Commissioni Riunite V e VI - Resoconto di venerd́ 28 luglio 2006

TESTO AGGIORNATO AL 1° AGOSTO 2006


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SEDE REFERENTE

Venerdì 28 luglio 2006. - Presidenza del presidente della V Commissione Lino DUILIO. - Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Nicola Sartor e Alfiero Grandi.

La seduta comincia alle 10.15.

D.L. 223/06: Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale.
C. 1475 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame, rinviato, da ultimo, nella seduta pomeridiana del 27 luglio 2006.

Lino DUILIO, presidente, propone che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Walter TOCCI (Ulivo) si duole di dover muovere una critica alle disposizioni di cui all'articolo 22, che prevedono un taglio indiscriminato del 20 per cento delle spese intermedie nel settore dell'università e della ricerca. Ritiene infatti che si potesse intervenire piuttosto eliminando alcune spese inutili disposte dalla legge finanziaria per il 2006: si riferisce, ad esempio, alla creazione di due nuove agenzie per la ricerca, per le quali vengono stanziati 80 milioni di euro nell'anno in corso e 400 milioni di euro nel triennio, nonché alla eliminazione della tassa sui brevetti, che potrebbe essere ripristinata, in quanto il 90 per cento dei relativi introiti derivano da società multinazionali e la stessa ha comportato, al contempo, un beneficio di 40 milioni di euro in favore di questi soggetti e una dannosa proliferazione dei brevetti.


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Un altro esempio è a suo avviso costituito dall'aumento della spesa pubblica nei settori dell'università e della ricerca a causa dei molti finanziamenti a favore di singoli istituti ed università. A questo riguardo ricorda in particolare come l'Istituto italiano di tecnologia disponga di un fondo annuo di 100 milioni di euro, cifra pari al totale degli altri investimenti pubblici per la ricerca. Ritiene che i progetti di ricerca di questi istituti potrebbero essere sottoposti ad una nuova valutazione, come avviene per tutti gli altri progetti di ricerca, cui subordinare l'eventuale mantenimento dei finanziamenti. Diversamente, osserva che i tagli indiscriminati, dovuti, a suo avviso, a una eccessiva semplificazione da parte del Ministero dell'economia, finiscono per penalizzare soprattutto le strutture più virtuose, in quanto queste hanno naturalmente già ottimizzato le risorse.
Ricorda poi come si sia da pochi mesi concluso il nuovo contratto di lavoro degli enti di ricerca, con il quale sono stati disposti aumenti anche significativi. Al riguardo rileva come ciò sia di per sé un bene e come tuttavia, soprattutto a fronte degli aumenti citati, queste strutture debbano essere messe tempestivamente in condizione di lavorare.
Tornando al taglio del 20 per cento delle spese intermedie, sottolinea inoltre come il finanziamento statale per le università sia al 90 per cento assorbito dai costi del personale e come le università abbiano dunque dovuto provvedere, nel corso degli ultimi anni, a reperire risorse ulteriori sul mercato. Poiché dunque il taglio del 20 per cento delle spese intermedie può avere incidenza superiore al 10 per cento del finanziamento pubblico che residua quando siano detratte le spese per il personale, segnala il rischio che tale taglio colpisca le risorse reperite sul mercato o i proventi delle tasse universitarie, finendo per costituire, paradossalmente, una tassa sulla tassa. È ovvio a suo avviso come questo contrasti con l'intenzione di incoraggiare, anche mediante ricorso alla detassazione, il rapporto tra ricerca pubblica e ricerca privata.
Ricorda altresì come la misura in esame produca un irrigidimento dei bilanci delle università, che pure godono, formalmente, di autonomia di bilancio. A questo riguardo, si chiede che senso abbia parlare ancora di autonomia di bilancio, nel momento in cui i bilanci delle università sono stretti tra la crescita della dinamica salariale, sottoposta al controllo dei ministeri competenti, la diminuzione dei finanziamenti per i fondi ordinari, i vincoli fissati per le tasse studentesche e ora anche il taglio del 20 per cento della spesa intermedia.
Segnala inoltre il rischio che la norma in esame dia luogo a meccanismi di elusione, nel senso che le università possono avere interesse a costituire strutture pubbliche separate che ricevano i finanziamenti privati e gestiscano parte delle spese intermedie, sottraendole così al taglio in questione. Anche in questo caso, sottolinea come la norma finisca per penalizzare le università più attive e dinamiche nel reperimento di risorse sul mercato, e come questo fenomeno sia ancora più grave nel caso di enti di ricerca, come ad esempio il CNR, che ricevono finanziamenti addirittura inferiori alle spese fisse. Si dichiara molto interessato a conoscere le valutazioni del Ministero dell'economia al riguardo, auspicando che, se tali argomenti non fossero risolutivi, il Ministero intervenga con la prossima legge finanziaria apportando le correzioni necessarie ad evitare i rischi richiamati.
Conclude segnalando come il ricordato taglio del 20 per cento si ponga in contrasto con il forte aumento di finanziamenti per la ricerca di paesi come Cina e India e auspica che, per il futuro, si considerino gli investimenti in questo settore come mezzi per rilanciare la crescita del Paese.

Maino MARCHI (Ulivo), riallacciandosi al dibattito svolto nella precedente seduta sulla possibilità di un reale approfondimento


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del provvedimento da parte della Camera, dichiara che a suo avviso non vi è alcuna emergenza democratica, come pure è stato detto, e che la possibilità di confronto è ampiamente garantita.
Ritiene altresì che fosse necessario intervenire con un decreto-legge per far fronte alle emergenze del Paese, ricordando come al decreto-legge si accompagnino altri interventi affidati a disegni di legge.
Quanto al problema del riparto di competenze tra Stato e Regioni, ritiene che l'intervento statale in materie di competenza concorrente, quali la disciplina degli ordini professionali, si giustifichi nel caso di un intervento di carattere trasversale diretto, come il provvedimento in esame, a tutelare la concorrenza. Segnala altresì come il provvedimento contenga una serie di misure in materia di liberalizzazioni e tutela dei consumatori che certo possono scontentare alcune categorie, ma che tuttavia possono aiutare a conseguire gli obiettivi di crescita fissati nel Documento di programmazione economico-finanziaria e di lasciare alle spalle la fase di stagnazione economica conosciuta in anni recenti. Ribadisce quindi come le misure in materia di professioni non violino l'articolo 117, comma 3, della Costituzione, poiché non recano una riforma organica della materia, limitandosi ad attuare un intervento di tipo trasversale per garantire l'uniformità di trattamento sull'intero territorio.
Ritiene altresì condivisibili gli obiettivi di crescita indicati nel DPEF, che trovano attuazione nelle disposizioni del decreto-legge in tema, tra l'altro, di liberalizzazioni e di tutela dei consumatori, considerando indispensabili le relative misure, anche in considerazione della loro attitudine a stimolare la crescita della domanda interna, e pur tenendo conto di come le stesse alterino interessi ed equilibri consolidati.
Il decreto in esame è altresì condivisibile perché affronta l'emergenza delle infrastrutture, disponendo opportuni finanziamenti in favore dell'ANAS e di FFSS, allo scopo di scongiurare il rischio della chiusura quanto meno dei relativi cantieri.
Fa presente, inoltre, che la grave situazione della finanza pubblica richiede interventi urgenti e giustifica il ricorso alla decretazione d'urgenza, sottolineando come la stima degli effetti dalla manovra si attesti attorno allo 0,1 per cento del PIL per il 2006, anche a causa degli ingenti finanziamenti erogati ad ANAS ed FFSS, e intorno alla più consistente misura dello 0,5 per cento del PIL per il 2007. Ritiene pertanto che il provvedimento rechi interventi di carattere strutturale volti al risanamento dei conti pubblici, pur riconoscendo che le singole misure necessiterebbero di una attenta valutazione. Sotto tale ultimo profilo concorda, pertanto, con le osservazioni critiche esposte dal collega Tocci, giacché non ritiene coerente sottrarre risorse ad un settore strategico come quello della ricerca e dell'università.
Ritiene altresì che le misure previste dal provvedimento siano idonee a perseguire l'obiettivo dell'equità enunciato dal DPEF, concordando, a tale proposito, sulla necessità di attribuire priorità assoluta alle misure di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale, le quali possono apportare significativi vantaggi alla collettività, anche in termini di concorrenza. Sottolinea peraltro come tali misure, producendo un forte impatto sociale, debbano essere sostenute da un ampio consenso. Condivide inoltre l'impostazione del DPEF in ordine alle problematiche dei governi locali, segnatamente, l'abolizione del metodo dei tetti su specifiche categorie di spesa e la correlativa introduzione di vincoli per i saldi di bilancio, in un quadro di piena attuazione del binomio autonomia-responsabilità. Rileva, peraltro, come l'articolo 30 del provvedimento in esame sembri contraddire quanto previsto nel DPEF, disponendo che, in caso di mancato rispetto degli obiettivi di contenimento degli oneri di personale da parte delle amministrazioni regionali e locali, sia fatto divieto di procedere ad assunzioni a qualsiasi titolo. Ritiene infatti che


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tale disposizione danneggi in modo particolare le unioni di comuni, istituite proprio allo scopo di ridurre i costi ed aumentare la qualità e l'efficienza delle amministrazioni locali.

