I Commissione - Resoconto di marted́ 12 febbraio 2008


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ATTI DEL GOVERNO

Martedì 12 febbraio 2008. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE. - Intervengono il sottosegretario di Stato per l'interno Marcella Lucidi e il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare Gianni Piatti.

La seduta comincia alle 10.35.

Variazione nella composizione della commissione.

Luciano VIOLANTE, presidente, comunica che il deputato Carlo Giovanardi, già componente della Commissione, ha cessato di farne parte.

Schema di decreto legislativo recante modifiche al decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30, di attuazione della direttiva 2004/38/CE, relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.
Atto n. 210.

(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni e osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto rinviato, da ultimo, nella seduta del 6 febbraio 2008.

Roberto ZACCARIA (PD-U), relatore, illustra i contenuti della nuova proposta di parere da lui predisposta (vedi allegato 1), evidenziando gli elementi di novità ivi introdotti rispetto alla versione presentata


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nella precedente seduta. In primo luogo si sofferma sul punto relativo alla copertura finanziaria del provvedimento, in relazione al quale ritiene preferibile apporre al parere una specifica osservazione e non invece una condizione. Rileva, in proposito, che nella legge di delega si prevede il ricorso ad un apposito fondo di rotazione, che peraltro, risulterebbe non capiente, in quanto già impiegato per altri interventi. Peraltro, il provvedimento in esame dispone comunque una idonea copertura finanziaria in conformità al disposto di cui all'articolo 81 della Costituzione. Ritiene, pertanto, che su tale aspetto sia sufficiente richiamare l'attenzione del Governo, mediante una semplice osservazione. Evidenzia inoltre il venir meno, nella nuova versione della proposta di parere, in accoglimento alla richiesta formulata in tal senso dal Governo, della disposizione contenuta nella condizione di cui al punto 12 della proposta di parere, che prevedeva che la misura dell'allontanamento immediato con divieto di reingresso decorresse dalla pronuncia della sentenza del giudice. In tal modo, l'applicazione del divieto di reingresso decorrerà dal momento dell'allontanamento del soggetto interessato. Osserva infine che nella proposta di parere è stato invece mantenuto, sotto forma di osservazione, il suggerimento di sopprimere le lettere b) e c) del comma 1 dell'articolo 1, relative alla dimostrabilità e alla liceità delle fonti di reddito. Argomenta che tale riferimento, inserito nel corso dell'esame del testo al Senato e non contemplato nel contenuto normativo della direttiva di riferimento e della corrispondente legge delega, non appare particolarmente pertinente in quanto appare sicuramente preferibile equiparare il cittadino comunitario a quello italiano.

Donato BRUNO (FI), nel richiamare le considerazioni formulate dal deputato Boscetto nel corso della precedente seduta, che ritiene condivisibili, dichiara a nome del proprio gruppo il voto contrario sulla proposta di parere predisposta dal relatore.

Franco RUSSO (RC-SE) ricorda l'iter del testo in esame, particolarmente complesso e che ha dato luogo ad un articolato e serrato confronto tra i gruppi di maggioranza e di opposizione ed il Governo stesso, che, nella persona del sottosegretario Marcella Lucidi, ha dimostrato un forte impegno che ha contribuito a migliorare l'impostazione complessiva del testo medesimo. Pur manifestando apprezzamento per l'opera di razionalizzazione complessiva della materia in esame e per l'operato del relatore e del Governo che, in relazione a taluni profili, quali la questione della definizione normativa dei motivi imperativi di sicurezza hanno aderito alle proposte avanzate da rappresentanti del proprio gruppo, fa presente che quest'ultimo non parteciperà al voto.

Sesa AMICI (PD-U) esprime apprezzamento per l'impegno mostrato dal relatore e per la positiva ed utile interlocuzione del Governo con la Commissione. Sostiene che il testo in esame ponga ordine sotto il profilo normativo nella delicata ed articolata materia ivi regolata. Esprime quindi, a nome del proprio gruppo, il voto favorevole sulla proposta di parere predisposta dal relatore.

Marco BOATO (Verdi), nel concordare con la nuova proposta di parere del relatore, lo ringrazia per l'impegno profuso. Manifesta, tuttavia talune riserve di carattere generale sulla tendenza, presente nel testo in esame, a introdurre nuove ipotesi di «prevenzione», al di fuori di vere e proprie fattispecie di reato. Richiama al riguardo la sua posizione contraria rispetto alla tematica generale delle misure di prevenzione, che ritiene residuo di ordinamenti penali propri di altri periodi storici. Nel considerare tuttavia che ci si debba confrontare con i provvedimenti normativi attualmente all'esame del Parlamento, sostiene che rispetto alle summenzionate riserve di ordine generale si delinei una prioritaria esigenza di dar corso tempestivamente all'approvazione di testi normativi che rispondano comunque a condivisibili esigenze di sicurezza. Ravvisa


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peraltro la necessità che il Governo si impegni formalmente a recepire i rilievi contenuti nella proposta di parere, in caso contrario ne risentirebbe la credibilità del lavoro svolto in Commissione. Raccomanda quindi al presidente ed al relatore di assicurare che nel corso in Assemblea del decreto-legge sulla sicurezza siano presentate proposte emendative coerenti con il contenuto della proposta di parere in esame. In conclusione, con tali precisazioni, preannuncia il proprio voto favorevole.

Il sottosegretario Marcella LUCIDI, nel ringraziare la Commissione per il lavoro svolto, assicura che il Governo agirà, nell'esercizio della delega, in piena coerenza con le indicazioni formulate dalla Commissione con la proposta di parere in oggetto.

Luciano VIOLANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, pone in votazione la nuova proposta di parere predisposta dal relatore (vedi allegato 1).

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Schema di regolamento di organizzazione del Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare.
Atto n. 207.
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni e osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato, da ultimo, nella seduta del 6 febbraio 2008.

Maria Fortuna INCOSTANTE (PD-U), relatore, illustra una nuova proposta di parere (vedi allegato 2), recante alcune modifiche resesi necessarie alla luce del dibattito svoltosi e tese a definire in modo più cogente le condizioni ivi formulate. Sottolinea, in particolare, che ha inteso accogliere gli specifici rilievi formulati dal deputato Bruno in relazione alla disciplina dell'APAT, per la quale si rende necessario ribadire la netta distinzione tra le funzioni dell'Agenzia e i compiti svolti dalle direzioni generali del Ministero. Inoltre, ha ritenuto di inserire nella premessa l'indicazione di una riserva da parte della Commissione in ordine all'opportunità di procedere alla nuova organizzazione del Ministero nell'attuale fase in cui il Governo, a seguito dello scioglimento delle Camere, è rimasto in carica per il disbrigo degli affari correnti. Richiama quindi il contenuto del parere reso dalla VIII Commissione della Camera e ribadisce la necessità che l'esame del provvedimento possa essere tempestivamente concluso.

