II Commissione - Resoconto di mercoledì 8 novembre 2006


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SEDE REFERENTE

Mercoledì 8 novembre 2006 - Presidenza del presidente Pino PISICCHIO, indi del vicepresidente Daniele FARINA - Intervengono i sottosegretari di Stato per la giustizia Luigi Li Gotti e Luigi Scotti.

La seduta comincia alle 10.05.

Decreto-legge n. 259/06: Disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche.
C. 1838 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 7 novembre 2006.

Pino PISICCHIO, presidente, ricorda che nella seduta di ieri sono state poste alcune questioni al Governo circa la situazione di fatto da cui sarebbe stata sollecitata l'iniziativa del decreto-legge in esame.
Il sottosegretario Luigi LI GOTTI dichiara che non sono intervenuti fatti nuovi rispetto alle dichiarazioni del Ministro della giustizia in occasione della sua risposta del 18 ottobre scorso all'interrogazione n. 3-00344 presentata dall'onorevole Mazzoni. In tal senso, rende nota alla Commissione una nota della procura della Repubblica di Milano datata 20 ottobre 2006, il cui contenuto è comunque stato confermato ieri verbalmente, in cui si ribadisce che non risultano allo stato acquisite agli atti conversazioni telefoniche illegalmente raccolte nell'ambito del procedimento relativo all'indagine sulla Telecom. La stessa nota informa peraltro testualmente che «l'attività di illecita acquisizione di dati riservati attribuita all'associazione per delinquere così come individuata e ricostruita risulta allo stato essere stata realizzata mediante la Commissione di delitti di corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio, reati di falso e appropriazione indebita».

Giuseppe CONSOLO (AN), invitando la Commissione ad uscire dall'equivoco, prende atto del fatto che risulta ormai


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acclarata l'insussistenza di intercettazioni illecite per cui sembrerebbe venire meno la ragione della decretazione d'urgenza, così come rappresentata dal Governo che dovrebbe quindi ammettere il proprio errore. Ricordando tuttavia il consenso generale espresso in occasione dell'emanazione del decreto-legge ed in particolare l'apprezzamento della sua stessa parte politica, rileva che tuttavia l'urgenza potrebbe risiedere nella necessità di colmare un vuoto normativo, nel qual caso sarebbe opportuno procedere alla conversione dello stesso decreto-legge, eventualmente emendandolo. Ritiene comunque prioritario un chiarimento definitivo al riguardo.

Luigi VITALI (FI) osservando che la nota della procura della Repubblica di Milano resa nota dal rappresentante del Governo menziona un solo procedimento in corso, non può che considerarla equivoca e burocratica. A suo avviso, la procura della Repubblica di Milano dovrebbe fornire un quadro complessivo riferito a qualunque fatto a sua conoscenza. Avanza in proposito l'ipotesi che la Commissione proceda ad audire lo stesso capo di quel ufficio giudiziario. Si dichiara quindi insoddisfatto della risposta del Governo.

Paola BALDUCCI (Verdi), riferendosi alla diversa tipologia di intercettazioni che va emergendo in una dimensione patologica, manifesta una serie di perplessità sia sul testo del decreto-legge sia sui presupposti di necessità ed urgenza, a suo avviso non riscontrabili neanche all'epoca della sua emanazione. Contesta a titolo d'esempio la mancata disciplina delle intercettazioni ambientali illegalmente effettuate. Quanto alla nota della procura della Repubblica di Milano, ne evince che, in assenza di intercettazioni illecite, sia comunque ipotizzabile l'esistenza di dossier contenenti dati riservati. Invitando a meditare attentamente la formulazione di norme destinate ad entrare nel codice di procedura penale, insiste sulla necessità che la materia sia oggetto di una Commissione d'inchiesta parlamentare.

Gaetano PECORELLA (FI) fa rilevare al rappresentante del Governo che, sulla base delle dichiarazioni rese dal Ministro della giustizia, la prima comunicazione da parte della procura della Repubblica di Milano risalirebbe allo scorso 22 settembre, cioè alla stessa data in cui è stato emanato il decreto-legge in esame. Chiede pertanto che la Commissione acquisisca cognizione diretta anche di tale documento. Non condividendo la tesi per cui sia sufficiente la sussistenza di un vuoto normativo per giustificare la decretazione d'urgenza, ritiene che il suddetto decreto-legge vada accantonato, anche in considerazione di gravi errori tecnici come ad esempio l'equiparazione tra intercettazioni illecite e formazione di documentazione illecita.

