II Commissione - Resoconto di mercoledì 13 settembre 2006


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SEDE REFERENTE

Mercoledì 13 settembre 2006. - Presidenza del presidente Pino PISICCHIO - Intervengono i sottosegretari di Stato per la giustizia Luigi Li Gotti e Luigi Manconi.

La seduta comincia alle 12.40.

Sui lavori della Commissione.

Pino PISICCHIO, presidente, con riferimento al primo punto all'ordine del giorno, relativo all'esame delle proposte di legge in materia di intercettazioni telefoniche, segnala che il 4 agosto scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge sulla stessa materia, che non risulta però presentato sino ad ora alle Camere. Nel precisare, tuttavia, che la Commissione non è tuttavia vincolata ad attendere tale presentazione per iniziare l'esame del provvedimento, rileva che si tratta comunque di una circostanza da valutare adeguatamente e invita i colleghi a pronunciarsi in merito.


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Luigi CONSOLO (AN) esprime vivo disappunto per il fatto che il disegno di legge governativo in materia di intercettazioni telefoniche non sia ancora stato presentato al Parlamento e considera ancor più grave che il relativo testo risulti invece disponibile sul sito internet del Ministero della giustizia. Prende tuttavia atto dell'esigenza di tener conto, in una così delicata materia, dell'iniziativa legislativa del Governo. Propone, quindi, che il Presidente della Commissione rappresenti al Ministro competente il disagio ed il disappunto della Commissione stessa a fronte del ritardo nella presentazione di un disegno di legge ritenuto talmente urgente da essere approvato in Consiglio dei Ministri all'inizio del mese di agosto.

Paola BALDUCCI (Verdi) avverte di aver presentato al nome del suo gruppo una proposta di legge sulla stessa materia che non risulta ancora abbinata. Ritiene opportuno che la Commissione inizi l'esame del provvedimento all'ordine del giorno in quanto si tratta di adempiere ad un dovere nei confronti della pubblica opinione che è stata sino ad ora destinataria di troppi effetti-annuncio.

Pino PISICCHIO, presidente, assicura alla collega Balducci che la sua proposta di legge sarà senz'altro abbinata non appena assegnata alla Commissione.

Francesco FORGIONE (RC-SE), considerando legittime alcune delle critiche avanzate dall'opposizione, giudica anomalo avviare la discussione senza poter tenere conto del disegno di legge del Governo, stante la delicatezza del tema. Invita altresì ad effettuare audizioni, in particolare della Federazione nazionale della stampa italiana, dell'Ordine dei giornalisti nonché del Procuratore anti-mafia, al fine di approfondire tutti gli aspetti della questione, da quelli investigativi a quelli relativi alla pubblicità. Auspicando una decisione in tal senso dell'Ufficio di Presidenza della Commissione, propone per il momento di rinviare lo svolgimento della relazione sul provvedimento.

Giulia BONGIORNO (AN) rileva che le proposte di legge all'ordine del giorno, al pari del testo governativo, focalizzano ciascuna un singolo aspetto del tema generale, relativamente ai presupposti per la disposizione delle intercettazioni ovvero alla pubblicazione dei loro contenuti. Considerando l'ampiezza della materia ed il suo elevato tasso di tecnicismo, invita ad affrontarla in maniera organica e non monca.

Alessandro MARAN (Ulivo), nel considerare del tutto legittime le critiche formulate relativamente al ritardo nella presentazione alle Camere del disegno di legge governativo, rammenta che lo stesso Ministro della giustizia aveva più volte sottolineato l'urgenza dell'esame parlamentare della materia, invitandolo alla coerenza tra il pensiero e l'azione. Si associa quindi alle valutazioni del collega Forgione circa l'opportunità di procedere ad audizioni, anche acquisendo gli atti dell'indagine conoscitiva che è in corso di svolgimento presso il Senato della Repubblica.

