Commissioni Riunite VII e IX - Resoconto di marted́ 8 maggio 2007


Pag. 32

SEDE REFERENTE

Martedì 8 maggio 2007. - Presidenza del presidente della IX Commissione, Michele Pompeo META, indi del vicepresidente Marco BELTRANDI, indi del presidente della IX Commissione, Michele Pompeo META. - Interviene il sottosegretario per le comunicazioni, Luigi Vimercati.

La seduta comincia alle 10.25.

Disposizioni per la disciplina del settore televisivo nella fase di transizione alla tecnologia digitale.
C. 1825 Governo, C. 2077 Beltrandi e C. 2502 De Zulueta.
(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame dei provvedimenti, rinviato, da ultimo, nella seduta del 3 maggio 2007.

Maurizio GASPARRI (AN) fa preliminarmente presente che, rispetto al momento della presentazione del disegno di legge n. 1825 del Governo, sono intervenute numerose novità, costituite dall'esito delle audizioni svolte dalle Commissioni VII e IX, dai rilievi formulati dalla Commissione europea sul provvedimento con lettera del 12 aprile 2007 e, da ultimo, dalla conclusione della vicenda societaria di Telecom. A tale ultimo proposito, anche citando un recente articolo di Marco Travaglio su l'Unità, intende precisare che la legge n. 112 del 2004, la cosiddetta «Legge Gasparri» ha già provveduto a stabilire dei limiti Antitrust nel settore delle telecomunicazioni, proprio in virtù dei quali, infatti, Mediaset non avrebbe acquisito una posizione di controllo in Telecom. Il problema piuttosto consisterebbe nell'innalzare le soglie già esistenti, al fine di consentire anche ai gruppi industriali italiani del settore uno sviluppo dimensionale comparabile a quello dei concorrenti internazionali. Tuttavia, il continuo riferimento alla questione del conflitto di interessi e, soprattutto, l'intento di penalizzare il capo dell'attuale opposizione, non favoriscono una chiara presa di coscienza, da parte delle forze politiche, di tali esigenze strutturali. A tale impostazione miope si accompagna poi una sorta di «patriottismo ad intermittenza», verificato anche nel caso Telecom, da parte dell'attuale maggioranza, che ha infatti alzato le barricate di fronte all'ipotesi di acquisizione del controllo dell'azienda da parte di imprese


