II Commissione - Resoconto di luned́ 13 novembre 2006


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SEDE REFERENTE

Lunedì 13 novembre 2006. - Presidenza del presidente Pino PISICCHIO. - Intervengono il Ministro per la giustizia Clemente Mastella e il sottosegretario di Stato per la giustizia Luigi Li Gotti.

La seduta comincia alle 14.05.

D.L. 259/06: Disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche.
C. 1838 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato da ultimo nella seduta del 9 novembre 2006.

Pino PISICCHIO, presidente, avverte che sono stati presentati emendamenti ed articoli aggiuntivi al disegno di legge in esame (vedi allegato).
In riferimento agli emendamenti soppressivi dell'articolo 1 del decreto-legge, avverte che la loro eventuale approvazione comporterà il conferimento del mandato al relatore a riferire in senso contrario all'Assemblea sul testo del disegno di legge C. 1838, in quanto tutte le disposizioni del decreto-legge presuppongono la vigenza del tale articolo.
Ringrazia, quindi, il ministro per il suo tempestivo intervento, che viene incontro agli auspici espressi da tutti i gruppi parlamentari. Dopo aver ricordato l'intesa politica, che ha condotto all'emanazione del decreto-legge e le successive modifiche apportatevi dal Senato, segnala che nel corso dell'esame sono emerse sia da parte della maggioranza che da parte dell'opposizione alcune valutazioni critiche sugli aspetti tecnici del testo. Prendendo atto della scadenza il prossimo 21 novembre del decreto legge, fa presente che il calendario parlamentare è al momento concentrato nella sessione di bilancio. Sottolinea la circostanza per cui, stante la nota asimmetria nella composizione delle due Camere, possa configurarsi una situazione di ratifica acritica da parte della Camera dei deputati. Nell'invitare pertanto il ministro a chiarire la posizione del Governo, ribadisce il rilievo politico dell'intesa a suo tempo intercorsa e comunque confermata presso il Senato.

Il ministro Clemente MASTELLA, dopo aver ringraziato il presidente e i componenti


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della Commissione, richiama l'accordo politico unanime sulla cui base è stato elaborato il decreto-legge e ritiene che al riguardo debba valere il principio pacta sunt servanda. Esclude che l'iniziativa legislativa sia stata ispirata dall'emotività, ricordando la situazione di fatto che ne ha costituito la motivazione principale. Dichiarando di considerarsi tuttora vincolato all'intesa raggiunta tra maggioranza e opposizione, riconosce ovviamente alla Camera il diritto di modificare ulteriormente il testo nella logica del bicameralismo, ma evidenzia l'assoluta mancanza del tempo disponibile, pena la decadenza del decreto-legge. Segnala piuttosto alla Commissione l'opportunità di rinviare eventuali modifiche all'esame, che è all'ordine del giorno, del disegno di legge che riordina organicamente la materia delle intercettazioni. Fa quindi rilevare come, a seguito dell'emanazione del decreto-legge, lo stillicidio di notizie ed indiscrezioni di stampa abbia avuto termine, esprimendo la preoccupazione che tale risultato potrebbe essere pregiudicato ove il decreto-legge non fosse convertito. Si assume, quindi, sia come rappresentante del Governo che come leader di una forza politica di maggioranza, la responsabilità di portare a compimento l'accordo politico summenzionato.

Giuseppe CONSOLO (AN) conferma la fedeltà della sua parte politica all'intesa che ha condotto all'emanazione del decreto-legge. Condivide le osservazioni circa la migliorabilità del testo ma, considerando come spesso il meglio sia nemico del bene, ritiene che il decreto-legge debba essere approvato così come trasmesso dal Senato al fine di rispettare la scadenza del prossimo 21 novembre e di evitare quindi il rischio di un vuoto normativo. Al di là di quale possa essere la situazione presso la procura della Repubblica di Milano, ritiene comunque sussistenti i presupposti di necessità ed urgenza, anche facendo riferimento alla giurisprudenza costituzionale. Ribadendo la leale collaborazione offerta dalla sua parte politica, invita ad approvare senza modifiche il testo trasmesso dal Senato.