Marco BOATO (Verdi), nel richiamare le considerazioni di carattere politico espresse nella precedente seduta, prende atto con favore delle avvenute modifiche rispetto al precedente testo della proposta di parere; richiama altresì la valutazione favorevole espressa dalla V Commissione sullo schema di regolamento in oggetto. Ringrazia quindi il relatore per aver accolto taluni suoi suggerimenti. Fa notare che sarebbe stato un errore per la Commissione non pronunciarsi sullo schema di regolamento in esame, consentendo in tal modo la più ampia discrezionalità al Governo nell'adottare le proprie determinazioni al riguardo. Ricorda a tal proposito le indicazioni fornite dai Presidenti della Camera della XIII e XIV legislatura, conformi a quelle adottate dal Presidente della Camera nella presente legislatura, secondo cui, per prassi costante, in regime di prorogatio il Parlamento è tenuto a procedere all'esame dei decreti-legge e può procedere all'esame dei disegni di legge di ratifica dei trattati internazionali ed all'esame di schemi di atti del Governo ai fini dell'espressione del relativo parere. Rileva che il Governo potrebbe valutare se adottare o meno il regolamento in esame, ma in caso favorevole non potrebbe che conformarsi alle condizioni formulate nel parere che la Commissione si accinge a votare. Esprime quindi il proprio voto favorevole sulla nuova proposta di parere del relatore.


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Donato BRUNO (FI) ringrazia il relatore per l'accoglimento dei rilievi da lui formulati in ordine al rapporto fra le competenze dell'APAT e le funzioni delle direzioni generali del Ministero. Ricorda l'auspicio, da lui espresso nella precedente seduta, che il Governo soprassieda rispetto all'approvazione del regolamento in oggetto per motivi di opportunità politica legati alla contingente fase di scioglimento delle Camere. Fa notare, inoltre, che la Commissione avrebbe potuto legittimamente astenersi dal pronunciarsi sul testo medesimo. Nel rilevare poi che le molteplici ed incisive condizioni apposte alla proposta di parere rendono singolare che si addivenga ad una valutazione complessivamente favorevole sul testo in oggetto, annuncia il voto contrario del proprio gruppo.

Franco RUSSO (RC-SE) ringrazia il relatore per l'impegno sostenuto nel predisporre una nuova proposta di parere che dà indicazioni puntuali ed incisive al Governo. Ritiene opportuno che la Commissione esprima il parere sullo schema di regolamento in esame e preannuncia, a nome del proprio gruppo, il voto favorevole sulla nuova proposta di parere del relatore. Apprezza quindi la condizione di cui al punto a), con cui si mira ad evitare la frammentazione delle competenze in materia di ricerca e di programmazione delle iniziative per lo sviluppo sostenibile. Valuta positivamente anche la condizione di cui al punto b), con cui si evidenzia la necessità di salvaguardare la coerenza e l'unitarietà dell'attività di partecipazione ai programmi internazionali in campo ambientale, nonché la gestione coordinata della normativa europea di riferimento. Esprime infine apprezzamento anche per la condizione di cui al punto e), relativa alla funzione di raccordo per l'attuazione della pianificazione paesaggistica regionale riconosciuta alla Direzione generale tutela biodiversità e aree protette.

Roberto ZACCARIA (PD-U), nel ringraziare il relatore per l'utile lavoro svolto, esprime parere favorevole sulla nuova proposta di parere. In relazione alla presenza di molteplici condizioni apposte al parere, fa notare che tale circostanza evidenzia la consapevolezza da parte del Parlamento delle particolari responsabilità che su di esso incombono nel periodo di prorogatio delle Camere.

Luciano VIOLANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, pone in votazione la proposta di parere predisposta dal relatore (vedi allegato 2).

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Documento programmatico relativo alla politica dell'immigrazione e degli stranieri nel territorio dello Stato per il triennio 2007-2009.
Atto n. 209.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Roberto ZACCARIA (PD-U), relatore, illustra diffusamente la relazione al documento in esame. Rileva che ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, Testo Unico sull'immigrazione, il Presidente del Consiglio è chiamato a predisporre ogni tre anni il documento programmatico relativo alla politica dell'immigrazione e degli stranieri nel territorio dello Stato, sentiti i Ministri interessati, il CNEL, la Conferenza Stato - Regioni e Stato - città ed altri organismi. Il documento programmatico, una volta approvato dal Governo, è trasmesso al Parlamento per il parere delle Commissioni competenti, per essere quindi emanato con decreto del Presidente della Repubblica. La I Commissione è dunque chiamata ad esprimere un parere sullo schema di documento programmatico approvato dal Consiglio dei Ministri del 12 ottobre 2007. Ai sensi del già citato articolo 3, il documento programmatico: indica le azioni e gli interventi che lo Stato italiano si propone di svolgere in materia


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di immigrazione, anche in cooperazione con gli Stati membri dell'Unione europea, le organizzazioni internazionali, le istituzioni comunitarie e le organizzazioni non governative, nonché mediante la conclusione di accordi con i Paesi di origine; indica le misure di carattere economico e sociale nei confronti degli stranieri soggiornanti nel territorio dello Stato, nelle materie che non debbono essere disciplinate con legge; individua i criteri generali per la definizione dei flussi di ingresso nel territorio dello Stato (le cui quote massime sono stabilite, annualmente, con decreto del Presidente del Consiglio), gli interventi pubblici volti a favorire le relazioni familiari, l'inserimento sociale e l'integrazione culturale degli stranieri residenti in Italia. La valenza del documento programmatico è estremamente significativa, dato che sono in esso contenute le linee guida della politica dello Stato in materia di immigrazione. Uno dei punti centrali è quello relativo alla disciplina dei flussi migratori. Ricorda che ogni anno il Governo stabilisce le quote massime di cittadini stranieri da ammettere nel territorio dello Stato Italiano attraverso l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio, proprio sulla base delle indicazioni contenute nel documento programmatico. Le quote sono suddivise per lavoro autonomo, lavoro subordinato e lavoro stagionale. Dai dati statistici contenuti nel Documento programmatico, si evidenzia come nel periodo 2001-2006 si sia verificata una crescita dei lavoratori stagionali e non stagionali in Italia. Dalla tabella contenuta nel Documento emerge un decremento del numero dei lavoratori extracomunitari stagionali negli anni 2004-2005, causato dal fatto che la quota flusso annuale non tiene più conto degli ingressi dei nuovi comunitari. Nel 2006 inoltre si riscontra un forte aumento per tutte le categorie di cittadini extracomunitari anche a fronte del d.p.c.m. 14 luglio 2006 che ha innalzato la quota annuale per far fronte alle moltissime richieste. Il Documento presenta inoltre dati relativi all'evoluzione del numero dei lavoratori stranieri stagionali in Italia nel periodo 1992-2006. Premettendo che i dati relativi agli anni 1992-2000 sono stati forniti dal CENSIS, mentre dal 2000 si dispone dei dati ufficiali relativi alle quote flussi, dai dati statistici emerge che si è verificata una crescita costante e tuttora in atto. Si sofferma quindi sull'evoluzione del numero dei lavoratori stranieri stagionali in Italia (1992-2006) e ricorda le differenti quote che negli anni precedenti sono state fissate con d.p.c.m. ai sensi del T.U. sull'immigrazione. Segnala, infine, che di recente è stato adottato il decreto-flussi per il 2008 relativo ai lavoratori stagionali il cui ammontare è pari ad 80.000 persone. Ampliando l'analisi alle esigenze di forze-lavoro da parte dell'Unione europea, il Documento presenta alcune interessanti stime della Commissione europea che indicano una debole crescita della popolazione fino al 2025 con una progressiva riduzione della popolazione a partire da questa data. Il declino colpirà in modo particolare la popolazione in età lavorativa (15/64 anni). Elenca quindi la normativa adottata in materia di immigrazione nel corso della XV legislatura: l'abolizione dell'obbligo di permesso di soggiorno per i lavoratori extracomunitari dipendenti da datori di lavoro residenti nell'Unione europea, sostituito da una semplice dichiarazione (decreto-legge 10/2007, articolo 5); l'abolizione dell'obbligo di richiedere il permesso di soggiorno per viaggi di breve durata (tre mesi) compiuti per motivi di visita, affari, turismo e studio (la legge n. 68 del 2007); il recepimento della direttiva comunitaria 2003/110, relativa all'assistenza durante il transito in uno scalo aereo di un Paese membro dell'Unione europea - nell'ambito di provvedimenti di espulsione per via aerea - quando non sia possibile per lo Stato membro avvalersi di voli diretti per l'allontanamento degli stranieri espulsi verso i Paesi terzi di destinazione (decreto legislativo 24/2007); l'istituzione del Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati presso il Ministero della solidarietà sociale (legge finanziaria 2007, articolo 1, commi 1267-1268); l'abbreviazione (da sei a cinque anni) del periodo minimo di permanenza regolare per l'ottenimento della


