XII Commissione - Resoconto di giovedì 27 luglio 2006


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SEDE CONSULTIVA

Giovedì 27 luglio 2006. - Presidenza del presidente Mimmo LUCÀ. - Interviene il sottosegretario di Stato per la salute Serafino Zucchelli.

La seduta comincia alle 8.40.

DL 223/06: Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale.
C. 1475 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alle Commissione riunite V e VI).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 26 luglio 2006.

Francesco Paolo LUCCHESE (UDC) sottolinea innanzitutto la natura prevalentemente fiscale del provvedimento in esame, il quale costituisce il tipico provvedimento della sinistra a carico di specifiche categorie, in particolare lavoratori autonomi e professionisti. Rileva poi come, intervenendo il provvedimento in settori cruciali della società, avrebbe richiesto una fase preventiva di concertazione; che è del tutto mancata; il Governo si è pertanto trovato a dover correre ai ripari dopo l'emanazione del provvedimento, inaugurando un metodo che, anche alla luce dello sconcerto prodotto dalle misure adottate, si potrebbe piuttosto definire della «sconcertazione». Passando alle parti di competenza della Commissione, si sofferma sulla liberalizzazione della vendita di farmaci, rilevando come, in realtà,


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il provvedimento vada verso la creazione di tante nuove farmacie propriamente dette: ciò costituisce, a suo avviso, una circostanza particolarmente negativa, in quanto rischia di trasformare il farmaco in un bene di consumo qualsiasi. Segnala poi come il provvedimento ponga in essere una sorta di esproprio delle farmacie, a beneficio dei grandi gruppi economici. Ritiene comunque che problemi di questa portata dovessero essere affrontati insieme alle categorie interessate. Passando quindi a trattare del Fondo per il servizio civile, dopo aver rilevato che il provvedimento interviene solo per l'anno 2006 e che dunque non è chiaro come il Governo ritenga di intervenire per gli anni successivi, dichiara di non condividere l'impostazione di fondo sottesa all'attuale organizzazione del servizio civile nazionale, concepito non come strumento di educazione alla cittadinanza, bensì come forma di occupazione socialmente garantita, con tutte le conseguenze che questo comporta in termini di clientele politiche. Con riguardo agli altri Fondi cui il provvedimento si riferisce, e in particolare al Fondo per le politiche sociali, al Fondo per le politiche della famiglia, al Fondo per le politiche giovanili e al Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, rileva come essi siano insufficienti sia sotto il profilo quantitativo, per l'esiguità degli stanziamenti, sia sotto il profilo qualitativo, mancando indicazioni chiare circa la loro destinazione; sotto quest'ultimo aspetto, sottolinea come l'assenza di indicazioni relative alla destinazione discenda dalla confusione che esiste sul riparto di competenze di cui all'articolo 117 della Costituzione, che notoriamente ha prodotto un ampio contenzioso costituzionale, e come la riforma varata dal centrodestra nella scorsa legislatura avrebbe risolto questo problema. Passando quindi alla proroga del termine per l'esercizio dell'attività intramoenia presso studi professionali privati, fa osservare che una politica governativa più seria avrebbe dovuto portare alla proroga non già di un solo anno, bensì finché non fossero disponibili strutture pubbliche adeguate. Quanto alle disposizioni di cui all'articolo 33, relative alla pensionabilità dei pubblici dipendenti, dichiara di ritenere assai singolare, con riferimento ai medici, l'affermazione per cui la permanenza in servizio fino al settantesimo anno di età penalizzerebbe il ricambio generazionale e produrrebbe costi eccessivi: si tratta a suo avviso di una semplice illazione, non suffragata da evidenze di fatto. Conclusivamente, dichiara di non poter condividere l'impostazione complessiva del provvedimento in esame.