Maurizio FUGATTI (LNP) stigmatizza il fatto che si stia discutendo di un provvedimento che il Governo non è disposto a modificare, sottolineando come ciò svilisca il ruolo delle Commissioni e della Camera nel suo complesso. Rileva altresì come l'attuale Governo abbia, da un lato, proditoriamente divulgato previsioni errate circa l'entità del debito pubblico, assertivamente ereditato dal precedente Governo, creando una situazione di ingiustificato allarme che ha prodotto ripercussioni negative in alcuni mercati finanziari e, dall'altro, abbia disposto con il decreto-legge in esame interventi correttivi del debito pubblico assolutamente minimali.
Contesta altresì l'utilizzo dello strumento della decretazione d'urgenza, non ritenendo sussistenti i presupposti di cui all'articolo 77 della Costituzione, rilevando inoltre come il decreto-legge in titolo non possa essere considerato un provvedimento contro le lobbies, poiché reca un contenuto di natura prevalentemente fiscale, introducendo misure fiscali ingiustificatamente repressive ed invasive nei confronti di talune categorie di contribuenti.
Fa presente, in particolare, come l'Ordine dei dottori commercialisti abbia stimato che l'applicazione del decreto-legge, comportando un significativo aggravio degli adempimenti a carico dei professionisti, si rifletterà negativamente sui costi sostenuti dal consumatore finale.
Con riferimento al regime IVA degli immobili, ritiene assolutamente inaccettabili le giustificazioni fornite dal Viceministro Visco, il quale dopo aver imputato l'errore di previsione sul gettito atteso agli uffici dell'amministrazione finanziaria, ha affermato che la questione sarebbe superata. Sottolinea, al contrario, come la questione non possa considerarsi affatto superata per coloro che hanno visto crollare il valore dei propri titoli azionari.
Ritiene, più in generale, che il modo di procedere del Governo, senza concertazione né adeguata valutazione degli effetti del decreto-legge in esame, sia riconducibile ad un'impostazione culturale ed ideologica che si traduce, in materia fiscale, nell'adozione di misure antievasive che colpiscono in modo indiscriminato intere categorie di operatori economici, nell'erroneo presupposto che gli evasori fiscali si annidino solo tra le piccole e medie imprese, gli artigiani, i commercianti ed i professionisti. Solo in quest'ottica può spiegarsi, tra l'altro, l'imposizione di un obbligo tanto vessatorio come quello di effettuare i pagamenti ai professionisti esclusivamente mediante assegni non trasferibili o bonifici, ovvero altre modalità di pagamento bancario o postale, nonché mediante sistemi di pagamento elettronico, considerando a tale proposito inaccettabile la giustificazione del Viceministro Visco, secondo il quale la misura avrebbe il solo scopo di incentivare l'uso della moneta elettronica, allineando l'Italia ai paesi più sviluppati d'Europa. Né può affermarsi che il provvedimento semplifichi la vita del cittadino quando impone la comunicazione, sia pure telematica, dell'elenco dei clienti, ovvero quanto riduce i tempi per la trasmissione delle dichiarazioni fiscali e per il pagamento dei tributi.
Con riferimento all'intervento del deputato Tocci, relativo all'entità degli investimenti destinati alla ricerca dalla Cina e dalle altre economie emergenti, sottolinea come la propria forza politica abbia sollevato tale problema da molto tempo e si dichiara lieto di constatare che queste verità cominciano ad emergere.

Gianluigi PEGOLO (RC-SE) osserva come il provvedimento contenga, in generale, molte misure condivisibili, ma anche alcune ombre.
Con riguardo, ad esempio, alle disposizioni recate dall'articolo 22, rileva il


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danno che ne deriverebbe per il sistema della ricerca e dell'università, in contraddizione con gli obiettivi delineati in materia nel programma dell'Unione, anche con riferimento allo sviluppo dell'innovazione tecnologica.
Con riguardo alla disposizione di cui all'articolo 13, rileva come il limite posto all'operatività delle società a capitale interamente pubblico misto, costituite o partecipate dall'Amministrazioni pubbliche regionali e locali per la produzione di beni e servizi strumentali all'attività di tali enti si risolva in un grave nocumento a strutture che hanno dimostrato di essere competitive, e pertanto ne auspica una opportuna revisione.
Dal punto di vista procedurale, considerata la sostanziale immodificabilità del provvedimento, ritiene infine opportuno ricorrere allo strumento dell'ordine del giorno, il cui contenuto potrebbe essere ripreso in occasione della predisposizione e dell'esame del disegno di legge finanziaria.

Maurizio LEO (AN) esprime un giudizio negativo sul complesso delle norme in materia fiscale recate dal provvedimento in esame. Con riguardo, in particolare, al problema dell'entrata in vigore delle disposizioni, ricorda che, ad esempio, in materia di imposta sul valore aggiunto, nulla viene indicato in merito alla decorrenza del nuovo regime, con il rischio di disorientare il contribuente, posto che tale nuovo regime si potrebbe ritenere applicabile non già dal 2006, ma dal 2007.
Con riguardo alla tassazione delle transazioni immobiliari, osserva come l'errata quantificazione degli effetti della norma, ricordata nella seduta di ieri dal Viceministro Visco, abbia comportato una perdita del valore di borsa dei titoli delle società immobiliari valutabile in un miliardo e mezzo di euro, risolvendosi quindi in un danno estremamente grave, rilevando inoltre come tale situazione dissuada gli investitori esteri dall'acquistare quote di fondi immobiliari italiani, per la nebulosità delle norme fiscali che sono state previste. Ricorda, al riguardo, che anche per l'operato degli uffici che hanno proceduto alla quantificazione errata, come affermato dal Viceministro, sussiste comunque una responsabilità politica di tipo oggettivo.
Rileva, inoltre, come, dal punto di vista tecnico, le norme appaiono errate, ricordando, ad esempio la duplicazione che si verifica ora tra l'imposta sul valore aggiunto e l'imposta di registro, che viene applicata in via proporzionale e non in misura fissa, ricordando a tale riguardo che la Corte di giustizia delle Comunità europee si è espressa chiaramente nel senso che sulla cifra di affari non ci può essere una duplicazione di imposizione, e chiedendo se si sia proceduto a consultare preventivamente gli organi competenti dell'Unione europea sulla conformità delle misure che si intendevano adottare.
Con riferimento all'ambito di applicazione del regime di esenzione IVA di cui all'articolo 35, comma 8, segnala le possibili difficoltà applicative della disposizione relativamente a quei soggetti che nell'esercizio precedente hanno fruito di una percentuale di detraibilità dell'IVA non superiore al 25 per cento, in quanto il calcolo del pro-rata di indetraibilità dell'IVA si basa sulle operazione attive esenti e imponibili effettuate in ciascun periodo di imposta, e non, quindi, al momento dell'operazione.
Quanto alle norme in materia di società, rileva come esse siano spesso di difficile applicazione; con riguardo, ad esempio, alle norme di cui all'articolo 35, commi 13 e 14, relative alle società esterovestite, si domanda se tali previsioni invadano, in definitiva, la sfera di sovranità di altri Stato, non essendo facilmente ipotizzabile quali azioni possa mettere in atto l'Amministrazione fiscale italiana nei confronti di una società di uno Stato estero, risultando quantomeno bizzarra l'idea di far diventare sostanzialmente italiano un soggetto estero almeno ai fini fiscali.
Riguardo alle norme in tema di ammortamento dei terreni dei fabbricati di


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cui all'articolo 36, commi 7 e 8, ritiene che nel disegno di legge finanziaria dovrà essere inserita una norma che modifichi gli importi esorbitanti previsti dalla norma, e che quindi il gettito previsto da tale norma è sicuramente superiore a quello che si potrà in realtà ottenere.
Quanto all'eliminazione dell'obbligo di rilasciare gli scontrini fiscali e le fatture, sostituendolo con la trasmissione in via telematica dei relativi dati, ritiene che tale misura possa comportare in realtà una sorta di incentivo all'evasione, in quanto difficilmente i dati trasmessi successivamente all'amministrazione finanziaria corrisponderanno agli incassi reali.
Valuta inoltre negativamente le norme che anticipano i termini per la trasmissione delle dichiarazione fiscali da parte dei professionisti e l'obbligo di versamento imposto agli stessi.
In conclusione, osserva come il provvedimento costituisca un atto di barbarie fiscale, con il quale il legislatore inserisce confusamente norme sugli argomenti più disparati senza badare all'organicità e alla sistematicità dall'impianto complessivo.