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carta di soggiorno a tempo indeterminato (decreto legislativo 3/2007); l'ampliamento dell'esercizio del diritto al ricongiungimento familiare (decreto legislativo 5/2007); la materia dell'asilo attraverso i due decreti legislativi: uno pubblicato e l'altro in corso.
Ricorda che la I Commissione della Camera ha iniziato nel settembre 2007 l'esame di diversi progetti di legge di iniziativa parlamentare e di un disegno di legge del Governo, predisposto dal Ministro dell'interno e dal Ministro della solidarietà sociale per la modifica del testo unico in materia dell'immigrazione. Il disegno di legge governativo consiste in una delega legislativa. I punti qualificanti del progetto del Governo si possono riassumere come segue: programmazione triennale delle quote di ingresso annuali, in luogo della definizione annuale delle quote tramite i «decreti flussi»; predisposizione di liste di lavoratori stranieri nei Paesi di origine (una sorta di sistema di collocamento all'estero); reintroduzione degli ingressi per l'inserimento nel mondo del lavoro tramite sponsor che si impegnino finanziariamente per gli immigrati. È prevista inoltre la possibilità per l'immigrato di «autosponsorizzarsi», cioé di fornire egli stesso prove di adeguate risorse finanziarie al fine di ottenere il premesso di soggiorno per ricerca di lavoro; semplificazione delle procedure per il rilascio del visto di ingresso e per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno (a partire dall'ampliamento della durata massima del permesso); concessione dell'esercizio del diritto di voto alle elezioni amministrative per gli stranieri soggiornanti di lungo periodo; previsione di misure volte a rendere effettivi i rimpatri, anche attraverso forme di rimpatrio volontario; rimodulazione delle sanzioni correlate alla violazione delle disposizioni in materia di immigrazione in relazione alla gravità e alla reiterazione delle violazioni; superamento del sistema dei centri di permanenza temporanea e assistenza (CPTA); potenziamento delle misure volte all'inserimento degli stranieri regolari, con particolare riguardo ai minori. Tra le altre iniziative legislative in materia di immigrazione ricorda che vi sono state numerose iniziative legislative riguardanti singoli aspetti delle politiche dell'immigrazione, tra cui la proposta di legge sulla cittadinanza e la proposta di legge sulla libertà religiosa. Ricorda infine che la verifica delle condizioni di vita nei centri di permanenza temporanea e assistenza (CPTA), anche in vista della loro riforma, è stato l'obiettivo principale di una speciale commissione d'indagine sui CPTA istituita dal ministro Amato nel luglio scorso e presieduta dall'ambasciatore Staffan de Mistura. La Commissione ha concluso i suoi lavori nel gennaio 2007 con la pubblicazione di un dettagliato rapporto, in cui si propone il «superamento» dei CPTA attraverso un processo di svuotamento di tutte le categorie di persone per le quali non c'è necessità di trattenimento.
In ordine ai contenuti del documento programmatico 2007-2009 evidenzia in premessa che il testo assume come presupposto la necessità di superare una politica fondata sull'equivalenza immigrato-forza lavoro incentrata sull'istituto del «contratto di soggiorno», per indirizzarsi verso politiche positive di accoglienza e integrazione. «I migranti» si legge nel Documento «sono prima di tutto persone che cercano di costruire un proprio progetto di vita e, quindi, le politiche dell'immigrazione non possono cancellare soggettività e diritti». Il Documento auspica la costituzione di un nuovo «patto» tra lo Stato ed i cittadini stranieri, il riconoscimento in pieno della «soggettività dell'immigrato», una programmazione dei flussi di ingresso «flessibile» e basata «sulla verifica degli andamenti occupazionali», la concretizzazione di misure che favoriscano «l'inserimento dei cittadini stranieri nella comunità italiana». Scopo ultimo di una politica dell'immigrazione così intesa è il raggiungimento di una stabile ed effettiva «coesione sociale» e la diffusione del «senso comune di appartenenza alla società in cui si vive». Pur senza disconoscere che anche le questioni della sicurezza necessitino di una risposta dalla politica, rileva che dal documento si evince


