VIII Commissione - Mercoledì 16 gennaio 2008


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ALLEGATO 1

Sulla missione a Bali in occasione della Conferenza delle Parti relativa alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (11-14 dicembre 2007).

RELAZIONE

Obiettivi globali e contesto politico.

La conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, che si è svolta a Bali al 3 al 14 dicembre 2007 con la partecipazione di 195 paesi, aveva come obiettivo l'avvio del negoziato globale che dovrebbe concludersi nel 2009 a Copenaghen con il varo della fase post 2012 del protocollo di Kyoto, che scadrà in quell'anno.
L'intento è quello di contenere il riscaldamento globale del pianeta, ormai certificato con altissima probabilità di origine antropica (vedi IV rapporto IPCC), e di evitare un aumento della temperatura planetaria superiore ai due gradi centigradi, soglia oltre la quale potrebbero verificarsi disastri climatici estremi.
Poiché il cambiamento del clima è un problema globale, la risposta dev'essere ovviamente planetaria: ecco perché è cruciale che la fase-due di Kyoto possa «avere a bordo» non solo i Paesi che hanno già ratificato il protocollo, ma anche quelli che lo osteggiano (USA in testa, ma si attende un mutamento con la nuova amministrazione, mentre l'Australia ha repentinamente cambiato rotta con l'elezione del nuovo premier Kevin Rudd, che ha subito firmato il protocollo).
Non dovranno poi mancare i Paesi cosiddetti «emergenti», come India, Cina, Brasile, Messico, Sud Africa, che non erano stati sottoposti ad obbligo di tagli precisi proprio per assicurare loro la possibilità di continuare a svilupparsi. Dato però che alcuni tra essi (Cina in testa, che ha superato già gli Usa come primo emettitore globale con 5323 milioni di tonnellate di CO2) stanno diventando grandi produttori di gas serra, è importante che anche per tali Paesi vengano stabiliti obblighi di riduzione.
Tutti a bordo, è dunque l'imperativo categorico per Kyoto post 2012. Tutti impegnati a contrastare il cambiamento climatico lungo due filoni, la mitigazione (quindi tagli alle emissioni, con conseguenti mutamenti degli assetti energetici, delle modalità di produzione e consumo) e l'adattamento (che ha guadagnato il proscenio in questa conferenza, perché molti Paesi poveri sono già fortemente colpiti dagli effetti devastanti dei cambiamenti del clima).
Tuttavia, in base al principio delle comuni ma differenziate responsabilità, si è stabilito che i Paesi che emettono più gas serra da maggior tempo (quelli industrializzati) dovranno sopportare oneri ovviamente più pesanti rispetto a quelli in via di sviluppo, che in genere emettono di meno e sono maggiormente vulnerabili rispetto alle conseguenze negative della febbre del pianeta. Un principio di equità che tutti, a parole, condividono ma che è stato e sarà oggetto di non poche diatribe quando si tratta di stabilire la distribuzione esatta degli oneri e degli impegni rispetto ai tagli delle emissioni e alle strategie per l'adattamento.
Tenendo conto di questo contesto e degli obiettivi globali, il segretariato dell'UNFCC - guidato dall'olandese Yvo de Boer - ha articolato i lavori di Bali in due sessioni fondamentali: la tredicesima sessione del COP 13 (Conferenza delle Parti,


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organo decisionale supremo della Convenzione Quadro Onu sui Cambiamenti Climatici - UNFCC) e la terza della Conferenza delle Parti per il Protocollo di Kyoto (CMP3).
Si sono inoltre svolte tre sessioni minori: la 27esima del SBSTA (Organismo Sussidiario per il Supporto Scientifico e Tecnologico); la 27esima dello SBI (Organismo Sussidiario per (Implementazione) e la IV sessione dell'AWG, un organo sussidiario finalizzato ad identificare gli ulteriori impegni di riduzione delle emissioni dei Paesi industrializzati che hanno ratificato il protocollo di Kyoto.

Obiettivi dell'Ue.