Gianluca GALLETTI (UDC) segnala la diversità delle disposizioni della prima parte del provvedimento, dedicato alla liberalizzazione, rispetto a quelle della seconda parte in materia fiscale.
Sotto il primo aspetto osserva come all'interno del Parlamento sia condivisa l'opinione che ritiene positiva la fine dei monopoli ancora esistenti e l'apertura dei mercati, rilevando tuttavia come le misure intraprese configurino solo un piccolo accenno di liberalizzazione, in quanto sono stati incisi solo settori minimali e poco rilevanti. Ai fini del miglioramento del bilancio familiare, infatti, si sarebbe dovuto partire piuttosto dalla liberalizzazione dei servizi energetici, di fornitura del gas, della raccolta dei rifiuti, conseguendo una riduzione dei prezzi di tali servizi. Ritiene che per condurre in porto un processo di liberalizzazione in tali settori occorre privatizzare le multiutilities locali; infatti, fin quando vi saranno società partecipate dagli stessi enti territoriali, questi saranno portati ad affidare la conduzione dei servizi pubblici locali, pure mediante un regime formale di gara pubblica, alle aziende da loro partecipate. Pertanto, per conseguire una piena liberalizzazione, si dovrebbe modificare la proprietà delle aziende che erogano i servizi pubblici locali e porre gli enti territoriali in gradi di svolgere funzioni di regolazione, e non imprenditoriali.
Quanto alle disposizioni fiscali recate dal provvedimento, osserva come queste aumentino in sostanza gli oneri burocratici e il livello di tassazione, come testimoniato dal previsto aumento di gettito di 6 miliardi di euro, il cui gravame ricade sostanzialmente sulle imprese.
Ritiene quindi che sia un errore introdurre norme che gravano di oneri il mondo delle professioni e delle imprese, ad esempio attraverso la reintroduzione dell'obbligo di trasmettere l'elenco clienti-fornitori.
Sottolinea quindi l'opportunità di sopprimere l'articolo 13, non comprendendo l'obiettivo che la norma intende perseguire e, in particolare, come essa possa produrre una riduzione dei costi delle strutture pubbliche regionali e comunali. Rileva anzi come essa possa produrre una riduzione delle economie di scala delle società interessate, con conseguente aumento dei costi e come non risulti chiaro in che modo tali società possano costituire un fattore di limitazione delle concorrenza nel momento in cui operano sul mercato. Se si intende aumentare il livello di concorrenza nel settore, osserva che sarebbe semmai necessario intervenire a monte, escludendo la possibilità di affidamento diretto dei servizi da parte degli enti locali a società da essi costituite.
Sottolinea inoltre come anche le disposizioni di cui all'articolo 36, comma 2, possano rivelarsi pericolose per gli enti locali, determinando il rischio che i contribuenti chiedano la restituzione delle somme versate a titolo di ICI, nel caso in cui la Regioni intervenga sulle decisioni


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assunte dai comuni in merito alla edificabilità di determinate aree, e costringendo i comuni ad accantonare in via cautelativa gli introiti derivanti dal pagamento dell'ICI sulle aree edificabili in base al piano urbanistico generale approvato dal comune ma non ancora passato al vaglio della Regione. Auspica pertanto che tale norma possa essere modificata o che, quantomeno, possa essere accolto un ordine del giorno in Assemblea con cui si impegna il Governo a modificarla.

Maria LEDDI MAIOLA (Ulivo) osserva preliminarmente come, in effetti, le disposizioni di cui all'articolo 36, comma 2, presentino le criticità rilevate dal deputato Galletti e si dichiara disponibile a lavorare per individuare soluzioni adeguate.
Ritiene inoltre che, pur non essendoci oggettivamente le condizioni per modificare il provvedimento in esame, il lavoro della Commissione si rivelerà sicuramente utile ai fini della predisposizione di eventuali ordini del giorno e dei futuri provvedimenti in materia, sottolineando l'importanza del contributo che possono offrire i parlamentari in ragione delle loro particolare vicinanza ai livelli di Governo territoriali.
Si dichiara invece in disaccordo con le considerazioni del deputato Galletti in riferimento all'articolo 13, poiché ritiene corretto che le singole amministrazioni locali si dotino di strutture per la gestione dei servizi, ma non che queste strutture, le quali godono di particolari condizioni di favore, concorrano sul mercato al pari dei soggetti privati.
Passando a trattare più in generale del provvedimento in esame, osserva come esso, diversamente da quanto affermato dal deputato Galletti, potrà portare significativi benefici alle famiglie meno abbienti e rilanciare lo sviluppo del Paese.
Pur comprendendo le preoccupazioni per la possibilità che, nella prima fase di attuazione, il provvedimento accresca l'impegno organizzativo delle pubbliche amministrazioni, ritiene inoltre che esso vada complessivamente verso uno snellimento delle procedure burocratiche nel medio periodo.
Dichiara quindi di condividere le disposizioni che obbligano a utilizzare gli strumenti bancari di pagamento, anche al di là del contributo che da questo può venire per la lotta all'evasione. Conclusivamente, osserva come i problemi di competitività del Paese di fronte a economie come la cinese e l'indiana non possano in alcun modo essere risolti attraverso l'imposizione di dazi, ma piuttosto dal rilancio dello sviluppo, affiancando alle imprese uno Stato più efficiente.

Giampaolo FOGLIARDI (Ulivo), pur essendo consapevole dell'opportunità di non modificare il provvedimento in esame, concorda con il deputato Leddi nel ritenere utile il dibattito in sede parlamentare.
Esprime quindi il proprio convinto apprezzamento per la prima parte del provvedimento, relativa alle liberalizzazioni, mentre dichiara di condividere alcune riserve tecniche avanzate con riferimento alla seconda parte, avente carattere prevalentemente fiscale. Sotto quest'ultimo aspetto, richiama l'attenzione sulla difficoltà che gli studi professionali potrebbero incontrare nel rispettare le scadenze relative agli adempimenti del prossimo anno e sui possibili costi aggiuntivi che potranno derivarne per i contribuenti.
Sottolinea inoltre i rischi connessi alla pubblicizzazione dei riferimenti bancari negli atti notarili, che potrebbe persino indurre molti a estinguere i propri conti correnti. Dichiara pertanto di condividere l'invito formulato dal deputato Galletti a un'ulteriore, futura riflessione di carattere tecnico su questi aspetti.
Esprimendo quindi una valutazione complessiva sulla filosofia cui il provvedimento si ispira, ribadisce come la prima parte costituisca, a suo avviso, una vera e propria rivoluzione nel senso della liberalizzazione e della concorrenza. Quanto alla seconda parte, nel ribadire le proprie


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riserve, osserva come l'unico strumento adeguato per conseguire il condivisibile obiettivo di contrastare seriamente l'evasione fiscale consista in un maggiore ricorso a meccanismi di detrazione e deduzione fiscale. In particolare, auspica che siano approfonditi, sotto il profilo tecnico, gli effetti finanziari complessivi derivanti dall'introduzione della possibilità di detrarre le spese sostenute per un maggior numero di prestazioni professionali, avuto riguardo anche al fatto che il fenomeno di evasione più consistente si registra in relazione all'IVA.

Enrico MONTANI (LNP) osserva innanzitutto come sarebbe stato più utile rivolgere direttamente al Viceministro Visco, nella seduta di ieri, le critiche sollevate oggi relativamente alla parte fiscale del provvedimento. Si dichiara quindi perplesso sull'intervento del deputato Leddi, in quanto ritiene che l'Italia non abbia problemi a competere con gli altri Paesi dotati di un sistema di regole analogo e come la difficoltà a competere con la Cina derivi dalla totale assenza di regole in quest'ultimo Paese. Ritiene pertanto che la Cina non possa in alcun modo costituire un'opportunità per il nostro sistema economico, se non per un ristretto gruppo di grandi imprese.
Riguardo alle disposizioni di cui all'articolo 5, annuncia la presentazione di emendamenti, dettati dalla contrarietà ad una liberalizzazione immediata e indistinta della vendita dei farmaci da banco, anche in considerazione della minaccia che tale liberalizzazione costituisce per le farmacie rurali. Segnala inoltre il rischio che tali disposizioni portino alla costituzione di grandi catene di farmacie controllate dalle società attive nel settore della grande distribuzione.