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come politiche dell'immigrazione fondate su misure positive di accoglienza siano lo strumento migliore per assicurare il rispetto delle regole e delle leggi da parte di tutti i membri della comunità. Soffermandosi sul merito del Documento, segnala come esso si articoli in sei capitoli: Le politiche di governo degli ingressi e del lavoro; Interventi per favorire l'inclusione e l'accoglienza; Politiche di contrasto alle discriminazioni razziste e xenofobe; Politiche di contrasto al traffico di persone e all'irregolarità; Parteniariato e cooperazione a livello europeo e internazionale; Richiedenti asilo e rifugiati. Il primo capitolo del documento programmatico è dedicato alle politiche di gestione dell'immigrazione regolare che si ispirano ad una programmazione dei flussi di ingresso più flessibile, a una diversificazione delle modalità di ingresso per motivi di lavoro e alla semplificazione delle procedure amministrative. Nella prima sezione, particolare rilievo viene dato alla necessità di predisporre una serie di indicatori quantitativi della domanda di lavoro. Nella sezione sono presenti una serie di previsioni sulla necessità di manodopera nel triennio 2007-2009 che viene complessivamente valutata nell'ordine di oltre 200 mila unità l'anno in media, con un'ipotesi massima di 275 mila. La disponibilità di elementi quantitativi è necessaria per una determinazione efficace dei flussi di ingresso la cui scansione temporale dovrà essere riformata e portata da base annuale, come avviene attualmente con i «decreti-flussi», a triennale, con possibilità di rideterminazione annuale e con procedure comunque semplificate rispetto a quelle attuali. Rileva che un meccanismo simile si trova nel disegno di legge del Governo di riforma del testo unico all'esame della Camera (A.C. 2976). Pur confermando il sistema delle quote, si prevede una revisione dei canali di ingresso, sia dal punto di vista quantitativo, prevedendo una differente modulazione del decreto flussi in base alla tipologia lavorativa (per esempio lavoro stagionale) e una gestione temporale separata dei flussi per evitare picchi periodici, sia dal punto di vista qualitativo, determinando le quote di ingresso in corrispondenza della domanda, con particolare attenzione all'attività di collaborazione familiare, agli ingressi fuori quota di personale specialistico, al personale formato all'estero. Si prevedono, inoltre, meccanismi innovativi, quali l'ingresso per ricerca di lavoro - attraverso la triplice forma di sponsorizzazione collettiva (da parte di enti e istituzioni), di sponsorizzazione da parte di privati e di auto-sponsorizzazione - e la predisposizione di liste all'estero di cittadini extracomunitari disponibili a lavorare in Italia. Entrambi gli strumenti sono previsti dal disegno di legge di riforma: articolo 1, comma 1, lettera a), nn. 5-8 (liste all'estero), n. 9 (sponsorizzazione), n. 11 (autosponsorizzazione). Altre forme di agevolazione sono previste in caso di legalizzazione del soggiorno in casi particolari (ad esempio per motivi umanitari) e per il lavoro stagionale. La seconda sezione descrive alcune misure per favorire l'immigrazione qualificata, sia dirette all'accoglienza di lavoratori altamente qualificati, sia per creare canali privilegiati per l'ingresso e la permanenza di studenti, ricercatori, investitori ed imprenditori, secondo le indicazioni della strategia di Lisbona finalizzata all'aumento della competitività dell'economia europea. La terza sezione individua alcuni interventi di semplificazione amministrativa in parte contenuti anche nel disegno di legge di riforma del testo unico. Ricorda in particolare: la semplificazione degli oneri in capo al datore di lavoro collegati alla stipula del contratto di lavoro; la riorganizzazione degli sportelli unici per l'immigrazione in vista della completa informatizzazione delle procedure; la semplificazione dei procedimenti di rilascio del nulla osta e del permesso di soggiorno, nell'ottica di un futuro trasferimento delle competenze in materia ai comuni. Alle prospettive dell'allargamento dell'Unione europea sul mercato del lavoro è dedicata la quarta sezione, incentrata sull'esigenza di monitorare attentamente le assunzioni di lavoratori provenienti da Romania e Bulgaria, in considerazione dei rilevanti


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flussi provenienti da questi Paesi (nel 2006 il 27 per cento delle domande di nulla osta sono state di cittadini rumeni, 121 su 458 mila lavoratori non stagionali). Sulla base del principio della parità di trattamento tra lavoratori italiani e stranieri in materia pensionistica, che ha il suo fondamento nella costituzione, la quinta sezione dispone la incentivazione della politica volta alla definizione di accordi e convenzioni internazionale in materia di prestazioni previdenziali, sulla scorta degli accordi già in essere con diversi Paesi sulla totalizzazione dei periodi assicurativi. Il capitolo dedica ampio spazio alla formazione - oggetto della sesta sezione - ed in particolare della formazione universitaria, sia dal punto di vista della mobilità (in entrata e in uscita), sia per quanto riguarda l'inserimento e l'integrazione dello studente straniero. Tra le misure previste segnala: l'aumento dei finanziamenti per la ricerca; gli interventi per la riforma dei sistemi di istruzione; l'incentivazione delle collaborazioni internazionali; iniziative mirate ad attrarre studenti stranieri; semplificazione delle procedure di rinnovo del permesso di soggiorno al termine del periodo universitario per la prosecuzione degli studi post laurea. La formazione degli adulti stranieri risponde alle esigenze derivanti dalle caratteristiche ormai strutturali assunte dall'immigrazione nel nostro Paese. La formazione in questo campo riguarda prioritariamente l'apprendimento della lingua italiana e l'acquisizione di un titolo di studio, ma deve estendersi anche alla sicurezza dei luoghi di lavoro. Infine, la settima sezione introduce misure volte a combattere il lavoro nero, in particolare delle donne, e l'economia sommersa il cui contrasto costituisce ormai un'esigenza «non più procrastinabile». Tra le misure previste segnala le seguenti: il coordinamento degli organismi preposti al controllo ispettivo (Direzioni regionali e provinciali del lavoro, enti previdenziali); l'applicazione agli immigrati di programmi e modelli di prevenzione del lavoro nero già sperimentati dal Ministero del lavoro; l'attuazione delle disposizioni in materia previste nella legge finanziaria 2007; la previsione di una strategia specificatamente mirata alla protezione della salute e della sicurezza degli immigrati stranieri. Evidenzia che la sezione si conclude con una rassegna dei principali provvedimenti adottati nella legislatura in corso, tra cui la legge delega per l'adozione del testo unico sulla salute e la sicurezza del lavoro. Illustra quindi il Capo 2, che reca interventi per favorire l'inclusione e l'accoglienza. Il documento programmatico sottolinea come i flussi migratori da tempo non rivestano più carattere di eccezionalità, e come, interessando ogni paese sviluppato in maniera sostanzialmente omogenea, siano ormai divenuti un «fenomeno strutturale» da governare nell'ambito di strategie regionali di stabilizzazione. L'entità del fenomeno migratorio e le diverse caratteristiche da questo assunte, derivanti peraltro dall'allargamento dell'Unione europea, necessitano pertanto di un approccio che tenga conto della permanenza dei flussi migratori e della necessità che questi siano governati da politiche in grado di favorire l'inclusione e la cultura dell'accoglienza. In tal senso, il documento rileva come l'inserimento dei cittadini stranieri debba essere considerato bene comune, in quanto la coesione sociale e la condivisione di diritti e doveri favorisce il rispetto delle regole da parte di tutti i componenti la comunità, disinnescando allo stesso tempo i fenomeni di intolleranza e di conflittualità presenti nelle società multiculturali. Il capitolo 2, suddiviso in 12 sezioni, prefigura un percorso di integrazione coerente con quanto proposto in ambito europeo , individuando interventi normativi ed obiettivi specifici da conseguire attraverso un approccio integrato in grado di comprendere i differenti ambiti della vita degli stranieri. Rileva che la prima sezione è dedicata all'accesso alla cittadinanza e al permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo, considerati momenti fondamentali del processo di integrazione. La riforma della normativa in materia di cittadinanza, di iniziativa governativa, volta ad agevolare l'acquisizione della cittadinanza da parte degli stranieri regolarmente soggiornanti nel


