I Commissione - Resoconto di marted́ 10 luglio 2007


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COMITATO DEI NOVE

Martedì 10 luglio 2007.

Conflitto di interessi.
Emendamenti C. 1318-A.

Il Comitato si è riunito dalle 9.40 alle 10.10.

SEDE REFERENTE

Martedì 10 luglio 2007. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per la solidarietà sociale Franca Donaggio.

La seduta comincia alle 10.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

Luciano VIOLANTE, presidente, avverte che è stato richiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Statuto speciale della Regione Friuli Venezia Giulia.
C. 519 cost. d'iniziativa del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, C. 840 cost. Zeller, C. 1166 cost. Lenna e C. 1816 cost. Stucchi.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 20 dicembre 2006.

Luciano VIOLANTE, presidente e relatore, informa la Commissione di avere incontrato, in qualità di relatore, nell'ambito di riunioni informali, alcuni esperti di questioni connesse agli statuti delle regioni ad autonomia speciale, nonché i rappresentanti dei gruppi consiliari del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, al fine di approfondire alcune questioni connesse al testo della proposta di Statuto presentata dal predetto Consiglio regionale.
In particolare, informa di aver incontrato nella giornata di ieri i rappresentanti dei gruppi consiliari del Consiglio regionale, per discutere con loro di alcuni punti delicati della proposta di legge di iniziativa del Consiglio regionale stesso.
Ha in particolare fatto presente che anche le altre regioni ad autonomia speciale stanno per presentare iniziative di riforma statutaria, per cui si rende necessario per il Parlamento riflettere attentamente sulle scelte da farsi con riferimento al Friuli Venezia Giulia, in quanto queste non potrebbero poi non essere confermate anche per le altre autonomie speciali.
Soffermandosi quindi sugli aspetti costituzionalmente più rilevanti, fa presente di aver segnalato, in particolare, che alcune disposizioni della citata proposta di legge recano l'enunciazione di principi fondamentali già contenuti nella Costituzione, sostanzialmente ripetendoli.
Fa quindi presente di avere segnalato che la formulazione delle disposizioni in materia di riparto di competenze legislative tra Stato e regione appare ispirata a una concezione paritaria e negoziale del loro rapporto: in particolare, all'articolo 56, comma 3, la proposta di legge C. 519 elenca le materie di competenza esclusiva dello Stato, in qualche modo sovrapponendosi al disposto di cui all'articolo 117, secondo comma, della Costituzione. Lo stesso può dirsi per le disposizioni in materia finanziaria: l'articolo 70 della proposta di legge reca di fatto norme di attuazione del federalismo fiscale con riferimento alla regione, nella perdurante assenza di una cornice generale di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione. Segnala quindi la delicatezza della questione, osservando che potrebbe risultare problematico un assetto derivante da una definizione delle questioni per via pattizia e regione per regione.
Oltre a tali questioni, già espressamente sollevate nella sua relazione introduttiva, ha richiamato l'attenzione dei rappresentanti dei gruppi consiliari sulla presenza di un Preambolo, che, al di là delle ovvie


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difficoltà tecniche derivanti dalla collocazione esterna all'articolato, conferisce un carattere «identitario» allo Statuto proposto, il quale, pur presentandosi come legge costituzionale e quindi atto del Parlamento nazionale, nella sostanza si dichiara atto identitario della comunità e dell'assemblea regionale, che il Parlamento nazionale può soltanto «approvare». Ricorda infatti che l'articolo 116, primo comma, della Costituzione stabilisce che gli statuti speciali sono «adottati» con legge costituzionale.
Per quanto riguarda la definizione delle competenze legislative, ha evidenziato la necessità di riflettere anche sulla «clausola di miglior trattamento» ricavabile dall'articolo 10 della legge di riforma del Titolo V della Costituzione, al fine di recepirla in forma non equivoca e di rendere coerenti le definizioni di materie e oggetti presenti nella Costituzione con quelle presenti nella proposta di statuto: la questione è tanto più delicata in quanto anche la ripartizione di competenze di cui all'articolo 117 della Costituzione è oggi in fase di ripensamento e revisione.
Si sofferma quindi sull'attribuzione al Consiglio delle autonomie locali di funzioni che vanno ben oltre la natura e le attribuzioni di «organo di consultazione fra la Regione e gli enti locali» ai sensi dell'articolo 123, quarto comma, della Costituzione. In particolare, manifesta perplessità in ordine all'istituto dell'intesa, previsto per l'iter legislativo regionale agli articoli 23, 24, 25, comma 3, che potrebbe trasformarsi in un potere di intervento diretto o di veto: al riguardo osserva che è dubbio che lo statuto speciale configuri una potestà legislativa della quale partecipano anche rappresentanti degli enti locali o un potere che condizioni quello attribuito dalla Costituzione al Consiglio regionale. In relazione alla procedura per le successive modifiche allo statuto di cui all'articolo 48, segnala che le procedure di modifica degli statuti sono state già definite dal provvedimento in materia C. 203 ed abbinate, che la Commissione ha licenziato per l'Assemblea nella seduta del 5 luglio 2007.

Carlo COSTANTINI (IdV) osserva che, se non viene definita la modalità di elezione del presidente della regione, non è possibile stabilire se il Consiglio debba oppure non debba decadere in caso di decadenza o di dimissioni del presidente stesso. È infatti evidente che, se il presidente è eletto a suffragio diretto dal corpo elettorale regionale, l'assemblea legislativa dovrà essere necessariamente essere sciolta qualora il presidente venga meno.