Francesco PIRO (Ulivo) ritiene che il provvedimento in esame abbia sicuramente avuto il merito di dare una scossa al Paese e di indicare una direzione giusta, esprimendo quindi apprezzamento per le dichiarazioni rese dal ministro Bersani circa l'intenzione di proseguire sulla stessa strada, incidendo anche sui grandi nodi della concorrenza nel Paese. Osserva come le liberalizzazioni non debbano naturalmente mai perdere di vista la reale tutela degli interessi dei consumatori e ritiene che potrebbe essere utile, relativamente alla disposizioni di cui all'articolo 5, approfondire la riflessione sul discrimine che passa tra farmaci da banco ed altre categorie di farmaci.
Rileva quindi come un altro nodo strutturale affrontato dal decreto-legge, peraltro non sempre in modo coerente, sia quello della spesa pubblica. In tale ambito, non ritiene coerente l'introduzione dell'articolo 22, il quale, nel ridurre gli stanziamenti di spesa per i consumi intermedi per enti ed organismi pubblici non territoriali, produrrà verosimilmente effetti deleteri sull'efficienza della pubblica amministrazione e, di riflesso, sulla spesa pubblica, laddove sarebbe stato più opportuno intervenire sulla spesa corrente degli enti pubblici, che appare assolutamente fuori controllo, procedere nella direzione della riduzione del numero dei tributi, ovvero valutare la possibilità di realizzare risparmi sulle spese energetiche.
Per quanto concerne la politica degli enti locali, concorda sull'indicazione contenuta sul DPEF circa la reintroduzione dei vincoli sui saldi di bilancio, che incentiva una gestione virtuosa delle risorse, ritenendo tuttavia che in sede di predisposizione del disegno di legge finanziaria sarà necessario prevedere un'ulteriore riduzione dei trasferimenti agli enti locali, con particolare riferimento ai comuni, ai quali rimane sostanzialmente un solo strumento di finanza locale, l'ICI. In tale contesto, considera necessario che il Governo identifichi in tempi ragionevoli quale tributo possa essere dedicato alla finanza locale.
Sottolinea quindi come l'articolo 13 introduca una misura necessaria, stabilendo che le società a capitale interamente pubblico o misto, costituite o partecipate dalle amministrazioni pubbliche regionali o locali per la produzione di beni e servizi strumentali all'attività di


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tali enti, debbano operare esclusivamente con gli enti costituenti ed affidanti, senza svolgere prestazioni a favore di altri soggetti pubblici o privati che non possono partecipare ad altre società o enti. Esprime tuttavia forti perplessità circa la compatibilità di tale norma con il principio della concorrenza.
Quanto all'articolo 36, comma 2, ritiene che il Governo debba fornire chiarimenti in ordine all'applicabilità della disposizione alle aree soggette a procedimento di esproprio.

Ivano STRIZZOLO (Ulivo) ritiene che probabilmente il Governo avrebbe dovuto intervenire in modo più incisivo in tema di liberalizzazioni, nonostante le manifestazioni di protesta da parte delle categorie interessate, prevedendo, a titolo esemplificativo, un aumento del numero delle autorizzazioni relative agli esercizi farmaceutici o addirittura la completa liberalizzazione del settore, ovvero formulando l'articolo 7 in modo tale da incidere su un maggior numero di rendite di posizione delle quali beneficiano alcune categorie, come quella dei notai.
Quanto alla lotta all'elusione e all'evasione fiscale, ritiene inevitabile il ricorso agli strumenti introdotti dal provvedimento in esame, sottolineando, con riferimento alle eccezioni sollevate dai gruppi di opposizione in ordine al carattere eccessivamente invasivo dei controlli fiscali introdotto dal decreto-legge, come la privacy del cittadino sia in ogni caso quotidianamente posta in pericolo anche dal semplice utilizzo del bancomat o della carta di credito. Ritiene peraltro necessario trovare un punto di equilibrio tra l'esigenza di contrastare l'evasione e l'elusione fiscale, da un lato, e la necessità di non vessare i cittadini e le categorie produttive, dall'altro lato, facendo presente a tale proposito come le misure antievasive che siano percepite come vessatorie dal contribuente finiscono per produrre effetti controproducenti.
Invita conclusivamente il Governo a valutare, in sede di predisposizione del disegno di legge finanziaria, l'introduzione delle misure più idonee a garantire un rapporto tra cittadino e fisco più equo e meno farraginoso.

Michele VENTURA (Ulivo) rileva come talune osservazioni di esponenti dei gruppi di opposizione siano del tutto astratte e non tengano conto dal fatto che il nostro Paese si trova in una situazione economica compromessa. Sottolinea, in particolare, come gli interventi di taluni colleghi del gruppo della Lega Nord evidenzino la persistenza di un certo provincialismo, che non consente di tenere nella giusta considerazione l'esigenza di apertura dei mercati. Ritiene in linea generale che il decreto-legge, per quanto perfezionabile, abbia il pregio di porre alla base delle numerose misure introdotte interessi generali della collettività e non interessi di tipo corporativo.
Con riferimento all'intervento del deputato Tocci, relativo al taglio delle spese per i costi intermedi degli enti pubblici non territoriali, ritiene che il Governo probabilmente non abbia avuto il tempo necessario per effettuare le necessarie verifiche preliminari, rivolgendo quindi l'invito a porre maggiore attenzione agli effetti delle misure che determinano tagli di spesa.
Concorda sul fatto che le disposizioni volte a contrastare l'evasione e l'elusione fiscale possano essere perfezionate, sottolineando peraltro come talune critiche obiezioni emerse nel corso del dibattito non tengano adeguatamente conto della situazione di emergenza in cui si trova il sistema economico del Paese.
Condivide, infine, le considerazioni del collega Galletti circa la criticità delle questioni concernenti il regime fiscale delle aree fabbricabili, preannunciando la presentazione di un ordine del giorno in merito.

Rolando NANNICINI (Ulivo) condivide la norma di cui all'articolo 36, comma 2, del decreto, in quanto tesa a dare certezza circa l'interpretazione della previsione di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 30 dicembre


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1992, n. 504, che reca la definizione di area fabbricabile ai fini ICI, al fine di facilitare l'attività impositiva dei comuni e di diminuire il contenzioso in materia. Ricorda che il citato articolo 2, comma 1, lettera b), del decreto legislativo n. 504 stabilisce che per area fabbricabile s'intende l'area utilizzabile a scopo edificatorio in base agli strumenti urbanistici generali o attuativi ovvero in base alle possibilità effettive di edificazione determinata secondo i criteri previsti agli effetti dell'indennità di espropriazione per pubblica utilità. Sulla base del tenore letterale della disposizione è evidente che, nel disegno del legislatore, sono da considerarsi aree fabbricabili soggette ad ICI non solo quelle definite tali da uno strumento urbanistico generale, sulle quali la realizzazione di una costruzione è consentita da uno strumento attuativo e la costruzione stessa è realizzabile in base alle possibilità effettive di edificazione, ma anche le aree non edificate sulle quali la realizzazione di un intervento edificatorio è possibile, alternativamente, o perché consentito da uno strumento urbanistico generale o da uno strumento attuativo ovvero, infine, in base alle possibilità effettive di edificazione de facto; essendo le varie parti della disposizione collegate tra di loro non da una «e» ma da una «o» e da un «ovvero», appare evidente che la disposizione stessa non può leggersi se non nel senso di prevedere una graduale valutazione ai fini ICI, fra area edificabile prevista dallo strumento generale o da un «piano attuativo».
Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 21644 del 16 novembre 2004), riferita ad un caso concernente un'area fabbricabile sita nel Comune di Caldogno, superando una precedente sentenza emessa dalla stessa Corte in materia nell'agosto 2004, afferma che se l'edificazione è vietata sino all'approvazione dei piani attuativi (d'iniziativa pubblica o privata), o finché la norma di salvaguardia non è stata revocata, non è sostenibile che quella certa area è utilizzata a scopo edificatorio e che i proprietari di area fabbricabili, non provviste di piani attuativi, potrebbero versare l'imposta utilizzando come base imponibile il valore da reddito domenicale (aree agricole, valore quasi simbolico) e non il reale valore di mercato.
Tale sentenza crea notevole incertezza in materia, in quanto appare in contrasto sia con la già citata norma di cui alla lettera b), comma 1, dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 504, sia con l'orientamento giurisprudenziale in merito esplicitato dalle sentenze 12 aprile 1996 n. 113, e 24 marzo 1999, n. 119, della Corte Costituzionale, le quali affermano che l'imposta comunale sugli immobili è confermata quale imposta patrimoniale e che in quanto tale, non si basa su indici di produttività dei vari cespiti.
Il legislatore ha precisato, all'articolo 5, comma 5, del decreto legislativo n. 504 del 1992 che, in particolare ai fini del calcolo dell'ICI, per aree fabbricabili il valore è costituito da quello venale in comune commercio al 1o gennaio dell'anno di imposizione, avendo riguardo alla zona territoriale di ubicazione, all'indice di edificabilità, alla destinazione d'uso consentito, agli oneri per eventuali lavori di adattamento del terreno necessari per la costruzione, ai prezzi medi rilevati sul mercato dalla vendita di aree aventi analoghe caratteristiche.
Rileva a tale proposito la necessità di considerare che tra le aree non immediatamente edificabili, e quelle che sono edificabili solo qualora sia cessato il vincolo dalla norma di salvaguardia o dopo che sia intervenuto un piano di lottizzazione, sussiste una notevole differenza di valori, sui quali deve essere calcolata l'ICI; inoltre, se l'area qualificata come edificabile dallo strumento generale, alla scadenza delle norme di salvaguardia, con il nuovo strumento generale muta destinazione e ritorna agricola, il contribuente ha diritto al rimborso da parte del comune dell'imposta pagata.
Considera quindi con favore la norma di cui all'articolo 36, comma 2, del decreto,


