III Commissione - Resoconto di mercoledì 14 novembre 2007


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SEDE LEGISLATIVA

Mercoledì 14 novembre 2007. - Presidenza del presidente Umberto RANIERI. - Intervengono il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Donato Di Santo, e il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Massimo Tononi.

La seduta comincia alle 9.

Variazione nella composizione
della Commissione.

Umberto RANIERI, presidente, avverte che il deputato Valdo Spini, membro del gruppo Misto, ha cessato di far parte della Commissione.

Partecipazione italiana alla ricostituzione delle risorse di Fondi e Banche internazionali.
C. 2936 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito della discussione e approvazione).

La Commissione prosegue la discussione del provvedimento in titolo, rinviata da ultimo nella seduta di ieri.

Umberto RANIERI, presidente, avverte che, ai sensi dell'articolo 65, comma 2, del regolamento, la pubblicità delle sedute per la discussione in sede legislativa è assicurata, oltre che con resoconto stenografico, anche tramite la trasmissione attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso. Ricorda che la Commissione, nella seduta di ieri, ha svolto la discussione sulle linee generali del provvedimento, ha adottato come testo base il disegno di legge C. 2936 Governo, come modificato nel corso dell'esame in sede referente, e ne ha approvato i singoli articoli.
Comunica, infine, che è stato presentato l'ordine del giorno 0/2936/III/1 Siniscalchi (vedi allegato 1). Dà quindi conto dei deputati in missione e delle sostituzioni comunicate alla presidenza.
Il sottosegretario Donato DI SANTO e il sottosegretario Massimo TONONI dichiarano di accogliere, a nome del Governo, l'ordine del giorno presentato.

Umberto RANIERI, presidente, avverte che l'ordine del giorno 0/2936/III/1 Siniscalchi, in quanto accolto dai rappresentanti del Governo, non sarà votato.
Pone quindi in votazione finale, per appello nominale, il nuovo testo del disegno di legge C. 2936, adottato come testo base.

La Commissione approva all'unanimità, con votazione nominale finale, il nuovo testo del disegno di legge C. 2936, autorizzando inoltre la presidenza al coordinamento formale del testo approvato.

La seduta termina alle 9.30.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte

RISOLUZIONI

Mercoledì 14 novembre 2007. - Presidenza del presidente Umberto RANIERI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Famiano Crucianelli.

La seduta comincia alle 9.30.

7-00294 Rivolta: Sulla situazione al confine turco-iracheno.
(Discussione e rinvio).

Dario RIVOLTA (FI), in quanto primo firmatario della risoluzione in titolo, ne illustra il contenuto rilevando che i problemi al confine turco-iracheno sono risalenti a causa della presenza di bande terroristiche curde sin dai tempi del regime di Saddam Hussein. Lo stesso esercito turco avrebbe risposto alle loro incursioni forse talora con qualche sconfinamento, benché sia molto difficile accertarlo.


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La situazione ha tuttavia raggiunto un picco di gravità con l'ennesimo attentato del PKK che ha provocato nell'opinione pubblica turca un fortissimo risentimento che rischia di estendersi a tutta l'etnia curda. La recente risoluzione parlamentare, che autorizza gli sconfinamenti militari in territorio iracheno, pur inserendosi in questo contesto a tutela dell'integrità territoriale del Paese, assume un potenziale altamente destabilizzante per l'Iraq ed ha ovviamente suscitato molta preoccupazione, in particolare nella regione autonoma curda.
A suo avviso, pertanto, la risoluzione in titolo si ispira al ruolo che un paese come l'Italia può svolgere, inviando alla Turchia, anche nell'ottica del negoziato europeo, un segnale di amicizia e di moderazione, in vista di una soluzione politica e non violenta della crisi. Allo stesso modo, si intende rivolgersi alla parte irachena perché, ove fossero sul suo territorio, neutralizzi le basi terroristiche del PKK.

Il sottosegretario Famiano CRUCIANELLI si riserva di intervenire al termine della discussione.

Raffaello DE BRASI (PD-U), intervenendo a nome del suo gruppo, dichiara di condividere alcuni punti della risoluzione in discussione, ma ritiene che complessivamente essa non sia tale da consentire la conferma dell'ampia convergenza politica registratasi in Commissione lo scorso anno con l'approvazione della risoluzione 8-00026. Invita, pertanto, i presentatori a valutare l'eventualità di una riformulazione del testo. Con riferimento alla parte motiva, ritiene infatti opportuna una maggiore concentrazione sulla recrudescenza degli attentati di matrice terroristica imputabili al PKK anche al fine di meglio evidenziare il significato politico, assolutamente condivisibile, del terzultimo e penultimo capoverso. Quanto alla parte dispositiva, sottolinea l'esigenza di rimarcare la condanna di ogni azione terroristica che attenti all'integrità territoriale della Turchia, ma anche di ribadire i diritti della popolazione curda, richiamando peraltro il governo iracheno all'attuazione dell'accordo sottoscritto il 28 settembre scorso. Riservandosi di precisare ulteriormente tali proposte di riformulazione, auspica un voto unanime della Commissione.

Alì KHALIL detto Alì Rashid (RC-SE) fa presente al deputato Rivolta che, così come formulata, la risoluzione da lui presentata rischia di liquidare la questione curda a piccole scaramucce di confine, mentre si tratta di una questione nazionale plurisecolare che ha provocato massacri, esili e sofferenze ai danni di un popolo che ancora non riesce a vedersi riconosciuti i suoi diritti identitari. Quanto ai riferimenti al PKK, ricorda che quell'organizzazione ha da tempo cambiato nome ed oggi si chiama Congresso per la democrazia e per la libertà. Invitando a riflettere sul fatto che il ricorso al terrorismo fa comunque male anche alla parte che lo pratica, non può fare a meno di richiamare la politica di assimilazione forzata a lungo perseguita unitamente a repressioni e persecuzioni da parte turca, riconoscendo però come l'attuale governo sembri finalmente consapevole dell'esistenza della questione curda e della necessità di risolverla politicamente.

