Mercoledì 17 gennaio 2007. - Presidenza del presidente Umberto RANIERI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri, Famiano Crucianelli.
La seduta comincia alle 14.10.
7-00096 Ranieri: Sui Balcani occidentali.
(Discussione e conclusione - Approvazione della risoluzione n. 8-00029).
La Commissione inizia la discussione della risoluzione in titolo.
Umberto RANIERI, presidente, propone che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito. Avverte, quindi, che l'ordine del giorno reca l'esame della risoluzione n. 7-00096 sui Balcani occidentali, di cui è primo firmatario.
Illustrando la risoluzione in titolo, rileva che essa fa seguito alla missione effettuata dalla Commissione a Belgrado e a Pristina il 30 e il 31 ottobre 2006, a cui hanno partecipato anche i deputati De Zulueta e Forlani. Ricorda di aver presentato alla Commissione le comunicazioni relative alla missione stessa nella seduta del 16 novembre 2006. Ricorda altresì che il prossimo 21 gennaio la Repubblica di Serbia sarà chiamata ad una decisiva scadenza elettorale, dal cui risultato dipenderà largamente -
come ha ricordato nell'audizione di ieri il Commissario europeo per l'allargamento, Olli Rehn - il futuro delle sue relazioni con l'Unione europea.
Osserva che è essenziale lavorare ad una prospettiva di integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione Europea al fine di consolidare il processo di pacificazione e stabilizzazione dell'area. Richiama inoltre, la decisione assunta in occasione del vertice Nato di Riga nel novembre scorso riguardante l'ingresso della Repubblica di Serbia nella Partnership for Peace con la Nato e la risoluzione adottata lo scorso 13 dicembre 2006 dal Parlamento europeo sulla prospettiva di integrazione europea dei Balcani occidentali.
Il sottosegretario Famiano CRUCIANELLI esprime una valutazione complessivamente positiva sulla risoluzione in esame, che riprende i contenuti della recente riflessione condotta in Commissione sullo stesso tema. Sottolinea che, in una linea di continuità con la tradizione politico-diplomatica del nostro Paese, l'attenzione del Governo italiano nei confronti dei Balcani occidentali è costante e corrisponde agli impegni contenuti nella parte dispositiva della risoluzione. A tale riguardo, ribadisce l'importanza che l'integrazione europea dei Paesi dell'area balcanica resti una priorità, anche al fine di offrire una garanzia ulteriore alla comunità internazionale impegnata della lotta contro il crimine organizzato transnazionale, secondo quanto riaffermato in occasione del Consiglio Affari Generali e Relazione esterne nello scorso mese di dicembre.
Rappresenta che il Governo italiano sostiene che il negoziato sul futuro status del Kosovo debba procedere parallelamente alle trattative per la riapertura del negoziato per la sottoscrizione dell'Accordo di Stabilizzazione ed Associazione (ASA), anche al fine di assecondare le aspettative delle autorità serbe in tal senso. Al riguardo, sarebbe opportuno seguire il modello negoziale adottato con la Croazia, vale a dire procedere ad aprire il negoziato per la forma dell'Accordo subordinandone la piena entrata in vigore all'adempimento degli impegni da parte di Belgrado per quanto concerne la questione dei criminali di guerra. Si tratta, peraltro, di una possibilità nei cui confronti lo stesso Commissario europeo per l'allargamento, Olli Rehn, ha mostrato una nuova apertura. In riferimento alle posizioni ormai incompatibili tra le autorità serbe e quelle di Pristina, sottolinea che l'Italia tiene conto, senza alcun pregiudizio, in modo paritario delle esigenze del popolo kosovaro e della Serbia. Il Governo italiano non condivide soluzioni unilaterali o asimmetriche, o che possano comunque comportare una umiliazione per le parti coinvolte, capace di produrre conseguenze dannose su tutta l'area. Anche in considerazione della posizione russa sulla questione, in ambito europeo l'Italia è impegnata nella ricerca del consenso più ampio possibile per non pervenire all'isolamento della Serbia e per favorire in Kosovo il raggiungimento dell'indipendenza e della sovranità, anche se condizionata e con il mantenimento della presenza internazionale.
