XIII Commissione - Giovedì 28 giugno 2007


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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00998 Bono: Esclusione del comune di Francofonte dalla dichiarazione di eccezionalità degli eventi calamitosi che hanno colpito le province di Catania e Siracusa.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'interrogazione in oggetto lamenta l'esclusione del Comune di Francofonte dalla delimitazione delle piogge alluvionali del 12-14 dicembre 2005 abbattutesi su alcuni comuni delle Province di Catania e Siracusa, di cui al decreto ministeriale 3 aprile 2007 (G.U. n. 95 del 24 aprile 2007).
Al riguardo, si ricorda che, ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2004, n.102, a favore delle aziende agricole danneggiate in misura non inferiore al 30 per cento da eventi non assicurabili al mercato agevolato, possono essere concesse le seguenti provvidenze:
contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno accertato sulla base della produzione lorda vendibile;
prestiti ad ammortamento quinquennale per le esigenze di esercizio dell'anno in cui si è verificato l'evento e per l'anno successivo;
proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso;
contributi in conto capitale fino al 100 per cento dei costi effettivi a titolo di
indennizzo nel caso di danni alle strutture aziendali ed alle scorte.

Al momento dell'emanazione del citato decreto, le piogge che avevano interessato il Comune in questione non risultavano rientrare nei parametri previsti dalla legge.
Successivamente a seguito, di ulteriori rilevamenti da parte degli organi tecnici della Regione Siciliana, territorialmente competente, è pervenuta al Mipaaf la documentazione regionale che accerta l'estensione dei danni causati dalle piogge del 12-14 dicembre 2005 anche al territorio del Comune di Francofonte.
L'Amministrazione, di seguito, ha tempestivamente predisposto il decreto di declaratoria.


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01102 Sanna: Riconversione dello zuccherificio di Villasor (Cagliari).

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento alla questione oggetto dell'interrogazione ricordiamo brevemente che la riforma dell'organizzazione di mercato del settore dello zucchero è stata definita a seguito dell'accordo politico preso in seno al Consiglio agricolo del novembre 2005 e del relativo regolamento comunitario n. 318/2006, relativo all'organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero.
La rinuncia al 50 per cento della quota di produzione detenuta dall'Italia è stata decisa sulla base degli accordi raggiunti al tavolo di filiera bieticolosaccarifero, attraverso il protocollo quadro nazionale per il settore industriale saccarifero dell'8 febbraio del 2006, e sulla base delle consultazioni condotte dalle imprese saccarifere nell'ambito della riorganizzazione comune dei mercati nel settore.
Ai sensi del regolamento n. 320 del 2006, relativo alla ristrutturazione dell'industria dello zucchero nella Comunità, le imprese che hanno rinunciato in parte alla quota di produzione hanno presentato un piano di ristrutturazione per lo smantellamento totale degli impianti di produzione dismessi.
Al fine di offrire all'industria saccarifera e alle connesse produzioni agricole mercati alternativi ai consueti impieghi alimentari, la legge n. 81 del 2006, oltre a prevedere interventi urgenti nel settore bieticolo-saccarifero, recava ulteriori disposizioni riguardanti le agroenergie finalizzate ad ampliare significativamente il mercato di biocarburanti mediante imposizione di un obbligo, in capo ai produttori di carburanti convenzionali, di immissione in consumo di quote minime crescenti di carburanti di origine vegetale provenienti da intese di filiera o da contratti quadro.
Il Governo è intervenuto in modo organico nell'ambito della finanziaria 2007 con interventi mirati a sostegno dei biocarburanti ed atti a favorire forme di riconversione.
Il Comitato interministeriale, di cui all'articolo 2 della legge n. 81 del 2006, ha adottato il 31 gennaio scorso il Piano per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera, nonché le direttive per l'approvazione dei progetti di riconversione.
Progetti che necessitano, però, di coordinamento ed intesa con le regioni, gli enti locali e le parti sociali.
Le direttive emanate dal Comitato interministeriale, infatti, stabiliscono che le Regioni competenti per territorio promuovono la definizione di un «Accordo di riconversione produttiva» con gli enti territorialmente competenti (province, comuni, autonomie locali e funzionali), nonché con le imprese singole o associate, le rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro e gli altri soggetti pubblici e privati, al fine di consentire alle imprese la predisposizione dei progetti definitivi di riconversione produttiva dei singoli ex zuccherifici, con priorità per quelli che prevedono l'ubicazione degli impianti nell'area degli zuccherifici dismessi.
Con particolare riguardo all'impianto di Villasor di proprietà della Eridania-Sadam l'intesa da formalizzare tra la Regione Sarda, gli Enti locali, la Eridania-Sadam con il coinvolgimento delle Organizzazioni