Gaetano PECORELLA (FI), non condividendo l'invito appena rivolto dall'onorevole Consolo, ritiene che non si possa invocare il principio pacta sunt servanda, dal momento che non risultano confermati i presupposti stessi del patto in questione. Precisando di voler comunque consentire la conversione del decreto-legge nei tempi previsti, richiama il dovere del Parlamento di approvare buone leggi e rifiuta l'eventualità di procedere a modifiche in tempi successivi, poiché nel frattempo l'entrata in vigore e quindi l'applicazione di norme tecnicamente discutibili può comportare gravi ripercussioni. Fa innanzitutto presente che talune disposizioni del decreto-legge risultano pregiudizievoli della libertà di stampa perché puniscono il giornalista che pure non è responsabile della raccolta illegale di informazioni. Assai dubbia appare anche la sanzione prevista in capo agli editori, la cui entità è tale da compromettere la stessa gestione economica dei giornali. Contesta poi che presupposto dell'illecita detenzione sia il fatto che la magistratura abbia disposto la distruzione dei relativi documenti, chiedendosi come il soggetto attivo del reato possa essere in grado di individuare il momento in cui una determinata condotta diventi illecita, considerato che non necessariamente questi è in grado di conoscere l'emanazione del provvedimento che dispone la distruzione della documentazione. Criticata altresì la mancata inclusione delle intercettazioni ambientali, manifesta forti perplessità sulla parificazione tra l'apprensione illecita di intercettazioni telefoniche e la formazione di documenti costruiti sulla base di apprensioni illecite che porterebbe al paradosso per cui si dovrebbero distruggere processualmente anche informazioni che potrebbero invece costituire fonte di prova.
Nell'osservare di aver fatto riferimento a questioni che non sono di mera natura tecnica, ma riguardano forme di garanzia e diritti di libertà, invita la Commissione a non rinunciare alle prerogative della funzione


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legislativa, considerando che ci sarebbe il tempo per concordare le indispensabili modifiche e quindi rinviare il testo al Senato, nel rispetto dei tempi previsti per la conversione del decreto-legge. Dichiara di aver accertato una disponibilità in tal senso da parte del gruppo parlamentare della sua parte politica presso il Senato e si domanda se la maggioranza abbia o meno la capacità di fare altrettanto. Conclude osservando come la responsabilità nei confronti dell'opinione pubblica che è in gioco non possa prescindere dalla doverosa tutela della libertà di stampa.

Michele VIETTI (UDC) ricorda come il caso Telecom sia stato il detonatore di una condizione di turbamento per l'opinione pubblica e di grave influenza sul piano dell'esercizio dell'azione penale. Considerando l'intervento legislativo indispensabile, necessario ed urgente, rileva come la violazione della privacy non sia sinora mai stata perseguita a causa delle difficoltà riscontrate nella tutela del segreto istruttorio. Condivide i rilievi critici mossi al testo approvato dal Senato da parte dell'onorevole Pecorella, ma anche di altri componenti della Commissione ed a cui si riferiscono gli emendamenti presentati dalla collega Mazzoni, a nome del suo gruppo. Osserva come nella materia debbano trovare un bilanciamento interessi forti quali la tutela della privacy - su cui ha peraltro richiamato l'attenzione la competente autorità garante - e la libertà di stampa, la tempestività dell'intervento giudiziario e la consapevolezza della illiceità della condotta, il contrasto alla diffusione di dati riservati e l'esigenza di non disperdere fonti di prova. Con riferimento al calendario parlamentare, chiede al Ministro per la giustizia di accertare, anche raccordandosi con il Ministro per i rapporti con il Parlamento, se sussistano le condizioni per emendare il testo e quindi rinviarlo al Senato perché l'approvi nei tempi previsti, essendo comunque interesse di tutti il miglioramento della qualità normativa. Chiede altresì se vi siano fatti nuovi relativi alla procura della Repubblica di Milano, dopo la risposta che lo stesso ministro ha dato il 18 ottobre 2006 all'interrogazione presentata dall'onorevole Mazzoni n. 3-00344. Da tale risposta, infatti, emergeva la preoccupante impressione che si stia formando un'interpretazione precostituita molto restrittiva delle disposizioni del decreto-legge ed anzi tale da renderle vane.