Dario RIVOLTA (FI) anche a nome del suo gruppo, sottolinea di condividere lo spirito e la portata della risoluzione in titolo: è a suo avviso indispensabile che si riallaccino rapporti costruttivi tra l'Unione europea e la Repubblica di Serbia, in quanto non sussistono ragioni di alcun tipo che possano giustificare un'emarginazione della Serbia nel quadro balcanico. Concorda con l'affermazione secondo la quale ogni soluzione per il Kosovo deve essere concordata in ambito multilaterale. Per quanto riguarda il Kosovo, a suo avviso, la comunità internazionale deve usare particolare lungimiranza, come non è purtroppo sempre avvenuto in passato, al fine di evitare che in Kosovo si verifichino nuove operazioni di pulizia etnica, anche se di segno contrario rispetto a quanto avvenuto in passato: si tratta di un aspetto che non deve essere minimizzato o trascurato. Condivide il riferimento, operato dal sottosegretario Crucianelli, alla necessità di combattere il crimine organizzato transnazionale in tutta l'area balcanica, trattandosi di una grave minaccia che non appare adeguatamente considerata dall'Unione europea. Occorre, infine, evitare di procedere in modo affrettato
a riconoscimenti o legittimazioni di nuovi soggetti della comunità internazionale prima di verificare che gli stessi si conformino agli standard del diritto internazionale.
Ramon MANTOVANI (RC-SE) esprime apprezzamento per il metodo con cui si è pervenuti alla stesura della risoluzione in titolo: sarebbe auspicabile, a suo giudizio, che ogni missione all'estero svolta dalla Commissione si potesse tradurre in un atto di indirizzo.
Nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo sulla risoluzione, svolge talune considerazioni che prendono avvio dai condivisibili argomenti portati dal deputato Rivolta. La discussione in corso riguarda una questione che la Commissione ha affrontato anche prima dello scoppio del conflitto nei Balcani occidentali. Nel richiamare le posizioni del suo gruppo, da sempre contrarie ad un intervento militare che non ha saputo risolvere il problema, ricorda che almeno in una fase iniziale sarebbe stato possibile pervenire ad un accordo politico sul Kosovo se l'atteggiamento della comunità internazionale nei confronti dell'allora dirigenza kosovara fosse stato libero da pregiudizi. Il quadro attuale della situazione politica dei Balcani presenta aspetti controversi, anche in relazione al ruolo ambiguo giocato dallo stesso Kostunica ai tempi del conflitto. Richiamando le diverse fasi della crisi serbo-kosovara, sottolinea che non è mai stato dato adeguato peso alla cosiddetta «contropulizia etnica» che ha riguardato oltre 250 mila serbi sfollati.
A suo avviso, il testo della risoluzione offre adesso una prospettiva positiva, soprattutto nella parte in cui fa riferimento al raggiungimento di una soluzione pacifica e su basi di condivisione. Esprime consenso sull'utilizzo del termine «minoranze», rifacendosi alla discussione svoltasi sulla sua risoluzione sulla situazione interna in Turchia, così come sul riferimento alla necessità della piena collaborazione da parte di Belgrado con il Tribunale Penale Internazionale per l'Ex Yugoslavia, che dovrebbe tuttavia giudicare in modo imparziale sia i criminali di guerra vinti che quelli vincitori. Per quanto riguarda l'impegno rivolto al Governo affinché la Repubblica di Serbia possa accedere al più presto alla Partnership for Peace con la Nato, ritiene opportuno disgiungere tale elemento dall'ingresso nell'Unione europea. Anche alla luce della contrarietà del suo gruppo ad ogni allargamento della Nato e della stessa Partnership for Peace, propone pertanto di procedere ad un voto per parti separate degli impegni contenuti nella parte dispositiva della risoluzione, preannunciando l'astensione del suo gruppo su tale questione.