Il negoziato di Bali doveva dunque concentrarsi sul processo, definito roadmap, da seguire per giungere a un accordo globale nel 2009 a Copenaghen (passando attraverso una verifica prevista a Poznan per il dicembre 2008) con l'adozione di un nuovo trattato che continui e vada oltre l'attuale protocollo di Kyoto.
Su queste basi, l'UE chiedeva pertanto una decisione per: 1) inserire nella roadmap impegni coerenti con le richieste degli scienziati dell'IPCC, ovvero l'abbattimento delle emissioni tra il 25 e il 40 per cento entro il 2020 e del 50-60 per cento entro il 2050; 2) individuare i «pilastri» (denominati building blocks) su cui costruire l'accordo post 2012 (mitigazione, adattamento, trasferimento di tecnologie, meccanismi di finanziamento); 3) delineare le tappe e la tabella di marcia per approdare a Copenaghen con la roadmap completata per garantire il successo all'adozione del nuovo trattato.
Dal punto di vista politico, l'Europa - che a Bali è stata guidata dalla delegazione portoghese - mirava a mantenere e rafforzare il suo ruolo di leadership nella lotta ai cambiamenti climatici, proponendo con forza i tagli di cui sopra e convincendo sia i Paesi industrializzati riluttanti (Usa in primis, ma anche Canada, Russia e Giappone, assai tiepidi all'idea di dover prendere impegni precisi) sia quelli in via di sviluppo a fare ognuno la propria parte. «Non abbiamo scelta» ha ripetuto con determinazione il Portogallo a nome dell'intera UE «Dobbiamo essere all'altezza delle aspettative di tutto il mondo, che in questo momento guarda a Bali, e dobbiamo tornare a casa con un accordo».

Posizione dell'Italia.

Il nostro Paese, presente a Bali con una delegazione del Ministero dell'Ambiente guidata dal Ministro Alfonso Pecoraro Scanio; della Presidenza del Consiglio dei Ministri; del Ministero degli Affari Esteri; del Ministero dell'Economia e Finanza; del Ministero del Commercio estero; con una rappresentante della Camera dei Deputati (la sottoscritta, Grazia Francescato) e con esponenti di enti locali, regioni, comuni, associazioni ambientaliste e sindacati, ha mantenuto una forte coerenza con la posizione dell'UE.
In particolare, l'Italia ha nettamente sostenuto la necessità che i Paesi industrializzati prendano la leadership nel combattere il cambiamento climatico, che l'alleanza strategica tra i primi e i Paesi in via di sviluppo avvenga sulla base del principio di responsabilità comuni ma differenziate; ha supportato l'esigenza di tagli definiti (25-40 per cento entro il 2020 e 50-60 per cento nel 2050); ha messo l'accento sull'urgenza di adottare strategie di adattamento, dando un ruolo di primo piano agli enti locali.
Il nostro Paese ha quindi delineato le proprie politiche del clima, fondate su cinque «pilastri»: 1) riforma del sistema energetico e sviluppo sostenibile a basso contenuto di carbonio, promuovendo le rinnovabili (solare in testa e i biocombustibili strettamente a filiera corta); 2) supporto all'efficienza nel settore trasporti e mobilità sostenibile; 3) efficienza énergetica per gli edifici, sia nuovi che esistenti, promuovendo la bioedilizia; 4) sostegno al REDD (il meccanismo per ridurre le emissioni derivate dalla deforestazione e dal degrado delle foreste); 5) promozione dell'educazione


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ambientale e degli acquisti verdi, a cominciare dal settore della pubblica amministrazione.

Risultati.