Roberto ULIVI (AN) dichiara di volersi concentrare sui punti di competenza della Commissione. In particolare, per quanto riguarda la proroga del termine relativo all'attività intramoenia, lamenta la decisione di disporre un ulteriore anno di proroga senza affrontare e risolvere il problema. Per quanto attiene poi alla pensionabilità dei medici, ritiene che fosse di gran lunga preferibile la disciplina previgente, che sottoponeva la possibilità di permanere in servizio alla valutazione dell'amministrazione di appartenenza. Con riferimento alle ragioni addotte a supporto di questa specifica disposizione, considera pretestuoso il richiamo alle esigenze di contenimento dei costi e di promozione dell'occupazione giovanile e reputa assurda la scelta di rinunciare al patrimonio di competenze costituito dai medici più anziani. Si chiede poi in base a quali ragioni altre categorie di dipendenti pubblici, quali ad esempio i professori universitari e i magistrati, forse perché godono di particolari protezioni, debbano essere autorizzati a permanere in servizio fino ad una età più avanzata rispetto agli altri dipendenti pubblici. Concludendo sul punto, ritiene che sarebbe stato assai meglio mantenere la disciplina previgente. Passando quindi alla liberalizzazione dei farmaci da banco, si dichiara innanzitutto preoccupato per il silenzio del ministro della salute, il cui principale compito dovrebbe essere quello di intervenire ogni qualvolta sia in gioco la tutela della salute dei cittadini. Al riguardo, dichiara che, poiché esiste un generale accordo sul fatto


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che i farmaci non siano un bene di consumo qualunque, non comprende come si possa stabilire che essi siano venduti nei supermercati. Rileva inoltre come, nei Paesi che consentono la vendita di farmaci al di fuori delle farmacie, la spesa farmaceutica pro capite abbia conosciuto un forte incremento. Dopo aver ricordato le principali evoluzioni della normativa sui prezzi dei farmaci, sottolinea come il vero obiettivo del provvedimento in esame sia non già la riduzione dei prezzi, quanto piuttosto la volontà di favorire le cooperative e le multinazionali attive nel settore della grande distribuzione. Per quanto riguarda poi la previsione che, nei reparti dei supermercati destinati alla vendita di prodotti farmaceutici, sia prevista l'assistenza di farmacisti, ritiene necessario che si chiarisca se i farmaci debbano essere dispensati dai farmacisti, come avviene attualmente nell'interno delle farmacie, o se si ritiene sufficiente la semplice presenza fisica di un farmacista, magari affiancato da un elevato numero di commessi. Una soluzione a suo avviso preferibile consisterebbe nella revisione, da parte dell'Agenzia italiana del farmaco, della lista dei farmaci OTC e nella possibilità di vendere al di fuori delle farmacie solo questa tipologia di farmaci: questo intervento, unitamente a una rivisitazione dei meccanismi di determinazione del prezzo dei farmaci, potrebbe consentire di conseguire gli obiettivi dichiarati del provvedimento in esame, il quale in realtà va, a suo avviso, verso la creazione di vere e proprie farmacie all'interno dei supermercati. Sottolinea inoltre come la diminuzione degli introiti per le farmacie, pur non rappresentando un problema per le grandi farmacie, in quanto i farmaci la cui vendita si dispone di liberalizzare rappresentano appena il 10 per cento degli introiti complessivi, rischia di penalizzare invece fortemente le piccole farmacie e le farmacie rurali, con possibile detrimento della rete di servizi sociali che esse assicurano. Nota poi come sempre più spesso si chieda alle farmacie di prestare un'ampia gamma di servizi in modo totalmente gratuito e come questo comporti dei costi, i quali, unitamente alla diminuzione degli introiti cui ha fatto riferimento, rischiano di metterle in difficoltà sotto il profilo economico. Segnala poi come la possibilità, introdotta dal provvedimento in esame, che la stessa società possa detenere la proprietà di quattro farmacie all'interno della stessa provincia, apra di fatto la strada alla costituzione di grandi catene di farmacie, e come l'ingresso delle società di capitali nella gestione delle farmacie rischi di privilegiare l'aspetto commerciale a scapito della professionalità. Con riferimento infine alle innovazioni in materia di ereditabilità delle farmacie, pur riconoscendo che la disciplina previgente doveva essere modificata, ritiene che il termine di due anni per la cessione della proprietà da parte degli eredi, introdotto dal provvedimento in esame nel testo approvato dal Senato, sia eccessivamente breve e non tenga nella dovuta considerazione il tempo necessario all'acquisizione del titolo di farmacista. Conclusivamente, sottolinea come il complesso delle disposizioni esaminate si configuri come una cambiale pagata dal Governo alle cooperative attive nel settore della grande distribuzione.