Marilena SAMPERI (Ulivo) ritiene che la Commissione debba prioritariamente valutare se preferire la prosecuzione dell'esame del decreto-legge ovvero trasfonderne il contenuto nel più ampio disegno di legge sulla stessa materia che è all'ordine del giorno. Al tempo stesso, però, considera necessario fare chiarezza sulle ragioni di necessità e di urgenza che a suo tempo sono state condivise sai dalle forze di maggioranza che dalle forze di opposizione. Osserva peraltro che anche l'esistenza di tabulati del traffico telefonico illecitamente trasmessi costituisce una grave lesione della riservatezza, dal momento che anche i dati di numeri telefonici debbono essere considerati dati personali sensibili.

Enrico BUEMI (RosanelPugno), nel rilevare il clima di incertezza che caratterizza il dibattito, ritiene che la questione di fondo risieda nella scelta tra l'adozione di una legislazione organica e il ricorso ad un provvedimento minimale così come appare nel decreto-legge in esame. Raccomanda alla Commissione l'esigenza di chiarire una volta per tutte la situazione di fatto e considera a tale fine insostituibile l'istituzione della Commissione di inchiesta parlamentare.

Gaetano PECORELLA (FI) nega ogni logica ai tentativi di salvare la sussistenza


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dei presupposti di necessità e di urgenza del decreto-legge sulle intercettazioni illegali, che non possono in alcun modo riferirsi alla distruzione dei tabulati del traffico telefonico. Nel condividere l'opportunità di un chiarimento di fondo della situazione, ritiene preferibile la via dell'intervento normativo organico.

Carolina LUSSANA (LNP), denunciando la situazione paradossale in cui la Commissione sembra venirsi a trovare, ricorda che le ragioni della decretazione d'urgenza poggiavano sulla sussistenza di intercettazioni illegali di cui è oggi acclarato che non risulta alcuna traccia. Non può che concludere, quindi, che l'emanazione di un decreto-legge sia stata un mero atto dimostrativo nei confronti della pubblica opinione. Richiamando il voto di astensione reso al Senato dalla sua parte politica anche per le lacune del testo del decreto-legge, raccomanda piuttosto il complessivo riordino normativo della materia.

Manlio CONTENTO (AN), facendo riferimento alla nota della procura della Repubblica di Milano di cui ha dato notizia il rappresentante del Governo, osserva che nella seconda parte sono menzionati dati riservati illecitamente acquisiti la cui tipologia in natura la Commissione dovrebbe approfondire. Ritenendo a questo punto superato il ricorso al decreto-legge, invita comunque a riprenderne i contenuti sia sotto il profilo processuale che sotto quello sostanziale, nell'intento di rafforzare in particolare l'assoluto divieto di pubblicazione.

Alessandro MARAN (Ulivo) ricorda che, con riferimento ai presupposti di necessità e d'urgenza del decreto-legge, era maturata una larga intesa tra le forze politiche che ne costituiva parte integrante. In considerazione della ristrettezza dei tempi che sarebbero a disposizione del Senato per esaminare nuovamente il provvedimento nel caso in cui venisse modificato dalla Camera, osserva che ove tale intesa non sussistesse più, sarebbe a suo avviso inevitabile, approvazione di modificazioni, la decadenza dello stesso decreto-legge. Osserva tuttavia come il fenomeno delle intercettazioni illegali debba comunque essere disciplinato, al di là dei procedimenti in corso presso l'una o l'altra procura della Repubblica. Ribadisce quindi la necessità della scelta tra la prosecuzione dell'esame del decreto-legge, eventualmente emendandolo, e la sua trasfusione nel disegno di legge a carattere generale. In considerazione dei tempi ristretti disponibili e salvo che il Governo non insista sulla conversione del decreto-legge, nel caso in cui l'opposizione persistesse nel suo atteggiamento negativo, la maggioranza non potrebbe che prenderne atto.

