VIII Commissione - Resoconto di marted́ 18 luglio 2006


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SEDE CONSULTIVA

Martedì 18 luglio 2006. - Presidenza del presidente Ermete REALACCI. - Intervengono il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, il viceministro delle infrastrutture Angelo Capodicasa e il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio, Gianni Piatti.

La seduta comincia alle 13.30.

Sui lavori della Commissione.

Ermete REALACCI, presidente, avverte che, a seguito delle determinazioni assunte dalla Conferenza dei presidenti di gruppo nella giornata di ieri, la Presidenza si riserva di modificare conseguentemente il calendario dei lavori della Commissione, eventualmente anticipando alla giornata di domani taluni punti previsti all'ordine del giorno della Commissione per giovedì 20 luglio e spostando alle ore 10 l'inizio della medesima seduta del 20 luglio.

La Commissione prende atto.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011.
Doc. LVII, n. 1.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Ermete REALACCI, presidente, nel ringraziare il Ministro per aver accettato di partecipare alla seduta odierna, in cui la Commissione inizia l'esame del Documento di programmazione economico-finanziaria, avverte che è stato trasmesso l'aggiornamento del «Programma infrastrutture», prescritto dalla cosiddetta «legge obiettivo», che era stato richiesto


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anche da deputati dei gruppi di opposizione nella scorsa settimana.

Mauro CHIANALE (Ulivo), relatore, osserva che il Documento di programmazione economica e finanziaria, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, delinea una strategia di risanamento strutturale dei conti pubblici, che impegnerà l'intera legislatura e che porterà a risultati significativi nel 2011, atteso che si prevede un sostanziale azzeramento del deficit (0.1 per cento del PIL), il ritorno del debito sotto il livello del 100 per cento del prodotto interno lordo (99.7 per cento), la ricostituzione di un avanzo primario consistente (4.9 per cento del PIL) e un tasso di crescita del prodotto interno lordo pari all'1.7 per cento. Sottolinea che, nel Documento, il Governo mantiene invariati gli impegni presi con l'Unione europea per un rientro sotto il 3 per cento del rapporto deficit-PIL già nel 2007 - anno in cui si prevede scenda al 2.8 per cento - e per ulteriori correzioni strutturali di mezzo punto percentuale di PIL negli anni successivi. In tale quadro di risanamento dei conti pubblici, lo stesso DPEF prevede un'azione simultanea sul fronte della promozione dello sviluppo, in piena armonia con le linee guida previste dalla Strategia di Lisbona. Fa presente che tali obiettivi, articolati in azioni programmatiche, saranno concretamente tradotti nella legge finanziaria per il 2007.
Per quanto attiene gli ambiti di più diretta competenza della Commissione, rileva preliminarmente che il Documento è corredato dell'allegato contenente l'aggiornamento del Programma delle infrastrutture strategiche, prescritto dalla «legge obiettivo», che è stato trasmesso alle Camere successivamente alla sua assegnazione. Disporre di tale elemento di trasparenza nell'informazione al Parlamento, nell'ambito di una corretta dialettica di rapporti con il Governo, consente alla Commissione di svolgere un'istruttoria approfondita sulle linee di azione dell'esecutivo nel settore delle opere pubbliche, con particolare riguardo all'individuazione delle priorità e delle risorse disponibili da destinare ad esse. Fa presente che nel DPEF, peraltro, il Governo rileva la necessità di una riqualificazione della spesa per investimenti infrastrutturali attraverso una seria programmazione finanziaria, che non disperda le risorse disponibili.
Per tale ragione, senza entrare nel dettaglio dei contenuti dell'Allegato, giudica opportuno - in questa sede - riconoscere il rilevante impegno informativo compiuto dal Governo in relazione al programma infrastrutturale, attraverso un documento che cerca di sistematizzare il complesso flusso di dati esistenti, attraverso una indicazione per grandi aggregati dello stato dei lavori sul territorio nazionale e l'individuazione di possibili priorità, che lo stesso Governo si riserva di indicare in via definitiva dopo una attenta attività di confronto e condivisione con le realtà territoriali e con lo stesso Parlamento.
Quanto al contenuto dell'Allegato sulle infrastrutture, fa presente che la sua impostazione risulta particolarmente innovativa, in primo luogo, per una ricognizione delle opere già avviate e in corso di esecuzione, nonché per una loro localizzazione all'interno di nodi territoriali strategici per la competitività del Paese e degli interventi sulle reti infrastrutturali di connessione fra i grandi nodi strategici. Tale impostazione porterebbe, dunque, a considerare come prioritari un numero molto elevato di interventi; tuttavia, come fa notare lo stesso Allegato, la situazione finanziaria impone di pervenire alla individuazione di un numero limitato di opere prioritarie, selezionate secondo criteri di efficacia nell'utilizzo delle risorse.
Precisa che, per questi motivi, l'Allegato sceglie come metodo, non già quello del riparto «a pioggia» di finanziamenti parziali per opere tra loro eterogenee e slegate, di norma, dalle effettive esigenze territoriali e finanziarie, bensì quello della programmazione concertata e basata su una analisi di contesti ambientali (con particolare attenzione alla sostenibilità