Erminia MAZZONI (UDC) condivide l'opportunità del rinvio dell'esame al fine di una considerazione congiunta anche del disegno di legge governativo. Pur appartenendo ad un gruppo parlamentare di opposizione, si dichiara infatti consapevole dell'ormai acquisita prassi per cui il testo governativo può diventare comunque assorbente. Rammenta tuttavia che la sua parte politica si è sempre battuta per un tempestivo intervento legislativo sulle intercettazioni telefoniche e si associa all'invito appena rivolto dal collega Maran di tenere conto, anche in vista di ulteriori audizioni relative in particolare al mondo della stampa, del lavoro conoscitivo svolto dalla Commissione Giustizia del Senato.

Manlio CONTENTO (AN), nell'associarsi alle critiche rivolte all'atteggiamento del Governo - che ritiene possano essere generalizzate a tutto il pianeta-giustizia - sottolinea la necessità di avere a disposizione precisi dati statistici sull'entità del


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fenomeno delle intercettazioni telefoniche, ivi inclusi i costi amministrativi. Sarebbe a suo avviso infatti opportuna una mappa delle intercettazioni effettuate, distinte per uffici giudiziari, numero dei procedimenti e relativi oneri finanziari. Risulta invero evidente un forte incremento nel ricorso alle intercettazioni, dal momento che le spese complessive si sono accresciute, mentre appare ridursi il loro costo medio. Ne consegue l'idea dell'utilizzo delle intercettazioni come attività sostitutiva delle indagini tradizionali. Conclude richiamando la delicatezza della questione nell'ambito del rapporto tra cittadinanza ed amministrazione della giustizia.

Pino PISICCHIO, presidente, richiama i colleghi ad intervenire con stretta attinenza all'ordine dei lavori, senza anticipare i temi di merito. Chiarisce che il punto preliminare da accertare è se incardinare o meno l'esame del provvedimento con lo svolgimento della relazione, ovvero attendere la presentazione del disegno di legge governativo. Ricorda che l'istruttoria legislativa rappresenta un'ulteriore fase dell'esame del provvedimento stesso.

Federico PALOMBA (IdV), seguendo l'invito del Presidente, rileva l'imbarazzo che la Commissione vive nell'essere su molte questioni più avanti rispetto al Governo, come dimostra anche la presenza all'ordine del giorno di una proposta di legge di riforma del codice di procedura penale. Giudicando difficile andare avanti senza disporre del testo governativo, ritiene che sui temi di maggiore rilievo lo stesso Governo dovrebbe informare la Commissione circa i tempi che si è dato. Rammenta in proposito l'ordine del giorno del proprio gruppo, accolto dall'esecutivo in occasione dell'esame delle proposte di legge in materia di indulto, affinché presentasse entro settembre il programma degli interventi prioritari in materia di giustizia. Conclude, quindi, proponendo per il momento di soprassedere allo svolgimento della relazione, dichiarandosi comunque favorevole all'effettuazione delle audizioni.

Edmondo CIRIELLI (AN), riservandosi di entrare nel merito del provvedimento in un successivo intervento, stigmatizza il comportamento del Governo che calpesta il Parlamento e ne ostacola il funzionamento. Lamenta altresì il fatto che l'iniziativa legislativa governativa debba essere appresa da un sito internet, nonché la mancanza di dati statistici sull'entità del fenomeno. Auspica un confronto serio tra Governo e Parlamento e invita i sottosegretari presenti a rappresentare al Ministro l'esigenza di rispettare le prerogative parlamentari.

Paolo GAMBESCIA (Ulivo), pur condividendo le ragioni di attendere la presentazione del disegno di legge del Governo, ritiene che la Commissione non possa soprassedere a lungo, essendosi posta consapevolmente il problema di intervenire sulla materia. Se infatti si considera l'urgenza come una priorità, ne consegue a suo avviso la necessità che il Parlamento legiferi comunque in autonomia, ove da parte del Governo persista l'attuale atteggiamento.

