Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento bilancio
Titolo: Finanziaria 2008 - A.S. 1817-A - Lavori preparatori al Senato - Esame in Assemblea (sedute 4 ottobre-8 novembre) - Parte V
Riferimenti:
AC n. 3256/XV     
Serie: Progetti di legge    Numero: 292    Progressivo: 2
Data: 30/11/2007
Organi della Camera: V-Bilancio, Tesoro e programmazione
Altri riferimenti:
AS n. 1817/XV     


Camera dei deputati

XV LEGISLATURA

 

 

 

 

 

SERVIZIO STUDI

Progetti di legge

 

 

 

 

 

Finanziaria 2008

A.S. 1817-A

Lavori preparatori al Senato

Esame in Assemblea

(Sedute 4 ottobre-8 novembre)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 292/2

Parte V

 

30 novembre 2007


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dipartimento Bilancio e politica economica

 

 

SIWEB

 

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File: BI0265e.doc

 


 

INDICE

 

 

Volume V

Esame in Assemblea

§      Seduta del 4 ottobre 2007. 3

§      Seduta del 5 novembre 2007. 7

§      Seduta del 6 novembre 2007 (antimeridiana)63

§      Seduta del 6 novembre 2007 (pomeridiana)117

§      Seduta del 7 novembre 2007 (antimeridiana)155

§      Seduta del 7 novembre 2007 (pomeridiana)261

§      Seduta del 8 novembre 2007 (antimeridiana)337

§      Seduta del 8 novembre 2007 (pomeridiana)453

 


Esame in Assemblea


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

230a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDI' 4 OTTOBRE 2007

(Pomeridiana)

 

Presidenza del vice presidente CAPRILI,
indi del presidente MARINI

 

 

Comunicazioni del Presidente, ai sensi dell'articolo 126, commi 3 e 4, del Regolamento, sul contenuto del disegno di legge finanziaria (ore 19)

 

Stralcio degli articoli 5 (comma 33), 10 (comma 1, lettera n, capoverso 690-bis), 20 (commi 6 e 7), 32 (comma 1, lettera b), 46 (comma 6), 51 (comma 1) e 80.

Stralcio degli articoli 4 (commi da 23 a 26), 5 (commi da 27 a 30), 17, 19, 28 (comma 2), 34 (commi 19, limitatamente all'ultimo periodo, e 20), 36 (comma 1), 48 (comma 2, limitatamente alle parole da "Per la partecipazione" fino a "MDRI,") e 73 del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Presidente, ai sensi dell'articolo 126, commi 3 e 4, del Regolamento, sul contenuto del disegno di legge finanziaria».

Comunico che è pervenuto alla Presidenza il parere espresso dalla 5a Commissione permanente, ai sensi dell'articolo 126, commi 3 e 4, del Regolamento, sul disegno di legge n. 1817 che reca: «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2008)». Detto parere sarà pubblicato in allegato ai resoconti della seduta odierna.

Tenuto conto del parere espresso dalla 5a Commissione permanente, esaminato il disegno di legge finanziaria per il 2008, ai sensi dell'articolo 126, comma 3, del Regolamento, preso atto della posizione del Governo, comunico, in ordine al profilo dell'ambito contenutistico del disegno di legge finanziaria, che il testo presentato dal Governo, appare, nel complesso, in linea con le prescrizioni dell'articolo 11 della legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni, tra cui da ultima la legge n. 208 del 1999, fatta eccezione per le seguenti disposizioni:

- gli articoli 5, comma 33, 10, comma 1, lettera n), capoverso 690-bis, 20, commi 6 e 7, 46, comma 6, 32, comma 1, lettera b), 51, comma 1, e 80, in quanto violano il divieto di introdurre norme di carattere ordinamentale di cui all'articolo 11, comma 3, lettera i-bis), della legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni;

- gli articoli 4, commi da 23 a 26, 5, commi da 27 a 30, 19, 28, comma 2, 34, commi 19 (limitatamente all'ultimo periodo) e 20, 36, comma 1, 48, comma 2 (limitatamente alle parole da «Per la partecipazione» fino a «MDRI,»), 73 e 17, in quanto, pur prevedendo un onere, presentano un contenuto non finalizzato direttamente al sostegno o al rilancio dell'economia, come prescritto dall'articolo 11, comma 3, lettera i-ter), della citata legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni.

Dispongo pertanto lo stralcio di tutte le citate disposizioni, che andranno a costituire autonomi disegni di legge.

Deferisco i disegni di legge n. 1817 (legge finanziaria per il 2008) e n. 1818 (bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008) alla 5a Commissione, in sede referente, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Le Commissioni sono pertanto sin da ora autorizzate ad integrare i propri ordini del giorno per l'esame di questi provvedimenti.

 

BONFRISCO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BONFRISCO (FI). Signor Presidente, ho seguito con molta attenzione la sua descrizione attenta, oltre che insindacabile, del documento di accoglimento da parte della Presidenza del Senato della relazione che la Commissione bilancio le ha fornito.

Vorrei che potesse restare agli atti di questa breve seduta la mia preoccupazione relativamente all'articolo 37 del disegno di legge finanziaria (che pure non è citato in questa sua nota). Più specificamente, vorrei restasse agli atti la grande attenzione da parte di tutti i colleghi senatori - in modo particolare dei componenti della Commissione bilancio - affinché quanto contenuto nell'articolo 37, comma 2, possa veramente realizzarsi e non accada anche per la Regione Veneto quello che sta avvenendo per la Regione Sicilia, dove, a fronte di un provvedimento del tutto simile, ancora il Governo non ha costituito lo stanziamento necessario perché la società mista tra Regione e ANAS potesse espletare le proprie gare e procedure.

 

PRESIDENTE. Diciamo che si tratta di un auspicio condito da un pizzico di pessimismo, per come si guarda attorno. Comunque, accettiamo tale auspicio.


Allegato B

 

 

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente, ai sensi dell'articolo 126, commi 3 e 4, del Regolamento, in ordine al disegno di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2008)" (1817)

 

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge finanziaria per il 2008 e per il triennio 2008-2010, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 126, commi 3 e 4, del Regolamento, - sentito il rappresentante del Governo - perviene alle seguenti conclusioni, avvertendo che esse considerano, come di consueto, la formale organizzazione contabile della manovra quale risulta dagli effetti che il Governo associa alle misure proposte, così come documentati nei testi governativi.

a) In ordine al profilo dell'ambito contenutistico del disegno di legge finanziaria, ai fini delle determinazioni presidenziali di cui all'articolo 126, comma 3, del Regolamento, si conclude che il testo presentato dal Governo appare, nel complesso, in linea con le prescrizioni dell'articolo 11 della legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni, tra cui da ultima la legge n. 208 del 1999. Anche tenuto conto delle valutazioni del Governo, si formula, tuttavia, parere contrario sugli articoli 5, comma 33, 10, comma 1 lettera n) capoverso 690-bis, 20, commi 6 e 7, 37, comma 2, 46, comma 6, 32, comma 1 lettera b), 51 (comma 1) e 80, in quanto violano il divieto di introdurre norme di carattere ordinamentale di cui all'articolo 11, comma 3, lettera i-bis della legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni. Il parere è altresì contrario sugli articoli 4, commi da 23 a 26, 5, commi da 10 a 14 e da 27 a 30, 19, 28, comma 2, 34, commi 19 (limitatamente all'ultimo periodo) e 20, 36, comma 1, 42, 48, comma 2 (limitatamente alle parole da "Per la partecipazione" fino a "MDRI,"), 49, 53, 55, 68, comma 1, 73, 17 e 72, comma 4, in quanto, pur prevedendo un onere, presentano un contenuto non finalizzato direttamente al sostegno o al rilancio dell'economia, come prescritto dell'articolo 11, comma 3, lettera i-ter), della citata legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni. Il parere è infine contrario sull'articolo 93, commi da 7 a 10, in quanto anche in base all'allegato 7, le seguenti norme determinerebbero effetti finanziari soltanto a partire da annualità successive alla prima del triennio 2008-2010.

b) Per quanto attiene al rispetto dei vincoli di copertura degli oneri di natura corrente previsti dal disegno di legge finanziaria per il 2008 (comma 5 dell'articolo 11, della legge n. 468, modificata), si può ritenere che le soluzioni presentate nello schema di copertura del disegno di legge finanziaria in esame (prospetto allegato all'articolo 97, comma 1) siano sostanzialmente conformi a tale disciplina; si segnala, al riguardo, che viene utilizzato in parte il miglioramento del risparmio pubblico a legislazione vigente e che, poiché il disegno di legge in esame non determina un peggioramento del risparmio pubblico rispetto all'ultima previsione assestata, sulla base dell'interpretazione fornita con la risoluzione approvativa del DPEF 1990-92 non si pongono problemi formali relativamente alla copertura degli oneri correnti.

e) Per quanto riguarda il rispetto delle regole di adeguamento delle entrate e delle spese, su base triennale, quali determinate nella risoluzione con la quale il Senato della Repubblica ha approvato il DPEF 2008-2011 (articolo 11, comma 6, della legge n. 468, modificata), si rileva che il vincolo del saldo netto da finanziare di cui all'articolo 1 è rispettato per il primo anno (2008) ricompreso nel triennio del bilancio pluriennale: esso risulta infatti pari a 34 miliardi di euro e corrisponde al valore indicato dalla Nota di aggiornamento al DPEF 2008-2011. Per il 2008 e il 2009 il disegno di legge finanziaria espone valori contabili con un profilo discendente dal primo al terzo anno, coerentemente con l'indicazione in tal senso contenuta nella risoluzione approvativa del DPEF 2008-2011, anche se si tratta di importi superiori in valore assoluto rispetto agli omologhi valori della Nota di aggiornamento: il vincolo sul saldo netto da finanziare risulta dunque formalmente rispettato anche per il secondo e terzo anno. Ciò naturalmente a condizione della preventiva approvazione tramite risoluzione parlamentare della Nota di aggiornamento al DPEF 2008-2011, che ridetermina in aumento il valore del SNF per il primo anno.

Sulla base delle regole adottate in sessione di bilancio a partire dal 1992, nonché delle prescrizioni poste nella risoluzione con la quale il Senato ha approvato il DPEF 2008-2011, i valori in termini di saldo netto da finanziare, relativi a ciascuno degli anni compresi nel bilancio triennale 2008-2010 così come riportati dall'articolo 1 del disegno di legge finanziaria, devono quindi comunque essere assunti come limite per l'ammissibilità delle proposte emendative, oltre naturalmente all'operatività dei vincoli derivanti dalle regole di copertura delle maggiori spese correnti e delle minori entrate e dal rispetto degli obiettivi di fabbisogno di cassa del settore statale e di indebitamento netto della pubblica amministrazione.

d) Le varie norme di cui al disegno di legge finanziaria forniscono complessivamente risorse utilizzate direttamente nello schema di copertura della legge finanziaria (oneri correnti) nonché ai fini del rispetto del vincolo triennale costituito dal saldo netto da finanziare di competenza (bilancio statale); forniscono altresì effetti che rilevano nell'ottica del raggiungimento dei valori di fabbisogno del settore statale e di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche assunti come obiettivi della manovra per il 2008. Rispetto alle determinazioni contenute nella risoluzione adottata al termine della discussione sul DPEF 2008-2011 in riferimento all'individuazione dei saldi-obiettivo e sulla base delle regole adottate in sessione di bilancio a partire dal 1992, la discussione parlamentare dovrebbe dunque garantire il non peggioramento dei valori di correzione associati al disegno di legge finanziaria in termini sia di competenza del bilancio dello Stato, sia di fabbisogno del settore statale e di indebitamento netto della pubblica amministrazione. Tale non peggioramento implica che le proposte emendative assumano una configurazione neutra in termini di effetti sulle correzioni, associabili alle singole norme del disegno di legge finanziaria, sulla base delle indicazioni contenute nei documenti governativi, in riferimento agli obiettivi di cui ai commi 5 e 6 del richiamato articolo 11 della legge n. 468, modificata.

Conseguentemente alle decisioni di stralcio, il Governo dovrà provvedere a regolare con appositi emendamenti le conseguenti determinazioni finanziarie.


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

240a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

LUNEDI' 5 NOVEMBRE 2007

 

Presidenza del presidente MARINI,
indi del vice presidente CALDEROLI

 

 

 

Discussione congiunta dei disegni di legge:

(1818) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento)

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 17,21)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge nn. 1818 e 1817.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, le votazioni finali su entrambi i provvedimenti avranno luogo con votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

La relazione sul disegno di legge n. 1818 è stata già stampata e distribuita.

Ha chiesto di parlare per integrarla il senatore Albonetti. Ne ha facoltà.

 

ALBONETTI, relatore sul disegno di legge n. 1818. Signor Presidente, prima di svolgere la relazione, intenderei aggiungere il mio voto tra coloro che hanno votato per garantire il numero legale anche da un punto di vista formale.

Onorevoli colleghi, il disegno di legge n. 1818 certifica la situazione dei conti pubblici a legislazione vigente. Quest'anno, esso recepisce indicazioni di lavoro e impegni scaturiti dal lavoro congiunto svolto dalle Commissioni bilancio di Camera e Senato con la fattiva collaborazione del Governo.

Come ho fatto in Commissione, voglio richiamare l'intervento svolto in quest'Aula lo scorso 3 ottobre dal ministro Tommaso Padoa-Schioppa che con soddisfazione dichiarava: «Il bilancio finalmente parla in lingua italiana e diventa leggibile per tutti» e si augurava che non fosse «lontano il giorno in cui il disegno di legge di bilancio (...) non abbia bisogno di una legge finanziaria che lo modifichi. Quel giorno indicherebbe che la legislazione implicante entrate o spese si è evoluta ordinatamente ed efficacemente nel corso dell'annata parlamentare, sicché la sessione di bilancio possa limitarsi a registrarne le implicazioni contabili».

Su queste parole del Ministro in Commissione, e spero anche questa sera in Aula, ho trovato larga condivisione. Ciò nonostante, è chiaro a tutti come la riforma della sessione di bilancio è tutt'altro che compiuta.

Il bilancio pubblico nel corso degli anni ha accumulato rigidità, incrostazioni, sedimenti che possono essere rimossi solo da una paziente opera di riordino legislativo, di snellimento delle procedure allocative e da una moderna capacità, allo stesso tempo generale e capillare, di attuare una revisione progressiva delle modalità d'impiego dell'intero ammontare delle risorse del bilancio.

Il presente disegno di legge, che salvaguarda lo schema giuridico previsto dalla legge n. 94 del 1997, riclassifica il bilancio in senso funzionale; al Parlamento offre una maggiore trasparenza sulle modalità con cui vengono impegnate le risorse dello Stato; alle singole Amministrazioni offre l'opportunità di ripensare la propria organizzazione.

Il bilancio per l'anno 2008 recepisce le indicazioni di parte di quel processo di riforma degli strumenti della manovra che riguardano specificamente la riclassificazione del bilancio e gli indicatori di performance. Tale processo è ancora in itinere. (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Albonetti. Colleghi, siamo all'inizio di una riunione impegnativa; vi prego di prestare attenzione e di non disturbare il relatore.

Prego, senatore Albonetti, prosegua.

 

ALBONETTI, relatore sul disegno di legge n. 1818. Grazie, signor Presidente.

Nella relazione pubblicata - che potete quindi leggere con pazienza - sono elencate le principali tappe di questo itinerario. Da esse emerge un quadro di iniziative orientate verso un medesimo fine: il potenziamento delle istituzioni tecniche e politiche sulla finanza pubblica.

L'avvio del processo è stato segnato da una volontà politica del Parlamento e del Governo. D'altro canto, i fatti mostrano quanto l'obiettivo comune sia stato partecipato e fatto proprio dalle amministrazioni pubbliche. Tenuto conto del breve arco di tempo, meno di otto mesi, si comprende anche il grado di intensità nella diffusione delle innovazioni; ciò fa ben sperare che si tratti di un impianto stabile, ormai innestato nelle amministrazioni pubbliche, e che sia quindi ormai un processo acquisito dalle istituzioni.

Lavorare per missioni (ne potrete riconoscere 34) articolate in programmi (sono 168) facilita la costruzione di chiari contesti di riferimento su cui misurare l'efficacia dell'azione politica e della spesa e quindi il monitoraggio di quest'ultima, almeno in una prospettiva di medio periodo.

Nella formazione del nostro bilancio e nella sua gestione il peso del formalismo legislativo appare oggi ancora eccessivamente vincolante rispetto alla presentazione e articolazione degli obiettivi politici, cioè al contenuto sostanziale. Anche semplici raffronti visivo-sinottici con gli strumenti di bilancio di uno Stato a noi comparabile, come la Francia, evidenziano nella scrittura dei documenti la prevalenza della forma sul contenuto, ciò a discapito in Italia di un più ampio coinvolgimento dei cittadini.

Per offrire alle colleghe senatrici e ai colleghi senatori interessati un primo e generale esempio di come può cambiare in positivo la lettura del bilancio, ricorrendo anche a semplici innovazioni grafiche, ho fatto predisporre due fogli riepilogativi delle entrate e delle spese delle amministrazioni centrali dello Stato, che rendono più semplice un primo raffronto sulle scelte operate e offrono un quadro riassuntivo dei compiti e degli impegni dello Stato. Questi fogli sono stati fotocopiati a parte a colori perché l'attuale organizzazione della documentazione del bilancio non consente, anche per motivi tecnici, di stampare e riprodurre tabelle allorché si presenta il bilancio in Parlamento. Anche i particolari ci raccontano quindi della strada da percorrere nell'ammodernamento delle procedure di costruzione e approvazione del bilancio.

Passare da un bilancio che ha per oggetto chi spende a uno che spiega soprattutto per quali politiche si spende significa introdurre sostanziali cambiamenti. Attualmente la riclassificazione del bilancio sembra essere potenzialmente in grado di conferire nuovamente sostanza al documento di bilancio, spostando la consueta attenzione rivolta alla finanziaria (che reca risorse incrementali al margine) verso lo stock complessivo della spesa.

Non mancano, come si è discusso anche in Commissione con il contributo fattivo dell'opposizione, ostacoli che minacciano di interrompere o far deragliare il processo. Il principale rischio, non possiamo nascondercelo, è di natura politica: la paternità (o maternità) della riforma. Infatti, se nelle precedenti riforme l'innovazione è stata condivisa da un ampio arco di forze parlamentari, l'elemento distintivo del processo in atto è la difficoltà a pervenire ad una tale unità di intenti, questo anche se si tratta di temi che hanno contenuto prevalentemente istituzionale, temi centrali per il buon funzionamento della democrazia, indipendentemente da chi governa. Si tratta di una riprova della difficile fase che attraversa la mai finita transizione italiana.

Un secondo ostacolo sulla strada della riforma riguarda i rapporti tra Parlamento e Governo. Le regole che guidano la formazione e l'approvazione del bilancio riflettono infatti l'equilibrio di potere che storicamente si realizza in materia di politica fiscale tra Parlamento ed Esecutivo.

La prima direttrice di riforma che data 1997 è stata attuata mediante una riorganizzazione del bilancio, che ha ridotto in modo significativo il livello di dettaglio della decisione parlamentare; si passò da circa 6.000 capitoli alle circa 1.500 unità previsionali di base di oggi, introducendo, al contempo, la distinzione tra bilancio politico e bilancio gestionale. Successivamente, l'attuazione della riforma non ha portato ad un equilibrio istituzionale stabile tra Parlamento e Governo.

L'emersione di un binomio flessibilità-riduzione di spesa e la concessione ai Ministeri di spesa di una maggiore flessibilità nella gestione delle risorse hanno costituito la contropartita delle iniziative di contenimento generalizzato della spesa.

Sono state poi introdotte gradualmente nell'articolato dei disegni di legge di bilancio e nella legge finanziaria norme di cosiddetta flessibilità volte ad istituire fondi speciali (fondi unici di investimenti, trasferimenti alle imprese, consumi intermedi, eccetera) che consentono altresì trasferimenti di risorse tra unità previsionali di base afferenti allo stesso stato di previsione. Tale flessibilità è stata presentata come condizione per la realizzazione e il consolidamento stesso dei conti pubblici in quanto strumento diretto a rendere più sostenibili le riduzioni di spesa operate. Tuttavia, la flessibilità non sembra avere incentivato le organizzazioni amministrative per ricondurre le amministrazioni pubbliche verso un uso migliore delle risorse, in linea con le priorità della maggioranza al Governo.

Oggi, la riclassificazione del bilancio riduce il grado di dettaglio della decisione parlamentare, ma consente contemporaneamente una maggiore trasparenza e consapevolezza delle scelte di spesa operate.

Ma la trasparenza in un bilancio non è tutto. Il bilancio alla nostra attenzione presenta ancora un alto livello di rigidità nelle scelte allocative che non consente una vera revisione della spesa e solo una minima politica redistributiva. Ne sono testimonianza diretta gli emendamenti presentati, soprattutto dall'opposizione, che si sono configurati più come un esercizio economico, per usare le parole del senatore e collega Vegas, che non una proposta politica alternativa, scontando, bisogna dirlo, una difficoltà oggettiva che ha frenato del tutto l'azione emendativa della maggioranza.

Nell'audizione del 9 ottobre la Commissione tecnica per la finanza pubblica riassumeva così i suoi rilievi critici: insufficiente coerenza tra strutture del bilancio, (programmi) ed organizzazione amministrativa; eccessiva frammentazione dei programmi tra più centri di responsabilità; eccessiva eterogeneità delle dimensioni dei programmi; impossibilità di rapportare direttamente alle missioni alcune norme di carattere trasversale (pubblico impiego, consumi intermedi).

Passando ad un'azione di scandaglio del documento (invito i colleghi che stanno ascoltando a seguire l'esposizione anche attraverso le tabelle), il primo risultato interessante emerge dalla ripartizione percentuale delle missioni sul totale della spesa. Si evidenzia così la percentuale delle spese totali destinate alle diverse politiche pubbliche dell'amministrazione centrale, con la doverosa considerazione che si tratta soltanto delle amministrazioni centrali e non di quelle locali.

Si sottolinea come il 17,28 per cento della spesa sia destinato al servizio del debito; il 22,09 per cento alle relazioni finanziarie con le autonomie locali; il 14,77 per cento ai trasferimenti agli enti previdenziali per la previdenza obbligatoria e complementare, mentre all'istruzione è destinato il 9,19 per cento. Ancora, il 5,31 per cento è destinato ai diritti sociali, la solidarietà sociale e la famiglia, solo lo 0,88 per cento alla ricerca e all'innovazione e solo lo 0,60 per cento alle politiche del lavoro. Un misero 0,01 per cento, infine, per la diversificazione delle fonti energetiche, che dice molto sullo stato delle nostre dipendenze estere per ciò che concerne l'approvvigionamento di energia.

Per quanto riguarda le entrate, anche queste presentate graficamente nelle due fotocopie che vi ho presentato, appare assolutamente apprezzabile la riclassificazione e le tecniche di costruzione del bilancio a legislazione vigente. Il bilancio fornisce in modo più trasparente gli strumenti conoscitivi per individuare, nell'ambito degli emendamenti complessivi del comparto delle entrate tributarie, la quota strutturale destinata ad avere effetti permanenti sul bilancio pubblico e quella riferibile invece ad andamenti positivi di natura puramente congiunturale, nonché, infine, la componente di entrata una tantum ovvero non ripetibile negli esercizi successivi.

Emerge, in sostanza, l'esigenza di rafforzare il raccordo tra la decisione di spesa delle amministrazioni centrali e quelle degli altri settori della finanza pubblica per grandi comparti di spesa. Con la riclassificazione del bilancio diventa, infatti, più evidente «l'asimmetria dei documenti di bilancio per la decisione di spesa» dovuta al fatto che il Governo ed il Parlamento fissano i confini dell'azione di un sottoinsieme di enti pubblici con il bilancio, mentre con la finanziaria, agiscono normativamente sul complesso più ampio delle pubbliche amministrazioni, al fine di rispettare gli accordi europei ed al di là delle norme aventi effetto sul complesso della pubblica amministrazione, concorrendo con le autonomie locali al risultato finale di saldo di finanza pubblica.

Nelle intenzioni del Governo la nuova struttura di bilancio dello Stato ha come obiettivo primario quello di rendere più diretto il legame tra le risorse stanziate e le azioni perseguite. L'obiettivo politico dichiarato è quello di far emergere «un quadro, ancorché articolato, volto ad una politica di risanamento finanziario e di crescita economica e sociale del Paese». Non mi sembra difficile concordare sul fatto che la chiarezza informativa sia migliorata, mentre sulla trasparenza dei contenuti occorre lavorare ancora.

Come detto, le funzioni informativa, allocativa ed esecutiva sono rese più chiare dalla nuova classificazione in missioni e programmi. Le missioni, che possono coinvolgere uno o più Ministeri, consentono di confrontare risorse di settore considerate sotto forma di macroaggregati (le 714 unità di voto) e profilano una rappresentazione sintetica della spesa pubblica. I programmi sono il punto focale della nuova riclassificazione del bilancio. Pur trovando fondamento normativo nell'attuale legislazione, riescono a rappresentare in modo più univoco, sintetico e trasparente le finalità dello Stato e consentono una più chiara rendicontazione delle attività realizzate con le risorse allocate. Essi dovrebbero consentire anche una più semplice ed efficace attività emendativa al Parlamento e, se consideriamo il numero totale degli emendamenti presentati, quasi 200, ciò è risultato sicuramente vero.

Sarà una rinnovata collaborazione istituzionale a fare sì che il percorso della riforma proceda. Se il quadro politico dovesse stabilizzarsi dopo l'approvazione dei documenti di bilancio, anche in questa legislatura si potrebbero produrre ulteriori e concreti risultati, in particolare migliorando ulteriormente la trasparenza del bilancio, prima garanzia per un maggior coinvolgimento democratico dei cittadini, sempre auspicabile e da perseguire come riconosciuto da tutti i Ministri nelle audizioni.

Voglio riconoscere all'opposizione un ruolo positivo: in tutti questi mesi e anche nelle ultime settimane, durante la discussione e l'approvazione in Commissione bilancio non ha fatto mancare il proprio contributo costruttivo al dibattito. In particolare il senatore Vegas, nel suo intervento - per il quale rimando al resoconto stenografico - ha riassunto la propria proposta di riforma e quella dell'opposizione. È un dialogo istituzionale, quello che prosegue, promosso con grande forza dal presidente della Commissione bilancio Morando e che ha trovato nel Ministero dell'economia e delle finanze ascolto, attenzione e proficua collaborazione.

Il Governatore della Banca d'Italia, nella sua testimonianza del 10 ottobre scorso, riconosceva come «la riforma del bilancio e l'avvio dell'attività di revisione della spesa, spending review, applicata presso alcuni Dicasteri (giustizia, infrastrutture, interni, istruzione e trasporti) vadano nella direzione di migliorare la qualità della spesa pubblica e di contenere il livello nel medio termine».

La Commissione tecnica per la finanza pubblica osservava: «Tali obiettivi richiedono un orizzonte temporale di alcuni anni. Va infatti considerato che un ciclo completo di analisi e di revisione della spesa pubblica non può che essere su base pluriennale».

Così, signor Presidente, colleghi senatori e colleghe senatrici, è con in mente questo orizzonte temporale che il disegno di legge n. 1818 può essere affidato formalmente all'attenzione e al giudizio del Parlamento non solo in quanto specchio dei nostri conti pubblici ma anche come aggiornato e sempre più efficace strumento di politica economica. (Applausi dai Gruppi RC-SE, Ulivo, IU-Verdi-Com e SDSE).

 

PRESIDENTE. Il relatore sul disegno di legge n. 1817, senatore Legnini, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore sul disegno di legge n. 1817, senatore Legnini.

 

LEGNINI, relatore sul disegno di legge n. 1817. Signor Presidente, signor Ministro, signori del Governo, onorevoli colleghi, la manovra finanziaria per il 2008 é stata preceduta da un'approfondita riflessione del Parlamento e del Governo sulle linee di riforma degli strumenti e delle procedure di bilancio che ha condotto ad alcune innovative decisioni, in ordine alla struttura del bilancio e della legge finanziaria, sperimentate in parte già in questa sessione.

Le Commissioni bilancio di Camera e Senato hanno condotto sul tema della riforma degli strumenti di bilancio un'estesa indagine conoscitiva approvata il 16 maggio scorso, mentre il Governo, fin dall'approvazione della finanziaria 2007 ha avviato un percorso pluriennale di riforma basato, per un verso, sulla ristrutturazione del bilancio dello Stato e, peraltro verso, su un programma di revisione della spesa pubblica finalizzato a garantire una maggiore efficienza nell'allocazione delle risorse.

Sulla base delle conclusioni della citata indagine e della circolare del Ministero dell'economia del giugno scorso si è dunque provveduto, in via sperimentale ed a legislazione invariata, ad introdurre importanti innovazioni che hanno inciso in misura significativa sulla trasparenza e leggibilità sia del bilancio - come ha puntualmente illustrato il relatore al bilancio, il senatore Albonetti - che della legge finanziaria che, a partire da questa sessione, è strutturata in 34 missioni corrispondenti ad altrettanti macroobiettivi che a, loro volta, si articolano nei 170 programmi riconducibili al complesso dell'azione di Governo.

A ciò deve aggiungersi la decisione, adottata unanimemente dalla Commissione su proposta del presidente Morando, di fissare un unico termine per la presentazione degli emendamenti per i senatori, per il relatore e per il Governo. Tale disposizione è stata puntualmente rispettata ed ha condotto ad uno svolgimento più ordinato e spedito dei lavori in Commissione, consentendo di evitare quanto accaduto negli anni scorsi e cioè l'introduzione progressiva di temi nuovi durante l'iter di esame dei documenti fino alle ultime fasi della trattazione in Aula.

Tale decisione, che prelude ad una più incisiva riforma degli strumenti e delle procedure di bilancio, ha consentito unitamente la drastica riduzione del numero degli emendamenti (meno di un terzo di quelli mediamente presentati negli anni scorsi) e -per l'atteggiamento responsabile sia della maggioranza che dell'opposizione, che ho già ringraziato e che ringrazio - la positiva conclusione dei lavori in Commissione, licenziando un testo da sottoporre all'Aula e conferendo al relatore il mandato di riferire all'Assemblea, scongiurando con ciò quanto accaduto negli anni passati.

La manovra di bilancio per il 2008 si muove dentro il perimetro quantitativo di princìpi e di indirizzi efficacemente compendiati dal Ministro dell'economia nel suo intervento in quest'Aula del 3 ottobre 2007. Essa si colloca in un contesto macroeconomico che presenta significativi miglioramenti dei conti pubblici rispetto allo scorso anno, ma anche segnali di rallentamento e di rischi per la nostra economia che risente della minore crescita statunitense, puntualmente registrata nella Nota di aggiornamento al DPEF del 2008. La crescita prevista per l'anno in corso é stata rivista, infatti, all'1,9 per cento; quella per il 2008 è prevista all'1,5 per cento.

Il quadro di finanza pubblica è caratterizzato, invece, da obiettivi dati positivi: l'indebitamento netto si riduce, così come il debito pubblico ha ripreso la via della discesa; l'avanzo primario si attesterà al 2,6 per cento nel 2008 con ulteriori progressi negli anni successivi dopo che questa speciale accumulazione è stata azzerata negli anni passati.

Durante le audizioni si è discusso molto anche sull'effettività, sull'entità e sull'andamento del risanamento finanziario in atto. Le obiezioni formulate da più parti ed anche da istituzioni molto autorevoli si sono concentrate sulla ritenuta eccessiva lentezza del risanamento e sul peggioramento dei tendenziali che si sarebbero determinati a seguito delle misure adottate dal Governo in corso d'anno (segnatamente con i noti decreti-legge nn. 81 e 159), che hanno disposto interventi espansivi per lo 0,4 e 0,5 per cento del PIL. Si tratta di critiche legittime, ma che sembrano avulse dalla realtà del Paese e che non tengono conto dei dati di partenza e del percorso di risanamento a cui mi sono riferito prima.

È certo che le condizioni della finanza pubblica consentivano di ulteriormente migliorare i saldi già da quest'anno, ma non si può ragionevolmente sostenere tale tesi e al contempo invocare una drastica riduzione della pressione fiscale e più fondi per la sicurezza, piuttosto che per la scuola e l'università, la ricerca, e così via.

La verità è che l'individuazione di un equilibrio tra percorso di risanamento, misure di impulso allo sviluppo, attenuazione e poi riduzione della pressione fiscale, interventi per ridurre le disuguaglianze sociali costituisce un esercizio molto difficile, largamente influenzato dai vincoli del Patto di stabilità, dal peso del debito, dalla rigidità della spesa pubblica, dalla scarsa competitività della nostra economia, dalla domanda di più giustizia sociale e quindi di politiche redistributive. Se si accelera su un versante, si decelera sugli altri. La coperta è corta, il gap derivante dal peso del debito e degli interessi e la scarsa capacità o possibilità di intervenire sulla spesa pubblica, che - lo ricordo all'attuale opposizione - è continuata a crescere in misura rilevante in rapporto al PIL anche nei cinque anni del loro Governo, hanno vieppiù ridotto gli spazi dentro i quali poter orientare le politiche per lo sviluppo e per l'equità.

La manovra di bilancio per il 2008, unitamente alle due manovre a cui mi sono riferito, ha l'ambizione di collocare il suddetto equilibrio al livello più alto e più accettabile possibile. Si prosegue con il risanamento, senza amputare le già ridotte possibilità di intervento per lo sviluppo e l'equità; si arresta la pressione fiscale orientandola verso la via della discesa (si prevede uno 0,2 per cento del PIL di riduzione) e della semplificazione; si rafforzano gli interventi a sostegno della crescita e della competitività delle imprese; si prosegue e si accentua una politica redistributiva agendo non soltanto sul lato della spesa, ma (ed è questa una novità rilevante) utilizzando la leva fiscale per finalità di giustizia sociale; si avvia una concreta attività di revisione della spesa storica, orientandola ad individuare gradualmente la spesa improduttiva e non più corrispondente alle effettive esigenze del Paese. Per quest'anno la riduzione della spesa contribuisce per 4,6 miliardi alla manovra (40 per cento della sua entità), ma la Commissione ha accentuato e ha accresciuto questo dato, come dirò in prosieguo.

Sì poteva incidere di più sulla spesa pubblica, come dicono i nostri critici? Certamente sì, ma senza strumenti cognitivi adeguati l'operazione, oltre ad essere - come è - di per sé dolorosa rischierebbe di risultare inefficace, come lo è stata al tempo dei tagli orizzontali, rendendo necessaria, in mancanza di puntuale intervento sulla legislazione vigente e sui meccanismi generatori della spesa, interventi ex post di reintegrazione dei capitoli per effetto della concreta dinamica della spesa, in prevalenza di quella obbligatoria.

Venendo al merito, vorrei evidenziare soltanto le misure più rilevanti, rinviando al testo scritto, che chiedo di poter allegare, un'analisi più dettagliata delle singole disposizioni.

La prima grande innovazione contenuta nel testo ed ulteriormente migliorata in Commissione è costituita dalle misure fiscali: la riforma dell'IRES e dell'IRAP e l'introduzione del cosiddetto forfettone per i contribuenti minimi. Nel quadro di un intervento di riorganizzazione del sistema della fiscalità di impresa, senza precedenti per portata e per impatto sistemico sul rapporto tra fisco ed impresa, la nuova disciplina della tassazione dei redditi dell'impresa ha introdotto elementi di modernizzazione e semplificazione idonei a collocare il nostro ordinamento nel novero dei sistemi tributari più evoluti di Europa.

Sebbene non incida sul livello complessivo dell'imposizione, che rimane grosso modo invariato, la riforma si connota per almeno tre innovazioni strutturali: la riduzione delle aliquote IRES e IRAP al 27,5 e al 3,9 per cento, con avvicinamento alle aliquote effettive, la semplificazione degli adempimenti e delle procedure, con beneficio tanto per le imprese quanto per l'amministrazione tributaria, l'introduzione di un maggior grado di trasparenza nel prelievo sulle imprese attraverso il recupero della coincidenza tra l'utile risultante dal bilancio civilistico e quello imponibile, al fine di rendere più trasparente il sistema complessivo e meglio leggibile per le imprese l'effettiva convenienza dei singoli strumenti di agevolazione.

In Commissione si è provveduto, su proposta del Governo, a chiarire per alcuni aspetti significativi la nuova disciplina della fiscalità d'impresa, superando qualche dubbio interpretativo emerso presso gli operatori.

In particolare, con riferimento all'IRES, sono stati introdotti alcuni correttivi per chiarire l'ambito di applicazione del nuovo regime di determinazione della base imponibile. Per entrambe le imposte si è previsto un allargamento della base imponibile tale da assicurare l'invarianza complessiva del gettito. In questo contesto, al fine di ampliare la base imponibile e di semplificare gli adempimenti per i contribuenti, la nuova disciplina ha precluso la possibilità di operare deduzioni extra-contabili di determinati costi di natura estimativa: gli ammortamenti, le svalutazioni, gli accantonamenti, le spese di ricerca e sviluppo con l'eliminazione di tutto il carico dei relativi adempimenti.

Il Governo ha provveduto a chiarire espressamente, attraverso una correzione emendativa, che le imprese soggette ad IRPEF in contabilità ordinaria sono comunque escluse dal nuovo regime di deducibilità degli interessi passivi. Si è mantenuta, con una misura importante, la deducibilità nel medesimo esercizio per gli oneri riferibili ai ritardi di pagamento per i contratti stipulati con la pubblica amministrazione.

Più sostanziale, invece, è la modifica introdotta riguardo alla disciplina degli ammortamenti. Si è ritenuto, infatti, di conservare per le imprese soggette ad IRPEF il vecchio regime, limitatamente ai beni entrati in funzione entro il periodo imposte in corso al 31 dicembre 2007.

Per quanto riguarda l'IRAP, ne è stata concretamente avviata la regionalizzazione e, in vista della completa attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, si è espressamente definito l'IRAP quale tributo proprio delle Regioni, da istituire con legge regionale a decorrere dal 1° gennaio 2009.

Inoltre, per i contribuenti minimi, i cosiddetti contribuenti marginali, il Governo ha predisposto un regime fiscale ad hoc, che prevede l'assoggettamento ad un'imposta forfetaria del 20 per cento sulla differenza tra ricavi e costi. Si tratta di un nuovo regime naturale di tassazione, che si applicherà direttamente ai soggetti interessati, a meno che essi non optino espressamente per il regime ordinario. Voglio fornire qualche dato al riguardo, che testimoni la rilevanza e l'incisività di questa misura: sono 930.000 i contribuenti che potranno aderire a tale regime semplificato, e oltre due terzi di questi avranno certamente una forte convenienza ad optare per il nuovo regime di tassazione.

Altre misure fiscali molto significative sono state introdotte ma, per brevità, non mi soffermerò su di esse, rimandando anche in questo caso al testo scritto.

Durante le audizioni e la discussione, è stato posto con forza e autorevolezza il tema della riduzione della pressione fiscale in favore dei lavoratori dipendenti. Posso affermare che l'intera maggioranza condivide tale obiettivo, non soltanto in funzione del recupero del fiscal drag, ma anche come uno degli strumenti di politica dei redditi e di politica per la famiglia che, avviata lo scorso anno, necessita però di interventi più incisivi. Una misura apprezzabile già da quest'anno avrebbe richiesto risorse ingenti, non compatibili con i saldi fissati all'articolo 1 della legge finanziaria.

La soluzione adottata con la modifica dell'ormai noto comma 4 dell'articolo 1 della legge finanziaria (che quest'anno ha consentito di operare la redistribuzione a favore degli incapienti) costituisce una conquista di indiscutibile valore.

Se, e nella misura in cui, si verificherà per l'anno prossimo un ulteriore extra-gettito strutturale derivante dalla lotta all'evasione fiscale, tali risorse andranno a beneficio dei lavoratori dipendenti. Non è una promessa, ma un impegno legislativamente determinato.

Evidenzio poi, con un qualche argomento aggiuntivo, il tema dei costi della politica, ovvero della riduzione dei privilegi; organi di stampa molto autorevoli hanno in questi giorni descritto una supposta attenuazione delle misure proposte dal Governo con il testo originario della legge finanziaria, addirittura, si è detto, un dimezzamento dei risparmi previsti. Nulla di più lontano dal vero; la Commissione ha agito, accogliendo diversi emendamenti dei Gruppi di maggioranza e del relatore, in senso esattamente opposto, rendendo più incisive talune misure, introducendone altre di grande consistenza, sostituendo e mai eliminando tout court norme finalizzate a conseguire risparmi.

Oltre alla conferma del blocco delle indennità dei parlamentari per cinque anni, è stata introdotta, come è noto, la cogente norma di riduzione della compagine governativa di oltre il 40 per cento rispetto alla composizione attuale, che si applicherà dal prossimo Governo. Le norme di alleggerimento del numero e dell'estensione delle Comunità montane sono state modificate con misure più incisive, con risparmi certi: 80 comunità montane in meno con l'introduzione della soglia minima di sette Comuni per ogni ente, riduzione dei consiglieri da 12.500 a 4.200, degli assessori da 4.500 a 1.500, eliminazione di oltre 300 Comuni costieri e di dimensioni superiori a 15.000 abitanti. Risparmi di 66 milioni di euro su base annua sono confermati e, anzi, secondo le stime, sarebbero ben superiori, ma abbiamo preferito per prudenza mantenerli entro quella misura.

Per i Comuni, le Province, le Circoscrizioni, è stata sì stralciata la norma di riduzione del numero dei consiglieri (la maggioranza ha ritenuto più opportuno che essa venisse trattata con la delega sulla riforma del codice delle autonomie, i cui risparmi peraltro non erano quantificati dovendosi attendere i rinnovi dei consigli), sostituendola però con norme più incisive di eliminazione di cumuli di indennità, della possibilità di costruirsi lo stipendio mensile, di riduzione del tetto massimo di un terzo al 25 per cento delle indennità dell'organo di vertice, ed altre anomalie che non menziono per brevità. Il risparmio previsto di 313 milioni a fronte, ripeto, di zero cifrato nella legge finanziaria.

Tuttavia, la novità più incisiva è la soppressione degli enti d'ambito, acquedottistici e dei consorzi dei rifiuti, chiamati ATO, devolvendo alle Regioni nell'ambito della loro potestà legislativa l'attribuzione senza oneri delle relative funzioni alle Province o a forme associative di Comuni, i cui organi dovranno funzionare senza compensi. Saranno circa 200-250 gli enti e i consigli di amministrazione soppressi e, di conseguenza, tutti i relativi costi di funzionamento.

In assenza di un censimento ufficiale, i dati più recenti a disposizione, riferiti al 2005, testimoniano di almeno 95 ATO per la gestione dei sistemi idrici e 131 per la gestione dei rifiuti, con risparmi ragguardevoli.

Sono stati poi confermati, modificati e aggiornati numerosi altri interventi in tema di costi della politica. Il risparmio che in finanziaria era cifrato non in 1,3 miliardi, come è stato da taluni erroneamente detto, ma in 73 milioni di euro, ammonta adesso ad oltre 400 milioni di euro ed ulteriori consistenti risparmi verranno dalle misure che ho menzionato e che non sono state cifrate per le ragioni che ho detto.

Particolarmente efficace, signor Presidente, risulta l'abbinamento tra detti risparmi e la loro finalizzazione; quelli sui Comuni vengono imputati per due terzi all'eliminazione del ticket e ad integrare il fondo per i piccoli Comuni, rimasti privi del contributo integrativo dello scorso anno, quelli derivanti dalla riduzione delle Comunità montane al fondo per la montagna, quelli per gli enti acquedottistici al risanamento delle reti ed alla riduzione delle tariffe. Quindi, meno costi della politica, più servizi, minori tariffe per i cittadini.

Questa è la filosofia degli interventi che ho descritto; a tutto ciò si aggiunga l'autorevolissimo pronunciamento dei vertici degli organi costituzionali in ordine al loro impegno a contenere la dinamica della spesa entro o al di sotto dell'inflazione programmata.

Si poteva fare di più e meglio? Certamente, si può sempre fare di più e meglio, ma ciò che è certo è che tale misura per quantità, qualità, intensità e concentrazione è senza precedenti.

Con la stessa filosofia abbiamo affrontato lo spinoso ed oneroso tema dell'abolizione del ticket sulla diagnostica; abbiamo voluto affrontare e risolvere tale problema a mezzo di tagli e riduzioni di spesa, senza oneri aggiuntivi per la fiscalità e per il bilancio dello Stato. La copertura di circa 830 milioni è assicurata nei modi dettagliatamente esposti nel relativo emendamento, munito della relazione tecnica del Governo, di cui abbiamo tenuto conto in sede di riformulazione e modifica del testo.

Sappiamo che la famosa bollinatura della Ragioneria generale dello Stato ha costituito e costituirà fonte di polemiche; ne parleremo. Allo stato, mi limito ad evidenziare che la relazione tecnica, con la relativa bollinatura, non è obbligatoria in base alla legge di contabilità per gli emendamenti del relatore e noi l'abbiamo richiestaper tutti gli emendamenti; della relazione tecnica rimessa dal Governo abbiamo tenuto conto nell'approvazione dei testi.

Signor Presidente, arrivo alle conclusioni menzionando velocemente - rinviando, ripeto, al testo scritto - misure importantissime sul pacchetto casa: la misura dell'ICI (abbiamo eliminato il tetto dei 50.000 euro introducendo solo l'esclusione delle case di lusso), le misure di detrazione dall'IRPEF per gli affitti sia per le famiglie meno bisognose che per i giovani, la proroga della detraibilità dei costi di ristrutturazione delle abitazioni e degli interventi per l'efficienza energetica; quindi il problema casa torna al centro delle politiche pubbliche dopo anni di totale assenza di interventi.

Molto significativi gli interventi sulla ricerca, l'elevamento dal 15 al 40 per cento del credito d'imposta per le spese sostenute, come introdotto nella finanziaria dello scorso anno, con l'innalzamento del tetto massimo da 15 a 50 milioni di euro. È stato introdotto in Commissione l'aumento dal 5 al 10 per cento della quota del fondo sanitario destinato ai progetti dei giovani ricercatori.

Sul Mezzogiorno, oltre alle misure consistenti che sono contenute nel disegno di legge finanziaria, abbiamo aggiunto un intervento molto atteso e molto incisivo costituito dal credito d'imposta per i nuovi assunti a tempo indeterminato nel Mezzogiorno; un credito di imposta di 333 euro al mese per tre anni per i lavoratori e 413 euro al mese per tre anni per le lavoratrici.

Segnalo l'incremento del FAS, ma è evidente che il successo delle politiche per il Mezzogiorno dipende - come ha riferito il Ministroin quest'Aula - dall'efficace attivazione del quadro strategico nazionale 2007-2013, in cui vengono fatti confluire i fondi del FAS e quelli europei, sulla base della strumentazione decisa con la finanziaria dello scorso anno per un ammontare complessivo di risorse stimate durante tutto questo periodo in oltre 100 miliardi di euro per gli investimenti.

Novità rilevantissima, che non commento ma che menziono, è costituita dalle politiche energetiche: abbiamo introdotto un pacchetto di riforma della disciplina dell'incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, il cui interesse è indiscutibile ed è idoneo a dare impulso alla proliferazione degli investimenti su questo tema cruciale per la nostra economia. Così come rilevanti sono gli investimenti e gli interventi su molteplici fronti per investimenti infrastrutturali e per il trasporto pubblico locale, con l'introduzione di una norma di grandissimo valore che viene chiamata federalismo infrastrutturale sulla scorta dell'esperienza della pedemontana lombarda introdotta lo scorso anno e attuata nei mesi scorsi.

Un'altra rilevantissima novità, contenuta nel testo del disegno di legge finanziaria, su cui ci siamo concentrati riguarda il tema della stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione. Come i colleghi sanno, il testo della finanziaria aveva reintrodotto il principio prevalente, quasi esclusivo, del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, con eccezioni molto circoscritte e contenute e con il rischio che dal 1º gennaio decine di migliaia di lavoratori quantomeno sarebbero tornati a casa.

Abbiamo agito sulla norma dello scorso anno ampliando, anche se non in misura rilevante, i requisiti per la stabilizzazione, integrando per 20 milioni di euro all'anno le risorse e ampliando le quote riservate ai concorsi pubblici.

Ciò che è certo è che tutti i lavoratori che potranno essere stabilizzati, non tutti, dovranno o aver espletato una prova selettiva a monte o espletare una prova concorsuale, sulla base dei programmi e del piano triennale che le pubbliche amministrazioni dovranno predisporre entro il prossimo mese di aprile.

Rilevante è altresì il pacchetto delle assunzioni in favore di agenzie e di corpi di polizia (l'Agenzia delle entrate, la Guardia di finanza, le dogane, i Vigili del fuoco, gli ispettori del lavoro), con un meccanismo finanziario innovativo, basato sull'aggiornamento della capacità di recupero di entrate da parte dei nuovi assunti.

Misure importanti sono introdotte per il cinema e le telecomunicazioni (con il credito d'imposta di grande valore e con una quota di riserva nelle trasmissioni televisive per il cinema europeo e italiano), per la scuola e l'università, anche con un aumento di risorse e misure di autorganizzazione più incisive, per la sicurezza e per le Forze armate.

Quanto al settore della giustizia, segnalo il Fondo integrativo proveniente dalle somme sequestrate o confiscate, destinato interamente a finanziare un grande progetto di innovazione, ossia il processo civile telematico. Altre misure significative sono state introdotte sul rischio idrogeologico, sull'agricoltura e il piano irriguo, sui giovani e lo sport ed infine la dotazione finanziaria sul cosiddetto Protocollo welfare, diventato disegno di legge e il cui cammino è appena iniziato alla Camera dei deputati. È stato accresciuto il Fondo per l'8 per mille e quello del 5 per mille.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, consentitemi di ringraziare il presidente Morando che ha assicurato con la consueta forza, competenza e determinazione i lavori della Commissione (Applausi dai Gruppi Ulivo e Aut).

Vorrei inoltre ringraziare i rappresentanti del Governo, il Ministro e i sottosegretari Sartor, Grandi e D'Andrea, che hanno seguito con grande impegno e competenza i lavori ((Applausi dal Gruppo Ulivo), i colleghi di maggioranza che hanno dato tutti un apporto prezioso all'esame del testo e dei circa 1.800 emendamenti (esaminati uno per uno), i Gruppi della maggioranza e i loro vertici, che hanno assicurato un lavoro fruttuoso e sereno, e i colleghi dell'opposizione, che hanno partecipato con impegno e spirito critico, oppositivo ma costruttivo ai lavori. Esprimo il mio ringraziamento anche agli uffici e a tutto il personale.

Sono certo che l'Aula del Senato saprà esaminare il provvedimento con accuratezza e saggezza, avendo sempre a mente gli interessi del Paese, gli stessi che abbiamo cercato di coltivare con passione in queste settimane.

Signor Presidente, il vaglio modificativo e integrativo della Commissione sul disegno di legge del Governo ci consegna un testo di cui possiamo andare orgogliosi, che può essere certamente migliorato in quest'Aula, magari emendando e rimediando a qualche errore o svista nelle concitate nottate di lavoro intenso, e potrà essere migliorato ancor più in seconda lettura alla Camera.

Abbiamo lavorato intensamente per proporre un testo in linea con gli indirizzi di politica di bilancio e di politica economica fissati dal DPEF. L'impianto del Governo è sostanzialmente confermato, ma integrato con l'apporto prezioso di tutte le componenti della maggioranza e con il confronto intenso con l'opposizione. Esso corrisponde agli impegni assunti in sede europea.

È stato rilevato da taluni - e termino veramente l'intervento - che il complesso degli interventi contenuti nei due decreti espansivi in corso d'anno e nella manovra al nostro esame non sarebbe funzionale ad una missione, non avrebbe un'anima. Ebbene, con pacatezza, ma con fermezza, sento di poter affermare che così non è. Ce lo ha riferito con efficacia ed ampiezza argomentativa il ministro Padoa-Schioppa nella sua relazione in quest'Aula il 3 agosto scorso. Le manovre corrispondono ad obiettivi ben individuati, che - li si condividano o meno - sostanziano appunto una missione: avvio della restituzione fiscale e della semplificazione; rafforzamento della protezione sociale; investimenti a sostegno della crescita e dell'ammodernamento infrastrutturale, materiale ed immateriale del nostro Paese; riqualificazione della spesa pubblica quale asse portante della politica del risanamento in atto.

Coloro che, riecheggiando le promesse mirabolanti della passata legislatura, vengono a dirci che si potevano portare le maggiori entrate per intero a riduzione del debito e del deficit e nel contempo ridurre la pressione fiscale in modo più incisivo, abolire in toto l'ICI, aumentare in modo più corposo le pensioni minime, finanziare investimenti di più di quanto stiamo facendo, mentono a se stessi prima che a noi e al Paese.

Chi sostiene questa tesi dovrebbe avere sempre a mente le due grandi anomalie della finanza pubblica italiana: il gigantesco debito pubblico, un miliardo e 600 milioni di debito, che divora ogni anno 70 miliardi per pagare gli interessi; l'ampiezza dell'evasione fiscale, 90 milioni all'anno stimati. Solo una sensibile riduzione - non dico un azzeramento - del livello di tali ipoteche sul presente e sul futuro consentirebbe di fare di più e meglio di quanto stiamo facendo.

Noi, il nostro Governo, questa maggioranza hanno ripreso a farlo dopo che negli anni 2001‑2006 si era tornati indietro, e solo con il successo di queste iniziative potremo riconquistare una quota di futuro per i nostri giovani, alleggerendoli dei pesi del passato e liberando risorse per le politiche che vogliamo per un Paese più giusto e più moderno. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).

 

PRESIDENTE. Senatore Legnini, la Presidenza l'autorizza a consegnare il testo integrale della relazione.

La relazione di minoranza sui disegni di legge nn. 1818 e 1817 è stata già stampata e distribuita.

Ha chiesto di parlare per integrarla, il senatore Vegas. Ne ha facoltà.

 

VEGAS, relatore di minoranza sui disegni di legge nn. 1818 e 1817. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, mi limito ad integrare la relazione scritta per la parte della legge finanziaria perché credo che i rilievi critici, già espressi in tema di bilancio, siano bastevoli nella relazione scritta.

Verrò alla prima questione, il motivo per il quale l'opposizione ha abbandonato l'Aula della Commissione a seguito del vulnus che è stato arrecato nei lavori della Commissione dal fatto che il Governo non ha presentato una relazione tecnica in materia di abolizione del ticket.

Vede, signor Presidente, la Commissione aveva stabilito - una delibera della Commissione diventa poi esecutiva - di richiedere la relazione tecnica su tutti gli emendamenti del Governo e del relatore. È molto strano che questa relazione sia stata fornita per tutti gli emendamenti tranne per quello più importante, quello che movimentava 834 milioni di euro, quello appunto sull'abolizione del ticket; tutto questo mentre il Governo assumeva di farsi in casa la relazione tecnica firmandosela da solo, un precedente alquanto inconsueto.

Allora, signor Presidente, il garantismo è sempre garantismo, ma non esiste il garantismo alternato al garantismo, ad intermittenza, soprattutto quando questo è funzionale all'introduzione di una modifica di così vasta portata finanziaria nel testo della finanziaria.

Ieri il Ministro dell'economia si è mostrato ai telegiornali assumendo non - come sarebbe stato lecito pensare - che questa copertura si era trovata, ma che comunque la finanziaria era coperta. La ringraziamo, ma si tratta di affermazioni apodittiche che nulla tolgono alla gravità del vulnus che è stato arrecato in questa finanziaria (Applausi dai Gruppi FI, UDC e AN); vulnus che ci ha controvoglia costretti ad abbandonare i lavori della Commissione, anche per segnare fisicamente la distanza da una maggioranza che ha utilizzato la finanziaria esclusivamente per approvare norme di maggiori spese di carattere francamente - mi sia consentito dire - clientelare o perlomeno inutile (Applausi dai Gruppi FI e UDC), per cercare di tenere insieme una maggioranza tanto variegata e tanto composita che nulla fa di bene al Paese.

In sostanza, signor Presidente, per finanziare il consenso, la maggioranza poco si è curata delle necessità di risanamento della finanza pubblica e ancor meno si è curata delle necessità di far sviluppare questo Paese. Non tenendo in nessun conto i richiami, all'interno, della Banca d'Italia e, all'esterno, del Fondo monetario internazionale e dell'Unione Europea, non si è proceduto ad un'azione di risanamento, che pure era indispensabile fare, e si è andati avanti approvando una finanziaria qualsiasi pur di arrivare al termine di questa finanziaria.

In riferimento a questa finanziaria, vorrei citare il vecchio Einaudi: «Giova deliberare senza conoscere? Al deliberare deve, invero, seguire l'azione. Si delibera se si sa di poter attuare; non ci si decide per ostentazione velleitaria infeconda». E questo è stato - credo - il meccanismo mentale che ha presieduto i lavori della Commissione e l'elaborazione complessiva della legge finanziaria.

Dicevo, nulla si è fatto per contenere la spesa pubblica, nulla si è fatto per il risanamento. Signor Presidente, ogni euro in più di spesa pubblica è, prima o dopo, un euro in più di tasse. Si può dire che si è proceduto diminuendo delle spese che c'erano, ma non sarebbe stato meglio diminuire quelle spese e, anziché coprire altre spese, diminuire direttamente la tassazione? Questo d'altronde era uno degli impegni che il Governo si era preso.

Non ci si è curati neppure dello sviluppo, perché, come vi mostrerò con qualche esempio, con una mano si dà e con l'altra si toglie. Questo è accaduto, per esempio, nel settore delle imprese. È lodevole, e abbiamo convenuto, che si sia diminuita l'aliquota nominale dell'imposta sul reddito delle società (IRES), ma questa diminuzione non porta alcun vantaggio alle imprese, perché contemporaneamente si è allargata la cosiddetta base imponibile, talché i costi delle imprese sono diventati componenti positivi del reddito. In questo modo, nel complesso, per ammissione dello stesso Governo, il sistema imprese paga la stessa quantità di tasse che pagava prima. Forse c'è una distribuzione diversa, le grandi imprese, quelle più vicine ai potentati, pagano meno, le piccole, quelle che devono combattere, pagano di più, ma, nella sostanza, il complesso del sistema imprese non si trova in condizioni migliori.

La stessa cosa accade per i cittadini proprietari di casa di abitazione. Si diminuisce l'ICI in misura modesta, pur tutto sommato lodevole, ma contemporaneamente si aumentano le rendite catastali, quindi l'operazione, ancora una volta, quando va bene, è a saldo zero. (Applausi dal Gruppo FI).

Si offre un reddito minimo, una garanzia monetaria agli incapienti pari a 150 euro l'anno, che sarebbero 40 centesimi al giorno (ma va bene, sempre meglio che niente), però contemporaneamente con questa finanziaria si introducono misure in materia energetica, soprattutto in campo di elettricità e gas, che porteranno inevitabilmente ad un aumento delle tariffe. E chi sarà più danneggiato dall'aumento delle tariffe se non i più poveri? (Applausi dal Gruppo FI).

Questa finanziaria contiene una mostruosità concettuale assolutamente non condivisibile. Si era sempre detto che se ci fosse stato un surplus di entrate si sarebbero diminuite le tasse. Nella finanziaria dell'anno scorso abbiamo approvato questo approccio. Quest'anno si dice che se ci sarà un extragettito si diminuiranno le tasse esclusivamente per i lavoratori dipendenti. Tutti hanno a cuore il problema dei lavoratori dipendenti, ma se c'è un problema di tassazione, di scarso reddito disponibile, questo riguarda le famiglie, non riguarda questa o quella categoria di lavoratori. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Pianetta).

Il problema è fiscale e non di appartenenza politica, come è stato travisato da questo Governo, un Governo, signor Presidente, che in realtà vuole solo sopravvivere, non ha altra aspirazione. Quando si tratta di volare alto, si ferma. Lo abbiamo visto, adesempio, nel campo delle liberalizzazioni. Si sono liberalizzati i barbieri, si sono liberalizzati i taxi (ma già a Roma costeranno di più), si sono liberalizzate le farmacie nelle Coop, per fare un affare di famiglia. Quando si arriva però a liberalizzare cose che costano ad ogni cittadino ci si ferma.

Il problema però è filosofico. Se ci interroghiamo su cosa sia accaduto alla spesa pubblica negli ultimi cento anni possiamo far riferimento ad un bellissimo libro del professor Vito Tanzi, che per un periodo fece parte del Governo precedente, che dimostra con chiarezza come nei Paesi occidentali, ad un aumento della spesa pubblica, non abbia corrisposto un miglioramento della condizione di vita dei cittadini medi e, soprattutto, di quelli più poveri.

Il problema, signor Presidente, è la spesa pubblica, problema che questo Governo si rifiuta caparbiamente di affrontare.

Vede, secondo questo meccanismo, ormai non si capisce più a cosa serve ogni euro di tassa: se, cioè, le tasse che paga il più ricco vanno al più povero, a chi è più ricco di lui, a chi sta nello stesso livello di reddito. Si è creato un meccanismo tale per cui oggi come oggi la spesa pubblica non è diventata uno strumento di crescita del Paese, ma un meccanismo di illusione finanziaria per i più. (Applausi dal Gruppo FI).

Ciò contraddistingue noi dell'opposizione da voi, signori del Governo: voi assumete che le tasse sono buone perché servono a finanziare la spesa pubblica. Noi crediamo, invece, che la bontà della spesa debba essere giustificata euro per euro: ogni euro sottratto al contribuente diminuisce la sua libertà economica e, di conseguenza, anche la sua libertà politica, per cui non bisogna agire con leggerezza in questo campo. Bisogna cambiare radicalmente impostazione.

L'atteggiamento del Governo in tutto questo frangente si è dimostrato, invece, essere assolutamente contrario rispetto a quello del buonsenso. Abbiamo iniziato con la finanziaria dell'anno scorso, secondo la quale l'approccio governativo era considerare il Paese ridotto in condizioni peggiori rispetto alla crisi del '92; pochi mesi dopo si è invece scoperto, dopo aver tassato selvaggiamente gli italiani, un tesoretto. Anziché rendersi conto di un surplus di gettito e quindi migliorare i conti pubblici o - come era giusto - restituire il maltolto ai cittadini, si è utilizzato quel tesoretto per spendere e spandere, per giustificare nuovi incrementi di spesa pubblica, per finanziare le clientele politiche.

Se questo è, dobbiamo anche verificare quanto è avvenuto nelle giornate e, soprattutto, nelle nottate di esame della legge finanziaria in Commissione che, malgrado i proclami che si tennero subito dopo l'approvazione della finanziaria dell'anno scorso, con il record assoluto di essere composta da 1.364 commi, già è entrata al Senato con una quantità di disposizioni normative francamente imbarazzanti: si tratta di 97 articoli e 503 commi.

Crede, signor Presidente, che sia stata fatta, dopo il suo lodevole intervento di pulitura, un'ulteriore pulitura in Commissione? Assolutamente no! Siamo passati da 503 ad 800 commi. Ne sono stati aggiunti 297. La quantità di norme in fondo può danneggiare l'attività dei cittadini, ma il lato meno drammatico del passaggio in finanziaria della Commissione è che la spesa pubblica si è incrementata vertiginosamente.

Se consideriamo il calcolo che mi sono permesso di fare in questi giorni, relativo alla crescita della spesa, verificando solo le spese cifrate e non quelle non cifrate, che pur tuttavia esistono, e tenendo presente la cifratura della spesa, anche quando essa potrebbe essere di molto superiore rispetto al dato scritto, registriamo, solo per il 2008, un incremento di 2,3 miliardi nella spesa, di cui 1,9 solo di spesa corrente.

Se ci volessimo divertire, potremmo anche notare che, dopo che l'opposizione è uscita dalla Commissione alle ore 23 dell'ultima notte, la maggioranza si è divertita ad approvare ulteriori norme per 1,4 miliardi; quindi, quasi i tre quarti della spesa corrente complessiva relativa al 2008 (la maggioranza quindi non vedeva l'ora di avere le mani libere per poter disporre ciò che voleva), ma il conto complessivo riferito alla spesa corrente ed alla spesa in conto capitale per l'intero triennio dell'esercizio arriva alla fantastica somma di 5,8 miliardi di euro, cioè l'equivalente di quasi 12.000 miliardi di vecchie lire; una manovra dei vecchi tempi.

Il Senato, signor Presidente - ahimè - anziché essere rispettato come una istituzione della Repubblica, è stato utilizzato dal Governo e dalla maggioranza come un vero e proprio bancomat per incassare! (Applausi dal Gruppo FI).

In queste spese, signor Presidente, ve ne sono di grosse, probabilmente incontrollate, come l'assunzione dei precari, cifrata poco, ma, poiché si tratta di 350.000 persone, prima o poi il conto verrà presentato all'incasso, o di entità più piccole, per certi aspetti risibili, come i finanziamenti agli apicoltori, alla Jean Monnet, alla mobilità culturale, agli italiani all'estero (retribuiti abbondantemente), all'APAT, alla ferrovia Pescara-Roma, ai Sassi di Matera, alle Fondazioni liriche, agli edifici pubblici nella Provincia di Bolzano, alla salvaguardia del patrimonio storico della Prima guerra mondiale ed, in un crescendo lirico - perché no? - al Festival Pucciniano.

È interessante anche notare come gli emendamenti di piccolo calibro, quelli definiti bagattelle (altri usano termini diversi), siano stati distribuiti tra i vari Gruppi parlamentari, perché potremmo imparare qualcosa di istruttivo. Per esempio, l'Udeur ha avuto emendamenti approvati (mi riferisco solo al triennio di esercizio) per un totale di 2 milioni di euro; il Gruppo Per le Autonomie, invece, ha fatto meglio, avendo ottenuto 48 milioni di euro; Rifondazione Comunista un po' meno, perché ha ottenuto solo 46 milioni di euro; la Sinistra Democratica si è piazzata in una posizione decorosa con 51 milioni di euro, mentre il Gruppo dell'Ulivo è riuscito a strappare 404 milioni di euro in benefìci pre-elettorali. Chi però è stato il recordman, chi ha fatto meglio di tutti, signor Presidente, è stato il Gruppo dei Verdi, che è riuscito a prendere ben 824 milioni di euro. Complimenti!

Signor Presidente, spendere 5,8 miliardi in più solo per il primo passaggio della finanziaria, cioè per il passaggio nella prima Commissione del primo ramo del Parlamento, significa in sostanza, se dividiamo la popolazione italiana per questa cifra, imporre agli italiani una tassa di 100 euro a persona. Una famiglia media di quattro persone dovrà ringraziare la maggioranza perché gli fa spendere per il passaggio della finanziaria 400 euro in più all'anno; il che mi sembra un risultato di cui non sia il caso di andare troppo fieri. Credo, signor Presidente, che malgrado le chiacchiere che si fanno e le polemiche scandalistiche, questi e non altro siano i veri costi della politica.

Un'ultima considerazione, signor Presidente, riguarda una questione che aleggia sempre nei dibattiti delle finanziarie, quella del ricorso all'esercizio provvisorio. Normalmente si dice che l'esercizio provvisorio è un male e che farebbe il male del nostro Paese. In linea di massima, siamo sempre d'accordo su questa imposizione. Tuttavia, da una parte, nella circostanza attuale dobbiamo considerare che abbiamo l'ombrello dell'euro, che per certi aspetti ci evita i rischi del passato, quando l'esercizio provvisorio veniva disposto in costanza della moneta italiana, cioè della lira.

La questione fondamentale, facciamo qualche conto, è però che se ci fosse l'esercizio provvisorio noi disporremmo le spese in dodicesimi sulla base del bilancio e il bilancio comporta una spesa molto minore rispetto alla finanziaria. Infatti, questa finanziaria già vale 11 miliardi di euro, come provvedimento in sé, ma come spesa aggiuntiva, se consideriamo la manovra nella sua interezza, vale 20 miliardi di euro; poi ci sono i circa sei miliardi di euro di emendamenti approvati in Commissione (per non citare i 7 miliardi di euro dell'ultimo decreto sul tesoretto), cui vanno aggiunti i 2 miliardi di euro del famoso emendamento Rossi. Arriviamo così a circa 26 miliardi di euro in tutto.

Da tutto questo conto, tra l'altro, sono esclusi, perché il Governo non le ha evidenziate nella finanziaria, alcune cambiali che verranno in scadenza. Mi riferisco, per esempio, ai contratti del pubblico impiego, al famoso comma 507 della finanziaria dell'anno scorso, che in qualche modo andrà implementato, alle spese per ANAS e Ferrovie e ai debiti pregressi. Facciamo quindi un conto riduttivo di altri 5 o 6 miliardi di euro da aggiungere e arriviamo a circa 30 miliardi di euro. Se diciamo che di questi una decina sono comunque spese che occorre fare, restano 20 miliardi. Signor Presidente, se noi risparmiassimo, anziché andare ad aumentare le spesa pubblica di 20 miliardi di euro, e quindi sostanzialmente emettere BOT, di cui bisogna pagare un servizio del debito perché in ogni caso andremo ad aumentare il debito complessivo (ho fatto un conto molto pedestre, perché questi 20 miliardi di euro comportano un aumento di spesa per il servizio del debito per interessi da pagare dell'ordine di 300.000 euro al giorno: 600 milioni di vecchie lire al giorno per pagare gli effetti perniciosi di questa finanziaria), ella vede che non approvare questa finanziaria ed andare all'esercizio provvisorio sarebbe un fatto economicamente molto vantaggioso per il Paese.

Un'ultima questione riguarda il ventilato tema che il Governo ponga la questione di fiducia sulla finanziaria. Se vuole farlo, ovviamente, si accomodi. Mi limito a far presente che questa finanziaria, nella storia (e un po' di memoria in argomento la ho!), è quella caratterizzata dal minor numero di emendamenti mai presentato.

Noi abbiamo otto giorni disponibili per discutere questa finanziaria. Ricordo solo che nel 2002, con sette giorni a disposizione per discutere la manovra, furono presentati ed esaminati, senza fiducia, 5.300 emendamenti, quindi un decimo rispetto ad oggi, per cui, francamente, è possibile farlo. (Applausi dal Gruppo FI).

D'altronde, però, gli emendamenti non sono un valore in sé, devono essere riferiti anche ai contenuti e allora non si può invocare un eccesso di emendamenti, che eccesso non è, quando una finanziaria non è snella, quando parte da 97 articoli e arriva a 800 commi. Ogni ragione deve essere in qualche modo giustificata.

Detto questo, signor Presidente, non mi resta che concludere manifestando preoccupazione e rammarico per il fatto che con una finanziaria come questa si perda un'occasione per il Paese per risanare i conti, per dare maggiore sviluppo, indispensabile in questo momento storico, e per condurre a condizioni di vita più accettabile la parte più debole della nostra popolazione. (Applausi dai Gruppi FI, AN, LNP e UDC).

 

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le questioni pregiudiziali QP1, QP2 e QP3.

Il senatore Calderoli ha comunicato alla Presidenza di considerare illustrata la questione pregiudiziale QP1.

Ha chiesto di intervenire per illustrare la questione pregiudiziale QP2 il senatore Saporito. Ne ha facoltà.

 

SAPORITO (AN). Signor Presidente del Senato, onorevoli rappresentanti del Governo, cari colleghi, noi non vogliamo censurare in questa sede i profili di merito dell'iniziativa governativa relativa all'articolo 77 del disegno di legge finanziaria, inteso propriamente ad inserire nel testo del disegno di legge un progetto di riforma degli aspetti ordinamentali della giurisdizione penale militare.

Tralasciando le preliminari questioni riguardanti il contenuto di quella giurisdizione, cioè l'intero sistema dalla legge penale militare, non intendiamo soffermarci nemmeno sul fatto, davvero singolare, che in un momento storico caratterizzato dalle notevoli difficoltà in cui versa tutto il sistema giudiziario si provveda repentinamente a demolire l'apparato giudiziario militare, sicuramente efficiente e dotato di tutte quelle garanzie di indipendenza tipiche della magistratura ordinaria, apparato che, per di più, appare come l'unico dotato di specificità professionali idonee ad esercitare il controllo di legalità e ad assicurare l'efficienza delle Forze armate in patria e all'estero.

Riteniamo che il transito coattivo dei magistrati militari nella magistratura ordinaria contrasti con alcuni princìpi della nostra Costituzione. Innanzitutto, i princìpi di indipendenza della magistratura e della inamovibilità dei magistrati ex articolo 104 e 107 della Costituzione. Il testo dell'articolo 77, comma quattro, lettera d) del provvedimento, indica le modalità di transito dei magistrati militari nella magistratura ordinaria secondo due modalità: il trasferimento a domanda previo interpello e, ove residuino esuberi rispetto all'organico come l'indeterminato, la proposta governativa prevede, il trasferimento d'ufficio dei magistrati. Il principio dell'articolo 104 della Costituzione secondo cui la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere viene così eluso, contrastato e tale principio è alla base di ogni democrazia e caratterizza, dal profondo, il nostro ordinamento politico e istituzionale, basato sulla separazione dei poteri.

Il testo del disegno di legge in discussione, nella parte in cui prevede il trasferimento d'ufficio dei magistrati militari ad altra amministrazione, impedendo a questi ultimi di poter continuare ad esercitare la giurisdizione speciale, è per noi confliggente chiaramente con le norme costituzionali richiamate.

Peraltro, corollario dell'indipendenza della magistratura è il principio dell'inamovibilità dei magistrati (di cui all'articolo 107 della Costituzione) che, a dire la verità, venne pensato come criterio immanente ad una medesima giurisdizione. Pertanto, appare ancora più eclatante il fatto che i magistrati speciali vengano coattivamente trasferiti addirittura ad altra amministrazione dello Stato (dal Ministero della difesa a quello della giustizia), sottraendo loro le funzioni giudiziarie che esercitano, pur attribuendone loro altre.

Ad ogni modo, ricordo che la Costituzione e le norme dell'ordinamento giudiziario prevedono, come regola generale, il trasferimento del magistrato solo con il suo consenso. Alla base di essa è sottesa una duplice ratio: la prima è quella di garantire l'esercizio della giurisdizione senza alcuna intromissione del potere politico, la seconda - funzionale alla precedente - è quella di assicurare al singolo magistrato il diritto al posto e alla carriera. Ciò implica che la destinazione ad altra sede e ad altre funzioni è sempre fatta derivare dalla domanda o, comunque, dal consenso dell'interessato.

La dottrina qualifica come diritto costituzionalmente garantito il diritto alla sede e alla funzione e rimarca come esso sia espressione della tutela accordata al magistrato ai fini della completa attuazione dei princìpi di autonomia e indipendenza per l'ordine giudiziario. Tale diritto, cari colleghi, non è mai stato messo in discussione nella storia repubblicana né si rammentano casi analoghi di trasferimento coatto, così come previsto nel disegno di legge finanziaria in discussione.

Le disposizioni dell'articolo 77 sono contrarie anche al principio di eguaglianza, ex articolo 3 della Costituzione. A prescindere da quanto sin qui evidenziato, si deve rimarcare che il testo in esame, inoltre, contrasta con l'articolo 3 nella parte in cui dispone che il transito coatto sia effettuato trasferendo prioritariamente i magistrati militari in servizio presso gli uffici giudiziari soppressi.

Ciò implica una disparità di trattamento tra i magistrati militari in ragione del mero fatto che essi prestino servizio o meno presso gli uffici non soppressi. Ne deriva l'illogica conseguenza che i magistrati con notevole anzianità, in organico presso uffici da sopprimere, sarebbero trasferiti con precedenza rispetto ai loro colleghi ben più giovani, i quali occupano le ultime posizioni nel ruolo organico, ma sono in servizio presso uffici di cui, invece, non è prevista la soppressione.

Manca anche la copertura finanziaria ex articolo 81 della Costituzione. Si deve rilevare questo perché non sono previste le risorse economicamente necessarie per sopperire alle nuove spese derivanti dai trasferimenti d'ufficio di magistrati militari alla magistratura ordinaria.

Le disposizioni, infine, all'articolo 77 contrastano con il principio dell'autogoverno dei magistrati contenuto nell'articolo 105 della Costituzione. Il testo dell'articolo 77, comma 4, lettera d), infatti, prevede che i trasferimenti dei magistrati componenti del Consiglio della magistratura militare, i quali transitano alla magistratura ordinaria, abbiano esecuzione dalla cessazione del mandato in corso del Consiglio stesso. La proposta normativa contrasta con l'articolo 105 della Costituzione. La Carta costituzionale ha previsto la creazione di un organo di autogoverno dei magistrati, cui la stessa norma fondamentale attribuisce la competenza ad adottare, tra le altre decisioni, anche quelle in tema di assunzione e di trasferimento in ossequio al principio dell'indipendenza della magistratura.

La ratio della norma, cari colleghi, è nota a tutti e risponde alla medesima esigenza di assicurare l'indipendenza alla magistratura dagli altri poteri dello Stato al fine di evitare che questi possano influire sul potere giudiziario.

Le norme, infine, contrastano con le disposizioni ai commi primo e terzo dell'articolo 107 della Costituzione. La norma costituzionale sembra precludere la possibilità che il magistrato che esercita delle funzioni giudicanti possa essere destinato d'ufficio all'esercizio delle funzioni requirenti e viceversa, a meno che ciò non avvenga previo consenso dell'interessato. Il principio trova, inoltre, esplicazione nelle norme dell'ordinamento giudiziario, approvato anche di recente da questo Parlamento, oltre ad assicurare l'imparzialità e la terzietà del magistrato in occasione di eventuali mutamenti di funzione.

Onorevoli senatori, per i motivi di cui sopra e ai sensi dell'articolo 93, comma 1, del Regolamento, chiedo a quest'Aula del Parlamento di non procedere alla discussione del disegno di legge. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per illustrare la questione pregiudiziale QP3 il senatore Baccini. Ne ha facoltà.

 

BACCINI (UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signori Ministri, come Gruppo UDC abbiamo inteso presentare una questione pregiudiziale per evidenziare un problema che riteniamo possedere natura tecnica e politica.

Signor Ministro, abbiamo posto all'attenzione dell'Assemblea il fatto che gli oneri che difettano di quantificazione e copertura, anche a causa delle modifiche intervenute presso la Commissione bilancio, non sono per nulla identificati nelle elaborazioni tecniche che lei ha fornito alla stessa Commissione e a quest'Aula. Tra l'altro, lei, anche ieri, in una sua intervista al TG1, signor Ministro, ha avuto modo di affermare che queste coperture c'erano, ma non abbiamo modo di verificarne l'esatta portata e la provenienza, anche perché riteniamo che, come recita il comma 4 dell'articolo 81 della Costituzione, si dovrebbero invece indicare i mezzi per far fronte alle maggiori spese indicate dalla Commissione.

Abbiamo dunque la volontà di non portare all'attenzione del Senato un provvedimento, anche così importante, in cui non vi sia una chiara copertura economica ed in cui non sia chiara (in base a quanto previsto all'articolo della Costituzione poc'anzi citato) la determinazione degli oneri a cui la 5a Commissione si è riferita. Proprio per questa ragione, anche in questo contesto, signor Ministro, abbiamo evidenziato che in tutto quello che ci è stato sottoposto nella legge finanziaria 2008, non c'è - a nostro parere - una chiara iniziativa politica; le disposizioni contenute nel provvedimento, inoltre, disattendono palesemente - sempre a nostro parere - gli obblighi di contenimento della spesa pubblica assunti in sede europea e minano gravemente il perseguimento dell'obiettivo di risanamento dei conti pubblici.

Signor Ministro, signor Presidente, vogliamo sapere se questo famoso tesoretto è servito ad abbattere il debito pubblico, azione che noi riteniamo prioritaria: se è servito a rimettere in linea i conti dello Stato probabilmente poteva essere investito in priorità che noi riteniamo più pressanti di quelle che le mance in questa finanziaria ha invece portato in risalto.

Mi unisco, peraltro, al ringraziamento alla 5a Commissione permanente e al suo Presidente per il lavoro svolto, giorno e notte, per tentare di dare un senso a questo documento.

Voglio concludere questo mio intervento ricordando che non solo questo abbattimento del debito pubblico poteva essere un fatto importante, perché abbiamo anche un problema per quanto riguarda, signor Ministro, le disposizioni portate avanti in questo provvedimento, che non coincidono in modo sostanziale con la situazione di reale disagio dei cittadini meno avvantaggiati ed in particolare non prevedono, così come detta l'articolo 31 della Costituzione, effettive misure economiche e provvidenze per agevolare la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti ad essa propri.

Tra l'altro, signor Presidente, mi è parso di leggere le stesse considerazioni in un'intervista del senatore Bobba il quale, sulle pagine del quotidiano "Avvenire", ha affermato che i provvedimenti sui problemi della famiglia in atto in questa legge finanziaria sono risibili. Un autorevole esponente della maggioranza, di ispirazione cristiana, dunque, pone un problema serio, e non per la confessione alla quale tutti noi facciamo riferimento, ma come problema riferito all'articolo 31 della Costituzione.

Le politiche sulla famiglia, sui meno abbienti e sui cittadini meno avvantaggiati devono essere evidenti nel progetto finanziario che è il documento principe di ogni Governo. Allo stesso modo, signor Ministro, le stesse disposizioni da lei varate non contengono alcuna misura di reale assistenza per la maternità, per l'infanzia e per la gioventù: e faccio sempre riferimento ai sensi dell'articolo 31 della Costituzione.

Per questa ragione, signor Presidente, signor Ministro, colleghi, fino a quando non verrà esaminata la reale copertura di questo provvedimento e non sarà chiaro l'indirizzo politico sulle materie cui abbiamo fatto riferimento, relativamente all'adempimento dell'articolo 31 della Costituzione, io chiedo che il disegno di legge n. 1817 non sia discusso, perché il Parlamento e il Senato hanno bisogno di ulteriori chiarimenti e di capire la visione del Governo ma, soprattutto, gli adempimenti riferiti alla nostra Costituzione. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e del senatore Cursi).

 

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, vorrei avanzare anch'io una questione pregiudiziale. Nel prospetto di copertura della legge finanziaria, redatto ai sensi di una norma della legge di contabilità direttamente attuativa dell'articolo 81 della Costituzione, emerge che la grandissima parte dei mezzi di copertura degli oneri correnti della legge finanziaria 2008 dipendono dall'andamento delle entrate a legislazione vigente, attraverso l'utilizzo del cosiddetto miglioramento del risparmio pubblico tendenziale: la percentuale di utilizzo dell'ammontare di risorse così a disposizione è pari a circa il 75 per cento per il 2008, al 73 per cento per il 2009 e al 72 per cento per il 2010, una percentuale assai considerevole.

Ora, poiché la previsione del saldo corrente a legislazione vigente del 2008 dipende in maniera quasi automatica dall'andamento delle entrate (con un'elasticità pari quasi all'unità) e quindi dall'andamento del Prodotto interno lordo, ne deriva che l'attenzione deve essere spostata su questo ultimo versante.

Al riguardo, il Governo assume una previsione di aumento del Prodotto interno lordo per il 2008 pari all'1,5 per cento. Gli organismi internazionali, tra i quali il Fondo monetario internazionale, e i più autorevoli istituti di previsione interna (come l'ISAE), stimano una crescita più bassa, con valori compresi tra l'1,3 e l'1,4 per cento. Al momento, poi, le previsioni stanno ancora peggiorando e tutto ciò, naturalmente, inficia sia la sostenibilità della previsione governativa, su cui si basa la stima delle entrate del 2008, che il saldo corrente del 2008.

Basti pensare, signor Presidente, che a ogni 0,1 per cento di prodotto interno lordo in meno corrisponde una riduzione di entrate del bilancio pari a circa 4 miliardi di euro, così erodendo il margine di saldo corrente ancora da utilizzare. A ciò vanno aggiunti gli effetti espansivi, sul lato della spesa, dell'eventuale più debole dinamica del PIL e, aggiungo, dell'iter della legge finanziaria, come già ben spiegato dal relatore dell'opposizione.

Tali argomentazioni sono state ulteriormente corroborate dalle valutazioni espresse in sede di audizione parlamentare ed in altre sedi dal Governatore della Banca d'Italia. In proposito, pur partendo dalla premessa che il 2006 ha visto un miglioramento dei conti della spesa primaria e del divario di questa con l'incremento del prodotto - ovviamente da ascrivere almeno in parte all'azione del precedente Governo - anche la Banca ha osservato che tale progresso è perlopiù conseguito grazie al forte aumento delle entrate, raggiunto negli ultimi due anni, sintetizzato in un aumento della pressione fiscale, giunta al 43 per cento.

Del resto, pur essendo proseguito anche nel 2007, tale miglioramento ha però fatto leva principalmente sulla crescita delle entrate per cui, pur aumentando la pressione fiscale, l'incidenza della spesa primaria corrente sulla spesa complessiva è non di meno rimasta invariata e, aggiungo, con l'iter di questa finanziaria sembra poter ancora aumentare: ciò, se posso dirlo, in barba al cosiddetto Governo che predica il rigore. Insomma, per la Banca d'Italia i correttivi adottati non frenano la dinamica della spesa, dal momento che esistono ampi margini per conseguire risparmi in tutte le principali voci.

Tra l'altro, il Governo ha segnalato bene la sua decisione - strana decisione! - di posticipare gli interventi sulla spesa e ciò, naturalmente, finisce per accrescere le manovre correttive necessarie per il raggiungimento del pareggio di bilancio. In sostanza, il Governo non ha affrontato subito la spesa, ma ha preferito rinviare le manovre per la sua riduzione alla fine degli anni previsti, cioè al 2011, e ciò quando è possibile che il ciclo sia più basso e dunque la riduzione molto più difficile: una decisione davvero irresponsabile da parte del Governo. Infatti, il Fondo monetario internazionale ha segnalato come sia urgente per il nostro Paese, alla luce degli scenari di rallentamento della crescita internazionale dei prossimi anni, un'accelerazione nel percorso delle riforme di politica economica necessarie e vi sia dunque la necessità che si vada in senso perfettamente inverso a quello scelto da questo Governo. Non vi è chi non vede dunque come il deficit spending posto in essere metta a grave rischio la sostenibilità finanziaria della manovra; più volte è stata utilizzata in proposito l'espressione - rozza, ma efficace - di «avvelenamento dei pozzi». Al riguardo, un'illustrazione abbastanza dettagliata, lo ribadisco, è stata fatta dal relatore di minoranza.

Per di più, come ha segnalato la Corte dei conti, i risultati di correzione attesi sui saldi, in assenza dei più volte annunciati interventi correttivi di sostanza, sono chiaramente dubbi nella loro effettiva realizzazione e pongono la manovra 2008 in un quadro che la Corte stessa definisce di "discutibili direttrici" già collaudate. In sostanza, la Corte afferma che il Governo fonda le sue misure di riduzione di spesa con interventi correttivi estemporanei, (tagli ai consumi intermedi, tagli alla spesa in conto capitale), lasciando così immutata la pressione fiscale, piuttosto che attraverso interventi di correzione strutturale dei fattori di crescita della spesa, che permetterebbero, questi sì, l'alleggerimento del carico tributario sui contribuenti.

La Corte, infatti, segnala specifici profili di problematicità in relazione all'articolo 75, il contenimento della spesa per consumi intermedi, e all'articolo 76, le misure in materia di spese amministrative, per cui non manca di osservare che, sulla base di una consolidata esperienza, è noto che i risparmi conseguiti in tali settori, riconducibili alla categoria dei consumi intermedi, determinano rimbalzi di spesa negli anni successivi che vanificano i miglioramenti conseguiti.

Non meno problematiche appaiono alla Corte le misure adottate in materia di tagli ai residui per le spese in conto capitale, cifrati per 1,5 miliardi di euro, per cui è necessaria un'attenta valutazione che dimostri l'effetto riduttivo netto sul disavanzo.

Tutto quanto considerato al momento, dunque, per quanto si può valutare la situazione e tenuto conto del fatto - lo ribadisco - che l'assolvimento dell'obbligo di copertura ex articolo 81 costituisce un procedimento che si deve sviluppare ex ante all'atto della formulazione della norma, ne consegue che da un punto di vista sostanziale è ragionevole ritenere che il fondo cui attinge la copertura del disegno di legge finanziaria, attraverso l'uso di una notevole quota di miglioramento del saldo corrente di bilancio, non appare attendibile nella quantificazione proposta dal Governo; si verifica, cioè, uno squilibrio nel grado di certezza tra oneri da un lato e copertura dall'altro.

A questo naturalmente va aggiunto il periglioso iter del disegno di legge finanziaria; mi riferisco, in particolare, a quella norma che cifra 870 milioni di euro, cioè quella relativa all'abolizione dei ticket, che noi condividiamo, ma che viene coperta con norme che hanno visto un netto dissenso tra il Governo e la Ragioneria generale dello Stato. Lo possiamo assumere perché, mentre per tutti gli altri emendamenti presentati dal relatore e dal Governo stesso, in ossequio ad una regola di comportamento suggerita dal Presidente della Commissione bilancio e adottata unanimemente dalla stessa, era obbligatorio che per questi emendamenti fosse presentata una relazione tecnica bollinata dalla Ragioneria, solo per quell'emendamento ciò non è stato possibile.

Qualche ragione ovviamente c'è stata e per noi questo è stato un motivo molto grave di disappunto, tanto da costringere l'opposizione, che pure in Commissione bilancio ha avuto un atteggiamento fermamente e duramente critico ma sempre responsabile, ad un gesto importante come quello di abbandonare i lavori dell'Aula. Quell'emendamento, insieme con le altre vicende già descritte, ha reso ancor più incerto l'assolvimento dell'onere di copertura.

Signor Presidente, poiché è questo il cuore dell'obbligo di copertura, ne consegue che sostanzialmente il disegno di legge finanziaria non è coperto e viola quindi la norma della legge di contabilità direttamente attuativa della norma costituzionale circa l'esatta copertura degli oneri correnti. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC e LNP).

 

PASTORE (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, intervengo per illustrare una questione pregiudiziale.

Avrei evitato di prendere la parola su questo punto anche a seguito delle altre questioni sollevate dai colleghi dell'opposizione e dal relatore di minoranza se la Commissione bilancio non avesse introdotto nel testo del disegno di legge finanziaria che è alla nostra attenzione una norma assolutamente unica nel panorama della storia della nostra Repubblica.

Mi riferisco non tanto ad altre disposizioni di minore rilevanza, alcune assolutamente originali, quale ad esempio quella che rinvia la riduzione del numero di Ministri e Sottosegretari al futuro Governo (non ad una futura legislatura o ad un termine certo, ma ad un futuro Governo, e sarei curioso di conoscere il parere sul piano della cifratura di questa norma, ma anche l'opinione di chi magari con una certa pignoleria può individuare nella storia della nostra Repubblica una norma analoga che entri in vigore con la caduta del Governo e con la formazione di un altro Governo); signor Presidente, mi voglio riferire ad un'altra disposizione che contrasta in maniera netta, decisa ed inequivocabile con l'articolo 97 della Costituzione e con oltre cinquant'anni di giurisprudenza della Corte costituzionale. Si tratta dell'articolo 93, comma 5 e successivi, del disegno di legge finanziaria, in cui si prevede la stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, dove per precari si intendono non solo coloro che sono stati assunti con contratto a tempo determinato, ma addirittura - udite, udite - coloro che sono stati assunti con contratti di collaborazione a progetto.

Credo che il più fantasioso dei giuristi, degli economisti e dei politici non avrebbe forse trovato una norma più originale per cozzare contro l'articolo 97 della Costituzione. Per fortuna, Presidente e cari colleghi, qualcuno se ne sta accorgendo.

Oggi, sul «Corriere della Sera», giornale certamente non malevolo nei confronti di questa maggioranza, vi è un articolo autorevole intitolato: «Precari, licenziato lo Stato di diritto». Stiamo, infatti, mettendo una pietra tombale su un principio sacrosanto del nostro ordinamento. Mi riferisco al principio per cui l'accesso agli impieghi nella pubblica amministrazione dev'essere effettuato per concorso, salvo eccezioni stabilite dalla legge. L'eccezione diventa invece una regola e chi è precario nella pubblica amministrazione diventa dipendente pubblico.

Si tratta di una norma indecente, Presidente, e sicuramente incostituzionale. Essa è diseducativa, com'è stato sottolineato anche nel suddetto articolo, e costa allo Stato; non si sa chi si gioverà di queste risorse.

Vorrei chiedere ai presenti in quest'Aula e al Ministro dell'economia se sono stati fatti dei conti sul peso finanziario di questa norma. Vorrei chiedere al Ministro della giustizia, che dovrà votare questa norma, se ritiene che essa sia confacente allo Stato di diritto e ai princìpi costituzionali e se lui è disponibile a sostenerla con il suo voto personale, oltre che con il voto del suo Gruppo politico.

Vorrei chiedere ai colleghi senatori cosa pensano di questa norma. Vorrei chiedere agli illustri senatori a vita che hanno ricoperto la carica di Capo dello Stato se avrebbero mai controfirmato e promulgato una legge del genere.

Vorrei chiedere a coloro che sono stati nominati senatori a vita per aver illustrato, per definizione della norma costituzionale, la Patria con alte iniziative di carattere sociale, scientifico, artistico e letterario, se condividono sotto il profilo morale e politico una norma del genere. A tutti questi soggetti, Presidente, chiedo un esame di coscienza e di votare pertanto a favore di questa pregiudiziale.

Signor Presidente, mi consenta altri due minuti perché il problema non può essere posto all'ultimo momento. Siccome si prospettano ipotesi di voto di fiducia o altro, al di là della questione politica, della leggerezza del numero degli emendamenti e della complessità della legge, vorrei che lei, Presidente, facesse una seria riflessione e un'analisi di ciò che si è detto in un anno sul tema delle fiducie sui maxiemendamenti. Mi auguro che la Presidenza - e non ho motivo di dubitarne - sia all'altezza della valutazione e della riflessione fatta su questo argomento. Mi auguro che su questo tema ci sia una posizione ben più articolata ed approfondita da parte di tutti gli attori di questa vicenda, che spero non arrivi a conclusione con un voto di fiducia. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Ricordo che, a termini di Regolamento, sulla questione pregiudiziale può prendere la parola non più di un rappresentante per Gruppo parlamentare.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, colleghi, la Commissione bilancio del Senato, con grandi sforzi da parte di tutti noi, la scorsa settimana ha dato il via libera al disegno di legge finanziaria che oggi approda all'Aula di questo Palazzo.

Tale disegno di legge fa parte di una manovra economica che, dopo tanti anni, non toglie, ma anzi restituisce e redistribuisce risorse agli italiani e che rilancia il Paese garantendo efficienza, competitività ed equità.

Volendo fare rapida menzione di alcune tra le modifiche fondamentali approvate durante l'esame del testo in Commissione che andranno ad incidere in modo positivo sulle tasche degli italiani, particolare rilevanza meritano: l'eliminazione per il 2008 dei ticket sanitari sulla diagnostica, misura che con molto sforzo anche da parte del Governo ha trovato copertura attingendo significativamente dai tagli ai cosiddetti costi della politica; la misura importante per il Mezzogiorno del credito d'imposta di 333 euro al mese per i datori di lavoro che dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2008 operano assunzioni con contratto a tempo indeterminato nelle aree delle Regioni del Sud Italia; l'incremento del 10 per cento della detrazione fiscale per i mutui sulla prima casa; gli assegni familiari ai nuclei con componenti disabili e agli orfani (per un costo di 30 milioni); le detrazioni per gli asili nido (costo 35,5 milioni); l'esclusione del tetto di 50.000 euro per gli sgravi ICI (costo 81 milioni); il fondo per la stabilizzazione dei precari all'interno della pubblica amministrazione, che dai 5 milioni della scorsa finanziaria passa agli attuali 25 milioni.

Occorre, adesso, concentrare gli sforzi, certamente non tentando in modo pretestuoso di bloccare l'iter del provvedimento, ma continuando a dialogare, a dibattere, a confrontarsi all'interno della maggioranza e tra maggioranza e opposizione su tante altre questioni meritevoli di ulteriore approfondimento.

È per questi motivi che voteremo contro la pregiudiziale.

 

SINISI (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SINISI (Ulivo). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, è difficile rispondere in pochissimi minuti alle cinque questioni pregiudiziali che sono state poste, ma farò in modo di poter contenere la mia risposta in modo esauriente ed anche comprensibile.

Per quanto riguarda la questione pregiudiziale QP1 del collega Calderoli, che pone la questione della mancanza di una corretta e precisa copertura finanziaria ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, voglio solo ricordare che la legislazione vigente in materia di legge finanziaria prevede che le coperture debbano essere sufficientemente sicure, non arbitrarie e non irrazionali. Penso che, non soltanto per quello che ci ha detto il relatore, ma anche perché tutte le relazioni tecniche sono state asseverate con la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato, per quanto ci è stato riferito ufficialmente in quest'Aula dal relatore stesso, l'obiezione corretta del collega Calderoli perda il privilegio della fondatezza e quindi possa essere tranquillamente respinta.

Quanto alla questione pregiudiziale QP2 posta dal collega Saporito e al richiamo all'indipendenza e all'autonomia della magistratura anche militare e all'inamovibilità dei magistrati, voglio ricordare al collega Saporito che, esattamente secondo quanto previsto all'articolo 107 della Costituzione, la mobilità potrà avvenire solo per interpello e cioè con il consenso dei magistrati militari interessati. Voglio poi ricordare che è previsto espressamente dalla legge che i magistrati possano essere rimossi e spostati d'ufficio dal luogo in cui esercitano la loro funzione in caso di soppressione o riduzione dell'organico di un ufficio, secondo quanto previsto dalla legge.

Voglio ricordargli, infine, che anche l'obiezione con riferimento all'articolo 104 della Costituzione non ha fondamento, perché la mobilità dei magistrati militari concorrerà con il parere favorevole del Consiglio superiore della magistratura militare e del Consiglio superiore della magistratura ordinaria. Quindi, anche le funzioni di autogoverno saranno rispettate.

Al collega Baccini, che ha avuto il pregio e il privilegio di porre la questione della promozione delle leggi a favore della famiglia, riconosciamo l'adeguatezza del suo intervento ed apprezziamo il richiamo che ha inteso svolgere. Voglio però ricordare che, in punto di costituzionalità, il richiamo all'articolo 31 della Costituzione non può assolversi da solo se non in relazione agli articoli 36 e 37, e cioè all'articolo 36 che prevede che la retribuzione debba essere sufficiente ed assicurare alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa, e all'articolo 37 che garantisce alle donne lavoratrici condizioni di lavoro che consentano loro la maternità ed un'adeguata protezione per la madre e il bambino.

Voglio ricordare che il Capo XXI della legge finanziaria prevede espressamente, all'articolo 54, l'ampliamento del congedo parentale. Ritengo anche che tutta la disciplina relativa alla lotta alla precarizzazione sia volta contro coloro che oggi non sostengono adeguatamente la famiglia. Concordo che nelle politiche del Governo dovrebbero esserci misure ancora più mirate. Invito allora il collega Baccini ad associarsi a quanto noi vorremmo fare, che abbiamo già proposto, con il collega Bobba, in questa legge finanziaria e che ancora ci premureremo di portare avanti affinché nel nostro Paese ci siano più asili nido e affinché, attraverso gli asili nido, ci siano politiche della famiglia adeguate anche a lottare contro la denatalità.

Dico al collega Azzollini che il ragionamento che sottosta alla questione pregiudiziale da lui avanzata può essere contrastato facendo riferimento ad una questione politica che lui non ha citato nel suo intervento, ossia la lotta all'evasione fiscale. Sarà anche vero che la previsione dello 0,1 in meno o in più del PIL determini 4 miliardi di euro di maggiori entrate, ma è anche vero che solo quest'anno sono stati più di 5 miliardi di euro le maggiori entrate dovute alla lotta all'evasione fiscale. Questo è un punto di onore e di orgoglio della politica di questo Governo che avrà senz'altro il nostro sostegno. Ribadisco che la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato ci tranquillizza. È comunque un'esortazione a fare sempre bene e sempre meglio nel mantenimento della contabilità pubblica.

Replico, infine, al collega Pastore, che ha sollevato il tema della stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione e ha posto, ancora una volta, una questione estremamente puntuale di costituzionalità. Ha ricordato egli stesso che l'articolo 97, comma terzo, della Costituzione, prevede deroghe per legge all'accesso per concorso alla pubblica amministrazione. La Corte costituzionale si è espressa sul punto e ha detto che anche la materia delle deroghe ha bisogno di essere assistita da criteri di congruità e ragionevolezza in coerenza con un rapporto rispetto al fine da raggiungere e all'interesse da soddisfare.

Voglio ricordare al collega Pastore che i casi debbono essere limitati. E il fatto che ci sia un riferimento ad una scadenza temporale ben precisa assolve al primo di questi criteri, cioè proprio la limitatezza dei casi. Poi, ed infine, c'è sempre un bilanciamento dei valori costituzionali, anch'esso richiamato dalla Corte costituzionale quando si è espressa, appunto, sull'applicazione di questo principio. Ho citato l'articolo 36 della Costituzione, l'esigenza di assicurare ai lavoratori un'adeguata retribuzione che consenta, a loro stessi e alle famiglie, una esistenza libera e dignitosa. Credo che lottare contro il precariato, dare stabilità ad ogni posto di lavoro nel nostro Paese significhi, come ho detto al collega Baccini, fare una politica a favore della famiglia, ma anche lottare per questo valore costituzionale fondamentale, cioè costruire nel nostro Paese famiglie libere e dignitose attraverso un salario che consenta loro di poter stare nella società in maniera assolutamente adeguata e senza alcuna incertezza.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, la lotta alla precarizzazione è un punto qualificante delle politiche di questo Governo. Noi lo sosteniamo con fiducia. Riconosciamo che l'accesso alla pubblica amministrazione non possa essere irritualmente e sistematicamente diverso da quello per concorso pubblico, ma crediamo che eccezionalmente la lotta al precariato, una stabilizzazione di posti di lavoro assolutamente originali che si sono creati in questi anni nella pubblica amministrazione, sia un punto su cui possiamo collaborare, perché più ci saranno posti di lavoro stabili più la nostra società sarà serena e sicura.

Signor Presidente, credo di aver potuto onorare l'impegno di replicare, in pochissimi minuti, punto per punto, in modo - credo - assai oggettivo, a ciascuna delle cinque questioni pregiudiziali poste e chiedo scusa se non ho potuto essere ancor più esauriente. Con assoluta convinzione riteniamo che si possa procedere oltre e che quindi le questioni pregiudiziali debbano essere respinte. (Applausi dai Gruppi Ulivo, Aut e Misto-IdV. Congratulazioni).

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, prima di iniziare le votazioni della finanziaria, ritengo opportuno svolgere delle considerazioni a lei ed ai rappresentanti del Governo perché ciascuno si assuma le proprie responsabilità relativamente al percorso dei giorni successivi a quello odierno.

La legge finanziaria è entrata in Parlamento con 97 articoli; attraverso il passaggio in Commissione, sono diventati 144. L'opposizione in Commissione ha assunto un atteggiamento estremamente responsabile, consentendo che questo provvedimento arrivasse con il relatore in Aula; ha scelto di condividere un'esigenza, quella di non arroccarsi su un ostruzionismo che avrebbe potuto costituire alibi per il Governo e per la maggioranza nel ricorrere al voto di fiducia.

Alla luce di questo scenario, ha presentato sia in Commissione che in Aula un numero di emendamenti contenuto. Vorrei ricordare come addirittura in Commissione, in prima battuta, le proposte modificative dell'opposizione sulla finanziaria fossero numericamente inferiori alle richieste di modifica della maggioranza.

Signor Presidente, mi permetto di ricordare a lei ed all'Assemblea la storia dei processi emendativi delle finanziarie: nel 2000, si contano 3.700 proposte di cambiamento; nel 2001, 1.700 emendamenti; nel 2002, 5.000; nel 2003, 1.900; nel 2004, 1.400; nel 2005, 2.000; nel 2006, 4.300; in questa finanziaria, signor Presidente, complessivamente, tra quelli di maggioranza e opposizione, gli emendamenti sono 630, tanto che il relatore, con grande onestà intellettuale ma principalmente politica, ha dato atto del senso di responsabilità all'opposizione, ringraziandola di questa scelta. (Applausi dal Gruppo FI).

Quello che ci preoccupa e che rassegno all'attenzione dei presenti sono le dichiarazioni di un Ministro per i rapporti con il Parlamento, il quale si arroga il diritto di dare dei numeri all'opposizione sugli eventuali emendamenti da presentare per evitare il voto di fiducia. Non era mai successo che un Ministro per i rapporti con il Parlamento dettasse a noi, Parlamento, le regole per evitare che il Governo ricorresse alla fiducia. (Applausi dal Gruppo FI). Io lo considero, signor Presidente, un atto offensivo non soltanto nei confronti di chi parla, ma dell'intero Parlamento perchè non è importante - lei mi insegna - il numero delle proposte emendative, ma come si discutono e noi ci siamo impegnati, come abbiamo già fatto per il decreto in Commissione, a discutere seriamente e a garantire che il voto finale di questa legge finanziaria venga consumato nel giorno previsto dal calendario dei lavori, approvato all'unanimità da parte della Conferenza dei Capigruppo. (Applausi dal Gruppo FI).

Il ministro Chiti detta le regole: con 200 emendamenti niente fiducia. Ma dove siamo? Se questo Governo intende mettere il bavaglio alla sua maggioranza perché ha paura di votare gli emendamenti dei colleghi di maggioranza, non può metterlo all'intero Parlamento. Questa, infatti, è la verità, diciamolo pure, ministro Padoa-Schioppa: la verità è che lei minaccia il ricorso al voto di fiducia perché vuole porre la fiducia contro la sua stessa maggioranza, temendo che gli emendamenti dei suoi colleghi di maggioranza, votati da questa opposizione, possano metterla in crisi! (Applausi dal Gruppo FI). Lei sorride, ha un amabilissimo sorriso quando le vengono dette, con chiarezza, le verità che le dovrebbero fare male.

Lo scenario è questo e ci preoccupa. Noi naturalmente non potremo che lamentare il fatto che, ove questo scenario dovesse trovare effettiva realizzazione, le parole del Capo dello Stato, che noi abbiamo sempre rispettato, verrebbero disattese. Lo scenario è questo, signor Presidente, anche perché vedo che la maggioranza ha già iscritto a parlare in discussione generale ben 53 colleghi, mentre l'opposizione ne conta meno della metà. Mi sa, signor Presidente, tanto di melina, perché la maggioranza evidentemente ha bisogno di tempo per presentare il maxiemendamento.

Allora, diciamo le cose come stanno, colleghi: se volete andare alla fiducia, ditelo subito. Signor Ministro, lo dica subito, evitiamo queste sceneggiate e rispettiamo gli italiani! (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC).

 

CALDEROLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, le ruberò solo un minuto per sottolineare l'analisi che ha svolto il presidente Schifani, cui voglio aggiungere una piccola esperienza che abbiamo avuto negli ultimi dieci giorni. Nel corso dell'esame del decreto fiscale abbiamo votato e concluso - perché siamo arrivati anche al voto finale - 461 fra emendamenti e ordini del giorno in due giorni e mezzo di lavoro. Non credo che legittimamente qualcuno, sulla base di un numero di 630 emendamenti, possa parlare di fiducia quando di giornate di lavoro ne abbiamo davanti otto.

Diversamente, si è portati a considerare reale l'ipotesi del senatore Schifani, perché il doppio degli iscritti in discussione generale registrato dalla maggioranza rispetto all'opposizione o è una melina oppure vuol dire che le trattative sono ancora in corso, i numeri non contano ancora e il momento della fiducia è solo rimandato e si attende di avere i numeri per poterlo affrontare. Certamente non sono però i 630 emendamenti a poter giustificare una richiesta di fiducia, perché se tanto mi dà tanto in cinque giorni dovremmo esaminarli tutti, come dimostrato dieci giorni fa. (Applausi dal Gruppo FI).

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al senatore Morando, vorrei ricordare che questo è un argomento politico che non è in calendario. Ora, il Presidente ha dato la parola al richiedente e ad altri due senatori, poi però vorrei ritornare all'ordine del giorno, perché, a parte il fatto che, essendo stata incardinata la discussione del provvedimento, gli interventi in atto incidono sul contingentamento, non vorrei allargare questo discorso, sul quale poi svolgerò una sola considerazione, visto che mi è stata richiesta.

Ha ora facoltà di intervenire il senatore Morando.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, non ho intenzione di far perdere tempo all'Aula, ma la questione che è stata posta è rilevante. Non voglio adesso occuparmi dell'apposizione della questione di fiducia o meno, non è mia competenza, non è l'argomento di questa sera. Questa sera vorrei soltanto richiamare ai colleghi ciò che abbiamo in larga misura convenuto a proposito delle regole della sessione di bilancio (o meglio, a proposito di buone regole della sessione di bilancio, che bisognerebbe poi avere la forza, il centro-sinistra ed il centro-destra, di approvare), quello cioè che concludemmo a questo proposito dopo il lungo dibattito che ha impegnato, nella primavera scorsa, le Commissioni bilancio di Camera e Senato.

A proposito dei lavori delle Commissioni bilancio in ordine alla legge finanziaria abbiamo in larga misura convenuto (perché a questo riguardo la proposta che poi ha approvato la maggioranza era perfettamente contenuta in una proposta avanzata dal Governo di centro-destra nella scorsa legislatura) che in Commissione, una volta definita la possibilità di stabilire con certezza il tempo della conclusione dei lavori, cioè affermato in buona sostanza anche sotto il profilo formale il diritto di contingentare i tempi (inducendo così la maggioranza e l'opposizione a non perdere tempo a fini di arrivare al termine dei lavori senza concluderli con il mandato al relatore di maggioranza, di minoranza o di entrambi), bisognava creare le condizioni per un esame puntuale di tutti gli emendamenti presentati.

In sostanza, tutti gli emendamenti presentati in Commissione dovevano avere caratteristiche tali da consentire un approfondimento tecnico adeguato, che si può fare di fronte a un'Assemblea di 25 persone, ma non si può fare di fronte a un'Assemblea di 300 persone. Abbiamo invece ipotizzato che in Aula, svolto questo lavoro di istruttoria, in fondo copiando modelli che a parole diciamo tutti di voler imitare, salvo poi disattendere questo impegno al momento opportuno, il confronto avrebbe dovuto essere organizzato - e dovrebbe organizzarsi - per contrapposizione di articoli: tanti sono gli articoli licenziati dalla Commissione con un voto che si ritiene sostenuto dalla maggioranza (se nel frattempo non è intervenuta una crisi politica), tante, grosso modo, possono essere le proposte avanzate dai Gruppi per prospettare legittimamente un'alternativa di fronte all'Aula.

Non c'è dubbio, da questo punto di vista, che per ora non siamo arrivati a questo esito positivo per quanto riguarda l'Aula. Ci siamo invece arrivati (e l'opposizione ha dato un contributo determinante allo scopo) per quello che riguarda i lavori della Commissione. Io ho preso la parola soltanto per sottolineare (fermo restando che ora vedremo quello che accadrà in Aula) che per la parte relativa alla Commissione le indicazioni di lavoro, sia pure non ancora tradotte in modificazioni del Regolamento, che emergevano da quel dibattito si sono tradotte in atto e hanno consentito alla Commissione di lavorare positivamente.

Aggiungo un'unica considerazione politica: dal punto di vista della maggioranza, e credo anche del Governo, quello uscito dalla Commissione è il testo della finanziaria che si vuole far uscire dal Senato della Repubblica (Commenti del senatore Stefani).

Non c'è - a nostro avviso - alcun emendamento da presentare: è una scelta politica, non è una questione di Regolamento, è una mera scelta politica. Riteniamo soddisfacenti le scelte operate dalla Commissione a proposito di tutti gli emendamenti esaminati. Naturalmente avete visto in che cosa si è tradotta questa scelta: mi riferisco alla mancata presentazione di emendamenti da parte di quasi tutti i Gruppi della maggioranza. Questa è la scelta politicamente legittima che la maggioranza ha assunto per rendere chiaro che il testo che noi vogliamo difendere nel corso dell'esame dell'Aula è il testo uscito dalla Commissione. Niente di più volevo dire ed è quanto ho detto. (Applausi dal Gruppo Ulivo e del senatore Formisano).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Morando. Volevo sottolineare che siamo dinanzi a dichiarazioni di singoli: per la fiducia occorre una decisione del Consiglio dei ministri, quindi questo dibattito mi pare non tempestivo, anche se ne comprendo le ragioni politiche.

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per cinque minuti (Commenti). Colleghi, dopo i tre intervenuti vi è l'apprezzamento del Presidente rispetto all'argomento che si discute e il Presidente decide se far parlare qualcun altro ed il tempo per il quale si interviene. Non sono dieci minuti; i tre colleghi intervenuti ne avevano diritto, gli altri no.

Il senatore Baldassarri ha facoltà di parlare.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, intervengo brevemente sull'ordine dei lavori; non sarei intervenuto se non dopo aver ascoltato il presidente Morando che ha esattamente riportato quanto avvenuto in Commissione. Poiché ci accingiamo a votare le questioni pregiudiziali, visto che è presente in Aula il Ministro dell'economia e delle finanze, vorrei che il Ministro rispondesse ad una domanda molto semplice, alla quale non abbiamo avuto risposta, quanto meno esauriente, in Commissione.

La domanda è perché il Governo sull'emendamento 3.1000, presentato in Commissione, ha ritenuto di dover consegnare anche la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato e perché invece, contestualmente, sull'emendamento 3.2000, non ha presentato la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato, ma una lettera firmata dal sottosegretario Sartor e chiamata "Relazione tecnica".

Io credo che l'Aula legittimamente debba sapere dalla viva voce del Ministro dell'economia perché due emendamenti contestuali sono stati oggetto di una procedura differenziata da parte del Ministro dell'economia.

 

PRESIDENTE. Senatore Baldassarri, la sua richiesta naturalmente è legittima, ma il Ministro, che è presente dall'inizio dei nostri lavori, poi avrà occasione, a conclusione della discussione generale, di rispondere a tutte le questioni che vengono poste, anche oggi in discussione per le pregiudiziali.

 

BALDASSARRI (AN). No, deve rispondere prima della votazione delle pregiudiziali!

 

PRESIDENTE. Invito i colleghi a prendere posto in modo da passare alla votazione.

Comunico all'Aula, dopo la riunione della Giunta per il Regolamento e sulla base del nostro Regolamento attuale, che la richiesta di parere al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro deve essere avanzata prima dell'avvio della discussione generale.

Viene ora richiesto da parte del senatore Calderoli, ai sensi dell'articolo 98 del nostro Regolamento, il parere del CNEL. Avverto l'Aula che, subito dopo il voto sulla pregiudiziale, metterò ai voti la richiesta del senatore Calderoli. Quindi, prego i senatori, una volta terminata la prima votazione, di aspettare perché ci sarà una seconda votazione legittimamente richiesta.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Senatore Storace, la votazione di una pregiudiziale non consente la richiesta del voto elettronico.

Metto pertanto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, la questione pregiudiziale, avanzata, con diverse motivazioni, dai senatori Calderoli (QP1), Saporito e Augello (QP2), Baccini (QP3), Azzollini e Pastore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

TOFANI (AN). Signor Presidente, per favore, può dichiarare il risultato?

 

PRESIDENTE. La pregiudiziale è stata respinta con 161 voti contrari e 156 a favore.

Metto ora ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, la richiesta di parere del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, avanzata dal senatore Calderoli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

318

Senatori votanti

317

Maggioranza

159

Favorevoli

156

Contrari

161

 

Il Senato non approva.

Dichiaro aperta la discussione generale congiunta.

È iscritto a parlare il senatore Banti. Ne ha facoltà.

 

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 19,35)

 

Colleghi, teoricamente dovremmo iniziare la discussione generale. (Brusìo). Credo che il senatore Banti abbia tutto il diritto di intervenire. Forza colleghi, chi deve uscire si affretti.

Ha dunque facoltà di parlare il senatore Banti.

 

BANTI (Ulivo). Signor Presidente, la finanziaria richiede molto movimento anche in entrata e in uscita dall'Aula. Comunque, grazie della cortesia.

Signor Presidente, signori del Governo e colleghi, la seconda legge finanziaria e la seconda legge di bilancio della legislatura rappresentano un'ulteriore conferma della volontà del Governo e della sua maggioranza di riprendere dopo un'interruzione di cinque anni un percorso virtuoso che la XIII legislatura dal 1996 al 2001 aveva avviato con i Governi di centro-sinistra di Prodi, D'Alema e Amato.

Si trattava di un percorso virtuoso perché era legato alla necessità di far fronte dopo anni di difficile transizione - peraltro, non ancora del tutto compiuta nei sistemi politici e istituzionali del nostro Paese - agli obblighi di Maastricht. Tali obblighi non sono puramente legati a una volontà europea di mettere in difficoltà questo o quell'altro Paese, ma alla necessità per il nostro continente, per l'Unione Europea alla quale aderiamo, di affrontare le sfide di tempi nuovi, sempre più globali e internazionalizzati.

Il risanamento dei conti pubblici da questo punto di vista è una sfida prioritaria e mette in assoluto secondo piano ogni ulteriore, pur necessaria, riflessione sulle modalità con cui questa operazione viene compiuta.

Stupisce che il Governo Berlusconi negli anni della precedente legislatura sia mancato clamorosamente proprio nell'obiettivo di proseguire questo risanamento, al di là del giudizio sui singoli provvedimenti di quel Governo e di quella legislatura, che da parte nostra é stato e rimane molto negativo.

Il percorso virtuoso, avviato dal presidente del Consiglio Prodi, all'indomani delle elezioni del 1996, e - ricordiamolo - dal ministro del tesoro di allora Carlo Azeglio Ciampi, si è interrotto con il ritorno indietro o addirittura con il ritorno all'aumento del debito pubblico negli anni che abbiamo alle spalle, con l'azzeramento dell'avanzo primario e, quindi, con l'ulteriore difficoltà del nostro Paese ad adeguarsi ai parametri fortemente voluti e da noi stessi firmati nei successivi accordi dell'Unione Europea.

Del resto, la fine della guerra fredda e la caduta del muro di Berlino avevano messo in risalto l'esigenza di affrontare in maniera diversa le sfide di carattere economico perché, se una sfida (quella appunto della guerra fredda) veniva meno positivamente e - nel senso letterale del termine - senza colpo ferire, altre sfide sono all'orizzonte. Si tratta di sfide pesanti dal punto di vista economico e, quindi, delle ricadute sociali sulle popolazioni del mondo e anche sulle popolazioni del nostro vecchio continente. Mi riferisco alle crisi di carattere ambientale, a quelle di carattere energetico e alle possibili crisi che nei prossimi anni e decenni saranno sottese alla reperibilità di risorse adeguate per lo sviluppo, per la crescita dei Paesi occidentali industrializzati, ma anche ed ancora di più per la crescita dei Paesi emergenti e di quelli che tuttora permangono in una situazione scandalosa di sottosviluppo come, in particolare, quelli dell'Africa.

Il fatto che un Paese come il nostro, con il debito pubblico che ha, affronti il cammino del risanamento e del rientro in parametri più accettabili è davvero una coscienza positiva ed ineludibile. Ha detto bene in questi giorni il presidente Napolitano, quando ha ricordato che in un tempo di pace, che pure va garantita, si possono attendere nuove possibili difficoltà e crisi in politica estera.

L'economia, la legge finanziaria, la legge di bilancio non sono estranee all'andamento della politica estera, dei temi della pace e dell'equilibrio tra i popoli, anzi, sempre di più, nell'epoca globale, questi aspetti sono tra loro interdipendenti e dunque è necessario, nell'interesse del nostro Paese, ma soprattutto del suo ruolo a livello internazionale, che la politica di risanamento economico proceda, si consolidi e, nello stesso tempo, dia nuove occasioni e possibilità di crescita al Paese.

Se tutte le critiche devono essere considerate con attenzione, da qualunque parte esse provengano (ed io credo che i nostri relatori abbiano dimostrato attenzione ed impegno, che corrispondono ad una volontà di tutta la maggioranza), è piuttosto curioso - per non dire altro - che ci si attardi, da parte dell'opposizione, nella ricerca, per così dire spesso e volentieri, di molte apparenti pulci che possono nascondersi nelle pieghe del bilancio o della legge finanziaria, sfuggendo al confronto di fondo, rispetto al quale abbiamo perduto cinque anni.

Forse, negli anni passati, abbiamo diminuito la pressione fiscale (che è un obiettivo anche di questa maggioranza e di questo Governo, occorre ribadirlo), ma ciò è avvenuto senza alcun beneficio complessivo per il quadro generale economico del Paese e senza che ciò consentisse di ridurre le tensioni sociali che tuttora permangono. Anzi, per determinati aspetti, queste tensioni sono cresciute ed è curioso che adesso se ne faccia carico al Governo Prodi, in carica da meno di un anno e mezzo.

Resta il fatto che il risanamento deve essere perseguito, ma proprio a fronte delle esigenze sociali che stanno intorno a noi, con quell'equilibrio e con quella prudenza che, senza deflettere sulla strada maestra della riduzione del debito pubblico e dell'equità oltre che della ripresa della crescita, tengano conto del fatto che il nostro Paese non è composto di numeri, ma di persone vive, molte delle quali non possono arrivare alla fine del mese e continuano ad avere difficoltà e incertezze nel loro rapporto con la pubblica amministrazione e, più in generale, con la politica.

È allora del tutto evidente che non bastano operazioni contabili sulla carta. Queste sono sicuramente necessarie per dare l'indirizzo e per far comprendere dove si deve andare, e noi vogliamo andare lungo questa direzione, ma poi l'impegno del Parlamento, del Governo, delle forze politiche - direi di maggioranza e di opposizione, non vorrei fare distinzioni - deve tenere conto di tutti coloro che ci seguono, se vogliono seguire i nostri lavori, dal di fuori del Palazzo e che stentano a capire ciò che si muove all'interno del Palazzo, perché sembra estraneo ai loro interessi, alle loro condizioni di vita, alle loro speranze e attese, alle difficoltà che si manifestano giorno per giorno.

Il presidente Prodi ha sottolineato - e noi vogliamo ulteriormente rafforzare questa indicazione - che la legislatura in corso, oltre al risanamento dei conti pubblici, ma proprio in relazione a tale risanamento, deve riprendere, con forza, il cammino per quella riforma dello Stato, che non consiste solo nella riforma della parte ordinamentale della nostra Costituzione, ma anche nel cambiamento profondo della pubblica amministrazione e del modo stesso di rapportarsi coi cittadini, a fronte delle nuove responsabilità che stanno emergendo nell'epoca della comunicazione globale, nell'epoca di Internet, nell'epoca anche della ridefinizione di un'etica a livello globale e della dimensione profonda del rapporto tra cittadino e potere.

Tali questioni non si risolvono certo con la legge finanziaria, ma questa deve essere la cornice all'interno della quale l'Unione Europea può riconoscere il cammino che il Paese compie per il necessario risanamento.

A questa legge finanziaria, però, devono unirsi provvedimenti di altro tipo e per tale motivo ho apprezzato in modo particolare il Presidente del Consiglio quando ha sottolineato che il cosiddetto pacchetto dei provvedimenti, che quanto prima (auspicabilmente entro la fine dell'anno) il Parlamento dovrà approvare affinché il 2008 sia un ulteriore anno di stabilizzazione e di miglioramento delle condizioni generali del Paese, contenga anche provvedimenti di altra natura. Infatti, vi sono anche il decreto sulla sicurezza, legato ad emergenze di tipo diverso, nonché la legge Bersani sulle liberalizzazioni, che cito essendone il relatore in Commissione, ed altri ancora.

Abbiamo l'esigenza di presentare al Paese una manovra a più dimensioni, che siano però convergenti e puntino ad un nuovo coordinamento delle iniziative della pubblica amministrazione e ad una riforma più generale del sistema del rapporto tra politica e cittadinanza nell'ottica della partecipazione. Sono temi importanti, ai quali non possiamo sfuggire.

La legge finanziaria, forse, non è la più perfetta di questo mondo ma, come detto anche dal senatore Morando, è un testo che merita di essere approvato, al di là di qualche possibile correttivo marginale, per come è uscito dall'importante lavoro della Commissione.

Noi vorremmo che intorno a questo disegno di legge si sviluppasse davvero un dibattito approfondito. Secondo la parte del centro-sinistra di quest'Aula, qualunque risanamento non può prescindere dalla considerazione di temi di carattere sociale e sfidiamo tutte le opposizioni e le forze possibili a sostenere il contrario. Non possiamo compiere semplicemente operazioni contabili, ma dobbiamo pensare ai pensionati, ai giovani senza lavoro, agli over 45 e alle tante categorie che guardano alla politica come ad un luogo di silenzio o di chiusura in se stessi. Questo non può e non deve essere.

Questa è la missione di fondo della legge finanziaria. La parola missione è già risuonata oggi in questa Aula e, del resto, essa è scritta, con termine ormai inserito nell'uso parlamentare, nel testo stesso del provvedimento in quanto parola che dà il nome ai macrocapitoli del bilancio e della legge finanziaria. C'è, però, una missione di fondo che lega la finanziaria, la legge più importante che un Parlamento deve approvare nel corso di un anno, ad un quadro più generale d'impegno di legislatura.

Noi siamo consapevoli dell'esistenza di tentativi volti a utilizzare legittimi dissensi o legittime proposte modificative perché possano agire da presunto grimaldello di ribaltamento di maggioranze risultate tali per un solo voto. Come affermato dal senatore Calderoli nella precedente legislatura, quando presentò la legge elettorale, questa consente di governare anche con un solo voto in più di uno schieramento rispetto ad un altro. In questo caso i voti sono stati più di uno, non tanti di più, ma sicuramente vi sono stati svariati voti di vantaggio.

Questa maggioranza, quindi, deve poter governare perché tale responsabilità le è stata attribuita dagli elettori. In questa responsabilità, però, non è possibile immaginare trabocchetti e difficoltà immediate di qualunque tipo. Occorre affrontare il tema della finanziaria come tema che scandisce le tappe di una legislatura che deve proseguire nel suo cammino. Questo, infatti, è un cammino di impegno politico rispetto al patto assunto con gli elettori e dovrebbe essere il patto di tutti, maggioranza e minoranza di questo Parlamento.

I parlamentari di maggioranza, ciascuno dei quali avrebbe forse voluto vedere qualcosa di più e di meglio nel testo della legge finanziaria, si accingono a dare un consenso convinto a un testo che, per il quadro che ho cercato sommariamente di descrivere, sicuramente consentirà a ciascuno di noi di tornare nei nostri territori e collegi a dire che abbiamo fatto, per quanto possibile, il nostro dovere. (Applausi dal Gruppo Ulivo e dei senatori Tonini e Pellegatta).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Augello. Ne ha facoltà.

 

AUGELLO (AN). Signor Presidente, colleghi senatori, inizierò il mio intervento facendo una breve ricognizione su quanto accaduto ultimamente in Commissione bilancio e sul dibattito che, nelle ultime ore, ha fatto da sfondo a questa legge finanziaria.

Credo, infatti, che sia stata liquidata, con troppo facilità, da parte del presidente Marini questa provocazione - non riesco a trovare un altro termine adeguato - con cui il ministro Chiti si è rivolto al Parlamento, facendo aleggiare il fantasma della fiducia e dando rigide prescrizioni affinché questo fantasma non si materializzi. Lo dico perché nelle ultime ore e negli ultimi giorni nella Commissione bilancio - ne ha dato atto il Presidente, ma nel mio intervento vorrei sottolineare ulteriormente questo dato - l'opposizione ha realizzato uno sforzo gigantesco per venire incontro alle convulsioni e agli attorcigliamenti di una maggioranza che era patentemente in difficoltà, non solo come maggioranza, ma anche come Governo.

C'è voluto uno straordinario senso di responsabilità davanti alle convulsioni di una maggioranza che ha paura di non essere più tale di qui a qualche ora per continuare a tenere la barra della qualità del dibattito sulla legge finanziaria e non cedere alla tentazione dell'azione di protesta eclatante e clamorosa per poi mettere questa stessa maggioranza davanti alle proprie responsabilità in quest'Aula.

Dopo tutto lo sforzo che abbiamo fatto, torno a sottolineare, sottosegretario Sartor, che ha dovuto persino tener conto del meccanismo di autocertificazione da lei proposto sulla copertura dei ticket, che non state abolendo. State abolendo sempre lo stesso ticket, perché non siete capaci di abolirlo strutturalmente; questa autocertificazione, legittima sul piano della forma, è però assai dubbia sul piano della sostanza, se è vero, come è vero, che nessuno di noi considererebbe una relazione tecnica asseverata dalla Ragioneria alla stregua dell'autocertificazione di un sottosegretario del Governo in termini di validità. È un po' come scegliere tra un bond che ha una votazione di un'agenzia di rating e un bond che è autocertificato da chi lo emette: nessuno considererebbe paragonabile il rischio delle due operazioni.

Anche su questo punto l'opposizione si è limitata ad una protesta formale, ad una richiesta reiterata di chiarimenti, che è tornata negli interventi del collega Vegas, in sede di relazione di minoranza, e del collega Baldassarri, senza ancora ricevere una risposta ad una domanda che pure è semplice e chiara: come mai per gli ultimi due emendamenti abbiamo avuto due coperture, l'una bollinata dalla Ragioneria e l'altra autocertificata? Come diceva re Idris, «parola di re»: questa copertura vale, è un atto di fede, sottosegretario Sartor, ma lei comprende meglio di me che, dal punto di vista delle coperture, gli atti di fede e la mistica sono incompatibili con la contabilità pubblica.

Sappiamo bene tutti qual è il problema tecnico presente in quella copertura e nondimeno responsabilmente siamo arrivati fino a questo confronto. Ecco, leggo in questa manovra finanziaria soprattutto un disperato bisogno di restare insieme da parte della maggioranza, che si può vedere emendamento per emendamento, euro per euro; quei 39 diversi beneficiari dei decreti sui vari tesoretti hanno nomi e cognomi politici, non in senso di destinazione finale personale di una somma, ma nel senso della sua intestazione politica.

In questa frammentazione c'è quell'espansione di spesa di cui abbiamo parlato in Commissione, quella perdita di occasioni che continua dallo scorso anno, quella politica un po' pelosa e un po' furbesca di questo Governo di giocare a nascondere gli aumenti delle entrate per poi farli comparire quando ha già deciso come spenderli, mettendo, colleghi della maggioranza, non soltanto l'opposizione di fronte al fatto compiuto, ma il Parlamento stesso.

Questo è quello che l'opposizione è stata costretta a misurare nelle ultime ore in maniera sempre più evidente, fino a ciò che è successo con la parte della finanziaria dedicata ai parlamentari che vengono eletti all'estero, fino a quel che si è visto in alcuni provvedimenti che invece hanno certamente una loro positività, ma che sono del tutto inadeguati, se non in termini di sottoscrizione, del cambiare politica da una parte della maggioranza, come i provvedimenti per gli incapienti.

Quei 40 centesimi, certo, è meglio averli che non averli, ma gli aumenti recenti dei generi di prima necessità hanno già divorato questa piccolissima dote. C'è da chiedersi, guardando la destinazione di tutte le altre risorse, se davvero erano così importanti tutte le altre misure rispetto ai provvedimenti per gli incapienti, e se davvero il povero sottosegretario Sartor doveva veder dilapidare tutte le coperture possibili per ridursi all'ultimo, con il già citato sistema dell'autocertificazione, su una questione delicata come il ticket, che avevate lasciato per ultima, nonostante dovesse essere questione già acquisita perché il ticket era già stato abolito lo scorso anno.

Questo è l'insieme degli elementi che dipingono una situazione che politicamente è fin troppo facile da indicare come preagonica dal punto di vista politico di questa maggioranza, ma anche l'insieme degli elementi che danno la misura della cultura di Governo di questa opposizione, che è rimasta tenacemente attaccata all'idea di poter rappresentare politicamente una finanziaria alternativa, di poterla rappresentare fino all'ultimo, nonostante la nostra controparte fosse sì sul piano istituzionale - mi riferisco al Presidente della Commissione - più che disponibile a garantire almeno regole certe di un dibattito trasparente, ma certamente di fronte ad un Governo che non sapeva che farsene dei contributi costruttivi dell'opposizione e che ha trascorso lunghe ore, lunghi giorni e qualche lunga notte della discussione del disegno di legge finanziaria in Commissione cercando disperatamente di frenare la presentazione di emendamenti da parte della maggioranza e soprattutto le coperture più o meno avventurose che venivano proposte a fronte di tali emendamenti.

Questi sono gli elementi che hanno caratterizzato i due schieramenti che si sono confrontati in queste settimane. Allora, tutto ciò ci dà la dimensione di quanto sia inaccettabile e da respingere al mittente, nei toni, nei modi, nei contenuti, nella forma e nella sostanza, la sortita del ministro Chiti, che davvero sembra non voler tener conto di una minima decenza nel rivolgersi al Parlamento su questioni così delicate e così importanti come quelle che appassionano il dibattito dell'Aula in queste ore.

Sono tutte considerazioni che ci portano verso la parte conclusiva del mio intervento. Non siamo più di fronte alla censura di una legge finanziaria per ragioni di filosofie contrapposte; non siamo più di fronte ad una situazione in cui si misurano - come forse è stato un po' nella prima legge finanziaria prodotta da questo Governo - una volontà della maggioranza e una volontà dell'opposizione; qui permangono un disegno certo e alternativo dell'opposizione rispetto a priorità e urgenze a cui la legge finanziaria dovrebbe far fronte e invece una legge finanziaria che viene utilizzata come un puro collante per tenere in piedi ancora un mese, ancora due mesi la maggioranza. (Applausi dal Gruppo AN. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bonadonna. Ne ha facoltà.

 

BONADONNA (RC-SE). Signor Presidente, siamo in una fase difficile, complicata e per certi versi anche interessante della vita politica, che per altri versi dovrebbe richiamare l'attenzione e la preoccupazione di tutti. Infatti, anche in passaggi cruciali della vita di un Paese, quando c'è un rapporto difficile tra i problemi aperti nella società e la capacità delle forze politiche di rappresentarle e mediarle, non c'è dubbio che in queste fasi si aprono spazi per soluzioni non sempre accettabili sul piano democratico.

Continuo a ritenere che se avessimo una maggiore capacità di confrontarci sul merito dei problemi e sul merito delle soluzioni e meno disponibilità ad affrontare le questioni dal punto di vista semplicemente dello schieramento politico, avremmo tutti qualcosa da guadagnare e avremmo fatto un passo avanti. Purtroppo, vedo, anche dall'avvio della discussione di questa sera, che non è così.

Sembra un paradosso: l'anno scorso eravamo in presenza di una manovra certamente pesante, su cui la mia parte politica ha avanzato anche alcune riserve, ma in qualche modo quella manovra interveniva in un quadro politico sostanzialmente stabilizzato o comunque con l'indicazione alla stabilità. Oggi siamo in presenza indubbiamente di una manovra leggera, che perfino - come noi auspicavamo - prevede alcuni interventi importanti di redistribuzione; però, tutto questo avviene in un quadro politico sfilacciato e contraddittorio.

Credo che questa manovra del Governo, quella che abbiamo già in parte definito con il decreto fiscale e che completeremo con la legge finanziaria e poi con il disegno di legge sul welfare, dovrebbe poter dare un quadro di recupero di stabilità e di apertura e rafforzamento di prospettiva alla maggioranza e al Governo.

Ciò non perché ci sia l'esigenza soggettiva o un bisogno soggettivo da parte nostra di stabilità, ma perché pensiamo che anche la necessità e la possibilità di determinare condizioni di avanzamento del sistema politico richiedono due elementi: una capacità di confronto sul merito delle cose e la capacità di superare la demonizzazione dell'avversario. Vedo invece che in questa fase tutto congiura verso l'attenuazione e l'abbassamento della capacità di confronto.

I relatori sul disegno di legge di bilancio e sul disegno di legge finanziaria hanno fatto del loro meglio per illustrare le ragioni ed anche per valorizzare - ci tengo a dirlo - il lavoro compiuto nella Commissione bilancio. Credo che sia un fatto importante e in questa sede bisogna dichiararlo.

In questa sede non si tratta di ragionare se è valida la certificazione della Ragioneria o quella che il Governo, per bocca e per firma di un Sottosegretario, dà di un atto. D'altra parte, se dobbiamo fare il confronto con le agenzie di rating, non mi pare che le esperienze di politica finanziaria internazionale di questo periodo depongano molto a favore dell'affidabilità di tali agenzie.

In questo disegno di legge finanziaria ci sono alcuni punti che vanno richiamati. Il maggior gettito fiscale, il cosiddetto extragettito, per il 2008 rappresenta una battaglia che abbiamo compiuto e l'hanno fatta le organizzazioni sindacali e un grande movimento di lotta dei cittadini e dei lavoratori. Il maggiore gettito fiscale per il 2008 sarà destinato alla riduzione delle tasse dei lavoratori dipendenti.

Fino a qualche tempo fa era soltanto la sinistra considerata massimalista ed estremista a sostenere che esiste una questione salariale nel nostro Paese; di recente abbiamo visto che anche il Governatore della Banca d'Italia si è convinto che così stanno le cose. Le imprese iniziano ad accorgersi che tale problema esiste. Il Presidente della Confindustria, malgrado i suoi numeri sull'antipolitica, si deve rendere conto che questo è un problema da affrontare e da risolvere.

Con questo disegno di legge finanziaria si apre la strada in una giusta direzione e penso che tale strada sia da perseguire. Se poi si aggiunge l'abrogazione o, per meglio dire, si è evitata l'introduzione dei ticket sulla spesa sanitaria e sulla diagnostica, tanto di guadagnato.

Se si è esclusa l'IVA per la fornitura gratuita alle ONLUS dei prodotti non commercializzabili, penso che sia un fatto socialmente apprezzabile. Finalmente si è creato un Fondo per il risarcimento di tutte le vittime dell'amianto. Sappiamo che non è sufficiente, però si è attivato, con 30 milioni di euro per il 2008-2009 e con 22 milioni di euro a decorrere per il 2010, un fondo che viene incontro a una situazione drammatica, che coinvolge decine di migliaia di famiglie.

Allora, perché sottovalutare questi aspetti? Perché non riconoscere che un voto unanime che quest'Aula aveva espresso perché l'Agenzia delle entrate fiscali, le agenzie fiscali e le amministrazioni dessero una risposta positiva ai candidati risultati idonei nei concorsi già espletati, trova nel disegno di legge finanziaria una soluzione che forse non rappresenta il cento per 100 di ciò che avremmo voluto, ma che apre una strada importante in questa direzione?

Non si può dire che è soltanto una questione che riguarda la precarietà. È una questione che riguarda un investimento nel settore finanziario, per cui l'assunzione di coloro che sono risultati idonei nei concorsi già espletati rappresenta la possibilità di rafforzare e qualificare la lotta all'evasione fiscale.

Abbiamo proposto e in qualche modo c'è una risposta importante sui costi della politica. Forse si poteva fare di più, forse si potrà aggiungere alla Camera dei deputati la cancellazione - penso sia giusto proporla - dei benefìci di cui godono ancora gli ex parlamentari. Penso che le condizioni di cui si gode da parlamentari debbano finire quando non lo si è più, la possibilità di poterne usufruire anche dopo non penso sia un fatto di grande eleganza.

Avverto invece una questione in questa finanziaria che ha un significato. Si dice che è particolare, è specifica, ma la sospensione delle esecuzioni forzose nei confronti degli imprenditori agricoli in Sardegna che non sono più nelle condizioni di pagare i mutui, e rischiano quindi di perdere le terre che hanno cominciato a pagare, è un segnale che in qualche modo è sotto osservazione e sotto critica una certa politica finanziaria ed una politica delle banche. L'intervento sui mutui non è certamente sufficiente di per sé, ma dà, anche in questo caso, il segnale importante che la politica si occupa di questi problemi.

C'è un intervento sul Mezzogiorno, è previsto un tetto agli stipendi dei manager pubblici. Capisco che possa venire il mal di pancia quando si affrontano questi argomenti, ma si deve anche sapere che siamo in presenza di un mercato alimentato artificiosamente.

Per concludere, esiste la questione relativa alla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione. Quando si parla di questo argomento si pensa sempre che essi rappresentano dei costi. Se facciamo i calcoli - e sfido chiunque a farli - vediamo che internalizzare i servizi che oggi vengono dati ai lavoratori in regime di affitto, ossia con il lavoro interinale, significa per la pubblica amministrazione risparmiare mediamente il 30 per cento.

Allora, noi guardiamo a questa finanziaria con una attenzione particolare. Pensiamo che essa possa rappresentare un elemento che rafforza la coesione nella maggioranza, che consenta comunque di fare una discussione anche all'interno della maggioranza ma che si misuri sul merito delle cose e non sui cosiddetti segnali di fumo che definiscono i rapporti tra le diverse forze e allontanano il Paese dalla politica. (Applausi della senatrice Brisca Menapace).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Livi Bacci. Ne ha facoltà.

 

LIVI BACCI (Ulivo). Ricordo che il ministro Padoa-Schioppa, nell'intervento del 3 ottobre di fronte al Senato, presentando la manovra di bilancio - lo ricordava prima il relatore Legnini - menzionò due particolarità del sistema Italia, o meglio due gravi patologie che questo Governo si è impegnato a combattere e che rappresentano un freno alla crescita e all'equità. Non sono patologie da poco, ma due macigni sulla strada del Paese: l'altissimo debito pubblico che non appare negli altri Paesi dell'Unione Europea e l'abnorme evasione fiscale che supera i 5-6 punti di PIL rispetto alla media europea; due macigni che non possono essere spostati rapidamente, ma che devono essere erosi e frantumati in un tempo ragionevole.

È questa una priorità per un Governo veramente democratico. Lo spostamento degli oneri sulle generazioni future, anche quando è deciso seguendo le regole formali della democrazia, può prevaricare gli interessi di quelle generazioni espropriandole delle loro prerogative. È quindi un atto non democratico, nella sostanza, che produce iniquità di chi ci è già ma non ha diritto di voto o di chi ancora non c'è.

L'evasione fiscale è l'altro macigno. Non solo è causa di profonda distorsione del sistema economico, che cresce storto e deforme, ma è fonte primaria di diseguaglianza tra i cittadini e gli attori economici che adempiono regolarmente ai loro doveri e quelli che invece li eludono e li evadono. Va aggiunto poi che l'evasione fiscale si lega a doppio filo con l'economia sommersa (tra un quinto e un sesto del PIL, con un valore superiore al PIL della Polonia) e con il lavoro nero, due piaghe della nostra società.

Durante il primo anno e mezzo di vita il Governo si è mosso con coerenza nella giusta direzione e i provvedimenti di autunno, improntati a contrastare le diseguaglianze, a sostenere gli investimenti e a stabilizzare la pressione fiscale, ne sono la prova concreta.

Mentre rinnovo il pieno apprezzamento per l'operato di questo Governo, voglio allo stesso tempo soffermarmi su alcuni nodi che gli interventi prospettati cominciano ad affrontare, ma che richiederanno crescente impegno man mano che si raccoglieranno i frutti in termini di crescita e di stabilità delle politiche proposte.

Semplifico al massimo. Ricordo che nel 2006 c'erano 19 milioni di giovani tra i quindici e i quarant'anni in Italia e numeri quasi identici in Francia e Gran Bretagna, ma coloro che si dichiaravano attivi erano 12,3 milioni da noi, 13,5 in Francia e 14,6 in Gran Bretagna. Supponiamo che, con politiche adeguate, riuscissimo a colmare, nel giro di un decennio, il distacco che ci separa dalla Gran Bretagna in termini di occupazione giovanile. Ciò significherebbe una spinta in alto al PIL, in ogni anno, compresa tra mezzo punto e un punto percentuale di crescita, rimettendo il nostro sviluppo al passo con l'Europa. Non sarebbe davvero un risultato da poco.

Ma c'è di più. Questa massa di giovani che, per il momento, è numericamente pari a quella dei due grandi Paesi citati, non solo esprime meno occupazione, ma mette al mondo un numero di figli assai inferiore: nel 2006 sono nati 560.000 bambini in Italia, 720.000 in Gran Bretagna e 800.000 in Francia. I conti demografici di questi due Paesi sono in ordine, quelli dell'Italia sono in grave deficit.

C'è dunque una questione giovanile sintetizzata dai due dati precedenti: i giovani generano pochi figli e sono occupati in minor proporzione che altrove. Però la questione giovanile è assai più complicata e infatti i giovani italiani, oltre ad entrare in ritardo nel mercato del lavoro, quando lavorano guadagnano assai meno dei loro coetanei europei, finiscono più tardi la loro formazione, escono più tardi dalla famiglia e più tardi ne formano una propria. Entrando al lavoro più tardi ne viene ritardata anche la loro ascesa sociale e professionale e si preclude la loro presenza nelle gerarchie e nelle funzioni decisorie.

A parità di età al pensionamento, ogni anno di ritardo in entrata al lavoro equivale ad un 3 per cento del trattamento pensionistico in meno. Così i nati in Italia che entreranno nei loro vent'anni, non solo saranno pochi per la bassa natalità che dura ormai da un quarto di secolo, ma diventeranno protagonisti attivi nella società più tardi del loro coetanei europei e più tardi di quanto non avvenisse per i loro genitori. Pochi, poco e tardi utilizzati, meno retribuiti, in minor numero nei ruoli che contano. Restituire loro le prerogative perdute significa, in breve, accelerare la crescita del Paese.

Deficit di buona occupazione e deficit di nascite sono tra loro strettamente collegati e riguardano particolarmente le giovani donne tra i trenta e i quarant'anni, età nelle quali si concentrano le nascite e più intense sono le funzioni di allevamento e di cura. Restituire prerogative ai giovani vuol dire dunque, in primo luogo, favorire l'entrata e la permanenza delle donne al lavoro. Più lavoro significa anche più figli. In tutto il mondo sviluppato le famiglie hanno bisogno di una stabilità di prospettive, assicurata solo da una doppia fonte di reddito, per prendere le decisioni riproduttive. Così avviene che i Paesi dove è maggiore l'occupazione femminile sono anche quelli che hanno natalità più elevata, mentre quelli nei quali l'occupazione è più bassa, come l'Italia, hanno meno figli.

In futuro, contrariamente al passato, saranno le donne con scarse qualifiche e senza lavoro, e perciò costrette ad attività casalinghe, quelle a rischio di non avere figli che, nelle loro aspettative, volevano avere.

Rafforzare le prerogative dei giovani e, in particolar modo, delle donne significa accelerare lo sviluppo, sostenere la natalità, far dipendere meno il Paese, non oggi, ma nel lungo periodo, da flussi migratori troppo cospicui, e contrastare il processo di invecchiamento della popolazione, che in Italia è più veloce che altrove.

Non si tratta tanto di trasferire reddito ai giovani, quanto di assicurare loro una formazione efficiente ed in tempi conformi ai ritmi europei, di favorirne l'entrata nel lavoro, eliminando le dannose barriere all'esercizio delle professioni o dell'imprenditoria, di sostenere e sviluppare la capacità di guadagnare reddito senza lacune temporali involontarie, di assicurare una continuità contributiva, di rendere compatibile allevamento dei figli e lavoro, di intervenire nei casi di crisi. In definitiva, occorre promuovere la rapida transizione da un welfare risarcitorio (peraltro parecchio avaro verso i giovani) ad un welfare di investimento e di sviluppo.

Molte delle misure stabilite nei provvedimenti di autunno vanno nella giusta direzione; così è per l'integrazione del finanziamento del piano straordinario dei servizi socio-educativi per la prima infanzia; per la conferma delle detrazioni d'imposta per gli asili nido; per l'equiparazione dei figli adottati ai figli biologici, per i congedi parentali; per le disposizioni in materia di edilizia residenziale pubblica; per la detrazione IRPEF per i giovani titolari di contratti di locazione; per le disposizioni contenute nel protocollo del welfare che mirano al rafforzamento delle tutele per i giovani.

Misure significative, ma alle quali deve essere conferita quella massa d'urto capace di rafforzare le prerogative dei giovani e delle giovani coppie, intensificando la loro presenza nel mercato del lavoro e nella società e sostenendone aspirazioni e responsabilità genitoriali. Massa d'urto che potrebbe essere raggiunta con un robusto rafforzamento dei congedi parentali; con l'estensione in senso universalistico di un assegno per i bambini; con l'istituzione di un fondo per i giovani per sostenere la difficile transizione all'autonomia, tutte proposte che sono sul tappeto in progetti di legge giacenti nel nostro Senato.

Un ultimo accenno, prima di concludere, alla previsione (articolo 68 della legge finanziaria) di raddoppio del fondo per l'inclusione degli immigrati, integrato di 50 milioni per il 2008. Questo fondo, cancellato dal precedente Governo e ricostituito con la finanziaria 2007, è essenziale per una società che per la propria debolezza demografica, per la domanda di lavoro espressa dalle imprese, per le necessità di allevamento e di cura generata dalle famiglie, è bisognosa di immigrazione.

I cento milioni previsti sono significativi, ma ancora del tutto insufficienti, commisurandosi a poco più di 25 euro per ogni immigrato regolare; occorre che all'alimentazione del Fondo - oltre alle risorse pubbliche - siano chiamate altre istanze: gli stessi datori di lavoro in primo luogo e, in certe situazioni, gli immigrati stessi (ad esempio, gli autonomi e gli imprenditori). I processi di inclusione non possono essere affidati alla spontaneità; vanno vigorosamente sostenuti con idee e risorse; agli immigrati deve essere insegnata la lingua; vanno rese note e accessibili regole, leggi e cultura; vanno sorretti i processi formativi in specie delle seconde generazioni; debbono favorirsi insediamenti residenziali dignitosi e non segregati.

Voglio, in chiusura, riaffermare - in piena sintonia col Gruppo dell'Ulivo, oggi, e spero a breve termine con il Gruppo dei Democratici - il mio convinto voto favorevole alla legge in discussione. (Applausi dal Gruppo Ulivo e delle senatrici Brisca Menapace e Pellegatta. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Brisca Menapace. Ne ha facoltà.

 

BRISCA MENAPACE (RC-SE). Signor Presidente, componenti del Governo, colleghi, se dovessi dire sommariamente l'impressione che avevo avuto della finanziaria dell'anno scorso è che essa mi era parsa una di quelle eredità senza beneficio d'inventario che, quando ti arriva, mandi un memore saluto pensiero alla buon'anima e poi tiri su il bavero del cappotto perché piove e tira vento! Un evento, cioè, che devi sistemare, ma che non hai costruito.

La finanziaria di quest'anno - che considero un grande e significativo passo avanti - mostra incipienti segni di mutamento di orientamento. Sembra che noi siamo più capaci di governare gli eventi che si depositano in questo documento. Questo mi sembra politicamente assai significativo, anche se - ripeto - contiene soltanto segnali incipienti.

Mi soffermerò a sottolineare alcuni di questi: non occorre che parli della questione dell'amianto, su cui sono d'accordo, ed ancor di più lo sono sul fatto che uno degli incipienti mutamenti riguarda anche degli stanziamenti per l'uranio impoverito.

Presiedo la Commissione ad hoc e sono molto interessata al fatto che, sebbene non vi sia una risolutiva mole di mezzi e nemmeno ancora uno strumento legislativo che stabilisca i diritti e la loro reperibilità, vi è, però, un'attenzione che mi sembra significativa. Considero questo uno degli aspetti simbolicamente più significativi della inversione di tendenza, di cui parlavo. Quindi, su questo sono fortemente d'accordo.

Così come sono d'accordo anche in merito alla necessità di tener conto dell'occupazione femminile. Insomma, vedo una qualche fisionomia. Invece di vedere la mole di pezzi che abbiamo in qualche modo assemblato l'anno passato, ripeto, con questa idea di qualcosa che ci era caduta addosso, adesso si tratta invece di qualcosa che iniziamo noi a gestire e questo mi sembra un buonissimo segno.

Vorrei poi soffermarmi su un altro aspetto che mi interessa molto, e cioè sul fatto che la finanziaria sia scritta in modo da essere leggibile non punto per punto, ma per programmi e progetti, che vi sia una lettura narrativa. Sono molti gli scienziati che dicono che la caratteristica della scienza contemporanea è la sua narratività: è difficilissima nelle procedure e nelle formule che la rappresentano, ma le sue finalità e le sue caratteristiche sono narrabili.

Sembra che anche in questo documento, che appartiene a una scienza particolare, non alle scienze fisiche cui facevo riferimento prima, cominci a esserci qualcosa di simile. Cioè, non c'è soltanto la difficile tecnicalità di tutte queste informazioni, ma anche la possibilità di narrare alcuni elementi. Mi sembra un aspetto di grande interesse, se vogliamo usare il dibattito politico in Aula e fuori anche per aumentare un po' il livello di conoscenza dei meccanismi finanziari, che per la struttura classica delle nostre scuole non è particolarmente popolare; anzi c'è un analfabetismo diffuso (da cui naturalmente non mi traggo fuori, non è che faccia eccezione).

Mi sembra, quindi, che questo modo di scrivere la finanziaria rappresenti anche un mezzo di cultura e di pedagogia politica. Mi sembra importante, perché siamo capaci tutti a fare pedagogia politica su alcuni provvedimenti particolari, ma avere la possibilità di sviluppare una pedagogia politica su un provvedimento di tale importanza, quasi la colonna dell'azione di Governo, mi sembra molto importante. Sono pertanto interessata anche a tale aspetto.

Ciò posto, vorrei dire che nel bilancio che riguarda le spese militari qualcosa di più è stato fatto, però rimane tuttora aperto un problema che adesso descriverò in maniera molto sommaria. In Commissione difesa vengono esaminate prevalentemente le spese di esercizio e di gestione e, se anche aumentano, io voto a favore, perché non ho alcuna intenzione di lasciare che le divise cadano a pezzi o che i Carabinieri abbiano i copertoni lisi sotto le loro automobili. Le spese di gestione sono incomprimibili, anzi, quando c'è bisogno, io voto a favore perché i militari stiano meglio naturalmente, non ho nessuna odiosità personale nei loro confronti. Le spese per i sistemi d'arma, invece, non passano per la Commissione difesa, se non per essere in qualche modo ratificate, ma molto tempo dopo, perché sono considerate parte dello sviluppo.

Vorrei che si discutesse di questo problema e che perlomeno non se ne desse una lettura che una volta, con un linguaggio antiquato, che peraltro mi appartiene data l'età, si chiamava piattamente economicistica. Trattandosi, infatti, di armi non si può semplicemente dire che danno molto profitto. Noi produciamo molte armi leggere. Sul tema c'è un allarme diffusissimo negli Stati Uniti, c'è stato un referendum in Brasile, perché le armi sono leggere, ma le morti che producono sono pesantissime, riguardando prevalentemente i giovani. Il caso del liceo americano dove un ragazzino ha sparato contro suoi compagni è emblematico della diffusività di questo messaggio di morte.

Vorrei allora che riuscissimo ad avere un'attenzione meno unidimensionale in merito a questo tipo di spese, che riuscissimo a vederle nella loro tridimensionalità, a girarci intorno, che ne facessimo un discorso politico e non semplicemente economico-finanziario. Credo sia importante per riuscire a vedere in un documento finanziario tutta la sua complessità, anche etica. Non credo sia possibile continuare a considerare qualsiasi produzione di armi soltanto un beneficio economico. Non è possibile pensarlo e, al limite, rasenta l'incostituzionalità, perché aggira l'idea di ripudio della guerra, che significa in qualche modo anche ripudio di armi troppo offensive o di armi che vengono vendute a Paesi in guerra e quindi peggiorano la situazione di altre popolazioni come se niente fosse, perché si vendono bene.

In un'audizione in Commissione difesa i rappresentanti della Finmeccanica ci hanno detto che loro sono la colonna dell'economia italiana. Io gli ho chiesto: vi sembra possibile che l'economia italiana sia rappresentata soprattutto della vendita di armi? Mi hanno risposto, con grande innocenza: perché no? È la merce che noi vendiamo, siamo convinti che sia buona, la vendiamo bene. Non è possibile che sia questo il giudizio definitivo: io chiedo che su un episodio di questo genere si possa sviluppare qualche riflessione, marginale o introduttiva, su ciò che intendiamo per difesa, perché altrimenti non vi è la possibilità di formulare un giudizio eticamente significativo su una materia che è eticamente sensibile, e non si può proprio pensare che non lo sia in nessun modo.

Conclusivamente, mi piace su questa materia ricordare un motto di Tommaso d'Aquino, che suggeriva: distingue frequenter, distingui frequentemente quando ragioni, fai delle distinzioni. Mi piace molto, perché egli dice frequenter e non semper: è un ragionamento non voglio dire relativistico (non mi permetterei mai di attribuire al Dottore angelico una punta di relativismo), ma di saggezza politica, è un suggerimento etico-politico; non devi distinguere sempre, però frequentemente. Se introduciamo nel nostro modo di riflettere anche su questa materia il suo suggerimento, forse ne avremo dei vantaggi.

Non saprei dire tecnicamente come si potrebbe fare, ma mi interessa molto, dal punto di vista etico, ideologico, politico generale, che anche questo aspetto venga tenuto presente perché siamo oramai, dopo Niklas Luhmann, nell'epoca della complessità e la complessità non è riducibile senza che si vada ad una riduzione della democrazia, la complessità va gestita. Di conseguenza le rapide sintesi, i Governi allineati, coperti e militareschi, sono una forzatura violenta di una realtà che si rifiuta di essere letta in questo modo. Dobbiamo avere oramai delle capacità di coalizione e di intreccio, dobbiamo adoperare altri simboli, tra le molte attività umane, che non siano quelli della tattica, della strategia, dello schieramento (che è il linguaggio militare), oppure quelli dell'unica filosofia recente che abbiamo studiato tutti a scuola, quella cioè dell'hegelismo più o meno maturato e digerito.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ventucci. Ne ha facoltà.

 

VENTUCCI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la costante di insicurezza economico‑sociale che pervade la nostra società è il risultato di una instabilità politica per cui il presente in Italia è sempre condizionato da una situazione difficile, precaria e contingente a cui oggi si aggiunge una forma di fondamentalismo politico che annulla quanto di buono si è tentato di fare in ordine alle strutture del nostro Paese.

Per quanto riguarda la mia generazione, una quasi analoga situazione era presente negli anni Cinquanta alla fine del liceo, negli anni Sessanta all'università, e così via nei cinquanta governi che si succedevano con una statica dinamicità, tanto l'ossimoro era di moda, confortato perfino dalle convergenze parallele che riuscivano, però, ad allontanare l'ingerenza dell'estremismo.

Negli anni Ottanta, poi, con la riforma della contabilità di Stato è messo in evidenza un monstrum della nostra amministrazione statale che è il debito pubblico; una cifra impressionante che l'ipocrisia politica postbellica ha tenuto rigorosamente nascosta spendendo risorse che appartenevano alle future generazioni, con ignavia ed arroganza politica, ed aggiungo l'aggettivo "politico" ma i risultati attuali consiglierebbero di eliminarlo, se non altro per la decenza che dovrebbe coinvolgere chi ottiene un incarico pubblico sia elettivo o per cooptazione come avviene con alcuni membri del Governo.

Purtroppo si assume il compito di governare, e cito una recente affermazione di Cossiga, intendendo la politica non come metodo di Governo, ma come commedia del possibile.

Abbiamo superato quegli anni perché i cinquanta Governi della Prima Repubblica hanno goduto di una pubblica amministrazione del passato regime che aveva una cultura statalista che ben si adattava allo sforzo per la rinascita del Paese, impegnato a riorganizzarsi vuoi con ricette colbertiste o più recenti se riferite a quelle di sir Maynard Keynes.

Da qualche decennio quella pubblica amministrazione non c'è più e l'attuale è carente in più comparti con una confusione generale di cui i partiti, o le attuali organizzazioni partitiche, sono additati quali responsabili, e non in quanto residui di Tangentopoli, ma perché il partito si spezza, si frantuma, ma poi si ricostituisce nelle stesse forme di prima, con il sempre valido obiettivo di soddisfare il particolare dei pochi intricati nella gestione dello stesso, i quali poi affondano i loro interessi nei gangli amministrativi degli enti locali e dei loro derivati.

L'unica speranza è che l'elettorato, escluso da questo ignobile accadimento, quanto prima ne percepisca la disfunzione e si accorga che il particolare di alcuni è uguale a quello dei pochi ben organizzati, i quali lottano in uno stato di disagio ma si inseriscono non a raccogliere i frutti di un buon Governo, ma con la prospettiva di togliere agli altri quello che in qualche modo hanno accumulato o di cui godono come privilegio. È la guerra del niente, forse dei poveri, ma il nulla, in termini di soluzione economica, è quello che è scritto nei provvedimenti finanziari del Governo ed in particolare in questo al nostro esame.

La riduzione di quell'enorme debito pubblico che il commissario europeo Almunia ha stigmatizzato come fardello non intaccato da questa finanziaria, poteva essere un primo investimento a favore dei nostri giovani, defraudati nel passato delle loro risorse, e invece, con misura ascrivibile alla classica italica fantasia, si destina l'extragettito in disposizioni che lo polverizzano con giustificazioni, anche recenti da parte del Presidente del Consiglio, che hanno poco a che fare con l'economia con la lettera maiuscola.

La grande annunciata operazione dei tagli alla spesa non è altro che una leggera limatura di voci minori e tutto rimane immobile con il macigno della riforma del welfare che se non attuata, sconquasserà ancor più il debito pubblico.

L'estro poi del Ministro dell'economia toglie dalla manovra correttiva della situazione tendenziale alcune poste e le colloca nel bilancio del 2007 con il decreto oggi all'esame della Camera, sperando invano che le richieste piovute dall'estrema sinistra non venissero accolte perché prive di copertura. Una dissennata fiducia nella sua maggioranza che brucia 1,9 miliardi di spesa non coperta in termini costituzionali.

Avevamo bisogno di interventi strutturali, di provvedimenti che chiedessero sì sacrifici, ma colmi di speranza per risultati anche a lungo termine, a favore dei nostri giovani, del futuro dell'Italia. Non solo il niente; ma addirittura si tenta di annullare la possibile costruzione del ponte di Messina e si mette in pericolo la TAV, cioè lo sviluppo del Sud e della nostra economia.

Si confezionano, invece, piccole restituzioni, da elemosina, sia agli strati sociali più deboli sia alle imprese e per quest'ultime a saldo zero; e l'esperienza ci dice che quando si fanno simili operazioni queste sono gattopardesche, cioè furbate di cui l'economia non ha alcun bisogno, anche perché ci dovranno spiegare i meccanismi compensativi per evitare il precipitare ulteriore della nostra competitività, quando, nell'applicazione pratica, la riduzione dell'IRES risulterà fittizia in quanto viene allargata la base imponibile e avverrà che risparmia l'uno e paga l'altro a saldo zero.