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dello sviluppo infrastrutturale), di tempistica realizzativa e, soprattutto, di congruenza tra obiettivi e mezzi a disposizione per raggiungerli. Il Governo, pertanto, propone al Parlamento una chiave di lettura della programmazione infrastrutturale strategica differente rispetto alla metodologia seguita negli anni precedenti per l'attuazione della «legge obiettivo», nella quale «soltanto uno stretto rapporto e un dialogo propositivo tra le Amministrazioni centrali dello Stato, le Regioni e gli enti locali permette al territorio nazionale di divenire un'unica infrastruttura di contesto al servizio della competitività e della coesione del Paese».
In tal senso, auspica che il Governo sappia approfondire questo significativo sforzo, anche in termini finanziari e logistici, mediante una ragionata attività di programmazione, che garantisca, per un verso, il coinvolgimento delle realtà regionali e territoriali e, per l'altro, il costante controllo e monitoraggio del Parlamento su tali dinamiche programmatorie, in un quadro di coordinamento istituzionale degli indirizzi strategici relativi alle politiche infrastrutturali. In questo sforzo, peraltro, diventa indifferibile completare la riforma urbanistica, adottando una legge di principi in materia di governo del territorio.
Osserva, inoltre, che il DPEF, al fine di agevolare il rilancio infrastrutturale, richiama l'opportunità di una revisione del sistema delle concessioni e di un miglioramento dei meccanismi idonei a rendere più coerente il rapporto tra prospettiva e pratica dei piani di investimento dei concessionari. Al riguardo, richiama altresì l'esigenza di interventi correttivi in relazione al ruolo dell'ANAS, al fine di evitare le incoerenze derivanti dall'attuale assetto in cui sostanzialmente si cumulano le funzioni di realizzazione del sistema infrastrutturale e di vigilanza sul medesimo. Uno specifico intervento di correzione riguarda anche il ricorso alla via ordinaria per la valutazione di impatto ambientale del TAV in Val di Susa.
Con riguardo alle politiche ambientali, rileva che il Documento riconosce esplicitamente la funzione essenziale della tutela dell'ambiente nel rafforzamento della competitività per il Paese e il suo valore «trasversale» alle politiche socio-economiche e produttive. Nel ricordare che la Commissione ha reiteratamente sottolineato l'importanza della valenza trasversale della materia ambientale, segnala che l'azione del Governo in tale ambito si articolerà su cinque direttrici: l'affermazione della valutazione ambientale strategica (VAS); la gestione delle acque e del suolo attraverso la piena e corretta applicazione della direttiva 2000/60/CE; la prosecuzione e l'ampliamento delle azioni per la tutela della natura; il rafforzamento degli interventi per il ripristino dei siti inquinati e la gestione dei rifiuti; una forte azione di tutela e gestione del mare. Riguardo al settore dei rifiuti, il Governo sottolinea l'esigenza di rafforzare gli interventi tesi ad incrementare la raccolta differenziata e a contenere la produzione e la pericolosità dei rifiuti stessi, nonché di superare l'attuale fase di commissariamento nazionale con l'obiettivo di ricondurre la gestione del ciclo dei rifiuti nell'ambito della normalità.
Segnala che un paragrafo a sé è dedicato all'aggiornamento degli adempimenti derivanti dal Protocollo di Kyoto. Al riguardo, segnala preliminarmente che il precedente Governo ha colto il pretesto di un'abrogazione tecnica, conseguente all'approvazione del decreto legislativo n. 216 del 2006, recante l'attuazione delle direttive 2003/87/CE e 2004/101/CE in materia di scambio di emissioni dei gas a effetto serra, per la soppressione della disposizione di cui all'articolo 3, comma 2-ter del decreto-legge n. 273 del 2004, che prevedeva l'inserimento annuale nel Documento di un aggiornamento sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, in coerenza con gli obblighi derivanti dall'attuazione del Protocollo di Kyoto, e l'indicazione delle proposte di modifica e di integrazione del Piano nazionale, ai fini dell'assegnazione delle quote di emissioni.