I risultati non sono stati eclatanti, ma neppure troppo deludenti: come spesso è il caso in queste conferenze internazionali, siamo di fronte al classico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Comunque l'obiettivo principale di raggiungere un accordo sulla roadmap per Copenaghen è stato conseguito, permettendo al segretario esecutivo dell'UNFCC, Yvo de Boer, di dichiarare: «Il muro di Berlino del cambiamento climatico è caduto». Per la prima volta, in effetti, Paesi industrializzati ed emergenti si uniscono nella lotta al riscaldamento globale.
Un risultato minimale, che è stato però tutt'altro che facile da raggiungere.
I negoziati sono stati caratterizzati da numerosi momenti di stallo e di scontro che hanno costretto la conferenza a prolungarsi di quasi un giorno rispetto ai tempi di chiusura. Sono stati inoltre segnati da tensioni sfociate in veri e propri psicodrammi: basti pensare che l'ultima plenaria ha visto il ritorno affannoso del segretario delle nazioni Unite Ban Ki-moon per lanciare un appello alle coscienze, le lacrime di Yvo de Boer bersagliato dalle critiche della Cina, un attacco durissimo condotto in termini tutt'altro che diplomatici («Se non siete pronti all'accordo, toglietevi dai piedi») dai rappresentanti di Sud Africa e Papua Nuova Guinea nei confronti della delegazione USA che stava negando l'assenso alle modifiche del documento finale proposte dall'India per garantire più equità verso i paesi poveri. All'ultimissimo minuto, la tensione si è sciolta in un applauso liberatorio di tutto l'assemblea quando Paula Dobriansky, capo della delegazione statunitense, ha finalmente avuto un ripensamento, concedendo il consenso americano.
Il compromesso per arrivare al consenso globale sul documento finale ha visto gli europei rinunciare all'inserimento di tagli precisi delle emissioni (invece della forchetta 25-40 per cento entro il 2020 si è parlato di «riduzioni severe delle emissioni globali») ma ottenere la menzione, osteggiata dagli Usa, di un riferimento specifico al rapporto dell'IPCC come base scientifica cui i negoziati si devono agganciare. Il mondo ricco accetta di ridurre i gas serra «con impegni oppure azioni appropriate a ogni nazione», «tenendo conto delle rispettive circostanze», in omaggio alla posizione di flessibilità propugnata dall'amministrazione Bush; mediazione accettata a malincuore dall'Europa, che avrebbe voluto impegni più stringenti, ma «indispensabile per imbarcare gli USA» come ha commentato il ministro portoghese Humberto Rosa.
Accordi si sono raggiunti anche sul fronte del trasferimento delle tecnologie, di cui si faranno carico i paesi industrializzati garantendo a quelli emergenti mezzi e strumenti per aiutarli a battersi contro il cambiamento climatico; sul fronte dell'adattamento (anche se in molti ritengono che il Fondo istituito per far fronte ai disastri climatici nei Paesi più vulnerabili sia del tutto insufficiente) e sul fronte della lotta alla deforestazione (un accordo per premiare i Paesi che salvaguarderanno le foreste tropicali, veri e propri sinks - inghiottitoi di anidride carbonica e quindi cruciali nella battaglia per ridurre le emissioni). In cambio, i Paesi poveri ed emergenti si impegnano a realizzare misure per abbassare i livelli di gas serra in maniera controllabile: un obbiettivo che sembrava impossibile raggiungere appena qualche mese fa.
La roadmap è dunque stata tracciata e tutti concordano sull'approdo definitivo, Copenaghen 2009. Tuttavia, bisognerà ancora lavorare moltissimo sui contenuti del futuro accordo: questo il compito che attende le parti nei prossimi due anni.

Il contributo di Globe.

Globe è una rete di parlamentari dei paesi del G8 + 5 (i cinque paesi emergenti,


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Cina, India, Brasile, Messico, Sud Africa) che ha instaurato dal Vertice G8 di Gleaneagles del luglio 2005 un Dialogo sui cambiamenti climatici. Il Parlamento Italiano fa parte di tale rete ed è stato presente quest'anno agli incontri di Globe a Washington nel febbraio scorso e a Berlino nel giugno scorso, con delegazioni cui hanno preso parte gli onorevoli Grazia Francescato (Verdi, che è stata inclusa nell'Advisory Board), Antonio Mereu (UDC) per la visita al Senato Usa, mentre per l'incontro al Bundestag erano presenti anche i senatori Donato Piglionica (Ulivo) e Aldo Scarabosio (FI).
Globe ha organizzato a Bali due incontri collaterali, il 12 e 13 dicembre, centrati sulle strategie di adattamento (in particolare sui meccanismi finanziari da rafforzare o «inventare» per mettere i Paesi più vulnerabili in condizione di affrontare i disastri climatici che già ora li colpiscono) e sulla stesura di un documento comune sull'accordo quadro della fase2 di Kyoto, che verrà presentato al prossimo meeting dei parlamentari di Globe, previsto a Brasilia nel febbraio 2008.
Il documento, preparato con la consulenza di lord Michael Jay, uno dei massimi esperti del governo inglese su queste tematiche, contiene quattro sessioni: i principi su cui dovrà basarsi l'accordo post 2012; i possibili elementi che dovranno essere inclusi; i legami tra l'accordo e i processi internazionali già in corso; i prossimi passi da intraprendere per collegare la conferenza di Bali all'approdo di Copenaghen.
La traduzione del documento potrà essere fornita ai colleghi interessati nel giro di qualche settimana.

Eventi collaterali.

Come tutte le grandi conferenze internazionali, anche l'agenda di Bali era ricca di side eventis, eventi collaterali organizzati da NGOs (in particolare ambientaliste), istituzioni locali, nazionali e internazionali; gruppi di cittadini, di giovani, di donne che desiderano contribuire alla lotta contro il riscaldamento globale.
L'evento più seguito dai media è stato certamente l'intervento di Al Gore, l'ex Vicepresidente USA, oggi paladino del pianeta, reduce dall'aver ricevuto il premio Nobel a Oslo, insieme agli scienziati dell'IPCC. Gore, che ha parlato ad un'affollatissima plenaria, ha invitato i delegati ad andare avanti nonostante le resistenze del suo Paese, ricordando che «mancano solo un anno e 40 giorni» alle prossime elezioni americane, le quali probabilmente segneranno un cambiamento d'approccio da parte degli Usa e un loro ritorno nell'alveo di Kyoto.
Al di là di eventi di grande attrazione mediatica, come l'intervento di Al Gore, la costellazione di side events era interessante perché estremamente variegata: si andava dai tecnici ed esperti di tutto il mondo (come gli esponenti dell'International Energy Agency o dell'Unione Internazionale Conservazione della Natura) ad alleanze di giovani di tutto il pianeta, (particolarmente toccante il discorso di bambini e ragazzi in plenaria, concluso da una poesia della tredicenne Bambou Chiappa); dalle dichiarazioni di economisti di rango (come il presidente della World Bank, Robert B. Zoellick) all'impegno spirituale delle Chiese (che hanno siglato l'appello del World Council of Churches); dalle forti prese di posizioni dei sindaci del mondo (rappresentati a Bali da Michael Bloomberg, sindaco di New York e da Barbel Dieckmann, sindaco di Bonn) alle azioni dimostrative del governo indonesiano, padrone di casa, che ha affidato alle donne del paese, guidate dalla First Lady Ani Bambang Yudhoyono, il compito di piantare dieci milioni di alberi per contrastare la devastante deforestazione, che fa dell'Indonesia il terzo emettitore di gas serra a causa dei continui incendi che stanno distruggendo il manto forestale (eroso anche


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dal boom incontrollato delle biomasse e dei biocombustibili, che ha pesanti impatti ambientali e sociali sull'ambiente indonesiano).
Tante voci che si possono riassumere nell'appassionato appello di una giovane studentessa indonesiana, Karmila Parakkasi, che, quasi in lacrime, si è rivolta così ai delegati. «Il nostro futuro è in gioco. Un giorno ci volteremo indietro a guardare questo momento, questa conferenza. La storia giudicherà se avrete fatto abbastanza per lasciarci un pianeta dove valga la pena di vivere».


