X Commissione - Resoconto di mercoledì 10 ottobre 2007

TESTO AGGIORNATO AL 16 OTTOBRE 2007


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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 10 ottobre 2007. - Presidenza del presidente Daniele CAPEZZONE.

La seduta comincia alle 9.05.

Variazione nella composizione della Commissione.

Daniele CAPEZZONE, presidente, comunica che il deputato Paolo FADDA appartenente al gruppo parlamentare l'ULIVO, è entrato a far parte della Commissione.

Ratifica Accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA) tra le Comunità europee ed i loro Stati membri e l'Albania.
C. 3043 Governo.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Daniele CAPEZZONE, presidente e relatore, ricorda che l'Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA), concluso il 12 aprile 2006 tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato, e l'Albania, dall'altro, rientra nella categoria degli accordi cosiddetti «misti», in quanto contengono disposizioni che interessano anche gli aspetti più propriamente politici, e quindi anche gli ordinamenti dei singoli Stati membri, dei quali è necessaria la ratifica. Per quanto riguarda la Comunità europea, la procedura sulla conclusione dei trattati internazionali è disciplinata dall'articolo 300 del Trattato istitutivo della Comunità europea, che prevede le competenze delle diverse istituzioni. In particolare è previsto che la conclusione degli accordi avvenga su proposta della Commissione, debitamente autorizzata dal Consiglio a condurre i negoziati, e sia deliberata dal Consiglio a maggioranza qualificata (salvo casi particolari che richiedono l'unanimità), previa consultazione del Parlamento europeo. È richiesto il parere conforme del Parlamento europeo nel caso di accordi che creino un quadro istituzionale particolare (articolo 310) organizzando procedure di cooperazione, o che abbiano ripercussioni finanziarie considerevoli.
Considerate le lungaggini connesse alle procedure di ratifica necessarie per il perfezionamento degli Accordi misti, è prassi che la Comunità europea concluda contestualmente i cosiddetti Accordi interlocutori (o interinali), che contengono le disposizioni commerciali e dai quali vengono scorporate le parti politiche che comportano le ratifiche da parte dei singoli Stati membri nonché il parere conforme del Parlamento europeo. Per quanto concerne l'Albania, tale Accordo intelocutorio è stato concluso contestualmente alle altre disposizioni contenute nell'Accordo in esame, ma è in vigore dal 1o dicembre 2006.
L'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e l'Albania, dall'altra, oggetto del disegno di legge di ratifica in esame, è finalizzato ad integrare l'Albania nel contesto politico ed economico europeo, anche nella prospettiva di una futura candidatura all'ingresso nell'Unione europea. L'Accordo è parte del processo di stabilizzazione e di associazione (PSA) previsto dalla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 26 maggio 1999, che contribuisce alla definizione della strategia comune dell'Unione nei confronti di cinque paesi dell'Europa sudorientale (Bosnia-Erzegovina, Croazia, Repubblica federale di Jugoslavia - ridottasi nel frattempo alla Serbia -, ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Albania).
Il PSA prevede, oltre all'elaborazione di accordi di stabilizzazione e di associazione (ASA), lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali con la regione e al suo interno; lo sviluppo degli aiuti economici e finanziari già disponibili; l'aiuto al processo di democratizzazione, alla società civile, all'istruzione e allo sviluppo istituzionale;


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la cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni; lo sviluppo del dialogo politico.
Gli obiettivi principali degli ASA sono, in considerazione della situazione specifica di ciascun paese, il consolidamento della democrazia, dello Stato di diritto, dello sviluppo economico e della cooperazione regionale, la definizione di un quadro ufficiale per il dialogo politico a livello bilaterale e regionale, la formazione, una volta compiuti progressi sufficienti nella riforma dell'economia, di una o più zone di libero scambio, il sostegno alla cooperazione economica, sociale, civile e in settori quali l'istruzione, la scienza, la tecnologia, l'energia, l'ambiente e la cultura.
L'Accordo in esame comprende un Preambolo, 137 articoli raggruppati in dieci titoli, l'Atto finale, 5 Allegati, 6 Protocolli e Dichiarazioni. Costituisce parte integrante dell'Accordo anche l'Accordo-quadro CE-Albania del 2004, in vigore dal luglio 2005, concernente i principi generali della partecipazione albanese ai programmi comunitari, che non ha avuto bisogno della ratifica da parte degli Stati membri della UE.
Passando ad esaminare le disposizioni dell'Accordo, preannuncia che si soffermerà su quelle che sono di più stretta competenza della Commissione, accennando rapidamente alle altre.
Gli obiettivi dell'Accordo con l'Albania, delineati nell'articolo 1 dell'Accordo stesso, sono quelli di: favorire il dialogo per consentire lo sviluppo delle relazioni politiche tra le Parti, sostenere l'Albania nella direzione di sviluppare la cooperazione economica e internazionale; instaurare progressivamente una zona di libero scambio tra la Comunità e l'Albania; promuovere la cooperazione regionale.
I principi generali sono descritti nel Titolo I (articoli 2-7).
Il titolo II (articoli 8-11) riguarda lo sviluppo del dialogo politico a livello bilaterale, multilaterale e regionale.
L'Accordo impegna l'Albania a promuovere attivamente la cooperazione regionale, con il sostegno della Comunità (titolo III).
Venendo ad argomenti che interessano maggiormente la competenza della Commissione X, ricorda che le disposizioni commerciali - rispetto alle quali va ricordato l'articolo 7, in cui si afferma la piena compatibilità dell'ASA con il quadro normativo dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) - sono contenute nei titoli IV e V dell'Accordo.
Per la libera circolazione delle merci si prevede l'instaurazione progressiva di una zona di libero scambio nel corso di un periodo transitorio della durata massima di dieci anni. Vengono aboliti i dazi doganali, le restrizioni quantitative e le misure d'effetto equivalente relativi alle importazioni di prodotti industriali nella Comunità originari dell'Albania, con l'esclusione dei prodotti di cui all'Allegato I, par. I, punto ii) dell'Accordo GATT del 1994 (istitutivo, tra l'altro, della WTO) in materia agricola.
I dazi doganali applicabili alle importazioni in Albania di prodotti industriali provenienti da Paesi della Comunità sono aboliti dalla data di entrata in vigore dell'Accordo o, per le merci di cui all'Allegato I dell'Accordo in esame, progressivamente ridotti secondo un calendario prestabilito. Sono inoltre aboliti: le restrizioni quantitative (o misure equivalenti) sulle importazioni di merci originarie della Comunità; i dazi doganali all'esportazione e gli oneri di effetto equivalente, nonché tutte le restrizioni quantitative all'esportazione e le misure ad esse equivalenti.
Sono reciprocamente abolite tutte le restrizioni quantitative sulle importazioni dei prodotti agricoli e della pesca e le misure ad effetto equivalente sugli stessi prodotti; alcuni prodotti agricoli, ma trasformati, sono oggetto del Protocollo n. 2. Per quanto invece più propriamente concerne i dazi doganali sui prodotti agricoli e ittici, tanto l'Albania che la CE si impegnano alla loro eliminazione o riduzione progressiva, a seconda delle categorie di prodotto e con riferimento - per quanto concerne l'Albania - a diverse sezioni dell'Allegato II. Particolarmente rilevante la presenza del Protocollo n. 3 sui vini e le bevande spiritose, che supera diverse