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Auspica, comunque, che nei prossimi DPEF si riservi la debita importanza a tale previsione, all'interno delle linee-guida della politica economica generale, provvedendo altresì a reinserire la disposizione nell'ordinamento.
Per quanto attiene, comunque, i profili riportati nel presente Documento, rileva che il Governo afferma l'intenzione di «riprendere il processo di aggiornamento e revisione del Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra, al fine di verificare l'effettivo stato del percorso di avvicinamento agli obiettivi del Protocollo, individuare quelle misure che consentano di minimizzare i costi complessivi di adempimento agli obblighi del Trattato, tenendo conto delle esigenze di massimizzazione dei benefici indotti sull'economia nazionale». Si tratta di impegni rilevanti, che necessitano tuttavia di essere rilanciati anche attraverso una forte iniziativa politica di carattere strutturale, finalizzata al raggiungimento di tali obiettivi secondo un approccio di sostenibilità dello sviluppo, che consenta di integrare tra di loro le diverse politiche pubbliche e, in particolare, le politiche ambientali, industriali, produttive, energetiche e infrastrutturali, in un percorso condiviso che affronti - tra gli altri - anche il problema degli oneri connessi all'attuazione del Protocollo di Kyoto.
Fa presente che il DPEF dedica, infine, particolare attenzione al rilancio della politica abitativa, necessario anche in considerazione dell'aumento dei prezzi immobiliari e dei canoni d'affitto. A tal fine, si prevedono politiche di sostegno a favore delle fasce sociali più deboli, in particolare delle giovani coppie e degli studenti fuori sede, e politiche di rilancio dell'offerta, anche attraverso misure dirette ad agevolare interventi di edilizia residenziale pubblica finalizzati ad una locazione agevolata e selettiva, che interessi le categorie sociali che maggiormente soffrono della situazione abitativa attuale.
In conclusione, nell'esprimere un orientamento complessivamente favorevole sul Documento, si riserva di presentare una proposta di parere, che tenga conto di talune osservazioni precedentemente evidenziate e delle considerazioni che eventualmente emergeranno nel corso dell'esame.

Il ministro Antonio DI PIETRO osserva che il DPEF, per quanto attiene la materia delle infrastrutture, indica il quadro valutativo nell'ambito del quale il Governo intende affrontare il tema della realizzazione delle opere pubbliche attraverso l'individuazione di priorità concrete, che devono garantire in prospettiva i migliori risultati sul piano infrastrutturale. Al fine di rilanciare il settore infrastrutturale, rileva altresì l'importanza, per un verso, di rivedere il piano delle concessioni autostradali e, per l'altro, di apportare correzioni al decreto legislativo n. 163 del 2006, recante il codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture.
Ciò premesso, con riguardo all'Allegato recante l'aggiornamento del «Programma infrastrutture», nel richiamare preliminarmente le difficoltà del Governo, da poco tempo insediato, a operare una ricognizione sistematica complessiva delle opere pubbliche già avviate e in corso di esecuzione, fa presente che l'Allegato non si limita all'analisi delle opere comprese nella «legge obiettivo», ma reca altresì un riepilogo delle opere infrastrutturali previste da altri interventi, allo scopo di fornire un quadro complessivo della situazione. Nell'ambito di tale quadro, si vuole ripartire con una metodologia improntata al dialogo tra lo Stato e le regioni nell'individuazione delle priorità di intervento, al fine di definire le sinergie necessarie a ottimizzare le risorse e gli investimenti.
Quanto al contenuto dell'Allegato, osserva che la prima parte del documento è dedicata alla situazione concernente la programmazione del territorio e delle risorse, nell'ambito della quale viene indicato il percorso da seguire nell'individuazione degli interventi, al fine di inquadrarli nella strategia complessiva europea. In tal modo, si potranno individuare