Enrico BUEMI (RosanelPugno) ritiene che il ritardo del Governo si spieghi con la grande difficoltà di intervenire sulla materia, che richiede una normazione puntuale a seguito delle ben note vicende giudiziarie e dei relativi strascichi di stampa. A suo avviso, sarebbe preferibile dare priorità all'esame delle proposte di legge relative all'istituzione di una Commissione di inchiesta sulla materia delle intercettazioni, considerando inutili le sole audizioni. Invita la Commissione a svolgere un ruolo serio e a non assumere posizioni dilatorie.

Nino MORMINO (FI) indica alla Commissione la necessità di individuare un percorso di legislatura con riferimento alla procedura penale, in modo da portare avanti un lavoro organico e sistematico. Rileva invece nel presente ordine del giorno un'assoluta anomalia nella compresenza da un lato di una proposta di legge di riforma organica del codice di procedura


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penale, dall'altro di una serie di proposte di legge relative ad un singolo seppur importante istituto come quello delle intercettazioni, senza contare le ulteriori proposte relative all'istituzione di una Commissione di inchiesta sulla stessa materia. Si tratta a suo avviso di una contestualità da razionalizzare, per non ricadere in un lavoro inutile ovvero pregiudizievole. In proposito, avverte di non aver ripresentato una propria iniziativa in materia di custodia cautelare proprio per non intralciare il profilarsi di una riforma organica della procedura penale. Augurandosi, come è dovere di ogni buon cittadino, la prosecuzione della legislatura sino alla scadenza naturale, ribadisce l'opportunità di procedere ad un intervento complessivo su una così delicata materia ed invita il Presidente della Commissione a muoversi in tal senso, adempiendo agli onori e agli oneri del suo incarico.

Pino PISICCHIO, presidente, rammenta che la proposta di legge sulla riforma del codice di procedura penale è stata inserita all'ordine del giorno in quota opposizione su richiesta del gruppo di Forza Italia. Pertanto, la Commissione nel suo insieme non può ritenersi vincolata ad escludere la trattazione dei singoli istituti. Condividendo comunque l'esigenza di definire un percorso di legislatura, avverte che il successivo Ufficio di Presidenza sarà chiamato a definire il programma dei lavori della Commissione.

Gino CAPOTOSTI (Pop-Udeur) ritiene che il Parlamento possa avviare l'esame di un provvedimento politicamente rilevante in presenza di una esigenza diffusamente sentita dal Paese, anche senza attendere l'iniziativa governativa. Propone, quindi, di incardinare il provvedimento precisando che sarà poi facile ricomporlo in un piano organico, quando il Governo presenterà il suo testo. Il rinvio, a suo avviso, sarebbe illogico ed equivarrebbe ad una abdicazione del Parlamento rispetto ad una sua funzione propria.

Luigi CONSOLO (AN) ripropone l'esigenza di insistere sul Governo per una tempestiva trasmissione del disegno di legge approvato in Consiglio dei ministri, richiamando l'esecutivo alle sue responsabilità. Precisa pertanto ai colleghi Gambescia e Capotosti che da parte dell'opposizione non vi è alcuna volontà ad abdicare dalle prerogative parlamentari.

Il sottosegretario Luigi LI GOTTI esclude la sussistenza di ragioni politiche nel ritardo intercorso e ritiene che si tratti di una mera questione burocratica. Raccoglie comunque le sollecitazioni pervenute e manifesterà al Ministro l'esigenza della tempestiva presentazione del disegno di legge.

Lanfranco TENAGLIA (Ulivo), considerando superfluo ricordare ai colleghi la delicatezza della materia, condivide la necessità di un intervento sistematico, lamentando che ciò non sia avvenuto nella scorsa legislatura. Nel giudicare necessario procedere in modo organico sia nel metodo che nel merito, acquisendo tra l'altro i risultati del lavoro in corso presso il Senato, propone il rinvio di una settimana dello svolgimento della relazione di cui è incaricato.