Luciano VIOLANTE, presidente e relatore, chiarisce che la proposta di Statuto presentata dal Consiglio del Friuli Venezia Giulia si limita a prevedere che, se il presidente della regione è eletto a suffragio diretto, allora, qualora venga meno, l'assemblea legislativa si scioglie; se invece, secondo il modello assembleare, il presidente è designato dal Consiglio, questo permane in carica anche nel caso di decadenza o di dimissioni del presidente stesso. Per la concreta modalità di individuazione del presidente della regione, la proposta di Statuto rinvia quindi alla legge statutaria. Al riguardo, fa presente che si tratta di un punto politicamente controverso, ricordando come i gruppi di Forza Italia e della Lega abbiano presentato proposte di statuto (C. 1166 e C. 1816) che prevedono l'elezione diretta del presidente della regione.
Riferisce poi di aver richiamato l'attenzione dei rappresentati dei gruppi consiliari, nel corso dell'incontro citato, sul fatto che la previsione di un referendum confermativo regionale sulle riforme statutarie è in contrasto con la disciplina in materia di procedura di revisione degli statuti delle regioni a statuto speciale prevista dal provvedimento in materia recentemente approvato dalla Commissione (testo unificato C. 203 e abbinate).

Marco BOATO (Verdi) ritiene che il referendum confermativo debba ritenersi escluso anche in considerazione del fatto che la legge costituzionale n. 2 del 2001, nel modificare gli statuti speciali per prevedere l'elezione diretta dei presidenti delle regioni, non lo ha previsto.


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Luciano VIOLANTE, presidente e relatore, avverte infine di aver scritto al Presidente della Camera ai fini della tempestiva trasmissione, per il tramite del Governo, al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia delle proposte di legge costituzionale C. 840, C. 1166 e C. 1816 per l'espressione del necessario parere su di esse da parte del Consiglio regionale stesso. Al riguardo fa presente che alcuni rappresentanti dei gruppi consiliari regionali hanno espresso l'auspicio che il provvedimento in esame concluda il suo iter prima del 31 gennaio 2008, quando ricorrerà il quarantacinquesimo anniversario dell'attuale Statuto del 1963. Quindi, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Istituzione della Giornata nazionale del Braille.
C. 2345, approvata dalla 1a Commissione permanente del Senato e C. 1633 Piscitello.
(Seguito dell'esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato, da ultimo, nella seduta del 28 giugno 2007.

Luciano VIOLANTE, presidente, dopo aver ricordato che la V Commissione aveva espresso sul provvedimento in esame parere favorevole con la condizione che fosse inserita nel testo una clausola di invarianza finanziaria, fa presente che, alla luce delle considerazioni svolte dal relatore nella precedente seduta, ha trasmesso al presidente della V Commissione una richiesta di riesame del predetto parere. Avverte quindi che la V Commissione ha riesaminato il provvedimento ed espresso un nuovo parere, favorevole senza condizioni.

Marco BOATO (Verdi), relatore, dopo aver espresso la propria soddisfazione per la conclusione dell'iter del provvedimento, ribadisce la propria richiesta ai rappresentanti dei gruppi in ordine alla possibilità di proseguire l'esame del provvedimento in sede legislativa.

Gabriele BOSCETTO (FI) si riserva di valutare la richiesta del relatore Boato.

Giorgio HOLZMANN (AN) dichiara il proprio assenso in ordine al trasferimento del provvedimento in esame in sede legislativa.

Il sottosegretario Franca DONAGGIO esprime l'assenso del Governo in ordine al trasferimento del provvedimento in esame alla sede legislativa.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire al relatore, on. Boato, il mandato a riferire all'Assemblea in senso favorevole sul provvedimento in esame. Delibera, altresì, di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Luciano VIOLANTE, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

Disposizioni in materia di protezione umanitaria e di diritto di asilo.
C. 191 Boato, C. 1449 Piscitello, C. 1646 De Zulueta, C. 2099 Mascia, C. 2182 Santelli e C. 2410 Zaccaria.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 3 luglio 2007.

Gabriele BOSCETTO (FI) fa presente che i deputati Santelli e Bertolini intendono svolgere un intervento sul provvedimento in esame nel corso di una delle prossime sedute di questa settimana.

Roberto ZACCARIA (Ulivo) si riserva di intervenire sul provvedimento in esame nel corso delle prossime sedute.

Luciano VIOLANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.


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Disposizioni in materia di ineleggibilità e di incandidabilità.
C. 1451 Formisano, C. 2242 Martusciello, C. 2516 Franco Russo, 2564 Mazzoni, C. 2680 Costantini, C. 2681 Costantini e C. 2799 Franco Russo.
(Seguito dell'esame e rinvio - Abbinamento della proposta di legge 2314).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 3 luglio 2007.

Luciano VIOLANTE, presidente, avverte che è stata assegnata alla Commissione la proposta di legge C. 2314 Antonio Russo, recante «Disposizioni in materia di incompatibilità dei consiglieri regionali», della quale, vertendo essa sulla stessa materia, propone l'abbinamento alle proposte di legge in titolo.

La Commissione concorda.

Luciano VIOLANTE, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti a Genova in occasione del vertice G8.
C. 1043 Mascia e C. 1098 Sgobio.
(Deliberazione di esame congiunto con le proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 5 e XXII, n. 13, seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, il 5 luglio 2007.