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le priorità attraverso una riprogrammazione della «legge obiettivo», in cui sarà necessario procedere a una revisione delle intese con le regioni, allo scopo di identificare le reali priorità. Nel ribadire, pertanto, la necessità di procedere alla definizione di piattaforme territoriali programmatiche, fa presente che sono stati avviati incontri con le regioni, proprio al fine di definire le priorità di intervento, e che l'Allegato reca un quadro riepilogativo delle prime indicazioni in merito alle priorità infrastrutturali individuate dalle regioni. Segnala, inoltre, che vengono individuati taluni parametri sulla base dei quali identificare gli interventi prioritari, parametri che si basano sulla localizzazione all'interno dei nodi infrastrutturali strategici per la competitività del Paese. Tali interventi prioritari vengono, altresì, evidenziati attraverso rappresentazioni cartografiche, che l'Allegato contiene.
Alla luce delle considerazioni precedentemente svolte, osserva che l'Allegato non rappresenta soltanto una ricognizione dello stato attuale delle opere pubbliche sul territorio nazionale, come è stato impropriamente affermato nei giorni scorsi, ma una proposta per una metodologia da seguire nella individuazione delle priorità. Ritiene, poi, che i fabbisogni finanziari complessivi riportati nella tabella riepilogativa rappresentino una soglia minima dalla quale partire per la valutazione degli stanziamenti necessari a realizzare un adeguato sistema infrastrutturale per il Paese. Segnala, poi, alla Commissione l'esigenza di riflettere anche sul problema della integrazione tra istituzioni regionali e non solo tra Stato e regioni, al fine di evitare disfunzioni e inefficienze nella programmazione infrastrutturale, che si possono riverberare sul concreto completamento delle opere.
In conclusione, si augura che non si perda di vista il senso della realtà e che, a livello territoriale, si lavori per individuare soluzioni condivise con gli attori locali, che al tempo stesso devono assumersi adeguate responsabilità e un ruolo attivo nella programmazione infrastrutturale del Paese. In questo percorso, auspica dunque un concreto supporto del Parlamento.

Ermete REALACCI, presidente, sottolinea che la relazione del relatore esprime un apprezzamento nei confronti dell'Allegato al DPEF, che viene definito un atto innovativo e ambizioso e non una mera ricognizione dell'esistente. Ricorda, altresì, che la presidenza sta provvedendo a informare costantemente la Commissione degli incontri territoriali svolti dal Ministro a livello regionale, finalizzati alla individuazione delle priorità infrastrutturali, proprio allo scopo di consentire la partecipazione dei deputati interessati a tali incontri.

Il ministro Antonio DI PIETRO avverte che ha provveduto a informare tutte le regioni della opportunità di svolgere incontri territoriali in merito alle priorità infrastrutturali, ma che non tutte le regioni, al momento, hanno risposto positivamente all'esigenza di svolgere gli incontri medesimi.

Salvatore MARGIOTTA (Ulivo), intervenendo per una richiesta di chiarimenti, ritiene opportuno che il Governo indichi le ragioni per le quali l'Allegato non menziona, tra le priorità, gli schemi idrici.

Guido DUSSIN (LNP), nel prendere atto con favore che il Governo, come dimostra anche l'Allegato al DPEF, abbia abbandonato l'atteggiamento critico nei confronti della «legge obiettivo», segnala la necessità che il Governo chiarisca come e se intenda avvalersi dei commissari straordinari in tale ambito.