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che fa chiarezza in proposito, pure rilevando come gli strumenti attuativi indicati siano in realtà eventuali.

Luana ZANELLA (Verdi), osserva che, quando si adottano misure che recano un complesso di novità sull'organizzazione economica ed amministrativa, è naturale che vi siano dei rischi nella fase di attuazione e sperimentazione: per tale ragione, nel provvedimento sono state inserite idonee norme di monitoraggio degli effetti delle misure previste, che giudica positivamente. Osserva poi che il Paese si trova di fronte, attualmente, a problemi di carattere strutturale, dovuti alla perdita di perso quote di mercato e margini di competitività ed alle condizioni dei conti pubblici, rispetto ai quali, dopo il risanamento che si era avviato negli anni '90, si è rischiata una nuova deriva, che il decreto intende correttamente superare.
Rileva quindi una contraddizione nelle obiezioni dell'opposizione, che, in quanto portatrice di politiche di liberalizzazione, avrebbe dovuto piuttosto criticare le misure adottate nel decreto come tentativi troppo deboli di liberalizzazione.

Riccardo MILANA (Ulivo), relatore per la V Commissione, replicando, sottolinea innanzitutto come, nonostante le difficoltà del calendario, l'esame del provvedimento si sia svolto comunque in modo serio e approfondito.
Restando in attesa delle risposte del Governo sulle richieste di chiarimento che aveva avanzato, osserva che sulla prima parte del provvedimento rimane aperto il problema dei servizi pubblici locali, ma come la filosofia generale del provvedimento non sia stata messa in discussione dall'opposizione, tranne che su alcuni punti specifici.
Ricordando che vi è sempre stato un dibattito sulla necessità di apertura del mercato, nel quale, ad esempio con riguardo alle professioni, vi è una trasmissione ereditaria delle posizioni acquisite e delle rendite detenute, rileva come il decreto ponga al centro dell'attenzione il cittadino-consumatore, confrontandosi attivamente con le corporazioni, osservando come le disposizioni introdotte dal provvedimento, riducendo la discrezionalità della burocrazia, concorrano ad eliminare anche le inevitabili distorsioni e i fenomeni deteriori che spesso ne conseguono.
Con riguardo al settore delle farmacie, il decreto apre il relativo mercato e concede, tra l'altro, una grande opportunità di lavoro ai farmacisti che non sono titolari di farmacie, considerando del pari con favore la norma che prevede che il trasferimento della proprietà degli autoveicoli non debba essere perfezionato dinanzi ai notai, in linea con quanto accade negli altri Paesi.
Rileva quindi come possa essere opportuno procedere ad alcune modifiche migliorative del provvedimento su alcuni punti che erano già all'esame, in materia, ad esempio, di comunicazione da parte delle banche alla clientela della modifica unilaterale delle condizioni contrattuali ovvero con riguardo al problema della riduzione di risorse per la ricerca universitaria, ritenendo che si potrà approfondire l'opportunità di modifiche in occasione del disegno di legge finanziaria.
Considera positivamente le norme relative alle locazioni, pur rilevando che occorre fare attenzione ad evitare il rischio di un aumento dei canoni di locazione, in particolare nelle grandi aree urbane.
Considera giusta, in conclusione, la volontà di ampliare la base imponibile e di contrastare l'evasione, ritenendo che l'impianto complessivo del provvedimento debba essere conservato e difeso, poiché va nella direzione del risanamento e della pressione fiscale.

Laura FINCATO (Ulivo), relatore per la VI Commissione, replicando, esprime apprezzamento per il contributo venuto dagli interventi, sia di maggioranza sia di opposizione, e sottolinea come da tutti emergesse un fondamentale rispetto per l'operazione complessivamente realizzata dal decreto-legge.
Ritiene inoltre che l'intervento del Viceministro Visco abbia fatto emergere


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con chiarezza come il provvedimento in esame costituisca un primo intervento, ispirato allo scopo di contrastare l'evasione. Ricorda inoltre come il Viceministro abbia riconosciuto anche alcuni errori imputabili ai tempi ristretti con cui si è proceduto a predisporre il provvedimento e abbia manifestato la volontà di porvi rimedio.
Osserva altresì come il provvedimento si ponga in una linea di continuità che va dal Documento di programmazione economico-finanziaria alla prossima legge finanziaria, dalla quale emergerà compiutamente la strategia economica complessiva del Governo. Nel richiamarsi, per i profili di merito, all'intervento già ricordato del Ministro Visco e alle osservazioni che il sottosegretario Sartor ha svolto nel suo intervento, invita i colleghi a privilegiare il ricorso allo strumento degli ordini del giorno al fine di indirizzare l'attività del Governo nella direzione auspicata.

Il sottosegretario Nicola SARTOR, replicando, fa presente innanzitutto di aver depositato agli atti delle Commissioni le risposte scritte relative a tutte le questioni puntuali sollevate nel corso del dibattito. Desidera quindi concentrarsi sulle altre fondamentali questioni, a partire da quella relativa alla correttezza delle quantificazioni.
Per quanto riguarda la clausola di copertura finanziaria, rileva come essa compensi le maggiori entrate o le minori spese mediante l'utilizzo degli effetti finanziari positivi del provvedimento, ad eccezione degli articoli per i quali sono previste autonome clausole di copertura.
Rileva inoltre come nel decreto abbiano trovato posto disposizioni di natura ordinamentale, per le quali il Governo ritiene che non esistano effetti sul saldo netto da finanziare e debba conseguentemente farsi fronte nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio. Osserva altresì come, all'articolo 40, l'indicazione nella clausola di copertura dell'ammontare complessivo degli oneri, senza l'esplicitazione delle singole disposizioni onerose, non sia in contrasto con la normativa contabile, in quanto le disposizioni in questione e i relativi effetti sono distintamente indicati nella relazione tecnica del provvedimento e in quanto la manovra nel suo insieme migliora i saldi complessivi della finanza pubblica.
Con riferimento poi alla questione, sollevata in relazione all'articolo 18-bis e ad altri articoli del provvedimento, della copertura ottenuta mediante il ricorso a risorse del Ministero degli affari esteri, non ritiene sussista il rischio di incidere negativamente sull'adempimento di obblighi internazionali.
In merito al problema del rimborso delle spese per referendum, ricorda come tale voce di spesa sia comunque sottoposta al limite complessivo, già in precedenza previsto, di 5 miliardi di lire, semplicemente convertiti in euro: non esiste dunque un problema di copertura in ragione della variazione del rimborso da mille lire in un euro.
Per quanto attiene poi alla valutazione del gettito derivante dalle norme di cui al titolo III, rileva come essa derivi dalla simulazione di modelli fondati su dati individuali e analitici a disposizione della SOGEI, peraltro valutata secondo un criterio prudenziale.
Passando a questioni di ordine più generale, esprime la disponibilità di principio del Governo a valutare e a cogliere eventuali ordini del giorno, anche in vista della predisposizione del disegno di legge finanziaria.
Non condivide altresì il nesso, suggerito da alcuni interventi, tra portata correttiva della presente manovra e stime della situazione della finanza pubblica; sotto questo ultimo aspetto, restano naturalmente valide le previsioni, relative all'andamento del deficit e del debito pubblico, contenute nel Documento di programmazione economico-finanziaria.
Sottolinea quindi, con riferimento all'andamento delle quotazioni in borsa dei titoli immobiliari, la necessità di distinguere i comportamenti speculativi da quelli del normale risparmiatore, il quale,


