Giunta per le autorizzazioni - Resoconto di mercoledì 26 settembre 2007


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Mercoledì 26 settembre 2007. - Presidenza del presidente Carlo GIOVANARDI.

La seduta comincia alle 9.10.

Discussione sulle comunicazioni rese dal Presidente nella seduta del 19 settembre 2007 in materia di conflitti d'attribuzione.
(Seguito e conclusione).

Carlo GIOVANARDI, presidente, ricorda che era stato stabilito di affidare l'incarico di approfondire la questione esposta nella scorsa seduta al deputato Mantini.

Pierluigi MANTINI (Ulivo) espone che nel 1995 il magistrato calabrese Vincenzo Macrì querelò l'allora deputato Amedeo Matacena per diffamazione a mezzo stampa. Non rileva qui il contenuto della diffamazione. Rileva invece osservare che durante la XIII legislatura Amedeo Matacena domandò una deliberazione d'insindacabilità sui fatti oggetto dei procedimenti che ne erano scaturiti. In quella legislatura la Giunta per le autorizzazioni, nella sua piena libertà programmatoria, ritenne di non esaminare la domanda. Essa fu mantenuta all'ordine del giorno della XIV legislatura. Il processo nel frattempo era proseguito ed era arrivato a una pronuncia definitiva di condanna. A quel punto il Matacena tornò a sollecitare l'esame della domanda a cui - con quella che l'allora opposizione ritenne una forzatura istituzionale - sia la Giunta sia l'Assemblea dettero riscontro positivo. La discussione sul punto fu in effetti assai articolata e contrastata giacché verteva ormai su fatti coperti da un giudicato penale, elemento che sino ad allora nei precedenti unanimi della Giunta precludeva ogni deliberazione parlamentare. Tanto ciò è vero che gli stessi deputati del centro-destra durante la discussione affermarono che giammai la deliberazione d'insindacabilità che andavano assumendo avrebbe costituito motivo di revisione del giudicato penale ma avrebbe soltanto avuto un valore morale. Assunta a maggioranza la deliberazione, Amedeo Matacena adì la corte d'appello di Reggio Calabria per ottenere la revisione della condanna. Ma la corte d'appello rigettò l'istanza ritenendo che la deliberazione d'insindacabilità fosse il frutto di una valutazione politica non assimilabile alle nuove prove richieste per rivedere un giudicato penale. Allora Matacena adì la Corte di cassazione che accolse il ricorso, rinviando per nuovo esame alla corte d'appello di Catanzaro, che oggi eleva conflitto anche per contestare il potere


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della Camera di deliberare su fatti coperti da giudicato.
Rilevato incidentalmente che nella dottrina giuridica la sentenza della Corte di cassazione appena menzionata è stata oggetto di serrate critiche, osserva che essa è in palese contrasto con una sentenza della Corte costituzionale, intervenuta su un caso distinto dopo la delibera parlamentare ma prima della pronuncia della Cassazione. Si tratta della sentenza n. 284 del 2004 nella quale la Corte ha stabilito che il giudicato penale che coinvolga posizioni di terzi soggetti non può essere intaccato neanche da statuizioni inerenti ai rapporti tra i poteri dello Stato, quali potrebbero essere per esempio le delibere parlamentari d'insindacabilità. Deve essere altresì ricordato che - come anche rammentava il Presidente - nell'attuale legislatura, nel caso Boghetta (v. seduta del 17 gennaio 2007) l'impossibilità di deliberare su materie coperte da giudicato è stata ribadita. È ben vero che si trattava di un caso fattualmente in parte diverso, ma il principio applicato è lo stesso che fu ritenuto valido nelle occasioni di Sgarbi e Apuzzo, che invece nel caso Matacena furono pretermessi. Non è sua intenzione fare processi al passato. Rileva solo che a questo punto c'è da rispettare un principio fissato sia dalla Corte costituzionale nel 2004 sia dalla stessa Giunta in questa legislatura e quindi crede che la delibera del 2003 della Camera non debba essere difesa mediante la costituzione in giudizio.

Enrico BUEMI (RosanelPugno) si asterrà sull'orientamento del deputato Mantini.

Antonio LEONE (FI), a nome del suo gruppo e per dovere di coerenza, si esprime in senso contrario alla posizione del deputato Mantini.

Federico PALOMBA (IdV) concorda con il collega Mantini, anche in virtù dell'evidente e oggi imprescindibile profilo delle spese che la costituzione in giudizio comporterebbe per il bilancio della Camera.

