuativi del riordino previsto dal decreto-legge.
Tra le ulteriori disposizioni recate dal provvedimento, segnala quelle che riguardano l'organizzazione ed il personale dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio, in particolare con la revisione della disciplina del personale degli uffici di diretta collaborazione, di cui ai commi 24-bis e 24-ter essendo previsto, tra l'altro, che tutte le assegnazioni di personale a tali uffici, compresi gli incarichi anche di livello dirigenziale e le consulenze e i contratti, anche a termine, cessano automaticamente se non confermati entro trenta giorni dal giuramento del nuovo Ministro; la disciplina sull'assegnazione del personale destinato alle segreterie dei viceministri; i consorzi agrari, che il comma 9-bis riconduce alla disciplina generale delle società cooperative, intervenendo altresì sulle gestioni commissariali in corso: in particolare, si prevede la riduzione del numero, da tre a uno, dei commissari liquidatori per i consorzi in liquidazione coatta amministrativa e la chiusura della procedura entro il termine del 31 dicembre 2007, nonché alla cessazione dei commissari in carica e la ricostituzione degli organi statutari per gli altri concorsi in gestione commissariale. Inoltre il comma 19-quinquies prevede l'emanazione di un regolamento di delegificazione allo scopo di ridefinire, senza oneri per il bilancio dello Stato, i compiti della Commissione per le adozioni internazionali, la sua composizione e la permanenza in carica dei suoi componenti; i direttori generali delle aziende sanitarie locali. Il comma 24-novies esclude che l'espletamento del mandato di deputato, senatore o consigliere regionale possa essere equiparato agli altri titoli necessari per l'accesso alla carica di direttore generale delle aziende stesse, capovolgendo così l'attuale situazione. Auspica che su questo punto possa registrarsi una sostanziale condivisione in quanto l'obiettivo di questa disposizione è quello di modificare una precedente norma sulla quale si sono espressi criticamente anche numerosi esponenti dell'opposizione.
I commi 2, 3 e 4 inseriti nel corso dell'esame al Senato nell'articolo 1 del disegno di legge di conversione recano, infine, una delega al Governo finalizzata all'adozione di uno o più decreti legislativi per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri con le disposizioni del decreto-legge in esame. Il termine per l'esercizio della delega è indicato in ventiquattro mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione. Ritiene che su questo specifico punto si possa trovare una generale condivisione sull'opportunità di individuare uno strumento, anche di indirizzo, per fare in modo che l'esercizio della delega sia subordinato alla presentazione ed all'approvazione di una specifica iniziativa legislativa.

Jole SANTELLI (FI) osserva che l'esame del decreto-legge in titolo porta all'attenzione della Commissione una serie di anomalie che si sono manifestate in occasione della formazione dell'attuale Governo. Osserva inoltre che mentre il programma elettorale dell'Unione prevedeva una riduzione del numero dei ministri, l'attuale compagine governativa si caratterizza per essere la più numerosa della storia repubblicana.
Con riferimento al contenuto del decreto-legge, rileva come esso sia privo di copertura finanziaria, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, degli oneri che esso comporta, stimabili complessivamente in oltre 11 milioni di euro. Ritiene inoltre che esso violi l'articolo 97 della Costituzione in materia di buon andamento della pubblica amministrazione. Ricorda, in proposito, che nella scorsa legislatura il Governo Berlusconi mantenne sostanzialmente inalterata l'articolazione dei Ministeri stabilita dalla «riforma Bassanini», che venne giudicata sostanzialmente condivisibile, alla quale derogò solo in minima parte, per ciò subendo le critiche dell'opposizione di allora. Rileva che l'attuale