Alessandro MARAN (Ulivo), dopo aver ringraziato il ministro per il suo intervento, rileva come sia largamente condivisa l'opportunità di convertire il decreto-legge in esame, sulla base dell'intesa politica a suo tempo raggiunta tra maggioranza e opposizione, affinché non si riapra nel Paese una «stagione di veleni». Pur osservando come il testo non sia esente da difetti tecnici, invita a prendere atto della mancanza di tempo perché il Senato possa riesaminare il provvedimento e condivide pertanto l'eventualità che le eventuali modifiche possano essere apportate nell'ambito dell'esame del disegno di legge di complessivo riordino della materia delle intercettazioni. Ritiene infatti che al momento non sia possibile che il Senato sia messo nelle condizioni di dover riesaminare il decreto-legge sulle intercettazioni legali in concomitanza con il dibattito sul decreto-legge in materia fiscale e quindi con la sessione di bilancio.

Paola BALDUCCI (Verdi), nel richiamarsi all'ampia sfaccettatura del fenomeno delle intercettazioni, dichiara che la sua parte politica intende contribuire con decisione a migliorare il quadro normativo e a rendere impossibile la riapertura della «stagione dei veleni» cui faceva riferimento il collega Maran. Denunzia il rischio che le valutazioni tecniche possano diventare un alibi per non dare una risposta politica. Ribadisce, tuttavia, consistenti perplessità circa alcune soluzioni adottate dal decreto-legge, innanzitutto con riferimento alla condizione del giornalista che diventa l'anello debole della catena. Ritiene poi incomprensibile la mancata inclusione delle intercettazioni ambientali ed esprime dubbi sul meccanismo


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di informazione delle parti interessate che potrebbe amplificare la divulgazione dei dati riservati. Ritiene perciò che la materia debbano essere nel più breve tempo possibile ripresa dalla Commissione nel riordino complessivo del fenomeno delle intercettazioni, tenendo peraltro conto della varietà dei supporti e dei documenti che ne derivano. Ringraziando il ministro per il coraggio dimostrato nell'emanazione del decreto-legge, evidenzia come il problema abbia carattere generale e non possa essere limitato alle indagini in corso presso la procura della Repubblica di Milano.

Francesco FORGIONE (RC-SE) prende atto delle oggettive difficoltà di proseguire il costruttivo confronto in corso che comunque testimonia la volontà comune di giungere ad un testo condiviso. Nel ricordare che la sua parte politica ha presentato una proposta di legge sul fenomeno delle intercettazioni, ritiene che tale confronto potrebbe fruttuosamente essere ripreso in occasione del riordino complessivo della materia, recuperando anche alcune criticità presenti nel testo del decreto-legge. Ribadisce la necessità di tale riordino al fine di bilanciare i diversi interessi coinvolti. Sottolinea in particolare l'esigenza della trasparenza investigativa, segnalando l'intreccio esistente con la riforma dei servizi di sicurezza. Pur ritenendo preferibile il testo originario rispetto a quello trasmesso dal Senato, si dichiara favorevole all'approvazione del decreto-legge. Esprime, in particolare, preoccupazioni circa l'interferenza sulla libertà di stampa di cui all'articolo 3, che avrebbe effetti negativi soprattutto sul giornalismo d'inchiesta, criticando il fatto che il giornalista possa essere punito per la sola detenzione e domandandosi come possa essere ignorata la diversa finalità dell'attività giornalistica rispetto alla condotta dei soggetti deviati. Condividendo al riguardo le osservazioni dell'onorevole Pecorella, ritiene che si tratti di una questione aperta di cui l'opinione pubblica democratica non può non tenere conto. Riprendendo anche le considerazioni svolte dall'onorevole Vietti, ipotizza l'eventualità di un atto parlamentare d'indirizzo per contemperare i contenuti del decreto-legge con l'esigenza di una più ampia ed organica definizione della materia.