Di contro c'è da notare che questo Governo ha migliorato la comunicazione, già efficiente quando era all'opposizione. Allora, prima delle elezioni del 2001, la sinistra cessò di governare cinque anni disastrosi, in cui si erano succeduti ben quattro Governi, annunciando che il rapporto deficit-PIL era dello 0,8 per cento.

L'attuale Presidente del Consiglio, qualche tempo dopo, come Presidente della Commissione europea, fu costretto a certificare che quello 0,8 per cento, in effetti, era il 3,2 per cento. E gli investimenti sulle opere strutturali che procuravano una uscita di cassa di quasi 35 miliardi di euro, 10 volte maggiori di quelli investiti dai quattro Governi precedenti, furono tacciati come generatori di aumento del debito pubblico e non come soluzioni strutturali di cui il Paese ha bisogno.

E concludo con la menzogna dello sfascio dei conti pubblici che consentiva di confezionare la finanziaria 2007 che andò a gravare il cittadino di un prelievo non necessario come ha dimostrato l'accumulo di un extragettito dissipato dal decreto sul tesoretto. Extragettito che, invero, è in parte dovuto alle norme della finanziaria 2006 del Governo Berlusconi, come si evince dalla nota depositata al Senato dal Ministro dell'economia e che, poi, è stato gestito con una strategia di occultamento contabile delle entrate sul quale il governo Prodi ha costruito i suoi interventi, al punto che il senatore Baldassarri, da sempre, lo addita quale falso in bilancio.

Tornando alla manovra finanziaria, il professor Monti l'ha definita un caleidoscopio: con un solo occhio si vedono piccoli cristalli variopinti che si scompongono e ricompongono per il niente, senza utilità alcuna.

Il vice direttore del quotidiano «la Repubblica», Giannini, coglie, nella sua onestà intellettuale, la sintesi della manovra: essa salva il Governo, ma non l'Italia.

Sono commenti che non attengono alla contrapposizione politica e mettono in evidenza che, ancora una volta, il potere pubblico è sotto pressione delle categorie che rappresentano l'interesse del particolare, a cui si aggiunge il comportamento dell'agire della sinistra che in ogni fase dell'azione di questo Governo ha cercato solo di valorizzare la concertazione come metodo di Governo.

Anche noi siamo impegnati a chiarire i costi della politica, a denunciare le storture e proporre rimedi; ma è sconcertante che con il classico effetto annuncio si usi una manovra finanziaria per proporre modifiche costituzionali che nulla hanno a che fare con lo sviluppo, le tasse, l'economia, peraltro uguali a quelle approvate dal precedente Governo e fatte respingere con referendum.

Voteremo contro questo provvedimento debole, preelettorale, con micromisure che invece di aumentare la crescita, la assottiglia sempre di più verso l'l,3 per cento stimato dal Fondo Monetario Internazionale. (Applausi del senatore Santini).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vitali. Ne ha facoltà.

 

VITALI (Ulivo). Signor Presidente, colleghe senatrici e colleghi senatori, la finanziaria per il 2008 introduce una novità positiva nel rapporto tra lo Stato e gli enti locali. La novità è che la proposta di legge finanziaria recepisce i termini fondamentali di una intesa tra il Governo, i Comuni e le Province che è stato sottoscritto alla fine del mese di settembre e, quindi, prima che il Governo presentasse la legge finanziaria alle Camere.

Ciò è confermato dal fatto che questo anno questa parte della legge finanziaria é stata oggetto di molti meno interventi anche di carattere emendativi rispetto all'anno scorsa. È una cosa che da questi banchi del Parlamento, anche quando le forze che oggi sono maggioranza erano opposizione, noi abbiamo chiesto da tanto tempo. Fortunatamente e in modo positivo registriamo che questo oggi è successo.

Con il sottosegretario Sartor abbiamo discusso di alcuni aspetti del Patto di stabilità interno relativi ad esempio ai 700 e più Comuni che hanno un saldo finanziario positivo. É stato approvato un ordine del giorno che invita il Governo a tener presente la situazione di questi Comuni per eventuali ulteriori aggiustamenti, ma l'insieme delle norme relative al patto - lo ripeto - costituiscono, senz'altro, un aspetto positivo di questa legge finanziaria.

La Commissione bilancio ha poi provveduto a modificare il disegno di legge originariamente presentato dal Governo in altri due punti che stanno particolarmente a cuore agli enti locali e che sono, secondo me, giusti.

Il primo è relativo alla compensazione del mancato gettito derivante ai Comuni dalla manovra di detrazione sull'ICI. La compensazione avviene ora con una metodologia che rassicura maggiormente i Comuni del fatto che l'operazione avverrà senza perdita di risorse.

L'altro aspetto riguarda una questione che sempre si è discussa nella legge finanziaria, cioè la possibilità di consentire ai Comuni di utilizzare in modo più flessibile e libero la risorsa costituita dagli oneri di urbanizzazione secondaria.

Vi sono, però, altre questioni su cui intendo sollecitare l'attenzione della maggioranza e del Governo perché, secondo me, debbono essere oggetto, nel corso dell'esame della legge finanziaria nell'Aula del Senato e poi successivamente alla Camera, di ulteriori interventi.

Noi abbiamo discusso in modo serrato di un tema che il ministro Giulio Santagata qui presente conosce bene e che è oggetto di un disegno di legge da lui proposto: mi riferisco alla questione dei costi della politica. In Commissione affari costituzionali sono stato relatore del parere sulla legge finanziaria nel quale abbiamo dato atto al Governo di aver presentato un disegno di legge che contiene numerose riduzioni dei costi impropri della politica e di quegli sprechi della pubblica amministrazione che sono, purtroppo, collegati alla frantumazione del nostro sistema politico, alla moltiplicazione del tutto impropria di incarichi e così via. Ricordo che anche il ministro Tommaso Padoa-Schioppa, quando illustrò al Senato la proposta di legge finanziaria, si soffermò in modo forte su questo punto.

Rispetto al parere votato in Commissione affari costituzionali è da cogliere in modo positivo il fatto che gli organi costituzionali abbiano autonomamente dichiarato di attenersi a una norma di contenimento dei costi delle loro istituzioni entro i limiti del tasso d'inflazione programmato.

Altra cosa molto importante contenuta nell'articolo 14 così come è stato riformulato dal relatore in Commissione, che era presente nel disegno di legge presentato dal ministro Santagata, è la previsione che ogni Comune non può fare parte di più di un'associazione intercomunale. In questo modo si supera il groviglio di consorzi e di associazioni varie e si riduce ad una sola l'associazione di cui ciascun Comune può fare parte.

Vengo adesso agli elementi più critici sui quali credo sia opportuna una valutazione, la più attenta possibile: si tratta dell'articolo 13 che si riferisce alle comunità montane e dell'articolo 14 relativo agli organi dei Comuni, delle Province e delle circoscrizioni comunali.

Purtroppo non è stato possibile chiedere uno stralcio di questi articoli perché da quando l'anno scorso furono stralciate le parti ordinamentali della legge finanziaria il Parlamento non ha potuto approvare la Carta delle autonomie locali, che è il provvedimento ordinamentale che dovrebbe contenere tutte queste misure. Questa è una debolezza del Parlamento a cui il Governo ha ritenuto di supplire inserendo in finanziaria alcune di queste norme.

Noi abbiamo chiesto inizialmente di poterle valutare nella Carta delle autonomie locali, ma poi ci siamo resi conto che le norme che il Governo prevedeva ci inducevano ad una discussione che andava comunque fatta. Nel parere della Commissione affari costituzionali avevamo chiesto che queste norme fossero in coerenza con l'indirizzo di fondo della Carta delle autonomie locali che lo stesso Governo ha presentato al Parlamento e che prevede una forte semplificazione di tutti i livelli istituzionali. Esso prevede il rafforzamento dell'associazionismo intercomunale per arrivare a unioni obbligatorie di Comuni i quali, al di sotto di una certa dimensione demografica, per esercitare certe funzioni dovrebbero farlo insieme.

Questo è in contraddizione con quanto prevede l'articolo 13 che sopprime una parte di Comunità montane trasferendo sui Comuni che ne facevano parte i costi dei servizi e, nello stesso tempo, lascia inalterata la classificazione dei Comuni montani. Credo che questo articolo debba essere necessariamente corretto, anche in relazione al contenzioso che è destinato a creare con le Regioni.

La norma relativa alla semplificazione degli organi delle Comunità montane può senz'altro essere sostenuta ed anche compresa, ma anche qui c'è un problema serio, perché essa viene valutata 33 milioni di euro per il 2008 e 66 milioni di euro per il 2009, e pur apprezzando il fatto che queste risorse vengano poi destinate al fondo della montagna si tratta di un'entità sicuramente sovrastimata se riferita esclusivamente ai cosiddetti costi della politica.

Per quanto riguarda l'articolo 14, c'è un problema analogo: non si è proceduto lungo la strada inizialmente proposta dal Governo di ridurre il numero di rappresentanti nei Consigli comunali e provinciali attraverso la legge finanziaria: c'è solo un tetto al numero degli assessori. E fin qui può andare bene. Poi si opera sul sistema delle indennità, riducendo ad un quarto anziché ad un terzo il tetto massimo che può essere raggiunto con i gettoni di presenza dei consiglieri comunali e provinciali.

Ma il presidente dell'ANCI, Leonardo Domenici, oggi ha inviato una lettera a tutti i senatori nella quale fa presente che l'entità di questa misura, valutata in 313 milioni di euro, è palesemente sovrastimata. Fa un ragionamento che a me pare sensato. Chiedo quindi che sia possibile valutare questo aspetto: si tratta sicuramente di un aspetto non secondario della finanziaria, condividendo pienamente il fatto che noi provvederemo, come la Commissione bilancio e il relatore hanno suggerito, a ripristinare anche per il 2008 la norma del 2007 relativa all'esenzione dai ticket.

Signor Presidente, mi avvio a concludere. Si tratta di aspetti importanti, ma che possono essere sicuramente meglio esaminati e migliorati nella discussione della legge finanziaria affinché con il 2008, oltre a quel Patto di stabilità di cui ho detto, ci sia anche il riconoscimento che gli enti locali non sono fonti di spreco, ma risorse fondamentali per un Paese che vuole crescere.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Possa. Ne ha facoltà.

 

POSSA (FI). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, dato il limitato tempo disponibile concentrerò le mie considerazioni su una serie di disposizioni che ritengo di grande importanza, relative all'incentivazione della produzione di energia elettrica mediante fonti rinnovabili introdotta nel testo della legge finanziaria 2008 al nostro esame durante l'esame in Commissione bilancio: mi riferisco alle disposizioni contenute negli articoli da 30-bis a 30-septies, raggruppate nella missione numero 10, energia e diversificazione delle fonti energetiche.

Innanzitutto, stigmatizzo vivamente che disposizioni di tale rilievo siano state proposte dal Governo all'esame del Parlamento un mese dopo il termine del 29 settembre, fissato per legge per la presentazione della legge finanziaria al Parlamento e al Paese. Questo ritardo ha consentito al Governo e alle forze di maggioranza di evitare, sul complesso argomento dell'incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, l'esame nella sede competente della 10a Commissione permanente.

Questo è un vulnus, signor Presidente, portato alle prerogative legislative del Parlamento. Un emendamento così rilevante, in pratica un'intera legge, dovrebbe essere dichiarata inammissibile durante la sessione di bilancio. Stigmatizzo, inoltre, che dallo scorso mese di maggio sia in attesa dell'esame dell'Aula del Senato il disegno di legge n. 691, che prevede all'articolo 2 una delega al Governo per il rilancio del risparmio energetico da fonti rinnovabili per le disposizioni di cui ai citati articoli da 30-bis a 30-septies. Dunque, era già disponibile un contenitore legislativo apposito sul quale la 10a Commissione ha lavorato per quasi un anno.

Non entro nel merito delle motivazioni di fondo che, a parere del Governo, giustificano l'adozione dei provvedimenti che esamineremo ma, per queste motivazioni di fondo, il Governo italiano si è totalmente allineato, a mio avviso colpevolmente e con pesanti conseguenze sull'economia del Paese, alle posizioni dell'Unione Europea. Bruxelles ha, da qualche tempo, assunto a riguardo del supporto alle energie rinnovabili una posizione radicale, spinta da motivazioni ambientaliste legate alla complessa questione del riscaldamento globale nonché da motivazioni di tipo meramente economico, legate alla volontà di diminuire le importazioni energetiche.

Entrando in argomento, segnalo innanzitutto l'eccessiva estensione della incentivazione di energia elettrica prodotta mediante fonti rinnovabili, prevista dal primo periodo del comma 1 dell'articolo 30-ter. Infatti, ne potranno usufruire non solo gli impianti di nuova costruzione ma anche quelli rifatti o potenziati, facendo decorrere ogni volta il periodo di incentivazione e correndo il rischio di una incentivazione permanente.

Ritengo opportuno segnalare che, al comma 7 dell'articolo 30-ter, il testo al nostro esame dà per scontato che la normativa europea abbia fissato per il nostro Paese un obiettivo di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili pari al 25 per cento del consumo interno lordo. La realtà non è affatto così perché nella nota a pie' di pagina della direttiva europea n. 77 del 2001, dove si fissa per il nostro Paese l'obiettivo - non vincolante - del 25 per cento al 2010, si conviene anche che nel caso in cui il consumo interno lordo di energia elettrica superi i 340 miliardi di kilowatt ora (circostanza verificatasi) l'obiettivo si riduca al 22 per cento, come da richiesta del Governo italiano.

L'osservazione più importante è che il costo di questa incentivazione è altissimo. Esistono due categorie di incentivazioni e nel caso dei grandi impianti, maggiori di un megawatt, l'incentivo è di 10 centesimi di euro al kilowatt ora. Nel 2012, quando avremo una quota di energia elettrica da fonti rinnovabili pari al 7,5 per cento della produzione del consumo interno lordo di energia elettrica, secondo quanto disposto da questo articolo, il maggiore costo annuale sarà di 3 miliardi di euro all'anno per 15 anni. E chi paga? Paga Pantalone con la bolletta elettrica.

Nell'ipotesi poi che l'incentivo, e qui stiamo parlando sostanzialmente di energia eolica, sia di 22 centesimi kilowatt ora per impianti sotto il megawatt (come sono quasi tutti gli impianti eolici) il costo annuale al 2012, quando raggiungeremo la quota del 7,5 di cui prima, pari a 6,6 miliardi di euro per 15 anni. Non esiste nessun Paese europeo che abbia un'incentivazione di questo genere per l'energia da fonti rinnovabili! E chi pagherà? Pagherà il coefficiente A3, e controllate pure la bolletta elettrica, l'utente di energia elettrica.

Non parliamo naturalmente di fonti solari, le quali sono straincentivate. Per fortuna, qui non si rinnova nulla perché le incentivazioni sono state già stabilite con l'ultimo provvedimento in materia del febbraio 2007. Anche in questo caso, gli incentivi sono assolutamente debordanti rispetto a tutti quelli esistenti in Europa e nel mondo.

Di conseguenza, il nostro carico sul kilowatt ora, già molto elevato perché noi produciamo kilowatt ora mediante il consumo più pregevole del gas metano, sarà compreso al 2012 tra un minimo del 10 per cento e un massimo del 25 per cento: e questo solo per l'Italia, con una situazione che peggiorerà ulteriormente a partire dal 2012!

Sapete quale è la perdita di produttività e di competitività del nostro Paese per effetto di questo maggior costo dell'energia elettrica, un bene assolutamente fondamentale?

Non riesco a comprendere veramente come chi ha a cuore la sorte del nostro Paese possa approvare queste disposizioni.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Allocca. Ne ha facoltà.

 

ALLOCCA (RC-SE). Signor Presidente, nei pochi minuti a mia disposizione credo sia oggettivamente impossibile affrontare un provvedimento di questa portata; mi limiterò perciò ad alcune riflessioni generali.

Credo che dobbiamo partire da una prima consapevolezza: per cambiare una condizione sociale sedimentata nel tempo, frutto di un'evoluzione del capitalismo sempre più selvaggia, che ha ormai costruito differenze economiche tali da mettere in discussione lo stesso principio di coesione sociale, una società enormemente allungata, credo che non possa essere sufficiente una finanziaria, nemmeno una legislatura e nemmeno i soli strumenti di un Governo nazionale.

Il compito quindi che noi affidavamo come Rifondazione Comunista, ma credo rappresentando interessi più vasti, a questa finanziaria era quello di segnare una chiara e visibile inversione di tendenza, iniziando un percorso di risarcimento che restituisse a coloro che ne sono stati progressivamente, nel tempo, privati, gli strumenti per costruirsi un loro progetto di vita; precarietà, pensioni, una nuova politica della casa, tutela e risorse per i soggetti più deboli: l'abc di un nuovo ed antico linguaggio sociale.

Credo che questo sforzo su cui ci siamo impegnati abbia dato oggettivamente dei risultati, alcuni anche per merito del nostro lavoro. Tuttavia, tale sforzo non rispondeva e non risponde esclusivamente ad una questione di giustizia molto concreta, pur se non freddamente materialista (i princìpi di giustizia non sono mai freddamente ed unicamente materialisti), ma anche ad un forte bisogno di rilanciare i consumi interni, un bisogno quindi di sviluppo.

Siamo stati spesso portati a separare il tema dello sviluppo da quello del risarcimento sociale; in realtà, in presenza, tra l'altro, di una valuta forte come quella a cui siamo di fronte, che rischia di influire negativamente sulle esportazioni, la questione del rilancio dei consumi interni è centrale e fondamentale. Ritengo perciò impossibile ragionare in termini separati, come dicevo, da una parte il tema dello sviluppo e dall'altra il risarcimento sociale: le due questioni sono intimamente collegate tra loro.

Esprimiamo un giudizio complessivamente positivo sul risultato di questa finanziaria, che non è chiaramente un giudizio aritmetico, un semplice conto, ma un giudizio complessivamente politico, che non nasconde alcuni punti che non condividiamo per come sono stati inseriti nella finanziaria o perché, magari per nostro difetto, non abbiamo saputo o potuto inserire. Difenderemo, tuttavia, punto per punto e con lealtà, tutti gli articoli di questa finanziaria; lo faremo aspettandoci e chiedendo la stessa lealtà a tutti gli altri componenti della maggioranza; lo faremo non solamente per un semplice spirito di disciplina - seppur importante - nei confronti della coalizione o delle decisioni assunte dal Gruppo di appartenenza.

Mi sembra che sia in gioco anche altro durante il percorso che affronteremo nella discussione di questa finanziaria, in questo primo scorcio di novembre e particolarmente in questo ramo del Parlamento, a cui una pessima legge elettorale ha consegnato una permanente incertezza; non credo vi sia il rischio del dissolvimento della maggioranza, anzi, sono certo del contrario; già troppe volte questo evento è stato inutilmente annunciato dall'opposizione. Credo invece che il vero rischio sia che lo specchio che dovremmo restituire della società si infranga e restituisca ognuno di noi come un piccolo frammento, una visione parziale, che ognuno di noi rappresenti una singola questione separata dalle altre, senza che vi sia più una comprensibilità e una visione d'insieme. In questo momento, che tutti riconosciamo difficile per la politica, per lo scostamento che comunque avanza tra istituzioni e cittadini, credo che dobbiamo invece sforzarci di ricomporre questa visione confusa e sdoppiata; anche per questo ci comporteremo con lealtà e coerenza.

Abbiamo bisogno di politica per fare questo lungo percorso di risarcimento sociale, non quello limitato alla finanziaria. Se c'è la politica si può compiere questo cammino e la finanziaria di oggi può essere un piccolo passo.

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pignedoli. Ne ha facoltà.

 

PIGNEDOLI (Ulivo). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, stiamo portando in approvazione una manovra finanziaria che segna un deciso cambio di rotta, non solo delle 100 buone notizie, come si è detto di questa manovra, ma una vera e propria ripartenza resa possibile dalla grande operazione di responsabilità impostata con la manovra dello scorso anno per portare fuori dalla «zona di pericolo» il nostro Paese. Non possiamo dire di avere risolto, ma dobbiamo registrare indubbi grandi risultati.

I numeri sono lì e parlano: il deficit si riduce fino al 2,2 per cento nel 2008; il debito pubblico scende dal 105 al 103,5 per cento del PIL; si arresta la crescita della spesa primaria; si ferma la crescita della pressione fiscale. Sono dati inconfutabili, nonostante i continui tentativi di ridurne o negarne la portata; sono risultati di un Governo che non concepisce il bilancio dello Stato e le manovre finanziarie come mere dinamiche di calcolo, estemporanee, in entrate e in uscite corrispondenti e corrette; è un cambio di cultura di governo.

È una scelta faticosa, che probabilmente non paga neppure in termini di consenso immediato, ma è la scelta della cultura della responsabilità di chi governa e di chi è governato. Quella politica che chiede ad ognuno di fare la propria parte e fare su se stesso lo sforzo del cambiamento; ad ognuno chiede di concorrere a pagare il giusto. La politica che pensa la fiscalità come concorso (d'alto senso civico, io credo) del singolo alla responsabilità collettiva.

È il Governo che, mentre propone responsabilità diffusa, prende l'impegno di semplificare ciò che è semplificabile (vedi la misura di semplificazione in finanziaria sulle piccole imprese); di alleggerire la fiscalità dove è eccessiva e diventa ingiusta e penalizzante; di diminuire il costo del lavoro in un nuovo patto con gli imprenditori già avviato nella manovra 2007.

È un Governo che parte da se stesso per autoriformarsi nella sfida ad una maggiore efficienza della macchina amministrativa (come diceva il relatore, più servizi ai cittadini con minori costi); ad una riqualificazione della spesa pubblica; alla difficile razionalizzazione dei suoi enti, accompagnando e affrontando anche le preoccupazioni che il collega Vitali poneva in quest'Aula sulla riforma degli enti montani.

Una politica della responsabilità significa politica dallo sguardo lungo, che mentre affronta le criticità immediate sa investire responsabilmente sul futuro, sulle generazioni che verranno, e cerca di costruire condizioni di stabilità, di operare scelte durature, scelte strutturali, e non interventi tampone, sanatorie - come abbiamo visto in passato - per il successo di una stagione o di una campagna stampa.

Per questo ho molto apprezzato l'impostazione di grande respiro che ha dato in quest'Aula il Ministro dell'economia e delle finanze nella presentazione della manovra 2008. I seri impegni sulla sostenibilità ambientale, sulla realizzazione degli obiettivi di Kyoto, dal dissesto idrogeologico alle condizioni per sviluppare il piano irriguo, ai nuovi sistemi energetici, alle risorse, all'utilizzo di criteri di ecoefficienza nelle costruzioni, tutto questo parla di futuro.

La politica dallo sguardo lungo è quella che tenta di incidere strutturalmente nei sistemi di produzione e ancor prima nei servizi per le famiglie, nei sistemi formativi e nell'università, e questa manovra contiene novità importanti; come novità importante è l'azione che premia le imprese che fanno innovazione e che fanno ricerca, proprio perché formazione, innovazione e ricerca siano parte integrante dell'intraprendere, la normalità del fare impresa, in quanto di questa dinamicità, di queste competenze alte e perseguite costantemente ha bisogno il nostro Paese.

Questa grande esigenza di cambiamenti strutturali, di stabilità, di sistemi consolidati vale più che mai per il secondo comparto produttivo del Paese, che è il settore agroalimentare; settore che già nella sua definizione, modificatasi da settore agricolo a settore agroalimentare, contiene tutti gli elementi del cambiamento; agroalimentare è sinonimo di filiera, di interrelazione tra produzione agricola, ambiente, paesaggio e cultura. Settore che rivela, al tempo stesso, tutti i suoi limiti e tutte le sue potenzialità: le criticità nei ritardi di innovazioni tecnologiche, nella eccessiva frammentazione delle imprese, nella difficoltà organizzativa per competere sui mercati internazionali, nelle difficoltà a governare l'intera filiera che parte dal produttore agricolo, passa per la trasformazione e la commercializzazione e finisce appunto con il consumatore.

L'esigenza di conoscere, l'esigenza di continuità delle fasi dalla produzione al consumo si è fortemente percepita (l'hanno vissuta e la stanno vivendo i cittadini in diretta) in questa fase di allarme per il rialzo dei prezzi. Tale fenomeno ha messo improvvisamente in evidenza quanto siano ampi gli spazi dell'intermediazione, quanto sia "in corsa" il cambiamento dei mercati e degli equilibri a livello internazionale, quanto si sia accelerata la crescita della domanda di materia prima nei Paesi emergenti, quanto siano andate in difficoltà l'offerta e le scorte di alcune materie prime.

Esso ha messo altresì in evidenza quanta riflessione vada avviata o quanto debba essere aggiornata la politica agricola dei contingentamenti; quanta novità emerga e assieme quanti interrogativi si aprano nella competizione tra colture a fini alimentari e colture a fini energetici e, dunque, quanto non si possa più pensare di contare su politiche d'improvvisazione.

Di fronte a scenari di tale portata, di fronte a una transizione così complessa, il settore agroalimentare italiano ha il primo e indispensabile compito di strutturarsi, di diventare sistema, di cercare maggiore stabilità a partire dai suoi addetti, se vuole essere settore competitivo e moderno.

C'è un forte elemento di modernità in questo antichissimo settore: nel concetto multifunzionale dell'agricoltura e nell'intreccio tra produzioni di beni, ma anche tra produzioni di servizi; si tratta di una terziarizzazione che intreccia la funzione originaria della coltivazione agricola e dell'allevamento con la tutela ambientale, con l'aspetto ricreativo e culturale dei turismi colti, basata sulla scoperta di culture locali, gastronomie di pregio e paesaggi eccellenti.

Ecco, questi patrimoni e sapori conservati, che in passato erano spesso sinonimi di povertà e marginalizzazione, ora possono tradursi in opportunità preziose, in saperi non replicabili, in know-how - come si dice - assolutamente inediti, disseminati su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud, con aziende non delocalizzabili.

La manovra finanziaria che riguarda l'agroalimentare lavora in questo senso e si prende la sua parte di responsabilità. Essa punta su una stabilità fiscale, su una riforma del mercato del lavoro, su un rafforzamento dei controlli; inserisce inoltre misure per contrastare il lavoro nero e l'evasione previdenziale; affronta la riforma dei trattamenti di disoccupazione agricola; incentiva la stabilizzazione dei rapporti di lavoro; investe sulla sicurezza, sul lavoro e la salute; rilancia decisamente la formazione professionale dei lavoratori agricoli.

Si tratta di un comparto toccato in modo importante dal Protocollo su previdenza, lavoro e competitività di luglio e la finanziaria contiene le misure per attuare l'accordo sulla riforma del mercato agricolo.

Dentro all'obiettivo generale del contenimento dei costi e della razionalizzazione delle spesa, il settore agroalimentare e il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali fanno la loro parte, partendo da un contenimento dei costi del Ministero con una puntuale rivisitazione dei processi di efficienza, attraverso proposte di semplificazione delle procedure di cui il settore sente una forte esigenza.

Lo considero un inizio fortemente positivo e apprezzabile, e credo si debba proseguire attraverso una razionalizzazione del sistema degli enti vigilati, le cui attuali funzioni vanno rilette, alla luce delle trasformazioni delle economie agricole internazionali e di quella italiana e in ragione delle interrelazioni e integrazioni tra settori diversi che interessano il comparto, delle interrelazioni che sempre più riguardano il prodotto e il territorio.

Non stiamo parlando di singole ed autonome azioni: esse sono parte di un disegno organico, una sorta di secondo tempo della manovra finanziaria 2007 che già impostava con grande forza misure per lo sviluppo e la competitività, nonché per la promozione e l'internazionalizzazione delle imprese, misure che hanno già avviato il loro percorso concreto, in una visione che sempre meno vuole un settore agricolo e agroalimentare da soccorrere, ma sempre più capace di misurarsi e di competere. Il comparto italiano ha tutte le carte in regole per affrontare le sfide a livello internazionale.

C'è un'Italia delle mille differenze delle produzioni agricole e delle eccellenze produttive (il nostro è il primo Paese per quantità di DOP e IGP), c'è un'Italia dell'industria alimentare e delle piccole imprese artigiane; un'Italia che, se saprà coniugare produzioni compatibili, recuperare e tenere in conto i saperi tradizionali, valorizzare la biodiversità, se saprà tenere insieme il recupero dei valori identitari e del passato e le proiezioni verso il futuro, fatte di ricerca avanzata sui temi della qualità, della sicurezza, dei rapporti tra le produzioni e i mutamenti climatici, sulla tutela del paesaggio e dell'ambiente, sulle forti innovazioni e l'approvvigionamento energetico, sulle capacità imprenditoriali delle aziende agricole, vedrà non solo come il comparto agroalimentare può rappresentare uno dei motori trainanti dell'economia del nostro Paese, ma che può aprirsi una grande potenzialità, spazi nuovi per inedite professioni nate dall'esigenza di una visione integrata del sistema per giovani imprenditori con la cultura, la mentalità e la professionalità per misurarsi su mercati globali.

L'azione politica che il nostro Governo porta avanti e le posizioni coraggiose che sono sostenute a livello europeo sono volte a far sì che prevalga l'agricoltura delle qualità alte, delle distintività, dei valori identitari dei territori; ne sono testimonianza le posizioni italiane in fase di riforma europea nel settore vitivinicolo e dell'ortofrutta.

Ecco, queste sono le linee generali, la filosofia su cui poggia la manovra finanziaria 2008, le strategie che stanno alla base delle azioni volte alla promozione, allo sviluppo, alla stabilità del comparto agroalimentare. Si tratta di strategie, posizioni che condivido profondamente e a cui darò il mio voto favorevole.

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Capelli. Ne ha facoltà.

 

CAPELLI (RC-SE). Signor Presidente, non farò un intervento generale sulla finanziaria, ma mi soffermerò su alcuni aspetti cosiddetti specifici, anche se il settore dell'università, della ricerca e dei beni culturali fa parte di quei beni immateriali che costituiscono la novità della produzione del capitalismo post fordista.

Farò il bilancio fra una finanziaria e l'altra mettendo in luce - è una abitudine che considero sintomo di serietà - non solo i lati positivi che, per così dire, sono atti dovuti in coerenza con il programma, e sono ampiamente dimostrati nella finanziaria nel settore dello sport. In tale settore si fa spazio sempre più allo sport di cittadinanza, ossia a quello che nasce dai territori e che mette in secondo piano, anche se naturalmente i finanziamenti sono sempre abbastanza significativi, lo sport inteso unicamente come agonismo e come allevamento dei campioni. Ci sono stati aumenti di fondi per lo spettacolo e per i beni culturali, in particolare a favore del cinema italiano e di quello europeo, e sono stati previsti interventi a favore delle emittenti televisive locali.

Penso sia più importante mettere in luce, soprattutto in settori come quelli dell'università, della ricerca e della scuola, anche lo sforzo e il processo che essi vanno attraversando. In questa sede bisogna fare un atto di verità. In realtà, dalla finanziaria passata ad oggi non abbiamo saputo rispondere fino in fondo alle richieste impazienti del mondo della scuola, né trovare i canali per interloquire con i soggetti che l'abitano e che avevano in qualche modo sperato nel nostro programma.

Esiste dunque un problema di contenuti e di metodi. Nei contenuti siamo come in mezzo al guado: il cacciavite - la metafora che il ministro Fioroni ha indicato per modificare la legislazione morattiana - non basta e dove incide positivamente è poco visibile; nel metodo c'è una profonda separazione tra il Ministero e il Parlamento e tra il Parlamento e le scuole. Si rinnova quindi la tentazione pericolosa di cambiare senza passare per il dibattito parlamentare e senza il dovuto confronto.

Per questo motivo attribuisco grandissima importanza all'emendamento che Rifondazione Comunista ha ottenuto di inserire in questa finanziaria rispetto al testo governativo, emendamento con il quale abbiamo praticamente riscritto i commi 6, 7 e 8 dell'articolo 50, impegnando il Governo, da un lato, a ripristinare la prassi concorsuale per il reclutamento dei docenti e, dall'altro lato, a sottoporre al parere parlamentare il regolamento ministeriale che disciplinerà i nuovi concorsi per l'assunzione degli insegnanti, confermando l'efficacia nella graduatoria dei docenti precari già prevista dalla legge finanziaria dell'anno scorso per il proseguimento del piano triennale di 150.000 assunzioni. In questo frangente viene finalmente abrogato l'articolo 5 della legge Moratti.

Ma torniamo al contesto. Ci sono stati, in questo anno e mezzo, segnali di forte discontinuità ottenuti con estrema fatica e senza la dovuta valorizzazione politica, quasi a minimizzarne scientemente la loro portata di rottura con il passato. Parlo dei provvedimenti della finanziaria precedente, del decreto fiscale varato la settimana scorsa e anche di quello sulle norme urgenti per l'avvio dell'anno scolastico.

Di fatto è cambiato completamente il quadro ordinamentale e in parte il contesto economico e normativo della scuola italiana, grazie all'innalzamento dell'obbligo a 16 anni, al suo finanziamento, alle assunzioni dei precari, alla restituzione degli istituti professionali alla pubblica istruzione, alla sospensione della riforma delle superiori, alla copertura dei debiti pregressi nelle scuole, alle nuove modalità di pagamento di alcune tipologie di supplenze, all'abrogazione del mutamento che la Moratti aveva imposto alle elementari e al ripristino integrale del modello del tempo pieno. Ma da questa finanziaria ci si aspettava un compimento di queste riforme. Penso che l'eccessiva prudenza del cacciavite aumenta i pericoli di coazione e di ritorno all'indietro.

Sono presenti elementi di difficoltà all'interno di questo pezzo di finanziaria che riguarda la scuola pubblica. In particolare, non è sufficiente, anche in previsione dei 25.000 prossimi pensionamenti, la programmazione dell'assunzione degli assistenti tecnici e amministrativi. Così si avranno, non aumentando la quota delle immissioni in ruolo, almeno 15.000 addetti ancora precari.

Non ci sono risorse finanziarie per il rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti per il biennio 2008-2009 e quelle che ci sono coprono a stento le indennità di vacanza contrattuale.

Penso debba destare molta preoccupazione dal punto di vista sociale e anche, in ultima analisi, dal punto di vista della rottura del principio di solidarietà che ha regolato, non solamente la nostra Costituzione, ma anche particolari leggi, come la n. 104 del 1992, la legge quadro sulla disabilità, la misura contenuta nell'articolo 50 di questa finanziaria che programma la diminuzione dei docenti di sostegno. Perché questa diminuzione? Perché soprattutto abrogare la possibilità di derogare per casi particolarmente gravi, quindi di aumentare, in base alle necessità, i docenti di sostegno? La risposta è la stessa: l'obiettivo è il risparmio e tutto deve essere poi riversato nel risanamento.

Quindi, questa idea che la scuola, l'università e la ricerca siano settori in cui operare continuamente con forbici e bisturi significa negare nei fatti ciò che il programma dice, cioè che l'istruzione, la ricerca e i saperi sono diritti per tutti e la ricchezza vera e duratura delle Nazioni. Questa convinzione anima il lavoro quotidiano dei maestri e delle maestre, dei ricercatori, dei professori e degli studenti. È grave che non sia pratica operativa anche in quest'Aula.

 

PRESIDENTE. Colleghi, essendovi numerose assenze tra gli iscritti a parlare e non volendo togliere la possibilità ad alcuno di prendere la parola, terminerei qui i nostri lavori.

Rinvio dunque il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge in titolo ad altra seduta.

 


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

241a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDI' 6 NOVEMBRE 2007

(Antimeridiana)

Presidenza del presidente CAPRILI,
indi del vice presidente ANGIUS

 

 

 

Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge:

(1818) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento)

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 10,10)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge nn. 1818 e 1817.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, le votazioni finali su entrambi i provvedimenti avranno luogo con votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

Ricordo altresì che nella seduta di ieri è stata respinta una questione pregiudiziale ed ha avuto inizio la discussione generale congiunta.

È iscritto a parlare il senatore Ria. Ne ha facoltà.

 

RIA (Ulivo). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, credo che, a prescindere dalle rappresentazioni a tinte accese che della situazione politica generale, particolarmente del clima di suspense che ci sarebbe in questa Aula in concomitanza con il passaggio della finanziaria 2007, vengono date al Paese ogni giorno dalla televisione e dalla stampa, nonostante queste rappresentazioni ad effetto, il clima parlamentare e sociale di oggi sia assai meno teso di quello che caratterizzò la discussione parlamentare della finanziaria 2007.

Indubbiamente, oggi avvertiamo il peso di una maggioranza già estremamente risicata in base al risultato elettorale e che si è ulteriormente indebolita, in qualche caso per ragioni personalistiche, più spesso anche per oggettive differenziazioni di sensibilità e di approccio ai problemi tra le diverse forze che compongono uno schieramento tanto politicamente composito. Proprio la crudezza dei dati di partenza, cioè l'esiguità ontologica della maggioranza in questa Aula e la situazione economica che fu necessario affrontare subito nel 2006 con la manovra correttiva e la finanziaria 2007, complessivamente per oltre 40 miliardi di euro, dovrebbe suscitare grande apprezzamento per una generosa e complessa azione di Governo, che, nonostante tutto, riesce comunque a trasformarsi, dapprima in provvedimenti di legge e successivamente in risanamento finanziario, in azione di sviluppo, in equità sociale, in modernizzazione dell'apparato istituzionale e liberalizzazione dei processi economici.

Tenendo conto di questo stato di cose, c'è da ritenere che alcuni dei risultati realizzati siano addirittura eccezionali, come anche è singolare il fatto che di essi i media e l'opinione pubblica non siano sufficientemente avvertiti. Dall'inizio della legislatura, infatti, si è registrata la riduzione dell'indebitamento netto, passato dal 4,4 per cento del PIL nel 2006, al 2,4 per cento nel 2007; per il 2008 esso si ridurrà ulteriormente sino al 2,2 per cento. L'andamento del debito pubblico è decrescente e raggiungerà il valore del 103,5 per cento del PIL nel 2008. L'avanzo primario, dopo essere stato azzerato negli anni passati, si attesterà al 2,6 per cento nel 2008.

La politica economica del Governo ha dunque privilegiato l'individuazione di un equilibrio tra misure di risanamento, di impulso allo sviluppo, di attenuazione della pressione fiscale e di riduzione delle disuguaglianze sociali. La manovra finanziaria per il 2008 ha l'obiettivo di proseguire nella realizzazione dell'equilibrio finanziario, volto a contemperare le esigenze di risanamento, di crescita economica, di equità, nonché di riduzione della pressione fiscale e di semplificazione, anche attraverso una maggiore trasparenza del bilancio dello Stato.

Sul tema del Mezzogiorno l'azione del bilancio 2008 si caratterizza non solo per i nuovi finanziamenti, ma anche e soprattutto per il più efficace utilizzo delle risorse disponibili. Le nuove risorse connesse all'attuazione del quadro strategico nazionale 2007-2013 in cui vengono fatti confluire il fondo per le aree sottoutilizzate ed i fondi europei, ammontanti ad oltre 100 miliardi di euro, rappresentano un'occasione importante per ammodernare e potenziare le infrastrutture del Paese e recuperare il Mezzogiorno all'economia produttiva, consentendo anche al sistema economico nazionale di colmare il ritardo di competitività e di crescita rispetto ai principali Paesi europei.

In un quadro economico caratterizzato dal contenimento della spesa, la manovra di bilancio propone risorse aggiuntive per oltre 200 milioni di euro per il comparto della sicurezza. Per la giustizia è di particolare rilievo l'avvio di un programma straordinario di edilizia penitenziaria, circa 70 milioni nel prossimo triennio, volto a fronteggiare situazioni di emergenza in questo settore con l'adeguamento strutturale degli edifici esistenti, oltre che con la realizzazione di nuove strutture.

Si apprezzano inoltre le previsioni che autorizzano per l'anno in corso la spesa di 20 milioni di euro per la realizzazione della banca dati delle misure cautelari, oltre che il rafforzamento della struttura informatica del registro generale del casellario giudiziario e la sua integrazione su base nazionale con i carichi pendenti, prevedendo il relativo sistema di certificazione. A questo proposito, desidero tuttavia rimarcare la prioritaria necessità di un finanziamento adeguato delle operazioni di digitalizzazione dell'amministrazione giudiziaria, compresi l'aggiornamento informatico del casellario giudiziario nonché dei processi civili e penali. Si avvierebbe, infatti, un'evidente razionalizzazione delle risorse, connessa all'aumento dell'efficacia e dell'efficienza del sistema della giustizia nel suo complesso. Gli investimenti informatici si dimostrano infatti, almeno nel lungo periodo, altamente redditizi perché consentono la realizzazione di numerose economie di scala.

Tra le altre misure contenute nel testo della manovra, desidero evidenziare le disposizioni tributarie volte alla riforma dell'imposta sui redditi delle persone giuridiche e dell'imposta regionale sulle attività produttive, che vanno nel senso di assicurare una complessiva semplificazione e riduzione del peso delle imposte e, conseguentemente, di favorire la competitività del sistema imprenditoriale.

Gli interventi nel settore tributario perseguono le già richiamate finalità di sviluppo e di equità, come ad esempio le disposizioni tese ad introdurre un regime fiscale ad hoc per le imprese minime e marginali, nonché altre misure in favore delle imprese, tra cui il rafforzamento del credito d'imposta per la ricerca e la ridefinizione del fondo per la finanza d'impresa.

La finanziaria ha anche un particolare riguardo alle politiche sociali, alle politiche per la casa, con un riferimento alla riduzione del carico fiscale riguardante l'imposta comunale sugli immobili, sulle abitazioni di residenza dei proprietari, la concessione di agevolazioni fiscali per le locazioni degli immobili, l'introduzione di deduzioni IRPEF sulla prima casa, il rilancio delle politiche abitative per i ceti sociali meno abbienti e le giovani coppie, la conferma delle agevolazioni fiscali per la ristrutturazione di edifici nonché la proroga degli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici.

Si segnalano inoltre significativi aumenti degli investimenti infrastrutturali e il miglioramento della sicurezza del sistema dei trasporti nazionali e locali, nel quadro di una rinnovata attenzione nei confronti delle modalità con un minore impatto ambientale. Al riguardo, ricordo l'istituzione del fondo per la mobilità locale, destinato al miglioramento del trasporto pubblico, l'agevolazione fiscale per gli abbonamenti ai servizi di trasporto locale, nonché le iniziative finalizzate allo sviluppo dell'intermodalità, alla diversificazione dei mezzi di trasporto e all'innalzamento della quantità e del livello dei servizi.

La legge finanziaria per il 2008 ha per il sistema delle autonomie locali un merito, che costituisce la base di partenza per qualsiasi analisi, osservazione e giudizio di valore sulle singole disposizioni: la concertazione e la condivisione con l'Associazione nazionale dei Comuni d'Italia (ANCI), con l'Unione delle Province d'Italia (UPI) e con il sistema delle autonomie, delle norme relative alla revisione delle regole del Patto di stabilità. Le modifiche apportate al Patto di stabilità interno, coerentemente con gli impegni presi dal Governo, rendono il sistema più aderente a quello europeo, riconoscendo maggiore discrezionalità ai Comuni nella gestione dei flussi finanziari, e rappresentano un netto miglioramento rispetto alla finanziaria dello scorso anno.

In riferimento al tema dell'equità, la manovra di bilancio, con i provvedimenti che l'hanno preceduta, contiene una fitta rete di interventi su una pluralità di settori cruciali per la vita della nostra società; per i soggetti con redditi inferiori al minimo imponibile, un bonus di nuova ideazione assicurerà un aiuto concreto, anche se limitato, in tempi brevi; s'introduce il congedo di maternità e parentale nei casi di adozione e affidamento, effettuando una completa equiparazione a quanto previsto per i figli biologici.

Vengono estesi anche i benefìci riconosciuti alle vittime del terrorismo e del crimine nonché ai loro familiari superstiti. Prosegue la politica di contrasto della violenza alle donne con un incremento significativo dei fondi destinati a questo scopo. Si introduce uno sconto fiscale ai giovani tra i 20 e i 30 anni che affittano casa e viene ampliato lo sconto per le locazioni degli studenti universitari. In tema di lavoro, lo sforzo si è applicato ad accrescere l'efficacia della disciplina del mercato, ad incoraggiare una partecipazione sempre più alta alle forze di lavoro e ad offrire tutele adeguate contro il rischio di percorsi lavorativi frammentati.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo di fronte ad una finanziaria snella, trasparente e leggibile, frutto di cooperazione con e tra le principali istituzioni e rappresentanze del Paese. Accoglie il risultato di accordi ed intese con il sistema delle autonomie locali, con le parti sociali e con i rappresentanti di numerosissimi settori della vita civile ed economica del Paese. Questa finanziaria ha l'ambizione di farci tornare a crescere per dare una prospettiva ai giovani, per incrementare i livelli di benessere, la sicurezza sociale, la tutela dell'ambiente, l'influenza internazionale e le giuste ambizioni, cioè, di un Paese industriale avanzato.

Proprio questi dati mi inducono a ritenere che il Governo, pur con tutti i problemi della maggioranza che lo sorregge, abbia meriti importanti, uno in particolare: non guarda ai problemi del Paese con l'ansia del consenso immediato; se avesse voluto questo, già nel 2006 avrebbe fatto una finanziaria da 20 miliardi di euro. In una società come quella italiana, frammentata, contraddittoria, poco incline al rispetto delle regole, con un sistema istituzionale poco adatto a decidere, il Governo ha dimostrato di saper operare per sintesi, individuando le priorità che veramente potranno garantire il Paese nei tempi medio lunghi.

D'altro canto, questo Governo viene accusato di tutto: di mettere molte tasse ma anche di ridurle senza idonea copertura, di comprimere i redditi ma anche di avere predisposto una finanza assistenziale pensata con logica elettorale. Forse sono critiche giustificate, ma forse è proprio questa la politica che predichiamo da molto tempo. Non possono esserci due tempi diversi tra il risanamento finanziario e il sostegno a chi è in difficoltà.

E poi perché deve essere il solo Governatore della Banca d'Italia a rappresentare la necessità che i redditi di lavoro aumentino e che venga ridotta l'area della precarietà? È bene che queste cose le dica il governatore Draghi, ma è assai più giusto e normale che queste cose le dica e le faccia la politica, e in particolare una maggioranza di centro-sinistra.

I fatti sono ostinati e la loro forza alla fine sarà irresistibile. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ronchi. Ne ha facoltà.

 

RONCHI (Ulivo). Signor Presidente, colleghi, vorrei intervenire brevemente sulla rilevanza della riforma delle energie rinnovabili per produrre energia elettrica, riforma introdotta con alcuni articoli aggiuntivi (30-bis e successivi) dalla Commissione bilancio nel disegno di legge finanziaria al nostro esame. In particolare, intervengo per evidenziare non solo la rilevanza ambientale di tale provvedimento, ma anche la sua portata economica sul sistema energetico ed economico del Paese.

L'Unione Europea, nel marzo 2007, con documento del Consiglio ha varato alcuni obiettivi ambiziosi che, per la prima volta, sono indicati come obiettivi vincolanti per i Paesi dell'Unione Europea. Fra questi obiettivi rientra il 20 per cento di fonti rinnovabili - il 20 per cento è il consumo lordo dell'Unione europea - da raggiungere entro il 2020. Questo richiede innanzitutto un nuovo e più vigoroso impegno di tutti i Paesi dell'Unione nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel 2000, nell'Unione europea, era di circa 400 terawattora ed è passata nel 2005 a 463 terawattora. Si registra un incremento significativo della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nei 25 Paesi dell'Unione Europea di oltre 60 terawattora nei cinque anni che vanno dal 2000 al 2005.

La Germania ha guidato questa riforma e questo incremento delle energie rinnovabili in Europa, passando da 40 terawattora nel 2000 a 65,6 terawattora nel 2005, con un incremento di 25 miliardi di terawattora.

In questo quadro, l'Italia è in controtendenza. Mentre l'Unione Europea indica obiettivi più avanzati e molto ambiziosi (come quello del 20 per cento) e la Germania guida questo cambiamento registrando un forte incremento, dal 2000 al 2005 l'Italia ha sostanzialmente registrato una riduzione della propria produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che, calcolata in terawattora, addirittura scende dal 51 al 49,9 per cento. Nel 2006 il dato è lievemente migliorato, registrando un aumento al 52 per cento ma, sostanzialmente, siamo fermi perché il calo della produzione di energia elettrica da fonti idroelettriche (con un dato di 8 terawattora in meno) non è compensato dalla crescita troppo lieve delle nuove fonti energetiche rinnovabili.

La fonte rinnovabile che ha avuto la maggior crescita in Europa è stata innanzitutto l'energia eolica, seguita dalle biomasse; l'energia solare in percentuale è cresciuta molto, anche se i numeri di terawattora prodotti restano molto bassi.

Perché in questi ultimi cinque anni l'Italia è rimasta ferma nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili? Questo è il quesito al quale questa riforma dà una risposta. La risposta non è che il sistema di incentivazione era meno generoso in Italia che in Europa. In parte, la risposta è che una quota consistente di questa incentivazione è stata impropriamente destinata, attraverso il CIP6, a fonti non rinnovabili attraverso le cosiddette fonti assimilate.

Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, beneficiarie dei certificati verdi, esse hanno ricevuto un incentivo, pari al valore del certificato verde, al quale si aggiunge il costo di cessione del kilowattora. L'incentivo era di 12,5 di centesimi di euro al kilowattora che, sommati ai 7,5 centesimi del costo di cessione dà 20 centesimi kilowattora quale tariffa delle fonti rinnovabili con i certificati verdi. È la tariffa più alta d'Europa ma, ciò nonostante, unitamente al nostro sistema di incentivazione non ha prodotto rilevanti risultati, visto che la produzione in terawattora è rimasta sostanzialmente ferma negli ultimi cinque anni.

La riforma promossa da questi articoli aggiuntivi innanzitutto modifica il sistema di incentivazione, adottando il sistema di tariffa fissa prevalente in Europa e, soprattutto, scelto da tutti i Paesi europei che hanno avuto successo nello sviluppo delle fonti rinnovabili. È il sistema adottato da Germania, Olanda, Spagna, Danimarca e dalla Francia. Un sistema di tariffa fissa consente infatti di dare certezza agli investimenti e ciò è vero, a maggior ragione, se questa tariffa è differenziata sulla base della fonte.

Infatti, i costi di produzione non sono uguali su tutte le fonti rinnovabili e, avendo il certificato verde nel vecchio sistema lo stesso valore, esso rischiava di incentivare troppo fonti più mature e troppo poco fonti non ancora mature. Questa mancata differenziazione incide sul volume complessivo della crescita.

Il nuovo sistema propone un sistema di tariffa fissa differenziata per le varie fonti per gli impianti al di sotto del megawatt di potenza elettrica installata di fonti rinnovabili. Per gli impianti al di sopra del megawatt di potenza, la riforma mantiene il sistema dei certificati verdi innescando in esso, però, un sistema a conto energia, cioè a tariffa fissa. Il certificato verde di un megawatt ora è portato a 180 euro al megawattora, cioè a 18 centesimi di euro. Come è evidente, i 18 centesimi complessivi sono inferiori agli attuali 20 centesimi, pagati per il certificato verde.

Quindi, intanto l'effetto primo della riforma è di moderare l'incentivazione complessiva sulle fonti energetiche rinnovabili: prolungando però la durata del certificato verde a 15 anni per tutti si consente di distribuire questo vantaggio rispetto agli 8 anni di partenza e ai 12 intermedi introdotti su un maggior numero di anni, garantendo quindi agli investitori vantaggi equivalenti ed ottenendo però una migliore distribuzione sulla tariffa elettrica.

La riforma produce importanti effetti. Tra l'altro, recupera anche un tema che non rendeva efficace l'anticipo di questa riforma che abbiamo approvato nel decreto fiscale collegato alla finanziaria per le biomasse da contratto di filiera e da filiera corta ovviamente di origine agricola, le quali biomasse avendo il tetto della quota d'obbligo esistente ed essendo tale tetto della quota d'obbligo già raggiunto, non avevano la possibilità di espandersi effettivamente.

Ricordo solo due dati relativi ai vantaggi economici di tale sistema, che intanto avviene in contemporanea col taglio del CIP6 per le fonti non rinnovabili, che consentirà un risparmio entro il 2012 di 1,3 miliardi di euro, che potranno essere ben utilizzati nell'incentivazione delle fonti rinnovabili. Inoltre, questo sistema a regime produrrà un risparmio di emissioni di CO2 di circa 30 milioni di tonnellate, che moltiplicate per il costo di tonnellate della CO2 produrrà un risparmio di 750 milioni di euro all'anno. Infine, vi è il vantaggio nella riduzione delle importazioni di petrolio o comunque nella dipendenza energetica del Paese: in tonnellate equivalenti di petrolio si tratta di 7,7 milioni di tonnellate di petrolio risparmiato, che al prezzo di 85 dollari al barile corrisponde a circa 2,8 miliardi di euro.

Si tratta, quindi, di una riforma importante, che avrà un impatto economico significativo e positivo sulla competitività del Paese, e sul sistema energetico nel suo complesso. (Applausi del senatore Ferrante).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Carrara. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Spesso questo Governo ha fatto dichiarazioni, ha preso degli impegni, ai quali poi, alla prova dei fatti, non ha dato seguito.

Cosa si è fatto, di concreto, in questa finanziaria per il rilancio dell'economia, soprattutto nei settori altamente innovativi che dovrebbero fare da traino nel futuro del nostro Pese? Prendo ad esempio il settore farmaceutico, materia di competenza della Commissione di cui faccio parte. Tutti sappiamo che l'industria farmaceutica è unanimemente ritenuta come uno dei settori strategici che dovrebbero consentire anche all'Italia di allinearsi agli altri principali partner europei nel finalizzare quanto prefissatosi in occasione degli incontri di Lisbona e Barcellona, ovvero investimenti in ricerca e sviluppo pari al 3 per cento del PIL entro il 2010 (ricordo che oggi l'Italia è di poco sopra all'uno per cento, con un trend addirittura in calo negli ultimi anni).

Il farmaceutico è infatti un settore che vede in Italia ben 8 ricercatori su 100 occupati, rispetto ad una media dell'industria manifatturiera che è di un ricercatore ogni 100 occupati. È un settore molto importante per la nostra economia. Le esportazioni di farmaci hanno raggiunto i 9,3 miliardi di euro, i dipendenti sono 74.000 di cui circa 6.200 ricercatori, più altri 240.000 addetti nell'indotto. Ricordo che il settore produce entrate fiscali (imposte dirette e indirette) per circa 5,1 miliardi di euro.È un settore, cari colleghi, estremamente rilevante, ma potrebbe anche esserlo molto di più. Rispetto ai 6.200 ricercatori italiani, ve ne sono più di 22.000 in Francia, 21.000 nel Regno Unito, 15.300 in Germania. A fronte del miliardo di euro annuo investito in ricerca e sviluppo in Italia, ne abbiamo 4,8 nel Regno Unito, 4,0 in Francia e 3,9 in Germania. Ed è subito fatto il conto, colleghi. Ai nostri 9,3 miliardi di euro in export corrispondono i circa 26 della Germania, 17,5 del Regno Unito e i 16,5 della Francia. Occorre quindi liberare le enormi potenzialità di crescita del settore, togliendo gli ostacoli che ad oggi ne hanno rappresentato un freno allo sviluppo.

Tale posizione mi pare sia ampiamente condivisa anche all'interno della maggioranza, se lo stesso primo ministro Prodi ha dichiarato testualmente, in occasione dell'assemblea pubblica di Farmindustria di giugno 2007, che «il sistema dei prezzi ha di fatto scoraggiato gli investimenti in Italia. Il Governo intende dunque correggere le distorsioni e creare le condizioni per ricominciare ad attrarre investimenti in ricerca e sviluppo e nelle attività produttive» e che «è inutile nascondere che il mercato farmaceutico italiano e le sue regole siano state influenzate più dalle politiche pubbliche di natura macroeconomica che da quelle industriali di settore. Questa anomalia va corretta».

È evidente che per incoraggiare gli investimenti occorrono prezzi remunerativi, e la sicurezza che il frutto della ricerca sia adeguatamente protetto dal brevetto. Per quanto riguarda la situazione prezzi, l'Italia si trova ai livelli più bassi d'Europa, come testimoniato da uno studio uscito in questi giorni e prodotto dal CERGAS, istituto dell'Università Bocconi di Milano, con differenze per i prodotti di più recente commercializzazione mediamente del 20 per cento, con punte anche del - 40 per cento.

Per quanto riguarda la salvaguardia dei diritti derivanti dal brevetto, nel corso dell'anno 2006 molte Regioni hanno introdotto (al momento nella classe degli antiulcera) il meccanismo di rimborso denominato reference price, che coinvolge anche i prodotti coperti da brevetto: il prezzo rimborsato al cittadino è quello del prodotto a prezzo più basso e ormai con il brevetto scaduto, per cui tutti gli altri prodotti della classe o si allineano a quel prezzo, o perdono in pratica la quasi totalità delle vendite. Ovviamente, i prodotti non più coperti da brevetto hanno ormai ammortizzato gli investimenti in ricerca e quindi possono ridurre il prezzo anche del 50 per cento rispetto agli altri prodotti. Con questo meccanismo l'azienda non si trova più nelle condizioni di avere la certezza dei diritti derivati della copertura brevettale e quindi - purtroppo questo è il grosso problema - non ha più la possibilità di recuperare gli investimenti fatti in ricerca. Questo è un fattore determinante per scoraggiare qualsiasi investimento in tal senso.

Cosa è contenuto ad oggi nella finanziaria 2008 su questi due importantissimi aspetti, che oggettivamente rappresentano un enorme ostacolo allo sviluppo del settore?

Sul fronte prezzi nessuna novità è stata introdotta, se non un meccanismo estremamente dirigistico di budget aziendali, che oltre a congelare i prezzi al livello attuale, di fatto introduce delle forti limitazioni alla naturale dinamica concorrenziale, bloccando le quote di mercato delle aziende e la loro possibilità di sviluppo. Viene oltretutto inserita la brillante - in senso ironico - novità del ripiano dello sfondamento del tetto di spesa farmaceutico addossato interamente al settore privato (quando fino ad oggi concorrono le Regioni per un 40 per cento) per le vendite in farmacia, circostanza che porterebbe alla situazione assurda che le aziende si troverebbero a dover restituire interamente quanto incassato dalla vendite di questi prodotti, con l'impossibilità quindi di coprire almeno in parte i costi sostenuti.

Molte altre sono le contraddizioni presenti: per esempio, i prodotti cosiddetti innovativi di nuova immissione in commercio sfondano il loro budget, ripianano gli altri prodotti ma non i vecchi farmaci con il brevetto scaduto. Per quanto riguarda poi l'abolizione del reference price, sempre ad oggi questa opzione non è prevista nel testo della legge.

Spero vivamente che almeno su questi due aspetti il Governo voglia apportare le necessarie modifiche e che, almeno in questo caso, ci sia un seguito tra quello che si dice e quello che si fa, ovvero dare impulso ai settori strategici e nella fattispecie a quello farmaceutico. Se però anche in questo caso il Governo non intende porsi il problema, allora è meglio, cari colleghi, che vada a casa e lasci spazio a chi ha dimostrato di saper lavorare garantendo la ricerca e l'occupazione. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pellegatta. Ne ha facoltà.

 

PELLEGATTA (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, rigore e sobrietà sono i tratti di una finanziaria che ritorna alla propria primaria funzione. Non sarebbe auspicabile perciò che, nei rivoli della polemica di queste ore, si perdesse il dato qualificante di questo disegno generale: non una legge omnibus di norme e interventi ordinamentali, ma la destinazione delle risorse dello Stato, in modo leggibile e chiaro, a favore dei cittadini.

È una finanziaria seria, che non mette le mani nelle tasche degli italiani, ma restituisce e aiuta i più deboli. E questo non è frutto solo di una chiara volontà politica, ma anche e soprattutto delle condizioni che, faticosamente, il centro-sinistra ha creato nel corso di quest'anno. In diciotto mesi, con due decreti, sono stati restituiti ai cittadini più di 13 miliardi di euro e oggi possiamo affrontare con serenità una finanziaria che riduce il peso fiscale per i lavoratori, per i cittadini, per le imprese.

Tutto questo è frutto del serrato e compatto impegno della nostra maggioranza contro l'evasione fiscale. La scelta ferma di fare del recupero di quei 200 miliardi rubati al fisco il primo dei nostri obiettivi ci consente, con serietà, di avviare un grande intervento di redistribuzione. E questo impegno, come dimostra la scelta di rafforzare l'Agenzia delle entrate con nuovo personale, proseguirà con decisione.

Non si tratta solo di recuperare risorse sottratte alla collettività, ma anche di restituire dignità al Paese. La tassazione è uno dei fondamenti del patto di cittadinanza e la certezza di quell'obbligo per tutti, non solo per i lavoratori a busta paga, è il primo intervento di equità. Possiamo qui cogliere uno dei tratti che caratterizzano il complesso della finanziaria: restituire dignità allo Stato e alla Repubblica, non solo assicurando che i doveri siano assolti da tutti, ma anche garantendo la qualità dell'azione pubblica.

Si è tanto discusso della reintroduzione della riforma Bassanini sull'organizzazione del Governo e in troppi si sono fermati alla superficie dell'intervento, cioè alla riduzione del numero dei Ministri. Vorremmo, invece, sottolineare come quella scelta, se sarà rispettata non solo dal prossimo Governo, ma dai Governi che negli anni si succederanno, darà un forte impulso alla qualità dell'opera e dell'azione dell'amministrazione. Il punto non è il numero, ma la stabilità. Ancora oggi il processo di separazione tra i Ministeri è in corso e così è stato per il Governo precedente e per quello prima ora. Anni persi a spostare uffici, personale, carte. Il punto qualificante non è ridurre il numero, ma assicurare che qualunque Governo sarà alla guida del Paese si troverà a gestire una macchina efficiente, stabile nel tempo, i cui meccanismi sono solidi.

Insieme al principio di separazione dei poteri, due poli compongono lo Stato democratico: da un lato la volontà del popolo, che si esprime attraverso gli organi politici, dall'altro un'amministrazione terza, che non segua interessi particolari. È la lezione di altri Paesi, come per esempio la Francia, dove l'intangibilità dell'amministrazione si accompagna ad una chiara distinzione dei ruoli.

Così come la scelta, da un lato, di stabilizzare chi oggi opera nell'amministrazione in modo precario e, dall'altro, di assumere, da oggi, solo a tempo indeterminato non è solo una scelta importante sotto il profilo sociale, ma anche dal punto di vista della qualità dell'amministrazione.

Il nodo della precarizzazione delle vite e del futuro di intere generazioni si para di fronte a noi con forza e non dare risposte efficaci sarebbe non solo segno dell'inadeguatezza della politica, ma anche e soprattutto gesto colpevole e irresponsabile nei confronti di alcuni milioni di cittadini oggi incapaci di programmare con serenità la propria vita.

Ma non c'è solo questo: un'amministrazione dello Stato che fondasse i propri servizi su personale precario, che oggi c'è e domani chissà, diviene precaria anch'essa e i diritti dei cittadini diventano labili, inesigibili.

La battaglia per la stabilizzazione non inficia, ma rafforza l'efficacia dell'amministrazione anche considerato che quei lavoratori stabilizzandi dovranno affrontare, come impone la Costituzione, adeguate prove selettive.

Con questa finanziaria si afferma la necessità, allora, di una pubblica amministrazione solida e speriamo anche sobria. Con la riduzione delle indennità dei consiglieri comunali e l'eliminazione dei contributi a carico delle amministrazioni locali da un lato, e con il tetto agli stipendi dei manager, dall'altro, si riconducono a buon senso, in modo non demagogico, gli effetti perversi di un certo federalismo della spesa che ha minato gravemente la credibilità della politica.

Così, a livello centrale, anche il punto di equilibrio saggiamente raggiunto sui fondi di dotazione per gli organi costituzionali che si sono impegnati ad una riduzione della proprie spese è un messaggio importante, ottenuto senza metterne in discussione l'autonomia, che deve essere gelosamente preservata.

Risorse dall'evasione fiscale, un impegno per garantire diritti e assicurare che ciascuno si faccia carico dei doveri, un'amministrazione più efficiente, una gestione della cosa pubblica più sobria: queste sono le premesse che abbiamo posto per una politica seria e non demagogica.

È con questo patrimonio di autorevolezza che si possono costruire politiche di redistribuzione e impegni per il futuro che diano risposte concrete alle domande del Paese.

Tra i tanti interventi importanti contenuti nel disegno di legge finanziaria, vorrei ricordarne tre.

Il primo è l'eliminazione dei ticket sulle prestazioni diagnostiche e specialistiche. Si tratta di una vera e propria tassa occulta, che incide in modo indifferenziato rispetto al reddito e alle condizioni di patologia dei cittadini. Sgombrare il campo da questo strumento significa riaffermare il diritto universale alla salute, uno dei fondamenti del nostro sistema di welfare, che non vogliamo smantellare, ma anzi rafforzare con decisione.

Il secondo è quello per la casa: riduzione dell'ICI e detraibilità degli affitti, insieme al piano di edilizia pubblica deciso nel decreto fiscale, disegnano un intervento complessivo rispetto a quella che è oggi una delle più gravi emergenze sociali. Oggi una casa pesa tremendamente sui redditi dei cittadini. Secondo il Sindacato nazionale unitario inquilini ed assegnatari (SUNIA), per pagare l'affitto di casa se ne va più della metà dello stipendio, e si sfiora l'80 per cento dell'intero reddito di una famiglia operaia per affittare nella periferia delle grandi città; per l'acquisto, dal 1970 al 2003, il valore assoluto dello stesso appartamento è cresciuto di 35 volte. Dietro questi numeri ci sono drammi familiari, difficoltà nel selezionare cosa sia prioritario nella spese di casa, privazione di molti beni, spesso anche di quelli primari. Oggi invertiamo la tendenza, con un intervento generalizzato che dà nuovamente fiato alle famiglie e ai cittadini.

Un terzo intervento è rappresentato dall'impegno ad investire il gettito supplementare, frutto della lotta contro l'evasione, nella riduzione del carico fiscale sul lavoro dipendente. Come nella legge finanziaria 2006 avevamo deciso di destinare l'extragettito alla riduzione fiscale generalizzata (e oggi ottemperiamo a quell'impegno attraverso gli interventi sulla casa), così ora guardiamo in faccia ad uno dei problemi più drammatici del nostro tempo, cioè la contrazione del potere d'acquisto dei redditi da salario, come fonti inaspettate, ma di grande saggezza e autorevolezza, ci hanno ricordato pochi giorni fa. In una riedizione di antiche politiche dei due tempi, le imprese, tra questa e la precedente finanziaria, hanno ricevuto significative riduzioni fiscali. Ora affermiamo con nettezza che inizia il secondo tempo, quello della restituzione a chi, con il proprio lavoro e la propria fatica, costruisce quotidianamente la ricchezza del nostro Paese. L'altra faccia di questa medaglia sarà la prossima tornata contrattuale, che deve essere caratterizzata da un maggiore equilibrio tra il reddito di chi lavora e i profitti di chi investe.

Infine, nell'ampio intervento rappresentato da questa finanziaria, rischia di essere messa in disparte la questione del sistema della conoscenza e della cultura, unica strada che indica al Paese un futuro. Con più di un miliardo e mezzo in tre anni destinati all'Università si inverte una tragica tendenza iniziata dalla precedente amministrazione di ritenere il sapere un costo e non un investimento. Oggi diamo un messaggio di segno opposto. Dall'altro lato, con gli interventi a favore del cinema e della cultura riaffermiamo quel legame costitutivo della comunità nazionale che è stato ed è il nostro patrimonio di idee e opere.

Serietà, autorevolezza, sobrietà: questi sono i valori che noi troviamo nel disegno di legge finanziaria e che il passaggio in Commissione bilancio prima e ora in Aula non offusca, ma conferma.

Ora, con questo dibattito, affermiamo di fronte al Paese il valore di una politica che, senza demagogia, risolve i problemi e dà risposte a bisogni e ad aspettative. (Applausi dal Gruppo IU-Verdi-Com).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perrin. Ne ha facoltà.

 

PERRIN (Aut). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il disegno di legge finanziaria per il 2008, che stiamo qui discutendo, contiene certamente alcuni punti interessanti e importanti per lo sviluppo del Paese. Si tratta di punti importanti per un Paese che si vuole moderno, attento agli impegni di stabilità finanziaria assunti in sede europea e che è desideroso di concretizzare il principio di uguaglianza e di equità sociale che sta alla base della nostra Carta costituzionale.

Condivisibili sono alcune linee tracciate dalla prossima finanziaria: responsabilizzazione della politica e dei cittadini, riduzione dei divari che minano ancora la nostra società e il nostro territorio, riduzione della pressione fiscale, razionalizzazione della spesa pubblica, rilancio delle imprese e dell'economia, attenzione ai giovani, alle fasce sociali più deboli e alle famiglie.

Non è un risultato perfetto che soddisfi appieno ciascuno di noi o tutte le componenti del Paese indistintamente e contemporaneamente. Chi governa ha il dovere di ascoltare, di valutare i diversi interessi, di mediare per giungere a soluzioni eque e possibilmente condivise. In questo, nel metodo, bisogna dare atto al Governo di avere voluto e saputo ascoltare.

Al Presidente della Commissione bilancio e al relatore va riconosciuto il merito di aver organizzato bene i lavori, permettendo la conclusione dell'iter previsto in Commissione. Ciò ha permesso di giungere ad un disegno di legge che ritengo essere significativamente migliorato rispetto a quello licenziato inizialmente dal Consiglio dei Ministri.

Desidero fare alcune considerazioni di carattere generale sul testo. Raccolgo innanzitutto con soddisfazione l'impegno assunto, sul tema dei costi della politica, di giungere ad una struttura ridotta e ridimensionata del Governo: massimo 12 Ministri e 60 componenti. È un segnale forte e da non ignorare che vuole concorrere alle esigenze di ridurre i costi della politica. È un sacrificio reale ed apprezzabile per chi conosce le responsabilità e gli impegni concreti che quotidianamente incombono sulle persone che assumono il ruolo di Governo e di amministrazione.

L'energia e l'ambiente sono le grandi sfide del nostro tempo e la finanziaria le raccoglie intervenendo attraverso misure mirate, definendo linee generali e azioni specifiche. Si realizza una riduzione degli squilibri della nostra società e nel Paese. Si tiene conto della sicurezza, tema di grande attualità; si presta attenzione alle classi più deboli; sono previsti interventi per la creazione di un ambito di lavoro che permetta all'Italia e agli italiani di crescere e vivere in serenità. La famiglia, nucleo basico della nostra società, e la realizzazione civica di ogni singolo cittadino possono trovare un nuovo slancio nelle politiche in favore di asili nido e di assistenza all'infanzia, nelle iniziative volte ad assicurare l'accesso alla casa e in quelle a favore dei giovani. Il Governo dovrà assicurare successivi impegni già delineati da specifici ordini del giorno in merito a questi temi.

Sono, inoltre, previsti l'esenzione dal pagamento dei ticket sanitari e fondi per affrontare le patologie dei lavoratori che hanno subito i danni della presenza di amianto.

In merito alla politica fiscale, credo sia da valutare con soddisfazione l'avviata inversione di tendenza sulla pressione fiscale. Tutta l'azione condivisa della lotta all'evasione fiscale deve essere assolutamente accompagnata da misure sostanziali di riduzione delle imposte. Sono non soltanto misure giuste nel rispetto del principio di equità, ma anche valide iniziative in grado, insieme con le altre previste dalla finanziaria, di condurre ad una società più coesa e, per questo, con meno tensioni interne e ad una società più sana e dinamica.

Negli ambiti della montagna, delle autonomie, delle minoranze linguistiche e culturali e della situazione delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome ritengo si sarebbe potuto fare di più sia per le misure specifiche e puntuali che sono, comunque, previste dal disegno di legge, ma soprattutto in termini di sistema, di mutamento di visione, di maggiore e corretta considerazione di questi quattro elementi che non solo devono essere oggetto di interventi, ma che devono essere considerati attori politici coinvolti e rispettati nel processo di rafforzamento e di coesione del Paese.

Quanto alla montagna, si rifinanzia il Fondo per la montagna e si riconducono le agevolazioni fiscali per i combustibili da riscaldamento nei Comuni montani e per il teleriscaldamento. Queste misure sono degne di importanza, ma è necessario procedere rapidamente in termini globali sulla materia, come previsto dal disegno di legge n. 1607 del 31 maggio scorso, recante «Misure a favore dei territori di montagna e delega al Governo per l'adozione di un codice della legislazione sulla montagna».

I popoli della montagna non vogliono contribuiti, non vogliono essere identificati semplicemente come coloro che vivono in aree disagiate; essi vogliono che sia riconosciuta la loro specificità, la loro autonomia, la loro cultura, che sia ascoltata la loro voce. Ciò che più serve è riconoscere alla montagna la sua diversità, riconoscerle il diritto di sottostare a regole diverse in grado di sviluppare le proprie potenzialità sulla base di linee di governo e di sviluppo create e condivise dagli stessi montanari. Aspettiamo impegni e risposte concrete da parte del Governo su questi temi.

Vengo ora alla riforma delle Comunità montane, introdotta nel provvedimento quale contributo alla riduzione dei costi della politica. Trattandosi di una riforma di carattere ordinamentale sarebbe stato molto più opportuno trattare questo tema in sede più appropriata. È necessario riorganizzare le Comunità montane tenendo in considerazione alcuni princìpi fondamentali: salvaguardare e valorizzare il ruolo e le competenze regionali in materia, indicare dei criteri generali di indirizzo affinché le Regioni definiscano in modo articolato il territorio montano, garantire il sistema montagna, che è risorsa del Paese, condizione che la montagna sia viva, siano garantiti i servizi essenziali e sia incoraggiata l'attività economica. La montagna non è un parco giochi, né solo una riserva ambientale naturalistica, ma è un territorio dove vivono e operano comunità attive e radicate, che gestiscono un territorio difficile e delicato, ma ricco di risorse e di culture.

Come per le autonomie territoriali, anche per le minoranze linguistiche si deve uscire da una logica di tutela per impostare con loro strumenti di crescita, di sviluppo e di reale partecipazione, affinché le differenze del nostro Paese possano apportare, ognuna, il loro vero contributo positivo allo sviluppo democratico ed economico.

Per le autonomie differenziate, quelle storiche, mi permetto di fare un appunto. Una norma di salvaguardia è generale nel riconoscere la forza delle rispettive prerogative. Disposizioni particolari in termini di Patto di stabilità interno ne rispettano l'autonomia e ne fanno una fucina di sperimentazione di nuovi assetti nei rapporti con lo Stato. Interventi in materia di IRAP e di ICI non ignorano la peculiarità della loro autonomia finanziaria, nel senso di maggiore autonomia e maggiore assunzione di responsabilità. Sono punti qualificanti nel risultato, ma un po' meno nel metodo perché, ancora una volta, si è dovuto vigilare ed intervenire affinché il testo della finanziaria non ignorasse le prerogative costituzionali delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome.

Non è segno di attenzione politica che a distanza di 60 anni la Repubblica non abbia ancora metabolizzato le autonomie speciali, capito la loro posizione, accettato il messaggio che i Padri costituenti hanno fissato con il loro riconoscimento. Non è segno di maturità politica voler continuare a considerare privilegi quelli che sono diritti: diritti, princìpi costituzionali quelli che concernono la montagna, le autonomie territoriali, le minoranze, le autonomie speciali. Non ignoriamo questo messaggio, non ignoriamo questa necessità che è importante per tutti: per la Repubblica nel suo insieme e per ciascuna di queste sue particolari componenti.

In qualità di unico senatore della Regione autonoma Valle d'Aosta, richiedo la stessa attenzione per la mia Regione che assume in sé, da sola, tutte le dimensioni: è montagna, è minoranza, è autonomia, è autonomia speciale. Le agevolazioni per la montagna di cui ho parlato, le regole particolari per il rispetto del Patto di stabilità interno, l'aver riconosciuto la specifica posizione dell'università della Valle d'Aosta e di quella di Bolzano, l'attenzione ai riflessi sulla Valle d'Aosta conseguenti alle nuove politiche fiscali e alle politiche di messa in sicurezza del territorio, l'auspicata realizzazione di importanti opere viarie e ferroviarie (che toccano la Valle d'Aosta, ma che sono di interesse generale per l'intero Paese) sono per me altrettanti punti di soddisfazione, di dimostrazione che il Governo e la maggioranza hanno saputo ascoltare la nostra voce, comprendendo le nostre ragioni.

Voce e ragioni delle minoranze linguistiche e culturali, della montagna, delle autonomie speciali, voci che vogliono essere in armonia con il Paese e ragioni che attraverso la salvaguardia delle diversità, mirano a concorrere alla crescita dell'Italia. Non sono ossessionato dalla difesa gratuita delle differenze, quanto piuttosto - questo sì - dal rispetto dei valori costituzionali, dai valori che queste differenze riconoscono e tutelano, valori che hanno provato tutta la loro forza nella vita repubblicana, valori che, se ignorati, non possono avere altro effetto che quello di condurre ad un Paese e ad una società più povere, perché uniformate ad una pretesa ed artificiale eguaglianza.

In conclusione, il mio giudizio politico sulla finanziaria è di un moderato ottimismo. Ascolterò con attenzione le repliche del Governo che invito ad assumere impegni per valorizzare il ruolo delle autonomie speciali, un impegno per la montagna in generale, che non reclama privilegi ma la valorizzazione delle sue grandi potenzialità, un impegno a garantire la specificità del nostro sistema Valle d'Aosta nel suo complesso secondo un accordo dai contenuti precisi che va assolutamente rispettato quale condizione per continuare ad assicurare un leale sostegno a questo Governo e a questa maggioranza. (Applausi dei senatori Santini, Pignedoli e Brisca Menapace).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Maninetti. Ne ha facoltà.

 

MANINETTI (UDC). Signor Presidente, onorevoli senatori, la manovra di bilancio in esame rappresenta l'ennesima occasione perduta dal Governo Prodi per adottare misure in grado di sostenere ed incentivare la crescita e lo sviluppo del nostro Paese. I timidi segnali positivi provenienti dal mondo della produzione sono ancora una volta ignorati, la pressione fiscale rimane su livelli molto alti - il 43 per cento - e non ci sono interventi seri a favore delle famiglie.

Sappiamo che ciò è dovuto alla necessità di tenere in piedi questa variegata e litigiosa maggioranza di cui il Governo è ostaggio, situazione che impedisce l'adozione delle riforme necessarie al Paese. L'instabile equilibrio della maggioranza si basa sul compromesso tra le sue diverse anime e lo spazio di manovra del Governo è ristrettissimo, limitandosi all'ordinaria amministrazione, senza alcuna visione strategica.

Il risultato è una manovra priva di sostanza, composta da un coacervo di misure frammentarie, di breve respiro, che allontanano il Paese dal percorso di risanamento finanziario e di riduzione del rapporto deficit-PIL.

Prima di varare la manovra il Ministro dell'economia e delle finanze aveva elaborato il Libro Verde, ponendo quale obiettivo principale la revisione dei criteri di determinazione della spesa pubblica al fine di operare i necessari tagli, la semplificazione della struttura del bilancio con una maggiore attenzione al risultato da conseguire piuttosto che al centro di spesa e la definizione di indicatori quantificabili e soprattutto verificabili ex post.

Ma alla luce del documento presentato dal Governo possiamo dire che il Libro Verde è rimasto in gran parte lettera morta. E se è vero che la nuova suddivisione in missioni e programmi ne ha reso più semplice la lettura, spostando l'attenzione da chi gestisce le risorse a cosa si fa con le risorse, è anche vero che della spending review non vi è traccia. In che cosa consiste la razionalizzazione della spesa pubblica e dove sono i grandi tagli annunciati è difficile dirlo.

Al contrario la manovra comporta un aumento della spesa primaria, non vi è traccia di risparmi, se non quelli del tutto ipotetici e fantomatici che dovrebbero derivare dalla gestione degli immobili pubblici.

In realtà il Governo rinuncia ad affrontare il nodo della spesa e anzi rinvia il rientro dal disavanzo, unica misura davvero necessaria per creare condizioni favorevoli alla crescita. Infatti, il risanamento dei conti pubblici e la conseguente riduzione del debito è il presupposto essenziale dello sviluppo.

Ma la strada intrapresa dal Governo va nella direzione esattamente opposta, con l'adozione di misure di carattere espansivo, dall' effetto per lo più estemporaneo, piuttosto che di compressione della spesa; cosa, questa, che rallenterà la crescita e lo sviluppo.

Di questa manovra, quindi, contestiamo la scelta di fondo, tesa a utilizzare l'extragettito per finanziare ulteriori spese piuttosto che per risanare il debito pubblico.

I rilievi del presidente della Corte dei conti sono chiari ed inequivocabili al riguardo. Rimandare il rientro dal debito migliorando il rapporto deficit-PIL è una scelta di politica economica miope, una rinuncia ad investire nel futuro.

Ma, in effetti, a ben guardare nella manovra manca una vera e propria politica . economica, se essa vuol dire adottare scelte strategiche, strutturali e durature per il Paese.

Quello che troviamo - sconti fiscali, bonus per gli incapienti, sconti sugli affitti - sono interventi a macchia di leopardo, diretti ad accontentare una parte della maggioranza senza scontentarne altre, misure contingenti, una tantum, dietro alle quali non c'è un disegno coerente e unitario.

Queste misure non aiutano chi ha veramente bisogno: non aiutano le imprese e non aiutano le famiglie.

I tagli dell'IRES e dell'IRAP non incentivano la ripresa e la competitività, poiché se da una parte semplificano dal punto di vista burocratico gli adempimenti fiscali a carico delle imprese, dall'altra sono a costo zero, per cui il gettito deve rimanere invariato.

Non si introduce, quindi, alcuna riduzione del carico fiscale, perché l'abbassamento dell'aliquota è accompagnato dalla rimodulazione e dall' allargamento della base imponibile, attraverso la riduzione degli oneri deducibili.

Si tratterà solo di vedere chi guadagna e chi perde, ovvero quali imprese saranno favorite perché pagheranno di meno (sicuramente, quelle fortemente capitalizzate e che hanno scarsamente investito) e quali quelle svantaggiate che pagheranno di più (ossia, ancora una volta le piccole e medie imprese, che hanno effettuato investimenti o che, peggio ancora, si trovano in difficoltà).

Non si aiutano le famiglie, cui non viene prestata la dovuta attenzione. Le misure redistributive a favore degli incapienti e gli sconti fiscali sugli affitti per i giovani sono a carattere temporaneo, e neanche in tal caso si allenta la pressione fiscale.

Noi dell'UDC siamo convinti - e lo ripetiamo da tempo - che una politica fiscale equa debba avere come soggetto di riferimento il nucleo familiare, su cui va modulato il prelievo e su cui vanno calcolati i benefici.

Per sostenere le tante famiglie italiane oggi in grande difficoltà occorrerebbe tener conto del quoziente familiare, ripensando l'intero sistema fiscale, e non adottare interventi spot di dubbia efficacia.

Anche il taglio dell'ICI, rispetto al quale è stato eliminato il tetto dei 50.000 euro di reddito, è una misura condivisibile in via di principio, ma non era certo tra le cose urgenti da fare, anche perché incide sull'unica vera entrata propria dei Comuni, e la conseguenza sarà un innalzamento delle imposte locali per compensare la diminuzione conseguente del gettito.

In materia energetica non viene previsto nessun intervento rilevante se non la proroga di qualche incentivo che certo non serve a risolvere i problemi seri di approvvigionamento del nostro Paese e di aumento dei costi legati all'energia che richiederebbero ben altre scelte, come il ricorso all'utilizzo del nucleare.

Nessuna misura di incentivo allo sviluppo e alla crescita neanche nel campo delle infrastrutture, dove si continuano a effettuare ingenti trasferimenti per ripianare i deficit delle grandi aziende.

L'esame in Commissione bilancio ha inoltre peggiorato il quadro, poiché la maggioranza, con un comportamento irresponsabile, ha introdotto alcune modifiche che hanno fatto lievitare la spesa. Altro che manovra light! È stato stabilizzato un ulteriore numero di precari, sono state previste ulteriori assunzioni della pubblica amministrazione.

Molti di questi interventi aggravano l'entità della manovra e su molti di essi si pongono problemi di copertura, su cui spero il Governo ci sappia dare i necessari chiarimenti. Non parliamo, poi, dei tagli ai costi della politica, passati dall'iniziale risparmio di 1,3 miliardi di euro agli irrisori 419 milioni!

Di qui all'approvazione definitiva della manovra chissà quante altre spese verranno fuori, visto che il Governo non è in grado di controllare l'assalto alla diligenza in sede parlamentare, costretto a trattare, al limite del ricatto, su ogni singola questione.

In conclusione, analizzando questa manovra non si può far altro che constatarne tutta l'inconsistenza, la frammentarietà e le contraddizioni, che poi riflettono lo stato di questa maggioranza.

Se la politica di questo Governo si basa sulla speranza di accumulare tesoretti per poi dilapidarli senza alcun reale vantaggio per l'economia, credo che ci sia anche stavolta riuscito, ma proprio per questo c'è da essere davvero preoccupati per il futuro soprattutto, perché il prezzo di queste scelte sbagliate le paga il Paese, che rischia di perdere il treno della timida ripresa in atto, il che ci sembra davvero veramente troppo! (Applausi dal Gruppo UDC).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Butti. Ne ha facoltà.

 

BUTTI (AN). Onorevoli senatori, la legge finanziaria pone un freno allo sviluppo del sistema della comunicazione nel nostro Paese e colpisce pesantemente le imprese del comparto radiotelevisivo, in perfetta coerenza con la politica dissennata e punitiva intrapresa con ostinazione sin dall'inizio del suo mandato dal Ministro delle comunicazioni.

Le linee guida di questa politica anacronistica sono in discussione in Parlamento con i disegni di legge n. 1825 alla Camera e n. 1588 al Senato sulla riforma RAI (che in realtà riforma ben poco, se non in senso peggiorativo, accentuando ipocritamente la dipendenza del servizio pubblico dalla politica).

Tutte le imprese del sistema sono insoddisfatte per le omissioni e per le vessazioni contenute nei diversi provvedimenti, le cui conseguenze saranno assai pesanti e nefaste sul comparto radiotelevisivo del nostro Paese, mortificato e residuale nell'ambito di un mercato sempre più sovranazionale.

L'Europa si sta convertendo alla tecnologia televisiva digitale. Ragioni di carattere economico, sanitario, ambientale e sociale concorrono ad una trasformazione oramai ineludibile. Nella precedente legislatura il Governo aveva attuato un'adeguata politica di incentivazione allo sviluppo della nuova tecnologia, in una logica di sistema Paese perfettamente inserito in un contesto internazionale. Questo Governo, al contrario, sembra avere obiettivi opposti. Non prendete alcuna misura per l'effettivo sviluppo della tecnologia digitale terrestre, con il rischio di relegare il nostro Paese in una situazione di assoluta marginalità tecnologica.

L'incremento di appena 20 milioni (quindi risibile) del fondo di cui all'articolo 39, comma 2, appare meramente simbolico e del tutto insufficiente ad accelerare lo sviluppo del digitale. A questo si aggiunge lo spostamento dello switch off al 2012, previsto dal decreto legge collegato alla finanziaria che abbiamo approvato qualche giorno fa. Uno spostamento per certi versi necessario, che si sarebbe però dovuto accompagnare con un piano progressivo di digitalizzazione, per dare certezze alle imprese televisive, al sistema industriale che costruisce gli apparati e soprattutto a un'utenza sempre più disorientata. Tutte le imprese italiane, senza eccezione, da tempo chiedono che, tale spostamento venga accompagnato da un piano credibile per aree geografiche. L'abbandono dell'analogico per aree geografiche ha già dimostrato di essere un percorso efficace: lo spostamento di "RAI 2" e "Rete 4" a Cagliari e ad Aosta solo in digitale è stato un successo. A marzo 2008 cesseranno le trasmissioni analogiche di tutte le reti in tutta la Sardegna e da ottobre in tutta la Valle d'Aosta.

Altre Regioni e Province autonome hanno dichiarato il loro interesse al passaggio al solo digitale entro il 2009. Lo spegnimento dell'analogico per aree geografiche cadenzato da qui al 2012 è l'unico strumento realmente efficace per consentire all'Italia di condividere il processo europeo di progressivo abbandono della vecchia TV analogica. La pubblicazione del Piano di spegnimento consentirebbe anche un efficace riordino delle frequenze e un dividendo per utilizzi ulteriori rispetto alla conversione delle reti televisive attualmente operanti, ma darebbe soprattutto un quadro di garanzia a tutti gli operatori.

Senza date intermedie sicure e piani coordinati con strumenti attuativi, lo spostamento al 2012 resta solo un ennesimo e poco credibile rinvio. Nessuna ragione logica può giustificare un simile atteggiamento. In realtà, sembra che qualche pasdaran favorevole alla distribuzione gratuita di frequenze analogiche agli amici degli amici, cosa spudoratamente contenuta nell'orribile disegno di legge Gentiloni giacente alla Camera, ritenga che un processo di digitalizzazione progressivo possa impedire da subito la liberazione delle frequenze, da offrire in gentile omaggio alle organiche e allineate "Europa 7" e "Rete A", tanto per non fare nomi.

Del tutto trascurato è poi il settore rappresentato dalle emittenti radiotelevisive locali. Ai 10 milioni di aumento del finanziamento della legge n. 448 del 1998 previsto dalla legge finanziaria non si sono però accompagnate quelle ben più importanti norme di snellimento delle procedure che Alleanza Nazionale aveva chiesto per consentire l'erogazione effettiva dei pagamenti dei contributi alle emittenti. Per l'incapacità del Ministero a fornire nei tempi pareri e direttive applicative, le emittenti non hanno ancora ricevuto un solo euro delle somme di loro spettanza per l'anno 2006; un ritardo record, inammissibile e fortemente penalizzante per le imprese, le cui responsabilità sono da attribuire in toto ad una gestione a dir poco approssimativa del Ministero.

Alle carenze e alle dimenticanze più o meno volute si accompagnano poi una serie di norme demagogiche e anticostituzionali, che incidono sulla libertà di iniziativa e di investimento delle imprese, a beneficio di quella parte della cinematografia nazionale che, refrattaria alla logica del mercato e della concorrenza, vuole non solo la facile assistenza diretta dallo Stato, ma anche quella indiretta, attraverso l'imposizione di pesanti obblighi da far gravare sulle imprese televisive, considerate come vere e proprie galline dalle uova d'oro cui attingere a piacimento.

Le norme che prevedono un rafforzamento degli obblighi di investimento e di programmazione delle imprese televisive nelle opere di produzione europea e italiana, previste dall'articolo 40, oltre che estranee alla materia, sono il frutto della mentalità dirigistica tipica di questo Governo. Accanto a produzioni di indubbio valore qualitativo e di mercato, purtroppo nella cinematografia italiana vi è anche una forte componente di soggetti che non riesce a liberarsi dalla logica dell'assistenzialismo. Non è certo con il vincolo di programmare in percentuale obbligata i film italiani in prime time che si aiutano i cittadini e il cinema. Se meritevoli, tali produzioni andranno comunque negli orari di buon ascolto; altrimenti no. La portata di tali disposizioni andrebbe pertanto rivista per attenuarne, anche a livello operativo, gli onerosi impegni gravanti sulle emittenti in una logica di ragionevolezza. Le proposte di Alleanza Nazionale vanno in questo senso, ma la maggioranza e il Governo sembrano ostili.

L'imposizione di ulteriori misure stringenti e coercitive nei confronti delle imprese televisive le costringerebbe ad atteggiamenti oltremodo difensivi e di fatto ostativi verso un prodotto come l'opera cinematografica.

Va inoltre considerato che la discriminante in favore delle opere cinematografiche concepite nella logica della sola distribuzione in sala è fuorviante. Tutta la produzione audiovisiva infatti, al di là del suo utilizzo iniziale e finale, vede come protagonisti gli stessi soggetti (autori, sceneggiatori, attori e produttori) e non si comprendono le ragioni per cui il prodotto non concepito originariamente per la sala non debba avere la stessa dignità dell'opera cinematografica propriamente detta. Tra l'altro, esistono e potranno esistere film diffusi sia nelle sale che in televisione. Ai fini dell'obbligo di investimento e di programmazione non può quindi essere considerata come discriminante la sola uscita nelle sale.

La RAI è ovviamente colpita da questa legge finanziaria; peraltro, all'ultimo momento, con un emendamento approvato in Commissione, è stato fissato un tetto di 274.000 euro ai compensi per i dipendenti e i consulenti. Contro tale norma c'è stata una levata di scudi del direttore generale, Claudio Cappon, in un'intervista su «la Repubblica». In ogni caso se la RAI ritiene di doversi considerare un'azienda commerciale come le altre, quindi di liberalizzare i compensi per i propri consulenti, dovrebbe anche pensare di rinunciare al canone.

Concludo il mio intervento, affermando che nulla è previsto all'interno di questa finanziaria per combattere il fenomeno dell'evasione del canone.

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Emprin Gilardini. Ne ha facoltà.

 

EMPRIN GILARDINI (RC-SE). Signor Presidente, con il suo consenso, rinuncerei all'intervento orale, consegnando il testo in forma scritta.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

È iscritto a parlare il senatore Santini. Ne ha facoltà.

 

SANTINI (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, per brevità concentrerò il mio intervento su un solo tema, sul quale del resto non è la prima volta che mi intrattengo: la montagna. Lo faccio volentieri, in quanto abbiamo l'occasione, non frequente, di avere come ascoltatrice direttamente la responsabile della delega per la montagna, la ministra Lanzillotta.

Debbo dire, Ministro, come uomo che s'interessa di montagna da molto tempo, prima al Parlamento europeo e ora al Parlamento italiano, che sono profondamente deluso per il disinteresse o - diciamolo in termini più eleganti - la scarsa attenzione che questo Governo in un anno e mezzo di attività ha destinato a tutte le risorse e tutte le attività che riguardavano la montagna. Tale disinteresse si è poi concretizzato anche in questa finanziaria in alcuni interventi a dir poco inopportuni, come anche alcuni colleghi della maggioranza hanno osservato.

Ciò è ancora più strano e amareggia in misura maggiore in quanto perfino l'Unione Europea, che si era distinta in passato per una totale indifferenza verso la specificità della montagna, sta tornando sui suoi passi. L'Unione Europea ha approvato nel 1998 una risoluzione globale sulla montagna, nel 2001 un'altra risoluzione sull'agricoltura di montagna e, con intervalli sempre più frequenti, torna ad interessarsi di questa specificità; anche perché tra i 10 nuovi Paesi, 12 con i Paesi entrati dal 2004 al 2007, molti hanno caratteristiche di montagna.

Non si doveva però aspettare questo evento, in quanto già l'Europa aveva una forte presenza di zone di aree di montagna; il 35 per cento del territorio europeo è considerato di montagna e vi abitano milioni di persone e di cittadini, pari al 10,5 per cento del totale.

Va detto che l'Europa ha fatto una cosa importante inserendo la specificità della montagna prima nella Carta costituzionale accanto a quella delle isole ed ora anche nel trattato di riforma della Costituzione da tutti sognata (è una copia sbiadita). In ogni caso, conserva la segnalazione della montagna tra i territori degni di una legislazione particolare; riconosce la specificità e poi ogni Paese membro fa la sua parte.

L'Italia, fra i Paesi di montagna, sicuramente non ha nulla da invidiare a nessuno, visto che il 54 per cento del suo territorio è considerato di montagna; vi abitano ben 12 milioni di cittadini, pari al 18 per cento del totale nazionale; produce, la montagna, il 16 per cento del prodotto interno lordo nazionale; in montagna sono allocate, signora Ministro, il 20 per cento delle aziende agricole italiane, il 35 per cento delle aziende artigiane, il 29 per cento delle aziende industriali, il 66 per cento delle imprese di servizi e naturalmente c'è il turismo che la fa da padrone, con l'11,8 per cento del fatturato turistico nazionale, grazie a 35 milioni di presenze annue di turisti.

La montagna, quindi, non è quell'area depressa che tende la mano che molti vogliono dipingere. La montagna è un sistema sociale ed economico completo e complesso, capace di essere autosufficiente. Ha bisogno di una sola cosa: ha bisogno di qualcuno - e il Governo è titolato a farlo - attraverso le Regioni che crei la famosa rete di connessione, di collegamento tra tutti i settori che si occupano di montagna.

Ecco quindi che non siamo qui a pietire - l'hanno detto anche colleghi della maggioranza - nulla in più di quello che spetta ad altri territori, ma certamente un riconoscimento esplicito, chiaro della specificità della montagna. Purtroppo questa finanziaria non testimonia, non documenta questa intenzione.

Partire adesso dall'articolo 13, che riguarda la riforma, così definita, delle Comunità montane, è fin troppo facile. Che in questo campo vi fosse bisogno di interventi di riordino, di ridimensionamento siamo tutti d'accordo. Ma partire con una riforma inserita in una finanziaria è come prevedere la riparazione di un rubinetto nel complesso di ristrutturazione di un grattacielo. Chiaramente sfugge e non potrà essere mai una riforma oculata e precisa.

Noi siamo ancora favorevoli, se è possibile recuperare un emendamento ad hoc, signor relatore, allo stralcio totale dell'articolo 13 e non per dare un segnale di critica verso il Governo, anche se dal mio punto di vista tutte le critiche sono plausibili, ma per consegnare questa delicata e complessa materia ad un disegno di legge organico - disegno di legge che è stato già depositato in Senato di cui il primo firmatario è il senatore Perrin, ora presente in Aula, e chi vi parla è il secondo firmatario, ma con noi vi sono una cinquantina di senatori di tutti gli schieramenti - in modo che in esso la materia della montagna e anche delle Comunità montane potranno essere trattate in maniera più chiara, esplicita e più completa.

Inoltre, molti hanno già osservato che la finanziaria è una legge di carattere amministrativo, che non può inserire elementi e contenuti di carattere ordinamentale. Quindi, si corre anche il pericolo che, subito dopo l'approvazione della finanziaria, con queste proposte le Regioni - l'hanno già preannunciato in maniera esplicita - intervengano con ricorsi alla Corte costituzionale. Perché allora andare incontro ad un episodio così sgradevole con una iniziativa legislativa che scontenta alla fine tutti? Perfino il Servizio di bilancio del Senato ha osservato che taluni passaggi, soprattutto quelli amministrativi, abbisognano di norme apposite approvate dalle Regioni.

La morale, signora Ministro, è che dobbiamo lasciar perdere in questa finanziaria il tema montagna e Comunità montane, per consegnarlo o alla legge sulla montagna o ad una occasione ulteriore, come la legge già depositata e incardinata sulla riforma dei piccoli Comuni, insomma in un contesto nel quale con maggiore competenza e serenità si possono affrontare detti problemi.

E poi eliminiamo tutto quello che non è montagna, quello che rappresenta oggi una aneddotica fin troppo noiosa tanto viene sfruttata, come i Comuni di Sperlonga, Porto Santo Stefano, l'isola d'Elba, Palagiano. È vero: tagliamo i Comuni costieri, non sono più di montagna. Ma non possiamo - come si usa dire in questi casi con una allegoria fin troppo abusata - buttare il bambino con l'acqua sporca: via tutte le Comunità montane, così siamo sicuri di colpire anche quelle che non meritano tale etichetta.

C'è poi l'aspetto finanziario, signora Ministro, che non trova d'accordo il Governo e l'UNCEM, un organismo che - ci perdoni - per noi è ancora un punto di riferimento molto importante e attendibile. Noi viviamo in montagna e siamo abituati a ragionare con questo organismo sovracomunale, reputandolo un riferimento serio.

È vero che, come tutti gli organismi, l'UNCEM può essere perfezionato e criticato; però, i 66,8 milioni di euro annunciati come risparmio dell'eliminazione delle Comunità montane secondo l'UNCEM non sono reali. In realtà, i miliardi di euro di economia sono solo 34. Ma allora, come si reperiscono i soldi mancanti?

In questo caso, poi, esiste una qualità del risparmio. Secondo il Governo, 56 di questi miliardi sarebbero costituiti da costi politici. Quindi, l'eliminazione delle Comunità montane consisterebbe nell'eliminazione di consiglieri, misura che non può essere considerata un risparmio. Infatti, chi oggi è consigliere di Comunità montane è automaticamente già consigliere comunale; quindi, l'indennità percepita come consigliere comunale esclude quella della Comunità montana. Questa è la grande differenza di filosofia tra Governo e UNCEM e anche tra noi.

Per quanto riguarda l'abolizione di queste Comunità montane, 7.500 dipendenti rimarrebbero così disoccupati. Dove li collocheremo? Ma la risposta è già prevista ed automatica: essi saranno inseriti nei Comuni e negli altri enti territoriali della montagna. Allora, dobbiamo chiederci se vi è posto per tutti e se questa sia veramente un'iniziativa congrua.

Infine, signora Ministra, visto che riguardo agli emendamenti in Commissione bilancio non siamo stati fortunati, io la invito a prendere in considerazione almeno un ordine del giorno, diventato perfino troppo tiepido rispetto alla stesura originaria. Esso segnala ancora una volta, con accenti critici ma anche accorati, alcuni correttivi che potete ancora apportare in questa finanziaria per non avallare le mie crude dichiarazioni di un vostro disinteresse totale verso la montagna.

Signor Presidente, la prima proposta è di aumentare la dotazione del Fondo nazionale della montagna, decisamente esigua, soprattutto per quanto riguarda gli anni futuri. La seconda proposta è di rifinanziare l'IMONT, o l'EIM che dir si voglia, chiamatelo pure come volete. Signora Ministra, questo è l'unico ente di ricerca occupatosi negli ultimi anni di montagna. Anch'esso è perfettibile e da riformare, ma cancellarlo tout court non è certo un modo per avallare la vostra affermazione di voler valorizzare la ricerca, tanto più che questa è una ricerca mirata sulle problematiche della montagna.

Perché, poi, al CAI (Club Alpino Italiano), nel quale la montagna ampiamente si riconosce, sono stati tolti finanziamenti al punto di ridurre lo stanziamento da 220.000 a 60.000 ridicoli euro, con i quali, francamente, il CAI non può fare nulla?

L'ultima proposta è di inserire l'articolo 13 sulle Comunità montane, vista l'impossibilità di percorrere la strada dello stralcio, in una legge davvero organica. Ci pensi, signora Ministra, perché siamo ancora in tempo per lavorare insieme. Magari, la prossima volta, anche il sottoscritto non avrà più tante critiche da presentare. (Applausi dei senatori Sterpa e Perrin).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Alfonzi. Ne ha facoltà.

 

ALFONZI (RC-SE). Signor Presidente, questa è una documentazione che leggerò brevemente e che chiedo sia allegata al mio intervento. È stata distribuita alla manifestazione dei metalmeccanici di Torino la settimana scorsa. Sono fotocopie di buste paga, dalle quali emerge che: un operaio di quarto livello con cinque scatti di anzianità guadagna al netto 1.011 euro; un operaio di terzo livello turnista, sul primo e secondo turno, guadagna 1.086 euro; ancora, un operaio di terzo livello con due scatti di anzianità guadagna 1.012 euro.

A mio avviso, è una realtà dalla quale partire. È indiscutibilmente lampante che queste sono le problematiche da affrontare, così come vengono mostrate dalle buste paga che ho avuto la possibilità di portare. La finanziaria risponde all'operaio e all'operaia, portatori di queste buste paga?

Nella finanziaria il Governo ha trovato le risorse per modificare, intervenire sulle condizioni di vita di questi cittadini del nostro Paese (a me pare che ciò sia avvenuto però in maniera molto blanda, timida e frammentaria) e mi sembra che questo sia quanto chi ha votato questo Governo si aspetta non in forma passiva, ma attivamente, lottando quotidianamente nelle condizioni in cui si trova. Credo che questo debba essere l'asse della politica di questo Governo di qui in avanti.

Pur tuttavia, nella finanziaria ci sono alcuni segnali blandi, frammentari, ma importanti, perché sembrano andare nella direzione di un ascolto, di una risposta a chi produce la ricchezza del Paese, a chi produce la stabilità del Paese, ma non si vede riconosciuto alcunché.

In questa finanziaria è mancata la tassazione della rendita ai livelli europei: con questa avremmo potuta finanziarie la riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro più bassi. Tuttavia, nella finanziaria abbiamo potuto vedere, pur non in forma strutturale (bisognerà quindi lavorare perché così avvenga), la restituzione agli incapienti; è una restituzione dovuta nella misura in cui altrimenti lo Stato, attraverso la fiscalità, non sarebbe stato in grado di ridare loro quello che per loro condizione non possono ottenere, ma non ha nemmeno restituito il fiscal drag, cioè un prelievo ulteriore, forzoso, sul reddito delle persone a lavoro dipendente. Purtroppo - ne discuteremo più avanti - non ci sono provvedimenti seri sugli ammortizzatori sociali e sulla flessibilità del lavoro.

Mi pare che questi siano gli elementi di maggiore insicurezza da cui nascono altre insicurezze che vive il nostro Paese. Mi sembra che su questo sia indispensabile un intervento che renda più salda la presenza di questo Governo.

Nella finanziaria purtroppo viene dimenticata - di questo mi dolgo, perché abbiamo lavorato (io in prima persona, ma non solo) insieme, con tutte le senatrici dell'Unione, per produrre un emendamento - la condizione specifica della lavoratrice donna. Conosciamo (emerge in tutti i convegni e le interviste, lo dice e lo afferma questo nostro Governo) la condizione delle donne che lavorano, in una situazione di estrema difficoltà per l'ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro, che sopportano l'enorme differenziale retributivo esistente e che affrontano difficoltà anche rispetto (si tratta di un aspetto che non dovrebbe riguardare solo le donne, ma l'uomo e la donna genitori) alla conciliazione dei tempi. (Richiami del Presidente). Mi appresto a concludere.

Ebbene, un emendamento firmato da tutte le senatrici dell'Unione non ha trovato ascolto; proponevamo una copertura che riteniamo importante venga discussa, per la quale l'INPS, che ha un fondo per la maternità, lo usi esattamente per conciliare i tempi di vita e di lavoro. Non posso quindi che dolermi e chiedere che venga accolto perlomeno l'ordine del giorno che presenteremo sui congedi parentali, sperando così che sia alla Camera, sia nel futuro, questo Governo riesca a lavorare concretamente per migliorare anche la condizione delle lavoratrici. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza ad allegare la documentazione da lei indicata.

È iscritto a parlare il senatore Grillo. Ne ha facoltà.

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, l'altra sera ho ascoltato con attenzione la breve intervista rilasciata dal ministro Padoa-Schioppa al TG1 delle ore 20 e ho memorizzato una affermazione che egli ha fatto quando, riferendosi al Governo della passata legislatura, ha detto: «Il centro-destra, nei cinque anni che ha governato, ha scassato i conti pubblici». Signor Presidente, intendo utilizzare i pochi minuti a disposizione per dimostrare in primo luogo l'infondatezza di questa affermazione e in secondo luogo l'incoerenza del ministro Padoa-Schioppa, che a parole si sforza di apparire un rigorista, mentre nei fatti (contribuendo, come ha contribuito, alle scelte compiute in questi 17 mesi di Governo Prodi) ha avallato una politica dissennata, che ha determinato - ripeto, nei fatti - un aumento della spesa pubblica e della pressione fiscale ed un peggioramento del deficit. Andiamo con ordine, signor Ministro.

Appena insediato, il Governo Prodi si è molto speso nel denunciare una condizione di sfascio nei conti pubblici, arrivando a fare del vero e proprio allarmismo. Il massimo della denuncia si è avuto quando il ministro Padoa-Schioppa, nel giugno 2006, ha dichiarato: «Nella finanza pubblica siamo arrivati all'emergenza del 1992», un'affermazione grave e infondata, clamorosamente smentita dai fatti. Mi spiace non sia in Aula il signor Ministro, cui avrei puntualmente detto che i fatti, come lui ha sostenuto a conclusione della presentazione della finanziaria, sono ostinati e la loro forza è irresistibile; e, invero, i fatti hanno smentito le sue improvvide dichiarazioni.

I conti pubblici ereditati dal Governo Berlusconi non si presentavano come li aveva descritti il Ministro dell'economia, tant'è che le entrate nel 2006 sono state maggiori del 21 per cento delle vostre previsioni, tali da non giustificare una manovra correttiva come quella varata dal Governo Prodi nel 2006.

Più precisamente è accaduto quanto segue: a maggio 2006 il Governo ha denunciato una situazione di sfascio nei conti pubblici; a giugno 2006 il Governo ha approvato il DPEF in cui ha indicato la necessità di una manovra correttiva di 35 miliardi attraverso tagli alle spese strutturali nei settori strategici (il ministro Padoa-Schioppa ha detto: punteremo a tagliare la sanità, le pensioni, il pubblico impiego, la finanza degli enti locali); a fine settembre 2006 il Governo invece ha presentato una finanziaria di 33,4 miliardi di euro, senza tagli alle spese ma con tanti nuovi balzelli, una manovra tutta imperniata sull'aumento della pressione fiscale; a fine ottobre 2006 l'ufficio preposto dal Governo a monitorare l'andamento dei conti pubblici, l'ISTAT (non, quindi, l'ufficio di propaganda di Forza Italia), ha certificato che il deficit era pressoché allineato ai parametri concordati in Europa: eravamo al 2,9 per cento, avremmo dovuto essere al 2,8 per cento. È ormai chiaro a tutti, quindi, che la stima del disavanzo 2006 e quella del tendenziale 2007 è stata fortemente inficiata da una sottovalutazione delle entrate.

Signor Presidente, si è trattato di un errore tecnico o di una speculazione politica? Probabilmente è piaciuto a molti cavalcare l'idea che i conti fossero allo sfascio quando così non era. È però indiscutibile che il disavanzo aggregato della pubblica amministrazione del 2006, in base ai dati ISTAT, è ammontato al 2,5 per cento del PIL e non al 4,1-4,6 per cento ipotizzato nel giugno 2006 dalla commissione nominata dal Governo Prodi.

Sottolineo questo dato perché anche stamattina esponenti qualificati dei DS e della Margherita hanno ringraziato più volte il Governo per aver ridotto significativamente il deficit dal 4,6 per cento: ma guardate che quel livello del 4,6 per cento non c'è mai stato! È stata un'invenzione di alcuni e dei giornali che l'hanno enfatizzata. L'ISTAT ha certificato che lo scorso hanno il rapporto deficit-PIL si è chiuso al 2,5 per cento. Certo, la stima del 4,6 per cento che avete cavalcato vi è servita a varare la manovra pesantissima nell'ottobre 2006. E, sulla base dell'errore compiuto nel 2006, avete importato questa manovra esagerata per il 2007.

Nel corso del 2007, poi, la sottovalutazione delle entrate è diventata talmente evidente che siete stati costretti a rivedere la stima delle entrate di 18,3 miliardi di euro, il cosiddetto tesoretto. Di questo importo, disattendendo purtroppo quanto scritto nella finanziaria dell'anno precedente, grazie anche all'impegno del presidente della Commissione bilancio Morando, anziché destinare le intere maggiori risorse alla riduzione del debito, ne avete finalizzate 13,7 per alimentare la spesa pubblica.

Nonostante tutto questo, la rilevante manovra di aumento delle entrate non ha sortito progressi significativi, tant'é che il disavanzo dal 2,5 per cento del PIL del 2006 scenderà al 2,4 per cento del PIL nel 2007. Tuttavia - mi pare che pochi l'abbiano evidenziato finora - la manovra ha prodotto un forte rallentamento dell'economia reale, certamente più accentuato di quanto si sforza di rappresentare l'ISTAT con i suoi dati ufficiali.

Perché il Governo ha varato una manovra così pesante, giocata tutta sull'aumento della pressione fiscale; una manovra di cui non c'era bisogno perché i conti pubblici non erano allo sfascio come più volte avete affermato?

La risposta di Prodi e del Ministro dell'economia è sempre stata: "per fare risanamento e sviluppo". Mi chiedo: è possibile risanare la finanza pubblica e gettare le basi per uno sviluppo aumentando consistentemente le tasse? Certamente no. Non vi è nessun economista di rango che possa proporre una simile ricetta. Purtroppo questa, signor Presidente, è l'impostazione che da sempre la sinistra cavalca, un'impostazione seguita anche da questo Governo, che ci porterà a commettere gli stessi errori commessi all'inizio degli anni '90 allorché si tentò di riequilibrare i conti pubblici con un forte inasprimento della pressione fiscale: e il risultato fu - ricordiamoci il 1993 - di produrre deflazione, disoccupazione e ritardare l'ammodernamento dell'apparato produttivo del nostro Paese.

Il Governo Prodi sta facendo questo, anzi peggio, perché, avendo sbagliato nel 2006, ha ribaltato l'errore facendo una manovra esagerata a fine dello stesso 2006; nel 2007 ha utilizzato il "tesoretto" per aumentare la spesa pubblica, consentendo alle varie consorterie di trovare alimento.

Così, dopo un anno e mezzo di questa politica (che il ministro Padoa-Schioppa fa passare con vanto quale politica rigorista, ma nella quale noi di rigore non ci vediamo nulla), il risultato a consuntivo fino ad ora è stato il seguente: il disavanzo dei conti pubblici non è diminuito; la spesa pubblica è aumentata; la pressione fiscale, di conseguenza, è aumentata; il ciclo economico, che nel 2006 dava segni di ripresa, è rallentato al punto che oggi alcuni economisti avveduti cominciano a parlare di inizio di recessione.

È propaganda tutto questo, signor Presidente? Non credo. Basta leggere con attenzione quanto contenuto nella tabella 3 a pagina 6 della Nota di aggiornamento al DPEF relativo alla manovra finanziaria che voi avete consegnato all'attenzione di questo Parlamento. Si legge, infatti, dalla vostra tabella, che dopo l'approvazione di questa manovra finanziaria, l'indebitamento peggiorerà, passando dall'1,8 per cento al 2,2 per cento; che la pressione fiscale si attesterà a oltre il 43 per cento; che la spesa corrente primaria aumenterà, superando il 40 per cento.

E ancora, non credo, signor Presidente, signori del Governo, che sia privo di significato il fatto che il 2 novembre scorso l'ufficio stampa del Ministero dell'economia ha dovuto ammettere che l'indebitamento, quindi il fabbisogno statale, ad ottobre è cresciuto di 7,3miliardi di euro, superando, signor Presidente, di 3,2 miliardi quello del mese di ottobre. Quindi le cose non vanno proprio per nulla bene.

Per questi motivi contestiamo questa finanziaria, che non è, come dice il Ministro dell'economia, una finanziaria leggera, bensì una finanziaria falsa e preelettorale. Una finanziaria falsa perché non è in equilibrio, in quanto presenta 6,4 miliardi di entrate certe e 10,9 di spese certe, giacché non possiamo considerare entrate certe i tagli ai residui passivi o ai consumi intermedi.

Per tali ragioni, credo che questa finanziaria forse salverà il Governo per "l'abilità" del presidente Prodi di tenere assieme questa maggioranza così divisa e composita, ma non salverà il nostro Paese. In questo senso siamo confortati dall'opinione della Banca d'Italia, dell'Unione Europea, del Fondo monetario internazionale e della Corte dei conti: tutti quanti all'unisono hanno detto che si tratta di una finanziaria rinunciataria e deludente, di una finanziaria negativa, che non affronta i problemi reali del nostro Paese e non si attiva nel senso di rimettere in moto un apparato produttivo facendolo diventare competitivo.

Tutto ciò non viene realizzato con questa finanziaria ed è per questo che continuiamo a criticarla, immaginando di essere in perfetta sintonia con quella parte viva del Paese che produce, che fatica, che si ingegna e che ha sempre meno fiducia nell'operato di questo Governo e di questa maggioranza. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Santini).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Paravia. Ne ha facoltà.

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 11,45)

 

PARAVIA (AN). Signor Presidente, non so se usufruirò di tutto il tempo a mia disposizione, anche perché questo dibattito ha qualcosa di surreale: in un'Aula praticamente deserta, che io considero sempre più, da neosenatore, pregna di retorica, ipocrisia e demagogia, si parla di un confronto sul disegno di legge finanziaria.

Quindi, i senatori vengono a dire la loro nel momento più significativo perché oltre al lavoro in Commissione, compiuto soltanto da alcuni (mi riferisco a quello effettuato in Commissione bilancio), dovrebbe svolgersi in Aula un ampio confronto, e non soltanto con il Governo: anche i componenti dell'Aula, infatti, sia della maggioranza che dell'opposizione, intervenendo nel dibattito, hanno la possibilità di soffermarsi su alcuni aspetti del disegno di legge finanziaria, che peraltro è quello più significativo che il Parlamento approva ogni anno. Ribadisco, pertanto, che mi sembra un dibattito un po' surreale. Per carità di patria ed anche per decenza, non riferisco ai telespettatori di Sky e di Radio Radicale, che trasmettono in diretta le sedute, il numero dei senatori presenti.

Veniamo a questo tentativo di confronto con il Governo. Come senatore dell'opposizione mi rivolgo al sottosegretario Sartor, innanzi tutto trasmettendogli solidarietà perché è presente dall'inizio della discussione e quindi compie una immane fatica a seguire tanti interventi; spero che egli avrà la possibilità di ascoltare con attenzione anche il mio.

Mi soffermerò soltanto su un aspetto del disegno di legge finanziaria in esame, cioè su quella che definisco l'«oppressione fiscale» e non la «pressione fiscale», vigente nel nostro Paese. Poiché già altri hanno parlato di quella relativa alle persone fisiche, ai lavoratori, ai dipendenti delle aziende, da imprenditore permettetemi di soffermarmi sul problema dell'imposizione fiscale alle imprese.

Innanzitutto, rilevo la differenza esistente tra l'Italia e gli altri Paesi dell'Occidente. Infatti, negli altri Paesi le aliquote fiscali si applicano al cosiddetto bilancio civilistico; invece in Italia le aliquote fiscali si applicano su una base imponibile che non ha se non un riferimento di massima all'utile civilistico, perché di fatto segue una serie di indicazioni, peraltro modificate nel corso dei decenni generalmente sempre in modo più punitivo.

Mi riferisco al Governo attuale, ma evidentemente anche a quelli precedenti perché proprio il sistema di calcolo delle imposte è complicato per tutti. Per i cittadini esistono, infatti, i CAAF. Gli americani, i francesi e i tedeschi fanno da soli le proprie dichiarazioni dei redditi. In Italia, invece, per le imprese abbiamo bisogno, non soltanto di buoni ragionieri, ma di ottimi commercialisti e dei tanti consulenti tributari perché il regime di calcolo delle imposte, sia per l'IRES che per l'IRAP, è abbastanza complicato.

Mi divertirei a porre ai presenti meno abituati a leggere i bilanci una domanda circa l'imposta IRAP: essi risponderebbero che nella quasi totalità dei casi l'imposta IRAP, che questo Governo ci vuol far benevolmente credere venga ridotta - se non erro - dal 4,25 al 3,90 per cento, cioè dello 0,35 per cento, è inferiore all'IRES. In questo modo, però, dimostrerebbero la loro totale ignoranza perché per la stragrande maggioranza delle imprese italiane quel 4,25 per cento attuale è di gran lunga superiore all'imposta dell'IRES, che è pari al 33 per cento.

Con questo dato chiarisco, quindi, il sistema complesso di imposizione fiscale e quello ancora più degenerato nel corso dei tanti anni del calcolo di tali imposte. Per molte imprese, soprattutto per quelle ad alto tasso occupazionale, l'IRAP rappresenta una mannaia.

Al sottosegretario Sartor fornisco un dato che proviene da un'associazione o, meglio, da un centro di ricerca che fa capo ad un'associazione certamente in linea con il Governo attuale. Mi riferisco all'associazione delle piccole imprese che nell'Emilia-Romagna ha condotto un'indagine dalla quale è emerso che l'8 per cento delle aziende esaminate, pur presentando bilanci con un utile civilistico rilevante, a seguito dell'imposizione fiscale dichiarano perdite di bilancio.

Questo è un argomento caro anche alla senatrice rappresentante degli altoatesini, ma non la vedo in Aula. Spero si informerà su queste cose. Consentitemi una divagazione. Credo che questa discussione sia alquanto surreale ed è bene che i cittadini italiani, che dovessero essere un po' masochisti e seguire Sky e Radio Radicale, sappiano che la vera discussione su questa finanziaria e il confronto con il Governo non avviene nel dibattito in Aula. Questo è un Governo sottoposto a un regime di estorsione continua da parte di molti senatori della maggioranza che in questo momento stanno trattando con Padoa-Schioppa queste loro estorsioni per ottenere quello che poi garantirà il voto favorevole al provvedimento.

È drammatica questa considerazione, ma è vera perché abbiamo già visto, perfino in Aula, i tentativi di qualche senatore eletto all'estero di ricattare il Governo, così come fanno alcuni altri senatori dissenzienti. Questo non è un Paese civile perché le discussioni dovrebbero avvenire nelle Aule parlamentari e non certo nei corridoi qui intorno o negli studi del Ministero o di palazzo Chigi.

Ritorniamo, allora, al discorso delle imposte. Noi abbiamo presentato tre emendamenti: uno relativo all'IRES, uno all'IRAP e uno agli oneri finanziari. Diciamo un'altra cosa: in queste procedure macchinose di elaborazione dei dati ai fini del calcolo delle imposte, questi due, a mio avviso, criminali dell'economia - mi riferisco a Prodi e Padoa-Schioppa che non sono economisti, ma criminali dell'economia per le piccole e medie imprese - hanno introdotto delle novità, dimenticando che la piccola e media industria italiana, che è l'ossatura industriale del Paese, è indebitata con il sistema bancario. Ebbene, si sono inventati, tra le altre cose, la possibilità di scaricare gli interessi bancari solo parzialmente: il 30 per cento rispetto al margine operativo lordo (MOL). La differenza solo in linea puramente teorica sarebbe scaricabile negli esercizi successivi. Sottosegretario Sartor, un'azienda indebitata con le banche, infatti, l'anno successivo ha un peso degli interessi, visti anche i mercati finanziari, pressoché identico se non peggiorativo.

Questi meccanismi che vi inventate servono unicamente a fregare le imprese; siate un po' onesti e cercate un attimo di rivederli perché voi state facendo correre un rischio al sistema industriale italiano. Ci sono alcuni che stanno stimando in circa un milione le piccole e medie imprese che, se venisse approvata questa famigerata finanziaria 2008, chiuderanno i battenti.

Siete irresponsabili, se non vi ponete con urgenza questo problema perché poi sapete benissimo - sottosegretario Sartor, controlli al suo Ministero - che tutte le pubbliche amministrazioni sono in ritardo con i pagamenti, non rispettano i capitolati di appalto. Lo Stato, pertanto, è inadempiente, le Regioni sono inadempienti, i Comuni sono inadempienti, le amministrazioni provinciali sono inadempienti. Di conseguenza, per la mancanza di liquidità anche tanta impresa italiana è inadempiente con l'altra impresa. Ritroviamo, dunque, condizioni di crisi di tantissime aziende che, con questo meccanismo di calcolo delle imposte, dichiareranno tutte - almeno questo milione stimato - perdite di esercizio, dopo aver chiuso l'utile civilistico con un risultato estremamente positivo.

E allora ponetevi questi problemi e poneteveli adesso che fate ancora in tempo: con gli emendamenti e con la questione di fiducia che all'ultimo momento il Governo si riserva sempre di porre avete la possibilità di farlo. O altrimenti, pensateci bene e alla Camera, quando sarà discusso nuovamente il disegno di legge finanziaria (già si dice infatti che in quella sede il provvedimento verrà modificato e ritornerà sotto Natale o forse dopo per il voto finale di questa Camera cosiddetta alta), ponetevi questo problema, sia per l'IRES che per l'IRAP.

Gli emendamenti a cui ho fatto riferimento, che sono stati respinti in Commissione, erano finalizzati a mettere un sistema di controllo al calcolo di queste imposte. Visto che riducete l'IRES dal 33 al 27,5 per cento, l'emendamento proposto poggia sul seguente ragionamento: con tutte le modifiche che farete alla base imponibile, fate in maniera tale che quando l'impresa ha un carico di imposta IRES superiore al 33 per cento (cioè quella attualmente vigente) si fermi lì il calcolo delle imposte. La vostra riduzione al 27,5 per cento deve essere reale e concreta; non dovete falsare i numeri, non dovete cambiare le regole per cui, un po' come per la riduzione dell'ICI, poi si rivedono le tabelle degli estimi catastali e la gente paga più ICI di prima.

Gli italiani non sono stupidi, voi potete resistere in quest'Aula ancora per tutto il tempo in cui riuscirete, con le estorsioni che subite dagli stessi senatori della maggioranza, a mantenere in pugno la situazione. Non vedo in Aula i senatori a vita, così come non vedo la stragrande parte dei senatori, sia di maggioranza che di opposizione. Ci saranno al momento del voto perché è al momento della trattazione degli emendamenti che scattano i ricatti e che il Governo, visto che è presieduto da una persona di sesso maschile, cala i pantaloni.

Voglio leggerle, sottosegretario Sartor, una lettera che è stata scritta da un imprenditore a Prodi e che credo sia in possesso di tutti i colleghi, avendola io trovata nella posta: «Egregio signor Presidente, ho letto con grande attenzione la proposta del Governo riguardante l'abbassamento dell'IRES dal 33 per cento al 27,50 per cento. Come è emerso dalla analisi compiuta dai nostri uffici economici, si tratta di un provvedimento che parte da un presupposto generalizzato - e dunque, sbagliato - che avrà come conseguenza l'ulteriore divaricazione tra Nord e Sud, tra economie forti e economie in fase di ripresa.

Il presupposto sbagliato di un provvedimento che alla lunga si dimostrerà iniquo è che la capitalizzazione delle imprese (e quindi la loro solidità) sia omogenea su tutto il territorio nazionale.

Con ogni evidenza, si tratta di una filosofia, di un'astrazione, di un'immaginazione, assai lontana dalle condizioni del Paese reale.

La situazione vera delle imprese del Mezzogiorno è di una faticosa ripresa - quando ancora non sia un'estenuata stagnazione - fondata sull'indebitamento, su condizioni finanziarie difficilissime, su una relazione con il credito, e sopratutto con il credito bancario, che lascia le nostre aziende ai limiti della sopravvivenza.

Tutto ciò viene disatteso da un provvedimento fondato sul principio della penalizzazione delle imprese indebitate. Ci si chiede come sia possibile che il Ministero dell'economia e delle finanze abbia formulato un'ipotesi di lavoro così distante dalla situazione reale.

Questo nuovo principio di tassazione non solo avrà come esito la chiusura del Sud che lavora, ma aumenterà in modo scandaloso la già ampia forbice che separa la produttività delle Regioni settentrionali da quella del Mezzogiorno». (Richiami del Presidente). Signor Presidente, sto concludendo, mi mancano poche righe. «Io credo, e ritengo che a questa mia presa di posizione si assoceranno le istituzioni e le associazioni di categoria delle Regioni meridionali, che sia necessaria una revisione immediata, complessiva e radicale dell'articolo 3 della legge finanziaria in corso di dibattito parlamentare.

Naturalmente, non mancherò di far sentire questo grido di allarme ovunque sia possibile dare un contributo concreto che vada dal Paese reale alle sedi istituzionali».

La lettera è firmata dall'onorevole Angelo Villani, presidente della Provincia di Salerno, noto esponente di questa novità della politica italiana che è il Partito democratico. Vergognatevi! (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gentile. Ne ha facoltà.

 

GENTILE (FI). Egregio Presidente, colleghi senatori, la legge finanziaria in discussione, così come impostata dal Governo, rappresenta un'autentica delusione per tutti i cittadini italiani, ma soprattutto e segnatamente per quelli meridionali per i lavoratori dipendenti, per le famiglie e per le imprese.

Non mi dilungherò molto nel mio intervento, ma ritengo decisamente necessario marcare alcuni aspetti la cui portata negativa è sotto gli occhi di tutti. Mi riferisco ai precari e alle misure contenute nella legge: c'è il rischio concreto di creare ulteriori sperequazioni per i lavoratori già svantaggiati. Infatti, la richiesta di aumentare, tramite l'innalzamento dell'aliquota contributiva, il costo del lavoro parasubordinato per scoraggiarne l'uso improprio, non è stata accompagnata, nella finanziaria, da criteri precisi per definire i compensi dei collaboratori. In questo modo l'aumento dell'aliquota verrà scaricato ancora una volta sui lavoratori parasubordinati diminuendo così il loro già esiguo compenso netto. Saranno purtroppo ancora una volta i lavoratori a pagare. Infatti, non c'è alcuna norma volta a stabilire che i compensi dei parasubordinati non siano inferiori a quelli previsti nei contratti collettivi nazionali per i dipendenti che fanno riferimento ad analoghe professionalità.

Per le partite IVA individuali, l'aumento sarà ancora più pesante, non essendoci alcun riequilibrio fra quanto pagato dal lavoratore e quanto dal datore di lavoro. Questi lavoratori, a differenza degli altri, dovranno pagarsi per intero i contributi. L'assenza di costi previdenziali a carico dei committenti è quindi un incentivo all'utilizzo improprio di lavoratori con partita IVA individuale.

L'aumento della contribuzione non è poi accompagnato da un incremento delle tutele e delle prestazioni sociali a favore dei collaboratori che, a causa delle loro condizioni lavorative, ne avrebbero tratto reale vantaggio. Rimangono pertanto insolute le questioni riguardanti la tutela della gravidanza a rischio per le collaboratrici e il riconoscimento della disoccupazione con requisiti ridotti a lavoratori che si caratterizzano per una forte discontinuità lavorativa.

Per ultimo, sono previsti tagli sulle collaborazioni della pubblica amministrazione, con l'inevitabile effetto di un licenziamento per migliaia di Co.co.co. del pubblico impiego.

Nel frattempo però altre critiche arrivano dall'interno del Paese, ma anche da ampi e significativi settori dello Stato.

La Corte dei conti critica la scelta del Governo nella manovra 2008 di «rinviare l'individuazione delle risorse necessarie per la definizione dei rinnovi contrattuali del biennio di competenza 2008-2009». Questa scelta, ha detto il presidente della Corte Tullio Lazzaro durante un'audizione sulla finanziaria nelle Commissioni bilancio congiunte di Camera e Senato, è «non priva di implicazioni negative rilevanti».

Anche per la magistratura contabile non tutto il "tesoretto" può essere dato per scontato. L'avvertimento arriva dalla Corte dei conti, secondo cui ben 3,6 miliardi sui complessivi 5,9 miliardi di extragettito stimati nella Nota di aggiornamento sono a rischio. È stato chiesto al Governo di spiegare se il maggiore incasso sia stato calcolato «tenendo conto dell'andamento di tutte le entrate correnti o dell'aggregato che comprende solo le entrate tributarie e i contributi sociali». Si tratta, ha affermato, di «un dubbio che va chiarito perché in base al monitoraggio condotto dalla Corte dei conti risulta un andamento fortemente negativo delle entrate erariali extratributarie» che nei primi nove mesi del 2007 hanno segnato un calo superiore al 23 per cento. I conti 2007 si potrebbero chiudere con un minor gettito di entrate extratributarie di 3,6 miliardi, con una conseguente riduzione del "tesoretto" stimato nella Nota di aggiornamento da 5,9 a 2,3 miliardi.

E non è finita qui! Anche il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nel corso di un'altra audizione in Senato ha posto l'accento su come il contenimento della spesa primaria sia il problema centrale della finanza pubblica italiana e su come non si sarebbe fatto abbastanza nella manovra 2008. Il giudizio è negativo sulla finanziaria perché non sfrutta il favorevole andamento delle entrate per accelerare la riduzione del debito: non restituisce cioè ai contribuenti una quota significativa degli aumenti di gettito. Per Draghi «i progressi nella riduzione degli squilibri di bilancio sono modesti» e con la destinazione del "tesoretto" non al ripiano del deficit si metterebbe a rischio l'obiettivo del pareggio di bilancio. Non c'è peraltro neanche un taglio consistente sulle tasse dei lavoratori e delle imprese. Non c'è un freno alla dinamica della spesa pubblica, negli ultimi anni cresciuta ad un tasso reale del 2-2,5 per cento. Pertanto, la manovra 2008 comporterà secondo Bankitalia «un aumento netto delle spese di quasi 4 miliardi rispetto al tendenziale» e queste dinamiche «sono difficilmente compatibili con gli obiettivi di medio termine delineati nell'aggiornamento del DPEF». Tra le tante cose non previste da questa finanziaria, c'è la mancata eliminazione del fiscal drag. Così che anche gli sconti sull'ICI e sugli affitti previsti in finanziaria, di cui il Governo è andato tanto fiero, rischiano di essere negativamente compensati dal drenaggio fiscale.

Vorrei solo brevemente intervenire sulla mia terra, sulla Calabria e sul Mezzogiorno. In questa parte del Paese il Governo ha preso tanti voti, la grande messe di voti non è stata utilizzata per risollevare le condizioni economiche del nostro Paese e di quella parte di territorio.

Per queste ragioni, oltre che per tante altre ferite alla parte più emarginata del Paese, alla parte tenuta fuori dal contesto economico e sociale di un avanzamento del progresso, ancora una volta voteremo contro questa finanziaria e chiederemo un voto anticipato per mandare a casa un Governo imbelle, sordo a tutte le aspettative delle popolazioni amministrate. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Camber. Ne ha facoltà.

 

CAMBER (FI). Signor Presidente, dei grandi temi affrontati dalla finanziaria si è già detto pressoché tutto. Mi limito soltanto a focalizzarne due, forse marginali, inerenti alla Regione Friuli-Venezia Giulia, strategica a vario titolo.

Il primo è la soppressione dei contingenti di benzina agevolata, sinora goduti nelle Province di Trieste e Gorizia e da 25 Comuni della Provincia di Udine. Nessuna attività del Governo al riguardo per difendere tale regime è stata attuata in sede europea e del pari nessuna attenzione è stata dedicata per soluzioni compensative in una situazione economica di questa Regione particolarmente delicata. Il tutto mentre la Repubblica di Slovenia sta entrando in Europa con una serie di ricadute, ovviamente non positive, per l'economia di questa Regione di confine.

La seconda tematica inerisce l'antico tema degli esuli istriani, rispetto al quale il Governo aveva istituito un tavolo presso la Presidenza del Consiglio con la prima riunione tenutasi addirittura il 20 febbraio tra il Governo e le associazioni degli esuli, dove si era promessa una attenzione particolare per risolvere finalmente, con una nuova legge, il problema degli indennizzi e correlate tabelle fornite ed esaminate da codesto tavolo. Non vi è traccia di questa nuova legge nella finanziaria.

Del pari una richiesta piccolissima che era stata garantita, cioè una interpretazione autentica per la rivalutazione degli assegni spettanti ai profughi, tema da affrontare con l'INPS, non solo non ha trovato soluzione positiva come era stato promesso, ma addirittura allo stato si è giunti ad una soluzione radicalmente opposta. Grazie, signor Presidente, mi sembrava doveroso focalizzare questi due temi marginali. (Applausi del senatore Scarpa Bonazza Buora. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Sanciu. Ne ha facoltà.

 

SANCIU (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo discutendo e successivamente voteremo il disegno di legge finanziaria 2008, un provvedimento che rappresenta l'ennesima dimostrazione di come questo Governo gestisca maldestramente le risorse pubbliche e soprattutto senza nessuna precisa finalità economica e prospettiva di sviluppo. Il Governo ha infatti strutturato questa manovra economica preoccupandosi ancora una volta soltanto di tenere unita la sua maggioranza politica, piuttosto che indirizzarsi verso i reali interessi del Paese.

Questa è una finanziaria bluff, l'ennesimo inganno per l'Italia e per gli italiani. In un sol colpo riuscite nell'intento di aumentare contemporaneamente spese e pressione fiscale, facendovi scudo, da un lato, con iniziative demagogiche e, dall'altro, distribuendo mance a pochi prescelti solo per rastrellare quelle esigue briciole di consenso che ancora vi sono rimaste. Colleghi, non è pensabile una visione così elastica dei conti pubblici, allentati o tirati da una parte e dall'altra, a seconda di chi fa la voce più grossa o di chi garantisce o meno il voto al provvedimento.

Non è pensabile realizzare consistenti risparmi in quei settori che in tutti i Paesi avanzati vengono considerati strategici, come la ricerca, l'università, le infrastrutture, la sicurezza, la sanità, e stanziare invece ingenti risorse per ammorbidire le posizioni di qualche senatore. Come è possibile che mentre tra le famiglie italiane crescono numericamente i nuovi poveri voi vi occupate di foraggiare i fedeli amici e di programmare piccoli interventi spot?

E quando il ministro Padoa-Schioppa afferma che le opposizioni fanno dell'allarmismo ingiustificato, viene da pensare che probabilmente vive in un altro Paese o evita di prendere in considerazione la difficile situazione delle famiglie italiane, che si sono viste recapitare una vagonata di aumenti sui generi di prima necessità, sull'acqua, sul gas, sull'elettricità; gente in condizioni disperate; salari inadeguati, pensioni da fame e nessuna risposta da questo Governo e da questa finanziaria.

Il processo di riequilibrio avviato dal presidente Berlusconi è stato totalmente azzerato per far posto alle vostre logiche clientelari. D'altronde, colleghi, riuscire in così poco tempo a scontentare e deludere tutto e tutti è davvero un record. In tutti i settori, fra i dipendenti pubblici e quelli privati, tra i professionisti e i lavoratori atipici, fra gli operai e gli autonomi, cresce l'insofferenza per le politiche vessatorie che stanno caratterizzando questi due anni di Governo. A ciò va aggiunto il coro unanime di critiche che arrivano dalle principali istituzioni economiche nazionali ed internazionali, dall'Unione Europea, alla Banca mondiale, al Fondo monetario internazionale, passando per le principali agenzie di rating finanziario, è all'unisono lo stuolo di giudizi negativi sull'operato di questo Governo. Così come sul fronte interno non vanno dimenticate le criticità più volte espresse dalla Corte dei conti e dal governatore della Banca d'Italia Draghi, che hanno denunciato la pericolosità per il Paese della politica economica del professor Prodi e compagni.

Abbiamo una finanziaria mielosa, un Governo impantanato, perennemente rissoso nelle sue componenti, che cede ora ai ricatti delle sinistra radicale, ora alle pressioni delle piccole componenti non meglio collocate ed è più orientato a perseguire politiche di bandiera rispetto agli interessi visibili del nostro Paese. Davanti allo stato di disagio e di insicurezza che avvertono i cittadini italiani a causa della delinquenza dilagante e dell'allargamento delle maglie dell'immigrazione, voi sbandierate il tanto chiacchierato pacchetto sicurezza, salvo poi dimenticarvi che la gente non si sente più sicura neanche a casa propria e che le nostre Forze dell'ordine non hanno neanche i soldi per la benzina delle auto di servizio.

Davanti al grido di dolore delle campagne italiane, all'importante e strategico ruolo svolto dai nostri agricoltori e allevatori, voi usate la mannaia e lasciate morire le nostre aziende sotto una montagna di debiti, mettendo in campo politiche deboli ed inefficaci.

Così come, da sardo, mi preme evidenziare il fatto che nel luglio del 2009 l'isola di La Maddalena ospiterà un evento di importanza mondiale come il G-8 e che, a poco più di due anni, non si vede traccia di interventi destinati a trasformare il summit in una grande occasione di crescita per il territorio, infrastrutturandolo e mandando in vetrina uno dei poli ambientali più belli del Mediterraneo. Così come non vengono neanche previste le adeguate coperture finanziarie volte a garantire lo svolgimento in sicurezza dell'evento sia per la popolazione locale che per quella ospite.

Colleghi, gli italiani hanno provato sulla loro pelle gli effetti delle politiche economiche di Palazzo Chigi e di Padoa-Schioppa, una politica che toglie all'Italia l'ossigeno indispensabile allo sviluppo. Sono certo che anche in occasione di questo disegno di legge molti colleghi della maggioranza si troveranno in imbarazzo nel momento del voto e che, forse, solo lo spirito di lealtà verso il Governo o meglio la paura di perdere lo scettro del potere e il loro status li convincerà a votarla. Così come sicuramente troverà l'appoggio di alcuni di quei senatori che qui siedono per diritto di rappresentanza, per i grandi meriti raggiunti e che oggi sono costretti a «mercanteggiare» pochi spiccioli a sostegno di qualche loro iniziativa in cambio del loro voto.

Assistiamo tra l'altro alla mortificazione del ruolo di qualche senatrice che oltre a svolgere i compiti istituzionali che le competono sono costrette a trasformarsi in «badanti» per paura di non mandare sotto il Governo.

Preannunciando il mio voto contrario e quello del gruppo di Forza Italia al provvedimento in discussione, rivolgo un appello, e concludo Presidente, a quei senatori moderati che vivono costantemente in uno stato di disagio e che hanno recepito il malessere diffuso nell'opinione pubblica. Prendetevi la responsabilità di staccare la spina ad un Governo agonizzante. Un Governo che non modernizza il Paese, anzi lo arretra. Un Governo che non integra il Paese con l'Europa, anzi lo isola.

Un Governo che non promuove la nostra economia, anzi soffoca le nostre imprese. Un Governo che assume per chiamata diretta, anziché per concorso. Un Governo che oggi dice di voler ridurre i componenti di Governo, dopo essersi prima opposto e poi averli moltiplicati. Speriamo, nell'interesse del nostro Paese e per il bene del sistema Italia, che si possa voltare pagina. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Santini).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Morando. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, vorrei affrontare rapidamente due problemi.

Il primo è relativo all'economia reale ed alla crescita della ricchezza nazionale. La produttività del lavoro e dei fattori è tornata a crescere dopo anni di stagnazione o di arretramento, ma ad un ritmo che non appare in grado di farci recuperare l'enorme terreno perduto. In questo contesto, l'evoluzione del livello dei consumi interni ci propone, in tutta la sua cruciale portata, la cosiddetta questione salariale. Le politiche pubbliche (questo mi pare il problema), la politica economica possono qualcosa per affrontare e risolvere la questione salariale? Se possono qualcosa, questa legge finanziaria, così come esce dalla lettura della Commissione bilancio del Senato, muove nella giusta direzione oppure la contraddice?

Il secondo problema che voglio affrontare è relativo alla finanza pubblica e agli effetti delle modifiche della legge finanziaria approvate in Commissione; non sarebbe stato meglio, si è e ci ha chiesto il senatore Vegas ieri sera, utilizzare i risparmi di spesa definiti in Commissione (intanto registriamo che il senatore Vegas, a differenza di altri, registra che i risparmi di spesa in Commissione sono stati definiti e non sono pertanto inventati) non per finanziare nuova spesa, ma per ridurre il prelievo su famiglie ed imprese? Cercherò di dimostrare che è esattamente quello che abbiamo fatto.

Sulla questione salariale, i punti di riferimento sono presto definiti. Per quanto riguarda il primo, abbiamo salari e stipendi mediamente più bassi di quelli francesi del 20-25 per cento. Volutamente non scelgo la Germania, Paese ad altissima produttività del lavoro, dove la questione si pone in termini diversi, ma scelgo la Francia in quanto il paragone è più corretto.

Per quanto concerne il secondo punto, alla base di questo andamento dei salari e degli stipendi c'è la mancata crescita della produttività. L'occupazione aumenta ed aumenta in modo significativo ormai da anni, in concomitanza con una debole crescita del prodotto. Questo significa che, siccome la produttività è il prodotto diviso il numero degli addetti, la produttività naturalmente si abbassa. Per affrontare il problema bisogna, dunque, agire contestualmente su tre terreni. Ripeto, agire contestualmente su tre terreni.

In merito al primo terreno, bisogna favorire una contrattazione tra le parti protagoniste del conflitto sociale tale da redistribuire, anche a favore dei lavoratori, i vantaggi degli aumenti di produttività. La ristrutturazione dell'apparato produttivo del Paese nelle medie e grandi aziende è avvenuta. Ci sono vantaggi di produttività. Bisogna che avvenga una redistribuzione di questi vantaggi anche a favore dei lavoratori. Oggi non avviene.

Per quanto riguarda il secondo terreno, occorre rimodulare la pressione fiscale sui salari e gli stipendi in modo da innalzare il reddito disponibile delle famiglie e, in particolare, da premiare gli sforzi di incremento della produttività.

In merito al terzo terreno, bisogna investire sul capitale umano così da innalzare le potenzialità di crescita del sistema nel lungo periodo.

Colleghi, in Commissione bilancio - non ne parla nessuno perché, secondo me, delle cose serie in realtà non si riesce mai a parlare - si è approvato un emendamento al comma 4 dell'articolo 1 che fissa per il Governo, nel 2008, un obiettivo molto chiaro: se in detto anno ci sarà un incremento del gettito superiore alle attese e alle previsioni incorporate nel bilancio a legislazione vigente, quel surplus dovrà essere usato per ridurre la pressione fiscale sui lavoratori dipendenti. Dice così l'emendamento approvato.

È stato in proposito evocato il tema del pregiudizio ideologico. È stato chiesto: perché ai lavoratori dipendenti e non ai lavoratori autonomi? È una domanda del tutto immotivata. Per i lavoratori autonomi in maggiore difficoltà, quelli delle imprese cosiddette marginali, la legge finanziaria dispone subito, e non in attesa della verifica dell'extragettito, interventi di straordinaria efficacia, a partire da quello che va sotto il nome giornalistico di forfettone. No, la scelta del comma 4 va letta in rapporto non ad un pregiudizio ideologico, bensì all'analisi che ho appena svolto sulla questione salariale: la produttività e l'esigenza di favorire una contrattazione che redistribuisca, a favore dei lavoratori dipendenti, i vantaggi di produttività che finalmente si stanno nuovamente determinando. E questa scelta è strettamente correlata a quella contenuta non nella finanziaria ma nel collegato welfare, relativa alla riduzione della pressione fiscale sulle quote di salario da premi di produttività.

Intendiamoci: è l'avvio di un percorso e non il conseguimento della meta. Ma è un avvio promettente che potrebbe finalmente incoraggiare le parti sociali ad abbandonare i rispettivi tabù e ad aprire finalmente una nuova stagione della contrattazione oltre il patto del 1993, che ha svolto una funzione essenziale per il risanamento e il rilancio del Paese, ma che ormai ha perso quella che - con un gergo antico - si potrebbe chiamare la sua spinta propulsiva.

In questo contesto leggo la scelta operata dalla maggioranza in Commissione bilancio in tema di ticket sulla diagnostica, di ICI sulla prima casa, di detrazione per il mutuo prima casa, di tassazione del gasolio da riscaldamento e di GPL nelle zone di montagna, di credito d'imposta automatico per le nuove assunzioni nel Mezzogiorno; un credito d'imposta, signor Presidente, che sarà molto più alto nel 2008 (se il testo approvato in Commissione bilancio verrà definitivamente approvato ed entrerà a far parte della legge finanziaria) nel Mezzogiorno per l'assunzione di una donna rispetto all'assunzione di un uomo.

Non è un cedimento al politicamente corretto, come qualcuno ha scritto. No, è il frutto della consapevolezza che noi abbiamo che innalzare la partecipazione delle donne alle forze di lavoro è uno dei due fondamentali pilastri di una politica di rilancio dello sviluppo. Se non alzeremo la partecipazione delle donne alle forze di lavoro, non otterremo questo risultato e, in funzione di questo, abbiamo fatto una norma che non ha precedenti nella storia - credo - della politica economica di alcun Paese europeo. Abbiamo differenziato un incentivo esplicitamente in nome dell'assunzione di donne al posto di uomini.

Quello che ho appena fatto, colleghi, è l'elenco delle misure di maggiore impatto finanziario introdotte dalla Commissione bilancio nella legge finanziaria, così come consegnata dal Governo. Non sfugge a nessuno che sono misure che, comprensivamente, valgono molto più di un miliardo e mezzo di euro e che hanno la caratteristica comune di ridurre il prelievo sulle imprese e, soprattutto, sulle famiglie. Per adottarle rispettando l'articolo 81 della Costituzione - e questa è la vera novità rispetto al passato - non abbiamo approvato nemmeno una norma di aumento delle aliquote delle basi imponibili rispetto al testo del Governo. Le coperture sono tutte assicurate o da riduzioni di spesa o da utilizzo di risorse tabellari senza praticare nessun'altra copertura.

Si poteva fare di più sul lato della riduzione della spesa? Se il principale e più autorevole quotidiano economico del Paese continua a confrontare il risparmio scritto dalla Commissione bilancio nella legge finanziaria con le dichiarazioni di un Ministro, delle quali ovviamente non vi è traccia nella relazione tecnica della legge finanziaria stessa, io dubito che si possa cercare di rispondere seriamente a questa domanda. La mia risposta sincera è che si poteva, e si può, fare molto di più e molto meglio sul terreno della riduzione della spesa.

Non sono affatto persuaso, infatti, degli argomenti portati dal Ministero dell'economia per ridurre i risparmi attesi dal rilancio della CONSIP nella sua funzione originaria (così come alla fine degli anni Novanta), né dagli argomenti addotti dallo stesso Ministero per ridimensionare i tagli delle spese per gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili pubblici o per ridimensionare gli aumenti attesi di entrate ottenibili da quella stessa fonte.

Allo stesso modo, resto convinto del fatto che un ben organizzato piano per accorpare e razionalizzare in tre anni tutti gli uffici periferici dello Stato centrale possa, al tempo stesso, migliorarne le performance e ridurre la spesa. Nei prossimi mesi, riaffronteremo l'argomento.

Una cosa, però, è già certa: dal versante della riduzione dei costi impropri della politica, quei significativi risparmi - non compresi nel disegno di legge originario del Governo arrivato al Senato, così come dimostra la relazione tecnica - sono stati moltiplicati almeno per cinque dalla lettura in Commissione bilancio. Tale realtà è dimostrata non da quanto affermo io, senatore Morando, ma dalle relazioni tecniche a quegli emendamenti, che abbiamo preteso di avere dal Governo, peraltro ottenendole solo in parte: e questo, signor Presidente, è un problema in termini di mancanza di informazioni.

Inoltre, bisogna considerare anche che alla Camera dei deputati il Governo, sulla base delle autonome dichiarazioni dei vertici degli organi costituzionali, potrà tranquillamente emendare il bilancio con un altro significativo risparmio, reso possibile ed esigibile proprio dalla discussione svolta su questo tema in questi giorni in Senato. Signor Presidente, di questo risultato dovremmo andare più fieri! (Applausi dal Gruppo Ulivo e del senatore Albonetti).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Martone. Ne ha facoltà.

 

MARTONE (RC-SE). Signor Presidente, onorevoli senatori e senatrici, la mia parte politica considera questa finanziaria 2008 un importante passo avanti verso politiche innovative su questioni relative a politiche sociali, alla lotta al precariato, alle affermazioni del diritto al lavoro, alle politiche ambientali.

Ciò nonostante, a me spetta il compito di evidenziare alcuni punti, rappresentanti delle ombre piuttosto che delle luci, rispetto ad alcuni impegni, già assunti dal Governo in termini politici, ma che questo stenta a riaffermare in sede di finanziaria e di allocazione di risorse finanziarie.

Vorrei parlare anzitutto di cooperazione internazionale, del tema della riduzione delle spese militari e della riconversione dell'industria bellica. Bisogna sottolineare, con molta soddisfazione, che il decreto sull'extragettito ha permesso al Governo di colmare alcune gravi e importanti lacune e ritardi nell'assolvimento di impegni internazionali relativi alla cooperazione internazionale, alla partecipazione italiana alle Agenzie multilaterali delle Nazioni Unite e alla lotta alle grandi pandemie. Su questo ultimo punto vorrei ricordare che almeno 130 milioni di euro sono stati stanziati per pagare la rata del 2008, dopo aver già provveduto a stanziare le cifre necessarie al risanamento degli arretrati sulle altre rate mai pagate, per un totale di 260 milioni di euro.

Altro importante contributo viene stanziato per le banche multilaterali di sviluppo, tra cui la Banca mondiale. E proprio in quella sede la Commissione affari esteri del Senato ha avuto occasione di riaffermare alcuni impegni già assunti dal Governo con degli ordini del giorno approvati in quella sede, che tra l'altro impegnano il Governo ad opporsi, o comunque a sostenere una moratoria a sostegno di politiche di privatizzazione dei beni comuni e dell'acqua da parte di queste banche multilaterali, e anche a procedere alla revisione delle condizionalità di accesso a programmi di riduzione e cancellazione del debito estero dei Paesi in via di sviluppo.

Il tema del debito estero è toccato in finanziaria nell'articolo 48, con il capitolo relativo, appunto, al supporto a programmi di cancellazione del debito multilaterale, ovverosia del debito dei Paesi in via di sviluppo verso le istituzioni finanziarie e multilaterali (in terminologia tecnica MDRI) e al supporto degli obiettivi di sviluppo del millennio, a programmi per nuovi meccanismi innovativi per il finanziamento dello sviluppo. Proprio su questo va riconosciuto che il Governo, in particolare il Ministero degli affari esteri, ha già assunto una serie di impegni molto importanti, decidendo di partecipare - a differenza del passato - al gruppo di Rio, che sta lavorando a programmi di finanziamento innovativi in vista del vertice di Doha del 2008, nel quale si farà il punto sull'attuazione degli impegni assunti alla Conferenza ONU di Monterrey del 2002 sulla finanza per lo sviluppo.

In questa occasione vorremmo chiedere al Governo di impegnarsi a partecipare anche al gruppo di lavoro ad hoc, previsto appunto per il processo che porterà a Doha e che dovrebbe studiare meccanismi di tassazione innovativa a livello globale per finanziare, appunto, la lotta alla povertà e all'esclusione sociale. La Commissione affari esteri del Senato ha poi approvato un ordine del giorno, accolto e sostenuto anche dal Governo, che prevede la creazione in tempi rapidi di una Commissione di studio e di analisi sul debito estero dei Paesi in via di sviluppo, o meglio sulla situazione creditizia dell'Italia verso quei Paesi, al fine di determinare la qualità, l'efficacia, l'efficienza (mi permetto di aggiungere anche la legittimità) dei crediti concessi, dei debiti contratti da quei Paesi, considerandone gli aspetti legali e finanziari, nonché quelli economici, sociali ed ambientali.

L'emendamento che abbiamo presentato è stato dichiarato inammissibile, però io credo che quell'ordine del giorno, approvato con il sostegno di tutte le parti politiche in Commissione, costituisca un impegno verso il Governo affinché questa Commissione venga istituita per contribuire al dibattito internazionale sul debito e sulla trasparenza del debito estero, ed anche per rafforzare i princìpi della corresponsabilità dei creditori verso quei Paesi e i mercati finanziari internazionali.

Tra l'altro l'Italia è chiamata a questo anche da un altro fatto, sulla base della legge 28 luglio 2000, n. 209, approvata dal precedente Governo di centro-sinistra, sul debito estero, che è innovativa a livello internazionale; ritengo, quindi, che sia un impegno coerente rispetto a qualcosa che era già stato fatto in passato, soprattutto per quanto riguarda lo studio sui processi di riproduzione del debito estero e su come il debito estero e i meccanismi di cancellazione o riduzione dello stesso oggi possano impattare positivamente o negativamente nel perseguimento di obiettivi di sviluppo del millennio. Vorrei ricordare che tra questi obiettivi di sviluppo ce n'è uno che riguarda la cooperazione internazionale e che impegna i Paesi firmatari, tra cui anche l'Italia, a raggiungere entro il 2015 la quota dello 0,7 per cento del PIL da destinare all'aiuto pubblico allo sviluppo. Su questo va sottolineato, purtroppo, un grave ritardo.

Nonostante l'ultimo DPEF prevedesse un tragitto che dovrebbe accompagnare il nostro Paese verso il perseguimento dello 0,55 per cento del PIL come obiettivo intermedio entro il 2008, la finanziaria, con gli stanziamenti in tabella C, non sembra recepire questi indirizzi, né, appunto, sembra tener conto appieno degli impegni che l'Italia ha assunto verso la comunità internazionale: impegni che riguardano non soltanto l'aspetto quantitativo, ma anche quello qualitativo. Tra l'altro, la Commissione affari esteri del Senato è chiamata in questo periodo a discutere la riforma della cooperazione internazionale. Devo sottolineare che ci stiamo trovando in un momento di difficoltà nel procedere con questo processo di discussione nel Comitato ristretto e vorrei anche sottolineare con altrettanta evidenza come questa discussione è seguita molto attentamente all'esterno dalle organizzazioni non governative italiane, dalla società civile, dall'ONU e dell'OCSE, che proprio l'anno prossimo dovrà svolgere una valutazione della cooperazione italiana allo sviluppo.

Insomma, alcune occasioni sono state mancate, ma noi ci ripromettiamo di continuare a lavorare insieme alla società civile italiana e internazionale, insieme al Governo ed anche in questa maggioranza, affinché queste occasioni vengano finalmente riprese e venga dato un seguito coerente alle politiche, appunto, del Governo.

Vorrei ricordare i 30 milioni stanziati per il G8 del 2009 alla Maddalena. Già in Commissione affari esteri abbiamo avuto occasione di sottolineare come la formula del G8 sia oramai vetusta, obsoleta, non risponda più a quegli obiettivi di democratizzazione della governance globale che pure il nostro Governo vuole sostenere a livello di Nazioni Unite. In questa occasione chiediamo quindi di pensare veramente a qualcosa di diverso da una vecchia formula che tra l'altro si esaurisce sempre con dichiarazioni di principio mai seguite da atti concreti: ad una formula maggiormente inclusiva che rientri nell'alveo delle Nazioni Unite e permetta veramente la costruzione di un sistema di governance globale democratico e multipolare.

In conclusione del mio intervento mi soffermo sul tema delle spese militari e della riconversione dell'industria bellica. Come già sottolineato ieri dalla senatrice Menapace, pensiamo sia imperativo per il Paese rivedere a fondo il modello di difesa, identificando gli strumenti necessari per tener fede ad una vocazione autenticamente pacifista, come quelle incarnata nell'articolo 11 della Costituzione, che veda nella diplomazia, nella mediazione, nella prevenzione civile dei conflitti i suoi cardini essenziali e che stentiamo a credere possa essere assolta da sistemi d'arma sofisticati dalla marcata connotazione offensiva, come ad esempio lo Joint straight fighter o altri sistemi d'arma che verranno finanziati in questa legge finanziaria.

Ridiscutere le spese militari e la riconversione dell'industria bellica significa per noi anzitutto ridiscutere gli strumenti militari della nostra politica estera, fare chiarezza sull'intreccio tra interessi dell'industria e strategie militari del nostro complesso industriale militare e sostenere politiche industriali di riconversione che non siano penalizzanti per i lavoratori e le lavoratrici ma che siano senz'altro coerenti con strategie politiche, produttive e industriali che mettano al centro l'innovazione tecnologica, la sostenibilità ambientale e la dimensione civile della sicurezza a livello nazionale e internazionale. È un processo certamente difficile, lungo, ma ineludibile per dare rappresentanza ad ampi settori della società civile e dell'opinione pubblica e anche sindacale italiana, nel movimento pacifista che ha nutrito grandi aspettative nel Governo e che dobbiamo assolutamente evitare di deludere. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Battaglia Giovanni. Ne ha facoltà.

 

BATTAGLIA Giovanni (SDSE). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il Gruppo Sinistra Democratica esprime un giudizio sostanzialmente positivo sul complesso della manovra finanziaria per il 2008, la quale si presenta con provvedimenti che vanno nella giusta direzione, coniugando equità sociale con sviluppo di qualità.

È evidente che tale giudizio, che speriamo di poter mantenere fino al voto finale, si riferisce al testo in esame, frutto del lavoro della Commissione, che auspichiamo non esca stravolto all'esito del confronto parlamentare. Ci riserviamo pertanto di esprimere un giudizio finale in sede di dichiarazioni di voto.

In queste settimane si è sostenuto che la finanziaria è troppo "timida" nei tagli alla spesa pubblica e che altre scelte dovevano essere compiute. Si sta riproducendo la discussione avvenuta durate i lavori per l'approvazione del DPEF.

In verità, non si tiene conto che il programma di rientro dal deficit è stato mantenuto e si completerà, come da impegno con l'Unione Europea, entro l'anno 2011. Rispetto a poco più di un anno fa, le finanze pubbliche italiane sono pienamente tornate sotto controllo e dopo quattro anni consecutivi di sforamento dei parametri europei, nel 2007 il disavanzo pubblico è finalmente rientrato abbondantemente sotto la soglia del 3 per cento del PIL, mentre l'avanzo primario, praticamente annullato dal precedente Governo, risale al 2,5 per cento del PIL e il debito pubblico rispetto al PIL, dopo due anni di aumenti, riprende a calare.

Occorre considerare, poi, che nel 2007, a fronte di una pressione fiscale salita di 0,8 punti (a parità di aliquote e esclusivamente grazie al recupero di evasione) le spese correnti primarie sono rimaste immutate al 39,9 per cento del PIL e le maggiori entrate si sono tradotte in un aumento dell'avanzo primario, mentre nella scorsa legislatura la spesa corrente primaria è cresciuta inesorabilmente anno dopo anno dal 37,3 per cento del 2000 al 39,9 per cento del 2005.

Ridurre progressivamente e soprattutto riqualificare le nostre spese pubbliche rendendole più rispondenti alle esigenze dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese costituisce un obiettivo centrale. L'intervento sui residui passivi previsto dalla finanziaria (che affronta una delle questioni centrali della capacità di spesa effettiva dell'amministrazione), sottolineata dalla presenza nel bilancio pubblico dei residui passivi per decine di miliardi di euro, comporta una riduzione strutturale dei volumi di spesa.

Terzo: l'attuale congiuntura vede una diminuzione della previsione di crescita e non aiuterebbe certo il Paese un taglio eccessivo della spesa pubblica.

Quarto: si tagliano e si razionalizzano diverse voci di spese, per un totale di 3.720 milioni nel 2008, per arrivare a poco più di 4 miliardi nel 2010.

La pressione fiscale vede una lenta, ma costante, diminuzione: dal 43,1 per cento del PIL nel 2007 al 43 per cento nel 2008, decremento che proseguirà con meno di 0,2 punti percentuali circa ogni anno.

Una manovra, per questa sessione di bilancio, complessa ed articolata, che si presenta con la Nota di aggiornamento al DPEF e con il bilancio diviso in 34 missioni. Sottolineo l'importanza di questo fattore che rende più trasparente e più leggibile il bilancio stesso, consente la costruzione dello schema di distribuzione delle risorse da assegnare ai singoli Dicasteri di spesa e parte dalle missioni e dai programmi per poi saldarsi ai centri di responsabilità.

Un bilancio che stanzia risorse aggiuntive rispetto al 2007: 1800 milioni di euro in più per "competitività e sviluppo delle imprese", 160 milioni di euro in più per "soccorso civile", 265 milioni di euro in più per "istruzione scolastica", 420 milioni in più per "l'Italia in Europa e nel mondo", 3.100 milioni in più per "politiche previdenziali", 320 milioni in più per "diritti sociali, solidarietà, famiglia", 70 milioni in più per "immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti", 6.700 milioni più per relazioni finanziarie con le autonomie territoriali".

La finanziaria oggi al nostro esame, facendo leva sul minore deficit della finanza pubblica, presenta una manovra leggera di appena 11 miliardi, coerentemente con il DPEF approvato lo scorso luglio. Presenta, inoltre, un decreto-legge contenente misure urgenti di finanza pubblica, già discusso ed approvato da questa Assemblea, un collegato cosiddetto di "sessione" da approvare entro il 31 dicembre, che recepirà i contenuti del protocollo su welfare e lavoro sottoscritto il 23 luglio scorso e che è in prima lettura alla Camera dei deputati, e quattro disegni di legge collegati, sebbene molte delle norme contenute in questi provvedimenti siano state già anticipate sia nel decreto n. 159 che nel disegno di legge finanziaria al nostro esame.

Avevamo chiesto unitariamente (assieme ai Gruppi Insieme con l'Unione Verdi-Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea) che il Consiglio dei ministri varasse una manovra finanziaria per il 2008 che assumesse le priorità che erano alla base del programma dell'Unione e del nostro impegno con gli elettori, primo fra tutti l'equità sociale. Innanzitutto la questione salariale, se è vero com'è vero - è stato ricordato appena qualche minuto fa dal presidente Morando - che i salari medi nel nostro Paese sono mediamente più bassi rispetto ad altri Paesi europei importanti come l'Italia (non siamo solo noi a dirlo, lo dicono tutti, compresi il Governatore della Banca d'Italia e il Presidente di Confindustria) e se è vero come è vero - ormai è patrimonio di tutti - che negli ultimi, a fronte di una diminuzione del valore del lavoro e del potere di acquisto dei salari si è registrata, invece, una crescita delle rendite e dei profitti. Pertanto, si rendono necessarie una serie di politiche volte a riequilibrare i rapporti tra salari, rendite e profitti.

Avevamo chiesto maggiore tutela dell'ambiente e adeguate misure per far fronte ai cambiamenti climatici, la lotta alla precarietà del lavoro, maggiori investimenti nei settori strategici per il futuro del Paese, un impegno ulteriore nella lotta all'evasione fiscale e contributiva, l'adeguamento della tassazione delle rendite, un intervento deciso in materia di riduzione dei costi della politica e una più incisiva lotta agli sprechi e all'uso delle risorse pubbliche.

Si tratta di un complesso di interventi, per i quali abbiamo formulato proposte di spesa, ma abbiamo anche individuato le risorse necessarie per attuarle, consci che occorre fare molto di più, soprattutto per l'applicazione del Protocollo di Kyoto, per promuovere una politica energetica basata su fonti energetiche rinnovabili; per sostenere interventi di risparmio e di efficienza energetica nel campo dell'edilizia; per potenziare il trasporto pubblico sostenibile nelle città; per attuare una forte azione contro la precarietà a partire da ciò che l'ha generata strutturalmente, ovvero i contratti di formazione lavoro; per invertire la tendenza negativa che, in questi anni, ha portato ad una compressione della spesa sociale e che ha prodotto nuove insicurezze e povertà.

Un primo passo in questa direzione era già stato segnato con il decreto-legge n. 81 del luglio scorso (ora legge 3 agosto 2007, n. 127), in cui si provvedeva ad aumentare le pensioni di importo basso e a definire interventi per 700 milioni di euro in materia di mercato del lavoro ed ammortizzatori sociali, uno stanziamento di 100 milioni di euro per politiche attive a favore dei giovani, di 500 milioni di euro per la ricerca e la formazione, di 2 miliardi di euro per le infrastrutture e per interventi a sostegno dello sviluppo.

Con il decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159 (ora all'esame della Camera), recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale e le misure in esso contenute, si prevedono i bonus per gli incapienti e le famiglie più deboli per un 1,9 milioni di euro; un piano casa per 550 milioni per assicurare la casa alle fasce più deboli della popolazione; interventi per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili per 70 milioni di euro; interventi in materia di energie rinnovabili; interventi per ricerca e formazione; interventi per infrastrutture e azioni di sviluppo per 2 miliardi di euro; la moratoria dei processi di privatizzazione dell'acqua, a difesa dell'interesse primario per il genere umano, per sottrarlo ad ogni possibile speculazione o interesse di parte, perché l'azione pubblica difenda e valorizzi uno dei beni più preziosi, l'elemento che determina la vita del nostro pianeta; il rilancio del ruolo di pace dell'Italia e delle attività di cooperazione internazionale con uno stanziamento di ulteriori 900 milioni.

Cito solo alcuni dei principali titoli contenuti nel decreto-legge che abbiamo recentemente approvato e che sono un tutt'uno con il disegno di legge finanziaria oggi al nostro esame.

La finanziaria 2008 continua lungo questo sentiero e già nella versione approvata dal Consiglio dei ministri presenta elementi sostanziali di novità, soprattutto in termini di trasparenza e snellezza. Occorre sottolineare che rafforza il segno intrapreso l'anno scorso - il risanamento della finanza pubblica - che ha acquisito più carattere di strutturalità. Non si tolgono risorse, non si presentano tagli drastici, si prosegue nell'opera di riqualificazione della spesa pubblica introducendo elementi di redistribuzione del reddito; non vengono ridotti i capitoli riguardanti lo Stato sociale e non si interviene sulle spese degli enti locali (come purtroppo è avvenuto negli anni passati), limitandosi ad aggiustamenti nella conduzione delle regole del Patto di stabilità interno e premiando i Comuni e gli enti locali virtuosi.

In particolare, il disegno di legge finanziaria, nel testo approvato dalla Commissione bilancio dopo un lungo lavoro svolto unitariamente dalla maggioranza, presenta ulteriori significativi aspetti positivi e migliorativi, che spero vengano mantenuti fino alla fine. Per tali risultati sottolineo il forte impegno propositivo svolto dalle senatrici e dai senatori del nostro Gruppo e di tutti i Gruppi della Sinistra.

Credo sia doveroso evidenziare la grande rilevanza di questo dato politico, che ha visto i Gruppi parlamentari di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Insieme con l'Unione Verdi-Comunisti Italiani presentarsi con un «pacchetto unitario» di una trentina di emendamenti e su questi concentrare l'impegno ed il confronto: tale unità di progetti nasce e si verifica non su astratte formulazioni, ma sulle risposte da dare al Paese, a partire dai bisogni espressi dai lavoratori e dagli strati popolari. Si tratta di un progetto e di un lavoro avviato nelle istituzioni, non affidato soltanto alle iniziative dei gruppi dirigenti dei partiti che li rappresentano nelle istituzioni, ma che guarda ad una nuova prospettiva: la partecipazione diretta ed ampia dei militanti, degli elettori e dei cittadini, delle donne e degli uomini, che non si rassegnano a seppellire la storia e l'idea di una sinistra politica italiana.

Tale progetto trova sostanza e verifica nel lavoro unitario che si sviluppa nei territori e nelle Regioni: un percorso unitario che avrà un importante primo approdo, per delineare il percorso comune, nell'iniziativa unitaria che si terrà a Roma l'8 e il 9 dicembre prossimi.

Il grande lavoro svolto dalla Commissione bilancio - frutto anche dell'impegno e della competenza del presidente Morando e della capacità dei relatori Legnini ed Albonetti e dell'impegno profuso con serietà e potenza da tutti i componenti della Commissione, in particolare da quelli della maggioranza - ha evitato per il prossimo anno il ritorno dei ticket sanitari sulla diagnostica. Si tratta di un intervento che comporta oneri a carico del bilancio dello Stato per circa 850 milioni di euro. Trovo del tutto strumentale la polemica in ordine alla copertura.

Dà una definitiva risposta al precariato nella pubblica amministrazione prevedendo la realizzazione di piani triennali che operano per il progressivo passaggio a tempo indeterminato di tutti coloro che da anni sono impiegati con contratti di lavoro a tempo determinato, con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa o a progetto. Anche qui non capisco le critiche rivolte a questa parte della legge oggi al nostro esame. Si tratta di interventi di giustizia e di equità utilizzati, in aggiunta, altre volte dal Parlamento anche per altri settori della pubblica amministrazione. Mi riferisco, per esempio, alla scuola.

Per le Regioni del Mezzogiorno si introduce uno sgravio di imposta automatico - è stato ricordato prima dal senatore Morando - per le assunzioni a tempo indeterminato senza limiti di età, superando in tal modo anche il dramma che esiste in molte aree del Mezzogiorno, dove troppi lavoratori perdono il lavoro quando sono ancora troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per poter essere reimpiegati specie a fronte di meccanismi che incentivano altri tipi di rapporto di lavoro. L'incentivo viene concesso a patto che le aziende siano in regola con le norme in materia di sicurezza, che non abbiano proceduto a licenziamenti nel periodo immediatamente precedente, che si impegnino a conservare i posti di lavoro creati per almeno tre anni. Si tratta di incentivi differenziati secondo il genere. Su questo non aggiungo nulla rispetto a quanto appena detto dal senatore Morando.

Per far fronte al fenomeno del caro mutui si innalza del 10 per cento il tetto di detraibilità delle spese per interessi sui mutui prima casa, portandolo a 4.000 euro. La nostra proposta era di elevarlo a 5.000 euro, ma intanto quello ottenuto è un risultato.

Ha eliminato il tetto di reddito per usufruire della detrazione ICI per la prima casa, mentre si escludono le abitazioni di lusso; si reintroduce la possibilità di portare in detrazione le spese sostenute per la frequenza degli asili nido. Per i nuclei familiari con almeno un componente inabile e per i nuclei orfanili, ovvero composti solo da minori non inabili, vengono aumentati gli importi degli assegni familiari.

Poi, anch'io penso che vada sottolineata come norma di particolare rilievo la previsione contenuta all'articolo 1, dove è previsto appunto che le eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale e da una diversa politica economica del Paese che si realizzeranno nel 2008 vadano a ridurre la pressione fiscale sui lavoratori, aumentando l'importo delle detrazioni per lavoro dipendente e per pensioni. Credo si tratti di una norma di straordinaria importanza.

Viene introdotta tutta una serie di norme di salvaguardia dell'ambiente; in particolare, viene interamente riscritta la normativa in materia di energia da fonti rinnovabili e si prevedono incentivi per l'acquisto di veicoli non inquinanti da adibire a trasporto pubblico locale. Si istituisce un fondo in favore di tutte le vittime dell'amianto o dei loro eredi che hanno contratto patologie correlate. Il fondo eroga un contributo economico aggiuntivo alla rendita diretta a favore dei superstiti che è già prevista dalla norma in vigore. Ancora, per i lavoratori autonomi e le piccole imprese (circa 900.000 contribuenti) si è operata una semplificazione degli adempimenti. Questo porterà una sensibile riduzione dei costi; inoltre, i contribuenti con un volume di affari sotto i 30.000 euro l'anno e che non hanno investimenti superiori a 15.000 euro negli ultimi tre anni avranno un'unica imposta da pagare pari al 20 per cento, che assolve a tutti gli obblighi (IVA, IRAP e IRPEF).

Si consegue un grande risparmio in ordine ai costi burocratici. Si tratta, comunque, di una misura che il contribuente, se rientrerà nei parametri e vorrà, potrà scegliere per adempiere ai suoi obblighi tributari, fermo restando il vecchio sistema se non dovesse, per diverse ragioni, convenirgli.

È una norma che tiene conto di quanto sostenuto dai rappresentanti delle categorie del lavoro autonomo e che fa seguito alla sostanziale rivisitazione, già avvenuta in precedenza, delle altre norme a favore di queste categorie, in modo particolare degli studi di settore.

Importanti e qualificati sono gli interventi in materia di energia, che consentono di procedere rapidamente alla diffusione delle energie alternative - come l'eolico, il fotovoltaico e le biomasse agricole -, nel rispetto dei vincoli ambientali e paesaggistici. Numerosi sono anche gli interventi introdotti in tema di salvaguardia ambientale: dalla realizzazione di aree verdi urbane, alla prevenzione del rischio idrogeologico, agli incentivi per sviluppare nuove tecnologie del riciclaggio e smaltimento del rifiuto, al potenziamento delle aree marine protette. Sono stati introdotti strumenti innovativi di controllo e di intervento per fronteggiare anomali incrementi dei prezzi dei prodotti alimentari; si è dato impulso allo sviluppo e alla diffusione dei cosiddetti GAS (Gruppi di acquisto solidale), chiarendo il regime fiscale di attività di acquisto collettivo.

Resta aperta la grande questione della tassazione delle rendite finanziarie o, meglio, l'omogeneizzazione del trattamento fiscale delle rendite finanziarie. Il Governo si è dichiarato d'accordo con la proposta della sinistra, ma ha addotto il motivo della complessità del problema per chiedere più tempo per presentare una proposta organica.

Si è operato, tra l'altro, per ridurre significativamente il numero dei componenti del Governo, con il ritorno alla cosiddetta legge Bassanini, per introdurre un tetto al trattamento economico per chiunque riceva, dalle pubbliche finanze, emolumenti o retribuzioni (su questo sarà più preciso il senatore Villone), per razionalizzare e qualificare le strutture, le aziende ed i consorzi, istituiti tra gli enti territoriali per la gestione di importanti servizi civili e sociali tra cui il ciclo integrato delle acque ed i rifiuti, nonché per adeguare ai criteri di contenimento della spesa pubblica le indennità ed i gettoni di presenza degli eletti nei Comuni e nelle Province.

Sottolineo che il Gruppo di Sinistra democratica per il socialismo europeo era ed è convinto che si poteva fare di più e si poteva operare con maggior coraggio. Ad ogni modo, avendo utilizzato quasi tutto il tempo a mia disposizione, mi avvio alla conclusione.

Va tenuto presente che forse è la prima volta, grazie anche ai miglioramenti introdotti in sede di discussione in Commissione bilancio, che la manovra finanziaria, piuttosto che un coacervo spesso confuso di misure, assume la connotazione di una tappa nella realizzazione di un programma, dalla quale emerge il disegno, dai contorni ancora non ben netti e definiti, di un'Italia più giusta e più efficiente.

Mi permetto di sottolineare che naturalmente è stato fondamentale il lavoro e l'atteggiamento unitario della sinistra, sempre teso a rafforzare il Governo e mai ad indebolirlo.

Tutto ciò, come già sottolineato in apertura di intervento, motiva l'espressione di un giudizio positivo, da cui è dipesa la scelta del mio Gruppo di non presentare emendamenti per la discussione in Aula. Speriamo che tale giudizio possa essere mantenuto - ripeto - fino alla fine e che il testo al nostro esame possa essere approvato senza stravolgimenti o modifiche tali da alterarne l'indirizzo e la filosofia complessiva. (Applausi dei senatori Albonetti, Legnini e Morando e del sottosegretario Grandi).

Signor Presidente, le chiedo di poter allegare il testo integrale del mio intervento.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

È iscritta a parlare la senatrice Negri. Ne ha facoltà.

 

NEGRI (Aut). Signor Presidente, come convenuto, consegno l'intervento scritto e le chiedo di poterlo allegare ai Resoconti della seduta odierna.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza senz'altro in tal senso.

È iscritto a parlare il senatore Curto. Ne ha facoltà.

 

CURTO (AN). Signor Presidente, ho la necessità di aprire questo mio breve intervento richiamando alcune affermazioni fatte proprio in quest'Aula dal Ministro dell'economia e delle finanze al momento della presentazione della manovra di bilancio.

Il ministro Padoa-Schioppa ebbe a definire questa manovra come un progetto di ampio respiro, di ampie vedute, capace di guardare al futuro del Paese. Al contrario, questa manovra finanziaria - non a detta del senatore Curto, di Alleanza Nazionale o del centro-destra, ma sulla base di quanto sostenuto dai più accreditati organi di informazione e osservatori della politica - è angusta e limitata e dimostra tutte le debolezze e i limiti di una coalizione di Governo incapace di creare prospettive serie per il nostro Paese.

L'Italia ha bisogno di altro, non ha bisogno di improvvisazioni. L'Italia non ha bisogno di progetti determinati dai ricatti e dai condizionamenti di alcune forze politiche minori all'interno di questa maggioranza.

L'Italia ha bisogno di affrontare i problemi strutturali interni al Paese in maniera tale da creare le condizioni e i presupposti per farla assurgere ad un ruolo importante nell'ambito dell'economia europea e mondiale. A tale scopo è necessario superare alcuni gap che hanno determinato un sostanziale freno nel corso degli ultimi decenni.

Ci sarebbe stato quindi bisogno di una politica importante, virtuosa, capace di imprimere un taglio di sicura incisività alla programmazione politica ed economica. Tutto ciò in realtà non è avvenuto, tanto che non solo non si sono create le condizioni per raggiungere gli obiettivi che un Governo deve sicuramente porsi nel breve e medio periodo, ma neanche i presupposti per affrontare almeno in via prioritaria i problemi delle future generazioni che si ritroveranno sulle spalle le conseguenze delle mancate scelte di questo particolare momento storico.

Noi comprendiamo perfettamente - lo diciamo in maniera molto franca agli esponenti del Governo - che nel momento in cui si adotta e si approva una legge finanziaria si creano le condizioni e i presupposti per subire i condizionamenti di alcune corporazioni, lobbies, gruppi economici ben organizzati, anche se per fortuna questo non accade solo nel nostro Paese ma anche in altri Paesi europei. Vi sono situazioni simili anche in altri grandi Paesi che rientrano in un contesto continentale.

Ciò non toglie che quando un Governo ha idee ben precise sui propri paradigmi di sviluppo, crea le condizioni per resistere a questi condizionamenti che molte volte non producono assolutamente nulla di positivo ma, al contrario, le opportunità peggiori per dilapidare, ad esempio, risorse pubbliche, come è avvenuto per voi che avete dilapidato i vari tesoretti di cui vi siete potuti avvalere grazie alla politica virtuosa del precedente Governo, che aveva creato le condizioni per invertire il rapporto tra il fisco e i contribuenti.

Pertanto, di fonte ad una situazione di questo genere, credo che sia assolutamente necessario andare ad esaminare molto rapidamente, nello spazio di pochissime battute, tutte le vostre inadempienze e anche tutte le azioni che avete posto in essere per far apparire al Paese che stavate adottando delle iniziative che andavano nella direzione degli interessi generali, quando in realtà così non è stato.

Iniziamo con un esempio sull'ICI. Avevamo proposto l'abolizione completa sull'ICI relativa alla prima casa perché si riteneva che anche sotto il profilo culturale fosse intollerabile che si dovesse pagare un'imposta sull'abitazione principale, che non è soltanto il frutto del lavoro di tanti decenni della prova vita, ma rappresenta un bene che oltre a non produrre utilità è da considerare assolutamente inalienabile. Avete invece creato le condizioni per intervenire solo a metà non risolvendo un problema strutturale, che sarà nostra cura riproporre nelle sedi opportune con grande forza ed intensità.

Avete cercato poi di raggirare anche il sistema imprenditoriale quando avete sostanzialmente determinato le premesse per la diminuzione dell'IRES dal 33 per cento al 27,5 per cento da un lato, mentre dall'altro si cambiava sostanzialmente tutta l'impostazione fiscale sugli accantonamenti e sugli interessi passivi per cui in una sorta di gioco delle tre carte toglievate con la mano sinistra quanto davate con mano destra. È un fatto assolutamente grave perché in politica può accadere tutto e il contrario di tutto, purché nel fare le scelte ognuno si assuma le proprie responsabilità. Il vero problema è che voi scelte non ne fate, come è accaduto per il settore della giustizia. I ritardi nel settore delle cause civili rappresentano oggi una delle palle al piede più pericolose all'interno dell'intero sistema-Paese e pur tuttavia, senza aver modificato assolutamente nulla per accelerare i processi, ad iniziare da quelli tributari, avete creato le condizioni per proporre invece in finanziaria una misura volta a sopprimere l'arbitrato, uno strumento la cui abolizione determinerà sicuramente le condizioni per bloccare sostanzialmente una parte del sistema economico che riesce a superare alcune problematiche solo grazie alla presenza di questo strumento.

Mi auguro che sotto questo profilo vi sia un'ampia riflessione da parte di questo Governo, altrimenti le questioni da affrontare nei prossimi mesi saranno di una gravità inaudita e non sarà assolutamente possibile porvi rimedio.

Una politica quindi inconsistente, incapace soprattutto di ascoltare. Un altro esempio è quello della vostra azione in tema di lavoro, soprattutto sommerso. Gli esempi sono due. Personalmente ho presentato un emendamento che allungava i termini per la presentazione delle domande di regolarizzazione; cosa che non è un frutto del Governo di centro-destra, ma è una delle pochissime iniziative positive che avevate adottato, sia pure in maniera raffazzonata, con il vostro Governo.

Avete ritenuto di dire di no, di fatto non smentendo chi presentava e vi sottoponeva l'emendamento; piuttosto, la vostra azione di Governo, dimostrando in questa maniera che probabilmente è stato anche un fallimento quel tipo d'iniziativa che avevate assunto, così come avete lasciato un vulnus importante per quanto riguarda gli ispettori del lavoro.

Non credo che si possano determinare le condizioni per sistemare l'intero sistema produttivo se non si creano i presupposti anche per un controllo efficace sul sistema produttivo medesimo. Ma la vostra inconsistenza è stata tale da porre in una situazione di secondo piano queste situazioni, così come è avvenuto per il sistema della sicurezza.

Fuori di qui è in corso una manifestazione dei rappresentanti delle Forze dell'ordine, delusi da questo Governo, messi in ginocchio, delegittimati, senza risorse e senza essere nelle condizioni di poter svolgere efficacemente il proprio ruolo istituzionale.

Ricordo, infine, la penalizzazione del Mezzogiorno d'Italia, che non trova più sede nel dibattito politico del centro-sinistra, soprattutto dicendo chiaramente che volete sfuggire al confronto parlamentare attraverso il voto di fiducia.

Per quanto ci riguarda, avendo compreso perfettamente i vostri intendimenti, non vi permetteremo questo ulteriore insulto all'intelligenza del popolo italiano. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Donati. Ne ha facoltà.

 

DONATI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, la manovra finanziaria per l'anno 2008 proposta dal Governo Prodi contiene ed affronta numerosi articoli riguardanti i trasporti, le infrastrutture e le regole di Governo di questo settore.

È un segno concreto e positivo di una attenzione determinata ad un sistema oggi fortemente inefficiente ed inquinante, con la proposta di alcune misure positive, di cui parlerò, ma che registra su alcuni punti purtroppo ancora una evidente continuità con alcune scelte sbagliate del passato, senza indicare quelle necessarie soluzioni innovative per il futuro, in particolare per le infrastrutture che servono il nostro Paese.

Partiamo dal tema delle città e della mobilità nei nostri centri urbani.

Con questa manovra finanziaria, e positivamente, sono assegnati circa 500 milioni di euro per l'anno 2008 per lo sviluppo del trasporto pubblico locale, per migliorare il servizio, la qualità dei mezzi e l'efficienza delle reti. Si tratta di risorse utili e certamente positive.

Per la prima volta va anche sottolineato che la legge finanziaria contiene la defiscalizzazione degli abbonamenti nel trasporto locale, regionale ed interregionale, come forma di sostegno attiva a chi utilizza i mezzi collettivi: un ottimo risultato - lo voglio sottolineare - che risponde ad una richiesta decennale delle amministrazioni locali, delle imprese di trasporto e degli ambientalisti. Voglio al contempo sottolineare due criticità che persistono rispetto al Fondo per il trasporto pubblico locale: le risorse assegnate sono ancora insufficienti per superare la carenza cronica di offerta di servizi di qualità ai cittadini e, soprattutto, si tratta di un fondo previsto solo per l'anno 2008, quindi senza quel carattere stabile e duraturo che la situazione di inquinamento e congestione delle nostre città, invece, richiederebbe.

Del resto, era stato lo stesso tavolo interistituzionale, istituito dal Governo presso la Presidenza del Consiglio con Federmobilità, (cioè le Regioni), ASSTRA (le imprese di trasporto) e le organizzazioni sindacali, ad indicare come soluzione strutturale un Fondo alimentato annualmente mediante il prelievo di una quota dell'accisa sul gasolio non professionale. Ma questa soluzione strutturale non è contenuta nella legge finanziaria 2008 e, proprio per questa ragione, il settore ha indetto per il 14 novembre 2008 una giornata di mobilitazione.

A questa criticità va aggiunto il fatto che con questa manovra non vengono aumentate le risorse per il Fondo mobilità sostenibile, né per il Fondo pendolari, per l'acquisto di bus, tram e treni, entrambi istituiti con la legge finanziaria 2007. Abbiamo raccolto queste obiezioni che vengono alla manovra dal mondo delle città e delle imprese di trasporto e nella Commissione bilancio ci siamo fatti carico di presentare un apposito emendamento, cui il Governo ha però obiettato di non avere ancora una soluzione strutturale da inserire nella manovra, riconoscendo però che questo tavolo è aperto e che tale soluzione andrà individuata. Sono parole naturalmente importanti da parte del Governo, che abbiamo apprezzato e che si sono tradotte anche in un ordine del giorno che raccoglie tale impegno.

Naturalmente, sarà il prosieguo della manovra, soprattutto nell'altro ramo del Parlamento, a dimostrare se questo impegno sottoscritto dal Governo accogliendo l'ordine del giorno troverà concreta attuazione. Naturalmente, il Gruppo Insieme con l'Unione Verdi-Comunisti italiani, cui appartengo, è impegnato a far rispettare tale impegno del Governo.

Il secondo argomento che voglio affrontare riguarda il capitolo investimenti, che vede con questa manovra finanziaria davvero uno sforzo straordinario per le infrastrutture, con la destinazione di 1,7 miliardi di euro per l'ANAS, 4,4 miliardi di euro per gli investimenti delle Ferrovie dello Stato (cifra che però, voglio ricordarlo, è identica a quella già prevista dalla finanziaria 2007 per l'annualità 2008) e 4,2 miliardi di nuove risorse per la legge obiettivo Ma i problemi, per il nostro Gruppo restano sia nella qualità della spesa per gli investimenti, sia nel mancato superamento della legge obiettivo.

Infatti, ad oggi, il Governo non ha ancora presentato il promesso disegno di legge di riforma, come scritto nel programma dell'Unione e come sollecitato più volte dal Parlamento, anche, per esempio, in sede di espressione del parere sul DPEF nel luglio 2007. Ci aspettiamo, e lo vogliamo sottolineare anche in questa occasione, che, come indicato nella Nota di variazioni, il Governo, entro il 15 novembre, presenti un provvedimento su trasporti, infrastrutture ed assetti del territorio che contenga anche quei due o tre punti critici che il superamento della legge obiettivo richiede come soluzione, in particolare il ripristino della Conferenza dei servizi, sede in cui le istituzioni locali possono decidere le infrastrutture che interessano il loro territorio.

Quindi, secondo il nostro Gruppo, le risorse sono ancora in misura troppo rilevante destinate alle autostrade, mentre gli investimenti sulle reti urbane, metropolitane e tranviarie non sono ancora presi in adeguata considerazione a causa del deficit che attanaglia le nostre città. Questi sono pertanto i punti maggiormente critici: il mancato superamento della legge obiettivo e le scarse risorse destinate alle città.

Vorrei fare poi una specifica sottolineatura sul tema del federalismo infrastrutturale che anche con questa manovra, estendibile a tutte le Regioni italiane, viene proposto dal Governo in materia di strade, autostrade ed ANAS. I Verdi non sono affatto contrari all'idea di federalismo infrastrutturale, ma, con un apposito emendamento, purtroppo ancora non accolto, hanno prospettato un sistema di regole trasparenti e omogenee tra le diverse Regioni per gestire queste società all'interno di una strategia condivisa di politica dei trasporti e di scelta motivata della lista delle opere utili.

Se da un lato è giusto avvicinare la decisione ai livelli più bassi ed ai livelli territoriali, coinvolgendo quindi anche le istituzioni locali (in questo senso è ancor più inaccettabile il mantenimento della legge obiettivo), tale quadro di regole in ordine ai concessionari ed alla scelta delle opere deve però essere realizzato in un ambito di massima trasparenza, cosa che purtroppo la norma non chiarisce e non fa.

Infine, voglio ricordare che sempre in materia di investimenti la manovra prevede misure significative per la sicurezza stradale con circa 204 milioni di euro per il periodo 2008-2013; risorse decisamente maggiori rispetto alla finanziaria precedente, ma - lo voglio sottolineare - ancora non adeguate ad attuare il Piano nazionale per la sicurezza stradale del 1999.

Per quanto riguarda i porti ed il settore marittimo, la manovra conferma la volontà del Governo di sostenerne lo sviluppo e gli investimenti, anche attraverso una quota, che le Regioni potranno trattenere, dell'incremento delle riscossioni dell'imposta sul valore aggiunto e delle accise derivate dalle operazioni nei porti.

Misure di sostegno sono previste anche per l'industria cantieristica e le imprese armatoriali, nonché un incremento per il Fondo per le esigenze del Corpo delle Capitanerie di porto, al fine di aumentare complessivamente la sicurezza della navigazione, anche in correlazione agli incrementi dei dati di traffico.

Vorrei fare un'ultima considerazione su intermodalità ed autotrasporto. Per il sostegno allo sviluppo del trasporto merci ferroviario, per la conferma dell'«ecobonus» a sostegno delle Autostrade del mare, la manovra 2008 destina complessivamente circa 366 milioni di euro; si tratta di obiettivi importanti di riequilibrio modale, ampiamente coerenti con l'impegno del Governo italiano a rispettare la battaglia contro l'effetto serra.

Va anche sottolineato tuttavia che all'autotrasporto delle merci continuano ad essere destinate, anche quest'anno dalla legge finanziaria 2008, ingenti risorse pari a 313 milioni di euro che, se sommati a quelli previsti dalla manovra di bilancio, quindi non dalla finanziaria, per i vari Ministeri ammontano complessivamente a circa 800 milioni di euro. C'è ancora, a giudizio del Gruppo Insieme con l'Unione Verdi-Comunisti Italiani, un'evidente sproporzione tra le risorse destinate all'innovazione e al riequilibrio modale e quelle destinate all'autotrasporto.

In conclusione, con questa manovra il Governo Prodi conferma il proprio impegno per i trasporti e le infrastrutture, ma, ancora e purtroppo, senza quella svolta necessaria di innovazione e strategia sostenibile che il settore richiede e che gli ambientalisti pongono da tempo all'attenzione della coalizione dell'Unione. (Applausi dal Gruppo IU-Verdi-Com).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Turigliatto. Ne ha facoltà.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente, chiedo di poter consegnare il testo scritto del mio intervento.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

È iscritto a parlare il senatore Sterpa. Ne ha facoltà.

 

STERPA (FI). Signor Presidente, mi permetta di dedicare qualche secondo al ricordo di Enzo Biagi, scomparso questa mattina. Abbiamo avuto anche opinioni diverse con il collega in giornalismo Biagi, ma non c'è bisogno che io insista su quanto egli fosse bravo. Voglio soltanto lasciare una notazione a suo ricordo; quando scompare un giornalista, soprattutto quando è bravo, è come quando muore un giornale: viene meno una voce della libertà. È proprio in omaggio alla libertà che dedico questi pochi secondi al mio caro collega Biagi.

Sarò brevissimo, per l'ora, ma anche perché il tempo che mi è concesso è poco; sette minuti non sono molti per affrontare un tema come quello della finanziaria e andrò quindi all'essenziale, riducendo anche ciò che ho appuntato sui miei fogli.

Affronterò sommariamente il problema economico-finanziario e poi un tema che da anni vado rilevando nei miei interventi parlamentari, di tornare cioè alla semplice legge di bilancio, mandando finalmente in soffitta la finanziaria, che è una legge che ha complicato molto i problemi del bilancio dello Stato e fatto sì che essi si configurassero come una sorta di mercato delle vacche; un'espressione usata nei tempi lontani della prima Repubblica, forse i suoi tempi migliori, da Ignazio Silone.

Sul modo in cui sono affrontati, nel disegno di legge al nostro esame, i problemi economici e finanziari, intendo dire poche cose, ma con la massima chiarezza.

Per essere corretto, mi affiderò alle parole di un esperto, il dottor Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia, il quale ha dichiarato testualmente: «Nel complesso, la manovra accresce l'indebitamento netto del 2008 di 6,5 miliardi. Essa reperisce risorse per 5,4 miliardi e definisce aumenti di spesa e sgravi fiscali per 12 miliardi». E ancora: «Le recenti decisioni di politica di bilancio non frenano la dinamica della spesa». Mi fermo qui, anche se potrei continuare con le citazioni che mi sono appuntato.

Al senatore Morando (che mi dispiace non sia presente in questo momento e che stimo come presidente della Commissione bilancio per la sua competenza e serietà), il quale ha dedicato tempo alla difesa di questa finanziaria e soprattutto alla difesa del lavoro che ha svolto la Commissione bilancio sulla manovra, dico che questa, francamente, non è una manovra finanziaria di cui si possa essere soddisfatti. Anche al ministro Padoa-Schioppa, con il quale peraltro ho rapporti personali cordiali, avrei detto che questa finanziaria francamente non fa onore al Governo. Lo affermo senza retorica e senza demagogia.

C'è un dato preoccupante, in particolare, che desidero sottolineare, ed emerge dal parere di un economista che stimo molto, il quale mi ha spiegato che per la prima volta la spesa pubblica supera il 50 per cento del prodotto interno lordo. Insomma, a parere di chi si intende più di me di economia e di finanza, stiamo sperperando risorse pubbliche.

Passo ora ad affrontare la questione che considero fondamentale, cioè la necessità di mandare finalmente in soffitta (lo dico all'attuale Governo, ma anche a quelli futuri, se possibile) un metodo di lavoro sul bilancio che si è rivelato disastroso, a partire dal 1978, quando fu introdotta la legge finanziaria.

Citerò il ministro Padoa-Schioppa, che nel suo intervento del 3 ottobre scorso ha dichiarato: «È da augurarsi che non sia lontano il giorno in cui il disegno di legge di bilancio, che entra in Parlamento il primo giorno di ottobre, non abbia bisogno di una legge finanziaria che lo modifichi». Sottoscrivo queste parole. La finanziaria nacque, come certamente i colleghi sanno quanto me o anche meglio di me, per aggirare l'articolo 81 della Costituzione, voluto da Einaudi, che - come è noto - stabilisce che nella legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese.

Mi auguro, e lo annoto quasi a futura memoria, che si torni alla legge di bilancio semplice, il che significherebbe tornare alla normalità. Sono anni che la politica economica, ma forse tutta la politica italiana, è fuori dalla normalità.

Concludo il mio intervento con questo auspicio e ribadendo che voterò contro il disegno di legge finanziaria, così come è formulato.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Micheloni. Ne ha facoltà.

 

MICHELONI (Ulivo). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori rappresentanti del Governo, i senatori della circoscrizione Estero hanno rappresentato le istanze della comunità italiana residente all'estero, ottenendo buoni risultati ma anche compiendo grandi rinunce. I senatori della circoscrizione Estero hanno dimostrato il loro senso di appartenenza e dello Stato, guardando all'interesse generale del Paese e non solo ai pur legittimi interessi della propria circoscrizione.

Questa finanziaria reca sui capitoli del Ministero degli affari esteri per gli italiani all'estero un aumento di circa 25 milioni di euro, otto milioni dei quali sono dedicati al capitolo per l'assistenza di circa 50.000 italiani, emigrati di prima generazione, che in America Latina vivono, o meglio sopravvivono, al di sotto della soglia di povertà. Sono donne e uomini che hanno contribuito allo sviluppo dell'Italia del dopoguerra con le loro rimesse; donne e uomini che la vita non ha risparmiato e che oggi vivono in stato di indigenza.

Il lavoro italiano nel mondo ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo dell'Italia contemporanea. Non tutti sono consapevoli che gli anni del miracolo economico italiano sono stati anche gli anni delle più grandi ondate di emigrazione e dei più grandi flussi di rimesse da parte degli emigranti. Nel dopoguerra, la più grande impresa italiana non è stata la FIAT, ma l'emigrazione, che, con le proprie rimesse, ha fatto vivere milioni di italiani e costruito migliaia e migliaia di case, per le quali oggi essi pagano le tasse.

Signor Presidente, cari colleghi e colleghe, in questi giorni abbiamo sentito parole offensive indirizzate ai senatori della circoscrizione Estero, in particolare, in Commissione bilancio, da parte del collega Polledri della Lega Nord. Voglio dire al senatore Polledri che le risorse per l'assistenza non sono destinate ai nipoti e alle zie dei senatori della circoscrizione Estero, ma a quelle donne e a quegli uomini che hanno contribuito allo sviluppo anche della Padania.

Le sue parole non toccano e non raggiungono i senatori rappresentanti degli italiani nel mondo, ma offendono milioni di donne e uomini che, nel mondo, con il loro lavoro, con il loro attaccamento e il loro senso di appartenenza hanno fatto ben più che la loro parte per il progresso e l'ammodernamento dell'Italia. Quelle parole infangano solo chi le pronuncia!

Signor Presidente, colleghe e colleghi, vorrei far passare un solo messaggio e avere la capacità di far capire che la circoscrizione Estero e la presenza di parlamentari deputati dagli italiani all'estero sono più importanti per l'Italia che per gli italiani all'estero. È importante per l'Italia, per le sue esportazioni, per la presenza culturale economica e politica dell'Italia nel mondo, per l'ammodernamento e per la necessaria sprovincializzazione della politica italiana.

Le risorse che la finanziaria destina alle Comunità italiane all'estero devono essere considerati come un investimento, e come un investimento con un ritorno veramente incalcolabile. Vi do solo questo dato: nel 2006, dagli ex emigrati pensionati che hanno deciso di trascorrere il loro pensionamento in Italia sono giunte in Italia, provenienti dalle Casse pensioni di soli sei Paesi europei, rendite pensionistiche per oltre 3 miliardi e 200 milioni di euro. Questa cifra, poi, si può raddoppiare per la parte versata dalle Casse pensioni private, senza parlare dell'inestimabile indotto che gli italiani all'estero rappresentano per l'economia italiana sia per il turismo che per le esportazioni. Essi rappresentano la presenza viva del made in Italy che tanto successo riscuote all'estero.

Signor Presidente, noi rappresentiamo questo nel Senato della Repubblica, non interessi particolari o, peggio ancora, interessi personali un po' troppo presenti in quest'Aula. Concludo ringraziando i miei colleghi della circoscrizione Estero, i senatori Pollastri, Turano, Randazzo e Pallaro, che hanno svolto una riflessione e un lavoro collettivo, senza cercare di difendere interessi particolari e senza cercare una visibilità personale.

Ringrazio anche la senatrice Rebuzzi, dell'opposizione, che ha condiviso con noi e il Governo un momento di riflessione comune. Noi non soffriamo della malattia, troppo diffusa in quest'Aula ed anche nella maggioranza, di cercare visibilità ad ogni costo, dimostrando così una grave assenza del senso di appartenenza, del senso dello Stato e della volontà di ricerca del bene comune. Noi questa malattia non l'abbiamo e spero che alcuni dei miei colleghi ne guariscano presto.

Ringrazio anche il Governo, con il quale abbiamo ancora diversi confronti aperti e non risolti. Il principale è sicuramente la riforma della rete consolare, ma in questa fase della finanziaria abbiamo apprezzato la capacità di dialogo e lo spirito costruttivo dei sottosegretari Letta, Sartor e Grandi.

Signor Presidente, colleghe e colleghi, per queste brevi e parziali considerazioni voteremo convinti questa finanziaria.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ciccanti. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, onorevole Sottosegretario, onorevoli colleghi, vivo ad Ascoli, in una città di provincia in cui le case del centro si vendono a 4.000 euro al metro quadro. Recentemente, un giornale locale ha sviluppato un'indagine conoscitiva sulle spese obbligate del bilancio di una famiglia media: moglie, marito e due figli. Considerando una casa di 100 metri quadri, un mutuo di 100.000 euro da estinguere in quindici anni, una trentina di prodotti ricorrenti nel carrello della spesa settimanale, le bollette di luce, acqua, gas e telefono, le tasse comunali, provinciali, regionali, le eventuali spese sanitarie e farmaceutiche, il costo della benzina e qualche spesetta varia, si arriva all'incredibile cifra di 1.755 euro al mese di costo della vita. Se tanto costano i beni di prima necessità in una città di provincia, immaginatevi nelle grandi metropoli.

Un'altra domanda mi pongo e vi pongo. Se i livelli medi di stipendi e salari del nostro Paese sono di 1.000-1.200 euro al mese, una famiglia monoreddito arriva alla quarta settimana? Il tanto bistrattato Governo di centro-destra, con un sistema a scalare di deduzioni sulla base imponibile, aveva reso esenti da tasse oltre 13 milioni di redditi al di sotto dei 15.000 euro. Il Governo Prodi, nato «per il bene dell'Italia», ha cancellato le norme sul primo modulo fiscale. Sono state ripristinate le detrazioni fiscali, che hanno visto annullare con le addizionali regionali e comunali i modesti benefici riconosciuti con la precedente finanziaria dell'anno scorso, per i redditi al di sotto di 25.000 euro.

I Comuni e le Regioni, però, non potevano fare diversamente! Con un raggiro contabile, infatti, avete svincolato il blocco delle addizionali per compensare i minori trasferimenti agli enti locali. Cosicché, a gennaio avete dato qualcosa con la mano dello Stato e ad aprile vi siete ripresi tutto con la mano degli enti locali. Anzi, per i redditi superiori a 25.000 euro, avete preso sia a gennaio che ad aprile.

Con i due "decreti Visco" e la finanziaria 2007, avete fatto una manovra da 38-40 miliardi di euro, più della metà dei quali consistente in nuove e maggiori tasse.

Avete ingannato gli italiani dicendo che la manovra "di lacrime e sangue" era giustificata dal "buco" dei conti pubblici lasciato da Berlusconi. Non era vero niente. II disavanzo dello Stato nel 2006 è stato nei limiti concordati in sede europea. Già a novembre 2006 avevate registrato maggiori entrate, pari a 32 miliardi di euro, ma non le avete contabilizzate per non dimostrare che la manovra di risanamento era sbagliata perché infondata.

Basta prendere i dati della relazione previsionale e programmatica del Governo Prodi: a settembre 2006 le entrate tributarie erano di 434,9 miliardi di euro, a settembre 2007 le entrate raggiungevano una cifra record di 474,5 miliardi di euro. In sedici mesi sono stati presi dalle tasche degli italiani, sia famiglie che imprese, ben 40 miliardi di euro. La metà di queste entrate sono state ritenute strutturali ed hanno finanziato ben tre "tesoretti": uno a luglio di 7,4 miliardi di euro, uno a settembre di 6,3 miliardi di euro; uno con questa finanziaria, di 11 miliardi di euro. È da notare che un altro paio di miliardi sono in gestazione per finanziare, alla Camera, il raddoppio di 150 euro per gli incapienti previsto dal decreto-legge n. 159 del 2007.

Da quando c'è Prodi al Governo, la spesa pubblica in Italia è aumentata di 30 miliardi di euro e nel 2007 rispetto al 2006 del 5,2 per cento. Vantarsi che l'avanzo primario è aumentato al 2,5 per cento rispetto allo 0,6 per cento del 2005 del Governo Berlusconi, significa ignorare che tale risultato è stato ottenuto attraverso un aumento della pressione fiscale, che nel 2008 supererà il 43 per cento.

Non solo noi dell'opposizione, ma il Fondo monetario internazionale, l'OCSE, la Commissione europea con il compagno Almunia, il governatore della Banca d'Italia Draghi, le più qualificate società di rating, valutano come superficiale o irresponsabile la politica di bilancio di questo Governo.

Nessuno capisce come in un momento di espansione e di crescita dell'economia si possano destinare le maggiori risorse disponibili per spese clientelari ed elettoralistiche, anziché risanare il grande debito pubblico caricato sulle spalle delle future generazioni.

La vostra irresponsabilità è ancora maggiore, perché sapete che l'euro è diventato una volta e mezza il dollaro e che il petrolio è arrivato a costare 90 dollari al barile: ciò significa per il 2008 e per gli anni seguenti più difficoltà di penetrazione nei mercati esteri, a causa dell'aumento del costo di produzione e di un aumento dei prezzi dei nostri prodotti, rispetto a quelli dell'area del dollaro. Questa politica da cicale si rivelerà disastrosa nel prossimo anno.

Nel DPEF 2008-2011 del luglio scorso il Governo ha dichiarato solennemente che non avrebbe speso un euro senza aver tagliato un altrettanto euro di spesa inutile ed improduttiva: bugia, grande bugia!

Avevate detto che avreste restituito agli italiani le maggiori entrate derivanti dal gettito tributario, invece non solo ve lo siete tenuto in gran parte per soddisfare la vostra base elettorale, ma quello che avete restituito è andato pure ai vostri elettori, dopo averlo prelevato a quelli che non vi avevano votato: anche qui bugiardi, ma anche pericolosi, perché non governate per l'Italia ma solo per i vostri amici e la finanziaria 2008 ne è l'ulteriore esempio.

Abbiamo già fatto la lista della spesa parlando in occasione della conversione dei due decreti nn. 81 e 159. Penso sia giusto svolgere un'operazione verità chiarendo agli italiani quanta spesa clientelare contiene la finanziaria 2008. Avete previsto una maggiore spesa di circa 20 miliardi di euro, di cui 8,7 miliardi per spesa corrente e 11 miliardi per spesa in conto capitale. Tale nuova spesa corrente doveva essere finanziata, secondo il DPEF, tutta con altrettanti tagli di spesa; invece, la maggiore spesa la finanziate con l'extragettito tributario, che avreste dovuto restituire agli italiani, così come avevate scritto nel comma 4 dell'articolo 1 della finanziaria 2007.

Ma quale spesa finanziate? Gli incapienti? I disoccupati? I pensionati? La famiglia? La sicurezza? Le infrastrutture? Niente di tutto questo. Invece finanziate le aree confinanti, le minoranze slovene e le minoranze linguistiche, per tenervi buoni i voti al Senato del Gruppo degli autonomisti; un fondo per la presenza italiana presso le istituzioni europee e per gli italiani nel mondo, per tenervi buoni i senatori eletti all'estero; il contrasto all'esclusione sociale negli spazi urbani, le politiche migratone, il fondo contro la violenza alle donne e la cooperazione internazionale, tra cui la distruzione delle armi chimiche in Russia, prodotte dal vecchio regime comunista, per tenervi buona l'estrema sinistra comunista.

Tutto questo, però, non è bastato, accontentava le forze politiche, ma non i singoli soggetti e i sottogruppi, che al Senato hanno un voto determinante. È successo così che, durante l'esame della finanziaria in 5a Commissione, la spesa corrente è aumentata per il solo 2008 di altri 2 miliardi di euro, mentre quella in conto capitale di 412 milioni.

Nel triennio 2008-2010 la spesa complessiva è stata aumentata di circa 5,8 miliardi di euro, pari a 100 euro per ogni italiano. In questo elenco di spesa c'è di tutto: apicoltura, conservazione delle trincee della Prima guerra mondiale, i Giochi del Mediterraneo, le ferrovie venete, alcuni centri di alta specializzazione sanitaria, alcune aree verdi e la sicurezza idraulica di alcuni territori, alcune manifestazioni culturali e lirico-sinfoniche, il restauro di alcuni teatri e il Festival di Puccini, il polo finanziario a Bolzano, i debiti residui delle Olimpiadi di Torino, il condono previdenziale per gli italiani all'estero che hanno percepito indebitamente le pensioni, il trasporto urbano, la ferrovia Pescara-Roma, i mondiali di nuoto, i contributi ad enti vari ed altre minutaglie. Come si vede, di alta politica o di interventi d'interesse nazionale non c'è niente.

Noi dell'opposizione abbiamo cercato di incalzarvi su alcuni temi: famiglia, sicurezza, impresa, casa e giovani, infrastrutture. L'unico provvedimento del Governo che incideva sulla famiglia era la riduzione dell'ICI sulla prima casa. L'UDC, insieme alle opposizioni, ha presentato emendamenti con deduzioni decrescenti al crescere del reddito per i figli a carico, spese scolastiche, affitti, asili nido, spese sanitarie, congelamento estimi catastali, fondo rotativo per agevolare l'acquisto della prima casa. È stato questo confronto serrato che ha convinto la maggioranza ad approvare l'aumento della detrazione del 10 per cento sull'IRPEF per il caro mutui sulla prima casa; l'eliminazione del tetto di 50.000 euro di reddito per lo sconto ICI, che avrebbe penalizzato le famiglie monoreddito; la rimodulazione dell'assegno familiare per gli inabili; la deduzione, fino a 150 euro, per gli asili nido.

Sulla sicurezza, invece, silenzio assoluto. Per fronteggiare l'emergenza criminalità, abbiamo proposto un fondo di 500 milioni di euro per il potenziamento dei mezzi e del personale. Dopo alcune esitazioni, un Governo diviso ci ha risposto con un provvedimento normativo che da solo non risolve il problema della criminalità. Se volete il sostegno dell'UDC sul "pacchetto sicurezza", le due misure devono marciare insieme.

Le forze dell'ordine sono allo stremo: caserme sfrattate, volanti senza benzina e ferme per carenza di manutenzione; poliziotti, carabinieri, agenti di polizia penitenziaria senza straordinari e da anni con carriere bloccate; assunzioni insufficienti per garantire la rotazione dei pensionamenti (su 10.000 che se ne vanno, ne entrano solo 3.500).

Di fronte a questo sfascio dello Stato, il centro-sinistra vara una norma per abolire la quota fissa di 10 euro sui ticket per prestazioni specialistiche ed ambulatoriali di contribuenti non esenti, ossia che non se la passano poi tanto male. Si tratta davvero di un pessimo esempio di senso dello Stato e di giustizia sociale, se si pensa che tale misura costerà alle future generazioni, in termini di debito pubblico, ben 834 milioni di euro.

Sulle imprese, l'UDC, con l'opposizione, ha previsto una norma di salvaguardia per smascherare il raggiro della riduzione dell'IRES dal 33 al 27,5 per cento.

Un altro caposaldo di questa finanziaria è la riduzione dei costi della politica. Su questo fronte il Governo è stato un campione di ipocrisia. Ha ridotto le spese per le indennità parlamentari, i costi del Parlamento, le indennità dei consiglieri regionali e gli amministratori locali, il funzionamento di Comuni, Province, comunità montane e società partecipate, per gli organi costituzionali e di rilevanza costituzionale. Ha tagliato a tutti, per 313 milioni di euro, meno che per se stesso.

Signor Presidente,questa finanziaria è tutta una farsa. Spero di sì, ma non credo che questo Governo cada sulla finanziaria. Dini e i suoi amici e altri senatori comunisti dallo stomaco delicato digeriranno anche questo ennesimo pasto amaro. Occorre che la società civile sia più critica, meno conservatrice, più disposta a rischiare il cambiamento, alzi la testa e aiuti questa parte del Parlamento, che si oppone a questo degrado del Paese. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Villone. Ne ha facoltà.

 

VILLONE (SDSE). Signor Presidente, la strategia che la Sinistra Democratica ha messo in campo su questa finanziaria ha voluto avere come uno dei suoi punti principali l'attacco agli sprechi e ai costi impropri della politica, guardando anzitutto al principio che tale lotta dovesse farsi partendo dai rami alti, dalle questioni che investivano, appunto, i vertici, il piano nobile, e non facendo volare gli stracci. Per questo, abbiamo guardato essenzialmente in tre direzioni: il Governo, la dotazione degli organi costituzionali, le maxiretribuzioni del settore pubblico.

Sul Governo, come è stato appena ora ricordato, abbiamo presentato un emendamento, approvato, che richiama in vita la riforma del 1999, adottata dall'allora Governo del centro-sinistra. Si riduce il numero dei Ministeri, si cancellano gli spacchettamenti (prima di Berlusconi e poi di Prodi), si introduce una novità, cioè il tetto complessivo di componenti a qualsivoglia titolo del Governo medesimo, fissato a 60.

Si è sentito dire che questa non è norma che vale da subito, che è tutto una finta e che non serve a nulla. Il collega dell'opposizione appena intervenuto sembrava appunto suggerire questo.

In realtà, non poteva che farsi così. Non si può correttamente, dal punto di vista costituzionale, far cadere per legge un Governo. Non si può mettere un termine a tempo, con una norma legislativa ordinaria, perché è vero che il Parlamento dispone della vita del Governo, ma attraverso uno strumento apposito che è l'articolo 94 della Costituzione.

Per dare una spiegazione del perché non sarebbe stato costituzionalmente appropriato - lo dico per i giuristi e i colleghi costituzionalisti -, si sarebbe potuta determinare la possibilità che una norma di questo genere passasse in Aula con il voto per alzata di mano, annullando con ciò tutte le garanzie della personale e trasparente assunzione di responsabilità politica che, invece, l'articolo 94 impone con la procedura ivi prevista. Per questo motivo non si poteva che scrivere così quella norma. Si deve poi ovviamente auspicare sul piano politico che a quella norma il Governo e la maggioranza di centro-sinistra diano sollecita e tempestiva attuazione.

Il secondo punto è stato la dotazione degli organi costituzionali. Io e il collega Salvi abbiamo presentato un emendamento teso a limitare l'aumento annuo nel tetto di inflazione programmata. Si è sentita subito qualche voce nel senso dell'inammissibilità, secondo alcuni, di questo emendamento, perché sarebbe stato lesivo dell'autonomia degli organi costituzionali e di rilievo costituzionale cui si riferiva. È ben vero che si potrebbe, agendo sulla dotazione, incidere su tale autonomia, ma certo ciò non era vero per una regola generale nella sua portata, relativa a tutti gli organi costituzionali e di rilievo costituzionale, e riferita ad una soglia più che ragionevole, come è l'incremento tenuto nel tetto dell'inflazione programmata. Quindi, a prima vista, ictu oculi, quell'emendamento non poteva dar luogo a nessuna lesione. Aggiungo che, ovunque, nell'esperienza moderna, gli appannaggi degli organi costituzionali vengono decisi dai Parlamenti. Del resto, anche da noi è così. Noi abbiamo nel bilancio una cifra che è riferita agli organi costituzionali e di rilievo costituzionale che approviamo con il bilancio.

Se avesse prevalso la tesi - che personalmente ritengo sciagurata - dell'inammissibilità, avremmo la curiosa conseguenza che a questo Parlamento sarebbe consentito soltanto autorizzare a piè di lista qualunque richiesta arrivasse dagli organi costituzionali e di rilievo costituzionale. Si tratta di una tesi palesemente inaccettabile e contrastante con l'esperienza costituzionale di tutti gli altri Paesi.

Quindi, anche su questo, il fatto che in Commissione bilancio si sia andati al voto, dopo il solenne impegno, pubblicamente assunto dai vertici degli organi che erano toccati dall'emendamento di mantenersi nel tetto indicato, mi sembra abbia stabilito un precedente che serve a questo Parlamento a monitorare, d'ora in poi, la spesa degli organi costituzionali. Se l'impegno non sarà mantenuto, si potrà, nel prossimo giro, intervenire con regole prescrittive che nessuno può oggi più dubitare possano essere assunte. Abbiamo inteso stabilire - l'ho dichiarato esplicitamente in occasione del voto in Commissione bilancio - un precedente che chiarisse la titolarità del potere da parte di questo Parlamento e il fatto che gli impegni, da questo momento in poi, devono essere rispettati.

Vengo alla norma sulle retribuzioni. Noi, già nella precedente finanziaria, avevamo introdotto un limite riferito alla retribuzione del primo Presidente della Corte di cassazione: per intenderci, una cifra intorno ai 270.000 euro all'anno.

Questa regola, in realtà, fu resa largamente inoffensiva con la colpevole collaborazione del Governo, sia nella stesura del maxiemendamento, a tutti noto, sia nelle direttive adottate da Palazzo Chigi. Così quest'anno l'abbiamo con emendamento reintrodotta, con un carattere di maggior rigore: norma di generale applicazione, con previsione di deroghe assoggettate a limiti assai stringenti.

Questa norma ha suscitato un allarme che, con ironia assolutamente consapevole, vorrei definire "sociale". Oggi sentiamo gli alti lamenti della RAI e perfino del Ministro (capisco che il Ministro difenda - lo dico in senso buono - i suoi clientes, mi sembra normale che accada così). La censura che si sente è quella che, approvando l'emendamento, il Parlamento avrebbe, in modo burocratico, leso le prospettive di competitività della nostra TV di Stato. Io rispondo ai critici che i maxiemolumenti alla dirigenza RAI oggi in atto non hanno affatto garantito quella competitività. La TV di Stato è competitiva con Mediaset soltanto nei megastipendi.

E, allora, se da quella parte, con qualche pesantezza, si dice che noi interveniamo in modo burocratico, da questa parte, con pari pesantezza, io dico che quei megastipendi sono un furto aggravato per le tasche dei contribuenti italiani. Personalmente, se la polemica dovesse continuare in questi termini, mi convertirò alla tesi della soppressione del canone, aprendo così la via alla possibilità che se poi i conti non sono in equilibrio, i libri della RAI si portano in tribunale. Se vogliamo aprire al mercato, facciamolo davvero, fino in fondo.

Ma la RAI è la punta di un iceberg. Noi abbiamo enti, autorità, società, organismi di ogni tipo, dirigenti, le cui le retribuzioni sono cresciute negli ultimi anni con un tasso di incremento non giustificato da più ampie responsabilità o funzioni, e talvolta con una crescita che ha addirittura coinciso con una diminuzione di responsabilità e funzioni. Una fascia ampia di retribuzioni d'oro di cui il Paese non sa, non è consapevole, anche se i contribuenti pagano di tasca propria.

Proprio le maxiretribuzioni ci portano ad un altro punto che è qualificante per noi, e cioè quello degli emendamenti sui precari, perché le due cose si tengono insieme: precarietà e maxistipendi sono espressione del medesimo fenomeno che io ritengo degenerativo. La privatizzazione selvaggia della funzione pubblica, non sorretta da un solido orientamento politico e da una solida cultura istituzionale, ha prodotto questa degenerazione. Insieme precarietà e maxistipendi: in entrambi i casi aprendo la via ad estesi stessi fenomeni di clientelismo, di mala amministrazione e di mala politica. Da un lato, una troppa estesa precarietà, esternalizzazioni selvagge, funzioni strutturali affidate a personale assunto a tempo o con contratti di collaborazione precaria; dall'altro, megastipendi giustificati dal richiamo ad un mercato che in realtà non esiste. Managers che giustificano i propri emolumenti richiamando un privato che a quel prezzo non li assumerebbe mai. Così si è creata nel Paese una fascia ampia di retribuzioni d'oro accanto ad una fascia, di cui purtroppo il Paese è duramente consapevole, di troppo ampia precarietà, nel quadro di degenerazioni di cui siamo altrettanto consapevoli. Non mi stanco di ripetere che Stella, Rizzo e Grillo sono effetto e non causa dell'ondata che oggi investe la politica e le istituzioni in questo Paese.

Tutto questo non è un problema di pochi moralisti, diventa un problema del Paese. Lo dice il governatore Draghi quando sottolinea che esiste una questione salariale che deprime le prospettive di crescita complessiva. Lo diceva prima il presidente Morando quando richiamava il fatto che il confronto tra le parti sociali non ha corretto il dato dei salari troppo bassi. Chiedo allora a Draghi e a Morando: non è forse causa di questo la troppo estesa precarietà che incide, appunto, sul confronto tra le parti sociali? E non è forse concausa il fatto che troppe risorse siano assorbite da un mondo di dirigenze e management pubblico che, almeno in parte, è parassitario e improduttivo, clientelare e super pagato?

Concludo, signor Presidente, dicendo che questa è la mia opinione e questo è il senso dell'iniziativa della Sinistra Democratica. Non è il frutto di una visione pauperistica, repressiva o scioccamente moralistica, quanto piuttosto di una concezione diversa della cosa pubblicae della necessità, che noi riteniamo impellente, che l'equilibrio di questo Paese vada recuperato.

Per questo mi attesto su ciò che oggi la finanziaria prevede. Ritengo politicamente decisivo che essa rimanga sostanzialmente nei termini in cui è, perché non difendo vantaggi di questo o quel territorio, di questa o quella corporazione o categoria, quanto piuttosto un'idea di giustizia e ad un tempo di efficienza e competitività del sistema Paese. (Applausi dei senatori Salvi e Turigliatto).

 

PRESIDENTE. Rinvio il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge in titolo ad altra seduta.

 


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

242a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDI' 6 NOVEMBRE 2007

(Pomeridiana)

Presidenza del vice presidente BACCINI,
indi del vice presidente CAPRILI,
del presidente MARINI
e del vice presidente CALDEROLI

 

 

Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge:

(1818) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento)

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 16,31)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge nn. 1818 e 1817.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, le votazioni finali su entrambi i provvedimenti avranno luogo con votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

Ricordo altresì che nella seduta antimeridiana è proseguita la discussione generale congiunta.

È iscritto a parlare il senatore Viespoli. Ne ha facoltà.

 

VIESPOLI (AN). Signor Presidente, nel tempo che mi è stato concesso proverò ad articolare una riflessione di merito sul disegno di legge finanziaria... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, senatore. Pregherei i colleghi di evitare questo brusìo. Il senatore Viespoli sta intervenendo e pregherei i colleghi di stare seduti ai loro posti. Credo che questo sia utile per tutti, in modo da consentire a chiunque voglia parlare di esprimersi. Prego, senatore, continui.

 

VIESPOLI (AN). Cercherò nel tempo concessomi di esprimere una riflessione di merito sulla finanziaria utilizzando, in particolare, la rigorosa riflessione culturale e politica del Presidente della Commissione bilancio, il senatore Morando.

Prima però vorrei fare una considerazione di ordine generale utilizzando una riflessione, a mio avviso, attenta, puntuale ed importante della senatrice Menapace, la quale, intervenendo nel dibattito, faceva riferimento... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Mi scusi di nuovo, senatore. Colleghi, è una questione di educazione nei confronti di coloro che intervengono. Vi prego di abbassare la voce e di prendere posto, altrimenti non farò proseguire il collega Viespoli.

 

VIESPOLI (AN). Presidente, stavo svolgendo una riflessione sulla considerazione della senatrice Menapace, la quale faceva riferimento al governo della complessità e all'esigenza che abbiamo oggi di guardare complessivamente all'intreccio dei problemi.

Ora, proprio questo riferimento, che utilizzo un po' forzatamente e polemicamente, senatrice Menapace, mi consente di partire con un'affermazione. Questa finanziaria è un provvedimento coalizionale, non nel senso della capacità di esprimere la sintesi della complessità, ma come somma disorganica delle diversità e delle contraddittorietà. Lo conferma la dispersione e la frantumazione delle risorse di una finanziaria tutta chiusa nella dimensione del presente, che evoca il passato per non misurarsi con il futuro.

Non a caso si tratta, a mio avviso, di una finanziaria che non investe, senatore Morando, in dialettica con la sua riflessione, in particolare sui giovani e sul Mezzogiorno. Il Mezzogiorno è una questione disattenzionata non soltanto attraverso questa finanziaria, è una questione di lungo periodo che riguarda trasversalmente le forze politiche e gli schieramenti. Tuttavia, in questa finanziaria, c'è la continuazione di una manovra fiscale che sostanzialmente - come molti interventi hanno dimostrato - marginalizza e colpisce il sistema delle piccole imprese e, in particolare, delle imprese del Mezzogiorno.

È una finanziaria che rispetto al Sud riduce ancora di più il tema delle zone franche urbane e che non è capace di affrontare la grande questione della leva urbana come crescita per lo sviluppo del Mezzogiorno.

È una finanziaria che non affronta alcuni nodi. Non basta, per questo faccio riferimento al suo intervento, ritenere che l'incentivo all'occupazione, cioè il bonus occupazionale correttamente diversificato nel caso di occupazione femminile, risolva il problema, soprattutto se si aggiunge che tale bonus occupazionale trova copertura finanziaria sui fondi del FAS e quindi, sostanzialmente, rappresenta una sorta di partita di giro e non la capacità di costruire risorse aggiuntive per affrontare una questione che di per sé non sarebbe in ogni caso risolutiva.

E che le vicende del Sud e la vicenda del welfare in qualche modo si intreccino lo dimostra il fatto che ci troviamo di fronte, anche in questo caso, ad una manovra, a delle scelte, a dei provvedimenti - ad iniziare dal Protocollo sul welfare e sulla competitività - che guardano ai già garantiti, a soggetti che proteggono ulteriormente; basta fare riferimento, signor Presidente, ai dati contenuti nel libro di Tito Boeri «Contro i giovani. Come l'Italia sta tradendo le nuove generazioni» per rendersi conto della correttezza di questa valutazione.

Ci ritroviamo, infatti, in un Paese in cui, per ogni euro speso per chi ha meno di trent'anni, se ne spendono 3,5 per chi ha più di 65 anni, ci troviamo cioè in un Paese in cui bisognerebbe riequilibrare complessivamente la spesa. Invece il Governo, la coalizione, il patto sociale che sostiene la maggioranza ritengono di affrontare la questione previdenziale e di fatto, in questo modo, rinunciano ad affrontare la questione sociale e la questione salariale, perché correttamente la questione salariale andava inserita all'interno del Protocollo sul welfare e sulla competitività, non può essere un tema ed un elemento a venire.

Il senatore Morando, infatti, quando fa riferimento alla questione salariale, pur nella sua complessità e come avvio della capacità di affrontarla, si lega all'indirizzo, che dalla finanziaria proviene rispetto al 2008, di finalizzare le risorse recuperate per intervenire sul versante del lavoro dipendente, ma non c'è la concretezza delle scelte, di un impegno che - ripeto - a mio avviso, doveva trovare corretta collocazione all'interno del Protocollo sul welfare, perché è evidente che è in questo modo che si possono complessivamente affrontare le situazioni che abbiamo di fronte.

Ci troviamo invece dinanzi ad una scelta che interviene esclusivamente in termini di risorse finanziarie sul tema dello scalone e solo a questo destina la straordinaria parte delle risorse complessivamente a supporto dell'articolo 62 della legge finanziaria per l'attuazione del Protocollo sul welfare. Il resto è poca cosa: rimodulazione dell'indennità di disoccupazione, interventi rispetto a due fondi da cento milioni di euro; restano tagliati sostanzialmente fuori i veri precari e non si affronta organicamente il tema delle nuove tutele, perché anche il welfare e il Protocollo sul welfare e la competitività stanno dentro la linea della tutela dei già garantiti e non della capacità d'affrontare un organico disegno di costruzione di nuove tutele.

Basti pensare che tutto l'universo dei Co.co.pro. è sostanzialmente fuori dall'attenzione del Protocollo, tant'è che vi è il paradosso di lavoratori subordinati o a tempo determinato che hanno tutele e garanzie piene o ridotte e un intero universo di soggetti, quello dei veri precari, che non hanno alcuna garanzia, alcuna tutela, perché sono i soggetti assenti sul piano dell'attenzione del Governo di centro-sinistra.

Mi rendo conto che la mia riflessione è un po' disorganica, ma visto il modo in cui è stata avviata, cerco di recuperare con una considerazione finale. Da tempo, sono convinto che la crisi della politica stia nel fatto che nessuno più si chieda: «Che cosa serve al mio Paese, che cosa serve alla mia Patria?». Ebbene, questa finanziaria non risponde alle esigenze di crescita e sviluppo del Paese; è dentro la crisi della politica e, per certi versi, la accentua: la crisi della politica, infatti, è incapacità di dare risposte, di compiere scelte coraggiose e di avere la forza di una visione.

L'unica visione che emerge dalla finanziaria è quella di una coalizione frantumata, che non poteva che produrre una finanziaria di coalizione, dispersiva e a sua volta frantumata. (Applausi dal Gruppo AN e dei senatori Izzo e Amato).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Tecce. Ne ha facoltà.

 

TECCE (RC-SE). Signor Presidente, colleghi senatori, in relazione alla discussione sul disegno di legge finanziaria e su quello di bilancio, vorrei soffermarmi su alcuni punti di merito, che hanno trovato grande attenzione nel lavoro della Commissione. Nella Commissione bilancio, infatti (come hanno detto bene i relatori Legnini e Albonetti), per la verità abbiamo visto anche un contributo importante dell'opposizione ed abbiamo raggiunto una importante soddisfazione, se è vero, com'è vero, che - a differenza dello scorso anno - siamo riusciti ad approvare un testo coerente (si può essere d'accordo o meno in proposito) e a dare il mandato ai due relatori.

Mi riferisco, per brevità, a tre temi in particolare: la lotta al precariato, a partire dalla politica della pubblica amministrazione; la salvaguardia dell'incremento dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori; il Mezzogiorno. Sono queste le priorità su cui abbiamo lavorato come sinistra (Partito della Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica, PDC e Verdi), insieme al tema della riduzione dei costi impropri della politica, su cui, per brevità, non mi soffermo, in quanto condivido pienamente ciò che hanno detto prima di me i senatori Battaglia e Villone.

Si va avanti, insomma, rispetto alla scorsa finanziaria, sul tema del precariato, definendo bene le procedure per la stabilizzazione, i requisiti di anzianità di servizio secondo legge, un programma triennale di fabbisogni e un piano di stabilizzazione per il personale non dirigenziale.

Ebbene, l'altro aspetto importante è l'estensione del piano di stabilizzazione anche a contratti di collaborazione coordinata e continuativa dei lavoratori che abbiano espletato attività, anche non continuativa, per un totale di tre anni.

La domanda che vorrei fare, a questo punto, è la seguente: da una parte, qualcuno potrebbe chiederci come possiamo realizzare tutto questo con solo 20 milioni di euro, seppur triennalizzati (per gli anni 2008, 2009 e 2010). A mio avviso, un primo aspetto positivo è rappresentato dal fatto che si sancisce un principio: si finanzieranno solo le amministrazioni che faranno i piani.

Dall'altra, però, vi è un ulteriore aspetto importante. Permettetemi di dirlo, ma in Commissione abbiamo evitato un rischio, che nel testo iniziale del Governo, a mio avviso, era presente (ma spero di sbagliarmi): per risolvere il problema dei precari, essi venivano licenziati; infatti, se non si fosse introdotta una norma di salvaguardia in base alla quale la giusta scelta di non stipulare più contratti a tempo determinato sarebbe stata valida ovviamente solo da oggi in poi, ma non mettendo in discussione il rinnovo dei contratti di quei lavoratori precari che fino alla stabilizzazione devono avere continuità, avremmo rischiato un paradosso.

Voglio però soffermarmi brevemente anche su un altro aspetto. Ieri Nicola Rossi sul «Corriere della Sera» adombrava un carattere di illegittimità di tali procedure. Questo tema vive anche in alcuni emendamenti, addirittura presentati da senatori della maggioranza. Vorrei chiarire idealmente ai critici come Rossi, ma soprattutto ai senatori di quest'Aula, che è del tutto evidente - basta una lettura del testo - che, prima o dopo, una procedura selettiva o un concorso vi sarà; quindi, non vi è alcun aspetto di illegittimità.

La seconda domanda che mi verrebbe da rivolgere a Rossi è la seguente: ma dov'eri, Rossi, quando si assumevano tanti precari nelle pubbliche amministrazioni? Quando nessuno si poneva il problema di come i progetti venivano dilatati? O quando, tagliando le risorse agli enti locali, si tollerava appunto che in maniera impropria si procedesse ad assunzioni che non avevano poi una corrispondenza?

Infine, vi rivolgo un'ultima domanda: come avrebbero funzionato in questi anni le pubbliche amministrazioni, senza il ricorso a queste forze?

La verità è questa: da una parte, alcune componenti ultraliberiste del Parlamento e delle istituzioni monetarie avevano lavorato per negare ogni possibilità di spesa pubblica finalizzata al risarcimento sociale in questa finanziaria. Non è stato così: questa non è la finanziaria soltanto di risanamento; si avvia finalmente una fase di sviluppo, di cui esultiamo.

Dall'altra, vi è una vera novità politica, prima accennata anche dal senatore Battaglia, che ha permesso di inserire nell'agenda del Governo e della maggioranza l'eco di una grande mobilitazione: è la manifestazione del 20 ottobre, centrata proprio sui temi della lotta al precariato e per il salario delle lavoratrici e lavoratori, che ha riaperto la discussione, rafforzato l'unità della sinistra e che quindi ci ha permesso per la prima volta di gestire unitariamente sia gli emendamenti sia la scelta delle priorità.

Da questo punto di vista, pur non avendo nessuno spazio il trionfalismo, credo dobbiamo essere molto soddisfatti del contenuto dell'emendamento proposto dalla sinistra ed approvato unitariamente in Commissione sulla tematica salariale, che destina tutto il previsto extragettito 2008, frutto della continuità nella lotta all'evasione fiscale, a riduzione della pressione fiscale sui lavoratori dipendenti, a partire dalle fasce di reddito più basso, elevando per le aliquote più basse la quota di detrazione per le spese di produzione del reddito.

Finalmente, con questo emendamento, la questione salariale del mondo del lavoro dipendente entra in Aula, nelle priorità della maggioranza e del Governo, segnalando una difficoltà specifica dell'Italia nell'Europa. Abbiamo i salari più bassi del 40 per cento rispetto alla media europea e lo dicono tutti, dal movimento sindacale fino ad arrivare al governatore Draghi.

Ebbene vorrei su questo tema garbatamente polemizzare con il collega senatore Ciccanti. Lui dice che non avremmo applicato, prima col decreto, poi con la finanziaria, quanto previsto dal comma 4, articolo 1, della scorsa finanziaria. Non avremmo cioè utilizzato - dice Ciccanti - l'extragettito per ridurre le tasse. Ciò non è vero.

Prima col decreto fiscale e prima ancora con il decreto di luglio, con l'aumento delle pensioni minime col bonus fiscale per gli incapienti e poi con l'aumento dei fondi sociali, abbiamo inciso sulla condizione dei redditi più bassi contribuendo a ridurre i disagi della loro situazione, anche dal punto di vista del prelievo degli incapienti, ma riducendo la povertà, se è vero come è vero che l'ISTAT ha certificato che, seppure in maniera assolutamente insufficiente, queste misure hanno effetto di riduzione della povertà; a meno che Ciccanti o chi per lui non volesse dire che la riduzione andava applicata soltanto ai forti e solo alle imprese che pure in questa finanziaria incassano - giustamente, per un verso - allargando la base imponibile, la riduzione dell'IRAP e dell'IRES.

Infine, credo molto importante che, seppur timidamente - mi rivolgo al collega Viespoli - vi è, con la reintroduzione del credito di imposta per nuove assunzioni a tempo indeterminato nel Mezzogiorno, finalmente la reintroduzione della priorità Sud nella finanziaria. Sia chiaro: non ci basta che si diano 333 euro per ogni assunto e 416 per ogni lavoratrice. La verità politica è un'altra: dopo anni di neoliberismo, dove nel Sud tutto era deregulation urbanistica (i famosi accordi di programma) o precarietà e sottosalario (i famosi contratti d'area), finalmente si apre una stagione centrata sui diritti dei lavoratori, sulla salvaguardia ambientale del territorio, sull'obiettivo di un piano per lo sviluppo e per il lavoro.

Ha ragione Viespoli: servirebbero più risorse! Cercheremo nelle prossime settimane e mesi di procurarle a partire da un punto che reputo negativo: il non accoglimento del nostro emendamento sul reddito minimo d'inserimento teso a cofinanziare con 100 milioni le Regioni, non solo del Sud ma anche del Nord come il Friuli, che hanno concretamente avviato l'esperienza di inclusione sociale attraverso un reddito di cittadinanza.

Mi avvio a concludere con una ultima considerazione. L'iniziativa della sinistra per migliorare la finanziaria va vista ovviamente in un'ottica unitaria rispetto a quella sul decreto; penso soprattutto al piano per la casa e l'edilizia residenziale pubblica ottenuto.

Vorrei concludere in quest'Aula soffermandomi su una questione apparentemente piccola, se consideriamo le risorse investite (30 milioni di euro per il 2008 e 2009 e 22 milioni di euro per il terzo anno): il fondo a tutela dei lavoratori colpiti dall'amianto e delle loro famiglie, che, insieme al tema dell'uranio impoverito, rappresenta un elemento di continuità con la legge contro gli infortuni che quest'Aula ha approvato, anche ascoltando il richiamo delle alte cariche dello Stato. Ebbene, voglio ricordare che quel fondo è stato oggetto durante tutta la scorsa legislatura di una battaglia di Rifondazione Comunista e, prima della scorsa legislatura, vorrei ricordare in quest'Aula anche il senatore Pizzinato, che si è battuto per questo fondo insieme alle lavoratrici ed ai lavoratori d'Italia.

Ebbene, quando in un dibattito della finanziaria, apparentemente arido, sui saldi o su altre questioni di crescita si inserisce anche il ricordo del valore del lavoro dei senatori in quest'Aula e anche del significato di grandi lotte sociali per la democrazia e lo sviluppo, credo che il Senato tutto intero debba essere soddisfatto del proprio lavoro. (Applausi dai Gruppi RC-SE, SDSE e Ulivo. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Saporito. Ne ha facoltà.

 

SAPORITO (AN). Signor Presidente, onorevoli colleghi, farò soltanto delle brevi osservazioni, in aggiunta alla pregiudiziale di ieri presentata dal mio partito sulle proposte relative all'ordine giudiziario militare, che, in fondo, sono state interpretate dai magistrati militari come un'ulteriore offesa alla loro dignità. Sono pochi, si sa, però nessuno può negare che si tratta di persone serie, professionisti che hanno dato luogo a sentenze, giudicando in maniera limpida e che non hanno mai causato reazioni negative nella gente.

Vedete, il Ministro dell'economia, aprendo questo dibattito in Aula, ha svolto una considerazione, in parte interessante, in parte contraddittoria. Egli ha affermato che è finita la stagione in cui gli uomini di oggi dissipano risorse che dovrebbero toccare al futuro. È ovviamente un'espressione molto adatta, ma vorrei chiedere al Ministro dell'economia e ai colleghi del Governo che lo rappresentano in Aula: complessivamente, è sicuro che anche con questa legge finanziaria non si è operato allo stesso modo? Anzi, secondo me, con essa si è distrutto anche quel minimo di risorse che i cittadini, nella loro capacità di risparmio, hanno creato in questi ultimi anni.

Ci troviamo di fronte ad un Paese in ginocchio, è inutile dirlo, e accusiamo questo Governo di aver compiuto il più grave errore che la politica può fare, quello di non contribuire alla creazione della cosiddetta coesione sociale, all'armonizzazione dei blocchi sociali in cui si divide la società che sono interessati dai provvedimenti. Troviamo tutti i ceti sociali uno contro l'altro, perché non si è avuta nemmeno la capacità di accontentare una parte. Questo Governo non può cioè dire che, seppure i pubblici dipendenti, i medici, il settore del trasporto e le ferrovie sono in sciopero, c'è però una categoria che di questo provvedimento, di questa visione di insieme, di questa manovra finanziaria e di bilancio in qualche modo è contenta. No, sono tutti scontenti. È la prima volta nella storia di questo Paese che c'è uno scontento generale.

Non si può dire nemmeno che si chiedono sacrifici oggi per dare benefici domani, perché non ci sono le condizioni. Che significato ha poi dire che modifichiamo il tipo di approccio della distribuzione delle risorse, non più basata sul vecchio sistema, che abbiamo utilizzato per tanti anni, ma individuando 34 missioni e circa 180 programmi? Il programma non ha portato buona fortuna a questo Governo; lasciamo stare le missioni, lasciamo stare il programma, cerchiamo di interpretare i bisogni della gente, delle giovani generazioni, delle persone ai margini di questa società, dei portatori di handicap, dei poveri, delle famiglie che non hanno nemmeno il minimo per andare avanti.

Si accorgono gli amici della maggioranza e i nostri governanti che è un Paese inquieto, che non crede nemmeno più alla speranza? Abbiamo ridotto il popolo italiano in questa condizione. C'era quindi bisogno di un approccio alla politica finanziaria e di bilancio diversa, nel tentativo di affrontare quelle che erano e sono ancora le priorità nel Paese: la famiglia e il suo reddito. Non si può sostenere che quei pochi soldi che sono stati stanziati per incrementare i livelli di reddito delle famiglie abbiano risolto il problema. Spero che ciò sia indice dell'inizio di un interessamento maggiore, ma non mi sembra così e non mi pare nemmeno che vi sia compattezza all'interno della maggioranza su obiettivi seri.

Vi prego anche, amici del Governo, di non mortificare le persone. Non mortificate ceti e categorie, perché questo è l'atteggiamento che state assumendo con i pubblici dipendenti e la pubblica amministrazione. Una volta si diceva che erano i pensionati la causa dei mali del nostro Paese; adesso no, sono la pubblica amministrazione e i fannulloni al suo interno.

Vi rendete conto che le risorse stanziate per il 2006 e il 2007 non coprono nemmeno il deprezzamento del potere d'acquisto dei salari e degli stipendi dei pubblici dipendenti e che, ai primi di gennaio del 2008, entra in vigore il nuovo contratto 2008-2009 per i pubblici dipendenti, ma non è stato ancora chiuso il contratto per il biennio precedente? Vi rendete conto che gli stessi sindacati, che sono punti di riferimento privilegiati di questo Governo, hanno dichiarato in maniera chiara che bisogna smettere di criminalizzare i pubblici dipendenti e dare loro la colpa di tutti i problemi? I pubblici dipendenti hanno bisogno di essere rincuorati, spinti, governati. Si voleva addirittura istituire un'agenzia o creare un'autorità di controllo dei pubblici dipendenti: ma cosa ci stanno a fare allora i dirigenti, che sono nominati nell'ordinamento per dirigere e dare indicazioni di lavoro ai propri dipendenti? Si intendeva assegnare tale compito ad un'apposita autorità. Per fortuna, il buonsenso è prevalso e siamo ora in una situazione di stallo.

È incredibile che i tre sindacati confederali, riunitisi nei giorni scorsi, abbiano ribadito quanto già affermato dal Governatore della Banca d'Italia: occorre aumentare i salari dei dipendenti pubblici e privati, perché soltanto così immettiamo soldi sul mercato. Infatti, il pubblico o il privato dipendente non compra azioni o obbligazioni in Italia o all'estero, ma spende e sollecita il mercato della produzione.

Noi non troviamo un simile approccio in questa legge finanziaria e, per tale ragione, siamo contrari ad essa. Avremmo voluto avere l'occasione per votare positivamente alcune parti del provvedimento, ma non riusciamo a trovare niente in questa legge finanziaria che ci convinca che stiamo procedendo verso un obiettivo nuovo e che possiamo sperare in un futuro diverso per l'Italia.

Per tali ragioni, siamo critici e preannunciamo il nostro voto contrario. (Applausi dal Gruppo AN e del senatore Izzo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Barbato. Ne ha facoltà.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, colleghi, il decreto fiscale, la legge finanziaria e il protocollo sul welfare sono le "tessere di una politica economica e sociale coerente": sono queste le parole utilizzate dal presidente Prodi per definire i documenti della manovra di finanza pubblica per il 2008 all'esame del Parlamento.

Il Senato ha già affrontato, con estremo senso di responsabilità, l'esame del decreto collegato, approvato il 25 ottobre scorso, rispettando il calendario dei lavori prefissato. Contestualmente, la Commissione bilancio ha iniziato e concluso giovedì scorso i suoi lavori con l'accoglimento di molte significative modifiche al disegno di legge originario, procedendo ad un confronto serio, anche in questo caso, nei tempi prestabiliti.

Oggi l'Aula si trova a discutere, dopo aver superato con grande serenità la prova del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, un testo, come ho già detto, contenente novità su temi importanti quali il precariato, il sostegno alle famiglie, l'occupazione nel Mezzogiorno.

Sul fronte del precariato, l'intesa raggiunta dalla maggioranza ha consentito l'approvazione di un testo che prevede che le amministrazioni pubbliche predispongano, entro il 30 aprile 2008, un piano triennale per la progressiva stabilizzazione del personale precario non dirigente, con uno stanziamento aggiuntivo (per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010) di 20 milioni di euro rispetto ai 5 già previsti.

Per quanto riguarda le famiglie, vorrei ricordare alcune previsioni utili ad apportare sollievo ai cittadini gravati oggi più che mai dal caro vita: l'aumento del 10 per cento del massimo di detrazione fiscale per i mutui sulla prima casa; le detrazioni del 19 per cento per le rate degli asili nido; lo stanziamento di 30 milioni di euro per rideterminare gli assegni alle famiglie con membri inabili e orfani; ancora, l'eliminazione del tetto di 50.000 euro per usufruire degli sgravi ICI, escludendo dal taglio le ville, le case di lusso e i castelli.

Importante, poi, la dotazione di 200 milioni l'anno per i prossimi tre anni per il credito d'imposta per la creazione di nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato nel Mezzogiorno, con particolare attenzione nei confronti delle donne lavoratrici svantaggiate.

Sul fronte sicurezza, è stato introdotto un bonus, fino a un massimo di 3.000 euro, a favore dei tabaccai che vorranno istallare telecamere, bancomat e sistemi di sicurezza nei propri esercizi commerciali.

Infine, vorrei citare gli importanti segnali lanciati da questa maggioranza sul fronte dei tagli ai costi della politica: anzitutto, la riduzione dei membri dell'Esecutivo, che non potrà superare i 60 componenti, e in particolare i titolari dei dicasteri non potranno essere più di 12, così come previsto dalla legge Bassanini del 1999. Poi, i tagli ai costi della politica locale: con la riduzione del numero degli assessori nei grandi enti; con la nuova disciplina dei gettoni di presenza che in nessun caso potranno essere trasformati in indennità e superare come importo mensile il 25 per cento dell'indennità massima del sindaco e del Presidente; con il divieto di aspettativa per i consiglieri comunali e provinciali. Dunque, tagli significativi che serviranno a finanziare misure come l'abolizione dei ticket sanitari sulla diagnostica.

Non ultimo, voglio ricordare l'approvazione di un emendamento in Commissione bilancio (contenente un errore tecnico che verrà corretto) per ripristinare l'adeguamento dei compensi dei magistrati tagliati dalla finanziaria 2007: una battaglia di giustizia - per dirla con un gioco di parole - volta a sanare una situazione ingiusta nei confronti della magistratura italiana.

Ci auguriamo che la mole di emendamenti presentati dall'opposizione in Aula e l'utilizzo di tempi dilatati per la discussione non impediscano il prosieguo di un confronto serio quale quello iniziato fruttuosamente in Commissione per giungere nei tempi prefissati all'approvazione del disegno di legge finanziaria. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Saia. Ne ha facoltà.

 

SAIA (AN). Signor Presidente, questa che ci apprestiamo a discutere e poi votare passerà alla storia come la finanziaria delle grandi occasioni perse. A trent'anni dall'istituzione di questa legge abbiamo trascorso almeno gli ultimi dieci a dirci e a sentirci dire che il metodo andava cambiato e che, se non si riusciva a modificare il sistema legislativo, sopprimendo la legge finanziaria e concentrando la manovra annuale nella sola legge di bilancio (ricordo i vari interventi, uno per tutti quello del professor Monorchio), almeno si doveva comunque tentare un metodo diverso, un approccio diverso e più virtuoso.

L'occasione mancata è ancora più grande se pensiamo alla fase sociale che sta attraversando il Paese. La ventata di antipolitica di questi mesi chiedeva, anzi imponeva un cambio di rotta. Il rapporto fra il cittadino e la politica, così in crisi, doveva vedere in questa occasione una prova di maturità. E invece dai grandi annunci si è passati ai piccoli emendamenti; dal rigore alle marchette.

L'opposizione ha fatto e sta facendo la sua parte: pochi, ma mirati emendamenti. Ma la maggioranza no e il Governo - ancora peggio - è rimasto in un piacevole silenzio: silenzio nel non dare risposte al Paese, ma anche silenzio nel non dare risposte nei lunghi giorni e nelle lunghe notti in Commissione. Il ministro Padoa-Schioppa non si è mai visto, sacrificando il sottosegretario Sartor a fare da comparsa in un film muto. Il Ministro non ha sentito la necessità di farsi vedere neppure quando si è inaugurato il nuovo sistema di autocertificazione sulla copertura finanziaria del famoso emendamento 3.2000, senza la bollinatura della Ragioneria di Stato.

Il Paese chiedeva tagli alla politica, alla casta. Noi di AN siamo stati tra quelli che non hanno riottosamente disprezzato e allontanato il "grillismo", banalizzandolo: anche a questo riguardo, i nostri emendamenti al taglio dei costi della politica parlavano e parlano chiaro.

I tagli tanto annunciati non ci sono stati; addirittura quelli che erano presenti nel testo base sono stati ampiamente modificati e ridotti. Penso solo alla riduzione del 20 per cento del numero dei consiglieri e degli assessori negli enti locali, che avrebbe comportato 250 milioni in meno: ci si è accontentati di abbassare semplicemente il numero degli assessori da 16 a 12. Dopo di che sono state eliminate la riduzione e l'eliminazione delle circoscrizioni in oltre 70 Comuni italiani, nonché la previsione che trasformava in gratuite indennità per i Comuni sotto 60.000 abitanti. Ricordo addirittura che nella scorsa legislatura alla Camera avevamo lavorato in sede legislativa su questo argomento e il provvedimento era stato approvato, quindi lo sforzo che il Senato avrebbe potuto fare nell'ultimo anno era ridotto.

Non parliamo delle Province e delle Comunità montane: si è parlato tanto della loro abolizione, ma poi non si è visto niente. Dovevano essere eliminati 300 enti inutili e ci si è accontentati di 14.

C'è poi una grande amnesia per quanto riguarda il Presidente della Repubblica. Mentre si pone il limite di 12 Ministri, ma dal prossimo Governo e in totale il Governo, considerando Sottosegretari, vice Ministri e Ministri, non potrà superare il numero di 60 componenti, mentre i deputati e i senatori per i prossimi cinque anni non potranno aumentare la loro indennità, al Presidente della Repubblica l'assegno non è stato assolutamente toccato. Non c'è stato nessuno taglio, neanche alla sua ricca dotazione, evidentemente pensando di avere un momento di crisi politica e quindi nel tentativo di guadagnarsi il suo favore nelle prossime settimane o nei prossimi mesi.

Di fronte alla mancanza di tagli veri si è aperto il bancomat, in particolare, per i senatori riottosi e arrabbiati; anzi, ho l'impressione che il bancomat sia stato proprio clonato, in quanto la spesa corrente è aumentata da 1,4 a 2,3 miliardi, facendo passare la finanziaria da 92 a 120 articoli. Perché? Per accontentare microsituazioni che solo nell'ultima notte in cui la manovra è stata all'esame della Commissione bilancio sono costate 600-700 milioni in più. Fra questi, l'emendamento che ritengo più vergognoso è senz'altro quello che stanzia 36 milioni per gli italiani all'estero (ma sicuramente tali somme non andranno a loro), che, con i fondi della finanziaria precedente, diventano 56 milioni per iniziative, istituti di cultura, attività varie che fanno capo esclusivamente a ben individuati senatori eletti all'estero.

Tuttavia, l'aggravio determinatosi in quell'ultima notte in Commissione, se contiamo le spese impegnate fino al 2010, arriva a quasi 6 miliardi, con tasse che aumenteranno di 100 euro a testa per tutti i cittadini e di 400 o 500 euro all'anno per ogni famiglia.

Ma che finanziaria di rigore e di crescita è questa? La crescita non c'è: in Europa si viaggia al 2,3 per cento e noi siamo all'1,3; e il Fondo monetario internazionale e la Banca d'Italia sostengono anche che sarà inferiore. La pressione fiscale continua ad attestarsi saldamente al 43 per cento, soffocante, e l'extragettito fiscale per 14 miliardi va tutto in spese. Almeno si andasse all'esercizio provvisorio, afferma qualcuno: il rapporto deficit-PIL passerebbe dal 2,4 all'1,8 per cento; pertanto, comunque, sarebbe meglio di quanto realizza questa finanziaria.

Non parliamo della stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, che manca di copertura: la norma parla di 20 milioni, la relazione tecnica di 47,3; inoltre, i fondi per eliminare i ticket ammontano a oltre 834 milioni; nel decreto fiscale avevamo già un miliardo in più per il buco determinato dal raddoppio del bonus di povertà: ecco dove finirà anche il secondo "tesoretto" per il 2008, altro che rigore e tagli!

Eppure, i tagli forse si sono visti in un ambito: quello della sicurezza. Stamattina ce l'hanno detto in italiano, molto chiaramente, i poliziotti e i sindacati di Polizia che erano fuori di questo Palazzo a protestare perché chiedono solamente di avere strumenti e mezzi per difendere meglio il Paese e i cittadini. La risposta ce l'hanno data loro: i tagli sono stati fatti. Stiamo attraversando un periodo di slogan, di patti per la città e di pacchetti. I nostri emendamenti erano molto mirati in questo senso: un miliardo per la Polizia, per i Carabinieri, per il Corpo forestale (non dimentichiamo gli incendi della scorsa estate).

Per quanto riguarda i poteri ai sindaci, abbiamo solo grandi richiami nei disegni di legge o nel decreto‑legge; successivamente, si punta persino a rendere inammissibile uno dei pochi emendamenti che cercava di dare spazio e anche margini economici a quei Comuni che volessero assumere più agenti di polizia locale (ciò non era permesso neppure per i Comuni che rispettano il patto di stabilità).

Non dimentichiamo che è stato persino eliminato il fondo di riqualificazione urbana (l'articolo 12, comma 3, è stato soppresso), che tanto beneficio aveva dato ai Comuni, perché la sicurezza parte anche dalla riqualificazione delle città.

È stato eliminato anche il fondo non solo per i tabaccai, ma per tutti i commercianti, che sono presenza attiva nel territorio per la sicurezza dei cittadini. Poi si donano 150 milioni per rimpinguare il fondo dei Rom.

Mi avvio a concludere, signor Presidente. Credo che di grandi occasioni perse ce ne siano state tante, ma sulla sicurezza i cittadini sono esasperati e non perdoneranno questa politica fatta di annunci emergenziali senza risorse conseguenti. Sono quindi gli stessi cittadini che vi chiedono di non mancare all'ultima delle occasioni che avete: l'occasione di poter lasciare il Governo di questo Paese per andarvene a casa. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Del Pennino. Ne ha facoltà.

 

DEL PENNINO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, nell'accingermi ad esprimere il giudizio dei Repubblicani sulla legge finanziaria per il 2008 non posso non partire dalla constatazione che un coro di critiche ha accompagnato il varo di questo provvedimento, senza distinzione fra economisti amici e analisti prevenuti. Contro l'impostazione della manovra hanno infatti parlato uomini come Mario Monti, Tito Boeri, Fabrizio Galimberti, Francesco Giavazzi e Guido Tabelloni, solo per citarne alcuni. Carenza di respiro programmatico, sottovalutazione dei grandi problemi strutturali dell'economia, mancanza di coraggio nell'affrontare gli squilibri finanziari più profondi caratterizzano in realtà il provvedimento al nostro esame.

Voglio soltanto citare un dato. Il grafico allegato alla relazione tecnica del disegno di legge per l'attuazione del Protocollo sul welfare mostra che la spesa pensionistica crescerà nei prossimi 13 anni di 0,1 punto di PIL ogni anno. Alla fine del periodo, quindi, sarà cresciuta oltre un punto di PIL. Era necessario? Nel 2006, secondo le valutazioni dell'ISTAT, la spesa previdenziale è stata pari al 43 per cento della spesa corrente, al netto dei trasferimenti e degli interessi. Era proprio indispensabile ridurre ulteriormente una vita lavorativa già troppo breve rispetto agli standard internazionali?

E se a questo dato sommiamo il peso della finanza decentrata, pari al 32,1 per cento, alle amministrazioni centrali non resta che il 24,9 per cento del totale. Con queste somme dovremmo fare tutto, dalla sicurezza alla ricerca scientifica, agli investimenti in infrastrutture (pari negli ultimi anni ad appena un punto del PIL). La cosa che più sorprende è che di questi problemi il Governo non mostra consapevolezza.

Una finanziaria inadeguata, quindi. Inadeguata di fronte ai problemi, incapace di tracciare una rotta che orienti le grandi scelte collettive verso traguardi in grado di mettere al riparo l'Italia da una crisi, quella internazionale, di cui ancora oggi è difficile valutare la portata e le possibili conseguenze.

Scarso coraggio, in definitiva, e poca lungimiranza. Conseguenze inevitabili di una maggioranza divisa su tutto. Immaginiamoci su quelle scelte di fondo che presuppongono un cemento culturale comune e un sistema di valori condiviso.

Gli italiani non meritano questa finanziaria. Ci fossimo trovati di fronte ad una irresponsabilità diffusa o al rifiuto del Paese di misurarsi con le sue difficoltà, l'avremmo capito: davanti a fenomeni di rigetto, sarebbe stato giustificato anche un atteggiamento rinunciatario. Ma oggi qual è la situazione? Vi sono forse stati fenomeni di apatia, di indifferenza, di non condivisione nello sforzo di superare la crisi da parte del Paese? Direi proprio di no. Guardiamo ai dati. Il 6 dicembre dello scorso anno, ad un passo dall'approvazione della legge finanziaria, il vice ministro Visco presentò qui in Senato le sue previsioni di entrata. Le calcolò in 33,858 miliardi. Solo pochi mesi dopo, l'ISTAT indicò invece una cifra pari a 46,273 miliardi, con una differenza pari a 12,414 miliardi. Forse, se le previsioni fossero state più accurate, fin da allora si poteva scrivere una finanziaria diversa ed evitare uno shock depressivo all'economia italiana.

A consuntivo si può dire che il primo tesoretto è stato pari a circa 1,2 punti di PIL, tanto che il deficit, previsto dalla Nota di aggiornamento al DPEF nel 3,6 per cento, al netto delle spese una tantum, si è ridotto al 2,4 per cento; nel frattempo, tuttavia, la pressione fiscale è cresciuta di 1,7 punti e le spese di 1,9.

Nel 2007 abbiamo assistito alla stessa sceneggiata: di nuovo le previsioni di entrata sono state sottostimate, di nuovo il miracolo di un tesoretto che nasce come Venere dalla spuma del bilancio. Il totale delle maggiori entrate, accertate in due distinte tranche, è stato pari ad oltre 14,5 miliardi di euro. Ve ne sarà un terzo, che spunterà durante la discussione in Aula a Montecitorio, pronto per essere speso su richiesta della sinistra antagonista? Non ne conosciamo l'importo esatto, ma è credibile che l'ordine di grandezza superi i 3 o i 4 miliardi di euro e sarà un nuovo episodio della saga: "tassa e spendi".

 

Presidenza del vice presidente CAPRILI (ore 17,18)

 

(Segue DEL PENNINO). Tutto questo non è serio, perché delle due l'una: o vi è incapacità assoluta nel maneggiare le cifre o non si forniscono le cifre esatte al Parlamento e all'opinione pubblica che assiste sconcertata al susseguirsi delle docce scozzesi, per cui in un momento siamo al 1992, il giorno dopo i conti pubblici sono risanati, grazie all'indefessa azione del Governo. Mi auguro che nella sua replica il Ministro dell'economia possa mettere fine a questo balletto ed assumersi le sue responsabilità.

Se i grandi sacrifici degli italiani, che hanno pagato senza battere ciglio più di quanto era stato loro richiesto, fossero stati premiati, oggi il deficit sarebbe stato pari all'1,4 per cento e nel 2008 sarebbe inferiore all'1 per cento, ad un passo dalla più virtuosa Germania. Queste risorse, invece, sono state sprecate in una politica senza costrutto, fatta di piccole mance e di interventi a pioggia che non hanno recato vantaggio alcuno, non hanno dato reale sollievo alle zone di disagio sociale, non hanno rimesso in moto il processo di sviluppo, visto che l'Italia è all'ultimo posto della classifica europea, non hanno alimentato quel processo di riforme che è indispensabile per superare lo stato di incertezza profonda in cui versa il Paese.

Diciamo la verità: quel che manca è l'indicazione di una rotta, per cui gli interventi si sommano e si contraddicono in un gioco a saldo zero, anzi negativo, vista la regressione in atto nei tratti di fondo dell'economia nazionale.

Se però manca la rotta, le responsabilità prime sono del Presidente del Consiglio, che per sopravvivere è costretto ad una continua, quanto paralizzante, opera di inconcludente mediazione.

Negli scorsi mesi il Partito Repubblicano aveva indirizzato una lettera aperta al Ministro dell'economia: gli avevamo offerto tutto il nostro appoggio su una linea di rigore al servizio dei grandi interessi nazionali. Rinnoviamo la nostra disponibilità, ma che Padoa-Schioppa faccia sul serio il Ministro dell'economia, si faccia forza del suo sapere tecnico e, da economista qual è, ricorra al linguaggio dei numeri, non replichi con battute che producono effetti controproducenti, e sappia dire di no.

I grandi Ministri del tesoro della storia italiana hanno sempre parlato poco ed operato con mano ferma, anche quando le condizioni politiche avrebbero chiesto di largheggiare. Padoa-Schioppa proviene dal vivaio della Banca d'Italia, non dovrei essere dunque io a ricordargli l'insegnamento di Guido Carli, quando Antonio Giolitti, allora Ministro del bilancio, inseguiva il sogno della programmazione, e il Governatore della Banca d'Italia realizzava - era il 1964 - la prima stretta creditizia del dopoguerra, perché chi ha la responsabilità delle finanze pubbliche ha una missione da compiere e non può sottostare alle contrastanti pressioni settoriali.

Non prometta quindi il Ministro cose che non può mantenere, come l'ipotetico taglio di spese, per un importo pari a 21 miliardi di euro, come indicato nell'ultimo DPEF. Il Paese ha bisogno del linguaggio duro e amaro della verità. Forse usarlo contribuirebbe a far saltare gli equilibri di questa composita maggioranza, ma è meglio che saltino questi equilibri piuttosto che le prospettive di sviluppo del nostro Paese. (Applausi dai Gruppi DCA-PRI-MPA, UDC e FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Valditara. Ne ha facoltà.

 

VALDITARA (AN). Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi, questa finanziaria, per quanto riguarda i settori dell'istruzione, dell'università e della ricerca appare sicuramente deludente. Inizierò dall'università. È una finanziaria non solo deludente ma che, con riferimento all'università, nasconde anche una sostanziale truffa politico-contabile.

Ilministro Mussi e i membri della maggioranza hanno sbandierato - lo abbiamo sentito anche negli interventi che mi hanno preceduto - un aumento di 550 milioni di euro per il sistema universitario. Peccato però che questa cifra debba in parte recuperare i tagli previsti sul 2008 nella finanziaria dello scorso anno, pari a 220 milioni di euro. I dati sono 7 miliardi e 87 milioni di euro per il fondo di finanziamento ordinario per il 2007; 6 miliardi 868 milioni di euro per il 2008. Dunque, sono già 220 milioni di euro che devono essere decurtati dai 550 milioni previsti nell'articolo 52.

Aggiungo però che i tecnici del tesoro sono stati particolarmente abili perché hanno in qualche modo occultato altri tagli e altre diminuzioni di spesa. Basti pensare, per esempio, che non sono esplicitati finanziamenti al fondo per l'edilizia universitaria come non lo sono i finanziamenti per il diritto allo studio sempre previsti in passato, ma in quell'equivoca formulazione che si coglie al comma 1, dell'articolo 52, si dice che questi 550 milioni di euro sono destinati a finanziare un fondo, che finanzierà a sua volta il fondo di finanziamento ordinario, e che servirà per finanziare, per la parte residua, le spese correnti e quelle diinvestimento nell'ambito, fra l'altro, di quegli interventi in materia di diritto allo studio e di edilizia universitaria previsti all'inizio del comma. Dunque, sono circa altri 150 milioni di euro sottratti all'aumento del fondo di finanziamento ordinario, nell'ambito di un sistema complesso di scatole cinesi.

Ma allora cosa resta? Pensate che soltanto per gli automatismi stipendiali, i rettori hanno calcolato una spesa di circa 220-250 milioni di euro. Se togliamo dunque i 370 milioni derivanti dal recupero dei tagli dello scorso anno e dalle spese obbligate per diritto allo studio ed edilizia universitaria, ci rendiamo conto che i soldi stanziati in questa finanziaria non saranno nemmeno sufficienti per pagare gli automatismi stipendiali (scatti biennali di carriera, aumenti annuali destinati al recupero di inflazione) e i contratti per il personale non docente. Tutti questi pagamenti sono ovviamente a rischio.

D'altro canto, non vi è nemmeno una percentuale fissa destinata al riequilibrio a favore delle università più virtuose. Il motivo è che evidentemente questi soldi non ci sono. Tolte le spese fisse non rimane infatti per valorizzare le università meritevoli, obiettivo, tra l'altro, tanto declamato dal ministro Mussi e promesso dal documento elaborato dal Ministero dell'economia la scorsa estate. Non c'è alcuna somma per premiare il merito. Più volte abbiamo rivendicato la necessità di trovare risorse per pagare di più i docenti più bravi e quindi a favore dell'autonomia dell'università per valorizzare quei docenti che più si impegnano in ricerca e didattica. Non c'è nemmeno nulla al riguardo.

Negativo appare anche l'articolo 92, in particolare con riferimento all'università e alla ricerca. Con riferimento a questo articolo, che come ben si sa elimina la possibilità di contratti flessibili, a tempo determinato, avevamo chiesto alcune precisazioni in materia di università, per evitare che dovesse interpretarsi, magari in senso estensivo, anche alla eliminazione dei ricercatori a contratto. Questa precisazione non c'è stata. La decisione fa il paio con le assunzioni ope legis, con la stabilizzazione dei precari, persino dei Co.co.co., volute dalla sinistra estrema.

Credo sia un passo indietro molto grave per il nostro sistema universitario, non solo in rapporto con gli altri Paesi OCSE per i quali la carriera di ingresso è flessibile, ma soprattutto perché introduce rigidità molto gravi e fortemente penalizzanti sotto il profilo economico per quanto riguarda l'utilizzo del personale non docente.

Non vi è nulla per i ricercatori e i dottorandi di ricerca. Cari colleghi, un dottorando di ricerca prende 800 euro al mese: voi pensate veramente che i ragazzi più bravi vogliano intraprendere una carriera difficile come quella universitaria, quando la prospettiva è di guadagnare, a 26 anni, 800 euro netti al mese?

Il ministro Mussi si era dichiarato disponibile ad appoggiare un nostro emendamento, che prevedeva un aumento di 40 milioni di euro per pagare di più i dottorandi di ricerca. Non si tiri ora indietro! Noi proponiamo anche un incremento significativo dei fondi, in particolare del fondo di finanziamento ordinario, tenendo conto che vi sono 15 miliardi di extragettito che non sono stati utilizzati, che vi sono 3 miliardi e mezzo di spese clientelari destinate ai vari Ministeri, e che addirittura ribadite l'assegno di mantenimento per i Rom: credo che il nostro sia l'unico Paese al mondo che prevede una misura di questo tipo!

Ritengo che occorra ripartire i 900 milioni di euro che abbiamo previsto in un nostro emendamento (una cifra senz'altro alla portata di questa finanziaria) secondo percentuali ben precise. È la prima volta che si propone - e credo sia un passaggio molto importante - che più della metà degli investimenti sia destinata per la valorizzazione dei docenti più bravi, per il diritto allo studio, per l'edilizia universitaria e, soprattutto, per il riequilibrio a favore delle università virtuose. Se ne parla tanto, ma poi alla resa dei conti non si fa nulla al riguardo.

Penso anche che si debba eliminare l'articolo 92, in particolare per quanto riguarda le università e gli enti di ricerca, perché costituisce indubbiamente un elemento senz'altro penalizzante.

Il nostro giudizio sulla manovra finanziaria in materia di scuola è senz'altro molto negativo. Ho detto più volte che il ministro Fioroni, in quest'anno e mezzo di Governo, in parte ha copiato quanto ha fatto il ministro Moratti e in parte ha peggiorato le riforme varate dal centro-destra nella scorsa legislatura. In questa finanziaria, certamente viene peggiorato quanto fatto da noi.

Uno dei passaggi più importanti della legge n. 53 del 2003 era la riforma del reclutamento, che finalmente ci metteva al passo con le migliori esperienze europee. Penso per esempio a quella della Finlandia. Prevedevamo infatti il numero programmato per l'accesso al biennio specialistico universitario, il tirocinio, gli albi regionali, concorsi finali selettivi. Ebbene, questa finanziaria non soltanto pretendeva di abrogare questa riforma, ma prevedeva di attribuire al Ministro la competenza di rielaborare il sistema di reclutamento e formazione, attraverso un semplice regolamento.

Noi abbiamo presentato un emendamento su questo punto e parte delle nostre proposte di modifica è stata accolta. Purtroppo però il testo è stato peggiorato da un emendamento presentato, credo, dal Gruppo di Rifondazione, che prevede il ritorno dei famosi concorsoni.

Sono stati effettuati inoltre tagli di organico pesanti, i più pesanti mai fatti sulla scuola italiana (4 miliardi di euro in quattro anni), la scuola viene utilizzata per diminuire il debito pubblico e questo è vergognoso; si reintroduce la clausola di salvaguardia, nessun risparmio è reinvestito nella scuola.

Avete tagliato persino sul sostegno: è vero, avete aumentato di 10.000 unità gli organici di diritto, ma ne avete tagliati 30.000 sugli organici di fatto. Non ci sono soldi per i contratti per il personale, anzi, addirittura le risorse sono inadeguate per il pagamento della vacanza contrattuale. Date evidentemente per scontato che per un anno, come già avete fatto quest'anno, non pagherete gli aumenti di stipendio.

Non si prevede nulla per la valutazione delle scuole e per l'assunzione dei precari. Avete preso in giro 100.000 persone che non vedono alcun finanziamento al riguardo. Altro che grande piano per l'assunzione dei precari. Non vi è quasi nulla per l'edilizia universitaria.

Chiedo veramente un'inversione di rotta. Abbiamo presentato emendamenti per pagare di più gli insegnanti più bravi, per tutelare i docenti e soprattutto per garantire i ragazzi disabili, offrendo loro opportunità con insegnanti di sostegno adeguati alle loro esigenze.

Avete tradito i vostri elettori, senza avere alcuna idea di scuola. Ha ben detto la senatrice Soliani che la vostra politica evidenzia improvvisazione. Abbiamo bisogno invece di una idea di scuola che rispecchi un'idea di società.

È su questo che vi sfideremo costantemente, da qui ai prossimi mesi, per il futuro del nostro Paese e dei nostri figli. (Applausi dai Gruppi AN e FI. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Allegrini. Ne ha facoltà.

 

ALLEGRINI (AN). Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, colleghi senatori, Joaquin Almunia, commissario dell'Unione Europea agli affari economici e monetari ha bollato la finanziaria italiana per il 2008 come «poco ambiziosa».

Non poteva essere altrimenti dopo la finanziaria 2007 e da allora 12 mesi di Governo Prodi che hanno acuito nel Paese lo scontro sociale l'insicurezza, la recessione e la sfiducia totale nelle istituzioni fino ad arrivare al trionfo dell'antipolitica.

Questa finanziaria, che più modestamente definirei del «tirare a campare», sembra più preoccuparsi dell'effettiva sopravvivenza del Governo, attraverso interventi diffusi e poco significativi, che ricercare un'impostazione fortemente selettiva quale presupposto necessario a una politica riformista e poco incline alla deriva.

Come nelle 280 pagine del programma elettorale, questa maggioranza continua a non decidere e a non cambiare, esercitandosi in un tiro alla fune che poche volte ha registrato un coraggioso strappo verso una coesa ed univoca volontà di prendere le redini del Paese, anziché esercitare il potere direi fine a se stesso senza una solida progettualità. È ciò che il cittadino percepisce ed è ciò che alimenta l'odio verso la casta.

Questo vale naturalmente anche per il comparto agricolo, che deve registrare ancor prima di introdurci in un dettagliato esame della finanziaria 2008, la mancata attuazione di quanto previsto dalla finanziaria dello scorso anno.

Le promesse del 2007 con 977 milioni di euro sono state, a dispetto delle attese, per la gran parte disattese. I provvedimenti sulle crisi di mercato e sul credito d'imposta per l'internazionalizzazione delle imprese sono ancora all'esame della Commissione europea. Gruppi di lavoro ministeriali stanno ancora scrivendo i piani forestali e i piani di settore. I decreti attuativi del Fondo per la competitività e lo sviluppo sono in istruttoria.

L'attuazione del comma 382 dell'articolo 1 della finanziaria 2007 sulle agroenergie trova attuazione nel decreto di accompagnamento alla finanziaria che stiamo esaminando, ed è stato votato pochi giorni fa grazie anche a un forte impegno di Alleanza Nazionale.

Potremmo fare molti altri esempi, ma è evidente che la poca autorevolezza a Bruxelles e le grandi difficoltà del Governo Prodi alla concertazione interministeriale compromettono la progettualità del lungo periodo con un'insanabile discrasia tra impegno e relativa realizzazione.

Il presidente della Coldiretti, dottor Sergio Marini, davanti al ministro De Castro ha così concluso il suo intervento al 7° Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione del 19 e 20 ottobre scorso: «potete solo migliorare» e «se proprio dovete fare qualcosa cercate di stare fermi, fate lavorare solo le imprese».

Sono parole pesanti come macigni, quelle degli agricoltori, dopo una luna di miele durata poco e che rischia di trasformarsi con questa finanziaria in un vero e proprio divorzio.

In Italia tutti gli agricoltori stanno vivendo una spaventosa crisi di liquidità derivante da emergenze fitosanitarie alle quali non sono corrisposti indennizzi da parte dello Stato, che è in ritardo anche con i pagamenti di tante calamità. Registriamo dei ritardi anche nel saldo dei premi PAC da parte dell'AGEA, che eroga con la velocità del bradipo e spesso si dimena tra errori e complessi meccanismi di verifica. Il rallentamento generale dei bandi regionali dei Piani di sviluppo rurale, il costo della mano d'opera alle stelle anche a causa di oneri previdenziali insostenibili, così come il generale aumento dei costi alla produzione completano il quadro. Il cambiamento climatico e la continua oscillazione dei prezzi tra produzione e dettaglio rendono l'agricoltore il soggetto debole della filiera.

In questa poco rosea prospettiva, Alleanza Nazionale ha avanzato richieste precise in questa finanziaria, in minima parte accolte dalla Commissione agricoltura prima e dalla Commissione bilancio poi: stabilizzazione fiscale del comparto agricolo ed estensione del regime agevolato anche alla pesca; integrazione dello stanziamento a favore del settore bieticolo-saccarifero; realizzazione di un secondo piano irriguo per far fronte a siccità e dissesto idrogeologico; stanziamento di risorse per il Corpo forestale dello Stato, chiamato a far fronte come non mai alla emergenza incendi; potenziamento e razionalizzazione del sistema dei controlli per il settore agricolo e agroalimentare; incremento del Fondo per la montagna (rivedendo l'esclusivo criterio altimetrico per la definizione delle Comunità montane con maggiore attenzione al sistema complessivo che tenga conto della denatalità, dell'invecchiamento della popolazione e della disoccupazione); incremento del Fondo di solidarietà (per le calamità); estensione del Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura, previsto dalla finanziaria 2007 anche al settore della pesca; introduzione di un serio sistema di monitoraggio e controllo dei prezzi lungo l'intera filiera a tutela, da una parte, dei produttori e, dall'altra, dei consumatori; esenzione dell'imposta di bollo per tutti gli atti inerenti la formazione, l'accorpamento o l'arrotondamento della proprietà coltivatrice; esenzione da accisa per il gasolio utilizzato nelle coltivazioni sotto serra ed istituzione di un fondo per l'adeguamento dei processi produttivi delle aziende zootecniche relativamente all'inquinamento provocato dai nitrati.

Questi sono alcuni degli interventi richiesti da Alleanza Nazionale la cui analisi delinea il quadro e lo stato di salute dell'agricoltura italiana della quale troppo poco si discute nelle Aule parlamentari e solitamente in circostanze di emergenza quali calamità ed epidemie. La realtà è quella di un comparto che quest'anno, dopo una positiva tendenza fino al mese di marzo, ha visto nuovamente ridursi il reddito, dovendo fare i conti, peraltro, con una insensata campagna stampa contro l'aumento dei prezzi al consumo del quale gli agricoltori sono stati ingiustamente ritenuti responsabili.

Proprio nel corso dell'indagine conoscitiva della Commissione agricoltura del Senato è emerso il ruolo antinflattivo svolto nel passato dalla agricoltura italiana a causa della scarsissima dinamica dei prezzi all'origine. Ora sono cause congiunturali internazionali, come gli eventi climatici per i cereali, o strutturali, come l'esaurimento degli stock ed in generale l'aumento della domanda dalle economie emergenti verso sbocchi alternativi, quali i biocarburanti, a condizionare i prezzi in Italia.

In questo quadro il presidente della Confagricoltura, dottor Vecchioni, chiede una nuova «politica per le commodities in Italia e uno slancio nuovo per esaltare a Bruxelles le politiche agricole nazionali e non per omologarle: altrimenti l'Italia sarà più debole e vincerà il più forte».

Alleanza Nazionale crede profondamente nel tratto identitario dell'agricoltura italiana non assimilabile ad altra in Europa e per questo nella necessità di serie politiche di controllo sulla qualità e sulla contraffazione dei marchi e sulla tutela del valore sociale e culturale della sana alimentazione italiana. La tanto declamata multifunzionalità dell'agricoltura non trova applicazione nelle previsioni di questa finanziaria né in materia di assetto del territorio (abbiamo sottolineato con un emendamento la necessità di mantenere un ruolo attivo ai consorzi di bonifica e agli agricoltori nella prevenzione del dissesto idrogeologico e degli incendi) né in materia di riduzione della filiera.

Non è vero, io credo, che tutte le battaglie per l'agricoltura si conducono a Bruxelles. Certo dovremmo vigilare che la prossima riforma dell'OCM vino non produca effetti devastanti con estirpazioni ingiustificate e poche garanzie per la qualità italiana con l'ammissibilità dello zuccheraggio e l'etichettatura secondo sistemi non rispettosi della qualità. Ma da oggi al 2013, quando cesserà il regime delle quote, come ci ha chiarito proprio qui in Senato la commissaria europea Fischer Boel, dovremo aver fatto qualcosa per la salute e la competitività delle aziende agricole italiane.

Il problema del costo del lavoro rimane un punto centrale in agricoltura sul quale attendiamo di verificare il protocollo sul welfare che promette riduzione della pressione INAIL e possibilità di lavoro accessorio. Ma anche la ricomposizione fondiaria e la semplificazione amministrativa, l'accesso al credito e meccanismi stabilizzatori dei prezzi sono per l'agricoltura la premessa per sostenere la sfida del mercato globalizzato, ma anche la politica aggressiva dei vecchi e nuovi partners dell'Unione Europea.

Attualmente l'Unione Europea ha solo 5.000 tonnellate di riserva di grano. Non accadeva da tempo immemore. Un fatto ignorato da molti ma che dovrebbe farci riflettere, invece su possibili, futuri, sconfortanti scenari. Una riflessione seria, e concludo, che renda al settore primario la sua «primarietà». (Applausi dal Gruppo AN e del senatore Scarpa Bonazza Buora. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rubinato. Ne ha facoltà.

 

RUBINATO (Aut). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, è decisamente diversa la situazione in cui ci troviamo quest'anno in occasione della discussione per l'approvazione dei disegni di legge di bilancio dello Stato e finanziaria per il 2008. Non solo perché votando il mandato al relatore per riferire in Aula, attraverso il lavoro fattivo di tutti i componenti della Commissione bilancio (di maggioranza e di opposizione), il Senato si è riappropriato del suo ruolo di legislatore, anche nel campo della politica economica del Paese. Ma anche perché si raccolgono i primi frutti dell'avvio del processo di riforma della sessione di bilancio, promosso dalle Commissioni bilancio di Camera e Senato, insieme al Governo.

Come ha ben illustrato il senatore Albonetti, con il nuovo sistema di classificazione per missioni e programmi, il bilancio dello Stato è diventato finalmente più leggibile e trasparente, rendendo comprensibile anche ai non esperti come si distribuiscono le risorse finanziarie disponibili sulla base delle leggi già esistenti. È un primo passaggio, fortemente voluto dal ministro Padoa-Schioppa, che può contribuire non poco, in futuro, a migliorare i termini del dibattito sulla cosa pubblica, spostando l'attenzione da "chi" gestisce a "cosa si fa" con le risorse.

Da questo passaggio, si è anche inteso come sia fuorviante, da parte del Parlamento, concentrarsi solo sulla legge finanziaria, cioè sulle variazioni marginali apportate ogni anno (che in questo caso incidono in misura non superiore al 2 per cento del bilancio). Per incidere sulla qualità e sulla quantità della spesa pubblica è necessario porre al centro dell'attenzione l'intero bilancio, i criteri di allocazione e le modalità di utilizzo dell'insieme delle risorse pubbliche, superando la logica dell'approccio incrementale (responsabile, non in piccola misura, della tendenza all'aumento continuo della spesa e della sua scarsa qualità).

Certo, sono necessari ulteriori passi per aumentare la coerenza tra programmi e strutture amministrative e per rendere la gestione della spesa pubblica maggiormente flessibile e orientata ai risultati. Per questo incitiamo il Governo, e il Ministro dell'economia in particolare, a continuare con determinazione su questo percorso, che richiede tempo, ma che è necessario affrontare, se si vuole contenere la spesa e, al contempo, migliorare la qualità dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni ai cittadini. A tal fine, sarà opportuno concordare quanto prima, tra Governo e Parlamento, l'elaborazione di indicatori di performance delle attività delle pubbliche amministrazioni, per mezzo dei quali si potrà accertare non solo "cosa si fa" con le risorse (obiettivo ormai raggiunto), ma anche "come lo si fa".

Quanto al merito della manovra, mi limito a poche e brevi riflessioni, per evidenziare come la bontà di un impianto che punta ai tre grandi obiettivi del risanamento, dello sviluppo e dell'equità vada ulteriormente migliorata tramite una maggiore capacità selettiva degli interventi.

La manovra, nel suo complesso, opera una parziale restituzione dell'extragettito: ne beneficiano le famiglie, in particolare incapienti e proprietari di prima casa, oltre ai conduttori di immobili sotto ad un certo limite di reddito.

Va sottolineato, per inciso, come si tratti di misure che danno attuazione al disposto del comma 4, dell'articolo 1, della legge finanziaria approvata l'anno scorso. Ciò, tra l'altro, avvalora quanto dichiarato dal senatore Legnini circa la portata normativa - quindi vincolante, non meramente programmatica - della disposizione inserita anche quest'anno al comma 4 del disegno di legge finanziaria: si tratta dell'impegno ad utilizzare prioritariamente l'eventuale ulteriore extragettito nel 2008 alla riduzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti.

Sicuramente positivi sono gli effetti redistributivi delle misure a favore degli incapienti, che hanno il pregio di dare sostegno a quei soggetti sino a qui sempre esclusi, per definizione, da ogni tipo di agevolazione fiscale. Si tratta di benefici che, per agire in senso veramente redistributivo, dovrebbero essere resi strutturali, mentre si è preferito dare carattere di beneficio permanente alla riduzione dell'ICI. Una scelta che, anche se risponde ad un'istanza sociale sentita e diffusa, nelle modalità attuative rischia di essere discutibile e costosa; forse, avrebbe potuto lasciare il posto a provvedimenti di sgravio fiscale e di spesa a sostegno delle famiglie, partendo dalle fasce di reddito più basse. Invece, la misura in oggetto, così com'è concepita, rischia di dare un'agevolazione - maggiore in valore assoluto, ma uguale in percentuale - a chi ha rendite della prima casa più elevate perché vive in Comuni più grandi o a maggior tensione abitativa; potrebbe inoltre risultare più generosa nei confronti dei contribuenti con reddito medio-alto.

Se poi si considera che l'ICI rappresenta il principale tributo proprio dei Comuni e che costituisce circa il 24 per cento delle loro entrate correnti, non appare opportuna una sua riduzione decisa a livello centrale e compensata con trasferimenti statali, dunque con ulteriore finanza derivata, in contraddizione con l'impegno ad attuare finalmente il federalismo fiscale.

Pertanto, ci auguriamo che, proprio nell'ambito del percorso parlamentare di attuazione del Titolo V della Costituzione, si possa passare da misure poco selettive, come questa, ad una più funzionale distribuzione delle risorse tra i livelli di Governo territoriali, che consenta ai Comuni stessi di rafforzare ulteriormente, nell'ambito della loro autonomia e con un'azione più incisiva ed efficace, le misure agevolative sulla prima casa, già poste in essere dalla gran parte degli enti locali.

Di rilievo sono anche gli interventi destinati dalla manovra allo sviluppo. Ricordo, solo per citare qualche esempio, gli interventi fiscali per società ed imprese. Si preannunciano a costo zero ma potranno avere effetti significativi sia sulla competitività che sulla ripartizione del carico fiscale tra i diversi soggetti. Un aspetto di particolare importanza è anche l'impegno a semplificare e rendere più certe nel tempo le norme fiscali. Rilevanti anche le misure per le piccole imprese. La finanziaria rivoluziona su base volontaria il trattamento fiscale di un insieme molto ampio di lavoratori autonomi e piccole imprese. Si tratta di un intervento a costo quasi nullo per l'erario, ma che ha la funzione di semplificare gli adempimenti fiscali di questi soggetti, riducendone sensibilmente i costi.

Infine, una parte rilevante dell'extragettito, destinata allo sviluppo, è andata a rimpinguare le spese in conto capitale, in particolare quelle infrastrutturali, mentre 5 miliardi, poco meno di un terzo dell'extragettito, sono destinati a ridurre l'indebitamento.

Non possiamo non riconoscere che l'avvio del risanamento intrapreso con forza e determinazione da questo Governo, lungi ancora dall'essere conseguito, appare rallentato pur nel rispetto degli impegni assunti in sede europea e sia pure per ragioni politicamente comprensibili e persino giustificabili.

Dobbiamo tuttavia essere consapevoli che il risanamento, proprio perché non può fondarsi su un ulteriore aumento delle entrate, passa necessariamente per una maggiore capacità di riqualificazione e riduzione della spesa pubblica: principio peraltro tenuto fermo in questa manovra, che ha visto in Commissione un notevole sforzo di ricerca di coperture alternative all'aumento delle pressione fiscale, quali ad esempio la significativa riduzione di alcuni costi della politica.

Se molto dunque è stato fatto in un tempo relativamente limitato, l'attenzione e lo sforzo risanatori non vanno tuttavia allentati. Ci aspettiamo che dall'approvazione di questa manovra tragga rilancio l'azione di buon Governo di questo Paese, che ha bisogno anche di una maggiore capacità di confronto costruttivo tra maggioranza ed opposizione sui grandi temi e le riforme di cui ha bisogno il Paese, a cominciare appunto dalle riforme necessarie a perseguire in modo più efficace quella emergenza nazionale, che è il risanamento dei conti pubblici. Ciò richiede la consapevolezza da parte del Parlamento, che sviluppo ed equità passano attraverso una maggiore capacità selettiva delle priorità dell'azione pubblica e la generale condivisione, anche in questa Aula, che lo strumento della legge finanziaria deve essere il luogo del confronto sui grandi temi della politica economica del Paese e non l'atto deputato a risolvere le molteplici istanze di produzione legislativa, tanto meno a soddisfare quelle meramente localistiche. (Applausi dal Gruppo Aut).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice De Petris. Ne ha facoltà.

 

DE PETRIS (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la finanziaria, così come modificata dal prezioso ed intenso lavoro della Commissione bilancio, completa ed integra il decreto-legge fiscale e prosegue con forza nell'impostazione che collettivamente ci siamo dati sul risanamento, misure di redistribuzione sociale e innovazione ambientale: i tre assi su cui si è mosso il Documento di programmazione economico-finanziaria.

È questa, a mio avviso, la missione dell'intera manovra per il 2008, che finalmente quest'anno - lo voglio dire con chiarezza - comincia ad avere ed a fare intravedere un suo progetto, appunto una sua missione. Un primo segnale di redistribuzione si era già avuto con il decreto n. 81 sulle pensioni minime (0,4 punti di PIL). Lotta all'evasione, recupero di base imponibile e restituzione progressiva ai contribuenti sono gli assi su cui è andata avanti la manovra 2008; un piano che comincia appunto ad essere attuato concretamente.

Nella manovra di quest'anno si procede in questa direzione con l'utilizzo dell'extragettito nel decreto fiscale per gli incapienti, come previsto dal comma 4 dell'articolo 1 della scorsa finanziaria ed altre misure sociali. E' già indicata per il prossimo anno la collocazione del recupero di nuove risorse dalla lotta all'evasione fiscale proprio nel fiscal drag e nella riduzione della pressione verso i lavoratori dipendenti, oggi che, finalmente, la questione dei bassi salari è diventata oggetto di discussione e di riflessione.

Significativi sul fronte sociale sono proprio gli interventi, finanziati in parte con tagli consistenti ai costi della politica, per eliminare, ad esempio, il ticket sulla diagnostica. È significativa la riduzione dell'ICI sulla prima casa e la detrazione IRPEF per tutti gli inquilini a basso reddito.

Vorrei però soffermarmi su due questioni fondamentali: il precariato e le misure ambientali contenute nel testo oggi alla nostra attenzione. Per quanto riguarda la prima questione, devo dire con molta chiarezza (rispondendo anche ad un articolo di ieri di Nicola Rossi, che addirittura parla della norma sui precari come di un venir meno dello Stato di diritto) che, come maggioranza, abbiamo fatto in Commissione un lavoro serio per il precariato, un lavoro equilibrato, di giustizia e di innovazione per quanto riguarda la pubblica amministrazione.

 

Presidenza del presidente MARINI (ore 18,53)

 

(Segue DE PETRIS). Vorrei ricordare - lo dico anche a coloro che magari interverranno contro questa norma - che qui non si sta parlando di una sanatoria tout court, ma di una riserva di concorso per coloro che, ormai da anni, svolgono funzioni fondamentali nella pubblica amministrazione, cioè i lavoratori a tempo determinato e i Co.co.co., cioè coloro che sono stati assunti a progetto. Francamente, scomodare lo Stato di diritto per una tale questione mi sembra voler ideologizzare la battaglia, perché di sola e pura ideologia si sta parlando. Dobbiamo riflettere sulla circostanza che l'amministrazione pubblica in questi anni non ha fatto altro, purtroppo, che incentivare l'utilizzo del lavoro precario.

Quindi, questa norma, in qualche modo, indica la strada di un piano triennale, ma anche l'obiettivo, fatta questa operazione, di mettere uno stop al ricorso a quella forma di lavoro all'interno della pubblica amministrazione. Una norma che è non solo un elemento di giustizia sociale, un riconoscimento per coloro che da anni lavorano in queste condizioni come precari all'interno della pubblica amministrazione, ma che credo serva anche a riqualificare, finalmente, la pubblica amministrazione, che negli ultimi anni, con il ricorso massiccio al lavoro precario ha avuto anche problemi di dequalificazione.

Serve per puntare a riorganizzare la pubblica amministrazione e a dare finalmente certezza al diritto. Non significa escludere chi ha merito, perché i concorsi si faranno; vi è una riserva del 40 per cento per il tempo determinato e del 10 per cento per i lavoratori Co.co.co. Nicola Rossi evidentemente frequenta poco le pubbliche amministrazioni, perché dovrebbe sapere che i Co.co.co. non sono coloro che vengono assunti dagli assessori o da chi ha incarichi politici (quelli, semmai, sono assunti nelle segreterie degli assessori a tempo determinato), ma coloro, come spesso accade nei servizi sociali e come è oggi la realtà all'interno delle amministrazioni comunali degli enti locali, che, anche con alta qualificazione, si occupano di sopperire a gravi mancanze di organico della pubblica amministrazione. Credo quindi che la maggioranza, che ne ha discusso a lungo, e la Commissione abbiano elaborato una norma assolutamente equilibrata.

Vengo ora al punto dell'innovazione ambientale. Siamo certamente soddisfatti di alcuni risultati importanti ottenuti. Certamente, per certi versi, andiamo piano. Nel DPEF avevamo indicato delle misure; stiamo semplicemente tentando di recuperare con alcune norme il tempo perduto rispetto ad altri Paesi europei. Si è fatta una grande esagerazione in questi giorni. Addirittura, il quotidiano «Italia Oggi» scrive oggi che i Verdi hanno sbancato Prodi, come se avessimo portato a casa chissà quali risorse e quali emendamenti.

In realtà (e mi spiace che il senatore Vegas non mi ascolti in questo momento), si tratta di un'operazione complessiva, che comprende anche l'attacco forsennato che in questi giorni e in queste ore si sta portando contro le norme sulla riforma degli incentivi nel campo delle energie rinnovabili.

Facciamo alcuni conti. Qui si afferma che ciò potrà portare ad un aumento delle bollette: badate, il testo che abbiamo varato in Commissione prevede, per raggiungere gli obiettivi europei e ricollocarci sul livello del 25 per cento del totale del consumo interno di energia elettrica ricavato da fonti rinnovabili, di stanziare 400 milioni di euro per i certificati verdi e circa 1,4 miliardi di euro per il sistema di conto energia, che si sommano a quanto già incentivato per le fonti rinnovabili dal CIP6 e dai vecchi certificati verdi. Si tratta di una spesa, a regime, pari a 3,5 miliardi di euro: 2,2 miliardi di euro in meno rispetto a quanto già stanziato nel 2005 per il solo CIP6 e per fonti che non erano rinnovabili.

Non facciamo altro, con la tariffa cosiddetta A3, contenuta nelle bollette, che spostare - come abbiamo fatto quest'anno intervenendo sulla norma del CIP6 - quelle risorse, sempre le stesse, dalle fonti inquinanti (che sono state la truffa degli ultimi anni) alle fonti rinnovabili, addirittura con un risparmio aggiuntivo. Infatti, si prevede che entro il 2010, quando questo sistema entrerà a regime (in base a dati che potete tranquillamente confrontare, anche con l'Authority per l'energia), il settore sarà in crescita e, a partire da quella data, anche la tariffa A3 sarà in calo e i consumatori ci guadagneranno.

Fino a oggi, dal 1992 al 2003, sono stati stanziati 30 miliardi di euro per il CIP6: il 92 per cento di queste risorse è stato destinato alle fonti inquinanti assimilate e solo l'8 per cento alle fonti rinnovabili. Tutto il grande clamore che è stato sollevato ha origine nel fatto che ancora oggi, in Parlamento e nel Paese, c'è chi vuole continuare a finanziare con i soldi dei cittadini le fonti inquinanti, portandoci fuori dall'Europa. Quelle che vi ho appena elencato sono le risorse che, secondo qualcuno, avremmo estorte: sono soldi dei cittadini che vengono finalmente destinati alle fonti rinnovabili.

Aggiungo che nel testo della legge finanziaria, varato in Commissione, è stato approvato un altro emendamento (di cui nessuno parla), a firma del relatore Legnini, che prevede una riduzione sulle bollette di 600 milioni di euro, proprio per la norma che permette la riparametrazione del costo evitato di combustibile: sono 600 milioni di euro in meno sulle bollette dei cittadini.

Abbiamo realizzato quest'operazione e finalmente riassegnato i fondi - neanche tutti, ma con il tempo riusciremo a giungere a regime - alle fonti rinnovabili e abbiamo consentito all'Italia di riprendere un percorso insieme con il resto dei Paesi europei.

Vorrei ricordare che abbiamo subìto procedure di infrazione per il modo in cui applicavamo il CIP6 per le fonti assimilate. Questa è finalmente un'operazione giusta che punta all'innovazione. Mi meraviglio, Presidente, che in Italia e in Parlamento se ne stia ancora discutendo, quando l'Europa ci indica degli obiettivi che dobbiamo raggiungere; credo che questa legge finanziaria, grazie a tutto il prezioso lavoro svolto in Commissione, abbia finalmente riposizionato l'Italia su un giusto percorso.

 

PRESIDENTE. Senatrice De Petris, la prego di concludere.

 

DE PETRIS (IU-Verdi-Com). Non basta ancora. Penso che dobbiamo fare ancora molta strada sul terreno dell'innovazione ambientale, ma questa finanziaria finalmente ha imboccato la via giusta. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, SDSE, Ulivo e Aut).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Polledri. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, questa finanziaria è la finanziaria dell'Italietta; dell'Italietta che avete in mente, dell'Italietta piccola piccola, dell'Italietta più povera. Signor Ministro, i dati sono evidenti: un indebitamento netto derivante dalla manovra di 6,5 miliardi di euro, 0,4 punti del PIL, risorse recuperate per 5,4 miliardi, aumenti di spese e sgravi fiscali per quasi 12 miliardi di euro. Una bella torta, su cui ognuno ha messo le sue bandierine; bandierine di partito, per carità, importanti, ma senza futuro.

È un'Italietta meno sicura, un'Italietta dove non si destina nulla, se non qualche centesimo, per la famiglia; un'Italietta da mangiare. Siamo tornati all'Italietta della politica come costo. L'ultima notte si sono spartiti 4,4 miliardi di euro, cioè 100 euro a testa degli italiani per i Sassi di Matera, o per la fondazione di Parma, o per altro ancora (lì, si sono accontentati). Ma prima c'era già stato il mercato. I Verdi ci sono costati 824 milioni di euro; l'Ulivo 404 milioni; la Sinistra Democratica 51 milioni; il Gruppo per le Autonomie, non parliamone neanche: si tengono le tasse in Sud Tirolo e poi fanno pagare a noi i vari palazzi e gli uffici di giustizia.

Ma i voti si devono pagare, signor Ministro, e lei li ha pagati abbondantemente. Ha pagato, per esempio, con i supposti tagli alla Presidenza della Repubblica e alla Corte costituzionale; dove sono andati questi soldi, soldi importanti, derivanti dai tagli ai costi della politica? Sono andati, signor Presidente, agli italiani eletti all'estero: avevamo giustamente bisogno di avere cinque pasdaran venuti da fuori, perché non eravamo capaci di portare via i soldi da soli. Non ci bastavano i Cirino Pomicino e gli altri, persone che noi rimpiangiamo, perché avevano una cultura politica (la prima Repubblica aveva da insegnarci in questo senso)? No: abbiamo gli italiani eletti all'estero, che vengono giù di notte e prendono 18 milioni di euro; da distribuire come? A chi ha bisogno. In più, il Governo gliene dà altri 14 e altri 4 sono in tabella. Questi sono i soldi che i contribuenti spendono per mantenere la classe politica. Noi ne avremmo spesi in passato, ma questa volta li avete spesi voi.

Signor Presidente, non si è tagliata la spesa pubblica. Evidentemente non siamo più in grado di mantenere la macchina. Signor Ministro, lei ha stabilizzato i lavoratori socialmente utili, i lavoratori di pubblica utilità. Poi venite a fare il Partito Democratico a Milano e dite che avete attenzione per il Nord. Lasciateci in pace, non venite più a Milano. Lasciateci lavorare in pace, non occupatevi più del Nord, per piacere, perché quando ve ne occupate significa una sola cosa: tasse, tasse, tasse.

Siete abituati a dire una cosa e a farne un'altra. Adesso Rutelli, dopo aver fatto entrare centinaia di migliaia di extracomunitari e averli mantenuti con Veltroni, li vuole fucilare, li vuole mandare via. Ieri addirittura proponeva di mandare via chi non ha un reddito; peccato che ci sia la legge Amato-Ferrero che li fa entrare, peccato che vi siano i flussi programmati e i vari interventi del Corridoio.

Signor Presidente, la pressione fiscale è aumentata: dal 42,8 per cento si arriva al 43. Le imprese le avete tassate: avete ridotto in qualche modo l'IRES e l'IRAP, ma avete aumentato la base imponibile e soprattutto andate a colpire chi ha investito. C'è chi si è esposto con le banche per rimanere competitivo nei confronti dell'estero, facendo investimenti. Ora cambiano le regole del gioco: questi investimenti da oggi non sono più deducibili. Signori, non si può cambiare legislazione fiscale a ogni piè sospinto.

Sappiamo che il lavoro nero, che è la vera piaga del Paese, è al Sud. Lo sapete e non state facendo niente per colpirlo. Mandate la Guardia di finanza da chi lavora e magari si è dimenticato un modulo, perché tanto sapete che lì potete prendere i soldi; ma dove c'è la mafia la Guardia di finanza non va a controllare e se c'è un magistrato che, magari, indaga su alcune di queste situazioni viene trasferito.

Tuttavia, è sulle famiglie, signor Presidente, che abbiamo da fare le nostre rimostranze. Questo Paese non fa figli perché non ha un clima di fiducia e un assetto valoriale importante: non sappiamo, cioè, trasmettere la fiducia e la bellezza della famiglia. Certo, sono previsti sgravi sull'ICI e sugli affitti per 2,8 miliardi; peccato, però, che dall'altra parte sia disposta la rivalutazione degli estimi catastali. Pertanto, da una parte date - per un anno - e dall'altra gli estimi catastali aumenteranno.

Potremmo però citare tante norme; ad esempio, dobbiamo parlare dell'obbligo per gli utenti delle televisioni a pagamento (sono piccole misure che, però, vanno citate) di subire, nelle ore di punta, la trasmissione dei bellissimi film fatti dagli amici di Veltroni: ci sono, infatti, dei film minori, che non guarda nessuno e che sono pagati con i nostri soldi. Magari sono anche belli, ma un emendamento (non so a firma di quale senatore) approvato in Commissione bilancio stabilisce che le televisioni a pagamento e quelle nazionali nelle ore di punta debbano proiettare questi bellissimi film. Noi abbiamo detto: ridateci la "Corazzata Potëmkin"; obbligate la proiezione di quel film, perché in fondo siete rimasti anche comunisti. Signor Presidente, sono piccole cose, ma dei grandi numeri abbiamo già parlato.

Per quanto riguarda i farmaci di fascia C, avete impedito ai medici di prescrivere il nome della medicina. Faccio lo psichiatra (devo dire che c'è tanto lavoro) e ci sono pazienti che prendono da trent'anni determinate pastiglie per dormire: queste persone vengono da me e mi chiedono la medicina "x" perché dormono da trent'anni grazie a quella pastiglietta. Adesso il medico dice loro che devono prendere l'azepam, piuttosto che l'uazepam. Il vecchietto, allora, si chiede cosa sia, va in farmacia e deve chiedere il farmaco uazepam; il farmacista si consulta e gli mostra i farmaci. Visto che è il paziente a pagare, se vogliamo mettere le mutande al mondo possiamo farlo, ma ho l'impressione che vogliamo impedire anche ai medici di essere più liberi. Ho raccontato questo aneddoto (un grande comico direbbe "un nanetto") proprio per vedere anche il lato comico del lavoro di questo Parlamento.

Signor Presidente, nella finanziaria c'è poco o niente sulla sicurezza e sulla famiglia, ma c'è un po' di tutto; mi chiedo però dove sia l'anima di questa manovra e di questa maggioranza. Cerco un argomento serio, fatto bene: volete ridistribuire? Fatelo. Volete aumentare la crescita? Fatelo. Volete ridurre lo Stato? Fatelo. Invece, c'è un po' di tutto: si tratta di una bella torta dove ci sono le bandierine dei partiti e molti si sono messi in fila per poter mangiare la loro fetta, alla faccia dei contribuenti e dei padani. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zanoletti. Ne ha facoltà.

 

ZANOLETTI (UDC). Signor Presidente, che questa finanziaria non raggiunga gli obiettivi necessari sempre, ma in modo particolare vista l'attuale situazione economica e sociale del nostro Paese (cioè la riduzione del debito, il rilancio dell'economia, una maggior giustizia sociale), non lo sostiene solamente in modo convinto tutta l'opposizione; lo hanno detto il Fondo monetario internazionale, le istituzioni europee, la Banca d'Italia, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) - che ha criticato non solo il merito, ma anche il metodo - e tutta una serie di commentatori e di economisti di segno diverso.

Che questa manovra contenga misure contrarie ai principi importanti dello Stato di diritto o della valorizzazione del merito, come sono le misure sulla regolarizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, lo dicono autorevoli esponenti della maggioranza.

Che vi siano delle previsioni di spesa non coperte con chiarezza lo dicono in tanti. Dunque, veramente una finanziaria tra le peggiori. Un insieme di misure scoordinate per raccogliere consenso, che dimostra non solo, per l'ennesima volta, le divisioni della maggioranza, ma direi di più: dimostra come questa maggioranza, avendo ormai la consapevolezza di essere giunta ad un punto morto ha messo da parte i disegni di programmazione e fa solo una finanziaria elettorale.

Anche le norme che riguardano l'agricoltura ci lasciano insoddisfatti e confermano questo giudizio generale. Poi tutti affermiamo, ed è vero, l'importanza del settore primario; diciamo che questo settore ha bisogno di un forte sforzo di modernizzazione per affrontare i nuovi problemi della globalizzazione dei mercati e sappiamo che l'agricoltura attraversa un momento difficile anche per gli sviluppi della normativa europea. Ebbene, di fronte a questa necessità, cosa avviene? Avviene non solo che non vengono applicate o vengono applicate in modo parziale e con ritardo le norme già approvate nel passato, perché questa finanziaria contiene veramente molto poco, pochissimo e il contenuto che c'è è assolutamente insufficiente.

Ad esempio, le agevolazioni fiscali sono solo conferme temporanee e non sono stabilizzate. Certi stanziamenti - mi riferisco, ad esempio, al comparto saccarifero, alla montagna - erano poco più che simbolici e sono aumentati di molto poco dopo il lavoro in Commissione; tante voci - si tratta di voci che contano, come gli incentivi per la pesca, la valorizzazione dei prodotti tipici, la repressione frodi - sono state ridotte: ripeto, ridotte. Tant'è che lo stesso parere dato dalla Commissione agricoltura è stato approvato fra il disagio anche dei membri della maggioranza con ben 13 pesanti osservazioni.

Stupisce questa condizione? Direi di no, non ci deve stupire troppo, perché continua a perpetuarsi questo atteggiamento del Ministro, della maggioranza e del Governo di disattenzione, di sottovalutazione della nostra agricoltura, che è anche un arretramento pesante rispetto a quanto era stato fatto dal precedente Governo nella scorsa legislatura. Cito alcuni esempi che confermano questa mia affermazione. Il primo è la critica svolta dalla Coldiretti in modo pesante, direi plateale. Ecco, questa, che è la maggiore delle organizzazioni professionali del mondo agricolo e che è stata tradizionalmente governativa, ha dato un giudizio che dovrebbe veramente far pensare.

Il secondo è costituito dall'evidenza che dall'inizio della legislatura in quest'Aula abbiamo discusso una sola volta in modo mirato dei problemi dell'agricoltura, peraltro su un problema che non direi fondamentale, cioè l'uso dei trucioli nel processo di invecchiamento del vino.

Il terzo (voglio dirlo con forza) è l'atteggiamento del Ministero e della maggioranza verso il problema del vino, che non solo ha una scarsa incidenza sul processo della nuova OCM vino se è vero, come è vero, che verrà approvata una nuova norma sull'etichettatura che danneggia pesantemente, anzi rischia di scardinare l'impianto forte della nostra viticoltura. Permettere che si facciano etichette con l'indicazione dell'annata per i vini da tavola significa rompere alla base la piramide delle DOC e delle DOCG che - ripeto - è stata importantissima per il progresso di qualità nella nostra viniviticoltura e che permette ad essa di vincere la concorrenza contro produzioni straniere sempre più agguerrite, che riescono a fare qualità a prezzi inferiori, per motivi strutturali e di legislazione.

Possiamo vincere questa battaglia solo se continuiamo a percorrere la strada della tipicizzazione, della individualità dei vini, dei collegamenti sul territorio. Questa norma, che sembra piccola, dà un colpo tremendo a questo impianto.

In secondo luogo, pur nella sacrosanta preoccupazione per gli incidenti stradali e nella più che giustificata lotta contro le stragi del sabato sera, si è lasciato che si determinasse una grande confusione che ha lasciato quasi come unico imputato il vino, mentre le cause sono molto più complesse. La soluzione andrebbe ricercata tenendo conto della verità, cioè che il vino non è come i superalcolici, non è uguale alle droghe secondo l'affermazione inaccettabile e direi scandalosa di un Ministro di questo Governo, ma lo si può utilizzare - anche se in modo appropriato e consapevole - come prodotto che ha virtù salutistiche. Soprattutto, però, sono persuaso che dalla cultura del bere, che nasce della nostra civiltà del vino, possa derivare proprio uno strumento forte per combattere gli abusi.

Ebbene, era ed è necessario predisporre una campagna di informazione, una azione pedagogica diffusa che concili la sacrosanta - ripeto - tutela della salute e della vita, che ci vede già tutti coinvolti, con l'invito ad evitare la criminalizzazione di un prodotto importante e di un settore che è assolutamente parte non solo dell'economia ma della storia del Paese.

Anche per questi motivi, il nostro giudizio sulla finanziaria, che lo stesso presidente Bertinotti ha definito malata, non può che essere pesantemente negativo. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Scarpa Bonazza Buora).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Baldassarri. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, prima di entrare nel merito della finanziaria oggetto di dibattito, vorrei svolgere due premesse.

In primo luogo, mi sento sconcertato in qualche modo per l'intervento del ministro per i rapporti con il Parlamento Chiti. Come è stato ricordato in più interventi, quest'anno siamo di fronte ad un caso record rispetto agli anni passati in termini di emendamenti presentati e posti all'attenzione dell'Aula. È doverosamente stato dato atto che in Commissione l'opposizione ha lavorato con grande fermezza ma anche con grande senso di responsabilità, tant'è che siamo arrivati in Aula con il mandato al relatore.

Allora, non è accettabile e non può passare sotto silenzio che un Ministro per i rapporti con il Parlamento minacci da parte del Governo di apporre la questione di fiducia di fronte ad un comportamento del Parlamento che, almeno in questa occasione, ha visto il senso di responsabilità di entrambi gli schieramenti politici, una minaccia che credo offenda quasi più la maggioranza che l'opposizione.

Cari signori del Governo, è inutile arrampicarsi sugli specchi: se non siete in grado di tenere compatta la vostra maggioranza sui vostri testi e volete apporre il voto di fiducia, ditelo con chiarezza ma non attribuite responsabilità ad altri. Su questa prima premessa - pur non avendo studiato il greco posso ricorrere al latino, viste le varie versioni, da Esopo a Fedro e infine, La Fontaine - mi viene da concludere: superior stabat Chiti, longeque inferior oppositio. Allora, è inutile continuare ad accusare noi di praticare l'ostruzionismo, perché francamente quella del lupo e dell'agnello è una storiella antica, che spero anche le nuove generazioni di italiani potranno essere poste in condizione di conoscere.

La seconda premessa, signor Presidente, è la domanda che non ha avuto risposta e sulla quale lei, ad inizio seduta, si è augurato che il Governo desse una risposta. Non è un fatto specifico, di un singolo emendamento, ma una questione di una gravità istituzionale inusitata. Ricordo brevemente la domanda posta al Governo e al Ministro dell'economia. Il Parlamento e l'opinione pubblica italiana devono sapere perché all'emendamento 3.1000 il Governo ha fatto accompagnare la relazione tecnica firmata dalla Ragioneria generale dello Stato e perché, invece, l'emendamento 3.2000, presentato nello stesso istante, è stato fatto accompagnare da una lettera intestata Relazione tecnica e firmata dal sottosegretario Sartor.

Credo sia una domanda lecita. Il Governo può dare tutte le spiegazioni del caso, ma non può tacere. Non c'è un precedente in questi termini, altrimenti saremmo arrivati all'autocertificazione. Se il ministro dell'interno Amato avesse presentato un emendamento chiedendo una maggiore spesa per la sicurezza, sul quale tutti avremmo convenuto, con una stima del Ministero dell'interno di 100 euro e magari una stima della Ragioneria Generale dello Stato di 1 miliardo di euro, quale delle due relazioni tecniche noi, in quest'Aula, avremmo dovuto considerare ai fini della copertura?

Signor Presidente, vengo ora al merito dell'argomento in discussione, che non è semplicemente la legge finanziaria 2008, ma la manovra che il Governo ha proposto agli italiani, composta del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, del decreto-legge n. 159 e della vera e propria legge finanziaria che stiamo discutendo, per un totale di movimentazione di risorse pari a 27,7 miliardi di euro.

Questa è la manovra che stiamo discutendo, altro che manovra soft. In queste settimane, nei prossimi giorni, manovreremo 27,7 miliardi di euro più la lievitazione che è avvenuta in gran parte quando l'opposizione, per protesta contro la mancata relazione tecnica della Ragioneria dello Stato, è uscita dall'Aula della Commissione bilancio.

Ebbene, signor Presidente, il Governo è consapevole di questi numeri e del fatto che, da quando ha presentato questi provvedimenti, in particolare da quando ha presentato la finanziaria a fine settembre e contemporaneamente la Relazione previsionale e programmatica, nonché la Nota di aggiornamento al DPEF, dichiarando che tutti i relativi andamenti economici e di finanza pubblica poggiavano sulla previsione di un tasso di cambio dollaro-euro pari a 1.30, la situazione è cambiata? Il Governo e la maggioranza sono consapevoli che recentemente, nelle ultime cinque settimane, il cambio dell'euro si è apprezzato a 1.45 e che ciò significa, quasi automaticamente, un punto in meno di crescita economica e mezzo punto in più di deficit pubblico?

I numeri di cui stiamo discutendo in quest'Aula, signor Presidente, quelli che risultavano a fine settembre, sono già radicalmente modificati. Avrei potuto capire la posizione del Governo, che dopo avere effettuato una manovra da 42 miliardi, l'anno scorso, si è ritrovato in cascina 25 miliardi di extragettito ed ha deciso di distribuirlo, determinando peraltro il raddoppio del deficit pubblico, secondo quanto risulta dai documenti ufficiali del Governo.

Su tali documenti, infatti, è scritto che, senza il decreto-legge n. 81 di luglio, senza il decreto n. 159 di ottobre e senza il disegno di legge finanziaria che stiamo discutendo, quest'anno il deficit pubblico sarebbe stato pari all'1,2 per cento del PIL e l'anno prossimo sarebbe stato dello 0,8 per cento del PIL. È scritto, inoltre, nei documenti del Governo che, dopo queste manovre, il Governo pone un obiettivo di deficit che quest'anno è il doppio, cioè il 2,4 per cento del PIL, ed è addirittura tre volte, cioè il 2,2 per cento, nel 2008.

Allora, il Governo spieghi cosa intende quando parla di risanamento. Il risultato è che, grazie all'azione di questo Governo, dopo avere nascosto il gettito e le entrate, si è speso l'extragettito in eccedenza rispetto agli andamenti tendenziali del deficit pubblico a legislazione vigente, il che vuol dire automaticamente che, con la legislazione prodotta da questo Governo, il deficit pubblico quest'anno è raddoppiato e l'anno prossimo triplicherà, passando dallo 0,8 al 2,2 per cento del prodotto interno lordo.

Non basta dire che saremo comunque sotto i parametri concordati con l'Unione europea. Con tutto il rispetto per l'Unione Europea, esiste l'articolo 81 della Costituzione italiana, che questo Governo sembra avere abrogato, nel silenzio dell'Aula e anche dell'opinione pubblica.

L'articolo 81 è saltato palesemente, sia con l'approvazione del decreto sul cosiddetto tesoretto di luglio e del decreto sull'extragettito di ottobre, sia con questa finanziaria, visto che il Governo sostiene che, portando il deficit allo 0,8 per cento e al 2,2 per cento nel 2008, questa differenza è esattamente l'ammontare complessivo della manovra cioè 25-26 miliardi di spesa.

Tuttavia, se il Governo avesse avuto un progetto strategico di politica economica, considerando che l'anno scorso ha movimentato 42 miliardi di euro e quest'anno 27 miliardi (siamo a quasi 70 miliardi di euro, avete movimentato 140.000 miliardi di vecchie lire!), se cioè il Governo avesse avuto un focus strategico, e avesse deciso di ripartire questo ammontare di risorse in cinque o sei grandi temi strategici (destinando ad esempio 10-20 miliardi alle strutture, 10-20 miliardi alla riduzione della pressione fiscale sulle famiglie, 10-20 miliardi alla riduzione della pressione fiscale sulle imprese, 10 miliardi all'incremento dei fondi per la ricerca, l'educazione, l'istruzione e la scuola), avremmo potuto magari dissentire sulla forma di copertura. Noi avremmo preferito infatti che questa fosse ottenuta attraverso i tagli agli sprechi della spesa pubblica, mentre il Governo - come ha fatto - avrebbe potuto proporre di coprirla con aumenti di pressione fiscale. Ma non c'è neanche questo, signor Presidente.

Il decreto-legge n. 81 del 2007, il cosiddetto decreto tesoretto di luglio, disperde 7 miliardi di risorse in 42 voci di spesa. Il decreto-legge n. 159 del 2007, il cosiddetto decreto tesoretto di ottobre, disperde altri 7 miliardi di risorse in 48 voci di spesa. Il disegno di legge finanziaria disperde 12 miliardi di euro di risorse movimentate in ben 78 voci di spesa.

Cari colleghi della maggioranza, l'assenza del progetto strategico di politica economica è palese; basta mettere il in fila i numeri. Ciò che però voi volete nascondere è la presenza di un progetto politico, non di politica economica, perché dietro ad ogni fettina di spesa pubblica dispersa a pioggia, c'è il nome e il cognome di un partito, di una componente, di una specifica rappresentanza della vostra variegata maggioranza.

Vi è allora assenza totale di un progetto di politica economica sull'altare della presenza di un preciso progetto politico di distribuzione e di acquisto politico di voti all'interno della maggioranza con i soldi dei cittadini. Qualcuno di voi ha accusato la controparte di comprare dei senatori, cosa tutta da dimostrare e assolutamente ridicola e risibile. Ammesso però che così fosse, almeno in quel caso si sarebbero usati i soldi personali e non quelli dei contribuenti italiani.

Chiudo con un'ultima notazione, Presidente. Cari colleghi della maggioranza, vi rendete conto che con 27,7 miliardi di risorse che avete così disperso in due decreti tesoretto e in questa finanziaria, avreste potuto proporre per le famiglie il raddoppio delle detrazioni per i figli per 7 miliardi, l'azzeramento dell'ICI sulla prima casa per 2 miliardi, la deduzione delle spese per l'istruzione dei figli e la deduzione delle spese per gli anziani?

Avreste potuto proporre l'azzeramento nell'ambito IRAP per tutte le piccole e medie imprese del monte salari come base imponibile, con la stessa cifra. Avreste potuto proporre un pacchetto sicurezza serio, con almeno 1 miliardo di euro di risorse. Avreste potuto proporre questi cinque o sei temi per la famiglia, per le imprese, per la ricerca, per le infrastrutture e per la sicurezza.

In quel caso noi avremmo potuto criticarvi, perché li avreste coperti con maggiori tasse, ma avremmo potuto pure acconsentire su questi obiettivi strategici. La verità è una sola: molti di voi avrebbero voluto realizzare con 27 miliardi di risorse gli interventi che ho appena menzionato, ma molti di voi non sono in grado di farlo, pur se nella loro intelligenza riescono a percepirlo, perché quei soldi servono a tenere compatta, con le mance e le mancette, la maggioranza, disperdendo 27 miliardi quest'anno, dopo i 41 miliardi dell'anno passato. (Applausi dai Gruppi AN, FI e UDC).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Costa. Ne ha facoltà.

 

COSTA (FI). Signor Presidente, onorevoli Ministri e Sottosegretari, colleghi senatori, dobbiamo dare atto alla buona volontà del Ministro dell'economia che ha pensato di tornare alle origini, in applicazione esclusiva e precipua dell'articolo 81 della Costituzione, che agli albori della Repubblica vedeva un bilancio che non aveva bisogno di una legge finanziaria che, evidentemente, tenta di risolvere, al momento dell'approvazione del bilancio dello Stato, le istanze e le aspettative della gente, via via crescenti in funzione del divenire dei bisogni del Paese.

Ella, Ministro, ha fatto del suo meglio, ma - ahimè - non poteva fare di più, poiché la sua maggioranza è così diversificata e così negativamente articolata in funzione dei piani e dei progetti di ogni singolo partito, divaricata rispetto all'orientamento che deve avere un Governo, che deve essere unico ed univoco, che evidentemente ogni sua buona intenzione non ha sortito il risultato sperato. Questo Paese, signor Ministro, lei lo sa meglio di me, abbisogna innanzitutto di riservare attenzione delle aree deboli del Paese, intendendo per aree deboli quelle laddove vi sono sacche notevoli di disoccupazione, prima tra tutte il Mezzogiorno, e quindi al riequilibrio territoriale.

Secondo, abbisogna di prestare attenzione alla ristrutturazione del sistema produttivo in costanza di fenomeni di macroeconomia e di natura sovranazionale che fanno sì che alcuni settori, che pure davano la possibilità di lavorare in questo come nei Paesi ad economia avanzata, oggi ahimè non ne danno più. Abbisogna di un ammodernamento e di una efficientizzazione della pubblica amministrazione, abbisogna di infrastrutture e di attenzione al sistema dei trasporti, perché ancora oggi aree del Paese come la Calabria, come la Puglia, vengono tagliate fuori, così come ahinoi accadde agli albori dello Stato italiano. La ricerca delle fonti energetiche, di fonti energetiche vere, che consentono di eliminare il gap del 30 per cento che noi abbiamo rispetto agli altri Paesi del maggior costo dell'energia.

Ebbene, non si può dire che l'utilizzo del cosiddetto tesoretto, avviato per rivoli e rivoletti, come quello della riduzione dell'ICI, per alcune categorie e non anche per l'intera categoria della prima casa la sperata riduzione dell'aliquota IRES, per altro mimetizzata e vanificata da una diversa considerazione delle poste di interessi attivi e di ammortamenti anticipati che ne vanificano l'aspettativa, il credito per l'assunzione nel Mezzogiorno, ma chi vuoi che assuma nel Mezzogiorno, nelle aree deboli del Paese, laddove manca la sicurezza e la certezza per l'impresa, per la famiglia e per la persona? E qui veniamo all'altra emergenza, quella della sicurezza del vivere civile, che certamente deve essere coniugato con l'accoglienza, ma che non può essere vanificato con il permissivismo e con la possibilità per chi viene da fuori di non rispettare questo Paese. (Applausi dal Gruppo FI).

Non è sufficiente l'attenzione alla maternità, all'infanzia, alla gioventù, alla terza età, mentre viene eliminato l'arbitrato, un istituto che solo consente di ausiliare l'autorità giudiziaria inadeguata e non diciamo in questo momento per quali motivi, ma non certamente per colpa di magistrati, ad affrontare il problema della giustizia civile. E allora, signori del Governo, voi sapete che una cattedra indipendente quale è la Banca d'Italia ci ha detto che la manovra accresce l'indebitamento, che la spesa corrente è aumentata, che la spesa pubblica supera il 50 per cento del PIL, non diciamo della pressione fiscale, che certamente laddove riteniamo di poterla ridurre per la categoria del lavoro dipendente, compiamo un'opera di diseducazione e di divisione del popolo italiano che non ha eguali: non possiamo trattare il lavoro dipendente diversamente dal lavoro autonomo, perché se è necessaria l'attenzione per il lavoro dipendente è altresì necessaria l'attenzione per il lavoro autonomo e per il lavoro autonomo e per il lavoro d'impresa. (Applausi dal Gruppo FI).

E allora ecco, amici, per tutti questi motivi e perché così com'è stato detto non emerge un progetto strategico nell'interesse del popolo italiano, noi daremo voto sfavorevole a questa vostra proposta di legge. (Applausi dai Gruppi FI e AN. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale congiunta.

Ha facoltà di parlare il relatore sul disegno di legge n. 1818, senatore Albonetti.

 

ALBONETTI, relatore sul disegno di legge n. 1818. Signor Presidente, colleghe e colleghi senatori, i rari e rarefatti riferimenti alla legge di formazione del bilancio, disegno di legge n. 1818, ascoltati nel dibattito che si è sviluppato in queste due giornate in Aula, sono la spia di come, nonostante il lavoro fatto, il bilancio non sia ancora considerato strumento sufficientemente duttile per tornare ad essere, se non privilegiato, almeno oggetto di vera considerazione nella manovra finanziaria.

Ieri ho aperto la mia relazione con l'auspicio del ministro Padoa-Schioppa, che ha trovato positivo riscontro nell'intervento svolto quest'oggi, in tarda mattinata, dal senatore Sterpa (quando si è augurato che nel prossimo futuro non sia più necessaria la legge finanziaria). Tra il suddetto auspicio e la concreta realizzazione delle condizioni per il superamento della legge finanziaria, vi è ancora molto lavoro da fare, come si evince, per altro, dalla documentazione prodotta dalle Commissioni bilancio di Camera e Senato negli ultimi mesi.

È sulla persistente rigidità del bilancio, in particolare per ciò che concerne le scelte allocative della spesa, che occorre intervenire, persistendo nella sfida della trasparenza che - come ho cercato di argomentare nella mia relazione di ieri - sta conseguendo le prime vittorie.

In conclusione, non posso che rinnovare l'invito a tutto il Senato della Repubblica ad offrire il proprio proficuo contributo affinché, sin dal prossimo gennaio, prosegua un serrato confronto istituzionale, finalizzato al miglioramento della duttilità, della trasparenza e dell'efficacia del bilancio di previsione dello Stato. (Applausi dai Gruppi RC-SE e Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore sul disegno di legge n. 1817, senatore Legnini. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore sul disegno di legge n. 1817. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli senatori, desidero innanzi tutto ringraziare tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione intervenuti: il dibattito è stato ricco e interessante.

Naturalmente non vi è il tempo di replicare alle osservazioni formulate da molti, in particolare su temi specifici. Mi limiterò, in pochissimi minuti, a qualche battuta di replica sulle critiche di carattere generale, sull'impostazione della manovra finanziaria.

Si è detto, a partire dal discorso del senatore Vegas, ripreso da moltissimi altri colleghi, che stiamo varando una finanziaria con più spese, anche a seguito dell'intervento emendativo operato dalla Commissione, per di più senza copertura finanziaria. Queste affermazioni, che abbiamo ascoltato in questi giorni, in queste ore, sono generiche, talvolta pretestuose e, soprattutto, non supportate da alcuna specifica indicazione sulle presunte scoperture che si sarebbero verificate a seguito dell'approvazione di taluni emendamenti.

Si dice che abbiamo introdotto spese aggiuntive: a parte il fatto che gli interventi operati dalla Commissione sotto questo profilo sono di scarsa entità, l'affermazione non ha senso, se riferita, ad esempio, alla manovra che si è deciso di varare sul ticket. È questo un aumento di spesa? Il senatore Vegas e gli altri intendevano dire che l'abolizione del ticket costituisce un aumento di spesa? Certamente no: non lo si può sostenere, tanto più che quell'intervento, com'è stato detto, trova ampia, puntuale copertura ‑ da nessuno confutata nel merito né contestata relativamente alle singole appostazioni di copertura ‑ attraverso appunto i tagli di spesa.

Ma faccio anche altri due esempi, rapidamente. L'introduzione del credito d'imposta per gli assunti nel Sud, che copriamo con fondi già appostati nella legge finanziaria (come i fondi per le aree sottosviluppate), rappresenta un aumento di spesa? O quelle risorse erano già destinate allo sviluppo del Mezzogiorno e sono state finalizzate su una misura che riteniamo di particolare efficacia?

Oppure il pacchetto sui precari. Si è sostenuto, da parte di taluni, che vi sarebbe un intervento ampliativo, finalizzato ad una sorta di sanatoria: così non è. Il Fondo, istituito lo scorso anno, viene aumentato di soli 20 milioni di euro l'anno. Si opera un ampliamento molto contenuto sui requisiti soggettivi, sotto il profilo temporale della maturazione del diritto alla stabilizzazione; si conferma - e, se vi è bisogno di ulteriore precisazione, si può operare - la necessità delle procedure selettive.

Quindi, anche in questo caso, dov'è la corsa alla spesa, la sanatoria generalizzata?

Su un altro punto, Presidente, vorrei fare qualche battuta di replica. Si continuano a sostenere tesi come se, sotto il profilo della politica delle entrate, questa finanziaria costituisse il secondo tempo o la prosecuzione della finanziaria dello scorso anno: anche in questo caso, così non è. È stato detto e lo sottolineo: questa è una finanziaria che non contiene nessun euro in più di nuove entrate; anzi, si orienta la pressione fiscale verso la discesa. Lo si fa con interventi organici di riforma per le imprese, per tutte, comprese le piccole; lo si fa anche per le famiglie con gli interventi specifici ricordati e che riguardano, per esempio, il settore della casa ed altri settori. Vogliamo o non vogliamo acquisire consapevolezza che stiamo operando verso la riduzione della pressione fiscale? Questa è la domanda che vorrei porre ai colleghi.

Infine, il tema anch'esso molto ricorrente negli interventi, che riguarda i risparmi, in particolare quelle riferiti ai costi della politica.

In questi giorni, in queste ore, in quest'Aula e anche fuori, per la verità, c'è chi sostiene che abbiamo fatto troppo poco e c'è chi sostiene che abbiamo fatto troppo. Io credo che la verità stia nel mezzo, come spesso avviene: abbiamo fatto ciò che si poteva fare. Si può fare di più. Se il Governo stimerà, nei prossimi giorni, il complesso delle misure che sono state approvate, alcune molto innovative, si dimostrerà che il Senato ha operato interventi molto più incisivi di quelli originariamente prospettati e che si verificherà un risparmio sulla spesa pubblica molto consistente, da taluni ritenuto eccessivamente consistente. È la prima volta, signor Presidente, che il Parlamento, nel caso il Senato, fa sotto il profilo dei risparmi, del rigore più di quanto il Governo aveva proposto di fare.

Ho concluso, Presidente. Devo dire la verità: nel dibattito, ma anche esaminando le proposte emendative, non ho ascoltato molte proposte alternative concretamente praticabili rispetto a quelle recate nella legge finanziaria al nostro esame. Le stesse proposte alternative, fatte oggetto di emendamenti dell'opposizione, recano, esse sì, coperture non sostenibili, talvolta non commendevoli, che dimostrano la non sostenibilità di una proposta alternativa rispetto a quella che abbiamo fatto, rispetto a quella che abbiamo esaminato approfonditamente in Commissione.

Certamente ci sono ulteriori miglioramenti che quest'Aula e poi la Camera potrà apportare a questo testo, ma resto convinto del fatto che questa è una buona finanziaria, la migliore che si potesse fare in questo momento storico, sulla base di queste risorse e delle condizioni che ci sono date. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. Poiché il relatore di minoranza, senatore Vegas, non intende intervenire, ha facoltà di parlare il ministro dell'economia e delle finanze.

 

PADOA-SCHIOPPA, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli senatori, ho seguito il dibattito dagli schermi televisivi durante la mia giornata di lavoro al Ministero. La mia replica consisterà di breve considerazioni generali e di risposte specifiche ad alcune delle questioni sollevate.

I disegni di legge finanziaria e di bilancio per il triennio 2008-2010 approdano all'Aula del Senato dopo una costruttiva discussione della competente Commissione.

Rispetto allo scorso anno, è migliorata la struttura del disegno di legge finanziaria, che si presenta più snella nella forma e più ordinata nei contenuti. Specularmente al bilancio dello Stato, la finanziaria è ora strutturata per missioni, permette un'immediata valutazione delle risorse complessivamente disponibili per perseguire le finalità di pubblico interesse. La struttura non è certo perfetta, andrà forse modificata in alcune parti, ma, come ha sottolineato efficacemente la senatrice Menapace e come hanno sottolineato altri parlamentari, anche dell'opposizione, il Parlamento e il Governo sono ora in condizione di governare meglio gli eventi contenuti nei documenti finanziari.

La Commissione bilancio ha lavorato, nelle scorse settimane, sul testo uscito dal Consiglio dei ministri. Sono stati rispettati i tempi, e di questo ringrazio il Presidente della Commissione e il relatore. Si è svolta una discussione pacata nei toni e costruttiva nei contenuti, che ha portato ad individuare alcuni qualificati emendamenti. Questi permettono di meglio soddisfare esigenze su cui il Governo, nella struttura originaria del disegno di legge, non aveva mostrato la stessa sensibilità della Commissione.

Il passaggio parlamentare della manovra di bilancio è momento essenziale e non sostituibile della vita di una democrazia; procedure diverse, che pure sono presenti nelle esperienze di alcuni Paesi europei, non mi paiono da imitare. La manovra di bilancio viene preparata sempre, purtroppo, in maniera concitata. La mancanza della necessaria riservatezza e l'esiguità dei tempi impongono che il documento venga approntato prima che siano del tutto esaurite le necessarie interlocuzioni politiche e sociali. Il passaggio parlamentare permette allora una riflessione adeguata ed un dibattito approfondito, che favoriscono il miglioramento del documento.

I problemi ai quali il bilancio e la finanziaria devono dare risposte sono molti, eterogenei, complessi; la maggior parte di essi ruota intorno al tema della crescita economica. Ho insistito più volte sulla sottocapitalizzazione del Paese, sulla necessità di interventi di politica economica che favoriscano gli investimenti produttivi e permettano una crescita economica più sostenuta. Ma non c'è crescita senza stabilità macroeconomica, senza conti pubblici sani e sostenibili. L'avanzo primario che si era azzerato nel 2005 si è riformato, raggiungendo nel 2007 il 2,5 per cento. Il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo ha ripreso a scendere e l'obiettivo di portarlo sotto il 100 per cento è a portata di mano: è questo il migliore investimento per il futuro. Un debito in calo significa minore spesa annua per interessi, più investimenti produttivi, la possibilità di ridurre la pressione fiscale sui cittadini che pagano onestamente le tasse.

Il Paese ha poi bisogno di colmare un deficit di equità, che ha portato negli ultimi anni l'aumento della povertà relativa, che ha allargato il divario tra lavoratori stabili e precari, senza un adeguato sistema di tutele, che ha lasciato pressoché invariato il divario territoriale.

Crescita, risanamento, equità: l'azione del Governo si muove lungo queste tre linee contemporaneamente e ciò rende complesso ogni disegno di legge finanziaria. Come ebbi modo di dire qui il 3 ottobre, è questo il modo per operare oggi guardando al futuro. Ma intervenire in maniera strutturale richiede tempo; non è una sola manovra finanziaria a poter risolvere difficoltà che si sono accumulate nel corso di anni.

Sono direttamente impegnato nel migliorare la qualità della spesa pubblica. Circa 500 miliardi di euro sono iscritti nel bilancio pubblico sulla base delle leggi esistenti. La finanziaria rappresenta non più del 2-3 per cento di questa ingente massa di risorse. La finanziaria non è il solo strumento che può significativamente incidere. Servono una migliore programmazione delle risorse esistenti, una gestione orientata ai risultati, un'analisi e revisione critica dei programmi di spesa per riorientare le risorse - questo sì con la finanziaria - verso iniziative ritenute prioritarie.

Vengo ora ad alcune osservazioni su punti specifici sollevati da onorevoli senatori durante il dibattito in Aula.

Il senatore Maninetti osserva che il «Libro verde sulla spesa pubblica», da me presentato all'inizio di settembre, è rimasto lettera morta. Il Libro verde indica un percorso di innovazione culturale e amministrativa e un approccio diverso alla spesa pubblica: mostra che spendere meglio è possibile. Non mi meraviglio allora che in un mese il Libro verde non abbia dato pienamente i suoi frutti; mi meraviglio, invece, che nei cinque anni della legislatura precedente non si sia sentita la necessità di lavorare lungo la direzione del miglioramento della qualità della spesa.

Il senatore Sterpa si augura di tornare alla legge di bilancio e di mandare in soffitta la finanziaria. Egli sa che questo è anche l'auspicio da me espresso durante l'intervento del 3 ottobre, ma il senatore Sterpa sa anche che questo è un cammino lungo. Il libro verde - spero che egli me ne dia atto - fornisce materiali conoscitivi indispensabili per muoversi in quella direzione.

La manovra di bilancio esce dal lavoro svolto in Commissione intatta nella sua struttura e nei suoi interventi principali. Si confermano gli obiettivi per il 2008: un rapporto tra deficit e prodotto interno lordo al 2,2 per cento, in linea con gli impegni concordati in sede europea. Questo ci pone ben al di sotto della soglia massima del 3 per cento fissata dal Trattato di Maastricht e ci fa sperare nella chiusura della procedura di deficit eccessivo.

Ho notato con soddisfazione che diversi interventi in quest'Aula, tra i quali quelli del senatore Banti e del senatore Ria, hanno evidenziato l'importanza della ricostituzione dell'avanzo primario. Al senatore Curto, il quale afferma - cito testualmente - che abbiamo "dilapidato i vari tesoretti determinati dalla politica virtuosa del precedente Governo", mi permetto di far osservare che quella politica non è stata virtuosa e che non vi è stata nessuna dispersione di risorse finanziarie nel 2007.

Il decreto di luglio e quello di settembre hanno permesso di rimettere in moto le amministrazioni pubbliche, di anticipare spese per infrastrutture che andavano in ogni caso sostenute, di aumentare le pensioni minime e di onorare gli impegni in tema di aiuto allo sviluppo. Il senatore Martone ci ricorda gli alti impegni in tema di cooperazione allo sviluppo.

Credo che gli interventi della finanziaria e del decreto-legge n. 159 che l'ha preceduta diano risposte importanti. In nessuno degli anni passati è stato fatto tanto quanto realizzato proprio in questi mesi. Il lavoro svolto sul testo del disegno di legge finanziaria nella Commissione bilancio, attraverso gli emendamenti approvati, ha rafforzato alcune componenti dell'azione di Governo e corretto, dal punto di vista tecnico, alcuni difetti, sempre presenti quando si predispone un documento complesso come la finanziaria. Vi è da parte mia un apprezzamento non formale al Presidente, al relatore e ai membri della Commissione per questo importante risultato.

Nuovi incentivi all'occupazione nel Mezzogiorno; potenziamento delle dotazioni di risorse umane in alcuni settori strategici, come la lotta all'evasione, la tutela dell'ambiente; il funzionamento della giustizia; conferma, anche per il 2008, dell'abolizione dei ticket sanitari; incremento del fondo per le non autosufficienze: sono queste le principali misure uscite dalla discussione della Commissione che vanno nella direzione tracciata dall'azione del Governo di coniugare l'efficienza e il rigore con l'equità sociale.

Tutte le iniziative contenute nel disegno di legge hanno copertura finanziaria, così come previsto dalla Costituzione. Si tratta più precisamente delle questioni attinenti l'impatto sul saldo netto da finanziare, che riguarda il bilancio dello Stato, così come previsto dall'articolo 81 della Costituzione. Le voci che si sono sollevate in questi giorni in merito a presunte situazioni di non copertura - e mi riferisco in particolare all'emendamento che ha prorogato la sospensione fino a tutto il 2008 del ticket sull'assistenza ambulatoriale specialistica di 10 euro - sono favole strumentali e poco responsabili.

 

BALDASSARRI (AN). Allora perché manca la bollinatura?

 

PADOA-SCHIOPPA, ministro dell'economia e delle finanze. Riguardano più propriamente la stima degli effetti sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, che è un aggregato statistico. Ricordo all'Assemblea che l'effetto di qualsiasi provvedimento finanziario sull'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni è materia di stima, non è un dato certo, in quanto lo stesso concetto di indebitamento netto è una costruzione statistica basata su convenzioni internazionali.

Il deficit che si è creato nella scorsa legislatura e l'abnorme differenza tra fabbisogno di cassa e indebitamento netto che è stata evidenziata nella passata legislatura da parte di istituzioni nazionali ed internazionali sono la prova di quanto le stime possano essere fallaci. Abbiamo trovato un dissesto dei conti pubblici; stiamo faticosamente operando per correggerlo. (Commenti dai banchi dell'opposizione).

 

BALDASSARRI (AN). Tira fuori i numeri!

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Basta!

 

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, il Governo ha il diritto di replicare. Si è svolto un dibattito vivacissimo, giustamente, di critica: il Ministro ha il diritto di replicare.

 

FERRARA (FI). Ne sta dicendo troppe, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Vi prego, colleghi.

 

PADOA-SCHIOPPA, ministro dell'economia e delle finanze. Dicevo che abbiamo trovato un dissesto dei conti pubblici e che stiamo faticosamente operando per correggerlo. (Vivaci proteste dai banchi dell'opposizione. Applausi dai banchi della maggioranza).

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Basta! Non è vero!

 

IZZO (FI). Signor Presidente, non deve provocare.

 

PRESIDENTE. Per favore, colleghi. Signor Ministro, prosegua.

 

PADOA-SCHIOPPA, ministro dell'economia e delle finanze. Mi pare che il concetto sia chiaro.

Ho letto alcune insinuazioni di stampa. Con la Ragioneria generale dello Stato, uno dei quattro Dipartimenti in cui si articola il Ministero dell'economia e delle finanze, c'è un'intensa e proficua interlocuzione, quale è possibile tra persone cresciute nella stessa cultura ed educazione al senso dello Stato.

 

BALDASSARRI (AN). Perché manca la bollinatura, allora?

 

PADOA-SCHIOPPA, ministro dell'economia e delle finanze. L'insieme delle iniziative contenute nella manovra finanziaria è rimasto intatto dopo il passaggio nella Commissione bilancio e per questo ritengo superfluo ripercorrere tutto il disegno di legge. Cito solo alcuni punti sui quali la Commissione è intervenuta con miglioramenti.

Inizia la restituzione fiscale: l'aumento della detrazione ICI sulla prima casa, il bonus per i soggetti a basso reddito e i loro familiari, le diverse agevolazioni fiscali predisposte con la manovra sono possibili grazie all'azione di contrasto all'evasione fiscale. Sono d'accordo con la senatrice Pellegatta che il potenziamento della lotta all'evasione è un'importante innovazione introdotta nel testo originario della finanziaria. Va poi ricordato l'importante emendamento approvato dalla Commissione, che destina l'eventuale gettito aggiuntivo alla riduzione della pressione fiscale sui lavori dipendenti.

Il disegno di legge finanziaria fornisce anche una prima risposta, forse ancora parziale, alla riduzione dei costi della politica. Il lavoro in Commissione ha introdotto la riduzione del numero dei membri del Governo in modi e forme compatibili con la Costituzione e ringrazio il senatore Villone per averlo ricordato in quest'Aula.

Anche le modifiche apportate dalla Commissione ad alcune norme, in particolare quelle sulle comunità montane, hanno mantenuto il senso complessivo degli interventi, malgrado ciò che ha affermato questo pomeriggio il senatore Saia. Il tema dei costi della politica è complesso e differenziato - come ha sottolineato il senatore Perrin - non tutti i costi sono sintomo di inefficienza: questo vale per i consigli circoscrizionali, per le indennità parlamentari, per il numero dei consiglieri comunali.

Sottolineo, per inciso, che l'intervento proposto dal Governo e perfezionato dalla Commissione in merito alle Comunità montane ha l'obiettivo di ridurre i costi impropri delle strutture per destinare i risparmi in favore dei territori montani, attraverso l'aumento del Fondo per la montagna; fondo che era stato prosciugato nel corso della precedente legislatura.

Per lo sviluppo del Mezzogiorno, utilizzando risorse già stanziate con il Fondo per le aree sottoutilizzate, l'emendamento approvato in Commissione prevede per il 2008 un credito d'imposta per l'assunzione a tempo indeterminato nel Mezzogiorno, superiore ai 4.000 euro l'anno per lavoratore e queste somme diventano quasi 5.500 euro l'anno nel caso di assunzione di donne: rispettivamente, oltre 330 euro al mese e oltre 415 euro al mese.

L'utilizzo di strumenti automatici riduce la burocrazia connessa all'erogazione discrezionale di incentivi, pone tutte le imprese sullo stesso piano, permette la crescita dell'occupazione a tempo indeterminato, soprattutto delle donne. Va anche ricordata l'aumentata efficienza dell'utilizzo delle risorse, facendo confluire quelle del FAS nel quadro strategico nazionale e attivando - lo sottolineo - 100 miliardi di euro fino al 2013.

Vi è poi il capitolo sicurezza, tema che è al centro del dibattito nel Paese in questi giorni. La finanziaria interviene stanziando risorse aggiuntive per i Carabinieri, per la Polizia di Stato, ma anche per chi opera a tutela del territorio e dell'ambiente: i Vigili del fuoco e il Corpo forestale dello Stato. È chiaro che senza risorse finanziarie non si fa lotta alla criminalità e il Governo ha mostrato, nei limiti dei vincoli di bilancio, un impegno e uno sforzo straordinari; inoltre, la stessa Commissione bilancio ha rafforzato e incrementato le risorse disponibili. Tuttavia, è altrettanto certo che la lotta alla criminalità richiede anche, come tutti i settori della pubblica amministrazione, un continuo sforzo per individuare le migliori pratiche che si realizzano quotidianamente nell'operare delle forze dell'ordine e applicarle a tutte le realtà diffuse nel territorio.

Infine, vorrei sottolineare l'attenzione alle problematiche dell'ambiente. Una politica economica che guarda al futuro deve tutelare le proprie risorse naturali e ambientali. Tra le iniziative contenute nel disegno di legge finanziaria ricordo la conferma degli stanziamenti per Kyoto, la creazione di nuovi parchi urbani, le misure per il contrasto al dissesto idrogeologico, gli ampi sgravi fiscali per le spese di ristrutturazione delle abitazioni secondo criteri di ecoefficienza. In quest'ambito rientrano anche gli interventi citati dalla senatrice Donati per migliorare la mobilità dei centri urbani. Sono risposte concrete a esigenza non più procrastinabili di una migliore qualità dell'ambiente.

Signor Presidente, onorevoli senatori, il Governo ha attentamente ascoltato i lavori di quest'Aula e ne ha apprezzato i toni costruttivi da parte sia delle forze di maggioranza sia di quelle di opposizione. Credo che questo sia segno di piena consapevolezza del Parlamento, del cambiamento in corso nel Paese, della fine della contrapposizione ideologica e della forte richiesta che viene dai cittadini di dare risposte concrete e tempestive a problemi reali.

I disegni di legge finanziaria e di bilancio in discussione sono tasselli dell'azione intrapresa dal Governo per il risanamento economico, per ridurre la disuguaglianza sociale, per garantire una crescita del Paese sostenibile oggi e nei prossimi anni.

Abbiamo coniugato le molteplici esigenze del Paese guardando all'oggi, ma non meno al domani. Non abbiamo moltiplicato i pani e i pesci. Più modestamente abbiamo cercato di usare nella maniera più ragionevole le risorse disponibili.

Spero che il Parlamento lavori per migliorare ulteriormente il testo uscito dalla Commissione bilancio, nel rispetto dei tempi previsti e in modo che si possa avere un ordinato iter per l'approvazione del disegno di legge, senza ricorrere al voto di fiducia. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).

 

PRESIDENTE. Con la replica da parte del Ministro dell'economia e delle finanze si é conclusa la discussione congiunta dei provvedimenti all'ordine del giorno.

 

Passiamo ora al seguito della discussione del disegno di legge n. 1818.

(omissis)

 


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

243a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDI' 7 NOVEMBRE 2007

(Antimeridiana)

Presidenza del presidente MARINI,
indi del vice presidente BACCINI
e del vice presidente ANGIUS

 

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 10,16)

 

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1817.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Avverto che gli emendamenti tendenti, per motivi di copertura, ad introdurre articoli aggiuntivi saranno votati nella forma stampata nel fascicolo con l'intesa che, in caso di approvazione, gli articoli aggiuntivi saranno soggetti a coordinamento finale.

Comunico che l'emendamento 3.804 è improponibile ai sensi dell'articolo 128, commi 3 e 4, del Regolamento in quanto non risulta respinto in 5a Commissione né si trova in correlazione con le modifiche proposte dalla Commissione stessa.

Invito il senatore segretario a dare lettura del parere espresso dalla 5a Commissione permanente.

 

VIESPOLI, segretario. «La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminati gli emendamenti riferiti al disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di propria competenza, parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sulle proposte 3.300, 3.804 (limitatamente al comma 2-nonies), 7-ter. 801 e 49-ter.800.

Il parere non è ostativo sulle restanti proposte emendative».

 

PRESIDENTE. A seguito del parere espresso dalla 5a Commissione permanente gli emendamenti 3.300 e 49-ter.800 sono dichiarati inammissibili.

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Ricordo che il Governo deve all'Assemblea una spiegazione che non è certo la dichiarazione del Ministro dell'economia di ieri. Costui, per quanto riguarda l'emendamento 3.2000 sui ticket, assicura che vi è la copertura, ma non ha detto perché, per la prima volta nella storia della Repubblica, l'Assemblea è chiamata a votare un emendamento privo della bollinatura della Ragioneria generale dello Stato. La richiesta che ripropongo è la seguente: il Ministro dell'economia spieghi perché in quell'unico emendamento non vi è la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato. Non può venire a dire che come Ministro garantisce che la copertura ci sia.

 

PRESIDENTE. Ieri il Ministro ha dato una risposta. Il Governo è presente nel corso della discussione; se lo ritiene, può reintervenire.

Procediamo, dunque, all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Passiamo all'esame dell'articolo 1, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

POLLEDRI (LNP). L'emendamento 1.800 interviene sul comma 4 che, di fatto, è il manifesto della pseudoriduzione di tasse che l'anno scorso è stata sbandierata. Come ad ogni ciclo delle stagioni, ad ogni primavera arriva qualcuno del centro-sinistra che dice che ridurrà le tasse. Quest'anno invece ci siamo accorti che anche le tasse dei lavoratori dipendenti sono importanti e vogliono ridurle d'accordo con il sindacato.

Da tempo la Lega diceva che si potevano detassare gli aumenti in contratto ed in busta paga. Con questo emendamento vogliamo dire che ci dobbiamo concentrare questa volta realmente sulla riduzione delle tasse e anche degli autonomi perché pensiamo che artigiani e liberi professionisti non siano figli di un Dio minore.

DEL PENNINO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, l'emendamento 1.2 si colloca nella logica di quanto ho avuto modo di affermare ieri in sede di discussione generale, quella cioè di cercare di rovesciare la tendenza che ci sembra propria di questo Governo del tassa e spendi, fissando, quindi, un paletto preciso rispetto alla ipotesi che si verifichino entrate maggiori di quelle che sono state preventivate dal Governo, affinché queste non vengano disperse in mille rivoli, in mance e in spese minori ma vengano invece utilizzate per ridurre innanzitutto il deficit e successivamente la pressione fiscale.

Abbiamo preso per buona la cifra indicata dal Governo nell'allegato 8 alla finanziaria che aveva presentato, cioè 426.708 milioni al netto delle regolazioni contabili e debitorie; cifra che troviamo poi confermata anche nelle tabelle allegate al testo licenziato dalla Commissione.

Conseguentemente, partendo da questo dato, affermiamo che le maggiori entrate tributarie che si realizzassero nello stesso esercizio vanno prioritariamente destinate a realizzare gli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e sui saldi di finanza pubblica definiti dal DPEF (ed in questo non modifichiamo la previsione contenuta nel testo della Commissione). In caso in cui le maggiori entrate siano eccedenti rispetto a tali obiettivi prevediamo invece una destinazione diversa da quella decisa dalla Commissione e cioè che debba essere istituito un apposito fondo, denominato fondo per il giusto indennizzo fiscale, da destinare, con successivi provvedimenti, esclusivamente al taglio lineare dell'IRPEF e dell'IRES, non ad una riduzione selezionata come quella che prevede la Commissione.

Questo ci sembra rispondere ad una logica, secondo noi, fondamentale, quella di indicare una volontà precisa da parte del Parlamento di ridurre la pressione fiscale qualora dovessero giungere ulteriori entrate, dopo che queste sono state destinate alla riduzione del disavanzo, e porre, ripeto, un paletto al tentativo di spendere questi quattrini in modo indiscriminato. Questa è la logica del mio emendamento che raccomando al voto dell'Assemblea.

 

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, i due emendamenti insistono sull'ormai noto comma 4 dell'articolo 1 della legge finanziaria, che la Commissione ha inteso modificare rispetto al testo previgente e rispetto al testo proposto dal Governo. All'esito di un confronto molto impegnativo, la Commissione ha ritenuto di optare, per l'eventuale extragettito del 2008 derivante dalla lotta all'evasione avente carattere strutturale, quindi permanente, di destinare eventualmente, con apposito provvedimento nel corso del 2008, queste risorse alla riduzione della pressione fiscale su tutti i lavoratori dipendenti. La Commissione ha infatti ritenuto che un intervento sugli autonomi (e qui motivo il mio parere contrario all'emendamento 1.800) sia stato già effettuato con il testo della legge finanziaria.

Ricordo ai colleghi Del Pennino e Polledri e ai colleghi dell'opposizione che la misura che riguarda le imprese cosiddette marginali, con fatturato sotto i 30.000 euro, è senza precedenti, è la più grande semplificazione, il più grande sostegno alle piccole e piccolissime iniziative imprenditoriali e di lavoro autonomo. Il parere non può che essere contrario anche all'emendamento 1.2, perché con esso si amplia la platea dei beneficiari in direzione di tutti i soggetti IRES, quindi anche delle società.

L'emendamento 1.800 del senatore Polledri, invece, oltre ad introdurre una precisazione relativa alle fasce di reddito più basse (ma va da sé che l'intervento, che nel caso sarà in corso di anno approvato, dovrà partire da tali fasce) è finalizzato ad introdurre come beneficiari dell'eventuale riduzione della pressione fiscale anche gli autonomi. Ripeto, la riduzione della pressione fiscale per gli autonomi già è prevista nella legge finanziaria; si può opinare sulla congruità e sulle modalità ma già esiste ed esiste anche nella riforma IRES, laddove si consente ai soggetti piccole imprese, persone fisiche e soci di società di persone di optare per la più favorevole aliquota fissa del 27,5 per cento, a condizione che non prelevino gli utili dall'impresa.

Quindi, del tutto serenamente e coerentemente con il deliberato della Commissione, esprimo parere contrario ad entrambi gli emendamenti.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2.

 

VEGAS (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, noi voteremo convintamente a favore degli emendamenti 1.2 e 1.800, nella consapevolezza che l'operazione fatta dalla maggioranza con la modifica al comma 4 è paradossale. Non si dice, infatti, che se si ha un extragettito, il cosiddetto tesoretto, come sarebbe ragionevole, lo si restituisce ai contribuenti: se chiedo un prestito perché ad esempio mi devo operare, ma poi non devo più fare quell'operazione, non spendo quei soldi in vacanze, ma li restituisco a chi me li ha prestati. Poiché i contribuenti, in un atto non di fede, ma di costrizione, hanno dovuto prestare quei soldi al Governo, forse sarebbe il caso di restituirglieli.

Se proprio vogliamo fare una distinzione all'interno della categoria dei contribuenti, diamo i soldi ai più bisognosi, ma che senso economico ha darli ad una categoria di lavoratori dipendenti, che avrà sicuramente i suoi problemi, e non ad un'altra che ha gli stessi problemi? Perché ai pensionati no? I pensionati al minimo stanno meglio dei lavoratori dipendenti? Naturalmente non è credibile. L'unica cosa credibile è che questa maggioranza fa dell'invidia sociale un meccanismo di Governo, cerca di aizzare gli animi gli uni contro gli altri. Questo è l'unico ragionamento politico ed economico che sta dietro alla proposta di redistribuire solo ai dipendenti e non ai disoccupati, non ai pensionati, non ai poveri. È una cosa assolutamente incomprensibile.

Per questo motivo voteremo convintamente per l'espunzione di questa norma aberrante dal punto di vista logico, intellettuale e morale dalla legge finanziaria.

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario del Gruppo a cui appartengo all'emendamento 1.2 e anche a quello successivo 1.800 e per richiamare l'attenzione dei colleghi - poiché questo è un punto di grandissimo rilievo - sulla portata politica ed economica della norma che è stata approvata in Commissione.

Ho già detto nel corso della discussione generale che la questione della discriminazione che viene sollevata, in particolare dall'emendamento 1.800, non si pone, perché nel nostro sistema fiscale pacificamente e da anni è previsto che la detrazione per le spese di produzione del reddito sia diversa a seconda della attività del soggetto contribuente; questo è un caposaldo discutibile quanto si vuole, ma è un caposaldo del sistema fiscale italiano di imposizione diretta sui redditi che non è stato messo in discussione, a quanto mi risulta, nemmeno nel corso dei cinque anni di esperienza di Governo del centro-destra che ci stanno delle spalle.

Dunque, una norma di tipo fiscale che, affrontando il tema dell'aumento o della diminuzione, in ogni caso di un intervento sulla detrazione per spese di produzione del reddito, ipotizzi di agire tenendo conto della distinzione che è già fatta dal sistema a regime tra lavoratori dipendenti e pensionati da una parte e lavoratori autonomi dall'altra, non è questione che si pone o che si può porre, a mio parere, fondatamente nella chiave di chi denuncia una discriminazione.

Se si passa da questo punto di principio al merito, poi, si vede che l'intervento che noi proponiamo, che è stato approvato dalla Commissione, è volto ad affrontare quella questione salariale nel nostro Paese che, a mio giudizio giustamente e finalmente, è stata posta al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica italiana ormai non solo dagli interventi dei rappresentanti dei lavoratori dipendenti, delle organizzazioni sindacali, delle formazioni politiche della sinistra, e che anche rappresenta uno dei capisaldi di una politica di rilancio dello sviluppo anche da parte di autorità terze rispetto al conflitto sociale politico (penso per ad esempio al Governatore della Banca d'Italia).

Colleghi, con il voto in Commissione si è deciso di formulare un impegno molto rilevante per il Governo. Si è detto che, così come l'anno scorso si è annunciato che se ci fosse stato un extragettito si sarebbe dovuto impegnarlo a partire da un tentativo di affrontare la situazione drammatica degli incapienti (cosa che poi è stata attuata nel decreto-legge che abbiamo esaminato qualche settimana fa), nel 2008, se si determinasse una situazione nella quale a regime si registra un aumento delle entrate di tipo strutturale, la priorità nell'intervento di restituzione - su questo punto non c'è differenza tra il testo approvato dalla Commissione e la proposta del senatore Del Pennino - questa volta sarebbe da individuare nell'aumento della detrazione per le spese di produzione del reddito dei lavoratori dipendenti.

Mi scusi, signor Presidente, se insisto qualche secondo, ma questa è una norma di portata strategica nella finanziaria che stiamo discutendo. Per quanto riguarda i lavoratori autonomi insisto su un punto: la parte marginale del lavoro autonomo, cioè le imprese che sono sotto i 30.000 euro di fatturato, riceve in questa finanziaria il più spettacolare intervento di agevolazione fiscale e di semplificazione che si sia realizzato nel corso degli ultimi decenni.

È noto, signor Presidente, che alcune grandi associazioni di categoria, note per avere uffici di servizi particolarmente attrezzati, hanno calcolato che vi saranno significative eccedenze di manodopera nei loro centri servizi, determinate dal fatto che un milione di imprese grazie a questa norma non ricorreranno alle loro prestazioni. È vero che quella norma non riduce direttamente le tasse, ma nel bilancio di un'aziendina che sta sotto i 30.000 euro di fatturato, signor Presidente, colleghi, che quello che si paga si debba pagare di tasse o che si debba pagare alla società o al consulente che fa i conti per arrivare a pagare le tasse non cambia niente. Nel conto dell'azienda la vera differenza è data dal fatto che vi saranno, già calcolati, 450-500 euro di riduzione dei costi determinati dalla norma chiamata forfettone.

Credo, quindi, che non si possa in alcun modo parlare di atteggiamento discriminatorio della maggioranza tra lavoratori dipendenti, che verrebbero potenzialmente premiati nel 2008 se si determinerà un extragettito, e lavoratori autonomi che verrebbero penalizzati. In finanziaria già si dispone subito l'intervento a favore dei lavoratori autonomi e, nel corso del 2008, se ci sarà extragettito, ci sarà l'intervento per l'aumento della detrazione per le spese di produzione del reddito per i lavoratori dipendenti.

Francamente mi sembra una soluzione equilibrata e - mi rivolgo ai colleghi della maggioranza - da votare, quando voteremo l'articolo nel suo complesso, con particolare convinzione.

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, l'emendamento 1.2 è di una rilevanza talmente enorme che supera il totale delle risorse movimentate dall'intera finanziaria. Come ha detto il collega Del Pennino, si fa riferimento all'importo che quest'Aula voterà pari a più di 425 miliardi di euro come previsione del totale delle entrate dello Stato per il 2008. Poiché questo importo è palesemente sottostimato e truccato per 14 miliardi di euro, quello che stiamo discutendo su questo emendamento e sulla destinazione di un extragettito (il tesoretto 2008), facilmente calcolabile già oggi, supera l'intera finanziaria. Qualunque cosa discuteremo da qui alla fine sarà di un importo inferiore rispetto alla destinazione di questo extragettito.

È per questo che le indicazioni degli emendamenti 1.2 e 1.800 sono cruciali ai fini di una corretta restituzione di un extragettito già oggi stimabile in 13 o 14 miliardi di euro ai contribuenti che saranno chiamati a pagarlo. Per questo Alleanza Nazionale voterà a favore di entrambi gli emendamenti.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, il presidente Morando ha dedicato molto tempo e molta passione a spiegare perché il testo proposto dalla Commissione sarebbe migliore di quello proposto dal Governo. A me pare che sia esattamente il contrario e per molte delle ragioni che adduce lui.

Il testo del Governo dal punto di vista della restituzione dell'extragettito era assolutamente migliore rispetto a quello proposto dalla Commissione, perché almeno partiva da una condizione materiale di maggiore difficoltà, quella degli incapienti. E invece, con il testo proposto dalla Commissione, si preferisce profilare il lavoro dipendente, privilegiando quindi chi, avendo un contratto di lavoro dipendente, versa in una condizione, per certi versi, migliore di altri rispetto a quelli che (i pensionati o coloro che si trovano in un disagio ancora maggiore) hanno scarsa disponibilità di risorse, tant'è che non pagano tasse. Ora, signor Presidente, trovo originale, da parte di una maggioranza che si farebbe carico dei problemi sociali più gravi presenti nel Paese, l'aver dirottato risorse da chi sta peggio a chi sta un po' meglio.

 

FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Franco Paolo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1.2, presentato dal senatore Del Pennino.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

SODANO (RC-SE). Signor Presidente, dietro al senatore Cutrufo!

 

PRESIDENTE. Seduti, colleghi, per favore, affrettatevi a votare.

Senatore Cutrufo, lei è in piedi e non copre un posto solo. Quindi si accomodi, per favore; la prego, è una regola.

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.800.

 

FRANCO Paolo (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Franco Paolo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1.800, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Colleghi, avete votato tutti?

 

BONADONNA (RC-SE). Anche di più, signor Presidente!

 

SODANO (RC-SE). Signor Presidente, il senatore Trematerra vota per due!

 

PRESIDENTE. Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 1.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, l'articolo 1 è di fondamentale importanza, come è di tutta evidenza, non soltanto per il significato particolare del comma 1, laddove è determinato in termini di competenza il livello massimo del saldo netto da finanziare, ma per la discussione che c'è stata sull'intero articolo 1 e la trattazione svolta in quest'Aula al momento dell'approvazione sia del decreto afferente all'utilizzazione del primo "tesoretto" che di quello inerente al secondo "tesoretto", per quella parte in cui si tratta la possibilità che siano variati gli obiettivi di indebitamento e conseguentemente si proceda alla variazione dei saldi in relazione alla variazione di tale indebitamento.

Si trattava di una norma di chiusura necessaria, ai sensi della legge di contabilità, ad utilizzare le risorse che si rendessero necessarie per imprevisti e per calamità naturali, oltreché per la tutela e la sicurezza del Paese. Sappiamo benissimo, però, che la norma è stata poi non soltanto utilizzata, ma stravolta nel suo significato nel momento in cui, in corso d'anno, sono stati variati gli obiettivi di indebitamento, conseguentemente alla votazione di un semplice documento, qual è il Documento di programmazione economico-finanziaria. Quindi, una norma di chiusura e di prudenza è divenuta una norma di abuso, che ha consentito di variare in misura anticiclica (questo ragionamento non è stato fatto soltanto da noi, ma anche dalla maggioranza e in specie dal senatore Morando) sulla base delle aumentate rinvenienze.

Non siamo allora contrari al contenuto del comma 4, ma al fatto che, visto lo stravolgimento operato con la variazione dell'obiettivo di indebitamento, tale obiettivo non sia vincolante: dovrebbe invece essere impossibile procedere ad una sua variazione in corso d'anno sulla base di una qualsiasi decisione del Governo.

Ma c'è ancora di più. La variazione è stata apportata in corso di discussione in Commissione e per essa il senatore Morando ha dovuto intervenire in Aula in un modo appassionato, quasi non soltanto a voler convincere l'opposizione ma la sua stessa maggioranza (e lui medesimo) della bontà dell'innovazione prodotta. La variazione consiste nel voler destinare le maggiori rinvenienze prioritariamente (indipendentemente dalla discussione svolta sull'indebitamento) alla diminuzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti.

Il senatore Morando, cercando di convincersi, ha sostenuto che si fa questo perché all'interno dell'articolato è contenuta una serie di miglioramenti che produce rilevanti agevolazioni nei confronti dei lavoratori autonomi; se allora da un lato sono state concesse delle rilevanti agevolazioni (fatto tutto da dimostrare, perché siamo sempre lì: è come quando il Governo l'anno scorso sosteneva che le tasse sarebbero diminuite; abbiamo poi verificato che invece erano state aumentate), forse era meglio, oltre ai grandi e rilevanti interventi fatti nei confronti dei lavoratori autonomi, promettere futuri interventi nei confronti dei lavoratori dipendenti. A questo punto si mischiano capra e cavoli, perché da un lato si assumono delle disposizioni e dall'altro lato si fanno delle promesse: come si dice in volgare italiano, da un lato si dà e dall'altro si promette.

Ma per promettere non si utilizza una norma qualsiasi dell'articolato, bensì l'articolo 1 della finanziaria, la norma programmatoria. Si inserisce proprio nell'articolo 1, che dovrebbe contenere soltanto disposizioni di tipo programmatorio di grande rilevanza per il programma di politica economica della maggioranza e del Governo, la diminuzione delle tasse nei confronti dei lavoratori dipendenti. Cosa c'è di più marcatamente ideologico e classista? Bisogna rilevare e rivelare che il vero intento non è solo di governare il Paese, ma è di volerlo fare riallocando le risorse rinvenienti al Tesoro dello Stato dalla tassazione di tutti, svolgendo il Governo un'azione pervicace e insistente con cui continua a mettere le mani nelle tasche degli italiani per prelevare quelle risorse e per darle soltanto ad una parte del Paese, i lavoratori dipendenti.

Questo non possiamo accettarlo, signor Presidente. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Battaglia Antonio). È un modo di comportarsi assolutamente classista, statalista e condizionato da quella sinistra, che vorrei definire a questo punto reazionaria, perché così opera rispetto a come il Paese vorrebbe essere governato, vale a dire con la prudenza e guardando agli obiettivi del mondo occidentale.

Ha fatto bene, allora, il senatore Giannini a richiamare che il vero vostro ideale è la rivoluzione di ottobre che, come lui ricorderà, è stata fatta a novembre. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CICCANTI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, già in 5a Commissione il Gruppo UDC si è opposto con molta decisione alla modifica del comma 4 dell'articolo 1, ritenendola contraria non soltanto all'impostazione di fondo che l'UDC cercava di dare a questa finanziaria per una maggiore attenzione al problema della famiglia, soprattutto quella monoreddito, ma perché sconvolgeva un principio di carattere generale stabilito dall'articolo 53 della Costituzione nel rapporto tra contribuente e Stato, quella giustizia fiscale che sta a cuore anche al centro‑sinistra.

Su questo articolo abbiamo assunto e manteniamo una posizione ferma, che riproporremo anche sulle politiche sociali e fiscali di cui agli articoli 2 e 3 che andremo a discutere, dove mettiamo al centro la questione della famiglia.

Con l'emendamento 1.5 avevamo proposto di destinare le maggiori entrate a sostegno del reddito familiare, votando pertanto contro l'emendamento del relatore che invece destina soltanto ai lavoratori dipendenti le maggiori entrate statali che si dovessero registrare a legislazione vigente. La nostra opposizione deriva dalla constatazione che una simile impostazione punisce le famiglie monoreddito, limita i benefìci - cioè i futuri "tesoretti" - alla sola categoria sociale dei lavoratori dipendenti, divide il Paese in classi sociali, penalizzando in modo particolare i lavoratori autonomi che, pur a parità di reddito, ricevono un diverso trattamento.

Tutto questo è anche in contraddizione con il programma che avete presentato agli elettori e che avete titolato «per il bene dell'Italia». Vi siete presentati agli elettori affermando che il centro-sinistra di Prodi avrebbe unito l'Italia che Berlusconi aveva diviso proprio contrapponendo le categorie sociali, le partite IVA contro i lavoratori dipendenti, i pensionati e i precari: ebbene, non state unendo l'Italia, dando una risposta di sintesi tra questi interessi sociali contrapposti, ma al contrario riproponete una divisione - qualora sia stata fatta veramente dal centro-destra - contrapponendo i lavoratori dipendenti e tutti gli altri lavoratori che - badate bene - si trovano a percepire lo stesso reddito.

Non chiediamo che le categorie sociali vengano trattate diversamente in ragione del loro status sociale, ma sosteniamo che, se il reddito di un lavoratore autonomo e di un lavoratore dipendente è lo stesso, lo Stato li deve trattare fiscalmente allo stesso modo. Invece, voi privilegiate la vostra base elettorale, come avete fatto distribuendo i "tesoretti" a senso unico, anche nella finanziaria, per i lavoratori dipendenti.

Ma c'è di più: date un'interpretazione classista dell'articolo 1 della Costituzione. A tutti voglio ricordare il dibattito che ci fu in Costituente se l'Italia dovesse essere un Repubblica fondata sui lavoratori o sul lavoro. La sinistra di Togliatti perse quella battaglia perché l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e non sui lavoratori. Ebbene, oggi questo centro-sinistra, fortemente condizionato dall'ala comunista, ripropone una storia di cinquant'anni fa pretendendo che almeno dal lato del fisco l'Italia sia fondata sui lavoratori e non sul lavoro. Il lavoro è una grande dignità, un grande valore, che noi cattolici difendiamo. Ma per noi il lavoro corrisponde a una concezione molto più complessa e articolata, quella che ha fatto grande l'Italia, e non ci si può limitare ad una sua lettura di tipo classista.

Non riteniamo giusto - ripeto - che su questo tema si operi una violazione dell'articolo 53 della Costituzione perché, se questa norma non è incostituzionale, è sicuramente odiosa socialmente. Qualora venisse approvata, comporterebbe una restituzione fiscale dovuta a maggiori entrate derivanti dal pagamento dei tributi di tutti gli italiani; infatti, se vi è un extragettito, se siamo in presenza di una maggiore entrata è perché tutti i contribuenti, in ragione della propria capacità contributiva, l'hanno determinata; ma allora andrebbe redistribuita a tutti e non solo ad una parte dei cittadini.

Con l'emendamento 1.5 proposto dall'UDC, che è stato esaminato e respinto da questo centro-sinistra in Commissione, avevamo proposto che le maggiori entrate venissero destinate soprattutto alla famiglie con redditi più bassi, quindi a quelle monoreddito. In tal modo, tale previsione avrebbe riguardato sia i contribuenti da lavoro autonomo che quelli da lavoro dipendente. E avrebbe reso altresì giustizia a quelle migliaia di incapienti, pure previsti dal comma 4, che però non sono stati contemplati in quanto componenti di un nucleo familiare o in quanto capi famiglia, ma soltanto come categoria a sé stante. In tal modo, anche in questo caso si è venuta a creare una nicchia di marginalità sociale che non fa onore ad un Paese che si vuole declinare al plurale, ad un Paese che mira a garantire l'unità nazionale senza nessuna visione classista. Penso ad Paese solidale, che si riconosce su alcuni valori fondamentali dove tutte le categorie sociali si possono ritrovare perché appunto ispirate al senso dell'unità nazionale.

Sarebbe stato anche un incentivo a risolvere uno dei grandi problemi del nostro tempo: mi riferisco a quello del saldo negativo della natalità, in sostanza al problema demografico. È un problema dell'Europa e dell'Occidente, ma soprattutto dell'Italia, registrando noi indici ancora più negativi rispetto al contesto generale. Prodi avrebbe potuto evitare l'ennesima bugia, visto che ebbe a dichiarare, all'indomani del Famliy day, che ogni euro di extragettito che si fosse registrato sarebbe stato destinato alle famiglie. Ebbene, dopo quella dichiarazione non è avvenuto niente. (Applausi dal Gruppo UDC). Vogliamo ricordarlo al ministro Rosy Bindi e ai teodem di questa maggioranza. Ancora una volta Prodi ha buggerato gli italiani, non ha detto la verità, ha detto un'altra bugia e questa è una ragione in più per votare con convinzione contro l'articolo 1. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 2, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

MONTALBANO (Misto-CS). Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro degli emendamenti 2.3 e 2.103 e per illustrare l'emendamento 2.800.

I colleghi sanno certamente che il nostro Paese rischia l'apertura di una procedura di infrazione da parte dell'Unione Europea con riferimento all'esenzione dal pagamento dell'ICI per i beni immobili delle ONLUS e delle confessioni religiose, compresa quindi quella cattolica. È di ieri un rilievo del portavoce del Commissario europeo per la concorrenza che intima al Governo italiano di fornire dei chiarimenti su tale esenzione per gli immobili in questione.

Sul punto interveniamo, in finanziaria, con l'emendamento 2.800. Intendo tuttavia fare una premessa e riferirmi a quei colleghi del centro-destra e, naturalmente, del centro-sinistra che, in occasione di un dibattito in Aula nelle scorse sedute che riguardava l'otto per mille non hanno esitato, a sostegno delle loro posizioni, legittime, ma da me non condivise, ad etichettare con una certa facilità e disinvoltura il nostro atteggiamento, l'atteggiamento dei senatori socialisti, come anticlericale.

In questo nostro Paese ci vuole poco a rischiare l'etichettatura di anticlericalismo, tuttavia mi permetto di dire, soprattutto ai colleghi del centro-sinistra che la pensano, legittimamente, in maniera diversa da me, che quel tipo di aggettivazione non pensiamo di doverla subire. Deve essere infatti molto chiaro che, per quanto ci riguarda, tutti i locali delle ONLUS e di qualsiasi confessione religiosa non adibiti ad esercizi commerciali, ma alla manifestazione della testimonianza religiosa, devono essere esentati dall'ICI.

 

Presidenza del vice presidente BACCINI (ore 11)

 

(Segue MONTALBANO). Non c'è alcun dubbio. Nessuno vuole e può sostenere il contrario, tanto meno noi. Noi chiediamo che quella parte dei locali, quella porzione di beni immobili, anche in condizioni di promiscuità, destinata ad uso commerciale, venga assoggettata normalmente al pagamento dell'ICI. Questo è il senso del nostro emendamento.

In questo contesto richiamiamo anche la Corte di cassazione, che aveva dato un'interpretazione restrittiva rispetto alla disposizione approvata nel 2005 dal precedente Governo, sostenendo che il concetto di edificio ad uso promiscuo è particolarmente dannoso per l'erario e distorsivo per la concorrenza. Bisogna quindi anche attenersi all'indicazione della Suprema corte.

L'emendamento peraltro ha un effetto nullo per il gettito, in quanto le maggiori entrate andrebbero ai Comuni, che sono titolari dell'individuazione delle porzioni degli immobili adibiti ad uso commerciale. Essi, e soltanto essi (lo ripeto), sarebbero sottoponibili da parte degli enti locali al pagamento dell'ICI. Questo e non altro vuole sostenere il nostro emendamento.

Pensiamo che sia un principio di equità e di non violazione della concorrenza. Sosteniamo che sia anche un modo per dare una risposta attenta, misurata, equilibrata alle sollecitazioni che ci vengono da parte della comunità. (Applausi dal Gruppo RC-SE e del senatore Angius).

VEGAS (FI). Signor Presidente, illustrerò gli emendamenti all'articolo 2, tranne quelli costitutivi di articoli aggiuntivi al 2, che saranno illustrati dal collega Azzollini. Mi soffermo, in particolare sugli emendamenti 2.5, 2.123 e 2.22.

L'emendamento 2.5 mira ad estendere il beneficio delle esenzioni ICI a tutti i proprietari di immobili di abitazione principale, per un semplice motivo: perché qui non è in questione il livello del reddito - come impropriamente contenuto nel testo approvato dalla Commissione - ma il fatto che, sostanzialmente, l'ICI afferisce ad un bene necessario per la vita che è la casa. La casa non muta di valore con il passare del tempo per chi la utilizza, perché sostanzialmente il servizio reso è il medesimo.

Questo è il motivo per il quale abbiamo proposto anche l'emendamento 2.22, che mira a congelare la variazione delle rendite catastali, perché se con una mano diamo, agevolando i cittadini sul pagamento dell'ICI, ma con l'altra togliamo, aumentando il valore delle rendite catastali, sostanzialmente accadrà quanto è accaduto in molti casi, cioè che i nostri contribuenti finiscano per pagare più di prima, la qual cosa, a mio avviso, significherebbe frustrare l'oggetto della disposizione in esame.

L'emendamento 2.123 mira a ritornare all'antico, cioè ad un meccanismo di deduzioni dall'imponibile e non più di detrazioni per quanto riguarda l'imposta personale dei cittadini. Cosa avvenne infatti l'anno scorso? Con l'idea di modificare il sistema fiscale, i nostri provvidi governanti passarono da un sistema di deduzioni ad un sistema di detrazioni, talché, ad esempio, nel caso delle addizionali comunali e regionali, siccome il reddito restava più alto di quello che sarebbe stato, ove fosse stato diminuito con le deduzioni, la sovrimposta pagata risultava superiore rispetto a prima, con il risultato anche qui negativo che i contribuenti si trovavano a pagare di più di quanto avrebbero pagato mantenendo il vecchio regime.

Poiché siamo dell'idea che il «nuovismo» a tutti i costi, soprattutto quando è deleterio, non sia condivisibile, penso che ritornare all'antico sistema di considerare il meccanismo delle deduzioni, anziché delle detrazioni, sia più vantaggioso per i contribuenti, oltre ad essere più chiaro e, quindi, a non richiedere la necessaria consultazione di un commercialista: questa sì, senatore Morando, potrebbe essere un'innovazione non solo per le imprese, ma per tutti cittadini, nel senso della semplificazione, ed è assolutamente da sostenere rispetto all'attuale sistema che è assolutamente non condivisibile.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, vorrei illustrare gli emendamenti aggiuntivi all'articolo 2, che rappresentano la nostra proposta alternativa all'impostazione della legge finanziaria. Soprattutto, si tratta di emendamenti che tengono a cuore le esigenze della famiglia e meritano, pertanto, l'approvazione, proprio perché determinano per la famiglia una riduzione del carico fiscale assai significativa.

Crediamo che, al di là della specificità delle norme di ciascuno di questi emendamenti, ne sia importante il segno complessivo. Si parla tanto di agevolare la famiglia in Italia: noi proponiamo norme concrete che nell'attuale contesto potrebbero determinare per la famiglia in genere - come ho già detto - significative riduzioni fiscali.

Tra gli emendamenti aggiuntivi all'articolo 2 è altrettanto importante l'emendamento 2.0.28 che si occupa dei redditi da locazione. Su questo punto sollecito un atteggiamento positivo da parte della maggioranza, perché più volte tanti suoi esponenti hanno mostrato interesse verso l'emendamento in questione. In sostanza, il nostro emendamento assoggetta il reddito da locazione di unità immobiliari a un'imposta sostitutiva pari al 20 per cento. Naturalmente, ciò serve anche a migliorare il regime civilistico e contrattualistico delle locazioni.

Il complesso di questi emendamenti ci pare di notevole importanza e merita considerazione e un'attenta valutazione, al di là della temperie politica che è in corso in quest'Aula, da parte del relatore e del Governo, poiché comporta un utilizzo serio delle risorse fiscali aggiuntive in favore della famiglia, come più volte molti hanno sottolineato, e per i redditi da locazione, che oggi rappresentano francamente una distorsione del mercato.

 

AUGELLO (AN). Signor Presidente, in relazione alla struttura che il disegno di legge finanziaria intende dare all'ICI, il Gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato un emendamento che va anch'esso nella direzione di mettere in discussione il concetto della definizione della platea dei beneficiari in base ai tetti di reddito, sia perché in Italia non necessariamente questo criterio è in grado di stabilire una platea particolarmente meritevole e selezionata, sia perché da questo punto di vista si investe un delicato rapporto nella gestione dell'ICI tra il Governo centrale e i Comuni.

La proposta del Governo si configura più come un'agevolazione che come un'abolizione. I Comuni non sono propriamente gli ufficiali esattoriali del Governo in materia di ICI; essi sono i titolari del tributo, quindi da questo punto di vista la questione è delicata. Una cosa è abolire il tributo sulla prima casa, altra cosa è decidere che per taluni è abolito e per altri no. Questo suona francamente più come un'agevolazione e invade il campo di competenza dei Comuni.

Dietro questa disputa, più filosofica che concreta, se ne nasconde un'altra molto più reale. Non è affatto certo infatti l'effetto che avrà questo tipo di norma sulle entrate dei Comuni, non tanto nell'immediato (perché può esserci una compensazione), ma in vista di un progressivo adattamento della platea dei contribuenti al provvedimento che potrebbe portare effettivamente a degli scompensi. Ciò ha destato allarme nei Comuni stessi.

Ecco perché il Gruppo di Alleanza Nazionale ha predisposto un emendamento che va in una duplice direzione: da un lato, trasforma questa abolizione parziale in un'abolizione sulla prima casa; dall'altro lato, cerca di creare un paracadute per i Comuni, introducendo la previsione che l'agevolazione che viene data sull'ICI per la prima casa agisca dal punto di vista del contribuente come detrazione sull'imposta lorda. In questa maniera si avrebbe la certezza che gli effetti verrebbero scontati direttamente sulle entrate dello Stato e non su quelle dei Comuni.

Si tratta di questioni che, tra l'altro, hanno animato un dibattito durante le audizioni in Commissione, seguito anche dalla stampa nazionale. Non dimentichiamo infatti che gli effetti collaterali delle leggi finanziarie più recenti, varate da questo Governo, hanno determinato, tra l'altro, un tema quasi inedito in Italia, del tutto nuovo, ossia la crescita e l'accelerazione ormai travolgente dei tributi locali e della fiscalità locale, rispetto alla fiscalità nazionale.

C'è il timore che anche questa norma, che è stata un po' improvvisata e dettata da esigenze di propaganda, possa continuare ad alimentare questa crescita, che determina inoltre sperequazione nel trattamento fiscale dei contribuenti da città a città, in maniera sempre più evidente. I numeri sono sotto gli occhi di tutti. In questo momento, mentre stiamo votando, abbiamo aree metropolitane importanti, come Roma, che hanno un livello di tassazione locale doppio rispetto a quello di altre aree metropolitane simili, omogenee e con una platea di contribuenti del tutto comparabile, come può essere l'area di Milano. C'è il timore che questa crescita, alla quale peraltro non corrisponde una migliore offerta di servizi, nel senso che la variabile risulta indipendente dalla qualità dei servizi, possa, attraverso la norma così come proposta, essere ulteriormente incrementata.

Questo è il senso dell'emendamento, che attraverso queste due modifiche tenta di rendere più equo lo sgravio e più sicuro l'effetto dello stesso dal punto di vista dell'autonomia dei Comuni e degli enti locali.

 

FRANCO Paolo (LNP). Signor Presidente, intervengo in luogo del collega Polledri per illustrare gli emendamenti 2.9 e 2.52.

All'inizio della discussione degli articoli di questa finanziaria appare evidente che una politica fiscale per la famiglia è del tutto inesistente. Ci sono pannicelli che danno agli incapienti piccole elargizioni, come quella sull'ICI di cui trattano i primi commi di questo articolo che è davvero di poco rilievo. In generale, nonostante le promesse della maggioranza e del Governo, come quelle sbandierate nella Conferenza nazionale di Firenze dal ministro Bindi, non sono stati fatti né proposti in questa finanziaria interventi efficaci in favore delle famiglie e, aggiungo, dei giovani.

Mi sembra evidente che la contestazione di ieri al segretario generale della CGIL Epifani all'Università di Roma Tre, dove i giovani hanno detto quanto sia deleterio e inutile, per quanto riguarda le loro prospettive di lavoro, l'accordo sul welfare tra le parti sociali e il Governo, sia assolutamente giustificata. Inoltre, se si tratta di una contestazione volta in direzione di uno dei contraenti di questo patto è altrettanto rivolta ad una maggioranza e ad un Governo che per la famiglia e per i giovani, nonostante i proclami, non hanno fatto nulla.

Per tale motivo questi due emendamenti, in particolare il 2.9, anche se toccano in modo marginale la questione, cercano di dare risposta alle esigenze che le famiglie rivolgono al mondo della politica. Voglio ricordare ancora una volta che presso la Commissione finanze del Senato giacciono disattesi i disegni di legge sul quoziente familiare, che già mostrerebbero un'attenzione specifica verso le problematiche reddituali e quindi delle imposte sulla famiglia; politiche che attualmente non esistono e di cui non si vede all'orizzonte alcuna volontà di realizzazione.

Per tale ragione l'emendamento 2.9 propone di differenziare la detrazione massima ICI a seconda che il soggetto passivo sia un singolo o un nucleo familiare. È evidente che esistono situazioni diverse con livelli reddituali complessivi differenti, per cui intervenire sotto questo profilo è assolutamente indispensabile.

L'emendamento 2.52 propone l'introduzione per il 2008 di deduzioni a favore di inquilini e proprietari di case per le spese sostenute per l'affitto, l'energia elettrica e il riscaldamento. Credo che uno dei maggiori problemi delle famiglie riguardi proprio gli enormi costi che esse devono sostenere in questi tre campi di spesa. Pertanto, cercare di dare una risposta su costi consistenti e difficili da sostenere per le famiglie rappresenta per la Lega Nord una questione di assoluta priorità. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il Gruppo UDC, con prima firma del capogruppo D'Onofrio, ha presentato diversi emendamenti sull'articolo 2. Cito quelli più significativi, sui quali interverrò per illustrarne il contenuto: 2.16, 2.17, 2.25, 2.464, 2.48, 2.0.5, 2.0.7, emendamenti che pongono l'attenzione sulla centralità della famiglia per l'UDC che, insieme ad altri temi come quello dei giovani, della casa, della sicurezza, delle infrastrutture e della impresa che crea lavoro e quindi rende una famiglia dignitosa socialmente e civilmente sono stati i temi sui quali tutto il centrodestra si è ritrovato per poter presentare emendamenti con firma congiunta dei Gruppi dell'opposizione.

Ecco, la famiglia su questi temi figura al primo posto perché riteniamo che riassorba l'universo mondo anche degli altri temi. L'articolo 2 è un articolo omnibus perché al suo interno vi è di tutto: le detrazioni ICI, quella per gli inquilini, il trattamento fiscale dell'assegno di mantenimento, diverse misure che non riguardano direttamente la famiglia ma situazioni marginali che possono essere ricondotte alla famiglia. Riteniamo che la maggioranza abbia voluto mirare soprattutto ai commi 1 e 2 dell'articolo 2, che recano le misure di maggior peso riguardanti le detrazioni dall'ICI dell'ulteriore 1,33 per mille della base imponibile.

La maggioranza si lava la coscienza dicendo di aver aumentato le detrazioni dall'ICI sulla prima casa e, quindi, di aver dato un contributo, un sollievo ai problemi della famiglia: quella famiglia che per il centro-sinistra, durante il Governo del centro-destra non arrivava alla quarta settimana del mese, oggi, se dovessi stare alla stessa retorica, alla stessa demagogia della sinistra, direi che non arriva nemmeno alla terza settimana!

Questo emerge soprattutto dalle denunce provenienti dallo stesso mondo sindacale che fiancheggia il centrosinistra, che per non rovesciare il Governo Prodi non ha organizzato le grandi manifestazioni romane dei cinque anni precedenti, ma che comunque ha dato il segno dell'insofferenza e del disagio che i ceti sociali più deboli denunciano.

Ebbene, avete dato una risposta con l'articolo 2 della finanziaria 2007 rimodulando la curva della distribuzione dei redditi attraverso un'operazione fiscale, che sostituiva le deduzioni del centro-destra con le detrazioni del centro-sinistra per redditi inferiori ai 25.000 euro. Dobbiamo constatare che, all'indomani dell'approvazione dei bilanci degli enti locali, soprattutto dei Comuni e delle Regioni che con le addizionali hanno compensato e quindi inficiato i benefici per i redditi fino a 25.000 euro, il carico fiscale sulle famiglie italiane è peggiorato rispetto al 2005.

Non solo, accanto al maggiore carico fiscale sulla famiglia, soprattutto, ripeto, quella con figli a carico e monoreddito, ci siamo ritrovati un modesto aumento degli assegni familiari, sui quali però hanno pesato gli aumenti delle tariffe domestiche (luce, acqua, gas e telefono), oltre alle tariffe per il trasporto pubblico (usato soprattutto dai meno abbienti), e questo anche a causa delle mancate liberalizzazioni che il centro-sinistra aveva promesso e che non ha mai posto in essere, al di là di certi spot che sono stati criticati... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Scusi, senatore Ciccanti. Pregherei i colleghi di abbassare il volume della voce, altrimenti il senatore Ciccanti non può sviluppare il suo importante intervento, tra l'altro, su temi significativi per il Paese.

 

CICCANTI (UDC). La ringrazio, signor Presidente, vedo alcune attenzioni; mi bastano quelle perché ravviso in esse una sensibilità più spiccata per il tema della famiglia italiana. Gli altri considerano più importanti altri temi e glieli lasciamo trattare.

Stavo dicendo che le liberalizzazioni di Bersani, che erano liberalizzazioni spot, servivano in realtà a coprire le norme Visco, molto più pregnanti e sostanziose di quei decreti e che creavano un maggiore carico fiscale e maggiori adempimenti fiscali per gli italiani. Ecco, noi oggi in questa finanziaria siamo necessitati ed obbligati, sentiamo su di noi un peso non solo politico ma anche morale, a riproporre la centralità del tema fiscale e della famiglia; lo abbiamo fatto già nella passata legislatura con i Governi Berlusconi ed a maggior ragione lo rifacciamo con voi.

Lo ripeto, anche se è già stato detto da chi mi ha preceduto: non c'è una norma che riguardi direttamente la famiglia dal punto di vista fiscale. Vedete, in merito all'ICI, quando Berlusconi, nel secondo round pre-elettorale con Prodi, chiuse il confronto dicendo che bisognava abolire l'ICI molti risero. Dal centro-sinistra ci fu una valanga di dichiarazioni che ritenevano Berlusconi un irresponsabile per aver fatto questa proposta.

Oggi Rutelli e la parte cosiddetta moderata del centro-sinistra hanno fatto dell'abolizione dell'ICI la battaglia principale che ci troviamo attualmente a discutere. Riteniamo che l'abolizione generalizzata dell'ICI, come nella proposta del collega Vegas, che abbiamo sottoscritto, sia più giusta di un aumento delle detrazioni, perché l'ICI è ritenuta una tassa sul risparmio e perché è particolarmente odiosa per coloro che stanno pagando un mutuo per la prima casa e perché la riduzione di questa tassa determinerebbe una maggiore disponibilità di reddito per l'86 per cento degli italiani, che potrebbe essere destinata ai consumi interni, che si sa essere la voce principale per il rilancio dell'economia.

Con l'emendamento 2.22 le opposizioni chiedono il congelamento degli estimi catastali. Il raggiro contabile di questa maggioranza sta proprio qui. Proponete una detrazione dell'1,33 per mille e poi prevedete una norma per la rivalutazione degli estimi catastali che annulla ed anzi va oltre il risparmio fiscale della famiglia italiana.

Rispetto a tale detrazione, a nome dell'UDC avevo presentato un emendamento che ne proponeva l'innalzamento di 50 euro per ogni persona a carico, compresi eventuali conviventi (diversi dalla moglie e dal marito) non proprietari di quote dell'abitazione, prevedendo altresì un ampliamento dell'ambito di applicazione di tale detrazione, che riguarda le persone fisiche con reddito non superiore a 50.000 euro, nel senso di innalzare tale soglia di 10.000 euro per ogni persona a carico; ma questa nostra proposta, purtroppo, non ha avuto attenzione.

Signor Presidente, mi avvio alla conclusione dicendo che avevamo proposto anche per l'emersione dal nero la cedolare secca per gli affitti, una quota del 20 per cento di detrazione che avrebbe consentito, anche per chi non può essere proprietario della casa, di pagare un affitto meno gravato dai carichi fiscali, senza essere costretto a ricorrere al nero; avevamo previsto anche un sistema di quoziente familiare che non ha trovato attenzione neanche in quella parte più sensibile del mondo cattolico del centro-sinistra: avete fatto muro insieme alla sinistra comunista, amici teodem, per chiudere le porte a questa innovazione del sistema fiscale italiano. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Azzollini. Brusìo).

 

PRESIDENTE. Senatore Sodano, senatore Ferrara, senatore Pollastri, vi pregherei di accomodarvi, perché il brusìo è insopportabile, i colleghi oratori hanno difficoltà ad esprimersi. Pregherei i colleghi di prendere posto. Chi deve parlare può accomodarsi fuori dall'emiciclo. Pregherei di prestare attenzione anche agli oratori: stiamo discutendo un documento, la finanziaria, importante per il Paese, ed è giusto che vi sia attenzione (chi vuole ascoltare ascolti, chi deve intervenire deve potersi esprimere), quindi pregherei i colleghi senatori di prestare attenzione.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, il Gruppo UDC ed io personalmente, con l'emendamento 2.50, abbiamo posto un problema drammatico che sta investendo le famiglie italiane, quelle che, in stragrande maggioranza, hanno acceso un mutuo a tasso variabile. Di fronte a questo problema il Governo e la maggioranza che lo sostiene propongono una soluzione assolutamente inadeguata; noi vi proponiamo di agire su una doppia leva: quella della elevazione dell'imposta detraibile, cioè aumentando il 19 per cento attuale, oppure sul limite della detraibilità.

É qui presente il senatore Emilio Colombo, che era presidente del Consiglio quando fu portato quel limite a 7 milioni delle vecchie lire; ebbene, quei 7 milioni sono rimasti 3.500 euro in quarant'anni di vita repubblicana. Voi, con un'operazione che è solo uno spot senza alcuna sostanza, aumentate quel limite da 3.500 euro a 4.000 euro, ma su di esso verrà applicata l'aliquota del 19 per cento; il risultato di quest'operazione sarà che voi darete ad una famiglia italiana che ha acceso un mutuo a tasso variabile una detrazione fiscale netta di 70 euro annui, corrispondenti a 5,6 euro mensili. Questo è il risultato della vostra operazione!

Voi non comprendete i problemi che stanno vivendo le famiglie italiane in conseguenza del rialzo dei tassi d'interesse che si sono scaricati sulle rate dei mutui per importi che sono dell'ordine di oltre 1.000, 1.200 euro annui, e voi rispondete con 70 euro di detrazione fiscale. Vi chiediamo un'assunzione di responsabilità e mi rivolgo in particolare al senatore Dini, mi rivolgo al senatore D'Amico, che pure si è fatto carico di questo problema in Commissione finanze, mi rivolgo ai tanti senatori che sono nell'Ulivo, al senatore Bobba, alla senatrice Binetti, che hanno condiviso la necessità di un intervento più robusto per le famiglie.

Non potete pensare di aver risolto il problema con un intervento così irrisorio rispetto alla gravità di una situazione che richiede ben altra assunzione di responsabilità. Vi chiediamo di non prendere in giro le famiglie italiane; vi chiediamo un atto di responsabilità! (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente, do per illustrati i miei emendamenti, con un'unica precisazione: il criterio ispiratore di questi emendamenti è un recupero di risorse attraverso il superamento del cuneo fiscale, un'imposta sulle rendite finanziarie e una riduzione di spese militari, al fine di costruire un vero risarcimento sociale. Mi riservo brevi dichiarazioni di voto sui singoli emendamenti e dichiaro fin d'ora il mio sostegno all'emendamento 2.800 del senatore Montalbano, analogo al mio emendamento 2.0.30.

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, vorrei invitare il senatore Turigliatto a seguirmi un attimo sull'emendamento 2.31, nel quale manca la percentuale di aumento dell'ICI sulle case sfitte, che dovrebbe essere fissata in modo tale da rendere l'emendamento coperto. Ovviamente i 400 milioni di euro della tabella non bastano, ci vuole almeno 1 miliardo e mezzo di euro in più. La determinazione esatta può emergere dalla percentuale che il senatore Turigliatto intende fissare, ma poiché - immagino per un errore tecnico - la percentuale non c'è, non si è in grado di valutare quell'emendamento.

 

PRESIDENTE. Mi sembra che si tratti del 10 per mille.

 

MORANDO (Ulivo). Ma è largamente insufficiente.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente, ho già fornito il foglio con l'emendamento in originale, che precisava che la percentuale era pari al 10 per mille: vi è stato un errore di trascrizione o di battitura. È il 10 per mille.

 

BORNACIN (AN). Signor Presidente, l'emendamento 2.67 riguarda la tassazione del lavoro frontaliero. Ho ceduto ben volentieri alla richiesta del presidente del mio Gruppo, senatore Matteoli, di ritirare il precedente emendamento 2.57.

Vede, signor Presidente, siamo di fronte ad una situazione un po' kafkiana. Avevo presentato l'emendamento 2.57 in Commissione bilancio, dove è stato respinto, con mio grande stupore, salvo poi ritrovarlo identico e preciso in un emendamento del relatore all'articolo 5. Si tratta davvero di una discriminazione politica: una proposta non va bene se la presenta un parlamentare di centro-destra, ma va bene se la presenta un parlamentare di centro-sinistra. Su questo seguo Mao Tze Tung, che diceva che non ha importanza che il gatto sia bianco o nero; l'importante è che prenda i topi.

Inoltre, voglio aggiungere che questo Governo si era assolutamente dimenticato di inserire la detassazione del lavoro frontaliero nella prima stesura. (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Senatore Russo Spena, la prego. Pregherei di sgombrare il centro dell'emiciclo e di prendere posto. Senatore Pallaro, per favore. Lasciamo parlare i senatori che stanno intervenendo, perché è assolutamente impossibile comunicare con questo brusìo. Tra l'altro vi è anche una scolaresca che sta guardando i nostri lavori. (Applausi). Pregherei i colleghi di rimanere seduti.

 

BORNACIN (AN). Grazie, signor Presidente, ma sa, se alla sinistra non interessano i problemi dei lavoratori credo che poco ci possa fare.

 

PRESIDENTE. No, è una questione di ordine generale.

 

BORNACIN (AN). Sarà un caso che questo Governo abbia dimenticato, nella prima stesura, una detassazione parziale del lavoro frontaliero? Questa fu un'invenzione nel 1999 dell'allora presidente del Consiglio Amato, che, raschiando il fondo del barile, si mise a tassare persino i redditi da lavoro frontaliero. Guarda caso, l'onorevole senatore Amato oggi fa parte di questo Governo ed è Ministro dell'interno, potenza delle coincidenze. Stiamo tassando lavoratori che, non trovando lavoro nel proprio Paese, la mattina si alzano e se ne vanno a lavorare all'estero. Parlo soprattutto per quel che riguarda la mia zona, Ventimiglia, dove molti si recano a lavorare nel Principato di Monaco (affrontando una serie di difficoltà e di discriminazioni proprio per il suo status giuridico).

Ho mantenuto questo emendamento 2.67, che, innanzitutto, aumenta da 8.000 a 12.000 euro l'importo complessivo della detassazione per il reddito frontaliero, ma che, soprattutto, inserisce un'altra norma: la detassazione riguarda anche i lavoratori in stato di quiescenza, mentre la norma inserita dal relatore dimentica assolutamente i pensionati.

Vorrei ricordare al presidente Benvenuto - che prego di ascoltarmi - che il 2 dicembre dell'anno scorso abbiamo tenuto insieme una manifestazione e un convegno, nella sala del Consiglio comunale di Ventimiglia, in cui è stato assunto l'impegno, bipartisan, di tradurre questa istanza in un disegno di legge. Il presidente Benvenuto se ne ricorderà certamente: infatti, sono stati presentati un disegno di legge da parte mia ed uno da parte sua; è però passato esattamente un anno e siamo di nuovo di fronte all'ennesima proroga per il lavoro frontaliero. Credo che questa sia davvero una situazione kafkiana, che punisce - torno a ripeterlo - gente che va a lavorare all'estero tutte le mattine perché non trova lavoro a casa propria e che, soprattutto, in qualche maniera porta valuta a casa nostra.

Nonostante il relatore abbia accolto a posteriori il mio emendamento, prima respingendolo, poi facendolo proprio, pur senza il mio nome, ribadisco che lo ringrazio. Gli chiedo però di valutare con attenzione l'emendamento 2.67, da me presentato, che prevede la detassazione anche per i lavoratori in stato di quiescenza: è un fatto estremamente importante, di giustizia e di equità sociale. (Applausi della senatrice Allegrini).

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, illustro soltanto... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, senatore Divina, ma sembra che gli appelli rivolti dalla Presidenza ai colleghi non siano serviti. Sarebbe anche in stile evitare di dare le spalle alla Presidenza, come forma di rispetto per la nostra istituzione; vi pregherei, pertanto, signori senatori, di abbassare il tono della voce, per consentire al senatore Divina di intervenire.

 

DIVINA (LNP). Grazie, signor Presidente: mi rivolgo non all'Aula, ma ai pochissimi che hanno ancora voglia di ascoltare; poi, però, farò anche riferimenti personali.

Il primo emendamento che vorrei illustrare è il 2.72. Partiamo da una riflessione: il Governo sta varando provvedimenti sulla sicurezza, che - è inopinabile - si colloca al primo punto delle aspettative degli italiani per il nostro Paese; non vi è dubbio, infatti, che lo Stato non sia riuscito a dare tutta la sicurezza che viene dalla domanda sociale. Cosa fanno i cittadini, se lo Stato non sa offrire la sicurezza adeguata? Si «attrezzano», si autoproteggono: sempre di più, sistemi di protezione per le abitazioni (pensiamo a porte blindate, a finestre di sicurezza ma anche a sistemi di allarme) non sono un vezzo, ma stanno diventando quasi una necessità. Necessità contrapposta alla carenza di capacità, da parte delle strutture pubbliche, di tranquillizzare e rendere la vita più serena. Riteniamo corretto che lo Stato consenta una detrazione su tutti i materiali di edilizia comunque destinati a garantire la sicurezza degli edifici paragonata a quanto sta facendo per chi fa interventi che producono risparmio energetico: chiunque faccia interventi per attutire l'impatto dei consumi energetici riesce infatti ad ottenere una detrazione del 55 per cento sull'investimento. Crediamo sia corretto consentire una pari detrazione al cittadino che aiuta lo Stato, laddove lo Stato stesso non riesce a creare un minimo di protezione e di sicurezza.

Il secondo emendamento che intendo illustrare è il 2.105, sul quale chiedo l'attenzione di alcuni colleghi più sensibili dell' Aula: uno è il senatore Fernando Rossi, l'altro è il senatore Turigliatto. L'argomento è il trattamento di fine rapporto. Oggi il trattamento di fine rapporto non è inquadrato in relazione a quello che l'istituto dovrebbe essere, cioè una retribuzione accantonata che viene differita al momento deciso dal lavoratore: quando va in pensione, o in via anticipata, il lavoratore può disporre del piccolo gruzzolo che ha accantonato negli anni. Dov'è la stortura del sistema? Nel momento in cui percepisce questo trattamento di fine rapporto anche per redditi medi‑medio bassi, questo unicum di retribuzione gli va a fare cumulo e gli viene tassato come se si trattasse di un unico reddito percepito nell'anno, salvo consentire l'alternativa di calcolarlo con l'aliquota risultante dalla media aritmetica della tassazione applicata al lavoratore negli ultimi due anni. Crediamo sia una aberrazione il fatto che lo Stato consideri un accantonamento annuo come reddito complessivo dell'anno in cui viene percepito. Il nostro emendamento prevede, quanto meno, una fase di mediazione: una tassa fissa che non superi il 18 per cento. Pensiamo, colleghi (mi rivolgo soprattutto ai più sensibili della sinistra), che le rendite finanziarie sono tassate al 12,5 per cento: non è possibile che un reddito da lavoro, percepito nel momento "x" ma accumulato nell'arco di una vita, venga tassato in modo più gravoso di una rendita finanziaria. Quel 18 per cento potrebbe essere un segnale per far capire che non si va sempre a spremere dove forse ci sarebbe da redistribuire. Per i colleghi della sinistra che l'hanno capito, ringrazio. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

LOSURDO (Misto-LD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, intendo brevemente intervenire per illustrare l'emendamento 2.102.

Quest'Aula, durante l'esame del collegato fiscale, nell'occasione in maniera unanime, approvò un emendamento che estendeva la tipologia dei fabbricati rurali ritenendoli esenti dall'accatastamento come fabbricati urbani; rimasero quindi rurali a seguito, appunto, di quel voto dell'Aula del Senato.

L'emendamento che ho presentato agisce sulla stessa linea, con uguale indirizzo, secondo la medesima filosofia, oltretutto facendo riferimento alla legge di orientamento approvata nella scorsa legislatura, che riconosceva la ruralità di tutti i fabbricati delle cooperative e dei consorzi adibiti alla trasformazione di prodotti agricoli. Non intendo profondermi sulla tipologia di questi fabbricati e sulla descrizione della loro ruralità: si tratta di fabbricati destinati alla trasformazione del prodotto dei soci conferenti. Secondo me (e penso anche oggettivamente), quindi, non possono essere soggetti ad una tassazione ICI autonoma, perché i soci conferenti già pagano l'ICI sui propri terreni.

Confido dunque che l'Assemblea voglia approvare questo emendamento, sull'abbrivio di quanto deciso all'unanimità nel corso dell'esame del decreto fiscale in occasione dell'esame di un emendamento omologo.

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 11,46)

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Signor Presidente, intendo ritirare l'emendamento 2.0.13 e apporre la mia firma all'ordine del giorno G1817/34/5, che affronta le medesime questioni e di cui è primo firmatario il senatore Giovanni Battaglia.

Chiedo inoltre a tutti i colleghi senatori di voler sostenere l'emendamento 2.0.31 - che per la verità ricalca le linee di un disegno di legge che ho già presentato, ma che verrà in discussione in tempi molto più avanzati - per l'importanza che riveste per l'economia del Paese. Si riferisce, infatti, alle famose riserve auree, che fanno parte delle disponibilità dello Stato, che sono già utilizzate da altri Paesi europei, che ammontano ad oltre 40.500 milioni e che in base alla convenzione firmata tra la Banca centrale europea e le Banche centrali nazionali possono essere liberate in misura di 500 tonnellate l'anno. Si tratta di un enorme beneficio che andrebbe a riduzione del debito e che metterebbe ogni anno il Governo nelle condizioni di destinare a spese di investimento gli oltre 400 milioni di euro relativi alla minore quota di interessi passivi per il debito che viene estinto. È una misura di interesse per il Paese, ma capisco che non a tutti piaccia andare a disturbare la Banca d'Italia, che invece, alla muta e alla sorda, fa finta che questi soldi siano suoi.

 

BONFRISCO (FI). Signor Presidente, illustro l'emendamento 2.0.16, al quale appongo la mia firma. Con esso si propongono norme fiscali più favorevoli per il reddito da lavoro straordinario e per i premi aziendali, vale a dire quel lavoro che nelle nostre aziende viene svolto spesso fuori dal regolare orario di lavoro sulla base di una concertazione interna all'azienda della disponibilità dei lavoratori.

Ci sembra questo il modo più efficace e compatibile con l'accrescimento della competitività del sistema produttivo del Paese di rispondere all'emergenza retribuzioni che anche il Governatore della Banca d'Italia ci ha ricordato qualche giorno fa. Certo, prima di lui anche altri soggetti istituzionali o della rappresentanza hanno posto l'accento sui livelli di retribuzione troppo bassi, ma senza che venissero evidenziate le motivazioni cui ascriviamo il ritardo nell'adeguamento del livello delle retribuzioni rispetto ad altre Nazioni europee che negli anni passati si trovavano nelle nostre condizioni.

Crediamo che con questo emendamento si possa sostenere e aiutare il miglioramento della retribuzione media dei lavoratori, uscendo da una logica un po' "vetero" che porta ad ascrivere la responsabilità del problema ad una insensibilità da parte dei datori di lavoro; mito peraltro sfatato nei giorni scorsi, quando, in occasione del rinnovo del contratto, la FIAT ha iniziato una nuova politica delle retribuzioni. E allora, ancora una volta, è forse la politica, sono forse le istituzioni, ad arrivare tardi rispetto ad un processo regolato fortemente dal mercato, nel quale dobbiamo entrare il meno possibile dal punto di vista del peso aggiuntivo.

Questo è il motivo per cui riteniamo fondamentale riuscire ad affrontare e poi colmare - ci auguriamo - il divario che sta crescendo tra noi e gli altri Paesi europei in tema di salari. Pensiamo che, ricollegandosi alla produttività delle aziende (laddove questa può essere concordata), si possa utilizzare come unico fattore di crescita la leva fiscale. Ciò perché, a fronte di una normativa così fortemente penalizzante, oggi ci dovremmo impegnare al massimo al fine di pervenire ad una tassazione secca, chiara, definita e, soprattutto, agevolata per chi è disposto a scommettere sulle proprie capacità, sul proprio talento e sulle proprie aziende al fine di aumentare la produttività.

Cito un ultimo dato, perché si possa comprendere ancora meglio questo fattore determinante per il nostro ritardo. Mi riferisco ad un testo del professor Giampiero Cantoni (che è anche un nostro collega), il quale afferma, sostanzialmente, che considerato uguale a 100 il valore aggiunto per ora lavorata negli USA, l'Italia è a 79. L'Irlanda, che è molto vicina a noi, alla nostra cultura e alle nostre tradizioni, è a 105. La distanza tra noi e l'Irlanda si è determinata in pochissimi anni. Negli ultimi venti anni l'Irlanda, scommettendo sui grandi valori della formazione, della flessibilità e del lavoro, ha potuto sviluppare performance straordinarie.

Tentiamo dunque di fare la nostra parte, cominciando a detassare in modo sensibile la scommessa che i lavoratori e gli imprenditori del Paese devono poter fare sulla produttività. (Applausi del senatore Ferrara).

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, inizierei dall'emendamento 2.5, per illustrare, in estrema sintesi, il lavoro compiuto dalla Commissione sulla questione ICI, in modo tale da poter poi esprimere i pareri senza motivarli ulteriormente.

La Commissione ha ritenuto, in accoglimento di un emendamento presentato dal senatore D'Amico e di un'altra proposta del relatore, di eliminare il tetto dei 50.000 euro previsto nel testo originario, sostituendolo con l'esclusione dal beneficio delle abitazioni comprese nelle categorie catastali A1, A8, A9, vale a dire case di lusso, ville e castelli, in tal modo eliminando l'intralcio burocratico e gli adempimenti connessi all'onere della dimostrazione della possidenza di un reddito inferiore ai 50.000 euro. Inoltre, si è provveduto a precisare le modalità di trasferimento delle risorse ai Comuni. Tutti gli altri emendamenti vanno in senso opposto alla decisione assunta dal Governo con il testo originario e a quella della Commissione, poiché propongono soluzioni alternative che determinerebbero scelte diverse e più problematiche, ad esempio in ordine alla possibilità di trasformare questa detrazione in detrazione IRPEF. Non intendo dilungarmi sui problemi che ciò determinerebbe perché sono stati già oggetto di commento in questi giorni.

Il parere sull'emendamento 2.5, dunque, è contrario. Questo emendamento propone - come altri - l'abolizione totale dell'ICI sulla prima casa. Vorrei far rilevare ai proponenti dello stesso, così come a quelli degli altri emendamenti sullo stesso argomento, che le coperture indicate sono sintomatiche della grande difficoltà, della non sostenibilità finanziaria di quest'operazione. Ad esempio, nell'emendamento 2.5 si elimina la copertura prevista per il protocollo sul welfare. Con altri - tanto per intenderci, lo dico ad altri presentatori, anche al collega Turigliatto - si eliminano risorse per il protocollo sul welfare, si eliminano risorse per l'università, si eliminano risorse per i congedi parentali, si eliminano risorse per le adozioni e così via. Vi è quindi un parere contrario.

Sull'emendamento 2.6 esprimo parere contrario. Ho già svolto sinteticamente gli argomenti in proposito.

L'emendamento 2.9 introduce una differenziazione nella detrazione ICI sulla base del nucleo familiare. Si tratterebbe di valutarne gli effetti finanziari, ma viene coperto in tabella C e per noi quindi non è accettabile. Esprimo dunque parere contrario.

Esprimo parere contrario anche sull'emendamento 2.10, che interviene ancora sul tema delle detrazioni ICI in rapporto al nucleo familiare. L'idea è introducibile in prospettiva, ma occorre valutarne gli effetti finanziari; quindi, il parere è contrario.

L'emendamento 2.800 tratta il tema noto dell'ICI sugli immobili di proprietà delle confessioni religiose, compresa quella cattolica, e di altri enti non lucrativi, modificando la normativa vigente nel senso di escludere in ogni caso le attività commerciali, anche se senza fini di lucro. Vi è stata l'illustrazione da parte del senatore Montalbano. Riteniamo che intervenire adesso su questa materia sarebbe molto impegnativo e complesso; quindi, come già fatto in Commissione, invito al ritiro e, in subordine, il parere è contrario.

L'emendamento 2.16 reca una rideterminazione degli assegni familiari. Anche in questo caso ci sono problemi di copertura e problemi sistemici legati alla riforma dello scorso anno, che riteniamo di dover confermare. Quindi, esprimo parere contrario.

L'emendamento 2.17, insieme ad altri, propone un ritorno al sistema delle deduzioni per carico di famiglia, sostituito l'anno scorso con una riforma orientata al ripristino del sistema delle detrazioni, che noi riteniamo improntato ad una maggiore equità. Abbiamo speso argomenti in questo senso lo scorso anno; quindi, riteniamo di dover confermare quella scelta. Il parere è dunque contrario.

L'emendamento 2.22 propone la sospensione della revisione degli estimi catastali. Si interviene su materia già disciplinata lo scorso anno. Il parere è contrario.

L'emendamento 2.23 versa sullo stesso tema, anche se relativamente ad una nicchia di immobili, ossia i padiglioni e le aree fieristiche, chiedendone la riclassificazione. Non se ne comprende la ragione, quindi esprimo parere contrario.

Con l'emendamento 2.27 si propone il raddoppio delle detrazioni per i figli a carico: piacerebbe a tutti noi una simile previsione, ma vi è un problema di copertura finanziaria evidente, tant'è vero che la copertura reca la soppressione di mezzo articolato della legge finanziaria. Il parere sull'emendamento 2.27 è pertanto contrario.

Esprimo parere contrario anche sull'emendamento 2.28, che reca nuove deduzioni per i figli a carico: anche qui vi sono chiarissimi problemi di copertura, come evidenza la lettura del testo. L'emendamento 2.29 è stato ritirato.

 

PRESIDENTE. Non risulta ritirato, senatore Legnini.

 

LEGNINI, relatore. Signor presidente, ho annotato questi ritiri sulla base di un elenco che mi è stato consegnato. Può darsi che vi siano alcuni errori. Mi attengo alle sue indicazioni.

L'emendamento 2.29 è relativo ad una norma in tema degli incapienti e tende a promuovere un nuovo intervento. Sull'argomento abbiamo già speso molte considerazioni; l'emendamento 2.29 non ci trova contrari in linea di principio, ma l'operazione prevista si compie sopprimendo il fondo per il protocollo sul welfare. Quindi, non fosse altro che per questa ragione, il parere è contrario.

L'emendamento 2.500 propone la detrazione dell'ICI dall'IRPEF: nuovamente, non vi sarebbero argomenti di principio contrari, ma è inaccettabile la copertura, che si ricava con l'aumento dell'imposta di bollo. Torno a sottolineare che con questa finanziaria non aumentiamo neanche un euro di imposte, tariffe o tasse, il che, appunto, non ci consente, avendo scelto questa linea, di prendere in considerazione l'emendamento al nostro esame. Pertanto, esprimo parere contrario.

L'emendamento 2.31 propone l'esenzione totale ICI per i possessori di un'unica casa adibita a propria abitazione: in questa proposta ravviso problemi aggiuntivi. Prego i proponenti e i colleghi di ascoltare il mio parere sull'emendamento 2.31. I senatori Turigliatto e Rossi intendono esentare totalmente la prima casa dal pagamento dell'ICI, compensando ciò, dal punto di vista finanziario, con un fortissimo inasprimento dell'ICI sulle case sfitte e su altri immobili indicati: mi riferisco alla precisazione fatta dianzi del 10 per mille sostitutivo, appunto, del minor gettito derivante dall'abolizione dell'ICI per la prima casa. A mio modo di vedere, i problemi sono tanti per un norma di questo tipo: vi sarebbe una sperequazione notevolissima a sfavore delle tipologie di immobili indicate ma, soprattutto, vi è un problema di congruità della copertura. È stato stimato che per l'abolizione dell'ICI per la prima casa occorrono almeno 2,4 miliardi di euro. Questo emendamento reca una copertura di soli 400 milioni di euro: il 10 per mille sulle case sfitte, in mancanza peraltro di un censimento o di dati relativi a tale categoria di immobili, è idonea a compensare un minor gettito di tale enormità? Ritengo non sia così, oltre ad essere contrario al merito della proposta stessa. Quindi, esprimo parere contrario sull'emendamento 2.31 e invito i colleghi a votare in modo contrario.

L'emendamento 2.34, signor Presidente, risulta, dal mio elenco, ritirato. Le chiedo se può confermarmelo.

 

PRESIDENTE. Alla Presidenza non risulta ritirato. Abbiamo un elenco predisposto dagli uffici della Presidenza. Possiamo aggiornare il suo elenco o provvediamo a farlo man mano che cita gli emendamenti.

 

LEGNINI, relatore. Facevo riferimento all'elenco consegnatoci dal Gruppo di Alleanza Nazionale, sulla cui base ci siamo regolati.

Con l'emendamento 2.34, e con un altro a firma dei senatori Vegas e Azzollini, illustrato poco fa dal senatore Azzollini, si affronta un tema di grandissimo interesse, ovvero l'introduzione dell'imposta sostitutiva sui redditi da locazione del 20 per cento. La maggioranza ha già avuto modo in diverse occasioni di esprimere una propensione favorevole a una norma di questo tipo, che costituirebbe una formidabile leva per l'emersione del nero e del sommerso relativamente ai redditi da locazione. La copertura di una norma di questo tipo è tuttavia molto complessa. Si è stimato che per adottare una misura di tale genere occorrerebbero almeno 1,5 miliardi. Fermo restando l'impegno, inviterei i proponenti, se lo ritengono, a predisporre un ordine del giorno. Credo che né la maggioranza né il Governo avrebbero difficoltà a considerare un impegno di questo tipo anche nel contesto della riforma delle rendite finanziarie (vi è infatti una certa similitudine tra i due argomenti). In caso contrario, per ragioni di copertura, esprimo parere contrario.

Sull'emendamento 2.35, che riguarda il tema della sostituzione delle detrazioni con le deduzioni, che ho già affrontato, esprimo parere contrario.

Con l'emendamento 2.36, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo, si introduce una generica possibilità di rinegoziazione dei contratti dei concessionari di riscossioni, che, a mio modo di vedere, contrasterebbe con le direttive dell'Unione Europea in materia di affidamento dei servizi pubblici. Per questa ragione, il mio parere è contrario.

L'emendamento 2.38 tende ad escludere - anche questo è un argomento ricorrente - le spese relative al personale dalla base imponibile IRAP. Tutti noi desidereremmo questa misura, ma essa pone enormi problemi di copertura finanziaria. Infatti, si vuole sopprimere mezza finanziaria per coprire questo emendamento. Esprimo pertanto parere contrario, così come per l'emendamento 2.45, relativo a un argomento che ho già trattato.

La norma contenuta nell'emendamento 2.46 prevede un meccanismo di eliminazione del divieto di cumulo nella detrazione per gli affitti a favore delle famiglie. Anche in questo caso, inviterei i senatori D'Onofrio, Ciccanti e gli altri colleghi del Gruppo dell'UDC, se lo ritengono, di presentare un ordine del giorno. Ci sono infatti problemi di copertura e di valutazione della congruità di una norma di questo tipo con il sistema delle detrazioni sugli affitti introdotto dall'articolo 2.

Esprimo parere contrario sull'emendamento 2.47. Anche in questo caso si tende a ripristinare la cosiddetta riforma Tremonti, relativa alle deduzioni sostitutive delle detrazioni, e si ricorre alla copertura eliminando il Fondo per il protocollo welfare. Trattando l'emendamento 2.48 lo stesso argomento, esprimo anche su di esso parere contrario.

L'emendamento 2.50 concerne il tema, già affrontato e valutato in Commissione, relativo all'aumento della detrazione degli interessi passivi per l'acquisto della prima casa. È stato accolto al riguardo un emendamento presentato dal senatore D'Amico, finalizzato ad aumentare il limite detraibile degli interessi passivi, che era fermo da oltre dieci anni a 7 milioni delle vecchie lire, ossia a circa 3.600 euro. Tale limite è stato aumentato a 4.000 euro, quindi di circa il 10 per cento dell'importo vigente. Stante la necessità, anche qui, di provvedere a una copertura significativa, riteniamo che il passo importante che è stato fatto in Commissione sia l'unico proponibile allo stato, e che quindi ulteriori aumenti in questo senso non siano proponibili, per ragioni finanziarie; esprimo pertanto parere contrario sull'emendamento 2.50. Ad ogni modo, su questa materia occorrerà riflettere in futuro per fare ancora di più.

Il mio parere è contrario sull'emendamento 2.52, che tende ad introdurre una riduzione di 1.000 euro per le spese di conduzione della casa, per l'energia, il riscaldamento ed altro. Questo emendamento sulle forniture di energia e riscaldamento rientra nel novero degli emendamenti che affrontano problematiche analoghe, vale a dire l'estensione delle tipologie di spesa familiari deducibili dal reddito. Naturalmente questo tema incide sul sistema delle deduzioni e delle detrazioni e quindi necessita di una copertura finanziaria ragguardevole, tant'è che si provvede a coprirlo riducendo quell'anticipazione finanziaria a favore delle Regioni in condizioni di dissesto sanitario, peraltro con una copertura opinabile, dal mio punto di vista, sotto il profilo tecnico. Per tale ragione il parere è contrario.

Sull'emendamento 2.62 esprimo parere contrario perché in esso si propone l'introduzione di una perizia sul valore dei terreni e un'imposta sostitutiva nella cessione di aree e immobili indicati nell'emendamento.

Per quanto riguarda l'emendamento 2.67, inviterei il senatore Bornacin, che poc'anzi ha rivolto un appello a considerare questo emendamento, che in Commissione è stato valutato al pari di tutti gli altri, a ritirarlo e a trasformarlo in un ordine del giorno. Nel testo abbiamo già introdotto disposizioni a favore dei frontalieri, con un incremento, se non ricordo male, di 8.000 euro di reddito da lavoro esentasse. Il senatore Bornacin propone di estendere tale misura anche ai pensionati, argomento che ci trova attenti ma che richiederebbe un onere finanziario ragguardevole. Invito pertanto il senatore Bornacin a presentare un ordine del giorno sul quale il relatore esprimerebbe un parere favorevole.

L'emendamento 2.72 tende ad accrescere la detrazione per la ristrutturazione degli immobili dal 36 al 55 per cento relativamente a talune spese, in particolare quelle per la sicurezza degli edifici. Faccio notare ai proponenti che queste spese sono già ammesse nel computo delle spese di ristrutturazione degli immobili. Pertanto, essendo già prevista la detrazione del 36 per cento delle spese sostenute, elevarla al 55 per cento comporterebbe un onere finanziario di una certa significatività cui oggi non possiamo fare fronte, e quindi il parere è contrario.

Anche sull'emendamento 2.77 esprimo parere contrario. Con questo emendamento si agisce attraverso l'ampliamento delle detrazioni per l'acquisto e l'istallazione di motori ad elevata efficienza di potenza elettrica. L'emendamento, comunque, si commenta da sé.

L'emendamento 2.801 sopprimere, per ragioni in realtà non chiare, i commi 16, 17 e 18, finalizzati a dettagliare i dati tecnici dell'efficienza energetica per la deducibilità del 55 per cento. Il parere pertanto è contrario sia su questo che sull'emendamento 2.102, che si commenta da sé.

L'emendamento 2.104, presentato dal senatore Saro, affronta un problema già considerato e in parte accolto in Commissione bilancio, vale a dire il tema del credito d'imposta per gli impianti di sicurezza, limitandolo per quest'anno alla rivendita dei generi di monopolio (tabaccai). Si tratta di un emendamento in parte già accolto dalla Commissione e quindi invito il presentatore al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

L'emendamento 2.105 affronta la problematica, degna di attenzione, della tassazione del TFR, ma lo fa attraverso la soppressione del fondo per il welfare e pertanto il parere è contrario.

Esprimo parere contrario sull'emendamento 2.106, sull'emendamento 2.123, che tende a sopprimere la riforma fiscale dello scorso anno, e sull'emendamento 2.803.

Invito a ritirare l'emendamento 2.0.2, circa la tassazione delle transazioni valutarie; altrimenti il parere è contrario. Esprimo parere contrario sugli emendamenti 2.0.500, che tende a reintrodurre la scala mobile per il dipendenti pubblici, e 2.0.4, che affronta il tema delle pensioni minime e massime con coperture relative alla tassazione delle transazioni valutarie che allo stato sarebbe molto complesso valutare e che non appaiono in ogni caso congrue.

Il parere è contrario sull'emendamento 2.0.5 così come sul 2.0.7, il cui tema è stato affrontato con il comma 4 dell'articolo 1, di cui abbiamo già parlato, e sul 2.0.9, concernente l'imposta europea sulle transazioni valutarie.

Invito a ritirare l'emendamento 2.0.10 perché il tema è ampiamente affrontato nel modo che potrà verificare con la riformulazione dell'articolo 91 (emendamento Villone ed altri); altrimenti il parere è contrario.

Lo stesso vale per l'emendamento 2.0.11, che affronta il tema della destinazione di una quota di recupero di evasione fiscale ai Comuni, in quanto partecipanti alle attività accertative. Si potrebbe valutare - mi rivolgo ai senatori Turigliatto, Rame e Rossi - la possibilità di presentare un ordine del giorno trattandosi di un argomento complesso, di cui peraltro in passato si è discusso in più circostanze.

Invito il presentatore a ritirare l'emendamento 2.0.12, che affronta il tema del recupero del fiscal drag, altrimenti il parere è contrario.

Il parere è contrario sull'emendamento 2.0.14, che verte sul tema del riordino della tassazione da redditi di capitale. Abbiamo approvato un ordine del giorno in Commissione su questa materia e sono stati ritirati emendamenti da tutti i Gruppi.

Invito a ritirare l'emendamento 2.0.15 (altrimenti il parere è contrario), che tende ad introdurre una sanatoria per gli indebiti pensionistici. È una materia ampliamente affrontata negli anni scorsi, che ha trovato un assestamento nella disciplina, e credo sia quindi molto problematico affrontarla in questa sede.

Esprimo parere contrario sull'emendamento 2.0.16; la copertura sul fondo protocollo welfare è inaccettabile.

L'emendamento 2.0.23 affronta un tema che abbiamo discusso e valutato in Commissione: il senatore Vegas e gli altri senatori propongono di rafforzare il pacchetto casa, già consistente e corposo, mediante una misura innovativa, ovvero destinare le risorse Sviluppo Italia ad un fondo rotativo, finalizzato alla costruzione di case. Il problema è verificare l'esistenza e la congruità delle risorse, tema che potremo affrontare nel futuro. Inviterei i colleghi a valutare eventualmente la presentazione di un ordine del giorno, altrimenti il parere è contrario.

Esprimo parere contrario sull'emendamento 2.0.24 che tratta del tema degli incapienti, di cui abbiamo ampiamente discusso.

Esprimo altresì parere contrario agli emendamenti 2.0.25, sul tema delle deduzioni e delle detrazioni per la famiglia, e 2.0.28, sulla tassazione sostituiva di redditi da locazione, sui quali abbiamo già argomentato; solleciterei in entrambi i casi la presentazione di un ordine del giorno

Esprimo poi parere contrario all'emendamento 2.0.30, analogo all'emendamento sull'ICI degli immobili di enti religiosi, di cui abbiamo parlato, per le stesse ragioni già evidenziate.

Esprimo, infine, parere contrario all'emendamento 2.0.31, sull'impiego parziale delle riserve auree; si è già discusso sull'inopportunità di introdurre una misura di tal genere e sul fatto che in ogni caso queste risorse sono di gran lunga inferiori rispetto a quanto generalmente si considera.

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Legnini, per la sua ampia esposizione dei pareri.

Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, mi spiace, ma debbo far notare all'Aula e a codesta Presidenza che anche se certamente, a termini di Regolamento, non si può obbligare il Governo a rendere un parere un po' più esteso rispetto ad una succinta dichiarazione di conformità, avrebbe fatto onore, non soltanto all'Aula ma anche al relatore, un parere del Governo un po' meno succinto e più conforme all'augusta tradizione di quest'Aula.

 

PRESIDENTE. Senatore Ferrara, posso essere d'accordo con lei, però posso anche apprezzare la sintesi del Governo ai fini della celerità dei nostri lavori; la questione ha due risvolti.

 

FERRARA (FI). In questo sarebbe "maanchista" anche lei.

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, poiché ci accingiamo a votare gli emendamenti all'articolo 2, in merito ai quali il relatore Legnini ha più volte sottolineato aspetti di carente copertura, posso assicurare che per quanto riguarda l'emendamento 2.6, che prevede di eliminare l'ICI sulla prima casa, e l'emendamento che riduce dalla base imponibile IRAP l'incidenza del costo del lavoro, le coperture ci sono. Chiedo però formalmente al Ministro dell'economia di far avere all'Aula una lettera firmata dal sottosegretario Sartor per garantire le coperture che il senatore Legnini ha messo in dubbio.

 

PRESIDENTE. Senatore Baldassarri, questa sua sollecitazione l'abbiamo ascoltata ripetutamente e lei tenacemente la ripropone. La Presidenza non può far altro che prendere atto di questa sua sollecitazione; il Governo ha facoltà di parlare o meno, come lei ben sa.

 

BALDASSARRI (AN). L'Aula prende allora atto che il Governo ha mandato in votazione un emendamento e un articolo importante senza la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato e senza dare spiegazioni del perché manca tale bollinatura. Ne prendiamo atto, Presidente. (Applausi dal Gruppo FI).

 

VEGAS (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, a proposito del testo che iniziamo ad esaminare vorrei far presente che ci si è venuti a dire in modo apodittico che ci sarebbe la copertura. È però tradizione di questo e dell'altro ramo del Parlamento che quando la finanziaria, passato l'esame delle Commissioni, arriva in Aula essa sia correlata da una relazione tecnica relativa alle variazioni introdotte in Commissione. Ciò non è avvenuto. Quindi, noi stiamo procedendo nei nostri lavori sotto questo spettro, che dimostra null'altro che la mancanza di copertura del testo approvato dalla Commissione. (Applausi dal Gruppo FI).

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, in merito alle affermazioni fatte dai colleghi Baldassarri e Vegas, è da un po' di giorni che questi due colleghi, autorevolissimi e competenti, pongono tale questione. Ho già avuto modo di dir loro in Commissione che dopo che hanno votato un emendamento con 2 miliardi di copertura sui fondi perenti farebbero meglio a stare zitti. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. Poiché temo che questa discussione sia destinata a proseguire, non so se la dobbiamo svolgere ora, al fine di esaurirla nella seduta che stiamo tenendo, oppure se destinarla ad altro momento.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, non saremmo intervenuti, ma le ragioni addotte dai colleghi Vegas e Baldassarri non sono questioni di lana caprina, perché attengono al regolamento di contabilità dello Stato ed anche ad un imbarazzo evidente della maggioranza, che non ha potuto procedere con la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato. Se avesse potuto farlo, l'avrebbe fatto; non lo ha fatto perché la Ragioneria dello Stato non era d'accordo.

Voglio però commentare l'ultimo intervento del senatore Boccia, che apprezziamo per le modalità con cui si rapporta in Commissione, ma non per questa mania di fare le pulci all'opposizione, di dare patenti di moralità oppure di invitarci al silenzio: ricordo che questo è un Parlamento e che l'opposizione ha tutti i diritti di votare quello che le sembra opportuno, senza chiedere il permesso preventivo al collega Boccia o a chicchessia. (Applausi dai Gruppi LNP, FI, AN e UDC).

 

PRESIDENTE. Il Parlamento e i diritti sono assolutamente identici per la maggioranza e per l'opposizione, così come i doveri.

Per poter procedere alla votazione degli emendamenti prego i colleghi di prendere posto e di stare seduti, come abbiamo deciso tutti insieme. Senatore Valentino, senatore Nania, prendiamo posizione.

Ricordo che l'emendamento 2.3 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.5.

 

FRANCO Paolo (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Franco Paolo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, veramente vorrei fare una dichiarazione di voto sull'emendamento 2.5.

 

PRESIDENTE. Ormai siamo in votazione, senatore Ferrara, interverrà sul prossimo emendamento. Senatore Strano, vada a votare.

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.5, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 2.6, presentato dal senatore Baldassarri e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.9.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, vorrei fare presente il meccanismo di queste detrazioni. Oggi di fatto una famiglia in cui il marito ha a carico la moglie ottiene una detrazione familiare di 100 euro, la stessa detrazione viene presa da un single. Con l'emendamento 2.9, cerchiamo di evidenziare che le famiglie con moglie a carico o con più figli hanno diritto a più detrazioni. Faccio presente che oggi il maggior rischio di povertà non è tanto dato dall'esclusione sociale, ma dal numero di figli: una famiglia con tre figli a carico ha il 70 per cento in più di probabilità di entrare nella quota di povertà.

Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Polledri, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.9, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.10.

 

FERRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Ferrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.10, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 2.14 è stato ritirato.

Sull'emendamento 2.800 vi è l'invito al ritiro da parte del relatore; in caso non venisse accolto il parere è contrario. Cosa ne pensano i presentatori?

 

MONTALBANO (Misto-CS). Signor Presidente, ritengo che le argomentazioni addotte dal relatore, senatore Legnini, per l'invito addirittura al ritiro (nemmeno alla trasformazione in ordine del giorno, che in ogni caso, come senatori socialisti, non accetteremmo) dell'emendamento 2.800, per quanto ci riguarda non possono essere accettate per alcune, a nostro giudizio, buone ragioni.

La prima motivazione è che non si può nascondere, senatore Legnini, la testa sotto la sabbia anche quando c'è un'ingiunzione da parte comunitaria rispetto all'esenzione dell'ICI sui locali commerciali delle ONLUS e delle confessioni religiose. La Comunità ha dato 30 giorni di tempo al Governo italiano per rispondere su questa materia. Il Parlamento italiano è nelle condizioni oggi di esprimere una sua valutazione, un suo intendimento, una sua posizione su tale questione. Tuttavia, mi pare che serpeggi nella nostra Aula una sorta di invito garbato e suadente ad una disciplina di maggioranza, rispetto anche a temi di questa natura.

Signor Presidente, mi permetto di richiamare l'attenzione dei colleghi sul fatto che riterrei comprensibile un invito alla disciplina di maggioranza laddove fosse indirizzato all'integrità della manovra finanziaria, laddove fosse rivolto per salvaguardare l'impostazione della manovra, la ratio; ma quando questo invito è rivolto ai parlamentari e ai colleghi senatori su un emendamento che non aggrava assolutamente le spese, anzi, produce economie e risorse per i Comuni, mi chiedo - e chiedo ai tanti colleghi che legittimamente sono contrari e ai tanti colleghi che legittimamente possono essere favorevoli su questo emendamento - se non sia il caso di rigettare questo garbato invito.

Non si può, infatti, discutere in Parlamento a corrente alternata sull'insindacabilità dei princìpi. Sui princìpi, come qualcuno mi insegna molto autorevolmente, non si tratta. Questo è un principio. È un principio di buonsenso, di equità, che non stravolge il senso dell'esenzione dell'ICI anche agli immobili ecclesiastici, laddove questi non sono adibiti ad una funzione commerciale.

Non comprendiamo, quindi, la chiamata alle armi e a far quadrato su questo emendamento. Vi è una prima questione che riguarda il pronunciamento della Comunità. Vi è un'altra questione, che riguarda il pronunciamento della Corte di cassazione, che si è autorevolmente espressa su questo tema, sostenendo che, per quanto riguarda gli edifici ad uso promiscuo, è particolarmente dannosa per l'erario e distorsiva per la concorrenza, come giustamente sostiene la Comunità, l'applicazione di questa norma.

Ebbene, nonostante la Corte di cassazione dica ciò, noi invochiamo il principio della disciplina di maggioranza; lo invochiamo in una strana continuità, onorevole Presidente, dal momento che questa norma è stata introdotta nel 2005 dalla legge n. 248 dal Governo allora presieduto dal presidente Berlusconi e confermata con un'interpretazione autentica dal decreto Bersani, il che ci inquieta non poco.

Ecco qual è il punto su cui vogliamo richiamare l'attenzione; vogliamo anche invitare i colleghi che hanno sempre fatto della laicità una bandiera della loro appartenenza, della testimonianza della propria battaglia politica e della propria identità politica e culturale a votare e a sostenere questo emendamento. Questo per la semplice ragione che, votandolo, invochiamo la potestà del Parlamento italiano di intervenire laicamente, garbatamente e in maniera non aggressiva su questioni che - lo vogliamo o meno - saranno sottoposte al nostro esame, anche in ragione della comunicazione dell'Unione Europea rispetto all'esenzione dall'ICI per i locali della Chiesa.

Per questo motivo, onorevole Presidente, chiedo a 11 colleghi di sostenere la nostra richiesta di votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico. Chiediamo a quanti colleghi hanno coerentemente ribadito e sottolineato il consenso attorno a questi temi di manifestarlo nel voto. (Applausi dei senatori Silvestri e Barbieri).

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.800.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la questione posta dal collega Montalbano con questo emendamento è parte di una discussione molto importante, che in questa finanziaria può essere considerata soltanto da un aspetto. Noi dell'UDC voteremo contro questo emendamento e siamo lieti che il collega Montalbano abbia chiesto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, richiesta che concorreremo ad appoggiare.

Desideriamo che in quest'Aula si faccia chiarezza in modo preciso sull'intendimento del Parlamento nei confronti di un emendamento che è figlio della peggiore cultura laicista e di chi non conosce la storia del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo UDC).

Leggo l'emendamento, perché non ha nulla a che vedere con il voto dei cattolici, ma con quello degli italiani, sensibili al fatto che l'assistenza non è riserva di questa o quella parte politica, ma un bene comune del Paese. Vogliamo che in questo Parlamento la maggioranza, larga, si esprima al di là dell'appartenenza cattolica o meno dei singoli senatori, perché non è in gioco una questione di fede, ma di pura laicità dello Stato. Leggo l'emendamento, perché probabilmente non è stato capito fino in fondo che con esso non è in gioco la laicità dello Stato, ma la pretesa di sottrarre anche le opere destinate alla beneficenza espressamente non a fini di lucro ad ogni tipo di avvantaggiamento. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, AN e Misto‑LD).

È una questione intollerabile che il collega Montalbano abbia riproposto in termini falsi il rapporto con l'Unione Europea. Non è vero - e penso che i colleghi lo sappiano - che l'Unione Europea abbia mai contestato al Governo italiano una norma del genere. Ritengo un fatto di grande significato il decreto del Governo Berlusconi e che Bersani lo abbia confermato. È la prova che su questa questione non ci si divide per schieramenti politici, né tra laici e cattolici, ma tra tutti quelli - che mi auguro siano la maggioranza, sempre più larga - che sono interessati a veder salvaguardate queste istituzioni, anche e soprattutto se non hanno fini di lucro, e quelli che non lo sono.

Leggo l'emendamento, caro Montalbano, perché è molto grave che tu abbia proposto la questione in termini di Unione Europea e di Corte di cassazione: non è vero che l'Unione Europea abbia mai contestato alcunché; ha chiesto chiarimenti al Governo italiano, cosa totalmente diversa dalla procedura d'infrazione. Non è vero che la Cassazione abbia dichiarato questa norma illegittima, ma ha invitato a prestare attenzione ai problemi della concorrenza: sono due cose radicalmente diverse.

I colleghi sono capaci di intendere e di volere e il voto elettronico dimostrerà - come sono convinto - che essi sono contrari all'emendamento, per ciò che esso dice. Lo leggo, nell'eventualità che non sia stato compreso fino in fondo. Si parla sostanzialmente soltanto della questione dell'ICI, non di vantaggi particolari. Si prevede che dovrebbe essere sottratto dall'ipotesi di favore dell'ICI «l'esercizio di un'attività commerciale, anche nel caso in cui abbia carattere accessorio rispetto alle finalità istituzionali dei soggetti e non sia rivolta a fini di lucro». Non si tratta dunque dell'ipotesi di esentare dalle agevolazioni ICI il fine di lucro, ma dell'ipotesi, che il laicismo deteriore per molti anni ha imposto a questo Parlamento, di sottoporre a regole vessatorie le nostre istituzioni caritatevoli e di buona volontà.

Contro questo emendamento mi auguro che il Parlamento voti a maggioranza larghissima e sono molto rammaricato del fatto che il relatore ne abbia chiesto il ritiro, dimostrando di aver paura di un voto palese dell'Aula, che auspico si pronunci in modo palese. Chiediamo anche noi la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e del senatore Losurdo).

 

GAGLIARDI (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GAGLIARDI (RC-SE). Signor Presidente, svolgo questa breve dichiarazione di voto a nome dei Gruppi di Rifondazione Comunista, Insieme per l'Unione e Sinistra Democratica.

Noi condividiamo il contenuto dell'emendamento 2.800 e lo condividiamo ancora più fortemente dopo aver udito l'intervento del collega D'Onofrio. Riteniamo che, come ha già dichiarato il collega Montalbano, si tratti di un atto quasi dovuto rispetto alla normativa europea, che peraltro ci chiamerà presto di nuovo a misurarci su questo terreno.

Svolgiamo anche una considerazione sul contenuto di questo emendamento e rispetto alla questione di fondo che esso richiama, che è la laicità dello Stato, così come è regolata dall'articolo 7 della Costituzione, il quale dichiara che «lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani».

La gran parte di noi, caro collega D'Onofrio, credo sia contrarissima ad una divisione fra credenti e non credenti, che è una discriminante che non ci appartiene. C'è una battaglia che noi invece facciamo appassionatamente nostra: quella della ricostruzione di una piena laicità dello Stato contro ogni privilegio concesso non alla fede religiosa, non alle coscienze religiose, ma al potere istituzionale e alla libertà di commercio di una grande, pur rispettabilissima istituzione, come la Chiesa cattolica. Tutte queste ragioni, che sarebbe necessario, certo, discutere molto più a fondo perché hanno una lunga e complessa storia alle spalle, ci porterebbero naturalmente a votare a favore di questo emendamento.

Tuttavia, noi non faremo questa scelta per ragioni di natura strettamente politica. Noi abbiamo lavorato, in questo ramo del Parlamento, e abbiamo raggiunto un equilibrio sul testo di questa manovra finanziaria che è costato lunghe discussioni e che ha coinvolto tutte le forze della coalizione, producendo un risultato importante, unitario e soddisfacente. Per tutte queste ragioni esprimiamo qui una scelta di astensione di cui, signor Presidente, vorrei fossi chiaro il valore politico. Anche se sappiamo che tecnicamente il voto ha valore diverso, politicamente per noi questo è un voto che ci costa molte difficoltà, è un voto sofferto, perché la nostra propensione ci spingerebbe ad esprimere un voto favorevole. Speriamo che il tema ci coinvolga presto, perché ritenendolo di piena e assoluta attualità crediamo che vi saranno altre occasioni per riportarlo anche dentro questo dibattito. Tuttavia, il senso di responsabilità in questo momento ci fa esprimere questa - ripeto - sofferta scelta. Mi auguro che un analogo senso di responsabilità, nella lunga strada di votazioni che ci aspetta, sia diffuso in tutte le componenti della coalizione. (Applausi dai Gruppi RC‑SE, IU-Verdi-Com, SDSE e Ulivo).

 

BULGARELLI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Senatore Bulgarelli, se non ho capito male la senatrice Gagliardi ha parlato anche a nome del suo Gruppo.

 

BULGARELLI (IU-Verdi-Com). Intervengo per svolgere una dichiarazione di voto a titolo personale (poniamo la questione sul piano soggettivo).

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BULGARELLI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, sarò brevissimo. Per non aumentare la mia sofferenza soggettiva, in nome del buonsenso e dell'equità che erano alla base dell'accorato appello del senatore Montalbano (che condivido pienamente), voterò a favore di questo emendamento.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, il senatore Montalbano ha rivolto un «garbato invito» - così lo ha chiamato - all'Assemblea a sostenere la richiesta di votazione elettronica dell'emendamento 2.800. Anche i tre senatori del movimento politico La Destra sosterranno la richiesta di voto elettronico, risponderanno positivamente al garbato invito, ma non risponderanno positivamente all'invito non garbato ma provocatorio del contenuto dell'emendamento.

Lo dico per ragioni di merito e di principio. Il merito sta nelle parole pronunciate poc'anzi dal presidente D'Onofrio: anch'io sono rimasto basito dalla lettura testuale dell'emendamento scritto e presentato dal senatore Montalbano. Pensavo di aver sbagliato io nella lettura, pensavo ci fosse un errore di stampa, ma il fatto che ci sia un'autorevole opinione, ben più importante della mia, come quella del presidente D'Onofrio, mi conforta nella lettura esatta, nell'interpretazione autentica - non da parte di Bersani ma da parte di tutti noi - delle scempiaggini che sono scritte in questo emendamento.

Quando si afferma che «l'esercizio di un'attività commerciale, anche nel caso in cui abbia carattere accessorio rispetto alle finalità istituzionali dei soggetti e non sia rivolta a fini di lucro, comporta la decadenza dal beneficio», vuol dire che si ha nel mirino un'istituzione morale di questo Paese e credo non sia accettabile oggi in Italia avere ancora questo tipo di argomenti in testa.

Senatore Montalbano, voteremo contro l'emendamento che lei ha meritoriamente proposto anche per ragioni di principio. Consideriamo meritevole siffatta proposta di modifica perché in base al Regolamento la sua bocciatura ci consentirà di non sentir parlare di questa roba, impedendovi di riproporre tale argomento in questa stesura, per almeno sei mesi e ci consentirà di spiegare al Paese che non è vero che ci debba essere rassegnazione verso la pretesa di cancellare ogni traccia di presenza delle attività sociali della Chiesa nel nostro Paese.

Mi chiedo perché... (Il senatore Montalbano chiede ripetutamente la parola). Senatore Montalbano, poi risponderà, il Presidente guarda soprattutto dalla sua parte evidentemente e siamo contenti che presieda, perché sarà un voto in meno su questo emendamento.

Collega Montalbano, voi vi ponete il problema di quello che fa la Chiesa e non vi rendete conto che la gente si pone il problema di quello che vengono a fare i profeti di altre religioni nel nostro Paese. Non vi preoccupate mai quando sorge una delle oltre 700 moschee che sono nate in Italia, quando sindaci regalano terreni, manovre urbanistiche, soldi della collettività per far crescere moschee nel Paese ma non vedo un emendamento che limiti tale diritto. (Applausi dal Gruppo AN). Quei soldi servono a finanziare opere di carità, collega Montalbano. Al Parlamento, al Senato, alla Casa delle Libertà, alle persone che non vogliono cedere chiedo modestamente di dare un segnale vero di fierezza di un'identità contro un emendamento che invece è un pessimo segnale verso la Chiesa e verso la comunità nazionale.

Per fortuna, ho la speranza che il Parlamento, senatrice Gagliardi, proprio nella sua sovranità, respinga questa proposta sconcia. (Applausi dai Gruppi Misto-LD e AN e del senatore Stefani).

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, colleghi, i Popolari-Udeur voteranno contro l'emendamento 2.800 in materia di esenzione fiscale ICI.

Prendiamo atto dell'atteggiamento della sinistra su questo punto e di conseguenza ci sentiamo liberi di comportarci in maniera analoga nella prosieguo dell'esame della legge finanziaria. (Applausi del senatore Calderoli).

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, sarò molto breve perché il collega D'Onofrio ha già spiegato in profondità i motivi per i quali anche i Democristiani esprimeranno un voto contrario sull'emendamento in esame, formulando un giudizio negativo non soltanto sotto il profilo politico.

Pertanto, preannuncio il voto contrario del senatore Rotondi e mio sull'emendamento 2.800. Il mio Gruppo parlamentare è composito e quindi gli altri componenti decideranno secondo coscienza.

 

ZANONE (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ZANONE (Ulivo). Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottolineare che chi viene a trovarsi nella condizione di non partecipare ad una votazione ha il dovere politico di non approfittare della distrazione dell'Assemblea nel farlo, ma di motivarne le ragioni. La mia ragione non è neanche tanto ideologica, come ho sentito affermare in altri interventi, o quanto meno non c'è un'assoluta necessità di tirare in ballo le questioni ideologiche in proposito. Infatti, l'articolo 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, di cui si occupa l'emendamento in discussione, chiama in causa attività ricettive, sportive, ricreative e così via che possono essere svolte, pur senza fini di lucro, anche da istituzioni non religiose.

Si pone, dunque, una questione che credo sia già stata correttamente evidenziata anche dal senatore D'Onofrio. Mi riferisco al fatto che sul punto il Governo italiano ha ricevuto una richiesta di chiarimento da parte del Commissario europeo per la concorrenza. Non mi risulta che il Commissario europeo per la concorrenza abbia competenze ed interessi di carattere ideologico; credo si occupi di aiuti alle imprese commerciali e della loro legittimità, come - appunto - nel caso in questione.

Quindi, sono stati chiesti chiarimenti, ma non penso sia già stata avviata una proceduradi infrazione, almeno per il momento. Non mi sembra che il Governo abbia già fornito i chiarimenti richiesti o comunque essi non sono ancora noti.

La mia modesta opinione è che, allo stato dei fatti, non vi sono ragioni sufficienti per respingere l'emendamento 2.800. Per tale motivo, non parteciperò alla votazione.

 

DEL PENNINO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DEL PENNINO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, intervengo a titolo personale per preannunciare il voto favorevole sull'emendamento 2.800, rispetto ad una situazione che ha sollevato da parte del Commissario europeo - come è stato poc'anzi ricordato - una richiesta di chiarimento.

Per quanto riguarda l'affermazione contenuta nella dichiarazione del senatore D'Onofrio, che faceva scandalo del fatto che si fa riferimento anche ad attività non aventi fini di lucro, credo si debba sottolineare che molto spesso si dichiara di non avere fini di lucro mentre poi in concreto le finalità di lucro vengano perseguite con queste attività.

 

LUSI (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUSI (Ulivo). Signor Presidente, mi sembra che questi temi siano molto delicati e comportino per tutti noi un'assunzione di responsabilità, intanto nel rispetto di tutte le sensibilità e di tutte le visioni. Questo rispetto deve portarci necessariamente ad analizzare il senso ed il "sapore" dell'emendamento 2.800, presentato dal senatore Montalbano e da altri senatori. Si tratta di una proposta emendativa tipicamente identitaria: non si può che tradurre in questo modo. Come lei ben sa, senatore Montalbano, questa non è un'offesa. Siamo in tempi, però, nei quali le ideologie sono superate; grazie a Dio, non sono superati gli ideali. Senatore Montalbano, quale messaggio giunge al Paese dal Senato con l'eventuale approvazione di questo emendamento? Ce lo chiediamo, in un momento in cui abbiamo bisogno tutti, non solo il centro-sinistra, non solo la maggioranza, di dare un messaggio chiaro. Mi sembra giunga un messaggio che sottolinea divisioni. Ma perché? A quale fine? Qual è il risultato operativo che si porta a casa con l'approvazione di questo emendamento, con il sottolineare divisioni?

Penso, a differenza di qualche collega che ho sentito poco fa (il cui nome non ricordo, Presidente), mi scuserà, che il senatore Legnini si sia invece correttamente rivolto all'Aula, prima invitando al ritiro e poi, in subordine, esprimendo un parere contrario; questo invito al ritiro è infatti un gesto di estrema correttezza, di estrema cortesia verso le differenti sensibilità che sono rappresentate in quest'Aula e in questa maggioranza.

Non v'è chi non veda che la proposta che deriva da questo emendamento è francamente schizofrenica. Ora, indipendentemente dalla formulazione letterale e tecnica del testo, e non chiamerei a giustificazione né l'Unione Europea né la Corte di cassazione (la cui sentenza invito a rileggere molto bene, soprattutto nelle motivazioni che portano al dispositivo) l'eliminazione dell'esenzione di imposta IVA per attività commerciali, anche accessorie, svolte da enti religiosi, oppure l'esenzione dall'ICI per immobili di enti religiosi, cosa significa? Significa, ad esempio, senatore Montalbano, che le mense della Caritas rientrano nella formulazione che proponete. Ma significa anche che ci rientrano mense gestite da associazioni laiche, così come altre strutture che operano nelle periferie più degradate delle città e delle province italiane, dove gli oratori funzionano da aggregazione per togliere dalla droga ragazzi e giovani di paesi, città e metropoli.

Proprio perché non siamo più in questa lettura, cioè in una lettura ideologizzata delle posizioni, vediamo lo scopo finale. Lo scopo finale di questo emendamento crea solo divisioni. Allora, sono sicuro, senatore Montalbano,che i sottoscrittori di questo emendamento, per la loro qualità, non intendono minimamente mandare questo messaggio al Paese. Credo che nella vostra proposta, nella vostraidea, non ci sia questo, ma lei, senatore Montalbano, mi insegna che questo è il messaggio che ne deriva e questa è la polemica politica che poi ne scaturisce. Ne sono esempio diversi interventi dei colleghi dell'opposizione, alcuni dei quali mi sento di sottoscrivere, in particolar modo, per una parte, quello del senatore D'Onofrio, perché non siamo in una visione di noi contro loro, non siamo in una visione di rapporto estremamente superato, un po' da 1870, di Stato contro Chiesa. Siamo in una funzione e in una visione storica nuove, diverse. Siamo nel 2007, senatore Montalbano. Siamo in una realtà nella quale probabilmente la lucidità di questo Parlamento, la lucidità di quest'Aula, ha portato il senatore Legnini a fare questa proposta. Sarebbe un grande segno di saggezza, mantenendo le opinioni che i sottoscrittori hanno, accettare questo invito al ritiro, lasciando aperto l'argomento. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

CURSI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CURSI (AN). Signor Presidente, intervengo solo per esprimere il voto contrario del Gruppo di Alleanza Nazionale su questo emendamento. La motivazione è una sola e faccio riferimento alle parole del collega Lusi: in questo momento particolare non giova al Paese inviare o sottoscrivere messaggi di divisione, ma occorre invece, soprattutto, trasmettere messaggi che possano unire. Penso che con il voto contrario all'emendamento 2.800 contribuiamo ad un'operazione di assunzione consapevole di responsabilità, ma, in particolare, diffondiamo un messaggio di unità.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, vorrei dichiarare la contrarietà del Gruppo di Forza Italia all'emendamento 2.800 e ricordare ai colleghi dell'Aula che il problema delle esenzioni ICI per gli istituti religiosi e le costruzioni annesse e non principali è stato già affrontato nella passata legislatura e risolto, anche in considerazione del fatto (quando fu proposta la norma non fu coperta) che la difficile interpretazione della disposizioni già vigenti nel 2004 aveva generato un'ingente quantità di ricorsi e un notevolissimo contenzioso.

Oggi proponete di rivedere quella norma che era risolutiva e di prudenza, dacché, anche se sottoposta ad una revisione, non avrebbe determinato un maggior gettito, laddove, eliminate alcune difficoltà interpretative, ha introdotto elementi di chiarezza. Si era allora definita una situazione per la quale, in ogni caso, la difficoltà giurisprudenziale ci ha determinato ad approvare quelle disposizioni; oggi, con la proposta del senatore Montalbano e il dibattito conseguente, quelle disposizioni finiscono per essere completamente assorbite. Tutto ciò determina la nostra assoluta decisione a votare contro questo emendamento che reca la revisione della norma ora vigente.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, colleghi, interverrò brevemente, poiché - come avviene solitamente - i tempi che ci assegnate sono abbastanza stretti.

Innanzitutto, apprezzo il senso di opportunità politica manifestato da lei, senatore Montalbano, e dagli altri firmatari di questo emendamento, dal momento che avete opportunamente e prudentemente ritirato l'emendamento 2.3, che forse sarebbe stato approvato, mentre avete mantenuto l'emendamento 2.800 che molto probabilmente sarà bocciato. Sottolineo questa sua capacità politica di presentare emendamenti innocui e ritirare magari quelli pericolosi.

Al di là di questo, rivendico il fatto che l'esenzione ICI venne introdotta dal nostro Governo. Lo riteniamo un fatto di cui menare vanto, perché badate che qui ci sono colleghi molto più giovani di me, ma io sono uno di quei ragazzi cresciuti in un'Italia che forse era anche migliore di questa, quando c'era la Topolino, non c'erano palestre, né campi sportivi, e giocavamo a pallone sulla ghiaia degli oratori. (Applausi dal Gruppo LNP e dei senatori Costa e Scarpa Bonazza Buora). Non bevevamo la Coca-Cola, ma la spuma, e mangiavamo la liquirizia tagliata a stringhe che compravamo nel baretto dell'oratorio. Francamente, tassare queste attività solo per questioni di natura ideologica non mi sembra assolutamente il caso.

Noto anche che c'è una sorta di revival in quest'Aula: sembra di essere tornati ai tempi ottocenteschi con questa divisione fra clericali e anticlericali, perché è evidente che c'è una connotazione ideologica in tutto ciò.

In conclusione, voterò contro questo emendamento, ma riconosco anche che è un emendamento che riguarda più le coscienze che la politica. Quindi, il Gruppo della Lega voterà secondo coscienza, ciascun senatore regolandosi come crede. (Applausi dal Gruppo LNP e FI).

 

MONTALBANO (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MONTALBANO (Misto-CS). Presidente, mi è parso di capire negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, soprattutto dei senatori D'Onofrio, Storace e Castelli, che il rilievo, al di là di altre considerazioni assolutamente legittime, fosse rivolto alla parte dell'emendamento che recita: «e non sia rivolta a fini di lucro».

Se il ritiro di questa parte dell'emendamento fosse sufficiente a garantire il voto favorevole o la comprensione di ciò che abbiamo voluto porre all'attenzione dell'Assemblea da parte dei senatori D'Onofrio, Storace e di altri colleghi, dichiaro la mia disponibilità a cassare l'espressione «e non sia rivolta a fini di lucro» e a lasciare soltanto la parte che riguarda l'uso commerciale di quei locali.

 

PRESIDENTE. Senatore Montalbano, le chiedo una precisazione. Lei mi deve dire se mantiene l'espressione «e non sia rivolta a fini di lucro» oppure se la cancella. Non può subordinare questa seconda eventualità alla possibilità di un cambiamento di opinione politica, parlamentare e di voto da parte dei colleghi. Lei mi deve dire che cosa intende fare in qualità di titolare dell'emendamento.

 

MONTALBANO (Misto-CS). Presidente, dichiaro di cancellare la suddetta espressione e faccio appello ai colleghi affinché esprimano voto favorevole.

 

PRESIDENTE. Dall'emendamento 2.800 sarà pertanto espunta l'espressione «e non sia rivolta a fini di lucro».

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Presidente, vorrei sollevare una questione regolamentare rispetto alla sua comunicazione. Il presentatore dell'emendamento in questione lo ha riformulato. Questo vuol dire forse che l'emendamento originario s'intende decaduto e quindi riformulato? Se si intende che egli abbia rinunciato, lo faccio mio per metterlo ai voti e farlo bocciare.

Credo che dopo averne dibattuto, l'Aula abbia il diritto di votare, per evitare che ci siano trucchi rispetto a tale questione. Noi comunque voteremo contro la riformulazione, ma non vogliamo lasciar passare il principio che attraverso un trucco si possa tentare di fare rientrare dalla finestra ciò che è stato mandato via dalla porta.

Ritengo che ne abbiamo diritto, Presidente, e lo dico anche per una questione di equilibrio che riguarda lei stesso, che è tra i firmatari dell'emendamento. Evitiamo interpretazioni forzate rispetto a un emendamento che è chiarissimo. Se lo si vuole votare per parti, lo si chieda all'Aula. L'Aula si pronuncerà se è d'accordo alla votazione per parti separate, ma non credo che ciò sia più nella sola disponibilità del presentatore dell'emendamento. Sembrerebbe quasi una fuga, una ritirata spagnola, che francamente non fa onore a chi ha proposto tale emendamento.

 

STRANO (AN). Anche io mi associo.

 

PRESIDENTE. Senatore Storace, non so se si tratti di una ritirata spagnola, italiana o altro. Essendo però il senatore Montalbano il titolare dell'emendamento, egli può benissimo proporre il cambiamento di un'espressione in esso contenuta, che peraltro mantiene. Pongo quindi ai voti l'emendamento così come corretto dal senatore Montalbano. Se poi lei intende richiedere un'altra votazione, lo può fare benissimo. Il Presidente ne prenderà atto e metterà ai voti l'espressione che lei ha usato.

Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, precedentemente avanzata dal senatore Montalbano, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.800 (testo 2), presentato dal senatore Montalbano e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Lei insiste per un'altra votazione, senatore Storace?

 

STORACE (Misto-LD). Non insisto.

 

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 2.16.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.16, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori. Prego i colleghi di stare seduti e di votare ciascuno dal proprio posto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.17.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.17, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.22.

FERRARA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che siamo pregiudizialmente contrari all'ICI. Ciò è emerso con tutta evidenza nell'ultima campagna elettorale. Ricorderà che in quell'occasione gli ultimi giorni furono attraversati dal tormentone "ICI sì-ICI no".

Abbiamo ascoltato in proposito importanti dichiarazioni, come quella del sindaco Veltroni che in quel momento disse che per quanto lo riguardava a Roma avrebbe tolto questa imposta. In un primo momento si parlò di togliere, poi addirittura si ricorse ad un'espressione più violenta «eliminazione dell'ICI». Oggi vediamo questo Governo, che allora inseguì la proposta del centro-destra, sostenere di essere contro ma anche a favore dell'ICI. Ormai è diventato di moda il "maanchismo" che in questo caso è entrato nelle Aule del Parlamento con riferimento all'imposta comunale sugli immobili. A questo punto quindi sentiamo dire dal relatore, e dal Governo che si conforma al parere del relatore, di essere contro l'ICI ma di non potersi pronunciare a favore dell'eliminazione di questa imposta per problemi di copertura. In realtà quindi sono contro ma anche a favore dell'ICI.

Signor Presidente, la verità è che se il problema fosse soltanto di copertura questo Governo, che ci ha ormai abituato a provvedere altrimenti alle coperture, avrebbe potuto utilizzare altro per sostituire la nostra proposta di copertura - quella usuale di tutte le opposizioni che non possono che ricorrere a coperture standard - ricorrendo magari ad una delle sue coperture cabriolet, come quella sui ticket.

La verità è che loro sono contro l'ICI, ma anche a favore dell'ICI. L'abitudine del Governo e del centro-sinistra è di essere a favore di tutte le tasse che rilevano la proprietà. Lo sappiamo, voi siete contro la proprietà privata e quindi a favore dell'ICI e pertanto quando diminuite l'ICI rivedete gli estimi catastali perché con una mano levate e con l'altra prendete di nuovo. La vostra schizofrenia è il motivo per cui avete perso il consenso del Paese. La vostra schizofrenia fiscale è il motivo per cui proponiamo di votare questo emendamento ed insistiamo affinché con la sua approvazione si realizzi ciò che cerchiamo di fare, una vera rivoluzione nel Paese.

Senatore Giannini, ci dispiace, ma è oggi l'anniversario della Rivoluzione di ottobre. (Applausi dai Gruppi FI e LNP).

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, dichiariamo il voto favorevole su questo emendamento per la sua importanza. Con esso si determina una moratoria rispetto a quanto sta accadendo negli accatastamenti. Migliaia di lettere sono giunte ai cittadini contribuenti di Napoli e Roma perché i Comuni stanno rivedendo i classamenti con arretrati di cinque anni. Pertanto, il beneficio fiscale introdotto con questa finanziaria viene annullato dalle migliaia di lettere che stanno giungendo ai contribuenti. È assolutamente necessaria una moratoria per fare il punto della situazione.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.22, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.23.

 

BONFRISCO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BONFRISCO (FI). Signor Presidente, su questo emendamento vorrei esprimere a nome del mio Gruppo la dichiarazione di voto assai favorevole perché, a nostro avviso, l'emendamento 2.23 del senatore Eufemi entra nel vivo di una delle questioni economiche e finanziarie che destano molto allarme negli ultimi tempi, quella dei mutui. Penso che il tempo manchi in questa sede, in questa occasione per richiamare alla nostra attenzione la grande partita della crisi dei subprime che ha scosso i mercati finanziari internazionali.

Però, va da sé che dobbiamo prendere atto del fatto che il peso dei mutui sta gravando ogni oltre misura ed oltre un limite accettabile sulle famiglie italiane, soprattutto quelle che avevano sottoscritto mutui a tasso variabile e che si ritrovano oggi la spiacevole sorpresa di vedersi pretendere dalle banche rate sempre più esose e non hanno spesso la possibilità di diluire ulteriormente nel tempo il peso di queste rate. Ecco allora che l'emendamento punterebbe intanto a rivedere quell'aliquota di detrazione di imposta che dal 19 noi si propone venga portata al 27 per cento per poter godere almeno di un beneficio fiscale, così come prendiamo atto del fatto che per questo Governo la somma di 7 milioni prevista nel lontano 1972 e che oggi è tradotta in 3.500 euro è ancora il limite che segna come un argine insormontabile tale questione.

Ciò che vorrei segnalare è che, oltre alla questione dei mutui, con l'emendamento 2.23 il senatore Eufemi ha messo in evidenza un tema che il relatore prima stentava a comprendere. Quando il relatore si è chiesto la ragione di un emendamento che potesse ulteriormente agevolare il sistema fieristico italiano dal punto di vista dell'ICI, quello che suggerisco al relatore è di chiedere a qualche fiera italiana, quella di Milano ad esempio, che è certo la più importante, ma anche a quelle di Roma e di Bologna perché su di loro pesa ancora fortemente l'imposizione dell'ICI. Invece, l'agevolazione da questo punto di vista, aiuterebbe loro a sostenere quel processo di marketing tanto utile alle nostre imprese che il sistema fieristico garantisce.

 

PRESIDENTE. Devo dirle però che il suo bell'intervento e la sua argomentata dichiarazione di voto è destinata ad essere spostata all'emendamento 2.50 del senatore Eufemi, essendo estranea per materia l'emendamento al 2.23.

 

BONFRISCO (FI). Signor Presidente, la prima parte dell'intervento era sull'emendamento 2.50, ma la seconda sul 2.23.

 

PRESIDENTE. Lei ha fatto una dichiarazione a futura memoria.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, ringrazio la senatrice Bonfrisco. Questa norma è assolutamente interpretativa rispetto agli orientamenti dell'Agenzia del territorio che tende ad attrarre gli immobili adibiti a padiglioni fieristici nella categoria catastale D8. Sappiamo che questo non è un problema di centro, di destra o di sinistra. Esso riguarda Verona come Palermo, Milano come Bari, Roma come Milano. E' un problema di dare il significato giusto alle fiere che sviluppano tutto il made in Italy, l'export italiano attraverso un tessuto economico di riferimento che svolge una funzione economica. Quindi, è soltanto una norma interpretativa rispetto agli orientamenti del Ministero delle finanze.

Mi auguro che l'Aula superi gli steccati tra maggioranza e opposizione e trovi il modo di risolvere un problema che riguarda tutto il made in Italy e gli operatori delle piccole e medie imprese.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.23, presentato dal senatore Eufemi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 2.26 è stato ritirato.

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, mi è stata appena consegnata la relazione tecnica sull'intera manovra della legge finanziaria. Si tratta di una copia che riporta la data del 6 novembre, giunta alla Commissione mezz'ora fa, in data 7 novembre. La lettera di trasmissione è a firma del capo di Gabinetto del Ministero Paolo De Ioanna e le tabelle e la relazione sono firmate dalla Ragioneria generale dello Stato.

Ho il dovere di informare l'Aula che in queste tabelle, nell'ultima parte, è scritto con precisione: «Effetti da recuperare in sede di coordinamento o modifiche con emendamenti tecnici delle seguenti norme». Guarda caso, si tratta della norma sui ticket. Quindi, quest'Aula, prima di votare, deve dimostrare che ben 200 milioni di euro sono tecnicamente coperti: firmato Ragioneria generale dello Stato.

 

PRESIDENTE. Poiché il Governo non intende intervenire, passiamo alla votazione dell'emendamento 2.27.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.27, presentato dal senatore Baldassarri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.28.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.28, presentato dal senatore Baldassarri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.29.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.29, presentato dal senatore Baldassarri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.500.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.500, presentato dai senatori Turigliatto e Rossi Fernando.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.31 (testo corretto).

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.31 (testo corretto), presentato dai senatori Turigliatto e Rossi Fernando.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.34.

Senatore Martinat, c'è la richiesta di convertirlo in ordine del giorno; diversamente, il parere è contrario.

 

MARTINAT (AN). Signor Presidente, lo mantengo e chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Martinat, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.34, presentato dal senatore Martinat e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.35.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Lei chiede il voto elettronico, io invece vorrei chiedere a tutti i colleghi di stare seduti; prego i colleghi del Gruppo di Forza Italia di sedersi come stanno facendo tutti gli altri. Anche lei, senatore De Gregorio.

Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.35, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.36.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.36, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.38.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.38, presentato dal senatore Baldassarri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.45.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.45, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.46.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, mi scusi, mi sembrava che il relatore avesse detto che se l'emendamento 2.46 fosse stato trasformato in ordine del giorno il suo parere sarebbe stato favorevole.

 

PRESIDENTE. No, non era stato detto questo, perché non l'ho segnato.

 

D'ONOFRIO (UDC). Senatore Legnini, lo chiedo solo per capire se ricordo bene.

PRESIDENTE. Sospendiamo la votazione. Chiedo al relatore se si è espresso in tal senso in merito all'emendamento 2.46.

 

LEGNINI,relatore. No, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Bene, annulliamo allora la votazione precedente e la ripetiamo.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.46, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.47.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.47, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Comincioli a sedersi al proprio posto; la prego, senatore.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.48.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.48, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.50.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, chiedo il voto dell'Assemblea su questo emendamento, che affronta il problema drammatico dei mutui con un intervento certamente più incisivo di quello proposto dal Governo, che è assolutamente irrisorio. Mi auguro, quindi, che l'Assemblea si pronunci in questo senso.

 

NOVI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, capisco che questo Governo è schierato dalla parte della grande finanza e dei banchieri, ma la questione dei mutui è drammatica. Infatti, come apprendiamo anche questa mattina, le banche italiane - e sto parlando di Unicredit, al cui vertice c'è un uomo militante nel Partito democratico - fanno pagare i mutui ai cittadini italiani il 60 per cento in più di quanto facciano pagare le banche alla clientela dell'Olanda e del Belgio. È una questione morale. Mi rivolgo alla maggioranza e in particolare ai colleghi di Rifondazione Comunista e della cosiddetta sinistra radicale, che in realtà sono fiancheggiatori di questi banchieri. Come è possibile che in questo Paese si verificano questi comportamenti da parte di banchieri militanti nel Partito democratico della sinistra e, all'interno di quello schieramento, nessuno avverta l'esigenza morale di prendere le distanze da questo autentico scandalo?

Si tratta di vera e propria usura. Non è possibile che il cliente della banca che risiede in Olanda paghi all'Unicredit un interesse inferiore del 40 per cento rispetto a quello pagato dal cliente italiano. E poi venite in televisione a dire che non si arriva alla fine del mese. Dovete ringraziare Iddio che l'informazione dei media sia subalterna agli interessi del potere finanziario e delle grandi banche; che la grande stampa e la televisione siano espressione di questi poteri; che la stessa Gabanelli su RAITRE sia espressione di questi poteri, perché mente su queste cose, omette questi autentici scandali del sistema bancario italiano. (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC).

Faccio, allora, appello alla cosiddetta sinistra antagonista affinché dimostri non dico se è antagonista, ma se è almeno dalla parte della povera gente. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA).

 

STRANO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRANO (AN). Signor Presidente, riallacciandomi agli interventi precedenti vorrei manifestare il mio stupore riguardo al comportamento non di un Governo, ma di una maggioranza che sul tema dei mutui sta dimostrando un totale appiattimento sulle politiche bancarie dei grandi gruppi d'Italia; politiche che si rifanno ad una logica sostanzialmente coerente rispetto a quella adottata dal Governo sostenuto da questa maggioranza verso i grandi gruppi di riferimento, ai quali faceva cenno anche l'onorevole Novi: la stampa e la grande finanza.

Vogliamo ricordare i banchieri con i loro nomi, da Profumo ad UNIPOL, che sono inseriti nell'area della sinistra e neanche tanto del centro-sinistra e che hanno goduto di estremi vantaggi dal punto di vista politico e mediatico. Quindi, non ci stupisce che il Governo lo sia, ma ci stupisce la sensibilità di una maggioranza che, invece, dovrebbe apprezzare quanto fatto dall'opposizione, in particolare con questo emendamento del senatore Eufemi, e dalle politiche che Alleanza Nazionale svolge sui mutui in ogni parte d'Italia.

Dove sono gli animi, vicini ai lavoratori, di coloro i quali dicono di difenderli? Si ha un bel da fare oggi a propagandare posizioni contro la Chiesa in maniera vergognosa e nemmeno si capisce che invece sarebbe utile mettersi al fianco dei lavoratori, che non riescono ad arrivare non alla quarta settimana del mese, ma alla seconda, perché i mutui intervengono in maniera pesante. Cosa vogliamo fare? Vogliamo mettere in ginocchio una categoria, quella dei lavoratori italiani e dei piccoli impiegati, i quali non arrivano a pagarsi la rata di mutuo e vedranno questa loro condizione esasperata fino a perdere quel bene al quale agognano da una vita intera? In maniera vergognosa dovranno dire alla famiglia che non ce l'hanno fatta, per cui dovranno tornare nuovamente alla casa popolare o alla casa in affitto?

Dov'è la sinistra, così paladina dei difensori degli umili? Mi dispiace, ma oggi il mio amico e collega Montalbano ha condotto una battaglia ideologica che non condivido. Questa sinistra va assai pervicacemente contro l'istituto della Chiesa, che - come diceva bene un rappresentante della Lega - ci ricorda i nostri tempi giovanili, nei quali quasi tutti abbiamo calcato le spiagge o i campi dei salesiani o di altri ordini religiosi. Questa sinistra, così feroce contro questo tipo di istituzione, che tanto bene fa alla società, è altrettanto insensibile nei confronti degli umili di questa nostra stessa società.

Preannuncio quindi che esprimerò un voto favorevole all'emendamento in questione: sono certo che anche il Gruppo di Alleanza Nazionale esprimerà il suo voto in maniera adeguatamente favorevole. Invito la maggioranza - o quei suoi settori che più si rifanno, almeno a parole, al dato sociale - a prendere coscienza del grave problema dei mutui in Italia. Questo, lo ribadisco, non colpisce la grande finanza o i grandi banchieri schierati a sinistra (e a questa siamo fieri di lasciarli), ma sicuramente i piccoli cittadini, che da questa grande finanza sono fortemente lontani, per fortuna loro.

 

DI LELLO FINUOLI (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DI LELLO FINUOLI (RC-SE). Signor Presidente, vorrei intervenire sul punto, sottolineando che non è con questo emendamento che si risolve il problema. Vorrei però anche ricordare un aspetto, ovviamente a tutta l'Aula, ma anche al senatore Strano, in risposta alla sua domanda su dov'è la sinistra, cui rispondo subito.

Mi fa piacere che siano presenti il Ministro della giustizia ed un rappresentante del Ministro dell'economia.

Abbiamo formulato un emendamento, spiegando che l'aumento dei mutui sta facendo lievitare in forma vertiginosa le espropriazioni immobiliari. A questo punto, complice un alto funzionario del Ministero della giustizia, di cui non ricordo il nome, perché non ho qui le carte...

 

VALENTINO (AN). Fai mente locale!

 

DI LELLO FINUOLI (RC-SE). Si fa una convenzione di impiegati esterni ad adiuvandum i giudici delle sezioni delle espropriazioni immobiliari, si cacciano gli avventizi e i precari che lavoravano lì da dieci o quindici anni e si immette personale facente capo ad una cooperativa o una società che è espressione di un pool di banche che ha lo stesso indirizzo di domiciliazione presso l'ABI di Roma. Quindi, l'ABI ha costituito questa società, mettendo i suoi dipendenti esterni ad adiuvandum la IV sezione, per esempio, del tribunale di Roma, che si occupa di espropriazioni immobiliari, per aiutare i giudici a portare avanti le espropriazioni immobiliari.

Quindi, da una parte le banche (che ovviamente come parte attiva sono quelle che hanno più espropriazioni immobiliari) espropriano, poi mettono i propri impiegati ad aiutare i giudici a vendere queste case. È un po' come il solito cliché della banca del sangue data in appalto a Dracula.

Ebbene, abbiamo presentato un'interrogazione, firmata anche da molti altri senatori, alla quale vorremmo che i Ministri della giustizia e dell'economia e delle finanze prima o poi rispondessero, perché è veramente uno scandalo. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

BONFRISCO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

 

BONFRISCO (FI). Signor Presidente, intervengo a completamento della mia precedente dichiarazione di voto, ma soprattutto in dissenso - me lo si consenta - dal mio collega Novi, che nel suo bellissimo intervento ha citato una delle figure più importanti del nostro giornalismo d'inchiesta, in particolar modo televisivo: la dottoressa Gabanelli.

Ebbene, la giornalista Gabanelli ha recentemente portato alla luce tutta una serie di questioni molto scottanti, che riguardano i comportamenti delle banche nel nostro Paese: delle banche italiane, ma anche ed in modo particolare delle banche straniere. Nella sua straordinaria inchiesta dedicata agli swap e ai derivati ha fatto emergere e ha portato all'attenzione di tantissimi italiani un fenomeno che vorrei definire una vera e propria bomba ad orologeria, che prima o poi esploderà: forse, allora, qualcuno di questo Governo se ne accorgerà.

Ho l'impressione che questo tema possa essere esaminato da più punti di vista. Il senatore Di Lello Finuoli ne ha appena aggiunto uno particolarmente pungente e io direi doloroso, perché il Ministro della giustizia forse farebbe bene ad occuparsi di come le banche siano riuscite a penetrare anche nelle stanze del Ministero e ad "aiutare" alcuni fenomeni particolarmente odiosi di sequestri di case a famiglie e a persone non più in grado di pagarsi la rata del mutuo.

Le rate dei mutui in questo Paese sono determinate da un sistema di mercato impazzito e fuori da ogni controllo, e le banche del nostro Paese evidentemente non temono l'azione della CONSOB (che, ahimè, troppe volte si è dimostrata fin troppo manchevole da questo punto di vista, deficitaria oltre misura nei casi Parmalat e Cirio, ad esempio): ancora oggi, non solo la CONSOB, ma nemmeno questo Governo si prende cura di informarsi esattamente sulla situazione e sui possibili rimedi da porre in essere, non per aiutare, ma per difendere il diritto dei risparmiatori a non essere utilizzati come carne da cannone dalle nostre banche e, peggio ancora, dalle banche straniere.

Dunque, non solo rivolgo un appello a quelle parti della sinistra che hanno sinceramente e autenticamente più a cuore i destini degli uomini e delle donne di questo Paese, ma mi spingo a dire che evidentemente questo Governo è espressione di quelle banche e il caso posto da questo emendamento ne è solo un pallido esempio. Vedremo certo una performance migliore di questo Governo quando affronteremo l'emendamento sui derivati e sugli swap che, in barba ad ogni regola internazionale, sono stati venduti da chi sapeva di vendere merce avariata a tanti Comuni del nostro Paese. Ciò sta riducendo molti Comuni ed alcune Regioni sull'orlo di un fallimento che avviene sotto gli occhi inconsapevoli di tanti di noi, ma certamente con la complicità di questo Governo. (Applausi dal Gruppo FI).

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, il nostro Gruppo voterà con convinzione contro questo emendamento.

Sul punto che riguarda la sofferenza vera che c'è tra tutti coloro che hanno un mutuo prima casa già in sede di Commissione bilancio abbiamo approvato un primo intervento - accogliendo un emendamento del senatore D'Amico - certo molto limitato ma significativo, aumentando del 10 per cento la detrazione per il mutuo prima casa. Si tratta di una scelta di particolare significato, soprattutto se si pensa - signor Presidente, forse questo non è sufficientemente noto - che quella detrazione è ferma nella sua entità, nella cifra che la determina, da più di dieci anni. Abbiamo attraversato questo lungo periodo sempre lasciando ferma quella detrazione, adesso, sarà anche poco, ma portare in aumento la detrazione e per le famiglie in sofferenza per il mutuo prima casa è un aiuto significativo.

Riconosco, però, che si può e, a mio giudizio, si deve fare una seconda cosa (l'iter della finanziaria non è terminato e credo che un impegno politico in questo senso la maggioranza lo potrebbe e lo dovrebbe prendere): non approvare un emendamento come quello al nostro esame, che certamente ha una portata finanziaria al di sopra delle possibilità che a questo punto dell'esame della legge finanziaria ci sono, ma intervenire - magari nella lettura della Camera invece di quella del Senato - sul punto che riguarda la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile, a condizione date e cercando di coinvolgere le banche, nel senso di trasformarli in mutui a tasso fisso. È chiaro che l'operazione presenta un onere dal punto di vista delle banche; potrebbe esserci un intervento legislativo volto a concorrere a creare le condizioni perché questa diffusa trasformazione dei mutui a tasso variabile in mutui a tasso fisso possa avvenire, senza criminalizzare nessuno, nemmeno le banche, ma anche riconoscendo che c'è un problema molto serio che si è aperto con la crisi dei mutui subprime e bisogna in qualche misura farcene carico.

Un primo passo lo abbiamo fatto, un secondo a mio parere si potrebbe fare; l'entità dal passo che ci propone l'emendamento è troppo grande e con sincerità e tranquillità registriamo il nostro dissenso sul fatto che si possa decidere già oggi in questo momento nel senso ivi proposto.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Ricordo ai colleghi che siamo in sede di dichiarazioni di voto, non in discussione generale, che abbiamo già svolto, e neanche in sede di illustrazione degli emendamenti.

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Signor Presidente, recentemente abbiamo costituito un movimento politico che, rispetto alle valutazioni e all'analisi della sinistra storica, introduce un elemento dirimente nelle questioni di questi anni. Sono infatti venti anni che il costo del denaro è superiore all'inflazione e ciò ha sottratto enormi risorse finanziarie alle imprese e ai lavoratori.

Le banche rappresentano, non solo nel nostro Paese, il vero ostacolo allo sviluppo della democrazia reale con il loro potere sull'informazione, sulla politica e sull'economia, perché il nemico dell'artigiano non è il suo lavoratore e il nemico del lavoratore non è l'artigiano, ma tutti e due hanno la banca che li strozza.

Dal punto di vista della nostra analisi l'emendamento in esame può far sorgere qualche dubbio in merito al fatto che è lo Stato che interviene per sostenere un cittadino che ha contratto un mutuo, ma il profitto della banca rimane inalterato. Bisognerebbe andare nella direzione che indicava il senatore Morando, cioè che quel tasso variabile diventi un tasso fisso e non ci sia tutto il costo a carico del pubblico.

Tuttavia, mentre aspettiamo, l'erba cresce. Ieri è stata occupata la sede dell'ABI da centinaia di cittadini sfrattati perché non riescono più a pagare i mutui. Io stesso ho acceso un mutuo nel dicembre 2005 ad 800 euro mensili che ora sono diventati 1.050 euro. Per me non è un problema, ma per tanti lavoratori si tratta di un problema incredibile.

Chi governa e rappresenta in Parlamento il Paese può chiamare i poveri incapienti e ridere del raddoppio che consente loro un minimo di sopravvivenza in più rispetto ai problemi, non della terza settimana, ma delle ventiquattro ore. Non c'è da ridere sul raddoppio agli incapienti, così come non c'è da ridere per le migliaia di persone in Italia - si calcola 240.000 famiglie - che non riescono più a pagare i mutui.

Quindi, esprimerò un voto favorevole sull'emendamento 2.50, così come sarei pronto a votare a favore di scelte del Governo che andassero a modificare i tassi da variabili a fissi. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, voteremo l'emendamento 2.50 perché dobbiamo andare al di là di quanto fatto dal Governo con la finanziaria in esame. Vorrei, però, inserire un elemento di riflessione. Stiamo parlando delle banche: vorrei chiedere, quindi, di renderci conto del rischio che alcune banche stanno correndo negli ultimi mesi.

Un'importante banca come Banca Intesa si sta comprando quella "ciofeca" - chiedo scusa per il termine - dell'Alitalia; sta acquistando l'Alitalia mettendo ovviamente a rischio il capitale. Vorrei sapere se qualcuno si pone il problema di chi pagherà il rischio dell'acquisto dell'Alitalia; vorrei capire se lo pagheranno le varie persone che hanno contratto il mutuo, le cui case saranno sotto sequestro, o se lo pagherà Pantalone. Mi sembra che nello statuto e nella ragione sociale delle banche non vi sia fare industria.

Capisco che determinate persone delle banche votino per l'Ulivo, ma c'è un silenzio assordante anche di CONSOB e della Banca d'Italia. All'amico Rossi sottolineo che la prossima volta, oltre ad occupare l'ABI, bisognerebbe occupare Bankitalia e magari anche la Consob. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Carrara).

 

BRUTTI Paolo (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BRUTTI Paolo (SDSE). Signor Presidente, ho ascoltato le istanze presentate nei vari interventi, anche quelle del senatore Fernando Rossi. Vorrei, però, che si leggesse il testo dell'emendamento 2.50, cui noi facciamo riferimento. In questo emendamento, infatti, non c'è nulla di tutto quello che è stato evidenziato dai colleghi: se la proposta emendativa in esame servisse realmente ad impedire la crescita oltre misura dei tassi di interesse variabile dei mutui non avrei alcuno ostacolo a votare a favore; qui, invece, si afferma semplicemente che, in riferimento ai mutui accesi a far data dal 1° gennaio 2005, dall'imposta lorda del contribuente si detrae un importo pari al 27 per cento degli oneri sostenuti a seguito del pagamento degli interessi passivi.

Si tratta di una pura e semplice detrazione di imposta di una quota degli interessi passivi. Dunque, è una misura ininfluente rispetto all'obiettivo di ridurre i tassi di interesse ed anche - se posso esprimere la mia opinione fino in fondo - agevolativa dei tassi estorsivi delle banche; infatti, si fa carico allo Stato di dare un po' ai contribuenti per pagare quei tassi di interesse.

Per tale motivo, esprimerò decisamente un voto contrario sull'emendamento 2.50 ed invito gli altri colleghi a non cadere nella trappola che è stata qui identificata. (Applausi dai Gruppi SDSE e RC-SE e del senatore D'Ambrosio).

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, volevo solo osservare che alcune delle cose indicate adesso dal senatore Morando erano contenute in emendamenti dell'opposizione e, in particolare, del senatore Eufemi, quelli cioè che tendevano a rendere applicabile ciò che, pur previsto dalla legge Bersani, è fermo su un binario morto, ossia la portabilità dei muti. Non si capisce perché la maggioranza abbia bocciato questo emendamento in Commissione. A questo punto anche le parole del presidente Morando assumono un'altra valenza e non sembrano essere così suggestive di un comportamento virtuoso come invece apparirebbero.

Dichiaro il voto favorevole sull'emendamento in esame.

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, solo alcune rapide precisazioni sulla totale presa in giro fatta con questa finanziaria nei confronti degli italiani per quanto riguarda il caro-mutui.

Il presidente Morando ha ricordato che il Governo e la maggioranza hanno proposto di aumentare di 300 euro il limite di deducibilità degli interessi (portandolo da circa 3.700 euro a circa 4.000 euro), un'entità ridicola rispetto all'incremento delle rate che le famiglie stanno subendo. Giustamente il presidente Morando ha sottolineato che questo tetto di circa 3.700 euro era fermo da dieci anni. Ma il presidente Morando sa meglio di noi che un tetto fisso, quando i tassi d'interesse scendono, significa un sostegno maggiore alle famiglie che debbono pagare il mutuo. Quindi è questo, presidente Morando il momento di dimostrare il sostegno agli italiani, perché è questo il momento nel quale i tassi di interesse salgono (Applausi dal Gruppo AN e della senatrice Bonfrisco). Aumentare in questo momento di un importo ridicolo il tetto è francamente una presa in giro.

Il problema è che vi dovete arrampicare sugli specchi rispetto al dato di fatto, emerso più volte in quest'Aula, anche in questa finanziaria (faccio riferimento anche alla misura sull'IRES), che le vostre manovre sono a vantaggio dei grandi gruppi, delle grandi banche e delle finanza e che vi dimenticate delle famiglie normali e dei lavoratori che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Questa è la verità politica che emerge dal vostro comportamento.

In conclusione, dichiaro il voto favorevole sull'emendamento in esame. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

 

PRESIDENTE. Altri colleghi chiedono di intervenire in dichiarazione di voto, ma siamo ormai giunti alle ore 14, quindi concludiamo qui i nostri lavori.

Rinvio pertanto il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.


Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (1817)

 

 

ARTICOLO 1 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

TITOLO I

DISPOSIZIONI DI CARATTERE FINANZIARIO

Capo I

RISULTATI DIFFERENZIALI

 

Art. 1.

Approvato

(Risultati differenziali del bilancio dello Stato)

1. Per l'anno 2008, il livello massimo del saldo netto da finanziare è determinato in termini di competenza in 34.000 milioni di euro, al netto di 9.905 milioni di euro per regolazioni debitorie. Tenuto conto delle operazioni di rimborso di prestiti, il livello massimo del ricorso al mercato finanziario di cui all'articolo 11 della legge 5 agosto 1978, n.468, e successive modificazioni, ivi compreso l'indebitamento all'estero per un importo complessivo non superiore a 4.000 milioni di euro relativo ad interventi non considerati nel bilancio di previsione per il 2008, è fissato, in termini di competenza, in 245.000 milioni di euro per l'anno finanziario 2008.

2. Per gli anni 2009 e 2010, il livello massimo del saldo netto da finanziare del bilancio pluriennale a legislazione vigente, tenuto conto degli effetti della presente legge, è determinato, rispettivamente, in 31.000 milioni di euro ed in 11.000 milioni di euro, al netto di 9.050 milioni di euro per gli anni 2009 e 3.150 milioni di euro per l'anno 2010, per le regolazioni debitorie; il livello massimo del ricorso al mercato è determinato, rispettivamente, in 230.000 milioni di euro ed in 215.000 milioni di euro. Per il bilancio programmatico degli anni 2009 e 2010, il livello massimo del saldo netto da finanziare è determinato, rispettivamente, in 16.000 milioni di euro ed in 8.000 milioni di euro ed il livello massimo del ricorso al mercato è determinato, rispettivamente, in 215.000 milioni di euro ed in 212.000 milioni di euro.

3. I livelli del ricorso al mercato di cui ai commi 1 e 2 si intendono al netto delle operazioni effettuate al fine di rimborsare prima della scadenza o ristrutturare passività preesistenti con ammortamento a carico dello Stato.

4. Le maggiori entrate tributarie che si realizzassero nel 2008 rispetto alle previsioni sono prioritariamente destinate a realizzare gli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e sui saldi di finanza pubblica definiti dal Documento diprogrammazione economico-finanziaria 2008-2011. In quanto eccedenti rispetto a tali obiettivi, le eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale sono destinate, qualora permanenti, prioritariamente, nel 2008, a riduzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti, a partire dalle fasce di reddito più basse, ed alla elevazione, anche per fasce, della quota di detrazione per spese di produzione del reddito, salvo che si renda necessario assicurare la copertura finanziaria di interventi urgenti ed imprevisti necessari per fronteggiare calamità naturali ovvero improrogabili esigenze connesse con la tutela della sicurezza del Paese.

EMENDAMENTI

 

1.2

DEL PENNINO

Respinto

Sostituire il comma 4 con il seguente:

«4. Le entrate tributarie dello Stato per il 2008 restano determinate, secondo quanto previsto dall'allegato 8 del presente disegno di legge, in 425.708 milioni. Le maggiori entrate tributarie che si realizzassero nello stesso esercizio sono prioritariamente destinate a realizzare gli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e sui saldi di finanza pubblica definiti dal Documento di programmazione economico-finanziaria 2008 - 2011. In quanto eccedenti rispetto a tali obiettivi, confluiscono, in sede di assestamento di bilancio, in un apposito fondo, denominato "Fondo per il giusto indennizzo fiscale", da destinare, con successivi provvedimenti, esclusivamente al taglio lineare dell'IRPEF e dell'IRES, al fine di restituire ai contribuenti quanto versato in eccedenza, rispetto alle prescrizioni di leggi; salvo che si renda necessario assicurare la copertura finanziaria di interventi urgenti ed imprevisti necessari per fronteggiare calamità naturali ovvero improrogabili esigenze connesse con la tutela della sicurezza del Paese».

 

1.800

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Respinto

Al comma 4, sostituire le parole: «,a partire dalle fasce di reddito più basse, e dalla elevazione, anche per fasce, della quota di detrazione per spese di produzione del reddito» con le seguenti: «e autonomi».

 

ARTICOLO 2 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

TITOLO II

DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ENTRATA

 

Art. 2.

(Riduzione della pressione fiscale)

1. All'articolo 8 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.504, dopo il comma 2 sono inseriti i seguenti:

«2-bis. Dall'imposta dovuta per l'unità immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo si detrae un ulteriore importo pari all'1,33 per mille della base imponibile di cui all'articolo 5. L'ulteriore detrazione, comunque non superiore a 200 euro, viene fruita fino a concorrenza del suo ammontare ed è rapportata al periodo dell'anno durante il quale si protrae la destinazione di abitazione principale. Se l'unità immobiliare è adibita ad abitazione principale da più soggetti passivi, la detrazione spetta a ciascuno di essi proporzionalmente alla quota per la quale la destinazione medesima si verifica.

2-ter. L'ulteriore detrazione di cui al comma 2-bis si applica a tutte le abitazioni ad eccezione di quelle di categoria A1, A8 e A9».

2. La minore imposta che deriva dall'applicazione del comma 1 è rimborsata, con oneri a carico del bilancio dello Stato, ai singoli comuni. Il trasferimento compensativo è erogato per una quota pari al 50 per cento dell'ammontare riconosciuto in via previsionale a ciascun comune entro e non oltre il 16 giugno e per il restante 50 per cento entro e non oltre il 16 dicembre dell'anno di applicazione del beneficio. Gli eventuali conguagli sono effettuati entro il 31 maggio dell'anno successivo. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministeri dell'interno e per gli affari regionali e le autonomie locali, d'intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, da emanarsi entro 180 giorni, sono stabilite le modalità con le quali possono essere determinati conguagli sulle somme trasferite per effetto del presente comma.

3. In relazione alle competenze attribuite alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano in materia di finanza locale, i rimborsi di cui al comma 2 sono disposti a favore dei citati enti, che provvedono all'attribuzione delle quote dovute ai comuni compresi nei rispettivi territori, nel rispetto degli statuti speciali e delle relative norme di attuazione.

4. All'articolo 16 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1 è premesso il seguente:

«01. Ai soggetti titolari di contratti di locazione di unità immobiliari adibite ad abitazione principale, stipulati o rinnovati ai sensi della legge 9 dicembre 1998, n.431, spetta una detrazione complessivamente pari a:

a) euro 300, se il reddito complessivo non supera euro 15.493,71;

b) euro 150, se il reddito complessivo supera euro 15.493,71 ma non euro 30.987,41.»;

b) al comma 1, le parole: «, rapportata al periodo dell'anno durante il quale sussiste tale destinazione, nei seguenti importi:» sono sostituite dalle seguenti: «complessivamente pari a:»;

c) al comma 1-bis, alinea, sono apportate le seguenti modificazioni:

1) le parole: «A favore dei» sono sostituite dalla seguente: «Ai»;

2) le parole: «qualunque tipo di contratto» sono sostituite dalla seguente: «contratti»;

3) le parole: «, rapportata al periodo dell'anno durante il quale sussiste tale destinazione, nei seguenti importi:» sono sostituite dalle seguenti: «complessivamente pari a:»;

d) dopo il comma 1-bis sono aggiunti i seguenti:

«1-ter. Ai giovani di età compresa fra i 20 e i 30 anni, che stipulano un contratto di locazione ai sensi della legge 9 dicembre 1998, n.431, per l'unità immobiliare da destinare a propria abitazione principale, sempre che la stessa sia diversa dall'abitazione principale dei genitori o di coloro cui sono affidati dagli organi competenti ai sensi di legge, spetta per i primi tre anni la detrazione di cui al comma 1-bis, lettera a), alle condizioni ivi previste.

1-quater. Le detrazioni di cui ai commi da 01 a 1-ter, da ripartire tra gli aventi diritto, non sono tra loro cumulabili e il contribuente ha diritto, a sua scelta, di fruire della detrazione più favorevole.

1-quinquies. Le detrazioni di cui ai commi da 01 a 1-ter sono rapportate al periodo dell'anno durante il quale l'unità immobiliare locata è adibita ad abitazione principale. Per abitazione principale si intende quella nella quale il soggetto titolare del contratto di locazione o i suoi familiari dimorano abitualmente.

1-sexies. Qualora la detrazione spettante sia di ammontare superiore all'imposta lorda diminuita, nell'ordine, delle detrazioni di cui agli articoli 12 e 13, è riconosciuto un ammontare pari alla quota di detrazione che non ha trovato capienza nella predetta imposta. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono stabilite le modalità per l'attribuzione del predetto ammontare».

5. Le disposizioni di cui all'articolo 16 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, come modificato dal comma 4 del presente articolo, producono effetti a decorrere dal periodo di imposta 2007.

6. All'articolo 13 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 5, alinea, dopo le parole: «lettere e), f), g), h) e i),» sono inserite le seguenti: «ad esclusione di quelli derivanti dagli assegni periodici indicati nell'articolo 10, comma 1, lettera c), fra gli oneri deducibili,»;

b) dopo il comma 5 è inserito il seguente:

«5-bis. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono redditi derivanti dagli assegni periodici indicati fra gli oneri deducibili nell'articolo 10, comma 1, lettera c), spetta una detrazione dall'imposta lorda, non cumulabile con quelle previste dai commi 1, 2, 3, 4 e 5, in misura pari a quelle di cui al comma 3, non rapportate ad alcun periodo nell'anno».

7. Le disposizioni di cui al comma 6 si applicano a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007.

8. All'articolo 11 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni, dopo il comma 2 è inserito il seguente:

«2-bis. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono soltanto redditi fondiari di cui all'articolo 25 di importo complessivo non superiore a 500 euro, l'imposta non è dovuta».

9. La disposizione di cui al comma 8 si applica a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007.

10. Al citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 12, dopo il comma 4 è aggiunto il seguente:

«4-bis. Ai fini del comma 1 il reddito complessivo è assunto al netto del reddito dell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale e di quello delle relative pertinenze di cui all'articolo 10, comma 3-bis.»;

b) all'articolo 13, dopo il comma 6 è aggiunto il seguente:

«6-bis. Ai fini del presente articolo il reddito complessivo è assunto al netto del reddito dell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale e di quello delle relative pertinenze di cui all'articolo 10, comma 3-bis».

11. Le disposizioni di cui al comma 10 si applicano a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007.

12. Sono prorogate per gli anni 2008, 2009 e 2010, per una quota pari al 36 per cento delle spese sostenute, nei limiti di 48.000 euro per unità immobiliare, ferme restando le altre condizioni ivi previste, le agevolazioni tributarie in materia di recupero del patrimonio edilizio relative:

a) agli interventi di cui all'articolo 2, comma 5, della legge 27 dicembre 2002, n.289, e successive modificazioni, per le spese sostenute dal 1º gennaio 2008 al 31 dicembre 2010;

b) agli interventi di cui all'articolo 9, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n.448, nel testo vigente al 31 dicembre 2003, eseguiti dal 1º gennaio 2008 al 31 dicembre 2010 dai soggetti ivi indicati che provvedano alla successiva alienazione o assegnazione dell'immobile entro il 30 giugno 2011.

13. È prorogata per gli anni 2008, 2009 e 2010, nella misura e alle condizioni ivi previste, l'agevolazione tributaria in materia di recupero del patrimonio edilizio relativa alle prestazioni di cui all'articolo 7, comma 1, lettera b), della legge 23 dicembre 1999, n.488, fatturate dal 1º gennaio 2008.

14. Le agevolazioni fiscali di cui al comma 12 spettano a condizione che il costo della relativa manodopera sia evidenziato in fattura.

15. Le disposizioni di cui all'articolo 1, commi da 344 a 347, della legge 27 dicembre 2006, n.296, si applicano, nella misura e alle condizioni ivi previste, anche alle spese sostenute entro il 31 dicembre 2010.

16. Le disposizioni di cui all'articolo 1, commi da 344 a 347, nonché commi 353, 358 e 359 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono applicate secondo quanto disposto dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 19 febbraio 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 2007, recante disposizioni in materia di detrazioni per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente. Sono corrispondentemente ridotte le assegnazioni per il 2007 disposte dal CIPE a favore degli interventi di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1992, n. 488, a valere sul Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con proprio decreto le necessarie variazioni di bilancio.

17. La tabella 3 allegata alla legge 27 dicembre 2006, n. 296, è sostituita, con effiacia dal 1º gennaio 2007 dalla seguente:

«Tabella 3

(Art. 1, comma 345)

Zona climatica

Strutture opache verticali

Strutture opache orizzontali

Finestre comprensive di infissi

Coperture

Pavimenti

A

0,72

0,42

0,74

5,0

B

0,54

0,42

0,55

3,6

C

0,46

0,42

0,49

3,0

D

0,40

0,35

0,41

2,8

E

0,37

0,32

0,38

2,5

F

0,35

0,31

0,36

2,2

 

18. Ai fini di quanto disposto al comma 15:

a) i valori limite di fabbisogno di energia primaria annuo per la climatizzazione invernale ai fini dell'applicazione del comma 344 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e i valori di trasmittanza termica ai fini dell'applicazione del comma 345 del medesimo articolo 1 sono definiti con decreto del Ministro dello sviluppo economico entro il 28 febbraio 2008;

b) per tutti gli interventi la detrazione può essere ripartita in un numero di quote annuali di pari importo non inferiore a tre e non superiore a dieci, a scelta irrevocabile del contribuente, operata all'atto della prima detrazione;

c) per gli interventi di cui al comma 345 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, limitatamente alla sostituzione di finestre comprensive di infissi in singole unità immobiliari, e al comma 346 del medesimo articolo 1, non è richiesta la documentazione di cui all'articolo 1, comma 348, lettera b), della medesima legge 27 dicembre 2006, n.296.

19. Nel testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n.131, all'articolo 1 della Tariffa, parte prima, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Se il trasferimento ha per oggetto immobili compresi in piani urbanistici particolareggiati diretti all'attuazione dei programmi di edilizia residenziale comunque denominati, a condizione che l'intervento cui è finalizzato il trasferimento venga completato entro cinque anni dalla stipula dell'atto: 1 per cento».

20. All'articolo 1-bis della Tariffa annessa al testo unico delle disposizioni concernenti le imposte ipotecaria e catastale, di cui al decreto legislativo 31 ottobre 1990, n.347, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, ovvero che importano il trasferimento di proprietà, la costituzione o il trasferimento di diritti immobiliari attinenti ad immobili compresi in piani urbanistici particolareggiati diretti all'attuazione dei programmi di edilizia residenziale comunque denominati».

21. All'articolo 36 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248, e successive modificazioni, il comma 15 è abrogato.

22. Le disposizioni di cui ai commi 19, 20 e 21 si applicano agli atti pubblici formati, agli atti giudiziari pubblicati o emanati, alle scritture private autenticate poste in essere a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, nonché alle scritture private non autenticate presentate per la registrazione a decorrere dalla stessa data.

23. L'articolo 8 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, è sostituito dal seguente:

«Art. 8. - (Determinazione del reddito complessivo). - 1. Il reddito complessivo si determina sommando i redditi di ogni categoria che concorrono a formarlo e sottraendo le perdite derivanti dall'esercizio di imprese commerciali di cui all'articolo 66 e quelle derivanti dall'esercizio di arti e professioni. Non concorrono a formare il reddito complessivo dei percipienti i compensi non ammessi in deduzione ai sensi dell'articolo 60.

2. Le perdite delle società in nome collettivo ed in accomandita semplice di cui all'articolo 5, nonché quelle delle società semplici e delle associazioni di cui allo stesso articolo derivanti dall'esercizio di arti e professioni, si sottraggono per ciascun socio o associato nella proporzione stabilita dall'articolo 5. Per le perdite della società in accomandita semplice che eccedono l'ammontare del capitale sociale la presente disposizione si applica nei soli confronti dei soci accomandatari.

3. Le perdite derivanti dall'esercizio di imprese commerciali e quelle derivanti dalla partecipazione in società in nome collettivo e in accomandita semplice sono computate in diminuzione dai relativi redditi conseguiti nei periodi di imposta e per la differenza nei successivi, ma non oltre il quinto, per l'intero importo che trova capienza in essi. La presente disposizione non si applica per le perdite determinate a norma dell'articolo 66. Si applicano le disposizioni dell'articolo 84, comma 2, e, limitatamente alle società in nome collettivo ed in accomandita semplice, quelle di cui al comma 3 del medesimo articolo 84».

24. Le disposizioni di cui al comma 23 hanno effetto con decorrenza dal periodo d'imposta in corso al 1º gennaio 2008.

25. All'articolo 3, comma 4-ter, del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta sulle successioni e donazioni, di cui al decreto legislativo 31 ottobre 1990, n.346, e successive modificazioni, dopo le parole: «a favore dei discendenti» sono inserite le seguenti: «e del coniuge».

 

EMENDAMENTI

 

2.3

ANGIUS, BARBIERI, MONTALBANO

Ritirato

Sostituire i commi da 1 a 4 con il seguente:

«1. Le detrazioni di cui all'articolo 1, comma 6, lettera d), della legge 27 dicembre 2006 numero 296, sono aumentate del cinquanta per cento. I risultanti importi sono definiti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze da emanarsi entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge».

 

2.5

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO, AZZOLLINI, FRANCO PAOLO

Respinto

Sostituire il comma 1 con il seguente:

«1. Al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, articolo 7, comma 1, dopo la lettera a) è inserita la seguente:

"a-bis) gli immobili che costituiscono l'abitazione principale di un nucleo familiare, comunque composto. Lo Stato rimborsa i comuni per le minori entrate derivanti dall'applicazione della presente disposizione».

Conseguentemente il comma 2 è soppresso.

Conseguentemente ai maggiori oneri e alle minori entrate derivanti dalle precedenti disposizioni si provvede ai sensi delle misure disposte qui di seguito:

«1. Ai maggiori oneri e alle minori entrate derivanti dalle disposizioni di cui alla presente legge si provvede ai sensi delle misure disposte nel presente articolo.

2. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera a), dopo le parole: "decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228,", sono inserite le seguenti: "e per la quota del 40 per cento degli utili netti annuali";

b) alla lettera b), le parole: "per la quota del 30 per cento" sono sostituite dalle seguenti: "per la quota del 60 per cento".

3. Le disposizioni di cui al comma 2, si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso al 1º gennaio 2007 anche con riguardo all'acconto dovuto per il medesimo periodo di imposta. A tal fine si provvede, entro il 15 dicembre 2007, all'integrazione degli acconti eventualmente già versati.

4. I compensi per i centri di assistenza fiscale (CAF) di cui all'articolo 38 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni, sono ridotti del 40 per cento.

5. Sono abilitati a costituire un centro di assistenza fiscale tutti i soggetti, pubblici e privati.

6. Sono ridotti del 5 per cento del loro ammontare tutti gli stanziamenti di spesa corrente del bilancio dello Stato, con esclusione dei soli stanziamenti determinati direttamente per legge, della spesa obbligatoria e degli interessi sui titoli del debito pubblico, intendendosi corrispondentemente ridotte le relative autorizzazioni di spesa. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».

Ridurre del 90 per cento dell'importo in Tabella A.

Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«1-bis. L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.6

BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Respinto

Sostituire il comma 1 con il seguente:

«1. Dopo l'articolo 13-ter del decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è inserito il seguente:

«Art. 13-quater.

(Detrazione per l'imposta comunale sugli immobili)

1. Dall'imposta lorda si detrae interamente l'imposta comunale sugli immobili relativa all'unità immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo, intendendosi per abitazione principale quella presso la quale il soggetto passivo, che la possiede a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale, ha stabilito la propria residenza anagrafica e nella quale dimora abitualmente con i suoi familiari».

Sopprimere il comma 2.

Conseguentemente sopprimere:

all'articolo 2, i commi da 3 a 20; l'articolo 3; l'articolo 4; l'articolo 5; l'articolo 6, comma 7; l'articolo 7; l'articolo 33, commi 9 e 10; l'articolo 22, comma 1; l'articolo 73; l'articolo 93, commi 4, 9, 12, 13, 14, 15, 16, 17; l'articolo 95, commi 1, 7, 11; l'articolo 20, comma 3; l'articolo 21, comma 1; l'articolo 25, comma 1; l'articolo 26, comma 1; l'articolo 27, commi, 2 e 3; l'articolo 52, comma 1; l'articolo 10; l'articolo 22, commi 2 e 4; l'articolo 51, comma 1; l'articolo 79, comma 1; l'articolo 28, comma 1; l'articolo 34, comma 20; l'articolo 57, comma 1; l'articolo 62; l'articolo 42, comma 1; l'articolo 19, commi 4 e 7; l'articolo 17, commi 2 e 3; l'articolo 43, comma 2; l'articolo 34, comma 19; l'articolo 38, comma 4; l'articolo 53, comma 1; l'articolo 55, comma 1; l'articolo 63, comma 1; l'articolo 68, commi 1 e 2; l'articolo 71, comma 1; l'articolo 72, commi 1, 3 e 4; l'articolo 84, commi 1 e 2; l'articolo 54, comma 5; l'articolo 92, commi da 5 a 8; l'articolo 50, comma 1.

All'articolo 74, comma 9, sostituire le frasi: «500 milioni di euro», «700 milioni di euro» e «900 milioni di euro» rispettivamente con le frasi: «1.500 milioni di euro», «1.700 milioni di euro» e «1.900 milioni di euro».

 

2.9

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Al comma 1, capoverso 2-bis, il secondo periodo è così sostituito: «L'ulteriore detrazione è comunque non superiore a 100 euro se l'unità immobiliare è adibita ad abitazione principale da un solo soggetto passivo e a 300 euro se l'unità immobiliare è adibita ad abitazione principale da più soggetti passivi. La detrazione viene fruita fino a concorrenza del suo ammontare ed è rapportata ad periodo dell'anno durante il quale si protrae la destinazione di abitazione principale».

Conseguentemente le dotazioni di parte corrente indicate nella tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008, una minore spesa annua di 500 milioni di euro.

 

2.10

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Respinto

Al comma 1, capoverso 2-bis aggiungere, in fine, il seguente periodo: «il limite di 200 euro può essere aumentato di 50 euro per ogni persona a carico convivente e non proprietario di quote dell'abitazione medesima».

Al capoverso 2-ter aggiungere, in fine, il seguente periodo: «tale reddito è aumentato di 10.000 euro per ogni persona a carico e abitante nella medesima abitazione».

Conseguentemente ridurre del 5% tutte le rubriche di parte corrente dell'allegata tab. C per gli anni 2008, 2009 e 2010.

 

2.14

EUFEMI

Ritirato

Al comma 1 aggiungere infine: «Tale limite viene elevato di 5.000 euro per ogni familiare a carico oltre il quarto».

Conseguentemente, alla tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3 per cento per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

2.800

MONTALBANO, BARBIERI, ANGIUS

V. testo 2

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis) all'articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.504, aggiungere, alla fine le seguenti parole: "l'esercizio di un'attività commerciale, anche nel caso in cui abbia carattere accessorio rispetto alle finalità istituzionali dei soggetti e non sia rivolta a fini di lucro, comporta la decadenza dal beneficio dell'esenzione d'imposta relativamente alle superfici impegnate da tali attività; l'estensione di tali superfici è rilevata dal comune di appartenenza".

Il comma 2-bis dell'articolo 7 del decreto-legge 30 settembre 2005, n.203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n.248, come sostituito dall'articolo 39 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248, è abrogato».

 

2.800 (testo 2)

MONTALBANO, BARBIERI, ANGIUS

Respinto

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis) all'articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.504, aggiungere, alla fine le seguenti parole: "l'esercizio di un'attività commerciale, anche nel caso in cui abbia carattere accessorio rispetto alle finalità istituzionali dei soggetti, comporta la decadenza dal beneficio dell'esenzione d'imposta relativamente alle superfici impegnate da tali attività; l'estensione di tali superfici è rilevata dal comune di appartenenza".

Il comma 2-bis dell'articolo 7 del decreto-legge 30 settembre 2005, n.203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n.248, come sostituito dall'articolo 39 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248, è abrogato».

 

2.16

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Respinto

Dopo il comma 2, inserire il seguente:

«2-bis. la tabella 1 di cui al comma 11 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2007, n.296, è sostituita dalla seguente:

 

Numero di componenti il nucleo familiare oltre i genitori o il genitore

Importo annuale dell'assegno

1 componente oltre i genitori o il genitore

Fino a 15.000 euro

4.950 euro

Oltre 15.000 e fino a 20.000 euro

4.252,68 euro

Oltre 20.000 e fino a 28.000 euro

2.857,68 euro

Oltre 28.000 e fino a 40.000 euro

1.681,56 euro

Oltre 40.000 e fino a 55.000 euro

1.501,56 euro

Oltre 55.000 e fino a 65.000 euro

466,56 euro

 

2 componenti oltre i genitori o il genitore

 

Fino a 15.000 euro

7.749,96 euro

Oltre 15.000 e fino a 20.000 euro

6.937,56 euro

Oltre 20.000 e fino a 28.000 euro

5.312,40 euro

Oltre 28.000 e fino a 40.000 euro

2.712,60 euro

Oltre 40.000 e fino a 55.000 euro

2.139,96 euro

Oltre 55.000 e fino a 65.000 euro

977,40 euro

Oltre 65.000 e fino a 75.000 euro

202.56 euro

3 componenti oltre i genitori o il genitore

 

Fino a 15.000 euro

11.250 euro

Oltre 15.000 e fino a 20.000 euro

10.531,20 euro

Oltre 20.000 e tino a 28.000 euro

9.093,96 euro

Oltre 28.000 e fino a 40.000 euro

6.793,80 euro

Oltre 40.000 e fino a 55.000 euro

4.682,16 euro

Oltre 55.000 e fino a 65.000 euro

2.882,16 euro

Oltre 65.000 e fino a 75.000 euro

1.682,16 euro

Oltre 75.000 e fino a 85.000 euro

482,16 euro

 

4 componenti oltre i genitori o il genitore

 

Fino a 15.000 euro

15.000 euro

Oltre 15.000 e fino a 20.000 euro

14.312,40 euro

Oltre 20.000 e fino a 28.000 euro

14.062,56 euro

Oltre 28.000 e fino a 40.000 euro

12.141,36 euro

Oltre 40.000 e fino a 55.000 euro

8.103,96 euro

Oltre 55.000 e fino a 65.000 euro

4.104 euro

Oltre 65.000 e fino a 75.000 euro

2.553,96 euro

Oltre 75.000 e fino a 85.000 euro

1.004,16 euro

 

 

Conseguentemente, all'onere derivante dall'attuazione della presente disposizione si provvede a carico del Fondo per le politiche per la famiglia, istituito ai sensi dell'articolo 19 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248 e conseguentemente, alle minori entrate/maggiori oneri, si provvede mediante riduzione dell'80 per cento di tutte le rubriche dell'allegata tabella A, ridurre del 10 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente dell'allegata tabella C. All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo». Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

2.17

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Respinto

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. L'articolo 12 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, è sostituito dal seguente:

"Art. 12. - (Deduzioni per oneri di famiglia). - 1. Dall'imposta lorda si deduce per carichi di famiglia seguenti importi:

a) per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato:

1) 800 euro, diminuiti del prodotto tra 110 euro e l'importo corrispondente al rapporto fra reddito complessivo e 15.000 euro, se il reddito complessivo non supera 15.000 euro;

2) 690 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 40.000 euro;

3) 690 euro, se il reddito complessivo è superiore a 40.000 euro ma non a 80.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 40.000 euro;

b) la deduzione spettante ai sensi della lettera a) è aumentata di un importo pari a:

1) 10 euro, se il reddito complessivo è superiore a 29.000 euro ma non a 29.200 euro;

2) 20 euro, se il reddito complessivo è superiore a 29.200 euro ma non a 34.700 euro;

3) 30 euro, se il reddito complessivo è superiore a 34.700 euro ma non a 35.000 euro;

4) 20 euro, se il reddito complessivo è superiore a 35.000 euro ma non a 35.100 euro;

5) 10 euro, se il reddito complessivo è superiore a 35.100 euro ma non a 35.200 euro;

c) per i figli, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati, la deduzione è pari a 2.000 per un figlio a carico, aumentata di 1.000 euro per ogni figlio a carico in più.

Le predette deduzioni sono aumentate di un importo pari a 220 euro per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n.104. La deduzione è liberamente ripartita tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati . In caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, la deduzione spetta, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Nel caso di affidamento congiunto o condiviso la deduzione è ripartita, in mancanza di accordo, nella misura del 50 per cento tra i genitori. Ove il genitore affidatario ovvero, in caso di affidamento congiunto, uno dei genitori affidatari non possa usufruire in tutto o in parte della deduzione, per limiti di reddito, la deduzione è assegnata per intero al secondo genitore. Quest'ultimo, salvo diverso accordo tra le parti, è tenuto a riversare all'altro genitore affidatario un importo pari all'intera deduzione ovvero, in caso di affidamento congiunto, pari al 50 per cento della deduzione stessa. In caso di coniuge fiscalmente a carico dell'altro, la deduzione compete a quest'ultimo per l'intero importo;

d) 750 euro, da ripartire pro quota tra coloro che hanno diritto alla deduzione, per ogni altra persona indicata nell'articolo 433 del codice civile che conviva con il contribuente o percepisca assegni alimentari non risultanti da provvedimenti dell'autorità giudiziaria.

2. Le deduzioni di cui al comma I spettano a condizione che le persone alle quali si riferiscono possiedano un reddito complessivo, computando anche le retribuzioni corrisposte da enti e organismi internazionali, rappresentanze diplomatiche e consolari e missioni, nonché quelle corrisposte dalla Santa Sede, dagli enti gestiti direttamente da essa e dagli enti centrali della Chiesa cattolica, non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili.

3. Le deduzioni per carichi di famiglia sono rapportate a mese e competono dal mese in cui si sono verificate a quello in cui sono cessate le condizioni richieste.

4. Se il rapporto di cui al comma 1, lettera a), numero 1), è uguale a uno, la detrazione compete nella misura di 690 euro. Se i rapporti di cui al comma 1, lettera a), numeri 1) e 3), sono uguali a zero, la detrazione non compete. Negli altri casi, il risultato dei predetti rapporti si assume nelle prime quattro cifre decimali"».

Conseguentemente, all'onere derivante dall'attuazione della presente disposizione si provvede a carico del Fondo per le politiche per la famiglia, istituito ai sensi dell'articolo 19 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248 e conseguentemente, alle minori entrate/maggiori oneri, si provvede mediante riduzione dell'80 per cento di tutte le rubriche dell'allegata tabella A, ridurre del 10 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente dell'allegata tabella C. All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo». Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

2.22

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO, FERRARA

Respinto

Dopo il comma 2, inserire il seguente:

«2-bis. L'articolo 1, comma 335 della legge 30 dicembre 2004, n.311 è sostituito con il seguente:

"Sono sospese tutte le revisioni di estimi catastali per un quinquennio, a partire dal 1º gennaio 2008" e i commi 336, 337, 338 e 339 sono soppressi"».

Conseguentemente, nella Tabella A, ridurre tutte le rubriche in misura corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

 

2.23

EUFEMI

Respinto

Dopo il comma 2 inserire il seguente comma:

«2-bis. Al comma 40 dell'articolo 2 del decreto legge 3 ottobre 2006, n.262, come convertito dalla legge 24, novembre 2006, n.286 aggiungere il seguente periodo: "Resta ferma per i padiglioni e le aree fieristiche destinate all'esposizione, la classificazione nella categoria E/4"».

Conseguentemente alla Tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3% per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

2.26

BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Ritirato

Dopo il comma 2, inserire il seguente comma:

«2-bis. Al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986 n.917, all'articolo 10 comma 1, dopo la lettera b) aggiungere la seguente lettera:

«b-bis) le spese mediche e quelle di assistenza specifica sostenute dai soggetti di età non inferiore a 75 anni per le proprie esigenze personali, nonché quelle sostenute dal contribuente a favore di familiari a carico aventi una età non inferiore a 75 anni, conviventi e appartenenti al nucleo familiare. Ai fini della deduzione, le spese mediche e quelle di assistenza devono essere certificate da fattura o da scontrino fiscale contenente la specificazione della natura, qualità e quantità dei beni acquistati e dei servizi fruiti, con indicazione del codice fiscale del contribuente».

Conseguentemente:

a) sopprimere: all'articolo 2, i commi da 4 a 20; l'articolo 3; l'articolo 4 l'articolo 5 l'articolo 6, comma 7; l'articolo 7 l'articolo 33, commi 9 e 10; l'articolo 22, comma 1; l'articolo 73 l'articolo 93, commi 4,9, 12, 13, 14, 15, 16, 17; l'articolo 95, commi 1, 7, 11 l'articolo 20, comma 3 l'articolo 21, comma 1 l'articolo 25, comma 1 l'articolo 26, comma 1 l'articolo 27, commi, 2 e 3 l'articolo 52, comma 1; l'articolo 10 l'articolo 22, commi 2 e 4; l'articolo 51, comma 1; l'articolo 79, comma 1; l'articolo 28, comma 1; l'articolo 34, comma 20; l'articolo 57, comma 1; l'articolo 62 l'articolo 42, comma 1; l'articolo 19, commi 4 e 7; l'articolo 17, commi 2 e 3; l'articolo 43, comma 2; l'articolo 34, comma 19; l'articolo 38, comma 4; l'articolo 53, comma 1; l'articolo 55, comma 1; l'articolo 63, comma 1; l'articolo 68, commi 1 e 2; l'articolo 71, comma 1; l'articolo 72, commi 1, 3 e 4; l'articolo 84, commi l e 2; l'articolo 54, comma 5; l'articolo 92, commi da 5 a 8; l'articolo 50, comma 1.

b) all'articolo 74, comma 9, sostituire le frasi: «500 milioni di euro», «700 milioni di euro» e: «900 milioni di euro» rispettivamente con le frasi: «1.500 milioni di euro», «1.700 milioni di euro» e: «1.900 milioni di euro».

 

2.27

BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Respinto

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. Al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, all'articolo 12, comma 1, lettera c), sostituire il periodo: "800 euro per ciascun figlio, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati. La detrazione è aumentata a 900 euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni" con il periodo "1.600 euro per ciascuno figlio, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati. La detrazione è aumentata a 1.800 euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni".».

Conseguentemente:

a) sopprimere all'articolo 2, i commi da 4 a 20; l'articolo 3; l'articolo 4; l'articolo 5; l'articolo 6, comma 7; l'articolo 7; l'articolo 33, commi 9 e 10; l'articolo 22, comma 1; l'articolo 73; l'articolo 93, commi 4, 9, 12, 13, 14, 15, 16, 17; l'articolo 95, commi 1,7, 11; l'articolo 20, comma 3; l'articolo 21, comma 1; l'articolo 25, comma 1; l'articolo 26, comma 1; l'articolo 27, commi, 2 e 3; l'articolo 52, comma 1; l'articolo 10; l'articolo 22, commi 2 e 4; l'articolo 51, comma 1; l'articolo 79, comma 1; l'articolo 28, comma 1; l'articolo 34, comma 20; l'articolo 57, comma 1; l'articolo 62; l'articolo 42, comma 1; l'articolo 19, commi 4 e 7; l'articolo 17, commi 2 e 3; l'articolo 43, comma 2; l'articolo 34, comma 19; l'articolo 38, comma 4; l'articolo 53, comma 1; l'articolo 55, comma 1; l'articolo 63, comma 1; l'articolo 68, commi 1 e 2; l'articolo 71, comma 1; l'articolo 72, commi 1, 3 e 4; l'articolo 84, commi 1 e 2; l'articolo 54, comma 5; l'articolo 92, commi da 5 a 8; l'articolo 50, comma 1;

b) all'articolo 74, comma 9, sostituire le frasi «500 milioni di euro», «700 milioni di euro» e «900 milioni di euro» rispettivamente con le frasi «1.500 milioni di euro», «1.700 milioni di euro» e «1.900 milioni di euro».

 

2.28

BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Respinto

Dopo il comma 2, inserire il seguente:

«2-bis. Al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, all'articolo 10 comma 1, dopo la lettera i-quater) aggiungere la seguente lettera:

«i-quinquies) le spese sostenute per l'istruzione dei figli a carico, fino al compimento del 30mo anno di età, per la frequenza presso istituti pubblici e privati parificati, università italiane pubbliche e private. Ai fini della deduzione sono ammesse le tasse di iscrizione scolastiche e universitarie, le contribuzioni e le rette relative alla frequenza, purché certificate da fattura o da scontrino fiscale contenente l'indicazione del codice fiscale del contribuente;».

Conseguentemente:

a) sopprimere all'articolo 2, i commi da 4 a 20; l'articolo 3; l'articolo 4; l'articolo 5; l'articolo 6, comma 7; l'articolo 7; l'articolo 33, commi 9 e 10; l'articolo 22, comma 1; l'articolo 73; l'articolo 93, commi 4, 9, 12, 13, 14, 15, 16, 17; l'articolo 95, commi 1, 7, 11; l'articolo 20, comma 3; l'articolo 21, comma 1; l'articolo 25, comma 1; l'articolo 26, comma 1; l'articolo 27, commi, 2 e 3; l'articolo 52, comma 1; l'articolo 10; l'articolo 22, commi 2 e 4; l'articolo 51, comma 1; l'articolo 79, comma 1; l'articolo 28, comma 1; l'articolo 34, comma 20; l'articolo 57, comma 1; l'articolo 62; l'articolo 42, comma 1; l'articolo 19, commi 4 e 7; l'articolo 17, commi 2 e 3; l'articolo 43, comma 2; l'articolo 34, comma 19; l'articolo 38, comma 4; l'articolo 53, comma 1; l'articolo 55, comma 1; l'articolo 63, comma 1; l'articolo 68, commi 1 e 2; l'articolo 71, comma 1; l'articolo 72, commi 1, 3 e 4; l'articolo 84, commi 1 e 2; l'articolo 54, comma 5; l'articolo 92, commi da 5 a 8; l'articolo 50, comma 1;

b) all'articolo 74, comma 9, sostituire le frasi «500 milioni di euro», «700 milioni di euro» e «900 milioni di euro» rispettivamente con le frasi «1.500 milioni di euro», «1.700 milioni di euro» e «1.900 milioni di euro».

 

2.29

BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Respinto

Dopo il comma 2, inserire il seguente:

«2-bis. Ai soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, la cui imposta netta determinata in sede di dichiarazione dei redditi risulti pari a zero, è attribuita una somma pari a 150 euro a decorrere dall'anno 2007 quale rimborso forfettario di parte delle maggiori entrate tributarie affluite all'erario.».

Conseguentemente sopprimere l'articolo 62.

 

2.500

TURIGLIATTO, ROSSI FERNANDO

Respinto

Dopo il comma 2, inserire i seguenti:

«2-bis. Dopo l'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è inserito il seguente:

"Art. 15-bis. - (Detrazione per l'imposta comunale sugli immobili). - 1. L'imposta comunale sugli immobili (ICI) versata relativamente all'unità immobiliare adibita ad abitazione principale fino a un valore catastale inferiore a 300.000 euro è interamente detraibile dall'imposta lorda se il proprietario dispone di un reddito complessivo che non supera i 50.000 euro; è detraibile nella misura del 50 per cento se il reddito supera i 50.000 euro, ma non i 100.000 euro.

2. La detrazione di cui al comma 1 spetta a condizione che l'unità immobiliare sia una casa di abitazione non di lusso, in presenza delle condizioni di cui alla nota II-bis all'articolo della Tariffa, parte I, allegata al testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, e successive modificazioni".

2-ter. La disposizione di cui al comma 1 dell'articolo 15-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, introdotto dal comma 2-bis del presente articolo, si applica a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data del 1º gennaio 2008.

2-quater. All'onere derivante dall'attuazione dei commi 2-bis e 2-ter valutato in 500 milioni di euro per l'anno 2008 e in 250 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009, si provvede, fino a concorrenza degli importi, mediante le maggiori entrate derivanti dall'applicazione della disposizione di cui al comma 2-quinquies.

2-quinquies. Il comma 2-bis dell'articolo 7 del decreto legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, nella legge 2 dicembre 2005, n. 248, e successive modificazioni, è abrogato.

2-sexies. Il Ministro dell'economia e delle finanze provvede al monitoraggio dell'attuazione del presente articolo, ai fini dell'applicazione dell'articolo 11-ter, comma 7, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, ovvero alle necessarie misure, da assumersi anche ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera i-quater) della medesima legge"».

Conseguentemente, dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione delle transazioni valutarie)

1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma 1, sono esenti le operazioni relativea:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione ed importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzato ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma 1 con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4"».

 

2.31 (testo corretto)

TURIGLIATTO, ROSSI FERNANDO

Respinto

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. - (Esenzione ICI per possessori unica casa adibita a propria abitazione). - 1. A decorrere dal 1 gennaio 2008 i contribuenti in possesso di unica casa, ad esclusione di quelle di categoria catastale A1, A8 e A9, adibita a propria abitazione, sono esenti dal pagamento dell'imposta comunale sugli immobili. Uguale esenzione si applica agli immobili di edilizia residenziale pubblica di proprietà degli IACP, comunque denominati. Le amministrazioni comunali, in attesa della compartecipazione delle stesse alle entrate fiscali generali dello Stato, possono introdurre una aliquota ICI pari al 10 per mille relativa alle unità immobiliari che insistono sul proprio territorio, non dichiarate inagibili, sfitte da almeno dodici mesi, ovvero per le quali non risulti versata l'imposta di registro, qualora dovuta. Ai Comuni che adottino quanto previsto dal presente comma e che dimostrino un'entrata inferiore relativa all'ICI da ciò derivata, l'Amministrazione dello Stato corrisponde la differenza tra l'entrata accertata nell'anno precedente e l'entrata accertata nell'esercizio finanziario de cuius».

Conseguentemente alla Tabella A, alla voce Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2008:-400.000;

2009:-400.000;

2010:-400.000.

 

2.34

MARTINAT, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Respinto

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. Il reddito derivante dalle case di civile abitazione non di lusso di nuova costruzione, o che hanno formato oggetto degli interventi di recupero di cui alle lettere c) e d) dell'articolo 3, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, cedute dalle imprese che hanno eseguito ed ultimato gli interventi medesimi entro il 31 dicembre 2010 e destinate dall'acquirente alla locazione, è soggetto ad imposta sostitutiva delle imposte sul reddito con aliquota del 20 per cento, limitatamente al periodo di effettiva locazione, per la durata di 10 anni».

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

 

2.35

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Respinto

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. All'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 2, lettera a), al primo periodo, le parole "ed effettuando le detrazioni previste negli articoli 12 e 13, del citato testo unico, rapportate al periodo stesso." sono sostituite dalle seguenti: ", al netto delle deduzioni di cui agli articoli 11 e 12, commi 1 e 2, del medesimo testo unico, rapportate al periodo stesso» e al secondo periodo le parole: "Le detrazioni di cui agli articoli 12 e 13," sono sostituite dalle seguenti: "Le deduzioni di cui all'articolo 12, commi 1 e 2,";

b) al comma 2, lettera c), le parole: "effettuando le detrazioni previste negli articoli 12 e 13" sono sostituite dalle seguenti: "delle deduzioni di cui agli articoli 11 e 12, commi 1 e 2,";

c) al comma 3, primo periodo le parole: "delle detrazioni eventualmente spettanti a norma degli articoli 12 e 13" sono sostituite dalle seguenti: "delle deduzioni di cui agli articoli 11 e 12, commi 1 e 2,"».

Conseguentemente:

1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge si provvede a carico del Fondo per le politiche per la famiglia, istituito ai sensi dell'articolo 19 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 e conseguentemente, alle minori entrate-maggiori oneri, si provvede mediante riduzione del 80 per cento di tutte le rubriche dell'allegata tabella A. Ridurre del 20 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente dell'allegata tabella C.

2. Il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

2.36

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. I contratti in corso tra i Comuni ed i concessionari di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, possono essere rinegoziati anche con l'affidamento di altri servizi».

 

2.38

BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Respinto

All'articolo 3, al comma 12, lettera f), sostituire il punto 1) con il seguente:

«1) al comma 1, lettera a), sostituire il punto 2) con il seguente:

"2) i costi relativi al personale classificabile nell'articolo 2425, primo comma, lettera b), numero 9) del codice civile"».

Conseguentemente:

a) sopprimere all'articolo 2, i commi da 4 a 20; l'articolo 3; l'articolo 4; l'articolo 5; l'articolo 6, comma 7; l'articolo 7; l'articolo 33, commi 9 e 10; l'articolo 22, comma 1; l'articolo 73; l'articolo 93, commi 4, 9, 12, 13, 14, 15, 16, 17; l'articolo 95, commi 1,7, 11; l'articolo 20, comma 3; l'articolo 21, comma 1; l'articolo 25, comma 1; l'articolo 26, comma 1; l'articolo 27, commi, 2 e 3; l'articolo 52, comma 1; l'articolo 10; l'articolo 22, commi 2 e 4; l'articolo 51, comma 1; l'articolo 79, comma 1; l'articolo 28, comma 1; l'articolo 34, comma 20; l'articolo 57, comma 1; l'articolo 62; l'articolo 42, comma 1; l'articolo 19, commi 4 e 7; l'articolo 17, commi 2 e 3; l'articolo 43, comma 2; l'articolo 34, comma 19; l'articolo 38, comma 4; l'articolo 53, comma 1; l'articolo 55, comma 1; l'articolo 63, comma 1; l'articolo 68, commi 1 e 2; l'articolo 71, comma 1; l'articolo 72, commi 1, 3 e 4; l'articolo 84, commi 1 e 2; l'articolo 54, comma 5; l'articolo 92, commi da 5 a 8; l'articolo 50, comma 1;

b) all'articolo 74, comma 9, sostituire le frasi «500 milioni di euro», «700 milioni di euro» e «900 milioni di euro» rispettivamente con le frasi «1.500 milioni di euro», «1.700 milioni di euro» e «1.900 milioni di euro».

 

2.45

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Respinto

Al comma 4, lettera d),capoverso 1-ter, sostituire le parole: «di cui al comma 1-bislettera a) alle condizioni ivi previste» con le parole: «di cui al punto a) fino ad un reddito complessivo di 30.000 euro. Tale detrazione spetta anche alle giovani coppie sposate nei primi tre anni di matrimonio fino ad un'età massima di entrambi i coniugi di 35 anni».

Conseguentemente ridurre del 5% tutte le rubriche di parte corrente dell'allegata tab. C per gli anni 2008, 2009 e 2010.

 

2.46

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Respinto

Al comma 4, lettera d),comma 1-quater, sostituire le parole: «non sono tra loro cumulabili e il contribuente ha diritto, a sua scelta, di fruire della detrazione più favorevole», con le seguenti: «sono tra loro cumulabili solo nel caso in cui gli aventi diritto sono coniugi. In tutti gli altri casi il contribuente ha diritto, a sua scelta, di fruire della detrazione più favorevole».

Conseguentemente, alle minori entrate/maggiori oneri, si provvede mediante riduzione di:

2008:-30 milioni di euro;

2009:-30 milioni di euro;

2010:-30 milioni di euro,

di tutte le rubriche dell'allegata tabella A - Ministero dell'economia e finanze.

 

2.47

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Respinto

Al comma 4, dopo la lettera d) inserire la seguente:

«d-bis) all'articolo 11 apportare le seguenti modifiche:

1) al comma 1, dopo le parole: "nell'articolo 10" aggiungere le seguenti: "e delle deduzioni di cui agli articoli 12 e 13";

2) al comma 3 sostituire le parole: "negli articoli 12, 13, 15 e 16" con le seguenti: "negli articoli 15 e 16"».

Conseguentemente, all'onere derivante dall'attuazione della presente disposizione si provvede a carico del Fondo per le politiche per la famiglia, istituito ai sensi dell'articolo 19 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248 e conseguentemente, alle minori entrate/maggiori oneri, si provvede mediante riduzione dell'80 per cento di tutte le rubriche dell'allegata tabella A, ridurre del 10 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente dell'allegata tabella C. All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo». Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

2.48

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Respinto

Al comma 4, dopo la lettera d) inserire la seguente:

«e) all'articolo 3, relativo alla base imponibile, al comma 1, inserire le parole: ", nonché delle deduzioni effettivamente spettanti ai sensi degli articoli 11 e 12,"».

Conseguentemente, all'onere derivante dall'attuazione della presente disposizione si provvede a carico del Fondo per le politiche per la famiglia, istituito ai sensi dell'articolo 19 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248 e conseguentemente, alle minori entrate/maggiori oneri, si provvede mediante riduzione dell'80 per cento di tutte le rubriche dell'allegata tabella A, ridurre del 20 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente dell'allegata tabella C.

Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

2.50

EUFEMI

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

«4-bis. Dopo l'articolo 15 del DPR 22 dicembre 198 n. 917 aggiungere il seguente:

"Art. 15-bis. - In riferimento ai mutui accesi a far data dal 1º gennaio 2005, dall'imposta lorda si detrae un importo pari al 27 per cento dei seguenti oneri sostenuti dal contribuente, se non deducibili nella determinazione dei singoli redditi che concorrono a formare il reddito complessivo:

a) gli interessi passivi, e relativi oneri accessori, nonché le quote di rivalutazione dipendenti da clausole di indicizzazione pagati a soggetti residenti nel territorio dello Stato o di uno Stato membro della Comunità europea ovvero a stabili organizzazioni nel territorio dello Stato di soggetti non residenti in dipendenza di mutui garantiti da ipoteca su immobili contratti per l'acquisto dell'unità immobiliare da adibire ad abitazione principale entro un anno dall'acquisto stesso, per un importo non superiore a 5.000 euro. L'acquisto della unità immobiliare deve essere effettuato nell'anno precedente o successivo alla data della stipulazione del contratto di mutuo. Non si tiene conto del suddetto periodo nel caso in cui l'originario contratto è estinto e ne viene stipulato uno nuovo di importo non superiore alla residua quota di capitale da rimborsare, maggiorata delle spese e degli oneri correlati. In caso di acquisto di unità immobiliare locata, la detrazione spetta a condizione che entro tre mesi dall'acquisto sia stato notificato al locatario l'atto di intimazione di licenza o di sfratto per finita locazione e che entro un anno dal rilascio l'unità immobiliare sia adibita ad abitazione principale. Per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente o i suoi familiari dimorano abitualmente. La detrazione spetta non oltre il periodo d'imposta nel corso del quale è variata la dimora abituale; non si tiene conto delle variazioni dipendenti da trasferimenti per motivi di lavoro. Non si tiene conto, altresì, delle variazioni dipendenti da ricoveri permanenti in istituti di ricovero o sanitari, a condizione che l'unità immobiliare non risulti locata. Nel caso l'immobile acquistato sia oggetto di lavori di ristrutturazione edilizia, comprovata dalla relativa concessione edilizia o atto equivalente, la detrazione spetta a decorrere dalla data in cui l'unità immobiliare è adibita a dimora abituale, e comunque entro due anni dall'acquisto. In caso di con titolarità del contratto di mutuo o di più contratti di mutuo il limite di 5 mila euro è riferito all'ammontare complessivo degli interessi, oneri accessori e quote di rivalutazione sostenuti. La detrazione spetta, nello stesso limite complessivo e alle stesse condizioni, anche con riferimento alle somme corrisposte dagli assegnatari di alloggi di cooperative e dagli acquirenti di unità immobiliari di nuova costruzione, alla cooperativa o all'impresa costruttrice a titolo di rimborso degli interessi passivi, oneri accessori e quote di rivalutazione relativi ai mutui ipotecari contratti dalla stessa e ancora indivisi. Se il mutuo è intestato ad entrambi i coniugi, ciascuno di essi può fruire della detrazione unicamente per la propria quota di interessi; in caso di coniuge fiscalmente a carico dell'altro la detrazione spetta a quest'ultimo per entrambe le quote".

Alle minori entrate derivanti dall'attuazione della presente legge si provvede, fino a concorrenza, ai sensi dell'articolo 17 del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, convertito, con modificazioni, nella legge 3 agosto 2007, n. 127, intendendosi conseguentemente modificato l'articolo 1 del medesimo decreto al fine di tener conto dell'ulteriore incremento delle entrate tributarie registratosi successivamente alla data di entrata in vigore del medesimo decreto-legge.

Conseguentemente, alla tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3% per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

2.51

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Dopo il comma 4, è inserito il seguente:

«4-bis. All'articolo 10 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 3-bis, è aggiunto il seguente:

"4. Dal reddito complessivo delle persone fisiche sono deducibili:

a) le spese documentate sostenute dal contribuente per gli addetti alla propria assistenza personale nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana. Le medesime spese sono deducibili anche se sono state sostenute nell'interesse delle persone indicate nell'articolo 433 del Codice Civile.

b) Dal reddito complessivo sono deducibili le spese sostenute dai genitori, o chi ne fa le veci, per il pagamento delle rette degli asili nido pubblici o privati; qualora sia respinta la domanda di ammissione agli asili nido del comune di residenza, sono deducibili le spese documentate sostenute per il costo della baby-sitter.

c) Dal reddito complessivo sono deducibili le spese sostenute dai genitori, o chi ne fa le veci, per il pagamento delle rette delle scuole materne pubbliche o private; qualora sia respinta la domanda di ammissione alle scuole materne del comune di residenza, sono deducibili le spese documentate sostenute per il costo della baby-sitter.

d) Dal reddito complessivo sono deducibili le spese sostenute dai genitori, o chi ne fa le veci, per l'acquisto dei libri di testo per i figli che frequentano la scuola dell'obbligo pubblica o privata, qualora nella Regione di residenza non siano applicate altre misure agevolative.

e) Dal reddito complessivo sono deducibili le spese sostenute dai genitori, o chi ne fa le veci, per il pagamento delle rette delle scuole dell'obbligo private, qualora nella Regione di residenza non siano applicate altre misure agevolative"».

Conseguentemente sopprimere l'articolo 62.

 

2.52

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Dopo il comma 4, inserire il seguente:

«4-bis. All'articolo 10 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 3-bis, è aggiunto il seguente:

"4. Sono deducibili, per l'anno di imposta 2008, nel limite massimo di 1.000 euro annui, dal reddito complessivo le spese sostenute dal proprietario o dai titolari di contratti di locazione dell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale per le forniture di energia, riscaldamento e per le quote di affitto. Il Ministero dell'economia e delle finanze, entro 60 giorni dalla entrata in vigore delle presente legge, stabilirà, tramite proprio decreto, le modalità attuative della presente disposizione"».

Conseguentemente all'articolo 18, comma 1, le parole: «non superiore a 9.100 milioni di euro", sono sostituite con le seguenti: «non superiore a 5.800 milioni di euro».

 

2.57

BORNACIN

Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:

«5-bis. Per gli anni 2008, 2009 e 2010 i redditi derivanti da lavoro dipendente prestato, in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, all'estero in zone di frontiera ed in altri Paesi limitrofi da soggetti residenti nel territorio dello Stato concorrono a formare il reddito complessivo per l'importo eccedente 8.000 euro».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre proporzionalmente gli importi relativi a tutte le rubriche fino a concorrenza degli oneri.

 

2.62

MANTOVANO

Dopo il comma 8, inserire i seguenti:

«8-bis. Agli effetti della determinazione delle plusvalenze e minusvalenze di cui all'articolo 81, comma 1, lettere a) e b), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, per i terreni edificabili e con destinazione agricola posseduti alla data del 1º gennaio 2008, può essere assunto, in luogo del costo o valore di acquisto, il valore a tale data determinato sulla base di una perizia giurata di stima, cui si applica l'articolo 64 del codice di procedura civile, redatta da soggetti iscritti agli albi degli ingegneri, degli architetti, dei geometri, dei dottori agronomi, degli agrotecnici, dei periti agrari e dei periti industriali edili, a condizione che il predetto valore sia assoggettato ad una imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, secondo quanto disposto nei commi da 2 a 6.

7-ter. L'imposta sostitutiva di cui al comma 7-bis è pari al 4 per cento del valore determinato a norma del comma 7-bis ed è versata, con le modalità previste dal capo III del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, entro il 30 settembre 2008.

7-quater. L'imposta sostitutiva può essere rateizzata fino ad un massimo di tre rate annuali di pari importo, a partire dalla predetta data del 30 settembre 2008. Sull'importo delle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi nella misura del 3 per cento annuo, da versare contestualmente a ciascuna rata.

7-quinquies. La perizia, unitamente ai dati identificativi dell'estensore della perizia e al codice fiscale del titolare del bene periziato, nonché alle ricevute di versamento dell'imposta sostitutiva, è conservata dal contribuente ed esibita o trasmessa a richiesta dell'Amministrazione finanziaria. In ogni caso la redazione ed il giuramento della perizia devono essere effettuati entro il termine del 30 settembre 2008.

7-sexies. Il costo per la relazione giurata di stima è portato in aumento del valore di acquisto del terreno edificabile e con destinazione agricola nella misura in cui è stato effettivamente sostenuto ed è rimasto a carico.

7-septies. La rideterminazione del valore di acquisto dei terreni edificabili e con destinazione agricola di cui ai commi da 7-bis a 7-sexies costituisce valore normale minimo di riferimento ai fini delle imposte sui redditi, dell'imposta di registro e dell'imposta ipotecaria e catastale».

Conseguentemente, ridurre del 20 per cento tutti gli accantonamenti di parte corrente sulla Tabella C.

 

2.67

BORNACIN

Dopo il comma 11, aggiungere i seguenti:

«11-bis. Il reddito da lavoro dipendente prestato all'estero in zona di frontiera e in altri Paesi limitrofi al territorio nazionale, in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, da soggetti residenti nel territorio dello Stato italiano, è soggetto a tassazione solo per la parte del reddito complessivo che eccede l'importo di 12.000 euro.

11-ter. I percettori dei redditi di cui al precedente comma 10-bis non possono in alcun caso essere considerati fiscalmente a carico e, se richiedono prestazioni sociali agevolate alla pubblica amministrazione, sono comunque tenuti a dichiararli all'ufficio erogatore della prestazione, ai fini della valutazione della propria situazione economica.

11-quater. Le disposizioni dei precedenti commi 10-bis e 10-ter si applicano anche agli ex lavoratori frontalieri in stato di quiescenza pensionistica, in quanto rientranti nella categoria dei percettori di redditi da lavoro dipendente ai sensi dell'articolo 49, comma 2, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni».

Conseguentemente, ai maggiori oneri si provvede, sino a concorrenza della spesa, riducendo proporzionalmente gli importi - in tabella A - relativi a tutte le rubriche.

 

2.690

CALDEROLI

Dopo il comma 11, aggiungere il seguente:

«11-bis. Per il periodo di imposta in corso al 1º gennaio 2008 la detrazione di cui all'articolo 15, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, è incrementata del 10 per cento».

Conseguentemente, ridurre in maniera lineare gli stanziamenti di parte corrente per l'anno 2008 iscritti nella Tabella C, fino a totale copertura del corrispondente onere.

 

2.72

DIVINA, STIFFONI, LEONI, FRANCO PAOLO, POLLEDRI

Dopo il comma 12, inserire il seguente:

«12-bis. La detrazione fiscale di cui all'articolo 2, comma 5 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, spettante per l'adozione di misure finalizzate a prevenire il rischio del compimento di atti illeciti da parte di terzi, e comunque per incrementare le caratteristiche di sicurezza degli edifici, ferme restando le altre condizioni previste dal comma 12, è elevata ad una quota pari al 55 per cento delle spese sostenute».

Conseguentemente, alla tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-30.000;

2009:-30.000;

2010:-50.000.

 

2.77

PARAVIA

Dopo il comma 15, inserire i seguenti:

«15-bis. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2008, 31 dicembre 2009, 31 dicembre 2010 per l'acquisto e l'installazione di motori ad elevata efficienza di potenza elettrica, compresa tra 1,1 e 90 kW, nonché per la sostituzione di motori esistenti con motori ad elevata efficienza di potenza elettrica, compresa tra 1,1 e 90 kW, spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 30 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 2.000 euro per motore, in un'unica rata.

15-ter. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2008, 31 dicembre 2009, 31 dicembre 2010, per l'acquisto e l'installazione di variatori di velocità (inverter) su impianti con potenza elettrica compresa tra 1,1 e 900 kW spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 30 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 20.000 euro per intervento, in un'unica rata.

15-quater. Entro il 28 febbraio 2008, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, sono definite le caratteristiche cui devono rispondere i motori ad elevata efficienza e i variatori di velocità (inverter) di cui ai commi 15-bis e 15-ter del presente articolo, i tetti di spesa massima in funzione della potenza dei motori e dei variatori di velocità (inverter) di cui ai medesimi commi, nonché le modalità per l'applicazione di quanto disposto ai commi 15-bis, 15-ter e 15-quater e per la verifica del rispetto delle disposizioni in materia di ritiro delle apparecchiature sostituite.

15-quinquies. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2008, 31 dicembre 2009, 31 dicembre 2010 per la effettuazione di audit energetici finalizzati alla verifica dell'efficienza energetica degli impianti elettrici relativi ad edifici non residenziali spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 30 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 10.000 euro per audit, in un'unica rata.

15-sexies. Entro il 28 febbraio 2008, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, sono definiti tipologia degli audit di cui al comma 15-quinquies; indicazione dei soggetti che debbono effettuarli, i tetti di spesa massima in funzione del tipo di audit nonché ogni altra modalità per l'applicazione di quanto disposto ai commi 15-quinquies e 15-sexies».

Al corrispondente onere, si provvede mediante corrispondente riduzione proporzionale di tutte le rubriche dell'allegata tabella A.

 

2.80

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Dopo il comma 15, inserire il seguente:

«15-bis. Al comma 351 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 le parole: "31 dicembre 2007" sono sostituite dalle seguenti: "31 dicembre 2008". All'onere derivante dall'attuazione del presente comma si provvede a valere sulle risorse del fondo di cui al comma 352 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 incrementato di ulteriori 30 milioni di euro"».

Agli oneri del presente articolo pari a 30 milioni di euro si provvede mediante corrispondente incremento, con decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze delle aliquote di cui all'Allegato I del Testo Unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e cui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, relative ai prodotti alcolici intermedi e all'alcol etilico.

 

2.83

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI, DIVINA

Dopo il comma 15, inserire il seguente:

«15-bis. Per le spese documentate sostenute, comprensive anche dei costi di trasporto e delle eventuali spese connesse allo smalti mento dell'apparecchiatura dismessa, per la sostituzione di frigoriferi, congelatori, lavastoviglie, lavabiancheria e loro combinazioni con analoghi apparecchi di classe energetica non inferiore ad A+ spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 30 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino ad un valore massimo della detrazione di 350 euro per ciascun apparecchio in un'unica rata».

Conseguentemente ridurre di pari importo l'integrazione del fondo di cui all'articolo 1, comma 15, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, prevista dall'articolo 1, comma 904, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

 

2.801

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Sopprimeere i commi 16, 17 e 18.

Conseguentemente: sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

all'articolo 62 le cifre «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.120, 2.648, 1.498».

Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.802

EUFEMI

Sopprimere i commi 16, 17, 18.

 

2.102

LOSURDO

Dopo il comma 23, aggiungere il seguente:

«23-bis. Ai fini dell'imposta comunale sugli immobili i fabbricati delle cooperative agricole e dei loro consorzi di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 228 del 2001 si intendono rurali».

Conseguentemente, alla tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, sono apportate le seguenti variazioni:

2008:-20 milioni di euro;

2009:-20 milioni di euro;

2010:-20 milioni di euro.

 

2.103

ANGIUS, BARBIERI, MONTALBANO

Dopo il comma 24, aggiungere, in fine, i seguenti:

«24-bis. Per tutti i titoli emessi a partire dal 1º gennaio 2008, sono stabilite nella misura del 20 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articolo 5 e 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2 del decreto legislativo 1º aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5 e 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20-ter. Il Ministro dell'economia e delle finanze emana entro 180 giorni dall'entrata in vigore della presente legge un decreto che regoli la disciplina transitoria in maniera da non far emergere ingiustificati guadagni e perdite, e nel rispetto del criterio di semplificazione degli adempimenti».

 

2.104

SARO

Dopo il comma 24, aggiungere i seguenti:

«24-bis. Al fine di prevenire il compimento di atti illeciti da parte di terzi ai danni dei rivenditori di generi di monopolio, operanti in base a concussione amministrativa, è concesso, per ciascuno dei periodi d'imposta 2007, 2008 e 2009, un credito di imposta per l'acquisto e l'installazione di apparati di sicurezza, nonché per favorire la diffusione degli strumenti di pagamento con moneta elettronica.

24-ter. Il credito di imposta di cui al comma 20-bis è determinato per ciascun beneficiario nella misura massima dell'80 per cento del costo dei beni e servizi indicati al medesimo comma e, comunque, fino ad un importo massimo di 3000 euro per ciascun beneficiario, per ciascun periodo di imposta. La fruizione del credito di imposta spetta nellinite di spesa complessivo di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 secondo l'ordine cronologico di invio delle relative istanze.

24-quater. Il credito di imposta può essere fatto valere in compensazione, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze da emanarsi entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge sono fissate le modalità di attuazione del presente articolo».

Conseguentemente, alla Tabella A, alla voce Ministero dell'economia e della finanze»,apportare le seguenti modificazioni:

2008:-10.000;

2009:-10.000;

2010:-10.000.

 

2.105

DIVINA, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Dopo il comma 24, inserire i seguenti:

«24-bis. Ai fini della determinazione dell'imposta da applicare al trattamento di fine rapporto, ai sensi del secondo periodo del comma 1 dell'articolo 19 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, si assume l'aliquota del 18 per cento.

24-ter. Le disposizioni di cui al comma 21 si applicano ai trattamenti di fine rapporto liquidati a decorrere dal 1º gennaio 2008».

Conseguentemente viene soppresso l'articolo 62.

 

2.106

MANINETTI, POLI, RUGGERI, CICCANTI, FORTE

Dopo il comma 24, aggiungere il seguente:

«24-bis. Le plusvalenze derivanti da vendite di immobili effettuate dalle persone giuridiche di diritto privato senza scopo di lucro di cui all'articolo 16 del decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207, non sono soggette ad imposizione fiscale, se utilizzate per l'acquisto o la realizzazione di beni immobili da destinare allo svolgimento della medesima attività cui era adibito l'immobile alienato. La disposizione di cui al presente comma ha effetto con decorrenza dal periodo d'imposta in corso al 1º gennaio 2008».

Conseguentemente all'articolo 96, comma 1, tabella A, Ministero dell'economia e delle finanze, variare gli importi come segue:

2008:-30.000;

2009:-30.000;

2010:-30.000.

 

2.112

EUFEMI

Dopo il comma 24, aggiungere i seguenti:

«24-bis. I soggetti indicati dal comma 1 dell'articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, proprietari o gestori di centri fieristici possono escludere dal reddito imponibile ai fini dell'IRES e dal valore aggiunto ai fini dell'IRAP una quota pari al 50 per cento dell'ammontare degli investimenti in beni strumentali, materiali e immateriali, effettuati nell'esercizio di entrata in vigore della presente legge, nell'esercizio successivo ed al netto delle cessioni di beni strumentali.

24-ter. Per investimenti si intendono le realizzazioni nel territorio dello Stato di nuovi impianti, il completamento di opere sospese, l'ampliamento, la riattivazione, l'ammodernamento di impianti esistenti e l'acquisto di beni strumentali nuovi, anche mediante contratti di locazione finanziaria».

Conseguentemente, alla tabella C, tutte le spese di parte corrente Sono ridotte proporzionalmente del 3 per cento per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

2.114

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Dopo il comma 24, è inserito il seguente:

«24. All'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, è aggiunto, infine, il seguente comma:

"13. I soggetti a cui si applicano, a qualunque titolo, le disposizioni di cui ai commi precedenti, sono esonerati dall'obbligo di emissione dello scontrino fiscale o della ricevuta fiscale"».

Conseguentemente le dotazioni di parte corrente indicate nella tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008 una minore spesa annua di 500 milioni di euro.

 

2.123

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Dopo l'ultimo comma inserire il seguente:

«24-bis. Le disposizioni di cui alla legge 296/2006 (legge finanziaria 2007) articolo 1, commi 6, 7, 8, 9 e 10 sono soppresse».

Conseguentemente, nella Tabella A, a tutte le voci presenti, ridurre in misura corrispondente all'onere di cui alla presente disposizione.

Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498».

Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.803

EUFEMI

Aggiungere il seguente comma:

«25-bis. I soggetti indicati dal comma 1 dell'articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 91, proprietari o gestori di centri fieristici possono escludere dal reddito imponibile ai fini dell'IRES e dal valore aggiunto ai fini dell'IRAP una quota pari all'ammontare dei ricavi derivanti dall'allestimento di manifestazIoni fieristiche all'estero e costituiti dai soli corrispettivi derivanti dalla locazione delle aree espositive, effettuati nell'esercizio di entrata in vigore della presente legge e nei due successivi.

Conseguentemente, alla tabella C, tutte e spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3% per ciascun anno a decorrere dal 2008».

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 2

 

2.0.2

TURIGLIATTO, RAME, ROSSI FERNANDO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione delle transazioni valutarie)

1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma 1, sono esenti le operazioni relativea:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione ed importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzato ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma 1 con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4».

 

2.0.500

TURIGLIATTO

Dopo l'articolo 93, aggiungere il seguente:

Art. 93-bis.

(Recupero del differenziale tra inflazione programmata e inflazione reale)

1. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto da emanare entro il 30 settembre di ciascun anno, procede alla ricognizione della percentuale pari alla differenza tra il tasso d'inflazione programmata previsto dal documento di programmazione economico-finanziaria per il medesimo anno e la variazione media dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati rilevata dall'istituto nazionale di statistica per i dodici mesi precedenti la suddetta data.

2. I datori di lavoro pubblici corrispondono ai propri dipendenti, in occasione del periodo di paga relativo al mese di gennaio, una somma determinata applicando alla retribuzione di cui all'articolo 27 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1955, n.797, e successive modificazioni, corrisposta nell'anno solare precedente, la percentuale determinata dal decreto di cui al comma 1».

Conseguentemente, all'articolo 2 aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione delle transazioni valutarie)

1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma 1, sono esenti le operazioni relativea:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione ed importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di Imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzato ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma 1 con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4».

 

2.0.4

TURIGLIATTO, ROSSI FERNANDO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Minimo e massimo di pensione)

1. A partire dallo gennaio 2008 il minimo di pensione è fissato in 800 euro al mese. Il massimo di pensione è fissato in 5.165 euro al mese. A sanatoria per i mancanti aumenti ai pensionati al minimo viene riconosciuta una indennità una tantum di 800 euro.

2. Indipendentemente dal valore dei contributi versati ogni anno di contribuzione produce un minimo di pensione pari ad 1/5 del trattamento minimo. Vengono riconosciuti 5 anni di contribuzione figurativa se si perde il lavoro o se si è disoccupati a partire da 25 anni di età.

3. Le prestazioni pensionistiche, dal 1º gennaio 2008 sono subordinate agli attuali limiti di reddito maggiorati del 30 per cento. Non fa parte del reddito la casa di abitazione.

4. Il rapporto tra salari e pensioni è garantito in base a verifica ogni due anni, con conseguente rivalutazione della pensione.

5. All'articolo 1, comma 34, della legge n.335 del 1995 la parola: "particolari" è soppressa e dopo la parola: "usuranti" sono inserite le seguenti: "e pesanti".

6. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, deve, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvedere in base al comma 1 a rivalutare tutte le prestazioni di natura assistenziale quali la pensione e l'assegno sociale e a modificare, come previsto dal comma 3, i limiti di reddito».

Conseguentemente,

sopprimere i commi da 266 a 270 della legge 296/2006;

ridurre del 30 per cento tutti gli stanziamenti dell'allegata Tabella C di parte corrente;

ridurre del 90 per cento la rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze, di cui alla Tabella A;

all'articolo 2 aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione delle transazioni valutarie)

1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma 1, sono esenti le operazioni relativea:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione ed importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzato ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma 1 con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4».

 

2.0.5

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

1. All'articolo 32 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n.151 premettere il seguente articolo:

"Art. 0.32

(Sostegno ai genitori)

1. Ai genitori che, a seguito della nascita di un figlio, desiderino diminuire l'attività lavorativa per dedicarsi alla di lui cura o che siano privi di occupazione, è riconosciuto un contributo alla genitorialità.

2. Il contributo è riconosciuto ai genitori di figli nati successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge.

3. Sono ammessi al beneficio i genitori risultanti lavoratori e lavoratrici dipendenti del settore pubblico o privato, con lavoro autonomo, senza impiego o che si trovano ancora negli anni di studio.

4. Il contributo di cui al comma l non può essere corrisposto oltre i 14 mesi. Tale termine può essere ripartito tra i genitori con illirnite massimo di dodici mesi per uno dei due, mentre i due restanti costituiscono una opzione riservata all'altro genitore.

5. Il contributo è pari ai due terzi dell'importo dell'ultimo stipendio del genitore che sospende l'attività lavorativa o professionale, fino ad un importo massimo di 1.600 euro.

6. Nel caso in cui il genitore sia privo di occupazione o si trovi ancora negli anni di studio è comunque assicurato contributo pari a 800 euro.

Il contributo non spetta se il genitore lavoratore o lavoratrice abbia optato per il congedo facoltativo di cui al successivo articolo 32.

7. Nel caso di genitori con più figli il contributo è aumentato del 10% ma pari almeno a 80 euro al mese"».

Conseguentemente:

1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge si provvede a carico del Fondo per le politiche per la famiglia, istituito ai sensi dell'articolo 19 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 e conseguentemente, alle minori entrate-maggiori oneri, si provvede mediante riduzione dell'80 per cento di tutte le rubriche dell'allegata tabella A. Ridurre del 10 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente dell'allegata tabella C. All'articolo 62 le cifre: «1548, 1520, 3048, 1898», sono sostituite dalle seguenti: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo». Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72 sono soppressi.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti varazioni di bilancio.

 

2.0.7

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Dopo l'articolo 2, inserire il seguente:

«Art. 2-bis.

1. All'articolo 1, comma 4, lettera c), capoverso articolo 12, della legge 27 dicembre 2006 n.296 apportare le seguenti modifiche:

alla lettera a) sostituire le cifre: "800" e "690" con le seguenti: "2000" e "1500";

alla lettera c) sostituire le cifre: "800", "900" e "220" con le seguenti: "2000", "2500" e "300";

alla lettera d) sostituire la cifra "750" con la seguente: "1500"».

Conseguentemente ridurre del 5% tutte le rubriche di parte corrente dell'allegata Tabella C per gli anni 2008, 2009 e 2010.

 

2.0.9

TURIGLIATTO, RAME, ROSSI FERNANDO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Imposta europea sulle transazioni valutarie)

1. In attesa della definizione di una proposta di istituzione di un'imposta europea sulle transazioni valutarie, non inferiori allo 0,1 per cento del valore delle stesse effettuate nei mercati dell'Unione europea finalizzata alla cooperazione allo sviluppo, alla riduzione del debito estero dei paesi poveri, al finanziamento della ricerca tecnologica dell'Unione europea, è istituita un'imposta sulle transazioni valutarie effettuate nei mercati italiani nella misura dello 0,02 per cento del valore della transazione effettuata.

2. Dal pagamento dell'imposta sono esenti le banche centrali e le altre autorità di politica economica nazionale ed internazionale».

 

2.0.10

TURIGLIATTO

Dopo l'articolo 2, inserire il seguente:

«Art. 2-bis.

(Retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione)

1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma l non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione è calcolata in dodicesimi».

 

2.0.11

TURIGLIATTO, RAME, ROSSI FERNANDO

Dopo l'articolo 2 aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Recupero evasione fiscale a beneficio dei Comuni)

1. Al fine di favorire la ricerca, l'individuazione e il recupero delle somme derivanti dall'evasione totale e/o parziale fiscale e contributiva e relativa alla fiscalità generale e nazionale i Comuni - fermo restando la direzione e la responsabilità degli organismi ad oggi a ciò preposti e previe modifiche legislative necessarie al loro coinvolgimento e tese alla realizzazione e all'attuazione dell'obiettivo della lotta all'evazione fiscale e contributiva - sono chiamati a svolgere attività e opera di individuazione, indagine, controllo e riscossione delle sacche di evasione legate alla presenza di evasori parziali e/o totali residenti e/o esercitanti la propria attività sul territorio di competenza comunale. Al fine di favorire e raggiungere questo risultato, i Comuni individuano, definiscono e rendono operativi tutti gli strumenti tesi al coinvolgimento delle popolazioni amministrate garantendo, comunque, la segretezza totale in tutte le fasi dell'operazione.

2. Ai Comuni è pertanto devoluto il 50 per cento delle somme recuperate e relative all'evasione totale e/o parziale presente nel proprio territorio e al recupero a cui essi hanno attivamente partecipato in tutte le fasi dell'operazione.

3. Da tali somme è accantonato il 2 per cento da devolvere e assegnare all'Ente Provincia di competenza.

4. Le somme e i trasferimenti a tale titolo incassate dai Comuni e dalle Pronvice sono interamente aggiuntive rispetto a tutti gli altri trasferimenti erariali a qualsiasi titolo rivenienti dallo Stato».

Conseguentemente, alla Tabella A, alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-100.000;

2009:-100.000;

2010:-100.000.

 

2.0.12

TURIGLIATTO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Recupero fiscal drag)

1. I commi 1 e 2 dell'articolo 3 del decreto-legge 2 marzo 1989, n.69, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 aprile 1989, n.154, sono sostituiti dai seguenti:

"1. A decorrere dal 1 gennaio 2008, quando la variazione percentuale del valore medio dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati relativo al periodo di dodici mesi terminante al 31 agosto di ciascun anno, oppure quando cumulativamente il valore medio di tale indice relativo ad un periodo di due o più anni terminanti alla medesima data di ciascun anno, supera il 2 per cento rispetto al valore medio del medesimo indice rilevato con riferimento allo stesso periodo dell'anno precedente, si provvede a neutralizzare integralmente gli effetti dell'ulteriore pressione fiscale non rispondenti a incrementi reali di reddito. Ai fini della restituzione integrale del drenaggio fiscale si provvede mediante l'adeguamento della deduzione per assicurare la progressività dell'imposizione, degli scaglioni, delle aliquote, delle detrazioni e dei limiti di reddito previsti negli articoli Il, 12 e 13 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni.

2. Entro il 30 settembre di ciascun anno, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, si procede alla ricognizione della variazione percentuale di cui al comma 1 e si stabiliscono i conseguenti adeguamenti degli scaglioni delle aliquote, delle detrazioni e dei limiti di reddito; gli importi degli scaglioni delle aliquote e dei limiti di reddito sono arrotondati a 50 euro per difetto se la frazione non è superiore a 25 euro o per eccesso se è superiore. Il decreto ha effetto per l'anno successivo. Il primo decreto sarà emanato entro il 30 settembre 2008"».

Conseguentemente, all'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione delle transazioni valutarie)

1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma 1, sono esenti le operazioni relativea:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione ed importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzato ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma l con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4».

 

2.0.13

ROSSI FERNANDO

Dopo l'articolo 2, inserire il seguente:

«Art. 2-bis.

(Omogeneizzazione aliquote delle rendite)

1. A decorrere dal 1º gennaio 2008 l'aliquota sulle diverse tipologie di rendite è omologata ad un tasso del 20%, che cancella le pregresse aliquote variabili, in base alla tipologia, dal 12,5% al 27%.

2. Le maggiori entrate derivanti dall'operazione sono destinate ad un apposito fondo per la defiscalizzazione di salari e stipendi, da impiegarsi in base ad un apposito regolamento emanato dal Ministero dell'Economia e del Tesoro entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge».

 

2.0.14

TURIGLIATTO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Riordino del trattamento tributario dei redditi di capitale e di redditi diversi di natura finanziaria)

1. Le aliquote delle ritenute sui redditi di capitale e dei redditi diversi di natura finanziaria o delle misure delle imposte sostitutive afferenti i medesimi redditi, sono uniformate ad un'unica aliquota del 20 per cento. Restano confermate le disposizioni vigenti concernenti l'esenzione ovvero la non imponibilità dei redditi di capitale e dei redditi diversi di natura finanziaria;

2. Con proprio regolamento, il Ministro dell'economia delle finanze provvede a disciplinare l'applicazione dell'aliquota unica di cui al comma 1, nel rispetto dei principi di incoraggiamento e di tutela del risparmio di cui all'articolo 47 della Costituzione, al fine anche di evitare segmentazioni del mercato.

3.Resta fissata al 12,5% l'aliquota relativa ai buoni ordinari del tesoro sottoscritti da persone fisiche titolari di redditi ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche non superiori a 30.000 euro che all'atto della sottoscrizione dei titoli dichiarino il possesso di tale requisito di reddito.

4. L'amministrazione finanziaria provvede alla verifica dell'esistenza del requisito di reddito prescritto per l'applicazione dell'aliquota ridotta. L'aliquota ridotta del 12,5% si applica, ferma restando la condizione di cui al precedente periodo, alle sole sottoscrizioni di titoli per importi non superiori a 10.000 euro».

 

2.0.15

TURIGLIATTO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

1. Nei confronti dei soggetti che hanno percepito indebitamente prestazioni pensionistiche o quote di prestazioni pensionistiche a carico dell'INPS, per periodi anteriori alla gennaio 2007, non si fa luogo al recupero dell'indebito, del quale sia stata accertata l'esigibilità in base alle norme vigenti, qualora i soggetti medesimi siano percettori di un reddito personale imponibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche per l'anno 2006 di importo pari o inferiore a euro 10.123,36.

2. Qualora i soggetti che hanno indebitamente percepito i trattamenti di cui al comma 1 siano percettori di reddito personale imponibile ai fini Irpef per l'anno 2006 di importo superiore a 10.123,36 euro non si fa luogo al recupero del debito nei limiti di un quarto dell'importo riscosso.

3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si applicano qualora l'indebita percezione sia conseguenza di comportamento doloso da parte del percipiente. Il recupero dell'indebito si estende agli eredi del pensionato solo nel caso in cui si accerti il dolo del pensionato medesimo.

4. Nei casi di omessa dichiarazione, l'Ente previdenziale procede, dal 1º luglio dell'anno successivo, ad interrompere l'erogazione di prestazioni collegate al reddito. Qualora le prestazioni già erogate risultino totalmente o parzialmente non dovute, il titolare della prestazione è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente riscosso.

5. Agli Enti gestori di forme di previdenza per l''invalidità, la vecchiaia ed i superstiti dell'assicurazione generale obbligatoria o di forme esclusive o esonerative della stessa, spetta un privilegio legale sulle somme accertate entro il terzo anno precedente alfa data di accertamento dell'indebito».

Conseguentemente all'onere si provvede mediante corrispondente riduzione della Tabella A, rubrica del MEF.

 

2.0.16

SACCONI, CANTONI, GENTILE, MORRA, NOVI, PICCONE, VEGAS, POLLEDRI, DAVICO

Dopo l'articolo 2, inserire il seguente:

«Art. 2-bis.

(Norme fiscali per il reddito da lavoro straordinario e premi aziendali)

1. I redditi derivanti da prestazioni di lavoro straordinario e da premi connessi a risultati sulla base di accordi individuali o collettivi in sede aziendale sono assoggettati ad imposizione fiscale sostitutiva, ai fini dell'IRPEF, con applicazione dell'aliquota media dell'ultimo biennio, ridotta del 50 per cento. I predetti redditi non concorrono ad alcun titolo alla formazione del reddito complessivo o dell'indicatore della situazione economica del percipiente o del suo nucleo familiare.

2. I commi 18 e 19 dell'articolo 2 della legge 28 dicembre, n.549, sono abrogati».

Conseguentemente sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«1-bis. L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.0.23

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO, AZZOLLINI

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Istituzione del fondo rotativo capitale per lo sviluppo del patrimonio abitativo delle famiglie e cessazione della partecipazione statale alla società Sviluppo Italia Spa)

1. È istituito il fondo rotativo capitale per lo sviluppo del patrimonio abitativo delle famiglie, di seguito denominato "fondo". Il fondo concede contributi straordinari per la costruzione e l'acquisto di unità immobiliari a favore dei nuclei familiari. Il contributo viene restituito, con modalità rateali e senza oneri di interessi, a decorrere dal quinto anno dall'avvenuta erogazione del contributo.

2. I contributi straordinari di cui al comma 1 sono concessi nel limite massimo del 30 per cento del costo di costruzione di un edificio residenziale non eccedenti i 110 metri quadri, come definito dalle regioni a norma dell'articolo 4, primo comma, lettera g), della legge 5 agosto 1978, n.457. Il Ministro dell'economia e delle finanze, con apposito regolamento, definisce le modlità di erogazione del contributo.

3. Al primo finanziamento del fondo si provvede mediante il trasferimento di tutte le risorse a qualunque titolo erogate alla società Sviluppo Italia Spa a valere sul bilancio dello Stato. Per gli anni successivi, si provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera l), della legge 5 agosto 1978, n.468.

4. Con regolamento del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono individuate le modalità per la presentazione delle domande di attribuzione del contributo e per la restituzione anticipata del contributo in caso di scioglimento del matrimonio».

Conseguentemente, gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.0.24

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Misure per il sostentamento dei nuclei familiari composti da soggetti fiscalmente incapienti)

1. Ai soggetti componenti di nuclei familiari composti almeno dai coniugi non legalmente ed effettivamente separati e che, in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi, presentino un importo di imposta netta inferiore a 100 euro, ovvero siano esentati dalla presentazione della dichiarazione, è concesso un contributo speciale annuale per il sostentamento della famiglia.

2. Il contributo di cui al comma 1 non può superare l'importo di 2.000 euro annui per ciascun componente della famiglia ed è commisurato all'importo dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) assolta per l'acquisto di beni destinati al sostentamento del nucleo familiare, come dimostrata dalla documentazione fiscale relativa all'acquisto dei beni.

3. Il contributo di cui al comma 1 non è cumulabile con il regime fiscale di cui all'articolo 1 della presente legge.

4. Il Ministro dell'economia e delle finanze definisce con apposito decreto le modalità attuative del contributo di cui al comma 1».

5. Ai maggiori oneri e alle minori entrate derivanti dalle precedenti disposizioni si provvede ai sensi delle misure disposte qui di seguito:

1. Ai maggiori oneri e alle minori entrate derivanti dalle disposizioni di cui alla presente legge si provvede ai sensi delle misure disposte nel presente articolo.

2. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n.311, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera a), dopo le parole: "decreto legislativo 18 maggio 2001, n.228,", sono inserite le seguenti: "e per la quota del 40 per cento degli utili netti annuali";

b) alla lettera b), le parole: "per la quota del 30 per cento" sono sostituite dalle seguenti: "per la quota del 60 per cento".

6. Le disposizioni di cui al comma 2, si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso allo gennaio 2007 anche con riguardo all'acconto dovuto per il medesimo periodo di imposta. A tal fine si provvede, entro il 15 dicembre 2007, all'integrazione degli acconti eventualmente già versati.

7. I compensi per i centri di assistenza fiscale (CAF) di cui all'articolo 38 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, e successive modificazioni, sono ridotti del 40 per cento.

8. Sono abilitati a costituire un centro di assistenza fiscale tutti i soggetti, pubblici e privati.

9. Sono ridotti del 5 per cento del loro ammontare tutti gli stanziamenti di spesa corrente del bilancio dello Stato, con esclusione dei soli stanziamenti determinati direttamente per legge, della spesa obbligatoria e degli interessi sui titoli del debito pubblico, intendendosi corrispondentemente ridotte le relative autorizzazioni di spesa. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».

Conseguentemente, ridurre del 90 per cento l'importo in Tabella A.

Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.0.25

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Norme in materia di IRPEF)

1. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) l'articolo 12 è sostituito dal seguente:

"Art. 12. - (Deduzione per il sostegno del nucleo familiare) - 1. Dal reddito del nucleo familiare si deduce il 10 per cento del suo ammontare totale laddove uno solo dei coniugi, non legalmente ed effettivamente separati, svolga attività lavorativa, sia di lavoro dipendente sia autonomo o attività di impresa, ovvero in qualsiasi caso in cui l'altro coniuge non possieda un reddito complessivo lordo superiore a 3.000 euro. La deduzione è aumentata al 12 per cento se il reddito non supera l'importo di 25.000 euro ed è ridotta al 7 per cento nel caso in cui il reddito superi l'importo di 50.000 euro. La deduzione non spetta se il reddito supera i 100.000 euro.

2. Dal reddito del nucleo familiare si deduce il 4 per cento per ciascuno dei coniugi non legalmente ed effettivamente separati, nel caso in cui entrambi svolgano attività lavorativa a qualsiasi titolo. La deduzione è aumentata al 5 per cento se il reddito complessivo non supera l'importo di 25.000 euro ed è ridotta al 3 per cento nel caso in cui il reddito superi l'importo di 50.000 euro. La deduzione non spetta se il reddito supera i 100.000 euro.

3. Dal reddito del nucleo familiare si deduce il 10 per cento per ciascun figlio a carico, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati. L'importo è aumentato al 15 per cento nel caso di figli portatori di handicap ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n.104, e successive modificazioni. La deduzione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato. In caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, la deduzione è ripartita, in mancanza di accordo, nella misura del 50 per cento tra i genitori. Ove uno dei genitori non possa usufruire in tutto o in parte della deduzione, per limiti di reddito, la deduzione è assegnata per intero all'altro genitore. Quest'ultimo, salvo diverso accordo tra le parti, è tenuto a riversare all'altro genitore un importo pari al 50 per cento della deduzione stessa. La deduzione è aumentata al 12 per cento se il reddito non supera l'importo di 25.000 euro ed è ridotta al 5 per cento nel caso in cui il reddito supera l'importo di 50.000 euro. La deduzione non spetta se il reddito supera i 100.000 euro.

4. Le deduzioni di cui ai commi 1, 2 e 3 si applicano fino ad un importo complessivo massimo non superiore al 50 per cento del reddito imponibile.

5. Dal reddito del nucleo familiare si deduce l'ulteriore cifra di 2.000 euro per ogni altra persona indicata nell'articolo 433 del codice civile che conviva con il contribuente o percepisca assegni alimentari non risultanti da provvedimenti dell'autorità giudiziaria. Per gli anziani ultrasettantenni l'importo è elevato a 3.000 euro.

6. Le deduzioni per il sostegno del nucleo familiare sono rapportate a mese e competono dal mese in cui si sono verificate a quello in cui sono cessate le condizioni richieste.

7. Per la dichiarazione dei redditi relativa ai periodi di imposta decorrenti da quello di applicazione della nuova modalità di tassazione del reddito dei coniugi risultante dai commi da 1 a 6, si applicano le norme in vigore al 31 dicembre dell'anno precedente a quello dell'entrata in vigore della presente legge se queste determinano un'imposta minore rispetto a quella derivante dall'applicazione del nuovo sistema di tassazione".

b) all'articolo 15, comma, sono apportate le seguenti modificazioni:

1) alla lettera b), dopo le parole: "le spese sanitarie per la parte che eccede 129,11 euro." è inserito il seguente periodo: "Quando tali spese sono sostenute a favore dei figli di minore età non opera il limite dei 129,11 euro e la detrazione spetta nella misura del 23 per cento";

2) dopo la lettera e), sono inserite le seguenti:

"e-bis) le spese per l'acquisto di libri di testo scolastici e di materiale tecnico scolastico sostenute per i figli minorenni, in misura non superiore a 500 euro per ciascun figlio. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della pubblica istruzione, sono individuate le tipologie di spese per le quali spetta la detraibilità;

e-ter) le spese sostenute dai genitori per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido per un importo complessivo non superiore a 1.500 euro";

c) all'articolo 10, comma 1, dopo la lettera l-quater) è aggiunta, in fine, la seguente:

"l-quinquies) i canoni di locazione corrisposti dai conduttori di alloggi locati a titolo di abitazione principale del nucleo familiare, nella seguente misura: 1) del 20 per cento del canone di locazione annuo, fino a un massimo di 2.000 euro annui, se il reddito complessivo del conduttore non supera 20.000 euro; 2) del 10 per cento del canone di locazione annuo, fino a un massimo di 2.000 euro annui, se il reddito complessivo del conduttore è superiore a 20.000 euro e non superiore a 30.000 euro. In nessun caso la deduzione spetta per i contratti di locazione intervenuti tra enti pubblici e contraenti privati"».

2. Ai maggiori oneri e alle minori entrate derivanti dalle precedenti disposizioni si provvede ai sensi delle misure disposte qui di seguito:

1. Ai maggiori oneri e alle minori entrate derivanti dalle disposizioni di cui alla presente legge si provvede ai sensi delle misure disposte nel presente articolo.

2. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n.311, sono appodate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera a), dopo le parole: "decreto legislativo 18 maggio 2001, n.228,", sono inserite le seguenti: "e per la quota del 40 per cento degli utili netti annuali";

b) alla lettera b), le parole: "per la quota del 30 per cento" sono sostituite dalle seguenti: "per la quota del 60 per cento".

3. Le disposizioni di cui al comma 2, si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso al 1º gennaio 2007 anche con riguardo all'acconto dovuto per il medesimo periodo di imposta. A tal fine si provvede, entro il 15 dicembre 2007, all'integrazione degli acconti eventualmente già versati.

4. l compensi per i centri di assistenza fiscale (CAF) di cui all'articolo 38 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, e successive modificazioni, sono ridotti del 40 per cento.

5. Sono abilitati a costituire un centro di assistenza fiscale tutti i soggetti, pubblici e privati.

6. Sono ridotti del 5 per cento del loro ammontare tutti gli stanziamenti di spesa corrente del bilancio dello Stato, con esclusione dei soli stanziamenti determinati direttamente per legge, della spesa obbligatoria e degli interessi sui titoli del debito pubblico, intendendosi corrispondentemente ridotte le relative autorizzazioni di spesa. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Conseguentemente, ridurre del 90 per cento dell'importo in Tabella A.

Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

Ridurre del 5 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente della Tabella C.

 

2.0.27

BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

1. Il totale dei tributi di ogni genere e specie comunque denominati corrisposti dai soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle persone fisiche non può eccedere il 48 per cento del reddito totale prodotto in ciascun periodo d'imposta da tali medesimi soggetti.

2. l contribuente dece indicare, in un apposito quadro della dichiarazione dei redditi ovvero del modello di dichiarazione semplificata dei contribuenti che si avvalgono dell'assistenza fiscale ovvero di quello di certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente equiparati e assimilati, per ciascun periodo d'imposta:

a) il totale dei tributi di ogni genere e specie comunque denominati corrisposti;

b) l'ammontare del reddito totale prodotto;

c) l'eventuale eccedenza maturata rappresentata dalla differenza positiva tra il totale dei tributi di ogni genere e specie comunque denominati corrisposti e il 48 per cento dell'ammontare del reddito totale prodotto.

3. Il contribuente ha diritto, a sua scelta, di computare l'eccedenza in diminuzione degli importi eventualmente dovuti per i periodi d'imposta successivi a titolo di tributi locali o di chiederne il rimborso in sede di dichiarazione dei redditi.

4. Con apposito decreto ministeriale sono stabiliti termini e modalità di applicazione delle disposizioni di cui ai precedenti commi».

Conseguentemente sopprimere l'articolo 62.

 

2.0.28

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO, FRANCO PAOLO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione sostitutiva dei redditi da locazione)

1. I redditi derivanti dalla locazione di unità immobiliari urbane sono sottoposti ad un'imposta sostitutiva dell'imposta sui redditi e delle addizionali regionali e comunali pari al 20 per cednto. Si applicano le disposizioni relative all'imposta sui redditi delle persone fisiche».

Conseguentemente, nella tabella A, ridurre dell'80 per cento tutte le rubriche. Alla tabella C, ridurre tutti gli stanziamenti di parte corrente del 5 per cento.

Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648,1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L''importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.0.30

TURIGLIATTO, RAME

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Pagamento ICI immobili di proprietà di enti religiosi)

1. L'esenzione di cui all'articolo 2 non è applicabile agli immobili di proprietà di enti religiosi se utilizzati, anche non esclusivamente, per lo svolgimento di attività commerciali».

 

2.0.31

ROSSI FERNANDO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

 

 

«Art. 2-bis.

(Impiego parziale delle riserve auree)

1. La riserva aurifera dell'Italia è ridotta del 50 per cento del suo ammontare.

2. Il Ministero dell'economia e delle finanze dispone, entro 3 mesi a partire dall'entrata in vigore della presente legge, le procedure di immissione graduale di 500 tonnellate annue di oro, come consentito dagli accordi internazionali e con la Banca Centrale Europea, per il periodo 2008-2010.

3. Le maggiori risorse derivanti dalla vendita sono destinate alla riduzione del debito pubblico» .

 


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

244a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDI' 7 NOVEMBRE 2007

(Pomeridiana)

Presidenza del presidente MARINI,
indi del vice presidente CAPRILI
e del vice presidente CALDEROLI

 

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 16,13)

 

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1817.

Riprendiamo l'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Ricordo che nella seduta antimeridiana ha avuto inizio la votazione degli emendamenti riferiti all'articolo 2.

Riprendiamo dalla votazione dell'emendamento 2.50.

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Senatore Baldassarri, non possiamo aprire questioni nuove. C'è il Governo in Aula che ha ascoltato l'osservazione del senatore Eufemi, abbiamo i lavori in corso, qualche chiarimento...

BALDASSARRI (AN). Intendo intervenire con riguardo alla legge finanziaria, che è all'ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, la relazione spedita questa mattina dal Ministero dell'economia... (Commenti dal Gruppo Ulivo) ... dimostra che il Governo ha mentito al Parlamento; il Governo ha detto una menzogna al Parlamento e l'ha detta per iscritto. (Commenti dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. State buoni!

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, voglio parlare, mi lasci parlare.

 

PRESIDENTE. Ma guardi che non ho l'obbligo di farla parlare! Non ce l'ho, perché lei intervenire su un qualche argomento che riguardi l'ordine dei lavori, non riproporre queste considerazioni. Veda di concludere. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

BALDASSARRI (AN). Presidente, l'ordine dei lavori è sul seguente argomento: il Governo della Repubblica ha mentito all'Assemblea del Senato. (Commenti dai banchi della maggioranza). Ha trasmesso un foglio di carta, spacciandolo per relazione tecnica sulla legge finanziaria, che è fondamentale per l'Italia, ed è stato smentito - come avevo già sottolineato questa mattina - dalla Ragioneria generale dello Stato, che ha dimostrato che si tratta solo di tavole di elaborazione, non della sua bollinatura. Il Governo deve dimostrare su queste tavole come copre quanto detto dalla Ragioneria, vale a dire che la finanziaria è attualmente scoperta per oltre 200 milioni di euro.

Questo è il mio intervento sull'ordine dei lavori, Presidente.

 

VEGAS (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, la trasmissione di questa relazione tecnica dimostra un dato inequivocabile, ossia che l'emendamento 3.2000 non fu sottoposto a relazione tecnica proprio perché era scoperto, e questo si evince chiaramente dalle carte trasmesse dal Ministro. Per inciso, il Ministro ieri ha detto che non c'era un problema di copertura, ma si trattava di una questione relativa all'indebitamento netto, che sarebbe un aggregato statistico: forse farebbe bene a rinfrescarsi la memoria sull'argomento. Chiuso questo inciso, se l'emendamento è stato votato, così come risulta, scoperto, vuol dire che era assolutamente inammissibile, quindi, non si può fare i rigoristi ad intermittenza: il Presidente della Commissione non lo doveva ammettere.

Aquesto punto, occorre dare una svolta seria ai nostri lavori, perché queste carte parlano chiaro: siamo davanti ad una finanziaria scoperta, nella quale si dice che in qualche modo bisogna recuperare effetti per centinaia di milioni di euro nell'ambito della discussione in Aula. La cosa in Aula è difficile da realizzare, perché gli emendamenti arrivano come un profluvio e non si possono valutare gli effetti finanziari degli emendamenti a priori per avere la certezza di compensare questo buco di 200 milioni. L'unica soluzione per andare avanti con un esame serio della finanziaria, non inficiato da questo vizio originario, è rinviare il provvedimento in Commissione, anche per un breve tempo, per poter risolvere il problema.

Le chiedo, quindi, formalmente un rinvio del provvedimento in Commissione, anche di mezza giornata, per risolvere la questione. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, siamo di fronte ad una prova provata, perché la Ragioneria, che credo sia una fonte incontrovertibile - e penso che saranno d'accordo anche i colleghi della maggioranza - ha affermato che, per effetto degli emendamenti approvati in Commissione, c'è un peggioramento del deficit di 94 milioni di euro. Tradotto in altri termini, ciò significa che sono stati approvati emendamenti scoperti per 94 milioni di euro. C'è quindi la prova provata che è stato ammesso al voto qualche emendamento che non aveva sufficiente copertura e al riguardo c'è una responsabilità del Presidente della Commissione.

Tuttavia, Presidente, per favore, mi ascolti: lei continua a dire - l'ha detto più volte in quest'Aula - che c'è qui il Governo, il quale risponderà. No, signor Presidente, perché sull'ammissibilità degli emendamenti e soprattutto sulla loro copertura giudica la Presidenza, cioè lei, signor Presidente. Lei deve allora esprimersi sulla questione e se, come è logico, lei non è tecnicamente in grado di esprimersi, perché è ovvio che si tratta di questioni complicate e non possiamo certo pretendere dal presidente Marini che dall'alto del suo scranno sia in grado di esprimersi su di esse, alllora non vi è altra via che si riunisca la Commissione bilancio.

Avete preso in giro, anche con urla e schiamazzi, i giusti richiami - e qui c'è la prova che erano giusti - del senatore Baldassarri, ma se vogliamo essere un Paese serio dobbiamo trovare le coperture, perché questo prevedono la Costituzione, il nostro Regolamento e le leggi. (Applausi dai Gruppi LNP, FI e AN).

Vogliamo seguire la Costituzione? Vogliamo seguire le leggi? Vogliamo seguire il Regolamento del Senato? Quando c'eravamo noi, voi lo pretendevate; non fate, per cortesia, che tutte le regole valgono per una stagione e poi non valgono più per l'altra.

Signor Presidente, lei è supremo garante delle regole in questo ramo del Parlamento. Lei deve - questo è il mio accorato appello - farsi parte diligente perché non è soltanto suo diritto, ma soprattutto suo dovere. C'è la prova che in Commissione qualcosa non è andato per il verso giusto, la prego di intervenire. (Applausi dai Gruppi LNP, FI, UDC e AN).

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, il punto oggi evidenziato dall'allegato 7, che è stato rielaborato dopo i lavori della Commissione, era ampiamente noto durante i lavori della Commissione, tant'è che, ad un certo punto, è intervenuta la decisione dell'opposizione di abbandonare gli stessi proprio perché i colleghi dell'opposizione legittimamente ritenevano che si ponesse un problema, da deferire alla Presidenza del Senato, relativamente al fatto che - a loro avviso - non era corretta la nota tecnica richiesta dalla Commissione al Governo a proposito dell'emendamento 3.2000, quello che prevede l'abolizione dei ticket per il 2008.

L'allegato 7, da questo punto di vista, non fa che confermare, dunque, il tema di cui abbiamo discusso durante i lavori della Commissione. Signor Presidente, durante quei lavori, io ho sostenuto una certa tesi, anche prendendo per buona la posizione che a quel punto ci era nota, perché il Governo aveva depositato in Commissione lo scambio di lettere e di documenti tra l'ufficio legislativo del Ministero e la Ragioneria a questo proposito. La tesi che ho sostenuto e che continuo a sostenere, infatti, è che, anche ammettendo che, in questa dialettica di posizioni diverse circa l'interpretazione dell'utilizzo per la copertura dell'emendamento ticket del cosiddetto Fondo Amadori per le politiche comunitarie, fosse totalmente da privilegiare e da confermare come giusta la tesi della Ragioneria generale dello Stato (cui, ripeto, si contrappone l'interpretazione dell'ufficio legislativo del Ministero), un problema di inammissibilità dell'emendamento non si può proporre e non si propone perché la Ragioneria non mette minimamente in discussione - e sottolineo questo punto - il fatto che l'utilizzo di quel fondo a fini di copertura sul lato della competenza, cioè sul lato del saldo netto da finanziare, sia perfettamente corretto.

L'articolo 81 della Costituzione è interpretato correttamente in quanto riferito, in primo luogo, alla competenza. Ora, sotto il profilo della competenza, la copertura è perfettamente corretta; la cifra che riconosce sia l'ufficio legislativo - e il Ministero in generale - con la nota tecnica depositata in Commissione è 326 milioni di euro. In Commissione, infatti, la relazione tecnica c'è; è quella depositata dal Ministero dell'economia che reca la firma del professor Sartor. In quella nota tecnica, sul versante della competenza, la copertura derivante dall'utilizzo del cosiddetto Fondo Amadori cifra 326 milioni di euro. Sotto questo profilo, dunque, non si può proporre alcun problema di legittimità e di ammissibilità dell'emendamento.

L'emendamento era correttamente, secondo me, all'attenzione della Commissione, è stato ammesso e, una volta approvato, è correttamente all'esame dell'Aula, essendo stato inserito nel testo approvato dalla Commissione.

Si pone, ora (e l'allegato 7, a mio avviso, utilmente evidenzia questo problema), la questione, più delicata e più controversa, sotto il profilo tecnico, di come cifrare l'effetto, sul versante della cassa, cioè sul versante dell'indebitamento netto, di quello stesso utilizzo di 326 milioni del Fondo Amadori. Da questo punto di vista, non c'è dubbio, signor Presidente, che, a mio avviso, la tesi della Ragioneria ha qualche fondamento quando sottolinea che, escluso qualsiasi problema di ammissibilità, l'effetto di cassa di quella riduzione del Fondo è diverso, quantitativamente diverso, dall'effetto di competenza. Dunque, sul versante della cassa, secondo me, è pacifico, malgrado la posizione diversa del Ministero dell'economia, che ci sia un effetto diverso.

Questo, però, signor Presidente, non vuol dire che l'emendamento era inammissibile e, non avrei dovuto ammetterlo e quindi il testo approvato dalla Commissione è inammissibile. Significa semplicemente che, come evidenzia l'allegato 7, si è aperto un problema sul versante dell'indebitamento. Sto cercando di dire quello che penso, non sto facendo polemiche con nessuno.

Secondo me, il problema sul versante dell'indebitamento c'è e - a mio avviso -sarebbe opportuno correggere qualcosa per tenerne conto; sono convinto che sarà fatto perché deve essere fatto. Non c'è un problema di inammissibilità, ma solo il problema di correggere ciò che eventualmente si sia determinato sul versante dell'effetto di cassa. A mio parere, non c'è dubbio che sarebbe bene, sarebbe utile che questa correzione intervenisse.

Signor Presidente, la prego di concedermi ancora qualche minuto perché si tratta di problemi di una complessità tecnica enorme e spero che i colleghi che se ne occupano riconoscano il problema.

Allora, una volta detto questo, signor Presidente, la vera questione che si pone, in quel momento, è: di quanto bisogna correggere? Di quanto l'effetto di cassa è difforme rispetto all'effetto di competenza? Sei mesi fa, signor Presidente, a proposito di coerenza (che deve valere per tutti), la Commissione bilancio del Senato si è trovata di fronte ad una relazione tecnica, regolarmente bollinata, del Ragioniere generale dello Stato che utilizzava il Fondo Amadori per un intervento sull'indebitamento della sanità, esattamente lo stesso tema: stesso problema da risolvere, stessa copertura effettuata. A dimostrazione che il tema è controverso, specie per la sua quantificazione, lo stesso Ragioniere generale dello Stato, che non è cambiato nel frattempo, ha detto che l'effetto di competenza e l'effetto di cassa coincidevano. La Commissione bilancio disse che aveva alcune perplessità su questa coincidenza, tant'è vero che un intervento successivo mise riparo, almeno in parte, a quella che allora considerai una valutazione tecnica infondata della Ragioneria.

Ora, però, signor Presidente, lei mi deve scusare, ma passare in sei mesi, sullo stesso tema, pretendendo di mantenere intatta la propria credibilità tecnica, dalla tesi dell'identità di effetto competenza e cassa, alla tesi che sulla competenza ci sono 326 milioni di euro e sulla cassa, al primo anno, non c'è niente, francamente, mi sembra esagerato.

Quindi, credo - e concludo - per prima cosa che non c'è nessun problema di ammissibilità (e ritengo che, con onestà culturale, bisognerebbe prima di tutto riconoscerlo); in secondo luogo, bisogna riconoscere che è questione molto controversa quella dell'effetto di utilizzo di fondi, come quello Amadori, sul lato della cassa rispetto a quello della competenza; in terzo luogo, non c'è dubbio che esiste una differenza tra l'effetto di competenza e l'effetto di cassa e che, in qualche misura, bisognerà porvi rimedio, non perché si pone un problema di ammissibilità, ma per mille altre ragioni. Non è vero affatto, appunto, che l'indebitamento netto sia un dato meramente statistico, ma è un dato di primario rilievo economico e finanziario; la penso così a prescindere da chi ha detto il contrario. Io dico che il dato dell'indebitamento netto, non fosse altro che per il rilievo nel contesto europeo, è certamente rilevante. Su quel lato si pone un problema, mentre non esiste nessun problema di inammissibilità. Non c'è dubbio che, nel corso della lettura della finanziaria, il tema dovrà essere affrontato e risolto, ma non perché si ponga un problema di ammissibilità.

 

PRESIDENTE. Senatore Morando, questo è chiaro. Ma, dal momento che sta parlando il Presidente della 5a Commissione, lei afferma che il problema deve essere affrontato nel corso della discussione della finanziaria?

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, non c'è alcun dubbio che riunire la Commissione bilancio per porre un problema di ammissibilità non serve a nulla, proprio perché questo tipo di problema non esiste.

L'altra questione deve essere affrontata nel corso del dibattito. È possibile risolverla nell'ambito della discussione che stiamo svolgendo qui in Senato, oppure che essa sarà risolta alla Camera dei deputati. (Commenti e proteste dai Gruppi AN e FI).

 

BALDASSARRI (AN). No, il problema deve essere risolto qui!

 

MORANDO (Ulivo). A mio parere, sotto il profilo della legittimità degli atti al nostro esame, il problema della ammissibilità non esiste, mentre non c'è dubbio che si pone un problema di opportunità politica. La mia tesi è che prima si affronta il problema, meglio è, ma si deve affrontare un problema sul lato dell'effetto di cassa facendo una valutazione su un punto estremamente controverso, che - ripeto - la stessa Ragioneria generale dello Stato ha risolto, sei mesi fa, in maniera esattamente opposta alla soluzione proposta adesso. Giurare, come si fa diffusamente, sulla veridicità di una tesi in presenza di un comportamento diametralmente opposto dello stesso soggetto a distanza di sei mesi, mi sembra, signor Presidente, del tutto improprio. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, SDSE, Aut e dai banchi del Governo).

 

PRESIDENTE. Senatore Morando, un aspetto però non mi è chiaro. Lei ha spiegato bene il problema dell'inammissibilità. Esiste, però, un problema di congruità sulla questione di cassa che dovrà essere risolto, in qualche modo, qui al Senato o, come da lei detto da ultimo, alla Camera dei deputati.

Quali possibilità abbiamo noi di affrontare il problema? Per risolvere il problema da lei illustrato - e non mi riferisco all'ammissibilità - è utile una riunione della Commissione? Lei ha sostenuto che un problema esiste, la invito, quindi, a comunicarci la sua idea per risolverlo.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, io non sono in grado di avere un'idea al riguardo. Sto solo dicendo che tornare in Commissione bilancio per affrontare il problema è del tutto inutile e bisogna andare avanti con i nostri lavori. (Applausi e commenti ironici dai Gruppi LNP, FI e AN). Il problema della legittimità degli atti al nostro esame non si pone; quindi, sul piano dell'orientamento politico, se si decide di affrontare il problema, la sede giusta è l'Aula e non la Commissione.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Comunico però all'Aula che non concederò più la parola quando un senatore del proprio Gruppo ha già parlato.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, il problema che intendo sollevare è forse meno incisivo di quello indicato dal collega Morando, ma è comunque molto serio, in quanto riguarda la credibilità dei nostri lavori. Richiamo, in particolare, l'attenzione del collega Legnini al riguardo.

Quando è stato posto in votazione l'emendamento 2.46, a firma mia e di altri colleghi, un emendamento molto delicato riguardante la famiglia italiana (mi rivolgo a quelli, tra i senatori, interessati ai problemi della famiglie italiana), ho detto che il senatore Legnini aveva invitato il sottoscritto, insieme al senatore Ciccanti e agli altri firmatari dell'emendamento, a presentare un ordine del giorno.

Alla mia domanda se davvero il relatore avesse avanzato questa richiesta, e interrogato dal Presidente al riguardo, il senatore Legnini ha sostenuto di non averla mai avanzata. Quindi, l'emendamento 2.46 è stato votato senza essere stato trasformato in ordine del giorno, nonostante a me sembrasse di ricordare che il senatore Legnini in quel senso si fosse espresso.

Siccome tengo ad essere una persona che guarda le carte prima di parlare, a differenza forse di qualcun altro, ho atteso di leggere il resoconto stenografico per verificare le parole esatte. Riporto, infatti, con riferimento al parere espresso dal senatore Legnini, quanto da lui detto a proposito dell'emendamento 2.46: «Anche in questo caso, inviterei i senatori D'Onofrio, Ciccanti e gli altri colleghi del Gruppo dell'UDC, se lo ritengono, a presentare un ordine del giorno».

Vorrei far presente al Presidente che il diritto di presentare un ordine del giorno - poi il relatore Legnini e il Governo diranno se sono favorevoli o contrari e i senatori voteranno - mi è stato conculcato nel momento in cui il relatore Legnini ha sostenuto di non aver pronunciato tali parole. Siccome invece lo aveva fatto, come risulta dal resoconto stenografico, chiedo di poter presentare un ordine del giorno sul quale poi il relatore potrà esprimersi come ritiene più opportuno; certo però non può sostenere di non averlo detto, lo aveva detto e risulta a verbale. Io sono ancora una persona perbene, non so se il senatore Legnini era distratto o lo ha fatto di proposito. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, molto spesso in quest'Aula il presidente Morando si alza per ricordare a tutti noi che si stanno esaminando argomenti complessi, spesso atteggiandosi in maniera anche un po' professorale nel dare qualche indicazione o suggerimento e lasciando intendere che non tutti sono all'altezza di comprendere problemi così complessi.

Ora, però, nel suo intervento, il presidente Morando in un colpo solo ha accusato la Ragioneria generale dello Stato e ha soppresso il Senato della Repubblica. Questo mi pare troppo anche per il professore Morando.

Inoltre, il relatore, senatore Legnini, ha più volte detto in Commissione che condivideva alcuni emendamenti dell'opposizione, ma che non poteva esprimere un parere favorevole perché era dubbia la copertura. Ciò vuol dire che se è dubbia la copertura non si può approvare un emendamento.

Ora, in primo luogo, osservo che ciò di cui si dispone in questo momento non è una relazione tecnica, ma un allegato conoscitivo. Anche se non sono assolutamente un tecnico, mi risulta che il fabbisogno sia di cassa, o almeno così mi è sempre stato insegnato, tanto è vero che nell'esame di ogni finanziaria si è sempre detto che il fabbisogno è di cassa e l'indebitamento è di competenza.

Ora, da questo allegato conoscitivo, che ci è stato consegnato in fotocopia, ma che la Ragioneria generaledello Stato ha consegnato al Governo e al relatore, risulta che alcune misure, che ovviamente fanno riferimento in particolare ai ticket sanitari - come è bene evidenziato nella fotocopia - sono prive di copertura.

Pertanto, Presidente, lei non può delegare al presidente Morando ciò che non è delegabile dal Presidente del Senato. È lei che deve dirci, come ha detto il collega Castelli, se è possibile andare avanti così, a fronte di un documento inviatoci dalla Ragioneria generale dello Stato, che è stato battuto dalle agenzie e la cui richiesta ha generato spesso ilarità in quest'Aula per l'intervento di un collega competente che, da settimane, evidenzia che c'è un buco in questa finanziaria. (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA).

Non è possibile continuare così. Lei si deve assumere la responsabilità di dire se si può continuare di fronte a questa relazione tecnica che tale non è e non ci si può sentir dire né dal Presidente della Commissione o da altri che la questione può essere poi risolta presso la Cameradei deputati. È il Senato che deve risolvere il problema nel proprio ambito, senza delegare altri in tal senso. (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA). Altrimenti, lei delega al Presidente della Commissione bilancio e noi deleghiamo alla Camera. Questo è assolutamente inaccettabile, signor Presidente. Lei ora deve assumersi la responsabilità di dire se l'Aula può continuare il suo lavoro o no.

 

PRESIDENTE. Nel suo intervento, senatore Matteoli, amichevolmente, mi ha detto tre volte di assumermi la responsabilità: mi sembrano un po' troppe.

Ai sensi dell'articolo 100, comma 11, in particolare dopo le dichiarazioni del Presidente della Commissione bilancio, dispongo l'accantonamento dell'articolo 3 e del successivo 48-bis ad esso collegato, e che la Commissione, a conclusione della seduta, si riunisca per riferire domattina all'Assemblea sul modo di affrontare qui in Senato la questione. Questa è la decisione che mi sembra giusto prendere su questo punto.

Ha facoltà di parlare il senatore Legnini per intervenire sulla questione toccata dal senatore D'Onofrio.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, vorrei innanzitutto che si comprendesse che l'emendamento 2.46, a firmato dal senatore D'Onofrio ed altri, non ha ad oggetto, come è stato detto - mi consenta il senatore D'Onofrio - un po' enfaticamente, problemi di grandissimo rilievo per la famiglia italiana. In realtà, si tratta di un problema molto contenuto, relativo alla non cumulabilità delle detrazioni in materia di affitto, di cui all'articolo 2, per le famiglie povere e per i giovani.

Il senatore D'Onofrio, con l'emendamento, dice che sono cumulabili, a certe condizioni, tra coniugi e così via. È vero che durante l'espressione del parere ho detto quanto riportato dal resoconto, ci mancherebbe! Io, però, ho detto che, a mio modo di vedere, se il senatore D'Onofrio intendeva presentare un ordine del giorno, lo avremmo valutato. Presenti l'ordine del giorno e lo valuteremo!

Personalmente, ritengo che nulla osti all'accoglimento di un ordine del giorno che preveda, nella prospettiva, la cumulabilità di queste detrazioni. Non mi ero espresso nel senso di un parere certamente favorevole ad un ordine del giorno che andrebbe, peraltro, letto ed esaminato. Quindi, ritengo che non sia conculcato alcun diritto, ma che vi sia la possibilità di presentare l'ordine del giorno, di esaminarlo ed eventualmente accoglierlo. In ogni caso, se mi sono mal espresso, chiedo scusa al senatore D'Onofrio, ma la questione è tranquillamente risolvibile.

 

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Senatore Azzollini, non può intervenire su questo punto. Io ho comunicato, su richiesta di assunzione di responsabilità del Presidente, una decisione della Presidenza. Quindi, la Commissione è autorizzata a riunirsi e a riferire domattina su come questo argomento, toccato abbondantemente, possa essere affrontato.

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori. Credo vi siano delle questioni che ella deve immediatamente affrontare e che non hanno a che fare con la sola questione di merito che lei, poco fa, ha detto di esaminare in Commissione.

Voglio ricordare che vi sono un problema ed un precedente specifici che la riguardano direttamente e che non hanno a che fare con la Commissione. Ciò che è insorto in Aula, signor Presidente, è un problema squisitamente politico. Quando, per la prima volta, ho posto in Commissione il problema di quell'emendamento, sollevando la mancanza di relazione tecnica, si poteva fare quel che lei ha detto: andiamo avanti, poi vediamo, il Governo provvederà.

Oggi il problema è diverso perché non c'è la mancanza della relazione tecnica, ma c'è un documento, questa volta "bollinato" dalla Ragioneria, che evidenzia lo scoperto di quell'emendamento 3.2000 che incide su parecchi articoli.

Ecco perché non si può dire di andare avanti e di vedere dopo la seduta. Ora si pone il problema e chiedo che mi ascolti ancora.

Sul piano politico si è cioè capito in quest'Aula che la Ragioneria, per quanto riguarda l'indebitamento e il fabbisogno, ha affermato che l'emendamento, che incide, ripeto, su vari articoli, perché è una proposta complessa, è scoperto per oltre 400 milioni di euro. Il relatore e il Governo, con molta onestà, ammettono questo dato di fatto. Direi, quindi, che il problema lo dobbiamo risolvere, altrimenti alla Camera sarà impossibile...

 

PRESIDENTE. Senatore Azzollini, l'abbiamo superata questa discussione con la mia decisione. Non possiamo continuare a parlarne. (Proteste dai banchi dell'opposizione).

 

AZZOLLINI (FI). Ne dobbiamo parlare, signor Presidente. Lei deve avere la pazienza....

 

PRESIDENTE. Ne ho tanta di pazienza, però concluda, per favore.

 

AZZOLLINI (FI). Tento di concludere. Voglio dirle, signor Presidente, che a fronte della scopertura c'è un precedente preciso, che il senatore Morando non ha ricordato. Il Presidente della Repubblica ha rinviato (ecco la sua personale problematica) alle Camere per questa stessa ragione di copertura, nella scorsa legislatura, un decreto-legge in materia di agricoltura, la norma sul Servizio contributi agricoli unificato (SCAU). (Applausi dai Gruppi FI, AN). L'ha rimandato indietro. E perché lo ha fatto? Perché una circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri, signor Presidente, pone a lei un problema, che sto testualmente per evidenziarle. Secondo tale circolare, che poi è stata ribadita da una legge, la verifica della relazione tecnica viene effettuata dalla Ragioneria generale dello Stato, la quale, una volta riscontrata la corretta quantificazione dell'onere recato dal provvedimento, nonché l'idoneità della relativa copertura finanziaria, appone, tramite la bollinatura posta dal Ragioniere generale dello Stato, il proprio visto di conformità, senza il quale il provvedimento non può essere controfirmato dal Presidente della Repubblica e trasmesso alle Camere. Questo nel caso di una legge e in quel caso è stata rinviata alle Camere.

Siccome c'è già il precedente del decreto-legge in materia di agricoltura di cui parlavo prima, che il presidente della Repubblica Ciampi, per tale ragione, rinviò alle Camere, lei a questo punto non può che sospendere i lavori d'Aula (la pongo come questione pregiudiziale, signor Presidente) fino a quando il Governo non reperirà la copertura dei 460 milioni di euro. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA).

 

PRESIDENTE. Grazie è stato chiarissimo. Concluda.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, ha dato tempo a tutti.

 

PRESIDENTE. L'ho fatta parlare, senatore Azzollini, ed il suo Gruppo è già intervenuto più di una volta. La prego, concluda.

 

AZZOLLINI (FI). Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, chiedo che si voti tale questione pregiudiziale e che subito il Governo torni con la copertura di questi oltre 400 milioni di euro regolarmente bollinata dalla Ragioneria generale. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA).

 

PRESIDENTE. Sono stato assolutamente sensibile, perché dalle parole del Presidente della Commissione mi è sembrato che emergesse un problema che non aveva trovato soluzione. La maniera più efficace, al punto in cui siamo, è quella - come ho comunicato - di chiedere alla Commissione di affrontare la questione e di accantonare comunque l'articolo 3. (Proteste dai banchi dell'opposizione). Questa è la decisione della Presidenza e quindi vi prego di riproporre il problema in Commissione. Pertanto, andiamo avanti con i nostri lavori. (Vibrate proteste dai banchi dell'opposizione). Le pregiudiziali non sono ammesse a questo punto. Sono assolutamente convinto di questo. (Vibrate, reiterate proteste dai banchi dell'opposizione).

Sospendo per mezz'ora la seduta e convoco immediatamente la Conferenza dei Capigruppo.

 

(La seduta, sospesa alle ore 16,50, è ripresa alle ore 17,32).

 

(omissis)

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817 (ore 17,33)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame del disegno di legge in titolo dalla votazione dell'emendamento 2.50.

 

GIRFATTI (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIRFATTI (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, abbiamo visto come sul caro mutui il Governo abbia a cuore la posizione di centinaia di migliaia di mutuatari o di famiglie, però nei vari interventi, sia del Governo, che dei relatori, non ho mai sentito pronunziare il termine "spread". (Brusìo. Richiami del Presidente).

Si è parlato di interessi a tasso fisso e di interessi variabili, si è parlato di come procedere ad una elemosina per tutti coloro i quali pagano gli interessi, consistenti in una detrazione del 10 per cento dalla propria dichiarazione dei redditi, ma, ripeto, non si è parlato di spread.

Che cos'è lo spread? È la differenza che passa tra gli interessi pagati e la somma effettiva che centinaia di migliaia di mutuatari sono costretti a pagare alle banche per il rimborso spese delle banche e per l'utile della banca stessa.

Cosa significa, signor Presidente? Che in aggiunta agli interessi pagati i mutuatari pagano una percentuale sul mutuo che va dall'1 per cento spesso al 3,5-4 per cento, tutto a vantaggio degli istituti di credito.

Basterebbe, signor Presidente, che il Governo proponesse una riduzione o una regolamentazione normativa dello spread per ridurre del 30 o 40 per cento l'importo della rata di mutuo.

Credo che sia fondamentale ridurre la rata di mutuo o far applicare lo spread - se esso è dovuto comunque - in ragione percentuale degli interessi pagati stabilendo un tetto allo spread stesso. Questa rappresenterebbe una riduzione sostanziale e rilevante rispetto agli interessi pagati e potrebbe essere perlomeno del 30 o 40 per cento della rata di mutuo che si paga.

Questo credo che il Governo non lo ignori, ma non lo fa forse per proteggere determinati poteri che lo sostengono o determinate espressioni bancarie alle quali non si vuole imporre per legge questa norma che certamente produrrebbe un vantaggio per tutti. Non rappresenta soltanto centesimi, ma talvolta il 100 per cento degli interessi pagati.

Allora, questa è la nostra proposta: se veramente il Governo tiene a cuore i milioni di attuali mutuatari, al di là degli interessi - tutti sappiamo che servono delle regole di mercato - è importante dare una prima risposta utile a tutti coloro i quali oggi pagano rate di mutuo esose. Il Governo e il Parlamento possono dare questa risposta perché credo che questo sia il momento opportuno. Aspettiamo che il Governo faccia questa proposta, dimostrando così di avere veramente a cuore la sorte dei mutuatari e di coloro i quali non possono pagare le rate di mutuo.

Signor Presidente, in questo modo veramente si darebbe a tutti l'evidente dimostrazione che si vuole fare qualcosa per ridurre il caro mutui. Quindi, facciamolo e così veramente ci riteniamo oggi responsabili di aiuto verso coloro i quali non riescono a pagare rate di mutuo così esose. (Applausi dei senatori Amato e Valentino).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.50, presentato dal senatore Eufemi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

312

Senatori votanti

311

Maggioranza

156

Favorevoli

154

Contrari

156

Astenuti

1

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 2.51 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.52.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.52, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Per favore, i giornali non devono coprire le luci. Per favore, seduti. Hanno votato tutti? Seduti. Il senatore in seconda fila si sieda per favore.

 

GARRAFFA (Ulivo). Dietro il senatore Izzo.

 

PRESIDENTE. Senatore Giuliano, si sieda per favore.

GARRAFFA (Ulivo). Sul banco della senatrice Colli. Presidente, ritiri la scheda.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). La scheda!

 

PRESIDENTE. Ritiriamo la scheda, quando rientra la riconsegniamo. La scheda è stata sfilata.

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Colleghi, volevo solo dire che si è dimostrato che se rispettiamo le poche regole che ci siamo dati il lavoro va avanti meglio. Cerchiamo di rispettarle tutti.

L'emendamento 2.57 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.62.

 

MANTOVANO (AN). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Mantovano, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.62, presentato dal senatore Mantovano.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.67 per il quale il relatore aveva chiesto la trasformazione in ordine del giorno. Senatore Bornacin, cosa intende fare?

BORNACIN (AN). Signor Presidente, ringrazio il relatore che mi ha chiesto di trasformare l'emendamento in ordine del giorno, ma, dopo tanti anni di esperienza parlamentare, penso che gli ordini del giorno siano come il titolo di cavaliere nella Milano spagnola di Manzoni: non si negano a nessuno.

Pertanto, a questo punto ringrazio il relatore, ma insisto per la votazione e chiedo ai colleghi di votarlo. Si tratta, infatti, di un emendamento che favorisce il lavoro frontaliero, la detassazione del lavoro frontaliero, per gente che si alza la mattina e va a lavorare all'estero. Si tratta di favorire i pensionati del lavoro frontaliero perché vedano una riduzione sulla loro tassazione.

Chiedo all'Aula di esprimersi in maniera favorevole. È un problema annoso che va avanti dal 1999 con proroghe, con provvedimenti che sono nelle Commissioni e che non vengono affrontati. Vi prego davvero di dare un voto a favore di gente che lavora e che ha diritto a vedere detassato il proprio lavoro. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 2.67.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.67, presentato dal senatore Bornacin.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 2.690 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.72.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.72, presentato dal senatore Divina e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.77.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Cararra, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.77, presentato dal senatore Paravia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Gli emendamenti 2.80 e 2.83 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.801.

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.801, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 2.802 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.102.

 

LOSURDO (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LOSURDO (Misto-LD). Signor Presidente, questa mattina il relatore non ha saputo fornire nessuna motivazione al suo parere contrario su questo emendamento; anzi, ha usato un'espressione sprezzante sostenendo che l'emendamento si commenterebbe da sé. Di questa espressione egli dovrà dare conto alle centinaia di migliaia di soci delle cooperative agricole.

Posso ricordare al relatore, entrando nel merito, che sono intervenute infinite decisioni delle commissioni tributarie, che hanno riconosciuto la ruralità dei fabbricati adibiti alla trasformazione dei prodotti dei soci conferenti. Inoltre, la legge di orientamento votata nella passata legislatura riconosceva la natura rurale dei fabbricati delle cooperative agricole.

Quindi, ritengo che il relatore sia stato molto superficiale nell'esprimere questo parere contrario e invito l'Aula a tener presente queste mie motivazioni del tutto esaustive. (Applausi dai Gruppi Misto-LD, AN e FI).

Signor Presidente,chiedo inoltre la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Losurdo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.102, presentato dal senatore Losurdo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 2.103 è stato ritirato.

Passiamo all'emendamento 2.104, sul quale vi è un invito al ritiro. Chiedo al presentatore cosa intende fare.

 

SARO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, ritiro l'emendamento.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.105.

 

DIVINA (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, per quello che serve rivolgere appelli all'Aula, ho però visto qualche collega della sinistra prestare attenzione mentre illustravo questo emendamento. Esso tratta del modo sbagliato con il quale il nostro sistema tassa il TFR. Secondo noi, questo è una parte di retribuzione che, invece di essere immediatamente riconosciuta al lavoratore, è accantonata per essergli restituita quando andrà in pensione; oppure, se ne ha un bisogno impellente, nelle quattro ipotesi previste può riscattarlo anticipatamente.

Nel momento in cui un lavoratore percepisce il TFR, questo va a cumularsi con il piccolo reddito di cui dispone. Quindi, lavoratori che pagano dal 12 al 18 per cento di reddito, in quell'anno rischiano di dover pagare dal 35 al 40 per cento di imposizione.

Noi riteniamo giusto non tassare più di tanto, introducendo una tassazione fissa sul TFR. Oggi la possibilità per i lavoratori è solo quella di optare tra un cumulo e la media aritmetica degli ultimi due anni. Chiedo, a chi di voi della sinistra difende i lavoratori, se è giusto che un lavoratore, accumulando una vita di contributi lavorativi, paghi, infine, cifre maggiori delle attuali tassazioni sulle rendite finanziarie. È una cosa sbagliatissima e ritornare almeno al 18 per cento sarebbe un trattamento equo e un riconoscimento ai lavoratori, anziché tartassarli nel momento del loro pensionamento.

A noi sembra una proposta ovvia, se poi la sinistra non la ritiene votabile la bocci pure. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.105, presentato dal senatore Divina e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.106.

 

MANINETTI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANINETTI (UDC). Signor Presidente, sono rimasto molto sorpreso del fatto che il relatore Legnini non ha trovato motivazioni - ne ha trovate invece, con dovizia di argomenti, per tutti gli altri emendamenti - per esprimere un parere contrario su questo emendamento.

Per la verità gli enti morali che non hanno scopo di lucro hanno sempre in bilancio immobili fatiscenti o da ristrutturare rispetto ai quali sono necessari investimenti. Questi immobili vengono poi ceduti magari ad enti pubblici ad un prezzo che sconta gli oneri della ristrutturazione, per cui gli enti stessi si trovano a dover pagare delle plusvalenze. Comprendo l'imbarazzo nel dover giustificare questo aspetto e anche che lo Stato debba ricorrere a tutte le fonti di finanziamento possibili, ma andare a speculare su plusvalenze di enti no profit che sostanzialmente destinano ancora questi immobili ad investimenti non speculativi, mi pare che sia troppo.

Chiediamo pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, in modo che su tale emendamento l'Aula si pronunci in maniera chiara.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Maninetti, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.106, presentato dal senatore Maninetti e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n.1817

 

PRESIDENTE. Gli emendamenti 2.112 e 2.114 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.123.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.123, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

GARRAFFA (Ulivo). Signor Presidente, nei banchi dell'opposizione, alla penultima fila, c'è una luce accesa alla quale non corrisponde un senatore votante.

 

PRESIDENTE. Prego i senatori segretari di verificare.

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.803 sul quale il relatore ha rivolto al presentatore un invito al ritiro. Senatore Eufemi, cosa intende fare?

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, non si può accedere a questa proposta del relatore. Già in Commissione abbiamo avuto modo di dire che con questa manovra vengono pesantemente colpite le piccole e medie imprese. Riteniamo di aver operato e dato indicazioni per alcune correzioni finalizzate a difendere il made in Italy e in particolare coloro che allestiscono fiere all'estero e possono determinare un miglioramento dei conti economici. Credo che sia opportuno cercare di non penalizzare ulteriormente coloro che sono impegnati nella valorizzazione del made in Italy.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.803, presentato dal senatore Eufemi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 2.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, il Gruppo UDC ha dimezzato il numero dei propri emendamenti nella convinzione di poter utilizzare il tempo a sua disposizione, comunque limitato, per intervenire su poche questioni essenziali. Abbiamo ripetutamente letto e riletto l'articolo 2 cercando di emendarlo in tutti i modi. La maggioranza ha preferito respingere tutti gli emendamenti, il Governo si è limitato ad accogliere l'ordine del giorno derivante dalla trasformazione dell'emendamento 2.46, a dimostrazione che il tema della famiglia ancora una volta è stato in questa finanziaria drammaticamente abbandonato.

Abbiamo cercato in tutti i modi di fare della famiglia un perno politico della finanza del Paese. Prendo atto che siamo stati sconfitti. Non credo che la maggioranza abbia vinto contro la famiglia. Se si illude di farlo, l'illusione dura poco.

Le mie parole, da questo punto di vista, significano questo. Non mi rivolgo ai cosiddetti teodem. Non so cosa farmene. Mi rivolgo al partito egemone, al Partito democratico che sta nascendo: non si illuda che non capiamo che sulla famiglia la battaglia continua. Non è questione di singoli voti. È una finanziaria contro la famiglia e non è un caso. È contro la famiglia tutta l'impostazione politica di questa maggioranza.

Mi chiedo fino a che punto questo Paese potrà tollerare questa continua volontà di scontro con un istituto fondamentale della nostra convivenza civile. Coloro che, all'interno del centro-sinistra si erano illusi di far valere alcuni di questi princìpi, lo saranno per poco. L'illusione di queste persone non è quella rispetto alla quale le interviste potranno significare alcunché.

Da questo momento in poi mi riprometto di non leggere più nessuna dichiarazione di questi cosiddetti teodem, sapendo che loro non contano nulla. Mi rivolgerò soltanto al Partito democratico nella speranza che possa trovare accoglienza questa nostra richiesta. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

NOVI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, vorrei ricordare che la sinistra ha votato contro i lavoratori frontalieri, contro i pensionati, ma il voto più scandaloso per quanto riguarda la sinistra e Rifondazione comunista è quello contro l'emendamento 2.51. Esso chiedeva la deducibilità delle spese documentate sostenute dal contribuente per gli addetti alla propria assistenza personale nei casi di non autosufficienza. Siete, cioè, anche contro i portatori di handicap.

Inoltre, siete contro la deducibilità delle spese sostenute per le rette degli asili-nido. Siete contro la deducibilità delle spese sostenute per le scuole materne, pubbliche o private; per quelle famiglie cioè monoreddito che, per far frequentare al figlio una scuola privata o pubblica, devono pagare rette fino a 300 euro al mese. Voi siete contro la deducibilità delle spese, per l'acquisto dei libri di testo, per i figli che frequentano la scuola dell'obbligo.

Non era mai avvenuto in questo Paese che la sinistra - il Partito democratico lo giudichiamo una sorta di longa manus del potere bancario, sul quale quindi non ci soffermiamo - votasse contro la deducibilità di queste spese è un'autentica vergogna, anche perché lo stesso centro-sinistra - centro più che sinistra - fa uno sconto alle banche sull'IRES di molti punti. Allora fate pagare meno tasse alle banche usuraie che perseguitano i lavoratori a reddito fisso, che hanno comprato una casa, e siete anche contro la famiglia italiana e persino contro i portatori di handicap. (Applausi dal Gruppo FI).

 

TECCE (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TECCE (RC-SE). Signor Presidente, vorrei brevemente interloquire con il senatore Novi. Per la verità, è come quando un tempo si diceva che fascisti e comunisti votavano assieme contro l'allora potere democristiano. Senatore Novi, quando lei cita l'emendamento 2.51, su temi riguardanti il reddito delle donne e altro, non dice che viene posta a copertura di quella proposta la soppressione dell'articolo 62 della legge finanziaria, che riguarda le risorse per il Protocollo sul welfare, risorse, sia chiaro, su cui vogliamo discutere, ma che sono la condizione per garantire la possibilità che non entri in vigore la riforma Maroni a fine anno e per tutelare (anche se noi vogliamo ancora di più) i lavoratori italiani, siamo al paradosso.

Noi votiamo dentro una maggioranza di Governo per un obiettivo positivo e non siamo favorevoli a giochetti che inquinano la discussione. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

BOBBA (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOBBA (Ulivo). Signor Presidente, volevo solo rispondere molto brevemente al senatore D'Onofrio. Sono parzialmente insoddisfatto di quanto questo Governo finora ha fatto nell'ambito delle politiche familiari, però abbiamo altri tre anni di fronte. Il senatore D'Onofrio ha invece fatto parte di una maggioranza che in cinque anni non ha fatto niente. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE e SDSE. Commenti dai banchi dell'opposizione).

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, non credo che la rivendicazione dell'orgoglio di appartenenza del collega Bobba gli faccia particolarmente onore. Noi voteremo contro questo articolo, perché pensiamo, nel nostro piccolo e con le risorse che avevamo a disposizione, di aver fatto qualcosa per la famiglia. Non abbiamo votato per la famiglia fatta da due uomini o quant'altro, come invece sta facendo con i DICO il senatore Bobba.

Per questo votiamo contro questo articolo e gli rimandiamo indietro le sue affermazioni. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, precedentemente avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.2.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente, intervengo molto brevemente per fare una dichiarazione di voto che riguarda, oltre all'emendamento 2.0.2, anche l'emendamento 2.0.9. Prevedono due modalità di introduzione della cosiddetta Tobin tax, a livello nazionale e europeo, che mi sembra uno strumento fondamentale per colpire i movimenti speculativi di capitale. Si tratta di una tassa ridottissima, da introdurre a seguito di iniziativa nazionale o comunitaria, che può produrre un gettito significativo di utilità sociale e che serve anche per la copertura di alcuni emendamenti.

Viste le risorse per la cooperazione internazionale, che sono assai scarse, mi meraviglierebbe un non voto della maggioranza. Se ne è parlato tante volte della Tobin tax però la si rimanda sempre. Chiedo che questa volta essa venga introdotta e per questa ragione chiedo che tale emendamento sia votato a scrutinio simultaneo.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Turigliatto, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.2, presentato dal senatore Turigliatto e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.0.500.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente, nelle ultime settimane si sta discutendo del fatto che i salari non sono più in grado di reggere l'inflazione: la conseguenza dell'abolizione della «scala mobile» è una continua erosione dei salari.

L'emendamento 2.0.500 non propone il ritorno alla scala mobile, ma semplicemente una verifica a fine anno per garantire una corrispondenza tra il tasso dell'inflazione e i salari. Diversamente, il Governatore della Banca d'Italia non pianga sugli scarsi salari.

Sulla proposta emendativa 2.0.500 che - lo ricordo - finanziariamente risulta coperta, chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Turigliatto, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.500, presentato dal senatore Turigliatto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.0.4.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Con questo emendamento, signor Presidente, si intende portare le pensioni minime al di sopra della soglia della povertà e introdurre, nello stesso tempo, un criterio per cui le massime non possano superare di dieci volte il famoso milione di vecchie lire (516 euro), ossia 5.165 euro al mese.

È possibile erogare 800 euro per le pensioni minime dal momento che nella mia proposta è prevista una copertura integrale. Mi pare che anche questo emendamento vada fortemente nel senso del risarcimento sociale.

Anche per questo emendamento chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Turigliatto, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.4, presentato dai senatori Turigliatto e Rossi Fernando.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.0.5.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.5, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

Presidenza del vice presidente CAPRILI (ore 18,10)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.0.7.

 

CARRARA (FI). Buonasera, signor Presidente. Intervengo per chiedere la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Buonasera a lei, senatore Carrara.

Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.7, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.0.9 sul quale c'è un invito al ritiro e a trasformarlo in ordine del giorno. Domando ai presentatori cosa intendono fare.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Faccio un atto di buona volontà, signor Presidente, e trasformo l'emendamento 2.0.9 in ordine del giorno. (Applausi dai Gruppi RC-SE e Ulivo).

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G2.209 non sarà posto ai voti.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.10.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente voterò a favore dell'emendamento 2.0.10, perché credo sia giusto colpire gli sprechi della pubblica amministrazione, non riducendo le piante organiche o i servizi, come sovente capita, ma tagliando gli stipendi d'oro dei manager. Ciò significa anche introdurre un rapporto uno a dieci nelle retribuzioni minime e massime. Nella mia proposta non c'è solo il tetto per gli stipendi dei manager, ma anche un rapporto preciso di uno a dieci che non si può superare.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.10, presentato dal senatore Turigliatto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.0.11. Senatore Turigliatto, accetta l'invito a trasformarlo in ordine del giorno?

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente, desidero mantenere l'emendamento 2.0.11 perché si tratta di una questione che non può che dare vantaggi fiscali. Se i Comuni possono trattenere il 50 per cento dell'evasione fiscale recuperata sul loro territorio, ci sarà una svolta importante nella lotta contro l'evasione e un enorme beneficio per i Comuni. Questa norma non costa nulla ed è straordinariamente efficace; non capisco perché non si possa realizzare.

Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, vorrei un chiarimento dal senatore Turigliatto; per il recupero dell'evasione fiscale, lei vuole destinare la metà delle risorse al territorio, quindi agli enti locali, se non sbaglio? Questa è la filosofia che ispirò l'ultima manovra del ministro Tremonti, credo quindi che possiamo votare a favore dell'emendamento 2.0.11.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Turigliatto, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.11, presentato dal senatore Turigliatto e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B). (Proteste dai banchi dell'opposizione).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. C'è un astenuto; state calmi! Ho letto quello che c'è scritto sui miei fogli. Qui è scritto: «Non approva», perché, mi pare di aver capito, ci fosse un astenuto. Francamente, nessuno di noi cambia le carte in tavola!

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, non so se il mio intervento è sull'ordine dei lavori o su cosa, però, vale la pena di segnalare la questione all'Aula.

L'emendamento 2.0.11 era firmato dai senatori Turigliatto, Rame e Rossi Fernando e non ho sentito dalla senatrice Franca Rame l'intenzione di ritirare la sua firma. Ebbene, è capitata una cosa abbastanza curiosa, non so se politica o per dabbenaggine o per cosa - ricordo che la signora Rame mi gratificò con un epiteto per il quale poi mi ha pagato, ma questo è un altro discorso - per cui quell'emendamento non è stato approvato perché uno dei suoi presentatori ha votato contro. In quest'Aula è successo di tutto, prendiamo atto anche di questo. (Applausi dai Gruppi LNP, AN e FI. Proteste dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. Al di là delle querele che possono scambiarsi i senatori come singoli cittadini, invito ad usare un linguaggio parlamentare. Nel rapporto fra colleghi, secondo me, questa è una regola che vale per tutti e che non prevede distinzioni, ovviamente. (Applausi dai Gruppi RC-SE e Ulivo).

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, la senatrice Rame naturalmente non ha bisogno di essere difesa da me. (Vivaci commenti dai Gruppi FI, AN e LNP. Applausi dal Gruppo Ulivo), però non è consentibile che in un libero Parlamento un senatore o una senatrice ... (Vivaci commenti dai Gruppi FI, AN e LNP) ... non possa esprimere la propria coerenza politica con un voto libero! Né il senatore Castelli, né nessuno di noi può permettersi di accusare di dabbenaggine qualcuno dei colleghi! (Vivaci commenti dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA. Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur e dai banchi del Governo).

 

PRESIDENTE. Vi prego di usare la cortesia di consentire alla Presidenza di proseguire nei nostri lavori.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare. (Il senatore Strano chiede di poter intervenire).

 

PRESIDENTE. Senatore Strano, ha chiesto di intervenire il Presidente del suo Gruppo.

Ha facoltà di parlare il senatore Matteoli.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, mi pare un po' curioso che un senatore che sottoscrive un emendamento (Proteste dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur) poi non lo voti ...

 

BIANCO (Ulivo). È affare suo! Non la riguarda!

 

PRESIDENTE. Per favore. Avete espresso le vostre opinioni. (Vivaci proteste dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).

Sono ammessi interventi sull'ordine dei lavori. La prego, senatore Matteoli, continui.

 

BIANCO (Ulivo). Non la facciamo parlare! Come non avete fatto parlare la senatrice Finocchiaro!

 

PRESIDENTE. Per favore! (Vibrate proteste del senatore Bianco).

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, c'è il senatore Bianco che sta urlando.

 

PRESIDENTE. Se fosse possibile, vorrei concludere le votazioni sull'articolo 2, così come ci siamo impegnati a fare.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, il senatore Bianco mi sta urlando che non devo parlare. Mi sembra che il Presidente sia lei ed è lei che deve giudicare se posso o non posso farlo. (Vivaci proteste dal Gruppo Ulivo).

 

BIANCO (Ulivo). Non ho detto questo! Ho detto che non avete fatto parlare la senatrice Finocchiaro!

 

PRESIDENTE. Senatore Bianco, per cortesia!

Senatore Matteoli, si rivolga a me.

 

MATTEOLI (AN). Dal momento che è un po' particolare quello che è accaduto, mi sembra che sia più che giustificato che un collega abbia preso la parola - come ha fatto il senatore Castelli - per mettere in evidenza un episodio perlomeno curioso.

L'emendamento 2.0.11 è sottoscritto da tre senatori, uno dei firmatari non ha votato. L'emendamento non è stato approvato per un voto e noi dovremmo stare zitti, non dovremmo nemmeno parlare, né ricordare che questo è perlomeno un episodio curioso ed anomalo.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Non bisogna dire parolacce! Non bisogna offendere! (Commenti del senatore Battaglia Antonio).

 

MATTEOLI (AN). Mi sembra che in un'Aula parlamentare questo sia ancora possibile, al di là degli urli del collega Bianco.

 

PRESIDENTE. Assolutamente.

 

MATTEOLI (AN). Senatore Bianco, non spaventa nessuno. Non ha l'altezza per spaventare. Quindi, stia calmo. (Proteste del senatore Bianco).

 

PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo proseguire i nostri lavori. Mi sembra che su questo argomento io abbia dato la parola a chi l'ha richiesta. La questione è stata chiarita, quindi, a questo punto, passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.12.

 

STRANO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Non è che su questo argomento io debba dare la parola a tutti. Si può intervenire sull'ordine dei lavori.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, credo che il presidente Matteoli abbia esposto la questione esattamente nei termini in cui andava esposta. Capisco che da parte della maggioranza ci possa essere rabbia per quello che ha denunciato il collega Castelli, il quale credo abbia ragione. Siete più agitati di quando fate le riunioni di maggioranza. Questa è l'Aula del Senato. Fateci parlare tranquillamente.

Ha ragione chi sostiene il diritto della presidente Finocchiaro a parlare senza sentirsi rivolgere parolacce. (Applausi dal Gruppo Ulivo). Io non le ho dette, ma le chiedo comunque scusa.

A questo punto, però, ci dovete chiarire se la senatrice Rame si è già dimessa dalla sua carica, come ci dice ogni settimana, altrimenti fateci capire perché come presentatrice di un emendamento lo sottoscrive e poi vota contro. Questo è ridicolo! (Vivaci commenti dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.12.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRANO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Per il suo Gruppo è intervenuto il senatore Matteoli.

 

STRANO (AN). Non ha importanza, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. La prego di intervenire, senatore Turigliatto. (Commenti del senatore Strano). Il senatore Matteoli è già intervenuto e a questo punto la Presidenza decide che il dibattito sulla questione si intenda concluso.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Intervengo per rassicurare alcuni colleghi sul fatto che questo emendamento è il penultimo, quindi arriveremo presto alla fine. Peraltro, sono sempre stato parco nell'emendare i testi.

L'emendamento 2.0.12 concerne semplicemente la questione del fiscal drag... (Commenti del senatore Strano).

 

PRESIDENTE. Per favore, senatore Strano.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). ...soltanto che nell'articolo 1 la restituzione del fiscal drag è una promessa incerta: io, invece, l'ho tradotta in una precisa proposta emendativa. Infatti, i lavoratori dipendenti perdono ogni mese da 50 a 100 euro a causa dell'anomala lievitazione del prelievo fiscale, versando più di quanto previsto dalla legge. In assenza del recupero del drenaggio fiscale richiesto da tutti i sindacati, si opera così un furto nelle tasche degli unici soggetti che pagano integralmente il fisco, con trattenuta alla fonte. Questo sì che sarebbe un intervento significativo, se il Parlamento e il Senato avessero la capacità di porlo in essere.

Chiedo infine la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Signor Presidente, intervengo per svolgere una breve dichiarazione di voto sull'emendamento 2.0.12.

Forse, colleghi, non va tanto sottolineata la questione per cui la senatrice Rame od altri abbia o no votato un emendamento sottoscritto, quanto vanno compresi i motivi per cui questa sinistra (mi riferisco alla sinistra più a sinistra del Partito Democratico) si opponga ad un emendamento che è parte della filosofia politica ed economica che esprime da sempre, cioè il recupero del drenaggio fiscale, che naturalmente penalizza in particolar modo i redditi dei lavoratori dipendenti, redditi fissi e più contenuti.

Il problema non è dunque che il senatore Turigliatto - ovviamente - voti a favore del suo emendamento, ma è che contro questo principio che la sinistra massimalista ha sempre sostenuto voti tutta quella sinistra: questa è la vergogna di chi voterà contro questo emendamento. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Biondi).

 

SACCONI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SACCONI (FI). Chiedo al proponente se accetta di correggere la copertura dell'emendamento 2.0.12. Egli rinviene tale copertura nella cosiddetta Tobin tax, vale a dire nella tassazione delle transazioni valutarie. La copertura potrebbe essere rinvenuta in una norma che più volte è stata utilizzata ed accettata da parte della Presidenza, quella relativa alla conseguente riduzione proporzionale di tutti i capitoli di spesa, ad eccezione di alcuni che sono stati tipicamente sempre esentati da questo tipo di copertura, per così dire, standard. In questo modo verrebbe meno l'obiezione (almeno per parte mia, ma penso anche nostra, del Gruppo di Forza Italia) sulla condivisione dell'obiettivo di eliminare il drenaggio fiscale, che non può che trovarci d'accordo.

 

PRESIDENTE. Senatore Turigliatto, ha udito la proposta che le è stata avanzata?

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Mi sembra difficile modificare la copertura dell'emendamento.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Turigliatto, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento2.0.12, presentato dal senatore Turigliatto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 2.0.13 è ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.14.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). La proposta è molto semplice; è una misura più volte preventivata anche nell'iniziativa della maggioranza, ma che non è mai arrivata a compimento. Si tratta della tassazione delle rendite finanziarie al 20 per cento e della riduzione delle imposte sui conti correnti sempre al 20 per cento. Era nel programma dell'Unione, peraltro, ed anche nel testo iniziale della passata finanziaria, ma continua a perdersi per strada.

L'emendamento 2.0.14 che la ripropone salvaguarda i piccoli risparmiatori con BOT sotto i 10.000 euro o con redditi sotto i 30.000 euro annui, che mantengono la tassazione al 12, 5 per cento. È inaccettabile che i lavoratori paghino il 33 per cento e gli speculatori il 12,5 per cento, non succede credo in nessun Paese europeo.

Chiedo anche su questo emendamento la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

BONADONNA (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BONADONNA (RC-SE). Signor Presidente, se ho capito bene, sia nella discussione che si è svolta in Commissione, che dalla valutazione degli emendamenti da parte del relatore, sull'argomento è stato rivolto un invito al ritiro e c'è stata una maturazione diffusa di tutta maggioranza che ha portato il Governo a dare la propria disponibilità ad affrontare l'argomento che, lo ricordo al collega Turigliatto, è oggetto non soltanto di questa ma anche di altre proposte di modifica che perseguono il medesimo obiettivo.

In Commissione abbiamo acquisito una disponibilità e un impegno del Governo a tradurre la materia in una proposta di norma delegata da collegare alla finanziaria. Chiedo al Governo di confermare questa disponibilità e questo impegno - contenuto peraltro in un ordine del giorno - e conseguentemente invito il collega Turigliatto a ritirare l'emendamento 2.0.14, convergendo su un'iniziativa comune volta a determinare una norma in merito all'armonizzazione del prelievo sulle rendite finanziarie.

 

NOVI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, voglio vedere come farà la cosiddetta sinistra antagonista a votare contro l'emendamento 2.0.14 che difende i piccoli risparmiatori. Voglio proprio vedere come voterà la sinistra radicale.

 

BARBIERI (Misto-CS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBIERI (Misto-CS). Signor Presidente, mi associo alla richiesta del senatore Bonadonna, perché il Governo ribadisca in Aula l'impegno ad avere uno strumento normativo specifico su questo argomento, dal momento che i senatori della Costituente Socialista avevano presentato un analogo emendamento, a prima firma del senatore Angius, che è stato ritirato proprio sulla base dell'impegno del Governo.

Per quanto riguarda il merito, condividiamo nella maniera più assoluta i contenuti dell'emendamento 2.0.14 perché riteniamo che un Paese che voglia crescere, diventare competitivo e più equo debba tassare le rendite finanziarie in maniera armonica rispetto agli altri Paesi europei.

Segnalo, infine, che i contenuti di questi emendamenti abbassano la tassazione dei depositi dal 27 al 20 per cento, dando un vantaggio per le famiglie, mentre per quanto riguarda i titoli e i loro rendimenti il 97 per cento sono in mano ai grandi intermediari finanziari.

Quindi, anch'io mi associo alla richiesta al Governo di esplicitare la propria volontà di portare avanti uno strumento normativo in materia.

 

SALVI (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (SDSE). Signor Presidente, è opportuna una conferma da parte del Governo, perché può essere utile nella sede dell'Aula, ma vorrei ricordare che in Commissione è stato approvato - e adesso sentiremo il Governo ribadire questo impegno - un ordine del giorno per l'intervento sull'armonizzazione delle rendite finanziarie.

Questo è un tema sul quale vi è stata, questa estate, una spregiudicata campagna di deformazione della verità. L'armonizzazione della tassazione delle rendite finanziarie, che era prevista anche nella risoluzione sul Documento di programmazione economico-finanziaria e che è sostenuta da autorevoli personalità e studiosi dei più diversi orientamenti, è una questione di civiltà e vorrei dire al collega che non dovrebbe appartenere soltanto alla cosiddetta sinistra antagonista.

Mi limito a segnalare che con il sistema attuale, senza bisogno di fare riferimento al rapporto tra redditoda lavoro e reddito da speculazione finanziaria, una persona ricca - per usare un'espressione semplice - se decide di utilizzare il suo capitale per investire e creare sviluppo, occupazione e benessere paga il doppio delle tasse che se lo gioca in Borsa o se si fa dare gli stock option.

Abbiamo visto che è stato impossibile in questa sede far approvare questo testo, ma insisteremo, insieme al Governo, perché questa misura di civiltà fiscale sia approvata anche in Italia come in gran parte dei Paesi civili. (Applausi dai Gruppi SDSE, RC-SE e Misto-CS).

 

BUTTIGLIONE (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Signor Presidente, il Gruppo dell'UDC voterà contro l'emendamento 2.0.14, e non lo farà perché vuole difendere i grandi investitori finanziari. L'UDC voterà contro questo emendamento perché - porto il mio caso, ma si può estendere al Gruppo - quando ero uno studente di legge, il professor Cosciani, grande maestro di scienza delle finanze, ci ha spiegato che quella delle rendite finanziarie è, per eccellenza, una tassazione che si trasferisce: non la paga il percettore della rendita, la paga chi paga l'interesse.