Pag. 33

statunitensi e messicane, mentre non ha manifestato le stesse preoccupazioni nei confronti di imprese europee. Tornando al tema dei limiti Antitrust, intende richiamare l'attenzione sulla circostanza che il Ministro Gentiloni, nell'intervista rilasciata il 7 maggio 2007 al Corriere della Sera, ha invece affermato che la legge n. 112 del 2004 avrebbe rimosso tali soglie, oltre a modificare i tetti per la raccolta pubblicitaria. Tali dichiarazioni sono destituite di fondamento, in quanto la legge da lui proposta nella scorsa legislatura, oltre a confermare anche per nell'ordinamento italiano i limiti all'affollamento previsti dalla direttiva comunitaria cosiddetta «TV senza frontiere», ha altresì escluso le telepromozioni dal relativo calcolo. Ed è proprio quest'ultima la direzione verso la quale anche le istituzioni europee stanno procedendo nell'ambito della modifica, che è attualmente in itinere, della richiamata direttiva. Peraltro, a livello europeo si sta anche orientando verso un aumento dei limiti di affollamento pubblicitario, che superi le soglie definite dalla legge n. 112 del 2004. Su tale ultimo punto, tiene comunque a precisare di preferire, per l'Italia, il mantenimento degli attuali limiti di affollamento. Ritiene quindi che le indicazioni comunitarie vadano tenute in debito conto non soltanto quando sono di segno contrario alla vigente normativa radiotelevisiva italiana, ma anche nel caso come quello testé citato in cui, invece, si pongono in una linea di continuità rispetto alla stessa o, comunque, avanzano perplessità in merito al disegno di legge Gentiloni. Ricorda in proposito che nella già citata lettera del 12 aprile 2007 il tetto del 45 per cento ai ricavi pubblicitari è ritenuto non coerente con la disciplina comunitaria in materia di concorrenza, nel cui ambito si prevede che le posizioni dominanti siano accertate caso per caso. Facendo quindi presente che un'analoga critica era stata formulata dal presidente dell'Autorità per la concorrenza ed il mercato, in occasione della sua audizione davanti alle Commissioni riunite VII e IX, evidenzia come nella stessa occasione il professor Catricalà avesse altresì affermato che il mercato pubblicitario è ormai maturo e caratterizzato dal progressivo spostamento delle risorse verso i nuovi media. Ritiene pertanto che da due fonti autorevoli siano state espresse fondate perplessità su una disposizione che si pone, di tutta evidenza, come una norma asimmetrica che si traduca in una riduzione del fatturato di un'unica azienda, Mediaset, al solo fine di danneggiare il capo dell'attuale opposizione, la cui compagine familiare possiede peraltro ormai solo il 30 per cento del capitale dell'azienda stessa. Intende poi evidenziare che anche il presidente della RAI, Petruccioli, sempre nell'audizione svolta davanti alle Commissioni, ha smentito una delle premesse su cui si fonda il disegno di legge n. 1825, e cioè la presenza di un duopolio nel sistema televisivo. Facendo riferimento ai bilanci, egli ha infatti dimostrato come, a fronte di un fatturato della RAI e di Mediaset pari, rispettivamente, al 37 e al 34 per cento del mercato, l'operatore satellitare, SKY, già gode di una percentuale vicina al 29 per cento. Ricorda peraltro che tale ultimo operatore si costituì a seguito della fusione di Stream e Tele +, previa autorizzazione sia della Commissione europea che dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che, a determinate condizioni, autorizzarono la costituzione di un monopolio nel segmento satellitare, ma tale evoluzione non generò alcuno scandalo, proprio perché nasceva dalla presa d'atto dell'impossibilità per le due aziende di operare contestualmente e in modo competitivo su quel mercato. Nel sistema televisivo analogico, peraltro, il pluralismo è già presente, ove si pensi alle due televisioni che fanno capo al gruppo Telecom, la cui capacità di essere concorrenziali con gli altri operatori non può essere rimessa ad interventi legislativi, ma è strettamente connessa alla volontà di investire nel settore, oltre che alla capacità di fornire effettivamente quella pluralità di contenuti oggi richiesta ad una televisione generalista. Riallacciandosi alle soglie antitrust introdotte dalla legge n. 112 del 2004, fa presente che la loro esatta


Pag. 34

definizione in termini di ricavi nell'ambito del Sistema integrato delle comunicazioni (SIC), ha anche costituito un valido parametro per dare certezza al gruppo Espresso-La Repubblica in ordine alla possibilità di acquisire l'emittente Rete A senza superare le soglie stesse. D'altro canto, è stata la stessa «Legge Gasparri» a consentire agli editori di giornali la possibilità di acquisire emittenti televisivi, laddove invece è stato stabilito che, per un certo numero di anni, non è possibile per un imprenditore televisivo acquisire la proprietà di quotidiani. Ritiene inoltre di dovere smentire anche un'altra delle accuse che è stata rivolta alla legge che nella scorsa legislatura ha preso il suo nome, riferendosi in particolare alla paventata sottrazione di pubblicità alla carta stampata. In proposito, rileva che il problema è in realtà rappresentato dal basso volume di vendita dei quotidiani italiani rispetto ai corrispondenti dati vigenti negli altri paesi europei. Peraltro, in occasione della presentazione di un libro bianco sul lavoro nero nelle redazioni dei giornali, il segretario della Federazione della stampa italiana, Serventi Longhi, ha avuto modo di citare i dati forniti dalla Federazione delle concessionarie di pubblicità con riferimento ai tassi di crescita dei fatturati pubblicitari dei giornali nei primi nove mesi del 2006, e quindi in un periodo di piena vigenza della legge n. 112 del 2004. Da tali dati risulta che gli incrementi registrati sono significativi, soprattutto con riferimento alla cosiddetta free press. In conclusione, ritiene che dal complesso delle considerazioni svolte e, soprattutto sulla base delle autorevoli prese di posizione dell'Unione europea, del presidente della RAI, del presidente dell'Autorità per la concorrenza ed il mercato e, non ultimo, anche del senatore del centro sinistra De Benedetti, siano numerose le modificazioni da apportare al disegno di legge n. 1825 del Governo, soprattutto con riguardo all'articolo 2, che rischia di danneggiare una grande impresa italiana ed esporre di conseguenza il paese ad ulteriori rischi di colonizzazione industriale, nonché con riferimento alla necessità di proseguire sulla strada dell'incentivazione pubblica ai fini del passaggio alla tecnologia digitale terrestre.