Silvio CRAPOLICCHIO (Com. It.), dopo aver ribadito le perplessità già manifestate su alcuni aspetti del decreto-legge, si dichiara favorevole alla sua approvazione allo scopo di evitare il vuoto normativo, in vista di una tempestiva legislazione organica su tutta la materia. Preannuncia il ritiro degli emendamenti a sua firma, fatta salva l'eventuale trasformazione in ordini del giorno.

Federico PALOMA (IdV) ricorda al ministro di aver sempre sostenuto che, a causa dell'unanime consenso di partenza, la sorte del decreto-legge non coinvolgesse direttamente le responsabilità né del solo ministro né del solo Governo per cui, ove si accertasse che fossero venuti meno i presupposti di necessità ed urgenza in relazione alla situazione della procura della Repubblica di Milano, non sussisterebbe comunque alcuna responsabilità ministeriale. Sottolinea invece l'esigenza di sapere se tali presupposti esistano in relazione a situazioni determinatesi presso altre procure. Evidenzia quindi come nel testo trasmesso dal Senato figurino disposizioni assai discutibili. Si riferisce in particolare alla previsione dell'udienza ai fini della distruzione dei documenti illecitamente formati che si rivelerebbe un fattore di moltiplicazione delle occasioni di violazione della privacy. Manifesta altresì perplessità circa il quadro sanzionatorio. Precisa, pertanto, di aver presentato alcuni emendamenti per ovviare a tali inconvenienti. In conclusione, considera prioritaria la questione politica che impone l'accertamento dell'esistenza di una prevalente ragione favorevole alla conversione del decreto-legge senza ulteriori modificazioni. Al riguardo, dichiara che acquisirà l'orientamento del suo gruppo parlamentare.

Manlio CONTENTO (AN) ritiene che la questione politica principale relativa al


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decreto-legge sia collegata con la risposta resa dalla procura della Repubblica di Milano a seguito degli atti di sindacato ispettivo assunti presso al Camera dei deputati. È stata infatti confermata l'indebita acquisizione di dati riservati, ivi inclusi i tabulati del traffico telefonico. È stato altresì acclarato che la norma, frutto dell'accordo politico che ha condotto all'emanazione del decreto-legge, risulta di fatto inattuata sulla base di una interpretazione che subordina la distruzione dei documenti all'accertamento della condotta illecita. Rileva pertanto che esiste una contraddizione tra gli effetti del decreto-legge e le finalità a suo tempo condivise che s'incentravano soprattutto sull'esigenza di procedere all'immediata distruzione dei documenti illecitamente formati. In tale ottica, la questione appare di estrema semplicità ed al tempo stesso fonte di viva preoccupazione per il futuro.

Paolo GAMBESCIA (Ulivo), relatore, nel confermare le perplessità già manifestate circa numerosi aspetti tecnici del provvedimento, sottolinea come ne derivino in alcuni casi conseguenze dirette e preoccupanti, ad esempio con riferimento alla libertà di stampa, richiamata dall'onorevole Pecorella. Al riguardo, prende atto con soddisfazione del fatto che in tutta la Commissione siano emersi costruttivamente spunti comuni, al di là degli schieramenti politici. Esiste tuttavia, a suo avviso, la questione di fondo del vuoto normativo per cui, nell'impossibilità del Senato di procedere al riesame, si tratta di assumere la responsabilità di una scelta politica e non tecnica tra l'approvazione di un testo pur non del tutto soddisfacente e l'assenza di qualunque regolamentazione del fenomeno illecito. Non si può infatti negare che il decreto-legge abbia conseguito per il momento il risultato prefissato a prescindere dal fatto che vi sia stato un effetto deterrente oppure sia in corso una consapevole strategia di attesa. Con riferimento alle considerazioni svolte dall'onorevole Contento, rileva che dalla risposta della procura della Repubblica di Milano è palesemente confermata la disponibilità da parte della magistratura di materiale che rientrerebbe nelle previsioni del decreto-legge in esame per cui, a fronte dell'assunzione di responsabilità da parte del Parlamento di approvare il testo senza ulteriori modificazioni onde consentire la conversione in legge nei termini costituzionali, ritiene doveroso un impegno del ministro presso gli uffici giudiziari a garanzia dell'applicazione delle norme contenute nello stesso decreto-legge. A suo avviso, infatti, la finalità del decreto-legge risulterebbe vanificata ove la magistratura dovesse procedere a lunghi accertamenti circa l'origine illecita o meno dei materiali documentari, dal momento che in quel lasso di tempo la loro propalazione sarebbe resa molto più probabile. Concordando con le osservazioni dell'onorevole Forgione, ritiene che il testo presentato dal Governo fosse migliore di quello approvato dal Senato ma precisa che comunque il decreto-legge nel suo complesso non può rappresentare altro che un tassello di una riforma organica ormai sempre più urgente.