Dorina BIANCHI (Ulivo) rileva che il provvedimento in esame indica una strada importante, che va nel senso della modernizzazione del Paese, coniugando al tempo stesso le esigenze di risanamento e di sviluppo con quelle di equità e di giustizia sociale. In particolare, considera la parte relativa all'istituzione dei fondi di cui all'articolo 19 sintomatica dell'impegno del nuovo esecutivo, ed in particolare dei ministri competenti, di dedicare la dovuta attenzione alle tematiche sociali connesse alla tutela dei diritti delle persone. Si riferisce al Fondo per le politiche della famiglia, al Fondo per le politiche giovanili e al Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, con una dotazione di 3 milioni di euro per il 2006 e di 10 milioni di euro per il 2007: tali risorse sono interessanti non solo in sé, ma soprattutto perché si inseriscono in una logica di programmazione e di maggiore sensibilità del Governo rispetto a


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settori che in passato erano stati trascurati. Illustra quindi gli ambiti di intervento che fanno capo a questi fondi: la famiglia, che deve essere tutelata in ogni stadio della sua evoluzione, dalla sua formazione (garantendo che il diritto alla maternità delle donne non sia mortificato dalle esigenze del mercato del lavoro) al suo sviluppo (compresa la politica e l'offerta abitativa) fino alla fase dell'assistenza agli anziani; le politiche giovanili, con il Piano Nazionale per i Giovani che dovrà costituire il perno per incentivare i giovani al lavoro, all'impresa , alla famiglia, alla casa; le pari opportunità, con l'impegno del Governo a formare una sentita e consolidata cultura delle pari opportunità piuttosto che ad imporla semplicemente per legge. Considera ovvio che questi settori, per la natura degli interessi coinvolti (trattandosi di diritti fondamentali della persona) debbano essere oggetto di una costante analisi, al fine di cogliere tempestivamente le criticità esistenti e di adottare gli opportuni provvedimenti di carattere generale. Quanto alle disposizioni sul settore farmaceutico, ritiene fosse sicuramente importante intervenire: tale dovere derivava, oltre che dall'esigenza di modernizzare il settore, anche dalle procedure di infrazione dell'Unione Europea e dalle pronunce dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Dichiara quindi di condividere nelle sue linee generali l'impostazione del provvedimento quale scaturisce anche dalle modifiche intervenute al Senato. In particolare, osserva che la vendita al pubblico dei farmaci non soggetti a prescrizione in luoghi dedicati all'interno degli esercizi commerciali non lede il diritto alla salute, che è salvaguardato dalla presenza e dall'assistenza personale e diretta del cliente da parte del farmacista; come pure un indubbio beneficio per l'utente è rappresentato dalla norma che sopprime il limite del 20 per cento dello sconto sui farmaci. In via di ulteriore tutela dei cittadini, anche sull'esperienza di legislazioni straniere, ritiene che potrebbe essere utile individuare una griglia di principi attivi vendibili negli esercizi commerciali. Sottolinea quindi come un passaggio cruciale del decreto sia quello relativo alla gestione societaria delle farmacie; nello specifico, la possibilità per una società di essere titolare di più farmacie, fino a un massimo di quattro per provincia, potrebbe comportare la concentrazione in poche mani degli esercizi del territorio. Esprime dunque la propria preoccupazione per quelle zone interne del Mezzogiorno, ma non solo, lontane dai grandi centri abitati e dunque dalle strutture ospedaliere: in tali luoghi la farmacia costituisce, oltre che il punto di acquisto dei medicinali, anche il punto di assistenza, di riferimento, frutto di una «fidelizzazione» consolidata nel tempo per le popolazioni, in particolar modo quelle anziane; il timore è che la «societarizzazione» della gestione delle farmacie possa abbassare il livello di servizio e di attenzione in queste aree e nei riguardi delle categorie più deboli, per le quali la farmacia spesso costituisce l'unico vero presidio sanitario, l'unica fonte di assistenza, di consiglio e di formazione. Su questo punto, ritiene che esista l'obbligo, anche morale, di rassicurare i cittadini, magari adottando specifiche clausole di salvaguardia o con la previsione di appropriati livelli di assistenza. Un altro aspetto che desidera mettere in luce è lo stato di disagio diffuso tra gli esercenti delle farmacie, soprattutto nel Mezzogiorno, che sono costretti ad attendere tempi lunghi, talvolta anni, per il rimborso delle loro spettanze da parte del servizio sanitario. Nell'ottica di apertura al mercato che ispira il decreto in esame, ritiene che tale problema meriti un attento e pronto approfondimento da parte del Governo ed in Commissione. Desidera poi sottolineare che l'obbligo per gli esercenti di arti e professioni di ricevere i compensi delle prestazioni mediante pagamento bancario, postale o elettronico è necessario per arginare i comportamenti evasivi; esso rischia tuttavia di creare difficoltà per l'utente medio, non avvezzo all'utilizzo di carte di credito o di bonifici bancari; al fine di superare questo problema, si potrebbe valutare di mantenere liberi i metodi di pagamento e di introdurre forme di