Nino MORMINO (FI) osserva che, se fosse per l'aspetto sottolineato dal deputato Palomba, sarebbe sufficiente incaricare della difesa della Camera l'avvocatura interna. Conferma la sua contrarietà sulla posizione espressa dal deputato Mantini.

Carlo GIOVANARDI, Presidente, preannunciando la sua astensione, avverte che riferirà al Presidente della Camera che l'orientamento maggioritario della Giunta è contrario alla resistenza della Camera nel giudizio.

Esame di una domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni telefoniche dei deputati Cicu, D'Alema e Fassino (proc. penale nei confronti di terzi n. 19195/05 RGNR - Milano).
Doc. IV, n. 9.

(Seguito dell'esame e conclusione).

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore per la posizione del deputato Cicu, comunica che in data 20 settembre 2007 ha appreso dalla stampa quotidiana che il difensore del deputato Massimo D'Alema ha reso noto di essere stato a conoscenza della qualità di parlamentare europeo dell'on. D'Alema stesso all'epoca delle intercettazioni, ma di aver omesso di sottolinearlo per motivi di opportunità. A suo avviso, invece, tale omissione è stata sommamente inopportuna e ha ritenuto di rappresentarlo al Presidente della Camera. Non commenterà poi le critiche apparse sulla stampa nei giorni successivi al 19 settembre, relative al preteso ritardo con cui la Giunta ha valorizzato il predetto aspetto, giacché si tratta di un fatto notorio sul quale chiunque, tra le numerose e varie persone intervenute sull'argomento, avrebbe potuto richiamare l'attenzione.

Elias VACCA (Com.It), relatore per la posizione del deputato D'Alema, rammentato di aver fatto pervenire a tutti i componenti nella giornata di ieri un testo scritto con la sua posizione rispetto al deputato D'Alema, concorda con i rilievi


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del Presidente e sottolinea che non compete alla Giunta coltivare la biografia dei deputati interessati alle sue deliberazioni. Errare è umano e nessuno avrebbe rimproverato al difensore dell'on. D'Alema alcunché se egli avesse riconosciuto in buona fede la svista. Venendo al merito dell'interpretazione dell'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003, si compiace della tesi espressa dal collega Boato sui giornali degli ultimi giorni. Non è tuttavia per il suo pur autorevole parere che egli propone di deliberare per l'incompetenza della Camera a pronunciarsi: infatti voluntas legis non est voluntas legislatoris. Interpretare la citata disposizione nel senso che essa offrirebbe alla magistratura un foro alternativo cui rivolgere la domanda autorizzatoria a prescindere dalla qualità rivestita al momento della conversazione non ha alcun fondamento nella ratio della tutela apprestata per i parlamentari. Se la legge offre a costoro una protezione rafforzata delle conversazioni in ragione dell'esercizio della loro funzione, è evidente che presupposto dell'applicazione dell'articolo 6 è che essi siano parlamentari al momento della telefonata intercettata. Deve quindi dissentire dal professor Franco Cordero, sul cui testo universitario ha pure studiato. Quanto poi al seguito della vicenda che verrà dato dall'autorità giudiziaria cui quindi gli atti vanno restituiti, crede che l'articolo 10 del Protocollo comunitario sulle immunità debba essere interpretato nel senso che il rinvio sia diretto pur sempre alle prerogative del parlamentare e non a quelle indebitamente aggiunte dalla legge a chi con lui interloquisce.

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore per la posizione del deputato Cicu, esorta i colleghi ad attenersi ai tempi concordati e al tema specifico della competenza della Giunta.

Marilena SAMPERI (Ulivo) concorda solo con la prima parte dell'intervento del relatore Vacca. Se la Camera, come lei è convinta, non è competente a pronunciarsi su Massimo D'Alema, allora la leale collaborazione tra le istituzioni richiederebbe di inviare gli atti al Parlamento europeo. Il principio di leale collaborazione tra poteri, fissato sin dalla sentenza della Corte costituzionale n. 168 del 1963, esige negli atti dei poteri dello Stato correttezza, lealtà e sforzo di funzionalità. A tali criteri peraltro la dottoressa Forleo non sembra essersi ispirata, avendo condito la sua domanda con frasi assolutamente improprie e comunque non giustificate neanche dai contenuti della richiesta di acquisizione delle intercettazioni avanzata dall'ufficio del pubblico ministero. Nell'auspicare che la relazione per l'Assemblea contenga tali riferimenti alle manchevolezze del GIP di Milano, si pronuncia per la concessione dell'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni a carico di Giovanni Consorte per quel che concerne le conversazioni con Piero Fassino; e a carico di Stefano Ricucci per quel che concerne le conversazioni con Salvatore Cicu.