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01908 Morrone: Realizzazione di lavori nel comune di Pavia.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento ai lavori sulla ex SS. 617 di sistemazione a livelli sfalsati dell'incrocio con la SS. 234 dal Km 0+000 al Km 4+300, la cui apertura era stata precedentemente prevista per il 31 dicembre 2007, si riferisce che l'Impresa esecutrice dei lavori, pur sollecitata dall'ANAS, con appositi Ordini di Servizio, non ha mantenuto l'impegno assunto con il programma lavori presentato ed approvato dalla Direzione Lavori nel mese di luglio 2007.
L'Impresa ha motivato l'allungamento dei tempi con le difficoltà connesse alla esecuzione di lavorazioni in presenza di acqua che, seppur previste, hanno comportato l'adozione di sistemi di aggottamento e smaltimento della stessa nei tratti di scavo in trincea, tali da influire sull'andamento reale dei lavori, il tutto aggravato dal periodo stagionale sfavorevole.
Inoltre la necessità di lavorare in presenza di traffico, in alcuni tratti, ha impedito un recupero dei tempi.
Ad oggi, essendo ultimate tutte le lavorazioni in scavo, si può affermare che la fase di criticità è superata e pertanto, alla luce del nuovo programma dei lavori presentato dall'Impresa, si prevede di rendere fruibile l'opera secondo le seguenti fasi.
In data 21 dicembre 2007 è stata aperta la rotatoria d'intersezione tra la ex SS. 234 e la S.P. 69.
Entro il 31 del corrente mese, verrà effettuata l'apertura del tratto (circa 4 Km) dalla rotatoria tra la ex SS. 234 e la S.P. 69 fino a fine lotto, direzione Broni salvo il perdurare degli eventi meteorologici che stanno interessando il settore nord occidentale dell'Italia e che potranno portare ad un eventuale spostamento della data di alcuni giorni.
Entro il 30 aprile 2008 è prevista l'apertura del tratto di circa 1 Km dalla citata rotatoria fino ad inizio lotto, direzione Milano.
A conferma della determinazione di ANAS di rispettare i tempi programmati, si informa che il Compartimento di Milano ha già appaltato e consegnato le lavorazioni complementari, inserite tra le somme a disposizione, quali l'illuminazione degli svincoli e della galleria artificiale, la segnaletica orizzontale e verticale.


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ALLEGATO 3

DL 248/07: Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria. C. 3324 Governo.

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

La VIII Commissione,
esaminato il disegno di legge n. 3324, recante «Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria»;
osservato che il provvedimento prospetta il differimento di alcuni termini in scadenza, il cui spostamento è ritenuto indifferibile a causa del verificarsi di determinate condizioni che ostano all'attuazione delle relative disposizioni;
considerato, pertanto, che il contenuto del decreto-legge risulta particolarmente opportuno, soprattutto per talune delle materie di più diretta competenza della VIII Commissione;
rilevato, tuttavia, che - pur prendendo atto dell'inevitabilità di talune delle proroghe in questione, che si rendono necessarie in attesa del perfezionamento delle procedure amministrative in atto - è opportuno che il Governo realizzi ogni possibile sforzo per procedere, in tempi rapidi, all'adozione di tutti quei provvedimenti che rendano applicabili le disposizioni differite o prorogate, anche per non lasciare nell'incertezza gli addetti ai lavori e gli operatori del settore, oltre che per garantire il pieno rispetto della normativa comunitaria che, in numerose materie, richiederebbe l'individuazione di soluzioni definitive;
sottolineata, inoltre, l'esigenza di apportare talune modifiche migliorative al testo del provvedimento, per far fronte alle questioni problematiche sollevate da alcuni articoli, tra i quali si segnalano, in particolare, gli articoli 15, 20, 23 e 31;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
a) occorre chiarire la portata della disposizione in tema di arbitrati recata dall'articolo 15, in considerazione del fatto che l'articolo 3, commi 19-22, della legge finanziaria per il 2008 non prevede la devoluzione alle sezioni specializzate in materia di proprietà industriale e intellettuale delle competenze in materia di appalti pubblici, né tale competenza è attualmente prevista dal decreto legislativo n. 168 del 2003, che istituisce le medesime sezioni specializzate;
b) considerato che non si è ancora definitivamente perfezionato il procedimento per l'adozione delle revisioni generali delle norme tecniche delle costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 settembre 2005 e che non appare chiaro il riferimento circa la possibile alternativa all'applicazione delle suddette revisioni, occorre chiarire la formulazione dell'articolo 20, al fine di precisare se, in alternativa all'applicazione delle future nuove norme tecniche delle costruzioni, trovino applicazione le norme tecniche di cui al citato decreto ministeriale del 2005 oppure la normativa previgente, risalente al 1996; a tal fine, anche per individuare una soluzione chiara a questa complessa situazione, in luogo del rinvio all'articolo 5, comma 2-bis, del decreto-legge n. 136 del


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2004, sia indicata esplicitamente la disciplina transitoria e - in particolare - il regime opzionale applicabile;
c) al fine di salvaguardare le legittime aspettative di quelle amministrazioni pubbliche che hanno già perfezionato gli accordi di programma per la realizzazione dei programmi di edilizia residenziale a favore dei dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, all'articolo 23 sia aggiunto, dopo il comma 1, un comma del seguente tenore: «Una quota pari a 60 milioni di euro delle risorse non impegnate di cui al comma 1 dell'articolo 21-bis del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, è comunque destinata al finanziamento dei programmi costruttivi, di cui all'articolo 18 del decreto-legge 18 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, per i quali sia stato ratificato l'accordo di programma entro il 31 dicembre 2007. Il Ministero delle infrastrutture ripartisce tale quota, se necessario in misura proporzionale, tra gli accordi di programma segnalati dai comuni entro il 15 marzo 2008. Gli alloggi di edilizia agevolata e sovvenzionata ricompresi negli accordi di programma ammessi a finanziamento, eventualmente risultanti eccedenti i finanziamenti disponibili, possono essere realizzati per le medesime finalità con fondi privati e destinati alla locazione per almeno otto anni, ovvero ceduti a prezzi non superiori a quelli indicati nella convenzione con il comune, allo stesso comune, allo ex IACP o ente assimilato, comunque denominato, o a persone giuridiche che si impegnino a locarli in via preferenziale ai soggetti aventi i requisiti previsti dal citato articolo 18 del decreto-legge n. 152 del 1991»;
d) occorre, inoltre, che le Commissioni di merito valutino l'effettiva opportunità della proroga disposta dall'articolo 31, che prolunga l'attività della Commissione di esperti sulla subsidenza, istituita in relazione ai progetti e alle attività di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi o gassosi nel sottosuolo del Golfo di Venezia, considerato anche che tale Commissione - istituita sin dal 1995 - non ha prodotto risultati di particolare rilievo e che, allo stesso tempo, l'evoluzione normativa e il rafforzamento delle funzioni di competenza regionale consentono di svolgere i medesimi compiti con strumenti e procedure ordinari;
e con le seguenti osservazioni:
1) con riferimento alla materia dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, su cui interviene la proroga di cui all'articolo 30, si tenga conto - in sede di riforma del funzionamento dei sistemi collettivi di gestione (che costituisce, peraltro, oggetto di un'apposita norma di delega contenuta nel disegno di legge comunitaria 2007) - dell'esigenza di attribuire esplicitamente a tali soggetti compiti e responsabilità di informazione del pubblico, in analogia con la corrispondente funzione svolta da altri consorzi di recupero operanti nel settore dei rifiuti;
2) in relazione all'esigenza di introdurre misure capaci di rendere effettiva l'applicazione della disciplina in materia di recupero e riciclaggio dei rifiuti e di scoraggiare il continuo ricorso al conferimento in discarica, si intervenga sul termine di cui all'articolo 1, comma 166, della legge finanziaria per il 2008, che ha ulteriormente prorogato, sino al 31 dicembre 2008, l'applicazione della disciplina relativa alle discariche di rifiuti; in particolare, occorre individuare specifiche misure per incentivare - anche sotto il profilo fiscale ed economico - la raccolta differenziata e per penalizzare, al contempo, il conferimento dei rifiuti «tal quali» in discarica;
3) considerato che il decreto-legge n. 180 del 2007, al termine dell'iter parlamentare di conversione in legge, ha fatto emergere il problema della possibile difficoltà delle amministrazioni pubbliche nel concludere entro il 31 marzo 2008 le procedure per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, si verifichi la possibile introduzione di ulteriori modifiche


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e integrazioni al citato decreto-legge n. 180, dirette a facilitare un corretto percorso di attuazione della disciplina comunitaria in materia, salvaguardando altresì la funzionalità complessiva del sistema;
4) valutino le Commissioni di merito la possibile introduzione di ulteriori disposizioni di completamento delle varie misure per il potenziamento e la riqualificazione dei servizi ferroviari locali, proseguendo in particolare nel finanziamento, già previsto - per la prima tranche - dalla legge finanziaria per il 2008, del cosiddetto «piano mille treni per i pendolari», atteso che lo stesso Governo ha sempre sottolineato come un suo obiettivo principale in tema infrastrutturale consista nel creare un «sistema di rete» del trasporto nazionale, in una logica di riequilibrio dei modi di trasporto, garantendo una mobilità sostenibile a partire dal potenziamento del trasporto pubblico locale, con incentivi alla mobilità di breve e media percorrenza, in particolare quella dei numerosi pendolari che ogni giorno si spostano nel Paese;
5) al fine di assicurare una adeguata formazione tecnica per gli operatori del settore edilizio, si verifichi, infine, la possibilità di disporre una proroga del termine, attualmente fissato al 23 febbraio 2008, per ultimare la formazione dei lavoratori addetti al montaggio, uso e smontaggio dei ponteggi, ai sensi dell'articolo 36-quater del decreto legislativo n. 626 del 1994, considerato che l'elevato numero di domande di formazione già presentate dalle imprese non potrà essere soddisfatto nel predetto arco temporale.


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ALLEGATO 4

DL 248/07: Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria. C. 3324 Governo.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La VIII Commissione,
esaminato il disegno di legge n. 3324, recante «Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria»;
osservato che il provvedimento prospetta il differimento di alcuni termini in scadenza, il cui spostamento è ritenuto indifferibile a causa del verificarsi di determinate condizioni che ostano all'attuazione delle relative disposizioni;
considerato, pertanto, che il contenuto del decreto-legge risulta particolarmente opportuno, soprattutto per talune delle materie di più diretta competenza della VIII Commissione;
rilevato, tuttavia, che - pur prendendo atto dell'inevitabilità di talune delle proroghe in questione, che si rendono necessarie in attesa del perfezionamento delle procedure amministrative in atto - è opportuno che il Governo realizzi ogni possibile sforzo per procedere, in tempi rapidi, all'adozione di tutti quei provvedimenti che rendano applicabili le disposizioni differite o prorogate, anche per non lasciare nell'incertezza gli addetti ai lavori e gli operatori del settore, oltre che per garantire il pieno rispetto della normativa comunitaria che, in numerose materie, richiederebbe l'individuazione di soluzioni definitive;
sottolineata, inoltre, l'esigenza di apportare talune modifiche migliorative al testo del provvedimento, per far fronte alle questioni problematiche sollevate da alcuni articoli, tra i quali si segnalano, in particolare, gli articoli 15, 20, 23 e 31;
considerata la disponibilità del Governo, espressa nel corso della seduta della VIII Commissione, ad accogliere - in particolare - le condizioni relative agli articoli 30 e 31,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
a) occorre chiarire la portata della disposizione in tema di arbitrati recata dall'articolo 15, in considerazione del fatto che l'articolo 3, commi 19-22, della legge finanziaria per il 2008 non prevede la devoluzione alle sezioni specializzate in materia di proprietà industriale e intellettuale delle competenze in materia di appalti pubblici, né tale competenza è attualmente prevista dal decreto legislativo n. 168 del 2003, che istituisce le medesime sezioni specializzate;
b) considerato che non si è ancora definitivamente perfezionato il procedimento per l'adozione delle revisioni generali delle norme tecniche delle costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 settembre 2005 e che non appare chiaro il riferimento circa la possibile alternativa all'applicazione delle suddette revisioni, occorre chiarire la formulazione dell'articolo 20, al fine di precisare se, in alternativa all'applicazione delle future nuove norme tecniche delle costruzioni, trovino applicazione le norme tecniche di cui al citato


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decreto ministeriale del 2005 oppure la normativa previgente, risalente al 1996; a tal fine, anche per individuare una soluzione chiara a questa complessa situazione, in luogo del rinvio all'articolo 5, comma 2-bis, del decreto-legge n. 136 del 2004, sia indicata esplicitamente la disciplina transitoria e - in particolare - il regime opzionale applicabile;
c) al fine di salvaguardare le legittime aspettative di quelle amministrazioni pubbliche che hanno già perfezionato gli accordi di programma per la realizzazione dei programmi di edilizia residenziale a favore dei dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, all'articolo 23 sia aggiunto, dopo il comma 1, un comma del seguente tenore: «Una quota pari a 60 milioni di euro delle risorse non impegnate di cui al comma 1 dell'articolo 21-bis del decreto-legge 1 ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, è comunque destinata al finanziamento dei programmi costruttivi, di cui all'articolo 18 del decreto-legge 18 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, per i quali sia stato ratificato l'accordo di programma entro il 31 dicembre 2007. Il Ministero delle infrastrutture ripartisce tale quota, se necessario in misura proporzionale, tra gli accordi di programma segnalati dai comuni entro il 15 marzo 2008. Gli alloggi di edilizia agevolata e sovvenzionata ricompresi negli accordi di programma ammessi a finanziamento, eventualmente risultanti eccedenti i finanziamenti disponibili, possono essere realizzati per le medesime finalità con fondi privati e destinati alla locazione per almeno otto anni, ovvero ceduti a prezzi non superiori a quelli indicati nella convenzione con il comune, allo stesso comune, allo ex IACP o ente assimilato, comunque denominato, o a persone giuridiche che si impegnino a locarli in via preferenziale ai soggetti aventi i requisiti previsti dal citato articolo 18 del decreto-legge n. 152 del 1991»;
d) con riferimento alla materia dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, su cui interviene la proroga di cui all'articolo 30, si tenga conto - in sede di riforma del funzionamento dei sistemi collettivi di gestione (che costituisce, peraltro, oggetto di un'apposita norma di delega contenuta nel disegno di legge comunitaria 2007) - dell'esigenza di attribuire esplicitamente a tali soggetti compiti e responsabilità di informazione del pubblico, in analogia con la corrispondente funzione svolta da altri consorzi di recupero operanti nel settore dei rifiuti;
e) occorre, inoltre, che le Commissioni di merito valutino la soppressione dell'articolo 31, che prolunga l'attività della Commissione di esperti sulla subsidenza, istituita in relazione ai progetti e alle attività di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi o gassosi nel sottosuolo del Golfo di Venezia, considerato anche che tale Commissione - istituita sin dal 1995 - non ha prodotto risultati di particolare rilievo e che, allo stesso tempo, l'evoluzione normativa consente di svolgere i medesimi compiti con strumenti e procedure ordinari;
e con le seguenti osservazioni:
1) in relazione all'esigenza di introdurre misure capaci di rendere effettiva l'applicazione della disciplina in materia di recupero e riciclaggio dei rifiuti e di scoraggiare il continuo ricorso al conferimento in discarica, si intervenga sul termine di cui all'articolo 1, comma 166, della legge finanziaria per il 2008, che ha ulteriormente prorogato, sino al 31 dicembre 2008, l'applicazione della disciplina relativa alle discariche di rifiuti; in particolare, occorre individuare specifiche misure per incentivare - anche sotto il profilo fiscale ed economico - la raccolta differenziata e per penalizzare, al contempo, il conferimento dei rifiuti «tal quali» in discarica;
2) considerato che il decreto-legge n. 180 del 2007, al termine dell'iter parlamentare di conversione in legge, ha fatto emergere il problema della possibile difficoltà


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delle amministrazioni pubbliche nel concludere entro il 31 marzo 2008 le procedure per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, si verifichi la possibile introduzione di ulteriori modifiche e integrazioni al citato decreto-legge n. 180, dirette a facilitare un corretto percorso di attuazione della disciplina comunitaria in materia, salvaguardando altresì la funzionalità complessiva del sistema;
3) valutino le Commissioni di merito la possibile introduzione di ulteriori disposizioni di completamento delle varie misure per il potenziamento e la riqualificazione dei servizi ferroviari locali, proseguendo in particolare nel finanziamento, già previsto - per la prima tranche - dalla legge finanziaria per il 2008, del cosiddetto «piano mille treni per i pendolari», atteso che lo stesso Governo ha sempre sottolineato come un suo obiettivo principale in tema infrastrutturale consista nel creare un «sistema di rete» del trasporto nazionale, in una logica di riequilibrio dei modi di trasporto, garantendo una mobilità sostenibile a partire dal potenziamento del trasporto pubblico locale, con incentivi alla mobilità di breve e media percorrenza, in particolare quella dei numerosi pendolari che ogni giorno si spostano nel Paese;
4) al fine di assicurare una adeguata formazione tecnica per gli operatori del settore edilizio, si verifichi, infine, la possibilità di disporre una proroga del termine, attualmente fissato al 23 febbraio 2008, per ultimare la formazione dei lavoratori addetti al montaggio, uso e smontaggio dei ponteggi, ai sensi dell'articolo 36-quater del decreto legislativo n. 626 del 1994, considerato che l'elevato numero di domande di formazione già presentate dalle imprese non potrà essere soddisfatto nel predetto arco temporale.