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detraibilità delle spese per le prestazioni sanitarie. Una simile impostazione incentiverebbe a suo avviso comportamenti corretti, costringendo i professionisti ad emettere necessariamente, a beneficio degli utenti, un documento fiscale, e costituirebbe una sostanziale applicazione del principio di equità e di giustizia sociale. Esprime inoltre le proprie perplessità sulla decisione di abolire la possibilità di permanenza in servizio fino al settantesimo anno di età per i dipendenti pubblici e, dunque, anche per i medici. Infine, nella prospettiva di una politica economica tesa a restituire alla concorrenza altri settori rilevanti e strategici, considererebbe opportuno introdurre una questione di metodo che dovrebbe costituire la cifra costante dell'opera di ammodernamento del sistema-paese: intende riferirsi alla necessità di cercare soluzioni condivise tra le parti, attivando maggiormente le occasioni di rappresentazione e di composizione dei rispettivi interessi. Ritiene infine che questo potrebbe contribuire a creare un clima di maggiore partecipazione per la stagione di riforme che il Governo ha di fronte, evitando fratture e clamori di cui i cittadini, spesso, non comprendono le ragioni, pur subendone le conseguenze.

Leopoldo DI GIROLAMO (Ulivo) sottolinea preliminarmente come il presente provvedimento sia il primo atto di una strategia politica complessiva, delineata dal Documento di programmazione economico-finanziaria, i cui tre elementi distintivi sono costituiti da sviluppo, risanamento ed equità: il provvedimento in esame coniuga a suo avviso tali elementi, recando disposizioni in materia di rilancio economico e sociale, contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica e contrasto dell'evasione fiscale. Ritiene poi che, in considerazione dell'urgenza degli interventi contenuti nel provvedimento, fosse necessario intervenire con decreto-legge e non fosse possibile farlo precedere da una fase di concertazione. Invita dunque a inquadrare il provvedimento nel contesto della difficile situazione economica del Paese, le cui cause principali sono da rinvenire nella caratteristiche dell'assetto industriale; nella scarsa innovazione, che a sua volta si ricollega all'insufficienza degli investimenti in ricerca e sviluppo; nell'inefficienza della pubblica amministrazione e nella ridotta qualità ed efficienza del settore dei servizi. Ricorda quindi le misure più significative contenute nel provvedimento, non rientranti nello specifico ambito di competenza della Commissione: gli stanziamenti in favore di ANAS e ferrovie; la riduzione del 10 per cento delle spese per consumi intermedi di organismi pubblici; la riduzione di commissioni e consulenze nella pubblica amministrazione; la fissazione di un tetto all'incremento delle spese per beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni; l'ulteriore riduzione, fino al cinque per cento, delle spese per studi, incarichi di consulenza e convegni; la riduzione delle spese relative a collaborazioni occasionali e a collaborazioni coordinate e continuative; le misure di contrasto all'elusione ed evasione fiscale. Passando alle misure di competenza della Commissione, sottolinea l'incremento del Fondo nazionale per il servizio civile e del Fondo nazionale per le politiche sociali; l'istituzione di tre nuovi fondi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (Fondo per le politiche della famiglia, Fondo per le politiche giovanili e Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità); la proroga dei termini per la cosiddetta attività intramoenia »allargata», rispetto alla quale desidera segnalare come il provvedimento preveda una data flessibile, che può essere anticipata se le strutture lo consentono, e come in gran parte i ritardi nell'adeguamento delle strutture sanitarie dipendano dal mancato utilizzo dei fondi disponibili, per responsabilità che si possono attribuire in parte alle Regioni, in parte al Ministero della salute; l'abolizione della possibilità di trattenimento in servizio fino al settantesimo anno di età per i dipendenti pubblici, tra cui i medici, rispetto alla quale desidera ricordare le difficoltà che, in Italia, incontrano i giovani medici nell'accesso alla professione e come in altri Paesi, quali gli Stati Uniti, i medici di quaranta anni