Luciano VIOLANTE, presidente, avverte che sono state assegnate alla Commissione le proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 5, d'iniziativa del deputato Longhi ed altri, recante «Istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti accaduti a Genova in occasione del vertice dei paesi del G8 del luglio 2001», e Doc. XXII, n. 13, d'iniziativa del deputato Boato, recante «Istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle vicende relative ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 in occasione del vertice dei paesi del G8 e delle manifestazioni del Genoa social forum».
Considerato che una richiesta in tal senso è stata formulata dal relatore nella seduta del 5 luglio 2007 e che la materia è identica, propone che l'esame delle predette proposte di inchiesta si svolga congiuntamente a quello delle proposte di legge in titolo.

La Commissione approva la proposta del presidente.

Luciano VIOLANTE, presidente, sostituendosi al relatore, impossibilitato a partecipare ai lavori odierni della Commissione, illustra i contenuti delle proposte di inchiesta Doc. XXII n. 5 e n. 13, osservando che in sostanza esse differiscono dalle proposte di legge in titolo per il fatto che, in relazione ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 in occasione del vertice dei paesi del G8 e delle manifestazioni del Genoa social forum, propongono l'istituzione di una Commissione di inchiesta monocamerale, anziché bicamerale.

Marco BOATO (Verdi), dopo aver ricordato di essere tra i firmatari della proposta di legge C. 1043, chiarisce di aver presentato la proposta d'inchiesta Doc. XXII, n. 13, perché non ritiene indispensabile procedere attraverso una Commissione d'inchiesta bicamerale. Ritiene però utile che il Parlamento affronti la materia, tanto più che la vicenda giudiziaria è ormai giunta alla fase dibattimentale. Ricorda che nell'agosto del 2001, con la massima tempestività, il Parlamento diede vita ad un comitato d'indagine bicamerale, formato da componenti della I Commissione della Camera e della 1a Commissione del Senato, per lo svolgimento di un'indagine conoscitiva che portasse alla luce i fatti di Genova in questione. I lavori si conclusero, a segno di una non raggiunta unanimità in relazione alla ricostruzione dei fatti, con l'approvazione di una relazione di maggioranza e la presentazione


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di due relazioni di minoranza. Nel far poi presente che l'indagine conoscitiva ha natura intrinsecamente diversa dall'inchiesta parlamentare, in quanto, in sede di indagine conoscitiva, il Parlamento non procede con gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria, esprime l'avviso che questa minore forza del comitato d'indagine potrebbe aver comportato che ad esso sia stata fornita una rappresentazione dei fatti non del tutto rispondente alla realtà: per questo reputa opportuno procedere ora attraverso una Commissione d'inchiesta, osservando che vi sono numerosi precedenti di Commissioni d'inchiesta che svolgono i propri lavori senza interferire con quelli della magistratura. Rileva inoltre che le finalità dell'inchiesta parlamentare sono specifiche e diverse da quelle dell'inchiesta giudiziaria: il Parlamento ha infatti il compito di accertare le responsabilità politiche, amministrative o di altra natura, e non quelle penali personali, nonché quello di individuare eventuali problemi di ordine generale per proporre le soluzioni al fine di evitare che determinati accadimenti si ripetano in futuro. Per quanto riguarda lo strumento procedurale, osserva che la Commissione d'inchiesta monocamerale avrebbe il vantaggio di potersi istituire più rapidamente e di essere un organismo più snello nella composizione e più veloce nei lavori.

Donato BRUNO (FI) dichiara la ferma contrarietà del suo gruppo all'istituzione di una Commissione d'inchiesta sui fatti accaduti a Genova in occasione del vertice G8 nel 2001. Ricorda che, immediatamente dopo tali fatti, fu svolta un'indagine conoscitiva, nel cui ambito, tra l'altro, furono auditi i vertici delle forze dell'ordine e acquisiti numerosissimi documenti e testimonianze. Dopo aver rilevato che, rispetto al comitato d'indagine del 2001, una Commissione d'inchiesta si distinguerebbe soltanto per il fatto di operare con i poteri dell'autorità giudiziaria, osserva che non c'è però alcun bisogno di questo, essendo in corso un'inchiesta giudiziaria. Rileva inoltre che le relazioni di minoranza non furono molto distanti da quella di maggioranza: emerse l'esigenza di un miglior raccordo tra le forze dell'ordine nelle situazioni straordinarie come quella che si verificò a Genova nel 2001, quando la città fu occupata da migliaia di manifestanti per tre giorni e migliaia di agenti di polizia e di carabinieri furono costretti a rimanere ininterrottamente in servizio. Ciò premesso, ritiene che sarebbe più utile che il Parlamento riprendesse i lavori dell'indagine conoscitiva e le relative risultanze e si concentrasse sui problemi evidenziati per individuarne le opportune soluzioni. Avverte che, se la maggioranza intende invece prendere i fatti di Genova a pretesto ed ad occasione di propaganda, la sua parte politica sarà contraria, in quanto reputa l'inchiesta parlamentare una perdita di tempo, considerato che già la magistratura sta accertando le responsabilità penali di reati e che al Parlamento spetta tutt'altro, vale a dire di individuare soluzioni per evitare il ripetersi in futuro di fatti simili a quelli accaduti nel 2001.