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ripartizione di competenze tra i Ministeri creerà numerosi problemi di interferenze e di conflitti, come già è emerso nel corso delle audizioni che si sono svolte presso questa Commissione, con riferimento al riparto di alcune competenze tra i Ministri dell'interno e degli Affari regionali e locali. Ulteriori problemi saranno causati dalla necessaria redistribuzione del personale presso i vari dicasteri, anche alla luce della diversità di trattamento economico di cui ora beneficiano i dipendenti pubblici e che avrebbe reso opportuna una previa consultazione con le organizzazioni sindacali. Con riferimento alla concreta ripartizione delle competenze, esprime il proprio orientamento contrario all'accorpamento delle funzioni dell'innovazione tecnologica con quelle della funzione pubblica, ritenendo che ciò rappresenti un sostanziale passo indietro in quanto la materia dell'innovazione tecnologica non può essere affrontata solo in funzione della pubblica amministrazione. Ribadisce di non comprendere il senso delle modalità previste per la ripartizione di funzioni tra il Ministero dell'interno e quello degli Affari regionali e locali. Critica inoltre l'eccessivo numero di vice ministri istituito presso il Ministero degli affari esteri, nonché la complessiva ripartizione delle politiche di lotta alla droga, di immigrazione e di solidarietà sociale. Ritiene che lo scorporo delle competenze in materia di lavoro e di solidarietà sociale costituisca una violazione dell'Accordo di Lisbona. Esprime poi un giudizio negativo sulla ripartizione delle funzioni in materia economica, rilevando come mediante la nomina dei vice ministri si sia di fatto nuovamente istituito in modo surrettizio un vero e proprio dicastero delle finanze ed il Ministro dell'economia sia stato ridotto a un mero portavoce del Governo italiano in sede comunitaria.
Conclude ricordando come alcuni esponenti dell'attuale Governo abbiano espresso una posizione critica sulla ripartizione delle competenze operata dal decreto-legge in esame. In particolare rileva che il ministro Di Pietro ha affermato che questo decreto-legge ha stravolto la «riforma Bassanini» e che anche il ministro Rutelli ha rilevato la incoerenza nella ripartizione delle funzioni tra i diversi ministeri.
Si sofferma quindi sulla disposizione introdotta nel corso dell'esame presso il Senato all'articolo 1 del disegno di legge di conversione, che attribuisce una delega al Governo finalizzata all'adozione di uno o più decreti legislativi per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri con le disposizioni del decreto-legge in esame, sottolineandone la non conformità a quanto previsto dalla legislazione vigente in materia di decretazione d'urgenza.

Italo BOCCHINO (AN) esprime preliminarmente un giudizio negativo sul decreto-legge in esame sia per ragioni di merito che per ragioni di metodo.
Ricorda che quando, nella scorsa legislatura, il Governo Berlusconi aumentò, per mere ragioni di natura politico-istituzionale relative alla funzionalità delle strutture di governo, di due unità il numero dei ministeri, da parte dell'allora opposizione, della quale molti rappresentanti sono presenti alla seduta in corso, espressero critiche aspre su quel provvedimento. Sottolinea che se quella attuata dal decreto-legge n. 217 del 2001 fu solo una limitata deroga rispetto ai contenuti della «riforma Bassanini», quella messa in atto dall'attuale Governo rappresenta un vero e proprio stravolgimento di quei principi, cui è stato dato luogo solo per soddisfare la richiesta di incarichi formulata dalle varie componenti politiche della maggioranza. Dà in proposito lettura delle dichiarazioni critiche espresse in occasione dell'esame del citato decreto-legge da parte dei deputati Boato, che aveva avanzato riserve di compatibilità costituzionale, Bressa, che aveva sottolineato la «prepotenza istituzionale» del Governo Berlusconi, Soda, che parlava di «cambiamento restauratore», Maccanico, che sottolineava la scorrettezza di procedere all'adozione del decreto-legge prima della concessione della fiducia all'Esecutivo, nonché dei deputati


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Caldarola, Franceschini e Chiti. Stigmatizza infine il fatto che il Presidente del Consiglio Prodi abbia annunciato, in occasione dello scioglimento della riserva e l'accettazione dell'incarico conferitogli dal Capo dello Stato, la nomina di alcuni ministri che tali non erano in quanto il decreto-legge in esame ancora non era stato emanato. Rileva, in conclusione, che il decreto-legge è privo di idonea copertura finanziaria