Federico PALOMBA (IdV) ricorda l'ampiezza del consenso ricevuto dal decreto-legge all'atto della sua emanazione e confermato dal voto presso il Senato della Repubblica. Nell'osservare quanto la situazione appaia cambiata in relazione agli elementi di fatto, rileva comunque la necessità di una disciplina delle intercettazioni illecite, ove anche venissero o meno i presupposti di necessita e d'urgenza. Esprimendo una valutazione tecnica e non politica, riterrebbe saggio procedere alla normazione organica della materia, purché non vi si ravvisi da parte dell'opposizione un intento polemico nei confronti del Governo.

Erminia MAZZONI (UDC) prende atto del fatto che il Governo ha emanato il decreto-legge in esame sulla base delle sole notizie di stampa, mentre avrebbe avuto a disposizione ben altre fonti. Ferma restando l'esigenza di una risposta legislativa al fenomeno delle intercettazioni illecite, così come auspicato da parte di tutte le forze politiche, non può non rilevare che le comunicazioni della procura della Repubblica di Milano mettono in dubbio la sussistenza dei presupposti di necessità e di urgenza, così come chiaramente emerso per la prima volta nella risposta data dal Ministro della giustizia all'interrogazione a sua firma discussa lo scorso 18 ottobre. A questo punto, ritiene preferibile che tutta


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la materia sia puntualmente trattata nell'ambito del disegno di legge e delle abbinate proposte di legge che la Commissione ha sull'ordine del giorno.

Daniele FARINA (RC-SE) osserva che sinora, sia pure con accenti diversi, nessuno dei componenti della Commissione si è espresso esplicitamente in favore della conversione del decreto-legge. Precisa come il Governo avesse avuto tuttavia più di una motivazione nell'adottare il decreto stesso, alla luce delle polemiche animate non solo dalla stampa ma anche dalle forze politiche. Prende tuttavia atto che la situazione oggi si presenta diversamente, pur esprimendo il dubbio che possano esistere supporti contenenti dati riservati destinati prima o poi a venire fuori. In ogni caso, gli sembra che il decreto-legge sia ormai ininfluente e che sia preferibile concentrarsi sulla normazione. Segnalando infine la circostanza per cui i dossier contenenti dati riservati sembrerebbero formati sulla base di intercettazioni legali, sottolinea come alla radice vi sia il problema del sovrabbondante ricorso a tale strumento di indagine.

Rosa SUPPA (Ulivo), dopo aver ricordato la fase di adozione del decreto-legge e la successiva approvazione da parte del Senato in un testo che ha pure suscitato talune perplessità, si richiama alla sollecitazione iniziale dell'onorevole Consolo circa l'opportunità di colmare comunque un vuoto normativo. A suo avviso, il decreto-legge in esame potrebbe comunque rappresentare un punto di partenza, sulla base di una larga e convinta intesa politica volta a portare al più presto al termine anche l'iter, del provvedimento sulle intercettazioni legali.

Silvio CRAPOLICCHIO (Com.It), rilevando la situazione di stallo in cui sembrano versare i lavori della Commissione, chiede al Governo di chiarire una volta per tutte se sussistano o meno i presupposti della decretazione di urgenza che la nota della procura della Repubblica di Milano sembra porre in dubbio. Raccomanda comunque l'opportunità di definire organicamente la materia delle intercettazioni.

Carolina LUSSANA (LNP), nel ribadire l'oramai acclarata l'insussistenza dell'urgenza e quindi la mera motivazione politica del provvedimento, invita il Governo a chiarire quale sia la sua intenzione sul prosieguo dell'esame del decreto-legge.

Pino PISICCHIO, presidente, ritiene opportuno precisare alla Commissione quali potrebbero essere i tempi per l'ulteriore esame del decreto-legge, la cui scadenza è il prossimo 21 novembre.
Ricorda che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha stabilito che il provvedimento sarà esaminato dall'Assemblea non prima di lunedì 13 novembre prossimo. Considera evidente che per tale data la Commissione non sarà in grado di riferire all'Assemblea sul provvedimento in esame, tuttavia ritiene che, al fine di garantire al Senato i margini di tempo necessari per esaminare le eventuali modifiche che dovessero essere apportate dalla Camera al decreto legge, la Commissione debba concludere l'esame del provvedimento entro la giornata di martedì 14 novembre. Ipotizza al riguardo la chiusura dell'esame preliminare nella giornata di domani, la fissazione del termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 10 di lunedì 13 novembre.