Alessandro FORLANI (UDC), nel sottolineare il rilievo politico delle risoluzioni adottate in Commissione, richiama la discussione svoltasi l'anno scorso che condusse all'approvazione unanime della risoluzione 8-00026 dopo che fu possibile superare alcuni squilibri del testo originario. Ritiene che anche il testo oggi all'esame presenti, sia pure in senso inverso, un certo sbilanciamento, pur in un quadro complessivamente condivisibile. Si associa pertanto all'invito a riformularlo espresso dal deputato De Brasi. La condanna del ricorso al terrorismo non può, infatti, a suo avviso, prescindere dal riconoscimento delle ragioni del popolo curdo rispetto ad un regime, come quello turco, cui spesso non sono mancati eccessi in senso nazionalistico ovvero autoritario. Si appella al riguardo al noto senso storico del collega Rivolta. Esprime poi perplessità circa la


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locuzione «con tutti i mezzi a disposizione» che, nell'ultimo punto del dispositivo, dovrebbe caratterizzare il contrasto da parte irachena delle eventuali basi terroristiche sul proprio territorio.

Marco ZACCHERA (AN) dichiara di sottoscrivere la risoluzione in titolo, condividendo il riferimento all'attualità che ne è al centro, al di là della questione più generale del popolo curdo che la Commissione ha comunque già più volte affrontato. Rileva, peraltro, il rischio di un aggravamento della situazione, anche a causa del persistente ricorso al terrorismo da parte del PKK, ribadendo invece la democraticità della Turchia.

Leoluca ORLANDO (IdV) ringrazia il deputato Rivolta per avere richiamato l'attenzione della Commissione sulla situazione al confine turco-iracheno, ritenendo però che il testo proposto separa elementi del quadro che invece devono stare insieme. Nel condannare il terrorismo e nel difendere i confini turchi, peraltro destinati a diventare europei, giudica tuttavia impossibile omettere i diritti dei curdi e si associa alle considerazioni dei colleghi Forlani e Alì Rashid.

Giancarlo GIORGETTI (LNP) si esprime a favore della risoluzione in titolo, salvo che per il quarto punto della parte motiva, in cui considera limitativi e fuorvianti i riferimenti alle «eventuali aspirazioni di maggiore autonomia per la popolazione di etnia curda».

Sandra CIOFFI (Pop-Udeur) apprezza il fatto che la Commissione si occupi della situazione al confine turco-iracheno in continuità con l'attenzione sempre prestata alla questione curda. Sostenendo il percorso negoziale della Turchia verso l'Unione europea, ritiene però che il popolo curdo non possa essere identificato con il terrorismo, ricordando le tante immagini di sofferenza di donne, bambini ed anziani. Nel condividere le indicazioni di riformulazione del testo del collega De Brasi, invita la Commissione ad esprimere un voto unitario.

Giorgio CARTA (Misto) si associa alla proposta di riformulazione del collega De Brasi, sulla base del fatto che diritti intangibili spettano sia al popolo turco che a quello curdo. Riconosce naturalmente alla Turchia il diritto di difendersi e condanna la deriva estremistica delle forze politiche curde, ma considera veramente pericolosa la decisione del Parlamento turco che rischia di scatenare conseguenze ancora più gravi. Ribadisce, infine, l'invito alla Commissione a raggiungere l'unanimità su una così delicata questione.

Patrizia PAOLETTI TANGHERONI (FI), prendendo le mosse dall'intervento del collega Alì Rashid, osserva come il problema delle minoranze non sia nel mondo limitato alla Turchia, ma abbia interessato ed interessi anche molti altri paesi europei. Ritiene però che il ricorso al terrorismo comporti necessariamente il passaggio dalla ragione al torto, perché si supera il limite del rispetto della vita umana, anche se le vittime sono militari. Condivide la definizione di gruppo terrorista presente nel testo in esame, perché, a suo avviso, servirebbe anche a fare chiarezza all'interno della minoranza in questione. Considera comunque importante la ricerca del consenso tra tutti i gruppi perché gli atti di indirizzo in politica estera debbono essere intesi come sostegno al Governo indipendentemente dalle logiche di maggioranza ed opposizione.

Sergio MATTARELLA (PD-U) ricorda l'approvazione unanime lo scorso dicembre della risoluzione 8-00026 e ribadisce l'impegno del suo gruppo a preservare quel clima unitario, ragion per cui si è preferito non proporre un testo alternativo a quello in discussione, ma invece chiederne una riformulazione per renderlo meno unilaterale e quindi tale da mantenere la convergenza registratasi. Invita quindi a conservare come ispirazione l'impianto dell'atto di indirizzo votato insieme


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nel dicembre 2006, ponendo naturalmente l'accento sull'attualità dei concreti atti terroristici verificatisi. Quanto alle responsabilità del PKK, ritiene che debbano essere inserite in un contesto complessivo equilibrato di sollecitazione a tutte le parti. Si augura che i gruppi di opposizione siano disponibili al dialogo in tale direzione.

Dario RIVOLTA (FI) si dichiara soddisfatto dell'andamento del dibattito, affermando di ritrovarvi tutte le premesse per giungere ad un'intesa. Riservandosi di approfondire i termini della proposta di riformulazione del collega De Brasi, ribadisce che il PKK è definito a livello europeo ed internazionale come organizzazione terroristica e che una tale esplicitazione sarebbe quanto mai opportuna proprio nell'interesse del popolo curdo, la cui storia è a lui ben nota anche per i numerosi viaggi compiuti nell'area ed alle cui sofferenze è assolutamente sensibile anche perché memore delle pregresse responsabilità europee. Osserva, però, che fare politica significa saper rispondere con il linguaggio adeguato ad ogni situazione attuale e concreta, per cui oggi l'urgenza è data dal rischio che un paese aderente alla NATO possa sconfinare militarmente in territorio iracheno, provocando una reazione a catena della Siria e dell'Iran. Ne deriverebbe la destabilizzazione finale dell'Iraq e l'annullamento dei risultati che da ultimo gli USA sembrerebbero iniziare a raggiungere.
Nel dichiararsi favorevole comunque a modificare il testo presentato, ribadisce l'obiettivo prioritario di evitare un atto che produrrebbe una crisi irreparabile, dando una risposta politica ad un'esigenza incombente.