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sindacali dei lavoratori e delle Organizzazioni agricole riguarda la realizzazione di una centrale elettrica a biomasse a due linee rispettivamente olio e ligno-cellulosica per la produzione di circa 50 megawatt, alla quale si aggiunge un impianto per la produzione di biodiesel ed un frantoio-biodigestore.
Proprio in relazione al progetto, l'Amministrazione il 28 marzo scorso ha convocato l'Azienda Eridania-Sadam, i rappresentanti della Regione e degli Enti locali interessati, nonché i Sindacati dei lavoratori e le Organizzazioni dei produttori agricoli, al fine di richiamare tutte le parti coinvolte nella definizione dell'accordo di rinconversione produttiva, di cui alle direttive del Comitato interministeriale della legge n. 81 del 2006, al rispetto degli impegni occupazionali, agroindustriali ed agroenergetici previsti nel Piano di razionalizzazione.
In tale occasione si è raggiunto un accordo con la parte agricola relativamente alla parte olio.
La Regione ha fatto sapere di aver affidato ad un Advisor esterno la valutazione dell'impatto della centrale sia ai fini economici sia ai fini di localizzazione territoriale.
Considerato che la Regione si è riservata di far conoscere i risultati della predetta valutazione entro la fine del mese di giugno, è stata prevista per la seconda settimana di luglio una nuova riunione con tutte le parti coinvolte.


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ALLEGATO 3

Indagine conoscitiva sul settore vitivinicolo.

PROGRAMMA DELL'INDAGINE

Contesto: Il settore del vino è un settore strategico per l'agricoltura, a livello comunitario e a livello nazionale. È un settore che si trova a fronteggiare un peggioramento dell'equilibrio tra domanda ed offerta e una sempre più accentuata concorrenza da parte dei nuovi paesi produttori, evidenziata dai sensibili aumenti delle importazioni provenienti da paesi extracomunitari. Al tempo stesso è un settore che, come dimostrano i dati sulle esportazioni dei vini italiani, è in grado di dimostrare una notevole vivacità e di ampliare la propria presenza sui mercati internazionali.
Per l'Italia, d'altra parte, la rilevanza del settore vitivinicolo non si limita soltanto al profilo economico. In numerose aree del nostro paese il vino è strettamente legato al territorio nel quale viene prodotto e diventa espressione di un complesso di valori sociali, culturali, ambientali e paesaggistici da cui quel territorio è caratterizzato. La promozione del vino spesso viene a coincidere con la promozione del territorio da cui esso proviene.
Proprio la valenza che la produzione e il commercio del vino assumono sotto molteplici profili richiede un esame particolarmente attento dei significativi sviluppi che stanno maturando, a livello comunitario, per quanto concerne il quadro normativo che regola il settore. La Commissione europea ha presentato nel giugno 2006 una comunicazione nella quale si prospettava una profonda riforma dell'organizzazione comune dei mercati del settore vitivinicolo. Tale comunicazione è stata oggetto, anche in Italia, di un approfondito dibattito. La Commissione Agricoltura della Camera, sulla base di un'ampia attività istruttoria, nella quale sono stati coinvolti tutti i soggetti operanti nel settore, ha approvato, a norma dell'articolo 127 del regolamento, un documento finale che conteneva numerosi rilievi e suggeriva significative proposte di modifica rispetto all'impostazione della Commissione europea.
Anche a seguito delle reazioni suscitate dalla comunicazione della Commissione europea, si sono dilatati i tempi per la presentazione della proposta di regolamento che disciplinerà l'organizzazione comune dei mercati del settore. La presentazione dovrebbe aver luogo all'inizio di luglio. Entro la fine dell'anno in corso è prevista l'approvazione definitiva della riforma.
A livello nazionale, nella fase finale della scorsa legislatura, è stata approvata in sede legislativa, con il consenso dei gruppi di ambedue le coalizioni, la legge 20 febbraio 2006, n. 82, che ha rappresentato un intervento normativo di ampia portata, rivolto ad aggiornare e semplificare la disciplina in materia di produzione e commercio dei vini, degli aceti e dei prodotti di uso enologico. Non ha invece finora ricevuto risposta l'esigenza, di frequente da più parti manifestata, di una revisione della disciplina statale concernente le denominazioni di origine dei vini, che continua a essere dettata dalla legge 10 febbraio 1992, n. 164.