Franco RUSSO (RC-SE), nel riconoscere che il lavoro svolto dal comitato d'indagine nell'agosto del 2001 fu tempestivo, intenso ed accurato, ricorda che la relazione di minoranza presentata dalla sua parte politica, senza disconoscere i risultati di quell'indagine, evidenziò che essa incontrava un limite nel fatto che i soggetti auditi non avevano l'obbligo di deporre secondo verità e di fornire al Parlamento tutte le informazioni in loro possesso. Non per nulla la magistratura ha in seguito ottenuto deposizioni diverse, tra cui quella del vicequestore Fournier. Ritiene pertanto che, accanto all'inchiesta giudiziaria, sia utile e opportuna un'inchiesta parlamentare, anche per far luce su quei fatti che non hanno avuto riscontro in sede penale, come la morte di Carlo Giuliani. Esprime quindi l'avviso che il punto debole del sistema di gestione della sicurezza a Genova fu rappresentato dall'istituzione, molto probabilmente sulla base di un'indicazione politica a monte, di un'area preclusa ai manifestanti, la cosiddetta «zona rossa», la cui esistenza creò una fortissima tensione tra i manifestanti


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stessi, che ritenevano di avere il diritto di accedere anche a quell'area, e le forze dell'ordine, che si sentivano chiamate ad impedire che il confine fosse valicato: di qui la scintilla degli scontri. Nel far notare che altre esperienze condotte in occasione di vertici del G8 hanno dimostrato che, senza una «zona rossa», possono svolgersi manifestazioni nel complesso pacifiche, esprime la convinzione che su tale punto sia utile avviare una riflessione parlamentare, fermo restando che la magistratura proseguirà le sue indagini per l'accertamento delle responsabilità penali. Per quanto riguarda poi la forma dell'inchiesta, premesso che il suo gruppo preferirebbe l'istituzione di una Commissione bicamerale, si dichiara disponibile anche per una Commissione monocamerale, al fine di svolgere comunque una discussione seria, ascoltando i testimoni dei fatti di quei giorni, e di trarre le conclusioni politiche della vicenda, individuando le eventuali iniziative necessarie per evitare che fatti simili si ripetano in futuro.

Roberto COTA (LNP) dichiara la contrarietà del suo gruppo all'istituzione di una Commissione d'inchiesta sui fatti accaduti a Genova in occasione del vertice G8 nel 2001, osservando, per inciso, che un organo del genere dovrebbe essere imparziale, laddove le proposte in esame mostrano, nel tenore delle relazioni introduttive, un carattere fazioso e strumentale. Stigmatizza poi il fatto che le forze dell'ordine vengano criminalizzate dalla maggioranza, laddove se ne dovrebbero riconoscere i meriti. Ritiene inoltre che un'inchiesta parlamentare non potrebbe non provocare interferenze con l'inchiesta giudiziaria. Dopo aver osservato che i rappresentanti della sinistra hanno spesso motivato la mancata presa di posizione su fatti di primaria rilevanza politica in ragione del concomitante svolgimento di inchieste giudiziarie, ne deduce che essa applica un regime di doppia morale, secondo la convenienza. Conclude esprimendo apprezzamento per la posizione prudente assunta dal presidente Violante sull'ipotesi di inchiesta parlamentare.

Gabriele BOSCETTO (FI) dichiara di non comprendere le ragioni per le quali si dovrebbe istituire una Commissione d'inchiesta sui fatti accaduti a Genova in occasione del vertice G8, considerato che l'indagine conoscitiva svolta nel 2001 è stata pregevolissima e meritoria anche per la tempestività con la quale è stata avviata. Ricorda che, dopo aver svolto ventisette audizioni, visionato filmati e acquisito testimonianze, il comitato concluse i propri lavori con una relazione che, tra l'altro, evidenziava la necessità che la magistratura accertasse i fatti accaduti nella scuola Diaz-Pertini nella caserma di Bolzaneto. Rileva quindi che la magistratura sta svolgendo il suo compito, sia in relazione ai predetti episodi, sia in relazione alla morte di Carlo Giuliani, in relazione alla quale il carabiniere Placanica è stato prosciolto. Ritiene che non si comprenda, quindi, come, a distanza di anni, una Commissione d'inchiesta potrebbe essere utile: un tale organo rischierebbe piuttosto, a suo avviso, di interferire con il lavoro della magistratura proprio nell'imminenza delle sentenze di primo grado. Conclude osservando che la Commissione d'inchiesta non potrebbe acquisire alcun elemento nuovo rispetto a quanto già accertato dall'indagine del 2001, la quale ha già messo in evidenza che il problema è stato in alcune disfunzioni nella catena di comando, nonché in alcune criticità nel sistema organizzativo.

Olga D'ANTONA (SDpSE), premesso che i fatti di Genova costituiscono una pagina oscura della storia italiana, rileva che negli ultimi decenni il rapporto tra cittadini e forze dell'ordine è significativamente migliorato, anche a seguito dell'ingresso, nella polizia e tra i carabinieri, delle donne. Ritiene che nascondere gli episodi di comportamento disonorevole da parte di alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine sia dannoso per l'immagine pubblica delle forze dell'ordine stesse e per la loro immagine di sé. Nel riconoscere quindi quanto sia difficile il compito di chi è chiamato a tutelare la sicurezza e l'ordine pubblico, sottolinea però la necessità


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che l'uso della forza avvenga sempre nei limiti e per i fini di legge. Conclude esprimendo la convinzione che sia dovere del Parlamento lavorare in spirito di unità alla difesa dell'immagine delle forze dell'ordine, senza paura per la verità.