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atteso che i titoli immobiliari sono già sostanzialmente in ripresa, non dovrebbe essere stato penalizzato.
Passando al tema delle liberalizzazioni, dopo aver espresso apprezzamento per l'ampio accordo registrato quanto meno sugli obiettivi del provvedimento, rileva, rispondendo alle critiche relative alla sequenza degli interventi in materia scelta dal Governo, come l'adozione del decreto-legge sia stata accompagnata dalla presentazione di disegni di legge relativi anche ad altri settori, e come lo stesso decreto-legge sia intervenuto, oltre che nei settori più spesso citati, anche sulle banche e sulle compagnie di assicurazione, considerando quindi ingeneroso che, dopo anni trascorsi senza che si intervenisse su questi settori, si rimproveri ora al primo Governo che se ne fa carico l'ordine degli interventi.
Rispondendo al deputato Tocci, osserva come la riduzione dei consumi intermedi non sia certamente una misura particolarmente innovativa, ma come esistano le condizioni per ridurre questo tipo di spese senza colpire la ricerca, ad esempio attraverso i consumi energetici delle sedi universitarie.
Quanto al problema dell'irrigidimento dei bilanci degli atenei, ricorda come in molti casi la spesa per il personale sia andata ben oltre il 90 per cento indicato dal deputato Tocci, e forse anche oltre il 100 per cento, e come dunque il primo problema da affrontare sia quello di riportare la spesa per il personale entro limiti fisiologici.
Per quanto riguarda il tema dell'autonomia universitaria, e senza voler in alcun modo invadere la competenza del Ministro Mussi, osserva come gli atenei abbiano autonomia di spesa, ma non di entrata, e come inoltre una reale autonomia richiederebbe che si lasciasse agli atenei la possibilità di determinare le retribuzioni di docenti e ricercatori: ritiene dunque che sia inappropriato evocare l'autonomia con riferimento a singole misure, senza affrontare una riflessione complessiva sull'argomento.
Quanto agli enti locali, osserva che, al Senato, si è giunti a modifiche che tendono a valorizzare le gestioni virtuose che pervengano ad avanzi di bilancio, nella direzione di una valorizzazione dell'autonomia fiscale.

Il sottosegretario Alfiero GRANDI, replicando, osserva innanzitutto come nel dibattito sul provvedimento in esame si perda troppo spesso di vista che esso rappresenta una manovra volta ad impedire che il Paese si fermi, come dimostrano gli interventi per l'ANAS e le Ferrovie. Sottolineando il valore positivo di alcune modifiche introdotte al Senato, anche grazie al contributo dell'opposizione, ricorda come il provvedimento preveda stanziamenti per il superamento di una tecnologia obsoleta come quella degli attuali registratori di cassa e per un sistema telematico di invio periodico delle comunicazioni relative agli introiti di determinati esercizi, rilevando altresì come, sempre al Senato, siano state introdotte modifiche in materia di IVA per le ristrutturazioni immobiliari, misura anch'essa utile a rimettere in moto l'economia.
Quanto agli interventi volti a recuperare sacche di evasione ed elusione, sottolinea come le misure contenute nel provvedimento non determinino un aumento delle tasse, bensì l'emersione di base imponibile, che si intende ottenere attraverso la predisposizione di strumenti che attribuiscono all'amministrazione finanziaria maggiori capacità di accertamento, dai quali il Governo attende risultati positivi, pur sottolineando come la quantificazione dell'aumento di gettito in tale contesto possa essere effettuata solo ex post.
Con riferimento a talune osservazioni emerse nel corso del dibattito, comprende come la fine dell'epoca dei condoni e l'avvio di una nuova fase di trasparenza fiscale possa comportare effetti traumatici, ribadendo peraltro come l'introduzione, eventualmente graduale, di sistemi di controllo fiscale possa produrre effetti positivi.


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Ritiene inoltre infondata la questione sollevata circa l'asserita incertezza dell'entrata in vigore delle norme del decreto-legge, poiché esso dispone con assoluta chiarezza in proposito, secondo gli ordinari principi, sottolineando inoltre come sia ormai superata l'ulteriore questione relativa alle perdita di valore di taluni titoli quotati in borsa, conseguente ad un errore nella valutazione del gettito derivante dalle modifiche apportate al regime fiscale degli immobili. Precisa quindi come la disciplina fiscale relativa alla cessione degli immobili non determini alcun problema di duplicazione d'imposta.
In ordine alla questione dell'anticipo delle dichiarazioni fiscali, ritiene che il decreto-legge abbia semplicemente stabilito una più razionale distribuzione dei relativi termini, mentre, con riferimento alla questione relativa alla disciplina fiscale delle aree fabbricabili, concorda sul fatto che la stessa possa essere risolta ed affrontata con la presentazione di un ordine del giorno, purché si tenga conto anche delle esigenze del fisco, il quale, in assenza della suddetta norma risulterebbe sempre soccombente.
Precisa inoltre come le misure introdotte in tema di appalto e subappalto abbiano lo scopo di far emergere il lavoro nero nel settore dell'edilizia, chiarendo altresì come la norma che disciplina le compravendite immobiliari dei privati abbia lo scopo di determinare l'emersione del valore dell'intermediazione, di ridurre i costo notarili, e, più in generale, di contribuire all'emersione dei reali valori del mercato immobiliare.
Fa presente, conclusivamente, come l'ampiezza del fenomeno dell'evasione fiscale nel nostro paese sia stimata nella misura del 7 per cento del PIL, rilevando come tale dato evidenzi inequivocabilmente il carattere prioritario che occorre attribuire alla lotta all'evasione anche nell'ottica del risanamento della finanza pubblica.

Lino DUILIO, presidente, dichiara concluso l'esame preliminare.

La seduta termina alle 14.15.

SEDE REFERENTE

Venerdì 28 luglio 2006. - Presidenza del presidente della V Commissione Lino DUILIO. - Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Nicola Sartor e Alfiero Grandi ed il sottosegretario per lo sviluppo economico Paolo Giaretta.

La seduta comincia alle 17.20.

D.L. 223/06: Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale.
C. 1475 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e conclusione).

Le Commissioni proseguono l'esame, rinviato, da ultimo, nella seduta antimeridiana di oggi.

Lino DUILIO, presidente, avverte che sono stati presentati emendamenti ed articoli aggiuntivi (vedi allegato), alcuni dei quali presentano profili di criticità per quanto concerne l'ammissibilità, in quanto vertenti su questioni che non rientrano nell'ambito delle materie su cui insiste il decreto-legge.
Ricorda in proposito che, ai sensi del comma 7 dell'articolo 96-bis del regolamento, non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente riconducibili alle materie oggetto dei decreti-legge all'esame della Camera. Tale criterio risulta più restrittivo di quello dettato in via ordinaria con riferimento agli altri progetti di legge dall'articolo 89 del medesimo regolamento, il quale attribuisce al Presidente la facoltà di dichiarare inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che siano estranei all'oggetto del provvedimento. Ricorda, inoltre, che la lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa precisa che, ai fini del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative, la materia deve essere