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nostro Paese, reca tra le misure principali l'abbassamento da dieci a cinque anni del periodo minimo di presenza legale in Italia richiesto ai fini della concessione della cittadinanza per naturalizzazione, mentre il permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo, previsto dal decreto legislativo n. 3 del 2007, ha ridotto da sei a cinque anni il periodo di residenza utile ai fini del riconoscimento dello status e ha riconosciuto la libera circolazione dei soggiornanti di lungo periodo all'interno dell'Unione europea. Nella seconda e terza sezione il documento rileva come l'equiparazione tra cittadini e stranieri abbia fatto notevoli progressi in materia di godimento dei diritti sociali mentre proceda ancora fra molte cautele nell'ambito dei diritti politici. In tal senso, vengono considerati di grande importanza, oltre al riconoscimento del diritto di voto alle elezioni amministrative, collegato al possesso della cittadinanza, la creazione o il rafforzamento di organismi in grado di consentire la partecipazione degli stranieri alla vita delle comunità di residenza, locale e nazionale. Al tal fine, sottolinea che il Governo ha aperto un confronto con i soggetti, istituzionali (Regioni ed Enti locali) e non (organizzazioni del terzo settore), coinvolti nella gestione dei flussi migratori, proponendosi di utilizzare coerentemente quanto già previsto dal testo unico. La Consulta per i problemi degli stranieri immigrati e delle loro famiglie costituirà in tal senso lo strumento attraverso il quale rafforzare il dialogo con gli enti e le associazioni nazionali attive nel settore, affiancata altresì dalla neocostituita Consulta giovanile per il pluralismo religioso e culturale. Grande spazio è dedicato (nella quarta sezione) ai Consigli territoriali per l'immigrazione, previsti dall'articolo 3 del testo unico, istituiti a livello provinciale presso le Prefetture. I Consigli, presieduti dai prefetti e composti da rappresentanti delle competenti amministrazioni locali dello Stato, della Regione, degli Enti locali, della camera di commercio, degli enti localmente attivi nell'assistenza agli immigrati, delle organizzazioni dei lavoratori, dei datori di lavoro e dei lavoratori extracomunitari, hanno il compito di analizzare le problematiche connesse al fenomeno dell'immigrazione e le esigenze degli immigrati, promuovendo i relativi interventi da attuare a livello locale. L'azione di monitoraggio svolta dal Ministero dell'interno ha evidenziato come tali organismi siano in grado di assicurare il coordinamento necessario a promuovere la rete di relazioni ed interventi fra centro e periferia, fondamentale fra l'altro per la determinazione delle quote di ingresso dei lavoratori extracomunitari. In tale ottica di rafforzamento, ricorda, è stata indetta la I Conferenza nazionale dei Consigli territoriali, dovranno essere previsti strumenti di comunicazione attraverso i quali tali organismi possano segnalare i casi di discriminazione razziale e/o etnica che si verifichino nell'ambito territoriale di competenza e sarà prevista un azione di supporto e sostegno alle attività del Comitato minori stranieri, a cui il testo unico affida le attività di tutela ed assistenza dei minori stranieri non accompagnati. La quinta sezione è dedicata agli interventi per la famiglia nonché ai ricongiungimenti familiari. Il documento sottolinea come, in Italia, negli ultimi anni sia stato registrato un forte incremento delle famiglie immigrate (nel triennio 2004-2006 si è avuto un aumento, pari al 30,94 per cento, dei visti per ricongiungimento familiare emessi da tutta la rete estera). A fronte di tale dato, e degli incrementi registrati nel numero dei nati stranieri e dei minori stranieri presenti sul territorio nazionale, si ritiene indispensabile che le famiglie immigrate, «promotrici del processo di inclusione sociale degli stranieri», possano fruire degli interventi indirizzati alle famiglie in difficoltà, da individuare attraverso il primo Piano nazionale, finanziato, come stabilito dalla legge finanziaria 2008, con le risorse del Fondo per la Famiglia, d'intesa con le amministrazioni statali competenti e la Conferenza Unificata. Tra le misure specificamente previste per i nuclei familiari stranieri, rivestono grande importanza quelle relative alla promozione della conoscenza dei servizi sanitari


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e socio-educativi presenti sul territorio e l'inserimento nell'organico dei consultori (della cui disciplina è prevista una riforma) della figura dei mediatori culturali nonché la formazione di operatori preposti alle relazioni con i cittadini stranieri. Sostiene che verrà inoltre definito un piano d'intervento per promuovere l'informazione e il sostegno delle donne e delle loro famiglie prima e dopo il parto. Infine, per agevolare lo scambio tra le famiglie di diverse culture, immigrate e non, nei comuni, per tramite delle Regioni, dovranno essere attuate azioni di prossimità (ricorso all'accompagnamento o ad azioni di mediazione territoriale). La sesta sezione è dedicata ai minori stranieri non accompagnati, la cui presenza sul territorio, secondo dati aggiornati al febbraio 2007, risulta pari a circa 6000. Il documento rileva come la normativa in materia appaia ormai inadeguata a corrispondere all'esigenze di protezione e tutela di una categoria di stranieri particolarmente vulnerabile e purtroppo soggetta ai fenomeni di reclutamento delle organizzazioni criminali. Si prevede pertanto l'introduzione di disposizioni di vario genere, prima fra tutte la riduzione dei limiti temporali di permanenza dei minori sul territorio nazionale e di frequenza a un progetto di integrazione sociale e civile, necessari, a legislazione vigente, per la conversione, al compimento della maggiore età, del permesso di soggiorno per minore età in altre tipologie di permesso, comprendendo quella per accesso al lavoro. Inoltre, l'aumento della presenza di minori provenienti da aeree geografiche a rischio, rende opportuno «un processo di innovazione, nella composizione, nelle procedure, e nelle modalità di funzionamento del Comitato per minori stranieri», unitamente all'impostazione di un Programma nazionale che regoli nello specifico i singoli ambiti di intervento. Il documento, nella settima sezione, indica poi misure per le seconde generazioni, finalizzate ad assicurare loro pari opportunità di accesso alla formazione, all'inserimento lavorativo e all'inclusione sociale: l'integrazione delle seconde generazioni è considerata cruciale per la tenuta del tessuto sociale del paese e per la sua evoluzione verso forme mature di pluralismo. Alla salute è dedicata l'ottava sezione, che rende conto della già ottima situazione dell'assistenza sanitaria prestata agli stranieri nel nostro paese, da questo punto di vista fra i più garantisti del panorama europeo. L'obiettivo fissato dal documento programmatico è quello di rafforzare, con azioni concordate fra lo Stato e gli enti locali, una politica di piena parità fra stranieri e cittadini italiani ponendo in essere correttivi quali il coordinamento delle politiche sanitarie regionali, la prevenzione e il contrasto di pratiche quali la mutilazione genitale femminile, la promozione di campagne informative sul SSN, ponendo particolare attenzione a donne e minori e intensificando i controlli sanitari nei centri di permanenza temporanea e nelle carceri. Nella nona sezione il documento illustra le politiche relative all'integrazione scolastica e all'educazione interculturale. I dati rivelano come la presenza degli alunni stranieri sia in progressivo aumento nel segmento delle scuole superiori, più elevata nel centro e nel nord del paese ma diffusa sia nei grandi che nei piccoli centri; conseguentemente gli elementi di criticità individuati risultano la polarizzazione degli alunni stranieri in alcuni istituti scolastici e la novità della loro maggiore presenza nelle scuole superiori. Gli interventi proposti riguardano pertanto la formazione dei dirigenti scolastici e di tutto il personale delle scuole ad alta presenza di alunni stranieri, da affrontare attraverso un Piano nazionale per la formazione, da definire d'intesa con gli uffici scolastici regionali, gli enti locali, le università e in collaborazione con i centri interculturali e le associazioni del terzo settore. Evidenzia che ampio spazio è dedicato all'insegnamento dell'italiano, posto al centro dell'azione didattica scolastica ma considerato fondamentale anche come percorso formativo da offrire alle famiglie, con particolare attenzione alle donne, soggetti con scarse occasioni di interazione sociale, ma fondamentali per il coinvolgimento nei processi decisionali che riguardano i figli.


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Il documento infine rimanda alla necessità di rivisitare i curricula scolastici alla luce delle diverse e molteplici appartenenze culturali degli alunni, tenendo anche conto delle strategie adottate dagli altri paesi europei. La decima sezione del documento è dedicata alle attività sportive. Attualmente, la normativa vigente disciplina solo l'ingresso degli sportivi che svolgono la loro attività a livello professionistico, prevedendo quale presupposto per il soggiorno sul territorio italiano, un contratto di lavoro; in quest'ambito diviene quindi di particolare importanza la previsione di un permesso anche per gli sportivi che praticano attività dilettantistica nelle numerose discipline che non appartengono alle attività sportive professionistiche (nuoto, pallavolo, baseball, etc.), approfondendo la percorribilità dell'istituzione di un visto per attività sportiva dilettantistica. L'undicesima sezione è dedicata al riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche professionali: viene proposta l'istituzione di un nuovo certificato attestante il livello, sostitutivo delle dichiarazioni di equipollenza e di riconoscimento. La dodicesima sezione concerne infine le politiche abitative. Il documento rileva come la questione abitativa sia un problema strutturale avvertito da tutte le fasce più deboli della popolazione - indipendentemente dalla cittadinanza - sia per la povertà dell'offerta di edilizia residenziale pubblica che per la scarsezza di alloggi privati in affitto a canoni accessibili. Premesso che non appare opportuno affrontare la questione separando e individuando percorsi diversi per i cittadini e gli immigrati, il documento segnala l'esigenza di percorsi d'accesso orientati all'accompagnamento all'abitare per le fasce deboli, soprattutto in talune aree metropolitane più esposte al degrado e alla marginalizzazione; quanto agli immigrati, occorrerà tener conto delle tipologie di ingresso e di composizione del nucleo familiare: lavoratori stagionali e lavoratori fissi non accompagnati dal nucleo familiare o lavoratori fissi che vivano con il proprio nucleo familiare (forme di credito ad hoc, forme di garanzia per i piccoli proprietari che intendano affittare agli immigrati, sportelli informativi). Il Capitolo 3 attiene alle politiche di contrasto alle discriminazioni razziste e xenofobe. Sottolinea che con il decreto legislativo n. 215 del 2003, l'Italia ha recepito ed attuato la direttiva 2000/43/CE sulla parità di trattamento tra le persone, indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica. L'articolo 7 ha disposto l'istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità,di un Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o origine etnica, con funzioni di controllo e garanzia. L'Ufficio, denominato con l'acronimo U.N.A.R. (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) opera in condizioni di piena autonomia ed imparzialità, dal novembre 2004, svolgendo sistematicamente funzioni di monitoraggio sull'effettiva applicazione del principio di parità di trattamento e sull'efficacia dei meccanismi di tutela, in tutti i settori pubblici e privati. L'U.N.A.R., oltre al compito di redigere relazioni annuali con cui si riferiscono al Parlamento e al Presidente del Consiglio i risultati dell'attività di verifica svolta, formula proposte di modifica della normativa vigente. L'Ufficio svolge inoltre campagne di informazione finalizzate a fornire la massima conoscenza degli strumenti di tutela esistenti e delle possibilità offerte dalla normativa e che si concretizzano, di volta in volta, in campagne pubblicitarie, organizzazione di conferenze ed eventi e circolazione delle c.d. buone pratiche. Il terzo capitolo si articola in sette sezioni: le prime quattro forniscono indicazioni di massima relativamente ai fenomeni legati alla percezione della discriminazione con particolare riguardo all'origine etnica. Rileva che in Italia i cittadini che segnalano l'esistenza di discriminazioni in questo campo sono il 77 per cento, mentre la discriminazione rispetto all'orientamento sessuale risulta percepita dal 73 per cento, alla disabilità dal 68 per cento e al genere dal 56 per cento. Il documento sottolinea però che i dati a disposizione risultano parziali, sia per l'assenza di un monitoraggio


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articolato da parte delle pubbliche amministrazioni, sia per la mancanza di consapevolezza, da parte delle vittime, di essere oggetto di discriminazione. Il monitoraggio dei fenomeni di esclusione sociale viene altresì ritenuto fondamentale per l'individuazione di azioni positive che favoriscano una piena collaborazione delle istituzioni con le parti sociali. Viene pertanto sottolineata l'importanza che si proceda ad indagini sistematiche di tipo multiscopo ed ad analisi statistiche, cercando di favorire il più possibile l'emersione su tutti gli aspetti della discriminazione, violenze e crimini razzisti e xenofobi. Rileva la necessità che il principio della parità e delle pari opportunità divenga parte integrante del patrimonio culturale ed educativo, rafforzando «il ruolo centrale di prevenzione e di formazione che può svolgere il sistema dell'istruzione e della formazione nel suo complesso». In tale panorama la mediazione culturale e interculturale, intesa come «gestione delle diversità culturali», riconosce le specificità permettendo la comprensione dell'altro e facilitando «la partecipazione alla vita sociale, civile, politica dei soggetti a rischio di discriminazioni». La quinta sezione del documento esamina sinteticamente i nodi problematici legati al mondo del lavoro, all'alloggio, all'accesso al credito, all'attività sportiva e alla rappresentazione mediatica del mondo dell'immigrazione, indicando al contempo le possibile linee di intervento. Sia per quanto riguarda il settore dell'occupazione e del lavoro che per la ricerca dell'alloggio, le maggiori criticità riguardano non soltanto il momento iniziale dell'accesso ma anche, successivamente, la gestione del rapporto e le sue condizioni. In entrambi i casi vengono proposte campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione ospitante ed iniziative di informazione mirate alla cultura della conoscenza e della correttezza. Per quanto riguarda invece l'accesso al credito, evidenzia che il rapporto tra istituti di credito e soggetti stranieri risulta ancora segnato da pregiudizi soprattutto rispetto all'erogazione di servizi finanziari; il documento sottolinea pertanto la necessità di ridefinire gli accessi al credito, introducendo istituti quali l'attivazione del microcredito e l'adattamento dei servizi bancari alle esigenze degli immigrati. In merito alle pratiche sportive, attività fra le più idonee a favorire l'inclusione e l'integrazione sociale, il documento rileva come queste, paradossalmente, siano spesso occasione di accesi contrasti legati a comportamenti discriminatori se non apertamente razzisti. Tale fenomeno, appare evidente soprattutto nel calcio, pertanto si suggerisce un maggiore controllo da parte delle organizzazioni ed associazioni sportive nonché degli stessi professionisti e addetti del settore unitamente all'adozione di misure preventive di educazione e sensibilizzazione. Infine, rispetto ai media rileva l'importante funzione da questi svolta per una corretta rappresentazione dei temi legati all'immigrazione; funzione che dovrebbe essere sostenuta attraverso la predisposizione di misure di autoregolamentazione quali i codici di condotta e le linee guida e attraverso la previsione di strumenti in grado di garantire l'osservanza dei principi deontologici in materia. La sesta sezione è dedicata all'integrazione dei Rom e dei Sinti: per quanto concerne la loro presenza nel nostro Paese, in assenza di cifre ufficiali fornite da rilevazioni statistiche, occorre fare riferimento ai dati forniti dall'ultima mappatura effettuata dall'Opera Nomadi, che stima i Rom presenti in Italia in circa 140.000 unità, di cui circa 70.000 in possesso della cittadinanza italiana, e con solo un 30% da considerarsi ancora nomade. L'ingresso nell'Unione europea della Romania, paese da cui tradizionalmente tali popolazioni provengono, fa ragionevolmente presumere che la loro presenza si rafforzerà nel tempo, rendendo necessari interventi mirati alla risoluzione delle criticità legate alla gestione dei cosiddetti «campi sosta», nonché alle situazioni di disagio abitativo, devianza, accesso ai servizi sociali e all'istruzione, e a contrastare le discriminazioni. Si ritiene necessario che una strategia mirata di intervento si avvalga dell'apporto delle associazioni impegnate nella tutela dei diritti di tali minoranze. La


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settima sezione sottolinea l'importanza di utilizzare strumenti di azione e mezzi di intervento finalizzati al rafforzamento diffuso della consapevolezza dei diritti e delle regole. In tale prospettiva, il documento ritiene fondamentale instaurare uno stretto legame con il mondo dell'associazionismo, partendo dai luoghi della vita quotidiana, attraverso la costituzione di piccoli gruppi sostenuti dalle pratiche della mediazione interculturale. Segnala come di particolare l'importanza la necessaria attenzione alla condizione delle donne e dei bambini, premessa per il raggiungimento della dignità e del benessere di tutti; a tale riguardo si pongono, tra gli obiettivi da perseguire, un'equilibrata presenza delle donne immigrate nei consigli territoriali e in tutti gli organismi che prevedono la presenza dei migranti, l'accesso delle donne ai percorsi educativi e di formazione per gli adulti e la valorizzazione dell'associazionismo femminile. Quali obiettivi strategici segnala infine l'elaborazione di linee guida contro il razzismo e la discriminazione e la costituzione di una rete che favorisca la circolazione, dalla periferia al centro e viceversa, delle buone pratiche e delle conoscenze. Il Capitolo 4, sulle politiche di contrasto al traffico di persone e all'irregolarità, ripartito in cinque sezioni, prende in esame le questioni relative alle politiche europee di contrasto all'immigrazione clandestina e alla tratta di esseri umani. Queste si ispirano alla duplice necessità di di rafforzare la gestione integrata delle frontiere esterne e di promuovere la cooperazione con i Paesi di origine e transito dell'immigrazione. Nella prima sezione sono illustrate le iniziative in ambito comunitario, alle quali partecipa anche l'Italia, che sono state assunte più di recente o che sono in corso di realizzazione, e in particolare: la costituzione di un sistema informativo europeo sui visti (VIS); la collaborazione tra gli Stati membri dell'Unione europea in materia di contenimento dei flussi di immigrazione illegale (scambio di informazioni; svolgimento di operazioni congiunte alle frontiere; rimpatrio degli irregolari); l'incentivazione di programmi di assistenza tecnica a favore dei Paesi terzi (quali il programma Aeneas) finalizzati a migliorare le capacità operative delle autorità dei Paesi d'origine e di transito dei flussi di immigrazione clandestina; la predisposizione di una rete permanente di pattugliamento costiero per i confini meridionali e la creazione di un Sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (European Surveillance System for Border - EUROSUR); il miglioramento del livello di sicurezza delle frontiere esterne attraverso le iniziative coordinate dall'Agenzia europea per le frontiere esterne (FRONTEX): tra queste, l'Italia è impegnata nell'operazione HERA III, che prevede la realizzazione del pattugliamento aeronavale congiunto, con il concorso di mezzi italiani, delle acque prospicienti il Senegal e la Mauritania. La seconda sezione riguarda le misure di espulsione. Tra gli interventi da attuare al riguardo si prevede di: rendere effettive le espulsioni, graduando le misure di intervento e incentivando la collaborazione degli immigrati irregolari; predisporre programmi di rimpatrio volontario e assistito, rivolti anche a immigrati non espulsi, privi dei mezzi di sussistenza, finanziati da un Fondo nazionale rimpatri, in cui confluiscono i contributi corrisposti dai datori di lavoro e dagli sponsor (enti o singoli cittadini), che garantiscono l'ingresso degli stranieri; differenziare la durata del divieto di reingresso per gli stranieri espulsi, tenendo conto della loro partecipazione ai programmi di rimpatrio o dei motivi dell'espulsione e prevedere un meccanismo deterrente graduale, in funzione della gravità e della reiterazione delle violazioni e dei motivi dell'espulsione. La terza sezione enuncia le linee guida per la modifica sostanziale della disciplina dei Centri di permanenza temporanea e assistenza (CPT), nel senso di rivedere le caratteristiche strutturali e gestionali dei CPT limitando il tempo di trattenimento degli stranieri irregolari al minimo necessario, applicando misure di sicurezza proporzionate alle finalità, individuando forme di gestione in collaborazione con gli enti locali, le ASL e le


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associazioni umanitarie, fornendo informazioni agli immigrati sulle procedure per ottenere l'asilo, sulla normativa in materia di tratta e di grave sfruttamento del lavoro, sulle modalità di ingresso regolare e sui programmi di rimpatrio; prevedere l'esclusiva destinazione delle strutture per le espulsioni al trattenimento degli stranieri da espellere che si sono sottratti all'identificazione, riducendo il periodo di permanenza e utilizzando le stesse strutture per gli stranieri identificati, quando non è possibile eseguire immediatamente l'espulsione; garantire maggiore trasparenza all'attività svolta nei CPT rivedendo la disciplina dell'accesso a tali strutture. Nel menzionato disegno di legge di riforma del testo unico si prevede una revisione dell'attuale sistema dei CPT in linea con i principi ora delineati. Rileva che il Governo è nel frattempo intervenuto con alcuni provvedimenti amministrativi , con i quali si è avviato uno studio sulle strutture esistenti, in vista di eventuali soppressioni o riqualificazioni. Inoltre, sono state avviate nuove procedure che, attraverso una più stretta collaborazione tra le autorità carcerarie e le forze di polizia, consentiranno l'espletamento di tutte le pratiche necessarie all'identificazione durante la permanenza in carcere degli extracomunitari, mentre in precedenza l'identificazione avveniva prevalentemente nei CPTA. Nella quarta sezione il documento propone una serie di azioni per contrastare la tratta di esseri umani. Tra queste, segnala l'introduzione, a livello normativo, della possibilità di ricongiungimento familiare per le vittime di tratta alle quali sia stato rilasciato il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale: ciò consentirebbe di evitare ritorsioni nei confronti dei familiari rimasti nei Paesi d'origine e di favorire la collaborazione con le Forze di polizia. Per le vittime della tratta e dello sfruttamento minori di 18 anni (sovente impiegati nell'accattonaggio e nel lavoro clandestino) devono essere previste misure specifiche che garantiscano loro il diritto allo studio e l'assistenza psicologica specializzata; si intende inoltre valutare la possibilità di dotare tutti i minori presenti sul territorio di un documento di riconoscimento elettronico, per evitare che i membri delle organizzazioni criminali si dichiarino parenti del minore. Per i minori sprovvisti di qualunque documento di identità, si dovrà attivare una procedura per l'accertamento dell'età, fermo restando, nel dubbio, il principio di presunzione della minore età. Il disegno di legge del Governo A.C. 2169 reca alcune misure per reprimere la tratta di minori a fini di sfruttamento sessuale, prevedendo in particolare che, per una serie di reati, il colpevole non possa invocare a propria discolpa l'ignoranza dell'età della vittima. Osserva che si dovranno inoltre adeguare le risorse finanziarie per i programmi di assistenza alle vittime di tratta, rilanciare una politica per il rientro volontario assistito e promuovere un «sistema europeo» di politiche di contrasto della tratta. Si intende modificare il quadro sanzionatorio per reprimere più efficacemente il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Segnala che il disegno di legge di iniziativa governativa A.C. 1857 contiene disposizioni sul contrasto al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e modifiche al sistema penale che incidono in misura rilevante sull'attuale quadro sanzionatorio ridefinendo, in particolare, il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina attraverso una specificazione delle condotte che integrano la fattispecie. Per quanto riguarda lo sfruttamento dei lavoratori stranieri clandestini, il documento richiama il citato disegno di legge A.C. 2784, già approvato dal Senato, volto ad introdurre nuove e più incisive misure di contrasto al grave fenomeno dello sfruttamento della manodopera irregolare. La quinta sezione indica gli obiettivi che il Governo intende perseguire nel campo della cooperazione di polizia con i Paesi da cui hanno origine o transitano rilevanti flussi di immigrazione irregolare - segnatamente, i Paesi dell'Europa orientale e i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e, tra questi, quelli nordafricani (Marocco, Tunisia, Libia ed Egitto) - per realizzare iniziative di collaborazione operativa, nel quadro di accordi


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formali già conclusi o in via di perfezionamento, e per attuare i programmi già intrapresi di assistenza tecnica con la fornitura di mezzi e con attività di formazione. Il Capitolo 5, in materia di Parteniariato e cooperazione, nella prima sezione ribadisce che il partenariato con i Paesi di origine e di transito resta, nell'ottica italiana, lo strumento d'azione privilegiato a disposizione dell'Unione europea, in grado di garantire un'ordinata gestione delle migrazioni con beneficio di tutti i Paesi interessati (di origine, di transito, di destinazione) oltre che degli stessi migranti. Per questo motivo, l'Italia continuerà ad impegnarsi in sede comunitaria nella promozione di iniziative di cooperazione nel campo dell'immigrazione. La seconda sezione si diffonde sugli accordi bilaterali in materia di: regolamentazione e gestione dei flussi di lavoro, che consentono di rafforzare i canali di ingesso regolare e l'incontro tra domanda e offerta di lavoro: l'Italia ha firmato 3 accordi (con Moldavia, Marocco ed Egitto) in questo settore; uno è in corso di definizione con la Tunisia. Il disegno di legge di riforma del testo unico prevede la creazione di liste di lavoratori nei Paesi d'origine e il collegamento con la conoscenza della lingua italiana e la partecipazione a corsi di formazione nei medesimi Paesi. È in corso di pubblicazione il decreto legislativo che recepisce la direttiva 2005/71/CE, concernente l'ingresso di cittadini extracomunitari ai fini di ricerca scientifica; salute e scienze mediche, con l'obiettivo di favorire lo scambio di informazioni ed esperienze tra i sistemi sanitari e il trasferimento di conoscenze e tecnologie nel settore della ricerca; prevenzione e contrasto alla tratta di esseri umani, accrescendo l'impegno per la ratifica degli atti internazionali sulla tutela dei diritti fondamentali e in particolare della Convenzione di Varsavia del 2005 in materia di azioni contro il traffico di esseri umani. La terza sezione dà conto delle strategie di cooperazione allo sviluppo delÌ Italia mirate, tra l'altro, a sostenere il consolidamento della democrazia, la riduzione della povertà, lo sviluppo economico nei Paesi di origine dei flussi migratori, stimolando le capacità produttive. Nel quadro dell'impegno dei maggiori Paesi industrializzati per incentivare l'utilizzo produttivo delle rimesse dei lavoratori immigrati, assumono rilievo le azioni volte a ridurre i costi di transazione delle rimesse, allo scopo di favorire l'investimento nei Paesi di provenienza. In questo senso anche il d.d.l. di riforma del testo unico. Il capitolo 6, richiedenti asilo e rifugiati, si articola in quattro sezioni. La prima sezione illustra le principali iniziative assunte in ambito comunitario in materia di riconoscimento del diritto di asilo. Particolare rilievo viene dato al recente recepimento da parte dell'Italia di due direttive, la 2004/83/CE, attuata con il decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251, sulle norme minime per l'attribuzione della qualifica di rifugiato e per il contenuto della protezione riconosciuta, e la 2005/85/CE, concernente le procedure per il riconoscimento e la revoca dello status di rifugiato, attualmente in attesa della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Gli schemi dei decreti legislativi di attuazione delle due direttive sono stati esaminati dalle competenti Commissioni delle due Camere, ai fini dell'espressione del parere, nell'ottobre del 2007. Presso la Commissione affari costituzionali della Camera è in corso di esame una serie di proposte di legge di iniziativa parlamentare di disciplina del diritto di asilo. Osserva che nel documento si individua l'obiettivo della predisposizione di un testo unico sul diritto di asilo, che dia un assetto ordinamentale organico alla materia. La seconda sezione delinea un quadro della normativa interna concernente i centri di identificazione, il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati e il Piano nazionale di accoglienza per i minori non accompagnati richiedenti asilo. Nella terza sezione, dedicata alle procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato, si evidenzia la diminuzione complessiva delle istanze di asilo, a fronte di un costante aumento delle decisioni di riconoscimento di protezione umanitaria, segno della crescente attenzione prestata dall'Italia a questo tema. La


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quarta sezione, infine, ha per oggetto il regolamento (CE) 343/2003 (cosiddetto Regolamento Dublino II). L'Italia si propone di migliorare il funzionamento delle procedure previste da tale regolamento con particolare riferimento all'esame delle domande di asilo; al riconoscimento al richiedente asilo della facoltà di rimanere nello Stato membro fino al momento in cui non sia stata assunta la decisione relativa all'effetto sospensivo, armonizzando le differenze ora esistenti nell'interpretazione da parte dei singoli Stati della nozione di rifugiato e dell'applicazione; al rispetto del principio dell'unità familiare. In conclusione, preannuncia la presentazione di una proposta di parere favorevole sul documento in esame e si dichiara disponibile a recepire eventuali suggerimenti che siano coerenti con l'impostazione del testo.

Luciano VIOLANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.45.