Francesco ADENTI (Pop-Udeur) esprime, a nome del gruppo di appartenenza, perplessità sull'opportunità di istituire una Commissione d'inchiesta, in considerazione del fatto che è trascorso molto tempo e che già la magistratura sta accertando le responsabilità e facendo emergere le verità precedentemente nascoste. Fermo restando che si tratta senza dubbio di fatti che costituiscono una pagina infelice nella storia della democrazia italiana, ritiene che una Commissione d'inchiesta sui fatti di Genova non sia tra le priorità del Paese e che non possa fornire alcun contributo utile e rischi anzi di alimentare i contrasti e di mettere sotto accusa le forze dell'ordine.

Roberto ZACCARIA (Ulivo) ricorda che una sollecitazione a far piena luce, anche sotto il profilo politico, sui fatti di Genova è venuta anche dal Parlamento europeo e che gli stessi organi di stampa testimoniano, con l'interesse che ancora dedicano alla materia, che l'argomento non ha esaurito il suo interesse e la sua rilevanza politica e sociale. Ricorda, in particolare, il servizio trasmesso in televisione da «Matrix» il 22 giugno del 2007, mandato in onda, forse perché non fosse visto, all'una e mezza di notte. Concorda peraltro sul fatto che sarebbe opportuno che la Commissione d'inchiesta fosse istituita con il consenso dell'opposizione, in modo da evitare il ripetersi di quanto accaduto in passato, quando l'istituto della Commissione d'inchiesta è stato utilizzato dalla maggioranza come strumento di lotta politica. Per quanto riguarda l'indagine conoscitiva svolta nel 2001, riconosce che è stata svolta con rigore, ma evidenzia che l'inchiesta parlamentare è cosa ben diversa. Fa altresì presente che le finalità dell'inchiesta parlamentare sono per natura differenti da quelle dell'inchiesta giudiziaria, tendendo l'inchiesta parlamentare ad accertare fatti e a verificare tesi di ordine generale, al fine di formulare poi proposte di revisione normativa o iniziative politiche utili e costruttive. Auspica pertanto il superamento delle perplessità all'interno della maggioranza e dell'opposizione in ordine allo svolgimento dell'inchiesta.

Marco BOATO (Verdi) ritiene necessario decidere innanzitutto quale via s'intenda seguire, se quella dell'inchiesta monocamerale oppure quella dell'inchiesta bicamerale. Invita pertanto ad una riflessione in tal senso.

Luciano VIOLANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Disposizioni per la pubblicità sull'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope da parte dei parlamentari.
C. 2356 Casini.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 5 luglio 2007.

Marco BOATO (Verdi) preannuncia la presentazione di due emendamenti, soppressivi, rispettivamente, dell'articolo 1 e dell'articolo 2 della proposta di legge in esame. Nel merito del provvedimento, si associa alle considerazioni svolte dal deputato Boscetto nella seduta del 26 giugno scorso, che condivide pienamente. Premesso di comprendere le ragioni che hanno indotto il presidente Casini e molti altri deputati a presentare la proposta di legge in esame, esprime l'avviso che si tratti di un provvedimento «manifesto» con il quale si vuol dare una risposta meramente demagogica all'allarme suscitato nell'opinione pubblica da una trasmissione televisiva. Ritiene però inopportuno che il Parlamento affronti la questione in questo modo, tra l'altro forse non del tutto conformemente al dettato costituzionale,


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per quanto attiene alla tutela delle immunità parlamentari. Conclude rilevando che, sebbene il provvedimento sia stato iscritto all'ordine del giorno dei lavori della Commissione nella quota delle opposizioni, esso non è condiviso da tutta l'opposizione: considerato peraltro che si tratta di un testo non migliorabile, esprime l'auspicio che la Commissione, ove giunga a votare il mandato al relatore, deliberi di riferire su di esso all'Assemblea in senso contrario.

Luciano VIOLANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.35.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 10 luglio 2007. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE.

La seduta comincia alle 11.35.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011.
Doc. LVII, n. 2.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Luciano VIOLANTE, presidente, ricorda che la Commissione è chiamata ad esprimere il parere sui profili di competenza sul documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2008-2011 (Doc. LVII, n. 2). Avverte quindi che il parere dovrà essere espresso entro la giornata di giovedì 12 luglio prossimo. Invita quindi il relatore Adenti ad illustrare il documento.

Francesco ADENTI (Pop-Udeur), relatore, premesso che illustrerà dapprima brevemente i contenuti generali del documento, per poi soffermarsi sui profili di competenza della Commissione, ricorda innanzitutto che il DPEF in esame stima per il 2007 un tasso di crescita del PIL in termini reali del 2 per cento, a fronte dell'1,9 per cento registrato nel 2006. Quanto al mercato del lavoro, il DPEF prevede per il 2007 il proseguimento del trend decrescente del tasso di disoccupazione. Quanto al tasso di inflazione il DPEF prevede, per il 2007, un tasso per la prima volta da anni inferiore rispetto a quello programmato dal DPEF dell'anno precedente.
Dopo aver illustrato i dati relativi al quadro tendenziale di finanza pubblica, da presente che il Governo non ritiene necessario varare una manovra correttiva per il 2008. Questa impostazione si discosta da un rispetto rigoroso del percorso delineato nell'ambito della procedura di deficit eccessivo cui è sottoposta l'Italia. Secondo le informazioni contenute nel DPEF, a rafforzamento della procedura, sarebbero giunte da parte delle autorità europee indicazioni nel senso di destinare integralmente le risorse derivanti dal favorevole andamento del quadro di finanza pubblica al miglioramento dei saldi e di realizzare per il 2008 una manovra correttiva di circa 10,1 miliardi di euro. Il Governo non ritiene peraltro questa ipotesi compatibile con le attuali condizioni economiche e sociali del Paese, anche in considerazione del rilevante aggiustamento strutturale realizzato con legge finanziaria per il 2007, e indica un percorso differente per il raggiungimento di un saldo di bilancio in pareggio nel 2011. La decisione di non effettuare alcuna correzione dei conti pubblici con la manovra di finanza pubblica per il 2008 non esclude peraltro che una manovra sia comunque necessaria per il reperimento delle risorse per interventi che, pur non previsti a legislazione vigente, il Governo ritiene vincolanti e per nuove iniziative di natura politica.
Per quanto riguarda gli interventi che il Governo ritiene vincolanti, il DPEF indica innanzitutto quelli derivanti da impegni sottoscritti di natura politica già assunti