Gianpiero BOCCI (Ulivo) auspica che l'Allegato al DPEF si limiti a una ricognizione degli interventi infrastrutturali e non si traduca in una reale proposta concreta di priorità, altrimenti sarebbe necessario svolgere gli opportuni approfondimenti, anche con riferimento alla certezza delle risorse finanziarie ad esso


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destinate. Osservato che la Commissione non è in grado di esprimere un giudizio complessivo su una proposta di tal genere, nei margini di tempo ristretti nei quali è chiamata ad esprimere un parere di competenza sul DPEF, rileva l'opportunità che il Governo chiarisca come intenda avvalersi della «legge obiettivo», che viene definita una novità fondamentale nello sviluppo del Paese, anche nella prospettiva di un utilizzo congiunto di risorse pubbliche e private da destinare alle opere infrastrutturali. Sarebbe, pertanto, interessante acquisire elementi di valutazione relativamente alle modalità con le quali si intende lavorare nella strada della concertazione con gli enti locali, considerato che in taluni casi si è rivelata l'assoluta inutilità di taluni piani regionali e la conseguente necessità di valorizzare, piuttosto, gli strumenti di programmazione interregionali.
Rileva, altresì, l'opportunità che il Governo indichi le direttrici verso le quali si intende canalizzare il flusso di stanziamenti infrastrutturali destinati alle opere strategiche europee, posto che il rafforzamento della competitività del Paese passa attraverso una riduzione del gap infrastrutturale con il resto d'Europa.

Tino IANNUZZI (Ulivo), nel rilevare che l'Allegato al DPEF rappresenta una tappa preliminare nel procedimento di decisione governativa sulle priorità infrastrutturali, che necessita di verifica e di una definizione di linee di azione mirate, giudica corretto che l'Allegato si basi su una «radiografia» delle opere pubbliche esistenti, elencando le opere cantierate, quelle per le quali i contratti di appalto sono già stipulati e quelle per le quali le procedure di gara per l'affidamento dei lavori non sono ancora pervenute ad aggiudicazione. A suo avviso, si tratta dell'unica scelta possibile sulla quale definire la politica infrastrutturale del Paese. Nella consapevolezza che si tratterà di un percorso difficile, richiama l'esigenza di abbandonare la logica sulla quale si era basata l'elencazione delle opere nella delibera n. 121 del 2001 del CIPE, che ha finito per svilire i meccanismi della «legge obiettivo». Occorre, pertanto, superare tale logica, che ha trascurato la definizione delle reali priorità, anche per colpe addebitabili alle regioni, che hanno voluto inserire nelle intese un'elencazione di opere non prioritarie.
Osserva, inoltre, che la situazione degli investimenti e dei fabbisogni finanziari sul territorio nazionale evidenzia un divario tra Nord e Sud dal quale emerge la necessità di un riequilibrio infrastrutturale, che non si deve tradurre in una penalizzazione per nessuno. Ciò significa che occorre potenziare la dotazione infrastrutturale nel Mezzogiorno, garantendo un flusso adeguato di risorse finanziarie, ma che, nel contempo, è altresì necessario far fronte alle deficienze infrastrutturali nel Nord del Paese, al fine di risolvere i problemi di congestione che affliggono quella parte del territorio nazionale.

Romolo BENVENUTO (Ulivo), giudicato positivamente che si proceda a una ricognizione della volontà delle regioni nel pieno rispetto di un metodo concertato e condiviso, ricorda che il precedente Governo ha suscitato promesse ed aspettative esagerate sul territorio. A suo avviso, appare necessario un programma di legislatura sulle infrastrutture, che prenda l'avvio dalla definizione delle reali priorità. In tal modo, con una logica differente, si può dare un messaggio positivo al Paese e al suo sistema economico e produttivo, uscendo da una fase di denuncia dell'operato del precedente Governo, ormai esaurita, e passando alla fase del rilancio politico e progettuale.

Paolo CACCIARI (RC-SE) rileva la necessità che il DPEF contenga adeguate informazioni circa le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione delle opere infrastrutturali e i mezzi, anche giuridici, con i quali il Governo intende farvi fronte.

Cosimo MELE (UDC) ritiene che il Governo, a prescindere dal contenuto dell'Allegato


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al DPEF, debba chiarire il suo punto di vista con riferimento a due opere strategiche prioritarie, ossia il progetto TAV nella Val di Susa e il ponte sullo Stretto di Messina.