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valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo.
Nel caso specifico del decreto-legge n. 223 del 2006, la valutazione va effettuata con riferimento al contenuto delle disposizioni già contenute nel testo del provvedimento, come risultante dalle modifiche apportate nel corso dell'esame in prima lettura al Senato e alle finalità dello stesso. Ricorda a quest'ultimo proposito che, nel corso della seduta di ieri, il rappresentante del Governo ha chiarito che il decreto è finalizzato in primo luogo a garantire il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, come stabiliti nei relativi documenti. Per tale motivo, al provvedimento deve applicarsi il regime previsto per i disegni di legge collegati. Ciò comporta che, ai fini della valutazione dell'ammissibilità, le proposte emendative onerose debbano essere corredate di idonea e congrua copertura finanziaria.
Alla luce di tali considerazioni, giudica inammissibili per estraneità di materia i seguenti emendamenti e articoli aggiuntivi: l'articolo aggiuntivo Cota 1.01, in materia di etichettatura di origine dei prodotti e tutela del made in Italy; l'articolo aggiuntivo Cota 1.02, in materia di etichettatura di origine dei prodotti; l’emendamento 2.25 Peretti, limitatamente al comma 4, in quanto recante una delega al Governo; l'emendamento Cota 2.27, in quanto volto ad inserire nel testo del decreto-legge una delega in materia di riforma delle professioni intellettuali; gli emendamenti Peretti 2.32 e Leo 2.48, volti ad istituire il registro dei dottori chiropratici; l'articolo aggiuntivo Peretti 2.01, il quale prevede l'istituzione del registro per le associazioni di professionisti che svolgono attività non riservate agli iscritti agli albi professionali, conferendo tra le altre cose una delega al Governo; l'emendamento Della Vedova 3.6, il quale dispone l'abrogazione della disciplina del prezzo di vendita dei libri; l'articolo aggiuntivo Della Vedova 3.02, volto a modificare la disciplina relativa alle sale cinematografiche; gli identici emendamenti Cota 5.24 e Peretti 5.42, nonché l'articolo aggiuntivo Cota 5.01, i quali introducono agevolazioni di carattere tributario in favore delle farmacie rurali; l'articolo aggiuntivo Marinello 6.01, che interviene sulla disciplina sostanziale del noleggio di veicoli; l'emendamento Fratta Pasini 11.6, il quale introduce disposizioni sanzionatorie per l'abusivo esercizio dell'attività di mediatore; gli identici articoli aggiuntivi Osvaldo Napoli 12.01 e Verro 12.02, recanti disposizioni per il rilascio delle autorizzazione alla circolazione dei veicoli degli invalidi; gli articoli aggiuntivi Gioacchino Alfano 13.02 e Cota 13.03, recanti disposizioni in materia di patronato e assistenza sociale, scelta del lavoratore in tema di previdenza complementare e riscossione dei contributi associativi; l'articolo aggiuntivo Cirino Pomicino 13.01, il quale consente alle società di servizi pubblici di emettere obbligazioni o strumenti finanziari destinati alla realizzazione e alla gestione di reti e di impianti; l'articolo aggiuntivo Cota 13.04, il quale prevede agevolazioni fiscali per i soggetti danneggiati dalle alluvioni del 1994; gli articoli aggiuntivi Peretti 13.05 e Cota 34.02, che prorogano al 31 dicembre 2006 i trasferimenti di risorse finanziarie alle regioni per incentivi alle imprese; l'articolo aggiuntivo Cota 15.01, il quale proroga il termine per l'affidamento con gara da parte degli enti locali del servizio di distribuzione del gas; l'articolo aggiuntivo Peretti 17-bis.01, che autorizza il Ministero dello sviluppo economico ad acquisire quote di capitale delle società Terna e Snam rete gas; gli emendamenti Carlucci 18.1, 18,2, 18.3 18.4 e 18.5, i quali dispongono la destinazione di una quota fissa del Fondo unico per lo spettacolo (FUS) al settore cinematografico; l'emendamento Peretti 19.5, volto a favorire l'insediamento giovanile in agricoltura; l'articolo aggiuntivo Antonio Pepe 19.01, recante disposizioni in materia di destinazione delle disponibilità finanziarie dell'INAIL; gli emendamenti Cota 21.10, 21.11 e 21.12, che introducono un limite di spesa per le intercettazioni telefoniche disposte dall'autorità giudiziaria; gli articoli aggiuntivi Verro 21.01 e Osvaldo Napoli 21.02, che trasferiscono al Ministero della giustizia


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spese per il funzionamento degli uffici giudiziari, attualmente a carico dei comuni; l'articolo aggiuntivo Zeller 21.03, che autorizza l'assunzione di personale da parte delle amministrazioni pubbliche della provincia di Bolzano; gli emendamenti Brugger 22.7 e Brugger 22.8, i quali escludono gli enti parco nazionali dall'applicazione dei limiti all'impiego di personale a tempo determinato da parte delle amministrazioni pubbliche, disposti dalla legge n. 266 del 2005 (legge finanziaria per il 2006); l'emendamento Cota 22.13 e gli articoli aggiuntivi Verro 29.01 e Osvaldo Napoli 29.02, i quali modificano la disciplina del patto di stabilità interno; l'articolo aggiuntivo Cota 32.01, recante disposizioni in materia di pagamento delle quote associative ai sindacati; gli articoli aggiuntivi Cota 33.01 e 33.02, recanti disposizioni in materia di integrazione della contribuzione a fini pensionistici dei lavoratori collocati in aspettativa sindacale; l'emendamento Osvaldo Napoli 35.16, volto ad escludere le regioni e gli enti locali dall'ambito di applicazione dell'imposta di registro; l'emendamento Cota 35.40, il quale stabilisce una detrazione per i soggetti destinatari della disposizione del comma 12; l'emendamento Cota 35.41, che riduce i poteri di accertamento dell'amministrazione finanziaria nei confronti dei soggetti destinatari della disposizione di cui al comma 12; l'emendamento Cota 35.72, il quale stabilisce limiti all'iscrizione di ipoteca sugli immobili da parte dell'amministrazione finanziaria; gli emendamenti Alberto Giorgetti 37.61 e 37.60, i quali modificano i termini per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi, recando inoltre modificazioni ad un atto di natura regolamentare; gli emendamenti Alberto Giorgetti 37.80 e Leo 37.45, recanti disposizioni in materia di trasmissione telematica delle dichiarazioni dei redditi; gli emendamenti Verro 37.28 e Osvaldo Napoli 37.27, i quali intervengono sulla disciplina generale dell'ICI, al di là degli aspetti affrontati nel decreto-legge; l'emendamento Ulivi 37.105, il quale elimina la condizione attualmente prevista per la deduzione delle spese e delle altre componenti negative derivanti da operazioni intercorse tra imprese residenti e imprese domiciliate in Stati a regime fiscale privilegiato; gli emendamenti Alberto Giorgetti 37.62 e 37.68, i quali modificano le disposizioni sanzionatorie per i soggetti abilitati all'assistenza fiscale; l'emendamento Antonio Pepe 37.94, il quale esenta determinate attività dal pagamento dal pagamento della tassa di concessione governativa; l'articolo aggiuntivo Bono 37.02, recante disposizioni fiscali agevolative per i soggetti colpiti dagli eventi sismici in Sicilia del 1990; gli identici articoli aggiuntivi 39-bis.04 Osvaldo Napoli e 39-bis.03 Verro, i quali recano disposizioni in materia di soggetti abilitati ad effettuare attività di riscossione dei tributi locali.
Con riferimento ai criteri di ammissibilità annunciati nella seduta del 27 luglio 2006, dichiara altresì inammissibili per carenza di compensazione i seguenti emendamenti, alcuni dei quali già dichiarati inammissibili per estraneità di materia: l'articolo aggiuntivo Cota 5.01; gli emendamenti Cota 5.24, 5.25; l'articolo aggiuntivo 13.01 Cirino Pomicino; gli emendamenti 18.7 Fundarò e 18.8 Li Causi, nonché gli emendamenti Fundarò 20.1, Li Causi 20.2, Cota 20.5 e 20.6; l'articolo aggiuntivo Verro 21.01, che non reca una copertura adeguata sul saldo netto da finanziare, identico all'articolo aggiuntivo 21.02 Osvaldo Napoli; gli emendamenti Cota 21.2, 21.6, 21.7, 21.8, 21.9, 21.13, 21.14 e l’emendamento Antonio Pepe 21.20; gli emendamenti Cota 22.1, 22.11, 22.5, 22.6, 25.4, 25.6, 25.8, 25.3, 25.1, 25.9, 25.10, che reca una copertura limitata all'anno 2006, e 29.1 e l’emendamento Alberto Giorgetti 29.5; gli emendamenti Amoroso 22.12 e Pedrini 29.4; gli emendamenti Cota 30.1, 36.54, 38.19, 38.21, 38.22, 38.2 e l’emendamento Salerno 38.20; gli emendamenti Buontempo 36.2 e 38.1; gli emendamenti Cota 35.6, 35.7, 35.14, 35.15, 35.17, 35.23, 35.40, 35.45, 35.51, 35.50; gli emendamenti Cota 35.4, 35.43, 35.44, l’emendamento Antonio Pepe 35.118; l'emendamento Ceccacci 35.62, perché privo di compensazione relativamente all'esercizio 2008; gli emendamenti Filippi 35.58,