Giuseppe CONSOLO (AN) ricorda di avere posto inizialmente una precisa questione al rappresentante del Governo al fine di accertare se sussista o meno la volontà politica di proseguire nell'esame del decreto-legge.

Edmondo CIRIELLI (AN) invita il rappresentante del Governo a rendere nota la posizione politica dell'Esecutivo, anche in considerazione del fatto che è all'esame un provvedimento di origine governativa e non parlamentare.

Pino PISICCHIO, presidente, rilevando che il disegno di legge di conversione è


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comunque un atto parlamentare, fa presente all'onorevole Cirielli che l'ampiezza del dibattito è stata consentita, come di consueto soprattutto in un'ottica di garanzia nei confronti dell'opposizione.

Paolo GAMBESCIA (Ulivo), relatore, richiamandosi alla seconda parte della nota della procura della Repubblica di Milano datata 20 ottobre 2006, ne evince che siano comunque presenti documenti contenenti dati riservati e che pertanto, diversamente da quanto in un primo tempo apparso, i presupposti di necessità e di urgenza sussistano. Al riguardo, esprime preoccupazione circa l'eventualità che prima o poi si assista ad ulteriori reazioni da parte della stampa. Ove quindi vi fosse accordo, sarebbe a suo avviso opportuno procedere nell'esame del decreto-legge, ferma restando la necessità di emendarne alcune parti.

Enrico BUEMI (RosanelPugno) osserva che l'intervento appena svolto dal relatore riapre sostanzialmente la questione. A suo avviso, la seconda parte della citata nota della procura della Repubblica di Milano riguarda fattispecie già sanzionate, mentre le ragioni d'urgenza si sarebbero riferite alle intercettazioni illegali. Invita il Governo a spiegare esattamente la vicenda in corso, che altrimenti rischierebbe di apparire come una mera montatura giornalistica. Considera comunque che il decreto-legge poco significativo ai fini della risoluzione del vero problema che è rappresentato dai continui attacchi alla libertà di discernimento della classe politica. In proposito, giudica assai più utile che si costituisca una commissione di inchiesta parlamentare sul fenomeno delle intercettazioni.

Il sottosegretario Luigi LI GOTTI si scusa innanzi tutto con l'onorevole Cirielli che ha colto una mancanza di rispetto da parte del Governo assolutamente involontaria. Chiarisce all'onorevole Pecorella che la prima comunicazione da parte della procura della Repubblica di Milano, pur datata al 22 settembre 2006, in risposta ad una richiesta del giorno precedente formulata sulla base di un'interrogazione parlamentare, è pervenuta al Ministero soltanto il 23 settembre 2006. Richiama quindi il clima in cui è maturato il decreto-legge in esame, caratterizzato dalla preoccupazione di tutelare la riservatezza di oltre mille cittadini le cui conversazioni si riteneva fossero state captate. Richiama altresì l'ampia consultazione a suo tempo intercorsa tra tutte le forze politiche. Quanto al contenuto del decreto-legge, conferma che esso viene a colmare un vuoto normativo in relazione alla sanzione della condotta illecita di chi costruisce e detiene documenti derivanti da informazioni illecitamente acquisiti. Una simile condotta potrebbe definirsi per una facile comprensione «impropria ricettazione di materiale illecito». Ribadisce l'interesse del Governo a colmare tale vuoto normativo osservando altresì come l'emanazione del decreto-legge possa avere comunque raggiunto il risultato di indire la prosecuzione di simili condotte.
Nel rispondere, quindi, ai rilievi formulati dai componenti della Commissione sul testo del decreto-legge così come approvato dal Senato, fa innanzitutto presente che le attività di secretazione possono essere svolte in tutti gli uffici giudiziari. Con riferimento all'articolo 4 precisa che vi si disciplina l'azione riparatoria in applicazione del principio sancito dall'articolo 12 della legge n. 47 del 1985, escludendo che essa sia alternativa all'azione risarcitoria. Riguardo al rito, chiarisce che si applica quello speciale previsto dal codice di procedura civile per i procedimenti cautelari. Circa le critiche volte all'inserzione all'articolo 3 dell'avverbio «consapevolmente», spiega che essa è stata motivata da un'esigenza di armonia sistematica rispetto alla recente formulazione dell'articolo 600-quater del codice di procedura penale relativo alla detenzione di materiale pedopornografico. Riguardo all'ipotesi di reato, sottolinea che la condotta illecita si realizza con la detenzione, per cui la distruzione, che interviene dopo la verifica dell'illecita formazione, si configura come condizione di punibilità, mentre