Pino PISICCHIO, presidente, nell'apprezzare l'ampiezza del dibattito intercorso, conferma la possibilità della Commissione di incardinare sin da oggi il provvedimento, ma dichiara di condividere la proposta di rinvio di una settimana testè formulata, augurandosi che tale intervallo di tempo sia sufficiente ad ovviare al ritardo burocratico cui accennava il sottosegretario Li Gotti. Ricordando peraltro che presso la Commissione Giustizia del Senato sta proseguendo un'indagine conoscitiva sulle intercettazioni telefoniche, rileva l'opportunità di acquisire gli atti e, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia l'inizio dell'esame ad altra seduta.

Riforma del codice di procedura penale.
C. 323 Pecorella.
(Rinvio del seguito dell'esame).

Pino PISICCHIO, presidente, segnala che il presentatore e correlatore onorevole


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Pecorella ha chiesto di rinviare alla prossima settimana il seguito dell'esame del provvedimento, iniziato il 3 agosto 2006.

Francesco FORGIONE (RC-SE), nel condividere la proposta di rinvio, avverte che ha già iniziato i lavori una Commissione ministeriale per la riforma del codice di procedura penale, per cui invita la Commissione a trovare una modalità di confronto onde evitare di procedere su binari paralleli.

Pino PISICCHIO presidente, rassicura il collega Forgione che si adopererà in tal senso.

Erminia MAZZONI (UDC), nell'associarsi alla proposta di rinvio, rammenta che anche il proprio gruppo ha presentato una proposta di legge sulla stessa materia di cui sollecita l'abbinamento. Rammenta altresì che anche nella scorsa legislatura era stata istituita una analoga Commissione ministeriale, i cui risultati sono stati peraltro raccolti nella suaccennata proposta di legge. Nell'auspicare che l'accusa di disorganicità rivolta alla precedente maggioranza nella scorsa legislatura non debba oggi riproporsi nei confronti del nuovo esecutivo, invita il Ministro della giustizia ad applicare nei confronti del Parlamento il metodo di dialogo e confronto che ha più volte invocato a cominciare dalla riforma del codice di procedura penale.

Il sottosegretario Luigi LI GOTTI ricorda che la Camera ha approvato lo scorso 27 luglio un ordine del giorno a firma degli onorevoli Pecorella, Lussana, Consolo, Mazzoni, Mormino - accolto dal Governo - in cui si auspicava, tra l'altro, l'avvio della riforma del codice di procedura penale. Sottolinea il fatto che la Commissione ministeriale si è pertanto insediata recependo tale ordine del giorno. Prende atto che gli stessi parlamentari firmatari del suddetto ordine del giorno sembrino assumere un diverso atteggiamento in sede di Commissione, presentando direttamente proprie proposte di legge sulla materia e non attendendo il pur sollecitato intervento del Governo. Esprime comunque il massimo rispetto per l'iniziativa parlamentare.

Erminia MAZZONI (UDC) precisa che l'ordine del giorno richiamato dal sottosegretario intendeva fare riferimento ad un lavoro legislativo da svolgersi all'interno del Parlamento, rifiutandosi di essere annoverata tra coloro i quali avrebbero sollecitato l'istituzione dell'ennesima Commissione ministeriale.

Il sottosegretario Luigi LI GOTTI ribadisce che l'ordine del giorno cui faceva riferimento era comunque rivolto al Governo.

Pino PISICCHIO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.
C. 528 Buemi.
(Seguito dell'esame e rinvio)

La Commissione prosegue l'esame, rinviato il 3 agosto 2006.