Rosa SUPPA (Ulivo) sottolinea che la decisione assunta nel mese di luglio 2007 di rinviare alla ripresa dei lavori parlamentari ogni decisione sulle domande in titolo pare oggi saggia. Anche adesso, del resto, non le sembrano peregrine le considerazioni del collega Buemi sull'irricevibilità dell'atto della dottoressa Forleo, che le appare connotato da gravi anomalie e forzature. Non esprime argomenti precisi per confutare la tesi del relatore Vacca ma tiene a precisare che si opporrebbe a qualsiasi soluzione che tradisse la ratio di fondo delle prerogative parlamentari. Crede che i deputati D'Alema e Fassino siano estranei a qualsiasi fatto illecito e non teme di assumere tale posizione pur innanzi ai «grilli parlanti».

Jole SANTELLI (FI) concorda con il relatore Vacca che la Camera non sia competente: se la prerogativa è dell'organo e dell'esercizio libero delle funzioni di chi vi appartiene, è ovvio che occorre essere parlamentari al momento della conversazione e non al momento della richiesta di autorizzazione. Proprio per questo sbaglia la dottoressa Forleo a insistere nel dire


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che la Camera dovrebbe pronunciarsi nonostante che ella sapesse che Massimo D'Alema all'epoca delle conversazioni era parlamentare europeo. Anche per questo - e non solo per i motivi sottolineati dalle colleghe Samperi e Suppa - l'atto del GIP di Milano è andato ben oltre i suoi contenuti propri. È altresì evidente che se la Giunta è incompetente, a questa sola statuizione essa deve limitare la sua pronuncia: ad altri spetta di stabilire se e in che misura è competente il Parlamento europeo. Quanto invece alle posizioni di Piero Fassino e Salvatore Cicu, coerenza vorrebbe che - se si tratta di un atto improprio e recante contenuti debordanti - la Camera respingesse nel merito la domanda in modo chiaro e asciutto senza a sua volta farsi trascinare in polemiche sovrabbondanti.

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore per la posizione del deputato Cicu, rinvia il seguito del dibattito alle 14,15, ricordando che la Giunta deve concludere l'esame della domanda in titolo in data odierna.

La seduta, sospesa alle 10.20, è ripresa alle 14.15.

Nicola CRISCI (Ulivo), rallegratosi di un andamento dei lavori della Giunta corretto e complessivamente impermeabile alle pur forti pressioni esterne, condivide la proposta del relatore sulla posizione di Massimo D'Alema. Al riguardo puntualizza che però le osservazioni sulla portata dell'articolo 10 del Protocollo comunitario sulle immunità sembrano andare oltre le competenze della Giunta. Non vedrebbe inopportuna una proposta della Giunta stessa al Presidente della Camera di inviare una comunicazione circa l'esito dei lavori parlamentari all'Assemblea di Strasburgo. Ribadito che le ondate populistiche esterne alle istituzioni non possono intaccare le tutele di libertà e di genuina espressione del mandato parlamentare, afferma l'assoluto dovere dei parlamentari di interessarsi delle materie economico-finanziarie. I soggetti che vi operano infatti, in particolar modo le grandi banche e le assicurazioni, sono aduse a operazioni e comportamenti opachi su cui i parlamentari hanno ben diritto di intervenire, anche per cercare di modificare la situazione esistente. Di tanto si è reso ben conto nella scorsa legislatura quale membro della Commissione Finanze. Crede che la Giunta non possa prestare mera acquiescenza alle domande della magistratura, la quale in questo caso non si è attenuta al principio di leale collaborazione fra poteri dello Stato. Visto che nell'impianto del provvedimento della dottoressa Forleo sono presenti evidenti elementi impropri, si domanda anzitutto se questi possano avere anche un rilievo processuale; si domanda inoltre se la Giunta nella relazione per l'Assemblea non possa sottolineare le improprietà e gli eccessi argomentativi dell'ordinanza; si domanda infine se non possa essere specificato che comunque l'autorizzazione della Camera su Piero Fassino attiene soltanto al quadro probatorio attinente a Giovanni Consorte. Concorda infine con la proposta di concedere l'autorizzazione anche per il deputato Cicu.

Federico PALOMBA (IdV), se concorda con il deputato Crisci circa la proficuità del lavoro svolto, dissente invece dal relatore Vacca sia sull'incompetenza della Camera a decidere sia sull'eventuale competenza del Parlamento europeo. Gli pare invece che l'articolo 6, comma 2, offra all'autorità giudiziaria semplicemente un criterio di preferenza nella scelta dei destinatari della domanda di autorizzazione. Dettosi contrario anche a qualsiasi rilievo critico nei confronti della dottoressa Forleo, ribadisce il suo voto per la concessione dell'autorizzazione sia per Fassino sia per Cicu.