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il momento qualificante della condotta resta sempre precedente. Giustifica poi l'impiego dell'espressione «parti interessate» da convocarsi da parte del giudice, in quanto figura giuridica già individuata sia applicando l'articolo 127 del codice di procedura penale e l'articolo 111 della Costituzione. In conclusione, ritiene che il testo all'esame della Commissione non sia lacunoso così come era parso a taluni nel corso di precedenti interventi e che persistano, in ragione del vuoto normativo, i presupposti di necessità e di urgenza del decreto-legge.

Pino PISICCHIO, presidente, tiene innanzitutto a precisare come nel pur dibattito odierno non siano emersi voci dissonanti in merito alla sostanza politica, essendo gli spazi di dubbio limitati alla congruità dei mezzi rispetto agli obiettivi. Nel prendere atto dell'intenzione del Governo di insistere sull'approvazione del decreto-legge all'esame della Commissione, ritiene doveroso prospettare un'ipotesi di lavoro che consenta lo svolgimento e la conclusione di tale esame, fatta ovviamente salva la piena autonomia di scelta di ciascuna forza politica. Ribadisce l'opportunità di fissare il termine per la presentazione degli emendamenti a lunedì prossimo.

Gaetano PECORELLA (FI) ritiene che persistano ancora incertezze, dubbi e necessità di approfondimento da prendere in considerazione prima di procedere alla fase emendativa, anche perché il provvedimento non è ancora stato calendarizzato in Assemblea in modo definitivo, avendo la Conferenza dei presidenti di gruppo adottato la formala «non prima del 13 novembre».

Pino PISICCHIO, presidente, fa presente che l'esame preliminare proseguirà comunque domani e preannuncia la presentazione da parte dell'onorevole Contento di un'interrogazione a risposta immediata sulla materia del decreto-legge. Sarà comunque l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, a stabilire la programmazione dei lavori della Commissione in ordine al disegno di legge in esame.

Gaetano PECORELLA (FI) ritiene che sia necessario acquisire dalla procura della Repubblica di Milano l'informazione circa l'avvenuta distruzione o meno di documentazione illegalmente acquisita. Ove si confermasse che ciò non sia avvenuto ne deriverebbe la violazione della legge da parte dei magistrati ovvero l'insussistenza di alcunché da distruggere e quindi dello stesso vuoto normativo che il decreto-legge intenderebbe colmare. Chiede quindi al Governo quale mai possa essere ad oggi l'utilità della decretazione d'urgenza, dal momento che i singoli documenti potrebbero essere stati, a quanto pare lecitamente formati, mentre il solo loro assemblaggio risulterebbe illecito. Conclude invitando la Commissione a non approvare una legge cattiva ed inutile.

Pierluigi MANTINI (Ulivo) considera un punto politico il fatto che il Governo ritenga che il decreto-legge colmi un vuoto normativo sulla formazione e l'eventuale divulgazione di dossier contenenti dati riservati. Osservando come, ai sensi dello stesso decreto, tali materiali diverrebbero illeciti una volta che ne fosse stata dichiarata la distruzione, rileva che in tal modo si risolve soltanto una piccola parte del complesso problema delle intercettazioni. Invita però a non soffermarsi, salvo che per una curiosità del tutto legittima che pure sembra oltrepassare le competenze della Commissione e travalicare in quelle delle commissioni d'inchiesta parlamentare, sullo scandalo Telecom e sul procedimento relativo in corso presso la procura della Repubblica di Milano, dal momento che si tratta di varare una normativa a carattere generale. Considera quindi il decreto-legge un atto non inutile, seppur limitato, ribadendo l'opportunità che la Commissione proceda contestualmente al riordino di tutta la materia. Prende infine atto del fatto che si profila un evento politicamente assai significativo, in quanto i componenti della Commissione rappresentanti


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le forze di opposizione sembrano orientarsi a mutare atteggiamento rispetto a quello assunto dai loro omologhi presso il Senato.

Pino PISICCHIO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Sui lavori della Commissione.