Paola BALDUCCI (Verdi), relatore, facendo seguito alla relazione già svolta sviluppa ulteriori considerazioni in riferimento al provvedimento che poggia su due importanti valori costituzionali quali la tutela dell'infanzia e la finalità riabilitativa della pena. Lamenta il fatto che a tutt'oggi sia negato alla maggioranza delle detenute madri il diritto di vivere la propria condizione in un ambiente più idoneo e confortevole rispetto al carcere, con evidenti ripercussioni negative sulla vita della prole. Evidenzia che il sistema proposto delle case-famiglia, con l'aggiunta di sistemi


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di protezione rafforzati, verrebbe incontro alla tutela dei soggetti a rischio, ponendo le basi per la determinazione di un regime di assistenza e riabilitazione superiore rispetto a quello sinora garantito dall'ordinamento. Risulta a suo avviso chiaro, pertanto, l'intento di dedicare una attenzione particolare al minore, considerato il soggetto più debole della catena. Richiama poi la presenza all'interno della proposta di legge di un articolo relativo alla disciplina dell'immigrazione che interviene significativamente sulla cosiddetta legge «Bossi-Fini» al fine di escludere l'automatismo tra decreto di espulsione e pena detentiva. Rileva, infine, i molti richiami alle disposizioni non solo costituzionali ma anche delle attinenti convenzioni internazionali, a garanzia dell'importanza dell'istituto della famiglia e della sua unità.

Edmondo CIRIELLI (AN) manifesta la sua assoluta contrarietà al provvedimento in tutte le sue parti. Pur esprimendo apprezzamento per le motivazioni relative alla tutela delle detenute madri, ritiene che la soluzione indicata non tenga conto delle esigenze della difesa sociale e sia altresì impraticabile in termini finanziari. Contesta poi le modifiche proposte in materia di immigrazione, considerandole in contrasto con la generale tendenza restrittiva riscontrabile in Europa anche in paesi un tempo più permissivi come la Spagna. Rileva, peraltro, la palese discriminazione che verrebbe a crearsi ai danni delle immigrate incinta che non avessero commesso reati.

Pino PISICCHIO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
Avverte che le Commissioni III e IV sono in attesa dell'espressione del parere della Commissione sul disegno di legge n. 1608 di conversione del decreto legge n. 253 del 2006 sulla partecipazione italiana alla missione in Libano. Pertanto, sospende la seduta in sede referente che riprenderà al termine della seduta in sede consultiva.

La seduta, sospesa alle 13.50, riprende alle 14.

Introduzione nell'ordinamento di disposizioni penali in materia di tortura.
C. 915 Pecorella, C. 1206 Forgione, C. 1279 Suppa e C. 1272 De Zulueta.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame, rinviato il 25 luglio 2006.

Pino PISICCHIO, presidente e relatore, avverte che non sono ancora stati espressi i pareri richiesti alle competenti Commissioni sul testo unificato, risultante dagli emendamenti approvati.

Edmondo CIRIELLI (AN) rende noto di aver indirizzato una lettera al Presidente della Commissione Giustizia, nonché al Presidente della Commissione Affari costituzionali, per sottolineare la palese incostituzionalità del provvedimento, benché le motivazioni possano apparire astrattamente condivisibili. Ricorda peraltro che, nell'atto della ratifica della Convenzione internazionale firmata a New York nel 1984, il legislatore nazionale non a caso ritenne di non introdurre lo specifico reato della tortura. A suo avviso, la proposta in questione viola la Costituzione perché non esplicita direttamente la condotta che configurerebbe il reato: viene infatti punito chiunque sottoponga una persona «a sofferenze fisiche o mentali», lasciando giuridicamente indeterminata tale condotta atteso che la sofferenza è certamente un atteggiamento individuale e soggettivo. Ritiene altresì violato il principio costituzionale di ragionevolezza della pena, dal momento che tutti i reati analoghi al momento previsti dal codice, commessi sia da un qualunque cittadino sia da un pubblico ufficiale, sono puniti al massimo fino a tre anni, per cui non sarebbe certamente ragionevole che il reato di tortura possa giungere a prevedere un minimo di addirittura sei anni per i pubblici ufficiali. Aggiunge che il testo in


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esame si pone in contrasto con la stessa Convenzione di New York, che testualmente fa riferimento a sofferenze che siano gravi e precisa che comunque non potrebbero configurarsi come tortura le sofferenze risultanti unicamente da sanzioni legittime, inerenti a tali sanzioni o da esse cagionate. Conclude invocando il rispetto della costituzionalità da parte del provvedimento e quindi auspicandone un'adeguata revisione in sede referente.