Giacomo STUCCHI (LNP) condivide le osservazioni svolte dai deputati Bocchino e Santelli, ricordando le critiche che l'attuale maggioranza aveva rivolto al Governo Berlusconi, che si era limitato ad apportare contenute modifiche all'impianto definito dalla «riforma Bassanini» che, nel suo complesso, era stata sostanzialmente condivisa. Ritiene che l'ampliamento eccessivo del numero dei Ministeri previsto dal decreto-legge in esame rappresenti uno stravolgimento di quell'impianto che, oltretutto, impedirà una buona azione di governo. Rileva come questo modo di operare porti discredito all'immagine della politica italiana, come del resto già accaduto nella seduta di ieri dell'Assemblea con la reiezione delle mozioni in tema di costi della politica. Auspica che si apportino modifiche ragionevoli alla composizione dell'esecutivo, anche per non vanificare la strada che era stata seguita negli ultimi anni, e preannuncia la presentazione di specifici emendamenti in materia. Conclude ribadendo che lo stravolgimento della riforma Bassanini produrrà ricadute negative per i cittadini.

Franco RUSSO (RC-SE) dichiara di condividere sostanzialmente il contenuto del decreto-legge in esame, osservando che il riordino delle competenze ministeriali in esso previsto risponde a precise scelte politiche e non già a mere esigenze di distribuzione di incarichi tra i partiti membri della coalizione di governo. In particolare ritiene condivisibile la scelta di sottrarre la competenza in materia di turismo alle logiche economiche in quanto essa rappresenta un segnale positivo a vantaggio della tutela dell'ambiente. Esprime quindi il proprio orientamento favorevole sul trasferimento al Ministero dello sviluppo economico delle funzioni in materia di coesione, osservando come la logica sottesa a questa iniziativa vada individuata nella volontà evitare che lo sviluppo economico produca squilibri eccessivi soprattutto nei confronti dei settori più deboli. Sottolinea al riguardo come tale scelta abbia natura politica, consistente nella volontà di contenere la produzione di effetti negativi prodotti dalle dinamiche delle imprese capitalistiche. Si sofferma poi sulla attribuzione di nuove competenze al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, in particolare quelle sui generi alimentari trasformati industrialmente. Ritiene che il Governo abbia voluto conferire alla produzione agricola il ruolo di motore finalizzato a promuovere lo sviluppo individuale. Infine, con riferimento all'attribuzione in capo al Ministero del commercio internazionale di commercio con l'estero, ritiene che il Governo abbia voluto assecondare il ruolo svolto dalla Unione europea nei mercati internazionali. Dichiara quindi di condividere la scelta di scorporare il Ministero delle infrastrutture da quello dei trasporti in due distinti Ministeri, osservando come l'esperienza della XIV legislatura ne abbia evidenziato l'opportunità, anche alla luce delle situazioni di conflitto di interessi che tale accorpamento rischia di generare. Altrettanto condivisibile ritiene poi la scelta di attribuire al Ministero della solidarietà sociale le funzioni in materia di politiche antidroga ed il Servizio civile nazionale. Ritiene, in sostanza, che quelle del Governo siano state opzioni di natura politica e non legate ad una mera volontà di moltiplicazione degli incarichi, trattandosi in sostanza di una scelta complessiva di riarticolazione dei propri orizzonti politici. Dichiara, tuttavia, di condividere le critiche rivolte dall'opposizione al Governo per l'eccessivo numero di sottosegretari nominati, mentre non ritiene condivisibile la polemica sulla nomina dei viceministri, atteso che la loro istituzione risale alla precedente legislatura.


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Karl ZELLER, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara chiuso l'esame preliminare e avverte che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per le ore 18 di lunedì 10 luglio 2006.