Il viceministro Angelo CAPODICASA, in relazione agli interventi sinora svolti, osserva preliminarmente che l'Allegato al DPEF rappresenta un provvedimento molto più ambizioso di una mera ricognizione delle opere esistenti, atteso che si configura un contesto prospettico entro il quale dovranno essere realizzati gli investimenti infrastrutturali. A partire da tale ricognizione, infatti, il documento reca un'indicazione dei criteri di selettività degli interventi sulla base dei quali si dovrebbe ricercare una concertazione con gli enti territoriali. Rileva, inoltre, che la legge finanziaria sarà la sede nella quale verranno individuate le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione degli interventi infrastrutturali. Fa presente che tra le priorità vi sono opere già cantierate, sulle quali il Governo intende investire, come peraltro ha recentemente dimostrato con l'innalzamento del limite dei pagamenti di ANAS e RFI, al fine di evitare la chiusura dei cantieri.
Pur riconoscendo la validità dello strumento rappresentato dalla «legge obiettivo», ricorda che il Governo non ha criticato l'impianto della stessa legge, ma ne ha contestato il ruolo di «contenitore di opere» che essa ha assunto nella concreta applicazione. Ribadisce, pertanto, l'esigenza di contenere il numero delle opere oggetto del provvedimento e di procedere alla rimodulazione delle risorse finanziarie in esso stanziate. Per quanto attiene la gestione dei commissariamenti, nel precisare che il precedente Governo ha fatto un ricorso eccessivo alla nomina di commissari esterni alle amministrazioni, segnala l'opportunità di limitare i commissariamenti medesimi, facendo eventualmente ricorso a risorse umane interne alle amministrazioni.
Fa presente, inoltre, che occorrerà ridiscutere della necessità dei piani regionali alla fine del percorso ricognitivo, atteso che appare necessario procedere a una integrazione tra regioni contermini, al fine di evitare disfunzioni e inefficienze nella programmazione infrastrutturale. In tale quadro, sarà però opportuno mantenere in capo al Ministero competente un ruolo di regia dei processi a livello territoriale.
Nel precisare che gli investimenti infrastrutturali nazionali devono muoversi nel quadro delle opere infrastrutturali definite a livello europeo, segnala infine che il Governo intende proseguire nella realizzazione del TAV in Val di Susa, seppur con modalità di partecipazione che si stanno discutendo, mentre non ritiene prioritaria la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, anche se sono in corso riflessioni su talune ipotesi, che consentirebbero di realizzare le opere di infrastrutturazione collaterali alla realizzazione del Ponte, probabilmente più utili per i territori interessati.

Ermete REALACCI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Legge comunitaria 2006.
C. 1042 Governo.

(Relazione alla XIV Commissione).
(Esame emendamenti e conclusione - Parere su emendamenti).

La Commissione inizia l'esame degli emendamenti.

Ermete REALACCI, presidente, avverte che la XIV Commissione ha trasmesso, per l'espressione del parere di competenza, alcuni emendamenti presentati direttamente presso tale Commissione, che investono gli ambiti di competenza della VIII Commissione. In proposito, ricorda che al parere della VIII Commissione è riconosciuta, in questa fase, una particolare efficacia vincolante. Infatti, qualora la VIII Commissione esprima parere


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favorevole, anche se con condizioni o osservazioni, la XIV Commissione potrà respingerlo solo per motivi attinenti alla compatibilità con la normativa comunitaria o per esigenze di coordinamento generale; qualora la VIII Commissione esprima parere contrario o nel caso in cui essa non esprima alcun parere, la XIV Commissione non potrà procedere oltre nell'esame dell'emendamento medesimo.

Camillo PIAZZA (Verdi), relatore, esprime apprezzamento, in primo luogo, per gli emendamenti 1.14 e 1.17 del Governo, che prevedono il recepimento di nuove direttive comunitarie, relative alla qualità delle acque ed alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive.
Rileva, poi, che l'emendamento 1.8 del Governo prevede la soppressione dall'allegato A della direttiva 2005/64/CE, sulla omologazione dei veicoli a motore, nel presupposto che tale direttiva possa essere recepita in via amministrativa. Al riguardo, fa presente che la VIII Commissione ha, invece, già approvato un emendamento che ne dispone il trasferimento dall'allegato A all'allegato B, prevedendo, pertanto, il parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo di attuazione.
Segnala, infine, che vi sono due emendamenti tra di loro contrastanti: l'emendamento 1.32 del relatore, che prevede il trasferimento dall'allegato C all'allegato B della direttiva 2005/55/CE sull'emissione di inquinanti gassosi dai motori, e l'emendamento 6.1 del Governo, che prevede la mera soppressione di tale direttiva dall'allegato C. In proposito, ritiene decisamente preferibile l'emendamento 1.32 del relatore, poiché è diretto a garantire gli elementi di controllo parlamentare sul recepimento della normativa comunitaria in una materia che, per quanto di natura tecnica, potrebbe avere importanti risvolti di carattere generale sui profili della qualità dell'aria e dell'inquinamento atmosferico, richiedendo preferibilmente un'attuazione tramite provvedimenti legislativi.
In ragione di tali considerazioni, propone di esprimere parere favorevole sugli emendamenti 1.14 e 1.17 del Governo, nonché sull'emendamento 1.32 del relatore. Propone, invece, che la Commissione esprima parere contrario sugli emendamenti 1.8 e 6.1 del Governo.