Pino PISICCHIO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Sui lavori della Commissione.

Pino PISICCHIO, presidente, in considerazione del rinvio dell'inizio dell'esame delle proposte di legge relative a disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche, invita i colleghi ad esprimersi sull'opportunità di un analogo rinvio anche dell'esame delle proposte di legge relative alla costituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla stessa materia.

Paola BALDUCCI (Verdi) propone di rinviare l'inizio dell'esame delle proposte di legge relative alla Commissione d'inchiesta ad altra seduta, per la connessione con le proposte di legge sulle modifiche al codice di procedura penale in materia di intercettazioni telefoniche.

Enrico BUEMI (RosanelPugno) sottolinea l'opportunità di procedere alla costituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla materia delle intercettazioni, in considerazione della gravità della situazione e del possibile uso criminale delle intercettazioni stesse. Nel ritenere che non si possa aspettare il Governo, precisa che non si tratta di un problema meramente giudiziario ma anche politico e democratico, dal momento che esiste il dubbio che molte intercettazioni avvengano al di là dello stesso controllo della magistratura.

Pierluigi MANTINI (Ulivo), concordando con il collega Buemi sull'uso e abuso delle intercettazioni, ritiene che effettivamente esista una diversità rispetto alle proposte di legge di modifica al codice di procedura penale in materia di intercettazioni, anche se un certo collegamento deriva dal ragionamento politico svolto al fine di attendere l'iniziativa legislativa governativa.

Giancarlo LAURINI (FI) condivide l'esigenza di acquisire una sufficiente conoscenza del fenomeno prima di affrontare il problema, ma ritiene preferibile alla Commissione di inchiesta il ricorso allo strumento dell'indagine conoscitiva.

Paola BALDUCCI (Verdi) apprezza le considerazioni svolte dai colleghi Buemi e Mantini, rilevando come l'eventuale Commissione d'inchiesta fotograferebbe la situazione reale nell'ambito di un tema che è fondamentale per la garanzia dei diritti di libertà dei cittadini. Manifesta altresì la propria preoccupazione per l'eccesso di delega che viene accordato alle società private incaricate di effettuare le intercettazioni.

Paolo GAMBESCIA (Ulivo) ricorda le motivazioni che sono all'origine delle proposte relative alla Commissione di inchiesta e che riguardano il problema delle intercettazioni anche non disposte dall'autorità giudiziaria. In proposito, evidenzia come ormai la maggior parte delle intercettazioni sia effettuata al di fuori del locali giudiziari. Si pone pertanto concretamente, a suo avviso, il problema di eventuali lesioni alla privacy ai cittadini non risultanti da atti giudiziari, ma comunque utilizzabili da terzi. Ritiene pertanto necessario che il Parlamento possa acquisire elementi idonei a valutare il funzionamento del meccanismo delle intercettazioni, le procedure di controllo e gli eventuali margini di rischio. Si tratta, quindi, non solo di capire cosa sia accaduto ed accada in materia di intercettazioni, ma anche cosa possa accadere. In conclusione, ritiene possibile il rinvio di


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una settimana dell'inizio dell'esame delle proposte di legge volte ad istituire una Commissione d'inchiesta su tale materia, analogamente a quanto deciso per le proposte di legge che intervengono sulla disciplina delle intercettazioni stesse nell'ambito del codice di procedura penale, ma richiama la Commissione alla necessità di decidere quanto prima.

Pino PISICCHIO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia l'inizio dell'esame delle proposte di istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle intercettazioni ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.10.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 13 settembre 2006. - Presidenza del presidente Pino PISICCHIO.

La seduta comincia alle 13.50.