Il sottosegretario Famiano CRUCIANELLI ringrazia il deputato Rivolta per l'occasione di discussione e per averne accettato il rinvio a causa di suoi impegni all'estero. Considera un dovere dell'attuale governo affrontare le principali sfide di politica estera, dall'Iraq al Kosovo. Condivide le preoccupazioni per le ripercussioni che la situazione al confine turco-iracheno potrebbe determinare. Il ruolo strategico della Turchia è stato da ultimo confermato dal fatto che proprio ad Ankara ieri il Presidente israeliano, Peres, abbia incontrato una delegazione palestinese. Occorre, quindi, senso di responsabilità ed oculatezza.
Segnala, al riguardo, che nella recente visita a Roma il premier turco Erdogan si è mostrato attento e disponibile ad evitare il precipitare degli eventi, anche se in obiettiva difficoltà a causa degli atti irresponsabili e devastanti imputabili al PKK proprio nei confronti del primo governo che abbia fatto aperture politiche ai curdi, come del resto confermato anche dai risultati elettorali nel sud est della Turchia. I curdi rischiano, quindi, di essere la prima vittima della situazione determinatasi al confine turco-iracheno.
Ricordando la faticosa discussione che condusse nel dicembre 2006 all'approvazione della risoluzione 8-00026, auspica che sia possibile riprendere quel percorso e trovare un'intesa politica senza perdersi in questioni definitorie che apparirebbero esercitazioni filologiche. Si tratta, piuttosto, di condannare fermamente il terrorismo e di far sì che la Turchia non cada nella trappola di una reazione che destabilizzerebbe tutta la regione, richiamando altresì i diritti inalienabili dei cittadini curdi. Essendo evidente dal dibattito che su tali punti vi è convergenza tra maggioranza ed opposizione, un'eventuale divisione risulterebbe incomprensibile se non nell'ottica di una diatriba interna. Auspica, quindi, un supplemento di riflessione per conseguire sul testo in discussione quell'ampia convergenza che gli interventi sin qui svolti hanno fatto intravvedere.

Umberto RANIERI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, prende atto delle richieste di avere ulteriore tempo a disposizione per un'intesa su un'eventuale riformulazione del testo della risoluzione in titolo, dal momento che non si sono delineate contrapposizioni di fondo. Rinvia, pertanto, il seguito della discussione ad altra seduta.

La seduta termina alle 10.40.


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SEDE REFERENTE

Mercoledì 14 novembre 2007. - Presidenza del presidente Umberto RANIERI.

La seduta comincia alle 10.40.

Ratifica dell'Atto recante la revisione della Convenzione sul rilascio dei brevetti europei.
C. 3193, approvato dal Senato.
(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta dello scorso 8 novembre.

Umberto RANIERI, presidente, non essendo ancora pervenuti tutti i pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta da tenersi nel pomeriggio, in considerazione dell'estrema urgenza del provvedimento in titolo.

La seduta termina alle 10.45.

COMITATO PERMANENTE SUGLI ITALIANI ALL'ESTERO

Mercoledì 14 novembre 2007. - Presidenza del presidente Franco NARDUCCI.

La seduta comincia alle 15.40.

AUDIZIONI

Audizione del Segretario generale del Ministero degli affari esteri, Ambasciatore Giampiero Massolo, sulla riorganizzazione della rete diplomatica e consolare.
(Seguito dello svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, e conclusione).

Franco NARDUCCI, presidente, propone che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito. Introduce quindi l'audizione.

Giampiero MASSOLO, segretario generale del Ministero degli affari esteri, svolge una relazione sui temi oggetto dell'audizione.

Intervengono per formulare quesiti ed osservazioni i deputati Gianni FARINA (PD-U), Marco FEDI (PD-U), Marco ZACCHERA (AN), Sandra CIOFFI (Pop-Udeur) e Franco NARDUCCI, presidente.

Giampiero MASSOLO, segretario generale del Ministero degli affari esteri, risponde ai quesiti posti e fornisce ulteriori precisazioni.

Franco NARDUCCI, presidente, dichiara conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.20.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Mercoledì 14 novembre 2007. - Presidenza del presidente Umberto RANIERI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vittorio Craxi.

La seduta comincia alle 16.20.

Umberto RANIERI, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.


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5-01746 Briguglio: Sulla detenzione di due cittadini italiani in India.

Tommaso FOTI (AN), nella sua qualità di cofirmatario dell'interrogazione in titolo, ricorda di avere già presentato e discusso un atto di sindacato ispettivo sull'arresto a Mandi, nello stato indiano dell'Himachal Pradesh, dei cittadini italiani Angelo Falcone e Simone Nobile. Sottolinea, quindi, gli ampi margini di dubbio che la vicenda continua a suscitare.

Il sottosegretario Vittorio CRAXI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Tommaso FOTI (AN), nel ringraziare il rappresentante del Governo per la risposta resa, dà atto dell'attenzione prestata al caso dalle competenti autorità consolari. Segnalando l'attesa della fase dibattimentale del procedimento giudiziario, che ovviamente rientra nella sfera dell'autonomia della magistratura, auspica che possa profilarsi la possibilità del ritorno in Italia dei connazionali detenuti, così come ipotizzato dallo stesso Ministro degli affari esteri nella sua recente missione in India, al fine di evitare l'eventualità di scontare all'estero una lunga pena detentiva.

5-01747 Mantovani: Sul decesso di un cittadino italiano arrestato in Canada.

Daniela DIOGUARDI (RC-SE), nella sua qualità di cofirmataria dell'interrogazione in titolo, sottolinea la gravità delle circostanze in cui è deceduto in Canada il cittadino italiano Claudio Castagnetta, dopo essere stato arrestato il 18 settembre scorso. Segnala con costernazione il fatto che nessuna istituzione italiana fosse stata resa edotta dell'avvenuto arresto e che la famiglia ha appreso della morte del congiunto in modo del tutto inopinato. Si domanda, infine, se non esista un accordo bilaterale tra l'Italia e il Canada che regoli tali fattispecie.

Il sottosegretario Vittorio CRAXI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

Daniela DIOGUARDI (RC-SE), replicando, lamenta il fatto che sono ormai trascorsi due mesi dal tragico episodio e che pertanto i tempi giudiziari canadesi debbano essere resi più celeri con un adeguato intervento diplomatico.

5-01748 Leoluca Orlando: Sulle adozioni internazionali di bambini romeni.

Leoluca ORLANDO (IdV) richiama il valore simbolico dell'atto di sindacato ispettivo in titolo che tratta una vicenda umana piccola e grande al tempo stesso, che sta pregiudicando per molti bambini romeni la possibilità di migliori condizioni di vita morali e materiali, a causa dell'applicazione retroattiva di una norma di legge per cui risultano sospese dal 2001 le procedure di adozione.

Il sottosegretario Vittorio CRAXI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

Leoluca ORLANDO (IdV) ringrazia il rappresentante del Governo per la puntuale risposta e dà atto dell'impegno profuso per risolvere la questione. Nella consapevolezza che la decisione spetta alle autorità romene, ribadisce tuttavia l'opportunità che esse si ispirino alle sollecitazioni formulate al riguardo dal Parlamento europeo.

5-01749 Narducci: Sull'insegnamento della lingua italiana all'estero.

Franco NARDUCCI (PD-U) segnala ancora una volta la grave situazione dell'insegnamento della lingua italiana all'estero, che non è messo in grado di competere adeguatamente con le altre lingue nel mercato formativo mondiale. Lamenta che, come ogni anno, i docenti siano giunti con ritardo nelle sedi estere per cui si è


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reso nuovamente necessario il ricorso a supplenti con il duplice risultato della perdita della continuità didattica e della perpetuazione del precariato. Lamenta altresì la conseguente disaffezione degli utenti del servizio scolastico, richiamando in particolare la situazione delle famiglie miste.

Il sottosegretario Vittorio CRAXI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).

Franco NARDUCCI (PD-U), replicando, si dichiara insoddisfatto. Precisa che i docenti dipendenti dagli enti gestori hanno le stesse qualifiche dei docenti di ruolo, parlano le lingue dei paesi esteri e sono al centro dei relativi processi di integrazione. Quanto alle promesse per il nuovo anno scolastico, ricorda che esse sono ormai periodiche e rituali. Lamenta, infine, gli accorpamenti delle classi che vengono disposti dal momento che i docenti di ruolo, giunti in ritardo nelle sedi, si ritrovano con un numero ridotto di allievi, evidenziandone il danno che ne deriva per i corsi degli enti gestori.

Umberto RANIERI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 16.45.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 14 novembre 2007. - Presidenza del presidente Umberto RANIERI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vittorio Craxi.

La seduta comincia alle 16.45.

Variazione nella composizione
della Commissione.

Umberto RANIERI, presidente, avverte che il deputato Giacomo Mancini, membro del gruppo Rosa nel Pugno, ha cessato di far parte della Commissione.

Ratifica dell'Atto recante la revisione della Convenzione sul rilascio dei brevetti europei.
C. 3193, approvato dal Senato.
(Seguito esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato da ultimo nella seduta antimeridiana.

Umberto RANIERI, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni I, VI, VII, X e XIV. Non essendovi nel provvedimento norme aventi contenuto finanziario, resta inteso che la Commissione Bilancio possa esprimersi direttamente per l'Assemblea, stante la particolare urgenza del provvedimento stesso evidenziata dal relatore all'avvio dell'esame.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, deputato Forlani, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera, altresì, di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Umberto RANIERI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

Istituzione della Commissione parlamentare bicamerale per gli italiani all'estero.
C. 2068 Tremaglia.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Franco NARDUCCI (PD-U), relatore, osserva che la proposta di legge n. 2068, presentata dal deputatoTremaglia ed altri, si prefigge di istituire una Commissione parlamentare bicamerale per gli italiani


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all'estero, con compiti estesi «di coordinamento e di indirizzo, di controllo e di coordinamento sulle politiche riguardanti i cittadini italiani residenti all'estero, tra le quali particolare rilievo viene attribuito a quelle relative ai diritti civili e politici» (articolo1). La proposta consta di 6 articoli finalizzati a delimitare il perimetro dei compiti e delle funzioni che la Commissione intende esercitare e che sono evidentemente numerosi, poiché la legislazione che la Commissione, se istituita, avrà come riferimento include un vasto campo di attività e di materie riguardanti gli italiani che vivono all'estero.
Ritiene che ci si potrebbe interrogare sulle ragioni giuridiche di istituire una Commissione bicamerale e non per esempio un osservatorio, soprattutto in una fase in cui da più parti provengono forti spinte per la riduzione dei costi della politica ed è in corso l'iter per la riforma complessiva delle nostre istituzioni parlamentari, ma la proposta di legge evidenzia con estrema chiarezza le ragioni politiche che spingono alla costituzione di questo nuovo organismo parlamentare. Esiste, infatti, fuori dall'Italia un'altra Italia costituita da 3.520.809 cittadini registrati nell'elenco aggiornato secondo l'articolo 5 della legge n. 459 del 2001. Peraltro, alla luce delle difficoltà emerse in fase di allestimento dell'elenco unico, sintetizzabili in particolare nella divergenza tra i dati del Ministero degli affari esteri e quelli del Ministero degli interni, si deduce che essi siano molti di più. Ed esiste soprattutto una comunità di discendenti in ogni parte del mondo, valutabile in oltre 60 milioni di persone. Molti chiedono di riappropriarsi di una identità smarrita ma ancora sentita, di riallacciare i legami con un passato non ancora dimenticato, di rivendicare l'eredità non solo morale e culturale della terra dei padri, sentendosi ancora partecipi del suo sviluppo e cittadini della stessa a pieno titolo.
Ricorda che, durante la secolare storia della diaspora italiana, le politiche poste in essere dal nostro Stato verso i suoi cittadini emigrati sono state caratterizzate soprattutto dai ritardi estremi, dall' incertezza degli interventi e dall'assenza di una strategia politica tesa alla valorizzazione delle nostre comunità all'estero. Per decenni la cultura ufficiale del nostro Paese ha rimosso dalla coscienza nazionale i milioni di cittadini espatriati per sfuggire alla miseria estrema in cui viveva una larga parte del nostro popolo. Soltanto nell'ultimo ventennio le politiche delineate dalle istituzioni nazionali e regionali verso il mondo dell'emigrazione italiana hanno assunto una dimensione più cogente, grazie anche agli indubbi progressi dell'Italia in campo economico e all'avanzata nelle gerarchie professionali che i nostri concittadini all'estero hanno fatto registrare in ogni settore di attività. Si deve inoltre rilevare come l'avvento della globalizzazione e il ruolo politico ed economico esercitato dal nostro paese nello scenario mondiale abbiano conferito alla rete di presenza italiana nel mondo un significato nuovo ed estremamente importante dal punto di vista dell'interconnessione e della rilevanza economica e culturale.
Invita a considerare, poi, il fatto che, nei nuovi scenari mondiali, è avvantaggiato chi è in grado di muoversi come sistema Paese e l'Italia può contare sui suoi cittadini emigrati e discendenti che hanno raggiunto livelli di eccellenza nelle professioni, nelle vita pubblica, nelle arti. Nuovi scenari significa anche continuare a dare risposte concrete alla forte richiesta di cultura e di rapporti sempre più intensi e stretti fra l'Italia e le terre di emigrazione, con strategie politiche non improvvisate e di largo respiro. E nei nuovi scenari rientra anche la qualità e la tempestività dei provvedimenti legislativi che il Parlamento saprà o vorrà adottare per rispondere alla domanda di cittadinanza attiva proveniente dall'Italia all'estero, nonché per dare risposta alle sfide dell'internazionalizzazione. In tale ottica, il voto all'estero e il conseguente ingresso nel Parlamento italiano di 18 eletti nella circoscrizione estero, oltre che allargare i confini della democrazia, deve contribuire alla realizzazione di tali obiettivi.
Sottolinea, pertanto, che la proposta di legge per l'istituzione di una Commissione


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bicamerale si propone di «vigilare e verificare» in relazione a molti aspetti delle politiche riguardanti i cittadini italiani residenti all'estero, che dovrebbero qualificare il processo di internazionalizzazione dell'Italia, ma che proprio per tale ragione si intrecciano con molte competenze e funzioni attribuite a ministeri, istituzioni e organismi dell'Amministrazione. Negli ambiti previsti dall'articolo 1, comma 2, lettera b) vi è, ad esempio, una legislazione concorrente che tocca aspetti come quelli della tutela e dell'assistenza, della promozione e diffusione della lingua italiana, dell'anagrafe e del censimento, nonché del coinvolgimento degli organi di rappresentanza elettivi degli italiani residenti all'estero. Nello stesso articolo, al comma 2, lettera c), si mettono a fuoco le vaste problematiche dell'informazione e il ruolo del servizio televisivo pubblico che dovrebbe considerare non solo gli italiani residenti all'estero ma il mondo intero, un elemento di fondamentale importanza nei nuovi scenari della mondializzazione, che ha spinto Paesi come Germania, Francia e Spagna a operare cospicui investimenti per essere all'altezza delle sfide. Alla lettera d) del medesimo comma 2, si mette invece in rilievo la portata della nostra presenza nel mondo sotto il profilo imprenditoriale ed economico, aspetti che, come accennato in precedenza, rappresentano il «nuovo volto» delle comunità italiane nel mondo. Si intuiscono, al riguardo, le interconnessioni che si determinerebbero tra Commissione bicamerale e organismi creati per promuovere gli interessi dell'Italia nel quadro dell'internazionalizzazione. La lettera e) evidenzia invece il ruolo dei parlamentari di origine italiana eletti in molti paesi in cui vivono grandi comunità italiane. Il ruolo di detti parlamentari nel circuito sinergico che si vorrebbe attivare è stato al centro della prima Conferenza dei parlamentari italiani nel mondo celebrata nel 2000 che non ha avuto successivamente gli sviluppi auspicati, più che altro per una non sufficiente attivazione da parte italiana.
Proseguendo l'illustrazione della proposta di legge, osserva come si prenda in considerazione un tema di grande importanza per la presenza italiana nel mondo come la rete consolare e la sua riorganizzazione e potenziamento, proponendo che il punto sia rafforzato.
La proposta di legge si propone di realizzare il coordinamento delle iniziative dirette ai nostri connazionali emigrati, una esigenza non nuova e recepita in occasione della riforma della legge istitutiva del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero. Con la costituzione della Conferenza Stato-Regioni-Province autonome-CGIE, infatti, si ritenne di poter coordinare e armonizzare le iniziative legislative di Stato e Regioni in materia di emigrazione, ma alla prova dei fatti l'organismo non ha prodotto i risultati sperati. La proposta Tremaglia rappresenta, quindi, sicuramente una scelta forte per rispondere alle esigenze degli italiani all'estero che, nonostante il diritto di voto accordato, non ancora vedono pienamente risolti i problemi che da tempo si pongono.
La scelta della Commissione bicamerale sarebbe, a suo avviso, una risposta forte per affrontare quella che rischia di diventare un'urgenza e cioè i problemi non ancora risolti da decenni degli italiani emigrati e del sistema Italia nel mondo. Tuttavia essa sarebbe priva della funzione di vigilanza che è tipica delle altre Commissioni bicamerali. Rimangono, inoltre, da definire i rapporti con i Comitati parlamentari di Camera e Senato e i rapporti con le Commissioni attualmente competenti per evitare eventuali sovrapposizioni e conflitti. Inoltre è da rilevare, nel testo proposto, la procedura di elezione del Presidente della Commissione che sarebbe non eletto tra i membri della stessa ma nominato dai Presidenti dei due rami del Parlamento. In considerazione della sua importanza e rilevanza, si dichiara convinto che la Commissione esaminerà con molta attenzione la proposta di legge in titolo e si riserva di intervenire nel corso del dibattito per un eventuale ulteriore contributo di riflessione.

Il sottosegretario Vittorio CRAXI rileva che l'occasione di una proposta di legge


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per l'istituzione di una commissione bicamerale impone al Governo l'opportunità di rimettersi al Parlamento. Ritiene, tuttavia, necessario osservare che le questioni attinenti alle comunità italiane all'estero sono divenute sempre più rilevanti in questi ultimi anni, come ha evidenziato la legge per il voto degli italiani all'estero, promossa dall'onorevole Tremaglia. Ciò premesso, si profila, a suo avviso, il rischio di sovrapposizioni con riferimento all'istituzione nei due rami del Parlamento di due comitati per gli italiani all'estero e senza dimenticare la competenza delle due Commissioni permanenti sulla materia.

Mirko TREMAGLIA (AN) sottolinea che in questa legislatura, per la prima volta, vi sono parlamentari che rappresentano le comunità degli italiani all'estero. Per quanto concerne la possibilità che la proposta di legge preluda ad una sovrapposizione tra diversi soggetti istituzionali, sottolinea che i comitati, quali quelli istituiti presso le Commissioni esteri di Camera e Senato, non sono assimilabili alla costituenda commissione bicamerale: quest'ultima soltanto potrebbe rispondere all'esigenza diffusa di valorizzare la funzione dei parlamentari eletti all'estero. Nel condividere le posizioni illustrate dal collega Narducci, sottolinea che c'è una realtà, espressa in dati oggettivi, che non può essere ignorata, ovvero quella delle comunità italiane all'estero, che rappresentano un'enorme ricchezza, considerato il nuovo tipo di emigrazione italiana, ben diversa da quella risalente a qualche decennio fa.
Nel ricordare la terribile condizione in cui versavano i primi emigranti italiani, testimoniata per sempre dai tragici eventi di Marcinelle, sottolinea che gli italiani all'estero costituiscono oggi una realtà eccezionale, che i governi italiani, che si sono susseguiti, non hanno mai conosciuto a pieno. Segnala la necessità di non trascurare i 395 parlamentari di origine italiana, per i quali la proposta di legge prospetta la possibilità di instaurare una collaborazione, anche al fine di valorizzare gli interessi del nostro Paese. Dunque, la commissione bicamerale non andrebbe ad aggiungersi al novero dei soggetti istituzionali che seguono le vicende delle comunità italiane all'estero, ma si occuperebbe di politica nel senso più autentico. Inoltre, essa consentirebbe di dare risalto alla forza economica che gli italiani nel mondo rappresentano, come emerge dai lavori della Conferenza degli imprenditori italiani nel mondo, sebbene si tratti di una sede non ancora pienamente valorizzata. Ricorda, infine, a titolo di esempio, i 25 milioni di cittadini brasiliani di origine italiana, che rappresentano una comunità che ben può essere portata a modello per le considerazioni fin qui svolte. In conclusione, ribadisce la necessità che i parlamentari italiani eletti all'estero abbiano una sede istituzionale che consenta loro di dare valore al proprio ruolo, con riferimento alle comunità di cui sono espressione, e di esercitare la propria funzione nell'interesse del nostro Paese.

Gianni FARINA (PD-U), nel sottolineare che la funzione dei parlamentari eletti all'estero non si differenzia sul piano costituzionale da quella degli altri deputati, che non sono soggetti a vincolo di mandato, esprime condivisione per quanto osservato dal collega Tremaglia circa la ricchezza, poco conosciuta, che è racchiusa nelle comunità italiane all'estero. Ritiene infatti particolarmente valido il concetto e il valore delle comunità nazionali, che devono essere rivendicate, difese e il cui patrimonio va messo a disposizione della collettività. Tali comunità sono fondamentali per la difesa dei nostri interessi e la Commissione bicamerale costituirebbe un importante strumento che non si porrebbe in contraddizione con i Comitati, già operanti, istituiti presso i due rami del Parlamento. Tale Commissione consentirebbe di coordinare il lavoro politico svolto dai parlamentari eletti all'estero, i quali, nel loro approccio con le comunità italiane sparse nel mondo, dovrebbero, a suo avviso, essere in grado di svolgere il più possibile un ruolo unitario e coordinato. Nel segnalare la propria disponibilità a valutare le possibili modalità di pervenire


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a tale obiettivo, sottolinea che la Commissione permetterebbe un coordinamento degli eletti all'estero per l'esercizio di una piena funzione nell'ambito dei valori della nostra Repubblica.

Dario RIVOLTA (FI), nel ricordare le proprie perplessità in occasione dei lavori parlamentari relativo al voto degli italiani all'estero, svoltisi nella scorsa legislatura, sottolinea che le comunità degli italiani all'estero costituiscono una ricchezza da valorizzare e da trasmettere ai parlamentari eletti in Italia. È da rilevare che l'attuale composizione del Parlamento e della stessa Commissione esteri non consentono pienamente di realizzare quest'obiettivo. La Commissione bicamerale potrebbe invece ovviare a tale questione, anche per quanto concerne la necessità di porre il mondo produttivo, che gravita intorno alle comunità italiane all'estero, in contatto con quello italiano. Una simile iniziativa non può che essere fruttifera e non è opportuno opporre chiusure. A suo avviso, si potrebbe valutare di considerare i parlamentari eletti all'estero quali componenti di diritto della costituenda Commissione bicamerale. Infine, ribadisce il valore del lavoro finora svolto dai Comitati, che hanno costituito l'unico strumento di lavoro in tale settore. La Commissione bicamerale, qualora costituita, rappresenterebbe qualcosa in più, nella direzione della piena valorizzazione dei nostri connazionali nel mondo.

Ricardo Antonio MERLO (Misto), sottolineando di ben conoscere le diverse istituzioni che si occupano delle questioni degli italiani nel mondo, esprime piena condivisione per la proposta di legge in titolo, peraltro da lui sottoscritta, che realizza un necessario spazio istituzionale per i diciotto parlamentari eletti all'estero, anche al fine di consentire uno scambio di esperienze tra i due rami del Parlamento.

Carmelo BRIGUGLIO (AN) esprime il pieno sostegno da parte del suo gruppo alla proposta di legge in titolo, che appare condivisa da numerosi gruppi di maggioranza e opposizione. Sottolinea che la legge sul voto per gli italiani all'estero ha rappresentato un fatto storico: la nuova normativa ha costituito indubbiamente un fatto epocale, in quanto ha contribuito ad estendere i confini della nostra democrazia. Inoltre, essa è destinata ad esplicare i suoi effetti più profondi ben oltre la contingenza della fase politica da cui è scaturita, avendo innescato un processo politico di lungo termine. Per tali ragioni, la legge sul voto degli italiani all'estero è destinata a costituire una pietra miliare del nostro ordinamento, che è da ascrivere per intero al merito del collega Tremaglia, il quale ha dedicato ad essa il proprio impegno politico per molti anni. Alla luce di tali considerazioni, la Commissione bicamerale potrebbe rappresentare un elemento centrale di tale processo ed un'occasione per segnalare che gli interessi del Paese vengono perseguiti anche attraverso la realizzazione di simili strumenti istituzionali: si tratterebbe infatti di un luogo di riflessione bipartisan, essenziale per dare sostengo al circuito internazionale che gravita intorno al nostro Paese.

Umberto RANIERI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Disposizioni concernenti il procedimento per la ratifica dei trattati internazionali.
C. 965 Ranieri.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Umberto RANIERI, presidente e relatore, illustra il provvedimento osservando che la partecipazione dell'Italia alla formazione degli obblighi internazionali ha evidente rilievo politico. I negoziati per la conclusione di un trattato si concludono con la firma del testo da parte di un delegato del Governo in carica, ma in quel momento il trattato non è ancora vincolante. Lo Stato si impegna solo al momento


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della ratifica e, con la legge di autorizzazione alla ratifica, il Parlamento autorizza il Governo a far divenire lo Stato italiano parte di un trattato che sia di natura politica, preveda arbitrati o regolamenti giudiziari, comporti oneri per le finanze, variazioni di territorio o modificazioni di leggi, in attuazione dell'articolo 80 della Costituzione. Nella prassi è diffusa, purtroppo, la constatazione del ritardo temporale che la procedura di ratifica descritta comporta rispetto alla data di sottoscrizione degli accordi, nonostante la semplificazione risultante dall'inserire nella stessa legge sia l'autorizzazione alla ratifica - che non produce norme giuridiche per l'ordinamento interno - sia l'ordine di esecuzione, che realizza il trasferimento del contenuto normativo del trattato nell'ordinamento interno, successivo alla ratifica. Il ritardo intercorrente tra la firma di un accordo e il completamento dell'iter parlamentare risulta poi particolarmente grave proprio per i tanti strumenti multilaterali la cui entrata in vigore è subordinata al deposito degli strumenti di ratifica da parte di tutti i firmatari o di un certo numero di essi ovvero di un numero di firmatari con determinate caratteristiche. Le finalità della norma costituzionale in vigore sono chiare, univoche e condivise: prevedere una garanzia democratica nella stipulazione di atti di politica estera che comportano l'assunzione di rilevanti obblighi giuridici per il nostro Paese; l'autorizzazione parlamentare (restando esclusi la possibilità di provvedere con decreto, l'esame delle Commissioni in sede deliberante, il referendum) e la ratifica presidenziale servono alla coerenza di indirizzo politico, alla trasparenza e alla solennità, prima che tali obblighi acquistino efficacia internazionale.
Sottolinea che nel mutato contesto internazionale e istituzionale, una normativa-quadro di attuazione della Costituzione appare comunque opportuna al fine di attenuare i ritardi e gli eccessi legislativi, rafforzando il ruolo politico e costituzionale del Parlamento. In tale ottica, si propone di tenere due volte l'anno una sessione parlamentare dedicata all'esame di un unico disegno di legge di autorizzazione alla ratifica di più accordi internazionali, sul modello felicemente individuato e sperimentato per il recepimento delle direttive comunitarie. La sessione parlamentare consentirebbe l'iscrizione nel calendario dei lavori per l'esame in Assemblea a scadenza prefissata, isolerebbe l'esame delle ratifiche dalle tensioni politico-parlamentari interne, consentirebbe di pensare all'istituzione di un fondo per i piccoli accordi tecnici con modesti oneri, faciliterebbe l'inserimento di questioni connesse ai singoli rapporti bilaterali o patti multilaterali senza bloccarne l'iter. Ma soprattutto emergerebbero in tal modo coerenze e priorità della politica estera del Paese, mentre il Parlamento razionalizzerebbe l'attività legislativa al riguardo e darebbe autorevolezza alle relazioni internazionali. Una simile scadenzata cornice procedurale aiuterebbe inoltre il Governo - ogni Governo - a raccordare le fasi negoziali, anche per gli aspetti di concertazione interministeriale, a distinguere meglio gli obblighi di rilievo politico sui quali coinvolgere il Parlamento e gli obblighi assumibili in forma semplificata, ad accelerare l'entrata in vigore di accordi urgenti per una riconoscibile e positiva iniziativa internazionale del nostro Paese, sulla base di orientamenti geografici e settoriali.
Osserva poi che una normativa-quadro potrebbe essere utile anche a rendere più funzionale e virtuoso il raccordo Parlamento-Governo. Il controllo parlamentare potrebbe essere meglio regolato chiedendo al Governo di riferire ogni anno, entro il 31 marzo, sugli obblighi vigenti e sui negoziati avviati. L'apposita sessione legislativa consentirebbe di separare procedure e obblighi giuridici, sicché il Parlamento potrebbe esprimere giudizi e indirizzi già nella fase negoziale, verificandoli e aggiornandoli nel corso della legislatura. Evidenzia, quindi, come la proposta di legge in titolo potrebbe risultare utile anche alla politica estera dell'Italia, alla nostra credibilità, al nostro prestigio. Una maggiore connessione fra indirizzo politico


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e negoziazione diplomatica correggerebbe la critica, frequentemente mossa all'Italia, di improvvisazione e di episodicità.
In conclusione, rileva che la proposta di legge tende a introdurre un meccanismo che dovrebbe consentire al Parlamento, da un lato, di essere costantemente aggiornato, su base annuale, sullo stato di conformità dell'ordinamento italiano rispetto agli obblighi internazionali già vigenti e sullo stato complessivo delle negoziazioni che porteranno alla formazione di futuri obblighi per il nostro Paese; dall'altro lato, di esaminare, tramite un unico disegno di legge, due volte l'anno, tutte le autorizzazioni alla ratifica di atti internazionali. La presentazione di un unico disegno di legge da parte del Governo ogni sei mesi dovrebbe, infatti, permettere l'esame contestuale di più autorizzazioni alla ratifica in un unico momento. Il Parlamento sarebbe così posto nella condizione di avere tutti gli elementi informativi indispensabili per approvare la legge di autorizzazione alla ratifica, intesa non più solo come atto formale di approvazione di un trattato alle cui vicende il Parlamento è rimasto estraneo, ma come atto di sostanziale vaglio di un trattato dal quale, una volta ratificato, discenderanno obblighi vincolanti per il nostro Paese.
Dato il principio di autonomia dei Regolamenti parlamentari, precisa che la proposta di legge si limita a prevedere l'obbligo per il Governo di presentare una relazione annuale che è sottoposta all'esame delle Camere, senza però disciplinare le modalità di tale discussione, l'esame da parte delle Commissioni parlamentari competenti, l'approvazione di un'eventuale risoluzione, i tempi per la sua discussione, e così via. Tali aspetti dovrebbero portare ad una conseguente modifica regolamentare: solo l'utilizzazione congiunta della presente proposta di legge e dei Regolamenti parlamentari permetterebbe, infatti, la realizzazione di una vera e propria sessione per i trattati internazionali che garantisca una partecipazione e un controllo adeguati da parte del Parlamento, così come è avvenuto per l'ambito comunitario.
Passando all'esame dell'articolato, segnala che l'articolo 1 indica le finalità della presente proposta di legge e, anche allo scopo di rendere più efficace la partecipazione dello Stato italiano alla formazione e all'attuazione delle norme di diritto internazionale pattizio, disciplina il procedimento di formazione della volontà dello Stato italiano nella procedura di ratifica e, contestualmente, gli atti e le misure che si rendono necessari per l'attuazione degli obblighi internazionali già vigenti per l'Italia. L'articolo 2 disciplina i contenuti della relazione che il Governo deve presentare entro il 31 marzo di ogni anno al fine di permettere al Parlamento l'esame complessivo degli obblighi internazionali già vigenti per l'Italia, consentendo altresì il controllo parlamentare sulle procedure volte alla formazione di tali obblighi. L'articolo 3 individua nel 30 aprile e nel 30 ottobre di ogni anno le due scadenze per la presentazione dei disegni di legge di autorizzazione alla ratifica quali «leggi semestrali». L'articolo 4 determina il contenuto delle predette leggi semestrali, prevedendo che esse siano suddivise in due capi: il capo I recante l'autorizzazione alla ratifica dei trattati e il capo II recante le disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento interno agli obblighi internazionali, anche mediante l'ordine di esecuzione. L'articolo 5 prevede, quale salvaguardia per motivi d'urgenza, la possibilità che uno o più accordi possano essere oggetto di un separato disegno di legge di autorizzazione alla ratifica.
In conclusione, nell'auspicare una valutazione complessivamente favorevole da parte della Commissione sulla proposta di legge in titolo, sottolinea l'opportunità che si proceda ad una riflessione accurata che comporti un'attenta ponderazione delle diverse questione esposte.

Il sottosegretario Vittorio CRAXI, nel concordare con il relatore, si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito sulla proposta di legge in esame.

Dario RIVOLTA (FI) esprime apprezzamento per la proposta di legge in titolo,


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sulla quale non vi sarebbe motivo di sollevare alcuna perplessità se davvero essa si traducesse in un rafforzamento del ruolo del Parlamento in politica estera, se potesse davvero scongiurare lentezze burocratiche e se, in generale, la politica internazionale fosse davvero gestita sempre all'insegna della trasparenza e del fair play. Se davvero così fosse, non vi sarebbero perplessità e una simile iniziativa legislativa sarebbe davvero doverosa. A suo avviso, tuttavia, il ruolo dei parlamentari non è soltanto quello di valorizzare al massimo la funzione del Parlamento in sé, ma di curare gli interessi del Paese. Inoltre, osserva che talune lentezze burocratiche sono tali solo in apparenza, in quanto, le procedure di ratifica sono strettamente correlate al ruolo che i singoli Paesi interessati vengono a svolgere nelle diverse fasi della politica internazionale. Pur condividendo in profondità lo spirito che caratterizza la proposta di legge in titolo, esprime il dubbio che la nuova procedura, qualora attuata, potrebbe indebolire e mettere in difficoltà l'azione negoziale, svolta dal nostro Governo nelle singole trattative. Inoltre, si rischierebbe di non dare giusto rilievo a singoli provvedimenti, che verrebbero esaminati ed eventualmente approvati in modo indistinto.

Gianni FARINA (PD-U) concorda con quanto illustrato dal relatore, in particolare per quanto concerne la necessità di rafforzare il ruolo del Parlamento. Occorre scongiurare, infatti, che per la ritardata presentazione dei disegni di legge di ratifica di determinati provvedimenti si comprometta l'entrata in vigore di rilevanti strumenti giuridici multilaterali, si metta a rischio la credibilità internazionale del nostro Paese o si pregiudichi la possibilità per l'Italia di accedere a opportunità e risorse, anche di tipo finanziario. Nel complesso, esprime pertanto una valutazione favorevole sulla proposta di legge in titolo.

Sabina SINISCALCHI (RC-SE) segnala l'opportunità che il provvedimento sia oggetto di accurati approfondimenti istruttori, che comportino eventualmente l'acquisizione del parere di esperti giuridici.

Umberto RANIERI, presidente, alla luce delle questioni che sono emerse, concorda sull'opportunità che la Commissione proceda ad un lavoro istruttorio approfondito. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 17.50.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 17.50 alle 18.10.