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35.59, Cota 36.1, 36.3, 36.8, 36.9, 36.11, 36.12, 36.14, 36.15, 36.25, 36.29, 36.21, 36.31, 36.37, 36.40, 36.41, 36.42, 36.44, 36.47, 36.50, 36.56, Tolotti 36.66 e 36.65, Saglia 36.62, Antonio Pepe 36.110; l’emendamento Pepe Antonio 36.92, gli emendamenti Bertolini 35.63 e Fratta Pasini 35.121, relativamente al 2006, Cota 37.2, 37.12 e 37.17, Pepe Antonio 37.92 e 37.93. Risulta ancora non sufficiente, a decorrere dal 2008, la copertura riferita all'emendamento Bernardo 37.21. Sono altresì inammissibili per carenza di compensazione, in quanto privi di copertura relativamente ai saldi di fabbisogno e indebitamento netto, gli emendamenti Cota 35.50, 35.61, 35.64, 35.65 35.70, 36.10, 36.16, 36.17, 36.18, 36.19, 36.22, 36.23, 36.24, 36.26, 36.45 nonché Brugger 36.63. In merito agli emendamenti Bernardo 36.20, Leo 36.80 e 36.89, Pepe Antonio 36.94, che intervengono sui commi 7 e 8 dell'articolo 36, precisa che dalla relazione tecnica non è possibile desumere l'effetto specificamente ascritto a ciascuna di tali disposizioni. Ritiene peraltro che le coperture apprestate dai predetti emendamenti - fatte salve eventuali diverse indicazioni da parte del Governo - non possono ritenersi sufficienti e che gli emendamenti debbano pertanto essere considerati inammissibili.
Per quanto concerne gli articoli aggiuntivi 34.01 Cota e 37.01 Armosino, che limitano la possibilità di acquisire dati necessari alle attività di accertamento dell'amministrazione finanziaria, norme che non sono quantificate dalla relazione tecnica, li ritiene ammissibili salvo che il Governo non dimostri che dall'abrogazione delle relative norme conseguano minori entrate; egualmente valuta ammissibili gli emendamenti Cota 38.3, 38.4, 38.6, 38.7, 38.8, 38.9, che intervengono, maggiorandola, sull'aliquota dell'imposta unica relativa ai giochi on line, nel presupposto che tale maggior prelievo non incida sul volume delle giocate, fatto salvo un diverso avviso del Governo che quantifichi gli effetti di minor gettito; per le stesse motivazioni dichiara ammissibili gli emendamenti Buontempo 38.5, Cota 38.14, Cota 38.15, Cota 38.16 e Cota 38.17; per quanto concerne gli emendamenti riferiti all'articolo 35, dai commi 8 a 10-sexies, stante l'impossibilità di dedurre dalla relazione tecnica parametri certi della quantificazione delle singole componenti di gettito che concorrono all'effetto complessivo del provvedimento in esame, sono considerati comunque ammissibili gli emendamenti provvisti di copertura finanziaria, salvo una diversa indicazione del Governo circa la capienza della stessa.
Invita quindi i relatori ad esprimere il parere sugli emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati.

Laura FINCATO (Ulivo), relatore per la VI Commissione, anche a nome del relatore per la V Commissione, invita i presentatori a ritirare tutti gli emendamenti ed articoli aggiuntivi, esprimendo altrimenti parere contrario.

Il sottosegretario Nicola SARTOR esprime parere conforme ai relatori.

Gioacchino ALFANO (FI), osserva che, ai fini della dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti, il provvedimento viene considerato come collegato alla manovra di finanza pubblica pur non essendo stato indicato come tale nel Documento di programmazione economico-finanziaria; auspica quindi che, almeno per il futuro, si possa conoscere con congruo anticipo quali provvedimenti sono da considerare collegati. Osserva infine come la maggioranza abbia presentato pochissimi emendamenti, il che dovrebbe indicare un alto grado di condivisione, che in realtà non ritiene esservi sulla base delle numerose


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considerazioni critiche svolte da rappresentati della stessa maggioranza nel corso del dibattito.

Rolando NANNICINI (Ulivo) ritira il suo emendamento 36.88.

Gioacchino ALFANO (FI) non insiste per la votazione degli emendamenti presentati dal suo gruppo, chiedendo che essi vengano considerati respinti ai fini del loro esame in Assemblea.

Lino DUILIO, presidente, concorda sul fatto che l'esplicitazione del carattere di collegato sia avvenuta in modo tardivo, rilevando comunque come la circostanza che esso incida sui saldi di finanza pubblica inducesse di per sé a qualificare il provvedimento come collegato. Segnala peraltro come la decisione di considerare il provvedimento quale collegato sia stata adottata anche alla luce di precedenti in materia, ricordando, al riguardo, che in occasione dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 203 del 2005, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria, il sottosegretario Armosino, nella seduta delle Commissioni riunite V e VI del 16 novembre 2005, avesse qualificato il provvedimento come collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2006 durante l'esame in seconda lettura alla Camera.
Ricorda infine che, ai sensi dell'articolo 88, comma 2, del regolamento, non possono essere presentati ordini del giorno che riproducano emendamenti o articoli aggiuntivi respinti.

Maurizio FUGATTI (LNP) chiede se, qualora vengano segnalati specifici emendamenti, vi sia la disponibilità del Governo e della maggioranza a valutarli favorevolmente.

Lino DUILIO, presidente, conferma che, qualora venissero segnalati specifici emendamenti dai gruppi, si provvederà ad esaminarli.

Gioacchino ALFANO (FI) ritiene opportuno illustrare, pur senza insistere per la votazione puntuale, il suo emendamento 2.26, che propone, con riferimento al divieto per il professionista di partecipare a più di una società di persone o associazioni tra professionisti, una deroga a tale divieto per i giovani professionisti iscritti negli albi da breve tempo.

Il sottosegretario Paolo GIARETTA ritiene la proposta interessante, considerando che essa potrebbe produrre un elemento di ricambio generazionale nella vita professionale, pur rilevando come una tale previsione potrebbe porre problemi di disparità di trattamento nell'ambito della medesima categoria di professionisti, potendosi configurare come un ostacolo alla concorrenza nei confronti di soggetti che non potrebbero partecipare a più società professionali.

Maria Teresa ARMOSINO (FI) osserva che si potrebbe consentire l'illustrazione almeno di alcuni emendamenti.

Lino DUILIO, presidente, ribadisce di aver chiesto ai gruppi di segnalare per tempo gli emendamenti che intendevano illustrare e che non è pervenuta alcuna segnalazione.

Michele VENTURA (Ulivo), per le ragioni testé esposte dal Presidente, chiede che, se ci sono colleghi che, senza averlo segnalato entro il termine fissato, intendono comunque illustrare alcuni emendamenti, il Presidente fissi quanto meno il termine entro cui si procederà alla votazione sul conferimento del mandato ai relatori.

Lino DUILIO, presidente, fissa alle 18,30 il termine entro il quale porrà in votazione la proposta di conferire il mandato ai relatori e invita nuovamente i componenti della Commissione a dichiarare se intendano insistere per l'esame dei singoli emendamenti, fermo restando che, in caso contrario, essi saranno comunque considerati


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respinti ai fini della loro eventuale ripresentazione in Assemblea.

Maurizio FUGATTI (LNP) chiede una breve sospensione della seduta, al fine di individuare gli emendamenti da illustrare.

Lino DUILIO, presidente, sospende brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18.05.

Maurizio FUGATTI (LNP) illustra l'emendamento 37.6, tendente ad abolire i commi 8 e 9 dell'articolo 37, che reintroducono la previsione dell'elenco clienti e fornitori. Illustra quindi gli emendamenti 37.34 e 37.35, tendenti ad abrogare le lettere c) e d) del comma 10 dell'articolo 37 recanti disposizioni in materia di modalità e termini di presentazione delle dichiarazioni fiscali.

Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti 37.6, 37.34 e 37.35.

Le Commissioni deliberano quindi di conferire il mandato ai relatori di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame, nel testo trasmesso dal Senato, risultando pertanto respinti tutti i restanti gli emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati.
Deliberano altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Lino DUILIO, presidente, si riserva di designare, d'intesa con il Presidente della VI Commissione, i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

La seduta termina alle 18.25.