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sul piano interno ed internazionale. Le ulteriori misure vincolanti riguardano invece quelle che il DPEF definisce «prassi consolidate»: si tratta di interventi per i contratti di servizio con le imprese pubbliche (Ferrovie dello Stato, ANAS, ENAV, Poste italiane) volti a garantire lo svolgimento di servizi pubblici essenziali, per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, per la proroga di agevolazioni fiscali che sono di anno in anno confermate dalla legge finanziaria e per l'integrazione del Fondo per la compensazione degli effetti conseguenti all'attualizzazione dei contributi pluriennali, volta ad assicurare la realizzazione di interventi, per lo più in materia di infrastrutture, già previsti a legislazione vigente ed allo stato bloccati a seguito dell'applicazione della normativa contabile europea. Nella manovra di finanza pubblica saranno altresì previsti ulteriori interventi, il cui contenuto resta ancora da definire in sede politica e per i quali si prevede di stanziare risorse per un importo, meramente indicativo, di circa 10 miliardi di euro annui. Nell'ambito di queste iniziative il DPEF indica la riduzione dell'ICI sulla prima casa ed una detrazione a favore degli inquilini.
Per quanto attiene poi ai profili di competenza della Commissione, il DPEF identifica nelle politiche della legalità e della sicurezza e nel rafforzamento del sistema nazionale di sicurezza un importante fattore per lo sviluppo del Paese, evidenziando il ruolo che essi rivestono nel miglioramento della qualità della vita dei cittadini e nel progresso del Paese, in particolare attraverso la creazione di condizioni favorevoli all'insediamento ed alla crescita delle attività sociali, culturali, ed economiche. In questo contesto, il documento pone in evidenza l'azione di contrasto nei confronti di specifici comportamenti criminosi. Il documento segnala, in particolare, come le politiche in materia di sicurezza costituiscano sempre più il frutto della cooperazione tra i diversi livelli di governo. In tale quadro il documento sottolinea la rilevanza dei progetti di sicurezza integrata intrapresi negli ultimi mesi che, attraverso istituti di programmazione negoziata e di concertazione interistituzionale, hanno visto il coinvolgimento di regioni ed enti locali nell'elaborazione di strategie organizzative che vedano il contemperamento tra il livello di sicurezza di carattere primario, attinente alla tutela dell'ordine pubblico, di competenza statale, e quello di carattere secondario, che coinvolge le competenze degli enti territoriali.
Quanto ai profili operativi, il documento pone in evidenza la necessità di sviluppare le forme di coordinamento nel controllo del territorio, in particolare attraverso gli strumenti della polizia di prossimità e di comunità. Nell'ottica di una migliore utilizzazione del personale, pone inoltre in luce l'esigenza di riorganizzare i presidi territoriali, eventualmente sopprimendo gli uffici non più necessari, e ridurre l'utilizzo di personale di polizia per mansioni di carattere amministrativo. Il documento sottolinea, inoltre, l'importanza dell'innovazione tecnologica nell'ambito delle politiche della sicurezza evidenziando la necessità di prevedere, nel rispetto delle compatibilità finanziarie, l'aggiornamento delle regole di funzionamento nel settore ed il potenziamento delle tecnologie nel campo delle telecomunicazioni e dell'informatica. In questo quadro, si sottolinea in particolare l'importanza delle iniziative volte allo sviluppo della carta di identità elettronica e all'interscambio dei dati anagrafici. Al riguardo segnala l'articolo 15 della proposta di legge C. 2161-A (cosiddetto «disegno di legge Nicolais»), attualmente in corso di esame da parte dell'Assemblea della Camera, che reca disposizioni volte ad incidere sulla disciplina della carta di identità elettronica e delle anagrafi, in particolare prolungando a 10 anni il periodo di validità, attualmente di 5 anni, delle carte d'identità, cartacee ed elettroniche, estendendo l'applicabilità della disposizione anche alle carte in corso di validità al momento dell'entrata in vigore della legge.
Nel documento viene altresì posta in rilievo l'esigenza di dedicare specifiche misure al sistema nazionale di difesa civile in modo da rafforzare, anche attraverso