Obiettivi dell'indagine: Attraverso l'indagine conoscitiva, la XIII Commissione, proseguendo l'attività già svolta ai fini dell'esame, a norma dell'articolo 127 del regolamento, della comunicazione della Commissione europea nella quale si


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preannunciava una complessiva riforma del settore, intende seguire in modo approfondito la fase conclusiva di definizione della riforma, attraverso l'esame della proposta di regolamento che recherà la nuova disciplina dell'organizzazione comune dei mercati del settore vitivinicolo.
Una volta definita la riforma del quadro normativo comunitario, la Commissione intende altresì valutarne l'impatto sulla normativa nazionale. Si tratta, da un lato, di verificare, rispetto alle previsioni che saranno introdotte nell'ordinamento comunitario, la tenuta della disciplina in materia di produzione e commercio dei vini recentemente stabilita dalla legge n. 82 del 2006. Dall'altro, di considerare quali siano, nel rispetto dei parametri che saranno fissati a livello comunitario, le linee di intervento più appropriate per una riforma della legislazione statale concernente le denominazioni di origine.
Più in generale, è intenzione della Commissione individuare gli strumenti e gli interventi più efficaci per valorizzare la qualità della produzione vitivinicola italiana e, al tempo stesso, permettere agli operatori del settore di affrontare la forte concorrenza sia di altri paesi comunitari sia dei nuovi paesi produttori.

Audizioni: I soggetti da audire potrebbero essere i seguenti:
Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali;
Ministro del commercio internazionale e delle politiche europee
Conferenza delle regioni e delle province autonome
Organizzazioni professionali agricole e associazioni rappresentative a livello nazionale delle cooperative agricole;
Associazioni nazionali dei produttori del settore vitivinicolo;
Istituti ed enti di ricerca;
Associazione Città del vino;
Esperti del vino e associazioni rappresentanti dei consumatori specializzate nel settore dell'enogastronomia.

Missioni: La Commissione rileva l'opportunità di svolgere alcune missioni, che permettano di avere un confronto con la Commissione europea e le istituzioni comunitarie (Bruxelles), di visitare gli Stati membri della Comunità che, insieme all'Italia, hanno la leadership nel settore (Francia e Spagna) e di venire direttamente a contatto con alcune delle più significative realtà dei nuovi paesi produttori (Australia e Cile). Una volta che le singole missioni saranno definite, si procederà a richiedere la prescritta autorizzazione al Presidente della Camera.

Termine: L'indagine dovrebbe concludersi entro il 30 giugno 2008.