Iacopo VENIER (Com.It) osserva che la risoluzione si colloca al termine di un cruciale processo storico per l'area balcanica, di durata circa decennale. A suo giudizio, la vicenda dei Balcani è il frutto non già di una inerzia europea, ma semmai di un interventismo che ha reso inesorabile la disgregazione di una realtà federativa che aveva saputo garantire la convivenza pacifica tra le diverse etnie. Nel sottolineare la responsabilità storica dell'Europa, che ha ritenuto di poter risolvere una questione storica di grande complessità ricorrendo allo strumento militare, conviene sul ricorso ad una posizione prudente, che cerchi ampio consenso e non crei nuove posizioni di egemonia. Condivide il richiamo alla necessità di mantenere la presenza internazionale in Kosovo e di procedere alla definizione di uno status di indipendenza condizionata; dissente invece sulla opportunità di correlare l'allargamento della Nato a quello dell'Unione europea. Rileva altresì la necessità che l'Europa prenda atto della questione dei danni di guerra, che rappresentano un aspetto non sempre tenuto nella giusta considerazione. Condivide, infine, la proposta formulata dal deputato Mantovani per una votazione per parti separate della parte dispositiva della risoluzione.
Sergio D'ELIA (RosanelPugno) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla risoluzione in titolo. Osserva che gli
interventi nelle aree di crisi di pertinenza europea sono da considerarsi sempre come soluzioni politiche di garanzia dell'evoluzione democratica dei Paesi interessati. La prospettiva di integrazione europea è volta ad estendere a tale area il principio dello stato di diritto, richiesto dall'Unione europea nell'ottica del superamento della sovranità assoluta e del pericoloso mito dello stato-nazione, che viene ora rivendicato non solo per gli altri Stati ma anche per i cittadini dello Stato stesso. Richiamando il recente dibattito svoltosi in Commissione sulla questione delle minoranze curde in Turchia, ritiene che sarebbe più corretto che l'impegno relativo alla tutela delle minoranze fosse riformulato in modo da prevedere il riferimento alla tutela dei cittadini appartenenti alle minoranze. Condivide in modo convinto l'impegno relativo alla questione dei criminali di guerra. Esprime, quindi, ottimismo per quanto riguarda gli esiti delle elezioni politiche che si svolgeranno il 21 gennaio prossimo, dai quali dipende in larga misura la realizzazione degli obiettivi perseguiti dalla risoluzione.
Giancarlo GIORGETTI (LNP) osserva che il testo della risoluzione è compatibile con le posizioni tradizionalmente sostenute dal suo gruppo, che considera il Kosovo una regione della Serbia popolata da albanesi. Ribadendo la propria contrarietà all'intervento militare della Nato nei Balcani, sottolinea che l'integrazione dell'intera area nell'Unione europea rappresenta il migliore strumento per consentire la stabilizzazione dell'area. Rileva infine di condividere l'impegno relativo all'ingresso della Serbia nella Partnership for Peace e di dissentire invece sulla proposta formulata dal deputato D'Elia.
Raffaello DE BRASI (Ulivo) esprime il favore del suo gruppo su una risoluzione che consente al Governo di svolgere un azione politica efficace, concreta, equilibrata e sostenuta da ampio consenso. In merito alle riflessioni svolte sull'intervento militare della Nato nei Balcani, considera difficilmente sostenibile che l'instabilità attuale nell'area è una conseguenza diretta di tale intervento: occorre invece considerare il quadro complessivo delle ragioni che indussero la comunità internazionale ad assumere quell'iniziativa. Ciò premesso, è necessario che l'impegno politico volto alla stabilizzazione dei Balcani occidentali prosegua e sia caratterizzato da ampia condivisione. Osserva altresì che tale processo è facilitato se si pongono in connessione il processo politico in atto in Serbia con la questione del negoziato per l'Accordo di Stabilizzazione e Associazione e la definizione dello status del Kosovo. Per quanto riguarda la questione sollevata dal deputato Mantovani relativa all'ingresso della Serbia nella Partnership for Peace della Nato, ritiene che non sia questa la sede per una valutazione del ruolo della Nato, ma che comunque non vi sono ostacoli per procedere ad un voto per parti separate sul dispositivo della risoluzione.
Sergio MATTARELLA (Ulivo), in linea con quanto osservato dal deputato De Brasi, esprime pieno consenso sulla risoluzione e sulla posizione espressa dal rappresentante del Governo. Ritiene che l'aspetto qualificante della risoluzione sia l'impostazione del rapporto tra i Balcani occidentali e l'Unione Europea in termini di collaborazione. Al pari del deputato Mantovani, ritiene che la vicenda del Kosovo avrebbe dovuto essere condotta meglio, sia a livello locale che della comunità internazionale, stigmatizzando il fatto che l'Europa sia rimasta piuttosto inerte. Ritiene che sia doveroso interrogarsi su che cosa sarebbe potuto accaduto dei quasi 2 milioni di kosovari senza l'intervento della comunità internazionale, che consentì il ritorno dei profughi e la fine di un esodo iniziato già prima dell'intervento militare e nello stesso tempo tutelò gli stessi serbi. Tornando al presente, sussiste in questo momento la possibilità di pervenire ad una soluzione condivisa in stretto raccordo con l'Unione europea, interrompendo la storia di conflitti e violenze che ha segnato il destino dei Balcani. In merito a quanto osservato dai deputati Mantovani e Venier, auspica che essi non vogliano insistere
sulla richiesta di voto per parti separate, in quanto la soppressione del punto relativo alla Nato potrebbe ingenerare effetti negativi ed incomprensioni presso le autorità serbe. Qualora invece dovesse aver luogo tale votazione, preannuncia il voto favorevole al mantenimento di tale punto.
Patrizia PAOLETTI TANGHERONI (FI) dichiara di sottoscrivere, a nome del suo gruppo, la risoluzione in titolo.
Tana DE ZULUETA (Verdi), in qualità di cofirmataria della risoluzione, sottolinea che la prospettiva europea per i Balcani occidentali rappresenta il contributo più significativo che l'Italia possa assicurare in Europa. Ritiene che la risoluzione, qualora approvata, possa contribuire a rasserenare uno scenario che appare al momento ancora a rischio. Esprime preoccupazione per la cautela usata dal Rappresentante Speciale delle Segretario Generale delle Nazioni Unite in Kosovo, Joachim Rücker, il quale, in occasione della missione della Commissione, ha insistito per l'utilizzo della parola «status» del Kosovo in luogo di «indipendenza», malgrado i contenuti di tale «status» coincidano di fatto con l'indipendenza della regione. Ritiene che si tratti di un elemento di ambiguità che può aggravare il quadro dei rischi. Per quanto riguarda il ruolo della Nato, osserva che, pur non trattandosi di un totem, il riferimento presente nella parte dispositiva della risoluzione sia utile anche in considerazione del fatto che il Consiglio Atlantico, in occasione dell'ultimo vertice di Riga, ha già rivolto l'invito alla Serbia ad accedere alla Partnership for Peace. Tale invito potrebbe costituire una valida base di partenza per pervenire ad un testo della risoluzione condiviso ed evitare un voto per parti separate. Esprime infine il proprio favore al mantenimento del termine «minoranze», così come impiegato nel testo della risoluzione, che appare conforme agli standard del Consiglio d'Europa.
Alessandro FORLANI (UDC), intervenendo quale cofirmatario della risoluzione, preannuncia il voto favorevole del suo gruppo, considerato che l'integrazione europea interessa necessariamente tutti i paesi dell'area balcanica. Nell'auspicare maggiore disponibilità da parte della leadership serba sullo status del Kosovo, rileva che si tratta di una questione che deve essere sciolta in sede euro-atlantica. Occorre, infatti, manifestare disponibilità nei confronti della Serbia nei due contesti multilaterali, al fine di evitare una sensazione di umiliazione da parte della Serbia stessa. Per quanto riguarda la questione dei criminali di guerra, pur ritenendo prioritario invocare la cooperazione di tutti i soggetti e continuare ad esercitare una pressione in tal senso, ritiene che tale pressione non può assumere toni vessatori che possano essere strumentalizzati quali pretesti per tenere la Serbia lontana dall'Unione europea. Occorre ricordare che la Serbia ha già collaborato in modo sostanziale con il Tribunale dell'Aja e che, anche per effetto del nuovo quadro politico-istituzionale, vi sono state numerose consegne spontanee al Tribunale. Per quanto riguarda il Kosovo ritiene che la piena indipendenza e la nascita di uno Stato kosovaro sia inevitabile e che in tale prospettiva occorre fin da ora offrire sostegno alle forze politiche kosovare che siano maggiormente orientate nella prospettiva di integrazione europea.
Iacopo VENIER (Com.It), avendo colto la portata dell'osservazione svolta dal deputato Mattarella sulla Nato e anche alla luce degli elementi forniti dal rappresentante del Governo, propone di inserire il punto della parte dispositiva della risoluzione relativo alla Nato tra le considerazioni svolte in premessa.
Umberto RANIERI, presidente, rileva con soddisfazione il consenso unanime della Commissione sul fatto che l'aspetto caratterizzante della risoluzione sia l'impegno a favorire l'integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione Europea. Esprimendo pieno consenso sulle riflessioni svolte dal deputato Mattarella, sottolinea che il Governo italiano, rispetto agli altri
partner europei, si è sempre contraddistinto per una maggiore cautela sui destini dell'ex Yugoslavia. Ritiene che il riferimento alla Nato sia da valutarsi alla luce delle conclusioni del vertice di Riga che, all'articolo 36, contengono l'invito rivolto alla Serbia - nonché alla Bosnia Erzegovina ed al Montenegro - per l'adesione alla Partnership for Peace. Ritiene pertanto che tale elemento oggettivo possa essere inserito tra le considerazioni svolte in premessa. Sottolinea infine la sua soddisfazione per il consenso del Governo sul punto della parte dispositiva della risoluzione relativo alla riapertura del negoziato con la Serbia sull'Accordo di Associazione e Stabilizzazione.
Il sottosegretario Famiano CRUCIANELLI, concordando con il Presidente Ranieri sul fatto che l'Italia ha responsabilità più ridotte rispetto ad altri Stati europei sulle vicende dell'ex Yugoslavia, rileva che la prospettiva a breve termine appare complessa, anche in previsione del dibattito che avrà luogo presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Per tali ragioni il confronto in corso presso la Commissione può rappresentare una base essenziale per le scelte che il nostro Paese dovrà operare in futuro. In generale rileva con soddisfazione la convergenza tra le forze politiche presenti in Commissione su due punti salienti della politica estera italiana, quali la Turchia e i Balcani occidentali.
Ramon MANTOVANI (RC-SE) concorda con la proposta di riformulazione avanzata dal Presidente Ranieri sul punto relativo alla Nato.
Sergio D'ELIA (RosanelPugno) chiede chiarimenti in ordine alla sua proposta di riformulazione volta a riferire il termine «minoranze» ai cittadini che vi appartengono.
Umberto RANIERI, presidente, invita a conservare il testo della risoluzione nella sua versione iniziale, che al riguardo appare peraltro conforme agli standard del Consiglio d'Europa, come segnalato dal deputato De Zulueta.
Sergio D'ELIA (RosanelPugno) precisa che un riferimento a cittadini che sono parte di una minoranza non può che rafforzare i diritti ad essi riconosciuti in quanto singoli: se è vero infatti che dal riconoscimento dei diritti dei singoli si perviene agevolmente al riconoscimento dei diritti delle minoranze, la situazione opposta non è altrettanto scontata. Osserva altresì che gli standard europei sono più rigorosi di quelli previsti dal Consiglio d'Europa, che ha tra i suoi componenti la stessa Russia, protagonista della questione cecena. Insiste pertanto per la riformulazione della parte dispositiva della risoluzione riguardante i diritti delle minoranze.
Sergio MATTARELLA (Ulivo), richiamando il secondo capoverso della premessa della risoluzione ove si fa esplicita menzione delle libertà e dei diritti individuali, osserva che il concetto di minoranza dovrebbe a suo avviso essere mantenuto nel testo della risoluzione, al fine di non perdere pregnanza anche rispetto ad altre questioni cruciali, quali il progetto di decentramento amministrativo.
Il sottosegretario Famiano CRUCIANELLI condivide l'osservazione del deputato Mattarella in quanto ritiene che vi siano degli elementi propri della minoranza serba in Kosovo che non possono essere ridotti a un complesso di diritti di singoli cittadini serbi kosovari.
Sergio D'ELIA (RosanelPugno) ribadisce la difficoltà di mantenere il riferimento a standard europei in relazione alla tutela dei diritti delle minoranze.
Ramon MANTOVANI (RC-SE), nel richiamare analoghi elementi del dibattito svoltosi in occasione della recente discussione della risoluzione sulla situazione in Turchia, sottolinea che sarebbe tuttavia riduttivo limitare la riflessione ai soli criteri di Copenhagen, stabiliti ai fini dell'allargamento dell'Unione europea, osservando
che la tutela delle minoranze non coincide sul piano formale con la tutela delle sole minoranze etniche. Precisa che il concetto di minoranza non rappresenta una diminuzione dei diritti individuali o una loro gerarchizzazione. Senza ignorare le diversità di vedute rispetto al deputato D'Elia, ritiene che la questione potrebbe essere agevolmente risolta eliminando l'aggettivo «europei».
Dario RIVOLTA (FI), pur apprezzando le ragioni di fondo dell'obiezione del deputato D'Elia, che è espressione di una prospettiva profondamente liberale, osserva che la Commissione deve guardare non già agli aspetti meramente giuridici ma all'efficacia politica della risoluzione. Da questo punto di vista, il testo della risoluzione nella sua versione attuale è a suo avviso più coerente e stringente sul piano politico.
Tana DE ZULUETA (Verdi) sottolinea che le parole «status» e «standard» sono da intendersi come citazioni di accordi internazionali sul Kosovo e dunque, per quanto riguarda il tema delle minoranze, la portata di tali espressioni appare chiaramente individuata.
Umberto RANIERI, presidente, avendo pienamente colto la portata della questione sollevata dal deputato D'Elia, ritiene che il testo della risoluzione non contraddica tale impostazione ed invita quindi il collega a non insistere sulla sua proposta. Constatato il consenso degli altri cofirmatari, riformula, pertanto, il testo della risoluzione trasferendo il riferimento all'ingresso della Serbia nella Partnership for peace della Nato alla luce delle conclusioni del vertice di Riga nella parte motiva ed integrando il primo punto della parte dispositiva con la menzione dei Consigli europei di giugno e dicembre 2006, nonché della risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 13 dicembre 2006 (vedi allegato 1).
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva, quindi, all'unanimità la risoluzione 7-00096 come riformulata, che assume il numero 8-00029.
7-00076 Rivolta: sulla situazione in Libano.
(Seguito della discussione e rinvio).
La Commissione prosegue la discussione della risoluzione in titolo, rinviata il 20 dicembre 2006.
Umberto RANIERI, presidente, fa presente che domani una delegazione della Commissione - di cui fa parte lo stesso presentatore della risoluzione - si recherà in Libano insieme ad una delegazione della Commissione Difesa per incontrare le autorità di quel Paese e per visitare il contingente italiano impegnato nella missione UNIFIL. Propone, pertanto, che la discussione della risoluzione n. 7-00076 abbia luogo la prossima settimana, al ritorno dalla predetta missione, quando sarà possibile tenere conto anche dell'esito dei colloqui svolti e delle informative ricevute in loco.
La Commissione concorda.
La seduta termina alle 15.50.
Mercoledì 17 gennaio 2007. - Presidenza del presidente Umberto RANIERI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri, Famiano Crucianelli.
La seduta comincia alle 15.50.
Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Testo unificato C. 626 Mazzoni, C. 1090 Mascia, C. 1441 Boato e C. 2018 De Zulueta.