DL 253/2006: Partecipazione italiana missione in Libano.
C. 1608 Governo.
(Parere alle Commissioni riunite III e IV).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Pino PISICCHIO, presidente, relatore, avverte che il disegno di legge in esame è diretto a convertire in legge il decreto-legge n. 253 del 2006, finalizzato ad assicurare interventi di cooperazione allo sviluppo in Libano, nonché il rafforzamento del contingente militare italiano che prende parte alla missione United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), come ridefinita dalla risoluzione n. 1701 dell'11 agosto 2006 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. La competenza della Commissione Giustizia si concentra sull'articolo 5 avente ad oggetto l'applicazione di disposizioni penali in relazione agli interventi di cooperazione e sviluppo in Libano ed alla missione UNIFIL. In particolare, il comma 1 dell'articolo 5 prevede l'applicazione, al personale militare partecipante al rafforzamento della missione UNIFIL, del codice penale militare di pace, nonché dei commi 3, 4 (limitatamente alle lettere a, b, c e d), 5 e 6 dell'articolo 9 del decreto-legge 1o dicembre 2001, n. 421 relativo all'operazione multinazionale denominata Enduring Freedom.
L'applicazione del codice penale militare di pace al personale partecipante ad una missione militare all'estero conferma la scelta compiuta dal legislatore con la legge n. 247 del 4 agosto 2006, relativa alla proroga di alcune missioni militari internazionali, quando per la prima volta è stata sancita l'applicazione del codice penale di pace, anziché, come previsto dai precedenti provvedimenti di autorizzazione o proroga di missioni internazionali, di guerra. Per quanto la relazione di accompagnamento al disegno di legge non motivi la scelta a favore del codice militare di pace, è da ritenere che questa sia stata dettata dalla considerazione che la missione militare in questione debba essere considerata, alla luce dei compiti che la risoluzione ONU n. 1706 attribuisce all'UNIFIL, come una vera e propria missione di pace che non richiede l'applicazione del codice penale militare di guerra. Il citato comma 3 attribuisce la giurisdizione penale agli organi dell'ordinamento giudiziario militare di pace, individuando la competenza territoriale al tribunale militare di Roma. Il comma 4, invece, prevede i casi in cui gli ufficiali di polizia giudiziaria militare devono obbligatoriamente procedere all'arresto in caso di flagranza di reato. La prima ipotesi è quella generale, regolata dall'articolo 380, comma 1, del codice di procedura penale, in base al quale si procede all'arresto di chiunque è colto in flagranza di un delitto non colposo, consumato o tentato, per il quale la legge stabilisce la pena dell'ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a cinque anni e nel massimo a venti anni. Successivamente vengono indicate alcune fattispecie di reato militare in