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siano spesso chiamati a dirigere strutture complesse. Venendo a trattare delle disposizioni in materia di farmacie, pur riconoscendo la ragionevolezza di alcune critiche, ritiene che fosse necessario intervenire, anche alla luce del fatto che, negli ultimi dieci anni, la spesa farmaceutica in Italia è aumentata più che in qualsiasi altro Paese. Dopo aver ricordato che il farmaco di automedicazione, di cui in effetti si parla, è destinato al trattamento dei disturbi cosiddetti minori, ricorda come molti altri Paesi si siano posti il problema di contenere la spesa farmaceutica, agendo su una pluralità di fattori, tra i quali la diffusione dei farmaci equivalenti, più economici, e, appunto, la distribuzione. A tale riguardo, rispondendo ad alcune considerazioni del deputato Moroni, ritiene che il paragone non debba essere condotto tanto con gli Stati Uniti, quanto piuttosto con la Gran Bretagna, dove esiste un sistema sanitario nazionale e dove, proprio intervenendo sulla distribuzione, si è riusciti a contenere la spesa farmaceutica. Dopo aver ricordato come, nonostante la meritoria attività dell'Agenzia italiana del farmaco, sussistano in Italia difficoltà nella distribuzione di alcuni farmaci, specie i più costosi, dichiara di condividere l'esigenza, segnalata da alcuni colleghi, di porre particolare attenzione alle farmacie più piccole.

Donatella PORETTI (RosanelPugno) desidera incentrare il suo intervento sulla liberalizzazione della vendita dei farmaci, pur essendo consapevole della portata ben più ampia del provvedimento in esame. Premesso che avrebbe auspicato un provvedimento ancora più incisivo, si augura che esso costituisca il primo passo lungo una strada su cui occorre proseguire. Lamenta poi che nel dibattito intorno alle questioni toccate dal presente provvedimento, si concentri troppo spesso l'attenzione sulle categorie, anziché sull'interesse dei cittadini. Sottolinea quindi come, a suo avviso, il punto debole del provvedimento sia rappresentato dall'obbligo di presenza di un farmacista all'interno delle strutture dedicate alla vendita dei farmaci: se questo è ragionevole nei grandi supermercati, è evidente come possa essere di ostacolo rispetto all'obiettivo di arrivare ad una vendita di farmaci anche all'interno degli esercizi commerciali minori. A tal fine, ritiene che dovrebbe essere valutata la possibilità di eliminare, in futuro, tale obbligo. Dopo aver ricordato le numerose pronunce dell'Autorità garante per la concorrenza e il mercato, che auspicavano interventi nel senso indicato dal provvedimento in esame, ribadisce il proprio sostegno a tale provvedimento e rinnova l'auspicio che esso costituisca un primo passo sulla strada di più ampie liberalizzazioni.

Mimmo LUCÀ, presidente, essendo iniziati i lavori dell'Assemblea, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta già convocata alle ore 14.

La seduta termina 9.50.

SEDE CONSULTIVA

Giovedì 27 luglio 2006. - Presidenza del presidente Mimmo LUCÀ. - Interviene il sottosegretario di Stato per la salute Giampaolo Patta.

La seduta comincia alle 14.35.

DL 223/06: Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale.
C. 1475 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alle Commissione riunite V e VI).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta della mattina.

Mariella BOCCIARDO (FI) ritiene che il provvedimento in esame contenga alcune norme che sono passate inosservate e che