Carolina LUSSANA (LNP) chiede al presidente chiarimenti in ordine alla prosecuzione dei lavori della Commissione, in quanto è in corso una riunione del suo gruppo parlamentare e potrebbe quindi richiedere una sospensione dei lavori stessi.

Pino PISICCHIO, presidente, fa presente all'onorevole Lussana la Commissione si appresta ad iniziare l'esame degli emendamenti presentati alla proposta di legge sulla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.

Tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.
C. 528 Buemi.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 7 novembre 2006.

Pino PISICCHIO, presidente, invita il relatore e il rappresentante del Governo a formulare il parere sugli emendamenti presentati (vedi allegato al Bollettino delle Giunte e Commissioni parlamentari del 7 novembre 2007).

Paola BALDUCCI (Verdi), relatore, esprime parere negativo sugli emendamenti Cirielli 1.1 e 2.7, Lussana 2.1, Suppa 2.3, Lussana 2.2, Cirielli 3.4, Lussana 3.1, 3.3 e 3.2, Cirielli 4.3, Lussana 4.1, Suppa 4.2, Cirielli 5.4 e Suppa 5.2. Chiede chiarimenti al presentatore in ordine agli emendamenti Suppa 2.6, 2.5, 2.4, 5.1 e 5.3 riservandosi di esprimere successivamente il parere. Nel raccomandare l'approvazione dei propri emendamenti 5.20 e 5.21, ritira invece gli emendamenti 1.2 e 2.20. Esprime infine parere favorevole sulle proposte emendative Farina 5.5 e 5.01, nonché sugli emendamenti identici Lussana 6.1, Cirielli 6.4, Buongiorno 6.3 e Lussana 7.4 e Cirielli 7.2, soppressivi rispettivamente degli articoli 6 e 7, la cui materia è da considerarsi estranea al titolo ed al contenuto prevalente della proposta di legge in esame. Risulterebbero pertanto preclusi gli emendamenti Lussana 6.2, 7.1, 7.3 e 7.5.

Il sottosegretario Luigi LI GOTTI esprime su tutte le proposte emendative parere conforme a quello del relatore.

Edmondo CIRIELLI (AN), nel condividere le valutazioni del relatore circa l'estraneità di materia degli articoli 6 e 7 che andrebbero a modificare la legge Bossi-Fini, rileva che la proposta di legge contiene anche altre disposizioni analogamente estranee, come ad esempio all'articolo 4 ove si elimina la facoltà del magistrato di negare la detenzione domiciliare nei casi di pericolosità. Ricorda peraltro che nella scorsa legislatura la Commissione Bilancio aveva segnalato la mancanza di copertura finanziaria degli oneri derivanti dalla realizzazione delle case-famiglia che, a detta della relazione che accompagna la proposta di legge, costituirebbero il punto centrale dell'intervento normativo.

Gaetano PECORELLA (FI) si associa alle considerazioni svolte dal collega Cirielli.

Carolina LUSSANA (LNP) chiede la sospensione dei lavori a causa della concomitanza con una riunione del suo gruppo parlamentare.

Pino PISICCHIO, presidente, nell'accogliere la richiesta formulata dall'onorevole Lussana, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 12.30.


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AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

SEDE REFERENTE

Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche.
C. 1164 Migliore, C. 1165 Fabris, C. 1170 Craxi, C. 1344 Mazzoni, C. 1638 Governo, C. 1257 Nan, C. 1587 Brancher e C. 1594 Balducci.

Introduzione dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori.
C. 1289 Maran, C. 1330 Fabris, C. 1443 Poretti, C. 1495 Governo, C. 1662 Buemi.

Riforma del codice di procedura penale.
C. 323 Pecorella e C. 1568 Mazzoni.

SEDE CONSULTIVA

Modifiche alla normativa sullo sportello unico per le imprese e in materia di dichiarazione di inizio attività.
C. 1428 Capezzone.

ATTI COMUNITARI

Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 2201/2003 limitatamente alla competenza giurisdizionale e introduce norme sulla legge applicabile in materia matrimoniale (COM (2006) 399).

COMITATO RISTRETTO

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle intercettazioni telefoniche, informatiche, telematiche o ambientali.
C. 706 Osvaldo Napoli, C. 1240 Cirino Pomicino e C. 1277 Buemi.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI