XIV Commissione - Resoconto di mercoledì 28 marzo 2007

TESTO AGGIORNATO AL 29 MARZO 2007


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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 28 marzo 2007. - Presidenza del presidente Franca BIMBI.

La seduta comincia alle 14.10.

DL 10/2007: disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali.
C. 2374 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alle Commissioni VI e XIII).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Franca BIMBI, presidente, nel sostituire il relatore, deputato Ottone, impossibilitato a prendere parte alla seduta odierna, esprime vivo rammarico per l'assenza del rappresentante del Governo in occasione dell'esame di un provvedimento che provvede all'adempimento di rilevanti obblighi comunitari derivanti per lo più dall'avvio di procedure di infrazione, promosse dalla Commissione europea nei confronti dello Stato italiano.
A questo proposito, rileva come, pur essendo il contenuto del provvedimento quello tipico della legge comunitaria, sia stato prescelto il diverso strumento della decretazione d'urgenza. Nella relazione governativa di accompagnamento al disegno di legge, si precisa che i presupposti di necessità ed urgenza si collegano in via generale all'adempimento degli obblighi sopranazionali, in ossequio a quanto previsto dagli articoli 117 e 11 della Costituzione.


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La relazione sottolinea, altresì, che l'articolo 10 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, attribuisce al Presidente del Consiglio dei ministri o al Ministro per le politiche comunitarie il potere di proporre l'adozione di provvedimenti normativi, anche urgenti, necessari ad attuare atti comunitari o sentenze che comportino obblighi statali di adeguamento, nel caso in cui la scadenza di tali obblighi risulti anteriore alla data di presunta entrata in vigore della legge comunitaria relativa all'anno in corso.
Ricorda, inoltre, che anche il decreto- legge 27 dicembre 2006, n. 297, recava disposizioni urgenti per il recepimento di alcune direttive comunitarie in materia fiscale e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario, relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazionale per i giovani ed al prelievo venatorio.
Il decreto-legge in esame è quindi il secondo provvedimento finalizzato a dare attuazione ad obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea al di fuori della legge comunitaria, che rappresenta, invece, lo strumento ordinario per procedere agli adempimenti in questione. Tra l'altro, ricorda che la legge comunitaria per il 2006 è stata approvata dal Senato nel dicembre 2006 e, in via definitiva, dalla Camera nel gennaio scorso e sarebbe stato, quindi, preferibile inserire nell'ambito di tale provvedimento l'adeguamento agli obblighi comunitari contenuto nei decreti-legge citati.
Osserva che a ciò si aggiunge che il disegno di legge comunitaria per il 2007 - che in base alla legge n. 11 del 2005 deve essere presentato dal Governo alle Camere entro il 30 gennaio di ogni anno - a tutt'oggi non risulta ancora presentato.
Pur tenendo conto delle fondate ragioni che hanno condotto all'adozione del decreto-legge, non si può non rilevare come questo modo di procedere rischi di mettere in crisi l'ordinato sistema di attuazione del diritto comunitario, che si è andato progressivamente consolidando nel nostro ordinamento, a seguito dell'istituzione della legge comunitaria e dei conseguenti adeguamenti dei regolamenti parlamentari, che hanno delineato un percorso peculiare con il coinvolgimento della XIV Commissione, in sede referente, e di tutte le Commissioni competenti, in sede consultiva.
Del resto, l'introduzione della legge comunitaria e delle specifiche procedure parlamentari di esame ha dato risultati notevolmente positivi, se si riflette, ad esempio, sul fatto che il tasso di recepimento delle direttive è passato da una percentuale dell'80 per cento nel 1990 a quella attuale del 97 per cento. Andare quindi ad incidere sistematicamente su tale assetto consolidato diventa estremamente pericoloso.
Pur riconoscendo la necessità di dare attuazione tempestivamente ai vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e, in particolare, alle procedure di infrazione, che si sono accumulate nel corso della precedente legislatura, rileva che non si può fare a meno di avviare - a questo punto - una seria riflessione circa le scelte normative che si intendono perseguire in questo ambito, nonché in ordine ai percorsi parlamentari di esame.
Infatti, utilizzare uno strumento diverso dalla legge comunitaria - e per di più con carattere di eccezionalità e urgenza - ha di fatto comportato la sottrazione alla XIV Commissione della competenza ad esaminare in sede referente disposizioni che riguardano, al pari del disegno di legge comunitaria, l'attuazione di obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. A quest'ultimo riguardo, crede di poter evidenziare come sarebbe stato preferibile assegnare alla XIV Commissione anche l'esame del provvedimento in titolo, dal momento che è volto, al pari del disegno di legge comunitaria, a dare attuazione ad obblighi comunitari.
Pertanto, ritiene auspicabile che l'adozione di decreti-legge con le finalità sopra indicate non diventi una prassi, ma rimanga confinata nell'ambito dell'effettiva esigenza di interrompere tempestivamente alcune procedure di infrazione - riparando


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ai ritardi accumulati negli ultimi anni - e auspica, quindi, un impegno al Governo in tal senso.
Venendo ora al contenuto del disegno di legge, segnala che l'articolo 1 è finalizzato a porre fine al contenzioso pendente tra la Repubblica italiana e la Commissione europea in materia di agevolazioni fiscali e prestiti agevolati concessi alle cosiddette ex aziende municipalizzate. L'articolo 1 riscrive a tal fine ex novo le procedure per procedere al recupero degli aiuti illegittimi, dando così attuazione alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee resa in data 1o giugno 2006, nella causa C-207/2005, che ha condannato l'Italia per non aver proceduto al recupero delle agevolazioni dichiarate illegittime.
Ricorda, infatti, che il 12 dicembre 2006 la Commissione ha inviato all'Italia una lettera di messa in mora complementare, a norma dell'articolo 228 del Trattato CE, in riferimento all'aiuto di Stato relativo alle esenzioni fiscali e prestiti agevolati, concessi in favore di imprese e servizi pubblici a prevalente capitale pubblico. La lettera fa seguito alla mancata ottemperanza, da parte dell'Italia, alla sentenza 1o giugno 2006 della Corte di giustizia delle Comunità europee, nella causa C-207/05. In simili ipotesi, fa presente che la Commissione può nuovamente adire la Corte di Giustizia, che ha la facoltà di comminare sanzioni pecuniarie allo Stato membro che non si sia conformato alla sentenza da essa pronunciata, in base a quanto previsto dall'articolo 228, paragrafo 2, del Trattato CE e della comunicazione della Commissione del 13 dicembre 2005 (SEC(2005)1568), relativa all'applicazione dell'articolo 228 del citato Trattato.
Ricorda che tale comunicazione modifica ed inasprisce il sistema delle sanzioni, intervenendo sul metodo di calcolo e sulla tipologia, al fine di incentivare gli Stati membri ad adeguarsi più rapidamente alle sentenze di inadempimento della Corte di Giustizia. In particolare, la Commissione reputa necessario fissare l'importo della sanzione in misura adeguata per garantirne l'effetto dissuasivo, rilanciando, in particolare, lo strumento della somma forfetaria. Pertanto, è intenzione della Commissione europea indicare nei suoi ricorsi alla Corte una penalità per giorno di ritardo successivo alla pronuncia della sentenza, a norma dell'articolo 228; una somma forfetaria, che sanzioni la continuazione dell'infrazione tra la prima sentenza, di constatazione dell'inadempimento, e la sentenza a norma dell'articolo 228. Per il calcolo della penalità si parte da un importo forfetario di base uniforme, pari a 600 euro al giorno, cui applicare i coefficienti moltiplicatori, quali ad esempio, il coefficiente di gravità e il coefficiente di durata.
L'articolo 2 contiene disposizioni volte ad assicurare la prosecuzione delle attività promozionali per la candidatura della città di Milano quale sede dell'Esposizione universale del 2015, dando seguito a quanto previsto dal comma 950 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007.
L'articolo 2-bis - in attuazione di alcuni articoli del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura - istituisce il registro nazionale delle «varietà da conservazione» e consente agli agricoltori il libero scambio delle sementi su base locale, al fine di garantire tutela alle varietà da conservazione e creare le condizioni per preservare le sementi tradizionali che altrimenti rischiano l'estinzione.
L'articolo 3, al comma 1, abroga l'articolo 2450 del codice civile relativo alla nomina di amministratori, sindaci o componenti del consiglio di sorveglianza di società per azioni da parte dello Stato o di enti pubblici, privi di partecipazioni azionarie nella società. L'abrogazione recepisce le indicazioni della Commissione europea, la quale ha avviato una procedura di infrazione contro la Repubblica italiana. Secondo la Commissione europea, le disposizioni degli articoli 2449 e 2450 del codice civile italiano, che prevedono che lo statuto di una società possa attribuire allo Stato o a enti pubblici il potere di nominare uno o più amministratori o sindaci o componenti del consiglio di sorveglianza,


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anche in assenza di una partecipazione azionaria nella società, e che i soggetti nominati in virtù di tale potere possano essere revocati soltanto dagli enti che li hanno nominati, potrebbero costituire una barriera all'investimento diretto in una società e pertanto potrebbero essere incompatibili con gli articoli del Trattato CE relativi alla libera circolazione dei capitali (articolo 56) e al diritto di stabilimento (articolo 43).
I commi 2 e 3 danno attuazione al parere motivato della Commissione europea adottato il 12 dicembre 2006, nell'ambito della procedura d'infrazione n. 2006/4136, in relazione alla non conformità con il diritto comunitario della normativa italiana, in materia di regime fiscale comune applicabile ai pagamenti di interessi e di canoni tra società consociate di Stati membri diversi. In particolare, la Commissione osserva che, nel dare attuazione - con effetto retroattivo al 1o gennaio 2004 - alle disposizioni della direttiva n. 2003/49/CE, il decreto legislativo n. 143 del 2005 fa espresso riferimento, all'articolo 3, agli interessi e canoni «maturati» a partire dalla data di entrata in vigore della direttiva, per cui il regime di esenzione previsto dalla direttiva o l'eventuale diritto al rimborso, di cui all'articolo 4 del citato decreto legislativo, si applicherebbero agli interessi e canoni maturati a partire dal 1o gennaio 2004. Secondo la Commissione, tali disposizioni non sono conformi alla normativa comunitaria in quanto le disposizioni della direttiva si riferiscono sempre al «pagamento/i»di interessi e canoni o «al momento/alla data del pagamento» degli stessi, la loro esigibilità o data di maturazione essendo irrilevanti ai fini della direttiva e, perciò, del suo campo di applicazione. Le disposizioni italiane, invece, escluderebbero dal beneficio fiscale la parte di interessi maturata anteriormente al 1o gennaio 2004, anche se percepita dal beneficiario successivamente a tale data.
Infine, segnala il comma 7-bis, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, che recepisce i rilievi espressi dalla Corte di giustizia delle comunità europee con la sentenza 11 maggio 2006, nella causa C-197/03, in materia di tassa di concessione governativa per le iscrizioni nel registro delle imprese, sopprimendo la tassa forfetaria retroattiva dovuta per l'iscrizione di atti nel registro delle imprese per il periodo 1985-1992 e modificando le modalità di restituzione della tassa di concessione governativa, versata, nel medesimo periodo, ai sensi dell'articolo 3, comma 19, del decreto-legge n. 853 del 1984.
L'articolo 4, comma 1, abroga l'articolo 4, comma 3, del decreto legislativo n. 300 del 2004, di attuazione della direttiva n. 2003/33/CE in materia di pubblicità e sponsorizzazione dei prodotti del tabacco. Tale comma, ponendo una deroga al divieto di sponsorizzazione degli eventi e delle attività praticate nell'ambito degli stessi, quando tali eventi o attività si svolgano esclusivamente nel territorio dello Stato italiano, risulta in contrasto con dall'articolo 5, paragrafo 1, della direttiva n. 2003/33/CE.
Il comma 2 interviene in materia di calcolo dei costi per l'accesso e l'interconnessione modificando l'articolo 50 del «codice delle comunicazioni elettroniche», di cui al decreto legislativo. n. 259 del 2003. La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l'Italia, con l'invio di una lettera di messa in mora, per la non corretta trasposizione dell'articolo 13, paragrafo 1, della direttiva n. 2002/19/CE, da parte del citato articolo 50.
Il comma 3 novella il comma 34 dell'articolo 1 della legge n. 239 del 2004, di riordino del settore elettrico, al fine di consentire alle aziende operanti nei settori dell'energia elettrica e del gas naturale di esercitare attività indiretta nel settore dei servizi post-contatore, attraverso società separate, partecipate o controllate. Anche in questo caso, la Commissione europea ha inviato all'Italia una lettera di messa in mora, in riferimento all'interdizione per gli operatori attivi in Italia, nel settore della distribuzione dell'energia elettrica e del gas naturale, della possibilità di svolgere le attività «postcontatore»,


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originariamente prevista dall'articolo 1, comma 34, della legge n. 239 del 2004.
Poiché, ad avviso della Commissione, quanto previsto dall'articolo 1, comma 34, della legge n. 239 del 2004 configurerebbe, in pratica, un divieto applicabile a tutti i servizi forniti all'interno degli edifici e delle abitazioni riguardanti gli impianti elettrici e le tubature del gas, essa ritiene che tali disposizioni costituiscano una restrizione della libertà di stabilimento e della libera prestazione dei servizi, contemplate dagli articoli 43 e 49 del Trattato CE. Le previsioni della legge n. 239, infatti, possono avere un effetto dissuasivo nei confronti dei fornitori di servizi stabiliti in altri Stati membri, che sarebbero tenuti, qualora volessero inserirsi nel mercato italiano delle attività di distribuzione di energia elettrica o di gas, a rinunciare ad una parte delle loro attività e obbligati a modificare l'organizzazione della loro impresa solo in Italia. Tale visione della Commissione troverebbe conferma nella giurisprudenza della Corte di giustizia in materia di libertà di stabilimento e in materia di libera prestazione di servizi, secondo la quale gli articoli 43 e 49 prescrivono non solo l'eliminazione di qualsiasi discriminazione nei confronti del prestatore di servizi stabilito in un altro Stato membro in base alla sua cittadinanza, ma anche la soppressione di qualsiasi restrizione, anche qualora essa si applichi indistintamente ai prestatori nazionali e a quelli degli altri Stati membri, allorché essa sia tale da vietare, da ostacolare o da rendere meno attraenti le attività del prestatore stabilito in un altro Stato membro ove fornisca legittimamente servizi analoghi. Si confronti a tal proposito la sentenza 13 febbraio 2003, in causa C-131/01.
Segnala che la Commissione europea valuta che alle imprese che detengono un monopolio legale e che svolgono attività sui mercati aperti alla concorrenza sia preferibile imporre una separazione societaria, affinché agiscano nei mercati aperti alla concorrenza tramite una società distinta da quella che opera sul mercato in situazione di monopolio. Tale misura, ad avviso della Commissione, sarebbe meno restrittiva nei confronti della libertà di stabilimento e della libera prestazione dei servizi rispetto al divieto totale di associare le attività di distribuzione a quelle «postcontatore».
In ogni caso, fa presente che l'eliminazione del divieto in esame può avere indubbie ripercussioni sull'assetto dei mercati, in danno dei piccoli operatori, come evidenziato anche dalla Commissione europea. Appare quindi opportuno operare in modo da rendere effettiva e netta la separazione tra le imprese che gestiscono monopoli e quelle che agiscono in mercati aperti alla concorrenza, prevedendo, ad esempio, una separazione proprietaria e non solo societaria.
Il comma 4 del medesimo articolo 4 apporta, invece, alcune modifiche al «codice della proprietà industriale», approvato con il decreto legislativo n. 30 del 2005, finalizzate all'adeguamento dell'ordinamento interno alla normativa comunitaria. Il 12 ottobre 2006 la Commissione europea ha, infatti, inviato all'Italia un parere motivato ritenendo che l'articolo 44, primo comma, e l'articolo 239 del citato «codice della proprietà industriale» siano in contrasto con l'articolo 1 della direttiva n. 93/98/CEE, concernente l'armonizzazione della durata di protezione del diritto d'autore e di alcuni diritti connessi, e con gli articoli 17 e 19 della direttiva n. 98/71/CE, sulla protezione giuridica dei disegni e dei modelli.
L'articolo 4-bis, novellando l'articolo 01, comma 16, del decreto-legge n. 2 del 2006, prevede che, in sede di pagamento degli aiuti comunitari, gli organismi pagatori possono procedere alla compensazione di tali aiuti con i contributi previdenziali dovuti dall'impresa agricola beneficiaria, comunicati dal competente istituto previdenziale all'AGEA tramite strumenti informatici; qualora dovessero sorgere contestazioni sull'effettuazione di tale procedura di compensazione, la legittimazione processuale passiva compete all'Istituto previdenziale.


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L'articolo 4-ter al primo comma dispone che anche per le domande di aiuto relative al 2005 l'assegnazione a soccidante e soccidario del pagamento unico, previsto dal regolamento (CE) n. 1782/2003, in caso di mancato accordo tra le parti, venga fatta attribuendo a ciascuno il 50 per cento dell'importo dovuto. Il secondo comma prevede l'istituzione di un registro pubblico informatico dei diritti di reimpianto del settore vitivinicolo, definiti dalle disposizioni comunitarie come il diritto di piantare viti su una superficie equivalente, in coltura pura, a quella in cui ha avuto luogo o deve aver luogo una estirpazione alle condizioni stabilite.
L'articolo 5 apporta modifiche all'articolo 27 del Testo unico in materia di immigrazione, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998. Il 28 giugno 2006 la Commissione europea ha inviato una lettera di messa in mora in relazione alla non conformità della normativa italiana con il diritto comunitario, in materia di soggiorno di breve durata dei cittadini dei Paesi terzi. In particolare, la Commissione ritiene che l'obbligo di chiedere il rilascio del permesso di soggiorno, per soggiorni di durata non superiore a tre mesi, per i cittadini di paesi terzi con obbligo di visto, e per coloro che sono esenti da tale obbligo, così come previsto dall'articolo 5, commi 1 e 2, del Testo unico in materia di immigrazione configuri la possibilità che l'Italia sia venuta meno agli obblighi cui è tenuta dalla convenzione d'applicazione dell'accordo di Schengen, in particolare dagli articoli 5, 19, 20 e 22. Si tratta di una questione espressamente sollevata dal vice presidente della Commissione europea, Franco Frattini.
L'articolo 5-bis in esame affida al Ministero della salute il compito di provvedere agli adempimenti previsti dal regolamento (CE) n. 1907/2006 sulle sostanze chimiche (cd. REACH) e designa lo stesso Ministero quale «autorità competente» ai sensi dell'articolo 121, commi 1 e 2, del regolamento.
L'articolo 5-ter reca modifiche alla disciplina inerente alla professione di consulente del lavoro, di cui alla legge 11 gennaio 1979, n. 12. Le novelle sono volte ad adeguare la disciplina nazionale ai rilievi della Commissione europea. Quest'ultima ha, infatti, inviato all'Italia una lettera di messa in mora, ritenendo che l'articolo 1 della legge n. 12 dell'11 gennaio 1979 e l'articolo 58, comma 16, della legge n. 144 del 17 maggio 1999 non siano compatibili con le disposizioni degli articoli 43 e 49, in materia di principi di libertà di stabilimento e libera prestazione dei servizi, del Trattato CE, poiché riservano in misura sproporzionata ai consulenti del lavoro o a professionisti assimilati iscritti negli albi italiani le attività di elaborazione e di stampa dei fogli paga. Inoltre, gli articoli 1 e 9 della citata legge n. 12 e l'articolo 58, comma 16, della citata legge n. 144 sono ritenuti incompatibili con gli articoli 43 e 49 del Trattato CE, nella misura in cui impongano a chiunque voglia esercitare l'attività di consulente del lavoro in Italia l'obbligo di iscriversi all'albo professionale italiano e di possedere a tal fine un certificato di residenza.
Infine, sottolinea che gli interventi normativi recati dalle disposizioni in esame sono dettati dalla necessità di adeguare il diritto interno alla normativa comunitaria e, pertanto, non presentano profili problematici dal punto di vista della compatibilità con l'ordinamento comunitario.
Alla luce di quanto finora osservato propone l'espressione di un parere favorevole da parte della Commissione.

Gianluca PINI (LNP) esprime, anche a nome del suo gruppo, assoluta contrarietà sul provvedimento in esame, sia per quanto concerne la ratio che per il metodo adottato dal Governo, che peraltro non ha ancora provveduto a presentare il disegno di legge comunitaria per il 2007. Per quanto concerne le norme recate all'articolo 5, ritiene che le modifiche apportate alla cosiddetta «legge Bossi-Fini» introducano nell'ordinamento in modo frettoloso elementi di rischio che, oltre a non essere conformi al dettato dell'articolo 12 della legge n. 191 del 1978, aggraveranno il lavoro di controllo del territorio svolto a


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livello locale dalle forze dell'ordine. Si tratta, a suo avviso, di un malcelato tentativo di deregolamentazione della materia, che in nessun modo può contribuire a fare chiarezza e che rende difficoltoso il tanto auspicato intervento da parte dell'Unione europea sulla materia. Auspica, infine, che il parere, che la Commissione si accinge a deliberare, presenti considerazioni relative al discutibile metodo fatto proprio dal Governo con la presentazione del disegno di legge in titolo.

Franca BIMBI, presidente, in merito a quanto osservato dal deputato Pini in ordine al contenuto dell'articolo 5, sottolinea che tale disposizione costituisce la risposta ad un rilievo avanzato dal vice presidente della Commissione, Franco Frattini, in ordine ad uno specifico obbligo dell'Italia. Esprimendo piena condivisione sulle perplessità sollevate sul piano metodologico, ribadisce il rammarico per l'assenza del rappresentante del Governo alla seduta e auspica un approfondimento della riflessione in merito a tale questione.

Mauro PILI (FI) preannuncia, anche a nome del suo gruppo, il voto contrario sulla proposta di parere predisposta dal relatore per ragioni che attengono in primo luogo al metodo prescelto per l'adempimento di obblighi che derivano dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea. Per quanto attiene poi ai contenuti, pur condividendo caso per caso l'opportunità di provvedere al corretto adempimento di quanto richiesto dalla Commissione europea, esprime perplessità sui criteri di selezione, adottati dal Governo, delle singole procedure di infrazione oggetto di considerazione da parte del decreto-legge. Al riguardo, nel segnalare il reiterato mancato coinvolgimento del Parlamento da parte del Governo, preannuncia la presentazione in occasione delle successive fasi di esame di proposte emendative volte a segnalare tale problema e, in generale, a rafforzare in modo più incisivo il ruolo del Parlamento nella fase ascendente. Rileva, infatti, che la Commissione rischia di divenire complice di un metodo che ne penalizza gravemente ruolo e competenze.

Gabriele FRIGATO (Ulivo), nel sottolineare a nome del suo gruppo che vi è piena condivisione sui contenuti del provvedimento in esame, preannuncia il voto favorevole sulla proposta di parere favorevole formulata dal relatore. Rileva tuttavia l'opportunità di esprimere un disagio per il metodo di lavoro, sia in ordine alla scelta dello strumento del decreto-legge che alla mancata assegnazione del provvedimento in sede referente. Al riguardo osserva che il decreto-legge in titolo presenta tutti i caratteri di una vera e propria «mini comunitaria», che allo stato attuale è l'unico provvedimento che la XIV Commissione esamina in sede referente. La procedura adottata sembra, dunque, svalutare il ruolo e le competenze della Commissione ed accrescere una preoccupazione che appare condivisa dai gruppi di maggioranza e opposizione. Auspica altresì la piena attuazione dell'articolo 15-bis della legge n. 11 del 2005, introdotto con la legge comunitaria per il 2006, che prevede la trasmissione semestrale al Parlamento da parte del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro per le politiche europee di un elenco per settore e materia delle procedure giurisdizionali e di pre-contenzioso riguardanti l'Italia.

Arnold CASSOLA (Verdi) concorda con le riflessioni di metodo, svolte dal deputato Frigato.

Antonello FALOMI (RC-SE), nell'esprimere condivisione sui rilievi metodologici emersi nel dibattito, auspica che il parere segnali l'opportunità che in alcun modo l'adozione dello strumento del decreto-legge per dare attuazione ad obblighi comunitari diventi una prassi, ma rimanga confinata nell'ambito dell'effettiva esigenza di interrompere tempestivamente alcune procedure di infrazione. Rappresenta la opportunità di porre alla Presidenza della Camera la questione delle competenze della XIV Commissione, che vengono in rilievo ogni qualvolta si provvede a dare


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attuazione ad obblighi comunitari, anche al di là dello strumento della legge comunitaria.

Franca BIMBI, presidente, condivide le osservazioni formulate dai deputati di maggioranza e di opposizione intervenuti al dibattito odierno sul metodo di lavoro adottato da Governo, nonché sui criteri seguiti per l'assegnazione del provvedimento in esame. Concorda con quanto segnalato dal deputato Frigato in ordine alla necessità di dare piena attuazione all'articolo 15-bis della legge n. 11 del 2005, anche al fine di chiedere al Governo elementi sui criteri di selezione delle procedure giurisdizionali e di pre-contenzioso riguardanti l'Italia. Concorda, infine, con quanto rappresentato dal deputato Falomi circa l'opportunità di interessare la Presidenza della Camera sul tema delle competenze della Commissione.

La Commissione approva la proposta di parere favorevole predisposta del relatore (vedi allegato 1).

Sull'ordine dei lavori.

Mauro PILI (FI) sottolinea che il nodo relativo al ruolo e alle competenze della Commissione deve essere posto in termini nuovi e ulteriori deliberazioni della Commissione su provvedimenti riguardanti l'adempimento di obblighi comunitari non dovrebbero essere assunte, senza che sia intervenuto un pronunciamento chiarificatore da parte della Presidenza della Camera.

Gianluca PINI (LNP) concorda con quanto testé osservato dal deputato Pili. Ritiene che un rafforzamento del ruolo della Commissione potrebbe derivare da un intervento normativo sulla legge n. 11 del 2005, anche al fine di evitare che l'adempimento di specifici obblighi comunitari avvenga senza una piena conoscenza del complessivo stato di attuazione degli obblighi, cui è tenuto lo Stato italiano e derivanti dall'appartenenza all'Unione europea.

Antonello FALOMI (RC-SE) dissente su quanto prospettato dal deputato Pili circa un sostanziale blocco delle attività della Commissione in attesa di un intervento da parte del Presidente della Camera. A suo avviso, un'ulteriore riflessione dovrebbe investire l'adeguatezza dei regolamenti parlamentari rispetto alle novità normative che si sono susseguite in questi ultimi anni sui temi di competenza della XIV Commissione.

Franca BIMBI, presidente, nel ritenere opportuno procedere per gradi successivi al fine di realizzare l'obiettivo del rafforzamento del ruolo della XIV Commissione, s'impegna a porre il tema alla Presidenza della Camera al fine di individuare un'interpretazione delle norme del regolamento che consenta l'assegnazione alla Commissione dei provvedimenti che riguardano l'attuazione di obblighi comunitari. Concorda in linea di massima con l'opportunità di valutare l'adeguatezza della legge n. 11 del 2005 ai fini del potenziamento del ruolo della Commissione soprattutto nella fase ascendente, eventualmente ricorrendo ad opportuni strumenti di carattere istruttorio. Ritiene inoltre opportuno segnalare la necessità che il Governo provveda sollecitamente alla presentazione del disegno di legge comunitaria per il 2007.

Gabriele FRIGATO (Ulivo), nel ribadire le perplessità sollevate sul ruolo della XIV Commissione e sottolineando che la presentazione del disegno di legge comunitaria per il 2007 costituisce a questo punto una priorità, esprime consenso con quanto osservato dal deputato Falomi in ordine ad una verifica sulla adeguatezza dei regolamenti parlamentari.

Franca BIMBI, presidente, condividendo quanto osservato dal deputato Frigato, fa presente che le questioni emerse nel corso del dibattito potranno essere approfondite in occasione del prossimo Ufficio di presidenza,


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integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Sostegno e valorizzazione dei piccoli comuni.
Testo unificato C. 15 Realacci e abb.
(Parere alle Commissioni V e VIII).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 27 marzo 2007.

Gabriele FRIGATO (Ulivo), relatore, presenta una proposta di parere favorevole con osservazioni sul provvedimento in titolo (vedi allegato 2).

I deputati Mauro PILI (FI) e Gianluca PINI (LNP) preannunciano, anche a nome dei rispettivi gruppi, l'astensione sulla proposta di parere favorevole con osservazioni presentata dal relatore.

La Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni, predisposta dal relatore.

La seduta termina alle 15.15.

ATTI COMUNITARI

Mercoledì 28 marzo 2007. - Presidenza del presidente Franca BIMBI.

La seduta comincia alle 15.15.

Programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per l'anno 2007 e programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea, presentato dalle Presidenze tedesca, portoghese e slovena.
(COM(2006)629 def.-17079/06).
(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Franca BIMBI, presidente e relatore, ricorda che la Commissione Politiche dell'Unione europea avvia oggi l'esame del programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2007 e del programma di diciotto mesi dell'Unione europea, presentato dalle Presidenze tedesca, portoghese e slovena. Si tratta di un complesso sistema documentale, che coglie gli indirizzi principali della Commissione e delle Presidenze e da cui, pertanto, dovrebbero essere tratti gli elementi fondamentali dell'attività normativa dell'Unione europea. Si tratta di documenti che debbono necessariamente essere letti in una prospettiva di integrazione con il flusso di informazioni ed indirizzi di derivazione comunitaria.
La strategia politica annuale della Commissione (è stata appena adottata la strategia per il 2008), il programma della Presidenza tedesca, la relazione generale sull'attività dell'Unione europea nel 2006, costituiscono solo alcuni degli ulteriori documenti presentati in corso d'anno, di cui occorre tenere conto per giungere ad avere una prospettiva di insieme dei temi, dei problemi, delle priorità e delle possibili scelte che potranno e dovranno essere prese.
La procedura seguita per l'esame dei documenti è stata indicata dalla Giunta per il Regolamento della Camera il 9 febbraio 2000. Per l'esame del programma legislativo e di lavoro della Commissione nonché degli strumenti di programmazione del Consiglio è stato previsto: l'esame da parte di tutte le Commissioni permanenti (per i profili ricadenti nell'ambito delle rispettive competenze) che nominano un relatore incaricato di riferire alla XIV Commissione; l'esame generale da parte della XIV Commissione, anche con l'audizione degli europarlamentari italiani, che presenta una relazione all'Assemblea; la discussione in Assemblea con votazione di eventuali strumenti di indirizzo.
La proposta di rendere istituzionale a livello europeo l'esame del programma legislativo della Commissione da parte dei


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Parlamenti nazionali è stata, tra l'altro, avanzata da parte italiana in numerose sedi interparlamentari.
Il Protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali, allegato al Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004 ed attualmente sottoposto a procedura di ratifica presso gli Stati membri, prevede espressamente la trasmissione ai Parlamenti nazionali da parte della Commissione europea del programma legislativo annuale e di tutti gli altri strumenti di programmazione legislativa o di strategia politica.
Non deve essere sottovalutata l'importanza di questo passaggio, che non a caso coinvolge tutte le Commissioni permanenti oltre al Comitato per la legislazione. Si tratta di una sinergia tra i diversi organi parlamentari che, ricalcando la traccia dettata dal Regolamento della Camera per l'esame del disegno di legge comunitaria annuale, intende individuare un momento di sintesi ed individuare una linea comune sui rapporti tra Parlamento nazionale ed istituzioni comunitarie.
Da un lato, infatti, la nostra forma di governo parlamentare è imperniata sul rapporto diretto e assolutamente privilegiato tra Camere e Governo. Purtuttavia, il pluralismo istituzionale di cui la stessa Unione europea è portatrice attribuisce un rilievo distinto - anche se non del tutto autonomo - al rapporto tra Parlamento nazionale ed istituzioni dell'Unione. Basti considerare, a titolo meramente esemplificativo, l'avvio da parte della Commissione - quale anticipazione di alcuni contenuti del Trattato costituzionale - della trasmissione diretta ai parlamenti nazionali delle proprie proposte e del rilievo che la Commissione stessa ha ripetutamente affermato di volere attribuire ai rilievi che le perverranno dai Parlamenti medesimi.
L'ultimo anno è stato caratterizzato poi dalla definitiva attuazione a regime della riforma del 2005 (legge n. 11 del 2005), con particolare riguardo alle forme di trasmissione dei progetti di atti comunitari da parte del Governo, che consente al Parlamento di conoscere e valutare tempestivamente tutte le proposte presentate, di provocare eventualmente l'obbligo di apposizione di riserva di esame parlamentare da parte del Governo in seno al Consiglio dell'Unione europea, di fare conoscere le date di presumibile esame nel Consiglio.
Insomma, la complessità del sistema e l'abbondanza delle informazioni delineano un patrimonio conoscitivo ma pure un elemento di complicazione nella fitta trama di rapporti, diritti ed obblighi che derivano dalla partecipazione dell'Italia all'Unione europea.
Spetta alla Camera - a partire dalla Commissione Politiche dell'Unione europea - cogliere queste occasioni per valorizzare in maniera adeguata i momenti di raccordo e dialogo tra la sfera comunitaria e quella del Parlamento nazionale.
In questa prospettiva potrà essere pertanto utile cercare di seguire e indirizzare le diverse attività in modo coordinato, già a partire dalla strategia politica annuale della Commissione: la strategia per il 2008 è stata appena presentata e, non appena sarà trasmessa alla Camera dei deputati, potrà essere esaminata dalla XIV Commissione.
Il programma legislativo successivo ne costituirà poi l'attuazione e la concretizzazione.
Potrà essere ulteriormente utile effettuare un monitoraggio a consuntivo, per verificare quanta parte del programma sia stata realizzata e quanta attività della Commissione nel corso dell'anno sia stata proposta in corso di esercizio senza essere stata prima prevista nella programmazione annuale.
Come già ricordato, sono oggetto di esame da parte della XIV Commissione il Programma legislativo e di lavoro per il 2007 della Commissione europea, approvato il 24 ottobre 2006 ed elaborato sulla base della strategia politica annuale presentata dalla medesima Commissione il 14 marzo 2006; il Programma di 18 mesi delle presidenze tedesca, portoghese e slovena (1o gennaio 2007-30 giugno 2008) approvato dal Consiglio il 21 dicembre


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2006. Il Consiglio ha poi approvato anche il Programma della Presidenza tedesca (1o gennaio-30 giugno 2007).
Merita ricordare che il Consiglio, con la decisione adottata il 15 settembre 2006, ha inteso razionalizzare la programmazione delle proprie attività con la previsione di un programma operativo di 18 mesi, in sostituzione del precedente programma annuale, che le tre presidenze in carica per il periodo di tempo considerato presentano al Consiglio medesimo per l'approvazione. Pertanto ogni 18 mesi le tre presidenze incaricate dovranno predisporre, in stretta cooperazione con la Commissione e previe adeguate consultazioni, un progetto di programma delle attività che il Consiglio intende perseguire. Le tre presidenze presentano congiuntamente il progetto di programma almeno un mese prima del periodo considerato al Consiglio Affari generali e Relazioni esterne che, convocato in apposita sessione, procede alla sua approvazione. Nella decisione è inoltre specificato che il programma di 18 mesi comprende una parte introduttiva generale che colloca il programma nel contesto degli orientamenti strategici a più lungo termine dell'Unione europea. Le tre presidenze incaricate di preparare il progetto di programma di 18 mesi consulteranno le tre presidenze successive riguardo a tale parte, nel quadro delle adeguate consultazioni. Il progetto di programma dovrebbe riguardare anche i punti pertinenti derivanti dal dialogo sulle priorità politiche per l'anno in questione, svolto su iniziativa della Commissione.
L'elemento di novità dato dal riferimento temporale di diciotto mesi al programma del Consiglio, se da un lato offre una prospettiva di più lungo termine e di maggiore respiro, dall'altro potrebbe determinare alcuni profili problematici nell'affrontare congiuntamente programma legislativo annuale della Commissione e programma del Consiglio, proprio in ragione di questo disallineamento temporale.
Un ulteriore elemento significativo, di cui tenere conto nell'esaminare il programma legislativo della Commissione e il programma delle Presidenze, è dato dalle consonanze e dai rapporti esistenti tra l'attività normativa in corso nel nostro Parlamento - e segnatamente alla Camera - e le materie affrontate nei programmi. È agevole verificare come in ogni Commissione sia in corso l'esame di qualche progetto di legge che si riconnetta per la materia trattata ad uno o più temi affrontati nei due documenti comunitari. Si riscontra in genere tutta una serie di corrispondenze di un certo rilievo, che sottolinea ancora una volta l'estesa rete normativa esistente dall'Unione europea agli Stati nazionali per arrivare alle autonomie territoriali. Si delinea così una rete che si fonda non esclusivamente sulla suddivisione delle competenze ma anche sull'integrazione tra i diversi livelli di governo, che formano un complesso ordinamentale.
Per cogliere al meglio il senso complessivo di questa rete, la XIV Commissione sta conducendo una significativa attività conoscitiva, che accompagni l'esame dei documenti comunitari, attraverso l'interlocuzione con rappresentanti istituzionali e della società civile. Le audizioni già svolte hanno fatto emergere già alcuni elementi rilevanti, tra cui la piena consapevolezza della comune appartenenza europea e dell'efficacia diretta della dimensione comunitaria sulla vita delle istituzioni e (aspetto, questo, ancor più importante) sulla vita dei cittadini. Si terrà poi un'audizione degli europarlamentari italiani.
L'esame del programma legislativo e del programma delle tre Presidenze viene poi a corrispondere, quest'anno, con le celebrazioni in occasione del cinquantesimo anniversario della firma dei trattati istitutivi della Comunità. La dichiarazione adottata a Berlino lo scorso 25 marzo costituisce un momento particolarmente qualificante per gli sviluppi futuri del quadro istituzionale e politico dell'Unione europea.
In merito ai contenuti della Dichiarazione di Berlino, si segnala con soddisfazione il riferimento all'impegno per un rinnovo tempestivo dell'impostazione politica dell'Europa e per dare all'Unione una base comune rinnovata entro le elezioni europee del 2009, nonché il riferimento ai valori posti a fondamento del progetto europeo. Non condivide l'utilizzo della nozione di «parità di diritti» tra uomo e donna, che è oggi da considerare insufficiente alla luce di molti documenti comunitari. Ritiene, altresì, criticabile l'aver messo sullo stesso piano la lotta all'immigrazione illegale con quella al terrorismo e al crimine organizzato dall'altro, a meno che l'immigrazione illegale sia intesa limitatamente agli aspetti criminali, con cui essa è connessa. Considera del tutto inappropriato l'utilizzo dell'espressione «coesistenza democratica di Stati membri e istituzioni europee», espressione che sembra essere il risultato di una traduzione impropria dalla lingua tedesca della parola «Miteinander», considerato che nei testi in lingua francese ed inglese lo stesso termine è tradotto rispettivamente con i sostantivi «coopération» e «interaction». Si tratta di concetti assolutamente non omogenei, in quanto la «coesistenza» allude a soggetti che non necessariamente interagiscono. Non a caso tale concetto è stato utilizzato in passato per definire le relazioni tra le superpotenze ai tempi della Guerra Fredda ed è evidente che tale espressione non può in alcun modo descrivere l'impostazione dei rapporti tra gli Stati membri e le istituzioni comunitarie, anche alla luce della stretta interazione tra le fonti del diritto comunitarie, nazionali e regionali.
Come noto, l'esame dei documenti comunitari si distingue dall'esame dei singoli atti in fase ascendente proprio per il suo carattere generale e complessivo, in ordine


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alle aree di rilievo. Costituisce pertanto un'occasione di riflessione generale sulle prospettive di medio termine dell'Unione europea. Un'occasione per il nostro Parlamento di dare degli indirizzi al Governo sulla disciplina di particolari tematiche a livello europeo. Si tratta, in sostanza, dell'opportunità di intervenire attivamente nella fase di formazione della normativa europea, invece di limitarsi al mero recepimento ex-post di atti ormai decisi ed immodificabili. Chiaramente, una maggiore partecipazione del Parlamento in questo senso, attraverso degli indirizzi al Governo, accresce la rappresentatività democratica dell'apparato decisionale comunitario, coinvolgendo maggiormente quelle istituzioni che meglio rappresentano, insieme al Parlamento europeo, i cittadini degli Stati membri.
Passando quindi in rassegna le varie aree trattate dal programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2007, occorre richiamare l'attenzione in primo luogo sugli aspetti del panorama politico del 2007 che sono destinati ad influenzare i lavori delle istituzioni europee e che sono individuati dalla Commissione europea: la celebrazione del 50o anniversario dei Trattati di Roma; la ricerca di una soluzione istituzionale.
La Commissione europea presenta un elenco breve di iniziative strategiche, scelte perché politicamente rilevanti e in fase di preparazione avanzata, e si impegna ad adottare questi provvedimenti nel 2007. Nel programma, la Commissione illustra le principali misure concrete che intende realizzare nell'ambito della sua azione politica nel 2007, vale a dire le iniziative strategiche. Un elenco dettagliato di tali misure è allegato al programma. Inoltre, la Commissione si impegna a mettere a punto una serie di iniziative prioritarie da adottare nell'arco di 12-18 mesi, a seconda della preparazione necessaria per rispettare le norme di qualità applicabili in materia di miglioramento della normativa.
Gli obiettivi strategici del programma legislativo sono stati definiti dalla Commissione all'inizio del suo mandato e si basano sulle seguenti quattro grandi priorità: rimettere l'Europa sulla via della prosperità; rafforzare l'impegno a favore della solidarietà; migliorare la sicurezza dei cittadini; promuovere il ruolo dell'Europa nel resto del mondo.
Per quanto concerne l'attuazione delle priorità appena indicate il programma prevede: per la prosperità: la modernizzazione dell'economia europea mediante la Strategia di Lisbona, il cui recente rilancio garantisce l'adozione di misure volte a favorire la conoscenza, l'innovazione, un ambiente sostenibile per la crescita e l'adozione di un quadro europeo per i lavoratori migranti; per la solidarietà, si evidenzia come l'anno 2007 sia l'anno europeo delle pari opportunità, e che l'aspetto sociale è al centro del funzionamento dell'Europa: pertanto l'aggiornamento delle politiche è il punto fondamentale per rendere efficaci i meccanismi di solidarietà; per la sicurezza occorre continuare a svolgere un'efficace attività di polizia e di indagine su scala europea per combattere la criminalità e la violenza. Settori chiave di attività saranno l'estensione dello spazio Schengen ed il controllo delle frontiere; per il rafforzamento del ruolo dell'Europa bisogna coordinare l'azione della Commissione con quella delle altre istituzioni europee e degli Stati membri, in modo da garantire la cooperazione scientifica e tecnologica e tutte le altre forme di collaborazione ad alto contenuto scientifico per poter realizzare gli obiettivi riguardanti sviluppo sostenibile, ambiente, pace, vicinato, cooperazione e competitività esterna.
Le iniziative strategiche (complessivamente 21) che saranno al centro delle azioni comunitarie nel 2007 sono poi individuate dalla Commissione.
Modernizzare l'economia europea. La Commissione sta svolgendo un riesame del mercato unico, al fine di analizzare i risultati raggiunti, individuarne le lacune e proporre misure adeguate. Uno dei settori di maggiore interesse per il prossimo anno sarà quello dell'industria e dei mercati della difesa, finora esclusi dalle severe prescrizioni a tutela della concorrenza nel mercato interno in conseguenza dei limiti


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imposti dalla sicurezza nazionale. Azioni ulteriori riguarderanno il rafforzamento del settore vinicolo e l'adozione di una politica spaziale europea.
Raccogliere le sfide di fronte alle quali si trova la società europea. La Commissione intende presentare proposte atte ad incoraggiare l'adozione di principi comuni in materia di «flessisicurezza», come approccio per combinare la flessibilità del mercato del lavoro con l'acquisizione di competenze e una forte protezione sociale, e procedere alla valutazione completa della situazione sociale: tale valutazione sarà la base di un nuovo programma d'azione in materia di accesso e di solidarietà e dell'elaborazione delle politiche europee del prossimo decennio.
Una migliore gestione dei flussi migratori. Un elemento della strategia europea in materia di migrazione sarà costituito da una proposta sulle sanzioni minime da infliggere ai datori di lavoro di cittadini di paesi terzi che risiedono illegalmente sul territorio dell'Unione, al fine di ridurre l'immigrazione illegale e lo sfruttamento di questi lavoratori. La Commissione intende inoltre completare la politica europea in materia di asilo entro il 2010. Va ricordato a proposito, che al momento in ambito comunitario sono condivise solo alcune norme minime in materia, come l'individuazione dello Stato responsabile a conoscere della domanda di asilo, pur rimanendo competenza esclusiva degli Stati membri le modalità e le condizioni di concessione dello status di rifugiato. Mancano, in sostanza, una serie di norme comuni che rendano la procedura di richiesta e concessione dell'asilo equa ed efficace, nonché condizioni comuni minime per l'accoglienza dei richiedenti asilo e il riavvicinamento delle normative relative al riconoscimento e agli elementi sostanziali dello status di rifugiato.
Energia sicura, competitiva e sostenibile. La Commissione europea sottolinea come il problema del cambiamento climatico richieda un approccio diverso al consumo e alla produzione di energia e come la crescente dipendenza dalle importazioni e l'aumento dei prezzi dell'energia richiedano una strategia europea integrata basata sulla sostenibilità, competitività, efficienza energetica e sicurezza.
La Commissione preannuncia la presentazione di una prima analisi strategica della politica energetica dell'UE, diretta a migliorare il funzionamento del mercato interno, accelerare l'uso delle nuove tecnologie, differenziare e stabilizzare le fonti d'approvvigionamento all'interno e all'esterno dell'UE. Saranno inoltre proposte misure atte a garantire il completamento del mercato interno dell'elettricità e del gas e sarà rivisto il sistema per lo scambio delle quote di emissioni UE.
In linea con i suesposti propositi, le problematiche energetiche sono state al centro dell'attenzione dell'ultimo Consiglio europeo, tenutosi a Bruxelles lo scorso 8-9 marzo. Il Consiglio ha individuato come assoluta necessità la definizione di una politica energetica comune in ambito europeo, basata su alcuni essenziali presupposti: aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti; promuovere la sostenibilità ambientale e la lotta ai cambiamenti climatici; garantire la competitività delle economie europee e la disponibilità di energia a prezzi accessibili.
La questione energetica si pone in una doppia prospettiva; da una parte, le fonti energetiche che noi utilizziamo provengono, in gran misura, dai combustibili fossili che sono i principali responsabili dell'immissione di polveri sottili nell'ambiente che stanno alla base dell'effetto serra e del surriscaldamento del pianeta; dall'altra, la maggior parte dei paesi europei sono fortemente dipendenti dall'importazione di risorse energetiche, petrolio e gas in particolare, da paesi terzi, mediorientali soprattutto che sono anche politicamente instabili, instabilità politica che crea forte tensione nei mercati e un continuo aumento dei prezzi di queste risorse in coincidenza con lo scoppio di conflitti o con la semplice decisione del cartello OPEC di ridurre l'offerta di greggio. Si nota quindi come i tre problemi inquinamento, competitività e sicurezza siano strettamente legati.


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Al fine di fronteggiare adeguatamente queste sfide, il Consiglio europeo di Bruxelles ha sottolineato l'importanza di limitare l'aumento della temperatura media globale al massimo a 2oC rispetto ai livelli preindustriali ed ha impegnato gli Stati membri a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 20 per cento entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990. Ha altresì previsto che la produzione di energia da fonti rinnovabili passi negli Stati membri dall'attuale 6-7 per cento al 20 per cento, sempre nello stesso periodo di tempo. Questa volta non si tratta di un invito, ma di una decisione vincolante che comporterà delle sanzioni nel caso in cui gli Stati non si adeguino.
Migliorare la qualità della vita in Europa. Fondamentali per il benessere dei cittadini sono la salute, un ambiente di qualità, i servizi offerti e la sicurezza. A tal fine verrà adottato un Libro bianco sulla strategia sanitaria per ottimizzare l'efficacia della politica sanitaria in Europa. Per quanto riguarda la lotta al terrorismo, i provvedimenti si concentreranno sulla lotta alla propaganda e alla cibercriminalità e sulla promozione del dialogo pubblico-privato.
L'Europa come partner mondiale. Nel Documento annuale di strategia per l'allargamento verrà fatto un bilancio in merito ai progressi realizzati dagli altri Paesi nel processo d'allargamento, anche - e particolarmente - in conseguenza dell'adesione della Bulgaria e della Romania all'UE. Verrà poi promossa una nuova strategia per l'accesso al mercatoe sarà rafforzata la politica europea di vicinato.
Per quanto riguarda l'attuazione delle politiche europee, la Commissione evidenzia che nel 2007 saranno adottati nuovi programmi di finanziamento nel contesto delle nuove prospettive finanziarie, tra i quali quelli in materia di coesione, occupazione, solidarietà sociale (in particolare viene citato il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione), sviluppo rurale e pesca.
La Commissione intende, inoltre, puntare sul miglioramento della regolamentazione e la maggiore qualità della legislazione, quali elementi indispensabili ad incentivare la crescita, la competitività e l'occupazione.
La Commissione sottolinea poi come resti sempre attivo l'ulteriore profilo del lavoro quotidiano concernente i programmi, finanziari e operativi, in Europa ed in tutto il mondo. Spicca in particolare un insieme completo di programmi in materia di coesione, occupazione, solidarietà sociale, sviluppo rurale e pesca. Nel 2007, ricorda la Commissione, saranno completati 27 quadri di riferimento strategico nazionali e saranno approvati circa 360 programmi operativi nell'ambito della politica di coesione, mentre per la politica di sviluppo rurale i piani strategici nazionali in fase di completamento sono 27 e circa 80 saranno i programmi adottati nel corso dell'anno. Gli ulteriori compiti relativi alla gestione dell'acquis comunitario, al funzionamento delle politiche, alla scena internazionale e alla comunicazione con i cittadini completano il quadro delle attività della Commissione europea. Vale la pena richiamare, nell'ambito delle politiche, le relazioni della Commissione sul piano d'azione per la tecnologia ambientale e sul Fondo di solidarietà dell'UE per far fronte alle catastrofi, la relazione annuale sull'occupazione in Europa che verrà a cadere nel decimo anniversario della strategia europea per l'occupazione. Prenderà inoltre il via un nuovo ciclo del metodo aperto di coordinamento nel campo della protezione sociale. Sarà istituito inoltre un Osservatorio europeo dei mercati energetici.
Sarebbe facile affermare che gli interventi nei diversi settori e il miglioramento della qualità della regolamentazione costituiscano due elementi distinti, il primo sostanziale e il secondo istituzionale. In realtà, miglioramento della regolamentazione e qualità della legislazione sono condizioni essenziali per potere rendere efficaci gli interventi di settore. La rete tra diversi livelli di governo e l'integrazione profonda delle normative comunitarie, statali, regionali e locali portano alla necessità


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di un'attenzione specifica per la qualità della normazione, tanto più in una pluralità di contesti in cui le norme vanno ad inserirsi: pluralità di lingue, di culture, di tradizioni giuridiche. La chiarezza e la semplicità degli interventi regolativi acquisiscono allora una importanza fondamentale per lo stesso perseguimento delle politiche europee. I concetti-chiave indicati dalla Commissione sono semplificazione, codificazione, completamento dell'esame delle proposte pendenti, riduzione dei costi amministrativi, affinamento degli strumenti per migliorare la normativa. Si poi segnalano l'attuazione di un programma staffetta di semplificazione, volto a ridurre gli oneri gravanti sugli operatori economici e sui cittadini, la prosecuzione del programma di codificazione dell'acquis comunitario.
Per quanto riguarda il Programma di 18 mesi (gennaio 2007-giugno 2008) delle Presidenze tedesca, portoghese e slovena che, a seguito della Decisione del 15 settembre 2006, sostituisce sia il programma strategico triennale sia il programma operativo annuale che veniva predisposto dalle Presidenze di turno, esso si articola in tre parti:
La prima parte reca il quadro strategico del programma stesso, considerato in un contesto temporale più ampio e con la prospettiva di obiettivi a lungo termine: a tal fine sono state consultate anche le successive Presidenze francese, ceca e svedese.
In tale quadro viene evidenziata l'importanza del processo di riforma dell'Unione europea: a tal fine nel giugno 2007 verrà presentata una relazione sullo stato delle discussioni inerenti il trattato costituzionale, che fungerà da base per le ulteriori iniziative da assumere. Le tre Presidenze intendono impegnarsi al massimo nella politica europea di vicinato e nel rafforzamento della cooperazione con gli Stati EFTA ed i membri dello Spazio economico europeo.
La seconda parte indica le priorità specifiche in ciascun settore di intervento.
Tra le priorità, oltre alla prosecuzione del processo di riforma ed al consolidamento della politica relativa all'allargamento, vengono elencate:
a) il futuro dell'Unione. Viene previsto il consolidamento della base dell'UE a 27 Stati con l'adozione di misure atte a garantire la piena integrazione di Bulgaria e Romania; inoltre le tre Presidenze intendono favorire la partecipazione di tutti i nuovi Stati membri allo spazio Schengen e consentire un ulteriore allargamento della zona Euro;
b) l'attuazione della Strategia di Lisbona. A tal fine vengono indicati come prioritari: il completamento del mercato interno, anche mediante il miglioramento delle condizioni quadro per le imprese europee, in particolare per le piccole e medie imprese; il rafforzamento della competitività e della capacità innovativa delle società europee; la promozione delle politiche finanziarie ed economiche orientate verso la crescita e la stabilità; lo sviluppo del modello sociale europeo, anche mediante la promozione di pari opportunità ed una politica di integrazione con il miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione; la revisione della strategia in materia di occupazione; il miglioramento della regolamentazione con l'eliminazione degli oneri amministrativi inutili; un approvvigionamento energetico sicuro, sostenibile e competitivo; la promozione della ricerca, della conoscenza e dell'innovazione; la protezione dell'ambiente; lo sviluppo di una politica marittima integrata. Si sottolinea che il Programma della Presidenza tedesca attribuisce un'importanza particolare alla necessità di sostenere la ricerca e lo sviluppo ai fini del benessere e della crescita economica. L'UE ha deciso che, fino all'anno 2010, almeno il 3 per cento del PIL verrà investito nella ricerca e sviluppo e la Presidenza tedesca ha indicato la promozione dell'innovazione nel settore pubblico e privato come punto centrale della sua attività. Viene anche lanciata l'idea di dar vita ad una carta che regoli l'utilizzo della proprietà intellettuale all'interno delle


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strutture pubbliche e delle università, ai fini di una migliore collaborazione tra l'economia e gli istituti di ricerca;
c) il rafforzamento dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Al riguardo vengono previsti: lo sviluppo della politica in materia di asilo e immigrazione; il potenziamento della protezione delle frontiere esterne attraverso l'attuazione del SIS II e l'estensione dello spazio di Schengen, oltre all'attuazione dei piani già stabiliti nel quadro della strategia antiterrorismo; il rafforzamento della cooperazione giudiziaria; lo sviluppo della politica europea di protezione civile;
d) il miglioramento del ruolo esterno dell'UE nei settori della sicurezza, dello sviluppo e delle relazioni economiche. Tra le misure che le tre Presidenze intendono adottare per garantire lo sviluppo di uno spazio europeo di sicurezza e stabilità viene evidenziato: il potenziamento delle relazioni con i Paesi vicini dell'est e del sud; il rafforzamento del partenariato strategico con la Russia e l'intensificazione delle relazioni con l'Asia centrale; la prosecuzione degli sforzi per contribuire alla soluzione della crisi in Medio Oriente; lo sviluppo della PESD mediante un maggior coordinamento civile-militare; il rafforzamento delle relazioni transatlantiche e con altri partner strategici come il Giappone, la Cina, l'India e l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN); il miglioramento della cooperazione tra l'UE e le organizzazioni internazionali, in particolare l'ONU e la NATO.

La terza parte, infine, è costituita da un programma generale che stabilisce le questioni da trattare nei 18 mesi del periodo.
Il Programma generale si articola nei seguenti settori: sviluppo dell'Unione: contesto economico generale/coordinamento delle politiche; crescita e occupazione; sviluppo sostenibile; ricerca, conoscenza e innovazione; competitività; energia; trasporti; occupazione; politica sociale, salute e consumatori; parità di genere; politica strutturale e di coesione; politica agricola comune/pesca; ambiente; spazio di libertà, sicurezza e giustizia; relazioni esterne.
Il programma di diciotto mesi non presenta particolari distonie rispetto al programma legislativo della Commissione per il 2007. Tuttavia vale la pena richiamare l'attenzione su alcuni aspetti su cui si sofferma più diffusamente il programma delle Presidenze, Ad esempio, viene espressamente indicata l'esigenza di una politica urbana integrata, in conformità agli orientamenti strategici della Comunità in materia di coesione. Ciò è considerato un presupposto per città sostenibili e l'attuazione della strategia UE per lo sviluppo sostenibile. Secondo le Presidenze, le politiche regionali e urbane dovrebbero conciliarsi maggiormente con le politiche settoriali. Per quanto riguarda lo sviluppo delle aree urbane svantaggiate, saranno discusse le seguenti strategie: strategie per risanare l'ambiente fisico, rafforzamento dell'economia locale, integrazione dei migranti nella comunità locale, attuare politiche «proattive» per il bambini e i giovani, istruzione e formazione nelle zone urbane svantaggiate.
I rappresentanti degli enti locali hanno avuto modo di sottolineare il rilievo che assume la dimensione delle politiche urbane ed il ruolo dell'UE. I programmi «Urban II» propongono modelli di sviluppo innovativi per la riqualificazione delle zone interessate, tramite il finanziamento di progetti concernenti: il miglioramento delle condizioni di vita, ad esempio tramite il restauro di edifici e la creazione di spazi verdi; la creazione di posti di lavoro a livello locale, ad esempio nell'ambiente, nella cultura e nei servizi per la popolazione; l'integrazione delle classi sociali svantaggiate nei sistemi educativo e formativo; lo sviluppo di sistemi di trasporto pubblico rispettosi dell'ambiente; la creazione di sistemi per un'efficace gestione dell'energia e per una maggiore utilizzazione di energie rinnovabili; l'utilizzazione delle tecnologie dell'informazione.
Le iniziative specifiche dei singoli programmi sono selezionate e realizzate nel quadro di un vasto partenariato tra tutti i soggetti interessati.


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Una delle caratteristiche del Programma URBAN II é la possibilità di scambiare esperienze di successo e buone pratiche in tutta Europa. Questa possibilità é oggetto di un Programma specifico denominato «Rete Europea per lo Scambio di Esperienze» o «URBACT».
Un altro aspetto che va sottolineato e che il Programma di 18 mesi inserisce nella parte relativa alla politica sociale, è quello relativo alla parità di genere. Viene ribadito come politiche a favore della parità di genere stimolino la crescita e l'occupazione e come si rendano necessarie misure atte ad eliminare le ineguaglianze strutturali tra donne e uomini e a favorire la conciliazione della vita famigliare e professionale. Le Presidenze, in rispetto del patto europeo per la parità di genere, si impegnano: a prestare particolare attenzione ad una maggiore e più equa partecipazione degli uomini alla vita familiare e delle donne a quella professionale, eliminando il differenziale salariale di genere e il tasso di occupazione femminile; a favorire un pieno accesso delle donne all'istruzione e alla formazione ed una migliore partecipazione delle donne migranti alla vita sociale, professionale e politica.
Ricorda che il 14 novembre 2006 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea, in cui sottolinea la maggiore chiarezza e la credibilità del programma legislativo a seguito della distinzione tra «iniziative strategiche» e «iniziative prioritarie». Anche in quella sede si è trattato di un iter complesso che ha impegnato diversi organi del Parlamento europeo.
In particolare, la risoluzione evidenzia alcuni passaggi delicati, che possono interessare in modo più o meno immediato anche i Parlamenti nazionali. Chiede tra l'altro conto alla Commissione di chiarire le ragioni per cui non ha incluso nel programma di lavoro per il 2007 - come invece richiesto da alcune commissioni - alcune iniziative legislative, tra cui la conciliazione tra la vita lavorativa e familiare, la protezione dei lavoratori a statuto atipico.
La risoluzione inoltre deplora che non vi sia interazione tra il programma legislativo e di lavoro e la procedura di bilancio; plaude all'intenzione della Commissione di ravvicinare l'Europa ai cittadini grazie a una migliore strategia di comunicazione, intesa a una maggiore visibilità e una migliore comprensione dell'Unione europea a livello nazionale, regionale e locale. Con riguardo alle priorità per il 2007, la risoluzione, considerando che il 2007 sarà l'Anno europeo delle pari opportunità, invita la Commissione a presentare una serie di iniziative nei settori dell'esclusione sociale, della povertà, della protezione dei lavoratori atipici e di una migliore protezione sociale nelle nuove forme di occupazione, nonché una valutazione dell'attuazione della legislazione comunitaria sulla lotta contro tutte le forme di discriminazione, e qualsiasi iniziativa sia necessaria in questo campo; richiama una serie di indirizzi «forti» in relazione al tema dell'energia e dell'ambiente; deplora il crescente ricorso della Commissione alla soft law, come raccomandazioni e comunicazioni interpretative, che le consente di eludere le prerogative dell'autorità legislativa. Il Parlamento prende atto della determinazione che la Commissione aveva espresso di essere associata all'elaborazione della Dichiarazione sul 50o anniversario del Trattato di Roma, che è stata sottoscritta il 25 marzo a Berlino, proprio dal Presidente della Commissione, dal Presidente del Parlamento europeo e dal Presidente del Consiglio dell'Unione nella persona di Angela Merkel; come auspicato nella risoluzione la dichiarazione presenta un carattere certamente interistituzionale, vista la partecipazione congiunta di Parlamento, Consiglio e Commissione ed ha il merito di aver individuato in modo chiaro i valori e la comune identità dell'Unione, nonché l'intenzione di arrivare alle necessarie riforme istituzionali entro il giugno 2009.


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Insomma, la risoluzione del Parlamento europeo evidenzia nel complesso alcune lacune del programma legislativo della Commissione su temi di tutto rilievo.
L'esigenza di rafforzare le misure europee e nazionali a favore della parità di genere è stata, altresì, ribadita nella Risoluzione del 13 marzo scorso del Parlamento europeo dal titolo: «Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010». Il Parlamento partendo dal presupposto che: « i diritti delle donne e delle bambine sono parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali; l'uguaglianza tra donne e uomini è un diritto ed un principio fondamentale dell'Unione; il livello di violenza contro le donne e i loro diritti rimane ancora elevato; il gender budgeting dovrebbe essere tenuto in maggiore considerazione; persistono discriminazioni a carico delle donne in termini lavorativi, di retribuzione e pensionistici; sono necessarie politiche di conciliazione fra la vita familiare e lavorativa»; chiede alla Commissione di elaborare un quadro complessivo per la valutazione delle politiche e dei programmi di sostegno all'uguaglianza di genere, comprese le politiche nazionali; di valutare l'implementazione della Strategia quadro comunitaria per la parità tra uomini e donne e delle direttive sulle pari opportunità. Ribadisce, inoltre, l'esigenza di una rapida costituzione dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere; di prevedere dei meccanismi efficaci per il monitoraggio delle disparità e della violenza contro le donne, nonché chiede alla Commissione di presentare una proposta di direttiva sulla violenza contro le donne. Chiede che siano adottate iniziative per impedire che le donne siano marginalizzate nei programmi di sviluppo, garantendo loro parità di accesso ai mercati del lavoro ed un'equa ed egualitaria retribuzione. Esorta la Commissione ad adoperarsi per una piena attuazione della Piattaforma di Pechino, del Programma d'azione del Cairo e della Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne. Sottolinea la necessità di misure a sostegno del diritto delle donne alla salute sessuale e riproduttiva, nonché misure atte a favorite l'emancipazione e l'integrazione socioeconomica delle donne immigrate. Invita gli Stati membri a rafforzare le misure nazionali per l'occupazione e l'integrazione sociale, al fine di favorire l'accesso delle donne al mercato del lavoro in situazione di pari dignità e di pari retribuzione e di promuovere l'imprenditorialità femminile.
Le audizioni che la XIV Commissione ha svolto o svolgerà nei prossimi giorni completano il quadro di insieme che si intende delineare in vista della presentazione della relazione all'Assemblea e dell'adozione successiva di atti di indirizzo.


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Le relazioni favorevoli deliberate dalle Commissioni di merito individuano un insieme articolato di temi sulle politiche europee. A titolo esemplificativo, in estrema sintesi:
il Comitato per la legislazione invita a tenere conto di tutta una serie di considerazioni attinenti alla valutazione di impatto, alla semplificazione, alla riduzione dei costi amministrativi, all'analisi di impatto, alla semplificazione e codificazione, auspicando la piena attuazione del programma legislativo;
la Commissione Affari costituzionali richiama i principali temi quali la lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata, la gestione delle frontiere, i diritti di protezione diplomatica e consolare, l'immigrazione, le pari opportunità, il dialogo interculturale, l'Agenzia dei diritti fondamentali, la sicurezza dei cittadini europei;
la Commissione Esteri indica il rafforzamento del ruolo esterno dell'UE in una serie di settori, l'allargamento dello spazio Schengen e della zona Euro, l'impegno delle tre presidenze nello sviluppo delle relazioni esterne, la capacità di reazione rapida dell'UE, i diritti umani, l'obiettivo del pieno raggiungimento della stabilizzazione dei Balcani, il riavvio del processo costituzionale europeo, il dialogo tra UE e paesi del Mediterraneo, la crisi del Medio Oriente, i rapporti con l'Unione africana;
la Commissione Difesa esprime una valutazione positiva sulle iniziative annunziate dalla Commissione per rimediare alla frammentazione nei settori dell'industria e del mercato della difesa e sulle iniziative annunziate dal Consiglio sulla gestione delle crisi, sulla non proliferazione e sul disarmo;
la Commissione Bilancio richiede una maggiore congruenza tra la funzione strategica, che la Commissione europea e il Consiglio dell'Unione europea dovrebbero svolgere, e la costruzione di linee programmatiche, le priorità e l'individuazione delle risorse. A tal fine ricorda che nel corso dell'indagine conoscitiva sull'attuazione a livello nazionale della politica di coesione regionale, svolta congiuntamente dalle Commissioni V e XIV, è stata individuata, sul tema dell'aumento del bilancio comunitario e del miglioramento sostanziale delle regole relative alle risorse proprie e ai contributi dei vari Stati membri, un'area di collaborazione in cui il Parlamento italiano e la Commissione Bilanci del Parlamento europeo intendono impegnarsi;
la Commissione Finanze affronta alcune questioni relative alle imposte dirette, all'imposizione indiretta, alla cooperazione tra le amministrazioni degli Stati membri in materia fiscale, ai servizi finanziari, alle dogane, alla discussione in sede comunitaria delle offerte pubbliche di acquisto, al diritto societario, al riciclaggio di capitali, alle assicurazioni;
la Commissione Cultura indica l'esigenza di individuare misure idonee per favorire gli investimenti nel sapere e nella conoscenza, nonché nel sistema europeo di trasferimento di crediti accademici, l'esigenza di approvare la decisione Erasmus Mundus II, il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nelle conferenze con esperti in ambito del Consiglio, il patrimonio culturale immateriale, i nuovi servizi della tv live e differita;
la Commissione Ambiente richiama il completamento del quadro normativo in attuazione del protocollo di Kyoto, il miglioramento dell'efficienza energetica, la prevenzione delle catastrofi naturali, la disciplina comunitaria degli appalti pubblici;
la Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni indica, per quanto concerne il settore dei trasporti, una pluralità di iniziative che le Istituzioni comunitarie dovrebbero assumere al fine di potenziare le infrastrutture di trasporto terrestre, ferroviario e marittimo, con specifico riferimento al completamento dei corridoi plurimodali, del piano dei porti marittimi e della rete interportuale. La Commissione auspica, anche ai fini della salvaguardia


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dell'ambiente, la promozione di misure atte ad armonizzare, in ambito comunitario, la sicurezza della navigazione e del trasporto aereo, nonché le norme dei codici della strada e di quelle di sicurezza, soprattutto per ridurre il numero di morti per incidenti stradali; raccomanda quindi il rilancio del sistema europeo di radionavigazione via satellite «Galileo». Per quanto riguarda i servizi postali, la Commissione sottolinea la necessità di conciliare la prevista apertura del mercato europeo dei servizi postali con le esigenze di garanzia dei livelli ottimali di fornitura del servizio universale. In tema di comunicazioni, s'incoraggiano iniziative volte ad accelerare il passaggio dalle comunicazioni analogiche a quelle digitali e i programmi di riduzione del divario digitale, in particolare nel Mezzogiorno d'Italia, nelle aree collinari e montane;
la Commissione Attività produttive, pur riconoscendo la centralità assegnata al tema della ricerca e dello sviluppo tecnologico, sottolinea la necessità di rilanciare l'agenda di Lisbona, con particolare riferimento agli obiettivi della cosiddetta società della conoscenza; per quanto concerne il centrale tema dell'approvvigionamento energetico, nel rilevare interventi alquanto parziali sul mercato interno e sulle condizioni di effettiva concorrenza a livello europeo, si auspica la realizzazione in tempi rapidi del mercato unico dell'energia con la previsione di un'Autorità europea di regolazione. La Commissione segnala, inoltre, scarsa attenzione per il settore turistico;
la Commissione Affari sociali richiama l'anno europeo delle pari opportunità, il rafforzamento del modello sociale europeo, le sfide demografiche, le innovazioni nel settore sanitario, i diritti dei consumatori, l'istituto europeo per l'uguaglianza di genere;
la Commissione Agricoltura individua tra i temi principali il modello complessivo dell'agricoltura europea e le misure da perseguire per la sua realizzazione, le risorse per gli agricoltori europei, la riduzione degli oneri amministrativi per le imprese agricole, la riforma dell'organizzazione comune di mercato del settore vitivinicolo, la gestione delle risorse idriche e la gestione del suolo, la politica europea della pesca.

La Commissione Giustizia e la Commissione Lavoro hanno trasmesso relazioni favorevoli.
Si tratta nel complesso di una serie di relazioni che definiscono la complessità delle questioni e delle connessioni tra le diverse politiche europee.
Le ambizioni che sono sottese al programma legislativo della Commissione europea ed al programma delle tre Presidenze sono alte e condivisibili.
Occorre peraltro dare corpo a quelle ambizioni, a livello comunitario e nei Parlamenti nazionali, confrontandosi concretamente e con umiltà con le difficoltà delle scelte che la politica è chiamata ad effettuare per soddisfare quelle ambizioni.
Le stesse relazioni trasmesse dalle Commissioni di merito e dal Comitato per la legislazione - che affrontano i vari ambiti delle politiche europee e di cui occorrerà tenere conto nella relazione per l'Assemblea - consentiranno di approfondire le diverse tematiche in una prospettiva organica e complessiva, che si misuri con le grandi sfide che l'UE si trova a dovere affrontare nel prossimo futuro.
Per questo, occorre recuperare proprio una dimensione politica profonda dell'Unione europea e dei suoi rapporti con i Parlamenti nazionali, una dimensione in cui i cittadini possano riconoscersi, pur nella disparità degli approcci e delle opinioni.
Si augura che il dibattito in Commissione e, poi, in Assemblea possa costituire un contributo in tal senso.

Arnold CASSOLA (Verdi), in merito alle osservazioni svolte dal presidente Bimbi sull'improprio utilizzo dell'espressione «coesistenza democratica tra gli Stati membri e le istituzioni comunitarie», osserva che le traduzioni sono eseguite da interpreti traduttori presso gli uffici delle istituzioni comunitarie.


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Anna Maria CARDANO (RC-SE) ritiene opportuno che la Commissione proceda ad approfondire la questione relativa all'uso della lingua italiana come lingua di lavoro presso le istituzioni comunitarie, in quanto la traduzione dei testi ufficiali costituisce un aspetto di sostanza e di notevole impatto politico.

Franca BIMBI, presidente e relatore, concorda con la proposta del deputato Cardano.

Gabriele FRIGATO (Ulivo) osserva che il problema politico posto dall'impropria traduzione di un termine tedesco relativo all'interazione tra istituzioni comunitarie e Stati membri è di notevole rilievo in quanto il Governo italiano non può, a suo avviso, fare propria un'espressione che è contraddetta da mezzo secolo di storia europea.

Gianluca PINI (LNP) sottolinea che la posizione del suo gruppo in ordine al futuro dell'Unione europea è, com'è noto, alquanto scettica se si guarda all'Europa come ad una forzata unione tra Stati senza un minimo livello omogeneo di coesione e si insiste nel prospettare ulteriori fasi di allargamento dei confini. Le fasi di allargamento hanno infatti provveduto ad unire realtà genericamente «europee» ma assai diverse tra loro sul piano economico, linguistico e soprattutto sul piano del livello di democratizzazione. Condivide pertanto il parere espresso dalla V Commissione sull'incapacità dell'Unione europea di realizzare i propri obiettivi, considerato che essa non appare in grado di individuare le proprie risorse economico-finanziarie. Dichiara pertanto la contrarietà del suo gruppo sui provvedimenti in esame, anche in relazione all'intento di proporre nuovamente il testo del trattato costituzionale europeo che, laddove è stato sottoposto al voto popolare, è andato incontro ad un netto rifiuto da parte dei cittadini europei. Tale progetto costituzionale è, a suo avviso, pericoloso in quanto, non dichiarando le radici giudaico cristiane dell'Europa, non riconosce le basi culturali che hanno fatto la fortuna di duemila anni di storia europea. Malgrado il timido tentativo fatto da alcuni rappresentanti della maggioranza in ordine alla indizione di un referendum consultivo europeo, rileva come nelle sedi istituzionali europee un riferimento a tale iniziativa sia del tutto mancato. Per quanto concerne la Dichiarazione di Berlino, si tratta a suo giudizio di un testo che contiene proclami generici, guarda al passato e non propone né sul piano dei valori democratici né su quello pratico una prospettiva futura per lo sviluppo dell'Unione europea.

Arnold CASSOLA (Verdi) condivide le perplessità sollevate dal presidente Bimbi sull'uso del termine coesistenza riferito alle relazioni tra gli Stati membri e le istituzioni comunitarie. In merito ai contenuti della Dichiarazione di Berlino, ritiene opportuno segnalare quanto essa non dice in ordine alla riforma delle procedure di voto, al figura del ministro degli esteri europeo, alla prospettiva di allargamento, alla mancata menzione della «costituzione». Si tratta di riferimenti che avrebbero dovuto essere esplicitati ai fini della trasparenza e della chiarezza del documento.

Franca BIMBI, presidente e relatore, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.45 alle 15.55.