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riguardano i profili di competenza della Commissione: nessuno finora, neppure durante l'iter al Senato, ha evidenziato gli articoli con cui vengono impiegate delle risorse economiche per alcuni fondi di rilevanza sociale. Si riferisce, in particolare, all'incremento del finanziamento per il Fondo per le politiche sociali di 300 milioni di euro annui a partire dal 2006, e alla costituzione di ben tre nuovi fondi (Fondo per le politiche della famiglia, Fondo per le politiche giovanili e Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità). Ritiene che queste disposizioni abbiano la finalità di «ammorbidire» le resistenze di alcuni ministri sul Documento di programmazione economico-finanziaria e, più in generale, sulla politica sociale del Governo: si tratta in sostanza di una anticipazione della finanziaria per quanto riguarda le politiche sociali, una specie di garanzia del Governo al ministro Ferrero. Osserva quindi come il ministro Bindi si debba accontentare di risorse estremamente esigue: 3 milioni di euro per il 2006, in pratica quanto spende un comune di 15 mila abitanti per i servizi sociali. Contesta inoltre che questo fondo venga finalizzato anche a supportare l'Osservatorio nazionale sulla famiglia, un organismo che dovrebbe diventare un supporto tecnico-scientifico del Governo, e che non farà altro che aumentare incarichi e consulenze; vi sono già infatti organismi della società civile, di studio e di analisi, che sul tema della famiglia hanno autorevolezza ed efficacia: sarebbe sufficiente ascoltarli. Reputa poi stupefacente il «contentino» dato ai ministri Meandri e Pollastrini, per le politiche giovanili e per le pari opportunità: 3 milioni di euro, come per la famiglia. Più comprensibile considera invece l'integrazione del fondo per le politiche sociali, pur rilevando che non sono ancora ben evidenziate le destinazioni di tali integrazioni. Si chiede poi cosa possa fare il ministro Bindi con un fondo pari a 3 milioni di euro, pur sapendo che, certo, il ministro ha ereditato dai governi di centrodestra il fondo per il sostegno delle famiglie, di ben 1.140 milioni di euro, che costituiva un intervento serio, e molto consistente, a sostegno dei genitori e dei figli. Segnala poi come resti in sospeso, per il momento, la questione della legittimità costituzionale di questi fondi, alla luce anche della giurisprudenza della Corte costituzionale in materia di fondi settoriali per materie che non rientrano nella competenza esclusiva dello Stato. Infatti, osserva che questo provvedimento, dal punto di vista della congruità costituzionale, invade competenze assegnate alle Regioni e agli enti locali; il fatto poi di assegnare fondi con vincolo di destinazione per materie concorrenti tra Stato e regioni, o addirittura materie di competenza esclusiva delle Regioni, getta un'ombra sull'effettiva possibilità di realizzare concretamente gran parte delle disposizioni contenute nel provvedimento. Ritiene infatti che la Corte costituzionale non potrà far altro che confermare la loro illegittimità. Dichiara che non si soffermerà sugli altri aspetti di interesse della Commissione, poiché lo faranno ampiamente i colleghi; desiderava tuttavia evidenziare, da una parte, l'evidente forzatura costituzionale, dall'altra chiarire sia in generale sia su un tema specifico, delicatissimo, come quello delle risorse per le famiglie e per i giovani, la pochezza della politica di questo Governo, che frena il processo di modernizzazione del Paese in senso liberale e che trascura, in modo evidente, il miglioramento della qualità di vita del cittadino.

Massimo GARAVAGLIA (LNP) rileva innanzitutto che l'incremento del Fondo nazionale per le politiche sociali di 300 milioni di euro, disposto dal provvedimento in esame, pone l'esigenza di verificare con ancor maggiore attenzione come queste risorse vengono impiegate, onde evitare il perpetuarsi degli enormi sprechi verificatisi in passato e spesso dovuti alla volontà di sostenere economicamente, per interessi di carattere politico, le cooperative, a prescindere dal loro orientamento. Quanto ai tre nuovi fondi istituiti dal provvedimento, ovvero il Fondo per le politiche della famiglia, il Fondo per le politiche giovanili e il Fondo per le politiche


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relative ai diritti e alle pari opportunità, rileva come l'esiguità degli stanziamenti sia tale da far dubitare che fosse meglio non istituirli affatto, anche alla luce dei costi di gestione che l'istituzione di nuovo fondo inevitabilmente comporta. Passando a trattare delle disposizioni di cui all'articolo 5 in materia di farmacie, osserva come sull'argomento si sia fatta troppa demagogia e condivide il tenore della proposta di parere predisposta dai gruppi di opposizione, in nome di una liberalizzazione «leggera» della vendita di farmaci; i farmaci non sono infatti un prodotto qualsiasi e occorre evitare che la vendita nei supermercati incoraggi il consumo. Conclusivamente, dichiara di condividere la proposta, avanzata da altri deputati dell'opposizione, in base alla quale l'Agenzia italiana per il farmaco potrebbe predisporre una lista dei farmaci che possono essere venduti al di fuori delle farmacie.