Nino MORMINO (FI) si dice preoccupato per l'andamento del dibattito, il quale ormai si va svolgendo sotto l'incessante pressione dell'opinione pubblica e di autoinsignitisi arbitri dell'opportunità politica. Tali circostanze mettono la Giunta di fronte al dilemma se esercitare le proprie


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funzioni in maniera formale o sostanziale. Se, come crede, debba essere scelta la seconda via, non può che riconoscersi che l'interlocutrice della Giunta è oggi la dottoressa Forleo e non già l'ufficio della pubblica accusa. A nulla vale quindi rispondere alla domanda autorizzatoria come se essa recasse i contenuti dell'istanza del pubblico ministero e non invece l'ordinanza del GIP nel suo complesso con tutte le sue anomalie e sovrabbondanze. Sarebbe del resto velleitario immaginare che per Piero Fassino l'autorizzazione possa essere limitata alla sola posizione di Giovanni Consorte. In realtà, la Giunta dovrebbe stabilire se le intercettazioni di cui si chiede l'utilizzazione sono essenziali per il procedimento o meno. A tal riguardo, gli sembra evidente che la risposta per il deputato Cicu sia negativa, ciò che rende l'ordinanza su questo punto addirittura scandalosa. Ma tornando alla posizione di Piero Fassino, considera contraddittorio auspicare che la relazione contenga dei rimbrotti alla dottoressa Forleo e tuttavia che le conceda il via libera. È per questo che voterà non solo contro la proposta del relatore Giovanardi ma anche contro quella di Antonio Pepe. Si asterrà invece sulla proposta relativa a Massimo D'Alema, perché, pur nell'infelice formulazione dell'articolo 6 più volte richiamato, non crede che gli approfondimenti svolti abbiano dipanato la questione della competenza.

Lanfranco TENAGLIA (Ulivo) preannuncia il voto favorevole all'utilizzazione delle intercettazioni dei colleghi Cicu e Fassino. Quanto al tema della competenza circa la posizione di Massimo D'Alema, esclude che l'articolo 6 offra al magistrato un foro alternativo e concorda con il relatore che la Camera sia incompetente. Del resto, la ratio di tutta la legge n. 140 del 2003 è quella di attuare l'articolo 68 della Costituzione in materia di prerogative della funzione parlamentare. Non è invece possibile ritenere che le prerogative abbiano un carattere soggettivo al punto da proteggere persone che hanno parlato al telefono molto prima di essere elette al Parlamento e comunque in un tempo in cui è impossibile sapere se vi saranno elette. Che poi sia rilevante il momento della conversazione e non quello della domanda di autorizzazione emerge anche dall'articolo 6, comma 4, della legge n. 140 più volte menzionata. Dettosi non contrario all'ipotesi di interessare il Presidente della Camera circa un'eventuale comunicazione sul fatto storico della deliberazione di incompetenza da parte della Camera, sottolinea anch'egli come la dottoressa Forleo sia venuta meno ai doveri di leale collaborazione e a quelli di continenza così come individuati dalle Sezioni unite civili della Corte di cassazione nella sentenza n. 318 del 1999. Chiarito da ultimo che l'indirizzo costante della Giunta e dell'Assemblea è nel senso dello stretto legame tra l'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003 e l'articolo 268 codice di procedura penale, ringrazia il Presidente e i colleghi per la discussione ricca, approfondita e serena.

Daniele FARINA (RC-SE) conferma la sua posizione volta a concedere l'autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni riguardanti i colleghi Cicu e Fassino. Quanto a Massimo D'Alema, sottoscrive la posizione del relatore ma crede più prudente evitare sia riferimenti interpretativi alle norme comunitarie sia a insistenze sulla pretesa malizia della dottoressa Forleo.

Pierluigi MANTINI (Ulivo) preannuncia il suo voto favorevole all'autorizzazione per Cicu e Fassino e concorda sull'incompetenza della Camera per quanto riguarda Massimo D'Alema.

Antonio PEPE (AN), relatore per la posizione del deputato Fassino, conferma la sua proposta per quanto riguarda Piero Fassino e dichiara che si asterrà sulla proposta per quel che concerne Salvatore Cicu. Il suo gruppo si asterrà anche sulla proposta inerente a Massimo D'Alema giacché crede che l'incompetenza sottolineata dal relatore dovrebbe portare a un nulla osta per l'utilizzo delle intercettazioni


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e quindi in buona sostanza a un'autorizzazione espressa, così come risulta da alcuni precedenti del Parlamento europeo. D'altronde questo è il senso di una restituzione degli atti al GIP.