Enrico COSTA (FI), nel ricordare le osservazioni critiche formulate dal relatore sin dall'illustrazione del provvedimento, prende atto che esse appaiono superate sulla base di un'opzione politica volta ad evitare il vuoto normativo. Tuttavia, sulla base delle informazioni rese dalla procura della Repubblica di Milano che l'onorevole Contento ha richiamato, risulta a suo avviso evidente come le norme del decreto-legge non siano così puntuali e specifiche da prescrivere comportamenti univoci e non suscettibili di interpretazioni da parte dell'autorità giudiziaria.

Lanfranco TENAGLIA (Ulivo), alla luce del dibattito svoltosi preannuncia il ritiro degli emendamenti a propria firma.

Il ministro Clemente MASTELLA ribadisce che eventuali ulteriori modifiche al testo del decreto-legge non sono compatibili con il rispetto della scadenza della sua conversione. Nel ringraziare i componenti


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della Commissione per l'apprezzamento della originaria versione del decreto-legge, fa presente all'onorevole Pecorella come sia stato proprio il gruppo di Forza Italia in Senato a sostenere maggiormente le modifiche introdotte in quel ramo del Parlamento. Ringrazia altresì il relatore per il suo garbo e per le considerazioni svolte in ordine al vuoto normativo che la mancata approvazione del decreto-legge configurerebbe. Raccoglie le indicazioni degli onorevoli Forgione e Crapolicchio, invitando a procedere ad interventi correttivi in occasione dell'esame del disegno di legge sulle intercettazioni. Con riferimento ai rilievi mossi in relazione alla libertà di stampa, ricorda la priorità della tutela della libertà della persona secondo l'insegnamento del suo illustre predecessore Guido Gonella. Nell'assicurare che sarà sua cura garantire l'applicazione della legge a Milano come nel resto d'Italia, rileva come l'immediata distruzione prevista dal decreto-legge non possa però prescindere dall'accertamento dell'illeicità della fonte. Ascrive a merito dell'iniziativa governativa, condivisa dall'opposizione, l'interruzione del flusso d'indiscrezioni e violazioni del segreto istruttorio, evidenziando come sia maturata una consapevole sensibilità da parte dell'opinione pubblica al riguardo, dal momento che sono in gioco gli interessi di tutti i cittadini e non soltanto, come è avvenuto in passato, quelli della classe politica. Conclude confermando il suo rispetto per le prerogative del Parlamento.

Pino PISICCHIO, presidente, sospende la seduta nell'imminenza della ripresa dei lavori in Assemblea, avvertendo che riprenderà alla prima sospensione della seduta pomeridiana.

La seduta, sospesa alle 15.30, riprende alle 18.05.

Pino PISICCHIO, presidente, avverte che alcuni rappresentanti di gruppo in Commissione Giustizia hanno chiesto alla Presidenza di rinviare alla seduta, prevista per domani, l'esame degli emendamenti. Alla luce di tale richiesta, rinvia l'esame alla seduta di domani, convocata alle ore 8.15.

La seduta termina alle 18.10.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

SEDE REFERENTE

Tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.
C. 528 Buemi.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI