Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 37 del 19/9/2006
Back Index Forward

Pag. 17


...
(Sbarchi di immigrati clandestini in Sicilia - nn. 3-00005, 3-00175, 3-00195 e 3-00196)

PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Lomaglio n. 3-00005, Gasparri n. 3-00175, Lucchese n. 3-00195 e Minardo n. 3-00196, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 4).
Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.

MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, con le interrogazioni iscritte all'ordine del giorno della seduta odierna alcuni deputati hanno posto all'attenzione del Governo il problema dell'intensificazione degli sbarchi di immigrati, in particolare a Lampedusa e, più in generale, sulle coste della Sicilia, chiedendo quali siano le iniziative intraprese per contrastare il fenomeno.
Mi preme premettere che l'amministrazione dell'interno sta dedicando la massima attenzione alle problematiche connesse all'immigrazione, operando per assicurare un governo efficace e rigoroso dei flussi migratori, nel rispetto delle regole, nonché dei diritti e delle tutele fondamentali da garantire a tutti gli immigrati.
In particolare, negli ultimi anni, l'isola di Lampedusa, in ragione della sua centralità nel bacino del Mediterraneo, è stata fortemente esposta a flussi migratori crescenti che ne hanno fatto una delle principali porte di ingresso all'Europa per l'immigrazione clandestina.
Ricordo che, con decreto interministeriale del 16 febbraio 2006, il centro di Lampedusa è stato riqualificato da centro di permanenza temporanea e assistenza a centro di soccorso e prima accoglienza. La nuova configurazione giuridica del centro risponde pienamente all'esigenza che gli extracomunitari vi sostino il tempo strettamente necessario per ricevere la prima assistenza di carattere umanitario e sanitario.
In coerenza con la nuova configurazione giuridica, il 23 febbraio 2006 il Ministero dell'interno ha sottoscritto delle convenzioni con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, con l'Organizzazione internazionale delle migrazioni e con la Croce Rossa italiana, finalizzate al potenziamento del sistema di accoglienza degli immigrati irregolari che sbarcano nell'isola.


Pag. 18


La locale prefettura ha altresì destinato uno dei moduli abitativi del centro ai rappresentanti delle predette organizzazioni umanitarie che contribuiscono, in base alle proprie prerogative istituzionali, ad assicurare la massima informazione ed orientamento sociale agli ospiti sulla loro condizione giuridica in Italia in materia di asilo e di rimpatrio volontario.
La qualificazione della struttura per immigrati irregolari di Lampedusa quale centro di soccorso e prima accoglienza ha comportato l'adozione di ulteriori misure organizzative finalizzate a garantire un più celere trasferimento di cittadini extracomunitari giunti sulle isole ed ospitati nel centro, sia utilizzando la nave di linea che collega Lampedusa con Porto Empedocle, sia attraverso ponti aerei organizzati dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno verso i centri di Crotone e di Foggia. Sono state adottate, altresì, tutte le misure per trasferire quanto più tempestivamente possibile i cittadini extracomunitari dal centro di Lampedusa, al fine di evitare situazioni di sovraffollamento all'interno della struttura, che, com'è noto, è passata da una capacità recettiva di 186 posti ad una di 220 grazie alla realizzazione di una zona autonoma per donne e minori.
In considerazione della pur sempre limitata ricettività del centro, l'amministrazione dell'interno si è adoperata, in sinergia con le autorità locali e nel rispetto delle loro prerogative, per l'individuazione di siti alternativi in cui realizzare un nuovo e più funzionale centro di accoglienza per immigrati.
In attesa della realizzazione del nuovo centro, viene posta la massima attenzione al potenziamento delle condizioni di vivibilità dell'attuale struttura, attraverso la realizzazione di continui interventi migliorativi volti ad elevare la qualità delle prestazioni e dei servizi agli ospiti della confraternita Misericordie d'Italia, ente che gestisce il centro. Ulteriori lavori sono stati recentemente eseguiti. Tra questi: la realizzazione ed il potenziamento della rete idrica interna al centro, con allaccio alla rete idrica comunale; la manutenzione ordinaria e straordinaria presso tutti i moduli abitativi; la realizzazione di una zona autonoma per donne e minori, con la posa in opera di due padiglioni, di cui uno adibito a dormitorio, con circa trenta posti letto, e l'altro per i servizi igienici; lavori di ripavimentazione dei locali adibiti a mensa; realizzazione di un nuovo impianto elettrico in tutto il centro. Sono in corso di esecuzione, inoltre, interventi di manutenzione di alcuni servizi nella parte del centro adibita ad uffici delle Forze di polizia e dell'ente gestore, mentre è programmata la realizzazione di una tettoia per il riparo dal sole e dalle intemperie nella zona riservata alle donne ed ai minori.
Relativamente ai servizi alle persone, si è provveduto a stipulare un atto aggiuntivo alla convenzione con l'ente gestore per il potenziamento del numero di operatori presenti nell'arco delle ventiquattro ore, prevedendo la presenza obbligatoria di un operatore di sesso femminile in ogni turno di servizio.
Ricordo che, nello scorso mese di luglio, si è insediata la commissione, presieduta dall'ambasciatore De Mistura, istituita per verificare la situazione dei centri di permanenza temporanea e di assistenza, dei centri di identificazione e dei centri di prima accoglienza. Il gruppo di lavoro ha cominciato la sua attività proprio con il centro di Lampedusa, in considerazione della priorità che esso riveste a causa dei continui sbarchi di immigrati.
La commissione ha notato un notevole miglioramento strutturale del centro ed ha constatato che, da quando il centro ha cambiato la sua funzione, gli ospiti vengono trattenuti, in media, dalle ventiquattro alle quarantotto ore prima di essere trasferiti in altri centri d'Italia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,30)

MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Oltre all'isola di Lampedusa, gli sbarchi di clandestini toccano anche la provincia di Ragusa, come ricorda


Pag. 19

l'onorevole Minardo nella sua interrogazione. Il fenomeno ha avuto inizio, a Ragusa, sin dagli anni Novanta, agevolato da una fascia costiera che si estende per circa ottanta chilometri con numerosi punti di facile approdo.
La locale prefettura ha da tempo disposto l'attuazione di un piano provinciale antisbarco, volto a realizzare un efficace coordinamento operativo delle forze navali a disposizione. Tale piano prevede, infatti, servizi coordinati di vigilanza a mare, con l'impiego sinergico dei mezzi navali della capitaneria di porto di Pozzallo, della Guardia di finanza e dei carabinieri, al fine di consentire un pattugliamento costante della fascia costiera. Inoltre, nel caso in cui le imbarcazioni non vengano intercettate e i clandestini giungano sul litorale, scatta immediatamente un servizio coordinato di controllo delle Forze dell'ordine, con l'impiego anche dei vigili urbani, lungo la fascia costiera interessata, per poter rintracciare nel più breve tempo possibile gli extracomunitari sbarcati. Il piano ha dimostrato nel tempo la sua efficacia, da un lato, consentendo l'intercettazione in mare delle imbarcazioni clandestine (che, in varie circostanze, sono state soccorse, anche in condizioni meteomarine proibitive, e condotte al sicuro nel porto di Pozzallo), dall'altro, evitando che i clandestini sbarcati si disperdessero sul territorio.
Quanto agli sbarchi che quest'anno hanno interessato le nostre coste, il rapporto tra il loro numero e quello degli immigrati che, per tale via, hanno raggiunto il nostro territorio ci indica che il fenomeno tende ad essere caratterizzato dal ricorso ad imbarcazioni più piccole e più modeste che espongono a maggior rischio i passeggeri e, nei fatti, hanno già determinato eventi drammatici nei quali al prezzo economico si è aggiunto il prezzo della vita. A questo riguardo, merita un riconoscimento l'attività di soccorso e di accoglienza che è stata ed è svolta da numerosi operatori delle Forze di polizia, da personale militare e civile, dall'associazionismo e dal volontariato.
Come hanno ricordato gli onorevoli Lomaglio e Piro nella loro interrogazione, la forte preoccupazione che già espresse, nel 2005, il ministro Pisanu sull'evoluzione del fenomeno degli sbarchi ci sollecita a considerare necessario che l'Italia non sia sola a fronteggiare un problema che interessa l'intero territorio europeo. Il coordinamento tra i paesi europei, nonché tra questi ultimi e quelli nordafricani, è da ritenere condizione essenziale per fronteggiare più efficacemente il fenomeno dell'immigrazione clandestina, sia dal punto di vista normativo sia da quello più prettamente operativo. In questa prospettiva si collocano alcune iniziative già assunte d'intesa con l'Unione europea, che si sono tradotte nella decisione di inviare in Italia una missione tecnica di esperti dell'Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri (Frontex), nella progettazione di una operazione congiunta di pattugliamento aereo-navale del Mediterraneo (Jason 1) e nella volontà di intensificare il dialogo tra Unione europea e Libia, una collaborazione più ampia che investa il loro confine sud. L'Italia partecipa, inoltre, ai due progetti, finanziati dall'Unione europea, Across Sahara e Epolmed.
Sempre con riferimento all'area mediterranea, il Ministero della solidarietà sociale, allo scopo di rafforzare i canali legali di ingresso di lavoratori stranieri e i meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro, ha concluso accordi bilaterali di regolamentazione e gestione dei flussi migratori per motivi di lavoro con il Marocco e con l'Egitto. Accordo analogo attualmente è in corso di negoziazione con la Tunisia. Tali accordi prevedono la collaborazione tra l'amministrazione italiana e le competenti autorità del paese di origine.
Da parte sua, per scoraggiare gli sbarchi di clandestini, il Governo ha già promosso numerose iniziative concrete che possono così sintetizzarsi. Innanzitutto, l'avvio di una articolata strategia di contrasto al fenomeno dell'impiego di manodopera straniera irregolare - importante elemento di attrazione dell'immigrazione


Pag. 20

clandestina - attraverso la costituzione di una apposita commissione in sede centrale e l'impulso, dato alle prefetture, per il coordinamento di più capillari iniziative sul territorio. Inoltre, l'istituzione di un tavolo di lavoro congiunto fra esperti degli uffici legislativi dei Ministeri dell'interno e della giustizia, per porre allo studio eventuali strumenti e modifiche normative in grado di contrastare più efficacemente il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani. Sempre d'intesa con il Ministero della giustizia e con il procuratore nazionale antimafia, è stata decisa l'istituzione di un desk interforze presso la Criminalpol e di un pool di investigatori presso la procura delle repubblica di Agrigento, entrambi in funzione di supporto all'attività giudiziaria per la lotta allo sfruttamento e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Sul piano delle relazioni internazionali, sono stati intensificati i contatti e la cooperazione con le autorità libiche per contenere il fenomeno delle partenze di stranieri clandestini dai porti di quel paese - che è diventato quello di maggiore transito dei migranti diretti verso l'Europa -, riscontrando un elevato livello di convergenza che si intende ulteriormente innalzare, attraverso ulteriori e già programmate intese intergovernative. Proseguono le iniziative già avviate di collaborazione con le autorità libiche per un programma di assistenza tecnica e formazione professionale, l'assistenza per il rimpatrio degli immigrati illegali verso i paesi terzi, la fornitura di equipaggiamenti per un controllo più efficace delle frontiere e una cooperazione operativa ed investigativa per combattere le organizzazioni criminali che alimentano il fenomeno.
Il 12 settembre scorso, nel quadro della collaborazione con le autorità di polizia libica per il contrasto dell'immigrazione clandestina, ha avuto luogo un incontro tecnico per definire le modalità di partecipazione di funzionari della polizia italiana alle operazioni in corso sulle coste di quel paese, dove sta iniziando ad operare una speciale task force allo scopo di bloccare in partenza le imbarcazioni cariche di clandestini.
L'incontro è anche servito per mettere a punto la collaborazione contro le organizzazioni criminali implicate nella tratta degli esseri umani. È stato in tal senso definito l'imminente arrivo a Roma di un esperto della polizia libica che fungerà da ufficiale di collegamento, rafforzando così la cooperazione investigativa già avviata grazie alla presenza, a Tripoli, di un ufficiale di collegamento della polizia italiana.
I funzionari italiani forniranno il loro supporto anche per consentire l'immediato sviluppo di ogni utile spunto investigativo.
Più in generale, in vista del rafforzamento della collaborazione euromediterranea e della cooperazione con i paesi del nord Africa, la Commissione europea, di intesa con il Governo italiano, ha proposto la convocazione della prossima Conferenza dell'Unione europea e dell'Unione africana sull'immigrazione a Tripoli, in Libia.
Ricordo che l'Italia ha sottoscritto 29 accordi di riammissione per conseguire un più agevole rimpatrio e allontanamento degli stranieri rintracciati in posizione irregolare sul territorio nazionale, attività che il Governo intende proseguire e sta proseguendo.
Il Governo italiano ha avviato anche altre forme di cooperazione con l'Egitto, la Tunisia e la Nigeria basata su programmi di assistenza tecnica con forniture di equipaggiamenti e mezzi. Il progressivo intrecciarsi dello sfruttamento dell'immigrazione illegale non solo con il traffico di esseri umani, di armi e di droga, ma anche con il terrorismo internazionale ci obbliga ad una particolare vigilanza sui clandestini provenienti dal Corno d'Africa, così come su quelli provenienti dall'area subsahariana, dove l'estremismo islamico si diffonde rapidamente.
L'azione di repressione nei confronti degli scafisti è stata intensificata. Infatti, dal 1o gennaio al 10 settembre di quest'anno, sono state arrestate dalla polizia


Pag. 21

di Stato 102 persone a fronte dei 12 arrestati nello stesso periodo dello scorso anno.
Per quanto riguarda, infine, le preoccupazioni espresse dall'onorevole Gasparri nella sua interrogazione, sull'eventualità che gli sbarchi di immigrati siano incentivati dalla politica del Governo in materia di immigrazione, vorrei ricordare che ciò che alimenta l'immigrazione clandestina è, nella realtà, il mercato del lavoro nero, e non certo il Governo che lo contrasta.
Quanto specificamente agli sbarchi, nel 2004 sono arrivate circa 13 mila persone e nel 2005 quasi 23 mila. Dunque, il raddoppio degli sbarchi è intervenuto tra il 2004 e il 2005.
Per far fronte a un numero di domande di nulla osta al lavoro subordinato per cittadini extracomunitari notevolmente superiore alla corrispondente quota di ingresso che fu fissata dal decreto del 15 febbraio 2006, il Governo non ha varato alcuna sanatoria, bensì ha fatto ricorso alla possibilità prevista dall'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo n. 289 del 1998, che consente di emanare, qualora se ne ravvisi l'opportunità, ulteriori decreti-flussi nel corso dell'anno.
Il nuovo decreto-flussi, che ha già ottenuto il previsto parere della Conferenza unificata e che è stato sottoposto anche al gruppo tecnico delle associazioni datoriali, che hanno espresso il loro consenso, è ora all'esame del Parlamento per il parere.
Non vi è, d'altro canto, nessun rapporto di connessione tra l'adozione di tale provvedimento nell'ambito di un più generale indirizzo di Governo in materia di immigrazione e l'evoluzione dei flussi migratori degli ultimi anni che, come già detto, rappresenta un fenomeno epocale del nostro tempo, fenomeno che merita - ben al di là della polemica politica interna - risposte di segno strutturale nel campo della cooperazione internazionale e dello sviluppo economico e civile dei paesi di origine dei migranti.

PRESIDENTE. Il deputato Lomaglio ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00005.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per aver risposto in maniera incisiva in ordine ad una tematica complessa che presenta problematiche di rilevanza non solo nazionale, ma europea.
Sono consapevole - insieme al collega Piro, firmatario anch'egli dell'interrogazione - che, tuttavia, si debba fare ancora molto per realizzare una politica di accoglienza che il nostro paese, negli ultimi anni, non ha attuato.
Anche quanto descritto dal sottosegretario Lucidi in ordine alle misure predisposte per il centro di accoglienza di Lampedusa - riguardanti una modifica dello status giuridico del centro e delle situazioni di accoglienza dello stesso, nonché delle condizioni di vita degli immigrati più volte descritte dagli organi di stampa - non può che confortarci, a condizione che il Governo continui ad esercitare, insieme alla commissione formata in tal senso, un'operazione di controllo e di vigilanza su quanto accade all'interno del centro ed a garantire una realtà diversa che prenda inizio dal superamento delle politiche sull'immigrazione previste nella legge Bossi-Fini. Tale legge ha ormai registrato il suo fallimento, che emerge proprio dal fatto che tali flussi migratori continuano; flussi che evidentemente non possono essere evitati attraverso politiche repressive o basate sulla cosiddetta dissuasione. Non esistono politiche alternative a quella della cooperazione internazionale, non esistono politiche alternative a quelle che il Governo sta cercando di attivare attraverso la collaborazione euromediterranea e con i paesi della sponda nord dell'Africa.
Avendo la consapevolezza che Lampedusa e la costa della Sicilia rappresentano la porta dell'Europa, occorre sollecitare l'intera comunità europea a realizzare politiche concrete che considerino tali territori parti di un progetto europeo. L'isola di Lampedusa ha sopportato e continua a sopportare - dimostrando in ogni caso grande solidarietà - un peso eccessivo derivante da questa continua invasione.


Pag. 22

Infatti, non si può chiedere ad una piccola cittadina di sopportare da sola un'invasione di queste proporzioni senza che vi sia il conforto della comunità nazionale e internazionale.
Con riferimento al nuovo centro di accoglienza in fase di realizzazione nell'isola di Lampedusa, in contrada Vallone Imbriacole, vorrei ricordare che sono in corso imponenti opere di sbancamento del costone roccioso.
Chiedo al Governo di verificare l'esistenza di tali poderose opere di sbancamento che non sarebbero, secondo una denuncia fatta nei giorni scorsi da Legambiente, affatto riconducibili a interventi di ristrutturazione della preesistente caserma Adorno dell'esercito italiano. Tali opere sembrano invece avere di gran lunga una qualità ed un contenuto...

PRESIDENTE. Onorevole Lomaglio, ha esaurito il tempo a sua disposizione.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. ...che portano - e concludo - alla trasformazione permanente del territorio e potenzialmente a gravissimi danni ambientali. Anche in questo senso chiedo l'intervento del Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Gasparri ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00175.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono insoddisfatto della risposta e della politica complessiva che il Governo sta svolgendo. Sappiamo tutti che il problema dell'immigrazione è epocale: conosciamo i flussi di popolazione, i tassi demografici, l'aumento dell'età media nel mondo occidentale, le nascite numerose in altre parti del pianeta. Tuttavia, negli anni passati abbiamo fronteggiato tale problema con leggi, strumenti ed azioni: dagli accordi internazionali più efficaci di quelli realizzati in questi mesi, alla politica della legge Fini-Bossi più rigorosa, al rafforzamento dei centri di trattenimento temporaneo che molte forze di questo Governo vorrebbero smantellare dimenticando che furono istituiti non dalla legge Fini-Bossi ma da una legge della legislatura 1996-2001, con Governi di centrosinistra.
Sulle cose pericolose fatte in questi mesi non c'è stato chiarimento, al di là delle descrizioni degli impianti elettrici più o meno ristrutturati in questo o in quel centro di trattenimento che denotano il minimalismo, l'irresponsabilità, l'incoscienza con cui il Governo affronta le suddette problematiche. Vi è la volontà di attuare una politica di ricongiungimenti familiari in maniera demagogica perché si allargano le maglie. Non siamo contrari ai ricongiungimenti: la legge Fini-Bossi li consente e sono in vigore norme che hanno consentito, con procedure abbastanza attente, i ricongiungimenti familiari anche nell'ottica di una maggiore stabilità dell'immigrato, che con una famiglia nel territorio italiano può essere portato a comportamenti più responsabili. Tuttavia, oggi si vuole estendere a congiunti di vario grado ed a qualsiasi tipo di parentela la possibilità di far venire in Italia queste persone: probabilmente si tratta anche di anziani bisognosi di cure, quindi con costi che il sistema sanitario ed il welfare italiano difficilmente potranno sostenere, perché a fronte delle prestazioni che saranno necessarie non ci sono versamenti e contributi.
Vi è stato l'uso improprio della normativa sui flussi: la legge Fini-Bossi consente flussi programmati di ingresso, ma fare un decreto flussi che aggiunge 350 mila unità alle 180 mila che il nostro Governo aveva già previsto rappresenta una politica delle sanatorie. La sanatoria si può realizzare o con un provvedimento che consente a chiunque è qui in questo momento di rimanere, oppure facendo di mese in mese provvedimenti sui flussi di diverse centinaia di migliaia di persone. È la stessa cosa, perciò parliamo di una politica di sanatorie.
Il ministro della solidarietà sociale ha annunciato, per evitare la tragedia degli sbarchi, che tale è - anche noi, ovviamente, di fronte a tali episodi esprimiamo tutto il nostro dolore -, che si andranno


Pag. 23

a prendere le persone con i traghetti. Può essere questo un annuncio responsabile? Ecco perché si crea l'effetto annuncio: ricongiungimenti familiari facili, decreti sui flussi continui che regolarizzeranno tutto. Ci vogliono addirittura venire a prendere (poi non lo si fa perché l'annuncio non viene seguito dai fatti)! Andiamo in Italia, non ci manderà via nessuno! Si crea, quindi, un aumento di pressione.
Veniamo contestati dalla Francia e da altri paesi. La sinistra inneggiava a Zapatero, è stato anche fatto il film Viva Zapatero. Ci vuole «Viva Zapatero 2» e potrebbe farlo qualche esponente del centrodestra, posto che il Presidente del Consiglio spagnolo celebrato dalla sinistra ha annunciato provvedimenti per l'espulsione di 800 mila extracomunitari a fronte di una situazione insostenibile, quindi con una revisione di politica totale da parte della Spagna. È inutile dire che la Francia, con un Governo di orientamento di centrodestra, ha espresso determinazione e consapevolezza.
La legge sulla cittadinanza che si è iniziato a discutere è una legge folle che vuole passare dallo ius sanguinis allo ius soli. Non basta dire «io sono qui» per diventare cittadino, bisogna essere di un posto, riconoscersi nelle regole, nelle logiche, negli usi, nei costumi.
Il Ministero dell'interno ha assistito passivamente a concessioni di cittadinanza - anche adesso che vige una legge un po' più severa, che si vuole cambiare in maniera demagogica - a persone che - si è vista qualche giorno fa che una foto sul Corriere della Sera - si sono presentate con tanto di burqua in alcuni comuni, con atteggiamenti che non solo sono in contrasto con le leggi vigenti in Italia, che non consentono tali comportamenti, ma che dimostrano come si voglia concedere la cittadinanza anche a chi tiene le donne in quello stato di costrizione.
Del resto, anche il padre di Hina (quella ragazza pakistana, troppo rapidamente dimenticata, uccisa perché non voleva ottemperare all'obbligo di sposare colui che la sua famiglia aveva deciso per lei), residente in Italia da molto tempo, aveva presentato domanda di cittadinanza in base alla legge vigente. Figuriamoci, con questo effetto annuncio, che cosa si può generare dimezzando da dieci a cinque anni il tempo necessario per ottenere la cittadinanza e introducendo lo ius soli, anziché lo ius sanguinis.

PRESIDENTE. Collega Gasparri...

MAURIZIO GASPARRI. Ho finito, Presidente. Non solo siamo insoddisfatti della risposta, ma siamo insoddisfatti del Governo, come la maggior parte degli italiani, e siamo preoccupati di una politica irresponsabile, demagogica e che danneggia anche chi viene attratto in Italia e che spesso trova la miseria o addirittura la morte. Accogliere un numero limitato di persone è l'unica politica seria, responsabile e solidale che si possa fare.

PRESIDENTE. L'onorevole Lucchese ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00195.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per avere risposto all'interrogazione. So che ho a disposizione cinque minuti, ma devo poter parlare quanto il collega Lomaglio, che ha parlato di più. Lei è stato così attento ad interrompere l'onorevole Gasparri...

PRESIDENTE. No, l'onorevole Lomaglio ha parlato qualche secondo in più, come l'onorevole Gasparri!

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Non voglio fare polemica...

PRESIDENTE. Non sciupi il tempo a sua disposizione, onorevole Lucchese.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Accetto il suo invito.
L'onorevole sottosegretario e tutti noi abbiamo detto e diciamo che è un fatto epocale, che è poco definire tale. Ci troviamo di fronte ad una tragedia epocale. Il


Pag. 24

Mediterraneo è diventato un cimitero: ogni giorno muoiono persone e qualche giorno fa ne sono morte altre.
Questo fenomeno, che vogliamo chiamare epocale, è una tragedia superiore a quella della tratta dei neri che andavano in America due secoli fa. Ci dobbiamo rendere conto che bisogna affrontare questo problema con grande serietà. Sì, è vero: ci vuole una cooperazione internazionale. Non bisogna far sopportare all'Italia e, in particolare, alla Sicilia e a Lampedusa il peso di questi immigrati. Dobbiamo sapere - sicuramente lo saprà il sottosegretario - che in Libia c'è un milione di emigranti che provengono da tutti i paesi dell'Africa e che sono lì da alcuni anni. Non sono arrivati ora, ma sono arrivati un paio d'anni fa e il loro numero è sempre di un milione. Quando ventimila di essi vengono in Italia sono una goccia nell'oceano, un granello di sabbia nel deserto. Quando vengono da noi sono pochissimi. Quando la Libia afferma che l'anno scorso ha espulso 44 mila emigranti verso i loro paesi di origine, si tratta di una piccola cosa.
Allora, il problema è quello di rendersi conto che il milione di emigranti in Libia è come una pentola a pressione che deve scoppiare. Essi devono per forza prendere la via del mare e venire da noi. Ci dobbiamo rendere conto di questo. Dobbiamo capire che noi Europa, noi mondo occidentale non siamo un paese civile se non affrontiamo in modo corretto questo problema e non dobbiamo farlo con spirito cristiano e con carità, ma con spirito di civiltà, quella civiltà che pensiamo di avere.
Il problema, quindi, è a monte, sulla filiera. Sappiamo che da tutti i paesi dell'Africa arrivano in Libia molti immigrati, che devono imbarcarsi dalla Libia, che ha quattromila chilometri di coste e altri 12 mila chilometri di frontiere, verso il nostro paese. Loro sanno come tenere gli immigrati in Libia.
Ci sono stati diversi contatti tra l'Italia, la Libia e l'Europa - ultimamente il commissario Frattini ha affrontato tale problema da parte dell'Europa - e bisogna percorrere questa strada. L'Europa deve affrontare il problema in modo corretto e completo. Non voglio fare proposte provocatorie, ossia che tutto il milione di emigranti presenti in Libia dovrebbe essere regolarizzato e portato in Europa. Ognuno se ne può prendere un po': l'Italia se ne può prendere cinquecentomila ogni anno e gli altri paesi europei il resto. Poi si cerca di regolarizzare il flusso nei vari paesi di origine, dell'Africa o dell'est, e di disciplinare i flussi e la loro filiera.
I provvedimenti che sono stati presi in Italia riguardano soltanto la punta dell'iceberg del problema che stiamo affrontando con spirito di carità, per alleviare le sofferenze di questi soggetti, che sono persone che soffrono, e piange il cuore a vederle soffrire. C'è poi il problema della regolarizzazione, cui accennava poco fa l'onorevole Gasparri. Sono stati aumentati i flussi: sono stati portati a 500 mila unità, ma mezzo milione di immigrati sono ancora nel limbo. Sono state presentate domande di regolarizzazione e in quattro mesi soltanto trentamila sono stati regolarizzati, mentre gli altri aspettano. Il Governo vuole risolvere il problema inasprendo i controlli, con un'azione repressiva, andando a controllare il lavoro nero nelle fabbriche, negli opifici. Questa gente deve vivere e non bisogna perseguitarla, colpendo il lavoro nero. Se non lavorano come fanno a vivere? Questo è un falso problema. Il problema non è di repressione ma di prevenzione, a monte, nei paesi di origine, e a valle, su tutti i fronti.
Ho apprezzato l'onorevole Lucidi che, nel periodo estivo, girando molti centri in Sicilia, ha chiaramente detto ciò che sta facendo. Sta affrontando il problema nel modo giusto, ma bisogna insistere. Si tratta di un problema europeo, epocale, una tragedia molto più grande della tratta dei neri.

PRESIDENTE. L'onorevole Minardo ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00196.

RICCARDO MINARDO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, ho


Pag. 25

ascoltato con attenzione la risposta del sottosegretario e devo dire che essa mi lascia del tutto insoddisfatto. Insoddisfatto, perché il fenomeno degli sbarchi clandestini in Sicilia, con particolare riguardo alla provincia di Ragusa, è una situazione insostenibile, sia a livello umano che economico. Gli sbarchi clandestini, che quotidianamente hanno interessato la costa iblea, devono essere assolutamente fermati con interventi concreti e non con dichiarazioni che illudono tanti poveri disperati. Insieme alle notizie sugli sbarchi, purtroppo, ci sono sempre le notizie di quelli che non ce la fanno, centinaia di persone che muoiono in mare. Gli sbarchi clandestini, con le tragedie che li accompagnano, dimostrano che l'attuale strategia adottata da questo Governo sull'immigrazione non sta funzionando. Con il Governo Prodi gli sbarchi clandestini sono aumentati in maniera esponenziale, soprattutto dal nord Africa e il motivo è da ricercarsi nel fatto che il ministro Ferrero vuole sanare subito 480 mila clandestini, dando un permesso di soggiorno a chi cerca lavoro, così autorizzando di fatto chiunque ad entrare illegalmente nel nostro paese. Il passaparola tra disperati funziona benissimo.
Centinaia di migliaia di clandestini sono pronti a sbarcare verso il nostro paese, attratti da promesse assurde, come la casa, il permesso automatico di soggiorno, la cittadinanza; promesse fatte da vari esponenti della maggioranza di Governo e soprattutto dal ministro Ferrero, che ha detto che l'Italia accoglierà chiunque. Ma il ministro non si è reso conto di ciò che ha detto. Il ministro comprende la tragicità di questi viaggi della speranza, che molto spesso si trasformano in viaggi della morte? Per non parlare dell'aggravio degli enormi costi a carico degli enti pubblici per accogliere clandestini, per offrire l'assistenza sanitaria, il vitto e alloggio. Queste persone affrontano questi viaggi da irresponsabili, in quanto non sanno a cosa vanno incontro e spesso, pur spendendo molti soldi, trovano la morte. Quindi bisogna agire per salvaguardare la vita umana, così come si è fatto, nella passata legislatura, gestendo questa emergenza, dal Governo Berlusconi.
Bisogna adottare una politica di forti interventi, non per favorire l'illegalità, ma per arginare un fenomeno che sta assumendo proporzioni devastanti. In questo modo, mentre Spagna e Francia stanno adottando leggi pericolose in tema di immigrazione, l'Italia si appresta a ritornare come era all'epoca del Governo Prodi, il ventre molle del Mediterraneo.
Basta quindi con le assurde promesse: si deve intervenire concretamente con accordi internazionali da stipulare con i paesi interessati per fermare questo drammatico spostamento. È solo nel quadro di una politica concertata, fatta di accordi bilaterali e soprattutto di prospettive di cambiamento, di sviluppo e di trasformazione che il fenomeno dell'immigrazione può essere canalizzato. Bisogna inoltre aiutare gli enti, dove avviene la maggior parte degli sbarchi (in provincia di Ragusa, Lampedusa), a livello economico, proprio perché diversi milioni di euro sono stati spesi e si continuano a spendere per offrire la migliore accoglienza ed assistenza possibile, soldi che, altrimenti, potevano essere destinati ad interventi concreti per la collettività. Il problema va risolto a monte: quindi, prevenzione e sicurezza devono essere le priorità da seguire per risolvere l'annosa problematica e per garantire e custodire l'alto valore della vita umana.

Back Index Forward