Se tassiamo le rendite finanziarie, i tassi di interesse saliranno, perché i risparmiatori chiederanno di avere lo stesso tasso di interesse reale - il paragone tra i tassi di interesse si effettua paragonando i tassi di interesse reale - e quindi bisognerà pagare un interesse più elevato.

 

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 18,34)

 

(Segue BUTTIGLIONE). Conviene a noi, in questo momento di tensione del sistema produttivo, lavorare per l'innalzamento dei tassi di interesse? Per l'innalzamento dei tassi d'interesse sui titoli di Stato? Conviene a noi, in questo momento in cui il sistema bancario vacilla sotto l'impatto della crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti, che ha innescato a catena anche altre vicende pericolose per la stabilità del sistema, indurre un ulteriore elemento di difficoltà e di crisi di sistema?

Mi permetto di osservare ulteriormente: è questo il segnale che noi lanciamo ai contribuenti italiani, i quali non vogliono sentir parlare di tasse, neanche ove esse fossero eventualmente ragionevolmente proponibili perché il carico fiscale in Italia ha raggiunto ormai limiti intollerabili? È questo il messaggio che lanciamo ai contribuenti? È questo il messaggio che lanciamo ai risparmiatori? È questo il senso dello Stato, è questa la consapevolezza della complessità dell'economia italiana, è questo il livello di serietà, di correttezza e di onestà verso la pubblica opinione che manifestano questa maggioranza e questo Governo? (Applausi dai Gruppi UDC, FI e LNP).

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ringrazio il Senato, perché sia in Commissione, che in Aula dà al Governo una indicazione su come muoversi, tant'è vero che il Governo ha accolto l'ordine del giorno della Commissione e ne confermo brevemente i contenuti.

Anzitutto, l'idea è quella di arrivare ad un sistema di tassazione che faccia ordine nel rapporto fra orientamento di rendita o speculativo e capitale investito, perché sappiamo che, anche dopo questa legge finanziaria, la tassazione sull'impresa sarà comunque il 27,5 per cento ed è del tutto evidente che il 12,5 per cento è di molto conveniente: chiediamoci perché tanti capitali anziché essere investiti in modo produttivo prendano altre strade.

La stessa cosa vale dal punto di vista del rapporto sulla tassazione dei redditi: le aliquote IRPEF arrivano fino al 43 per cento e il 12,5 è chiaramente troppo conveniente.

Se non ricordo male, il quotidiano «Il Giornale» ha svolto recentemente un'inchiesta in cui ha sottolineato che i redditi di una ventina di persone, nell'arco di dieci anni, hanno portato più o meno a 5 miliardi di introito. Non è poco per un numero così ristretto di persone. Mi pare del tutto evidente che la tassazione di quegli introiti da stock option e collegati è troppo favorevole rispetto a redditi così alti.

C'è, quindi, un problema di riequilibrio nella tassazione delle imprese in riferimento ai redditi e non dimentichiamo che l'aliquota unica è un provvedimento che il Governo inglese ha preso nei giorni scorsi; è un orientamento che riguarda anche altri Paesi, tant'è vero che l'aliquota sulle rendite finanziarie in Europa sta mediamente attorno al 20 per cento. Non è vero che questo porterebbe a chissà quale risultato dal punto di vista dei rapporti nella tassazione sulle rendite perché saremmo esattamente in una media di natura europea.

Il di più - ci potrebbe essere un di più tra la diminuzione dei conti correnti (oggi al 27 per cento) e l'elevazione dal 12,5 magari al 20 per cento delle rendite finanziarie - potrebbe tranquillamente essere riutilizzato o, meglio, dovrebbe essere riutilizzato a fini di riduzione della tassazione di chi oggi paga troppo anche perché c'è un settore della società o dei redditi che pagano troppo poco. Mi pare che l'orientamento della Commissione - che, se capisco bene dall'orientamento degli interventi, è analogo a quello dell'Aula - indica al Governo di riprendere l'argomento e di proporlo in termini più opportuni in un'altra sede.

Non dimentichiamo, infatti, che questo è un argomento di qualche complessità e merita di ritornare nell'ambito del disegno di legge delega, che è all'esame della Camera, che affronta la tassazione dei fondi mobiliari italiani ed esteri - oggi quelli italiani sono sfavoriti - perché, in quell'ambito, si potrebbe trovare un'opportuna sistemazione di entrambi gli argomenti. Mi riferisco alla tassazione dei fondi mobiliari italiani ed esteri nello stesso modo e, allo stesso tempo, alla tassazione ad un livello più accettabile ed accettato delle rendite finanziarie.

Poiché l'argomento ha una certa complessità e deve essere affrontato con strumenti adeguati, l'ordine del giorno che il Governo ha accettato, e che confermo nella sua accettazione, indica al Governo di riprendere il cammino esattamente nel disegno di legge delega che porta ancora nel titolo - curiosità della vita - le parole "rendite finanziarie". Mi pare lo strumento più opportuno. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, SDSE e Misto-CS).

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, precedentemente avanzata dal senatore Turigliatto, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.14, presentato dal senatore Turigliatto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.0.15. Senatore Turigliatto, accoglie l'invito a ritirarlo?

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Sì, lo accolgo.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.16.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.16, presentato dal senatore Sacconi e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.0.23. Senatore Vegas, accoglie la proposta di ritirare l'emendamento 2.0.23 e di trasformarlo in ordine del giorno?

 

VEGAS (FI). No, chiedo che venga posto in votazione.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.23, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.24.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.24, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.25.

 

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, questa dichiarazione di voto vale anche per gli emendamenti precedenti 2.0.23 e 2.0.24, oltre che per il 2.0.25, perché essi rappresentano un modo organico di risolvere i problemi della famiglia che la nostra parte politica propone. Prima si è scatenata una polemica, ma posso assicurare che la memoria non è corta e che durante la passata legislatura sono state prese molte misure molto interessanti sulla questione. Ciò è del tutto innegabile e talvolta negare i fatti non è positivo.

Noi continuiamo su questa strada e offriamo la possibilità al Governo di effettuare una politica sulla famiglia particolarmente incisiva. Voglio ricordare, in particolare per l'emendamento 2.0.23, che proponevamo la cessazione della partecipazione statale in Sviluppo Italia, che è una società che, come tutti sanno, fa molta Italia e poco sviluppo. In tal modo avremmo immediatamente consentito di dare alla famiglia l'accesso a mutui immobiliari e quant'altro che, in questo momento, sono particolarmente necessari.

Lo stesso vale per le misure di sostentamento per i nuclei familiari composti da soggetti fiscalmente incapienti, e anche a questo proposito contestiamo all'altra parte il fatto che la solidarietà sia uno dei fondamenti della loro azione di Governo. Non ci sembra affatto e la nostra proposta lo dimostra.

L'insieme di questi emendamenti configura un'alternativa politico-programmatica per i nuclei familiari che ci pare assolutamente coerente. Per questo ne chiediamo l'approvazione e chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Azzollini, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.25, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Colleghi, è buona regola che stiate seduti!

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 2.0.27 è stato ritirato.

Passiamo all'emendamento 2.0.28. Senatore Vegas, accetta l'invito del relatore a trasformare l'emendamento in ordine del giorno?

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, insisto per la votazione.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.28.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.28, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 2.0.30 è precluso dalla reiezione dell'emendamento 2.800 (testo 2).

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente, prendo atto del fatto che l'emendamento 2.0.30 sia precluso, anche se non ne sono del tutto convinto; mi sembrava che alcune formulazioni e fattispecie fossero un po' diverse dall'emendamento votato questa mattina.

Sottolineo, però, che il voto sull'emendamento che riguardava l'ICI su alcuni immobili di proprietà della Chiesa ha comunque aperto una discussione particolarmente importante nel Paese, per le reazioni che ci sono state. Mi dispiace molto che una parte di questo schieramento non abbia avuto il coraggio, con il voto, di difendere fino in fondo determinate posizioni e abbia preferito un voto di astensione. Credo che la discussione comunque continui.

 

PRESIDENTE. Confermo comunque che c'è attinenza rispetto alla preclusione.

Passiamo all'emendamento 2.0.31. Questo emendamento, ammesso in un primo momento, rispetto alla mia Presidenza non è ammissibile, in quanto contrasta con il Trattato europeo. Pertanto, lo dichiaro inammissibile.

Passiamo all'ordine del giorno G2.200, presentato dal senatore D'Onofrio, sul quale invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Il parere può essere favorevole, a condizione che dopo le parole "invita il Governo" venga aggiunta l'espressione "a valutare la possibilità di rivedere". La questione, infatti, deve essere valutata anche in sede tecnica e, quindi, non è opportuno dare un parere positivo ad un ordine del giorno molto impegnativo per il Governo.

Se vi è questa disponibilità da parte del senatore D'Onofrio, il parere è favorevole; altrimenti, esprimo parere contrario.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore D'Onofrio ad esprimersi sulla proposta del relatore.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, intanto sono lieto del fatto che l'ordine del giorno sulla famiglia sia posto in votazione e che il relatore si sia espresso al riguardo. Finalmente, infatti, ho potuto almeno ottenere che l'Aula si pronunci su questo punto.

Io non ho detto, come diceva invece l'emendamento, che la riduzione deve essere fatta quest'anno. Nell'ordine del giorno, che è un ordine del giorno e non una raccomandazione, è detto che il Senato invita il Governo a rivedere l'attuale normativa. Quindi, non c'è nulla da attenuare.

Se il relatore ritiene che invitare il Governo a rivedere la normativa sia troppo duro, esprima parere contrario e io chiederò che l'Aula voti l'ordine del giorno. Io, invece, invito il relatore a esprimere parere favorevole perché questo non è un ordine al Governo a fare, ma è un invito a rivedere la normativa. Al di sotto di ciò, si arriva al nulla, quando l'ordine del giorno è già poco. Io non posso accettare il nulla, in nome di quella famiglia regolare sulla quale puntiamo molto dal nostro punto di vista.

Quindi, o il relatore e - come mi auguro - il Governo sono favorevoli o, in caso contrario, si metta in votazione l'ordine del giorno così com'è. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, se il senatore D'Onofrio tende a mantenere questa formulazione, sollecito il Governo ad accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione, sottolineando però che questo non è un ordine del giorno sulla famiglia ma su un cumulo di detrazioni molto marginali.

 

PRESIDENTE. Senatore Legnini, mi permetto di farle notare che se il senatore D'Onofrio non accetta una riformulazione, ancora meno accetterebbe l'ipotesi di una semplice raccomandazione.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, io non capisco perché non possiamo votare quest'ordine del giorno!

 

PRESIDENTE. Senatore Boccia, la richiamo all'ordine.

Invito il rappresentante del Governo a comunicarci la sua opinione.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, inviterei l'Aula alla calma. Esiste un ragione per la quale noi siamo in difficoltà. (Brusìo dai banchi dell'opposizione).

 

TOFANI (AN). Calmo deve stare lei! Usi un linguaggio adeguato e rispetti l'Aula!

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. A me questo linguaggio sembra adeguato.

Signor Presidente, l'ordine del giorno G2.200 invita il Governo a valutare la possibilità di modificare una norma che è stata approvata poco prima. Dopodiché, è sempre possibile cambiare opinione e non c'è ragione alcuna per opporsi a ciò; considerato però che si evidenzia qualche elemento di incongruenza, sarebbe forse meglio accoglierlo come raccomandazione. Non ho alcuna difficoltà ad accogliere un ordine del giorno in tal senso, anche se resta qualche dubbio ad accoglierlo in considerazione del fatto che è stata appena approvata una norma diversa.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Sono d'accordo con lei, Presidente.Volevo soltanto dire che un impegno a modificare una norma, per l'esperienza che ho maturato presso la Camera dei deputati, non sarebbe mai stato ammissibile, considerato che l'Aula del Senato deve impegnare se stessa a modificare delle norme. Se però il Parlamento vuole modificare una norma, non bisogna certo chiedere il permesso al Governo in tal senso.

 

TOFANI (AN). Siete prigionieri.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Quindi, siccome l'ordine del giorno impegna il Governo a modificare una norma da noi approvata, si può tranquillamente formulare un impegno, se questa è la volontà politica della maggioranza e del Parlamento, a modificare in futuro le norme. È così lapalissiano che non riesco a comprendere per quale motivo non dovremmo esercitare un potere che già abbiamo. Nel merito potrà entrare il Parlamento decidendo poi se modificare o non modificare la norma, eventualmente valutando in che modo farlo.

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno "invita il Governo" e quindi l'iniziativa legislativa è nella potestà del Governo, così come sarà nella potestà del Parlamento decidere se l'iniziativa legislativa dovrà avere un'altra piega o no.

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, modifico il parere precedentemente espresso dichiarandomi favorevole. Sottolineo che si tratta di un problema molto circoscritto. Accolgo la sollecitazione del senatore Boccia proprio perché non mi sembra il caso di creare un problema di rapporti tra maggioranza e Governo, tra Parlamento e Governo, su una questione di questo rilievo.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Do ora lettura dell'ordine del giorno G2.200 che, essendo stato accolto dal Governo, non sarà posto ai voti:

«Il Senato

Premesso:

checon l'emendamento 2.46 si è chiesto il cumulo dei benefici a favore dei contratti di locazione per entrambi i coniugi, al fine di favorire la famiglia;

che la proposta del Governo invece propone il godimento del beneficio per nuovi contratti di locazione in egual misura, sia che si tratti di famiglia che per single;

INVITA

il Governo a rivedere l'attuale normativa a favore dei contratti di locazione rivolti a nuclei familiari».

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Intervengo a nome del Gruppo Popolari-Udeur per dichiarare che anche noi stavamo spingendo affinché l'ordine del giorno andasse in quella direzione sul tema della famiglia.

 

PRESIDENTE. Vi chiedo di non fare dichiarazioni di voto ex post.

 

GRILLO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, per la verità, avevo chiesto di intervenire sull'emendamento 2.0.31, pur credendo anch'io che sia inammissibile in quanto incostituzionale. Tuttavia, proporrei al presentatore di trasformarlo in un ordine del giorno, considerato che le riserve auree sono nella proprietà giuridica della Banca d'Italia, che quest'ultima fa parte della Banca centrale europea che, a sua volta, gode dell'autonomia garantita dal Trattato di Maastricht, norma di rango costituzionale.

Esiste tuttavia un problema dato dal fatto che nel 1992, quando la lira fu bombardata dal mercato internazionale, dagli americani, dai tedeschi e dagli inglesi, furono bruciati 50.000 miliardi di vecchie lire, poi ricostituiti dal Governatore a capo della Banca d'Italia dal 1993 al 2005 e che oggi la Banca d'Italia ha un surplus di riserve monetarie.

Quindi, se il Parlamento approva un ordine del giorno e pone il problema alla Banca d'Italia, che in autonomia possa verificare se parte delle riserve in esubero possono essere utilizzate per ridurre il debito pubblico, personalmente sono d'accordo, tanto più che l'attuale Governatore, che non ha meriti storici nella ricostruzione di queste riserve, nel passaggio delle audizioni in finanziaria, ha mostrato una linea di rigore ed ha denunciato a più riprese che il debito pubblico e la spesa pubblica sono da controllare con molta attenzione.

A fronte di un ordine del giorno che invita la Banca d'Italia ad esaminare quanto sopra, credo che il governatore Draghi non possa sottrarsi.

 

PRESIDENTE. L'impegno non può essere di certo rivolto alla Banca d'Italia perché sarebbe veramente inverosimile.

Senatore Rossi, ritengo il suo emendamento inammissibile: un ordine del giorno che aggirasse l'ostacolo si potrebbe prendere in considerazione.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Sono alla prima legislatura, ma mi sembra che siamo un po' dilettanti allo sbaraglio. Per chi non vuole leggersi gli atti europei, chi ha il computer su Internet, in un minuto, si collega al Consiglio d'Europa (marzo 2004). Per limitare la facoltà dei Paesi di mettere ingenti masse d'oro sul mercato, il Consiglio d'Europa, su suggerimento della BCE, in convenzione con tutte le 14 banche europee (salvo il Regno Unito, che, come è noto, non usa l'euro), stabiliscono che vi è una convenzione, sino al 2010, per cui si possono mettere sul mercato al massimo 500 tonnellate di oro l'anno e queste somme vanno a riduzione del debito dei Paesi. Non capisco che cosa si viola nella Costituzione o quale norma europea, a meno che non l'abbiano violata lo stesso Consiglio d'Europa o la BCE che, a mio parere, è l'unico organismo europeo che funziona.

Quindi, è superammissibile e bisognerà arrampicarsi su molti specchi per dire che non lo è.

 

PRESIDENTE. È sufficiente una dichiarazione del Presidente per dichiarare l'inammissibilità di un emendamento.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, se l'emendamento è inammissibile, automaticamente lo deve essere anche l'ordine del giorno. Vorrei però far presente al senatore Rossi di non confondere il Consiglio d'Europa con il Consiglio Europeo; il professor Vedovato faceva questa domanda all'esame di Storia dei trattati internazionali.

 

PRESIDENTE. Non tutti lo hanno fatto, senatore Eufemi.

Come stabilito, rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.


Allegato A

 

DISEGNO DI LEGGE

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (1817)

 

 

ARTICOLO 2 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

TITOLO II

DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ENTRATA

 

 

Art. 2.

Approvato

(Riduzione della pressione fiscale)

1. All'articolo 8 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.504, dopo il comma 2 sono inseriti i seguenti:

«2-bis. Dall'imposta dovuta per l'unità immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo si detrae un ulteriore importo pari all'1,33 per mille della base imponibile di cui all'articolo 5. L'ulteriore detrazione, comunque non superiore a 200 euro, viene fruita fino a concorrenza del suo ammontare ed è rapportata al periodo dell'anno durante il quale si protrae la destinazione di abitazione principale. Se l'unità immobiliare è adibita ad abitazione principale da più soggetti passivi, la detrazione spetta a ciascuno di essi proporzionalmente alla quota per la quale la destinazione medesima si verifica.

2-ter. L'ulteriore detrazione di cui al comma 2-bis si applica a tutte le abitazioni ad eccezione di quelle di categoria A1, A8 e A9».

2. La minore imposta che deriva dall'applicazione del comma 1 è rimborsata, con oneri a carico del bilancio dello Stato, ai singoli comuni. Il trasferimento compensativo è erogato per una quota pari al 50 per cento dell'ammontare riconosciuto in via previsionale a ciascun comune entro e non oltre il 16 giugno e per il restante 50 per cento entro e non oltre il 16 dicembre dell'anno di applicazione del beneficio. Gli eventuali conguagli sono effettuati entro il 31 maggio dell'anno successivo. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministeri dell'interno e per gli affari regionali e le autonomie locali, d'intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, da emanarsi entro 180 giorni, sono stabilite le modalità con le quali possono essere determinati conguagli sulle somme trasferite per effetto del presente comma.

3. In relazione alle competenze attribuite alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano in materia di finanza locale, i rimborsi di cui al comma 2 sono disposti a favore dei citati enti, che provvedono all'attribuzione delle quote dovute ai comuni compresi nei rispettivi territori, nel rispetto degli statuti speciali e delle relative norme di attuazione.

4. All'articolo 16 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1 è premesso il seguente:

«01. Ai soggetti titolari di contratti di locazione di unità immobiliari adibite ad abitazione principale, stipulati o rinnovati ai sensi della legge 9 dicembre 1998, n.431, spetta una detrazione complessivamente pari a:

a) euro 300, se il reddito complessivo non supera euro 15.493,71;

b) euro 150, se il reddito complessivo supera euro 15.493,71 ma non euro 30.987,41.»;

b) al comma 1, le parole: «, rapportata al periodo dell'anno durante il quale sussiste tale destinazione, nei seguenti importi:» sono sostituite dalle seguenti: «complessivamente pari a:»;

c) al comma 1-bis, alinea, sono apportate le seguenti modificazioni:

1) le parole: «A favore dei» sono sostituite dalla seguente: «Ai»;

2) le parole: «qualunque tipo di contratto» sono sostituite dalla seguente: «contratti»;

3) le parole: «, rapportata al periodo dell'anno durante il quale sussiste tale destinazione, nei seguenti importi:» sono sostituite dalle seguenti: «complessivamente pari a:»;

d) dopo il comma 1-bis sono aggiunti i seguenti:

«1-ter. Ai giovani di età compresa fra i 20 e i 30 anni, che stipulano un contratto di locazione ai sensi della legge 9 dicembre 1998, n.431, per l'unità immobiliare da destinare a propria abitazione principale, sempre che la stessa sia diversa dall'abitazione principale dei genitori o di coloro cui sono affidati dagli organi competenti ai sensi di legge, spetta per i primi tre anni la detrazione di cui al comma 1-bis, lettera a), alle condizioni ivi previste.

1-quater. Le detrazioni di cui ai commi da 01 a 1-ter, da ripartire tra gli aventi diritto, non sono tra loro cumulabili e il contribuente ha diritto, a sua scelta, di fruire della detrazione più favorevole.

1-quinquies. Le detrazioni di cui ai commi da 01 a 1-ter sono rapportate al periodo dell'anno durante il quale l'unità immobiliare locata è adibita ad abitazione principale. Per abitazione principale si intende quella nella quale il soggetto titolare del contratto di locazione o i suoi familiari dimorano abitualmente.

1-sexies. Qualora la detrazione spettante sia di ammontare superiore all'imposta lorda diminuita, nell'ordine, delle detrazioni di cui agli articoli 12 e 13, è riconosciuto un ammontare pari alla quota di detrazione che non ha trovato capienza nella predetta imposta. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono stabilite le modalità per l'attribuzione del predetto ammontare».

5. Le disposizioni di cui all'articolo 16 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, come modificato dal comma 4 del presente articolo, producono effetti a decorrere dal periodo di imposta 2007.

6. All'articolo 13 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 5, alinea, dopo le parole: «lettere e), f), g), h) e i),» sono inserite le seguenti: «ad esclusione di quelli derivanti dagli assegni periodici indicati nell'articolo 10, comma 1, lettera c), fra gli oneri deducibili,»;

b) dopo il comma 5 è inserito il seguente:

«5-bis. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono redditi derivanti dagli assegni periodici indicati fra gli oneri deducibili nell'articolo 10, comma 1, lettera c), spetta una detrazione dall'imposta lorda, non cumulabile con quelle previste dai commi 1, 2, 3, 4 e 5, in misura pari a quelle di cui al comma 3, non rapportate ad alcun periodo nell'anno».

7. Le disposizioni di cui al comma 6 si applicano a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007.

8. All'articolo 11 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni, dopo il comma 2 è inserito il seguente:

«2-bis. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono soltanto redditi fondiari di cui all'articolo 25 di importo complessivo non superiore a 500 euro, l'imposta non è dovuta».

9. La disposizione di cui al comma 8 si applica a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007.

10. Al citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 12, dopo il comma 4 è aggiunto il seguente:

«4-bis. Ai fini del comma 1 il reddito complessivo è assunto al netto del reddito dell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale e di quello delle relative pertinenze di cui all'articolo 10, comma 3-bis.»;

b) all'articolo 13, dopo il comma 6 è aggiunto il seguente:

«6-bis. Ai fini del presente articolo il reddito complessivo è assunto al netto del reddito dell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale e di quello delle relative pertinenze di cui all'articolo 10, comma 3-bis».

11. Le disposizioni di cui al comma 10 si applicano a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007.

12. Sono prorogate per gli anni 2008, 2009 e 2010, per una quota pari al 36 per cento delle spese sostenute, nei limiti di 48.000 euro per unità immobiliare, ferme restando le altre condizioni ivi previste, le agevolazioni tributarie in materia di recupero del patrimonio edilizio relative:

a) agli interventi di cui all'articolo 2, comma 5, della legge 27 dicembre 2002, n.289, e successive modificazioni, per le spese sostenute dal 1º gennaio 2008 al 31 dicembre 2010;

b) agli interventi di cui all'articolo 9, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n.448, nel testo vigente al 31 dicembre 2003, eseguiti dal 1º gennaio 2008 al 31 dicembre 2010 dai soggetti ivi indicati che provvedano alla successiva alienazione o assegnazione dell'immobile entro il 30 giugno 2011.

13. È prorogata per gli anni 2008, 2009 e 2010, nella misura e alle condizioni ivi previste, l'agevolazione tributaria in materia di recupero del patrimonio edilizio relativa alle prestazioni di cui all'articolo 7, comma 1, lettera b), della legge 23 dicembre 1999, n.488, fatturate dal 1º gennaio 2008.

14. Le agevolazioni fiscali di cui al comma 12 spettano a condizione che il costo della relativa manodopera sia evidenziato in fattura.

15. Le disposizioni di cui all'articolo 1, commi da 344 a 347, della legge 27 dicembre 2006, n.296, si applicano, nella misura e alle condizioni ivi previste, anche alle spese sostenute entro il 31 dicembre 2010.

16. Le disposizioni di cui all'articolo 1, commi da 344 a 347, nonché commi 353, 358 e 359 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono applicate secondo quanto disposto dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 19 febbraio 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 2007, recante disposizioni in materia di detrazioni per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente. Sono corrispondentemente ridotte le assegnazioni per il 2007 disposte dal CIPE a favore degli interventi di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1992, n. 488, a valere sul Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con proprio decreto le necessarie variazioni di bilancio.

17. La tabella 3 allegata alla legge 27 dicembre 2006, n. 296, è sostituita, con effiacia dal 1º gennaio 2007 dalla seguente:

«Tabella 3

(Art. 1, comma 345)

Zona climatica

Strutture opache verticali

Strutture opache orizzontali

Finestre comprensive di infissi

Coperture

Pavimenti

A

0,72

0,42

0,74

5,0

B

0,54

0,42

0,55

3,6

C

0,46

0,42

0,49

3,0

D

0,40

0,35

0,41

2,8

E

0,37

0,32

0,38

2,5

F

0,35

0,31

0,36

2,2

.

18. Ai fini di quanto disposto al comma 15:

a) i valori limite di fabbisogno di energia primaria annuo per la climatizzazione invernale ai fini dell'applicazione del comma 344 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e i valori di trasmittanza termica ai fini dell'applicazione del comma 345 del medesimo articolo 1 sono definiti con decreto del Ministro dello sviluppo economico entro il 28 febbraio 2008;

b) per tutti gli interventi la detrazione può essere ripartita in un numero di quote annuali di pari importo non inferiore a tre e non superiore a dieci, a scelta irrevocabile del contribuente, operata all'atto della prima detrazione;

c) per gli interventi di cui al comma 345 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, limitatamente alla sostituzione di finestre comprensive di infissi in singole unità immobiliari, e al comma 346 del medesimo articolo 1, non è richiesta la documentazione di cui all'articolo 1, comma 348, lettera b), della medesima legge 27 dicembre 2006, n.296.

19. Nel testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n.131, all'articolo 1 della Tariffa, parte prima, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Se il trasferimento ha per oggetto immobili compresi in piani urbanistici particolareggiati diretti all'attuazione dei programmi di edilizia residenziale comunque denominati, a condizione che l'intervento cui è finalizzato il trasferimento venga completato entro cinque anni dalla stipula dell'atto: 1 per cento».

20. All'articolo 1-bis della Tariffa annessa al testo unico delle disposizioni concernenti le imposte ipotecaria e catastale, di cui al decreto legislativo 31 ottobre 1990, n.347, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, ovvero che importano il trasferimento di proprietà, la costituzione o il trasferimento di diritti immobiliari attinenti ad immobili compresi in piani urbanistici particolareggiati diretti all'attuazione dei programmi di edilizia residenziale comunque denominati».

21. All'articolo 36 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248, e successive modificazioni, il comma 15 è abrogato.

22. Le disposizioni di cui ai commi 19, 20 e 21 si applicano agli atti pubblici formati, agli atti giudiziari pubblicati o emanati, alle scritture private autenticate poste in essere a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, nonché alle scritture private non autenticate presentate per la registrazione a decorrere dalla stessa data.

23. L'articolo 8 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, è sostituito dal seguente:

«Art. 8. - (Determinazione del reddito complessivo). - 1. Il reddito complessivo si determina sommando i redditi di ogni categoria che concorrono a formarlo e sottraendo le perdite derivanti dall'esercizio di imprese commerciali di cui all'articolo 66 e quelle derivanti dall'esercizio di arti e professioni. Non concorrono a formare il reddito complessivo dei percipienti i compensi non ammessi in deduzione ai sensi dell'articolo 60.

2. Le perdite delle società in nome collettivo ed in accomandita semplice di cui all'articolo 5, nonché quelle delle società semplici e delle associazioni di cui allo stesso articolo derivanti dall'esercizio di arti e professioni, si sottraggono per ciascun socio o associato nella proporzione stabilita dall'articolo 5. Per le perdite della società in accomandita semplice che eccedono l'ammontare del capitale sociale la presente disposizione si applica nei soli confronti dei soci accomandatari.

3. Le perdite derivanti dall'esercizio di imprese commerciali e quelle derivanti dalla partecipazione in società in nome collettivo e in accomandita semplice sono computate in diminuzione dai relativi redditi conseguiti nei periodi di imposta e per la differenza nei successivi, ma non oltre il quinto, per l'intero importo che trova capienza in essi. La presente disposizione non si applica per le perdite determinate a norma dell'articolo 66. Si applicano le disposizioni dell'articolo 84, comma 2, e, limitatamente alle società in nome collettivo ed in accomandita semplice, quelle di cui al comma 3 del medesimo articolo 84».

24. Le disposizioni di cui al comma 23 hanno effetto con decorrenza dal periodo d'imposta in corso al 1º gennaio 2008.

25. All'articolo 3, comma 4-ter, del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta sulle successioni e donazioni, di cui al decreto legislativo 31 ottobre 1990, n.346, e successive modificazioni, dopo le parole: «a favore dei discendenti» sono inserite le seguenti: «e del coniuge».

 

 

EMENDAMENTO 2.50 E SEGUENTI

 

2.50

EUFEMI

Respinto

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

«4-bis. Dopo l'articolo 15 del DPR 22 dicembre 198 n. 917 aggiungere il seguente:

"Art. 15-bis. - In riferimento ai mutui accesi a far data dal 1º gennaio 2005, dall'imposta lorda si detrae un importo pari al 27 per cento dei seguenti oneri sostenuti dal contribuente, se non deducibili nella determinazione dei singoli redditi che concorrono a formare il reddito complessivo:

a) gli interessi passivi, e relativi oneri accessori, nonché le quote di rivalutazione dipendenti da clausole di indicizzazione pagati a soggetti residenti nel territorio dello Stato o di uno Stato membro della Comunità europea ovvero a stabili organizzazioni nel territorio dello Stato di soggetti non residenti in dipendenza di mutui garantiti da ipoteca su immobili contratti per l'acquisto dell'unità immobiliare da adibire ad abitazione principale entro un anno dall'acquisto stesso, per un importo non superiore a 5.000 euro. L'acquisto della unità immobiliare deve essere effettuato nell'anno precedente o successivo alla data della stipulazione del contratto di mutuo. Non si tiene conto del suddetto periodo nel caso in cui l'originario contratto è estinto e ne viene stipulato uno nuovo di importo non superiore alla residua quota di capitale da rimborsare, maggiorata delle spese e degli oneri correlati. In caso di acquisto di unità immobiliare locata, la detrazione spetta a condizione che entro tre mesi dall'acquisto sia stato notificato al locatario l'atto di intimazione di licenza o di sfratto per finita locazione e che entro un anno dal rilascio l'unità immobiliare sia adibita ad abitazione principale. Per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente o i suoi familiari dimorano abitualmente. La detrazione spetta non oltre il periodo d'imposta nel corso del quale è variata la dimora abituale; non si tiene conto delle variazioni dipendenti da trasferimenti per motivi di lavoro. Non si tiene conto, altresì, delle variazioni dipendenti da ricoveri permanenti in istituti di ricovero o sanitari, a condizione che l'unità immobiliare non risulti locata. Nel caso l'immobile acquistato sia oggetto di lavori di ristrutturazione edilizia, comprovata dalla relativa concessione edilizia o atto equivalente, la detrazione spetta a decorrere dalla data in cui l'unità immobiliare è adibita a dimora abituale, e comunque entro due anni dall'acquisto. In caso di con titolarità del contratto di mutuo o di più contratti di mutuo il limite di 5 mila euro è riferito all'ammontare complessivo degli interessi, oneri accessori e quote di rivalutazione sostenuti. La detrazione spetta, nello stesso limite complessivo e alle stesse condizioni, anche con riferimento alle somme corrisposte dagli assegnatari di alloggi di cooperative e dagli acquirenti di unità immobiliari di nuova costruzione, alla cooperativa o all'impresa costruttrice a titolo di rimborso degli interessi passivi, oneri accessori e quote di rivalutazione relativi ai mutui ipotecari contratti dalla stessa e ancora indivisi. Se il mutuo è intestato ad entrambi i coniugi, ciascuno di essi può fruire della detrazione unicamente per la propria quota di interessi; in caso di coniuge fiscalmente a carico dell'altro la detrazione spetta a quest'ultimo per entrambe le quote".

Alle minori entrate derivanti dall'attuazione della presente legge si provvede, fino a concorrenza, ai sensi dell'articolo 17 del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, convertito, con modificazioni, nella legge 3 agosto 2007, n. 127, intendendosi conseguentemente modificato l'articolo 1 del medesimo decreto al fine di tener conto dell'ulteriore incremento delle entrate tributarie registratosi successivamente alla data di entrata in vigore del medesimo decreto-legge.

Conseguentemente, alla tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3% per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

2.51

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 4, è inserito il seguente:

«4-bis. All'articolo 10 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 3-bis, è aggiunto il seguente:

"4. Dal reddito complessivo delle persone fisiche sono deducibili:

a) le spese documentate sostenute dal contribuente per gli addetti alla propria assistenza personale nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana. Le medesime spese sono deducibili anche se sono state sostenute nell'interesse delle persone indicate nell'articolo 433 del Codice Civile.

b) Dal reddito complessivo sono deducibili le spese sostenute dai genitori, o chi ne fa le veci, per il pagamento delle rette degli asili nido pubblici o privati; qualora sia respinta la domanda di ammissione agli asili nido del comune di residenza, sono deducibili le spese documentate sostenute per il costo della baby-sitter.

c) Dal reddito complessivo sono deducibili le spese sostenute dai genitori, o chi ne fa le veci, per il pagamento delle rette delle scuole materne pubbliche o private; qualora sia respinta la domanda di ammissione alle scuole materne del comune di residenza, sono deducibili le spese documentate sostenute per il costo della baby-sitter.

d) Dal reddito complessivo sono deducibili le spese sostenute dai genitori, o chi ne fa le veci, per l'acquisto dei libri di testo per i figli che frequentano la scuola dell'obbligo pubblica o privata, qualora nella Regione di residenza non siano applicate altre misure agevolative.

e) Dal reddito complessivo sono deducibili le spese sostenute dai genitori, o chi ne fa le veci, per il pagamento delle rette delle scuole dell'obbligo private, qualora nella Regione di residenza non siano applicate altre misure agevolative"».

Conseguentemente sopprimere l'articolo 62.

 

2.52

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Dopo il comma 4, inserire il seguente:

«4-bis. All'articolo 10 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 3-bis, è aggiunto il seguente:

"4. Sono deducibili, per l'anno di imposta 2008, nel limite massimo di 1.000 euro annui, dal reddito complessivo le spese sostenute dal proprietario o dai titolari di contratti di locazione dell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale per le forniture di energia, riscaldamento e per le quote di affitto. Il Ministero dell'economia e delle finanze, entro 60 giorni dalla entrata in vigore delle presente legge, stabilirà, tramite proprio decreto, le modalità attuative della presente disposizione"».

Conseguentemente all'articolo 18, comma 1, le parole: «non superiore a 9.100 milioni di euro", sono sostituite con le seguenti: «non superiore a 5.800 milioni di euro».

 

2.57

BORNACIN

Ritirato

Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:

«5-bis. Per gli anni 2008, 2009 e 2010 i redditi derivanti da lavoro dipendente prestato, in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, all'estero in zone di frontiera ed in altri Paesi limitrofi da soggetti residenti nel territorio dello Stato concorrono a formare il reddito complessivo per l'importo eccedente 8.000 euro».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre proporzionalmente gli importi relativi a tutte le rubriche fino a concorrenza degli oneri.

 

2.62

MANTOVANO

Respinto

Dopo il comma 8, inserire i seguenti:

«8-bis. Agli effetti della determinazione delle plusvalenze e minusvalenze di cui all'articolo 81, comma 1, lettere a) e b), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, per i terreni edificabili e con destinazione agricola posseduti alla data del 1º gennaio 2008, può essere assunto, in luogo del costo o valore di acquisto, il valore a tale data determinato sulla base di una perizia giurata di stima, cui si applica l'articolo 64 del codice di procedura civile, redatta da soggetti iscritti agli albi degli ingegneri, degli architetti, dei geometri, dei dottori agronomi, degli agrotecnici, dei periti agrari e dei periti industriali edili, a condizione che il predetto valore sia assoggettato ad una imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, secondo quanto disposto nei commi da 2 a 6.

7-ter. L'imposta sostitutiva di cui al comma 7-bis è pari al 4 per cento del valore determinato a norma del comma 7-bis ed è versata, con le modalità previste dal capo III del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, entro il 30 settembre 2008.

7-quater. L'imposta sostitutiva può essere rateizzata fino ad un massimo di tre rate annuali di pari importo, a partire dalla predetta data del 30 settembre 2008. Sull'importo delle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi nella misura del 3 per cento annuo, da versare contestualmente a ciascuna rata.

7-quinquies. La perizia, unitamente ai dati identificativi dell'estensore della perizia e al codice fiscale del titolare del bene periziato, nonché alle ricevute di versamento dell'imposta sostitutiva, è conservata dal contribuente ed esibita o trasmessa a richiesta dell'Amministrazione finanziaria. In ogni caso la redazione ed il giuramento della perizia devono essere effettuati entro il termine del 30 settembre 2008.

7-sexies. Il costo per la relazione giurata di stima è portato in aumento del valore di acquisto del terreno edificabile e con destinazione agricola nella misura in cui è stato effettivamente sostenuto ed è rimasto a carico.

7-septies. La rideterminazione del valore di acquisto dei terreni edificabili e con destinazione agricola di cui ai commi da 7-bis a 7-sexies costituisce valore normale minimo di riferimento ai fini delle imposte sui redditi, dell'imposta di registro e dell'imposta ipotecaria e catastale».

Conseguentemente, ridurre del 20 per cento tutti gli accantonamenti di parte corrente sulla Tabella C.

 

2.67

BORNACIN

Respinto

Dopo il comma 11, aggiungere i seguenti:

«11-bis. Il reddito da lavoro dipendente prestato all'estero in zona di frontiera e in altri Paesi limitrofi al territorio nazionale, in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, da soggetti residenti nel territorio dello Stato italiano, è soggetto a tassazione solo per la parte del reddito complessivo che eccede l'importo di 12.000 euro.

11-ter. I percettori dei redditi di cui al precedente comma 10-bis non possono in alcun caso essere considerati fiscalmente a carico e, se richiedono prestazioni sociali agevolate alla pubblica amministrazione, sono comunque tenuti a dichiararli all'ufficio erogatore della prestazione, ai fini della valutazione della propria situazione economica.

11-quater. Le disposizioni dei precedenti commi 10-bis e 10-ter si applicano anche agli ex lavoratori frontalieri in stato di quiescenza pensionistica, in quanto rientranti nella categoria dei percettori di redditi da lavoro dipendente ai sensi dell'articolo 49, comma 2, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni».

Conseguentemente, ai maggiori oneri si provvede, sino a concorrenza della spesa, riducendo proporzionalmente gli importi - in tabella A - relativi a tutte le rubriche.

 

2.690

CALDEROLI

Ritirato

Dopo il comma 11, aggiungere il seguente:

«11-bis. Per il periodo di imposta in corso al 1º gennaio 2008 la detrazione di cui all'articolo 15, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, è incrementata del 10 per cento».

Conseguentemente, ridurre in maniera lineare gli stanziamenti di parte corrente per l'anno 2008 iscritti nella Tabella C, fino a totale copertura del corrispondente onere.

 

2.72

DIVINA, STIFFONI, LEONI, FRANCO PAOLO, POLLEDRI

Respinto

Dopo il comma 12, inserire il seguente:

«12-bis. La detrazione fiscale di cui all'articolo 2, comma 5 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, spettante per l'adozione di misure finalizzate a prevenire il rischio del compimento di atti illeciti da parte di terzi, e comunque per incrementare le caratteristiche di sicurezza degli edifici, ferme restando le altre condizioni previste dal comma 12, è elevata ad una quota pari al 55 per cento delle spese sostenute».

Conseguentemente, alla tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-30.000;

2009:-30.000;

2010:-50.000.

 

 

2.77

PARAVIA

Respinto

Dopo il comma 15, inserire i seguenti:

«15-bis. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2008, 31 dicembre 2009, 31 dicembre 2010 per l'acquisto e l'installazione di motori ad elevata efficienza di potenza elettrica, compresa tra 1,1 e 90 kW, nonché per la sostituzione di motori esistenti con motori ad elevata efficienza di potenza elettrica, compresa tra 1,1 e 90 kW, spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 30 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 2.000 euro per motore, in un'unica rata.

15-ter. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2008, 31 dicembre 2009, 31 dicembre 2010, per l'acquisto e l'installazione di variatori di velocità (inverter) su impianti con potenza elettrica compresa tra 1,1 e 900 kW spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 30 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 20.000 euro per intervento, in un'unica rata.

15-quater. Entro il 28 febbraio 2008, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, sono definite le caratteristiche cui devono rispondere i motori ad elevata efficienza e i variatori di velocità (inverter) di cui ai commi 15-bis e 15-ter del presente articolo, i tetti di spesa massima in funzione della potenza dei motori e dei variatori di velocità (inverter) di cui ai medesimi commi, nonché le modalità per l'applicazione di quanto disposto ai commi 15-bis, 15-ter e 15-quater e per la verifica del rispetto delle disposizioni in materia di ritiro delle apparecchiature sostituite.

15-quinquies. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2008, 31 dicembre 2009, 31 dicembre 2010 per la effettuazione di audit energetici finalizzati alla verifica dell'efficienza energetica degli impianti elettrici relativi ad edifici non residenziali spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 30 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 10.000 euro per audit, in un'unica rata.

15-sexies. Entro il 28 febbraio 2008, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, sono definiti tipologia degli audit di cui al comma 15-quinquies; indicazione dei soggetti che debbono effettuarli, i tetti di spesa massima in funzione del tipo di audit nonché ogni altra modalità per l'applicazione di quanto disposto ai commi 15-quinquies e 15-sexies».

Al corrispondente onere, si provvede mediante corrispondente riduzione proporzionale di tutte le rubriche dell'allegata tabella A.

 

2.80

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 15, inserire il seguente:

«15-bis. Al comma 351 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 le parole: "31 dicembre 2007" sono sostituite dalle seguenti: "31 dicembre 2008". All'onere derivante dall'attuazione del presente comma si provvede a valere sulle risorse del fondo di cui al comma 352 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 incrementato di ulteriori 30 milioni di euro"».

Agli oneri del presente articolo pari a 30 milioni di euro si provvede mediante corrispondente incremento, con decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze delle aliquote di cui all'Allegato I del Testo Unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e cui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, relative ai prodotti alcolici intermedi e all'alcol etilico.

 

2.83

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI, DIVINA

Ritirato

Dopo il comma 15, inserire il seguente:

«15-bis. Per le spese documentate sostenute, comprensive anche dei costi di trasporto e delle eventuali spese connesse allo smalti mento dell'apparecchiatura dismessa, per la sostituzione di frigoriferi, congelatori, lavastoviglie, lavabiancheria e loro combinazioni con analoghi apparecchi di classe energetica non inferiore ad A+ spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 30 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino ad un valore massimo della detrazione di 350 euro per ciascun apparecchio in un'unica rata».

Conseguentemente ridurre di pari importo l'integrazione del fondo di cui all'articolo 1, comma 15, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, prevista dall'articolo 1, comma 904, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

 

2.801

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Respinto

Sopprimeere i commi 16, 17 e 18.

Conseguentemente: sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

all'articolo 62 le cifre «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.120, 2.648, 1.498».

Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.802

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere i commi 16, 17, 18.

 

2.102

LOSURDO

Respinto

Dopo il comma 23, aggiungere il seguente:

«23-bis. Ai fini dell'imposta comunale sugli immobili i fabbricati delle cooperative agricole e dei loro consorzi di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 228 del 2001 si intendono rurali».

Conseguentemente, alla tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, sono apportate le seguenti variazioni:

2008:-20 milioni di euro;

2009:-20 milioni di euro;

2010:-20 milioni di euro.

 

2.103

ANGIUS, BARBIERI, MONTALBANO

Ritirato

Dopo il comma 24, aggiungere, in fine, i seguenti:

«24-bis. Per tutti i titoli emessi a partire dal 1º gennaio 2008, sono stabilite nella misura del 20 per cento le aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:

a) articoli 26, 26-ter e 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;

b) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 dicembre 1981, n. 692;

c) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;

d) articolo 5 e 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;

e) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;

f) articolo 2 del decreto legislativo 1º aprile 1996, n. 239;

g) articoli 5 e 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.

20-ter. Il Ministro dell'economia e delle finanze emana entro 180 giorni dall'entrata in vigore della presente legge un decreto che regoli la disciplina transitoria in maniera da non far emergere ingiustificati guadagni e perdite, e nel rispetto del criterio di semplificazione degli adempimenti».

 

2.104

SARO

Ritirato

Dopo il comma 24, aggiungere i seguenti:

«24-bis. Al fine di prevenire il compimento di atti illeciti da parte di terzi ai danni dei rivenditori di generi di monopolio, operanti in base a concussione amministrativa, è concesso, per ciascuno dei periodi d'imposta 2007, 2008 e 2009, un credito di imposta per l'acquisto e l'installazione di apparati di sicurezza, nonché per favorire la diffusione degli strumenti di pagamento con moneta elettronica.

24-ter. Il credito di imposta di cui al comma 20-bis è determinato per ciascun beneficiario nella misura massima dell'80 per cento del costo dei beni e servizi indicati al medesimo comma e, comunque, fino ad un importo massimo di 3000 euro per ciascun beneficiario, per ciascun periodo di imposta. La fruizione del credito di imposta spetta nellinite di spesa complessivo di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 secondo l'ordine cronologico di invio delle relative istanze.

24-quater. Il credito di imposta può essere fatto valere in compensazione, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze da emanarsi entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge sono fissate le modalità di attuazione del presente articolo».

Conseguentemente, alla Tabella A, alla voce Ministero dell'economia e della finanze»,apportare le seguenti modificazioni:

2008:-10.000;

2009:-10.000;

2010:-10.000.

 

2.105

DIVINA, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Dopo il comma 24, inserire i seguenti:

«24-bis. Ai fini della determinazione dell'imposta da applicare al trattamento di fine rapporto, ai sensi del secondo periodo del comma 1 dell'articolo 19 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, si assume l'aliquota del 18 per cento.

24-ter. Le disposizioni di cui al comma 21 si applicano ai trattamenti di fine rapporto liquidati a decorrere dal 1º gennaio 2008».

Conseguentemente viene soppresso l'articolo 62.

 

2.106

MANINETTI, POLI, RUGGERI, CICCANTI, FORTE

Respinto

Dopo il comma 24, aggiungere il seguente:

«24-bis. Le plusvalenze derivanti da vendite di immobili effettuate dalle persone giuridiche di diritto privato senza scopo di lucro di cui all'articolo 16 del decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207, non sono soggette ad imposizione fiscale, se utilizzate per l'acquisto o la realizzazione di beni immobili da destinare allo svolgimento della medesima attività cui era adibito l'immobile alienato. La disposizione di cui al presente comma ha effetto con decorrenza dal periodo d'imposta in corso al 1º gennaio 2008».

Conseguentemente all'articolo 96, comma 1, tabella A, Ministero dell'economia e delle finanze, variare gli importi come segue:

2008:-30.000;

2009:-30.000;

2010:-30.000.

 

2.112

EUFEMI

Ritirato

Dopo il comma 24, aggiungere i seguenti:

«24-bis. I soggetti indicati dal comma 1 dell'articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, proprietari o gestori di centri fieristici possono escludere dal reddito imponibile ai fini dell'IRES e dal valore aggiunto ai fini dell'IRAP una quota pari al 50 per cento dell'ammontare degli investimenti in beni strumentali, materiali e immateriali, effettuati nell'esercizio di entrata in vigore della presente legge, nell'esercizio successivo ed al netto delle cessioni di beni strumentali.

24-ter. Per investimenti si intendono le realizzazioni nel territorio dello Stato di nuovi impianti, il completamento di opere sospese, l'ampliamento, la riattivazione, l'ammodernamento di impianti esistenti e l'acquisto di beni strumentali nuovi, anche mediante contratti di locazione finanziaria».

Conseguentemente, alla tabella C, tutte le spese di parte corrente Sono ridotte proporzionalmente del 3 per cento per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

2.114

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 24, è inserito il seguente:

«24. All'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, è aggiunto, infine, il seguente comma:

"13. I soggetti a cui si applicano, a qualunque titolo, le disposizioni di cui ai commi precedenti, sono esonerati dall'obbligo di emissione dello scontrino fiscale o della ricevuta fiscale"».

Conseguentemente le dotazioni di parte corrente indicate nella tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008 una minore spesa annua di 500 milioni di euro.

 

2.123

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Respinto

Dopo l'ultimo comma inserire il seguente:

«24-bis. Le disposizioni di cui alla legge 296/2006 (legge finanziaria 2007) articolo 1, commi 6, 7, 8, 9 e 10 sono soppresse».

Conseguentemente, nella Tabella A, a tutte le voci presenti, ridurre in misura corrispondente all'onere di cui alla presente disposizione.

Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498».

Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.803

EUFEMI

Respinto

Aggiungere il seguente comma:

«25-bis. I soggetti indicati dal comma 1 dell'articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 91, proprietari o gestori di centri fieristici possono escludere dal reddito imponibile ai fini dell'IRES e dal valore aggiunto ai fini dell'IRAP una quota pari all'ammontare dei ricavi derivanti dall'allestimento di manifestazIoni fieristiche all'estero e costituiti dai soli corrispettivi derivanti dalla locazione delle aree espositive, effettuati nell'esercizio di entrata in vigore della presente legge e nei due successivi.

Conseguentemente, alla tabella C, tutte e spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3% per ciascun anno a decorrere dal 2008».

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 2

 

2.0.2

TURIGLIATTO, RAME, ROSSI FERNANDO

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione delle transazioni valutarie)

1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma 1, sono esenti le operazioni relativea:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione ed importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzato ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma 1 con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4».

 

2.0.500

TURIGLIATTO

Respinto

Dopo l'articolo 93, aggiungere il seguente:

Art. 93-bis.

(Recupero del differenziale tra inflazione programmata e inflazione reale)

1. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto da emanare entro il 30 settembre di ciascun anno, procede alla ricognizione della percentuale pari alla differenza tra il tasso d'inflazione programmata previsto dal documento di programmazione economico-finanziaria per il medesimo anno e la variazione media dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati rilevata dall'istituto nazionale di statistica per i dodici mesi precedenti la suddetta data.

2. I datori di lavoro pubblici corrispondono ai propri dipendenti, in occasione del periodo di paga relativo al mese di gennaio, una somma determinata applicando alla retribuzione di cui all'articolo 27 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1955, n.797, e successive modificazioni, corrisposta nell'anno solare precedente, la percentuale determinata dal decreto di cui al comma 1».

Conseguentemente, all'articolo 2 aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione delle transazioni valutarie)

1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma 1, sono esenti le operazioni relativea:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione ed importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di Imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzato ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma 1 con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4».

 

2.0.4

TURIGLIATTO, ROSSI FERNANDO

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Minimo e massimo di pensione)

1. A partire dallo gennaio 2008 il minimo di pensione è fissato in 800 euro al mese. Il massimo di pensione è fissato in 5.165 euro al mese. A sanatoria per i mancati aumenti ai pensionati al minimo viene riconosciuta una indennità una tantum di 800 euro.

2. Indipendentemente dal valore dei contributi versati ogni anno di contribuzione produce un minimo di pensione pari ad 1/5 del trattamento minimo. Vengono riconosciuti 5 anni di contribuzione figurativa se si perde il lavoro o se si è disoccupati a partire da 25 anni di età.

3. Le prestazioni pensionistiche, dal 1º gennaio 2008 sono subordinate agli attuali limiti di reddito maggiorati del 30 per cento. Non fa parte del reddito la casa di abitazione.

4. Il rapporto tra salari e pensioni è garantito in base a verifica ogni due anni, con conseguente rivalutazione della pensione.

5. All'articolo 1, comma 34, della legge n.335 del 1995 la parola: "particolari" è soppressa e dopo la parola: "usuranti" sono inserite le seguenti: "e pesanti".

6. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, deve, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvedere in base al comma 1 a rivalutare tutte le prestazioni di natura assistenziale quali la pensione e l'assegno sociale e a modificare, come previsto dal comma 3, i limiti di reddito».

Conseguentemente,

sopprimere i commi da 266 a 270 della legge 296/2006;

ridurre del 30 per cento tutti gli stanziamenti dell'allegata Tabella C di parte corrente;

ridurre del 90 per cento la rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze, di cui alla Tabella A;

all'articolo 2 aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione delle transazioni valutarie)

1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma 1, sono esenti le operazioni relativea:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione ed importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzato ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma 1 con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4».

 

2.0.5

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

1. All'articolo 32 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n.151 premettere il seguente articolo:

"Art. 0.32

(Sostegno ai genitori)

1. Ai genitori che, a seguito della nascita di un figlio, desiderino diminuire l'attività lavorativa per dedicarsi alla di lui cura o che siano privi di occupazione, è riconosciuto un contributo alla genitorialità.

2. Il contributo è riconosciuto ai genitori di figli nati successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge.

3. Sono ammessi al beneficio i genitori risultanti lavoratori e lavoratrici dipendenti del settore pubblico o privato, con lavoro autonomo, senza impiego o che si trovano ancora negli anni di studio.

4. Il contributo di cui al comma l non può essere corrisposto oltre i 14 mesi. Tale termine può essere ripartito tra i genitori con illirnite massimo di dodici mesi per uno dei due, mentre i due restanti costituiscono una opzione riservata all'altro genitore.

5. Il contributo è pari ai due terzi dell'importo dell'ultimo stipendio del genitore che sospende l'attività lavorativa o professionale, fino ad un importo massimo di 1.600 euro.

6. Nel caso in cui il genitore sia privo di occupazione o si trovi ancora negli anni di studio è comunque assicurato contributo pari a 800 euro.

Il contributo non spetta se il genitore lavoratore o lavoratrice abbia optato per il congedo facoltativo di cui al successivo articolo 32.

7. Nel caso di genitori con più figli il contributo è aumentato del 10% ma pari almeno a 80 euro al mese"».

Conseguentemente:

1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge si provvede a carico del Fondo per le politiche per la famiglia, istituito ai sensi dell'articolo 19 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 e conseguentemente, alle minori entrate-maggiori oneri, si provvede mediante riduzione dell'80 per cento di tutte le rubriche dell'allegata tabella A. Ridurre del 10 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente dell'allegata tabella C. All'articolo 62 le cifre: «1548, 1520, 3048, 1898», sono sostituite dalle seguenti: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo». Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72 sono soppressi.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti varazioni di bilancio.

 

2.0.7

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Respinto

Dopo l'articolo 2, inserire il seguente:

«Art. 2-bis.

1. All'articolo 1, comma 4, lettera c), capoverso articolo 12, della legge 27 dicembre 2006 n.296 apportare le seguenti modifiche:

alla lettera a) sostituire le cifre: "800" e "690" con le seguenti: "2000" e "1500";

alla lettera c) sostituire le cifre: "800", "900" e "220" con le seguenti: "2000", "2500" e "300";

alla lettera d) sostituire la cifra "750" con la seguente: "1500"».

Conseguentemente ridurre del 5% tutte le rubriche di parte corrente dell'allegata Tabella C per gli anni 2008, 2009 e 2010.

 

2.0.9

TURIGLIATTO, RAME, ROSSI FERNANDO

Ritirato e trasformato nell'odg G2.209

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Imposta europea sulle transazioni valutarie)

1. In attesa della definizione di una proposta di istituzione di un'imposta europea sulle transazioni valutarie, non inferiori allo 0,1 per cento del valore delle stesse effettuate nei mercati dell'Unione europea finalizzata alla cooperazione allo sviluppo, alla riduzione del debito estero dei paesi poveri, al finanziamento della ricerca tecnologica dell'Unione europea, è istituita un'imposta sulle transazioni valutarie effettuate nei mercati italiani nella misura dello 0,02 per cento del valore della transazione effettuata.

2. Dal pagamento dell'imposta sono esenti le banche centrali e le altre autorità di politica economica nazionale ed internazionale».

 

2.0.10

TURIGLIATTO

Respinto

Dopo l'articolo 2, inserire il seguente:

«Art. 2-bis.

(Retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione)

1. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione, qualunque ruolo o incarico essi ricoprano, non può essere superiore a dieci volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso relativo ai dipendenti pubblici.

2. La somma delle voci economiche aggiuntive eventualmente previste ed erogate ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui al comma l non può superare il 50 per cento del totale della retribuzione.

3. Il limite di cui al comma 1 si intende valido anche per i contratti di natura privatistica sottoscritti tra pubblica amministrazione e singoli prestatori d'opera, qualunque siano il livello, i compiti e la durata del rapporto di lavoro. Qualora tale rapporto abbia una durata inferiore ai dodici mesi o preveda comunque un periodo non coincidente con l'intera annualità, la retribuzione è calcolata in dodicesimi».

 

2.0.11

TURIGLIATTO, RAME, ROSSI FERNANDO

Respinto

Dopo l'articolo 2 aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Recupero evasione fiscale a beneficio dei Comuni)

1. Al fine di favorire la ricerca, l'individuazione e il recupero delle somme derivanti dall'evasione totale e/o parziale fiscale e contributiva e relativa alla fiscalità generale e nazionale i Comuni - fermo restando la direzione e la responsabilità degli organismi ad oggi a ciò preposti e previe modifiche legislative necessarie al loro coinvolgimento e tese alla realizzazione e all'attuazione dell'obiettivo della lotta all'evazione fiscale e contributiva - sono chiamati a svolgere attività e opera di individuazione, indagine, controllo e riscossione delle sacche di evasione legate alla presenza di evasori parziali e/o totali residenti e/o esercitanti la propria attività sul territorio di competenza comunale. Al fine di favorire e raggiungere questo risultato, i Comuni individuano, definiscono e rendono operativi tutti gli strumenti tesi al coinvolgimento delle popolazioni amministrate garantendo, comunque, la segretezza totale in tutte le fasi dell'operazione.

2. Ai Comuni è pertanto devoluto il 50 per cento delle somme recuperate e relative all'evasione totale e/o parziale presente nel proprio territorio e al recupero a cui essi hanno attivamente partecipato in tutte le fasi dell'operazione.

3. Da tali somme è accantonato il 2 per cento da devolvere e assegnare all'Ente Provincia di competenza.

4. Le somme e i trasferimenti a tale titolo incassate dai Comuni e dalle Pronvice sono interamente aggiuntive rispetto a tutti gli altri trasferimenti erariali a qualsiasi titolo rivenienti dallo Stato».

Conseguentemente, alla Tabella A, alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-100.000;

2009:-100.000;

2010:-100.000.

 

2.0.12

TURIGLIATTO

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Recupero fiscal drag)

1. I commi 1 e 2 dell'articolo 3 del decreto-legge 2 marzo 1989, n.69, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 aprile 1989, n.154, sono sostituiti dai seguenti:

"1. A decorrere dal 1 gennaio 2008, quando la variazione percentuale del valore medio dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati relativo al periodo di dodici mesi terminante al 31 agosto di ciascun anno, oppure quando cumulativamente il valore medio di tale indice relativo ad un periodo di due o più anni terminanti alla medesima data di ciascun anno, supera il 2 per cento rispetto al valore medio del medesimo indice rilevato con riferimento allo stesso periodo dell'anno precedente, si provvede a neutralizzare integralmente gli effetti dell'ulteriore pressione fiscale non rispondenti a incrementi reali di reddito. Ai fini della restituzione integrale del drenaggio fiscale si provvede mediante l'adeguamento della deduzione per assicurare la progressività dell'imposizione, degli scaglioni, delle aliquote, delle detrazioni e dei limiti di reddito previsti negli articoli Il, 12 e 13 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni.

2. Entro il 30 settembre di ciascun anno, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, si procede alla ricognizione della variazione percentuale di cui al comma 1 e si stabiliscono i conseguenti adeguamenti degli scaglioni delle aliquote, delle detrazioni e dei limiti di reddito; gli importi degli scaglioni delle aliquote e dei limiti di reddito sono arrotondati a 50 euro per difetto se la frazione non è superiore a 25 euro o per eccesso se è superiore. Il decreto ha effetto per l'anno successivo. Il primo decreto sarà emanato entro il 30 settembre 2008"».

Conseguentemente, all'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione delle transazioni valutarie)

1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.

2. Dall'imposta di cui al comma 1, sono esenti le operazioni relativea:

a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;

b) transazioni intracomunitarie;

c) esportazione ed importazione di beni e servizi;

d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;

e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.

3. Il Governo è impegnato a promuovere un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali, al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.

4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzato ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.

5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.

6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce:

a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori, titoli o strumenti finanziari comunque denominati;

b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;

c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma l con le norme del diritto comunitario, nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri Paesi per evitare la doppia imposizione;

d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4».

 

2.0.13

ROSSI FERNANDO

Ritirato

Dopo l'articolo 2, inserire il seguente:

«Art. 2-bis.

(Omogeneizzazione aliquote delle rendite)

1. A decorrere dal 1º gennaio 2008 l'aliquota sulle diverse tipologie di rendite è omologata ad un tasso del 20%, che cancella le pregresse aliquote variabili, in base alla tipologia, dal 12,5% al 27%.

2. Le maggiori entrate derivanti dall'operazione sono destinate ad un apposito fondo per la defiscalizzazione di salari e stipendi, da impiegarsi in base ad un apposito regolamento emanato dal Ministero dell'Economia e del Tesoro entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge».

 

2.0.14

TURIGLIATTO

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Riordino del trattamento tributario dei redditi di capitale e di redditi diversi di natura finanziaria)

1. Le aliquote delle ritenute sui redditi di capitale e dei redditi diversi di natura finanziaria o delle misure delle imposte sostitutive afferenti i medesimi redditi, sono uniformate ad un'unica aliquota del 20 per cento. Restano confermate le disposizioni vigenti concernenti l'esenzione ovvero la non imponibilità dei redditi di capitale e dei redditi diversi di natura finanziaria;

2. Con proprio regolamento, il Ministro dell'economia delle finanze provvede a disciplinare l'applicazione dell'aliquota unica di cui al comma 1, nel rispetto dei principi di incoraggiamento e di tutela del risparmio di cui all'articolo 47 della Costituzione, al fine anche di evitare segmentazioni del mercato.

3.Resta fissata al 12,5% l'aliquota relativa ai buoni ordinari del tesoro sottoscritti da persone fisiche titolari di redditi ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche non superiori a 30.000 euro che all'atto della sottoscrizione dei titoli dichiarino il possesso di tale requisito di reddito.

4. L'amministrazione finanziaria provvede alla verifica dell'esistenza del requisito di reddito prescritto per l'applicazione dell'aliquota ridotta. L'aliquota ridotta del 12,5% si applica, ferma restando la condizione di cui al precedente periodo, alle sole sottoscrizioni di titoli per importi non superiori a 10.000 euro».

 

2.0.15

TURIGLIATTO

Ritirato

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

1. Nei confronti dei soggetti che hanno percepito indebitamente prestazioni pensionistiche o quote di prestazioni pensionistiche a carico dell'INPS, per periodi anteriori alla gennaio 2007, non si fa luogo al recupero dell'indebito, del quale sia stata accertata l'esigibilità in base alle norme vigenti, qualora i soggetti medesimi siano percettori di un reddito personale imponibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche per l'anno 2006 di importo pari o inferiore a euro 10.123,36.

2. Qualora i soggetti che hanno indebitamente percepito i trattamenti di cui al comma 1 siano percettori di reddito personale imponibile ai fini Irpef per l'anno 2006 di importo superiore a 10.123,36 euro non si fa luogo al recupero del debito nei limiti di un quarto dell'importo riscosso.

3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si applicano qualora l'indebita percezione sia conseguenza di comportamento doloso da parte del percipiente. Il recupero dell'indebito si estende agli eredi del pensionato solo nel caso in cui si accerti il dolo del pensionato medesimo.

4. Nei casi di omessa dichiarazione, l'Ente previdenziale procede, dal 1º luglio dell'anno successivo, ad interrompere l'erogazione di prestazioni collegate al reddito. Qualora le prestazioni già erogate risultino totalmente o parzialmente non dovute, il titolare della prestazione è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente riscosso.

5. Agli Enti gestori di forme di previdenza per l''invalidità, la vecchiaia ed i superstiti dell'assicurazione generale obbligatoria o di forme esclusive o esonerative della stessa, spetta un privilegio legale sulle somme accertate entro il terzo anno precedente alfa data di accertamento dell'indebito».

Conseguentemente all'onere si provvede mediante corrispondente riduzione della Tabella A, rubrica del MEF.

 

2.0.16

SACCONI, CANTONI, GENTILE, MORRA, NOVI, PICCONE, VEGAS, POLLEDRI, DAVICO

Respinto

Dopo l'articolo 2, inserire il seguente:

«Art. 2-bis.

(Norme fiscali per il reddito da lavoro straordinario e premi aziendali)

1. I redditi derivanti da prestazioni di lavoro straordinario e da premi connessi a risultati sulla base di accordi individuali o collettivi in sede aziendale sono assoggettati ad imposizione fiscale sostitutiva, ai fini dell'IRPEF, con applicazione dell'aliquota media dell'ultimo biennio, ridotta del 50 per cento. I predetti redditi non concorrono ad alcun titolo alla formazione del reddito complessivo o dell'indicatore della situazione economica del percipiente o del suo nucleo familiare.

2. I commi 18 e 19 dell'articolo 2 della legge 28 dicembre, n.549, sono abrogati».

Conseguentemente sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«1-bis. L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.0.23

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO, AZZOLLINI

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Istituzione del fondo rotativo capitale per lo sviluppo del patrimonio abitativo delle famiglie e cessazione della partecipazione statale alla società Sviluppo Italia Spa)

1. È istituito il fondo rotativo capitale per lo sviluppo del patrimonio abitativo delle famiglie, di seguito denominato "fondo". Il fondo concede contributi straordinari per la costruzione e l'acquisto di unità immobiliari a favore dei nuclei familiari. Il contributo viene restituito, con modalità rateali e senza oneri di interessi, a decorrere dal quinto anno dall'avvenuta erogazione del contributo.

2. I contributi straordinari di cui al comma 1 sono concessi nel limite massimo del 30 per cento del costo di costruzione di un edificio residenziale non eccedenti i 110 metri quadri, come definito dalle regioni a norma dell'articolo 4, primo comma, lettera g), della legge 5 agosto 1978, n.457. Il Ministro dell'economia e delle finanze, con apposito regolamento, definisce le modlità di erogazione del contributo.

3. Al primo finanziamento del fondo si provvede mediante il trasferimento di tutte le risorse a qualunque titolo erogate alla società Sviluppo Italia Spa a valere sul bilancio dello Stato. Per gli anni successivi, si provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera l), della legge 5 agosto 1978, n.468.

4. Con regolamento del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono individuate le modalità per la presentazione delle domande di attribuzione del contributo e per la restituzione anticipata del contributo in caso di scioglimento del matrimonio».

Conseguentemente, gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.0.24

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Misure per il sostentamento dei nuclei familiari composti da soggetti fiscalmente incapienti)

1. Ai soggetti componenti di nuclei familiari composti almeno dai coniugi non legalmente ed effettivamente separati e che, in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi, presentino un importo di imposta netta inferiore a 100 euro, ovvero siano esentati dalla presentazione della dichiarazione, è concesso un contributo speciale annuale per il sostentamento della famiglia.

2. Il contributo di cui al comma 1 non può superare l'importo di 2.000 euro annui per ciascun componente della famiglia ed è commisurato all'importo dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) assolta per l'acquisto di beni destinati al sostentamento del nucleo familiare, come dimostrata dalla documentazione fiscale relativa all'acquisto dei beni.

3. Il contributo di cui al comma 1 non è cumulabile con il regime fiscale di cui all'articolo 1 della presente legge.

4. Il Ministro dell'economia e delle finanze definisce con apposito decreto le modalità attuative del contributo di cui al comma 1».

5. Ai maggiori oneri e alle minori entrate derivanti dalle precedenti disposizioni si provvede ai sensi delle misure disposte qui di seguito:

1. Ai maggiori oneri e alle minori entrate derivanti dalle disposizioni di cui alla presente legge si provvede ai sensi delle misure disposte nel presente articolo.

2. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n.311, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera a), dopo le parole: "decreto legislativo 18 maggio 2001, n.228,", sono inserite le seguenti: "e per la quota del 40 per cento degli utili netti annuali";

b) alla lettera b), le parole: "per la quota del 30 per cento" sono sostituite dalle seguenti: "per la quota del 60 per cento".

6. Le disposizioni di cui al comma 2, si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso allo gennaio 2007 anche con riguardo all'acconto dovuto per il medesimo periodo di imposta. A tal fine si provvede, entro il 15 dicembre 2007, all'integrazione degli acconti eventualmente già versati.

7. I compensi per i centri di assistenza fiscale (CAF) di cui all'articolo 38 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, e successive modificazioni, sono ridotti del 40 per cento.

8. Sono abilitati a costituire un centro di assistenza fiscale tutti i soggetti, pubblici e privati.

9. Sono ridotti del 5 per cento del loro ammontare tutti gli stanziamenti di spesa corrente del bilancio dello Stato, con esclusione dei soli stanziamenti determinati direttamente per legge, della spesa obbligatoria e degli interessi sui titoli del debito pubblico, intendendosi corrispondentemente ridotte le relative autorizzazioni di spesa. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».

Conseguentemente, ridurre del 90 per cento l'importo in Tabella A.

Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.0.25

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Norme in materia di IRPEF)

1. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) l'articolo 12 è sostituito dal seguente:

"Art. 12. - (Deduzione per il sostegno del nucleo familiare) - 1. Dal reddito del nucleo familiare si deduce il 10 per cento del suo ammontare totale laddove uno solo dei coniugi, non legalmente ed effettivamente separati, svolga attività lavorativa, sia di lavoro dipendente sia autonomo o attività di impresa, ovvero in qualsiasi caso in cui l'altro coniuge non possieda un reddito complessivo lordo superiore a 3.000 euro. La deduzione è aumentata al 12 per cento se il reddito non supera l'importo di 25.000 euro ed è ridotta al 7 per cento nel caso in cui il reddito superi l'importo di 50.000 euro. La deduzione non spetta se il reddito supera i 100.000 euro.

2. Dal reddito del nucleo familiare si deduce il 4 per cento per ciascuno dei coniugi non legalmente ed effettivamente separati, nel caso in cui entrambi svolgano attività lavorativa a qualsiasi titolo. La deduzione è aumentata al 5 per cento se il reddito complessivo non supera l'importo di 25.000 euro ed è ridotta al 3 per cento nel caso in cui il reddito superi l'importo di 50.000 euro. La deduzione non spetta se il reddito supera i 100.000 euro.

3. Dal reddito del nucleo familiare si deduce il 10 per cento per ciascun figlio a carico, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati. L'importo è aumentato al 15 per cento nel caso di figli portatori di handicap ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n.104, e successive modificazioni. La deduzione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato. In caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, la deduzione è ripartita, in mancanza di accordo, nella misura del 50 per cento tra i genitori. Ove uno dei genitori non possa usufruire in tutto o in parte della deduzione, per limiti di reddito, la deduzione è assegnata per intero all'altro genitore. Quest'ultimo, salvo diverso accordo tra le parti, è tenuto a riversare all'altro genitore un importo pari al 50 per cento della deduzione stessa. La deduzione è aumentata al 12 per cento se il reddito non supera l'importo di 25.000 euro ed è ridotta al 5 per cento nel caso in cui il reddito supera l'importo di 50.000 euro. La deduzione non spetta se il reddito supera i 100.000 euro.

4. Le deduzioni di cui ai commi 1, 2 e 3 si applicano fino ad un importo complessivo massimo non superiore al 50 per cento del reddito imponibile.

5. Dal reddito del nucleo familiare si deduce l'ulteriore cifra di 2.000 euro per ogni altra persona indicata nell'articolo 433 del codice civile che conviva con il contribuente o percepisca assegni alimentari non risultanti da provvedimenti dell'autorità giudiziaria. Per gli anziani ultrasettantenni l'importo è elevato a 3.000 euro.

6. Le deduzioni per il sostegno del nucleo familiare sono rapportate a mese e competono dal mese in cui si sono verificate a quello in cui sono cessate le condizioni richieste.

7. Per la dichiarazione dei redditi relativa ai periodi di imposta decorrenti da quello di applicazione della nuova modalità di tassazione del reddito dei coniugi risultante dai commi da 1 a 6, si applicano le norme in vigore al 31 dicembre dell'anno precedente a quello dell'entrata in vigore della presente legge se queste determinano un'imposta minore rispetto a quella derivante dall'applicazione del nuovo sistema di tassazione".

b) all'articolo 15, comma, sono apportate le seguenti modificazioni:

1) alla lettera b), dopo le parole: "le spese sanitarie per la parte che eccede 129,11 euro." è inserito il seguente periodo: "Quando tali spese sono sostenute a favore dei figli di minore età non opera il limite dei 129,11 euro e la detrazione spetta nella misura del 23 per cento";

2) dopo la lettera e), sono inserite le seguenti:

"e-bis) le spese per l'acquisto di libri di testo scolastici e di materiale tecnico scolastico sostenute per i figli minorenni, in misura non superiore a 500 euro per ciascun figlio. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della pubblica istruzione, sono individuate le tipologie di spese per le quali spetta la detraibilità;

e-ter) le spese sostenute dai genitori per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido per un importo complessivo non superiore a 1.500 euro";

c) all'articolo 10, comma 1, dopo la lettera l-quater) è aggiunta, in fine, la seguente:

"l-quinquies) i canoni di locazione corrisposti dai conduttori di alloggi locati a titolo di abitazione principale del nucleo familiare, nella seguente misura: 1) del 20 per cento del canone di locazione annuo, fino a un massimo di 2.000 euro annui, se il reddito complessivo del conduttore non supera 20.000 euro; 2) del 10 per cento del canone di locazione annuo, fino a un massimo di 2.000 euro annui, se il reddito complessivo del conduttore è superiore a 20.000 euro e non superiore a 30.000 euro. In nessun caso la deduzione spetta per i contratti di locazione intervenuti tra enti pubblici e contraenti privati"».

2. Ai maggiori oneri e alle minori entrate derivanti dalle precedenti disposizioni si provvede ai sensi delle misure disposte qui di seguito:

1. Ai maggiori oneri e alle minori entrate derivanti dalle disposizioni di cui alla presente legge si provvede ai sensi delle misure disposte nel presente articolo.

2. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n.311, sono appodate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera a), dopo le parole: "decreto legislativo 18 maggio 2001, n.228,", sono inserite le seguenti: "e per la quota del 40 per cento degli utili netti annuali";

b) alla lettera b), le parole: "per la quota del 30 per cento" sono sostituite dalle seguenti: "per la quota del 60 per cento".

3. Le disposizioni di cui al comma 2, si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso al 1º gennaio 2007 anche con riguardo all'acconto dovuto per il medesimo periodo di imposta. A tal fine si provvede, entro il 15 dicembre 2007, all'integrazione degli acconti eventualmente già versati.

4. l compensi per i centri di assistenza fiscale (CAF) di cui all'articolo 38 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, e successive modificazioni, sono ridotti del 40 per cento.

5. Sono abilitati a costituire un centro di assistenza fiscale tutti i soggetti, pubblici e privati.

6. Sono ridotti del 5 per cento del loro ammontare tutti gli stanziamenti di spesa corrente del bilancio dello Stato, con esclusione dei soli stanziamenti determinati direttamente per legge, della spesa obbligatoria e degli interessi sui titoli del debito pubblico, intendendosi corrispondentemente ridotte le relative autorizzazioni di spesa. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Conseguentemente, ridurre del 90 per cento dell'importo in Tabella A.

Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

Ridurre del 5 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente della Tabella C.

 

2.0.27

BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Ritirato

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

1. Il totale dei tributi di ogni genere e specie comunque denominati corrisposti dai soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle persone fisiche non può eccedere il 48 per cento del reddito totale prodotto in ciascun periodo d'imposta da tali medesimi soggetti.

2. l contribuente dece indicare, in un apposito quadro della dichiarazione dei redditi ovvero del modello di dichiarazione semplificata dei contribuenti che si avvalgono dell'assistenza fiscale ovvero di quello di certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente equiparati e assimilati, per ciascun periodo d'imposta:

a) il totale dei tributi di ogni genere e specie comunque denominati corrisposti;

b) l'ammontare del reddito totale prodotto;

c) l'eventuale eccedenza maturata rappresentata dalla differenza positiva tra il totale dei tributi di ogni genere e specie comunque denominati corrisposti e il 48 per cento dell'ammontare del reddito totale prodotto.

3. Il contribuente ha diritto, a sua scelta, di computare l'eccedenza in diminuzione degli importi eventualmente dovuti per i periodi d'imposta successivi a titolo di tributi locali o di chiederne il rimborso in sede di dichiarazione dei redditi.

4. Con apposito decreto ministeriale sono stabiliti termini e modalità di applicazione delle disposizioni di cui ai precedenti commi».

Conseguentemente sopprimere l'articolo 62.

 

2.0.28

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO, FRANCO PAOLO

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Tassazione sostitutiva dei redditi da locazione)

1. I redditi derivanti dalla locazione di unità immobiliari urbane sono sottoposti ad un'imposta sostitutiva dell'imposta sui redditi e delle addizionali regionali e comunali pari al 20 per cednto. Si applicano le disposizioni relative all'imposta sui redditi delle persone fisiche».

Conseguentemente, nella tabella A, ridurre dell'80 per cento tutte le rubriche. Alla tabella C, ridurre tutti gli stanziamenti di parte corrente del 5 per cento.

Gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648,1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L''importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

2.0.30

TURIGLIATTO, RAME

V. testo 2

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Pagamento ICI immobili di proprietà di enti religiosi)

1. L'esenzione di cui all'articolo 2 non è applicabile agli immobili di proprietà di enti religiosi se utilizzati, anche non esclusivamente, per lo svolgimento di attività commerciali».

 

2.0.30 (testo 2)

TURIGLIATTO, RAME

Precluso dalla reiezione dell'emendamento 2.800 (testo 2)

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Pagamento ICI immobili di proprietà di enti religiosi)

1. L'esenzione di cui all'articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, non è applicabile agli immobili di proprietà di enti religiosi se utilizzati, anche non esclusivamente, per lo svolgimento di attività commerciali».

 

2.0.31

ROSSI FERNANDO

Inammissibile

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

 

 

«Art. 2-bis.

(Impiego parziale delle riserve auree)

1. La riserva aurifera dell'Italia è ridotta del 50 per cento del suo ammontare.

2. Il Ministero dell'economia e delle finanze dispone, entro 3 mesi a partire dall'entrata in vigore della presente legge, le procedure di immissione graduale di 500 tonnellate annue di oro, come consentito dagli accordi internazionali e con la Banca Centrale Europea, per il periodo 2008-2010.

3. Le maggiori risorse derivanti dalla vendita sono destinate alla riduzione del debito pubblico».

 

 

ORDINI DEL GIORNO

 

G2.209 (già em. 2.0.9)

TURIGLIATTO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge n. 1817,

impegna il Governo ad affrontare e risolvere le problematiche di cui all'emendamento 2.0.9.

________________

(*) Accolto dal Governo

 

G2.200

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE, BACCINI, BUTTIGLIONE, DE POLI, EUFEMI, FANTOLA, LIBE', MAFFIOLI, MANINETTI, MANNINO, MARCONI, MONACELLI, NARO, PIONATI, POLI, RUGGERI, TREMATERRA, ZANOLETTI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

premesso:

che con l'emendamento 2.46 si è chiesto il cumulo dei benefici a favore dei contratti di locazione per entrambi i coniugi, al fine di favorire la famiglia;

che la proposta del Governo invece propone il godimento del beneficio per nuovi contratti di locazione in egual misura sia che si tratti di famiglia che per single,

invita il Governo a rivedere l'attuale normativa a favore dei contratti di locazione rivolti a nuclei familiari.

________________

(*) Accolto dal Governo

 


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

245a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDI' 8 NOVEMBRE 2007

(Antimeridiana)

Presidenza del presidente MARINI,
indi del vice presidente BACCINI
e del vice presidente ANGIUS

 

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 9,40)

 

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1817.

Riprendiamo l'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Ricordo che nella seduta pomeridiana di ieri è stato approvato l'articolo 2 e si è conclusa la votazione degli emendamenti volti ad inserire articoli aggiuntivi dopo l'articolo 2.

Ha facoltà di parlare il presidente della 5a Commissione permanente, senatore Morando, per riferire sui lavori della Commissione, che si è riunita nella serata di ieri.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, la Commissione bilancio si è riunita ieri su suo mandato, ed è tornata ad esaminare il problema degli effetti rispettivamente sul saldo netto da finanziare e sull'indebitamento dell'approvazione in Commissione dell'emendamento 3.2000.

Ferme restando le posizioni della maggioranza e dell'opposizione sia sulla ricevibilità, come nota tecnica prevista dall'articolo 11-ter della legge 5 agosto 1978, n. 468, della nota consegnata in Commissione dal sottosegretario Sartor in risposta alla richiesta di nota tecnica sull'emendamento 3.2000 avanzata al Ministero dell'economia dalla Commissione stessa, sia sulla necessità di compensare perfettamente non solo per la competenza, cioè ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione ciò che è ovvio per tutti, maggioranza e opposizione, ma anche per la cassa gli effetti negativi sull'indebitamento, indotti dalla particolare forma di copertura adottata per l'emendamento in questione, l'intera Commissione ha potuto con soddisfazione prendere atto dell'avvenuta presentazione, da parte del Governo, di un emendamento che figura al nostro esame come emendamento 14.800, che compensa perfettamente, per gli anni di riferimento, gli effetti negativi sull'indebitamento quantificati dall'aggiornamento, dopo l'esame in Commissione, dell'allegato 7, debitamente vistato dal Ministro dell'economia, secondo le procedure tradizionali.

Naturalmente la Commissione non si è soffermata, anzi non ha affatto discusso sul giudizio di merito, cioè sul giudizio politico delle scelte operate dal Governo nell'emendamento in questione. Questo giudizio è infatti affidato perfettamente all'Aula come su tutti gli altri emendamenti. (Brusìo. Richiami del Presidente).

 

PRESIDENTE. Colleghi, c'è stato un dibattito forte ieri, abbiamo approfondito il problema, ascoltate ora il Presidente della Commissione.

 

MORANDO (Ulivo). La Commissione si è limitata a valutare - e lo ha fatto positivamente - la capacità dell'emendamento sul piano strettamente tecnico‑formale di superare le obiezioni mosse in merito ai caratteri e agli effetti della copertura dell'emendamento 3.2000. Preso atto che l'emendamento compensa gli effetti negativi sull'indebitamento fatti emergere, anche sotto il profilo cognitivo, dall'allegato 7, come attestato dal Ministero dell'economia, e lo fa secondo la prassi di certificazione della regolarità delle coperture adottata nella procedura interna alle decisioni del Ministero dell'economia, la Commissione mi ha incaricato di riferire in questo senso in Aula.

Colgo l'occasione, signor Presidente, per tornare a sollecitare l'esame da parte della Giunta per il Regolamento delle proposte, avanzate ormai da mesi, al termine della discussione in Commissione bilancio sulle procedure della sessione di bilancio. Molte di quelle proposte sono state consensualmente adottate in via di fatto nella sessione di bilancio che stiamo vivendo, ma è indispensabile non disperdere questo capitale di consenso e metterlo immediatamente a frutto attraverso le conseguenti e coerenti modifiche del Regolamento.

Signor Presidente, termino facendole notare che anche la discussione, a mio avviso trasparente e qualitativamente importante, che abbiamo fatto a proposito della questione che - credo - con questa mattina si chiude, deriva da alcune modificazioni di prassi adottate consensualmente (centro-sinistra e centro-destra) in Commissione bilancio, e fatte proprie dal Presidente al fine di interpretarle sotto il profilo della conduzione dei lavori, che hanno bisogno di essere sancite.

In particolare: la regola che vuole che il Governo e il relatore di maggioranza presentino i loro emendamenti contemporaneamente ai parlamentari e non possano presentarne successivamente su nuovi argomenti; la regola che vuole che gli emendamenti del relatore siano corredati da relazione tecnica esattamente come gli emendamenti del Governo (abbiamo adottato questa prassi ma non è scritto nel Regolamento); aggiungo persino la regola che vuole che sugli emendamenti parlamentari di maggiore rilievo, su cui relatore e Governo esprimono un consenso ed una approvazione, vengano sottoposti immediatamente all'obbligo di presentazione della relazione tecnica; la regola che vuole che i lavori della Commissione bilancio si concludano in modo tale che sia possibile aggiornare l'allegato 7 e informare l'Aula degli effetti complessivi, certificati dal Ministero dell'economia, degli emendamenti che sono stati approvati in Commissione in maniera tale che le decisioni siano prese sempre con perfetta cognizione di causa. Ecco, queste regole fondamentali, che abbiamo adottato in via di fatto, debbono far parte di innovazioni del Regolamento per consolidare il buon lavoro che abbiamo svolto fin qui. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Morando. Naturalmente abbiamo ben presente questa seconda parte, che richiama la necessità di alcuni cambiamenti, perché ne abbiamo già parlato. Con i limiti del nostro lavoro quotidiano, che lei conosce, cercherò di sottoporre alla Giunta per il Regolamento le modifiche da lei richiamate.

Aggiungo che i tempi sono contingentati e che siamo oggettivamente in ritardo rispetto allo sforzo comune che stiamo compiendo per la discussione del disegno di legge finanziaria. Pertanto, se non vi sono obiezioni, darei al massimo la parola a un esponente per Gruppo per non più di cinque minuti sulle comunicazioni rese dal presidente della 5a Commissione Morando.

 

VEGAS (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, senatore Vegas; potrà dare il buon esempio rispetto alle mie precedenti raccomandazioni.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, impiegherò anche meno di cinque minuti, ma - come ella ha potuto notare - la perdita di tempo, in questo caso, dipende dai pasticci fatti da Governo e maggioranza. (Applausi dai Gruppi FI e UDC). In realtà, abbiamo assistito ad alcune fanfaluche affermate in quest'Aula oltre che ad arrampicate sui vetri per dimostrare l'indimostrabile e poi la realtà è stata che il Governo ha dovuto presentare un emendamento per correggere la norma scoperta con la quale in Commissione si era affrontata la questione dei ticket.

Ovviamente la maggioranza ha dovuto difendere il fatto che l'emendamento fosse ammissibile. A nostro avviso non lo era, tanto è vero che il principio di non contraddizione è stato contraddetto, perché affermandosi che non era ammissibile l'emendamento e che non necessitava di copertura, alla fine il Governo ha dovuto porvi rimedio presentando un emendamento di copertura.

Concludo ringraziandola, signor Presidente, per aver avuto ieri la sensibilità di sospendere la seduta prima dell'esame dell'articolo 3 in modo da consentire la predisposizione di un emendamento che modificasse anche l'articolo 3, senza il quale tutto il procedimento sarebbe rimasto viziato.

Resta - e con questo concordo con il presidente della 5a Commissione Morando - il fatto che gli emendamenti vanno coperti anche con riferimento al fabbisogno e all'indebitamento che - ripeto - non sono, nonostante l'opinione del Ministro dell'economia, un aggregato statistico, ma un preciso requisito per la copertura finanziaria dei nostri atti.

Resta il fatto che, d'ora in poi, tutti gli emendamenti governativi e del relatore dovranno essere dotati di adeguata relazione tecnica, il che mi sembra, alla fine della vicenda e malgrado lo scivolone del Governo e della maggioranza, un piccolo passo in avanti verso la certezza dei conti, a condizione che quanto compiuto oggi resti poi consolidato nella prassi parlamentare. Come è noto, essa addotta un po' i criteri della common law per cui, in sostanza, è una decisione che vale anche per il futuro. (Applausi dai Gruppi FI e UDC).

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, impiegherò forse un minuto in più del senatore Vegas perché credo che di tutta questa discussione, fatta a più riprese, prevalentemente in Commissione, debbano rimanere agli atti anche di quest'Aula alcune precisazioni. Ritengo che la presa di posizione assunta dall'opposizione sulla vicenda sia sbagliata e cercherò di dimostrarlo in pochi minuti.

L'oggetto è sempre quello. Siamo di fronte ad un emendamento del relatore. Il problema è se sia o no ammissibile, se sia provvisto di copertura finanziaria e se in esso vi sia il rispetto formale della legge di contabilità. Vi è poi la questione della garanzia, della trasparenza, del controllo parlamentare.

Credo che, innanzitutto, vada ricordato che l'emendamento del relatore è stato corredato, su nostra richiesta, da una relazione tecnica, cosa che non era dovuta (non è prevista dal nostro Regolamento), e che la relazione attesta che l'emendamento non ha violato la legge di contabilità. Quindi, l'emendamento è ammissibile; non ci sono state violazioni formali della legge di contabilità. La relazione tecnica, come sappiamo, è competenza del Ministero dell'economia. Ci sono state, soprattutto nella discussione in Commissione, delle divergenze con la Ragioneria generale dello Stato, tuttavia tali divergenze - è inutile negarlo - sono state evidenziate dallo stesso Governo tramite l'intervento del sottosegretario Sartor. Questa è la pura verità: non c'è stato uno scontro all'interno del Ministero dell'economia; ci sono state delle valutazioni diverse evidenziate in modo preciso e trasparente da parte del sottosegretario Sartor. Chi è il responsabile della relazione tecnica? È il Governo, in questo caso il Ministero dell'economia.

Io ritengo che il Governo abbia garantito correttezza e trasparenza; anzi, penso che se non avessimo adottato quella procedura, cioè quella di prevedere che anche il Governo e il relatore presentassero i loro emendamenti nei tempi previsti per i Gruppi parlamentari e per i singoli senatori, e che questi emendamenti fossero accompagnati da relazione tecnica, questa discussione - che, ripeto, garantisce correttezza e trasparenza - non ci sarebbe stata; non ci sarebbe stato questo confronto tra la maggioranza e l'opposizione. Quindi ringrazio la Commissione bilancio che ha adottato queste regole e mi auguro che ci siano dei cambiamenti nel nostro Regolamento che vadano nella direzione auspicata.

Nel merito dell'emendamento tecnico del Governo, esso opera una compensazione in valore assoluto sull'indebitamento. Non era un obbligo, lo voglio ricordare; credo che sia un qualcosa in più che viene offerto alla nostra discussione, che ci garantisce di più rispetto ai problemi che stiamo affrontando. È una posizione ineccepibile dal punto di vista tecnico; formalmente - ripeto - un qualcosa in più rispetto a quanto era dovuto. Per quale motivo in più? Perché sul fabbisogno non c'era necessità di alcuna correzione; siamo comunque sotto il 3 per cento, siamo in linea con le previsioni del Documento di programmazione economico-finanziaria.

Infine, la questione della trasparenza e del controllo. Si è svolta un'ampia discussione, che non avremmo fatto se non ci fosse stata da parte della Commissione bilancio la decisione unanime - questo va ricordato - di stabilire regole nuove nell'esame dei documenti di bilancio. Abbiamo fatto un buon servizio al Parlamento; non lo abbiamo fatto su proposta dell'opposizione. Personalmente ritengo che il servizio sia stato soprattutto a favore della maggioranza, perché non si è più verificato in questa sessione di bilancio quello che accadeva negli anni passati, sia nella scorsa legislatura che in quella precedente, quando il Governo poteva fare quello che voleva, presentava i maxiemendamenti senza alcun controllo e poi il Parlamento veniva chiamato ex post a garantire una copertura formale.

Questo non è più avvenuto. Credo che tutto ciò sia una garanzia per tutti, per l'opposizione ma anche per la maggioranza, perché in questo modo può esercitare meglio il proprio controllo sugli atti del Governo. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

MORGANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORGANDO (Ulivo). Signor Presidente, intervengo per non far mancare una valutazione del mio Gruppo su tale questione.

Abbiamo discusso tre volte in Commissione bilancio nel merito di questo tema; non ci ritorno, nel resoconto stenografico sono riportate le opinioni del nostro Gruppo. Nel merito condivido quanto affermato dal collega Ripamonti.

Voglio soltanto fare due considerazioni.

Anzitutto, è bene che questo episodio si sia concluso e che abbiamo risolto un problema reale, ossia il perfezionamento della norma di copertura a valere sull'indebitamento. Ma non c'è dubbio che la copertura, con riferimento al saldo netto da finanziare, era corretta, che l'emendamento era perfettamente ammissibile e che i comportamenti del Presidente della Commissione e del relatore, nella gestione dello stesso, sono stati assolutamente ineccepibili. Vogliamo che questo rimanga agli atti del Senato perché è l'elemento fondamentale, centrale della nostra discussione. Chi sostiene l'inammissibilità dell'emendamento dice una cosa non vera.

La seconda osservazione è altrettanto breve ed è la seguente. L'episodio ha per certi versi un aspetto virtuoso, nel senso che evidenzia come il comportamento della maggioranza nella Commissione, durante tutto il dibattito sulla legge finanziaria, sia stato improntato alla massima trasparenza e certezza. Il presidente Morando ha ricordato la necessità di sancire, anche dal punto di vista regolamentare, alcune norme che abbiamo già applicato nel corso del dibattito su questa finanziaria: l'obbligo per il relatore e per il Governo di presentare gli emendamenti nello stesso tempo prescritto per i parlamentari, l'obbligo della relazione tecnica per gli emendamenti del relatore e per quelli importanti che il Governo intende accettare.

Abbiamo già concretamente dimostrato come si possa lavorare sulla finanziaria in modo trasparente, avendo la certezza dei numeri e dei risultati. Non possiamo accettare che passi l'idea di una finanziaria poco chiara, perché al termine del dibattito su di essa avremo un documento perfettamente certo e trasparente, e la trasparenza e la certezza dipenderanno dal modo con cui abbiamo lavorato anche in Commissione bilancio su questo tema.

Signor Presidente, condivido quanto ha affermato il collega Morando. È importante che le regole che ci siamo dati autonomamente in Commissione bilancio, d'intesa tra maggioranza ed opposizione, diventino al più presto norma del nostro lavoro e vengano recepite nel Regolamento del Senato della Repubblica. (Applausi dei senatori Morando e Legnini).

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, da piccoli ci hanno insegnato che, al di là delle parole, valgono i fatti. Ora i colleghi hanno cercato di indorare la pillola - per carità - ma il dato di fatto è che, grazie anche alla sua esposizione e a un suo senso della misura, signor Presidente, il Governo è dovuto correre ai ripari. Contrordine, compagni: quello che andava bene, di fatto non va più bene.

È ovvio che l'atteggiamento delle opposizioni è stato responsabile, perché hanno evitato che si creasse in qualche modo un precedente che poteva poi valere anche nella prossima legislatura, nella quale ovviamente speriamo che la compagine governativa sia differente. Di fatto, una volta che si mette una regola e che il Governo, in quanto autorità amministrativa, è "obbligato" dalla sovranità popolare del Parlamento a comportarsi in un determinato modo, ossia a dare un parere attraverso la bollinatura, un parere rinforzato, non può decidere di presentare la relazione tecnica quando gli fa più o meno comodo. La sostanza è che si è dovuto ricorrere ad una nuova copertura. Ora la copertura è stata pubblicata, la vedremo, Presidente, e ne discuteremo nel momento opportuno. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, sono un po' imbarazzato a sentire gli interventi dei colleghi della maggioranza, secondo i quali tutto è a posto e non vi è stato alcun problema. I colleghi della maggioranza dovrebbero spiegarmi per quale motivo questa mattina ci troviamo ad esaminare l'emendamento 14.800 che ieri sera non esisteva. Capisco che i colleghi della maggioranza (e anzi esprimo nei loro confronti la mia solidarietà) abbiano spesso enormi difficoltà a giustificare il comportamento di un Governo che palesemente mentisce a loro stessi e all'Assemblea del Senato.

Su tale questione, il Governo ha affermato, in Commissione ed in Aula, che non c'erano problemi, garantendo la correttezza delle coperture. Inoltre, il Governo ha affermato che la Ragioneria generale dello Stato è uno dei quattro dipartimenti del Ministero dell'economia e che l'indebitamento netto di competenza è un aggregato statistico, convenzionabile dall'EUROSTAT, come se negli ultimi 15 anni tutti i Paesi europei, Italia in testa, non abbiano dovuto seguire purtroppo, quasi mese per mese, l'andamento di questo importante aggregato di finanza pubblica. È chiaro che i colleghi della maggioranza hanno difficoltà, perché si trovano di fronte ad un Governo spesso pasticcione, qualche volta imbroglione nei conti. La dimostrazione di ciò è appunto l'emendamento di cui stiamo discutendo stamattina, che si commenta da sé, per cui non credo di dovere aggiungere ulteriori osservazioni.

Purtroppo, questo argomento riguarda soltanto 350 milioni di euro, quindi vedremo come e se è stato aggiustato. Ricordo che il Governo in precedenza ha combinato pasticci per miliardi di euro e ha definito "tesoretto" un ammontare di 24 miliardi di euro. Probabilmente, dovremo prepararci tutti, per il prossimo anno, a vedere spuntare altri 13-14 miliardi di euro.

È questo il punto, signor Presidente, non tanto l'aggiustamento dovuto, da parte del Governo, per 350 milioni di euro, che vengono sistemati stamattina con l'emendamento 14.800. Il punto è l'incertezza, la fragilità, la manipolazione dei conti pubblici che il Governo ha esercitato fin dal suo primo giorno, quando annunciò al Paese che il deficit pubblico l'anno scorso sarebbe salito oltre il 5 per cento del PIL, fuori da ogni grazia di Dio, e in realtà - come sappiamo - è stato ed era abbondantemente sotto il 3 per cento, al 2,3 per cento. La verità è che l'azione di questo Governo ha raddoppiato il deficit nel 2007 ed ha aumentato almeno di mezzo punto di PIL il deficit del 2008, come risulta dai dati forniti dallo stesso Governo. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

 

CICCANTI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, questa mattina salutiamo con favore il cambio di rotta effettuato dalla maggioranza, che nei giorni scorsi si è ostinata a sostenere una tesi oggi smentita dai fatti.

L'emendamento sui ticket, del valore di 834 milioni di euro, veniva coperto con il Fondo rotativo sulle politiche europee, con la contrazione dei consumi intermedi e con il fondo del credito d'imposta. Avevamo rilevato che quella non era una copertura credibile, anche perché la stessa Ragioneria dello Stato ci confortava con il suo diniego, rifiutandosi di riconoscerla e di apporre la firma. Ma voi avete ostinatamente sostenuto una tesi opposta, accettando un emendamento che doveva ritenersi inammissibile.

Ringrazio il presidente Marini perché ieri ha capito (glielo voglio riconoscere, signor Presidente) l'opportunità politica, anche nella Conferenza dei Capigruppo, di non procedere passando all'esame dell'articolo 3, senza che fosse prevista una copertura credibile. Ha chiesto al Governo e alla maggioranza di riflettere e questa riflessione stamattina ha dato i suoi frutti. Ma tutto ciò non è merito della maggioranza.

Collega Ripamonti, un mio amico che cadde dalla bicicletta disse: qui dovevo scendere! Questa mattina lei ha fatto lo stesso dicendo che siete stati bravi e trasparenti perché avete messo i conti a posto. No! Siete stati obbligatoriamente trasparenti perché, grazie alla ferma opposizione del centro-destra, siete stati costretti a rivedere le cose e, soprattutto, grazie all'intervento del vostro presidente Marini, al quale dobbiamo - se si è arrivati a questo risultato - tutta la nostra riconoscenza.

Dobbiamo concludere dicendo che è stato uno spiacevole episodio e dobbiamo, però, positivamente dire che il presidente Morando e la maggioranza della Commissione bilancio hanno preso coscienza di questo errore ed hanno promesso che nel futuro non si ripeteranno situazioni di questo tipo. Ne prendiamo atto e saremo rigidi ed attenti perché non si ripetano. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

TECCE (RC-SE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TECCE (RC-SE). Signor Presidente, colleghi senatori, partiamo da un fatto: eravamo di fronte, collega Ciccanti, ad un emendamento ammissibile in quanto la relazione tecnica, nel nostro ordinamento, è competenza del Ministero dell'economia e, come ha ben spiegato il collega Ripamonti, fu firmata e ci fu illustrata dal sottosegretario delegato alla finanziaria, professor Sartor.

Si è trattato quindi di una tempesta in un bicchiere d'acqua. La copertura c'era ed è indirettamente confermata dall'emendamento tecnico, senatore Baldassarri, che lei ha citato, di compensazione sulla cassa. Ieri sera il Sottosegretario ha detto che incide sullo 0,007 per cento, non essendovi nessun problema sostanziale sulla competenza. D'altronde, se si guardano le cifre, sulla Tabella A siamo di fronte ad una compensazione di basso valore economico. Lo si poteva fare anche alla fine quando, come in ogni finanziaria (lo sanno meglio di me i senatori che ne hanno fatte di più), si prende atto degli eventuali scostamenti, frutto degli impegni aumentati a causa di emendamenti approvati. Abbiamo qui, con la relazione citata ieri, il dato dei saldi aggiornati rispetto agli emendamenti votati in Commissione ma, come è noto, il bilancio prende atto, alla fine della discussione parlamentare, dei saldi. È stato fatto adesso ma lo si poteva fare anche dopo.

Vorrei concludere con una illustrazione in positivo: in realtà, nella tabella su cui si è ora discusso - siamo arrivati alle tabelle 6 e 7 - il saldo da finanziare risulta pari a -3,5 milioni per il 2008 e sale solo nel 2009 e nel 2010. Presidente Marini, colleghi senatori, il lavoro del Parlamento nella sua Commissione bilancio ha ridotto in maniera positiva il saldo per il 2008. Altro che aumento delle spese e dell'indebitamento!

È per questo che vorrei concludere le mie brevi note esprimendo piena solidarietà e consenso al presidente della Commissione, senatore Morando, che ha ben dichiarato ammissibile l'emendamento, ed al relatore Legnini. Con la loro iniziativa, infatti, si è risolto un importante problema di merito: la copertura dei ticket che il Governo non aveva affrontato nella sua prima stesura. E lo si è risolto, dimostrando che è bene che Parlamento e Governo interloquiscano nell'interesse del Paese. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, non intervengo nel merito perché l'ha già fatto il collega Baldassarri, però, dopo quanto è accaduto ieri e anche dopo le mie insistenze, rivolte proprio a lei perché prendesse una decisione, come le competeva, desidero ringraziarla. Infatti ieri, nella Conferenza dei Capigruppo, lei ha fatto una scelta di buonsenso, che questa mattina ha dato i suoi frutti. Si evince in modo chiaro che avevamo ragione a sostenere che non c'era copertura e la maggioranza ha fatto ammenda di ciò, anche con un comportamento un po' strano, perché questa notte in Commissione è arrivato il Ragioniere generale dello Stato per trovare una soluzione.

Desidero però darle atto che il suo buonsenso ha riportato a verità la vicenda e ci ha consentito di dimostrare che avevamo ragione e, nello stesso tempo, ha consentito alla maggioranza di trovare una soluzione, almeno per quanto concerne le coperture.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, poiché il collega Ciccanti ha molto opportunamente precisato in che settore sono intervenute le modifiche, desidero che i colleghi sappiano, perché questo è oggetto di polemica molto seria, che la nuova copertura del provvedimento di abolizione del ticket sanitario comporta un durissimo colpo soprattutto al Mezzogiorno. Occorre che questo si sappia. È infatti cambiato radicalmente il modello di copertura. La copertura comprende ora anche i fondi comunitari, che, come tutti sappiamo, sono prevalentemente quelli degli enti locali dell'Obiettivo 1, quindi riguardano soprattutto il Mezzogiorno. La politica antimeridionalistica del Governo risulta rafforzata in modo clamoroso.

L'altro punto politico riguarda il ministro Padoa-Schioppa, la cui ignoranza costituzionale, che avevo già avuto modo di denunciare in passato, è ulteriormente dimostrata da ciò che è avvenuto: aveva detto che l'emendamento era coperto, non era vero. È stato smentito dalla sua Ragioneria generale. (Applausi dai Gruppi UDC e FI). Questo è un fatto clamoroso di ordine politico.

È bene che si sappia che questa finanziaria contiene un nuovo attacco al Mezzogiorno ed una smentita ufficiale del ministro Padoa-Schioppa. Da questo punto di vista la si può anche approvare, ma occorre capire che su queste due questioni noi non riteniamo conclusa la vicenda. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN).

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a dare lettura del parere espresso dalla 5a Commissione permanente sugli ulteriori emendamenti riferiti al disegno di legge in esame.

 

D'AMICO, segretario. «La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminati gli ulteriori emendamenti 3.802 (testo 2), 5.79 (testo 2) e 7-ter.8O2(testo 2) relativi al disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo».

 

PRESIDENTE. Passiamo pertanto all'esame dell'articolo 3, sul quale sono stati presentati emendamenti e un ordine del giorno che invito i presentatori ad illustrare.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, esiste una parte importante, quella dell'Italia industriale. Oggi abbiamo solamente quattro grandi gruppi imprenditoriali che investono 100 milioni di euro nella ricerca. Poi però c'è un'altra Italia, molto più importante e molto più grande, quella dei distretti industriali, che esprimono le quattro eccellenze manifatturiere: l'agroalimentare, l'abbigliamento-moda, l'arredo casa, l'automazione meccanica.

L'industria agroalimentare produce un valore aggiunto di 13 miliardi di euro, superiore a quello dell'industria tedesca e finlandese dei settori degli apparecchi telefonici, radio e TV messi insieme. L'abbigliamento-moda e l'arredo casa hanno generato un valore aggiunto pari a 42 miliardi di euro, superiore a quello dell'industria tedesca. L'automazione meccanica, esclusa l'elettronica, ha generato un valore aggiunto pari a 54,3 miliardi di euro ed è seconda in Europa. Signor Presidente, abbiamo nove Regioni in Italia che si collocano fra le 40 Regioni più ricche d'Europa per prodotto interno lordo, a parità di acquisto, come la sola Germania e sopra l'Inghilterra, che ne ha quattro, e la Francia. Questi sono i risultati della piccola e media industria e dell'artigianato.

I nostri emendamenti, Presidente, tendono a favorire la piccola industria e l'artigianato. In particolare, l'emendamento 3.1 tende a sopprimere la detrazione di imposta per le piccole imprese, perché riteniamo che le piccole imprese e l'artigianato che investono siano una risorsa per il Paese; l'emendamento 3.7, che essendo stato recepito è stato ritirato, ed un grande cavallo di battaglia della Lega che è l'emendamento 3.52, che rappresenta il punto dirimente. Infatti, colleghi, o noi riconosciamo le detrazioni IRAP per lavoratore, e questa è la linea che ha scelto il Governo ed è la linea dei grandi gruppi imprenditoriali di Confindustria (che non criminalizziamo, per carità, però in tal modo diamo l'80 per cento dei soldi ai grandi gruppi industriali), oppure stabiliamo una base, cioè una deduzione fissa dell'IRAP non per singolo lavoratore, ma in generale, e con essa favoriamo chi ha meno di dieci dipendenti e quindi i grandi distretti industriali, la piccola impresa e l'artigianato.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, la mia sarà una illustrazione globale degli emendamenti, per ricordare che l'articolo 3 è uno degli articoli fondamentali di questa legge finanziaria ed uno di quelli che i cittadini cominceranno ad assaporare - lo dico in maniera ironica, ovviamente - a partire dal 1° gennaio.

Sotto il profilo politico, questo è l'articolo più straordinariamente ipocrita della legge finanziaria. Perché? Si presenta bene, con una riduzione delle aliquote, con l'idea di una riduzione del carico fiscale in genere, però, incredibilmente, non comporta diminuzione delle entrate dello Stato. Ci si chiede allora come sia possibile tutto ciò: se si riducono le tasse ai cittadini, evidentemente si riducono le entrate dello Stato. No, per affermazione del Governo, del presentatore stesso, questo articolo pareggia il bilancio delle entrate e delle uscite. Tuttavia i giornali specializzati hanno colto subito che questo articolo addirittura cifra positivamente, cioè aumenta le entrate.

Ecco l'ipocrisia dell'articolo 3: come è possibile dire che si diminuiscono le aliquote (significativa è quella dell'IRES) e che certamente non si producano maggiori entrate, mentre secondo gran parte degli organi di stampa in realtà si producono? È presto detto, signor Presidente, perché avviene un allargamento a dismisura della base imponibile e avviene in modo da penalizzare due tipologie di imprese in particolare: la grande platea delle piccole e medie imprese, naturalmente, e quelle che hanno un tasso di innovazione tecnologica maggiore e cercherò di spiegare il perché.

Come è noto, le piccole e medie imprese hanno maggiore necessità di ricorrere al credito bancario, avendo un capitale proprio inferiore a quello delle imprese più grandi. Ed allora, che cosa fa questo straordinario articolo? Tassa una quota degli interessi deducibili, con la straordinaria conseguenza che un'impresa non solo paga interessi, ma per una quota degli stessi, sugli interessi che paga ci paga pure le tasse. Come potete capire, diventerà difficile per un'impresa sostenere un carico di questo tipo.

È vero che, come spesso usano fare Governo e maggioranza, questa normativa è condita di parole inglesi straordinarie, come thin capitalization o altre, ma io preferisco sempre tradurre in italiano le parole inglesi così sono, almeno per me, più facilmente comprensibili. Questo significa che si cerca forzosamente di capitalizzare le imprese, come se queste non volessero farlo, e quindi si annida, in queste norme, oltre al danno di cui ho parlato prima, l'intento dirigista a cui questo Governo non sa rinunciare in nessun modo. In sostanza il Governo disegna un tipo d'impresa per lui perfetta e chiede che tutti gli altri vi si adeguino. Questo schema di ragionamento era proprio delle pianificazioni centralizzate ed è stato drammaticamente battuto dalla storia ormai in tutto il mondo, mentre qui lo stiamo riproponendo.

Colpisce anche, signor Presidente, la norma sulle imprese ad alta innovazione tecnologica. Infatti, anche qui c'è una raffinata chiosa: si vuole adeguare il bilancio fiscale a quello civile e invece si fa esattamente il contrario. Si dice che le imprese non possono fare ammortamenti anticipati, il che significa che se un'impresa ha tassi di obsolescenza dei suoi materiali molto rapidi, e quindi va verso l'innovazione tecnologica, questa viene penalizzata perché non può ammortizzare i beni che ha comprato in maniera anticipata: una cosa straordinaria. In pratica non si favorisce l'innovazione tecnologica ma si disincentiva la possibilità per l'impresa di recuperare produttività attraverso l'acquisto di macchinari.

Inoltre, sotto il profilo giuridico, si fa esattamente il contrario rispetto a quanto dice il codice civile, secondo il quale il bene va ammortizzato a seconda della sua effettiva obsolescenza. Con questo articolo si fa esattamente il contrario. Infatti si stabilisce un modo di procedere che il vice ministro Visco o non so chi altro ritiene sia quello giusto e tutti devono adeguarvisi. Il succo è che, anche in questo caso, vi è un appesantimento delle imposte perché l'ammortamento minore, ovviamente, si traduce in reddito per le imprese.

Siccome, signor Presidente, un indizio non fa mai prova, per essere certi che sia questo l'indirizzo del Governo, vi è un'ulteriore norma nell'articolo 3 che conferma quanto ho detto: il leasing, che è un altro degli strumenti che le imprese utilizzano proprio per i macchinari ad alta obsolescenza, perché consente loro la restituzione anticipata del bene e l'acquisto di un altro pagando sempre un certo canone, viene penalizzato, e si dice autoritariamente che il periodo di leasing consentito è, non ricordo se di otto o di dieci anni. Questa è una contraddizione evidente: il leasing è uno strumento flessibile per le imprese e invece qui lo si irrigidisce appositamente, sempre con le stesse conseguenze. Infatti un leasing più lungo non può che significare l'emersione di nuova base di reddito.

Infine, signor Presidente, potrei ancora andare avanti e farò un altro esempio sul piano generale di questi emendamenti: noi ribadiamo che artificiosamente si allarga la base imponibile, immettendo, nella base imponibile tassabile, una quantità di reddito non effettivo, così contravvenendo al principio generale della effettività del reddito su cui l'imprenditore deve pagare. Infatti quando i tassi di ammortamento, di leasing o gli interessi deducibili scontano tasse si ha effettivamente un allargamento della base imponibile con un reddito che effettivo non è ma che viene elevato a reddito solo per delle imposizioni della legge.

Signor Presidente, non ci siamo: questo è uno degli articoli che gli italiani subiranno in maniera drammatica a partire da gennaio e che, insieme a quelli dell'anno scorso per l'economia italiana, in questo clima che si preannuncia leggermente tempestoso (dico leggermente sempre in chiave ironica), produrranno in futuro norme i cui effetti si faranno sentire in maniera pesante sull'aumento della produttività in particolare e del prodotto interno lordo in generale.

Faccio solo un altro esempio, signor Presidente. Ho chiesto informazioni alla maggioranza, ed ho trovato consenso sia dal Governo che dalla maggioranza, su un particolare comma che è veramente offensivo. Per la verità, questa finanziaria, mi consenta solo una battuta, fa un esercizio simpatico: sopprime, modifica o integra i commi della finanziaria scorsa, diverse decine se non qualche centinaio di commi sono modificati, ma qualcuno lo fa in maniera negativa. Si pensi al comma 18 dell'articolo 3.

Signor Presidente, nella finanziaria dell'anno scorso consentimmo che le imprese del Mezzogiorno, che avevano diritto al credito d'imposta, potessero usufruirne per intraprendere investimenti per il 2007 e 2008. Il che significa che le imprese avevano fatto degli investimenti - siamo alla fine del 2007 - già dal 2006 o dall'inizio del 2007, per i quali avevano utilizzato, si accingevano ad utilizzare o avrebbero utilizzato nel 2008 tale credito, grazie ad una legge in vigore. Con il comma 18 si dice: «Beh, signori, abbiamo scherzato, non c'è più il credito d'imposta per le imprese del Mezzogiorno», che già lo hanno e hanno fatto investimenti per poterlo utilizzare; ora si dice che esso non c'è più. Ciò costituisce innanzitutto un vulnus allo statuto dei diritti del contribuente.

 

PRESIDENTE. Senatore Azzollini, siamo alla conclusione del tempo a sua disposizione. Guardi, è stato chiarissimo; a me capita qualche volta, insistendo -almeno a me - di essere anche meno chiaro. Comunque ha ancora mezzo minuto.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, sto illustrando anche gli altri emendamenti; peraltro sono sempre meno chiaro di lei.

Il discorso è questo: siamo ad una legge che è un vulnus allo statuto dei diritti del contribuente; è retroattiva e le norme fiscali non devono esserlo, se non in casi eccezionali e questo non si configura come uno di essi; si abbatte su imprese che hanno realizzato investimenti sapendo di aver diritto ad un credito d'imposta, e poi non lo si fa più; infine si mortificano, ancora una volta, le energie migliori del Mezzogiorno d'Italia, di coloro cioè che intraprendono, che si muovono per dare benessere a quella zona d'Italia, che cercano in tutti i modi di entrare nel mercato competitivo che attualmente si trovano a dover affrontare. Con queste ragioni, signor Presidente, ritengo illustrati tutti i nostri emendamenti all'articolo 3. (Applausi dal Gruppo FI).

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, abbiamo operato in modo costruttivo sull'articolo 3, cercando di correggere errori clamorosi che penalizzano la struttura portante della nostra economia fondata sulle piccole imprese. Con questa operazione di finanza pubblica voi date un colpo mortale al sistema delle piccole e medie imprese e dell'artigianato. La nostra azione è, allora, andata in questo senso.

Il senatore Azzollini ha poco fa richiamato l'attenzione sull'azione che operate attraverso il calcolo degli interessi. Con tale operazione colpite in modo decisivo tutte le piccole e medie imprese, quelle che sono più indebitate, che sono nella fase dello startup, che hanno fatto investimenti, che operano con la pubblica amministrazione e con le commesse pubbliche, tutte quelle che soffrono per un sistema che naturalmente ha bisogno di correzioni e non di queste scelte che voi fate.

Voi colpite le aziende nel momento in cui operano scelte d'investimento e, quindi, attraverso una violazione clamorosa ancora dello statuto del contribuente. È chiaro che poi aumenta la pressione fiscale e si determina quel maggior gettito di risorse; colpite infatti le aziende nella fase dei bilanci ed esse non possono fare alcuna azione per contrastare la vostra decisione.

Voglio aggiungere un altro elemento di considerazione, che è sfuggito all'Aula e anche all'esame della Commissione. Mi riferisco al ruolo che svolgono i fondi di private equity, coloro cioè che agiscono proprio con gli interessi; si va a colpire un settore che muove l'economia. Come potete poi lamentarvi che i fondi vadano in Lussemburgo ed in Irlanda, dove c'è un ambiente giuridico più favorevole? Lo stesso accadrà anche per i fondi di private equity: questi saranno i risultati della vostra azione.

Abbiamo inoltre presentato un emendamento che riguarda la rottamazione; il ministro Bersani si è dimostrato favorevole a rilanciare la rottamazione. Io mi stupisco che il Gruppo dei Verdi non abbia colto questa opportunità. Si fanno paladini della lotta all'inquinamento, ma poi non conducono battaglie coerenti per portare l'inquinamento ad un livello più basso di quello delle emissioni. È in corso un'azione europea per abbassare il livello di CO2 a 120 grammi nel 2012 ed è nostro compito mettere la nostra impresa automobilistica nelle condizioni di essere pronta a questa sfida. Per fare ciò, è necessario procedere a una rottamazione ecologica del parco automobilistico più obsoleto, composto da veicoli "euro zero" ed "euro uno", per portare le attuali emissioni di CO2 da 164 grammi a un livello più basso, vicino a 120 grammi. Oltremodo, la rottamazione ha determinato un saldo positivo ai fini fiscali, perché ha provocato un maggiore gettito anche rispetto al presunto costo ipotizzato nella precedente finanziaria. Io mi auguro che su questo aspetto vi sia attenzione da parte di questa'Aula.

La questione più rilevante, però, è quella da noi posta rispetto alla necessità di ridurre la pressione fiscale nei confronti delle micro e piccole imprese più strutturate, che sono escluse sia dai benefici connessi con il nuovo regime dei minimi che dalle riduzioni di imposta dovute alla riduzione dell'aliquota IRES. Noi proponiamo un innalzamento della deduzione forfetaria IRAP, dagli attuali 8.000 sino a 10.000 euro. Anche il senatore Angius si è fatto carico di tale problema e io mi auguro che su questo punto, così importante e rilevante per le micro e piccole imprese, vi sia uno scatto di orgoglio, che superi i vincoli di maggioranza e possa determinare un voto d'Aula che non vada incontro agli interessi delle forze politiche ma della struttura portante della nostra economia. (Applausi dal Gruppo UDC. Brusìo).

 

PRESIDENTE. Invito l'Aula a contenere il brusìo, perché questo rende faticoso per gli oratori intervenire.

 

BARBIERI (Misto-CS). Signor Presidente, intervengo per illustrare tutti gli emendamenti a firma del sottoscritto e dei senatori Montalbano ed Angius.

Per sostenere lo sviluppo economico, il fisco può costruire un ambiente di vantaggio intorno alle imprese impegnate a compiere un salto di crescita per investimento, per ricerca in nuovi prodotti, per fusione, per il rafforzamento patrimoniale e per forma giuridica; stanti le debolezze strutturali del sistema produttivo italiano, le imprese che operano "salti di crescita" sono portatrici di esternalità positive.

Queste ultime devono trovare riconoscimento in un sistema fiscale che affianchi al prelievo ordinario un prelievo agevolato atto a premiare percorsi aziendali meritori. Siffatto sistema di premialità deve essere impostato in chiave dinamica, agevolando le imprese che compiono scelte non inerziali e con l'esplicito intento di modificare, anche radicalmente, la propria configurazione di mercato.

Il disposto dell'articolo 3 della legge finanziaria, che stiamo oggi discutendo, non va interamente in questa direzione. Ciò che si propone è un abbassamento generalizzato delle aliquote IRES, a fronte di un allargamento della base imponibile. Vengono certo introdotti importanti elementi di semplificazione del sistema e, presumibilmente, si offrirà un consistente vantaggio alle imprese più grandi, più profittevoli, più patrimonializzate. Al contempo, si rischia di incidere in senso opposto sulle piccole e medie imprese che più fanno ricorso al credito, sulle imprese meridionali che pagano un cospicuo differenziale sugli interessi bancari, sulle imprese di nuova costituzione che hanno necessariamente un margine operativo iniziale basso, se non nullo del tutto. Dunque, sebbene le proposte contenute nella legge finanziaria beneficino le imprese aventi una struttura di bilancio robusta, tali proposte non aiutano a costruire un vero e proprio sistema premiale per almeno due ragioni.

In primo luogo, i benefici vengono distribuiti in base alla composizione attuale del sistema produttivo, senza prevedere premi per quanti si impegnano in salti di crescita. Ossia, il provvedimento all'articolo 3 manca di una visione dinamica. In secondo luogo, un sistema premiale non si costruisce penalizzando monetariamente le imprese più deboli. Queste devono essere aiutate a crescere, non richieste di finanziare surrettiziamente, attraverso un aggravio del prelievo, le imprese più forti.

Con questi emendamenti, i socialisti propongono una prima misura volta a improntare il sistema di fiscalità d'impresa, non tanto a criteri di redistribuzione interna, quanto a princìpi di premialità ordinaria, intendendo con ciò un abbassamento permanente del prelievo per quelle aziende che realizzino alcune azioni predefinite, portatrici di un effetto sistemico, e tali quindi da realizzare un interesse pubblico.

Stanti i ritardi di competitività di cui soffre il sistema produttivo italiano e viste quelle che sono le analisi interpretative di tali ritardi, non ultima quella fornita dalla Commissione Biasco, ci sembra che queste azioni non possano che rientrare nel novero delle scelte che portano una impresa a crescere di dimensioni, ad affrontare investimenti rischiosi per salto tecnologico, a congiungersi col mondo della ricerca, ad aprirsi al mercato dei capitali.

Lo stesso Governo ha riconosciuto la validità di una simile logica, adducendo però una mancanza di copertura come motivazione del mancato accoglimento dei nostri emendamenti. Il Gruppo Socialista non intende certo promuovere iniziative prive della necessaria copertura finanziaria, ma non può non sottolineare come la disponibilità di risorse emersa nel corso dell'anno sia stata dispersa in un insieme disparato di spese del tutto privo di riflessi di lungo periodo.

Per senso di responsabilità si è accettata la proposta del Governo di limitare, per il momento alle sole Regioni meridionali l'introduzione dei criteri di premialità proposti dai socialisti. Con un apposito ordine del giorno il Governo viene tuttavia impegnato a estendere questo sistema di premialità all'intero territorio nazionale fin dal prossimo anno.

A tal fine dovranno essere prioritariamente indirizzati i proventi di ulteriori extragettiti o di altre risorse finanziarie che si renderanno disponibili nel 2008. Sarà impegno del Gruppo socialista far sì che tale priorità venga puntualmente rispettata, in modo da restituire alla politica per la fiscalità d'impresa la valenza strategica che le è propria.

 

PARAVIA (AN). Signor Presidente, sono estremamente preoccupato - parlo anche da imprenditore - per le misure introdotte nella finanziaria in materia di IRES e di IRAP. Dall'apparente riduzione che dovremmo avere dell'IRES (dal 33 al 27,5 per cento vale a dire 5 punti e mezzo in meno) e dell'IRAP (dal 4,25 al 3,9 per cento, ovviamente per la parte di competenza del bilancio statale, senza considerare l'IRAP aggiuntiva delle Regioni), potrebbe sembrare che il Governo finalmente intervenga per ridurre la pressione fiscale sulle imprese. Ma lo stesso Ministro dell'economia ha precisato che questa manovra sarebbe a costo zero per il bilancio dello Stato, perché attraverso l'allargamento della base imponibile in qualche modo vi sarebbero degli aggiustamenti per i quali alcune aziende sarebbero premiate, mentre altre sarebbero fortemente penalizzate.

Intendo affermare che è proprio qui l'inganno. Si sta per costituire un nuovo tesoretto molto consistente, perché complessivamente le aziende verranno fortemente penalizzate da queste misure. Credo che vari colleghi, qui in Aula, immaginano ad esempio che l'IRAP, essendo attualmente pari al 4,25 per cento, sia per le imprese un'imposta più bassa dell'IRES: non sanno che per la stragrande maggioranza delle imprese quel 4,25 significa un importo di imposte di gran lunga superiore all'IRES stessa.

Il Governo, con questa finanziaria, gioca sporco, in quanto apparentemente vuol dare la sensazione di ridurre le imposte, la pressione fiscale sulle imprese, ma di fatto la incrementa notevolmente, sottovalutando un aspetto che avevo già sollevato in discussione generale senza ricevere alcuna risposta dal Ministro dell'economia e cioè che le aziende penalizzate sono il cuore del sistema industriale italiano, come è già stato detto dal collega Azzolini e da altri, e alle piccole e medie imprese, con questi provvedimenti, verranno tagliate le gambe.

Il grido d'allarme è stato lanciato anche da esponenti del Partito Democratico. In discussione generale ho richiamato una lettera mandata al premier Prodi da un noto esponente del Partito Democratico, il Presidente della Provincia di Salerno, anch'egli imprenditore, il quale ha lanciato un analogo grido d'allarme: ha fatto una simulazione dei propri bilanci e ha visto che con queste misure o si porteranno i libri in tribunale oppure si chiuderanno le aziende o si sarà costretti a venderle. E su tutto questo che ho denunciato fortemente durante la discussione generale c'è stata il totale silenzio del ministro Padoa-Schioppa, un segno di grandissima irresponsabilità. Non per nulla ho definito il Ministro non un economista ma un criminale dell'economia. È esattamente così, e lo vedrete, state sottovalutando il problema. Del resto, qui in Aula si discute... (Commenti dal Gruppo Ulivo). Meglio non commentare come si dovrebbe.

Riservandomi di intervenire puntualmente durante le dichiarazioni di voto, signor Presidente, con gli emendamenti collegati 3.12, in materia di IRES, e 3.64, in materia di IRAP, si intende limitare i danni di questi provvedimenti. I colleghi sapranno che molte aziende italiane, rispetto al risultato operativo lordo, rispetto all'utile cosiddetto civilistico, pagano imposte di gran lunga superiori a quelle che vengono evidenziate, anche dell'80-90 per cento. L'8 per cento delle aziende italiane - ci sono indagini che sono a conoscenza dei tecnici - pur dichiarando un utile civilistico serio, sostanziale, in relazione al carico fiscale che sono costrette a sopportare, dichiarano dopo le imposte una perdita di esercizio.

Se in questo momento sottovaluterete questa denuncia, vi assumerete la responsabilità di fare chiudere - il dato è impreciso, del resto se il Ministro dell'economia è notevolmente impreciso nei suoi dati consentite anche a me di esserlo - forse un milione di piccole e medie aziende per effetto di questi provvedimenti. È una situazione sulla quale vi invito a riflettere. (Applausi della senatrice Allegrini).

 

DIVELLA (AN). Signor Presidente, quel che dovevo dire è stato già sottolineato da molti colleghi. In particolare, il senatore Paravia ha ben illustrato ciò che potrà succedere alle piccole e medie imprese con alcuni provvedimenti che sono stati presi dopo l'allargamento della base imponibile.

Riservandomi di intervenire durante la dichiarazione di voto sull'emendamento 3.31, ritiro l'emendamento 3.19 e aggiungo la mia firma all'emendamento 3.24 del senatore Paravia.

 

PIROVANO (LNP). Signor Presidente, illustro l'emendamento 3.26.

Nel Nord d'Italia ormai da decine di anni - credo che tutti se ne siano resi conto - non vengono più iniziate, né tanto meno concluse, infrastrutture indispensabili non soltanto per mantenere un minimo grado di civiltà e per consentire alle nostre attività produttive di essere competitive, ma anche in prospettiva di non perdere il treno dei corridoi di viabilità che stanno per essere completati in Europa.

Proprio per questo motivo, per la prima volta in Italia, ma sicuramente anche in Europa, si comincia ad utilizzare il sistema del project financing anche per costruire infrastrutture. In modo particolare le Province di Brescia e di Bergamo hanno raccolto, tra le varie attività industriali, con l'aiuto degli enti locali, delle Regioni, delle Province e dei Comuni, circa un miliardo e mezzo di euro per la costruzione di 50 chilometri di autostrada che, da Brescia, attraversando la Provincia di Bergamo, arriva alle porte di Milano. Si tratta della famosa Bre.Be.Mi.

Cosa succede all'interno di questa finanziaria quando si toccano i temi dell'IRES e dell'IRAP? A fronte di benefici in termini di riduzione di aliquote, si determinano gravi effetti negativi derivanti dalla rimodulazione della base di calcolo IRES che prevede la sostanziale indeducibilità degli interessi passivi. Proprio in questo caso, i privati che hanno investito un miliardo e mezzo di euro recupereranno tale cifra nel corso di quasi vent'anni di gestione dei pedaggi e nei primi quattro anni di tale gestione, a causa di questa anomalia inserita nel disegno di legge finanziaria, dovranno sborsare circa il 50 per cento di 60 milioni di euro di interessi passivi non deducibili.

Richiamo l'attenzione dell'Aula, dell'opposizione, ma soprattutto della maggioranza, perché vada in porto il primo esperimento derivante dalla collaborazione dei cittadini, delle attività produttive e delle nostre industrie e che serve per dotarci di quelle infrastrutture che il Governo centrale ha negato, nega e continuerà a negare al Nord, visto quello che sta accadendo in quest'Aula. Dal momento che i cittadini vogliono pagarsele queste autostrade, almeno lasciate che si possano dedurre gli interessi passivi. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

PICCONE (FI). Signor Presidente, gli interventi si sono concentrati sul tema degli interessi passivi e della loro deducibilità, argomento che salta prepotentemente agli occhi dalla lettura dell'articolo 3.

Se potessi dare un titolo a questo articolo, lo chiamerei «la politica del braccino», che fotografa, sostanzialmente, la politica del Governo. Una politica che mostra di diminuire le tasse abbattendo l'IRES di 5 punti percentuali, ma nel contempo li recupera, anzi ne recupera di più. Infatti, mentre il Governo, nelle persone del Ministro dell'economia e del Vice ministro, sostiene che questo intervento è a somma zero, la Corte dei conti ha sancito anche durante l'audizione in Commissione che, in effetti, l'intervento è a somma positiva per il Governo ed ammonta a più di un miliardo di euro. Ciò significa che, da una parte, si tende a dimostrare di diminuire le tasse, dall'altra, invece, di fatto le si aumentano, attraverso un allargamento della base imponibile, attraverso l'indeducibilità degli oneri finanziari, attraverso la negazione degli ammortamenti accelerati e attraverso l'allungamento della durata dei leasing delle locazioni finanziarie e strumentali.

Credo che questa norma, che ha sostituito integralmente la famosa thin capitalization (thin cap) di cui parlava il collega Azzollini, abbia una natura completamente diversa. La thin cap aveva l'obiettivo di far capitalizzare le piccole aziende e di evitare che i finanziamenti erogati a queste ultime, a fronte di garanzie prestate da soci qualificati, non venissero dedotti nella misura di un quarto del fatturato aziendale.

Oggi, invece, siamo di fronte all'allargamento della base imponibile attraverso l'eliminazione dell'eccedenza degli oneri finanziari nella misura del 30 per cento del margine operativo lordo. Fare i conti, soprattutto delle piccole aziende, è cosa assai difficile, ma se facessimo un conto rapido, otterremmo sicuramente un risultato chiaro. Se eliminassimo la possibilità di dedurre gli oneri finanziari nella misura prevista dal disegno di legge, daremmo la possibilità alle piccole aziende unicamente di sostenere la parte corrente dei loro bilanci attraverso il ricorso al sistema bancario, senza permettere loro di realizzare investimenti, ricerca e sviluppo.

Quindi, questa è una norma che va esattamente nel senso contrario di quello verso il quale andava la thin cap; deprime chi vuole rischiare, deprime chi vuole investire, deprime chi vuole intraprendere e vuole far crescere la propria azienda. Peraltro, è una misura inserita in un articolo che è assai gattopardesco, perché è un articolo che tende a far vedere un cambiamento nell'ambito fiscale, ma di fatto non cambia nulla perché rimane sostanzialmente com'è; è iniqua anche perché si distribuisce male tra le imprese; è iniqua perché non mantiene un rapporto tassazione e reddito giusto e lineare. Mi viene in mente l'esempio del fiume dove ad un'altezza di un metro e mezzo qualcuno può annegare, altri rimangono in piedi. Questa è una norma che favorisce le grandi aziende, favorisce le aziende capitalizzate e, rispetto a un tessuto che è l'asse portante vero di questa Nazione e che fondamentalmente soffre di sottocapitalizzazione e di mancanza di investimento, andiamo esattamente nella direzione contraria.

Credo che sia opportuno riflettere in proposito; l'emendamento 3.27, da noi presentato, tende ad escludere le aziende che sono ricomprese negli studi di settore, i quali stabiliscono a priori il regime di tassazione delle aziende e già in quel caso accade un fenomeno distorto e strano. Ma se anche lo volessimo prendere per buono, abbiamo già stabilito quanto deve ricavare in via presunta quell'azienda, in quel luogo, con quelle strutture. Appesantire ancora quel tipo di aziende - parliamo della piccola azienda - di questa misura iniqua, a mio avviso, è assolutamente sbagliato. Va esattamente nel senso opposto a quello che sostiene il Governo, perché è iniqua, perché tassa lo sviluppo e, tassando lo sviluppo, assolutamente non va verso l'obiettivo del risanamento. I tre pilastri tanto sbandierati dal ministro Padoa-Schioppa sono resi nulli da questa misura, dall'articolo 3, che cerchiamo di riparare parzialmente con il nostro emendamento.

Concludo dicendo in maniera scherzosa, ma non tanto, che mentre ieri leggevo sul giornale il possibile scambio tra la salma di Lenin e Diliberto, io proporrei di scambiare invece il nostro vice ministro Visco con la salma di Stalin; mi sembra molto più appropriato. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, aggiungerò pochissime considerazioni a quelle già svolte dai miei colleghi con riferimento agli emendamenti presentati all'articolo 3 che, come è stato sottolineato, costituisce un aspetto tra i più salienti della manovra proposta dal Governo; manovra che è stata annunciata come volta a ridurre significativamente la pressione fiscale sulle nostre imprese e che in realtà - come già è stato dimostrato - nella migliore delle ipotesi ha un saldo nullo, che però per molte imprese si traduce in elementi di incertezza o di appesantimento dell'effettiva pressione fiscale. Comunque, si pone - come ricordava il collega Piccone - anche in termini di disincentivo ad una capacità effettiva di capitalizzazione da parte delle piccole imprese.

Vorrei soltanto segnalare come ancora una volta queste disposizioni sembrano in parte giustificate dalla scelta tipica del vice ministro Visco di guardare ai comportamenti patologici estremi, ai comportamenti elusivi che in natura sono sempre possibili, per tarare su questi le disposizioni di riforma. Ma è in questo modo che alla fine si costruisce un fisco ostile all'impresa, che comunque non risolve mai per definizione la possibilità di comportamenti elusivi la cui repressione deve essere invece affidata agli organi preposti.

Tra i tanti, comunque, vi è un nostro emendamento che voglio sottolineare con forza, e mi riferisco a quello relativo alla clausola di salvaguardia. Se davvero pensate di voler produrre una migliore condizione per quanto riguarda le nostre imprese dal punto di vista del rapporto con l'Amministrazione fiscale, si dovrebbe consentire ancora una volta l'applicazione di quella clausola di salvaguardia, già altre volte applicata, secondo la quale si può preferire alla nuova disciplina quella vecchia ove più favorevole. In questo modo verrebbe salvaguardato l'effetto netto positivo per quanto concerne le imprese.

Infine, le modifiche introdotte dalla Commissione sono davvero molto marginali. Sono modifiche che hanno certamente qualche profilo qualitativo apprezzabile. Non a caso sono state sollecitate dall'opposizione. Mi riferisco alla compensazione con crediti verso le pubbliche amministrazioni. Ma, dal punto di vista quantitativo, non rappresentano nulla di significativo tanto che ad esse non è stato attribuito un significativo effetto finanziario in termini di minori entrate e, quindi, di minore pressione fiscale sulle imprese. (Applausi dai Gruppi FI e UDC).

 

CASOLI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASOLI (FI). Signor Presidente, intendo aggiungere la mia firma all'emendamento 3.27 del senatore Piccone.

 

ASCIUTTI (FI). Signor Presidente, l'emendamento 3.96 che ho presentato è teso ad allargare la platea delle società di produzione musicale in merito al beneficio del credito d'imposta relativo alle opere prime e seconde degli artisti emergenti. Nella precedente finanziaria ci si è fermati esclusivamente alle piccole e medie imprese che poco fanno per gli artisti emergenti e ad una limitazione del fatturato di dette imprese pari a 15 milioni di euro, che sono ben poco. Se veramente vogliamo aiutare gli artisti emergenti, il Governo dovrebbe accettare l'emendamento in questione. In un anno di sperimentazione ben poco si è fatto in base all'emendamento della precedente finanziaria. (Applausi dal Gruppo FI).

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, con l'emendamento 3.700 si vuole mettere le fondazioni bancarie in grado di disporre di maggiori risorse da offrire al territorio nei settori ammessi, la sanità, la ricerca, l'ambiente, la cultura, la funzione sociale, l'istruzione e la formazione.

Le fondazioni bancarie, lo ricordo, ormai sono diventate protagoniste della nostra società. Sono soggetti privati, autonomi, che operano nel sociale con interventi sempre più qualificati e mirati. La loro creazione, a mio giudizio, è stata una delle più importanti innovazioni istituzionali realizzate nel mondo del profit. In questi anni, esse hanno arricchito il nostro Paese con una rete di 88 soggetti, dotati di competenza e autonomia patrimoniale, tutti espressione della società civile. Hanno saputo coniugare le leggi approvate dal Parlamento, che richiedeva loro una graduale riduzione delle loro partecipazioni bancarie e una progressiva diversificazione degli investimenti per tutelare al meglio il patrimonio loro affidato. Hanno migliorato nel tempo la loro capacità di gestione del patrimonio, il che ha consentito di generare cospicue risorse per la loro attività filantropica. In ultimo, hanno fornito una base patrimoniale e finanziaria alla capacità progettuale del terzo settore e di importanti settori innovativi, privati e pubblici, della società italiana, contribuendo a individuare nuove forme di intervento, secondo il principio della sussidiarietà. Pertanto, signor Presidente, stiamo parlando di un emendamento che giudico molto importante.

 

Presidenza del vice presidente BACCINI (ore 11,03)

 

(Segue GRILLO). Ringrazio il relatore perché, in sede di approfondimento in Commissione, ha mostrato interesse su tale argomento, arrivando a dichiararsi disponibile ad accogliere l'emendamento 3.700. Tuttavia, siccome mi sembra che ci siano ancora questioni da approfondire per capire meglio le potenzialità dell'accoglimento di questo emendamento, chiedo, signor Presidente, di accantonarne per il momento la votazione.

 

TADDEI (FI). Signor Presidente, illustro l'emendamento 3.0.2, di cui è primo firmatario il senatore Viceconte.

Esso riprende integralmente il contenuto di un disegno di legge che ho presentato insieme al collega Viceconte alcuni mesi fa e che prevede la possibilità per i cittadini lucani di acquistare benzina, gasolio e GPL ad un prezzo depurato dalle accise. Tale richiesta nasce da una considerazione fondamentale, cioè che la Regione Basilicata contribuisce alla diminuzione della bolletta energetica nazionale per circa il 15 per cento. La Basilicata, infatti, è interessata in questo momento all'estrazione petrolifera, con circa 23 autorizzazioni ed altre 27 per ricerche. Ormai, il 70 per cento del territorio lucano è interessato all'estrazione petrolifera. Lo Stato, in questo momento, ricava dalla vendita del greggio lucano raffinato circa 1.200 milioni di accise all'anno. Con l'avvio della seconda tranche dell'accordo con la Total, questa cifra è destinata ad essere raddoppiata.

Noi chiediamo che una parte di queste risorse rimangano sul territorio della Basilicata, ai cittadini e alle imprese lucane, come accade d'altro canto già in altre parti del nostro Paese, in particolare in Valle d'Aosta e nel Friuli. Dal dibattito che si è sviluppato nei mesi scorsi, sembra che anche il Trentino-Alto Adige stia andando in questa direzione. Per tale motivo, riteniamo che si debba dare questa possibilità ai lucani, ad una terra martoriata, dove ormai il 30 per cento delle famiglie è sotto la soglia della povertà e da cui vanno via ogni anno 3.000 giovani, in particolare laureati e diplomati. Questa terra che negli ultimi dieci anni ha perso circa 40.000 persone e la cui popolazione è scesa sotto i 600.000 abitanti, questa terra che ha una situazione di crisi aziendale che ogni giorno si evidenzia con chiusure di fabbriche e di aziende, nel momento in cui contribuisce a livello nazionale ad evitare che si sia sempre più dipendenti dall'estero (ed è di oggi la notizia che il costo del petrolio ha raggiunto circa 100 dollari a barile) e, pur essendo una piccola Regione, offre un contributo sostanziale per il bene del nostro Paese, non può assistere al verificarsi che nel sottosuolo vi sia una ricchezza fondamentale e nel soprasuolo vi sia una povertà che aumenta ogni giorno.

L'approvazione dell'emendamento 3.0.2 sarebbe un segnale estremamente importante. La somma prevista per ogni anno è di circa 140 milioni; rispetto ai circa 2 miliardi che lo Stato ricava dalle accise, destinare 140 milioni a questa nostra Regione, la Basilicata, sarebbe un segnale importante, che non andrebbe ad incidere sul bilancio dello Stato, ossia sulle casse del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo FI).

 

ALBERTI CASELLATI (FI). Signor Presidente, non comprendo perché l'emendamento 3.0.4 sia stato respinto in Commissione bilancio. Esso è espressione di quel federalismo fiscale che vede una valorizzazione del ruolo delle Regioni nella riscossione dell'IRAP, che costituisce la principale fonte di finanziamento per le amministrazioni regionali, ed è una valorizzazione che trova fondamento nell'articolo 119 della Costituzione e quindi nel principio di territorialità.

Peraltro, ho poi ritrovato l'emendamento riprodotto nel testo della finanziaria. Mi chiedo allora: è stato respinto soltanto perché è stato presentato dall'opposizione, pure in presenza di un medesimo contenuto? Era questo tecnicamente possibile? E se non lo era, come penso, constato che veramente ogni giorno si fa un gran parlare di collaborazione tra maggioranza e opposizione (sempre a parole, sempre sulla stampa, finanche ieri e ancora oggi, coerentemente con quella politica degli annunci purtroppo abusata da questa maggioranza), ma poi, quando questa collaborazione si può verificare viene costantemente disattesa.

Chiedo quindi una spiegazione al mio interrogativo, sia di carattere tecnico che di carattere politico.

 

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti e sull'ordine del giorno in esame.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, prima di esprimere il parere sui singoli emendamenti desidero svolgere due considerazioni di carattere generale in rapporto alle illustrazioni effettuate, al fine di accelerare la stessa espressione del parere sui singoli emendamenti.

Ha ragione il senatore Azzollini quando dice che l'articolo 3 è un articolo centrale della legge finanziaria per le ragioni evidenziate. Voglio sottolineare ai colleghi che hanno formulato argomenti di forte critica a questa riforma dell'IRES, che invece, come loro stessi avranno avuto modo di ascoltare e leggere, le organizzazioni della impresa italiana, Confindustria, le piccole e medie imprese e gli artigiani, hanno formulato un parere complessivamente positivo di questa riforma, evidenziandone talune criticità, che sono state attentamente valutate dalla Commissione durante i lavori dei giorni scorsi.

In particolare, le criticità hanno riguardato il tema degli interessi passivi, per i quali la Commissione ha apportato modifiche significative...(Brusìo).

 

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Legnini, pregherei i colleghi di sgombrare l'emiciclo: un po' di ordine, come giustamente ricordava il senatore Storace.

 

LEGNINI, relatore. Come dicevo, la Commissione ha apportato modifiche significative, in particolare attenuando la diluizione della deducibilità degli interessi passivi. Ricordo ai colleghi che la legislazione vigente prevede, in taluni casi, la indeducibilità assoluta degli interessi relativamente ai meccanismi del pro rata patrimoniale e reddituale, mentre questa riforma prevede soltanto una diluizione nel tempo della deducibilità degli interessi, che rimangono interamente deducibili.

Si è poi proceduto ad alcuni aggiustamenti che riguardano il meccanismo degli ammortamenti per le piccole imprese, eliminando alcuni aspetti di retroattività della disposizione, relativamente agli investimenti già effettuati e si è provveduto a precisare meglio la disciplina per quanto riguarda il regime opzionale per le piccole imprese soggette ad IRPEF e ad introdurre, su iniziativa del Governo, questa norma importante della regionalizzazione dell'IRAP, che avvia un percorso di federalismo fiscale vero nel senso di attribuzione alle Regioni, oltre che del gettito di questa imposta anche della possibilità di normare su questa materia.

Fatte queste considerazioni, passo ai singoli emendamenti. Il 3.1 prevede la soppressione pressoché integrale della riforma. Quindi il parere è assolutamente contrario, come sull'emendamento 3.3.

L'emendamento 3.7 è inammissibile, mentre l'emendamento 3.11, firmato dal senatore Barbieri ed altri, prevede un aumento della quota di deducibilità degli interessi dal 30 al 50 per cento per il primo anno compensato da un aumento dell'aliquota dal 27, 5 al 28,5 per cento. Quindi invito a ritirare l'emendamento perché è evidente che, per effetto del meccanismo illustrato prima, di attenuazione di questa norma sugli interessi, conviene mantenere, a parere del relatore e credo del Governo, il sistema come previsto in Commissione. Altrimenti il parere è contrario.

Esprimo parere contrario sugli emendamenti 3.12, per le ragioni già esposte, 3.13 e 3.14. Invito a ritirare l'emendamento 3.18, presentato dal senatore Eufemi, altrimenti il parere è contrario poiché in parte risulta già accolto dalla Commissione. Si tratta del tema della deducibilità degli interessi passivi. Esprimo parere contrario sull'emendamento 3.24, che affronta il tema degli interessi passivi, su cui ho già detto.

Vorrei svolgere una brevissima considerazione sull'emendamento 3.26. Il senatore Pirovano è intervenuto su questo tema. Si tratta dei progetti di finanza delle società di progetto: le imprese, cioè, che agiscono per la realizzazione di opere in progetto di finanza possono o no dedurre gli interessi passivi ad esso relativi. Se fosse vera la tesi dei proponenti dell'emendamento, problemi ve ne sarebbero senonché, a mio modo di vedere, questa tesi non è fondata giacché, per la realizzazione delle opere in progetto di finanza è previsto il meccanismo della capitalizzazione degli interessi. Quindi, gli interessi relativi a quelle opere dovrebbero continuare ad essere deducibili. Invito pertanto il senatore Pirovano a ritirare l'emendamento, altrimenti il parere è contrario.

Il parere è contrario sugli emendamenti 3.25 e 3.27, relativamente al tema degli interessi; 3.31, considerato anche che relativamente al meccanismo degli interessi vi è stata una norma di chiarificazione introdotta in Commissione relativamente agli investimenti effettuati prima del 31 dicembre 2007.

Esprimo poi parere contrario all'emendamento 3.38.

L'emendamento 3.40 affronta il tema della tassazione dei dividendi sulla partecipazione alle cooperative o loro consorzi, prevedendo l'istituzione di un'aliquota del 20 per cento in luogo di quella del 12,5 vigente. È evidente che trattasi di un tema che va affrontato con la riforma della tassazione delle rendite da capitale, quindi invito a ritirare tale emendamento, altrimenti il mio parere sarà contrario.

L'emendamento 3.302 affronta il tema della regionalizzazione dell'IRAP, nei termini che ho già detto all'inizio. Francamente, l'ho già detto in Commissione e lo ribadisco, non comprendo perché i colleghi della Lega, fautori del federalismo fiscale, vogliano sopprimere l'unica norma federalista in tema fiscale che viene concretamente introdotta. Per tale ragione esprimo parere contrario.

Esprimo parere contrario anche all'emendamento 3.303 per la stessa ragione.

Esprimo poi parere contrario all'emendamento 3.52, che riguarda l'eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile IRAP, per evidente onerosità, anche in considerazione dell'inaccettabile copertura, che va ad incidere sul settore del welfare.

Esprimo altresì parere contrario agli emendamenti 3.53 e 3.58, quest'ultimo perché introduce nuove soglie di deducibilità.

L'emendamento 3.63 prevede la riduzione dell'aliquota IRAP al 3 per cento, prevedendo ai fini della copertura la soppressione di molte disposizioni della legge finanziaria. Per tale ragione il mio parere è contrario.

Anche il parere all'emendamento 3.64 - ho già detto dell'IRAP - è contrario.

L'emendamento 3.66 affronta un tema che è stato illustrato, relativo alla cosiddetta clausola di salvaguardia, in base alla quale le imprese dovrebbero avere la possibilità di optare per il regime più conveniente tra il vecchio e il nuovo. È evidente che si tratta di un'impostazione inaccettabile, perché non si può prendere solo il buono di questa riforma, bisogna prenderla nel suo complesso per tutto ciò che di positivo essa contiene. Per tale ragione esprimo parere contrario.

Esprimo parere contrario agli emendamenti 3.67, 3. 69 e 3.72.

Circa l'emendamento 3.73 in merito ai crediti di imposta sugli investimenti relativi alla ricerca, faccio rilevare che esso in parte è già stato accolto dalla Commissione. Invito quindi a ritirarlo potendoci ritenere comunque soddisfatti da un lavoro che comunque è stato fatto dalla Commissione, altrimenti il mio parere è contrario.

Con l'emendamento 3.901, relativo al credito di imposta, si pone un problema vero e reale, illustrato dal senatore Azzollini. Sennonché, l'anticipazione al 2008 degli effetti del tetto alla deducibilità presenta un onere enorme, come si evince anche dalla copertura prevista. Per questa ragione, pur comprendendo le ragioni esposte, esprimo parere contrario.

Sull'emendamento 3.902 il parere è contrario.

Con l'emendamento 3.802 (testo 2), i senatori Barbieri ed altri, in estrema sintesi, attenuano la portata dalla norma limitandola alla premialità per le aggregazioni di impresa. Il mio parere è favorevole, perché si tratta di un meccanismo virtuoso, finalizzato ad accrescere i limiti dimensionali delle piccole e medie imprese nel Mezzogiorno e l'onere viene fatto ricadere sul FAS, perché è evidente che una misura di tal genere aiuta lo sviluppo del Mezzogiorno.

Esprimo parere contrario sugli emendamenti 3.86, 3.950 (già em. 48-bis.800) e 3.94.

Sull'emendamento 3.96 il senatore Asciutti si è molto diffuso. Anche qui, abbiamo fatto ciò che era possibile in Commissione, modificando la norma sulla ricerca, quindi il mio parere è contrario.

Esprimo inoltre parere contrario sull'analogo emendamento 3.97.

Sull'ordine del giorno G3.1000 (già em. 3.803) esprimo parere favorevole.

Con l'emendamento 3.105, a firma del senatore Caruso, si tende ad eliminare o attenuare il regime sanzionatorio relativo all'eventuale violazione delle norme che riguardano il credito d'imposta per gli studi professionali associati, una misura molto interessante introdotta da questa legge finanziaria. Il parere è contrario poiché è evidente che la norma ha una sua solidità ed efficacia se è sorretta da un regime sanzionatorio come quello prefigurato dalla norma. Per le stesse ragioni il mio parere è contrario anche sugli emendamenti 3.106 e 3.107.

Esprimo inoltre parere contrario sugli emendamenti 3.114 e 3.119.

 

PRESIDENTE. Il senatore Grillo ha chiesto l'accantonamento dell'emendamento 3.700.

 

LEGNINI, relatore. Il mio parere è favorevole. Confermo il fatto che vi è un interesse all'accantonamento per approfondire questo tema.

Esprimo parere contrario sull'emendamento 3.126.

Esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno G3.1000, come avevo anticipato.

Infine, esprimo parere contrario sugli emendamenti 3.0.2 e 3.0.3.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, vorrei chiedere al relatore, che si è soffermato nell'esprimere parere contrario su molti emendamenti, il perché della sua contrarietà semplice, senza motivazione, all'emendamento 3.0.2 dei senatori Viceconte, Taddei e Ferrara, che riguarda una questione veramente seria per la Regione Basilicata e a cui aggiungo la mia firma.

Credo che la questione non possa essere semplicemente ridotta ad un'alzata di spalle: è un problema reale di quella Regione e credo meriterebbe una risposta articolata o, meglio ancora, un parere favorevole.

 

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di intervenire in sede di dichiarazione di voto sugli emendamenti.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Su cosa, senatore Eufemi?

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei un chiarimento. Nella pronuncia dei pareri il relatore, senatore Legnini, si è espresso a favore dell'accantonamento dell'emendamento 3.700. Vorrei capire cosa significa: accantonamento temporaneo, definitivo, in altra sede o in altro provvedimento?

 

PRESIDENTE. Vorrei richiamare all'ordine tutti i colleghi; se non rispettiamo il Regolamento, non finiamo più. Senatore, lei può parlare in dichiarazione di voto; al riguardo il relatore e il rappresentante del Governo si sono già espressi, c'è stato il dibattito...

 

EUFEMI (UDC). Volevo capire qual è la fine di questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Lo tratteremo nel corso della discussione.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, rispondo volentieri al senatore Storace in merito all'emendamento 3.0.2; non ho alcuna difficoltà a motivare il parere contrario, giacché si tratta di una norma che tende ad attribuire alla Regione Basilicata le accise sulla benzina, sul gasolio, sul gas. Una norma, quindi, che sarebbe chiaramente contraria alle indicazioni e alle direttive dell'Unione Europea e creerebbe uno squilibrio difficilmente sostenibile con le altre Regioni.

Faccio osservare al senatore Storace e al senatore Taddei che lo scorso anno su questo tema, in legge finanziaria, fu accolto un emendamento molto importante. Sappiamo che la Regione Basilicata, dal 1° gennaio di quest'anno, è uscita dall'Obiettivo 1 e che in quella Regione vi sono attività estrattive molto importanti dell'ENI, in Val d'Agri. La Commissione e poi l'Aula, su proposta dei senatori Adduce e Boccia, accolsero un emendamento finalizzato, proprio in questa materia, al ristorno delle accise sulle estrazioni di petrolio alla Regione volto al finanziamento dei progetti di programmazione negoziata. Credo che tale norma costituisca una risposta molto significativa ai problemi della Regione Basilicata, relativamente alla presenza delle attività estrattive. Quindi, anche per questa ragione, il parere non può che essere contrario all'emendamento 3.0.2. (Il senatore Pistorio fa cenno di voler intervenire).

 

PRESIDENTE. Senatore Pistorio, durante l'esame degli emendamenti le darò la parola.

Volevo comunicare al relatore che i presentatori non hanno ritirato l'emendamento 3.0.4. Lo pregherei pertanto di esprimere il parere.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.1.

 

NOVI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, l'emendamento 3.1 e altri emendamenti dell'opposizione puntano a migliorare la presunta razionalizzazione della disciplina in materia di IRES ed IVA, che, in realtà, più che una razionalizzazione costituisce un intervento punitivo e discriminatorio nei confronti, per esempio, del settore del credito contro le banche cooperative e le casse di risparmio e nei confronti della piccola e media industria, che ha problemi d'innovazione e che è costituita da insediamenti produttivi che vengono definiti obsoleti.

Il problema, allora, è che questo Governo per quanto riguarda l'IRES discrimina le banche cooperative e i piccoli istituti di credito e premia, invece, le grandi banche, come Intesa Sanpaolo e Unicredit. È un tipo di politica che...

 

PRESIDENTE. Senatore Novi, la richiamo alla materia dell'emendamento 3.1, altrimenti andiamo fuori tema.

 

NOVI (FI). Per quanto riguarda poi il sistema produttivo, la disciplina proposta dal Governo è penalizzante nei confronti di quelle imprese che faticano ad innovarsi.

Ora, il problema è che noi sappiamo che, tra il 2003 e il 2005, il nostro Paese ha resistito a una vera e propria aggressione da parte del sistema produttivo cinese e indiano grazie ad una profonda innovazione delle medie e piccole aziende.

 

PRESIDENTE. Senatore Novi, lei è andato fuori tema in quanto l'emendamento 3.1 riguarda un altro argomento.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, non ritengo di essere fuori tema; mi lasci concludere. Io chiedo per quale motivo non si dovrebbe votare l'emendamento 3.1, che rientra appunto nell'ambito della revisione di questa presunta razionalizzazione della disciplina in materia di IRES e di IRAP.

 

PRESIDENTE. Senatore Novi, ribadisco che l'anzianità anagrafica non ha nulla a che vedere con quanto da lei detto. Se non rispettiamo il Regolamento, quest'Aula si troverà a lavorare al di fuori di ogni regola.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, avevo annunciato di intervenire in dichiarazione di voto sugli emendamenti 3.1, 3.6 e 3.7. Se lei è distratto, non posso farci niente.

 

PRESIDENTE. Bene, ciò significa che, almeno, abbiamo già acquisito le dichiarazioni di voto per tutti e tre gli emendamenti in questione.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.1.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.1, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

 

Onorevoli colleghi, vi prego di rispettare le antiche tradizioni di quest'Aula, altrimenti essa rischia di trasformarsi in uno stadio!

Vi sono i senatori segretari che hanno il compito, di grande prestigio, di controllare che i lavori dell'Aula procedano correttamente. Invito i colleghi di votare ciascuno per sé. Si tolgano le schede alle quali non corrisponda la presenza del rispettivo senatore.

Dichiaro chiusa la votazione e proclamo il risultato della votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

317

Senatori votanti

316

Maggioranza

159

Favorevoli

155

Contrari

161

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.3.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.3, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Senatore Boccia, gliela concederò al termine della votazione.

Durante questa fase, non è possibile prendere la parola.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, il Regolamento prevede questa possibilità. Chiedo di parlare adesso!

 

PRESIDENTE. Ribadisco che non posso concederle la parola in fase di votazione.

(Segue la votazione)

 

Dichiaro chiusa la votazione e proclamo il risultato della votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

317

Senatori votanti

316

Maggioranza

159

Favorevoli

155

Contrari

161

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ha ora facoltà di parlare il senatore Boccia.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, io le chiedo scusa perché forse lei non è informato che la Conferenza dei Capigruppo e il Consiglio di Presidenza del Senato hanno assunto una deliberazione in merito alla regolarità delle votazioni.

Io le chiedo solo di fare rispettare questa decisione, la quale prevede che, quando da una singola scheda risulta un doppio voto, il Presidente disponga il ritiro della scheda. Le chiederei solo la cortesia di applicare quanto è stato deciso.

Signor Presidente, mi permetto inoltre di dirle - si tratta soltanto di un chiarimento - che durante la votazione si può chiedere la parola sulla regolarità del voto ed indicare dove sia l'irregolarità. (Commenti del senatore Storace). Ai sensi del prescritto articolo del Regolamento avevo chiesto esattamente la possibilità di segnalarle una irregolarità. La ringrazio comunque per l'attenzione.

 

PRESIDENTE. Senatore Boccia, la segnalazione è stata fatta durante la votazione. I colleghi senatori segretari sono intervenuti su mia richiesta nel rispetto del Regolamento cui lei faceva riferimento prima, certificando la regolarità delle procedure di voto. Comunque, la Presidenza non solo è attenta a questo problema, ma anche alle delibere del Consiglio di Presidenza.

Ovviamente deve essere rispettato l'interesse generale di questo Senato con il senso di responsabilità individuale di ciascun senatore, senza il quale credo che questa Camera non potrà andare avanti. La ringrazio per l'osservazione.

 

NOVI (FI). Vorrei sottolineare che sono appena rientrati in Aula due colleghi del centro-sinistra che risultavano aver votato.

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.6 è stato ritirato, mentre l'emendamento 3.7 è inammissibile.

Sull'emendamento 3.11 c'è un invito al ritiro. Cosa intendono fare i presentatori?

 

BARBIERI (Misto-CS). In accordo con il Governo, l'emendamento 3.802 è stato riformulato, la proposta modificativa 3.803 è stata trasformata in ordine del giorno e i restanti emendamenti presentati all'articolo sono ritirati.

 

PRESIDENTE. Dunque, l'emendamento 3.11 è ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.12.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.12, presentato dal senatore Paravia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

317

Senatori votanti

315

Maggioranza

158

Favorevoli

153

Contrari

161

Astenuti

1

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.13.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.13, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 3.14, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Sull'emendamento 3.18 c'è un invito al ritiro. Senatore Eufemi, cosa intende fare?

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, non ritiro l'emendamento, perché le argomentazioni fornite dal relatore non mi hanno convinto: è stato molto impreciso ed ha sostenuto che questo emendamento è già nel testo. Non è così. Ritengo che questo intervento legislativo incida profondamente sulla gestione finanziaria delle imprese, in modo particolare per le commesse pubbliche in corso al 1° gennaio 2008.

Intendiamo precisare che è invece necessaria una deducibilità per coloro che hanno contratti per l'esecuzione di opere pubbliche, quelli che soffrono particolarmente i ritardi della pubblica amministrazione. Per questo insisto per la sua votazione.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.18, presentato dal senatore Eufemi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.19 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.24.