Emanuele SANNA (Ulivo), relatore, presenta una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 1), che illustra nel dettaglio.

Giuseppe PALUMBO (FI), intervenendo per dichiarazione di voto, nel confermare i rilievi già sollevati dal suo gruppo nel corso della discussione, fa osservare in particolare che la decisione di consentire la vendita di farmaci al di fuori delle farmacie comporterà un aumento, anziché una diminuzione, della spesa farmaceutica. Segnala altresì il rischio che ciò costituisca un primo passo verso una situazione analoga a quella che si riscontra negli Stati Uniti, dove, a quanto si è appreso dalla stampa, avviene che, all'interno dei supermercati, operino medici che offrono prestazioni sanitarie a basso costo. Dopo aver ricordato il ruolo che storicamente i farmacisti hanno svolto nel nostro Paese nell'ambito dell'assistenza sanitaria, sottolinea la necessità che il Ministero della salute proceda a una ricognizione del numero e della distribuzione delle farmacie, in quanto è convinto che esista ad oggi un problema di cattiva distribuzione delle stesse. Desidera quindi ricordare il problema dei ritardi con cui le farmacie ricevono i rimborsi cui hanno diritto a carico del Servizio sanitario nazionale e sottolinea la necessità che il Governo intervenga affinché le Regioni si adoperino per rendere più tempestive le procedure di rimborso. Con riferimento poi alle disposizioni in materia di ereditarietà delle farmacie, sottolinea come i due anni che il provvedimento concede agli eredi per la cessione della proprietà siano assolutamente insufficienti e come il termine di tre anni previsto nella proposta di relazione alternativa sul disegno di legge comunitaria costituisse il tempo minimo indispensabile. Dopo aver segnalato il rischio che il provvedimento porti alla creazione di grandi catene commerciali, che finirebbero per controllare tutte le farmacie, passa a trattare delle disposizioni sulla cosiddetta attività intramoenia «allargata», ricordando come nella scorsa legislatura su questo tema la Commissione abbia svolto un'ampia indagine conoscitiva, le cui risultanze dovrebbero essere attentamente considerate dal Governo: su tali basi, ritiene che la proroga di un anno disposta dal provvedimento sia del tutto insufficiente e che il regine attualmente vigente dovrebbe essere prorogato fino al momento in cui siano effettivamente disponibili strutture pubbliche adeguate. Riguardo, infine, alle disposizioni sulla pensionabilità dei dipendenti pubblici, ivi compresi i medici, rileva la discrepanza che si verrebbe a creare tra i medici ospedalieri, per i quali l'età pensionabile tornerebbe a coincidere con il sessantasettesimo anno di età, e i medici dipendenti dalle università, per i quali rimarrebbe ferma la possibilità di andare in pensione al raggiungimento del settantesimo anno. Rileva inoltre come questa disposizione si ponga in contrasto con la generale tendenza all'innalzamento dell'età pensionabile. Per tutte queste ragioni, annuncia a nome del proprio gruppo il voto contrario sulla proposta di parere del relatore e la presentazione di una proposta di parere alternativa (vedi allegato 2).


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Luigi CANCRINI (Com.It), intervenendo per dichiarazione di voto, segnala i rischi derivanti dalla disposizione che fa venir meno, relativamente ai farmaci di cui si liberalizza la vendita, l'obbligo per i distributori di detenere almeno il 90 per cento delle specialità farmaceutiche presenti sul mercato: poiché è previsto, da un'altra disposizione, che il distributore possa anche essere proprietario di farmacie, il combinato disposto delle due norme può far sì che il distributore si accordi direttamente con le industrie farmaceutiche al fine di limitare deliberatamente l'offerta di farmaci, con un risultato, in termini di concorrenza, paradossalmente opposto a quello che il provvedimento dichiara di voler perseguire. Chiede pertanto al relatore di valutare l'opportunità di riformulare la proposta di parere, inserendovi un'osservazione volta a eliminare il rischio segnalato. Osserva infine come materie così delicate avrebbero meritato tempi di esame diversi da quelli consentiti da un decreto-legge, già approvato dal Senato dopo che il Governo aveva posto la questione di fiducia.