(Parere alla I Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni ed osservazioni).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Pietro MARCENARO (Ulivo), relatore, nell'illustrare il provvedimento sotto i profili di competenza della III Commissione, rammenta come la I Commissione abbia adottato il testo unificato in esame, innestando l'istituzione della commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani sulle proposte di legge inizialmente volte alla previsione di un organo di garanzia per i diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Ricorda, peraltro, come tale commissione nazionale sia comunque prevista da una risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, approvata il 20 dicembre 1993, alla cui attuazione il Governo italiano si è impegnato all'atto della formulazione della sua candidatura per l'elezione nel Consiglio dei diritti umani dell'ONU relativa al triennio 2008-2010. Prende quindi atto che, con l'approvazione degli emendamenti, la Commissione Affari costituzionali ha meglio precisato la definizione delle competenze dell'istituenda commissione nazionale, anche se alcune ulteriori precisazioni potrebbero risultare necessarie al fine di preservare inequivocabilmente alla dialettica Parlamento-Governo la funzione di indirizzo politico in materia di accordi internazionali. Esprime preoccupazione e perplessità circa la copertura finanziaria individuata al'articolo 17 e già negativamente valutata dalla Commissione Bilancio. La riduzione di circa un terzo dell'accantonamento di parte corrente relativo al Ministero degli Affari esteri rischierebbe infatti di pregiudicare l'attuazione di numerosi accordi internazionali in attesa di ratifica. Segnala, poi, che il Comitato interministeriale per i diritti umani ha allo studio una proposta per l'istituzione della commissione in questione per cui non sembra da escludere un'iniziativa legislativa governativa concorrente. A suo avviso, pertanto, la questione potrebbe essere oggetto di un iter lungo e complesso. Formula, conclusivamente, una proposta di parere favorevole con due condizioni ed un'osservazione (vedi allegato 2).
Il sottosegretario Famiano CRUCIANELLI, nel condividere a nome del Governo il contenuto della relazione svolta, ribadisce l'impossibilità di ricorrere per la copertura finanziaria all'accantonamento di parte corrente del Ministero degli Affari esteri, come peraltro già rilevato in sede di Commissione Bilancio. Segnala che l'istituenda commissione appare assai diversa nella natura giuridica rispetto alla maggior parte dei modelli adottati da parte di Stati comparabili con l'Italia, in cui risulta prevalente la previsione di organi con funzioni prettamente consultive. Esprime perplessità anche sul criterio di elezione dei componenti, alla luce della necessaria garanzia di indipendenza.
Tana DE ZULUETA (Verdi), rammentando la proposta di legge a sua firma C. 2018, poi abbinata, si richiama alla risoluzione approvata in materia dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite e dà atto alla Commissione Affari costituzionali dell'accelerazione impressa positivamente all'esame del provvedimento, di cui raccomanda la tempestiva approvazione anche in vista della candidatura italiana al Consiglio per i diritti umani dell'ONU. Invita, quindi, quanto alla copertura finanziaria, ad individuarne una fonte alternativa per non pregiudicare il rilevante interesse italiano in gioco e non ritardare il procedimento finalmente avviato.
Umberto RANIERI, presidente, in considerazione dell'importanza della materia oggetto del provvedimento, concorda sull'opportunità dell'individuazione sollecita di una diversa copertura finanziaria.
La Commissione approva la proposta di parere favorevole con due condizioni ed un'osservazione, così come riformulata dal relatore.
La seduta termina alle 16.05.
Mercoledì 17 gennaio 2007. - Presidenza del presidente Umberto RANIERI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri, Famiano Crucianelli.
La seduta comincia alle 16.05.
Ratifica della Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali.
C. 2081 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 20 dicembre 2006.
Umberto RANIERI, presidente e relatore, comunica che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali, Bilancio, Cultura, Trasporti, nonché della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera quindi di conferire il mandato al presidente, in qualità di relatore, a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Umberto RANIERI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
La seduta termina alle 16.10.
Mercoledì 17 gennaio 2007.
L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.10 alle 16.30.
I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:
Ratifica della Convenzione consolare Italia-Cuba.
C. 1874 Governo.
Ratifica della Convenzione Italia-Svizzera per il rinnovo della concessione del collegamento della rete ferroviaria.
C. 1878 Governo.