 

PARAVIA (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PARAVIA (AN). Signor Presidente, già il senatore Eufemi ha richiamato l'attenzione su questo punto e non è stato ascoltato. Le piccole e medie imprese italiane che lavorano con lo Stato, con le Regioni, con gli enti locali, sono creditrici di somme rilevanti e sono state quindi costrette alle anticipazioni bancarie. È mortificante che, oltre a non poter avere nella patria del diritto ragione in via giudiziaria, dato lo stato di coma profondo del sistema giudiziario civile per cui per una impresa non è possibile ricorrere al tribunale per ottenere soddisfazione, il Governo penalizzi ancor più pesantemente la situazione obbligando le imprese a poter detrarre solo una parte di quelle che sono sue specifiche responsabilità governative.

Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Paravia, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.24, presentato dai senatori Paravia e Divella.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.26.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, se questo emendamento di chiarimento non verrà approvato, tre importanti tratte viarie - la Bre.Be.Mi., la Pedemontana veneta e l'Asti-Cuneo - rischiano di chiudere. Si tratta di concessionarie che, tramite il project financing, dovranno risolvere un problema di viabilità importante nel Nord. Invero, questo sistema di project financing potrà risolvere per il futuro anche la viabilità del Sud. Se prevediamo l'indeducibilità degli interessi passivi dell'esposizione di queste società nei confronti delle banche, provocheremo un danno economico consistente proprio nella delicata fase dello start up a grandi aziende che rischiano addirittura di chiudere. Solamente sulla Bre.Be.Mi. questa misura costerà circa 66 milioni di euro.

Abbiamo tentato di porre la questione in Commissione ma purtroppo non è stato possibile avere un approfondimento da parte del Governo. Sarebbe quantomeno auspicabile un accantonamento dell'emendamento, perché ancora oggi stiamo aspettando una risposta tecnica del Governo su un problema reale e sentito. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 11,45)

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.26, presentato dal senatore Pirovano e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.25.

 

(Sono pervenute alla Presidenza richieste di aggiunta di firma: agli emendamenti 3.25, 4.22, 5.5, 5.77 e 5.85, dal senatore Mannino).

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, richiamo l'attenzione dell'Aula su questa norma, che cerca di evitare la misura penalizzante per le imprese che ricorrono all'indebitamento e che rischia di limitarne l'operatività. Come potete risolvere il problema degli alloggi, se penalizzate anche le imprese che aumentano l'offerta di alloggi? Voi favorite le banche e colpite le imprese.

Signor Presidente, chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Eufemi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.25, presentato dai senatori Eufemi e Mannino.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.27.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.27, presentato dal senatore Piccone e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.31.

 

PARAVIA (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PARAVIA (AN). Signor Presidente, desidero aggiungere la mia firma all'emendamento 3.31 e precisare che il nostro non è un Paese civile, perché si falsano le regole mentre la partita è in corso. In questo momento voi della maggioranza, con il voto contrario a questo emendamento, vi assumete la responsabilità verso quelle imprese che hanno fatto investimenti in base ai principi normativi di riferimento, che adesso vi accingete a modificare. Siete dei falsari, voi del Governo. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

 

PRESIDENTE. Senatore Paravia, si può votare a favore o contro, ma io penso che siamo un Paese civile.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.31, presentato dai senatori Divella e Paravia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.38.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.38, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.300 è inammissibile.

Sull'emendamento 3.40 vi è un invito al ritiro. Chiedo al senatore Balboni se intende accogliere tale invito.

 

BALBONI (AN). Signor Presidente, mantengo l'emendamento e desidero svolgere una breve dichiarazione di voto.

La mia proposta mira a riequilibrare una delle tante condizioni di privilegio di cui oggi godono le grandi cooperative. Mi riferisco, in particolare, alle cooperative rosse, che sono vere e proprie holding, che raccolgono miliardi di euro di risparmi dai propri soci, che in realtà spesso non sono affatto soci, ma semplici risparmiatori, in una condizione di favore rispetto agli imprenditori privati. Quelle grandi cooperative che fanno sognare, tanto per intenderci, il ministro D'Alema, nei confronti delle quali, invece, sarebbe giusto cominciare ad applicare il principio di concorrenza rispetto ai privilegi di cui oggi godono; privilegi anche di recente denunciati nel libro di grande successo di Bernardo Caprotti: «Falce e carrello». Credo quindi che il relatore abbia sbagliato nel rimandare a futura memoria questo intervento perché quando si tratta di libera concorrenza è giusto intervenire immediatamente. Si tratta soltanto di uno dei tanti privilegi di cui godono le cooperative rosse. Cominciamo almeno a dare un segnale da questa legge finanziaria.

Chiedo su questo emendamento la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico. (Applausi dai Gruppi AN e Misto-LD).

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Balboni, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.40, presentato dal senatore Balboni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.804 è improponibile.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.302.

 

GALLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GALLI (LNP). Signor Presidente, il nostro Paese sarà anche civile, come lei diceva in precedenza, ma ha un modo pittoresco di interpretare la civiltà.

Stiamo parlando di IRAP e della deducibilità o meno di questa tassa. Prima di tutto, tanto per cambiare, come tutte le cose particolari, questa tassa è stata introdotta da voi, dall'ineffabile vice ministro Visco, due legislature fa, ed è una tassa palesemente illegittima. Infatti, l'IRAP è una tassa sul reddito anche quando il reddito non c'è, tant'è che le imprese fanno il calcolo del bilancio normale, calcolano l'utile, a questo utile viene aggiunto il carico di oneri bancari o finanziari più, soprattutto, il monte salari e stipendi, e su questo viene applicata l'IRAP.

Sottolineo che quando fu introdotta l'IRAP l'Italia aveva l'11 per cento di disoccupazione e i tassi di interesse più alti di quelli degli ultimi anni: in un momento in cui un Paese in crisi ha tanta disoccupazione e paga forti interessi finanziari, voi avete introdotto una tassa che colpisce gli stipendi e gli interessi finanziari, questo tanto per vedere la lungimiranza di chi governava e purtroppo governa ancora il Paese, ma soprattutto la conoscenza delle cose industriali del Paese stesso. Soprattutto introduce l'obbligo per gli imprenditori, per chi ha delle aziende, di fare falsi in bilancio, perché la questione funziona in questa maniera: un'azienda calcola la base imponibile per il pagamento di tasse come l'IRES; su questo viene calcolata l'IRES; a parte viene calcolata l'IRAP su una base imponibile diversa; l'azienda paga la somma delle due tasse.

Considerando che per la maggior parte delle imprese medio-piccole la manodopera più gli interessi rappresenta spesso il 50-60-70 per cento del costo aziendale, spesso si arriva ad avere situazioni in cui il carico fiscale sull'utile reale raggiunge l'80-85 per cento, fino addirittura a casi in cui la somma delle due tasse è superiore all'utile. Aziende che teoricamente hanno guadagnato si trovano ad avere debiti verso lo Stato e comunque alla fine ad avere perdite pure in esercizi che teoricamente sarebbero stati in utile. È una cosa veramente incredibile, che solo in un Paese come questo, che lei definisce civile (io un pochino meno dal punto di vista del rispetto dei suoi cittadini e dei suoi imprenditori), si può mantenere.

La questione IRAP per anni fu sotto osservazione stretta anche in Europa; sembrava avviata sulla strada della illegalità. Ovviamente, siamo onesti intellettualmente e sappiamo benissimo che, se nel 2006 avessero vinto la Casa delle Libertà e Berlusconi, l'Europa avrebbe dichiarato illegittima con effetto retroattivo l'IRAP; avete vinto voi, ha vinto Prodi, quindi i suoi amici europei di colpo hanno cambiato idea e l'IRAP è diventata una tassa legittima. Questo però non cambia la sostanza della questione; il nostro resta l'unico Paese in cui si continua ad avere una tassa che di per sé non dovrebbe esistere.

Con l'emendamento 3.302 chiediamo che si faccia una cosa logica, cioè che le tasse siano messe in fila e non calcolate in parallelo, con l'assurdo per cui si pagano più tasse dell'utile teorico. Chiediamo che come minimo si calcoli l'IRAP, che quest'ultima venga messa nei costi aziendali, e che poi l'IRES venga calcolata sull'utile vero e non come somma delle due tasse. Non ci aspettiamo che l'emendamento possa essere accolto, però rendetevi conto di quello che avete fatto, di quello che continuate a fare e non dovete meravigliarvi se l'IRAP, insieme al canone RAI, è la tassa più odiata dagli italiani.

Dobbiamo poi aggiungere - dovreste fare questa riflessione - che, come il canone RAI, l'IRAP è pagata di più in valore assoluto e non relativo - come è emerso due giorni fa sui giornali - dalla città di Varese che ha 85.000 abitanti scarsi rispetto (per esempio) alla città di Napoli che - se non sbaglio - ne ha 650.000. Ricordo anche che l'IRAP è pagata all'85 per cento sopra il Po e al 90 per cento sopra la linea gotica. Considerando che tassa il monte stipendi e il carico finanziario, dovrebbe essere distribuita più o meno allo stesso modo in tutta Italia.

Quindi, Ministri e Sottosegretari, quando venite in quest'Aula, prima di parlare di evasori inesistenti nelle latitudini alte del Paese dovreste chiedervi come mai in alcune Regioni certe tasse non si pagano del tutto. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

STRANO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRANO (AN). Presidente, onorevoli colleghi, l'intervento del senatore Galli offre la possibilità - così come anche l'emendamento 3.302, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo - di aprire un dibattito, anche se breve, sulla politica di tipo assistenziale portata avanti dal Governo nei confronti di una grande impresa e di un sistema bancario che strozza la piccola e media industria italiana. Al contrario, assistiamo all'assoluto silenzio del Governo, anzi all'inasprimento di alcune misure nei confronti di quella piccola e media industria che - vorrei ricordarlo agli amici della Lega - non è l'asse portante soltanto del Nord ma - ad esempio - anche della Sicilia, dove l'economia si regge sulla piccola e media industria.

Non c'è un provvedimento, dicasi uno, che va a colpire gli interessi - sarebbe sbagliato colpire gli interessi - e che va a scrutare che cosa succede nell'industria di Stato, nella grande industria. Si regalano all'Impregilo 300 milioni di euro cancellando - almeno questa era la volontà che pare voglia essere rideterminata alla Camera - la società Ponte sullo Stretto, e si autorizzano investimenti nei confronti della grande impresa, non pensando che invece esiste una piccola e media industria che in questo momento soffre sia al Sud che al Nord Italia. L'IRAP è quella tassa malefica che venne introdotta - lo chiamano in questo modo simpaticamente i giornali e credo che lui sarà contento di tale aggettivo - dal vampiro Visco, il quale sicuramente non pensò a quanto la piccola e media industria realizza in termini di PIL non soltanto a Varese ma anche a Catania e a Palermo.

Concludo dicendo che Alleanza Nazionale, sulla piccola e media industria, ha sempre condotto una grande battaglia, e non certo a favore dell'industria di Stato, anche quando il centro-destra governava. Avete votato contro l'emendamento che sosteneva la destinazione di 200 milioni di euro al Fondo di rotazione garantito e gestito dal Ministero a favore della piccola e media industria in Sicilia.

Collega Galli, come vedi, i problemi non riguardano solo Varese ma anche la Sicilia. Per questo motivo insistiamo affinché l'emendamento 3.302, in quanto in linea con il patto di stabilità europeo, possa essere approvato. (Applausi dal Gruppo AN e dei senatori Polledri e Selva).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.302, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Prego i colleghi di prendere posto ai propri banchi e di stare seduti come abbiamo precedentemente concordato. (Commenti del senatore Garraffa all'indirizzo del senatore Palma).

Senatore Garraffa, non si preoccupi, il senatore Palma è qui.

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.301 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.303.

 

CARRARA (FI). Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.303, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.52.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Presidente, interveniamo sperando che gli italiani possano ascoltarci, magari attraverso Radio radicale. Noi diciamo che questa è la maggioranza dei salotti buoni, radical chic, dei cappottini, dei pullover di cachemire, dei consigli di amministrazione del «Corriere della Sera», delle scarpe una volta da un milione di lire e dei velisti. Questi avranno ovviamente un vantaggio dalla riduzione dell'IRAP, che è garantita a chi ha tanti impiegati, tanti lavoratori. Saranno quindi cinque o sei grandi industrie a ricevere un beneficio.

Ma noi che siamo rozzi e veniamo dalle vallate, Presidente, pensiamo che si debba tenere presente anche un milione e mezzo di piccole industrie, di artigiani, di piccoli imprenditori. A questi la Casa delle Libertà si rivolge con particolare favore. Allora, diciamo che, da un lato, ci stanno quelli delle scarpe, della vela, dei consigli di amministrazione e anche delle banche: vogliamo infatti dimenticare il cuneo fiscale, il regalino di qualche centinaio di milioni fatto alle nostre amate banche, che stanno sostenendo l'Alitalia e tutta la rottamaglia di Stato che dovrebbe chiudere? Dall'altro lato, ci stanno coloro che si riconoscono in questo emendamento e vogliono abbattere l'IRAP per una certa quota a quella parte del Paese che di fatto tira la cinghia, paga lo stipendio e mantiene la sanità e i servizi per i nostri anziani.

Per questi motivi, voteremo a favore dell'emendamento 3.52. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.52, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione). (Il senatore Palma protesta perché il senatore Russo Spena non è seduto al suo posto in fase di votazione).

 

MAURO (FI). È una vergogna!

 

PRESIDENTE. Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Senatore Palma, il senatore Russo Spena si trova nella sua identica situazione in occasione della precedente votazione. Poiché ho richiamato il collega Garraffa a sua difesa, adesso sono io che richiamo lei a difesa del collega Russo Spena.

 

PALMA (FI). Presidente, le sono davvero grato, ma avevo sentito solo le rimostranze del collega Garraffa e non il suo richiamo.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.53.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Vorrei ribadire le ragioni di questo emendamento. Le tariffe pubbliche, nello scorso anno, sono aumentate in maniera esponenziale. Riteniamo di dover incidere in qualche modo attraverso una modifica legislativa che tenga conto anche di questo aspetto. Pertanto, ribadisco l'importanza dell'emendamento 3.53 e ne chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Eufemi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.53, presentato dal senatore Eufemi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.58.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Ribadisco la necessità di stabilire nuove soglie di deducibilità. Si tratta di un intervento soprattutto a favore delle microimprese. Noto che l'attenzione manifestata nella presentazione degli emendamenti da più parti politiche è scomparsa. Mi auguro che ci sia un sussulto in questo senso anche da parte di coloro che in Commissione finanze ne condividevano lo spirito.

Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.58.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Eufemi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.58, presentato dal senatore Eufemi e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.60 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.63.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERRARA (FI). Signor Presidente, in sede di illustrazione degli altri emendamenti i colleghi lo hanno detto in tutte le salse e quindi, per rimanere alla letteratura alimentare, è meglio che si dica «pane al pane e vino al vino».

Questo Governo e questa maggioranza sono del «si dice, ma non si fa» e del «si fa, ma non si dice»: avevano detto l'anno scorso che avrebbero abbassato le tasse e non lo hanno fatto; ora incrementano le tasse aumentando la pressione fiscale, ma non lo dicono a nessuno.

Presidente, è bene che, una volta tanto, si cominci a denunziare quello che avviene in questo Paese. Questo è un Paese in cui il Governo fa dichiarazioni in Aula per cui la copertura non c'è, ma comunque le risorse ci sono nella buona sostanza; in cui una relazione della Ragioneria generale dello Stato non deve essere presentata e poi, il giorno dopo, si ammette in Aula che è stata presentata nella sua caratteristica tradizionale; in cui si dice che le associazioni di rappresentanza non sono contrarie, anzi, nel loro complesso sono favorevoli all'introduzione della norma.

A questo punto, meglio che sia chiaro e che venga dichiarata in quest'Aula la verità, e cioè che questa norma non ci piace affatto, che stiamo tenendo fede al mandato assegnatoci dagli elettori e che continuiamo ad avanzare proposte per modificare una disposizione che è ingiusta e che non dice quello che avviene in questo Paese, un Paese in cui la pressione fiscale è aumentata dal 40,6 a più del 43 per cento durante questo esercizio finanziario.

Chiediamo al Parlamento di votare a favore del nostro emendamento 3.63 e contro questo Governo.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.63, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.64.

 

PARAVIA (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PARAVIA (AN). Signor Presidente, l'emendamento 3.64 limita gli effetti perversi di queste misure: l'IRAP, che si è voluta diminuire dal 4,25 al 3,9 per cento in realtà, in relazione all'allargamento della base imponibile, può raggiungere percentuali incredibili rispetto al risultato operativo lordo, cioè all'utile civilistico.

Limitare al 17 per cento l'importo è una contromisura per evitare gli effetti perversi che colpirebbero alcune imprese, che per la loro base imponibile, per taluni costi indeducibili - immaginate le società di servizi, che fanno ricorso ad automobili, a cellulari e quant'altro - e per le norme di riferimento sull'ampliamento della base imponibile, pagherebbero dal 60 all'80 per cento di imposta, di gran lunga superiore all'IRES. Pur essendo soltanto, adesso, il 3,9 per cento, l'IRAP che le imprese calcoleranno sarà di gran lunga superiore alla stessa imposta IRES, che scende al 27,5 per cento. Approvare questo emendamento e limitare al 17 per cento la percentuale sul risultato operativo lordo (ROL) dimostra senso di responsabilità per non penalizzare molte piccole e medie imprese.

Su questo emendamento chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Paravia, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.64, presentato dal senatore Paravia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.66.

 

TADDEI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TADDEI (FI). Signor Presidente, l'emendamento in esame consente ai contribuenti, in particolare alle imprese, di applicare ad una propria dichiarazione dei redditi le norme a loro più favorevoli. Come hanno già dichiarato in precedenza nell'illustrazione i senatori Azzollini e Sacconi, l'emendamento 3.66, presentato da noi insieme agli amici della Casa delle libertà, consente ai contribuenti, in particolare alle imprese, in questo momento per loro così difficile, di applicare nella propria dichiarazione dei redditi le norme a loro più favorevoli. Ciò viene richiesto in quanto le norme fiscali e tributarie, presentate in questa finanziaria, sono peggiorative rispetto a quelle degli anni precedenti.

Pertanto, dichiaro il voto favorevole del Gruppo Forza Italia perché l'emendamento consente ai contribuenti di potersi difendere in maniera puntuale rispetto all'attuale situazione. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CICCANTI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il Gruppo UDC su tale questione ha avuto modo di incontrare le categorie dell'imprenditoria minore. Collega Legnini, lei ha detto di aver trovato l'accordo di tutte le organizzazioni degli imprenditori che si sono riconosciute in questa norma di riduzione dell'IRES. Ne abbiamo incontrato alcune, non tutte come lei, e abbiamo avuto tutt'altra opinione. Si sono dichiarate molto preoccupate perché, mentre con una mano operavate la riduzione dell'IRES dal 33 al 27, 5 per cento, con l'altra riprendevate tutto con l'ampliamento della base imponibile, avendola dichiarata neutra, per cui il dare e l'avere tra Stato e contribuente sarebbe stato in equilibrio. Non è vero! Smentite voi essi perché nella relazione tecnica del Governo è scritto che questa manovra comporterà una maggiore entrata di circa 900 milioni. Se lo scrivete, sia tutto il sistema delle piccole e medie imprese sia il sistema in generale avrà un aggravio di pressione fiscale.

Voi non sapete nemmeno mentire perché avreste almeno dovuto non scrivere nella relazione tecnica l'esatto opposto di quello che dite. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

BONFRISCO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento..

Mi scusi, senatrice Bonfrisco, non l'avevo vista.

 

BONFRISCO (FI). Purtroppo la sua visuale era coperta.

 

PRESIDENTE Era coperta dal senatore Rotondi, che continua amabilmente a conversare con il relatore, sicuramente di questioni importantissime. Alle sue spalle, senatore Rotondi, ha chiesto di intervenire la senatrice Bonfrisco. La pregherei di differire nel tempo questo suo colloquio.

Ha facoltà di parlare la senatrice Bonfrisco.

 

BONFRISCO (FI). Sono certa che il senatore Rotondi ha questioni molto importanti da discutere con il relatore ed il Presidente della Commissione.

 

PRESIDENTE Non ne dubitiamo.

 

BONFRISCO (FI). Rubo solo un minuto all'attenzione dell'Assemblea e del relatore per richiamare, in merito all'emendamento 3.66, la nostra attenzione a quello Statuto del contribuente che continuiamo a disattendere.

L'adesione a questo emendamento è da sostenere soprattutto in questa chiave. Non possiamo continuare a trattare il contribuente come un povero soggetto da vessare; quel minimo rispetto dei diritti e della dignità della persona e della libertà individuale e di impresa dobbiamo poterla garantire, anche in nome di quel codice che ci siamo dati, ma che continuiamo a non applicare, che difende il contribuente da atteggiamenti totalmente ostativi a questa libertà.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.66, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.67.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.67, presentato dal senatore Sacconi e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.69.

 

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, intervengo in realtà sul precedente emendamento 3.67, perché lei non ha visto la mia richiesta di intervento mentre già convocava l'Aula per la votazione.

Il problema posto dall'emendamento 3.67 è ancora quello del credito d'imposta sul quale mi sono soffermato in sede di illustrazione. Chiedo che il Governo e il relatore, avvalendosi delle loro facoltà, possano riconsiderare la soppressione del comma 18 dell'articolo 3. Il relatore e il Governo hanno ravvisato una sostanziale concordia con la nostra proposta, ma hanno ritenuto eccessivamente oneroso il ripristino della norma della scorsa finanziaria. La quantità di soldi spesi per altro potrebbe tranquillamente giustificare uno sforzo per ricondurre la questione dei crediti d'imposta vanificati per le imprese ad una sua più razionale sistemazione.

Se entro il termine del dibattito in Aula i senatori e il Governo vorranno rivedere la loro posizione, ciò sarebbe utile per migliaia di imprese che si trovano di fronte questa norma, che, ribadisco, è retroattiva e particolarmente onerosa per le imprese che vi avevano confidato.

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Azzollini, però a norma di Regolamento lei non può chiedere, come ben sa, un voto retroattivo. Abbiamo già votato la soppressione del comma 18.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico dell'emendamento 3.69.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.69, presentato dal senatore Sacconi e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.72.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.72, presentato dal senatore De Poli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Sull'emendamento 3.73 c'è un invito al ritiro. Poiché i presentatori insistono, passiamo alla votazione.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.73, presentato dal senatore Scarabosio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.900 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.901.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.901, presentato dal senatore Azzollini e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.800 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.902.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.902, presentato dal senatore Azzollini e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.802 (testo 2).

 

BARBIERI (Misto-CS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBIERI (Misto-CS). Signor Presidente, il Gruppo socialista ha presentato una serie di emendamenti che tendono a recuperare il fisco come strumento di politica economica che orienti il Paese alla crescita e alla competitività, quindi cercando di favorire, attraverso una fiscalità premiale, le azioni virtuose delle imprese che investono in ricerca e sviluppo, si collegano ai mercati finanziari, che compiono crescita dimensionale.

Ci è stata addotta dal Governo una mancanza di copertura. Noi ne abbiamo preso atto, anche se rileviamo ovviamente, essendo all'indomani dell'approvazione del decreto, che nel decreto sull'extragettito molte risorse sono state sprecate in mille rivoli invece che in interventi strutturali. Abbiamo comunque accettato la riformulazione del Governo che, con un inizio di impegno in termini di risorse, anticipa in alcune aree del Paese questa fiscalità premiale e, con un ordine del giorno successivo, profila un impegno forte perché questo metodo venga in via definitiva poi allargato al resto del Paese.

Riteniamo molto importante questa strumentazione fiscale perché anche attraverso il fisco si può ridare qualità, crescita e competitività al sistema produttivo italiano.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei capire cosa stiamo votando perché noi siamo in presenza di un emendamento che taglia 600 milioni di euro. Se c'è un testo due sarebbe molto utile averlo.

 

PRESIDENTE. Si trova nell'Annesso VI, senatore Eufemi; lei ha la possibilità di verificarlo.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.802 (testo 2), presentato dal senatore Barbieri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.86.

 

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AZZOLLINI (FI). Presidente, provvidenzialmente, vi è l'emendamento 3.86 che riguarda esattamente l'ex comma 18 che, nella versione licenziata dalla Commissione, è il comma 23 ed è esattamente quello su cui mi volevo soffermare precedentemente; colgo l'occasione per farlo ora.

Il Parlamento, con la finanziaria dell'anno scorso, aveva consentito a degli imprenditori del Mezzogiorno, che avevano diritto al credito d'imposta, di poterlo utilizzare per gli anni 2007 e 2008. Gli imprenditori, sulla base della norma dell'anno scorso, hanno utilizzato il credito d'imposta nel 2007; siamo già a novembre e, quindi, quasi tutti lo hanno fatto, impostando la loro politica di bilancio per il 2008 con l'utilizzo di tale credito. Inopinatamente, il Parlamento quest'anno cancella la norma della finanziaria dell'anno scorso.

Mi consenta un'osservazione che ho già fatto in altre occasioni: ormai, quando in Italia approviamo una norma, è già tanto se dura un anno. Come è noto, infatti, questa finanziaria si esercita a cancellare molte norme della finanziaria dell'anno scorso, ma in questo caso, si commette un errore, perché gli imprenditori avevano già progettato la loro politica d'investimento sulla base della norma citata. Il danno è oggi notevole per le piccole e medie imprese del Mezzogiorno perché l'utilizzo è stato già realizzato; ciò significa non poter utilizzare più il credito d'imposta e restituire quello già utilizzato sulla base di una norma retroattiva. Indipendentemente dal fatto che quasi certamente questa norma sarà oggetto di contenziosi vari, che regolarmente saranno vinti dai contribuenti, gettiamo nello sconcerto qualsiasi investitore e, ribadisco, la fiducia dell'investitore nella certezza delle norme è fondamentale: togliergli una norma sulla quale ha fatto affidamento è gravissimo, sarà indotto a non investire più. Questo è il senso dell'emendamento 3.86.

Ho chiesto più volte al Governo ed alla maggioranza di ripensarci; francamente, sul piano intellettuale hanno riconosciuto la validità delle nostre obiezioni, mi si dice però che è oneroso. È vero, un qualche onere ce l'ha, ma in una finanziaria che ha speso allegramente, che ha avuto dietro di sé cospicui e maggiori introiti, che ha riconosciuto negli investimenti il migliore degli aspetti di cui tener conto, esattamente si colpiscono ancora gli investimenti.

Mi pare di dover nuovamente sollecitare il Governo e il relatore a rivedere questa norma. Per tale ragione chiediamo il voto favorevole, ma prima ancora una revisione del parere del Governo e del relatore; in caso contrario, gettiamo davvero nello sconcerto le imprese che in Italia, ogni giorno, sulla fiducia di norme esistenti, provano a fare andar avanti questo Paese. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.86, presentato dal senatore Azzollini e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione. Colleghi, prendete posto, per cortesia, capisco la stanchezza, ma abbiamo ancora un'ora e mezzo di lavoro prima dell'interruzione dei nostri lavori.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.950.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, l'emendamento 3.950 era, per così dire, preventivo, nel senso che quando lunedì abbiamo ascoltato la sicurezza del Ministro dell'economia sapevamo che non c'era la copertura per l'emendamento presentato in Commissione. Forti di tale convinzione, abbiamo presentato un emendamento che riguardava i ticket, perché siamo naturalmente favorevoli alla soluzione individuata per la loro eliminazione, ma contrari alla copertura così come individuata. Il Ministro dell'economia, che ha voluto fare una disputa accademica con il Ragioniere generale dello Stato, è uscito sconfitto e umiliato dalla presentazione di un nuovo emendamento che ha cancellato la precedente soluzione.

Signor Presidente, mi consenta di svolgere una breve considerazione rispetto all'emendamento approvato poc'anzi a firma del senatore Barbieri. Io non riuscivo a trovare questo emendamento nell'Annesso VI perché avevo letto che per esso era prevista una copertura di 600 milioni di euro e credevo che tale copertura fosse stata ridotta a 500 milioni di euro. Invece, essa è stata ridotta a 10 milioni di euro: quindi, da un grande stanziamento siamo passati ad uno stanziamento minimo. Pertanto, chiedo scusa per non avere individuato subito l'emendamento nella sua giusta collocazione.

Chiedo infine la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

ENRIQUES (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ENRIQUES (Ulivo). Signor Presidente, preannuncio il voto contrario a questo emendamento per una questione di armonia di tutto l'impianto della legge finanziaria e perché ritengo che la questione sarà poi affrontata in altra sede.

È necessario mantenere un equilibrio fra tutte le componenti di questa norma e, in generale, della finanziaria e l'articolo in discussione è centrale proprio per lo sviluppo che la legge stessa, accanto al problema della stabilità e della perequazione sociale, porta avanti. Quindi, tutte le norme di questo articolo sono rivolte a dare impulso alla nostra economia e a razionalizzare il sistema dell'imposizione, soprattutto delle società.

Queste norme seguono il modello tedesco e mirano a equilibrare l'imposizione nominale e reale delle società stesse. Quindi, cambiare anche un solo tassello di questo articolo rischia di porre in forse tutto l'effetto di questa manovra organica.

Vorrei ancora ricordare l'aspetto della copertura della norma sui ticket, laddove sarà introdotto. Questo aspetto coinvolge nuovamente questioni importanti e temo che rimuoverla da quel contesto altererebbe ancora una volta l'equilibrio complessivo della norma. Per questo motivo, ribadisco fermamente la nostra contrarietà a questo emendamento. (Applausi dai Gruppi Ulivo e SDSE).

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, in precedenza avanzata dal senatore Eufemi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.950, presentato dal senatore Eufemi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Invito i colleghi a votare ciascuno dal proprio posto. Senatore Battaglia, senatore Gramazio, vi invito a prendere posto.

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.94.

 

MARTINAT (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARTINAT (AN). Signor Presidente, intendo svolgere una brevissima dichiarazione di voto semplicemente per invitare i colleghi ad esaminare un problema di equità di tassazione su terreni fabbricabili non costruiti e che non sono costruiti da un certo numero di anni. Si propone l'equiparazione di tali terreni a quanto previsto all'articolo 1, comma 496, primo periodo, della legge 27 dicembre 2006, n. 266 (la finanziaria dell'anno scorso) per i beni immobili acquistati o costruiti da non più di 5 anni. Si tratta dell'opportunità di equiparare anche terreni non ancora utilizzati, sui quali si deve sopportare un livello di tassazione che ci sembra davvero inaccettabile. (Applausi dal Gruppo AN e del senatore Scarpa Bonazza Buora).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.94, presentato dal senatore Martinat.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.96.

 

ASCIUTTI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ASCIUTTI (FI). Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia su questo emendamento.

Non comprendo le tante parole che questa maggioranza esprime riguardo ai giovani, specialmente nel campo dell'aiuto agli artisti emergenti. Qui parliamo di produzioni musicali, di aiutare le società che fanno produzione musicale per gli artisti emergenti, di aiutare i nostri giovani. Ebbene, appena ci si confronta su questo campo, il voto è chiaramente contrario. Si fa un gran parlare, ma poi quando si deve intervenire da un punto di vista legislativo su questi argomenti il parere del Governo e di questa maggioranza è negativo, perché siamo di fronte ad una maggioranza sorda ai giovani e ai giovani artisti. Altro che parlare dei festival di Roma e dei tanti altri che servono solamente a tagliare nastri e a passeggiare con le attrici. Qui non si fa altro che mettere in un angolo i giovani che vorrebbero artisticamente progredire. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.96, presentato dai senatori Asciutti e Ferrara.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.97.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.97, presentato dai senatori Marconi e Buttiglione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

STORACE (Misto-LD). Leva la scheda da là. Levala!

 

PRESIDENTE. Prego i colleghi di sfilare dal rilevatore la scheda inserita accanto alla senatrice Valpiana. (Commenti del senatore Storace). Benissimo: è stata tolta.

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.803 è stato ritirato dai presentatori e trasformato in un ordine del giorno.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.105.

 

CARUSO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARUSO (AN). Signor Presidente ho presentato una serie di emendamenti a queste disposizioni, tendenti a favorire le aggregazioni fra i professionisti, che hanno tutti il segno preciso di graduare il vantaggio fiscale per le aggregazioni che si formano in funzione che alle stesse potessero partecipare dei giovani professionisti. Questi emendamenti non sono stati considerati in Commissione bilancio e dal Governo e me ne dispiace.

Sono d'accordo con lei, signor Presidente, quando a chiosa di un intervento del senatore Paravia ha inteso affermare che questo è un Paese civile; sono anche molto d'accordo tuttavia con il senatore Paravia quando egli ha inteso osservare che questo Paese si comporta in maniera incivile quando cambia le regole del gioco mentre il gioco è in corso e - aggiungo io - quando non sostiene il proprio futuro e le proprie generazioni. In questo senso, non solo è un Paese poco civile, ma anche un Paese stupido perché perde di credibilità nell'una e nell'altra occasione.

Invito il relatore, di cui conosco il valore, a riconsiderare il suo parere negativo sugli emendamenti 3.105 e 3.106, che invito l'Aula ad approvare. Il senatore Legnini ha sostenuto che volessi attenuare la portata delle disposizioni togliendo la sanzione che viene indicata in alcuni di questi commi. Non è così, senatore Legnini, io ho inteso fare un'operazione diversa. Posto che il Governo non ha precisato di quale sanzione si tratti, quindi può essere una sanzione amministrativa, una sanzione fiscale, ma anche una sanzione penale, ho inteso sottrarre alla disponibilità del Governo di provvedere con un semplice decreto interministeriale a stabilire delle sanzioni. Credo, senatore Legnini, che l'articolo 13 della Costituzione né sia stato abrogato, né sia stato modificato. Quindi le disposizioni oggetto dell'intervento di modifica sono sostanzialmente non costituzionali ma in ogni caso assolutamente non opportune.

Ritiro infine l'emendamento 3.107, signor Presidente, che è stato riscritto - non da me - per adattarlo alla nuova numerazione del testo ma non è più attuale. Si è verificato un miracolo legislativo, nel senso che la proposta che avevo presentato alla Commissione bilancio, che mirava a togliere la tautologia che esisteva nel comma 29, quando il Governo scriveva: «L'efficacia di questa disposizione è subordinata all'accoglimento in sede europea» è stato da me modificato e la Commissione, come emerge dai Resoconti informatici (quelli ho consultato) lo ha respinto, ma invece risulta ugualmente nel fascicolo. Si vede che il mio emendamento non è stato approvato, ma ne è stata approvata in maniera misteriosa l'intenzione.

Il senatore Morando ci ha spiegato che dovremmo modificare alcune norme del nostro Regolamento, a me piace dirgli che sarebbe bene controllasse che il Regolamento venga applicato puntualmente nella sua Commissione.

 

BIONDI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BIONDI (FI). Signor Presidente, cari colleghi, care colleghe, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento 3.106, appena illustrato dal senatore Caruso.

Non si tratta di stabilire la civiltà di un popolo, ma la modernità e la coerenza dei propri comportamenti. Nella riforma delle professioni alcune delle cose sostenute dal ministro Bersani sono state considerate positive e altre no, ma ce ne sono alcune che hanno un grande significato: allargare e modernizzare il rapporto all'interno delle attività professionali dilatando la platea dei compartecipi, specialmente i giovani.

Sono un vecchio avvocato e non nascondo che tra i difetti della categoria - e ne ha molti - c'è anche quello di avere nei confronti dei giovani un atteggiamento paternalistico: vengono utilizzati e poi gettati quando non servono più perché diventano concorrenti. E' bene invece allargare il rapporto, far sì che i giovani diventino partecipi della vita di uno studio legale o di uno studio professionale in genere, acquisire queste forze nuove in funzione del loro futuro.

Vogliamo chiuderci nella visione esclusivista dello scagno chiuso solo da parte dei super-iniziati e dei super-professionisti, o vogliamo invece vedere se la società ha bisogno anche di altri soggetti, di altre forze e di altre speranze? Perché la libertà della professione è la garanzia dei cittadini, e solo se il professionista è libero anche economicamente può svolgere quella funzione di tramite tra l'interesse privato e l'esigenza pubblica di rendere ciò che è privato corrispondente alle esigenze della collettività.

Ecco perché sono onorato di aggiungere la mia firma all'emendamento del senatore Caruso e credo che sia una cosa che dovrebbe unirci, cari amici e cari colleghi anche di cosiddetta controparte. Non considero il Parlamento una parte ed una controparte, ma la considero un'area nella quale il consenso e il dissenso si formano liberamente e si formano sulla base dell'intelligenza e della comprensione anche delle ragioni degli altri. Se non ce la fate a fare questo, anche in questo caso, non venite a dire poi che siete moderni: siete conservatori e antiquati. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

 

PRESIDENTE. Consentitemi una chiosa, perché adesso, anche all'inizio del suo intervento, il senatore Biondi ha fatto riferimento alla civiltà del popolo italiano. Insisto: inviterei i colleghi a stare attenti ad alcune espressioni che usiamo. Tutti quanti noi rappresentiamo qui il popolo italiano e siamo espressione della sovranità popolare, siamo espressione di un Paese civile, chi ci elegge è un Paese civile, chi elegge tutti noi. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE e IU-Verdi-Com). Credo che nessuno di noi sia eletto da un Paese incivile; penso che dobbiamo avere un rispetto assoluto per gli elettori e per i cittadini italiani tutti. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com e dai banchi del Governo).

 

BIONDI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Potrà intervenire successivamente, senatore Biondi.

 

BIONDI (FI). Signor Presidente, chiedo la parola perché lei ha travisato il mio pensiero.

 

PRESIDENTE. Non il suo, senatore Biondi, ho voluto soltanto sottolineare un concetto. Altra cosa, completamente diversa, è la critica che si può avanzare, politica, ideale o culturale, ad espressioni che ciascuno di noi può liberamente considerare sbagliate e verso le quali può manifestare la propria avversione.

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, ho ascoltato attentamente le osservazioni fatte dal senatore Caruso e poi dal senatore Biondi. In realtà, l'emendamento sopprime il potere in capo al Governo di determinare con decreto ministeriale le sanzioni, ove le condizioni richieste per l'accesso al credito d'imposta relative alla costituzione degli studi professionali associati venga meno. È evidente che l'accoglimento di questo emendamento, di cui comprendo le ragioni e il valore, determinerebbe il venir meno di qualunque sanzione per il caso, appunto, nel quale i giovani professionisti associati, o i meno giovani, violassero le regole che sovrintendono alla concessione di questo beneficio, in particolare la sensibile riduzione del numero degli associati.

Pur comprendendo, quindi, il valore della proposta emendativa avanzata dal senatore Caruso, non ritengo di poter modificare il parere espresso.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.105, presentato dal senatore Caruso e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.106.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.106, presentato dal senatore Caruso e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.107 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.114.

 

BUCCICO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUCCICO (AN). Signor Presidente, intervengo per spiegare l'ermetismo dell'emendamento 3.114. Si tratta delle agevolazioni per le Regioni Basilicata e Campania, soprattutto nel settore creditizio, a seguito del succedersi degli eventi calamitosi. È stato previsto che il prolungamento sino all'anno 2010 avrebbe completato definitivamente il quadro ricostruttivo sia per la Basilicata che per la Campania quanto ai vantaggi creditizi. Pertanto, ne sollecito l'approvazione e annuncio che il Gruppo Alleanza Nazionale voterà a favore.

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE.Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.114, presentato dal senatore Buccico e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.119.

 

PISTORIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PISTORIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, vorrei sollecitare il Parlamento a riflettere su questo voto, che interviene su una misura specifica indispensabile a un sostegno minimo all'impresa siciliana, ma anche della Valle d'Aosta, perché è una norma che riguarda il finanziamento degli investimenti in queste due Regioni a Statuto speciale e che per la Regione siciliana assume caratteri surreali. Infatti, l'esiguità del finanziamento, soli 40 milioni di euro, ha determinato il fatto unico che il bando del Ministero dello sviluppo economico, aperto in data 22 novembre 2006, è stato richiuso nella medesima giornata dato il numero elevatissimo di istanze - circa 1.500 - di imprese che hanno ritenuto di poter accedere, alla luce dei requisiti previsti dalla legge, a questo tipo di finanziamento.

Ebbene, per il regolamento applicativo di questa normativa, se la norma non viene finanziata in modo congruo (io chiedo un intervento integrativo di 200 milioni di euro, che è una misura ragionevole per un investimento di questo tipo), butteremo risorse. Infatti, oltre ad una difficoltà gestionale degli uffici a corrispondere in tempi ragionevoli queste risorse, per il meccanismo che prevede una suddivisione omogenea delle risorse a tutte le aziende che hanno fatto istanza, rispetto alla possibilità di un credito d'imposta che può pervenire sino al 50 per cento per l'acquisto di macchine utensili, avremmo un risultato massimo dell'8 per cento. Voi capite che un credito d'imposta dell'8 per cento sull'investimento in infrastrutture e macchinari è francamente ridicolo.

L'articolo 3 del disegno di legge finanziaria, che è stato tanto evocato come uno strumento di sostegno all'impresa, certamente ha contenuti importanti, probabilmente patteggiati con la grande industria di Stato, ma ha perduto un'occasione, quella di contenere al suo interno misure agevolative differenziate per le aree del Mezzogiorno, quanto meno quelle ad obiettivo convergenza, che hanno bisogno di un differenziale significativo rispetto ai meccanismi di incentivazione, meglio ancora se incentivazioni automatiche, senza mediazioni né politiche, né professionali, perché questo che è ormai un leitmotiv degli ultimi residui di politica meridionalista, che vede soltanto nella fiscalità compensativa o di vantaggio uno strumento strutturale per innestare processi di sviluppo, da questa manovra finanziaria viene completamente disatteso.

La mia proposta è minimale, non ha la pretesa di una modifica strutturale del sistema degli incentivi o delle agevolazioni. C'è un mio emendamento molto più ambizioso, oserei dire velleitario, che prevede un intervento ampio e strutturale, ma questa è una misura minima, che viene tra l'altro dagli ambienti imprenditoriali, assolutamente bipartisan, che avrebbe preteso quanto meno dal relatore, dalla maggioranza e dal Governo un'attenzione intellettualmente un po' meno pigra.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, ringrazio innanzi tutto il collega Pistorio perché il suo è il primo degli emendamenti presentati all'articolato di questa finanziaria che apre una discussione sul Mezzogiorno.

Il Governo ha replicato alle argomentazioni critiche nei confronti della finanziaria per quanto atteso dal Mezzogiorno, a seguire rispetto ad interventi precedentemente già portati a favore dello stesso, affermando che le risorse rese disponibili per il Mezzogiorno negli anni a venire da questo Governo non hanno paragoni e presentando all'Aula una decisione di intervento per 100 miliardi di euro. Anche qui, mi sia permesso, siamo di fronte ad una di quelle situazioni che si possono riferire all'abitudine di questo Governo al «si dice, ma non si fa», perché il Governo dice che sono disponibili per il Mezzogiorno 100 miliardi di euro e invece questa disponibilità nei fatti non esiste, è una falsità, e cercherò di dimostrarlo nell'ambito della mia dichiarazione di voto a favore dell'emendamento del senatore Pistorio.

Nella finanziaria per il 2007 la cifra per il Fondo per le aree sottoutilizzate è stata diminuita, rispetto alla finanziaria 2006, di 2 miliardi di euro, passando da circa 6 a 4 miliardi di euro. Successivamente, la cifra è stata riportata a 5 miliardi di euro ma contemporaneamente, con il decreto «tesoretto 2», è stata diminuita di 1.100 milioni. Non solo: ma 300 di questi 1.100 milioni sono stati utilizzati per le assunzioni di giovani non nel Meridione, ma in tutto il Paese. Si è trattato, quindi, di un intervento espropriativo nei confronti delle competenze che erano state appostate a favore del Mezzogiorno.

Ma il Governo come mistifica i dati? Dichiara: è vero che abbiamo diminuito il Fondo per le aree sottoutilizzate, ma stiamo prevedendo, come contributo italiano al bilancio europeo per le risorse destinate alle aree coperte dalle iniziative plurifondo, quindi per il periodo 2008-2010, una cifra di gran lunga superiore rispetto a quella precedente.

Ebbene, la falsità sta nel fatto che quelle coperture sono molto più di competenza di quanto possano esserlo le somme messe a disposizione del Fondo per le aree sottoutilizzate, perché quella è una competenza che, come è successo per i programmi precedenti, viene ad essere utilizzata verso la fine attuativa del programma europeo: quindi, se quest'ultimo parte dal 2008, ciò significa che quella cifra, appostata per gli anni 2008-2010, per l'esercizio 2008 non ha conseguenze. Dunque, questa volta utilizziamo a ragione l'espressione «copertura in buona sostanza», e non per una copertura, ma per una disponibilità che nella buona sostanza non esiste, perché dire che si provvede alla competenza per i programmi europei plurifondo non ha significato per il 2008, quando questa cifra non sarà prelevata.

Dice ancora il Governo: quando per coprire il decreto «tesoretto 2» ho prelevato 1.100 milioni dal FAS, l'ho fatto perché comunque entro l'anno (questo lo dice a settembre), quella somma non sarebbe stata utilizzata. E allora, invece di intervenire con necessità e urgenza per capire i motivi per cui il FAS non funziona e invece di risolvere il problema della inefficienza del sistema, ha sottratto risorse al Mezzogiorno.

Questo è un motivo ulteriore, rispetto alle buonissime ragioni esposte dal senatore Pistorio, che ci spinge a chiedere l'approvazione dell'emendamento in esame. Questa proposta di modifica, assieme ad altre, darebbe la possibilità all'Aula di correggere, a favore del Mezzogiorno, gli elementi distorsivi posti in essere nelle disposizioni contenute nella finanziaria.

Il Sud deve essere preso in considerazione come un'opportunità che viene data al Paese, per evitare che il declino si aggravi, che la tangente del piano inclinato risulti maggiore. Altrimenti, invece che un'opportunità, il Sud diventa un modo per la classe politica di produrre criteri, modalità e disposizioni di maggiore inefficienza e quindi realizzare quello che denunciamo ormai da quando è iniziata questa legislatura, cioè che il Governo ha fatto uscire il Mezzogiorno dalla sua agenda. Questo è un altro motivo per cui chiediamo fortemente di approvare l'emendamento 3.119. (Applausi dal Gruppo FI).

 

STRANO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRANO (AN). Presidente, desidero far presente che anche noi abbiamo presentato emendamenti di analogo contenuto (interverrà poi sul merito il collega Viespoli), ma li abbiamo ritirati per consentire l'accelerazione dei lavori, su disposizione del Presidente del nostro Gruppo e del collega Baldassarri, che sta coordinando questa vicenda. Le chiedo quindi di aggiungere la mia firma, quella del collega Battaglia Antonio e di altri colleghi del Gruppo all'emendamento 3.119.

 

PRESIDENTE. D'accordo, senatore Strano, ma dovrebbe fornire alla Presidenza l'elenco di tutti i colleghi che intendono sottoscrivere l'emendamento 3.119.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Presidente, non voteremo a favore di questo emendamento, non tanto per la proposta di modifica in sé, ma perché credo che occorra risolvere il grande problema - mi rivolgo soprattutto agli amici della Casa delle Libertà - del residuo fiscale.

Il senatore Ferrara ha dichiarato che questo Governo ha affermato - in maniera falsa, credo - che per il Mezzogiorno sono disponibili 100 miliardi di euro. Questi 100 miliardi non ci sono e invece ogni anno ci sono 100 miliardi di euro di residuo fiscale per le Regioni del Nord. Ricordo che il residuo fiscale è la differenza fra le tasse pagate in qualsiasi forma e ciò che rientra nel territorio come servizi erogati dallo Stato.

Presidente Angius, credo che un Paese veramente civile dovrebbe avere un residuo fiscale pari a zero. Ebbene, il residuo fiscale nelle Regioni del Nord è di 100 miliardi ogni anno. Detto in maniera magari più significativa ma equivalente, ogni dieci anni, vengono sottratti al Nord 2 milioni di miliardi. Credo che questo problema andrà prima o poi affrontato e risolto. Se aggiungiamo 200 milioni ai 100 miliardi di euro che ogni anno se ne vanno, non penso che sia così importante, senatore Pistorio.

Per questi motivi, purtroppo non possiamo votare a favore di questo emendamento.

 

VIESPOLI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VIESPOLI (AN). Presidente, mi fa piacere intervenire dopo il senatore Castelli, perché egli ha posto correttamente un problema.

Noi siamo d'accordo sull'esigenza di affrontare, in un'ottica di coesione nazionale, il tema del federalismo fiscale, perché siamo consapevoli che bisogna investire, soprattutto nel Sud, nella cultura della responsabilità.

Ed io intervengo non tanto per sostenere il dato quantitativo presente all'interno dell'emendamento che pur voteremo come Gruppo di Alleanza Nazionale, ma per sottolineare in termini politici la straordinaria contraddizione della maggioranza, perché non solo essa falsamente sostiene la tesi dello sviluppo del Mezzogiorno attraverso il Governo di centro-sinistra, ma ha anche dimostrato, con la votazione di alcuni emendamenti, che un'altra strada è praticabile rispetto al sostegno allo sviluppo delle imprese meridionali, in contraddizione rispetto all'impianto complessivo della finanziaria.

Mi riferisco, in particolare, agli emendamenti presentati dal senatore Barbieri, dal presidente Angius e dal senatore Montalbano. Quegli emendamenti erano un'occasione importante per sottolineare una contraddizione politica del centro-sinistra, che contraddice l'impianto della finanziaria votando emendamenti che utilizzano la leva fiscale a fini di politica economica.

Vi chiedo allora: se così è, perché avete utilizzato l'alibi della copertura quando avete utilizzato il FAS per il credito di imposta per le assunzioni? Non potevate utilizzare il FAS ai fini di politica economica, cercando di far approvare i due emendamenti che voi stessi avete presentato?

Il problema, Presidente, non è quantitativo, non sono i 100 miliardi: il Sud ha già avuto circa 100 miliardi nel periodo 2006-2011. Il problema è il governo politico delle risorse, la qualità delle risorse, l'organicità e la strutturalità degli interventi; il problema è il sistema di potere meridionale del centro-sinistra che utilizza le risorse a fini di clientela e di frantumazione degli interventi!

Caro Castelli, siamo d'accordo: è un problema politico, non quantitativo. La sfida che tutto il centro-destra deve raccogliere in nome del Nord e del Sud è una sfida politica, non una sfida di contrapposizione che non c'è. Tutto il centro-destra deve raccogliere questa sfida, in nome della stessa cultura della responsabilità e della stessa cultura dello sviluppo e dell'investimento nelle grandi risorse che il Mezzogiorno deve sviluppare in termini di cultura autopropulsiva, liberando la società meridionale dalla compressione della casta politica e del sistema di potere, da Vendola a Bassolino! (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA. Congratulazioni).

 

PROCACCI (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PROCACCI (Ulivo). Signor Presidente, in qualche modo questo emendamento ci dà la possibilità, sia pur brevemente, di dialogare sul tema. Sarebbe molto semplice - lo dico rivolgendomi al senatore Viespoli - ricordare come per cinque anni, nella passata legislatura, chi ha governato questo Paese abbia sostanzialmente subito il pesante veto di alcuni partiti di maggioranza su scelte per il Mezzogiorno di cui il Paese intero aveva bisogno.

Ora ci troviamo davanti ad un Governo che già nella finanziaria per il 2007, e ancora di più - e lo dimostrerò tra poco - nella finanziaria per il 2008 ha assunto importanti decisioni per il Mezzogiorno, proprio scegliendo l'impostazione degli automatismi contro quella discrezionalità dei sostegni che, attraverso una certa intermediazione impropria, ha rischiato spesso di vanificare l'efficacia degli interventi.

Chiedo con molta semplicità e molta chiarezza: l'abbattimento del costo del lavoro, il cuneo fiscale, esisteva prima? Il credito d'imposta sugli investimenti, che sta per diventare realmente operativo, era stato introdotto prima? Il coraggio di ripristinare il credito d'imposta sull'occupazione, che in passato è servito a combattere il lavoro nero e ad incentivare l'occupazione del Sud, vi era prima? Lo dico ai colleghi meridionali del centro-destra. Rispondetemi: c'erano prima questi provvedimenti? Viespoli, hai avuto il coraggio di assumere come centro-destra questi provvedimenti nella passata legislatura? I 30.000 stage per i giovani laureati del Mezzogiorno c'erano prima ?

 

VIESPOLI (AN). Abbiamo fatto molto di più. Te lo dimostro.

 

PROCACCI (Ulivo). Me lo racconterai, ma non se ne è accorto nessuno.

 

BALDASSARRI (AN). Leggi i documenti!

 

VIESPOLI (AN). Te lo dimostro con i fatti, non con le chiacchiere!

 

GARRAFFA (Ulivo). Parli tu della Sicilia? Ma parla di Cuffaro piuttosto!

 

PRESIDENTE. Senatore Procacci, abbia pazienza. Si rivolga alla Presidenza. La polemica politica va benissimo, quella del senatore Viespoli e la sua.

 

PROCACCI (Ulivo). Nessuno vuole alimentare la polemica politica. Lei sa che mi sono rivolto alla Presidenza e magari, in modo un po' accalorato, sto semplicemente raccontando quello che c'è nella finanziaria sul Mezzogiorno. Ciascuno è libero di giudicare come crede. Ma questi sono fatti. E mi sono chiesto se quegli interventi vi fossero prima. È una domanda elementare.

Altro è la comunicazione, di come si sanno presentare al Paese alcune scelte. Posso anche essere d'accordo che c'è un deficit. Posso anche convenire che la scelta saggia che il Governo ha adottato di unificare il FAS, i fondi europei, la spesa ordinaria in unica possibilità di spesa che consente una programmazione più facile, ha bisogno di una progettualità organica per i prossimi anni. Questo è vero. Lo dico da tempo e da tempo ho chiesto al Governo che la programmazione, il progetto organico sul Mezzogiorno ci sia. Su questo dobbiamo spingere tutti quanti. Ma negare che nella finanziaria dello scorso anno ed in questa ci siano scelte chiare a favore del Mezzogiorno, che eliminino quella pericolosa discrezionalità e che rendano automatici i sostegni, significa rendere impossibile un dialogo.

Non diciamo di avere rivoluzionato la situazione del Mezzogiorno. Diciamo con umiltà, ma con gioiosa concretezza e coerenza di avere innervato un processo virtuoso che potrà, con una risposta dal basso che verrà dalle Regioni meridionali, pian piano concorrere a farci uscire da questa impasse. Questa è la nostra chiarezza, la nostra posizione. Queste le ragioni del nostro dialogo. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

NOVI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

 

NOVI (FI). Il senatore Ferrara non ha articolato un intervento che condivido.

 

PRESIDENTE. Lei dovrà votare in modo diverso dal senatore Ferrara.

 

NOVI (FI). Non ci sono problemi, tant'è vero che ieri ho votato in contrasto con il mio Gruppo persino gli emendamenti del senatore Turigliatto, che poi ha votato contro le politiche a sostegno delle famiglie.

 PRESIDENTE. In questo caso, però, deve votare contro un emendamento.

 

NOVI (FI). Sa, Presidente, i radicali di sinistra sono fatti così!

 

PRESIDENTE. Ci aiuti nel nostro lavoro.

 

NOVI (FI). Vorrei chiedere al collega che mi ha preceduto se la Campania rientra nel Sud, nel Mezzogiorno o è collocata al Nord. È un problema di geografia, non solo politica.

Nel dicembre 2001 la Campania, con una delibera CIPE, ha ottenuto dal Governo Berlusconi 18.000 miliardi di lire. Sostenere, di fronte a questi stanziamenti ed a queste enormi risorse affluite in Campania, che il Governo Berlusconi per il Sud non ha realizzato assolutamente nulla significa ignorare quali sono stati gli interventi del Governo Berlusconi nel Mezzogiorno.

Ora, per quanto riguarda il governo della Regione Campania da parte del centro-destra, vorrei ricordare che in questa sede l'allora ministro dell'economia Ciampi affermò che la giunta Rastrelli aveva radicalmente invertito il percorso della Regione Campania. Infatti, la Campania non utilizzava i fondi comunitari se non per il 3 per cento del loro ammontare; con il governo di centro-destra del senatore Rastrelli la Campania utilizzò totalmente i fondi comunitari, basta pensare alle grandi infrastrutture che furono realizzate in quel periodo.

Il senatore Viespoli, come sottosegretario al lavoro, pose in essere delle politiche di intervento sul lavoro e sulla professionalizzazione dei disoccupati, che poi furono disattese dalla Regione e dalla Provincia di Napoli, che trasformarono il tutto in un voto di scambio e clientelare con alcuni settori dei senza lavoro. Questa è la realtà. Sento qui alcuni colleghi dire che il centro-destra non ha realizzato nulla nel Mezzogiorno, non ha speso una lira; sono menzogne smentibili anche a livello macroeconomico. (Applausi dai Gruppi FI e LNP).

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Ricordo che siamo sempre all'emendamento 3.119 del senatore Pistorio e siamo in ritardo.

 

EUFEMI (UDC). Esattamente, signor Presidente, vorrei cercare di portare un po' d'ordine rispetto al dibattito. (Commenti dai banchi del centro-sinistra).

 

PRESIDENTE. Magari, senatore Eufemi, porti ordine.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei anzitutto trattare la questione per quella che è. Condividiamo la proposta del senatore Pistorio perché lo Stato deve rispettare le norme sulla finanza siciliana, una finanza che è prevista da uno Statuto speciale, quindi c'è un'autonomia che va rispettata, non violata. Dallo scorso anno abbiamo assistito ad una distorsione e ad un mancato rispetto di queste norme. Non occorrerebbe una legge per far rispettare tutto ciò, trattandosi di un momento importante nei rapporti tra Regione Sicilia e Stato.

Ma veniamo al punto. L'onorevole Pistorio pone una questione di grande rilievo: il rispetto dei finanziamenti che derivano dalla ex legge Sabatini. Ebbene, la legge Sabatini è stata la più grande e la più straordinaria legge di sviluppo di questo Paese. Ha determinato la crescita delle piccole e medie imprese, l'innovazione tecnologica, la responsabilità delle banche rispetto ad un'alimentazione della domanda che necessitava di un sostegno, soprattutto all'esportazione, nel settore più forte della meccanica strumentale che risiedeva al Nord.

Voi questo oggi non lo fate per la Regione Sicilia nel momento in cui essa è impegnata in uno sforzo di adeguamento. Noi invece vogliamo uno sviluppo non duale, uno sviluppo unitario. Caro senatore Castelli, soltanto dallo sviluppo del Mezzogiorno sarà possibile far scaturire una crescita dell'intero Paese, una crescita che porti benefici soprattutto al Nord, perché è di questo che ha bisogno quel mercato per poter diffondere le proprie merci.

Per queste ragioni, Presidente, credo che l'onorevole Bersani, Ministro dello sviluppo economico, abbia fatto un grandissimo errore quando ha costituito quel fondo distruggendo la legge Sabatini nella sua impostazione originaria, che era semplice. Vogliamo allora dare continuità a questi finanziamenti e per queste ragioni il Gruppo UDC voterà a favore dell'emendamento 3.119 del senatore Pistorio. (Applausi dai Gruppi UD, FI e DCA-PRI-MPA. Congratulazioni).

 

(Sono pervenute alla Presidenza richieste di aggiunta di firme: agli emendamenti 3.119 e 3.0.3, dai senatori Strano, Battaglia Antonio, Viespoli, Nania, Coronella, Paravia, Valentino, Pontone, Divella e Curto).

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.119, presentato dal senatore Pistorio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 PRESIDENTE. Sull'emendamento 3.700 dei senatori Grillo e Ferrara c'era una proposta di accantonamento che è stata accettata dal relatore e dal Governo. Non è d'accordo, mi sembra di capire, il senatore Eufemi, che ha chiesto di intervenire. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, l'emendamento pone una questione assolutamente delicata e chiedo che l'Aula responsabilmente valuti l'importanza della questione che sta dietro l'emendamento 3.700. Con il senatore Grillo ho condiviso molte battaglie in passato ma in questo caso ho qualche dubbio e perplessità.

Con questo emendamento viene fatto un grosso regalo alle fondazioni bancarie. In passato, con il senatore Cantoni, che ha il copyright dell'espressione, abbiamo definito l'assetto del sistema bancario una "foresta pietrificata», in particolare le fondazioni bancarie. Io mi sono permesso di mutare questa espressione in «foresta partecipata», nel senso che partecipano a tutto ma diventano sempre più impenetrabili. (Applausi dal Gruppo FI).

Non possiamo consentire che un Governo che non da stabilità e certezza rispetto alla scelta del 5 per mille, per esempio, solo perché lo ha fatto Tremonti, quindi con una avversione di tipo ideologico, tenti, attraverso questa operazione di aggiramento, di dare questo vantaggio inspiegabile.

Vorrei ricordare quanto hanno scritto, per esempio, il professor Marcello Messori quando era parte dello staff tecnico del presidente D'Alema, oppure il professor Lucio Scandizzo, rispetto al ruolo delle fondazioni, che è diventato sempre più autoreferenziale, dato che le fondazioni non rispondono a nessuno. Si è tentato persino di farle partecipare al capitale delle banche popolari determinando le condizioni per un loro asservimento. Ma oggi non è così: noi dobbiamo fare chiarezza su questo, non possiamo consentire che ci sia un simile regalo.

Onorevole Rossi, onorevole Turigliatto, nei giorni scorsi vi siete impegnati sui problemi bancari, anche ieri sul problema dei mutui, ma il prodigio di questa maggioranza è avere costruito una Repubblica bancocentrica con un triangolo tra il tesoro e le grandi aziende bancarie. Questo è quello che noi denunciamo e i regali che ci sono in questa finanziaria lo stanno dimostrando. I fondi di investimento rispondono a qualcuno, rispondono dei loro risultati, ma le fondazioni a chi rispondono? Sono assolutamente autoreferenziali.

Per queste ragioni io chiedo, in base all'articolo 92, comma 3, del Regolamento del Senato, che l'Assemblea sia chiamata a decidere sull'accantonamento dell'emendamento 3.700 perché vi è il rischio che dietro di esso passi un regalo al sistema delle fondazioni. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

GRILLO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, sono veramente sorpreso che il mio collega e amico Eufemi abbia preso una cantonata così enorme. L'emendamento 3.700 non si propone, collega Eufemi, di fare alcun regalo da parte dello Stato alle fondazioni bancarie; tali fondazioni non sono autoreferenziali perché la Cariplo, per riferirci alla più importante, ha un consiglio di amministrazione in cui ci sono i rappresentanti di tutte le Province della Lombardia, della Regione e del Comune di Milano. Questo dibattito è datato, collega Eufemi: 15 anni fa qualcuno si permise di dire che le fondazioni bancarie erano enti autoreferenziali, in realtà, le fondazioni sono diventate protagoniste positive della vita civile, sociale ed economica del Paese.

Con l'emendamento 3.700, vorrei che il collega Eufemi ascoltasse, in realtà le fondazioni, 98 in tutto, erogano sul territorio...

 

PRESIDENTE. Deve essere breve, senatore Grillo, dobbiamo decidere sull'accantonamento.

 

GRILLO (FI). Insisto perché l'emendamento venga accantonato. Voglio spiegare al collega Eufemi che in questo caso non viene addebitato alcunché allo Stato; si tratta semmai di dare meno tasse allo Stato e consentire che queste minori tasse che vengono versate al Governo centrale le abbiano le fondazioni in dote per intervenire in tutte le Province del nostro Paese in una logica, questa sì, davvero federale.

PRESIDENTE. Ci sono due proposte: una di accantonare l'emendamento 3.700 e l'altra di votarlo. Ricordo che la proposta di accantonamento è stata avanzata dai proponenti dell'emendamento, senatori Grillo e Ferrara, e hanno espresso parere favorevole sia il relatore che il Governo; si è dichiarato contrario il senatore Eufemi.

Metto ai voti la proposta di accantonamento dell'emendamento 3.700, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi.

È approvata.

 

L'emendamento 3.700 è pertanto accantonato e sarà esaminato successivamente come articolo aggiuntivo all'articolo 3.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.126.

 

MANINETTI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANINETTI (UDC). Presidente, l'emendamento 3.126 non prevede oneri finanziari e pone rimedio ad un'ingiustizia attuata dal disegno di legge Bersani che obbliga le aziende del turismo e le agenzie di viaggio a fornire l'elenco clienti; cosa che non è mai stata messa in atto né dal precedente Governo di centro-sinistra, né, tanto meno, quando è stato abolito complessivamente l'obbligo di comunicazione dei clienti e fornitori. Chiediamo l'abolizione della norma clienti fornitori e che si ponga almeno rimedio a questa situazione perché rappresenta un aggravio assoluto e improponibile per tutte le agenzie di viaggio e, soprattutto, per gli operatori del turismo.

Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

STRANO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRANO (AN). Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento 3.126.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Maninetti, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.126, presentato dal senatore Maninetti e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G3.1000 non verrà posto in votazione.

Passiamo alla votazione dell'articolo 3, nel testo emendato.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente, farò una brevissima dichiarazione di voto sull'articolo 3. Per ragioni molto differenti e del tutto opposte a quelle dell'opposizione, io non giudico positivamente questo articolo per la semplice ragione che, ancora una volta, si interviene, abbastanza significativamente, a favore delle aziende riducendo fortemente le aliquote. Dopo il cuneo fiscale, dopo i miliardi della scorsa finanziaria e dopo i tanti miliardi dati a banche e assicurazioni, ritengo che questo intervento sia un errore.

É stato detto che con l'allargamento della base imponibile in realtà vi è un recupero. Io vedo solo una riduzione delle aliquuote, mentre sul resto vi è un punto interrogativo. Tanto più resto distante e non voterò questo articolo 3, anche perché ieri, su emendamenti da me presentati in ordine ad un risarcimento sociale per le classi subalterne - uso un termine antiquato per farmi capire - non vi è stata alcuna consonanza o disponibilità ad intervenire in senso largamente più positivo a favore di questi settori sociali. Ancora una volta, invece, vi è una immediata disponibilità rispetto a quelli che io considero settori privilegiati della società, in questo caso le aziende, con una riduzione ulteriore delle aliquote.

 

FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Signor Presidente, il voto contrario della Lega Nord sull'articolo 3 deriva principalmente da un aspetto opposto a quanto illustrato dal senatore Turigliatto.

È però vero, anche perché lo ha affermato la Corte dei conti in riferimento alla parte dell'articolo che rimodula da un lato l'aliquota IRES e, dall'altro, la base imponibile, che questo articolo produrrà un incremento della pressione fiscale. Produrrà quindi, perché non è riconosciuto nelle cifre di bilancio, un maggiore introito che sarà rilevato nell'esercizio prossimo come componente di un altro tesoretto. Questo sarà speso al di fuori della politica di bilancio ordinariamente e correttamente svolta con la finanziaria nei mille rivoli dove abbiamo visto spendere, anche questo anno, i vari tesoretti che la maggioranza e il Governo hanno fittiziamente voluto creare. Quindi, l'articolo è in contraddizione con quanto sostenuto dal relatore Legnini il quale sostiene che questa finanziaria non crea un incremento fiscale.

Purtroppo, poi, la rimodulazione delle aliquote della base imponibile creerà una redistribuzione del carico fiscale all'interno della platea delle imprese soggette all'IRES a favore della grande impresa e a sfavore della piccola e media impresa. Senza entrare nel merito della rimanente parte dell'articolo 3, riguardante l'IRAP, il fine originario di semplificare i sistemi di tassazione è ben impiegato come maschera per nascondere una maggiore imposizione fiscale. Tanto è che, come a tutti noto, questa finanziaria creerà, oltre ad una maggiore pressione fiscale, anche un maggiore deficit.

Se questa finanziaria non sarà approvata, il bilancio pubblico e il debito del Paese migliorerebbero. A queste condizioni, un articolo di questo tipo si trova a fronte d'investimenti che, come dicevamo parlando dell'articolo 2 e come diremo in futuro a proposito della famiglia e dei giovani, non hanno concretizzazione al di là delle pronunziazioni di principio fatte a livello programmatico nella discussione generale. A fronte, appunto, di questa maggiore pressione fiscale e del maggiore indebitamento dell'esercizio 2008 non ci saranno risultati positivi per il Paese. Questa, quindi, è la motivazione concreta, seria. Spesso, purtroppo, vanno considerati anche gli interessi in gioco - ripeto - nella rimodulazione del peso fiscale all'interno della platea IRES e qualcuno potrebbe fingere o potrebbe provare a nascondere per bene quello che succederà con l'approvazione di questo articolo.

Per questi motivi non possiamo che dichiarare il nostro voto contrario all'articolo 3. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

VEGAS (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, il Gruppo di Forza Italia voterà convintamente contro l'articolo 3, che costituisce una specie di specchio per le allodole, perché da una parte mostra un abbassamento della pressione fiscale e la diminuzione dell'aliquota nominale dell'IRES (il che è un bene), dall'altra però riprende con l'altra mano aumentando la base imponibile. Talché, il risultato netto per il sistema delle imprese è nullo, perché si abbassano le aliquote da una parte e si aumenta la base imponibile dall'altra. Per il sistema delle imprese, complessivamente, non c'è un'azione di sviluppo.

È vero che all'interno del sistema stesso, poi, si determina anche una distribuzione sperequata a vantaggio delle grandi imprese, a danno di quelle piccole e di quelle più indebitate: è un meccanismo che anziché guardare alla produttività e alla competitività delle imprese, guarda alla consistenza del capitale.

Vorrei poter dire che è un testo capitalistico, se per me questa non fosse una valutazione positiva, anziché negativa. Ma il risultato è che determina agevolazioni ad alcuni grandi che possono autofinanziarsi e andare magari sul mercato con emissioni, ma svantaggia quelli che hanno idee innovative, competono di più, hanno ammortamenti accelerati perché sono più tecnologizzati: in sostanza, sono le imprese che dovrebbero essere più orientate all'esportazione. È dunque un meccanismo miope, che non dà alle nostre imprese quello slancio che tutti chiedevamo.

La maggioranza, per così dire, si vanta di aver adottato una tassazione alla tedesca, ma in realtà i tedeschi hanno diminuito di più la tassazione sulle imprese e non hanno aumentato la base imponibile: le imprese tedesche sono quindi più competitive di quelle italiane, pur essendo in un contesto di economia elefantiaca come quella di tutta l'Europa continentale. Signor Presidente, bisognava allora avere il coraggio di affiancare alla diminuzione delle aliquote nominali anche quel contenimento della base imponibile che abbiamo proposto con i nostri emendamenti, altrimenti non c'è un effetto netto, un effetto di sviluppo sul sistema imprenditoriale.

Si sostiene che non ci sono le risorse. Non è vero, signor Presidente, perché la maggioranza avrebbe ben potuto evitare quei miliardi di euro di spese clientelari disposti da questa finanziaria sulla base degli emendamenti approvati in Commissione. Se si fosse comportata correttamente in questo senso, avrebbe trovato le risorse per operare una riduzione netta della imposizione sulle imprese.

La maggioranza, nella voluptas di accontentare tutti per cercare di salvaguardare in qualche modo un consenso (azione che sappiamo comunque che non le servirà), ha rinunciato a fare con questa finanziaria quell'una o due azioni incisive che si sarebbero potute fare: avrebbe potuto limitarsi a diminuire seriamente la tassazione per le imprese; avrebbe potuto limitarsi ad aumentare il reddito per gli strati più deboli della popolazione; non ha fatto né questo né quello e non si è neppure limitata, questa volta, nello spendere e spandere per accontentare le proprie clientele. La cosa non va assolutamente bene. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario di Alleanza Nazionale all'articolo 3, che rappresenta in modo emblematico l'atteggiamento di questo Governo in tutti i suoi comportamenti, caratterizzato da una connotazione fortemente ideologica nelle proprie scelte e da una connotazione di totale mistificazione nel comunicare all'Assemblea e al Paese le decisioni vere che sta assumendo. Farò solo tre esempi, signor Presidente.

In primo luogo, si aumenta la pressione fiscale e si afferma che invece la si riduce. Tale aumento di pressione fiscale è mascherato, da una parte, con una riduzione forte di pressione fiscale per grandi imprese, banche e assicurazioni e, dall'altra parte, da un enorme aumento di pressione fiscale per le piccole e medie imprese. Su tutti emerge il caso dell'IRES: poiché il Governo ha scritto nella relazione tecnica che il gettito nel 2008aumenta di circa 900 milioni, ciò significa che se, da un lato, le grandi banche, le grandi assicurazioni e le grandi imprese avranno uno sgravio di 1.000 milioni, le piccole e medie imprese pagheranno circa 2.000 milioni in più l'anno prossimo.

In secondo luogo, c'è l'aspetto ideologico. Come ha già evidenziato il collega Vegas, la logica di questo Governo e di questa maggioranza è lasciare meno soldi in tasca alle famiglie e alle imprese, portarli dentro lo Stato e i Ministeri, lasciando alla discrezionalità di questi ultimi l'operatività sul territorio. Questa è la logica perversa di un aumento di intermediazione della politica politicante, della politica delle clientele, che i contribuenti pagano con maggiori tasse e meno servizi: meno cittadini ma più sudditi.

In terzo luogo, per il Sud, forse l'Aula non ha notato che il collega Barbieri, pur di avere un consenso all'interno della maggioranza, ha modificato il suo emendamento, cosicché mentre nella prima versione - rispetto alla quale potevamo anche noi essere favorevoli - si davano 600 milioni, nella seconda versione i 600 milioni sono scomparsi e sono stati limitati a 10 milioni. Questo è stato il cambiamento del testo dell'emendamento del collega Barbieri. Non ci sono però soltanto minori risorse, perché - come ha già sottolineato il collega Viespoli - in assenza di automatismi fiscali che facciano scattare le forze sane del Sud per la crescita e lo sviluppo, l'erogazione degli stanziamenti avviene sulla base di discrezionalità politiche che aumentano il potere delle clientele.

Per questi motivi, signor Presidente, voteremo contro l'articolo 3. (Applausi del senatore Valentino).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Signor Presidente, chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico dell'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.0.1 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.0.2.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, l'emendamento 3.0.2 ha per oggetto questioni riguardanti la Regione Basilicata e al momento dell'espressione dei pareri ha dato origine ad una discussione. Vorrei capire se rispetto alle tesi che il relatore legittimamente ha sostenuto vi sia la possibilità di una interlocuzione proprio al fine di poter approvare la proposta di modifica.

Il relatore ha fatto riferimento a due punti sostanziali: il primo riguardo all'esistenza di vincoli internazionali, di vincoli comunitari, il secondo riguardo ad un emendamento approvato nel corso della discussione della legge finanziaria dello scorso anno. Vorrei che si prestasse maggiore attenzione a tale questione, perché abbiamo il dovere, soprattutto nei confronti di una Regione piccola, che probabilmente ha poca possibilità di essere sostenuta da un considerevole numero di rappresentanti del Parlamento, di verificare se le obiezioni poste dal relatore hanno un fondamento.

Il relatore parla dei vincoli, e nell'emendamento presentato dal senatore Viceconte e da altri senatori si fa riferimento esplicito all'esistenza di «vincoli derivanti dagli accordi internazionali e dalle normative dell'Unione europea», quindi c'è una presa d'atto, da parte dei presentatori, di non voler andare avanti come carri armati, ma di approvare una norma che consenta poi di intavolare una discussione seria rispetto ai vincoli esistenti.

Un'altra questione è legata all'avvenuta modificazione del quadro normativo. Vede, relatore, io ho vissuto anche un'esperienza amministrativa di importante livello e ricordo le discussioni - lo ricorderà anche il senatore Ghigo - con l'allora Presidente della Regione Basilicata, il senatore Bubbico, il quale sollevava con le Regioni il tema dei proventi da restituire ai cittadini della Basilicata per quanto riguarda la produzione di petrolio, possibilmente attraverso la forma della diminuzione del prezzo del carburante; lei ha parlato dello squilibrio che creerebbe questo emendamento, ma ricordo che le Regioni sostenevano le ragioni della Regione Basilicata.

Ho partecipato, nelle settimane scorse - lo dico al relatore e spero di trovare la sua attenzione - ad un'assemblea di amministratori dell'una e dell'altra parte politica (ero in giro per la Regione per presentare il mio nuovo movimento), organizzata da un esponente lucano, il senatore Monteleone che ricorderete aver fatto parte di questa Assemblea, e esponenti della sinistra contestavano al Governo Berlusconi di non essere intervenuto su questa materia. Oggi scopriamo dal relatore che nella finanziaria del Governo Berlusconi un emendamento avrebbe risolto questa materia. Evidentemente, o non è vero o nessuno ne è a conoscenza o non ha prodotto effetti sulla legislazione in favore di quella terra.

Vede, relatore, noi dobbiamo semplicemente stabilire un principio: se quella terra produce petrolio per tutti noi, c'è un diritto al ristoro per i cittadini di quella terra. Questo è il tema che pone l'emendamento, è un tema che si pone come fondamento normativo e che poi avrà seguito amministrativo nell'attuazione della stessa norma. Credo che sarebbe una cattiveria verso la Basilicata negare il diritto d'accesso nella legislazione italiana a questo emendamento. Lo dico soprattutto perché in quest'Aula oggi, come sempre del resto, ed è una presenza frequente, c'è il presidente Colombo che ha dimostrato attaccamento alla sua terra: a me piacerebbe che almeno lui votasse a favore di questo segnale di attenzione verso la Basilicata. Ho notato che ella, senatore Colombo, non ha partecipato al voto sull'emendamento presentato dal senatore Buccico; in questo caso sarebbe opportuno partecipare, evitando che prevalga una logica d'appartenenza contrastante con gli interessi della Basilicata. (Applausi del senatore Morselli).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817 (ore 13,54)

 

PRESIDENTE. Informo i colleghi che sono iscritti a parlare in dichiarazione di voto sull'emendamento 3.0.2 ancora due colleghi, i senatori Viceconte e Di Siena. Sono quasi le ore 14; svolgerei le dichiarazioni di voto, rinviando il voto alla seduta successiva.

 

VICECONTE (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VICECONTE (FI). Signor Presidente, anch'io vorrei ribadire l'utilità dell'emendamento 3.0.2 nell'interesse dei cittadini lucani e della Basilicata, di una terra che ormai si avvia a fornire il 25 per cento del petrolio nazionale.

Inoltre, vorrei ribadire al senatore Legnini che nella finanziaria dell'anno scorso ha confuso un problema di royalty con un problema di accise. Credo che sia importante e necessario - faccio appello ai senatori lucani e al presidente Colombo - mettere da parte per una volta gli interessi di partito e badare all'interesse della popolazione di una terra che dà molto al Paese anche in termini di risorse energetiche, dando una opportunità a tanti giovani che da quella terra continuano ad emigrare e creando ulteriori possibilità di economia e di ricchezza all'interno della nostra Basilicata. (Applausi dal Gruppo FI).

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, vorrei intervenire sulle dichiarazioni rese dal collega Viceconte a proposito della Basilicata, anche per qualche interesse privato in atto di ufficio. La questione è oggettivamente seria e per qualche verso fondata, tuttavia (come ho detto ai colleghi, oltre che amici, con i quali ovviamente non posso che condividere una battaglia a favore della nostra terra) non è questa l'occasione per affrontare seriamente il problema e tentare di risolverlo.

PRESIDENTE. Posso farle una proposta, senatore Boccia? Sospendiamo adesso i nostri lavori e riprendiamo la discussione sull'emendamento 3.0.2 alle ore 16.

BOCCIA Antonio (Ulivo). Vorrei dire al collega Viceconte, che è stato per cinque anni Sottosegretario alle infrastrutture del Governo Berlusconi, che in quei cinque anni noi più volte avevamo sollevato questo problema e il Governo Berlusconi ha sempre risposto negativamente. Mi fa piacere che adesso si chieda a noi...

PRESIDENTE. Mi scusi, lei non sta intervenendo sull'ordine dei lavori, ma nel merito dell'emendamento.

DI SIENA (SDSE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DI SIENA (SDSE). Signor Presidente, volevo sapere se per dichiarare un voto bisogna intervenire sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Il suo quesito, dopo l'intervento del senatore Boccia, è pertinente.

 

DI SIENA (SDSE). Quindi, mi aiuti, mi orienti.

 

PRESIDENTE. Sono le ore 13,55. Se è d'accordo, toglierei la seduta e lei potrà intervenire alla ripresa alle ore 16.

 

IZZO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IZZO (FI). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento 3.0.2 e prendo atto della dichiarazione della disponibilità del senatore Boccia di appoggiare l'emendamento alla luce delle considerazioni che ha esposto.

 

PRESIDENTE. Data l'ora, rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.


Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (1817)

 

ARTICOLO 3 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

 

Art. 3.

 

Approvato con un emendamento

 

(Razionalizzazione della disciplina in materia di IRES e di IVA)

1. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 56, comma 2, le parole: «non dedotti ai sensi degli articoli 96 e 109, commi 5 e 6» sono sostituite dalle seguenti: «non dedotti ai sensi degli articoli 61 e 109, comma 5»;

b) l'articolo 61 è sostituito dal seguente:

«Art. 61. - (Interessi passivi) - 1. Gli interessi passivi inerenti l'esercizio d'impresa sono deducibili per la parte corrispondente al rapporto tra l'ammontare dei ricavi e altri proventi che concorrono a formare il reddito d'impresa o che non vi concorrono in quanto esclusi e l'ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi.

2. La parte di interessi passivi non deducibile ai sensi del comma 1 non dà diritto alla detrazione dall'imposta prevista alle lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 15.»;

c) gli articoli 62 e 63 sono abrogati;

d) all'articolo 66, comma 3, la parola: «96,» è soppressa;

e) all'articolo 77, comma 1, le parole: «33 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «27,5 per cento»;

f) all'articolo 83, comma 1, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «In caso di attività che fruiscono di regimi di parziale o totale detassazione del reddito, le relative perdite fiscali assumono rilevanza nella stessa misura in cui assumerebbero rilevanza i risultati positivi.»;

g) all'articolo 84, comma 1:

1) il secondo periodo è soppresso;

2) al quarto periodo, le parole: «non dedotti ai sensi degli articoli 96 e 109, commi 5 e 6» sono sostituite dalle seguenti: «non dedotti ai sensi dell'articolo 109, comma 5»;

h) all'articolo 87, comma 1, alinea, le parole: «del 91 per cento, e dell'84 per cento a decorrere dal 2007» sono sostituite dalle seguenti: «del 95 per cento»;

i) l'articolo 96 è sostituito dal seguente:

«Art. 96. - (Interessi passivi) - 1. Gli interessi passivi e gli oneri assimilati, diversi da quelli compresi nel costo dei beni ai sensi del comma 1, lettera b), dell'articolo 110, sono deducibili in ciascun periodo d'imposta fino a concorrenza degli interessi attivi e proventi assimilati. L'eccedenza è deducibile nel limite del 30 per cento del risultato operativo lordo della gestione caratteristica.

2. Per risultato operativo lordo si intende la differenza tra il valore e i costi della produzione di cui al primo comma, lettere A) e B), dell'articolo 2425 del codice civile, con esclusione delle voci di cui al numero 10, lettere a) e b), e dei canoni di locazione finanziaria di beni strumentali, così come risultanti dal conto economico dell'esercizio; per i soggetti che redigono il bilancio in base ai princìpi contabili internazionali si assumono le voci di conto economico corrispondenti.

3. Ai fini del presente articolo, assumono rilevanza gli interessi passivi e gli interessi attivi, nonché gli oneri e i proventi assimilati, derivanti da contratti di mutuo, da contratti di locazione finanziaria, dall'emissione di obbligazioni e titoli similari e da ogni altro rapporto avente causa finanziaria, con esclusione degli interessi impliciti derivanti da debiti di natura commerciale e inclusione, tra gli attivi, di quelli derivanti da crediti della stessa natura. Nei confronti dei soggetti operanti con la pubblica amministrazione, si considerano interessi attivi rilevanti ai soli effetti del presente articolo anche quelli virtuali, calcolati al tasso ufficiale di riferimento aumentato di un punto, ricollegabili al ritardato pagamento dei corrispettivi.

4. Gli interessi passivi e gli oneri assimilati indeducibili in un determinato periodo d'imposta sono dedotti dal reddito dei successivi periodi d'imposta, ma non oltre il quinto, se e nei limiti in cui, in tali periodi, l'importo degli interessi passivi e degli oneri assimilati di competenza, eccedenti gli interessi attivi e i proventi assimilati, sia inferiore al 30 per cento del risultato operativo lordo di competenza. Presentando apposito interpello all'Agenzia delle entrate, ai sensi dell'articolo 37-bis, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, l'impresa può richiedere la disapplicazione totale o parziale del limite quinquennale al riporto in avanti, dimostrando che l'indebitamento dipende da piani di riorganizzazione aziendale avviati o da avviare o dall'acquisizione di aziende prevalentemente con capitale di debito o dall'avvio di nuove iniziative economiche ovvero da altri elementi che renderebbero particolarmente oneroso procedere ad una ristrutturazione o rinegoziazione dei finanziamenti contratti; in deroga al comma 1 dell'articolo 11 della legge 27 luglio 2000, n.212, l'Agenzia delle entrate risponde entro il termine di sessanta giorni. La decorrenza del termine di sessanta giorni non si interrompe nel caso di richieste istruttorie avanzate dall'Agenzia delle entrate.

5. Le disposizioni dei commi precedenti non si applicano alle banche e agli altri soggetti finanziari indicati nell'articolo l del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n.87, con l'eccezione delle società che esercitano in via esclusiva o prevalente l'attività di assunzione di partecipazioni in società esercenti attività diversa da quelle creditizia o finanziaria, alle imprese di assicurazione nonché alle società capogruppo di gruppi bancari e assicurativi.

6. Resta ferma l'applicazione prioritaria delle regole di indeducibilità assoluta previste dall'articolo 90, comma 2, e dai commi 7 e 10 dell'articolo 110 del presente testo unico, dall'articolo 3, comma 115, della legge 28 dicembre 1995, n.549, in materia di interessi su titoli obbligazionari, e dall'articolo 1, comma 465, della legge 30 dicembre 2004, n.311, in materia di interessi sui prestiti dei soci delle società cooperative.

7. In caso di partecipazione al consolidato nazionale di cui alla sezione seconda del presente capo, l'eventuale eccedenza di interessi passivi ed oneri assimilati indeducibili generatasi in capo a un soggetto può essere portata in abbattimento del reddito complessivo di gruppo se e nei limiti in cui altri soggetti partecipanti al consolidato presentino, per lo stesso periodo d'imposta, un risultato operativo lordo capiente non integralmente sfruttato per la deduzione. Tale regola si applica anche alle eccedenze oggetto di riporto in avanti, con esclusione di quelle generatesi anteriormente all'ingresso nel consolidato nazionale.»;

l) gli articoli 97 e 98 sono abrogati;

m) all'articolo 101, il comma 6 è sostituito dal seguente:

«6. Le perdite attribuite per trasparenza dalle società in nome collettivo e in accomandita semplice sono utilizzabili solo in abbattimento degli utili attribuiti per trasparenza nei successivi cinque periodi d'imposta dalla stessa società che ha generato le perdite.»;

n) all'articolo 102:

1) il comma 3 è abrogato;

2) il comma 7 è sostituito dal seguente:

«7. Per i beni concessi in locazione finanziaria l'impresa concedente che imputa a conto economico i relativi canoni deduce quote di ammortamento determinate in ciascun esercizio nella misura risultante dal relativo piano di ammortamento finanziario. Per l'impresa utilizzatrice che imputa a conto economico i canoni di locazione finanziaria, la deduzione è ammessa a condizione che la durata del contratto non sia inferiore ai due terzi del periodo di ammortamento corrispondente al coefficiente stabilito a norma del comma 2, in relazione all'attività esercitata dall'impresa stessa; in caso di beni immobili, qualora l'applicazione della regola di cui al periodo precedente determini un risultato inferiore a undici anni ovvero superiore a diciotto anni, la deduzione è ammessa se la durata del contratto non è, rispettivamente, inferiore a undici anni ovvero pari almeno a diciotto anni. Per i beni di cui all'articolo 164, comma 1, lettera b), la deducibilità dei canoni di locazione finanziaria è ammessa a condizione che la durata del contratto non sia inferiore al periodo di ammortamento corrispondente al coefficiente stabilito a norma del comma 2. La quota di interessi impliciti desunta dal contratto è soggetta alle regole dell'articolo 96.»;

o) all'articolo 102-bis, il comma 4 è abrogato;

p) all'articolo 108, comma 2, i periodi dal secondo al quarto sono sostituiti dai seguenti: «Le spese di rappresentanza sono deducibili nel periodo d'imposta di sostenimento se rispondenti ai requisiti di inerenza e congruità stabiliti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, anche in funzione della natura e della destinazione delle stesse, del volume dei ricavi dell'attività caratteristica dell'impresa e dell'attività internazionale dell'impresa. Tra le spese qualificabili come spese di rappresentanza e sottoposte ai limiti di inerenza e congruità previsti dal predetto decreto, possono essere contemplate anche le perdite fiscali di società sportive professionistiche controllate, oggetto di consolidamento ai sensi delle sezioni seconda e terza del presente capo. Sono comunque deducibili le spese relative a beni distribuiti gratuitamente di valore unitario non superiore a euro 50.»;

q) all'articolo 109:

1) al comma 4, lettera b), le parole da: «Gli ammortamenti dei beni materiali» fino a: «, che hanno concorso alla formazione del reddito.», sono soppresse;

2) al comma 5, secondo periodo, le parole: «per la parte corrispondente al rapporto di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo 96» sono sostituite dalle seguenti: «per la parte corrispondente al rapporto tra l'ammontare dei ricavi e altri proventi che concorrono a formare il reddito d'impresa o che non vi concorrono in quanto esclusi e l'ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi»;

3) il comma 6 è abrogato;

r) all'articolo 119, comma 1, lettera d), la parola: «ventesimo» è sostituita dalla seguente: «sedicesimo»;

s) l'articolo 122 è sostituito dal seguente:

«Art. 122. - (Obblighi della società o ente controllante). - 1. La società o ente controllante presenta la dichiarazione dei redditi del consolidato, calcolando il reddito complessivo globale risultante dalla somma algebrica dei redditi complessivi netti dichiarati da ciascuna delle società partecipanti al regime del consolidato e procedendo alla liquidazione dell'imposta di gruppo secondo le disposizioni attuative contenute nel decreto ministeriale di cui all'articolo 129 e in quello di approvazione del modello annuale di dichiarazione dei redditi.»;

t) all'articolo 134, comma 1, la lettera a) è abrogata;

u) gli articoli 123 e 135 sono abrogati;

v) dopo l'articolo 139 è inserito il seguente:

«Art. 139-bis. - (Recupero perdite compensate) - 1. Nell'ipotesi di interruzione o di mancato rinnovo del consolidato mondiale, i dividendi o le plusvalenze derivanti dal possesso o dal realizzo delle partecipazioni nelle società consolidate, percepiti o realizzate dall'ente o società consolidante dal periodo d'imposta successivo all'ultimo periodo di consolidamento, per la parte esclusa o esente in base alle ordinarie regole, concorrono a formare il reddito, fino a concorrenza della differenza tra le perdite della società estera che si considerano dedotte e i redditi della stessa società inclusi nel consolidato. La stessa regola si applica durante il periodo di consolidamento in caso di riduzione della percentuale di possesso senza il venir meno del rapporto di controllo.

2. Con il decreto di cui all'articolo 142 sono stabilite le disposizioni attuative del comma 1, anche per il coordinamento con gli articoli 137 e 138.»;

z) all'articolo 172, comma 7, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le disposizioni del presente comma si applicano anche agli interessi indeducibili oggetto di riporto in avanti di cui al comma 4 dell'articolo 96».

2. Le disposizioni di cui al comma 1, lettere a), b), c), d), e), g), numero 2), l), m), o), p), q), numeri 2) e 3), e z), si applicano a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007. Le disposizioni di cui al comma 1, lettera i), si applicano dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007 e, per i primi tre periodi d'imposta di applicazione della nuova disciplina degli interessi passivi, il limite del riporto in avanti dell'eccedenza non dedotta è esteso dal quinto al decimo periodo successivo a quello di competenza. Le disposizioni di cui al comma 1, lettere f) e g), numero 1), si applicano a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007. La disposizione di cui al comma 1, lettera h), ha effetto per le plusvalenze realizzate a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007; resta ferma l'esenzione in misura pari all'84 per cento per le plusvalenze realizzate dalla predetta data fino a concorrenza delle svalutazioni dedotte ai fini fiscali nei periodi d'imposta anteriori a quello in corso al 1º gennaio 2004. La disposizione di cui al comma 1, lettera n), numero 1), si applica a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007 e la disposizione di cui al numero 2) della stessa lettera n), concernente la durata minima dei contratti di locazione finanziaria, si applica a decorrere dai contratti stipulati a partire dal 1º gennaio 2008. In attesa della revisione generale dei coefficienti di ammortamento tabellare, per i soggetti diversi da quelli indicati nell'articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, continuano ad applicarsi, per i beni entrati in funzione entro il periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007, le disposizioni dell'articolo 102, comma 3, secondo periodo, del medesimo testo unico nel testo previgente alle modifiche apportate dalla presente legge. La disposizione di cui al comma 1, lettera q), numero 1), ha effetto dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007, ferma restando l'applicazione in via transitoria delle disposizioni dell'articolo 109, comma 4, lettera b), terzo, quarto e quinto periodo, del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n.917 del 1986, nel testo previgente alle modifiche apportate dalla presente legge, per il recupero delle eccedenze risultanti alla fine del periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007. Il contribuente ha tuttavia la facoltà di eliminare il vincolo di disponibilità gravante sulle riserve in sospensione, ma senza alcun effetto sui valori fiscali dei beni e degli altri elementi, assoggettandole in tutto o in parte a imposta sostituiva con aliquota dell'uno per cento; l'imposta sostituiva deve essere versata in unica soluzione entro il termine di versamento dell'imposta sul reddito relativa al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007. Gli ammortamenti, gli accantonamenti e le altre rettifiche di valore imputati al conto economico a partire dall'esercizio dal quale, in conseguenza della modifica recata dalla citata disposizione del comma 1, lettera q), numero 1), decorre l'eliminazione delle deduzioni extracontabili, possono essere disconosciuti dall'Amministrazione finanziaria se non coerenti con i comportamenti contabili sistematicamente adottati nei precedenti esercizi, salva la possibilità per l'impresa di dimostrare la giustificazione economica di detti componenti in base a corretti princìpi contabili. La eliminazione della rettifica di consolidamento concernente la quota imponibile dei dividendi distribuiti dalle società controllate, conseguente alle modifiche recate dalle lettere s) e t) del comma 1, ha effetto dalle delibere di distribuzione adottate a partire dal 1º settembre 2007, esclusa la delibera riguardante la distribuzione dell'utile relativo all'esercizio anteriore a quello in corso al 31 dicembre 2007. L'eliminazione delle rettifiche di consolidamento concernenti il regime di neutralità per i trasferimenti infragruppo, conseguente alle modifiche recate dalla lettera u) del comma 1, si applica ai trasferimenti effettuati a partire dal periodo d'imposta successivo a quello in corso alla data del 31 dicembre 2007. Resta ferma l'applicazione degli articoli 124, comma 1, 125, comma 1, e 138, comma 1, del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n.917 del 1986.

3. Tra le spese e gli altri componenti negativi indeducibili di cui al comma 2 dell'articolo 90 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, non si comprendono gli interessi passivi relativi a finanziamenti contratti per l'acquisizione degli immobili indicati al comma 1 dello stesso articolo 90. La disposizione del periodo precedente costituisce norma di interpretazione autentica.

4. L'imprenditore individuale che alla data del 30 novembre 2007 utilizza beni immobili strumentali di cui all'articolo 43, comma 2, primo periodo, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, può, entro il 30 aprile 2008, optare per l'esclusione dei beni stessi dal patrimonio dell'impresa, con effetto dal periodo di imposta in corso alla data del 1º gennaio 2008, mediante il pagamento di una imposta sostitutiva dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, dell'imposta regionale sulle attività produttive e dell'imposta sul valore aggiunto, nella misura del 10 per cento della differenza tra il valore normale di tali beni ed il relativo valore fiscalmente riconosciuto. Per gli immobili la cui cessione è soggetta all'imposta sul valore aggiunto, l'imposta sostitutiva è aumentata di un importo pari al 30 per cento dell'imposta sul valore aggiunto applicabile al valore normale con l'aliquota propria del bene. Per gli immobili, il valore normale è quello risultante dall'applicazione dei moltiplicatori stabiliti dalle singole leggi di imposta alla rendita catastale ovvero a quella stabilita ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge 14 marzo 1988, n.70, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 maggio 1988, n.154, concernente la procedura per l'attribuzione della rendita catastale. L'imprenditore che si avvale delle disposizioni di cui ai periodi precedenti deve versare il 40 per cento dell'imposta sostitutiva entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo di imposta in corso alla data del 1º gennaio 2007 e la restante parte in due rate di pari importo entro il 16 dicembre 2008 e il 16 marzo 2009, con i criteri di cui al decreto legislativo 9 luglio 1997, n, 241. Sull'importo delle rate successive alla prima sono dovuti interessi nella misura del 3 per cento annuo, da versare contestualmente al versamento di ciascuna rata. Per la riscossione, i rimborsi ed il contenzioso si applicano le disposizioni previste per le imposte sui redditi.

5. Al fine di garantire l'invarianza del livello di tassazione dei dividendi e delle plusvalenze, in relazione alla riduzione dell'aliquota dell'imposta sul reddito delle società disposta dal comma 1 del presente articolo, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono proporzionalmente rideterminate le percentuali di cui agli articoli 47, comma 1, 58, comma 2, 59 e 68, comma 3, del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917.

6. Con il medesimo decreto di cui al comma 5 sono altresì determinate la normativa transitoria e le relative decorrenze.

7. A decorrere dal periodo d'imposta 2008, le persone fisiche titolari di redditi d'impresa e di redditi da partecipazione in società in nome collettivo e in accomandita semplice residenti nel territorio dello Stato possono optare per l'assoggettamento di tali redditi a tassazione separata con l'aliquota del 27,5 per cento, a condizione che i redditi prodotti ovvero imputati per trasparenza non siano prelevati o distribuiti. In caso di successivo prelievo o distribuzione, i redditi soggetti a tassazione separata concorrono a formare il reddito complessivo imponibile e l'imposta già versata si scomputa dall'imposta corrispondente ai redditi prelevati o distribuiti.

8. L'opzione prevista dal comma 7 non è esercitabile se le imprese o le società sono in contabilità semplificata. In apposito prospetto della dichiarazione dei redditi deve essere data indicazione del patrimonio netto formato con gli utili non distribuiti dei periodi d'imposta nei quali è applicato il regime di cui al comma 7 e le altre componenti del patrimonio netto. Le somme trasferite dal patrimonio dell'impresa a quello personale dell'imprenditore o dei soci, al netto delle somme versate nello stesso periodo d'imposta, costituiscono prelievi degli utili dell'esercizio in corso e, per l'eccedenza, di quelli degli esercizi precedenti. L'importo che supera il patrimonio si considera prelievo degli utili dei periodi d'imposta successivi, da assoggettare a tassazione in tali periodi. In caso di revoca dell'opzione, si considerano prelevati o distribuiti gli utili ancora esistenti al termine dell'ultimo periodo d'imposta di applicazione del regime opzionale.

9. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono dettate le disposizioni attuative del regime di cui ai commi 7 e 8, con particolare riferimento, tra l'altro, ai termini e alle modalità dell'opzione, al regime di imputazione delle perdite, al trattamento delle riserve di utili, al versamento dell'imposta e al coordinamento con le altre disposizioni del testo unico delle imposte sui redditi e in materia di accertamento.

10. In attesa della completa attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, con particolare riferimento alla individuazione delle regole fondamentali per assicurare il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario di livello substatuale, l'imposta regionale sulle attività produttive assume la natura di tributo proprio della regione e, a decorrere dal 1º gennaio 2009, è istituita con legge regionale. Al fine di assicurare il rispetto delle regole derivanti dall'applicazione del patto di stabilità e crescita adottato dall'Unione europea e di garantire il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica fissati a livello europeo, evitando interferenze tra le scelte di bilancio delle regioni e quelle dello Stato, resta comunque ferma l'indeducibilità dell'IRAP dalle imposte statali. Le regioni non possono modificare le basi imponibili; nei limiti stabiliti dalle leggi statali possono modificare l'aliquota, le detrazioni e le deduzioni, nonché introdurre speciali agevolazioni. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono all'attuazione del presente comma in conformità all'articolo 3, commi 158 e 159, della legge 23 dicembre 1996, n.662.

11. Con accordo concluso a norma deIl'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.281, è approvato lo schema di regolamento-tipo regionale recante la disciplina della liquidazione, dell'accertamento e della riscossione dell'lRAP istituita con legge regionale. Nell'ambito del regolamento di cui al periodo precedente sono individuate le norme derogabili dalle regioni; in ogni caso il regolamento, al fine di evitare incrementi di costi, stabilisce che le funzioni di liquidazione, accertamento e di riscossione sono affidate all'Agenzia delle entrate.

12. Fino alla emanazione dei regolamenti regionali conformi al regolamento-tipo di cui al comma 11, lo svolgimento delle attività di liquidazione, accertamento e riscossione dell'IRAP, nei territori delle singole regioni, prosegue nelle forme e nei modi previsti dalla legislazione vigente alla data di entrata in vigore della presente legge.

13. Al fine di razionalizzare la disciplina delle operazioni di riorganizzazione aziendale, al citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 172, è aggiunto, in fine, il seguente comma:

«10-bis. Il regime dell'imposta sostitutiva di cui al comma 2-ter dell'articolo 176 può essere applicato, con le modalità, le condizioni e i termini ivi stabiliti, anche dalla società incorporante o risultante dalla fusione per ottenere il riconoscimento fiscale dei maggiori valori iscritti in bilancio a seguito di tali operazioni.»;

b) all'articolo 173, è aggiunto, in fine, il seguente comma:

«15-bis. Il regime dell'imposta sostitutiva di cui al comma 2-ter dell'articolo 176 può essere applicato, con le modalità, le condizioni e i termini ivi stabiliti, anche dalla società beneficiaria dell'operazione di scissione per ottenere il riconoscimento fiscale dei maggiori valori iscritti in bilancio a seguito di tali operazioni.»;

c) all'articolo 175:

1) al comma 1, le parole: «di aziende e» e le parole: «all'azienda o» sono soppresse;

2) i commi 3 e 4 sono abrogati;

3) la rubrica è sostituita dalla seguente: «Conferimenti di partecipazioni di controllo o di collegamento»;

d) all'articolo 176:

1) al comma 1, le parole: «a condizione che il soggetto conferitario rientri fra quelli di cui all'articolo 73, comma 1, lettere a) e b)» sono soppresse;

2) il comma 2 è sostituito dal seguente:

«2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano anche se il conferente o il conferitario è un soggetto non residente, qualora il conferimento abbia ad oggetto aziende situate nel territorio dello Stato.»;

3) dopo il comma 2 sono inseriti i seguenti:

«2-bis. In caso di conferimento dell'unica azienda dell'imprenditore individuale, la successiva cessione delle partecipazioni ricevute a seguito del conferimento è disciplinata dagli articoli 67, comma 1, lettera c), e 68, assumendo come costo delle stesse l'ultimo valore fiscale dell'azienda conferita.

2-ter. In luogo dell'applicazione delle disposizioni dei commi 1, 2 e 2-bis, la società conferitaria può optare, nella dichiarazione dei redditi relativa all'esercizio nel corso del quale è stata posta in essere l'operazione o, al più tardi, in quella del periodo d'imposta successivo, per l'applicazione, in tutto o in parte, sui maggiori valori attribuiti in bilancio agli elementi dell'attivo costituenti immobilizzazioni materiali e immateriali relativi all'azienda ricevuta, di un'imposta sostitutiva dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, dell'imposta sul reddito delle società e dell'imposta regionale sulle attività produttive, con aliquota del 18 per cento. I maggiori valori assoggettati a imposta sostitutiva si considerano riconosciuti ai fini dell'ammortamento a partire dal periodo d'imposta nel corso del quale è esercitata l'opzione; in caso di realizzo dei beni anteriormente al secondo periodo d'imposta successivo a quello dell'opzione, il costo fiscale è ridotto dei maggiori valori assoggettati a imposta sostitutiva e dell'eventuale maggior ammortamento dedotto e l'imposta sostituiva versata è scomputata dall'imposta sui redditi ai sensi degli articoli 22 e 79.»;

4) al comma 3, le parole: «il regime di continuità dei valori fiscali riconosciuti» sono sostituite dalle seguenti: «i regimi di continuità dei valori fiscali riconosciuti o di imposizione sostitutiva» e le parole: «totale» e «parziale» sono soppresse;

5) al comma 5, sono premesse le seguenti parole: «Nelle ipotesi di cui ai commi 1, 2 e 2-bis,»;

6) il comma 6 è abrogato.

14. Le disposizioni di cui al comma 13 si applicano alle operazioni effettuate a partire dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007. La disciplina dell'imposta sostituiva introdotta dal comma 13, lettera d), numero 3), può essere richiesta anche per ottenere il riallineamento dei valori fiscali ai maggiori valori di bilancio iscritti in occasione di operazioni effettuate entro il periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007, nei limiti dei disallineamenti ancora esistenti alla chiusura di detto periodo o del periodo successivo. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze sono adottate le disposizioni attuative per l'esercizio e gli effetti dell'opzione, per l'accertamento e la riscossione dell'imposta sostitutiva e per il coordinamento con le disposizioni recate dai commi da 242 a 249 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, in materia di agevolazioni alle operazioni di aggregazioni aziendali. In caso di applicazione parziale dell'imposta sostitutiva, l'esercizio dell'opzione può essere subordinato al rispetto di limiti minimi.

15. L'eccedenza dedotta ai sensi dell'articolo 109, comma 4, lettera b), del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, nel testo previgente alle modifiche recate dalla presente legge, può essere recuperata a tassazione mediante opzione per l'applicazione di un'imposta sostitutiva dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, dell'imposta sul reddito delle società e dell'imposta regionale sulle attività produttive, con aliquota del 18 per cento. L'applicazione dell'imposta sostitutiva può essere anche parziale e, in tal caso, deve essere richiesta per classi omogenee di deduzioni extracontabili. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze sono adottate le disposizioni attuative per la definizione delle modalità, dei termini e degli effetti dell'esercizio dell'opzione. Si applicano le disposizioni del comma 2-ter, secondo periodo, dell'articolo 176 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n.917 del 1986.

16. L'ammontare delle differenze tra valori civili e valori fiscali degli elementi patrimoniali delle società aderenti al consolidato fiscale, risultanti dal bilancio relativo all'esercizio precedente a quello di esercizio dell'opzione per l'adesione al consolidato o di rinnovo dell'opzione stessa, da riallineare ai sensi degli articoli 128 e 141 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, al netto delle rettifiche già operate, può essere assoggettato ad un'imposta sostitutiva dell'imposta sul reddito delle società e dell'imposta regionale sulle attività produttive nella misura del 7 per cento. La disposizione del periodo precedente si applica anche per le differenze da riallineare ai sensi dell'articolo 115 del predetto testo unico. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze sono adottate le relative disposizioni attuative.

17. Al fine di semplificare le regole di determinazione della base imponibile dell'imposta regionale sulle attività produttive e di separarne la disciplina applicativa e dichiarativa da quella concernente le imposte sul reddito, al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) l'articolo 5 è sostituito dal seguente:

«Art. 5. - (Determinazione del valore della produzione netta delle società di capitali ed enti commerciali). - 1. Per i soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a), non esercenti le attività di cui agli articoli 6 e 7, la base imponibile è determinata dalla differenza tra il valore e i costi della produzione di cui al primo comma, lettere A) e B), dell'articolo 2425 del codice civile, con esclusione delle voci di cui ai numeri 9, 10, lettere c) e d), 12 e 13, così come risultanti dal conto economico dell'esercizio.

2. Per i soggetti che redigono il bilancio in base ai princìpi contabili internazionali, la base imponibile è determinata assumendo le voci del valore e dei costi della produzione corrispondenti a quelle indicate nel comma1.

3. Tra i componenti negativi non si considerano comunque in deduzione: le spese per il personale dipendente e assimilato classificate in voci diverse dalla citata voce di cui alla lettera B), numero 9, nonché i costi, i compensi e gli utili indicati nel comma 1, lettera b), numeri da 2) a 5), dell'articolo 11 del presente decreto; la quota interessi dei canoni di locazione finanziaria, desunta dal contratto; le perdite su crediti; l'imposta comunale sugli immobili di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.504. I contributi erogati in base a norma di legge concorrono comunque alla formazione del valore della produzione, fatta eccezione per quelli correlati a costi indeducibili.

4. I componenti positivi e negativi classificabili in voci del conto economico diverse da quelle indicate al comma l concorrono alla formazione della base imponibile se correlati a componenti rilevanti della base imponibile di periodi d'imposta precedenti o successivi.

5. Indipendentemente dalla effettiva collocazione nel conto economico, i componenti positivi e negativi del valore della produzione sono accertati secondo i criteri di corretta qualificazione, imputazione temporale e classificazione previsti dai princìpi contabili adottati dall'impresa.»;

b) dopo l'articolo 5 è inserito il seguente:

«Art. 5-bis. - (Determinazione del valore della produzione netta delle società di persone e delle imprese individuali). - 1. Per i soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, lettera b), la base imponibile è determinata dalla differenza tra l'ammontare dei ricavi di cui all'articolo 85, comma 1, lettere a), b), f) e g), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e delle variazioni delle rimanenze finali di cui agli articoli 92 e 93 del medesimo testo unico, e l'ammontare dei costi delle materie prime, sussidiarie e di consumo, delle merci, dei servizi, dell'ammortamento e dei canoni di locazione anche finanziaria dei beni strumentali materiali e immateriali. Non sono deducibili: le spese per il personale dipendente e assimilato; i costi, i compensi e gli utili indicati nel comma l, lettera b), numeri da 2) a 5), dell'articolo 11 del presente decreto; la quota interessi dei canoni di locazione finanziaria, desunta dal contratto; le perdite su crediti; l'imposta comunale sugli immobili di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.504. I contributi erogati in base a norma di legge concorrono comunque alla formazione del valore della produzione, fatta eccezione per quelli correlati a costi indeducibili. I componenti rilevanti si assumono secondo le regole di qualificazione, imputazione temporale e classificazione valevoli per la determinazione del reddito d'impresa ai fini dell'imposta personale.»;

c) l'articolo 6 è sostituito dal seguente:

«Art. 6. - (Determinazione del valore della produzione netta delle banche e di altri enti e società finanziari). - 1. Per le banche e gli altri enti e società finanziari indicati nell'articolo l del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n.87, e successive modificazioni, salvo quanto previsto nei successivi commi, la base imponibile è determinata dalla somma algebrica delle seguenti voci del conto economico redatto in conformità agli schemi risultanti dai provvedimenti emessi ai sensi dell'articolo 9, comma 1, del decreto legislativo 28 febbraio 2005, n.38:

a) margine d'intermediazione ridotto del 50 per cento dei dividendi;

b) ammortamenti dei beni materiali e immateriali ad uso funzionale per un importo pari al 90 per cento;

c) altre spese amministrative per un importo pari al 90 per cento.

2. Per le società di intermediazione mobiliare e gli intermediari, diversi dalle banche, abilitati allo svolgimento dei servizi di investimento indicati nell'articolo 1 testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n.58, iscritti nell'albo previsto dall'articolo 20 dello stesso decreto, assume rilievo la differenza tra la somma degli interessi attivi e proventi assimilati relativi alle operazioni di riporto e di pronti contro termine e le commissioni attive riferite ai servizi prestati dall'intermediario e la somma degli interessi passivi e oneri assimilati relativi alle operazioni di riporto e di pronti contro termine e le commissioni passive riferite ai servizi prestati dall'intermediario.

3. Per le società di gestione dei fondi comuni di investimento, di cui alle leggi 23 marzo 1983, n.77, e 14 agosto 1993, n.344, e al decreto legislativo 25 gennaio 1992, n.84, si assume la differenza tra le commissioni attive e passive.

4. Per le società di investimento a capitale variabile, si assume la differenza tra le commissioni di sottoscrizione e le commissioni passive dovute a soggetti collocatori.

5. Per i soggetti indicati nei commi 2, 3 e 4, si deducono i componenti negativi di cui alle lettere b) e c) del comma 1 nella misura ivi indicata.

6. I componenti positivi e negativi si assumono così come risultanti dal conto economico dell'esercizio redatto secondo i criteri contenuti nei provvedimenti della Banca d'Italia 22 dicembre 2005 e 14 febbraio 2006, adottati ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 28 febbraio 2005, n.38 e pubblicati rispettivamente nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.11 del 14 gennaio 2006 e n.58 del 10 marzo 2006. Si applica il comma 5 dell'articolo 4.

7. Per la Banca d'Italia e l'Ufficio italiano dei cambi, per i quali assumono rilevanza i bilanci compilati in conformità ai criteri di rilevazione e di redazione adottati dalla Banca centrale europea ai sensi dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e alle raccomandazioni dalla stessa formulate in materia, la base imponibile è determinata dalla somma algebrica delle seguenti componenti:

a) interessi netti;

b) risultato netto da commissioni, provvigioni e tariffe;

c) costi per servizi di produzione di banconote;

d) risultato netto della redistribuzione del reddito monetario;

e) ammortamenti delle immobilizzazioni materiali e immateriali, nella misura del 90 per cento;

f) spese di amministrazione, nella misura del 90 per cento.

8. Per i soggetti indicati nei commi precedenti non è comunque ammessa la deduzione: dei costi, dei compensi e degli utili indicati nel comma 1, lettera b), numeri da 2) a 5), dell'articolo 11; della quota interessi dei canoni di locazione finanziaria, desunta dal contratto; dell'imposta comunale sugli immobili di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.504. I contributi erogati in base a norma di legge concorrono comunque alla formazione del valore della produzione, fatta eccezione per quelli correlati a costi indeducibili.

9. Per le società la cui attività consiste, in via esclusiva o prevalente, nella assunzione di partecipazioni in società esercenti attività diversa da quella creditizia o finanziaria, per le quali sussista l'obbligo dell'iscrizione, ai sensi dell'articolo 113 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385, nell'apposita sezione dell'elenco generale dei soggetti operanti nel settore finanziario, la base imponibile è determinata aggiungendo al risultato derivante dall'applicazione dell'articolo 5 la differenza tra gli interessi attivi e proventi assimilati e gli interessi passivi e oneri assimilati.»;

d) l'articolo 7 è sostituito dal seguente:

«Art. 7. - (Determinazione del valore della produzione netta delle imprese di assicurazione) - 1. Per le imprese di assicurazione, la base imponibile è determinata apportando alla somma dei risultati del conto tecnico dei rami danni (voce 29) e del conto tecnico dei rami vita (voce 80) del conto economico le seguenti variazioni:

a) gli ammortamenti dei beni strumentali, ovunque classificati, e le altre spese di amministrazione (voci 24 e 70), sono deducibili nella misura del 90 per cento;

b) i dividendi (voce 33) sono assunti nella misura del 50 per cento.

2. Dalla base imponibile non sono comunque ammessi in deduzione: le spese per il personale dipendente e assimilato ovunque classificate nonché i costi, i compensi e gli utili indicati nel comma 1, lettera b), numeri da 2) a 5), dell'articolo 11; le svalutazioni, le perdite e le riprese di valore dei crediti; la quota interessi dei canoni di locazione finanziaria, desunta dal contratto; l'imposta comunale sugli immobili di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.504.

3. I contributi erogati in base a norma di legge concorrono comunque alla formazione del valore della produzione, fatta eccezione per quelli correlati a costi indeducibili.

4. I componenti positivi e negativi si assumono così come risultanti dal conto economico dell'esercizio redatto in conformità ai criteri contenuti nel decreto legislativo 26 maggio 1997, n.173, e alle istruzioni impartite dall'ISVAP con il provvedimento n.735 del 1º dicembre 1997, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.289 del 12 dicembre 1997.»;

e) all'articolo 8, comma 1, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «I compensi, i costi e gli altri componenti si assumono così come rilevanti ai fini della dichiarazione dei redditi.»;

f) all'articolo 11:

1) al comma 1, lettera a), numeri 2) e 3), le parole: «pari a 5.000» e «fino a 10.000» sono sostituite, rispettivamente, dalle seguenti: «pari a 4.600» e: «fino a 9.200»;

2) al comma 1, lettera b), i numeri 1) e 6) sono abrogati e al numero 2) le parole: «di cui all'articolo 81» sono sostituite dalle seguenti: «nonché i compiti attribuiti per obblighi di fare, non fare o permettere, di cui all'articolo 67»;

3) i commi 2, 3 e 4 sono abrogati;

4) al comma 4-bis, le parole: «euro 8.000», «euro 6.000», «euro 4.000» e «euro 2.000» sono sostituite, rispettivamente, dalle seguenti: «euro 7.350», «euro 5.500», «euro 3.700» e «euro 1.850»;

5) al comma 4-bis1, le parole: «pari a euro 2.000» sono sostituite dalle seguenti: «pari a euro 1.850»;

g) l'articolo 11-bis è abrogato;

h) all'articolo 16, comma 1, le parole: «l'aliquota del 4,25 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «l'aliquota del 3,9 per cento».

18. Le disposizioni di cui al comma 17 si applicano a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007. L'ammontare complessivo dei componenti negativi dedotti dalla base imponibile IRAP fino al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007 previa indicazione nell'apposito prospetto di cui all'articolo 109, comma 4, lettera b), del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, è recuperato a tassazione in sei quote costanti a partire dal periodo d'imposta successivo a quello in corso alla suddetta data del 31 dicembre 2007; in corrispondenza di tale recupero, si determina lo svincolo, per la quota IRAP, delle riserve in sospensione indicate nel suddetto prospetto. Per le quote residue dei componenti negativi la cui deduzione sia stata rinviata in applicazione della precedente disciplina dell'IRAP continuano ad applicarsi le regole precedenti, ad eccezione delle quote residue derivanti dall'applicazione del comma 3 dell'articolo 111 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n.917 del 1986, il cui ammontare complessivo è deducibile in sei quote costanti a partire dal periodo d'imposta successivo a quello in corso alla suddetta data del 31 dicembre 2007. Resta fermo il concorso alla formazione della base imponibile delle quote residue delle plusvalenze o delle altre componenti positive conseguite fino al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007 e la cui tassazione sia stata rateizzata in applicazione della precedente disciplina.

19. Ferma restando la disciplina ordinaria in materia di accertamento e di riscossione prevista dal decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007, la dichiarazione annuale dell'imposta regionale sulle attività produttive non deve essere più presentata in forma unificata e deve essere presentata direttamente alla regione o alla provincia autonoma di domicilio fiscale del soggetto passivo. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro il 31 marzo 2008, sono stabiliti i nuovi termini e le modalità di presentazione della dichiarazione IRAP e sono dettate le opportune disposizioni di coordinamento.

20. A partire dal 1º gennaio 2008, anche in deroga alle disposizioni previste dalle singole leggi istitutive, i crediti d'imposta da indicare nel quadro RU della dichiarazione dei redditi possono essere utilizzati nel limite annuale di 250.000 euro. L'ammontare eccedente è riportato in avanti anche oltre il limite temporale eventualmente previsto dalle singole leggi istitutive ed è comunque compensabile per l'intero importo residuo a partire dal terzo anno successivo a quello in cui si genera l'eccedenza. Il tetto previsto dal presente comma non si applica alle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 280, della legge 27 dicembre 2006, n.296; il tetto previsto dal presente comma non si applica alle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 271, della legge 27 dicembre 2006, n.296, a partire dalla data del 1º gennaio 2010.

21. All'articolo 73, ultimo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, dopo il primo periodo sono inseriti i seguenti: «Agli effetti delle dichiarazioni e dei versamenti di cui al precedente periodo non si tiene conto delle eccedenze detraibili, risultanti dalle dichiarazioni annuali relative al periodo d'imposta precedente, degli enti e società diversi da quelli per i quali anche in tale periodo d'imposta l'ente o società controllante si è avvalso della facoltà di cui al presente comma. Alle eccedenze detraibili degli enti e delle società per i quali trova applicazione la disposizione di cui al precedente periodo si applicano le disposizioni di cui all'articolo 30».

22. La disposizione di cui al comma 21 si applica a partire dalla liquidazione IVA di gruppo relativa all'anno 2008.

23. Il comma 4-bis dell'articolo 4 del decreto-legge 28 dicembre 2006, n.300, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2007, n.17, è abrogato. In relazione a quanto previsto dal primo periodo del presente comma ed in considerazione dell'effettivo utilizzo dei crediti d'imposta previsti dagli articoli 7 e 8 della legge 23 dicembre 2000, n.388, le risorse finanziarie a tale fine preordinate, esistenti presso la contabilità speciale 1778 - Fondi di bilancio, sono ridotte di 1.500 milioni di euro. Le predette risorse sono versate al bilancio dello Stato nella misura di 450 milioni per l'anno 2008 e 525 milioni per ciascuno degli anni 2009 e 2010.

24. All'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 280, secondo periodo, la parola: «15» è sostituita dalla seguente: «40»;

b) al comma 281, la parola: «15» è sostituita dalla seguente: «50»;

c) il comma 284 è abrogato.

25. In attuazione del parere motivato dellaCommissione delle Comunità europee n.C(2006)2544 del 28 giugno 2006, al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, sono apportate le seguenti modifiche:

a) all'articolo 27:

1) al comma 3, primo periodo, dopo le parole: «soggetti non residenti nel territorio dello Stato» sono inserite le seguenti: «diversi dalle società ed enti indicati nel comma 3-ter,»;

2) al comma 3, terzo periodo, dopo le parole: «azionisti di risparmio» sono inserite le seguenti: «e dalle società ed enti indicati nel comma 3-ter»;

3) al comma 3-bis, primo periodo, le parole: «di cui al comma 3» sono sostituite dalle seguenti: «di cui ai commi 3 e 3-ter»;

4) dopo il comma 3-bis è inserito il seguente:

«3-ter. La ritenuta è operata a titolo di imposta e con l'aliquota dell'1,375 per cento sugli utili corrisposti alle società e agli enti soggetti ad un'imposta sul reddito delle società negli Stati membri dell'Unione europea e negli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, ed ivi residenti, in relazione alle partecipazioni, agli strumenti finanziari di cui all'articolo 44, comma 2, lettera a), del predetto testo unico e ai contratti di associazione in partecipazione di cui all'articolo 109, comma 9, lettera b), del medesimo testo unico, non relativi a stabili organizzazioni nel territorio dello Stato.»;

b) all'articolo 27-bis, commi 1, alinea, e 3, le parole: «al terzo comma» sono sostituite dalle seguenti: «ai commi 3, 3-bis e 3-ter»;

c) all'articolo 27-ter, comma 1, le parole: «commi 1 e 3» sono sostituite dalle seguenti: «commi 1, 3 e 3-ter».

26. Le disposizioni di cui al comma 25 si applicano agli utili formatisi a partire dall'esercizio successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007. A tal fine, le società ed enti che distribuiscono i dividendi indicano in dichiarazione gli ammontari degli utili o delle riserve di utili formatisi a partire dall'esercizio di cui al periodo precedente e di quelli formati in altri esercizi.

27. Fino all'emanazione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 168-bis del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, introdotto dal comma 39, lettera n), del presente articolo, ai fini dell'applicazione delle disposizioni del comma 3-ter dell'articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, introdotto dal comma 25, lettera a), numero 4), del presente articolo, gli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo sono quelli inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, emanato in attuazione dell'articolo 11, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 1º aprile 1996, n.239.

28. Al fine di favorire la crescita dimensionale delle aggregazioni professionali, funzionale al miglioramento della qualità dei servizi forniti alla collettività e dell'organizzazione del lavoro, agli studi professionali associati o alle altre entità giuridiche, anche in forma societaria, risultanti dall'aggregazione di almeno quattro ma non più di dieci professionisti, è attribuito un credito d'imposta di importo pari al 15 per cento dei costi sostenuti per l'acquisizione, anche mediante locazione finanziaria, dei beni indicati al comma 31, nonché per l'ammodernamento, ristrutturazione e manutenzione degli immobili utilizzati, che per le loro caratteristiche sono imputabili ad incremento del costo dei beni ai quali si riferiscono.

29. Il credito d'imposta spetta, con riferimento alle operazioni di aggregazione effettuate nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2008 e il 31 dicembre 2010, per i costi sostenuti a partire dalla data in cui l'operazione di aggregazione risulta effettuata e nei successivi dodici mesi.

30. L'agevolazione di cui al comma 28, spettante a condizione che tutti i soggetti partecipanti alle operazioni di aggregazione esercitino l'attività professionale esclusivamente all'interno della struttura risultante dall'aggregazione, non si applica a quelle strutture che in forma associata si limitano ad eseguire attività meramente strumentali per l'esercizio dell'attività professionale.

31. Il credito d'imposta è commisurato all'ammontare complessivo dei costi sostenuti per l'acquisizione di:

a) beni mobili ed arredi specifici, attrezzature informatiche, macchine d'ufficio, impianti ed attrezzature varie;

b) programmi informatici e brevetti concernenti nuove tecnologie di servizi.

32. Il credito d'imposta, indicato nella relativa dichiarazione dei redditi, è utilizzabile in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, e successive modificazioni.

33. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro della giustizia, sono determinate le modalità di attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 28 a 32 e sono stabilite le procedure di monitoraggio e di controllo, nonché specifiche cause di revoca, totale o parziale, del credito d'imposta e di applicazione delle sanzioni, anche nei casi in cui, nei tre anni successivi all'aggregazione, il numero dei professionisti associati si riduca in modo significativo rispetto a quello esistente dopo l'aggregazione.

34. L'efficacia delle disposizioni di cui ai commi da 28 a 33 è subordinata, ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato che istituisce la Comunità europea, all'autorizzazione della Commissione europea.

35. All'articolo 74-ter del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, dopo il comma 8 è inserito il seguente:

«8-bis. Le agenzie di viaggi e turismo possono, per le prestazioni di organizzazione di convegni, congressi e simili, applicare il regime ordinario dell'imposta sul valore aggiunto. In tali casi le agenzie di viaggi e turismo possono detrarre l'imposta sul valore aggiunto dovuta o versata per i servizi da esse acquistati dai loro fornitori, se si tratta di operazioni effettuate a diretto vantaggio del cliente. Il diritto alla detrazione sorge nel momento in cui diventa esigibile l'imposta per la prestazione in relazione alla quale le agenzie di viaggi e turismo optano per il regime ordinario dell'imposta sul valore aggiunto. Qualora applichino sia il regime ordinario dell'imposta sul valore aggiunto che il regime speciale d'imposizione sul margine, le agenzie di viaggi e turismo devono registrare separatamente nella propria contabilità le operazioni che rientrano in ciascuno di tali regimi».

36. L'efficacia della disposizione di cui al comma 35 è subordinata alla concessione di una deroga, ai sensi e alle condizioni dell'articolo 395 della direttiva 2006/112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006, da parte dei competenti organi comunitari.

37. La disposizione contenuta nel terzo periodo del comma 8 dell'articolo 36 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248, e successive modificazioni, si interpreta nel senso che per ciascun immobile strumentale le quote di ammortamento dedotte nei periodi di imposta precedenti al periodo di imposta in corso al 4 luglio 2006 calcolate sul costo complessivo sono riferite proporzionalmente al costo dell'area e al costo del fabbricato.

38. Sono fatti salvi gli effetti prodotti dall'applicazione delle norme, oggetto di mancata conversione, di cui all'articolo 1 del decreto-legge 3 agosto 2007, n.118.

39. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 2, il comma 2-bis è sostituito dal seguente:

«2-bis. Si considerano altresì residenti, salvo prova contraria, i cittadini italiani cancellati dalle anagrafi della popolazione residente e trasferiti in Stati o territori diversi da quelli individuati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro degli affari esteri, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale.»;

b) all'articolo 10, comma 1, lettera e-bis), secondo periodo, le parole: «e negli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, emanato in attuazione dell'articolo 11, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 1º aprile 1996, n.239» sono sostituite dalle seguenti: «e negli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro dell'economia e dellefinanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis;»;

c) all'articolo 47, comma 4, il primo periodo è sostituito dal seguente: «Nonostante quanto previsto dai commi precedenti, concorrono integralmente alla formazione del reddito imponibile gli utili provenienti da società residenti in Stati o territori diversi da quelli di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis, salvo i casi in cui gli stessi non siano già stati imputati al socio ai sensi del comma 1 dell'articolo 167 e dell'articolo 168 o se ivi residenti sia avvenuta dimostrazione, a seguito dell'esercizio dell'interpello secondo le modalità del comma 5, lettera b), dello stesso articolo 167, del rispetto delle condizioni indicate nella lettera c) del comma 1 dell'articolo 87.»;

d) all'articolo 68, comma 4, nel primo periodo, le parole: «Paesi o territori a regime fiscale privilegiato di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze adottato ai sensi dell'articolo 167, comma 4» sono sostituite dalle seguenti: «Stati o territori diversi da quelli di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis»;

e) all'articolo 73:

1) al comma 3, secondo periodo, le parole: «istituiti in Paesi diversi da quelli indicati nel decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni,» sono sostituite dalle seguenti: «istituiti in Stati o territori diversi da quelli di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis,»;

2) al comma 3, terzo periodo, le parole: «istituiti in uno Stato diverso da quelli indicati nel citato decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996,» sono sostituite dalle seguenti: «istituiti in uno Stato diverso da quelli di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis,»;

f) all'articolo 87, comma l, la lettera c) è sostituita dalla seguente:

«c) residenza fiscale della società partecipata in uno Stato o territorio di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis, o, alternativamente, l'avvenuta dimostrazione, a seguito dell'esercizio dell'interpello secondo le modalità di cui al comma 5, lettera b), dell'articolo 167, che dalle partecipazioni non sia stato conseguito, sin dall'inizio del periodo di possesso, l'effetto di localizzare i redditi in Stati o territori diversi da quelli individuati nel medesimo decreto di cui all'articolo 168-bis.»;

g) all'articolo 89, comma 3, il primo periodo è sostituito dal seguente: «Qualora si verifichi la condizione di cui all'articolo 44, comma 2, lettera a), ultimo periodo, l'esclusione di cui al comma 2 si applica agli utili provenienti dai soggetti di cui all'articolo 73, comma 1, lettera d), e alle remunerazioni derivanti da contratti di cui all'articolo 109, comma 9, lettera b), stipulati con tali soggetti residenti negli Stati o territori di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis, o, se ivi non residenti, relativamente ai quali, a seguito dell'esercizio dell'interpello secondo le modalità del comma 5, lettera b), dell'articolo 167, siano rispettate le condizioni di cui alla lettera c) del comma 1 dell'articolo 87.»;

h) all'articolo 110:

1) il comma 10 è sostituito dal seguente:

«10. Non sono ammessi in deduzione le spese e gli altri componenti negativi derivanti da operazioni intercorse tra imprese residenti ovvero localizzate in Stati o territori diversi da quelli di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis.»;

2) al comma 12-bis, le parole: «Stati o territori non appartenenti all'Unione europea aventi regimi fiscali privilegiati» sono sostituite dalle seguenti: «Stati o territori diversi da quelli di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis»;

i) all'articolo 132, comma 4, secondo periodo, le parole: «residenti in uno Stato o territori diversi da quelli a regime fiscale privilegiato di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 167, comma 4» sono sostituite dalle seguenti: «residenti negli Stati o territori di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis»;

l) all'articolo 167:

1) al comma 1, primo periodo, le parole: «Stati o territori con regime fiscale privilegiato» sono sostituite dalle seguenti: «Stati o territori diversi da quelli di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis»;

2) al comma 1, secondo periodo, le parole: «assoggettati ai predetti regimi fiscali privilegiati» sono sostituite dalle seguenti: «situate in Stati o territori diversi da quelli di cui al citato decreto»;

3) il comma 4 è abrogato;

4) al comma 5, lettera b), le parole: «dalle partecipazioni non consegue l'effetto di localizzare i redditi in Stati o territori in cui sono sottoposti a regimi fiscali privilegiati di cui al comma 4» sono sostituite dalle seguenti: «dalle partecipazioni non consegue l'effetto di localizzare i redditi in Stati o territori diversi da quelli di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis»;

m) all'articolo 168:

1) al comma 1, primo periodo, le parole: «Stati o territori con regime fiscale privilegiato» sono sostituite dalle seguenti: «Stati o territori diversi da quelli di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis»;

2) al comma 1, il secondo periodo è sostituito dal seguente: «La norma di cui al presente comma non si applica per le partecipazioni in soggetti residenti negli Stati o territori di cui al citato decreto relativamente ai redditi derivanti da loro stabili organizzazioni situate in Stati o territori diversi da quelli di cui al medesimo decreto»;

n) dopo l'articolo 168 è inserito il seguente:

«Art. 168-bis. - (Paesi e territori che consentono un effettivo scambio di informazione). - 1. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro degli affari esteri, sono individuati gli Stati e territori che consentono un effettivo scambio di informazione».

40. Al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 26:

1) nel comma 1, il terzo periodo è sostituito dal seguente: «Tuttavia, se i titoli indicati nel precedente periodo sono emessi da società o enti, diversi dalle banche, il cui capitale è rappresentato da azioni non negoziate in mercati regolamentati degli Stati membri dell'Unione europea e degli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, ovvero da quote, l'aliquota del 12,50 per cento si applica a condizione che, al momento di emissione, il tasso di rendimento effettivo non sia superiore: a) al doppio del tasso ufficiale di riferimento, per le obbligazioni ed i titoli similari negoziati in mercati regolamentati degli Stati membri dell'Unione europea e degli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al citato decreto, o collocati mediante offerta al pubblico ai sensi della disciplina vigente al momento di emissione; b) al tasso ufficiale di riferimento aumentato di due terzi, per le obbligazioni e i titoli similari diversi dai precedenti.»;

2) al comma 5, il terzo periodo è sostituito dal seguente: «L'aliquota della ritenuta è stabilita al 27 per cento se i percipienti sono residenti negli Stati o territori diversi da quelli di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917.»;

b) all'articolo 26-bis:

1) al comma 1, la lettera a) è sostituita dalla seguente:

«a) soggetti residenti in Stati o territori di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917;»;

2) al comma 1, dopo la lettera a) sono aggiunte le seguenti:

«a-bis) enti od organismi internazionali costituiti in base ad accordi internazionali resi esecutivi in Italia;

a-ter) investitori istituzionali esteri, ancorché privi di soggettività tributaria, costituiti in Stati o territori di cui al decreto indicato nella lettera a);

a-quater) banche centrali o organismi che gestiscono anche le riserve ufficiali dello Stato»;

c) all'articolo 27, comma 4, lettera b), le parole: «sull'intero importo delle remunerazioni corrisposte, in relazione a partecipazioni, titoli, strumenti finanziari e contratti non relativi all'impresa ai sensi dell'articolo 65, da società ed enti residenti in Paesi o territori a regime fiscale privilegiato di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 167, comma 4, del citato testo unico» sono sostituite dalle seguenti: «sull'intero importo delle remunerazioni corrisposte, in relazione a partecipazioni, titoli, strumenti finanziari e contratti non relativi all'impresa ai sensi dell'articolo 65, da società ed enti residenti negli Stati o territori diversi da quelli di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del citato testo unico»;

d) all'articolo 37-bis, comma 3, lettera f-quater), le parole: «in uno degli Stati o nei territori a regime fiscale privilegiato, individuati ai sensi dell'articolo 167, comma 4, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917» sono sostituite dalle seguenti: «in uno Stato o territorio diverso da quelli di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917».

41. All'articolo 10-ter della legge 23 marzo 1983, n.77, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, primo periodo, le parole: «e negli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, emanato in attuazione dell'articolo 11, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 1º aprile 1996, n.239,» sono sostituite dalle seguenti: «e negli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917,»;

b) al comma 9, le parole: «e negli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, emanato in attuazione dell'articolo 11, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 1º aprile 1996, n.239,» sono sostituite dalle seguenti: «e negli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917,».

42. Al decreto legislativo 21 novembre 1997, n.461, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 5, comma 5, la lettera a) è sostituita dalla seguente:

«a) soggetti residenti in Stati o territori di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917»;

b) all'articolo 5, comma 5, dopo la lettera a) sono aggiunte le seguenti:

«a-bis) enti od organismi internazionali costituiti in base ad accordi internazionali resi esecutivi in Italia;

a-ter) investitori istituzionali esteri, ancorché privi di soggettività tributaria, costituiti in Stati o territori di cui al decreto indicato nella lettera a);

a-quater) banche centrali o organismi che gestiscono anche le riserve ufficiali dello Stato»;

c) all'articolo 9, il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. Le disposizioni dei commi l e 2 si applicano nei confronti di:

a) soggetti residenti in Stati o territori di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917;

b) enti od organismi internazionali costituiti in base ad accordi internazionali resi esecutivi in Italia;

c) investitori istituzionali esteri, ancorché privi di soggettività tributaria, costituiti in Stati o territori di cui al decreto indicato nella lettera a);

d) banche centrali o organismi che gestiscono anche le riserve ufficiali dello Stato».

43. Al decreto-legge 25 settembre 2001, n.351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n.410, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 2, comma 5, secondo periodo, le parole: «effettuati da soggetti non residenti, esclusi i soggetti residenti negli Stati o nei territori aventi un regime fiscale privilegiato, individuati dal decreto del Ministro delle finanze in data 4 maggio 1999, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.107 del 10 maggio 1999» sono sostituite dalle seguenti: «effettuati da soggetti residenti in Stati o territori individuati dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze previsto dall'articolo 2, comma 2-bis, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917»;

b) all'articolo 7, il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. Non sono assoggettati ad imposizione i proventi di cui al comma 1 percepiti da:

a) soggetti residenti in Stati o territori di cui al decreto ministeriale emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917;

b) enti od organismi internazionali costituiti in base ad accordi internazionali resi esecutivi in Italia;

c) investitori istituzionali esteri, ancorché privi di soggettività tributaria, costituiti in Stati o territori di cui al decreto indicato nella lettera a);

d) banche centrali o organismi che gestiscono anche le riserve ufficiali dello Stato».

44. Le disposizioni di cui ai commi da 39 a 43 si applicano, salvo quanto previsto dal comma 45, a decorrere dal periodo di imposta che inizia successivamente alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917; fino al periodo d'imposta precedente continuano ad applicarsi le disposizioni vigenti al 31 dicembre 2007.

45. La disposizione di cui al comma 39, lettera a), si applica a partire dal periodo di imposta successivo a quello di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto ivi previsto; fino al periodo d'imposta precedente continuano ad applicarsi le disposizioni vigenti al 31 dicembre 2007.

46. Nel decreto di cui all'articolo 168-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, introdotto dalla lettera n) del comma 39, sono altresì inclusi, per un periodo di cinque anni dalla data di pubblicazione del medesimo nella Gazzetta Ufficiale, gli Stati o territori che, prima della data di entrata in vigore della presente legge, non sono elencati nel decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, n.220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, nonché nei decreti del Ministero dell'economia e delle finanze 21 novembre 2001 e 23 gennaio 2002, pubblicati rispettivamente nella Gazzetta Ufficiale n.273 del 23 novembre 2001 e n.29 del 4 febbraio 2002. Sono altresì inclusi, per il medesimo periodo, nel decreto di cui al citato articolo 168-bis, gli Stati o territori di cui all'articolo 2 del citato decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 21 novembre 2001, limitatamente ai soggetti ivi indicati, nonché gli Stati o territori di cui all'articolo 3 del medesimo decreto, ad eccezione dei soggetti ivi indicati.

47. Al comma 2 dell'articolo 2 del decreto-legge 24 dicembre 2002, n.282, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2003, n.27, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al primo periodo, le parole: «1º gennaio 2005» sono sostituite dalle seguenti: «1º gennaio 2008»;

b) al secondo periodo, le parole: «30 giugno 2006» sono sostituite dalle seguenti: «30 giugno 2008»;

c) al terzo periodo, le parole: «30 giugno 2006» sono sostituite dalle seguenti: «30 giugno 2008».

 


EMENDAMENTI

 

3.1

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, SACCONI, AZZOLLINI

Respinto

Al comma 1 sopprimere le lettere a), b) e c).

Conseguentemente sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.1120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.3

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Respinto

Al comma 1, sopprimere le lettere b), c), e), f), i), l), n), o), p), q), r).

Conseguentemente, nella Tabella A, a tutte le voci presenti, ridurre in misura corrispondente alle minori entrate di cui alla presente disposizione.

 

3.6

EUFEMI

Ritirato

Al comma 1, dopo la lettera c) inserire la seguente:

«c-bis) nell'articolo 66, terzo comma, il numero "96" è soppresso».

 

3.7

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Inammissibile

Al comma 1, dopo la lettera c) inserire la seguente:

«c-bis) nell'articolo 66, terzo comma, il numero "96" è soppresso».

 

3.11

BARBIERI, ANGIUS, MONTALBANO

Ritirato

Al comma 1, lettera e), sostituire le parole: «27,5 per cento» con le seguenti: «28,5 per cento»; alla lettera i) sostituire le parole: «nel limite del 30 per cento del risultato operativo lordo» con le seguenti: «nel limite del 50 per cento del risultato operativo lordo».

 

 

3.12

PARAVIA

Respinto

Al comma 1, lettera e), dopo le parole: «27,5 per cento» aggiungere le seguenti: «L'imposta dovuta non può superare il limite dell'aliquota effettiva del 33 per cento, calcolata sull'ammontare del risultato di esercizio prima delle imposte».

Al corrispondente onere, si provvede mediante corrispondente riduzione proporzionale di tutte le rubriche dell'allegata tabella A.

 

3.13

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, SACCONI, AZZOLLINI

Respinto

Al comma 1, sopprimere le lettere f) e g).

Conseguentemente sopprimere gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 2 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo.».

 

3.14

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO, FERRARA

Respinto

Al comma 1, sopprimere le lettere i) e l).

Conseguentemente, nella Tabella A, a tutte le voci presenti, ridurre in misura corrispondente al minor onere di cui alla presente disposizione.

Conseguentemente, gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 2 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo.».

 

3.18

EUFEMI

Respinto

Al comma 1, lettera i), primo periodo, dopo le parole: «diversi da quelli compresi nel costo dei beni ai sensi del comma 1, lettera b), dell'articolo 110» sono aggiunte le seguenti: «e da quelli dipendenti da prestiti o mutui concessi per la realizzazione di lavori pubblici o privati eseguiti su commessa».

Conseguentemente, alla tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3 per cento per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

3.19

DIVELLA

Ritirato

Al comma 1, lettera i), capoverso «Art. 96», comma 1, dopo le parole: «proventi assimilati», aggiungere le seguenti: «L'eccedenza è deducibile nel limite del maggior valore tra il 30 per cento del risultato operativo lordo della gestione caratteristica ed euro 700.000,00 per ciascun periodo di imposta».

Conseguentemente, ridurre del 20 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente della Tabella C.

 

3.24

PARAVIA

Respinto

Al comma 1, lettera i) dopo le parole: «gestione caratteristica», aggiungere il seguente periodo: «La quota di interessi residua è deducibile nell'ulteriore limite del 10 per cento del valore dei crediti iscritti alla voce C) II 01 del bilancio d'esercizio».

Conseguentemente, al successivo punto 4 lettera h) inserire alla fine del periodo: «La quota di interessi residua è deducibile nell'ulteriore limite del 10 per cento del valore dei crediti iscritti alla voce C) II 01 del bilancio d'esercizio».

Al corrispondente onere, pari a 400 milioni di euro, si provvede mediante corrispondente riduzione proporzionale di tutte le rubriche dell'allegata tabella A.

 

3.26

PIROVANO, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Al comma 1, lettera i), al capoverso «Art. 96», al comma 5, dopo le parole: «e assicurativi» aggiungere le seguenti: «, nonché alle Società di Progetto costituite ai sensi e per gli effetti dell'art. 156 del decreto legislativo 12 aprile 2006 n.163, e successive modificazioni, per la realizzazione e/o gestione di una infrastruttura o di un nuovo servizio di pubblica utilità secondo le modalità previste dal Titolo III, Capo III, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163, e successive modificazioni».

Conseguentemente: all'onere si provvede mediante la riduzione lineare in misura del 4 per cento degli stanziamenti di parte corrente della Tabella C, di cui al comma 2 dell'articolo 96, per ciascuno degli anni 2008-2010.

 

3.25

EUFEMI

Respinto

Al comma 1, lettera i),capoverso «Art. 96. - (Interessi passivi), comma 3, aggiungere, in fine, le seguenti parole: «degli interessi passivi relativi a finanziamenti garantiti da ipoteca su immobili destinati alla locazione».

Conseguentemente, alla tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3% per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

3.27

PICCONE, FERRARA

Respinto

Al comma 1, lettera i), dopo il capoverso 7, aggiungere il seguente:

«7-bis. Il presente articolo non si applica ai contribuenti il cui volume di ricavi non supera le soglie previste per l'applicazione degli studi di settore».

Sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse, destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.31

DIVELLA

Respinto

Al comma 1, lettera n),sostituire il n.1 con il seguente:

«1) il comma 3 è sostituito dal seguente:

"3. Fatta eccezione per i beni di cui all'art. 164, comma 1. lettera b) ed esclusivamente per i beni acquistati o ordinati entro il periodo d'imposta in corso al 31/12/2007, la misura massima indicata nel comma 2 può essere elevata fino a due volte, per ammortamento anticipato nell'esercizio in cui i beni sono entrati in funzione per la prima volta e nei due successivi; nell'ipotesi di beni già utilizzati da parte di altri soggetti, l'ammortamento anticipato può essere eseguito dal nuovo utilizzatore soltanto nell'esercizio in cui i beni sono entrati in funzione. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, la indicata misura massima può essere variata, in aumento o in diminuzione, nei limiti di un quarto, in relazione al periodo di utilizzabilità dei beni in particolari processi produttivi».

Conseguentemente, ridurre del 20% tutti gli stanziamenti di parte corrente della Tabella C.

 

3.38

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, SACCONI, AZZOLLINI

Respinto

Al comma 1 sopprimere la lettera z).

Conseguentemente: sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.300

SACCONI, FERRARA

Inammissibile

Al comma 2, sesto periodo: «per i beni entrati in funzione entro il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2007».

 

3.40

BALBONI

Respinto

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. A decorrere dallo gennaio 2008, la ritenuta del 12,50 per cento di cui al comma 5 dell'articolo 26 del DPR 29 settembre 1973, n.600, che si applica a titolo d'imposta sugli interessi corrisposti dalle società cooperative e loro consorzi ai propri soci persone fisiche residenti nel territorio dello Stato, relativamente ai prestiti erogati alle condizioni stabilite dall'articolo 13 del DPR 29 settembre 1973, n.601, è elevata al 20 per cento».

 

3.804

EUFEMI

Improponibile

Dopo il comma 2, inserire i seguenti:

«2-bis. Alle persone fisiche che acquistano in Italia, anche in locazione finanziaria, un veicolo nuovo di fabbrica di cui alle direttive europee con caratteristiche di emissioni Euro 4 e Euro 5, che consegnano per la rottamazione un veicolo immatricolato in data anteriore al 1º gennaio 1997 o che nel periodo di vigenza dell'agevolazione superi i dieci anni dalla data di immatricolazione è riconosciuto un contributo statale fino a euro mille per i veicoli di cilindrata fino a 1.600 centimetri cubici. Il contributo è corrisposto dal venditore mediante compensazione con il prezzo di acquisto.

2-ter. Il contributo spetta per gli acquisti effettuati tra il 1º gennaio 2008 e il 31 dicembre 2008 e risultanti da contratto stipulato dal venditore e dall'acquirente nello stesso periodo, a condizione che: a) il veicolo acquistato sia un'autovettura di cui all'articolo 54, comma 1, lettere a) e c), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, non immatricolato in precedenza; b) il veicolo consegnato per la rottamazione sia un'autovettura di cui all'articolo 54, comma 1, lettere a) e c), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e che sia intestato, da data anteriore al 30 giugno 2007, allo stesso soggetto intestatario del veicolo nuovo o ad uno dei familiari conviventi alla data di »acquisto del veicolo nuovo, owero, in caso di locazione finanziaria del veicolo nuovo, che sia intestato al soggetto utilizzato re del suddetto veicolo o a uno dei predetti familiari; c) nell'atto di acquisto sia espressamente dichiarato che il veicolo consegnato è destinato alla rottamazione e siano indicate le misure dello sconto praticato e del contributo stataie di cui al comma precedente.

2-quater. Entro quindici giorni dalla data di consegna del veicolo nuovo, il venditore ha l'obbligo di consegnare il veicolo usato ad un demolito re e di provvedere direttamente o tramite delega alla richiesta di cancellazione per demolizione al pubblico registro automobilistico.

2-quinquies. I veicoli usati, di cui al comma 3, non possono essere rimessi in circolazione e vanno avviati o alle case costruttrici o ai centri appositamente autorizzati, anche convenzionati con le stesse al fine della messa in sicurezza, della demolizione, del recupero di materiali e della rottamazione.

2-sexies. Le imprese costruttrici o importatrici del veicolo nuovo rimborsano al venditore l'importo del contributo e recuperano detto importo quale credito di imposta per il versamento delle ritenute dell'imposta sul reddito delle persone fisiche operate in qualità di sostituto d'imposta sui redditi da lavoro dipendente, dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, dell'imposta sul reddito delle persone giuridiche, dell'imposta iocale sui redditi e dell'imposta sul valore aggiunto, dovute anche in acconto per l'esercizio in cui viene richiesto al pubblico registro automobilistico l'originale del certificato di proprietà e per i successivi.

2-septies. Fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata emessa fa fattura di vendita, le imprese costruttrici o importatrici conservano la seguente documentazione, che deve essere ad essi trasmessa dal venditore:

a) copia della fattura di vendita e dell'atto di acquisto;

b) copia del libretto di circolazione e del foglio complementare del veicolo usato;

c) copia della domanda di cancellazione per demolizione del veicolo usato e originale del certificato di proprietà rilasciato dal pubblico registro automobilistico;

d) certificato dello stato di famiglia, nei caso previsto dal comma 2, lettera b).

2-octies. Fuori dell'ipotesi disciplinata dal comma 3, per l'annotazione nel pubblico registro automobilistico della cessazione dalla circolazione dei veicoli di cui all'articolo 54, comma 1, lettere a) e c), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, immatricolati in data anteriore al 1º gennaio 1998 ed intestati a persone fisiche, non è dovuta l'imposta di bollo e gli emolumenti in favore dell'automobile club d'Italia sono a carico del bilancio dello Stato, se la richiesta della formalità e'presentata nel periodo compreso fra la data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto ed il 31 dicembre 1998. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della giustizia, sono stabilite le modalità di corresponsione di detti emolumenti. Per conseguire i benefici indicati nel primo periodo, il richiedente la formalità deve espressamente dichiarare, nel relativo modello, di non fruire del contributo statale di cui al comma 1; in caso di falsa dichiarazione i predetti benefici sono revocati di diritto.

2-nonies. Con decreto del Ministro deWindustria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, possono essere emanate disposizioni di attuazìone del presente articolo.

2-decies. All'onere derivante dalle disposizioni di cui al presente articolo, valutato per l'anno 2008 in euro 100 milioni, si fa fronte mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto al capitolo 6856 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario medesimo, all'uopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il predetto importo è iscritto su apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il successivo riversamento agli appropriati capitoli dell'entrata.

2-undecies. A Con prowedimenti legislativi di variazioni di bilancio, gli eventuali miglioramenti del saldo netto da finanziare derivanti nel triennio 2008-2011 dalle maggiori entrate accertate in connessione con le maggiori vendite realizzate per effetto delle disposizioni di cui al presente articolo potranno, in deroga alla vigente normativa contabile, essere acquisiti a reintegrazione dell'accantonamento di cui al comma 7.

Conseguentemente, alla tabella C, tutte. le spese di patte corrente sono ridotte propoaionalmente del 3 per cento per ciascun anno a decorrere dal 2008.

Conseguentemente alla tabella A, Ministero dell'economia e delle finanze, ridurre gli importi come segue:

2008:-100.000;

2009:-100.000;

2010:-100.000.

 

3.302

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Al comma 10, il secondo periodo è soppresso.

Conseguentemente l'articolo 62 è soppresso.

 

3.301

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Al comma 10, il secondo periodo è sostituito dal seguente: «Assicurando il rispetto delle regole derivanti dall'applicazione del patto di stabilità e crescita adottato dall'Unione europea, viene garantita la deducibilità dell'IRAP dalle imposte statali».

Conseguentemente l'articolo 62 è soppresso.

 

3.303

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Al comma 11, secondo periodo, il periodo da: «in ogni caso» fino a:«Agenzia delle Entrate» è soppresso e così sostituito: «in ogni caso il regolamento stabilisce che le funzioni di liquidazione, accertamento e di riscossione sono affidate alle Regioni».

Conseguentemente l'articolo 62 è soppresso.

 

3.52

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Al comma 17, capoverso 9, la lettera f), è così sostituita:

«f) al comma 1, lettera a), numero 2), le parole: "un importo pari a 5.000 euro, su base annua, per ogni lavoratore dipendente a tempo indeterminato impiegato nel periodo di imposta" sono sostituite con le seguenti: "un importo fino a 50.000 euro per il 2008, su base annua, dal costo del lavoro. La deduzione non può superare il costo del lavoro complessivo».

Conseguentemente viene soppresso l'articolo 62.

 

3.53

EUFEMI

Respinto

Al comma 17, capoverso 9, lettera f), dopo il numero 1) aggiungere il seguente:

«1-bis. Al comma 1, lettera a), numero 3) deve aggiungersi: "Le esclusioni sopra menzionate devono intendersi limitate alle sole attività per le quali le imprese sono in concessione e a tariffa"».

Conseguentemente, alla Tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3% per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

3.58

EUFEMI, MANNINO, MANINETTI, RUGGERI, POLI, CICCANTI, DE POLI

Respinto

Al comma 17, capoverso 9, lettera f), il numero 4) è sostituito dal seguente:

«4) il comma 4-bis è sostituito dal seguente:

"4-bis. Per i soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, lettere da a) ad e), sono ammessi in deduzione, fino a concorrenza, i seguenti importi:

a) euro 10.000 se la base imponibile non supera euro 180.759,91;

b) euro 7.500 se la base imponibile supera euro 180.759,91 ma non euro 180.859,91;

c) euro 5.000 se la base imponibile supera euro 180.859,91 ma non euro 180.959,91;

d) euro 2.500 se la base imponibile supera euro 180.959,91 ma non euro 181.059,91"».

Conseguentemente, alla Tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3% per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

3.60

ANGIUS, MONTALBANO

Ritirato

Al comma 17, capoverso 9, lettera f), il numero 4) è sostituito dal seguente:

«4) il comma 4-bis è sostituito dal seguente:

"4-bis. Per i soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, lettere da a) ad e), sono ammessi in deduzione, fino a concorrenza, i seguenti importi:

a) euro 9.000 se la base imponibile non supera euro 180.759,91;

b) euro 6.750 se la base imponibile supera euro 180.759,91 ma non euro 180.849,91;

c) euro 4.500 se la base imponibile supera euro 180.849,91 ma non euro 180.939,91;

d) euro 2.250 se la base imponibile supera euro 180.939,91 ma non euro 181.029,91"».

Conseguentemente, alla Tabella A, voce: Ministero dell'Economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-235.000;

2009:-235.000;

2010:-235.000.

 

3.63

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Respinto

Al comma 17, capoverso 9, numero 5), lettera h), sostituire le parole: «l'aliquota del 3,9 per cento» con le parole: «l'aliquota del 3 per cento».

Conseguentemente, gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.64

PARAVIA

Respinto

Al comma 17, capoverso 9, numero 5), lettera h), dopo le parole: «l'aliquota del 3,9 per cento»aggiungere le seguenti: «L'imposta dovuta non può superare il limite dell'aliquota effettiva del 17 per cento, calcolata sull'ammontare del risultato di esercizio prima delle imposte».

Alle minori entrate, si provvede mediante riduzione del 90% degli importi dell'allegata Tabella A.

Ridurre del 5% tutti gli stanziamenti di parte corrente dell'allegata Tabella C.

Conseguentemente, gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72, sono soppressi.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.66

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Respinto

Dopo il comma 17, è aggiunto il seguente:

«17-bis. - (Clausola di salvaguardia). - Ai fini della determinazione dell'imposta sui redditi delle società dovuta sul reddito complessivo per l'anno 2008, i contribuenti, in sede di dichiarazione dei redditi, possono applicare le disposizioni del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1996, n. 917, e successive modificazioni, in vigore al 31 dicembre 2007, se più favorevoli».

Conseguentemente, nella Tabella A, a tutte le voci presenti, ridurre in misura corrispondente all'onere di cui alla presente disposizione.

 

3.67

SACCONI, VEGAS, AZZOLLINI, BONFRISCO, FERRARA, TADDEI, VENTUCCI, CANTONI, COSTA, POLLEDRI, FRANCO PAOLO, STRACQUADANIO

Respinto

Sopprimere il comma 18.

Conseguentemente sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1. 120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.69

SACCONI, VEGAS, AZZOLLINI, BONFRISCO, FERRARA, TADDEI, VENTUCCI, CANTONI, COSTA, POLLEDRI, FRANCO PAOLO, STRACQUADANIO

Respinto

Sopprimere il comma 19.

Conseguentemente sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.72

DE POLI

Respinto

Dopo il comma 19, aggiungere il seguente:

«19-bis). 1. In coerenza con il principio di territorialità delle risorse fiscali affermato dall'articolo 119 della Costituzione e in conformità all'articolo 24 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, le Regioni riscuotono direttamente le somme dovute a titolo di imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) a seguito delle attività di controllo, liquidazione delle dichiarazioni e accertamento, accertamento con adesione, conciliazione giudiziale e contenzioso tributario.

2. Le somme di cui al comma 1 comprendono gli importi dovuti a titolo d'imposta regionale, interessi e sanzioni, con esclusione di quelle applicate in caso di concorso formale e di violazioni continuate rilevanti ai fini dell'imposta regionale e di altri tributi erariali.

3. Per le finalità di cui al presente articolo, le regolazioni di cui all'articolo 13, commi 3 e 4 del decreto legislativo 18 febbraio 2000 n. 56 non considerano le somme di cui al comma 1».

 

3.73

SCARABOSIO, SACCONI, VEGAS, AZZOLLINI, BONFRISCO, FERRARA, TADDEI, VENTUCCI, CANTONI, COSTA, POLLEDRI, FRANCO PAOLO, STRACQUADANIO

Respinto

Sopprimere il comma 20.

Conseguentemente sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.900

POLLEDRI

Ritirato

Al comma 20, sostituire le parole: «alle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 271, della legge 27 dicembre 2006, n.296,» con le seguenti: «all'acquisizione dei beni strumentali nuovi, come descritti dal comma 273 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, effettuata dalle imprese e destinate a strutture produttive ubicate nelle aree sottoutilizzate del territorio nazionale».

Conseguentemente, alla tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti modificazioni:

2009:-5.000;

2010:-5.000.

 

3.901

AZZOLLINI, VEGAS, FERRARA, BONFRISCO, TADDEI

Respinto

Al comma 20, sostituire le parole: «1º gennaio 2010» con le seguenti: «1º gennaio 2008».

Conseguentemente, sopprimere gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle seguenti: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498».

Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«1-bis. L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.800

AZZOLLINI, VEGAS, FERRARA, BONFRISCO, TADDEI

Ritirato

Al comma 20, sostituire le parole: «1º gennaio 2010» con le seguenti: «1º gennaio 2008».

Conseguentemente, sopprimere gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle seguenti: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498».

Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.902

AZZOLLINI, VEGAS, FERRARA, BONFRISCO, TADDEI

Respinto

Al comma 20, aggiungere, in fine le seguenti parole: «Le presenti disposizioni si applicano indipendentemente dall'emanazione del decreto o dei decreti ministeriali di cui al comma 278 della legge 27 dicembre 2006, n.296, nonché dei decreti ministeriali per l'attuazione della normativa».

 

3.802 (Testo 2)

BARBIERI, ANGIUS, MONTALBANO

Approvato

Dopo il comma 20, aggiungere i seguenti:

«20-bis. Nei limiti dello stanziamento di cui al successivo comma 20-quater, le disposizioni del comma 20, primo e secondo periodo, con particolare riferimento alle imprese impegnate in processi di ricerca e sviluppo, non si applicano alle imprese ubicate nelle aree delle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise ammissibili alle deroghe previste dall'articolo 87, paragrafo 3, lettere a) e c), del trattato istituitivo della Comunità europea, con un fatturato annuo non superiore a euro 5.000.000:

a) che beneficiano delle disposizioni di cui ai commi da 242 e 249 della legge 27 dicembre 2006, n. 296;

b) le cui azioni sono ammesse alla quotazione in un mercato regolamentato a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 1º gennaio 2007.

20-ter. L'applicazione delle disposizioni di cui al comma 20-bis, con particolare riferimento alle imprese impegnate in processi di ricerca e sviluppo, è subordinata alla presentazione all'Agenzia delle entrate di una istanza preventiva ai sensi dell'articolo 11 della legge 27 luglio 2000, n. 212, al fine di dimostrare la sussistenza dei requisiti previsti dal comma 20-bis.

20-quater. Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, è istituito un Fondo destinato alle finalità di cui al comma 20-bis, con dotazione nel limite di 10 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2008. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono emanate le disposizioni di applicazione dei commi 20-bis e 20-ter, anche al fine di stabilire le procedure per assicurare il rispetto del limite di stanziamento di cui al primo periodo del presente comma.

20-quinquies. L'efficacia delle disposizioni dei commi da 20-bis a 20-quater è subordinata, ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, all'autorizzazione della Commissione europea».

Conseguentemente, all'articolo 96, Tabella A, alla voce: Ministero dell'economia, apportate le seguenti variazioni:

2008:-10 milioni;

2009:-10 milioni;

2010:-10 milioni.

 

3.86

AZZOLLINI, VEGAS, BONFRISCO, FERRARA, TADDEI, VENTUCCI, CANTONI, COSTA, POLLEDRI, FRANCO PAOLO, STRACQUADANIO

Respinto

Sopprimere il comma 23.

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21 e 26 (comma 1), 38 e 43 (comma 2), 52, 54, 55 e 68 (comma 2), 71 e 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1. 120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.950 (già em. 48-bis.800)

EUFEMI

Respinto

Al comma 23, sostituire le parole: «nella misura di 450 milioni per l'anno 2008 e 525 milioni per ciascuno degli anni 2009 e 2010» con le seguenti: «nella misura di 100 milioni per l'anno 2008 e 700 milioni per ciascuno degli anni 2009 e 2010».

All'articolo 48-bis, sopprimere il comma 3.