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presenza delle quali, a prescindere dalla pena edittale prevista, si ritiene opportuno disporre l'arresto obbligatorio in flagranza per garantire una migliore tutela della disciplina militare e l'efficacia del servizio. Si tratta di alcuni reati contro la disciplina militare previsti dal codice penale militare di guerra attraverso il rinvio alle fattispecie disciplinate dal codice penale militare di pace, e dei reati di violata consegna e forzata consegna di cui agli articoli 124 e 138 del codice penale militare di guerra.
Il comma 5 dell'articolo 9 del decreto-legge 421/2001 intende risolvere il problema posto dalla necessità di procedere alla convalida dell'arresto in flagranza nei termini fissati dall'articolo 13 della Costituzione, anche se il giudice competente non è facilmente raggiungibile, in conseguenza della scelta, di cui si è prima trattato, di non ricorrere ai tribunali di guerra. La soluzione viene individuata nel ricorso, in caso di necessità, alla comunicazione telematica o audiovisiva. Più precisamente, il comma 5 prevede che, nei casi di arresto in flagranza o fermo, qualora le esigenze belliche od operative non consentano che l'arrestato sia posto tempestivamente a disposizione dell'autorità giudiziaria militare, l'arresto mantiene comunque la sua efficacia purché il relativo verbale pervenga, anche con mezzi telematici, entro quarantotto ore al pubblico ministero e l'udienza di convalida si svolga, con la partecipazione necessaria del difensore, nelle successive quarantotto ore.
Infine, il comma 6 dell'articolo 9, disciplina l'interrogatorio della persona sottoposta alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere, prevedendo che si proceda con le stesse modalità di cui al comma 5 quando questa non possa essere condotta, nei termini previsti dall'articolo 294 del codice di procedura penale, in un carcere giudiziario militare per rimanervi a disposizione dell'autorità giudiziaria militare. Il comma 2 dell'articolo 5 del decreto-legge in esame stabilisce che i reati commessi da stranieri a danno dello Stato o di cittadini italiani partecipanti agli interventi e alla missione di cui rispettivamente agli articoli 1 e 2 del decreto-legge in esame, e nel territorio in cui detti interventi e missione hanno luogo; «sono puniti sempre a richiesta del Ministro della giustizia e sentito il Ministro della difesa per i reati commessi a danno di appartenenti alle Forze armate». Per tale categoria di reati, nonché per quelli commessi invece dal cittadino italiano che partecipa agli interventi o alla missione sopra richiamati, nel periodo e nel territorio di svolgimento degli stessi, e che siano attribuiti alla giurisdizione della magistratura ordinaria, il comma 3 dell'articolo 5 individua nel Tribunale di Roma quello territorialmente competente. Come evidenziato nella relazione illustrativa del disegno di legge di conversione, la cognizione di tali reati è poi concentrata nel Tribunale di Roma al fine di evitare conflitti di competenza e consentire unitarietà di indirizzo nella qualificazione delle fattispecie, nonché un più diretto e efficace collegamento tra l'autorità giudiziaria ordinaria e quella militare. Conclusivamente, formula una proposta di parere favorevole.

Edmondo CIRIELLI (AN) rileva l'anomalia dell'applicazione del codice penale militare di pace, prevista dal provvedimento in esame, in assoluto contrasto con la situazione del teatro delle operazioni, che è assimilabile alla guerra. Richiama in proposito il fatto che il codice penale militare di guerra rappresenta una norma di garanzia per i militari impegnati nelle operazioni stesse. Limitandosi per il momento a tale considerazione di carattere più tecnico che politico, annuncia la propria astensione sulla proposta di parere, riservandosi un successivo intervento in Assemblea sul merito del provvedimento stesso.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005.
C. 1253 Governo.


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Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006.
C. 1254 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (limitatamente alle parti di competenza).

Tabella n. 5: Stato di previsione del Ministero della giustizia.

Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti finanze (limitatamente alle parti di competenza).
(Relazioni alla V Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto e conclusione - Relazioni favorevoli).

La Commissione prosegue l'esame congiunto, rinviato il 27 luglio 2006.

Pino PISICCHIO, presidente, ricorda che l'onorevole Gambescia, prima della pausa estiva dei lavori parlamentari, ha svolto la propria relazione su entrambi i provvedimenti, limitatamente alle materie di competenza della Commissione Giustizia.

Paolo GAMBESCIA (Ulivo), relatore, presenta una proposta di relazione favorevole sul disegno di legge recante il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 ed una proposta di relazione favorevole sul disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006, limitatamente alle parti di competenza.

La Commissione approva, con distinte votazioni, le proposte di relazione favorevole del relatore con riferimento al disegno di legge recante il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 e al disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006, relativamente alla Tabella n. 2, limitatamente alle parti di competenza, alla Tabella n. 5 e alla Tabella n. 10, limitatamente alle parti di competenza.

La seduta termina alle 14.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.10 alle 14.30.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

SEDE REFERENTE

Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche.
C. 1164 Migliore, C. 1165 Fabris, C. 1170 Craxi e C. 1344 Mazzoni.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle intercettazioni telefoniche, informatiche, telematiche o ambientali.
C. 706 Osvaldo Napoli, C. 1240 Cirino Pomicino e C. 1277 Buemi.

Istituzione della procedura di concordato delle persone fisiche insolventi con i creditori.
C. 412 D'Agrò.