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difficoltà emerse durante i negoziati con riferimento ai marchi commerciali e alle indicazioni geografiche.
L'Accordo prevede altresì che le Parti, entro 6 anni dalla data di entrata in vigore dell'Accordo, esaminino in sede di Consiglio di stabilizzazione e di associazione, prodotto per prodotto, la possibilità di ulteriori concessioni per prodotti agricoli ed ittici.
Sempre nel Titolo IV, ma con riferimento alle disposizioni comuni, l'ASA vieta naturalmente, a partire dall'entrata in vigore, la reintroduzione di dazi o misure ad effetto equivalente, come anche di restrizioni quantitative e di discriminazioni fiscali. L'ASA, inoltre, sarà compatibile con altri accordi di libero scambio o la partecipazione a unioni doganali dell'Albania, qualora ciò non alteri le condizioni commerciali dell'ASA stesso. È altresì prevista la facoltà di ciascuna Parte di adottare eventuali misure antidumping, sia in base alla clausola generale di salvaguardia di cui all'articolo 38, sia qualora sia posta a rischio la disponibilità di beni essenziali nel territorio della Parte esportatrice. Sussiste inoltre uno specifico impegno delle Parti a collaborare per ridurre il potenziale di frode nell'applicazione delle disposizioni commerciali, con la possibilità di sanzioni commerciali per la Parte corresponsabile di irregolarità amministrative e commerciali.
In materia di circolazione dei lavoratori, l'ASA stabilisce che i lavoratori cittadini di una Parte legalmente occupati nel territorio dell'altra Parte, nonchè i loro familiari, non siano soggetti ad alcuna discriminazione basata sulla nazionalità, per quanto riguarda le condizioni di lavoro, di retribuzione e di licenziamento. L'ASA prevede altresì che vengano ampliate le agevolazioni all'ingresso dei lavoratori albanesi concesse dagli Stati membri attraverso Accordi bilaterali, oppure che vengano conclusi Accordi bilaterali per disciplinare la materia. È previsto che vengano stabilite delle norme per coordinare i sistemi di previdenza sociale per i lavoratori albanesi ed i loro familiari.
L'ASA prevede che ciascuna delle due Parti conceda, per lo stabilimento delle società, nonché per le attività delle filiali e delle consociate dell'altra Parte, un trattamento non meno favorevole di quello nazionale o della nazione più favorita. L'Accordo riconosce il diritto di consociate e filiali comunitarie di utilizzare e locare proprietà immobiliari in territorio albanese. Le consociate di società comunitarie hanno altresì il diritto di acquistare proprietà immobiliari e di godere dei diritti derivanti da tali proprietà. Le norme sullo stabilimento non si applicano ai servizi di trasporto aereo, fluviale e di cabotaggio marittimo, con salvaguardia, tuttavia, dell'Accordo sullo spazio aereo comune europeo.
Dopo cinque anni dalla data di entrata in vigore dell'ASA, il CSA esamina la possibilità di estendere le facilitazioni previste dall'Accordo per lo stabilimento di società anche allo stabilimento di cittadini di entrambe le Parti che intendano avviare attività economiche.
In deroga alla disciplina che regola lo stabilimento di società e di cittadini comunitari, l'Accordo concede all'Albania, nel corso dei primi 5 anni dalla data di entrata in vigore, e non oltre il settimo anno dalla stessa, la facoltà di adottare misure «protezionistiche» a favore di determinate industrie che siano potenzialmente a rischio di subire un grave danno dalla diretta concorrenza comunitaria.
L'ASA promuove anche la graduale liberalizzazione della prestazione di servizi da parte di società o di persone legalmente residenti nell'altra Parte contraente, consentendo allo scopo la temporanea circolazione dei prestatori di servizi. Va però ricordata la specifica trattazione, nell'Accordo, relativa alla prestazione tra le Parti di servizi di trasporto: il Protocollo n. 5, infatti, è dedicato ai trasporti terrestri, e mira a garantire un livello di traffico stradale illimitato tra i territori dell'Albania e della CE, assieme alla progressiva armonizzazione della normativa albanese con quella comunitaria. Nel campo dei trasporti marittimi le Parti si impegnano ad applicare la liberalizzazione commerciale,


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mentre per i trasporti aerei, attraverso specifiche intese, le Parti cercheranno di conseguire un analogo risultato.
La libera circolazione dei capitali relativi agli investimenti diretti (nonché la liquidazione e il rimpatrio di tali investimenti e dei profitti che ne derivano) e dei capitali relativi ai crediti per transazioni commerciali o alla prestazione di servizi è garantita a partire dalla data di entrata in vigore dell'ASA. Dal quinto anno in poi, le Parti garantiscono altresì la libera circolazione dei capitali relativi agli investimenti di portafoglio. Ai sensi dell'articolo 60, «qualsiasi pagamento e bonifico sul conto corrente della bilancia dei pagamenti tra la Comunità e l'Albania» verranno autorizzati in moneta liberamente convertibile.
Le Parti hanno inoltre facoltà di adottare eventuali misure emergenziali di salvaguardia sui movimenti di capitale, nel caso in cui possano causare difficoltà al funzionamento della politica di cambio o monetaria di una delle Parti, ad esempio in caso di gravi squilibri nella bilancia dei pagamenti.
Per quanto concerne i beni immobili, la questione dell'acquisto da parte di cittadini della UE in territorio albanese è risolta con la previsione che entro 7 anni dall'entrata in vigore dell'ASA l'Albania procederà all'adeguamento in tal senso della propria normativa interna.
Le disposizioni generali dell'ASA in materia di circolazione dei lavoratori, stabilimento, prestazione di servizi, pagamenti correnti e movimenti di capitale sono soggette ad alcune limitazioni. Esse infatti non si applicano alle attività svolte sul territorio di una o l'altra delle Parti se connesse all'esercizio dei poteri pubblici, né trovano attuazione in caso di allarme per motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza e di pubblica sanità. Le disposizioni dell'ASA, inoltre, saranno progressivamente adeguate a quelle dell'Accordo generale (GATS) sullo scambio dei servizi nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio.
Al fine di avvicinare l'Albania all'acquis communautaire, l'ASA prevede un graduale ravvicinamento della legislazione albanese a quella comunitaria (Titolo VI).
Le problematiche tipicamente comunitarie del contrasto all'abuso di posizione dominante da parte di imprese monopolistiche e delle pratiche che impediscono, limitano o falsano la concorrenza, trovano recepimento in alcune disposizioni dell'Accordo, così come sono dichiarati incompatibili con il funzionamento dell'Accordo gli aiuti di Stato. È peraltro riconosciuta la particolare situazione albanese, nel senso che per i primi 10 anni l'Albania è equiparata, ai sensi del Trattato istitutivo delle Comunità europee e successive modifiche, alle «regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si abbia una grave forma di sottoccupazione».
L'ASA contiene anche delle disposizioni specifiche relative: alle imprese pubbliche o alle imprese cui sono stati riconosciuti diritti speciali o esclusivi; alla tutela e alla applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale (articolo 73 e Allegato V); all'aggiudicazione di appalti pubblici; alla standardizzazione, metrologia, certificazione e valutazione della conformità.
Il titolo VII disciplina la cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni (GAI).
Con riguardo alle politiche di cooperazione (titolo VIII) le Parti si impegnano ad un rafforzamento dei legami economici esistenti per contribuire allo sviluppo e alla crescita economica dell'Albania, anche qui nel più ampio contesto regionale balcanico.
La Comunità si impegna in particolare a fornire assistenza tecnica, su richiesta dell'Albania, per aiutare quest'ultima nel ravvicinamento delle sue politiche a quelle dell'Unione economica e monetaria europea e del mercato unico europeo. Le Parti collaborano inoltre nel settore statistico e cooperano per favorire il potenziamento dei servizi bancari, assicurativi e finanziari, nonché per promuovere e tutelare gli investimenti privati, nazionali ed esteri. La cooperazione riguarda inoltre l'ammodernamento dell'industria albanese, lo sviluppo


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delle piccole e medie imprese, il turismo, il settore delle dogane (Protocollo n. 6) e della fiscalità.
È prevista un'ampia collaborazione anche nel settore sociale, in particolare per quanto riguarda l'occupazione, la previdenza sociale, le pari opportunità, la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori, l'istruzione e la formazione. L'Accordo promuove inoltre fra l'altro la cooperazione culturale e nei settori: dell'informazione e della comunicazione, dell'audiovisivo (anche attraverso la coproduzione nei settori cinematografico e televisivo), delle infrastrutture di comunicazione elettronica e servizi connessi, della società dell'informazione.
In materia di cooperazione finanziaria (titolo IX) vengono stabilite norme per consentire all'Albania di beneficiare di assistenza finanziaria da parte della Comunità sotto forma di sovvenzioni e di prestiti, compresi quelli concessi dalla Banca europea per gli investimenti. Per assicurare il corretto funzionamento dell'Accordo è istituito - come già accennato - un Consiglio di stabilizzazione e di associazione (CSA) composto, da un lato, da membri del Consiglio dell'Unione europea e da membri della Commissione delle Comunità europee e, dall'altro, da membri del Governo albanese. Il CSA è assistito nel suo lavoro dal Comitato di stabilizzazione e di associazione (ComSA). L'ASA istituisce altresì un Comitato parlamentare di stabilizzazione e di associazione composto, da un lato, da membri del Parlamento europeo e, dall'altro, da membri del Parlamento albanese.
L'Accordo dispone che le Parti adottino tutti i provvedimenti necessari per l'adempimento degli obblighi previsti dall'Accordo stesso e per la realizzazione degli obiettivi da questo fissati e stabilisce che possano essere adottate opportune misure in caso di inottemperanza. Ulteriori clausole generali riguardano la garanzia della tutela giuridica e amministrativa dei diritti individuali e di proprietà delle persone fisiche e giuridiche delle Parti; nonché la possibilità di adottare eventuali misure restrittive per ragioni di sicurezza interna e internazionale.
La durata dell'Accordo è illimitata, salva la facoltà delle Parti di denunciarlo, con effetto sei mesi dopo la notifica. L'entrata in vigore dell'Accordo in esame determinerà la decadenza dell'Accordo CE-Albania del 1992 sugli scambi e la cooperazione economica.
Formula infine una proposta di parere favorevole sul provvedimento in questione (vedi allegato 1).

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 9.20.

ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 10 ottobre 2007. - Presidenza del presidente Daniele CAPEZZONE.

La seduta comincia alle 9.20.

Schema di decreto legislativo recante recepimento della direttiva 2005/32/CE, relativa alla progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia.
Atto n. 140.
(Seguito esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 4 ottobre 2007.

Daniele CAPEZZONE, presidente, ricorda che nella scorsa seduta era stato avviato l'esame del provvedimento in esame. Dà quindi la parola al relatore per la formulazione della proposta di parere.

Ruggero RUGGERI (Ulivo), relatore, illustra una proposta di parere favorevole con due osservazioni (vedi allegato 2) sul provvedimento in questione, ricordando


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che lo stesso dà attuazione a una direttiva comunitaria, prescrivendo l'adozione di una specifica marcatura per i prodotti oggetto del provvedimento e il rispetto di determinate norme tecniche. Esprime peraltro le proprie perplessità in relazione al fatto che l'esistenza di molte norme in ambito europeo possa di fatto limitare piuttosto che agevolare la libera circolazione delle merci.

Maurizio BERNARDO (FI) sottolinea che il provvedimento recepisce una direttiva comunitaria e non comporta quindi profili di particolare problematicità. Segnala peraltro la necessità di inquadrare tutti i provvedimenti in materia energetica nell'ambito di un disegno unitario, disegno di cui è attualmente carente l'ordinamento italiano.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 9.30.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 10 ottobre 2007. - Presidenza del presidente Daniele CAPEZZONE. - Interviene il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni.

La seduta comincia alle 9.30.

Legge comunitaria 2007.
C. 3062 Governo, approvato dal Senato.
(Relazione alla XIV Commissione).

Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2006.
Doc. LXXXVII, n. 2.
(Parere alla XIV Commissione).
(Esame congiunto e rinvio).

La Commissione inizia l'esame dei provvedimenti in oggetto.

Daniele CAPEZZONE, presidente, ricorda che la Commissione dovrà trasmettere alla XIV Commissione la relazione sul disegno di legge comunitaria 2006 ed il parere sulla relazione annuale entro il 12 ottobre 2007. Pertanto, propone che la Commissione concluda l'esame preliminare congiunto dei due provvedimenti nella mattinata di oggi. Il termine per la presentazione degli emendamenti è necessariamente fissato per le ore 15,00; ricorda ai colleghi che nel disegno di legge comunitaria di quest'anno, peraltro, non ci sono articoli di competenza della Commissione.
Circa i criteri di ammissibilità degli emendamenti, ricorda che l'articolo 126-ter, comma 4, del regolamento della Camera stabilisce che, fermo quanto disposto dall'articolo 89, i presidenti delle Commissioni competenti per materia e il presidente della Commissione Politiche dell'Unione europea dichiarano inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che riguardino materie estranee all'oggetto proprio della legge comunitaria, come definito dalla legislazione vigente, ed in particolare dall'articolo 9 della legge n. 11 del 2005.
In particolare, saranno considerati inammissibili per estraneità al contenuto proprio della legge comunitaria gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi recanti modifiche di vigenti discipline attuative di direttive (anche se si tratta di precedenti leggi comunitarie) non incluse nel disegno di legge, salvo siano riferiti a norme che siano oggetto di procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia.
Ricorda ancora che, secondo i criteri che sono stati messi a punto nel corso dell'esame dei precedenti disegni di legge comunitaria - e che saranno seguiti anche quest'anno per l'esame degli emendamenti al disegno di legge comunitaria 2006 - gli emendamenti approvati dalle singole Commissioni non saranno inclusi automaticamente nel testo base da licenziare per l'Assemblea; sarà invece necessaria la loro approvazione da parte della XIV Commissione. I suddetti emendamenti potranno essere respinti dalla XIV Commissione


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solo per motivi di compatibilità con la normativa comunitaria o per esigenze di coordinamento generale, secondo quanto prescrive l'articolo 126-ter, comma 5, del regolamento.
In caso di reiezione di emendamenti da parte delle Commissioni di settore nella fase dell'esame delle parti di competenza del disegno di legge, invece, gli eventuali identici emendamenti successivamente ripresentati presso la XIV Commissione dovranno considerarsi irricevibili. Gli emendamenti respinti dalle Commissioni di merito potranno, tuttavia, essere ripresentati in Assemblea.
Dà quindi la parola al relatore per l'illustrazione dei provvedimenti in esame.

Luigi D'AGRÒ (UDC), relatore, ricorda che, come noto, la legge comunitaria è lo strumento con il quale l'ordinamento nazionale è adeguato annualmente alle previsioni recate dall'ordinamento comunitario. Tale adeguamento ha luogo sia mediante il conferimento di deleghe al governo, sia, in via diretta, mediante specifiche disposizioni volte a dare attuazione a obblighi derivanti dall'ordinamento comunitario.
Il disegno di legge comunitaria per il 2007, già approvato in prima lettura dal Senato, non reca peraltro articoli di competenza della Commissione attività produttive, né gli elenchi delle direttive da attuare includono direttive di interesse della Commissione.
Appare quindi opportuno concentrare l'attenzione sulla relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, che contiene invece molte parti di grande rilievo in relazione alle competenze della X Commissione. La relazione è strutturata in cinque parti: la prima parte tratta le questioni strategiche dell'attualità istituzionale dell'Unione europea, presentando le principali questioni politico-istituzionali, in primo luogo connesse al processo di integrazione europea, ma anche collegate alle politiche economiche e finanziarie, incentrate in particolare sull'impegno di tutta l'Unione per la rinnovata strategia di Lisbona, focalizzata su crescita e innovazione. La nuova strategia prevede infatti un preciso impegno da parte degli Stati membri, che hanno il compito di presentare i piani nazionali di riforma e l'informazione annuale sullo stato di attuazione degli obiettivi di Lisbona, monitorati e valutati dalla Commissione e dal Consiglio. In tale quadro il Governo italiano ha presentato il rapporto sullo stato di attuazione del piano per l'innovazione, la crescita e l'occupazione 2006-2008, che, oltre a tenere conto delle quattro priorità espresse dal Consiglio europeo della scorsa primavera (competitività delle imprese, conoscenza e innovazione, occupazione, politica energetica) affronta anche altri nodi della situazione italiana: sostenibilità fiscale, competizione, divari regionali nei tassi di occupazione. Sul rapporto la Commissione ha espresso una valutazione positiva.
La seconda parte della relazione riguarda le novità relative alla cosiddetta «fase ascendente» del processo normativo comunitario, ovvero la partecipazione dei vari livelli al processo decisionale, nonché alla «fase discendente» ovvero l'attuazione data alle direttive e in genere alla normativa comunitaria, dando inoltre conto delle procedure di infrazione.
La terza parte della relazione illustra le linee evolutive delle tematiche relative al mercato interno; ivi sono affrontati alcuni argomenti che riguardano direttamente la competenza della X Commissione: anzitutto il tema della libera circolazione dei servizi in relazione alla recente emanazione della direttiva sui servizi nel mercato interno (2006/123/CE).
Nella relazione viene specificato che a seguito della pubblicazione della direttiva sulla gazzetta ufficiale dell'Unione europea L376 del 27 dicembre 2006, ha avuto inizio il periodo di tre anni entro il quale gli Stati membri sono chiamati a mettere in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessario per conformarsi alle disposizioni della direttiva stessa.
Sono numerose le misure che gli Stati membri dovranno adottare prima del 28 dicembre 2008, data di recepimento della


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direttiva, entro la quale gli Stati membri dovranno comunicare alla Commissione il testo delle disposizioni adottate. Per quanto concerne le misure che comportano l'adozione di adempimenti pratici che vanno oltre alla semplice modifica della normativa nazionale, grande rilievo assumono gli adempimenti relativi alla semplificazione amministrativa. Tra questi, è prevista l'istituzione di sportelli unici mediante i quali i prestatori potranno espletare le procedure e le formalità per poter svolgere le proprie attività di servizi, in particolare le dichiarazioni, notifiche o istanze necessarie per ottenere l'autorizzazione delle autorità competenti.
Altro tema è quello della libera circolazione dei professionisti. Il principale atto legislativo in tale settore nel 2006 è rappresentato dalla direttiva 2005/36/CEE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. La direttiva è entrata in vigore il 20 ottobre 2005 e deve essere recepita nelle legislazioni nazionali entro il 20 ottobre 2007. Al riguardo, ricorda, che le Commissioni II e X stanno esaminando lo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva in questione.
Per quel che riguarda la proprietà intellettuale, nella relazione si sottolinea che il 15 dicembre 2006 i Capi di Stato e di Governo hanno individuato, tra le priorità per stimolare l'innovazione, la necessità di elaborare una strategia globale in materia di diritti di proprietà intellettuale, che tenga conto del problema della qualità del regime di tali diritti.
In questo contesto, il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a presentare prioritariamente la propria comunicazione sul sistema dei brevetti in Europa, che tuttavia non sarà disponibile prima della prossima primavera (marzo-aprile 2007).
L'intenzione della Commissione è, comunque di procedere su due direttrici principali: definzione di opzioni per agevolare il rilancio del brevetto comunitario e sviluppo dell'accordo per dirimere le controversie per i brevetti europei (EPLA- European Patent Litigation Agreement, un sistema giurisdizionale facoltativo, di natura intergovernativa, ancora in fase di studio e comune ai 31 Stati membri della Convenzione sul brevetto europeo del 1973, che prevede, in particolare la creazione di una Corte d'appello europea).
Nella relazione si sottolinea altresì che per l'Italia l'istituzione del brevetto comunitario attraverso un titolo di protezione non discriminatorio e unico per tutta l'UE rappresenta un passo di fondamentale importanza per aumentare la competitività delle imprese europee rispetto ai concorrenti americani e giapponesi, che già dispongono di titoli di protezione unitari, ottenibili a costi ragionevoli. Pertanto, sarà impegno del Governo promuovere, quanto prima, soluzioni comunitarie per migliorare il sistema dei brevetti, in sintonia con le scelte già compiute dall'Unione europea per i marchi e i disegni e modelli, garantendo una certezza giuridica ottimale, nel quadro di un sistema giurisdizionale con un primo grado, comunitario, affidato a camere specializzate funzionanti presso i tribunali nazionali e un appello, centralizzato, presso il Tribunale di prima istanza di Lussemburgo.
Infine, per quel che riguarda la protezione dei consumatori, la relazione ricorda che nel corso del 2006 l'elaborazione e l'attuazione delle attività nazionali hanno tenuto conto dell'evoluzione della strategia e delle linee politiche sviluppate a livello comunitario, con specifico riguardo alle priorità definite nei programmi delle Presidenze di turno (Austria e Finlandia), nonché al programma di azione della Commissione europea, in base alla strategia 2002-2006 per la politica dei consumatori.
L'attività delle istituzioni comunitarie e nazionale in materia di tutela degli interessi economici dei consumatori si è focalizzata sui seguenti dossier: l'attuazione del regolamento CE 2006/2004 finalizzato al raggiungimento di un livello comune ed elevato di protezione dei consumatori con l'applicazione efficace della legislazione c.d «enforcment; la rete per la composizione stragiudiziale europea delle controversie di consumo (ECC-NET).
Sono altresì proseguiti presso il Consiglio dell'Unione europea i lavori relativi


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alla Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio «relativa all'armonizzazione delle disposizioni legislative, regolamentari, amministrative degli Stati membri in materia di credito ai consumatori», sulla base di una proposta modificata della Commissione.
Nella parte quarta della relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea - che è certamente quella di maggiore interesse per la Commissione - sono illustrate le linee evolutive delle tematiche relative alle politiche comuni previste dal Trattato CE, in base ad una impostazione finalizzata a collegare le politiche di settore e l'azione complessiva programmatica del Governo nell'ambito della strategia di Lisbona, attraverso il riferimento alle priorità individuate nel già citato piano nazionale di riforma 2006-2008.
Nella relazione si sottolinea infatti che il Governo «ha individuato la cornice normativa all'interno della quale promuovere la realizzazione dei propri obiettivi e ha, altresì, individuato gli strumenti attuativi. Gli interventi riguardano numerosi settori: misure specifiche sono state avviate per la liberalizzazione di importanti segmenti di mercato, per il recupero del deficit infrastrutturale dell'Italia, per dare nuovo slancio e valore alla ricerca e all'innovazione.»
Per quel che riguarda in particolare la strategia di Lisbona, già nella parte prima della relazione («Sviluppi del processo di integrazione europea e orientamenti generali»), si sottolinea che il 2006 ha rappresentato il primo anno di attuazione della rinnovata Strategia di Lisbona e che il Consiglio europeo di primavera 2005 stabilì che gli Stati membri presentassero nell'autunno un Programma nazionale di riforme (PNR), nel quale delineare priorità e strumenti per raggiungere gli obiettivi di maggiore crescita e occupazione.
Il 19 ottobre 2006 il Governo ha trasmesso ufficialmente alla Commissione europea il primo rapporto di attuazione del PNR per la strategia di Lisbona.
L'analisi alla base del PNR ha evidenziato che l'Italia soffre di alcuni ritardi strutturali che ne limitano il potenziale di crescita e la capacità competitiva e ne hanno accentuato l'instabilità macroeconomica e il disagio sociale.
Questi ritardi vanno ricercati in un contesto economico poco favorevole alle imprese e alla loro capacità di crescita per l'accentuato onere regolatorio che grava sull'economia, per la bassa produttività delle risorse umane, per le limitate risorse dedicate alla ricerca e all'innovazione.
Le principali sfide dell'economia italiana - prosegue la relazione - vanno inquadrate anzitutto in un contesto macroeconomico che vede l'impegno prioritario del Governo a perseguire l'obiettivo della stabilità delle finanze pubbliche. Le priorità dell'azione economica e sociale del Governo non possono, inoltre, prescindere dal contesto internazionale. L'Italia intende rispondere a queste sfide con una strategia volta ad innalzare il tasso di crescita potenziale dell'economia mediante interventi sui fattori della produttività, sul contesto economico e regolatorio, sulle caratteristiche del sistema produttivo. Ciò significa maggiore innovazione e ricerca, maggiore facilità di accesso al mercato dei capitali, crescita dimensionale delle imprese, sostegno alla internalizzazione, capacità di attrazione di investimenti esteri. In questo quadro, per l'Italia assume importanza strategica la politica energetica fondata su sicurezza delle forniture e maggiore liberalizzazione dei mercati. Il Governo, anche in risposta alle indicazioni del Consiglio europeo di primavera 2006, ha adottato provvedimenti per la diversificazione delle fonti primarie e la realizzazione di nuove infrastrutture di approvvigionamento di gas naturale, nella prospettiva di aprire i mercati in coerenza con effettive condizioni di concorrenza nell'offerta, terzietà nella gestione di infrastrutture e integrazione del mercato interno.
Passando alle singole aree di intervento previste dalla parte quarta della relazione, per quel che riguarda le politiche industriali nella relazione si sottolinea che l'Italia ha attivamente partecipato, aderendo alle opportunità di scambio di esperienze tra gli Stati membri e con gli Stati


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di nuovo o di futuro ingresso nell'Unione europea, ad alcune specifiche iniziative comunitarie in tema di politiche industriali (es. rete comunitaria IQ NET-rete di amministrazioni regionali e nazionali coinvolte nella gestione dei programmi dei fondi strutturali in un ampio numero di paesi UE). Ha partecipato, altresì, al programma Twinning con la Romania (in team con il MEF, il MATT, l'IPI e il FORMEZ) per l'affiancamento di questo nuovo Stato membro nella preparazione di un suo Programma comunitario per competività e di un suo programma nazionale per la politica industriale.
In materia di attuazione delle politiche di coesione economica e sociale, la gestione del programma operativo nazionale «Sviluppo imprenditoriale locale» nell'ambito del QCS (Quadro comunitario di sostegno) per le aree dell'obiettivo 1 nel periodo di programmazione 2000-2006 è stata finalizzata alla crescita e al consolidamento del tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno, con una dotazione di risorse comunitarie e nazionali di 4.453 milioni di euro. Il 70 per cento delle risorse disponibili è riservato alle piccole e medie imprese. Il programma operativo nazionale (PON) individua fra l'altro una serie di misure riferite a regimi di agevolazione nazionali che servono da strumento per l'attuazione delle politiche di sviluppo e nelle quali confluiscono anche le risorse finanziarie comunitarie.
Nell'ambito della programmazione per il periodo 2007-2013, è stato, inoltre, proposto nel mese di settembre 2006 il documento «Linee per un PON Competitività nelle Regioni Convergenza», che coerentemente con il nuovo approccio di politica industriale espresso dal disegno di legge «Industria 2015» e con l'obiettivo del QSN (Quadro strategico nazionale) di sostenere politiche per la ricerca e l'innovazione, intende perseguire le seguenti strategie: nuove forme di cooperazione tra imprese e ricerca, coinvolgimento del sistema finanziario, collegamento funzionale tra le diverse realtà locali, collegamento con le iniziative europee e internazionali in materia di collaborazione industriale e scientifica (es. piattaforme tecnologiche, accordi internazionali di ricerca).
Il nuovo PON sarà pertanto incentrato sui progetti di innovazione industriale, cui faranno da complemento gli interventi integrati di innovazione (es. PIA - pacchetto integrato di agevolazioni - innovazione, Bandi telematici legge 46; legge 488 riformata) e le azioni di accompagnamento e rafforzamento del contesto, volte al miglioramento della capacità di valutazione dei progetti e delle condizioni creditizie, nonché al rafforzamento delle attività in materia di brevetti e alla valorizzazione delle eccellenze degli sportelli unici. Per quanto riguarda le problematiche della competitività, la relazione segnala l'attività di «Gestione locale della rete» per la notifica elettronica (SANI), avviata dalla Commissione europea il 1 gennaio 2006 e affidata in Italia al Ministero dello sviluppo economico - Direzione generale sviluppo produttivo e competitività che, ad oggi, ha abilitato, a richiesta, a operare sul sito dedicato 64 funzionari dell'Amministrazione centrale e 194 funzionari di amministrazioni locali. Per quel che riguarda la politica energetica, la relazione sottolinea che il 2006 ha visto l'avvio di una evoluzione sostanziale della politica energetica europea. In particolare, l'attenzione è stata posta su tre principali obiettivi strettamente integrati: sicurezza dell'approvvigionamento energetico, competitività e sviluppo sostenibile, inclusi i cambiamenti climatici.
I nuovi lineamenti della politica energetica europea sono stati tracciati nel Libro verde «Una strategia europea per un'energia sostenibile, competitiva e sicura», presentato dalla Commissione l'8 marzo 2006.
Sottoposto ad un ampio processo di consultazione, il documento, insieme ai risultati dell'indagine sullo stato della concorrenza nel settore, intende fornire gli elementi per individuare nuove misure di intervento di politica energetica in relazione alla piena apertura dei mercati europei del 1o luglio 2007.


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In particolare, l'accento è posto sulla necessità di affrontare le sfide mediante una politica energetica che l'Unione europea, fatto salvo il rispetto delle scelte dei singoli Paesi membri, possa esprimere attraverso «una sola voce».
Nella relazione si ricorda che già a fine 2005 la Commissione europea aveva adottato la sua prima relazione sullo stato di avanzamento della creazione del mercato interno del gas e dell'elettricità e che tale relazione poneva in evidenza forti criticità legate a un grado ancora insufficiente di adozione delle direttive elettricità e gas, rilevando ritardi, recepimenti «minimalisti» o meramente letterali, che rendono insufficiente il grado di integrazione dei singoli mercati nazionali. Importanti nodi critici sono l'assenza di effettiva concorrenza transfrontaliera, un forte grado di concentrazione dei mercati nazionali, crescita dei prezzi medi all'ingrosso dell'energia e del gas, diversificata operatività delle regole che devono garantire l'indipendenza effettiva degli operatori delle reti da quelli del mercato, nonché disomogeneità di competenze e di grado di indipendenza effettiva dei regolatori dell'energia in Europa.
Anche il Consiglio europeo del marzo 2006 ha sottolineato la necessità di coerenza tra gli Stati membri e tra le azioni nei diversi settori di intervento. La crescita nell'UE deve essere perseguita attraverso mercati aperti e competitivi che favoriscano gli investimenti, lo sviluppo ambientale, l'occupazione, le politiche regionali e in particolare quella dei trasporti.
Inoltre, il Consiglio dei ministri dell'energia di giugno 2006 ha svolto un dibattito orientativo sul mercato interno dell'energia, adottando, in materia, delle conclusioni che tendono a qualificare gli orientamenti futuri dell'Unione partendo dalla tappa intermedia dei mercati regionali esistenti del gas ed elettrico e avviandosi verso una loro crescente integrazione con altri Stati membri. In particolare, si è esplicitata la necessità di una «piena, effettiva, trasparente implementazione e un'applicazione omogenea dell'esistente legislazione comunitaria che non dovrà essere applicata solo nella lettera ma anche nello spirito».
La relazione ricorda che per l'Italia il disegno di legge A.S. 691 di delega al Governo per completare la liberalizzazione dei settori dell'energia elettrica e del gas e per il rilancio del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili, in attuazione delle direttive comunitarie 2003/54/CE, 2003/55/CE e 2004/67/CE, contiene le disposizioni necessarie al pieno recepimento delle direttive sul mercato interno dell'elettricità e del gas.
Inoltre - segnala sempre la relazione - il recente decreto contenente le modalità per le importazioni di energia elettrica ha già accolto le obiezioni della Commissione sull'accesso discriminatorio dei terzi alla rete, eliminando, in particolare, l'accesso preferenziale per i contratti storici degli operatori dominanti.
Viene inoltre ricordato nella relazione che il Consiglio UE ha adottato a fine 2006 un Piano d'azione sull'efficienza energetica, che costituisce una guida per i piani nazionali che ciascun Stato membro dovrà presentare alla Commissione nel 2007 sulla base della direttiva 2006/32/CE e che nel corso del 2006 è stato inoltre adottato il Piano d'azione sulle biomasse per accelerare lo sviluppo delle bioenergie prodotte dal legno, rifiuti e piante da utilizzare nei settori del riscaldamento, dell'elettricità e del trasporto (biocarburanti).
In un apposita sezione della relazione dedicata alla «revisione strategica dell'energia», viene sottolineato che la Commissione ha presentato il 10 gennaio la Comunicazione «Una politica energetica per l'Europa». In essa vengono descritti gli obiettivi di fondo del contrasto al cambiamento climatico, realizzando al contempo la sicurezza dell'approvvigionamento e la promozione della crescita e dell'occupazione.
L'approccio seguito dalla Commissione è dichiaratamente trasversale. «Nessun elemento della politica fornisce tutte le risposte - essi debbono essere considerati in modo congiunto e integrato».


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Il «pacchetto» contiene un documento strategico generale e una serie di altri documenti su: cambiamento climatico, energie rinnovabili, energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, biocarburanti, prospettive del mercato interno dell'elettricità e del gas, interconnessioni prioritarie, produzione sostenibile di energia da fonti fossili, tecnologie energetiche strategiche, nucleare.
Per quel che riguarda la ricerca e l'innovazione, la relazione segnala che il Consiglio europeo di primavera (23-24 marzo 2006) ha posto «il maggiore investimento nella conoscenza e nell'innovazione» tra le aree di intervento prioritario per l'Unione, ricordando l'importanza della ricerca e sviluppo nell'ambito del rilancio della strategia di Lisbona e invitando tutti gli Stati membri a promuovere politiche e azioni per conseguire l'obiettivo generale stabilito del 3 per cento entro il 2010.
La Commissione, il 13 settembre 2006, adottando la nuova comunicazione sull'innovazione «Mettere in pratica la conoscenza: un'ampia strategia dell'innovazione per l'UE» (COM 2006 502) ha presentato un programma in 10 punti per un'azione a livello nazionale ed europeo destinata a promuovere l'innovazione come punto di forza dell'economia dell'Unione.
Il Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2006, sulla scia della riunione informale dei Capi di Stato e di Governo di Lahti, che ha avuto come argomento centrale l'innovazione, ha ribadito il ruolo cruciale della stessa, approvando le Conclusioni del Consiglio Competitività del 4 dicembre 2006 «Un'ampia strategia dell'innovazione: priorità strategiche di un'azione per l'innovazione a livello dell'UE» che definisce 9 priorità per la messa in atto della strategia di innovazione dell'Unione.
La relazione ricorda, infine, che tra i principali risultati del processo di integrazione europea nel campo dell'innovazione che si sono registrati nel corso dell'anno si evidenziano gli sviluppi legati al Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico, al Programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP), al Progetto ITER (Impresa tecnologia ricerca), all'Istituto europeo di tecnologia, alla Presidenza italiana dell'iniziativa EUREKA, al Programma COST (cooperazione europea nel campo delle ricerca scientifica e tecnologica) e al Comitato per la ricerca scientifica e tecnologica (CREST).
Per quel che riguarda più in particolare l'iniziativa EUREKA, la relazione sottolinea che EUREKA è l'iniziativa internazionale a cui aderiscono 37 paesi europei e la Commissione, mirata alla generazione di progetti di ricerca e sviluppo industriale, di cooperazione internazionale, con lo scopo di far crescere la competitività europea nel mercato globale. A luglio 2006, l'Italia ha assunto la Presidenza annuale di turno dell'iniziativa.
La Presidenza italiana - sottolinea la relazione - nel primo semestre ha agito per rafforzare l'iniziativa EUREKA nell'obiettivo di «accrescere la produttività e la competitività dell'economia e dell'industria europea sul mercato civile mondiale». Sotto il suo impulso è continuata la definizione del programma innovativo «Art.160-EUROSTARS» rivolto alle PMI europee. Tale programma si propone come obiettivo fondamentale la generazione di progetti di ricerca e sviluppo da parte di piccole e medie imprese altamente innovative, in tutti i settori tecnologici per applicazione civile, quali informatica, materiali, ambiente, trasporti, medicina. In occasione del primo incontro organizzato dalla Presidenza italiana nell'ottobre 2006, i Paese membri sono stati rappresentati con oltre cento delegati, settantuno nuovi progetti sono stati approvati (il numero più elevato mai raggiunto in una singola sessione) per un budget complessivo di 123 miliardi di euro. L'Italia si è collocata in testa alla graduatoria dei Paesi partecipanti, con 16 progetti approvati e un budget complessivo di 19,3 miliardi di euro.
Per quel che riguarda la politica commerciale, la relazione sottolinea che anche per il 2006 il Governo italiano si è posto come obiettivo fondamentale il rafforzamento della complementarietà tra due


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fondamentali linee di attività: l'una concernente la definizione delle linee di politica commerciale e l'altra la gestione degli scambi commerciali.
Ciò allo scopo di continuare la propria azione di sostegno al miglioramento competitivo del Paese nel panorama internazionale. Tale attività può essere considerata di interesse vitale per l'economia del Paese poiché, sulla base delle strategie individuate dal vertice politico, si è fornito un assist fondamentale all'industria e al commercio italiano.
Al riguardo, la relazione segnala che la materia della politica commerciale viene trattata in ambito comunitario, in quanto la relativa attività negoziale è gestita dalla Commissione attraverso un Comitato ad hoc designato dal Trattato (Comitato 133) per assisterla in tale compito nell'ambito delle direttive individuate dal Consiglio.
Anche nel 2006 - sottolinea la relazione - l'Italia ha partecipato ai lavori comunitari fornendo tutti i necessari contributi alla definizione della politica commerciale, e facendosi, altresì, interprete in tale sede degli interessi dei settori produttivi ed esportativi del Paese, alla luce delle esigenze manifestate dagli stessi settori con i quali vi è stato un continuo rapporto e scambio di informazioni.
In conclusione, ricorda che la quinta parte della relazione analizza l'andamento delle politiche economiche e dei flussi finanziari provenienti dall'Unione europea all'Italia.

Daniele CAPEZZONE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 9.45.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 10 ottobre 2007. - Presidenza del presidente Daniele CAPEZZONE. - Interviene il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni.

La seduta comincia alle 9.45.

Disposizioni per la formulazione del piano energetico nazionale e per la realizzazione di nuovi impianti nucleari.
C. 2211 Urso.
(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 3 ottobre 2007.

Daniele CAPEZZONE, presidente, ricorda che nella scorsa seduta la Commissione ha iniziato l'esame del provvedimento, invitando i colleghi che desiderano intervenire a prendere la parola.

Ruggero RUGGERI (Ulivo) sottolinea che la reintroduzione in Italia del «nucleare», così come previsto dal provvedimento in esame, comporta la necessità di una serie di valutazioni sia per il centro-destra che per il centro-sinistra. Per quel che riguarda il centro-sinistra, sottolinea in particolare che esiste sicuramente un «tabù» di tipo culturale, che va probabilmente superato attraverso un esame obiettivo e approfondito, ricordando al riguardo che la presenza del nucleare è ormai riscontrabile in varie parti del mondo, alcune anche a noi molto vicine. Evidenzia inoltre che dopo lo svolgimento del referendum sul nucleare vi è stato un'incomprensibile interruzione delle attività di studio e di ricerca riguardanti il nucleare, ricordando in particolare che tale attività di ricerca risulta fondamentale se non altro nell'ottica della soluzione dei problemi originati dalla presenza di scorie nucleari nel nostro Paese. Chiarisce in ogni caso che, successivamente allo svolgimento del referendum è stato superato uno dei vincoli che erano stati posti dal referendum stesso, cioè quello relativo alla partecipazione di ENEL in società estere aventi ad oggetto la ricerca e l'attività nel campo del nucleare. Evidenzia pertanto la propria posizione favorevole non tanto all'introduzione dell'energia nucleare nel


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nostro Paese quanto all'avvio di una seria discussione del problema.
Per quel che riguarda gli aspetti positivi relativi all'introduzione dell'energia nucleare, sottolinea che un primo aspetto positivo è quello relativo alla possibilità per il nostro Paese di conseguire una maggiore autonomia energetica attraverso l'introduzione dell'energia nucleare. Ricorda, inoltre, che il tema dell'energia nucleare può essere considerato un tema quasi «fondante» dell'Unione europea, sottolineando in particolare che una delle tre comunità europee (l'EURATOM) fa proprio riferimento al tema dell'energia.
La diffusione dell'energia nucleare sembrerebbe opportuna anche in ragione del fatto che molti Paesi ne fanno uso anche per scopi non pacifici (vedi il controverso caso dell'IRAN) e che quindi sarebbe discriminatorio non consentire l'uso dell'energia nucleare per scopi civili.
Auspica quindi che sul tema ci sia una riflessione decisa e approfondita da parte del Parlamento, ritenendo peraltro piuttosto evidente che in questa situazione politico-parlamentare non ci siano le condizioni necessarie per arrivare all'approvazione della proposta in esame.

Luigi D'AGRÒ (UDC) preannunciando la prossima presentazione di una proposta di legge in materia da parte del gruppo UDC, esprime la convinzione che aprire la discussione sul provvedimento in questione costituisca un passo avanti importante rispetto al modo di affrontare il problema energia che ha caratterizzato ultimamente la vita politica italiana. Ritiene pertanto che la discussione del progetto di legge in materia possa finalmente costituire un cambio di rotta deciso rispetto al passato, auspicando che tale cambio di rotta comporti effettivamente la possibilità di raggiungere dei risultati concreti. Sottolinea, in particolare, che si dovrebbe prendere coscienza definitivamente del fatto che le posizioni «ambientaliste» in materia di energia non si identificano con quelle maggiormente progressiste, tendendo nei fatti a bloccare qualsiasi cambiamento che possa contribuire a risollevare l'Italia dalla sua estrema dipendenza in materia di energia.
In particolare considerare seriamente la problematica del nucleare costituisce ormai un passo obbligato per la vita politica italiana, anche alla luce del fatto che i problemi relativi all'approvvigionamento energetico si stanno ponendo sempre di più all'attenzione dell'opinione pubblica e che per la soluzione di tali problemi si è forse dato troppo risalto ad argomenti come quelli dei rigassificatori e delle fonti energetiche alternative.
Ritiene che negli anni successivi al referendum sono stati alimentati alcuni pregiudizi attorno al tema del nucleare che andrebbero definitivamente superati. Tali pregiudizi in particolare prendono spunto da un'errata valutazione dell'impatto del referendum sull'ordinamento italiano. In particolare, sottolinea che con l'approvazione del referendum contro il nucleare si sarebbe soltanto dovuta bloccare la costruzione di nuove centrali, mentre è prevalsa l'interpretazione che nel nostro Paese non fosse più possibile produrre energia nucleare tout court.
Anche l'orientamento del Governo sul nucleare appare di recente mutato, in quanto il Ministro Bersani ha mostrato talune aperture nei confronti del tema in questione, anche in considerazione del fatto che tali aperture sono necessarie alla luce degli orientamenti europei in materia. Non nasconde che esistono certamente degli aspetti relativi allo sviluppo del nucleare che vanno approfonditi e discussi e che tali tempi di approfondimento non sono sicuramente brevi. Ritiene peraltro, in conclusione, che proprio l'ampiezza del tempo a disposizione deve spronare a occuparsi del tema piuttosto che a trascurarlo, avviando un percorso di approfondimento e confronto, condividendo, maggioranza ed opposizione, un percorso di conoscenza che porti ad un risultato utile per il Paese.

Maurizio BERNARDO (FI), ricordando che per quel che riguarda la materia energetica esistono problemi non solo relativi al nucleare ma anche all'energia


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elettrica con riferimento in particolare alla questione dei rigassificatori, sottolinea per quel che riguarda più specificamente il tema del nucleare che il primo scoglio da superare è l'avversità di tipo culturale che si registra nel nostro Paese. Rimarca peraltro che negli altri paesi europei c'è invece un'attenzione maggiore rispetto al problema e quindi una volontà maggiore di trovare soluzioni concrete, ricordando peraltro che l'Italia non può oltre un certo limite esentarsi dall'affrontare il problema in quanto vi sono organismi europei che si occupano dello stesso, quali ad esempio l'EURATOM e il Forum di Quarta Generazione. Sottolinea in particolare che alcuni paesi europei quale ad esempio la Francia hanno fatto grossi investimenti sul nucleare, ritenendo pertanto fondamentale conoscere la posizione del Governo in materia anche dell'ambito di uno specifico question time.
Evidenzia peraltro che sarebbe opportuno che l'Italia rivolgesse la propria attenzione non solo agli interventi relativi alla «Quarta Generazione» ma soprattutto a quelli di «Terza Generazione» o «Terza Generazione Plus», ricordando in particolare che gli interventi da ultimo citati possono essere attuati in tempi molto più brevi (cinque anni) rispetto a quelli occorrenti per dare attuazione agli interventi di «Quarta Generazione» (più di venti anni). Si riferisce in particolare ai reattori pressurizzati, che sono stati oggetto di importanti investimenti recentemente da parte di Francia e Finlandia. Ritiene pertanto che il tema dovrebbe essere oggetto di una specifica indagine conoscitiva da parte della Commissione, auspicando inoltre che lo Stato italiano si determini a partecipare attivamente almeno alla ricerca nel settore, ritenendo non appropriato che siano solamente soggetti privati italiani (ENEL) a partecipare ad oggi agli investimenti stessi.

Il sottosegretario Alfonso GIANNI ritiene che, come sottolineato dall'onorevole Ruggeri, il tema del nucleare sia un tema che ha varie implicazioni di tipo tecnico e culturale con riferimento al rapporto tra cittadino e ambiente. In particolare sottolinea che le preoccupazioni di tipo ambientalistico non vanno affatto trascurate, in quanto le stesse sono anche supportate da valutazioni scientifiche di rilievo. Condivide un'impostazione del problema che non trascuri il fatto che l'Italia appartiene all'Unione europea e che deve quindi adeguarsi alle decisioni in materia di politica energetica assunte in tale ultimo ambito, sottolineando inoltre che il tema del nucleare va inquadrato nell'ambito di una strategia complessiva sul piano nazionale. Ritiene che non si debbano coltivare eccessivi entusiasmi riguardo ai vantaggi che possono derivare dall'introduzione dell'energia nucleare, anche se ritiene che uno di tali vantaggi sia innegabilmente da associare al fatto che l'introduzione del nucleare può agevolare le politiche di riduzione dell'emissione di anidride carbonica, politiche che devono essere tenute in considerazione con molta attenzione dal nostro Paese, in virtù degli impegni e degli obblighi internazionali contratti in materia. Ricorda, in particolare, che gli obblighi in questione originano dal protocollo di Kyoto e che una tappa fondamentale in materia sarà rappresentata dalla prossima Conferenza di Bali, nell'ambito della quale verranno meglio definite le posizioni degli Stati Uniti e della Cina in merito alla materia in questione.
Per quel che riguarda l'atteggiamento degli stati europei nei confronti del nucleare, ricorda che fino a poco tempo fa la presenza del nucleare nei paesi europei, seppur consistente, non assumeva comunque rilievo così fondamentale. Solo recentemente vi è stato un interesse maggiore rispetto al tema da parte di vari paesi europei. Cita al riguardo l'esempio della Gran Bretagna che ha promosso un referendum sulla scelta di utilizzare il nucleare per la riduzione dell'emissioni di anidride carbonica e della Finlandia che ha previsto la realizzazione di interventi nel settore nucleare negli anni 2008 e 2011, nonché della Germania e della Francia che hanno preannunciato la realizzazione di reattori EPR.


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Sottolinea peraltro che tale crescente interesse nei confronti del nucleare non riguarda in generale tutti i paesi europei, dato che peraltro non esiste al momento una posizione comune a favore del nucleare assunta in modo esplicito dall'Unione europea. A tale ultimo riguardo, ricorda che l'Italia in una recente riunione del Consiglio dell'Unione europea è stato uno dei paesi che ha determinato il fallimento di un'iniziativa volta a considerare il nucleare un punto cardine della politica energetica nell'ambito dell'Unione europea. Al momento quindi ciascuno stato europeo decide per conto proprio per quel che riguarda la politica nel campo dell'energia nucleare. Per quel che riguarda il nucleare di nuova generazione, evidenzia che tale forma di energia richiede tempi molto lunghi di sviluppo, sottolineando che difficilmente è possibile raggiungere obiettivi di riduzione di emissione di anidride carbonica entro il 2020 attraverso impianti di tale genere, a meno che non si verifichino «miracoli» dal punto di vista tecnologico. Occorre inoltre non trascurare il fatto che i costi derivanti dall'introduzione dell'energia nucleare comprendono anche quelli relativi allo smantellamento delle centrali nucleari non più usate e allo smaltimento delle scorie nucleari, costi che non sono irrisori e che anche se non immediati bisogna comunque prima o poi affrontare, quando si decide di fare affidamento sul nucleare. Inoltre, un altro dei problemi che derivano dall'opzione nucleare è quello relativo alla messa in sicurezza delle scorie, dato che le ipotesi scientifiche finora studiate per risolvere tale problema non sono allo stato tali da scongiurare rischi per la salute umana. Mette in dubbio inoltre il fatto che, come sostenuto da vari ambienti scientifici, i costi relativi al nucleare siano inferiori rispetto a quelli necessari relativamente all'uso di altri fonti energetiche, ribadendo a tale riguardo che tali costi devono comprendere i costi per lo smantellamento delle centrali e per la messa in sicurezza delle scorie, che non sono facilmente quantificabili. Ricorda inoltre che aprire al nucleare potrebbe anche creare problemi dal punto di vista della già intrapresa liberalizzazione dei mercati energetici, in quanto solo pochi operatori sarebbero in grado di competere in un mercato aperto al nucleare. La scelta verso il nucleare richiederebbe un massiccio intervento dello Stato, e ciò sconfesserebbe di fatto gli interventi normativi recentemente adottati in tema di liberalizzazione, che sono peraltro imposti allo Stato italiano da precise normative comunitarie. Per quel che riguarda l'argomentazione in base alla quale l'introduzione dell'energia nucleare avrebbe effetti benefici per quel che riguarda la soluzione del problema della autonomia e della sicurezza energetica, sottolinea che tale argomentazione non considera innanzitutto che l'uranio è una risorsa non illimitata e che una reale autonomia dal punto di vista energetico potrebbe realizzarsi solamente attraverso la costruzione di un numero elevato di centrali nucleari, ciò che richiederebbe tempi molto lunghi di realizzazione. Come altro aspetto negativo del nucleare indica i possibili usi distorti che potrebbero esserne fatti e i problemi collegati alla recrudescenza del terrorismo.
Ritiene, inoltre, fondamentale non sottovalutare le preoccupazioni e le proteste che verrebbero sollevate dalle popolazioni interessate dalla realizzazione di centrali nucleari, ricordando peraltro che tali preoccupazioni hanno riguardato anche altri impianti diversi dal nucleare come i rigassificatori o le centrali a carbone ovvero perfino le pale eoliche. Giudica pertanto fondamentale, fermo restando la propria posizione contraria nei confronti della introduzione della energia nucleare in Italia, diffondere una cultura più aperta nei confronti degli impianti diversi dal nucleare, sensibilizzando la popolazione e inquadrando inoltre la realizzazione degli impianti stessi nell'ambito di una programmazione nazionale che riconosca le esigenze della popolazione, mettendo in atto inoltre degli interventi di bonifica preventiva. In tale ottica ricorda la Conferenza energetica nazionale che avrà luogo nei primi mesi del 2008 e che avrà il compito di definire il quadro generale


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della politica energetica italiana. Ritiene peraltro fondamentale, in conclusione, che l'Italia partecipi attivamente alla ricerca scientifica sull'energia nucleare.

Daniele CAPEZZONE, presidente, sottolinea l'importanza dell'argomento trattato dalla Commissione. Ritiene che nel prossimo Ufficio di Presidenza possa essere discusso il calendario dei lavori della Commissione relativamente al seguito della discussione della proposta di legge e possano essere inoltre valutate tutte le altre iniziative in materia proposte nel corso della seduta. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 10.30.

INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 10 ottobre 2007. - Presidenza del presidente Daniele CAPEZZONE.

La seduta comincia alle 15.

Indagine conoscitiva sull'attuazione della legge 29 marzo 2001, n. 135, concernente la riforma della legislazione nazionale sul turismo.

Audizione di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e dell'Unione delle Province d'Italia (UPI).
(Svolgimento e conclusione).

Daniele CAPEZZONE, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Avverte inoltre che l'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva, deliberata dalla X Commissione in relazione all'attuazione della legge 29 marzo 2001, n. 135, concernente la riforma della legislazione nazionale sul turismo, l'audizione di rappresentanti della Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e dell'Unione delle Province d'Italia (UPI).

A nome della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Bolzano Guido PASI, Assessore al turismo dell'Emilia Romagna, a nome dell'ANCI Antonio CENTI, Presidente ANCI Abruzzo, e a nome dell'UPI Angelo VILLANI, Presidente e responsabile turismo della provincia di Salerno, Marcella BONDONI, Assessore al turismo del comune di Rimini e Ledo PRATO, Esperto turismo svolgono una relazione sui temi oggetto dell'audizione.

Intervengono quindi i deputati Giuseppe CHICCHI (Ulivo) e Ruggero RUGGERI (Ulivo) per porre quesiti e formulare osservazioni, ai quali replicano Guido PASI, Assessore al turismo dell'Emilia Romagna, Silvano GORI, Assessore comune di Firenze, Adriana POLI BORTONE, Vice sindaco di Lecce e vice Presidente vicario ANCI, Angelo VILLANI, Presidente e responsabile turismo della provincia di Salerno e Antonio CENTI, Presidente ANCI Abruzzo.

Daniele CAPEZZONE, presidente, ringrazia i soggetti auditi per gli interventi svolti e dichiara conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.25.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 10 ottobre 2007. - Presidenza del presidente Daniele CAPEZZONE.

La seduta comincia alle 16.30.


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Legge comunitaria 2007.
C. 3062 Governo, approvato dal Senato.
(Relazione alla XIV Commissione).
(Seguito esame e conclusione - Relazione favorevole).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta di questa mattina.

Daniele CAPEZZIONE, presidente, avverte che non sono stati presentanti emendamenti sul provvedimento in esame. Chiede pertanto al relatore di formulare la proposta di relazione sul provvedimento in esame.

Luigi D'AGRÒ (UDC), relatore, formula una proposta di relazione favorevole sul provvedimento in questione (vedi allegato 3).

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2006.
Doc. LXXXVII, n. 2.
(Parere alla XIV Commissione).
(Seguito esame e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta di questa mattina.

Luigi D'AGRÒ (UDC), relatore, formula una proposta di parere favorevole con osservazioni sul provvedimento in esame (vedi allegato 4).

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 16.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.45 alle 16.55.