Renzo LUSETTI (Ulivo) desidera in primo luogo puntualizzare, anche a seguito dell'intervento del deputato Gasparri, che il disegno di legge presentato dal Governo non reca alcuna finalità ritorsiva nei confronti di un'azienda, Mediaset, che deve essere giustamente considerata una grande risorsa per il paese. L'esigenza è invece quella di creare una cornice ordinamentale tale da consentire un aumento della concorrenza nel settore radiotelevisivo, mediante la riduzione delle posizioni dominanti attualmente esistenti e l'abbassamento delle barriere all'ingresso di nuovi operatori. Si tratta, del resto, di un orientamento che ha ispirato l'attività parlamentare dell'attuale maggioranza anche nel corso della passata legislatura, quando il centro sinistra si è tenacemente opposto, tra gli altri, al cosiddetto «decreto salva rete 4» e alla legge n. 112 del 2004, nell'ambito della quale è stato previsto un aggregato, il SIC, di composizione molto vaga e, comunque, troppo estesa. Quanto all'intervista rilasciata nella giornata di ieri dal Ministro Gentiloni, si rammarica che le reazioni di diversi esponenti di primo piano dell'opposizione si siano tradotte in dichiarazioni di eccessiva e ingiustificata durezza, atteso che il titolare del dicastero delle comunicazioni si è limitato a fare presente che, a quasi sette mesi dalla presentazione del provvedimento alla Camera dei deputati e dopo un amplissimo approfondimento istruttorio, appare necessario passare alla fase di esame, nel merito, dei singoli articoli del disegno di legge. Con riferimento alla questione della ripartizione delle risorse pubblicitarie tra il settore televisivo e quello della carta stampata, fa presente che la situazione italiana, che vede quote rispettivamente pari al 55 e al 38 per cento, è opposta a quella che si registra in Francia o in Germania e ciò denota un problema strutturale, del quale deve farsi carico il Parlamento. Un'ulteriore motivazione a sostegno dell'intervento del Governo è poi costituita


Pag. 35

dalla procedura di infrazione avviata dall'Unione europea con riferimento a taluni passaggi della «Legge Gasparri». Quanto al passaggio al digitale terrestre, intende soltanto esprimere un suo personale convincimento, in forza del quale, nel corso dell'ultimo quinquennio, che ha coinciso con il centro destra al Governo, la RAI non abbia posto in essere i necessari investimenti, a fronte, invece, di investimenti maggiori da parte di Mediaset. Conclusivamente, ribadisce l'esigenza, peraltro riconosciuta dai presidenti, nonché relatori, delle Commissioni VII e IX, di una sollecita conclusione della discussione di carattere generale, al fine di avviare il confronto tra le forze politiche sugli articoli del provvedimento e sulle eventuali proposte emendative.

Michele Pompeo META, presidente e relatore per la IX Commissione, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.20.