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opportuni aggiornamenti legislativi, l'apporto delle amministrazioni civili nel campo della salvaguardia della sicurezza dello Stato e dei cittadini. In tale contesto, il documento evidenzia in particolare la necessità che siano garantite l'efficienza e la funzionalità di infrastrutture e beni destinati alla difesa e alla sicurezza del Paese. Il DPEF individua un ulteriore campo di intervento nel rispetto degli impegni assunti in sede internazionale e comunitaria in materia di immigrazione, diritto di asilo e tutela dei rifugiati, in modo assicurare nel modo migliore l'accoglienza e l'integrazione dei cittadini stranieri.
Per quanto attiene alle misure in materia di immigrazione, ricorda che recentemente il Governo ha approvato, su proposta del Ministro dell'interno Amato e del Ministro della solidarietà sociale Ferrero, un disegno di legge per la modifica del testo unico in materia dell'immigrazione. Il disegno di legge, non ancora trasmesso alle Camere, reca una delega al Governo per la modifica del testo unico del 1998 in materia di immigrazione. Con riferimento alla materia del diritto di asilo, ricorda poi che la Commissione ha recentemente avviato l'esame di sei proposte di legge in materia (C. 191 e abbinate), le quali recano una disciplina organica del diritto di asilo, in attuazione della norma di cui al terzo comma dell'articolo 10 della Costituzione e delle relative convenzioni internazionali. Con riferimento invece alla materia della cittadinanza, ricorda che presso la Commissione è in corso l'esame del testo unificato delle proposte di legge C. 24 e abbinate, di riforma della legge n. 91 del 1992.
Per quanto concerne la modernizzazione della pubblica amministrazione, ricorda che il DPEF inquadra le azioni volte alla modernizzazione della pubblica amministrazione nell'ambito delle politiche per la sostenibilità finanziaria, evidenziandone tuttavia valenza strategica anche ai fini della competitività del Paese. In primo luogo, viene posto in rilievo che il Governo, con il Memorandum d'intesa sul lavoro pubblico e la riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni, firmato con i sindacati maggiormente rappresentativi, nonché con l'Intesa sulla conoscenza, intende creare una connessione tra la modernizzazione del settore pubblico e gli obiettivi relativi allo sviluppo del Paese e ad una maggiore efficienza dei servizi offerti ai cittadini. Per il miglioramento della qualità dei servizi e della produttività dei dipendenti occorre riformare l'organizzazione del lavoro su basi meritocratiche tramite la valutazione delle prestazioni e della professionalità, porre in atto una gestione degli uffici che ottimizzi le risorse disponibili nonché attribuire un ruolo prioritario ai processi di innovazione tecnologica. Per raggiungere gli obiettivi individuati nel Memorandum, occorre, sempre secondo quanto evidenziato nel DPEF, porre in essere provvedimenti di riorganizzazione della pubblica amministrazione, consistenti nel reclutamento sistematico del personale della pubblica amministrazione stessa, la formazione e la mobilità intercompartimentale, previo accordo con le parti sociali. Tali provvedimenti, allo stesso tempo, dovranno promuovere nei confronti della dirigenza la valutazione della prestazione e dei risultati. Al riguardo, sottolinea come l'attività del Governo in questo campo passerà anche attraverso la nuova fase di rinnovo dei contratti pubblici. Tra l'altro, il Documento pone in rilievo che la direttiva inviata all'ARAN per i rinnovi contrattuali ha tracciato il percorso per la definizione della parte normativa dei prossimi contratti collettivi. L'introduzione e il rafforzamento dei principi di riforma avverrà sia nel corso dell'attuale di rinnovo dei contratti collettivi sia tramite ulteriori interventi normativi e regolamentari. Per ottenere una maggiore produttività degli impiegati pubblici e quindi una maggiore efficienza dei servizi per i cittadini, il Governo si è impegnato a definire un accordo con le parti sociali al fine di stabilire, in via sperimentale e limitatamente al triennio 2008-2010, la durata dei prossimi rinnovi contrattuali in tre anni (sia per la parte normativa sia per la parte economica). Le politiche innovative previste