Antonio LEONE (FI) non comprende come si possa concedere l'autorizzazione a utilizzare l'unica telefonata del collega Cicu. Ricorda la costante posizione assunta dal suo gruppo, contrario a concedere autorizzazioni di tale sorta, aggiungendo che lo stesso GIP riconosce di non aver bisogno di quelle intercettazioni, poiché scrive di avere già a disposizione prove sufficienti a carico di Consorte. Ha l'impressione, dalle opinioni udite finora, che si rischi di abdicare dalle prerogative parlamentari, specie alla luce della circostanza davvero kafkiana per cui si vuole censurare la dottoressa Forleo per le motivazioni adoperate nell'ordinanza per poi nondimeno concedere le autorizzazioni richieste. Quanto infine alla posizione di Massimo D'Alema, concorda con quanti in passato hanno sottolineato i rischi inerenti a un rinvio della vicenda al Parlamento europeo.

Maurizio PANIZ (FI), nel riassumere la posizione del suo gruppo, preannuncia l'astensione sulla proposta relativa a Massimo D'Alema e il voto contrario sulle altre due domande.

Massimo FUNDARÒ (Verdi) preannunzia il suo voto favorevole a tutte le proposte dei relatori: restituzione degli atti per quanto riguarda il deputato D'Alema e concessione per i deputati Cicu e Fassino.

Enrico BUEMI (RosanelPugno) considera ineludibile una scelta drastica: modificare l'articolo 68 per rafforzare in maniera decisiva le prerogative parlamentari nei processi penali oppure abrogare il medesimo articolo 68 del tutto. La via mediana attualmente vigente espone il parlamentare oltre che al processo penale anche a quello mediatico-parlamentare. Si tratta di una situazione insostenibile rispetto alla quale ribadisce la sua posizione volta alla restituzione degli atti per totale irricevibilità della domanda, poiché connotata da elementi esorbitanti. Nel merito delle proposte, voterà a favore di quella del collega Vacca di restituire gli atti all'autorità giudiziaria di Milano, pur con qualche perplessità; voterà invece contro le restanti proposte.

Elias VACCA (Com.It), relatore per la posizione del deputato D'Alema, si dice disponibile a non trasfondere nella sua relazione scritta la sua visione dell'articolo 10, comma 1, lettera a) del Protocollo delle immunità delle Comunità europee. Avverte sin d'ora che però la sua posizione - secondo cui il Protocollo rinvia alle norme dell'ordinamento interno relative alle immunità parlamentari in senso stretto e non alle restanti prerogative previste nella legislazione nazionale - sarà esposta oralmente in Assemblea come sua personale.

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore per la posizione del deputato Cicu, ribadita la sua proposta di concessione dell'autorizzazione per Salvatore Cicu, mette ai voti la proposta su Massimo D'Alema.

La Giunta a maggioranza (con l'astensione dei gruppi di Forza Italia e Alleanza Nazionale e il voto contrario del deputato Palomba) delibera di proporre all'Assemblea di restituire gli atti all'autorità giudiziaria di Milano per incompetenza della Camera a deliberare.

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore per la posizione del deputato Cicu, mette ai voti la proposta su Piero Fassino.

La Giunta a maggioranza (con il voto contrario del gruppo di Forza Italia e del deputato Buemi) delibera di proporre all'Assemblea di concedere ai sensi del combinato disposto dell'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003 e dell'articolo 268 codice di procedura penale l'autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni delle conversazioni intercorse tra Piero Fassino e Giovanni Consorte.


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Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore per la posizione del deputato Cicu, mette ai voti la sua proposta.

La Giunta a maggioranza (con il voto contrario del gruppo di Forza Italia e del deputato Buemi e l'astensione del gruppo di Alleanza Nazionale) delibera di proporre all'Assemblea di concedere ai sensi del combinato disposto dell'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003 e dell'articolo 268 codice di procedura penale l'autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni della conversazione intercorsa tra Salvatore Cicu e Stefano Ricucci.

Dopo nuovi interventi dei deputati MANTINI, MORMINO, PANIZ, PALOMBA e TENAGLIA, la Giunta dà quindi mandato ai deputati Giovanardi, Vacca e Antonio Pepe di predisporre per l'Assemblea la relazione scritta, nella quale il Presidente Giovanardi darà conto dei contenuti complessivi della discussione.

La seduta termina alle 16.45.