Distacco del comune di Lamon dalla regione Veneto e sua aggregazione alla regione Trentino-Alto Adige.
C. 27 Boato.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Gianclaudio BRESSA (Ulivo), relatore, osserva che la proposta di legge, composta da un solo articolo, dispone che il Comune di Lamon sia distaccato dalla Regione Veneto, nel territorio della quale è attualmente compreso, per essere aggregato alla Regione Trentino-Alto Adige. Il provvedimento mira dichiaratamente ad inserirsi nella procedura prevista dall'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, per il distacco di comuni o province da una regione e la conseguente aggregazione ad altra regione; procedura che, per quanto concerne il comune in oggetto, è già in corso, essendosi svolto, con esito positivo, il referendum popolare previsto dalla citata disposizione costituzionale.
Ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, infatti, «si può, con l'approvazione della maggioranza delle popolazioni della provincia o delle province interessate e del comune o dei comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i consigli regionali, consentire che province e comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione e aggregati ad un'altra». Le disposizioni attuative della norma costituzionale sono recate dal titolo III della legge n. 352 del 1970. Rileva in particolare che su tali disposizioni, e in particolare sull'articolo 42, secondo comma, della stessa legge, ha inciso la sentenza n. 334 del 2004 della Corte costituzionale, nel frattempo sopravvenuta. Secondo la disciplina che ne risulta, la richiesta di referendum deve essere corredata delle deliberazioni dei consigli provinciali o comunali delle province o dei comuni di cui si propone il distacco. Dopo l'eventuale approvazione del referendum, il Ministro dell'interno presenta al Parlamento il disegno di legge di cui all'articolo 132, secondo comma, della Costituzione entro sessanta giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del risultato del referendum.
Per quanto concerne la procedura fin qui seguita per dare corso al distacco del comune di Lamon presso la regione Trentino-Alto Adige, ricorda che la richiesta di referendum è stata formulata con delibera del comune di Lamon n. 6 dell'8 marzo 2005 ed è stata dichiarata legittima con ordinanza dell'Ufficio centrale per il referendum emessa in data 3 maggio 2005. Il referendum è stato dunque indetto con decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 180 del 4 agosto 2005, e si è svolto nella giornata di domenica 30 ottobre 2005. Sottolinea quindi che a tale referendum ha partecipato oltre il 60 per cento della popolazione che, considerato l'alto tasso di emigrazione che registra il comune di Lamon, rappresenta una percentuale elevatissima. Ritiene in sostanza che l'esito del referendum, che ha registrato un risultato plebiscitario a favore del distacco, assuma un rilevante significato politico.
Osserva tuttavia che non risulta ancora presentato alle Camere il disegno di legge di iniziativa governativa previsto dall'articolo 45, quarto comma, della legge n. 352 del 1970, ed è proprio tale inerzia da parte del Governo che indotto il deputato Boato a presentare, in vero già nella scorsa legislatura, la proposta di legge all'esame della Commissione.
Si sofferma quindi sulla particolarità della fattispecie disciplinata dalla proposta di legge in esame, che prevede il distacco di un comune da una regione a statuto ordinario ad una a statuto speciale. Osserva che la dottrina è divisa circa la necessità di utilizzare lo strumento della


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proposta di legge costituzionale ovvero ordinaria, ritenendo opportuno dare luogo ad un ciclo di audizioni di esperti di diritto costituzionale. Nell'auspicare che anche il Governo si pronunci sul punto, sottolinea che comunque l'iniziativa del deputato Boato costituisca uno strumento utile per superare l'inerzia da parte dell'Esecutivo, sia nella scorsa che in questa legislatura.
Soffermandosi sul contenuto del provvedimento in esame, osserva che il comma 1 dell'unico articolo di cui si compone la proposta di legge, oltre a prevedere il passaggio del Comune di Lamon dalla Regione Veneto alla Regione Trentino-Alto Adige, ne precisa l'inclusione nell'ambito della Provincia autonoma di Trento. Il comma 2 reca una delega legislativa al Governo per l'adozione, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, delle misure di modifica o integrazione alle disposizioni legislative vigenti che risultino strettamente consequenziali alla modificazione apportata dal comma 1. Il medesimo comma precisa che, qualora emerga la necessità di modificare disposizioni di attuazione dello Statuto speciale del Trentino-Alto Adige, dovrà applicarsi a tal fine la particolare procedura dettata dall'articolo 107 dello Statuto.

Marco BOATO (Verdi), dopo aver ringraziato la Commissione per avere iniziato l'esame della proposta di legge in titolo, sottolinea la grave inadempienza da parte del Governo, in questa come nella passata legislatura, che non ha ancora presentato il prescritto disegno di legge.

Karl ZELLER, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.35.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Giovedì 6 luglio 2006.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.10 alle 16.20.

ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 17 del 4 luglio 2006, a pagina 6, seconda colonna, alla riga 15, deve leggersi: «Paolo» in luogo di «Alessandro».

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 18 del 5 luglio 2006, a pagina 17, prima colonna, alla riga 36, deve leggersi: «27 giugno» in luogo di: «4 luglio».