Luisa CAPITANIO SANTOLINI (UDC), intervenendo per dichiarazione di voto, dichiara la contrarietà del proprio gruppo alla proposta di parere del relatore, sottolineando in particolare come i tre fondi di cui all'articolo 19 risultino assolutamente inadeguati rispetto alle finalità dichiarate. Esprime inoltre contrarietà per la possibilità di vendita dei farmaci nei supermercati, ritenendo che essa incentivi l'abuso di sostanze medicinali.

Massimo GARAVAGLIA (LNP), intervenendo per dichiarazione di voto, senza ribadire le ragioni di merito della propria contrarietà al provvedimento, si ricollega, sotto il profilo del metodo, a quanto rilevato dal deputato Cancrini, sottolineando come la Commissione sia sostanzialmente chiamata a pronunciarsi su un provvedimento «blindato». In generale, ritiene che il Parlamento non possa continuare ad approvare leggi sotto dettatura dell'esecutivo.

Giovanni Mario Salvino BURTONE (Ulivo), intervenendo per dichiarazione di voto, si dichiara sostanzialmente d'accordo sulla proposta di parere del relatore, che ha il merito di accogliere alcune delle critiche emerse nel dibattito; in particolare, ritiene che la previsione, già contenuta nel decreto-legge, della presenza dei farmacisti negli esercizi in cui si vendano farmaci consenta di superare buona parte delle obiezioni sollevate rispetto all'articolo 5. Per quanto riguarda poi l'attività intramoenia, rispondendo al deputato Palumbo, chiede al relatore di valutare l'opportunità che nel parere sia inserita una nuova osservazione, con la quale si chieda alle Regioni di attivarsi affinché le strutture sanitarie si mettano tempestivamente in condizione di ospitare l'attività intramuraria.

Gianni MANCUSO (AN), intervenendo per dichiarazione di voto, esprime preliminarmente una critica sul metodo scelto dal Governo, che non ha garantito tempi congrui per l'esame di un provvedimento così ampio e delicato. Si tratta a suo avviso, nel complesso, di un «pasticcio» che in realtà non liberalizza alcunché, poiché, lungi dall'incidere su determinati interessi, va invece incontro alle esigenze delle cooperative attive nel settore della grande distribuzione. Sottolinea poi come il provvedimento sia improntato a una filosofia punitiva, deliberatamente volta a colpire una categoria che sarebbe stata invece disponibile a discutere innovazioni più ragionevoli, con la conseguenza di dare luogo a ben due iniziative di protesta dei farmacisti nel giro di pochi giorni.

Emanuele SANNA (Ulivo), relatore, ritiene che si possa accogliere la proposta del deputato Cancrini, modificando di conseguenza l'originaria proposta di parere. Ritiene invece che non si possa accogliere la proposta del deputato Burtone, in quanto non sarebbe opportuno inserire in un parere alle Commissioni V e VI una raccomandazione rivolta alle Regioni. Formula quindi una nuova proposta di parere (vedi allegato 3).


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Chiara MORONI (FI), intervenendo per dichiarazione di voto, rileva l'insufficienza delle modifiche apportate dal relatore alla proposta di parere. In particolare, segnala come tali modifiche in nessun modo mettano al riparo dal rischio che società multinazionali entrino nella gestione delle farmacie, costituendo grandi catene commerciali; a tal proposito, segnala anche l'assoluta insufficienza del limite di quattro farmacie per provincia imposto a tali società. Sottolinea inoltre la gravità dell'abolizione dell'obbligo, per i grossisti, di detenere il 90 per cento delle specialità farmacologiche: la possibilità di accordi tra grossisti e industrie farmaceutiche, che in questo modo si viene a creare, rischia di compromettere seriamente la disponibilità di farmaci per particolari tipi di malattie, e in particolare per le malattie rare. Ricordando come l'indagine conoscitiva sull'attività intramoenia svolta dalla Commissione nel corso della precedente legislatura abbia fatto emergere l'assoluta carenza di strutture pubbliche adeguate: ritiene pertanto che il regime attuale dovrebbe essere prorogato fino al momento in cui tali strutture fossero effettivamente disponibili.

Mimmo LUCÀ, presidente, ricorda che è stata presentata una proposta di parere alternativa, che sarà posta in votazione ove fosse respinta la proposta di parere del relatore.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore, nel testo riformulato.

La seduta termina alle 15.30.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.40 alle 16.05.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

INDAGINE CONOSCITIVA

Indagine conoscitiva sulle condizioni sociali delle famiglie in Italia.
(Deliberazione).