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dal Memorandum sul lavoro pubblico saranno sostenute sul piano finanziario tramite le risorse stanziate per il biennio economico 2006-2007 con le precedenti leggi finanziarie nonché con quelle che il Governo si è impegnato a reperire nell'ambito delle apposite Intese raggiunte con i sindacati per la generalità dei dipendenti (intese del 6 aprile e del 29 maggio) e per il comparto della scuola (protocollo del 6 aprile 2007). In particolare si dispone lo stanziamento, per l'anno 2007, di un'ulteriore somma pari a 40 milioni di euro e, a decorrere dall'anno 2008 una ulteriore somma pari a 80 milioni di euro da destinare al trattamento economico accessorio del personale delle Forze armate e dei Corpi di Polizia.
Il documento pone inoltre in rilievo l'opportunità di agganciare quote significative di retribuzione alla fissazione di obiettivi, in termini di servizi erogati e di prestazioni professionali di dirigenti e funzionari. I rinnovi contrattuali saranno quindi, secondo il DPEF, lo strumento per concretizzare le nuove politiche definite nel Memorandum, attribuendo rilevanza all'incentivazione della produttività e del merito e supportando in maniera adeguata in sede contrattuale le politiche di mobilità del personale». Nel quadro degli obiettivi di valorizzazione delle risorse umane e di riconoscimento e accrescimento delle competenze individuali, il Documento richiama l'impegno del Governo a rafforzare, tra l'altro, le esigenze di formazione del personale. Con particolare riguardo al personale dirigente, sottolinea l'intendimento ad accelerare il processo di ricambio sulla base della competenza e del merito, a correggere alcune modalità di accesso e a meglio definire lo status della dirigenza, riaffermando il principio di valutazione ai fini del mantenimento o della revoca degli incarichi.
Il DPEF formula poi un richiamo all'esigenza di razionalizzare i «costi della politica», sia introducendo elementi di trasparenza atti a consentire un effettivo controllo democratico, sia intervenendo sulle aree di sovrapposizione tra i diversi livelli di governo e sul regime delle incompatibilità tra cariche elettive ed incarichi gestionali. Al riguardo ricorda che il 17 maggio 2007 la Commissione ha avviato l'esame in sede referente di alcune proposte di legge di iniziativa parlamentare (C. 1942 ed abbinate) recanti misure di contenimento dei costi direttamente connessi al funzionamento delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni. In tale ambito la Commissione ha avviato un'indagine conoscitiva, con la finalità di acquisire elementi istruttori necessari alla elaborazione di un testo volto a contenere, razionalizzare e rendere trasparente la spesa nel settore e al tempo stesso a tutelare la fondamentale esigenza del migliore e più efficiente funzionamento delle istituzioni democratiche. Il Governo ha annunziato la presentazione di un disegno di legge recante misure per la riduzione dei costi politico-amministrativi e per la promozione della trasparenza e della responsabilità.
Il DPEF dedica quindi un paragrafo alle tematiche della semplificazione normativa e amministrativa. In esso, nel ribadire lo stretto legame tra il livello qualitativo della regolazione e il grado di competitività del Paese, si sottolinea l'esigenza che il processo di semplificazione sia inserito in un quadro di azione coerente che non si limiti alla riduzione del numero delle regole, ma comprenda misure di miglioramento delle regole esistenti. I concreti obiettivi da perseguire in questo processo includono pertanto, accanto alla semplificazione normativa e alla riduzione del numero delle leggi, la riduzione degli oneri amministrativi per i cittadini e per le imprese, la semplificazione delle procedure e la modernizzazione delle pubbliche amministrazioni. Ricorda che la semplificazione normativa, quale strumento per ridurre lo stock delle leggi vigenti e per migliorare la qualità e la conoscibilità delle norme, ha ricevuto particolare attenzione negli ultimi anni.
Infine, il documento inquadra le azioni in materia di pari opportunità e diritti di cittadinanza nell'ambito delle politiche per l'equità sociale, evidenziandone la finalità di promozione di una crescita stabile ed


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equilibrata del Paese. Quanto alle politiche, il Governo indica di voler dare continuità ai progetti previsti in materia nel precedente DPEF e nella legge finanziaria per il 2007, provvedendo progressivamente ad adeguarli alle direttive emanate nel corso del 2007, anno che la Commissione europea ha indicato quale «Anno europeo delle pari opportunità per tutti». Più specificamente, il Governo intende istituire, nel quadro delle compatibilità finanziarie, un fondo destinato a tre fondamentali linee di azione: in primo luogo la promozione e la tutela dei diritti umani, nel cui ambito realizzare un programma specifico contro le molestie e la violenza; in secondo luogo, l'adozione di un piano d'azione contro ogni forma di discriminazione, in conformità alla normativa europea in materia ed alle deleghe al Ministro per i diritti e le pari opportunità; in terzo luogo l'adozione di un piano straordinario per il lavoro alle donne e l'accesso alle carriere e all'impresa.

Luciano VIOLANTE, presidente, propone di rinviare il seguito dell'esame ad altra seduta, da convocare per domani mattina alle ore 8.30.

La Commissione concorda.

Luciano VIOLANTE, presidente, rinvia pertanto il seguito dell'esame alla seduta che sarà convocata per domani mattina alle ore 8.30.

La seduta termina alle 11.55.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Martedì 10 luglio 2007. - Presidenza del presidente Riccardo MARONE.

La seduta comincia alle 11.55.

Delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca.
C. 2599, approvato dal Senato.
(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione - Parere).

Riccardo MARONE, presidente e relatore, rileva che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 non presentano profili critici per quanto attiene al riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione. Quindi, nel richiamare il parere espresso dal Comitato sul testo del provvedimento definito dalla Commissione di merito, osserva che l'emendamento 1.83 tende a configurare come vincolante il parere delle Commissioni parlamentari competenti sui decreti di commissariamento degli enti di ricerca rispetto al quale il comitato aveva già manifestato nel citato parere un orientamento contrario. Propone pertanto di esprimere parere contrario sull'emendamento Folena 1.83 e parere di nulla osta sui restanti emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1.

Marco BOATO (Verdi) dichiara il voto favorevole sulla proposta di parere del presidente.

Nessun altro chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del presidente (vedi allegato).

La seduta termina alle 12.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Martedì 10 luglio 2007.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.55 alle 15.05.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Martedì 10 luglio 2007. - Presidenza del presidente Riccardo MARONE.

La seduta comincia alle 15.05.


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Delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca.
C. 2599, approvato dal Senato.
(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione - Parere).

Riccardo MARONE, presidente e relatore, rileva che l'emendamento della Commissione 1.100 e il relativo subemendamento Barbieri 0.1.100.1 non presentano profili critici per quanto attiene al riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione. Propone pertanto di esprimere su di essi un parere di nulla osta.

Marco BOATO (Verdi) dichiara il voto favorevole sulla proposta di parere del presidente.

Nessun altro chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del presidente.

La seduta termina alle 15.10.

ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 201 del 5 luglio 2007, a pagina 25, seconda colonna, quarantesima riga, in luogo di «mercoledì 17 luglio», deve leggersi «martedì 17 luglio».