Ermete REALACCI, presidente, ritiene che la proposta di parere contrario formulata dal relatore su taluni emendamenti di iniziativa governativa si giustifichi sulla base della necessità di garantire un controllo parlamentare sulla normazione di materie delicate, considerato che tale controllo non potrebbe attivarsi nel caso di provvedimenti da attuarsi in via amministrativa. Ritiene, quindi, che la Commissione debba coerentemente assumere la posizione espressa dal relatore, al fine di salvaguardare adeguatamente il ruolo delle Commissioni parlamentari nel processo di valutazione degli atti normativi del Governo.

Il sottosegretario Gianni PIATTI, nel prendere atto delle considerazioni del relatore, si rimette alla Commissione sulla proposta di parere testé formulata, che indica una precisa volontà politica del Parlamento, che il Governo intende rispettare.

Guido DUSSIN (LNP) ritiene che il Governo debba coerentemente ritirare gli emendamenti sui quali il relatore ha espresso parere contrario.

Ermete REALACCI, presidente, fa presente che non è possibile, in questa sede, ritirare gli emendamenti in questione, in quanto questi sono stati presentati alla XIV Commissione, che rappresenta la sede competente presso la quale tali emendamenti potranno essere eventualmente ritirati dal Governo.

Franco STRADELLA (FI) rileva l'opportunità di un chiarimento del relatore a proposito del contenuto dell'emendamento 1.17 del Governo.


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Camillo PIAZZA (Verdi), relatore, ribadisce che l'emendamento 1.17 del Governo si limita a prevedere il recepimento nell'ordinamento di una nuova direttiva comunitaria relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere formulata dal relatore.

La seduta termina alle 14.40.

ATTI DEL GOVERNO

Martedì 18 luglio 2006. - Presidenza del presidente Ermete REALACCI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio, Gianni Piatti.

La seduta comincia alle 14.40.

Schema di decreto legislativo concernente disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale.
Atto n. 12.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Ermete REALACCI, presidente, avverte preliminarmente che lo schema di decreto in esame è stato assegnato alla Commissione anche se non corredato del prescritto parere della Conferenza unificata. Per tale ragione, la Commissione potrà esprimere il parere di competenza solo dopo l'espressione del parere della Conferenza unificata. Fa presente, inoltre, che il relatore, a motivo di un grave impedimento di carattere personale, ha comunicato l'impossibilità di essere presente alla seduta odierna e ha consegnato alla presidenza una relazione sul provvedimento in esame.
Pertanto, in sostituzione del relatore, intende dare conto alla Commissione del contenuto della relazione, osservando in primo luogo che lo schema di decreto legislativo reca disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo n. 152 del 2006, in attuazione della norma di delega contenuta nell'articolo 1, comma 6, della legge n. 308 del 2004 (la cosiddetta «delega ambientale»). Fa presente che il provvedimento si compone di due articoli, il secondo dei quali si limita a disciplinare l'entrata in vigore del decreto. In particolare, i primi due commi dell'articolo 1 rinviano a successivi decreti correttivi da adottare entro termini specificamente indicati: si tratta di un decreto correttivo di contenuto più generale, relativo all'intero decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, da adottare entro il 31 gennaio 2007, e di un decreto correttivo, da adottare entro il 30 novembre 2006, contenente l'indicazione delle disposizioni che continuano ad applicarsi e di quelle abrogate relativamente alle parti terza (Difesa del suolo e acque) e quarta (Rifiuti e bonifiche) del decreto n. 152 e dei relativi decreti attuativi. Al riguardo, osserva che non appare chiara la portata normativa delle due predette disposizioni, atteso che la fissazione di specifici termini per l'emanazione dei decreti correttivi, oltre che l'implicita limitazione del numero dei decreti da emanarsi, potrebbe non essere in linea con la norma di delega contenuta nell'articolo 1, comma 6, della legge n. 308 del 2004, che in via generale prevede il termine di due anni per l'esercizio della delega per l'emanazione di disposizioni integrative o correttive dei decreti legislativi, e addirittura contrastare con la norma di delega medesima laddove si rischia di restringerne e limitarne l'ambito temporale di applicazione. Per tale ragione, i termini di cui ai commi 1 e 2 dovrebbero essere interpretati come termini meramente ordinatori, che potrebbero, in quanto tali, anche essere oggetto di un mero impegno assunto dal Governo innanzi alle Camere, la cui sede più corretta sarebbe un atto di indirizzo piuttosto che un testo di legge.
Segnala, inoltre, che l'articolo 1, comma 3, dello schema di decreto opportunamente


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novella il comma 2 dell'articolo 170 del decreto n. 152, attraverso l'introduzione di una disposizione transitoria, volta a prorogare, sino al 31 dicembre 2006, le autorità di bacino istituite dalla legge n. 183 del 1989, nelle more della costituzione dei distretti idrografici e della revisione della relativa disciplina legislativa, fatti salvi gli atti posti in essere dalle autorità di bacino dal 30 aprile 2006 sino all'entrata in vigore del decreto in esame. Nello specificare che la realizzazione di tale revisione sarà operata con un successivo decreto legislativo correttivo, ritiene che la previsione di tale norma sia particolarmente necessaria in quanto la mancata costituzione dei distretti idrografici e la soppressione delle autorità di bacino sta creando gravissimi problemi nella disciplina delle questioni attinenti alla difesa del suolo a livello locale. Per tale ragione, appare altresì condivisibile prorogare ulteriormente l'operatività delle autorità di bacino, al fine di definire correttamente l'assetto e la ripartizione delle competenze.
A prescindere, in ogni caso, dall'illustrazione delle disposizioni del presente provvedimento, giudica utile in questa sede rappresentare alcune considerazioni del relatore sul contenuto dei decreti correttivi, che dovranno essere emanati dal Governo, nonché sul metodo che dovrà essere seguito nella predisposizione dei decreti medesimi. Sotto il primo profilo, si indica che appare opportuno recepire talune direttive comunitarie per il cui mancato adempimento sono in corso procedure di infrazione a carico dell'Italia, in conformità peraltro con i principi e i criteri direttivi della delega. In linea più generale, si ritiene indispensabile che il Governo attivi in tempi brevi un tavolo di concertazione con tutti i soggetti interessati, al fine di definire il contenuto dei decreti correttivi. Ciò vale, ad esempio, con riferimento al decreto correttivo a cui fa riferimento il comma 2 dell'articolo 1, considerato che le parti terza e quarta del decreto legislativo n. 152 del 2006 investono competenze a livello territoriali sulle quali è necessario intervenire. Ricorda, a questo proposito, il dibattito svolto in Commissione nel corso dell'esame del decreto legislativo n. 152 del 2006.
Osserva, poi, che la relazione consegnata dal relatore ricorda che le regioni e gli enti locali hanno presentato ricorsi alla Corte costituzionale evidenziando rilievi di cui bisogna tenere conto: occorre, dunque, recuperare un metodo di concertazione e di condivisione con gli attori istituzionali operanti sul territorio, evitando di procedere in tale ambito all'accentramento di competenze, che rischiano di pregiudicare il lavoro positivo svolto in questi anni con grave nocumento nell'esercizio di tali competenze. Al riguardo, per fare un solo esempio, sono condivisibili le osservazioni espresse dal sistema delle regioni e degli enti locali, che vedono con sfavore l'istituzione di un'Autorità di vigilanza nei settori delle acque e dei rifiuti.

Il sottosegretario Gianni PIATTI si riserva di intervenire nel prosieguo dell'esame.

Ermete REALACCI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.50.