Conseguentemente, ridurre di pari importo tutti gli stanziamenti della allegata tabella A.

 

3.94

MARTINAT

Respinto

Dopo il comma 23, sono inseriti i seguenti:

«23-bis. All'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, il comma 310 è abrogato.

23-ter. All'articolo 1, comma 496, primo periodo, della legge 23 dicembre 2005, n.266, e successive modificazioni, dopo le parole: "cessioni a titolo oneroso di beni immobili acquistati o costruiti da non più cinque anni" sono inserite le seguenti: "e di terreni suscettibili di utilizzazione edificatoria secondo gli strumenti urbanistici vigenti al momento della cessione,"».

 

3.96

ASCIUTTI, FERRARA

Respinto

Al comma 24, dopo la lettera c), aggiungere le seguenti:

«c-bis) al comma 287, sopprimere le parole: "piccole e medie";

c-ter) al comma 288, sopprimere le parole da: "che abbiano un fatturato" a: "milioni di euro e";

c-quater) dopo il comma 288, inserire il seguente:

"288-bis. Con decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze da emanare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono determinate le modalità di attuazione del credito di imposta e sono stabiliti i criteri di verifica ed accertamento della effettività delle spese sostenute"».

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48,1.120,2.648,1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.97

MARCONI, BUTTIGLIONE

Respinto

Dopo il comma 24, aggiungere il seguente:

«24-bis. All'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 287 sopprimere le parole: "piccole e medie";

b) al comma 288 sopprimere le parole da: "che abbiano un fatturato" a: "milioni di euro e";

c) dopo il comma 288 inserire il seguente:

"288-bis. Con decreto del Ministro dei beni e le attività culturali di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono determinate le modalità di attuazione del credito di imposta e sono stabiliti i criteri di verifica ed accertamento della effettività delle spese sostenute"».

Conseguentemente, alla Tabella A rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-2.500;

2009:-2.700;

2010:-3.000.

 

3.803

BARBIERI, ANGIUS, MONTALBANO

Ritirato e trasformato nell'odg G3.1000

Al comma 28, aggiungere, in fine, il seguente periodo: «Al fine di promuovere la collaborazione nel campo della ricerca e sviluppo e la promozione della stessa in forme consortili, un credito di imposta pari al 50 per cento delle spese sostenute per i beni indicati nel comma 26, è riconosciuto alle aggregazioni di imprese aventi come oggetto la costituzione di laboratori o di centri di ricerca, nonché l'avvio di progetti comuni di ricerca».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre proporzionalmente tutte le voci per un importo totale di euro 600 milioni per gli anni 2008, 2009, 2010.

 

3.105

CARUSO, AUGELLO, VALENTINO, BUCCICO, MUGNAI

Respinto

Al comma 33, sopprimere le parole: «e di applicazione delle sanzioni, anche».

 

3.106

CARUSO, AUGELLO, VALENTINO, BUCCICO, MUGNAI

Respinto

Al comma 33, sostituire le parole: «e di applicazione delle sanzioni, anche nei casi in cui, nei tre anni successivi all'aggregazione, il numero dei professionisti associati si riduca in modo significativo riapetto a quello esistente dopo l'aggregazione.» con le seguenti: «nei casi in cui, nei tre anni successivi all'aggregazione, il numero dei professionisti associati si modifichi in misura superiore ai limiti, minimi e massimi, previsti al comma 23».

 

3.107

CARUSO, AUGELLO, VALENTINO, BUCCICO, MUGNAI

Ritirato

Al comma 34, sostituire le parole: «delle disposizioni di cui sui commi da 28 a 33» con le seguenti: «delle disposizioni di cui ai commi da 23 a 28.».

 

3.114

BUCCICO, AUGELLO, VALENTINO

Respinto

Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:

«37-bis. In attuazione dell'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 13 maggio 1999, n.132, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 luglio 1999, n.226, i termini previsti dall'articolo 4, comma 92, della legge 24 dicembre 2003, n.350, sono prorogati fino al 31 dicembre 2010».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

 

3.119

PISTORIO

Respinto

Dopo il comma 44, inserire il seguente:

«44-bis. Per far fronte alle finalità di cui all'articolo 8 della legge 7 agosto 1997, n.266 e al suo mancato funzionamento in ragione dell'insufficienza delle risorse rese disponibili nel bilancio 2007, al fine di rendere operativa la predetta misura, alla cui gestione per alcune Regioni a statuto speciale provvede tuttora il Ministero dello sviluppo economico, vengono destinati 200 milioni di euro, da imputare al conto di competenza in bilancio».

Le dotazioni di parte corrente indicate nella tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008, una minore spesa annua di 200 milioni/di euro.

 

3.700

GRILLO, FERRARA

V. em. 3.0.700

Dopo il comma 46, inserire il seguente:

«46-bis. All'articolo 12 del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153, sono aggiunti i seguenti commi:

9-bis. Sono integralmente deducibili dal reddito della fondazione le erogazioni effettuate nei settori ammessi.

9-ter. La fondazione, in luogo dell'applicazione dell'imposta sostitutiva sui redditi di natura finanziaria, può fare concorrere gli stessi alla formazione del reddito nell'esercizio in cui sono percepiti, nel qual caso la ritenuta applicata è a titolo di acconto dell'imposta sul reddito dovuta in sede di dichiarazione annuale.

40-ter. A decorrere dal 1º gennaio 2008, nei confronti dei soggetti indicati nell'articolo 28 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385, l'agevolazione prevista dall'articolo 12 della legge 16 dicembre 1977, n.904, si applica limitatamente ad una quota dell'80 per cento degli utili netti annuali destinati alla riserva minima obbligatoria».

 

3.126

MANINETTI, CICCANTI, FORTE, AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Respinto

Dopo il comma 46, inserire il seguente:

«46-bis. All'articolo 8-bis del D.P.R. 22 luglio1998, n.322, al comma 4-bis aggiungere infine il seguente periodo: "Le agenzie di viaggio e turismo sono esonerate dall'obbligo di compilazione dell'elenco clienti per le fatture emesse"».

 

 

 

ORDINE DEL GIORNO

 

G3.1000 (già em. 3.803)

BARBIERI, ANGIUS, MONTALBANO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

considerato che la legge finanziaria introduce importanti elementi di premialità ordinaria per le imprese operanti nel mezzogiorno che hanno intrapreso processi di crescita, volti a rafforzarne la struttura patrimoniale, ad aprirne la proprietà al mercato dei capitali, ad ampliare la sfera dell'investimento in ricerca e innovazione;

considerando che tali scelte aziendali meritorie sono portatrici di più generali esternalità per il sistema produttivo italiano, tipicamente caratterizzato dalla bassa propensione all'innovazione, dalla chiusura della struttura proprietaria, da un basso livello di capitalizzazione;

che quindi le forme di premialità previste valgono a colmare non solo i ritardi regionali di sviluppo, ma a rafforzare la competitività del sistema produttivo italiano preso nel suo insieme,

per i motivi suesposti impegna il Governo a predisporre misure atte a estendere dette forme di premialità all'intero territorio nazionale in sede di proposte per l'utilizzo di ulteriori voci di extra-gettito o di altre risorse fiscali che si rendessero disponibili nel corso del 2008.

________________

(*) Accolto dal Governo

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 3

 

3.0.1

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:

«Art. 3-bis.

(Regime fiscale agevolato per le società di persone composte da giovani)

1. Le persone fisiche che intraprendono un'attività d'impresa o professionale, in forma associata, ai sensi deIl'articolo 5 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni, possono avvalersi, per il periodo di imposta in cui l'attività è iniziata e per i due periodi successivi, di un regime fiscale agevolato che prevede il pagamento di un'imposta sostitutiva deIl'IRPEF, pari al 10 per cento del reddito di partecipazione, determinato ai sensi del citato articolo 5 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n.917 del 1986, e successive modificazioni.

2. Il beneficio di cui al comma 1 è riconosciuto a condizione che:

a) l'impresa sia composta interamente da giovani maggiorenni di età non superiore a trentacinque anni;

b) le quote di partecipazione alla società o aIl'associazione professionale siano paritarie;

c) i giovani di cui alla lettera a) non abbiano esercitato negli ultimi tre anni attività professionale ovvero d'impresa, anche in forma associata o familiare;

d) siano regolarmente adempiuti gli obblighi previdenziali, assicurativi e con contributi previsti dalla legislazione vigente in materia.

3. Ai fini contributivi, previdenziali ed extratributari, nonché del riconoscimento delle detrazioni per carichi di famiglia ai sensi dell'articolo 12, comma 3, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni, la posizione dei contribuenti che si avvalgono del regime agevolato previsto dal comma 1 del presente articolo è valutata tenendo conto dell'ammontare che, ai sensi dello stesso comma I, costituisce base imponibile per l'applicazione dell'imposta sostitutiva.

4. Ai fini del presente articolo, per l'accertamento, la riscossione, le sanzioni e il contenzioso si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni vigenti in materia di imposte sui redditi. Nei confronti dei contribuenti che hanno fruito del regime agevolato di cui al presente articolo e per i quali risultano inesistenti le condizioni richieste per fruire dello stesso si applicano, in particolare, le sanzioni stabilite dall'articolo 1, commi 2 e 3, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n.471.

Conseguentemente le dotazioni di parte corrente indicate nella Tabella C di cui ali 'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, per ciascuno degli anni del triennio 2008-2010, una minore spesa annua di 200 milioni di euro.

 

3.0.2

VICECONTE, TADDEI, FERRARA

Dopo l'articolo 3, inserire il seguente:

«Art. 3-bis.

(Disposizioni in materia di riduzione delle accise per la Regione Basilicata)

1. All'articolo 3 della legge 28 dicembre 1995, n.549, e successive modificazioni, dopo il comma 15 è inserito il seguente:

"15-bis. Fermi restando i vincoli derivanti dagli accordi internazionali e dalle normative dell'Unione europea, nonché dalle norme ad essi connesse, alla regione Basilicata è assegnata la quota spettante allo Stato delle accise sulle benzine, sul gasolio e sul gas di petrolio liquefatto (GPL) per ogni litro venduto nel territorio della regione".

2. Le disposizioni attuative del comma 15-bis dell'articolo 3 della legge 28 dicembre 1995, n.549, inserito dal comma l del presente articolo, sono stabilite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la regione Basilicata. Il predetto decreto determina, per ogni litro di benzina, gasolio e gas di petrolio liquefatto (GPL) venduto nel territorio della regione, le modalità per la riduzione del prezzo alla pompa per i cittadini residenti e per le imprese che abbiano la sede legale nel territorio della regione Basilicata nonché che svolgano la propria attività prevalentemente nella regione medesima».

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48,1.120,2.648,1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma l non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

3.0.3

PISTORIO

Dopo l'articolo 3, inserire il seguente:

«Art. 3-bis.

(Fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno)

1. A decorrere dal 1º gennaio 2008 e per un quinquennio è disposta una riduzione del 50% delle imposte a qualsiasi titolo gravanti sui redditi prodotti dalle nuove attività imprenditoriali attivate nelle Regioni indicate nell'Obiettivo Convergenza.

2. La riduzione di cui al comma 1 è adottata conformemente agli Orientamenti 2007-2013 per gli aiuti di Stato a finalità regionale di cui al documento della Commissione europea 2006/C 54/8.

3. Ai fini di cui al comma 1, si intendono con nuove attività imprenditoriali sia quelle già esistenti in altre aree territoriali e trasferite nelle Regioni a fiscalità agevolata, sia quelle di prima attivazione nelle Regioni sopra indicate.

4. L'accesso alle agevolazioni di cui al presente articolo è condizionato all'effettiva prosecuzione, per tutto il quinquennio di cui al comma 1, delle nuove attività imprenditoriali. In caso di cessazione dell'attività non, derivante da uno stato di crisi prolungato, è stabilita una sanzione di importo corrispondente al triplo della riduzione di imposta beneficiata.

5. L'accesso alle agevolazioni fiscali è condizionato dalla presentazione dell'organigramma dell'attività imprenditoriale comprovante l'utilizzo di personale dipendente o con contratto a tempo determinato, in percentuale non inferiore al 90%, residente nelle Regioni di cui al comma 1.

6. Le Regioni promuovono, sul territorio di rispettiva competenza, massima pubblicità alle agevolazioni previste dal presente articolo, al fine di consentirne l'effettiva conoscibilità».

Le dotazioni di parte corrente indicate nella Tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008 una minore spesa annua di 900 milioni di euro.

Sopprimere la Tabella A di cui al comma 1 dell'articolo 96.

 

3.0.4

ALBERTI CASELLATI, GHEDINI, BONFRISCO, SACCONI, SCARPA BONAZZA BUORA, ZANETTIN

Dopo l'articolo 3, inserire il seguente:

«Art. 3-bis.

(Riscossione diretta dei proventi derivanti dal controllo fiscale in materia di lRAP)

1. In coerenza con il principio di territorialità delle risorse fiscali affermato dall'articolo 119 della Costituzione e in conformità all'articolo 24 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, le Regioni riscuotono direttamente le somme dovute a titolo di imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) a seguito delle attività di controllo, liquidazione delle dichiarazioni e accertamento, accertamento con adesione, conciliazione giudiziale e contenzioso tributario.

2. Le somme di cui al comma 1 comprendono gli importi dovuti a titolo d'imposta regionale, interessi e sanzioni, con esclusione di quelle applicate in caso di concorso formale e 4i violazioni continuate rilevanti ai fini dell'imposta regionale e di altri tributi erariali.

3. Per le finalità di cui al presente articolo, le regolazioni di cui all'articolo 13, commi 3 e 4 del decreto legislativo 18 febbraio 2000 n.56 non considerano le somme di cui al comma 1».

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.120,2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.0.700 (già 3.700)

GRILLO, FERRARA

Accantonato

Dopo l'articolo 3 inserire il seguente:

«Art. 3-bis.

1. All'articolo 12 del decreto legislativo 17 maggio 1999, n.153, sono aggiunti i seguenti commi:

9-bis. Sono integralmente deducibili dal reddito della fondazione le erogazioni effettuate nei settori ammessi.

9-ter. La fondazione, in luogo dell'applicazione dell'imposta sostitutiva sui redditi di natura finanziaria, può fare concorrere gli stessi alla formazione del reddito nell'esercizio in cui sono percepiti, nel qual caso la ritenuta applicata è a titolo di acconto dell'imposta sul reddito dovuta in sede di dichiarazione annuale.

2. A decorrere dal 1º gennaio 2008, nei confronti dei soggetti indicati nell'articolo 28 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385, l'agevolazione prevista dall'articolo 12 della legge 16 dicembre 1977, n.904, si applica limitatamente ad una quota dell'80 per cento degli utili netti annuali destinati alla riserva minima obbligatoria».


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

246a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDI' 8 NOVEMBRE 2007

(Pomeridiana)

Presidenza del vice presidente CAPRILI,
indi del presidente MARINI
e del vice presidente CALDEROLI

 

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 16,13)

 

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1817.

Riprendiamo l'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Ricordo che nella seduta antimeridiana è stato approvato l'articolo 3. Riprendiamo dalla votazione dell'emendamento 3.0.2, volto ad introdurre un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 3, sul quale il relatore ed il rappresentante del Governo hanno espresso parere contrario.

 

DI SIENA (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DI SIENA (SDSE). Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario su questo emendamento, pur riconoscendo che le questioni a cui esso allude sono di grande rilevanza. Stiamo infatti parlando della Regione italiana in cui, ormai da anni, esiste la principale industria estrattiva del Paese e che, quindi, produce un contributo importante al fabbisogno energetico della Nazione. D'altro canto, però, a noi non deve sfuggire che, quando si tratta di questioni riguardanti l'uso delle risorse e le politiche energetiche, bisogna sempre aver presente quali siano gli interessi nazionali, le compatibilità generali e gli effetti che le soluzioni, che di volta in volta si presentano, possono portare a questa scelta e a questo indirizzo.

Non c'è dubbio che esista, comunque, un problema relativo ad una migliore sistemazione del rapporto tra la Regione, che è la maggiore tributaria (rispetto al Paese) di questa importante risorsa per il fabbisogno energetico dell'Italia, e le scelte che il nostro Paese compie sul piano delle compensazioni di ordine economico e finanziario. Tuttavia, vorrei ricordare che anche da questo punto di vista non partiamo da zero, perché per quanto riguarda la distribuzione alla Basilicata, e in particolare alla Val d'Agri, dei fondi provenienti dalle royalties, già da tempo ci si muove in questo senso.

Vorrei che noi potessimo affrontare questo tema in un quadro di minore - se mi è concesso dirlo - episodicità ed estemporaneità, qual è un emendamento alla legge finanziaria, ma all'interno di un ripensamento organico dei rapporti tra la Basilicata e il resto del Paese per quanto riguarda la disciplina degli interventi relativi all'utilizzazione delle sue risorse energetiche.

Infatti, non sono del tutto certo, per esempio, che una compensazione passante attraverso la riduzione delle accise alle pompe di benzina o di gasolio sia la soluzione più giusta e adeguata per affrontare questi problemi, anche se non mi sfugge la popolarità di un provvedimento di questo genere rispetto alle popolazioni della Basilicata. Mi verrebbe da dire che, se noi perseguissimo questa strada, per quanto mi riguarda avrei molti meno argomenti per controbattere al ragionamento fatto, ad esempio, stamattina dal senatore Castelli in merito al fatto che le erogazioni fiscali che l'Italia del Nord offre al Paese dovrebbero, in termini di servizi, ritornare per intero al Nord; questo ragionamento per noi diventerebbe più difficile da contrastare.

Non sono nemmeno certissimo del fatto che una scelta di questo tipo non possa costituire un incentivo, in Basilicata, a porre in essere una politica delle perforazioni che intervenga in maniera indiscriminata su tutto il territorio regionale. Da questo punto di vista non ho sicurezze: non so quando sia opportuno fermarsi, in Basilicata, nel dare concessioni di estrazione alle società petrolifere; è però certo che ormai in quella Regione si sta sviluppando un movimento di opinione pubblica che ritiene che si sia giunti al punto limite e che non si possa fare della Basilicata, sostanzialmente, una Regione tutta segnata da attività dell'industria estrattiva.

Penso, quindi, che sia del tutto giusto che la questione venga nuovamente affrontata alla radice, ma non mi pare che lo si possa fare attraverso le modalità indicate in questo emendamento. (Applausi dai Gruppi SDSE e RC-SE).

 

PISTORIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PISTORIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole mio e del Gruppo cui appartengo su questo emendamento, ma anche per sostenere convintamente le ragioni che pretendono di effettuare una profonda modifica di tutto il sistema delle accise e della loro attribuzione ai diversi livelli di responsabilità di governo nel nostro territorio. La Regione Basilicata, Regione produttrice, ha il giusto diritto di vedersi riconosciuta una quota importante di quell'introito, che è parte delle casse dello Stato, sia direttamente come beneficio ai cittadini, sia in termini di servizi della pubblica amministrazione insistenti nell'area.

Voglio ricordare che questo Parlamento, nella scorsa finanziaria, era già intervenuto disciplinando la materia, seppure in modo parziale, e relativamente a un comma della legge finanziaria che riguardava l'incremento della spesa sanitaria nella Regione Sicilia, per la quale fu prevista - il termine tecnico è infelice - la "retrocessione" (ma io voglio definirlo come "riconoscimento") di una quota delle accise alla Regione come elemento compensativo per l'incremento della quota di compartecipazione alla spesa sanitaria.

Quella vicenda costituisce una lesione delle prerogative parlamentari, perché quella norma, perfettamente approvata secondo la ritualità del Parlamento, è stata pervicacemente ignorata, disapplicata, contestata dai comportamenti del Ministero dell'economia che, per così dire, non soltanto ha preteso di reinterpretarla in linea amministrativa, ma in una serie di occasioni, sia a livello di burocrazia che a livello di responsabilità politica, si è anche permesso di contestare l'autorità del Parlamento a interferire in materia.

Avevo presentato un emendamento che riproponeva la questione in termini, per così dire, ancor più marcati e complessivi, prevedendo l'intera attribuzione della responsabilità alla Regione della spesa sanitaria e di altre funzioni che potevano ad essa essere trasferite sulla base del principio di simmetria, ovviamente avendo un riconoscimento sul gettito (quota o complessivo) delle accise del prodotto pertrolifero raffinato nelle Regioni Sicilia, Sardegna ed altre, dove insistono impianti di raffinazione.

Inoltre, signor Presidente, accanto alla questione Basilicata dell'attività estrattiva, vi è un'altra gravissima questione che riguarda gli impianti di raffinazione, per la grandissima parte insediati in Sicilia e Sardegna, che determinano gravissimi danni ambientali oltre che comprovati danni alla salute emersi da rigorosissime indagini epidemiologiche, rispetto ai quali non deriva alcun beneficio al territorio in cui quegli impianti insistono.

In una logica di federalismo fiscale e in una logica pattizia, come è pattizio lo Statuto regionale siciliano rispetto al rapporto con lo Stato nazionale, pretendiamo di avere riconosciute quote di questi introiti sulla base di attribuzione di competenze: non vogliamo benefici a poggia, vogliamo una revisione del sistema delle accise in cambio dell'assunzione delle responsabilità di competenze.

L'anno scorso questo era avvenuto, il Parlamento ha votato un emendamento della maggioranza, il Governo ha disatteso, ciò costituisce una lesione statutaria e anche delle prerogative parlamentari.

Il mio emendamento è stato giudicato inammissibile dalla Commissione bilancio, ne ho chiesto formalmente la riproposizione, non lo trovo inserito nel fascicolo, mi esprimo quindi a favore della proposta avanzata dai colleghi Viceconte ed altri, ma chiedo anche il reinserimento del mio emendamento sul rapporto tra accise e spesa sanitaria in Sicilia. (Applausi dai Gruppi FI e UDC. Congratulazioni).

 

BUCCICO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUCCICO (AN). Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del mio Gruppo alla proposta dei senatori Viceconte ed altri, che costituisce un segno di attenzione modesto per quel che riguarda lo sviluppo della Basilicata in relazione alla questione petrolio, ma che va comunque perseguito e non vorrei che fosse frainteso come un atteggiamento di lesina da parte dello Stato nei confronti di una Regione tradizionalmente ipersfruttata.

In una piccola Regione come la Basilicata, che è stata già depauperata da una industrializzazione abortita e fallita negli anni Sessanta (ricordo lo sfacelo dell'ENI e della chimica pesante) e ha subito una trasformazione del territorio terribile, la ricchezza che può portare il petrolio, peraltro nella distribuzione di ricchezze che debbono riguardare tutto il Paese, attiene sostanzialmente alla gestione del potere.

Ci troviamo in una Regione in cui da sessant'anni si è incrostato un potere in maniera incollata e ingessata al territorio e purtroppo dobbiamo constatare come la questione petrolio renda spesso la classe politica lucana subordinata nella gestione della cosa pubblica rispetto a questa ricchezza.

Soltanto i partiti del centro-destra sono estranei a questa logica del potere, che ha visto incollate nei microcosmi dei paesi lucani classi che si sono succedute attraverso una gestione ormai cinquantennale del potere, e a questo sfruttamento delle risorse petrolifere che, incidendo sul territorio dal punto di vista morfologico, hanno fatto sì che la Regione Basilicata non sia più il polmone verde del Sud d'Italia, ma nello stesso tempo ha permesso a chi detiene il potere di sfruttarla in maniera servile, senza guardare agli interessi generali.

Ecco perché l'emendamento 3.0.2 costituisce un modesto segno di attenzione, che va coltivato, va ampliato, va amplificato, se vogliamo far sì che nel Sud d'Italia si redistribuiscano le ricchezze in maniera paritaria e uguale. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, poiché so che al mio Gruppo residuano solo pochissimi minuti, dico che, per ragioni di principio, chi è favorevole ad una svolta federale del sistema dev'essere favorevole anche a questo emendamento. Per ragioni di principio, il Gruppo UDC è favorevole, in particolare per la Basilicata. Non è però un fatto locale, è un fatto di ordine istituzionale generale. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

FRUSCIO (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRUSCIO (LNP). Signor Presidente, il Gruppo Lega Nord Padania vota a favore di quest'emendamento, ma non entra né nel merito delle questioni sollevate circa l'eccessivo sfruttamento della Regione Basilicata in termini di estrazione di prodotti gassosi e petroliferi, né nel criterio di proposizione e formulazione dell'emendamento. Ciò che alla Lega interessa di questo emendamento è il criterio federalista che, per la prima volta, in quest'Aula si afferma in modo preciso ed esplicito. Auspichiamo che questa sia la prima occasione in cui si applica un principio che più volte e ripetutamente dovrà passare in quest'Aula.

Inquesto spirito e in questa aspettativa, voteremo a favore dell'emendamento 3.0.2. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Eufemi).

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, ho già avuto modo di affrontare in chiusura di seduta antimeridiana due questioni. La prima, di taglio squisitamente politico, è rivolta ai colleghi, nonché amici fraterni, Viceconte, Taddei e Buccico ed è relativa al fatto che quando il centro-destra è stato al Governo per cinque anni abbiamo chiesto esattamente questo tipo di agevolazioni e quel Governo ha sempre detto che non era possibile. La seconda questione è che siamo di fronte ad un problema piuttosto serio che riguarda la Basilicata, la Sicilia e le altre Regioni in cui esistono queste forme di estrazione.

Non è questa la sede per affrontare la questione. Il problema, come ricordava giustamente poc'anzi il collega Fruscio, riguarda in maniera più generale il rapporto tra lo Stato e le Regioni e i termini nei quali stabilire questo rapporto. Ci faremo carico di affrontare in maniera compiuta la questione con una legge oggettivamente applicabile, perché questo emendamento in realtà creerebbe problemi di applicazione. Probabilmente solo se riusciremo a convincere gli apparati ministeriali saremo in grado di trovare qualche soluzione. La materia comunque è complessa e pertanto va affrontata in modo serio, non strumentale e non certo in occasione dell'esame della legge finanziaria.

 

PALERMO (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PALERMO (RC-SE). Signor Presidente, intervengo per sottolineare che certamente non potrà essere uno sconto sulla benzina ad invertire la tendenza della situazione vissuta dalla Regione Basilicata, che il senatore Taddei in maniera sintetica ma puntuale ha descritto nel suo intervento. Non potrà essere uno sconto sulla benzina a risarcire i cittadini lucani dai danni che già oggi le estrazioni petrolifere producono in termini di ricadute sulla qualità dei prodotti agricoli, dell'aria e sulla possibilità di una elevata qualità della vita dei cittadini che vivono in quella zona. Penso poi che i danni potrebbero essere addirittura maggiori se si dovesse realizzare concretamente l'intenzione di perforare, per ragioni petrolifere, i tre quarti dell'intero territorio lucano.

La sfida, lo dico ai colleghi della Basilicata, è immaginare nuovi modelli per la Regione che puntino sulla valorizzazione delle risorse della nostra terra, a partire da un'agricoltura e da un turismo di qualità, da innovazioni tecnologiche in campo ambientale, da politiche di risparmio energetico e di energia alternativa. Questi modelli, lavorando in sinergia con le università e gli enti di ricerca, potrebbero dare una prospettiva nuova ai giovani laureati lucani che oggi, come negli anni Sessanta, abbandonano ed emigrano dalla nostra terra. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Signor Presidente, augurandole un buon pomeriggio, chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.0.2, presentato dal senatore Viceconte e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Onorevoli colleghi, vi invito a rimanere tutti seduti, come previsto dalle disposizioni della Conferenza dei Capigruppo.

Senatore Montalbano, la prego di mettersi seduto per evitare contestazioni. Invito anche i senatori Tommaso Sodano e Grillo a prendere posto. Vorrei evitare inutili contestazioni, che sono fastidiose più per la Presidenza che per voi.

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.0.3.

 

PISTORIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PISTORIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, l'emendamento 3.0.3, che ha un contenuto piuttosto esigente giacché immagina di attivare un meccanismo di fiscalità differenziata per le imprese attraverso una norma della finanziaria, è per me l'occasione per riportare all'attenzione di quest'Aula una questione che è sempre condivisa nell'ambito delle riflessioni teoriche, nei seminari e nei confronti rilassati del ragionamento politico, ma che non trova mai la possibilità di tradursi in un'iniziativa concreta.

Qualche mese fa, durante il dibattito sul Documento di programmazione economico-finanziaria, avevo introdotto una previsione affinché in quel documento (che quindi definisce le linee della programmazione e non è un atto vincolante dal punto di vista normativo) vi fosse un orientamento del Governo volto a sperimentare meccanismi di fiscalità compensativa nelle aree ad Obiettivo convergenza. Dopo una riflessione accidentata ed anche frettolosa, mi è stato sottolineato che quella non era la sede più idonea, ma sto ancora cercando una sede in cui affrontare queste tematiche.

Inrealtà, ne ho avuto l'occasione in Commissione parlamentare antimafia: infatti, quando è stato audito il Presidente degli imprenditori italiani, il noto presidente Luca Cordero di Montezemolo, sulla base di un'intuizione condivisa secondo cui i meccanismi di sviluppo che devono assistere la crescita del Mezzogiorno devono essere ricercati negli automatismi e non negli incentivi, ho riproposto la necessità di una scelta di sistema attorno alla fiscalità di vantaggio.

Cosa trovo in questa finanziaria? Trovo un intervento importante sulla fiscalità per le imprese, sull'IRES e sull'IRAP, ma in modo totalmente indistinto sul territorio nazionale. Ciò vanifica la possibilità di attribuire un vantaggio competitivo alle aree di maggior disagio sia per ragioni infrastrutturali, sia per ragioni di marginalità geografica, nonché per condizioni sociali ed economiche.

Questo Governo e questa maggioranza, al di là del fatto che declinano tale possibilità in termini puramente teorici, sono in condizione di affrontare il tema dello sviluppo in linea con le indicazioni e gli orientamenti di Bruxelles? Nell'emendamento 3.0.3, a mia firma, si fa riferimento ad un'indicazione comunitaria nella quale si comincia ad ammettere la possibilità di una fiscalità differenziata nelle aree dell'Obiettivo convergenza, ma debbo registrare che perfino l'intuizione riduttiva, per non dire micragnosa, delle zone franche urbane non è stata attivata. È stata introdotta una norma inapplicabile e, tra l'altro, assistita da una dotazione finanziaria assolutamente inconsistente.

Allora vi chiedo, pur consapevole dell'impossibilità che il mio emendamento venga approvato: volete ragionare su meccanismi nuovi per attivare processi di sviluppo nel Sud, o dobbiamo sempre sentirci dire che ci sono problemi? Infatti, l'emendamento 3.0.3 non determina attribuzioni e risorse conferite attraverso la mediazione politica, ma meccanismi automatici che bonificano anche il rapporto tra politica e territorio. È una scelta innovativa ed è l'unica che ha un senso «educativo» ad una nuova cultura d'impresa nel Mezzogiorno.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.0.3, presentato dal senatore Pistorio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.0.4.

 

ALBERTI CASELLATI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBERTI CASELLATI (FI). Signor Presidente, vorrei invitare il rappresentante del Governo e il relatore a rivedere il loro parere sull'emendamento 3.0.4, perché dire di no a questa proposta significa dire di no al federalismo fiscale. Significa negare quel processo di avviamento e quel percorso di valorizzazione delle Regioni che si può attuare anche con la riscossione diretta dell'IRAP. Significa dire di no alla possibilità che le Regioni combattano contro l'evasione fiscale. Significa negare risposte concrete ai cittadini e ai loro problemi, anche in termini di servizio. (Applausi dal Gruppo FI).

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, dal momento che avevamo presentato un emendamento affine, chiedo di poter aggiungere la mia firma all'emendamento 3.0.4.

Oggi dite alle Regioni che l'IRAP deve essere regionalizzata. Ponete l'imposta sempre in un quadro nazionale e riconoscete alle Regioni, secondo determinati parametri, alcune facoltà, ma non la possibilità di riscuotere l'IRAP direttamente. Non è possibile che nelle Regioni ci sia sempre un esattore che viene da fuori. Nell'Ottocento sono stati coniati determinati detti, secondo i quali gli esattori che venivano da fuori erano sempre visti male. Prevedere la possibilità che le Regioni abbiano dei propri esattori, un controllo diretto sul territorio e un rapporto più civile con il contribuente è un passo necessario in direzione del federalismo fiscale. (Applausi della senatrice Alberti Casellati).

 

FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma e quella del senatore Stefani a questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Poiché il relatore ed il rappresentante del Governo non intendono modificare i loro pareri, com'è stato loro chiesto, procediamo al voto.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.0.4, presentato dalla senatrice Alberti Casellati e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, abbiamo svolto una lunga discussione in Commissione sull'emendamento 4.21, prima accantonato e poi, alla fine dei lavori, bocciato tecnicamente. Rinnoviamo adesso la richiesta al relatore di poterlo accantonare, perché è in corso una valutazione sullo stesso.

 

BERSELLI (AN). Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento 4.0.9. (testo 2), presentato dal senatore Zavoli e da me, ha un grande significato simbolico, pur comportando una modica spesa.

Con esso prevediamo l'abolizione del canone RAI per i nostri concittadini ultrasettantancinquenni che percepiscano un reddito, proprio e del coniuge, non superiore a 516,46 euro per 13 mensilità (e cioè il vecchio milione di lire), a condizione che non vi siano altre persone conviventi e che l'apparecchio sia ubicato nel loro luogo di residenza.

Si tratta di cittadini che versano in condizioni economiche estremamente precarie, che hanno nello strumento televisivo l'unica possibilità di tenersi informati e di trovare un minimo di svago: per essi il pagamento del canone rappresenta una spesa assolutamente insostenibile.

Il senatore Zavoli ed io vogliamo ringraziare i colleghi Zanda, Peterlini e Formisano, che hanno ritenuto di aggiungere la loro firma al nostro emendamento; ringraziamo fin d'ora anche gli altri colleghi che vorranno fare altrettanto. Confidiamo nel fatto che l'Aula possa approvare all'unanimità questo nostro piccolo, ma grande emendamento.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento 4.21, il mio parere è favorevole all'accantonamento. Trattasi di norme che riguardano i confidi, già emanate con la finanziaria dell'anno scorso. Esaminando più attentamente il testo, dopo averlo sottoposto all'attenzione del Governo, ci si può orientare in senso favorevole, salvo verifica da parte del Governo stesso. Per questo motivo, dunque, va bene l'accantonamento.

Sull'emendamento 4.22 il parere è contrario, perché si tratta invece di un'estensione dell'attività dei confidi sulla materia fideiussoria (il rilascio delle fideiussioni). È una questione più problematica, che meriterebbe un approfondimento che in questa sede è difficile svolgere.

L'emendamento 4.0.90 è stato ritirato, mentre sul 4.0.9 (testo 2), presentato dai senatori Berselli e Zavoli, il parere è favorevole, pur nella consapevolezza - lo dico all'Aula, prima che si diffonda un'opinione diversa - che si tratta di un gesto, appunto, molto significativo, che riguarda, però, una platea molto ristretta di anziani del nostro Paese. Parliamo, infatti, dell'esclusione dal pagamento del canone RAI di una coppia di anziani con un reddito inferiore a 516 euro al mese.

Sarà, quindi, una platea molto contenuta, però, è un gesto significativo. Certo, qui c'è un problema di quantificazione, su cui mi rimetto al Governo, e c'è un problema di applicazione concreta della norma, per la quale si prevede il rinvio ad un decreto ministeriale che dovrà essere emanato.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore, con un paio di ulteriori considerazioni.

In primo luogo, per quanto riguarda l'emendamento 4.0.9 (testo 2), è molto difficile fare una quantificazione in tempo utile, ed è la ragione per cui si è preferito in questo momento mettere la posta in bilancio; vedremo poi se vi saranno le condizioni per avere un allargamento del finanziamento, giacché ovviamente non potremo lasciare una parte di anziani con e una parte di anziani senza, ma in questo momento non siamo in grado di fare una previsione più corretta.

In secondo luogo, sono d'accordo con la proposta di accantonamento dell'emendamento 4.21, anche se la valutazione non è ancora pronta e quindi in questo momento lo faccio senza prendere impegni né in un senso né nell'altro.

 

PRESIDENTE. Propongo di accantonare l'emendamento 4.21 come articolo aggiuntivo, di modo che possiamo procedere alla votazione dell'articolo 4. Poiché non si fanno osservazioni, così rimane stabilito.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.22.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 4.22, presentato dai senatori Eufemi e Mannino.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 4.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente, voterò questo articolo del provvedimento in quanto mi pare giusto favorire quelle che sono in questo caso le piccolissime imprese. Voglio però far rilevare, ancora una volta, che continuiamo a votare delle norme che danno in molti casi agevolazioni molto forti alle imprese (in questo caso, ripeto, a piccolissime imprese), mentre per i lavoratori, e per quelli dipendenti in particolare, ci sono solo gli ordini del giorno o le promesse di un contributo futuro. Registro che ancora una volta si procede in questo modo.

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 4.0.90 è ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.0.9 (testo 2).

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, chiedo la votazione per parti separate. Avendo io presentato un emendamento simile, poiché la sanzione indicata mi pare eccessiva, chiederei di distinguere il primo dal secondo periodo dell'emendamento.

 

PRESIDENTE. Se ho ben capito, lei propone di votare la prima parte dell'emendamento, fino alle parole: «nel luogo di residenza.» e successivamente la parte restante.

 

EUFEMI (UDC). Esattamente, signor Presidente.

STIFFONI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STIFFONI (LNP). Signor Presidente, con il consenso dei presentatori, chiedo di aggiungere all'emendamento 4.0.9 (testo 2) la firma mia e di tutto il Gruppo della Lega Nord.

 

DONATI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DONATI (IU-Verdi-Com). Condividendo l'emendamento 4.0.9, (testo 2), presentato dal senatore Berselli e da altri senatori, vorrei aggiungere la mia firma, quella del senatore Silvestri e della senatrice De Petris.

 

BERSELLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BERSELLI (AN). Presidente, prendo volentieri atto del parere favorevole del relatore e delle assicurazioni del Governo. Al collega Eufemi devo dire che l'emendamento 4.0.9 (testo 2) non è facile da votare per parti separate perché è stato modificato rispetto a quello originario. Può darsi che il collega Eufemi abbia il testo originario, ma quello che stiamo approvando è diverso da quello.

Quindi, credo che sia difficile possa essere votato per parti separate perché non è esattamente identico a quello del collega Eufemi.

 

ZANDA (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ZANDA (Ulivo). Signor Presidente, come ha ricordato il senatore Berselli, ho aggiunto la mia firma all'emendamento.

 

BATTAGLIA Giovanni (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BATTAGLIA Giovanni (SDSE). Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del Gruppo Sinistra Democratica. Qualche giorno fa, come i colleghi ricorderanno, un orientamento favorevole in tal senso era stato espresso dal senatore Brutti alla fine di una riunione della Commissione bilancio. Anche i giornali autorevolmente ne avevano dato notizia.

Quindi, non possiamo che essere d'accordo con un emendamento di questo tipo. Semmai auspichiamo che possa estendersi ulteriormente la platea degli anziani soli con pensione minima e che il provvedimento nel futuro possa riguardare altri servizi che non siano solo quelli radiotelevisivi. (Applausi dal Gruppo SDSE e del senatore Angius).

 

RAME (Misto). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RAME (Misto). Signor Presidente, vorrei soltanto aggiungere la mia firma all'emendamento 4.0.9 (testo 2).

 

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto delle firme aggiunte all'emendamento in esame.

Non insistendo il senatore Eufemi per la votazione dell'emendamento per parti separate, metto ai voti l'emendamento 4.0.9 (testo 2), presentato dal senatore Berselli e da altri senatori.

È approvato.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 4-bis.

Lo metto ai voti.

È approvato.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 4-ter, su cui è stato presentato l'emendamento 4-ter­.800, successivamente ritirato.

Lo metto ai voti.

È approvato.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 5, su cui sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Signor Presidente, la questione posta con l'emendamento 5.130 riguarda i nostri pescatori. Come lei ricorderà, Presidente, abbiamo assunto insieme delle iniziative bipartisan al fine di alleviare i problemi che in questo momento soffrono i pescatori, dovuti all'aumento del costo del petrolio e quindi del gasolio.

Lei sa, signor Presidente, che era stata prevista una disposizione a favore dei pescatori con uno stanziamento di 12 milioni di euro per allargare la platea dei beneficiari della cosiddetta IVA speciale agricola anche ai pescatori. Nonostante gli sforzi, bisogna darne atto, del ministro De Castro presso la Commissione europea, questa non ha tuttora autorizzato lo Stato italiano a beneficiare del regime speciale IVA in agricoltura.

Ci sono dunque 12 milioni di euro che rischiano di andare in perenzione; ho pertanto ritenuto di presentare questo emendamento, Presidente, e mi rivolgo anche ai colleghi della Commissione agricoltura dell'altra parte politica, a noi contrapposta, che però so essere sensibili nei confronti del problema, perché credo che sia il caso di non perdere questi 12 milioni di euro. Ho quindi proposto, signor Presidente, di elevare dal 70 all'80 per cento i benefìci previsti dalla legge n. 30 del 1998, cioè gli sgravi fiscali contributivi a favore della pesca costiera e lagunare. In questo modo eviteremo che 12 milioni di euro a favore dei pescatori italiani, di coloro che fanno soprattutto pesca costiera, per lo più piccole imprese, vadano perduti. Non si tratta di prevedere altre risorse finanziarie a favore di un settore ma di non perdere, colleghi, risorse finanziarie già disposte. (Applausi dal Gruppo FI).

Sarebbe privo di senso perdere questa occasione. So che sul tema sono stati avanzati dei problemi, come sempre e com'è naturale, da parte della Ragioneria generale. Se il relatore ci presta un attimo attenzione, propongo di accantonare questo emendamento per fare tutte le ricerche e le osservazioni del caso e magari votarlo più tardi, perché credo che un simile tema possa registrare grande condivisione da parte di tutti. Ripeto, si tratta di dare un aiuto ai pescatori italiani senza nuovi costi, senza maggiori oneri, evitando che 12 milioni di euro vadano in perenzione. (Applausi dai Gruppi FI, AN e LNP).

 

FRANCO Paolo (LNP). Signor Presidente, illustrerò gli emendamenti 5.76 e 5.91, mentre il collega Polledri illustrerà l'emendamento 5.106. I due emendamenti proposti trattano di argomenti diversi ma che fanno preciso riferimento a questioni di carattere fiscale, che riteniamo assolutamente importanti.

L'emendamento 5.76 si commenta da sé, trattando degli studi di settore, i quali, sottoposti a revisione, devono trovare applicazione concreta nelle attribuzioni fiscali dell'anno successivo. Troppo spesso è accaduto nel nostro Paese, e anche in questa legislatura, che una retroattività insieme ad un'incapacità o ad un'impossibilità da parte delle aziende di valutare l'azione di revisione degli studi di settore nell'esercizio già iniziato, inoltrato o addirittura già finito, mettesse in difficoltà la chiusura dei bilanci e la redditività delle imprese.

Un emendamento di questo tipo non è solo di buonsenso, ma rende stabile l'applicazione dello statuto del contribuente, nel momento in cui non prevede una retroattività, che a questo punto non deve valere solamente da un esercizio ad un altro, ma anche all'interno dello stesso esercizio: le rivalutazioni degli studi di settore debbono iniziare ad avere effetti concreti dall'esercizio successivo entro il quale sono state attuate.

Vorrei portare, inoltre, l'attenzione dell'Aula sull'emendamento 5.91, che estende ad altre aree una previsione fatta nella scorsa finanziaria per alcune zone del Paese. Sto parlando dell'attribuzione di zona franca, che era stata stabilita con delle peculiarità specifiche nella scorsa legislatura e che questo emendamento estende a tutti i Comuni confinanti con Paesi esteri o con le Province o Regioni autonome, che hanno una fiscalità diversa e quindi delle posizioni di vantaggio. Mi riferisco, in particolar modo, alle situazioni che in questi giorni, in questi mesi e in questi ultimi anni, hanno fatto nascere sull'Altopiano di Asiago e a Cortina, sono fatti che credo conosciamo tutti, l'esigenza dei cittadini di porre in essere strumenti legittimi e popolari quali i referendum per il distacco di Comuni o comunità montane confinanti, in questo caso, con il Trentino o con la Provincia autonoma dell'Alto Adige.

L'emendamento propone una delle tante possibili soluzioni a questo problema. Non vogliamo diminuire l'autonomia di altre Regioni e di altre Province italiane, ma non è possibile che ci siano Regioni, Province o Comuni oltre i cui confini si trovano delle situazioni diverse e privilegiate in ordine alla fiscalità: sappiamo quanto sia diversificato questo aspetto soprattutto fra il Veneto e l'Alto Adige o fra la Lombardia e il Trentino oppure fra il Veneto ed il Friuli. Sappiamo che, passando questi confini - che stanno diventando mitici - gli imprenditori e i cittadini possono usufruire di servizi in qualità ed in quantità enormemente superiori.

È evidente che questo gap non può essere superato in pochi giorni o in pochi mesi, finché in questo Paese non ci si deciderà finalmente a dare concretezza ad un federalismo vero e che comprenda nei suoi aspetti tanto quello politico-amministrativo, quanto quello fiscale. Questo, però, sarebbe un sistema per dare una risposta. Qual è la risposta che daranno queste Aule parlamentari quando arriveranno i disegni di legge relativi al trasferimento, ad esempio, dell'Altopiano di Asiago al Trentino o della zona di Cortina all'Alto Adige? Diremo di sì o diremo di no?

Assumendo una posizione di questo tipo, avremo espresso una posizione seria e valida, avremo dato una risposta a dei problemi o avremo solo fatto finta - che si dia una risposta affermativa o negativa - che questi problemi non esistano? È solo con un'azione di questo tipo che autonomamente, in maniera difforme all'interno della stessa Regione, alcune aree possono, per attiguità di confine territoriale, pensare e pretendere, anche giustamente a questo punto, di passare a Regioni o Province privilegiate in virtù del loro Statuto speciale.

Avete visto quali sono i risultati referendari? Sono risultati plebiscitari, altro che quelli di due secoli fa, che sono scritti in giro per le sale di questo palazzo, falsi e bugiardi, per l'Unità d'Italia: questi sono plebisciti veri, di persone, di cittadini stanchi di avere una situazione fiscale totalmente diversa e svantaggiata, che vogliono staccarsi dalle Regioni; non sono altro che il risultato della mancata risposta di questo Stato all'esigenza di autonomia e di federalismo, di essere, per lo meno nei confronti dei dirimpettai, simili e paragonabili quanto a disponibilità di risorse e di risposte che chiedono ovviamente i propri cittadini.

Questo dice l'emendamento 5.91, che tratta la questione in un suo aspetto peculiare, marginale e specifico, quello di creare delle zone franche in questi Comuni e che non ha la pretesa di dare la risposta vera ed autentica di federalismo, ma è comunque un emendamento che prende in considerazione le esigenze espresse dai cittadini. Bocciare questo emendamento vuol dire - e sarà una questione politica rilevante sul territorio - prendere una posizione specifica e dire già in anticipo che quando quei disegni di legge arriveranno alle Camere saranno respinti, perché la sordida periferia di questo Paese non merita attenzione. Votare no vuol dire non prendere neanche in considerazione una risposta che sia davvero costruttiva, almeno sotto il profilo che è stato auspicato da questo emendamento.

Invito, quindi, tutti i colleghi, prendendo spunto dall'iniziativa che era stata assunta da questa maggioranza nella finanziaria scorsa, a prendere in considerazione un voto positivo su questo emendamento. (Applausi dal Gruppo LNP).

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, illustro l'emendamento 5.106 sull'abolizione della possibilità di installare gli apparecchi da gioco nelle sale Bingo.

Signor Presidente, Cavour diceva che il gioco è la tassa sui poveri. Stiamo parlando di un volume di affari in ingresso per lo Stato, solamente per le macchinette, superiore al fatturato della FIAT. Per il 2007 sono previsti circa 2,6 miliardi di euro di ingresso dalle macchinette, che in tutta Italia sono 220.000 (calcoliamo che a Las Vegas sono solamente 60.000).

Il presidente dell'Antimafia Forgione ha affermato: «È evidente che la circolazione di contanti senza controllo alcuno e la facilità di riciclare all'interno di queste gestioni i soldi provento delle attività criminali rischiano di creare un corto circuito pericoloso che va interrotto». Un'ambiguità che viene segnalata e rimarcata anche dalle indagini delle procure di Biella (sostituto procuratore Bavaglino), di Torino (sostituto procuratore Furlando), di Potenza, che è finita anche sull'ordine del giorno (sostituto procuratore Woodcock), di Milano (sostituto procuratore Greco).

Non voglio intervenire sulla commissione Grandi e sui 98 miliardi di euro; questo è tutto da accertare e da valutare. Sicuramente le responsabilità ci sono e le zone franche di evasione sono molte. Tuttavia, signor Presidente, credo che la possibilità di installare - come è stato deciso nel decreto Bersani - le macchinette da gioco nelle sale Bingo sia una scelta che colpisce profondamente la famiglia e la povera gente. Vi è una percentuale statistica enorme di persone affette da disturbo da dipendenza nel nostro Paese. Nella Provincia di Varese si calcolano tra le 5.000 e le 7.000 persone affette da gioco dipendenza patologica.

È evidente che vi sono le prove provate di connessioni tra il gioco delle macchinette, la mafia e anche connivenze politiche che poi, magari, verificheremo. Concedere oggi la possibilità di installare le macchinette anche nelle sale Bingo significa fare un regalo, abbastanza evidente, alla zona di ambiguità che contraddistingue questo settore. Limitare tale possibilità è un atto di civiltà e per questo inviteremo al voto tutte le forze responsabili del Parlamento.

 

ANTONIONE (FI). Signor Presidente, illustro l'emendamento 5.31, volto a ripristinare una situazione che consenta alle aree di confine della Regione Friuli-Venezia Giulia di competere con la Slovenia. Ho chiesto al Governo e al relatore la possibilità di effettuare un approfondimento tecnico e quindi di accantonare l'emendamento per il tempo necessario.

Chiedo quindi esplicitamente al relatore e al Governo di accettare la mia proposta.

 

MONTALBANO (Misto-CS). Signor Presidente, intervengo brevemente sugli emendamenti che i senatori del Gruppo della Costituente Socialista hanno presentato. Abbiamo presentato cinque emendamenti all'articolo 5 che fanno riferimento alle problematiche che ineriscono agli studi di settore. Lo abbiamo voluto fare pur nella consapevolezza delle procedure, che sono complesse, e del fatto che su una tematica come questa non si può improvvisare per raggiungere gli obiettivi che noi auspichiamo.

Abbiamo voluto segnalare che sugli studi di settore si apre, per quanto riguarda i senatori della Costituente Socialista, la necessità di una riflessione approfondita. Si apre qui questa necessità e, per quanto ci riguarda, non si chiude ora.

A nostro giudizio, infatti, è venuto il momento perché si stabilisca, in coerenza con tanti atti che il Parlamento ha prodotto, con mozioni che il Senato ha approvato, con dichiarazioni di autorevoli esponenti del Governo, la necessità di decidere che gli studi di settore non debbano essere strumenti di coercizione o di imposizione, ma di orientamento nell'accertamento del reddito delle categorie interessate.

Per questo noi teniamo particolarmente all'avvio di questa riflessione; tuttavia, comprendendo le questioni che sono state poste nei rapporti all'interno della maggioranza e anche con il Governo, annunciamo il ritiro degli emendamenti 5.32, 5.46, 5.71 e 5.87, mentre proponiamo una riformulazione dell'emendamento 5.79.

La nuova formulazione dell'emendamento 5.79, è la seguente: « Dopo il comma 74, è inserito il seguente: «74-bis. All'articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, dopo il primo periodo, inserire i seguenti: "Ai fini dell'accertamento l'Agenzia delle entrate ha l'onere di motivare e fornire elementi di prova per avvalorare l'attribuzione dei maggiori ricavi o compensi derivanti dall'applicazione degli indicatori di normalità economica di cui al presente comma, approvati con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 20 marzo 2007, sino alla entrata in vigore dei nuovi studi di settore varati secondo le procedure, anche di concertazione con le categorie, della disciplina richiamata dal presente comma. In ogni caso i contribuenti che dichiarano ricavi o compensi inferiori a quelli previsti dagli indicatori di cui al presente comma non sono soggetti ad accertamenti automatici."».

Questa è, dunque, la nuova formulazione che abbiamo concordato, che sottoponiamo alla valutazione del relatore e del Governo e su cui ci esprimeremo in sede di dichiarazione di voto - lo farà il presidente Angius - per valutare l'atteggiamento del Governo e del relatore.

Colgo l'occasione, signor Presidente, per dire che mi sembra sensata la proposta, avanzata prima di me dal senatore Antonione, dell'accantonamento dell'emendamento 5.31. Noi riteniamo, infatti, che quella proposta emendativa meriti di essere approfondita e ci riserviamo, sulla base delle risultanze, di pronunciarci ai fini della nostra espressione di voto.

PRESIDENTE. La ringrazio anche per il parere sull'accantonamento.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, intervengo sull'emendamento 5.48 e vorrei pregare il relatore...

 

PRESIDENTE. Per cortesia, lasciate libero il relatore di ascoltare.

 

STORACE (Misto-LD). Relatore, ho chiesto la sua attenzione su un aspetto tecnico e sull'emendamento. Stiamo parlando di una proposta di modifica che riguarda la disciplina prevista dai commi dal 41 al 46 sulle disposizioni in materia di fatturazione elettronica.

Si tratta di una questione affrontata con uno spirito di continuità amministrativa; ricordo che con il ministro Stanca si parlò spesso di tali questioni al Consiglio dei ministri. Fu varato il decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, in ottemperanza ad una direttiva europea del 2001. È stato un percorso lungo, perché occorre arrivare alla rivoluzione digitale e consentire che finalmente ogni tipo di fatturazione nel rapporto con il servizio pubblico sia legata all'elettronica ed alle opportunità offerte dall'informatica.

L'avvertimento di carattere tecnico, relatore, è che il comma 42 fa riferimento ad un regolamento previsto dal comma 45. Forse in sede di coordinamento la parola regolamento andrà modificata con decreto, perché mentre al comma 45 non c'è mai la parola regolamento, c'è la parola decreto; è vero che si stabiliscono alcune regole, ma anche linee‑guida e probabilmente si è deciso di non includere nel comma 45 la parola regolamento, che però è richiamata nel comma 42. Raccomando dunque attenzione nella scrittura del testo.

Rispetto alla buona intenzione di completare una rivoluzione digitale che ci viene proposta dall'Unione Europea, ho riportato nell'emendamento 5.48 la proposta di posporre di sei mesi dall'entrata in vigore dell'atto che compirà il Ministero l'effettiva entrata in vigore del provvedimento per il cittadino, per colui il quale ha il rapporto con la pubblica amministrazione. Mi preoccupa, infatti, il tempo rapido che si vuole qui introdurre, che rischia di andare a scapito di un corretto funzionamento del sistema.

Mi spiego meglio: con questa norma prevediamo che, a partire dall'entrata in vigore di quello che si chiama regolamento da una parte e decreto dall'altra, venga eliminato il fatturato cartaceo. Ebbene, l'attenzione che raccomandiamo - che è tecnica, sì, ma di sistema - nel momento in cui sosteniamo che non debba più esserci carta nel rapporto tra chi offre un servizio e l'amministrazione, è di far trascorrere il tempo necessario per far sì che i soggetti interessati (penso a tutte le aziende e agli attori del sistema) possano adeguare la loro possibilità operativa di lavoro. Si tratta quindi di venire incontro ad un sistema che si intende rivoluzionare e che per la fretta (rendiamoci conto che qui partiamo dal 2001; il percorso non è stato lento, ma ha avuto i sui tempi: 2001, 2004, 2005) rischia di fare, come la famosa gattina frettolosa, i figli ciechi, in assenza di qualsiasi adeguamento del sistema.

Faccio un esempio. Proprio il comma 42 prevede che, a decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento, non si possa procedere ad alcun pagamento, nemmeno parziale, fino all'invio in forma elettronica. Questo rischia di danneggiare colui il quale invece si vorrebbe favorire con un meccanismo trasparente.

Raccomando dunque al relatore attenzione sull'emendamento che mi sono permesso di proporre, che serve a migliorare una norma giusta. Mi raccomando anche di verificare in sede di coordinamento se sia vero quanto ho detto all'inizio del mio intervento, cioè la necessità di specificare al comma 42 che si sta parlando di un decreto che si approverà con le norme del comma 45 e non di un regolamento, perché altrimenti la terminologia usata potrebbe provocare dei ricorsi.

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, intendo illustrare l'emendamento 5.62, richiamando in particolare l'attenzione del relatore, senatore Legnini, del presidente della Commissione, senatore Morando, ed anche di tutti i colleghi eletti in Liguria, Lombardia, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia.

Nella finanziaria è stato introdotto un principio che ci trova consenzienti; un principio, se volete, assai positivo che potremmo enfaticamente definire l'inizio di un federalismo portuale. Nella norma proposta dal Governo si dice che l'extragettito, cioè ciò che in più arriverà nella movimentazione dei traffici portuali in termini di tasse che si pagheranno sull'imbarco e lo sbarco delle merci, potrà essere utilizzato dalle Regioni di riferimento del territorio per fare opere pubbliche stradali, autostradali e ferroviarie.

L'emendamento 5.62 prevede un particolare riferimento agli investimenti finalizzati alla realizzazione dei corridoi plurimodali europei nei loro territori di riferimento: da quando si è avuta notizia che il Governo ha fatto questa proposta, nelle singole Regioni, a livello di Province, di Comuni e di enti locali è iniziata una sorta di corsa da parte di chi si dovrebbe appropriare e di chi si sente fortemente legittimato a gestire queste risorse, anche se nessuno ne ha quantificato l'ammontare.

Signor Presidente, sottolineo che questo emendamento non presenta un costo, non travolge lo spirito della proposta, non modifica la sostanza di un principio che - torno a dire - anche noi troviamo apprezzabile ed è, credo, l'elemento più positivo che, sforzandomi, ho scoperto in questa proposta di finanziaria. Vorremmo soltanto che le risorse da quantificare venissero più precisamente finalizzate per realizzare le opere pubbliche.

A casa mia, a Genova, in Liguria, ovviamente il riferimento è al terzo valico, cioè all'opera strategica più importante per il futuro della Regione Liguria e di quell'area vasta considerata il Nord-Ovest del Paese, cioè il retroterra del porto di Genova, Alessandria e quant'altro: se si farà il terzo valico, potremmo scommettere su uno sviluppo intenso della logistica del Paese, che con i porti adeguatamente organizzati potrà far crescere una movimentazione del traffico delle navi provenienti dall'estremo Est, con quello che sta avvenendo sul mercato cinese ed indiano.

Per questi motivi, signor Presidente, richiamo l'attenzione dei colleghi eletti in questa Regione, perché mi pare una norma di miglioramento rispetto ad un principio su cui siamo d'accordo.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Do lettura del parere espresso dalla 5a Commissione permanente su un ulteriore emendamento riferito al disegno di legge in esame: «La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato l'ulteriore emendamento 5.79 (testo 4) relativo al disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo».

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, l'emendamento 5.801 riguarda l'aumento delle pensioni di invalidità e il parere è contrario perché l'onere relativo è coperto con un taglio orizzontale e non credo occorra aggiungere altro.

L'emendamento 5.130 riguarda norme sulla pesca e c'è una richiesta di accantonamento del senatore Scarpa Bonazza Buora. Per la verità, l'emendamento era stato già approfondito dal Governo, arrivando alla conclusione che la copertura ivi prevista non è idonea e che quindi occorressero risorse aggiuntive. Pur tuttavia, per accogliere la sollecitazione del senatore Scarpa Bonazza Buora, dopo aver ascoltato gli argomenti che egli ha esposto, invito il Governo a rivalutare, con maggiore attenzione, l'emendamento per vedere se il problema della copertura è risolvibile con una riformulazione, nel qual caso preannuncio che sarei favorevole, tanto più che questo testo era già stato presentato anche dagli altri colleghi della Commissione di merito e poi è stato ritirato per questa stessa ragione. Quindi, sono d'accordo ad accantonarlo, invitando il Governo a guardarlo con maggiore attenzione.

Anche per l'emendamento 5.31 vi è una richiesta di accantonamento; riguarda il cosiddetto pacchetto Friuli. Il Governo aveva fatto una valutazione, pervenendo ad un orientamento negativo sul testo. Pur nella considerazione che la copertura indicata è inidonea e comunque molto onerosa, essendone stato molto sollecitato e caldeggiato un esame approfondito, non ho difficoltà ad aderire a questa istanza di accantonamento, invitando il Governo ad una nuova valutazione. Bisogna verificare se vi sono i margini per il parziale accoglimento di una rivalutazione e per una diversa copertura che non comporti attingimento di risorse rilevanti. Inviterei il Governo, nell'aderire all'accantonamento, ad una più puntuale valutazione del testo.

L'emendamento 5.800 riguarda l'interesse sui mutui, tema già ampiamente trattato, e quindi invito il presentatore al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Per quanto concerne invece l'emendamento 5.48, relativo alla fatturazione elettronica e illustrato dal senatore Storace, avendo ascoltato le motivazioni esposte dal senatore, credo che il Governo debba fare una riflessione sul punto. Il senatore afferma che se con l'entrata in vigore del regolamento relativo alla fatturazione elettronica le aziende che forniscono servizi alla pubblica amministrazione non si adeguano alle disposizioni del regolamento scatta immediatamente la sospensione dei pagamenti.

Se così fosse, e dal testo si evince proprio questo, vi sarebbe un problema. È evidente che dobbiamo lasciare un lasso di tempo ragionevole alle imprese per potersi adeguare. Invito pertanto il Governo a valutare la questione. Invece dei sei mesi proposti dall'emendamento, propongo un periodo di tre mesi dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Esprimerei pertanto un parere favorevole, se il Governo ritiene che l'argomento sia degno di considerazione - e a mio modo di vedere lo è - riducendo la dilazione dell'efficacia degli obblighi dell'impresa a decorrere dal terzo mese.

Esprimo invece parere contrario sull'emendamento 5.53, giacché l'affidamento in materia di riscossione è stato già affrontato in Commissione pervenendo alla soluzione nota a tutti i colleghi, e sugli emendamenti 5.55 e 5.804.

Esprimo poi parere contrario sull'emendamento 5.805, sul quale però vorrei intervenire brevemente. L'emendamento tende a sopprimere i commi da 64 a 69 relativi al fondo amianto. Ho già detto in Commissione, e lo ribadisco in Aula, che l'introduzione di questa norma ha un enorme valore perché finalmente affronta il tema della tutela dei lavoratori esposti al rischio dell'amianto. Nella mia breve esperienza di pochi mesi nella passata legislatura ricordo le battaglie che su questo problema fece il senatore Pizzinato; battaglie che finalmente vengono recepite con l'approvazione di questo emendamento. Ritengo pertanto eccessiva e non condivisibile la soppressione di questi commi.

Per quanto concerne l'emendamento 5.62, gli argomenti utilizzati dal senatore Grillo hanno una loro valenza. Si tratta, ove l'emendamento fosse accolto, di determinare una finalizzazione ben precisa delle risorse aggiuntive per le infrastrutture. Questa finalizzazione può essere condivisibile, ma forse sarebbe più opportuno lasciare alle Regioni l'autonomia decisionale di stabilire a quali infrastrutture destinare quelle risorse aggiuntive. Per tale ragione il parere è contrario.

Esprimo poi parere contrario sugli emendamenti 5.63 e 5.64.

L'emendamento 5.69 riguarda il tema degli studi di settore. I colleghi ricorderanno che con il decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, convertito in legge in quest'Aula all'inizio del mese di agosto, abbiamo accolto un emendamento, presentato dal senatore Benvenuto e da altri colleghi della 6a Commissioni permanente; tale emendamento era finalizzato ad introdurre un principio di grandissimo rilievo, vale a dire che gli indicatori di normalità economica, che sono stati definiti sulla base della normativa dello scorso anno, costituiscono presunzioni semplici ovvero che l'onere della prova relativamente al mancato rispetto degli indicatori di normalità spetta all'amministrazione finanziaria.

Oggi quella norma viene ulteriormente rafforzata ed esplicitata, soprattutto in relazione alla sua vigenza sotto il profilo temporale: vale, quindi, fino a quando non verranno ridefiniti gli studi di settore con le categorie interessate. Inoltre, ad ulteriore esplicitazione e rafforzamento del principio poc'anzi citato, con l'emendamento 5.79 (testo 4), presentato dal senatore Angius e da altri senatori - sul quale esprimo sin d'ora il parere favorevole - si stabilisce che l'accertamento non può essere automatico.

Credo che tutti possiamo orientarci ad accogliere l'emendamento 5.79 (testo 4), che - ripeto - incide su quel principio giuridico;invece l'eventuale accoglimento dell'emendamento 5.69 destrutturerebbe l'intero sistema degli studi di settore, con una potenziale perdita di gettito di enorme rilevanza. È evidente, pertanto, che una proposta di tal genere non è accoglibile.

Per inciso, faccio notare al senatore Azzollini e ad altri senatori che neanche il loro Governo si è azzardato ad osare tanto, cioè a considerare tutti gli studi di settore come presunzioni semplici. Esprimo, pertanto, parere contrario sull'emendamento 5.69.

Esprimo parere contrario anche sugli emendamenti 5.74 e 5.76 ed ho già anticipato il parere favorevole sull'emendamento 5.79 (testo 4).

Esprimo poi parere contrario sull'emendamento 5.82 (testo 2).

 

PRESIDENTE. Prima di passare al parere sull'emendamento 5.84, vorrei sapere dal senatore Polledri se ha poi modificato il testo della proposta emendativa a sua firma.

 

POLLEDRI (LNP). Sì, signor Presidente. Il testo dell'emendamento 5.84 è stato modificato ed il nuovo testo è stato testé depositato.

 

LEGNINI, relatore. Vorrei visionare il nuovo testo dell'emendamento 5.84 prima di esprimere il parere.

 

PRESIDENTE. Va bene. Per il momento, però, andiamo avanti.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario sugli emendamenti 5.90, 5.91, 5.95, 5.100, 5.101, 5.103, 5.106, 5.114 e 5.119.

Sull'emendamento 5.0.6, in tema di riduzione dell'aliquota di accisa, esprimo parere contrario, così come sull'emendamento 5.0.7 che tratta il medesimo argomento.

Esprimo parere contrario anche sull'emendamento 5.0.17.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore su quasi tutti gli emendamenti, tranne che su alcuni di cui vi dirò rapidamente.

Per quanto riguarda l'emendamento 5.130, propongo di accantonarlo per compiere una valutazione tecnica, anche se dalle prime indagini risulta che implica un costo e, quindi, dobbiamo valutarne l'ammissibilità e la copertura.

Per quanto riguarda l'emendamento 5.31, accolgo la richiesta del relatore di accantonarlo, poiché reca problemi, anzitutto, di profilo comunitario. Quindi, l'approfondimento serve anche a convincerci reciprocamente se al momento attuale la proposta sia percorribile.

Per quanto concerne, infine, la proposta contenuta nell'emendamento 5.48, a firma del senatore Storace, credo che sia accoglibile, ma nei termini di tre mesi. Su tutti gli altri emendamenti - come ho già detto - il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, è pervenuto alla mia attenzione il testo della riformulazione dell'emendamento 5.84, a firma del senatore Polledri, sul quale vorrei esprimermi. Questo emendamento è identico all'emendamento 5.79 (testo 4), a firma dei senatori Angius e Montalbano. Rilevo, sotto questo aspetto, una convergenza positiva e, quindi, esprimo parere favorevole anche sull'emendamento 5.84 (testo 2).

A maggior ragione, inviterei il senatore Azzollini e gli altri firmatari a ritirare il proprio emendamento 5.82 (testo 2), perché queste due proposte consentono di arrivare ad un risultato molto importante e significativo sul tema degli studi di settore.

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme al relatore sull'emendamento 5.84 (testo 2).

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.801.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, l'emendamento 5.801 adegua l'assegno di assistenza agli invalidi civili. Credo che sia un obiettivo molto importante: l'importo dell'assegno è fermo a circa 240 euro mensili, una cifra assolutamente irrisoria. Faccio appello alla sensibilità dei colleghi per adeguare questo contributo.

Contestualmente, chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Eufemi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.801, presentato dal senatore Eufemi e Poli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 5.5 è stato ritirato.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, per non rallentare il ritmo dei lavori, nel momento in cui saremo chiamati a votare gli emendamenti 5.79 (testo 4) e 5.84 (testo 2), tra loro identici, le chiedo di dare indicazioni affinché il loro testo venga distribuito.

 

PRESIDENTE. Dispongo che il testo in questione venga distribuito.

L'emendamento 5.130, al quale hanno aggiunto la firma i senatori Barba e Zanettin, è accantonato.

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Signor Presidente, ringrazio il relatore per aver acconsentito all'accantonamento di questo emendamento.

Vorrei però dirle un'unica cosa, relatore Legnini: lei faceva riferimento a presunti problemi di copertura; faccio nuovamente presente che non ve ne sono, onorevole Sottosegretario.

 

PRESIDENTE. Ne discuteremo quando sarà il momento.

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Sì, signor Presidente, ma già che ci siamo, lo dico per agevolare la cosa, perché penso che possa essere utile per tutti. Si tratta di spostare 12 milioni di euro (appostati già nella Tabella 13 del Ministero dell'agricoltura, per far fronte all'IVA agricola, che non può essere applicata alla pesca, in quanto non siamo autorizzati da Bruxelles), aumentando dal 70 all'80 per cento gli sgravi contributivi fiscali previsti dalla legge n. 30 del 1998. Quindi, 12 milioni vengono spostati da una parte all'altra: il prodotto è zero, pertanto non vi è alcun aggravio per le casse dello Stato: su questo vorrei essere assolutamente chiaro.

È meglio dire subito se si è favorevoli a non perdere soldi a favore dei poveri pescatori o se si preferisce perderli e farli andare in perenzione.

 

D'ALI' (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALI' (FI). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la firma a questo emendamento.

 

PRESIDENTE. L'emendamento 5.25 è stato ritirato.

Per quanto riguarda l'emendamento 5.31, senatore Antonione, è stata accolta la proposta di accantonamento.

L'emendamento 5.32 è stato ritirato.

Passiamo all'emendamento 5.800, per il quale c'è l'invito al ritiro. Chiedo al proponente se intende accoglierlo.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, insisto per la votazione.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 5.800, presentato dal senatore Eufemi.

Non è approvato.

 

PRESIDENTE. Gli emendamenti 5.46 e 5.47 sono stati ritirati.

Per quanto riguarda l'emendamento 5.48, senatore Storace, accetta la proposta di modifica avanzata dal relatore?

 

STORACE (Misto-LD). Sì, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 5.48 (testo 2), presentato dal senatore Storace e da altri senatori.

È approvato.

 

L'emendamento 5.900 è stato ritirato.

Metto ai voti l'emendamento 5.53, presentato dal senatore Massidda e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 5.55, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 5.804, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Non è approvato.

 

L'emendamento 5.803 è stato ritirato.

 

Metto ai voti l'emendamento 5.805, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Non è approvato.

 

L'emendamento 5.806 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.62.

 

BORNACIN (AN). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Bornacin, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

GRILLO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, desidero intervenire in dichiarazione di voto sull'emendamento in esame per richiamare l'attenzione dei colleghi su questo punto: la norma che proponiamo ‑ lo ribadisco ‑ non costa alcunché.

Abbiamo apprezzato l'iniziativa del Governo che con questa finanziaria ha avviato un principio molto importante, che potremmo definire di federalismo portuale. Siamo, quindi, d'accordo sulla norma contenuta al comma 70 dell'articolo 5. Semplicemente, abbiamo registrato osservazioni quantomeno originali e strane nella recente assemblea di ASSOPORTI, dove pare che i più e i tanti si siano adoperati per correre sopra al carro e in qualche modo proporre utilizzi strani e originali di questo extragettito. Vorremmo pertanto che il Parlamento si pronunciasse finalizzando in modo puntuale le risorse che proverranno alle Regioni in virtù di un maggiore incremento della movimentazione portuale, a favore delle opere pubbliche strategiche. Queste ultime sono quelle di cui alla delibera del 21 dicembre 2001, i cosiddetti corridoi plurimodali, che interessano il porto di Genova, quindi tutto l'hinterland del Nordovest, il porto di Trieste, quindi la Padania, e i porti di Civitavecchia, Napoli, Palermo e Messina, interessati al Corridoio 5, al Corridoio 1 e al Corridoio dei due mari.

Se la votazione dovesse essere negativa, come hanno suggerito il relatore ed il Governo, allora si deve sapere che da domani siamo autorizzati a recarci sui territori di riferimento a dire che questa maggioranza è condizionata da forze di un certo tipo, che non credono alle opere strategiche di cui alla delibera del 21 dicembre e che ingannano l'opinione pubblica, perché reiteratamente sui giornali dichiarano di voler realizzare i corridoi plurimodali e le reti TEN, di cui si dovrebbe dotare il nostro Paese. In realtà, pur avendo risorse potenzialmente disponibili e il consenso del territorio (perché il Corridoio del terzo valico ha avuto l'approvazione delle Regioni Lombardia, Liguria e Piemonte e di tutti i Comuni interessati), in realtà, alla prova provata, non si accetta questa proposta di finalizzazione e si vota contro. (Applausi dal Gruppo FI).

 

Presidenza del presidente MARINI (ore 17,46)

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.62, presentato dal senatore Bornacin e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.63.

 

BORNACIN (AN). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Bornacin, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.63, presentato dal senatore Bornacin e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.64.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.64, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Gli emendamenti 5.65 e 5.71 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 5.69.

 

SACCONI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, vorrei che l'Aula fosse maggiormente consapevole di ciò che ci si appresta a votare. Si tratta della delicatissima materia degli studi di settore e soprattutto del controverso tema della loro efficacia. Si è a lungo discusso recentemente degli studi di settore quando il Governo intervenne unilateralmente, cioè al di fuori della ordinaria procedura di consultazione delle organizzazioni rappresentative del lavoro autonomo, introducendo quegli indicatori di normalità ai quali era stato dato un effetto retroattivo, nel senso che essi avevano modificato gli studi di settore con la conseguenza dell'inversione dell'onere della prova nel caso di scostamento dei contribuenti dagli studi stessi.

In quell'occasione, furono votate più mozioni, in particolare il Senato approvò una mozione della maggioranza in cui era scritto testualmente: «Gli studi di settore sono e devono rimanere uno strumento di ausilio e supporto per compiere le attività di controllo ed accertamento della regolarità delle dichiarazioni da parte dell'amministrazione finanziaria, in una logica che in modo inequivocabile respinge ogni forma di catastizzazione o di reintroduzione surrettizia della minimum tax»".

In sostanza, la mozione di maggioranza diceva inequivocabilmente che gli studi di settore non devono rappresentare una soglia obbligatoria minima di reddito al di sotto della quale collocandosi il contribuente scatterebbe l'inversione automatica dell'onere della prova. Quindi, meri criteri di accertamento. La stessa mozione affermava poi che «l'introduzione degli indicatori di normalità deve avvenire con l'ausilio irrinunciabile delle associazioni di categoria interessate, restituendoli alla funzione originaria di meri segnali di anomalia meritevoli di approfondimento».

Il testo che ci si propone, sulla base delle modifiche apportate all'emendamento dei senatori Montalbano ed Angius, non tocca l'aspetto strutturale che in quella sede la mozione volle sollevare. Non risolve il problema della eliminazione, per quanto riguarda gli studi di settore, dell'efficacia della inversione dell'onere della prova, ma si limita ad eliminare l'odioso criterio dell'inversione solo per la fase transitoria che precederà la nuova definizione degli studi di settore per la quale è in corso la consultazione con le parti sociali.

Insomma, il testo che il Governo accetta, l'emendamento dei senatori Angius e Montalbano, è un palliativo di breve periodo, non è la soluzione strutturale del problema, quale invece è contenuto nell'emendamento successivo che si riterrebbe precluso ed io contesto la preclusione per quanto riguarda l'effetto strutturale che l'emendamento Azzollini ed altri propone, cioè che a regime, definitivamente, per sempre gli studi di settore non producono l'effetto dell'inversione dell'onere della prova qualora il contribuente da essi si discosti, ma siano solo e soltanto un criterio, seppure importante, di anomalie che induce all'accertamento.

Prego di rendere chiaro ciò che voteremo e di consentire che successivamente all'eventuale approvazione dell'emendamento Angius e Montalbano rimanga per l'Aula la possibilità di votare la riforma strutturale degli studi di settore nel senso da me auspicato e indicato nell'emendamento Azzollini, cioè che per sempre - ripeto - essi non abbiano quell'odioso effetto di invertire l'onere della prova per il contribuente.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima dell'emendamento 5.69, presentato dal senatore Azzollini e da altri senatori, fino alle parole «sono pubblicati».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 5.69 e gli emendamenti 5.74 e 5.76, mentre gli emendamenti 5.75 e 5.77 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.79, (testo 4), identico all'emendamento 5.84 (testo 2).

 

ANGIUS (Misto-CS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANGIUS (Misto-CS). Signor Presidente, vorrei richiamare per un momento - lo faceva poco fa il collega Sacconi - l'attenzione dell'Assemblea sullo scopo delle finalità di questo emendamento, che sono quelle di rendere più chiari, trasparenti e certi i rapporti tra le imprese e lavoratori autonomi e l'amministrazione finanziaria dello Stato attraverso una corretta applicazione degli studi di settore.

La questione, come è noto, riguarda milioni di cittadini italiani (commercianti, artigiani e piccoli imprenditori), sui quali - in questo senso concordo con lo spirito dell'intervento del senatore Sacconi - non può, a nostro giudizio, permanentemente pesare il sospetto di evasori fiscali continui.

A parte i buoni risultati che sono stati ottenuti, a nostro avviso, dal Governo nel contrasto all'evasione fiscale, oltre che nelle politiche economiche di bilancio - non ho la pretesa su questo di avere il consenso dei colleghi Sacconi e degli altri dell'opposizione - però, siamo fermamente convinti che politiche fiscali rigorose esigano un sistema di regole certe ed eque che non possono essere continuamente cambiate, che devono giovarsi nell'applicazione pratica di una amministrazione finanziaria efficiente che garantisca coerenza ed equilibrio nei rapporti con il cittadino ed a questo fine, a nostro giudizio, gli studi di settore muovono in questa direzione.

Ora, è ben vero, come veniva ricordato, che anche nei mesi precedenti si è ritornati su questo tema, ne abbiamo discusso anche in Aula e, nel corso di una discussione che abbiamo svolto nel giugno 2007 relativa ad una mozione di maggioranza su questo rilevantissimo tema, abbiamo individuato anche modalità di applicazione degli studi di settore tali da vincolare l'amministrazione finanziaria a dei criteri che non fossero punitivi o coercitivi nei confronti dei lavoratori autonomi.

Penso, lo dico chiaramente, che probabilmente il Governo avrebbe potuto assumere su questo tema un atteggiamento più aperto ed incisivo e che forse avrebbe potuto accogliere la prima versione dell'emendamento da me presentato con il collega Montalbano, analogo a quello presentato da altri colleghi. Vorrei tuttavia richiamare l'attenzione del collega Sacconi, perché con l'emendamento che stiamo discutendo, che mi fa piacere sia stato sostanzialmente condiviso e sottoscritto dal collega Polledri e immagino dai colleghi della Lega, diamo un segnale preciso ai lavoratori autonomi, ma anche al Governo, in merito all'applicazione rigorosa degli studi di settore su un punto fondamentale, che poi è a nostro giudizio essenziale: che l'onere della prova relativa ad un'eventuale disapplicazione, o evasione, se volete, da parte dei lavoratori autonomi, grava sull'amministrazione finanziaria, non sul lavoratore autonomo medesimo.

Tale questione non è di poco conto; è una norma, senatore Sacconi, transitoria, è evidente, però mi consenta di dire che, nel momento in cui lei stesso invoca una forma di concertazione per l'applicazione degli studi di settore tra l'amministrazione finanziaria, cioè il Governo, e i rappresentanti delle organizzazioni di lavoro autonomo, lei si contraddice quando, contemporaneamente, presuppone, o indica o suppone, che adesso nella discussione della legge finanziaria dobbiamo approvare una norma strutturale a regime, che dunque valga a prescindere dall'opinione delle organizzazioni autonome. Penso che questo non sia giusto.

Invito il Governo ad essere coerente con quanto da esso affermato testualmente in quest'Aula esattamente il 2 agosto 2007, allorché il sottosegretario Lettieri affermò: «(...) preciso che la volontà e la decisione del Governo, per quanto riguarda gli studi di settore e gli indici di normalità economica è che valgono la presunzione semplice, la non automaticità degli accertamenti e ovviamente» - sottolineo «ovviamente» - «l'onere della prova a carico dell'amministrazione finanziaria». È un passo in avanti a favore di un trasparente rapporto tra le amministrazioni dello Stato e i lavoratori autonomi quello che possiamo compiere approvando questo emendamento. (Applausi dal Gruppo Misto-CS e del senatore Battaglia Giovanni).

 

THALER AUSSERHOFER (Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

THALER AUSSERHOFER (Aut). Signor Presidente, chiederei gentilmente l'attenzione dell'Aula perché questo è un argomento molto importante sul quale ci siamo soffermati più volte. In quest'Aula abbiamo anche chiesto e ottenuto un'indicazione da parte del Governo molto importante per quanto riguarda le nostre piccole imprese circa, in particolare, la presunzione semplice degli studi di settore e degli indicatori di economicità. Questa riformulazione che è stata proposta dal senatore Angius è un piccolo passo in avanti; sempre un passo è, però sinceramente in questa sede abbiamo assunto altri impegni, come maggioranza e anche come Aula del Senato e come Governo.

Com'è stato ricordato dai miei colleghi, il 26 giugno scorso abbiamo approvato la risoluzione della maggioranza, a prima firma della senatrice Finocchiaro e con la firma di tutti i Capigruppo della maggioranza, in cui si è affermato il principio degli studi di settore come strumento di ausilio e supporto e che assolutamente non poteva essere introdotta una cosiddetta minimum tax. Si è pertanto confermato il principio che gli studi di settore e gli indicatori di normalità economica abbiano natura di presunzione semplice, che non diano luogo ad accertamenti automatici e che l'onere della prova sia da parte dell'amministrazione finanziaria.

Nella trattazione del cosiddetto decreto "tesoretto", poi, abbiamo approvato un emendamento riguardo agli indicatori provvisori, il 17 luglio di quest'anno, e poi addirittura - come ha ricordato il collega Angius - vi è stata la dichiarazione, qui in Aula, da parte del Governo che, senza lasciare dubbi, ha specificato che sia gli studi di settore, sia gli indicatori di economicità devono essere soltanto degli strumenti di ausilio a dei controlli e che non devono generare accertamenti automatici. Questa è una sicurezza che dobbiamo dare ai nostri piccoli imprenditori, che già si trovano in difficoltà con l'imponente peso fiscale che devono sopportare, e almeno devono avere la certezza che quello che è dichiarato, quello che riescono a generare effettivamente sia il reddito che devono dichiarare e che non sia un reddito fittizio venuto fuori da dati statistici sui quali poi il contribuente è obbligato a pagare le imposte.

Per questo mi rammarico un po' che in quest'Aula, specialmente nell'approvazione in prima lettura della finanziaria, riusciamo a dare solo un minimo segnale, che effettivamente avevamo già dato quando abbiamo approvato il "tesoretto", e non riusciamo a dare seguito agli impegni che qui in Aula abbiamo preso rendendo strutturale questa manovra. (Applausi dal Gruppo FI).

Chiedo comunque, poiché si tratta di un passo in avanti, di apporre all'emendamento 5.79 (testo 4) la firma della senatrice Rubinato, del nostro Gruppo.

 

SACCONI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, mi accingo a dichiarare il voto favorevole ad una sola condizione, che vorrei proporre ai presentatori e all'attenzione ovviamente del Governo e del relatore, quella di sostituire le parole: «elementi di prova» con le altre: «le prove», con una definizione quindi più certa e più semplice. Qualora venisse accolta questa correzione, il mio voto sarà favorevole e chiederei anzi che la firma mia e dei colleghi firmatari dell'emendamento 5.69 possa essere apposta all'emendamento 5.79 (testo 4), ma nello stesso momento ribadisco i limiti di questa norma.

Questa norma, senatore Angius, è invero - diciamocela tutta - ultronea, perché, come ha ricordato la senatrice Thaler Ausserhofer, una disposizione forse anche un po' più coraggiosa era già stata approvata dal Parlamento nell'occasione testé ricordata, perché, se l'onorevole Lettieri ebbe a dire in quest'Aula che gli studi di settore e gli indici di normalità devono avere come conseguenza la presunzione semplice, quindi non l'inversione dell'onere della prova, invece in questo caso ci limitiamo ai soli indicatori di normalità, che concorrono a definire gli studi di settore, ma che sono per definizione, essi certamente, semplicemente - lo dice la parola stessa - elementi utili a individuare un'anomalia e nulla di più.

Era stato il Governo, erroneamente, ad attribuire ad essi l'efficacia dell'inversione dell'onere della prova, ma avevamo già chiarito, fortunatamente, in quest'Aula che gli indicatori di normalità devono servire solo a quello, cioè solo a selezionare gli accertamenti, nulla di più. Peccato che, invece, nella mozione della stessa maggioranza, nelle dichiarazioni della sottosegretario Lettieri e ovviamente nella tesi dell'opposizione si fosse detto che il complesso sistema degli studi di settore doveva dare luogo al superamento dell'inversione dell'onere della prova: è questo ciò che manca nell'emendamento che stiamo esaminando.

Non possiamo che essere d'accordo, a questo punto, nel votare a favore dell'acqua fresca, perché un bicchier d'acqua non si nega a nessuno, ma nella consapevolezza che il problema rimane tutto. Rimane, cioè, il problema dell'intollerabile conseguenza di uno scostamento dallo studio di settore. Anche dopo che gli studi di settore verranno concordati - ci auguriamo - con le organizzazioni di tutela e rappresentanza del lavoro autonomo, rimarrà in piedi l'odiosa conseguenza dell'inversione dell'onere della prova: di questo ci lamentiamo, questo contestiamo. Peccato che poco fa l'Assemblea non abbia voluto approvare l'emendamento del collega Azzollini ed altri, che questo prevedeva.

Pertanto, con questi limiti e con la proposta che abbiamo fatto, ci accingeremo a votare a favore di questo testo. Ribadisco ancora l'utilità della correzione da "elementi di prova" a "le prove". (Applausi dal Gruppo FI).

 

BONADONNA (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BONADONNA (RC-SE). Signor Presidente, intervengo brevemente per chiedere di apporre la firma all'emendamento 5.79 (testo 4). Non aggiungo altre considerazioni a quelle che sono già state esplicitate dal senatore Angius e dalla senatrice Thaler Ausserhofer.

È evidente che si tratta di una misura transitoria, tuttavia, anche sulla base della mozione che abbiamo discusso e degli impegni assunti dal Governo, vi è in corso un confronto con le organizzazioni rappresentative. Pertanto, mi pare ovvio e anche giusto che si attenda l'esito del confronto, che a quel punto si sarà concluso, tra il Governo e le organizzazioni rappresentative, per, eventualmente, normare in maniera diversa e comunque conforme a tale esito.

 

FRUSCIO (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRUSCIO (LNP). Signor Presidente, il Gruppo della Lega Nord propone l'emendamento 5.84 (testo 2), che è perfettamente calzante con quello del collega Angius ed altri, per due ragioni fondamentali. In primo luogo, esso conferma una certa coerenza al rispetto della prassi del contenzioso tributario, che è fondato da sempre sull'onere della prova a carico dell'accertatore, in questo caso a carico dell'Agenzia.

L'altro motivo per cui siamo proponenti di questo emendamento è che non condividiamo il fatto che, poiché si tratta di norma transitoria, cioè di norma in attesa di una disciplina di riforma organica (più organica) di questo settore, allora percorriamo strade più compromissorie e più attenuate; ogni norma è transitoria e suscettiva di successive integrazioni e modificazioni.

Quindi, noi riteniamo, in coerenza con la dottrina del contenzioso tributario e in coerenza con la consuetudine finora applicata in termini di accertamento, che il nostro emendamento, al pari di quello del collega Angius, debba avere grande approvazione; anzi, auspico la totalitaria approvazione di quest'Aula. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Scotti).

 

PRESIDENTE. Per un chiarimento, sottolineo ai presentatori la proposta di modifica avanzata dal senatore Sacconi, che propone si sostituire l'espressione "elementi di prova" con l'altra: "le prove".

 

ANGIUS (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANGIUS (Misto-CS). Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che sono d'accordo con la proposta avanzata dal senatore Sacconi; inoltre, sono anche largamente d'accordo con le considerazioni che lui ha svolto e con quelle della collega Thaler Ausserhofer e del collega Fruscio.

MATTEOLI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, intervengo solo per annunciare che il Gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore di questo emendamento.

 

TIBALDI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TIBALDI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma e quella del senatore Bulgarelli all'emendamento del senatore Angius e annuncio il voto favorevole mio Gruppo.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del Gruppo che rappresento.

 

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sulla proposta di modifica, avanzata dal senatore Sacconi.

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, vi è opposizione a questa richiesta di modifica per una ragione sintetica: questa disposizione incide sulla fase di accertamento, come è scritto nella norma stessa, nella quale l'ufficio non può che fornire elementi di prova, non prove definitive, le quali vanno acquisite nella fase dell'accertamento definitivo, ovvero del contenzioso, da parte del giudice tributario.

Pertanto, non è possibile apportare questa modifica perché implicherebbe la valutazione di problemi molto complessi che rimetto al Governo.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo non è in grado di accettare questa modifica per la motivazione che ha testé dato il relatore Legnini. Gli elementi di prova dipendono da fattori di varia natura; la prova vera e propria è un elemento che non sempre è disponibile. Il contenzioso e la discussione sono fatti sulla base degli indicatori, ma, evidentemente, anche sulla base della costruzione di una dialettica con il contribuente. Porre la questione in questi termini significa creare un forte indebolimento e aprire un problema serio di gettito.

Invito quindi il proponente a mantenere il testo originario, che riceve l'accoglimento del relatore e del Governo. Avremo tempo e modo di tornare su questo argomento con più calma.

 

ANGIUS (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANGIUS (Misto-CS). Signor Presidente, francamente, non ho capito bene la ragione della non accettazione della proposta del senatore Sacconi. Per quanto mi riguarda, credo che essa possa essere accolta.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.79 (testo 4), identico all'emendamento 5.84 (testo 2), con la dizione "le prove", invece di "elementi di prova". (Proteste dai banchi della maggioranza). Come no? Avete sentito cosa dice il proponente? Se il proponente accoglie la modifica, votiamo l'emendamento con la modifica accolta dal proponente! (Applausi dai Gruppi FI, UDC e del senatore Fazio).

 

SALVI (SDSE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (SDSE). Signor Presidente, intervengo per conoscere il parere del relatore e del Governo sul nuovo testo dell'emendamento 5.79.

 

PRESIDENTE. Ma si sono già pronunciati.

 

SALVI (SDSE). Li vorrei conoscere.

 

PRESIDENTE. Va bene. Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunciarsi nuovamente sull'emendamento 5.79 (testo 4), come riformulato.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, parliamo di una materia molto tecnica. (Commenti del senatore Morando).

 

PRESIDENTE. Senatore Morando, non urli da lì quando sto parlando con il relatore. Un Presidente di Commissione questo non lo fa mai! Lei lo fa spesso, è inaccettabile! (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC e LNP). No, voi non applaudite, però è così.

La prego di proseguire nel chiarimento, senatore Legnini.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, come dicevo, parliamo di una distinzione molta tecnica tra "elementi di prova" e "prova". L'attività dell'ufficio, nei confronti della quale questa norma pone delle regole... (Commenti dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Esprima il parere, in poche parole la prego, senatore Legnini.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, le chiedo scusa, ma da un minuto è stato modificato un emendamento. Mi consenta di dire che è difficile procedere senza istruttoria o senza l'accantonamento di questo emendamento. Si tratta di una modificazione che può avere un certo significato. Vorrei avere a disposizione un minuto di tempo per tornare a spiegare il mio punto di vista. (Commenti dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, un attimo solo.

 

LEGNINI. relatore. Nella fase di accertamento tributario (per chi conosce questa materia, dovrebbe essere agevole comprendere la differenza), l'ufficio acquisisce elementi di prova, valutazioni che riversa nel verbale di accertamento; dopodiché, nella fase definitiva dell'accertamento, ovvero nella fase del contenzioso, viene acquisita la prova definitiva. Questa norma, quindi, incide nella fase preliminare, in cui si attiva l'accertamento tributario. Ecco perché non vi può essere, allo stato (a meno che le mie argomentazioni vengano smentite sotto il profilo tecnico), una valutazione positiva su questo testo.

Signor Presidente, mi scusi, ma la norma che stiamo per approvare o è acqua fresca, come sosteneva il senatore Sacconi, o non lo è. Secondo me, non è acqua fresca, perché questa norma, rispetto al testo del decreto definito "tesoretto", innova su due punti: in primo luogo, stabilisce in modo chiaro che non vi è accertamento automatico, oltre a ribadire che si agisce in regime di presunzione semplice; in secondo luogo, differisce nel tempo, fino alla formulazione dei nuovi studi di settore, l'efficacia della norma. Siccome è una norma importante, non vorrei che per questa frettolosa introduzione di una variazione si rischiasse di vanificare un risultato che era stato acquisito nella discussione con la valutazione positiva dell'emendamento.

Inviterei, quindi, il presidente Angius a rivedere la sua posizione. In caso contrario, sulla base delle valutazioni e acquisizioni che avevamo fatto in precedenza, dovrei esprimere un parere contrario. Ma non lo voglio esprimere, il parere contrario. Quindi, chiederei un accantonamento dell'emendamento. (Applausi dai Gruppi Ulivo e RC-SE).

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Presidente, il precedente testo dell'emendamento 5.79 ha ottenuto un'ammissibilità che, secondo noi, reca una stranezza, perché riporta un'imputazione negativa di 50 milioni di euro per tre anni. Il Dipartimento per le politiche fiscali, a cui avevo chiesto una relazione tecnica, che mi è pervenuta nel primo pomeriggio, mi ha informato che il testo precedente recava una riduzione di 1,2 miliardi per il 2008, 880 milioni per il 2009, 880 milioni per il 2010. È del tutto evidente che quando maneggiamo una materia che interessa questi importi dobbiamo muoverci con grandissima attenzione: basta un parola, una virgola per modificare la struttura della questione.

Allora, se - come mi auguro e invito a fare - il presidente Angius mantiene il testo precedente, e lo prego vivamente di farlo, il Governo lo accoglie, anche se forza molto il ruolo degli indicatori provvisori, mantiene in modo molto forte la concertazione con le categorie che qui è richiamata e i nuovi studi di settore sono frutto - e il Governo si è impegnato a farlo anche con un comunicato - della concertazione, quindi usciranno dal confronto con le categorie. Se questo, però, non dovesse essere, sono costretto a chiedere l'accantonamento, non posso non chiedere la relazione tecnica, compresa la bollinatura della Ragioneria dello Stato, e sono purtroppo certo che alla fine sull'emendamento facciamo una frittata, cioè rischiamo di non poterlo approvare perché stiamo parlando di cifre che si moltiplicano con grande immediatezza.

Ecco perché in modo molto accorato - lo dico con grande sincerità - prego il presidente Angius di mantenere il testo precedente. (Applausi del senatore Tecce).

 

ANGIUS (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANGIUS (Misto-CS). Signor Presidente, una richiesta di accantonamento non si nega mai, per carità; per quanto mi riguarda, accantoniamo pure. Constato soltanto che sono state portate due argomentazioni completamente diverse. (Applausi dal Gruppo FI). Infatti, il senatore Legnini ha portato un'argomentazione giuridico-formale, che possiamo valutare, sulla quale riflettere e va benissimo; il sottosegretario Grandi ne ha portato un'altra che è completamente diversa e che attiene alla copertura dell'emendamento medesimo.

Comunque, almeno per quanto mi riguarda, accantoniamo l'emendamento, però dev'essere chiaro che alla fine dell'articolo prendiamo una decisione.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, la questione di natura tecnica che si va profilando è curiosa: l'emendamento presentato dal senatore Angius, che prevede una copertura, è evidentemente ammissibile anche se il Sottosegretario ha accennato a difficoltà di copertura, mentre l'emendamento di cui è primo firmatario il senatore Polledri, che è stato reso ugualmente ammissibile, non prevede alcuna copertura. Ergo, se ne deve dedurre che la Presidenza ha valutato che l'emendamento del senatore Polledri è privo di onere, per cui non si capisce perché non debba essere votato subito e debba invece essere accantonato, essendo - insisto - statuito dalla Presidenza che non c'è onere. Anche il Governo dovrebbe mettersi d'accordo con se stesso, o comunque con la Presidenza del Senato. Se è vero che non c'è onere, non vedo perché non si debba votare al momento. (Applausi dei senatori Amato ed Eufemi).

 

PRESIDENTE. Senatore Castelli, i due emendamenti sono identici, i due presentatori si sono orientati nello stesso modo. Ora, non stiamo discutendo nel merito, c'è la richiesta di accantonamento che non tocca il merito.

Il proponente Angius è d'accordo nel metterli un momento da parte, quindi, il risultato della combinazione dei due emendamenti può anche non cambiare. Credo che si potrebbero accantonare tutti e due.

 

CASTELLI (LNP).Signor Presidente, gli emendamenti sono due, c'è un titolare che è il senatore Angius e c'è un titolare che è il senatore Polledri, che ha delegato a me, in qualità di Capogruppo, l'ingrato compito di prendere una decisione (d'altro canto i Capigruppo servono per questo).

I due emendamenti, anche se sono identici nel disposto, non sono identici del tutto perché nella versione del senatore Angius sembrerebbe che l'emendamento comporti un onere e quindi richieda un'adeguata copertura. Questa è anche la versione del Sottosegretario, che è intervenuto chiedendo un accantonamento, lui dice per valutare la copertura; secondo me (dalle mie parti si diceva che «a pensà mal se fa pecà, ma se induina»; il senatore Andreotti, qui presente, che invece è romano, lo dice in italiano che a pensar male si fa peccato ma si indovina), in realtà, l'accantonamento serve per ridurre a più miti consigli il senatore Angius e togliere il Governo e la maggioranza da questa ambascia.

Chiusa la parentesi, dicevo che questo emendamento prevede una copertura e la trova, mentre l'emendamento del senatore Polledri non ha copertura, ergo se ne deve dedurre inevitabilmente che la Presidenza ha valutato, a termini dell'articolo 126, comma 4, del Regolamento, che è effettivamente ammissibile e quindi non comporta copertura.

Pertanto, se è ammissibile senza copertura significa che di copertura non c'è bisogno e quindi non capisco perché non lo si possa votare subito. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Biondi).

 

PRESIDENTE. Senatore Castelli, poiché stiamo votando assieme due emendamenti identici e il senatore Angius non ha cambiato il suo emendamento, ma ha chiesto soltanto un momento di riflessione, continuiamo a trattarli congiuntamente. Il cambiamento infatti riguarda le stesse parole di due emendamenti identici. Se il senatore Angius avesse accettato il cambiamento capirei l'obiezione, ma poiché la questione resta aperta non lediamo i diritti di nessuno e pertanto, essendo identici, li accantoniamo entrambi per un momento.

Senatore Castelli, mi pare una decisione fortemente motivata. Non è cambiato nulla. È stato chiesto soltanto un momento di riflessione.

 

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, aderendo a quanto lei ha affermato poc'anzi, anche per l'emendamento 5.82 (testo 2), del quale sono uno dei firmatari, vale la correzione che sostituisce l'espressione "elementi di prova" in "prova" e quindi la richiesta da lei accolta.

 

CALDEROLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, il senatore Polledri, in relazione all'emendamento da lui presentato, non ha accolto la richiesta di modifica avanzata dal senatore Sacconi mantenendo la formulazione originaria. Il senatore Castelli ha segnalato la sua contrarietà all'accantonamento rispetto ad un emendamento che resta nella sua formulazione originaria e su cui il Governo e il relatore hanno già espresso il parere. Quindi, se si vuole accantonare questo emendamento si deve procedere ad una votazione dell'Aula, vista la contrarietà all'accantonamento da parte del presentatore.

 

PRESIDENTE. Colleghi, continuo a ribadire che avendo io sostenuto, prima di passare al voto, che i due emendamenti sono identici, senza che vi fosse alcuna obiezione, ritengo vi siano forti ragioni per accantonare i due emendamenti. La ragione tecnico-politica è che il senatore Angius non si è pronunciato, ma ha chiesto solo un momento di riflessione. Questo è il dato di fatto.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, mi sembra una situazione kafkiana. Lei sta accantonando d'autorità un emendamento che il titolare dell'emendamento stesso, il senatore Polledri, non vuole accantonare. Chiediamo che quantomeno si esprima l'Aula.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, ovviamente rispetteremo la sua decisione di rimettersi o no all'Aula, ma la nostra opinione è che l'intera materia andrebbe accantonata.

Mi permetto di esprimere un elemento di merito, aggiungendolo a quello esposto dal relatore Legnini. Mutare l'espressione "elementi di prova" in "prove", lo dico ai molti giuristi presenti, non è un elemento garantista per il contribuente, perché è nel contraddittorio che si instaurerà tra l'Agenzia delle entrate e il contribuente che gli elementi di prova dedotti induttivamente dall'Agenzia delle entrate sulla base degli indicatori di normalità economica diventeranno prova.

Credo che questo sia uno degli elementi sui quali ragionare e pertanto - è anche possibile che abbia detto una sciocchezza - ritengo opportuno accantonare l'emendamento in esame o addirittura l'intera materia per affrontarla con calma successivamente.

 

RUBINATO (Aut). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RUBINATO (Aut). Signor Presidente, mi associo anch'io alla richiesta di accantonare l'emendamento in esame perché forse un supplemento di riflessione ci aiuterebbe anche in termini giuridici e tecnici a svolgere un lavoro migliore.

Qui stiamo parlando - porto un modesto contributo - della fase dell'accertamento da parte dell'Agenzia delle entrate: non si tratta di una fase giudiziale e, pertanto, l'espressione "elementi di prova" è corretta, perché le "prove" hanno una valenza giudiziaria; credo, quindi, che si possa parlare di prove all'interno del giudizio successivo, ma qui il termine tecnico "prova" rischia di farci dire qualcosa tecnicamente errato.

Pertanto, anche se sostengo con forza l'emendamento in esame - che ho voluto sottoscrivere - ritengo che tecnicamente sarebbe opportuno mantenere la sua formulazione originaria.

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, cerchiamo di chiarirci bene e di decidere.

 

SALVI (SDSE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (SDSE). Signor Presidente, credo che la situazione si sia un po' chiarita e che i senatori Castelli e Calderoli abbiano ragione. Stiamo esaminando l'emendamento 5.84 (testo 2), presentato dal senatore Polledri e da altri senatori, sul quale è stato espresso parere favorevole dal relatore e dal rappresentante del Governo e sul quale il mio Gruppo esprimerà un voto favorevole. Non capisco, allora, per quale ragione esso debba essere accantonato, se nessuno ne chiede l'accantonamento. Altrimenti chiedo che si pronunci l'Assemblea. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Eufemi).

 

ANGIUS (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANGIUS (Misto-CS). Intervengo rapidamente, naturalmente lasciando a lei, signor Presidente, la decisione finale.

Ho accettato, come è stato proposto dal Governo e dal relatore, la proposta di accantonamento esattamente per quelle motivazioni espresse dalla senatrice Finocchiaro e da ultimo dalla senatrice Rubinato. Qualora, però, si decidesse di procedere al voto dell'emendamento, allora riproporrei il testo originario che ho presentato con l'espressione "elementi di prova". Credo che, in questo caso, si dovrebbe votare prima, sulla base dell'ordine di presentazione, l'emendamento da me proposto. (Applausi dal Gruppo Ulivo e IU-Verdi-Com).

 

PRESIDENTE. Mi sembra che l'intervento del senatore Angius abbia chiarito la questione: egli è disposto a votare la stesura originaria dell'emendamento 5.79 (testo 4).

Onorevoli colleghi, i testi degli emendamenti in questione sono assolutamente identici e contengono l'espressione "elementi di prova". Detto questo, porrò in votazione insieme i due emendamenti perché tra loro identici.

 

ANGIUS (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANGIUS (Misto-CS). Signor Presidente, vorrei capire esattamente cosa intendiamo votare.

 

PRESIDENTE. Stiamo per votare la stesura originaria del suo emendamento 5.79 (testo 4), come lei ha richiesto, contenente l'espressione "fornire elementi di prova".

 

ANGIUS (Misto-CS). Signor Presidente, le faccio notare che nell'emendamento presentato dal collega Polledri l'espressione "elementi di prova" è stata cancellata.

 

MORANDO (Ulivo). Non è così.

 

PRESIDENTE. No, senatore Angius. Questa espressione c'è.

 

ANGIUS (Misto-CS). Ho qui un testo dell'emendamento del senatore Polledri in cui l'espressione "elementi di prova" è stata cancellata ed è riportata la parola "prove".

 

PRESIDENTE. Non è così, senatore Angius. Io ho i testi originali: in entrambi è contenuta l'espressione "elementi di prova".

 

SACCONI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, vorrei chiederle in che modo voteremo questi emendamenti, perché è stata avanzata la proposta di sostituire le parole «elementi di prova» con «prove». Se i colleghi del Gruppo della Lega Nord accettano di incorporare tale modifica, credo che l'emendamento 5.84 (testo 2) debba essere posto in votazione prima.

 

PRESIDENTE. Senatore Sacconi, il collega Polledri ha dichiarato che permangono le parole «elementi di prova». Gli emendamenti sono identici.

 

SACCONI (FI). Mi perdoni, Presidente, ma mi era sembrato che il collega Polledri avesse accettato implicitamente questa proposta.

 

PRESIDENTE. A lei non può sembrare nulla. Senatore Sacconi, lei non può dialogare con i senatori.

Procediamo dunque alla votazione dell'emendamento 5.79 (testo 4), identico all'emendamento 5.84 (testo 2).

 

FRANCO Paolo (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Franco Paolo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.79 (testo 4), presentato dal senatore Angius e da altri senatori, identico all'emendamento 5.84 (testo 2), presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 5.82 (testo 3) risulta pertanto precluso, mentre gli emendamenti 5.83, 5.85, 5.820 e 5.87 sono stati ritirati.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, in tanti anni di Parlamento forse è la prima volta che mi capita di vedere il Governo battuto quasi all'unanimità. Questo è un dato da sottolineare. (Applausi dal Gruppo LNP e FI).

 

PRESIDENTE. Grazie, senatore Castelli, ma risulta dagli atti.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 5.90, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Vi prego di stare seduti.

 

Il Senato non approva.

 

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 5.91, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.95.

 

LOSURDO (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LOSURDO (Misto-LD). Signor Presidente, per rendere il quadro chiaro all'Aula, è opportuno ricordare brevemente quello che l'articolo 8 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, richiamato nel testo dell'emendamento, recita: «Le cooperative ed i loro consorzi che forniscono in via principale, anche nell'interesse di terzi, servizi nel settore selvicolturale, ivi comprese le sistemazioni idraulico‑forestali, sono equiparati agli imprenditori agricoli».

Con questo emendamento si propone di non estendere il regime agevolato IRAP a tutti coloro che operano, anche a livello imprenditoriale, nel settore forestale, ma esclusivamente alle società cooperative, cioè alle imprese collettive che perseguono finalità mutualistiche, equiparandole quindi, ai fini del regime agevolato IRAP, anche alle cooperative della piccola pesca, della mutualità e della marginalità territoriale. Quindi, ritengo opportuno evitare, con l'approvazione di quest'articolo, una lesione di par condicio fiscale che mi sembra ovvia e che sarebbe ingiusto non applicare.

Chiedo, inoltre, la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Losurdo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.95, presentato dal senatore Losurdo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.100.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, se possibile, vorrei attirare un attimo la vostra attenzione, perché qui si propone la soppressione di un articolo di un decreto‑legge che ha introdotto una misura che probabilmente era virtuosa, ma che ha portato nel sistema conseguenze che definirei patologiche.

Di cosa stiamo parlando? Di una misura che prevede che una quota parte delle entrate recuperate dalla cosiddetta evasione fiscale venga distribuita tra il personale del Ministero delle finanze. Questo ha comportato due gravi patologie. La prima è che si introduce una sorta di conflitto d'interessi, perché è evidente che nell'accertamento colui che accerta sa che maggiore sarà l'accertamento, maggiore sarà probabilmente la gratifica che gli verrà data a fine anno.

La seconda devo dirla, perché forse è una notizia che è stata tenuta riservata per troppo tempo: la conseguenza pratica di tutto ciò è che nel 2005 il personale del Ministero delle finanze si è distribuito e suddiviso 800 milioni di euro a mo' di gratifica (1.600 miliardi delle vecchie lire). I funzionari apicali del Ministero delle finanze a Natale si sono portati a casa ‑ lo dico in vecchie lire ‑ 100 milioni di gratifica extra. E poi si parla di costi della politica!

Credo che abrogare questa norma sarebbe un esempio di etica ed anche di calmieramento degli stipendi di alcuni funzionari statali che raggiungono cifre veramente di grandissimo rilevo e che in qualche modo offendono gli stipendi della maggior parte degli italiani. (Applausi dei senatori Amato e Scarpa Bonazza Buora).

Vorrei quindi che questo emendamento, che non comporta alcun onere, venisse valutato per quello che è. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, intervengo in dichiarazione di voto a sostegno di questo emendamento perché il collega Castelli ha ricordato anche quello che accadde nel 2005: arrivò in Consiglio dei ministri la denuncia del «Corriere della Sera» (fu Gian Antonio Stella a scrivere e denunciare lo scandalo in questione). Ora, ricordo una discussione molto accalorata in Consiglio dei ministri: l'opposizione di allora scrisse comunicati di fuoco contro il Governo del Paese, che tollerava quello che si definiva uno scandalo; vi furono prese di posizione, colleghi, dei sindacati ministeriali degli altri Ministeri che denunciavano la disparità di trattamento.

Questo è un privilegio che dobbiamo cancellare, signor Presidente: approvare questo emendamento significherebbe dare un segnale di moralità alle istituzioni, perché esso restituisce quattrini alla collettività. Spero che il Ministero dell'economia dia un parere favorevole, perché ciò vorrebbe dire mettersi in sintonia con le attese della pubblica opinione. Non togliamo un euro alla politica (e già di per sé questo non è bello), ma almeno togliamo risorse immotivate a chi è pagato già di suo per fare il proprio dovere.

Chiedo inoltre la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico. (Applausi dal Gruppo Misto‑LD).

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Storace, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.100, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.101.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, in primo luogo, preannuncio il voto favorevole del Gruppo Lega Nord a questo emendamento. Vorrei poi proporre ai vari compagni, al presidente Salvi e soprattutto a quelli che inneggiano alla Rivoluzione d'ottobre, di andare a dire nella prossima assemblea degli operai che a voi va bene che ci siano funzionari del Ministero che portano a casa tredicesime da 100 milioni di euro...

 

PRESIDENTE. Senatore Castelli, la prego di non rivolgersi a singoli senatori. Parli all'Assemblea.

 

CASTELLI (LNP). ...quando la paga dei lavoratori è pari a mille euro, se va bene. Questa è la coerenza dei compagni. Bravi!

 

SALVI (SDSE). Vi aspetto sulla RAI.

 

BACCINI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BACCINI (UDC). Signor Presidente, l'emendamento proposto dal senatore Ciccanti è stato oggetto di un'ampia discussione in Senato e riguarda gli aeroporti di Malpensa e Fiumicino. Le popolazioni limitrofe a questi grandi aeroporti vivono una condizione di grande disagio anche a causa dell'inquinamento acustico ed ambientale derivante dall'esistenza di infrastrutture aeroportuali così ingenti.

Abbiamo pensato di ricavare, senza oneri aggiuntivi per la pubblica amministrazione, un quantum limitato per tutti i biglietti di ingresso finalizzato al supporto delle popolazioni per la realizzazione di infrastrutture. Quindi, 20 centesimi per ogni biglietto, conformemente a quanto già avviene nel mondo in tutti i grandi aeroporti internazionali.

È soltanto un atto di giustizia che non comporta oneri aggiuntivi per le casse dello Stato ma riequilibra la situazione sociale per migliorare la qualità, sia delle stesse infrastrutture, sia dell'ambiente circostante.

Chiedo al Governo e ai colleghi di votare a favore di un emendamento che non è di parte, ma che vuole costruire qualcosa di positivo.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 5.101, presentato dal senatore Ciccanti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 5.103, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 18,50)

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.106.

 

BAIO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BAIO (Ulivo). Signor Presidente, esprimo su questo emendamento delle brevissime osservazioni preannunciando sin d'ora il voto contrario, anche a nome di altre colleghe e colleghi. Si ritiene, infatti, che non sia la finanziaria la sede idonea per affrontare il tema del gioco d'azzardo e soprattutto della responsabilità dello Stato in merito a tale questione. Di fatto, però, teniamo ad esprimere la contrarietà alla estensione delle sale da gioco sul territorio nazionale ed all'installazione nelle sale Bingo e nei locali collegati delle slot machine. Alcuni di noi sono anche presentatori di un disegno di legge sulla patologia da dipendenza. Ci teniamo, quindi, ad evidenziare che questo problema non deve essere sottovalutato da parte dello Stato, sopratutto per le responsabilità che lo Stato ha da questo punto di vista.

Quindi, chiediamo al Governo d'individuare una fonte di entrata diversa rispetto a questo e ci impegniamo come Parlamento ad affrontare il problema dal punto di vista legislativo e chiediamo al Governo di collaborare in tal senso, ma soprattutto, di individuare delle risorse da una fonte diversa.

Siamo profondamente convinti che lo Stato deve, in ogni caso, assumere responsabilità di assoluta trasparenza. Ci sembrava corretto evidenziare questo di fronte all'emendamento sul quale comunque noi, non essendo la sede idonea, esprimeremo un parere contrario.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il senatore Polledri, già in una occasione precedente - mi pare il decreto Bersani-Visco - aveva presentato un ordine del giorno sulla materia al posto di un emendamento. Il senatore Polledri sa che quell'ordine del giorno non è rimasto senza seguito perché poco dopo, anche sulla base della delega che avevo ottenuto, ho scritto ai Monopoli di Stato perché si attenessero alle indicazioni dell'ordine del giorno e del Parlamento.

Credo che abbia ragione la senatrice Baio che ringrazio perché questa non è la sede per risolvere il problema. Se il senatore Polledri volesse trasformare questo emendamento in ordine del giorno, l'impegno del Governo ad affrontare il problema c'è, anche se in questo momento non ho disponibile la soluzione immediata.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Ringrazio la collega ed il Sottosegretario del garbo. Faccio presente, Sottosegretario, che questo sarebbe il quarto ordine il giorno che approviamo sull'argomento. Il primo, a firma di Gianluca Pini, presentato il 2 agosto 2006, che più o meno chiedeva di trovare una soluzione; l'altro, a firma del collega Teodoro Buontempo, approvato sempre il 2 agosto.

Insomma, il discorso è molto chiaro: possiamo rimandarlo, ma di fatto il nodo c'è. È politico. Dobbiamo tagliare il legame, che lei sa esistere, con la mafia, non denunciato dal sottoscritto ultimo arrivato, ma dal Presidente della Commissione antimafia, dai tanti Procuratori della Repubblica che ho citato e che stanno indagando; approviamo qualcosa che fermi queste macchinette, almeno nelle sale Bingo, altrimenti non possiamo risolvere il problema. Siamo onesti.

Potrei anche dire al sottosegretario Grandi - ma non voglio infierire perché lei sa che potremmo farlo - che ci sono oggi delle storture che attengono alla commistione (abbiamo fatto un grande parlare di commistione di interessi, magari del presidente Berlusconi) tra gestori e concessionari delle reti e delle macchine certificate NewSlot, cioè tra controllore e controllato, che lei conosce sicuramente bene, che difficilmente potranno reggere a lungo e che lei ben sa attenere anche ad alcune strutture politiche vicine alla maggioranza.

Oggi però, lo dico con molta pacatezza, credo non si possa rimandare. Ringrazio dell'invito, ma, in coscienza, non si può rimandare. Non ci sarà mai una sede, signor Sottosegretario, e in politica molte volte bisogna avere anche il coraggio delle azioni. In merito, rivendico con orgoglio quanto il nostro leader, Umberto Bossi fece in una passata finanziaria.

Signor Sottosegretario, collega Baio, quando in periodi di ristrettezza economica il ministro Tremonti propose di consentire l'installazione delle macchinette nelle sale Bingo, perché portavano soldi, il mio leader dichiarò ai giornali che, se fosse passata quella proposta, la Lega sarebbe uscita dal Governo.

Molte volte in politica ci vuole anche il coraggio di dire un no preciso su questioni su cui non si può arrivare a compromessi con la propria coscienza. Pertanto, insisto per la votazione dell'emendamento 5.106. (Applausi dai Gruppi LNP, FI e Misto-LD).

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, nel manifestare sostegno all'emendamento 5.106, ringraziando anche il presentatore per averlo mantenuto in votazione, vorrei richiamare la sua attenzione su una questione che riguarda i nostri lavori.

Nella discussione di questa proposta emendativa si è più volte fatto riferimento, a partire dalla senatrice Baio e poi anche dai rappresentanti dal Governo, al fatto che la finanziaria non sarebbe la sede adeguata. Probabilmente, mi sono distratto nella discussione, ma non so se ci siamo accorti che stiamo parlando di una serie di emendamenti che aggiungono norme al comma 74 dell'articolo 5. Sono andato a leggere quello che dice il Servizio studi di questa istituzione, il Senato della Repubblica, in merito a tale comma. Il comma 74, Presidente, modifica il comma di un decreto del Ministro dell'economia. A pagina 310 delle schede di lettura predisposte dal Servizio studi si legge testualmente, tanto per capire qual è la sede dei testi al nostro esame (e vorrei capire se la Presidenza ritiene di doversi esprimere in merito): "Non è conforme alle vigenti regole sulla redazione dei testi normativi (cfr. circolare del Presidente del Senato del 20 aprile 2001, articolo 3, lettera c)) l'introduzione, con legge", - come fa questo comma - "di una modifica frammentaria in una fonte non avente forza di legge". Il Servizio studi dice che il comma uscito dalla Commissione non è conforme alle normative previste dalla circolare del Presidente del Senato. Qui si sostiene che non è la sede, mentre il Senato dice che non è così che si fanno le leggi.

Vorrei allora capire due cose: in primo luogo, se dobbiamo andare avanti con la votazione di un comma che il Senato dice non essere conforme alla normativa; in secondo luogo, se questa, Presidente, è o no la sede. Infatti, se è vero quello che ho letto, vuol dire che i colleghi Baio e i rappresentanti del Governo devono chiedere scusa al senatore Polledri, dicendogli: "Abbiamo sbagliato; poiché pretendevamo di far votare norme che non sono conformi, adesso votiamo anche il suo emendamento". Altrimenti, non credo che si possa uscire da questo bivio.

 

PRESIDENTE. Lei ha perfettamente ragione, senatore Storace. La prassi, purtroppo, fa prevalere il Regolamento rispetto alle circolari e quest'ultimo non prevede un divieto preciso rispetto a tale eventualità, come fa invece la circolare; bisognerebbe chiederlo a chi l'ha inviata a suo tempo.

Procediamo dunque alla votazione dell'emendamento 5.106.

Colleghi, effettuata questa votazione, dovremo fare il punto sulla situazione dei nostri lavori, perché non va assolutamente bene.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Polledri, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.106, presentato dal senatore Polledri.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 PRESIDENTE. Colleghi, prima di procedere alla prossima votazione, vorrei illustrarvi la situazione: alcuni Gruppi sono vicini alla conclusione del tempo a loro disposizione, ma altri ne hanno ancora, in particolare il Gruppo di AN è quello che ne ha utilizzato di meno (17 minuti).

A questo momento, emendamento più emendamento meno, ne abbiamo votati intorno ai 140; ce ne restano solo 430 da votare. Ciascuno tragga le proprie conclusioni, considerando che la seduta di domani è ridotta, obbligatoriamente, la seduta di lunedì è ridottissima e la sola giornata di martedì avrà i tempi completi. Se vogliamo procedere all'esame degli articoli e votarli, quindi, bisognerà che ciascuno contenga la propria vis oratoria, altrimenti, come si suol dire, sono dolori.

 

STORACE (Misto-LD). Perché la seduta di domani ha tempi ridotti?

 

PRESIDENTE. Perché non termina alle ore 21 come gli altri giorni, ma alle ore 19.

 

Metto ai voti l'emendamento 5.114, presentato dal senatore Tofani.

Non è approvato.

 

L'emendamento 5.115 è stato ritirato.

Metto ai voti l'emendamento 5.119, presentato dai senatori Novi e Ferrara.

Non è approvato.

 

L'emendamento 5.807 è stato ritirato.

 

NOVI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, desidero intervenire sull'emendamento 5.119.

 

PRESIDENTE. Lo abbiamo già votato, senatore Novi.

 

NOVI (FI). No, non abbiamo già votato, stavo con la mano alzata perché volevo fare una dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. L'avevo scambiato per un voto a favore.

 

NOVI (FI). Non la stavo salutando; io ho alzato la mano. Se nessuno mi dà la parola, che ci posso fare?

 

PRESIDENTE. Mi dispiace, non l'avevo vista. (Proteste dai banchi della maggioranza).

 

NOVI (FI). Dispiace molto a me, perché era un emendamento serio.

 PRESIDENTE. Senatore Novi, molti colleghi si segnalano prima, proprio per evitare questo.

 

NOVI (FI). Le chiedo la cortesia di spiegare almeno di cosa si trattava.

 

PRESIDENTE. Se vuole farlo, lo faccia, ma a posteriori.

 

NOVI (FI). Presidente, non si può procedere così nei nostri lavori: lei vuol battere il record di velocità nelle votazioni, ma non si può procedere così. D'ora in poi, allora, chiederò la votazione con sistema elettronico e vediamo se corriamo in questo modo.

 

PRESIDENTE. La votazione non la annullo, se vuole la faccio parlare, senatore Novi

 

NOVI (FI). Devo illustrare l'emendamento 5.119.

 

PRESIDENTE. Prego, ma a posteriori.

 

NOVI (FI). A posteriori, certo, e già questa non è una cosa seria.

Signor Presidente,questo emendamento pone una questione drammatica (Commenti dai banchi della maggioranza). Lo so che a voi non importa niente della povera gente che si vede espropriata la propria abitazione per un credito inferiore ai 10.000 euro. So benissimo che a voi di queste cose non importa niente, perché si tratta di questo. Forse non l'avete capito perché non avete letto i giornali e non vi siete interessati ai problemi di quanti si vedono espropriare la propria abitazione per crediti inferiori ai 10.000 euro, soltanto perché i concessionari ormai si comportano peggio degli usurai. (Applausi dal Gruppo UDC).

In città come Roma, Napoli e Milano, i Comuni stanno procedendo così: fanno dieci contravvenzioni perché uno ha parcheggiato la macchina in divieto di sosta o perché va contromano; dopo cinque-sei anni al povero cittadino arriva la comunicazione, da parte del concessionario, che deve pagare una somma di 8.000-10.000 euro, e se il cittadino non paga, siccome il cittadino qualunque (non i vostri sponsor) i 10.000 euro da pagare in contanti non li ha, gli espropriano la casa. Se questo è un argomento, signor Presidente, da travolgere nella foga di raggiungere un primato di velocità nei lavori dell'Aula, non lo so. Questo non è un modo serio di lavorare. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

 

PRESIDENTE. Senatore Novi, tanti colleghi si iscrivono a parlare perché sono interessati al problema e lo indicano alla Presidenza.

Gli emendamenti 5.0.3 e 5.0.4 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.0.6.

 

NOVI (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Novi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.0.6, presentato dal senatore Battaglia Antonio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.0.7.

 

NOVI (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Novi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.0.7, presentato dal senatore Berselli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

CICCANTI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Vorrei chiederle cortesemente, avendo sempre ammirato la sua speditezza, che ciò non sacrificasse la chiarezza. Ho un testo degli emendamenti che vorrei seguire, tra quelli respinti, quelli preclusi e quelli che si devono votare. (Applausi dai Gruppi UDC e FI). Le chiedo cortesemente di esplicitare, punto per punto, ciò che accade per ogni emendamento.

 

PRESIDENTE. Fino ad ora non abbiamo saltato alcun emendamento, tranne quelli ritirati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.0.17.

 

NOVI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente siccome, come lei sa, nella legislatura scorsa abbiamo votato anche 4.000 emendamenti nel corso della finanziaria, penso che si possano votare 450 emendamenti con il sistema elettronico. Mi rifaccio alle consuetudini dell'attuale maggioranza, che allora era opposizione, e chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Lo dovrà richiedere per ciascun emendamento.

Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Novi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.0.17, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Comunico che è pervenuto un ulteriore parere della 5a Commissione permanente, di cui do lettura: "La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato l'ulteriore emendamento 7.5 (testo 2) relativo al disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo".

Passiamo ora all'articolo 6, sul quale sono stati presentati emendamenti, che invito i presentatori ad illustrare.

 

GHIGO (FI). Signor Presidente, l'emendamento 6.6, sottoscritto anche dal senatore Vegas e dal senatore Ferrara, riguarda la metropolitana di Torino e di Palermo. Nella discussione del decreto‑legge il Governo si era impegnato, a fronte della soppressione dell'emendamento che avevamo presentato per coprire lo stanziamento delle metropolitane di queste due città, di assolvere a tale impegno durante la finanziaria. L'emendamento in oggetto ha questo obiettivo. Pertanto, chiedendo il voto favorevole sull'emendamento, mi appello anche ai colleghi della maggioranza delle due Regioni, affinché valutino con particolare riguardo questa nostra proposta.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, all'articolo 6 abbiamo presentato due emendamenti, il 6.10 e il 6.13. Ritiro l'emendamento 6.13, perché era stato presentato per errore.

Per quanto riguarda l'emendamento 6.10, vorrei segnalare all'Assemblea la necessità di evitare quella che può apparire alla lettura del testo un'autentica presa in giro. Con l'emendamento 6.10 proponiamo di sopprimere al comma 5 la lettera c‑bis) che è stata introdotta. Apparentemente questa lettera contiene una previsione seria, perché afferma che si può, con le somme che vi dirò, acquistare elicotteri destinati ad un servizio minimo di trasporto pubblico locale per garantire collegamenti con le isole minori nelle quali esiste un fenomeno di pendolarismo. È giusto, cioè, dire che ci sono isole minori (questo tema è riecheggiato spesso nell'Aula), quindi per chi vuole andare in continente con l'elicottero ci deve essere la disponibilità da parte delle istituzioni ad aiutare le persone.

Quale è il problema che solleviamo, e per questo proponiamo l'eliminazione di quel comma? Lo dico per una ragione di serietà nei confronti dei cittadini di quelle isole, anche perché probabilmente sapete quanto può costare un elicottero, lo stipendio del pilota, quanto personale ci vuole a terra. Questo comma è finanziato dal comma 1.031 della finanziaria scorsa, che stanziava 100 milioni di euro (2007, 2008 e 2009) per far sì che i cittadini avessero un servizio di trasporto pubblico per quanto riguarda questioni di tutt'altra natura. Con questo comma si inserisce, cioè, la possibilità di utilizzare la stessa cifra, aggiungendo il capitolo elicotteri. Ne deriva che gli altri capitoli devono essere sottofinanziati, oppure si fa cosa seria se si aggiungono risorse per acquistare gli elicotteri.

Con questa misura sottraiamo dunque risorse al trasporto pubblico locale, che abbiamo sostenuto con la legge finanziaria dell'anno scorso, e illudiamo i cittadini delle isole minori che ci siano risorse per acquistare gli elicotteri. Questa è un'autentica presa in giro che credo il Senato non possa far passare.

 

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario sugli emendamenti 6.6 e 6.10.

 

GRANDI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Gli emendamenti 6.4 e 6.5 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.6, cui il senatore Battaglia Antonio ha aggiunto la firma.

 

NOVI (FI). Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico sugli emendamenti 6.6 e 6.10.

 

PRESIDENTE. Senatore, li sottoscrive?

 

NOVI (FI). Sì, Presidente.

 

FERRARA (FI) Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Sull'emendamento 6.6 era già stato avviato un ragionamento durante la discussione sul cosiddetto decreto tesoretto 2, a cui si è riferito il collega Ghigo nell'illustrazione dell'emendamento di cui è primo firmatario.

Come i colleghi ricorderanno, nel decreto tesoretto 2 venivano individuate delle risorse a favore dei Comuni di Roma, Milano e Napoli per lavori relativi a un miglioramento del trasporto pubblico locale. In quel caso, noi avevamo proposto emendamenti tendenti a redistribuire le risorse, che erano pari a 500 milioni di euro, a favore della città di Roma, in modo tale da favorire quelle disponibili per gli enti locali da utilizzare per migliorare il trasporto pubblico locale. In particolare, avevamo presentato emendamenti che andavano a favore delle città di Torino e Palermo.

In base al ragionamento che avevamo fatto, Roma e il Lazio negli ultimi tempi erano stati favoriti con risorse pari a circa 10.000 miliardi di vecchie lire, in quanto era già stato operato un trasferimento dei fondi necessari al sistema sanitario pubblico del Lazio per circa 2 miliardi di euro (1,9 miliardi) alla fine dell'esercizio precedente e all'inizio di quello in corso. Successivamente, con il cosiddetto decreto tesoretto 2 sono state individuate ulteriori risorse per 2 miliardi di euro, arrivando quindi a 4 miliardi di euro, ed altre risorse per 500 milioni di euro da trasferire ancora a Roma. A questo punto - il conto veniva presto fatto - si individuavano risorse enormi: 5 miliardi di euro, circa 10 .000 miliardi delle vecchie lire.

A nostro avviso, le risorse che venivano trasferite non trovavano giustificazione di sorta se non politica; quindi, non una giustificazione obiettiva, talché la possibilità di risorse per la capacità di imposizione locale era bastevole, secondo le nostre valutazioni, a recuperare le risorse da finalizzare ai miglioramenti che, invece, con la legislazione nazionale si individuano in modo eccezionale.

Vogliamo segnalare a tutti i colleghi non soltanto quello che è stato operato con l'utilizzazione delle risorse di cui al tesoretto 2, ma anche come non venga rispettato quanto era stato argomentato dal Governo in Aula e supportato dalla maggioranza che aveva votato contro il nostro emendamento. Mi riferisco all'individuazione di risorse per quei sistemi che appartengono da un lato a Torino, che ha bisogno di sviluppare enormemente la possibilità di un trasporto pubblico più efficiente, e dall'altro lato a Palermo, altro caso in cui addirittura c'è una progettazione esecutiva, con la possibilità di andare in appalto e di individuare il general contractor. C'è una difficoltà ad individuare le risorse necessarie che la misura minima, la progettazione esecutiva, ha individuato come tali.

Ci aspettavamo sinceramente, allora, che fossero rese disponibili le risorse necessarie a fare quel minimo sforzo richiesto per una implementazione pari a 100‑150 milioni di euro, che si sarebbe andato a coniugare con le affermazioni del Governo: vale a dire che c'è una grandissima disponibilità di risorse per il Mezzogiorno anche se ciò, come dicevamo questa mattina, continua ad essere soltanto una promessa iscritta nella logica del "si dice, ma non si fa".

Ecco il motivo per cui dichiariamo il nostro voto favorevole all'emendamento 6.6 e vorremmo recuperare alla nostra proposta tutti i meridionalisti (e settentrionalisti, in questo caso), perché sono specificatamente convinto che bisognerebbe fare qualche cosa di più e di meglio: non concentrare risorse ingenti, enormi, incredibili, che hanno un significato specifico soltanto nella natura altamente politica della gestione della cosa pubblica a Roma e nel Lazio. Ci si deve rendere conto che non si può fare politica con i soldi degli italiani; si dovrebbe capire che queste sono cose importanti, per cui un "sì" può migliorare la nostra capacità di disporre leggi che abbiano un significato vero e non quello politico, e mistificatorio a cui la vostra logica finisce per appartenere. Ma non è la nostra logica: noi voteremo a vostro favore e speriamo ancora che qualcuno di voi si possa ravvedere.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, precedentemente avanzata dal senatore Novi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 6.6, presentato dal Ghigo e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.10.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Intervengo in dichiarazione di voto tornando sull'emendamento 6.10 che ho già illustrato, ovviamente preannunciando il voto favorevole.

Manifesto un po' di dispiacere per il silenzio del solitamente loquace relatore, che si è limitato ad esprimere il proprio parere contrario, ma vorrei capire da lui se ho detto sciocchezze all'Assemblea. Ma noi dobbiamo dire ai cittadini le cose come stanno.

Lo scorso anno avete stanziato con la finanziaria 100 milioni di euro ‑ ho trovato finalmente la norma ‑ per acquistare veicoli ferroviari, nella misura massima del 75 per cento, per l'espletamento dei servizi ferroviari di interesse regionale e locale, per i servizi ferroviari di interesse regionale e locale in concessione, per veicoli destinati a servizi su linee metropolitane, tranviarie o ferroviarie, per autobus a minore impatto ambientale. Relatore, può spiegare come si fa, con la stessa somma, ad acquistare anche elicotteri?

Credo che la domanda abbia una sua logica. Non vorrei che si dicesse ai cittadini di voler acquistare degli elicotteri, trattandoli come bamboccioni (tanto per usare un termine caro al Ministero dell'economia). Ebbene, vorrei che si evitasse la presa in giro dei cittadini. Credo che sia una domanda legittima, che ci sia il dovere di rispondere da parte del Governo e del relatore, perché qui non si capisce se si tolgono autobus e treni per acquistare elicotteri.

Sono questioni serie, sulle quali, se ci si vuole impegnare per investire, si possono prevedere più risorse: non si spendono gli stessi soldi dello scorso anno per acquistare cose che lo scorso anno non erano previste.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 6.10, presentato dal senatore Storace e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Gli emendamenti 6.11, 6.13 e 6.15 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione dell'articolo 6.

 

DONATI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DONATI (IU-Verdi-Com). Signor presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, nel dichiarare il voto favorevole del Gruppo su questo articolo, colgo l'occasione per una considerazione più generale sul trasporto pubblico locale.

L'articolo 6 destina risorse cospicue - circa 500 milioni di euro - per le nostre città, per migliorare il servizio ai cittadini, migliorare i mezzi e le reti di trasporto collettivo; produce anche una forte innovazione con la defiscalizzazione degli abbonamenti per il trasporto pubblico locale, una novità chiesta da molto tempo e che finalmente trova una soluzione.

Voglio anche sottolineare che queste risorse, pur significative, sono riferite soltanto all'anno 2008, quindi non hanno quel carattere strutturale e stabile che la situazione del traffico dei pendolari e del trasporto nelle nostre città richiederebbe. In Commissione bilancio si è discusso abbastanza della questione nell'ambito delle numerose problematiche da affrontare nel Paese ed il Governo si è impegnato a trovare una soluzione con un intervento strutturale, accogliendo un ordine del giorno a firma mia e di altri colleghi.

Naturalmente, conosco bene il carattere solo esortativo di un ordine del giorno, ma ricordo al Governo soprattutto, oltre che alla maggioranza e all'opposizione, che presso la Presidenza del Consiglio è stato istituito un tavolo con le Regioni, le imprese di trasporto e le organizzazioni sindacali, che ha proprio concordato sulla necessità di sviluppare e sostenere il trasporto collettivo anche nell'ambito della riforma dei servizi pubblici locali con risorse strutturali.

Una risposta strutturale in questa finanziaria e in questo ramo del Parlamento non è stata ancora identificata e per questa ragione il settore ha indetto per il 14 novembre una giornata di mobilitazione, che naturalmente ci vede attenti e proprio interpreti di questa esigenza.

Con la mia dichiarazione di voto a favore dell'articolo 6, un articolo importante, vogliamo però anche sottolineare la necessità di trasformarlo in una misura strutturale a sostegno delle nostre città, delle imprese pubbliche e private, proprio perché siano messe nelle condizioni concrete di dare soluzioni ai cittadini e alle imprese per muoversi meglio nelle nostre città. (Applausi dai Gruppo IU-Verdi-Com, Ulivo e RC-SE).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE.Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6-bis, su cui è stato presentato l'emendamento 6-bis.800, successivamente ritirato.

Passiamo dunque alla votazione dell'articolo.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Novi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 6-bis.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Comunico che è pervenuto un ulteriore parere della 5a Commissione permanente di cui do lettura: "La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato l'ulteriore emendamento 7-ter.802 (testo 3), relativo al disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo."

Passiamo all'esame dell'articolo 7, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario sull'emendamento 7.2, in quanto vuole dimezzare il credito d'imposta introdotto dalla disciplina sul cinema, nonché sull'emendamento 7.3.

Per quanto riguarda l'emendamento 7.5 (testo 2) il parere è favorevole perché si tratta di aggiungere all'ipotesi di credito di imposta già disciplinata dal testo altre ipotesi relativamente agli utili delle imprese produttrici ed altre norme utili che si commentano da sé.

Esprimo invece parere contrario sull'emendamento 7.0.10.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello espresso dal relatore.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, ritiro l'emendamento 7.3.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.2.

 

NOVI (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Novi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.2, presentato dai senatori Franco Paolo e Polledri.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 7.3 è stato testé ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.5 (testo 2).

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, intervengo in dichiarazione di voto sull'emendamento 7.5 (testo 2), presentato dal senatore Bordon, perché in Commissione abbiamo espresso complessivamente l'opinione che il cinema dovrebbe finanziare il cinema. Con questa operazione si cerca di promuovere il cinema d'autore, ma in questo testo vi sono contraddizioni forti perché si parla di nazionalità italiana quando invece si dovrebbe parlare di interesse culturale italiano. È diverso infatti promuovere un film su Che Guevara o su Leonardo da Vinci. Non vorrei che anche questo emendamento fosse in direzione del solito sistema assistito.

Vorrei pertanto richiamare l'opportunità di aggiungere dopo il secondo rigo, quando si parla di "utili dichiarati dalle imprese di produzione", le parole "cinematografiche e di audiovisivi", dovendo sostenere l'intera filiera e non soltanto qualcuno.(Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

BORDON (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BORDON (Ulivo). Signor Presidente, mi pare evidente che se questo emendamento viene approvato si introduce nella legislazione italiana un principio fortemente innovativo, parzialmente già contenuto nel testo della finanziaria presentato dal Governo per quanto riguarda, come è noto, il credito di imposta.

Qui si fa qualcosa che, a mio avviso, è ancora più liberale, cioè si parla della detassazione degli utili reinvestiti nell'impresa per scopi che sono dichiaratamente di carattere culturale. In questo senso, ci allineiamo ai Paesi che hanno investito di più nel settore cinematografico. Mi rivolgo all'amico Eufemi sottolineando che proprio il non limitare questo beneficio soltanto alle imprese che già oggi operano direttamente nel settore cinematografico allarga la filiera ed anche la platea di coloro che possono investire nel cinema italiano. Infatti, è ovvio che l'elemento qualificante e discriminante è rappresentato dalla produzione culturale italiana.

Quindi, sinceramente non riscontro i limiti rilevati dall'amico Eufemi; anzi, nel momento in cui si produce un effetto complessivo di carattere espansivo, ne beneficeranno sia i prodotti di carattere commerciale sia, per una platea allargata, anche quelli di carattere culturale.

Credo che gli elementi evidenziati dal senatore Eufemi siano superati da questo testo e, pertanto, invito tutta l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole. (Applausi del senatore Manzione).

 

BONADONNA (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BONADONNA (RC-SE). Penso che il rappresentante del Governo ed il relatore abbiano fatto bene ad esprimere un parere favorevole sull'emendamento 7.5 (testo 2), che io sottoscrivo.

Sottolineo che esso si inserisce in una linea che - fermo restando il fatto che siamo non soltanto nell'Europa ma anche nel mercato internazionale - tende a dare un supporto ed un vero sostegno alla produzione italiana e alla sua circolazione. Sappiamo che la produzione italiana, anche quando attinge livelli di qualità, spesso non riesce a farsi conoscere perché la distribuzione privilegia di gran lunga i prodotti che fanno cassetta o che hanno già un background di critica favorevole. Da questo punto di vista, mi sembra sia importante incentivare la distribuzione anche per la messa in circolazione dei film di cui al famoso articolo 28.

I francesi la definiscono "eccezione culturale", ma è una questione un po' più complessa e ricca. Sono d'accordo con il senatore Eufemi, il quale ha ricordato che abbiamo già adottato un provvedimento, da noi definito "il cinema finanzia il cinema". Da questo punto di vista, siamo in presenza di un'incentivazione dell'assetto distributivo e in qualche misura sosteniamo anche la messa a norma e la riorganizzazione delle sale cinematografiche. Sostanzialmente ci riferiamo a quelle più tradizionali e non alle multisale che ormai fanno parte dei circuiti di grandi multinazionali.

Vorrei svolgere una considerazione d'accordo con il presentatore dell'emendamento senatore Bordon, e sotto questo profilo in dissenso rispetto alle considerazioni poc'anzi svolte dal senatore Eufemi. Al riguardo, sottolineo la mia meraviglia rispetto al fatto che lo faccia un uomo di cultura liberale. Vorrei sapere come si fa a pensare di utilizzare uno strumento finanziario per introdurre una discriminazione sulla qualità culturale della produzione. Avrei paura di vivere in un Paese in cui si finanzia o non si finanzia una produzione artistica a seconda che abbia un tema trattato in un modo piuttosto che in un altro. La libertà artistica e creativa deve essere garantita e, da questo punto di vista, la formulazione del testo mi pare ineccepibile. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

MALAN (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MALAN (FI). Signor Presidente, vorrei dichiarare il voto contrario di Forza Italia all'emendamento 7.5 (testo 2), perché riteniamo che le aziende non possano essere discriminate. Le aziende cinematografiche godrebbero di esenzioni che sono negate a mille altre aziende, che pur svolgono attività che a volte sono direttamente e assai più profondamente utili ai cittadini e che devono pagare le tasse.

Questa è veramente una piccola mancia che si dà un settore che fa parte dell'egemonia culturale della sinistra e che deve perciò finanziare con questo piccolo provvedimento. (Applausi dai Gruppi FI, AN, e UDC. Congratulazioni).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Vorrei dichiarare il voto favorevole del Gruppo di Alleanza Nazionale all'emendamento 7.5 (testo 2).

BARBIERI (Misto-CS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBIERI (Misto-CS). Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dichiarare il mio voto assolutamente contrario a questo emendamento che è improntato ad una vecchissima logica, quella di una finanziaria che vuol far entrare tutto al suo interno.

Il cinema è un settore importante ed una politica per il cinema italiano è un problema serio. Spero che la senatrice Franco, presidente della 7a Commissione, intervenga nel merito, dal momento che vi è, all'esame della sua Commissione, un disegno di legge che affronta questi temi (Applausi dei senatori Amato e Eufemi). Mi auguro che la senatrice Franco intervenga, perché non si affronta il problema del cinema con un emendamento di questo genere. (Applausi dai Gruppi FI e UDC).

 

ASCIUTTI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ASCIUTTI (FI). Signor Presidente, chiedo scusa ai colleghi, la mia dichiarazione di voto sarà molto breve. Personalmente, esprimo parere favorevole a questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Quindi, interviene in dissenso dal senatore Malan?

 

ASCIUTTI (FI). Non so se il dissenso rispetto al Gruppo sia piuttosto il suo. Questo è il senso del mio intervento. Il settore da tutti è dichiarato delicato e in difficoltà. Oggi con questo emendamento possiamo offrire qualcosa al settore cinematografico italiano ‑ questo è importante ‑ che ha veramente bisogno di finanziamenti: è solo un piccolo contributo.

Comprendo l'intervento del senatore Malan, nel senso che dovremmo estendere certi benefici anche alle piccole e medie imprese, ma in questo momento probabilmente possiamo dedicarci al settore cinematografico, piuttosto che voler far tutto per poi non risolvere niente. Per questo motivo, il Gruppo di Forza Italia, a parte qualche dissenso (ognuno sarà libero di votare come crede), preannuncia il proprio voto favorevole all'emendamento 7.5.

 

STRANO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRANO (AN). Chiedo di aggiungere la firma all'emendamento 7.5 (testo 2).

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, vorrei esprimere il parere favorevole del nostro Gruppo all'emendamento 7.5 (testo 2) e vorrei aggiungere anche una nota: il collega Bonadonna, per respingere le argomentazioni, ne ha usate altre non condivisibili, perché è indubbio che sia legittimo in questo Paese nutrire perplessità sulla gestione di certe risorse.

Nonostante ciò, valutiamo nel merito la proposta del collega Bordon ‑ lo dico ai colleghi ‑ che punta a far risparmiare o a far investire in cultura chi impiega risorse proprie nella produzione e nella distribuzione dei film. Non concorre a formare il reddito imponibile l'utile dichiarato dalle imprese italiane operanti in settori diversi da quello cinematografico e li impiega nella produzione e nella distribuzione. Credo che questo sia un argomento al quale prestare la massima attenzione.

Questo è il motivo per cui ci dichiariamo favorevoli all'approvazione dell'emendamento 7.5 (testo 2), a firma del senatore Bordon.

 

VEGAS (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Mi auguro che non intervenga per esprimere una terza posizione, ma come relatore di minoranza.

 

VEGAS (FI). In dissenso da me stesso, Presidente.

 

PRESIDENTE. È lecito. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Questo emendamento, pur contenendo delle criticità e pur rivolgendosi solo ad una parte del più ampio settore produttivo... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Colleghi non riesco a sentire quello che dice il collega Vegas.

 

VEGAS (FI). ...sostanzialmente reintroduce la legge Tremonti; questa, infatti, è una piccola legge Tremonti per il cinema. Quindi, sotto questo aspetto, è in parte condivisibile.

Sperando che questo intervento venga indirizzato a film di qualità, non solo in base ai soggetti produttori, ma che trovino anche un riscontro nel mercato, sono disposto ad esprimere un voto favorevole, con una sospensione del giudizio, per vederne poi l'applicazione.

 

BARBIERI (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBIERI (Misto-CS). Signor Presidente, invito i colleghi a riflettere su questo emendamento. Stamattina, insieme ai senatori Angius e Montalbano, ho presentato un emendamento su cui si è discusso e sul quale invito il rappresentante del Governo, onorevole Grandi, ed il relatore, senatore Legnini, a rispondermi nel merito.

Il suddetto emendamento riguardava una strumentazione seria per le imprese che innovano, esportano e si quotano sul mercato dei capitali (Applausi dai Gruppi FI e AN) e mi avete tagliato - io l'ho fatto per senso di responsabilità - il 90 per cento di questo. Ora mi ritrovo che dieci volte tanto viene dato a pioggia con un intervento assistenziale di questo genere. È una vergogna! (Applausi dai Gruppi FI, UDC e LNP).

 

BONFRISCO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, senatriceBonfrisco, ma non mi dica che c'è la quarta posizione!

 

BONFRISCO (FI). Signor Presidente, vorrei solo un chiarimento, prima di porre in votazione questo emendamento.

Chiedo anche lumi al mio collega Vegas, per comprendere meglio la prima frase, che dice: «Non concorrono a formare il reddito imponibile ai fini delle imposte dirette gli utili dichiarati dalle imprese di produzione e di distribuzione cinematografica...», poi reinvestiti. Certo, si tratta di utili reinvestiti, ma come possiamo, in sede di finanziaria, non approfondire per qualche minuto questa questione e consentire al senatore Bordon di riscrivere il testo in modo corretto? È solo una proposta: un accantonamento per migliorarne il contenuto tecnico.

 

PELLEGATTA (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PELLEGATTA (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, il Gruppo dei Comunisti italiani e dei Verdi voterà a favore di questo emendamento, con il quale si dà sostegno alla cinematografia italiana, tramite agevolazioni fiscali.

Proprio per questo, si rende ancora più urgente e necessaria una legge che dia ordinamento chiaro a tutto il sistema cinematografico, indicando cioè come selezionare le aziende a cui dare i contributi e istituire forme di mutualità tra il cinema e la televisione.

 

PRESIDENTE. Il relatore ritiene che sia corretta la formulazione dell'emendamento o che vi sia necessità di chiarimenti?

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, la formulazione mi sembra assolutamente corretta.

Ribadisco il concetto che ho sinteticamente formulato in sede di espressione del parere: com'è noto a tutti i colleghi, il testo della finanziaria contiene l'introduzione di un credito d'imposta per le imprese non del settore cinematografico, che investono nel cinema e nella produzione cinematografica.

Con ciò rispondo anche al collega Barbieri: questo emendamento è finalizzato ad estendere tale beneficio fiscale alle imprese produttrici cinematografiche e della distribuzione, detassando gli utili. Ora, credo costituisca una...

 

PRESIDENTE. Relatore, mi scusi, io le ho solo chiesto se la formulazione è chiara o meno.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, ho finito. Il senatore Barbieri ha sollecitato una risposta. Credo costituisca un elemento di cognizione comune il fatto che queste imprese ricavano utili in misura molto limitata. Quindi, è un intervento che perfeziona e integra il testo, nella logica di favorire non un'azienda, ma il cinema italiano.

Questo è uno degli elementi ispiratori della finanziaria, voluto dal Governo: quindi, in questo senso, credo che questo sia un emendamento da accogliere.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, credo che serva un minimo di memoria storica. Fino al 1996, ammontava a 600 miliardi il Fondo per lo spettacolo, con il quale poi di solito i nostri registi ed attori fanno i film (visto che al botteghino incontrano clamorosi fallimenti, per cui possono fare quadrare il bilancio soltanto con i fondi dello Stato). Andò Veltroni a fare il Ministro e, nella prima finanziaria utile, quella del 1996, elevò l'ammontare di questo fondo a 1.000 miliardi, sottraendo evidentemente tali risorse ad altre questioni - credo - molto più utili.

In questa finanziaria, il Fondo per lo spettacolo viene ulteriormente aumentato. Si dice che vi è bisogno della ricerca, della competitività, delle infrastrutture; i soldi, però, sono sempre per i nani e le ballerine. Questo, evidentemente, dev'essere il primo effetto di Veltroni segretario del Partito democratico: si vogliono dare ulteriori soldi.

La Lega, ovviamente, si sottrae a questo giochetto: preferiremmo che tali fondi venissero destinati ad esigenze più serie, perché questo ci fa prefigurare quale sarà il Governo con Veltroni come Primo Ministro: notti bianche, balli, canti, festival; ma ricerca e quant'altro, zero. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

PRESIDENTE. Procediamo dunque alla votazione dell'emendamento 7.5 (testo 2).

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.5 (testo 2), presentato dal senatore Bordon e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 7, nel testo emendato.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 7, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.0.10

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.0.10, presentato dal senatore Vegas e Ferrara.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7-bis.

Lo metto ai voti.

È approvato.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 7-ter, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, con questo emendamento abbiamo fatto un'operazione di pulizia, rispetto a quanto è stato fatto in Commissione bilancio.

Abbiamo però salvato alcune cose, e mi riferisco in particolare alla questione delle graduatorie degli idonei del Ministero delle finanze. Era una cosa giusta, un atto di dignità e giustizia.

Abbiamo invece tagliato su alcune voci che riguardano in particolare la giustizia amministrativa (Consiglio di Stato, assunzioni a dismisura e, in particolare, l'utilizzazione della norma sugli idonei per assumere in modo discrezionale ulteriori dirigenti dello Stato): a questo abbiamo detto no.

Quindi, proponiamo la soppressione del comma 2, della lettera f), e dei commi 4, 7, 10, 13 e 14, mentre salviamo tutta la parte che riguarda la Guardia di finanza, che riteniamo indispensabile per esercitare un'azione di controllo sull'evasione fiscale.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario sull'emendamento 7-ter.801 (testo 2) e parere favorevole sull'emendamento 7-ter.802 (testo 3). Esprimo altresì parere contrario sugli emendamenti 7-ter.807 e 7-ter.700 e ovviamente parere favorevole sull'emendamento 7-ter.900.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. L'emendamento 7-ter.800 è stato ritirato.

Metto ai voti l'emendamento 7-ter.801 (testo 2), presentato dal senatore Eufemi.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 7-ter.802 (testo 3), presentato dai senatori Eufemi e D'Amico.

È approvato.

 

Gli emendamenti 7-ter.802, 7-ter.803, 7-ter.804, 7-ter.805 e 7-ter.806 sono stati ritirati.

Metto ai voti l'emendamento 7-ter.807, presentato dai senatori Sacconi e Ferrara.

Non è approvato.

 

Gli emendamenti 7-ter.808, 7-ter.809, 7-ter.810, 7-ter.811 e 7-ter.812 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7-ter.700.

 

MANTOVANO (AN). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Mantovano, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indico pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-ter.700, presentato dal senatore Mantovano.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Gli emendamenti 7-ter.813 e 7-ter.814 sono stati ritirati.

Metto ai voti l'emendamento 7-ter.900, presentato dal relatore.

E' approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'articolo 7-ter, nel testo emendato.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 7-ter, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7-quater, sul quale è stato presentato l'emendamento 7-quater.800, successivamente ritirato.

Lo metto ai voti.

E' approvato.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 8, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

SAPORITO (AN). Ritiro gli emendamenti 8.4 e 8.5.

 

TURIGLIATTO (Misto-SC). Signor Presidente, l'emendamento 8.0.1 è piuttosto impegnativo perché riguarda gli emolumenti e i vitalizi dei parlamentari. L'emendamento propone una norma abbastanza radicale e alquanto in discontinuità con il passato. Brevemente lo riassumo.

In primo luogo, nei fatti si riduce del 50 per cento l'indennità spettante ai membri del Parlamento. Interviene, poi, anche per quanto riguarda i rimborsi delle spese di soggiorno a Roma ipotizzando una diminuzione del 50 per cento anche in questo caso. Istituisce, in compenso, la possibilità di rimborso per attività di riunioni relative ovviamente all'attività parlamentare con rimborsi documentati, a pie' di lista, e comunque entro tetti ben precisi. Introduce, inoltre, un'altra condizione completamente diversa per i cosiddetti portaborse, nel senso che è facoltà del parlamentare indicare una persona di fiducia che lo assista nel proprio lavoro. Tale persona sarà assunta a tempo determinato, ovviamente in relazione allo svolgimento temporale dell'attività del parlamentare, dal Senato o dalla Camera.

Infine, la questione più importante, si modifica sostanzialmente la questione del vitalizio, abolendo la possibilità di una pensione particolare con riferimento ai parlamentari. In sostanza, il Senato e la Camera intervengono per pagare i contributi

dei parlamentari eletti nel quadro degli enti previdenziali ai quali sono stati iscritti in continuità con l'attività che svolgevano in precedenza oppure, per coloro che non fossero iscritti ad alcun ente previdenziale, viene costituito o indicato un apposito fondo.

E' chiaro che se fosse approvato questo emendamento si darebbe una risposta molto forte rispetto alle attese e ai costi della politica e anche al discredito che i parlamentari hanno per i loro privilegi, che sappiamo essere assai importanti.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore a pronunciarsi sugli emendamenti aggiuntivi all'articolo 8, dal momento che gli emendamenti 8.4, 8.3 e 8.5, presentati a tale articolo, sono stati ritirati.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, invito a ritirare l'emendamento 8.0.1, altrimenti il mio parere sarà contrario.

Esprimo poi parere contrario all'emendamento 8.0.11.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 8.

TECCE (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 RESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TECCE (RC-SE). Signor Presidente, ovviamente siamo contrari all'emendamento del senatore Turigliatto, pur comprendendone le ragioni. Inviterei il senatore Turigliatto, l'amico Franco, a considerare l'impegno grande che vi è stato a che la battaglia contro i costi impropri della politica, a cui sicuramente si rivolge questo tema, avesse centralità in questa finanziaria. Penso, ad esempio, al tema del limite stipendiale introdotto, sul quale ovviamente vi è una discussione, ma dove il principio di fondo è stato dal senatore Turigliatto citato in un precedente intervento. Nessuno può mai guadagnare più di dieci volte un salario operaio medio.

Quel che, però, voglio rilevare è che in questa vicenda, innanzitutto, vi è un'iniziativa presa dai due Presidenti di Camera e Senato e dai questori, tesa effettivamente a ridurre fortemente le prerogative dei parlamentari, sia dal punto di vista presidenziale sia dal punto di vista dell'indennità. Infatti, in questa finanziaria troviamo una soluzione affinché l'indennità del parlamentare sia bloccata almeno per cinque anni. In secondo luogo, credo sia sbagliato dare il senso che il tema principale dei costi impropri della politica sia la retribuzione del parlamentare.

Ecco perché, come vi è stata giustamente una discussione che continua sul protocollo del welfare, è giusto che si modifichino alcuni aspetti pensionistici rispetto ad una serie di prerogative. Ma quel che non consideriamo giusto è che, in un momento nel quale siamo quelli che ancora sentono viva l'onda di partecipazione che per quel che ci riguarda il 20 ottobre scorso ha portato migliaia di donne e uomini a Roma, è su quel terreno che vogliamo garantire al parlamentare la libertà di azione. È noto, peraltro, che le forze che si richiamano al movimento operaio e comunista giustamente finanziano il partito, anche con le loro indennità. Ma non è questo il tema principale.

Ecco perché riteniamo che è bastato porre la questione di una serie di oneri impropri, legati a stipendi, società miste e ad altre forme dirette e indirette di organizzazione dello Stato, che si è visto dove stanno i veri privilegi.

Questo, quindi, è il motivo per cui invitiamo il senatore Turigliatto a ritirare un emendamento del genere, a meno che lo scopo principale di esso non sia quello di una norma manifesto, e a collaborare con noi nella gestione di una iniziativa in finanziaria che, riducendo gli emolumenti a livello locale, contribuendo ad abbassare il tetto massimo dello stipendio in rapporto al presidente di sezione della Corte di cassazione e, più complessivamente, contribuendo, in maniera come mai non era avvenuta, a ridurre i costi impropri della politica, fa un'operazione.

Vorrei concludere con un numero: il Governo, al di là dei propositi con il cosiddetto disegno di legge Santagata, è arrivato al Senato senza una riduzione se non del numero dei consiglieri comunali, che a noi non sembrava un problema di costo della politica, ma una risorsa della democrazia.

Con l'iniziativa unitaria della sinistra e di tutta l'Unione in questo momento c'è un taglio al di sopra di 400 milioni di euro. Di questo vogliamo discutere ed è per questo che pacatamente, chiedendo al collega Turigliatto un ritiro, in ogni caso annunciamo, se l'emendamento fosse mantenuto, il voto contrario.

 

ENRIQUES (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ENRIQUES (Ulivo). Signor Presidente, volevo richiamare la sua attenzione e quella dei colleghi del Parlamento sull'importanza di questo articolo, che interviene su una questione che ci ha tenuto occupati negli ultimi mesi, in varie sedi e a vari livelli, per delle riflessioni che sono nate all'interno di questa Camera prima ancora che venissero sollecitazioni dall'esterno. Vi sono state riunioni all'interno dei Gruppi, riunioni a livello di senatori questori, controversie interpretative sulla natura e derogabilità delle norme che fissano il livello delle competenze dei parlamentari.

 

Presidenza del vice presidente CAPRILI (ore 20,05)

 

(Segue ENRIQUES). La proposta fatta dal Governo, seppur non amplissima, è incisiva e muove da una considerazione di fondo, e cioè che vi è una situazione economica difficile del Paese, soprattutto per l'ampiezza del debito pubblico e la sua incidenza nella capacità di porre in essere anche nuovi investimenti, dato il livello di spesa per interessi.

In sostanza, il Governo ha ragionato così: se c'è un responsabile primo del debito pubblico questa è la classe politica e quindi pare opportuno congelare le retribuzioni per un certo periodo di tempo, per un arco di tempo quinquennale che coincide, non a caso, con il termine di rientro sotto il 100 per cento del PIL del livello del debito pubblico. Sembra quasi che vi sia un patto fra la classe politica e il Paese, in cui la prima rinuncia ad una parte dei propri benefici per riparare a situazioni che ha creato negli anni passati.

Il criterio del blocco parziale e temporaneo delle retribuzioni o delle indicizzazioni, che poi compare in una serie di emendamenti in parte discussi e approvati, è presente anche nell'accordo sul welfare, per quanto riguarda le pensioni più elevate. Anche in quel caso è presente il principio secondo il quale, sia pure per un anno e con effetti peraltro permanenti, si blocca l'indicizzazione di quello che sarebbe un aumento normale dei livelli pensionistici.

Ritengo quindi che si tratti di una norma che, al di là della sua incidenza pratica, ha proprio un significato importante legato alla transitorietà della situazione economica difficile, una norma che ha il valore di impegnare a risolvere una situazione di crisi economica. È quindi una norma seria e non demagogica. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

VILLONE (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VILLONE (SDSE). Signor Presidente, vorrei fare una breve considerazione sull'articolo 8, sul quale esprimeremo voto favorevole.

Approvando questo articolo, entriamo in maniera incisiva nell'ambito dell'autonomia parlamentare, e anche gli emendamenti presentati dai colleghi andavano in profondità. Decidiamo, in sostanza, quanto guadagnano i parlamentari. Allora, la mia considerazione, dando per acquisito il voto favorevole, vuole andare un po' oltre questo punto, perché noi, come Parlamento, organo costituzionale, abbiamo un'autonomia di qualità e quantità esattamente uguale a quella degli altri organi costituzionali, forse anche un po' più forte, perché è un'autonomia assistita anche da uno strumento qual è il Regolamento parlamentare, che tecnicamente pone una riserva nei confronti della legge.

Quindi, se noi oggi stiamo decidendo incisivamente per quanto riguarda il Parlamento, e lo facciamo ritenendo di essere pienamente legittimati come legislatori, vorrei che fosse acquisito da quest'Aula e considerato un precedente conclusivo che possiamo farlo per tutti gli organi costituzionali e di rilievo costituzionale.

 

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 20,10)

 

(Segue VILLONE). Noi avevamo presentato un emendamento a tal fine, che limitava l'incremento della dotazione al tetto d'inflazione programmato, c'è stata poi una spontanea dichiarazione da parte dei vertici degli organi costituzionali di osservanza di questo tetto nell'esercizio della propria autonomia, si è deciso di ritirare l'emendamento, ma vorrei che, con questa votazione, si comprendesse bene che si rende chiaro che il legislatore può entrare in quella materia. Non ci sono zone franche istituzionali nei confronti del legislatore sovrano.

Questo vuole significare che il Parlamento deve, a mio avviso, valutare e monitorare con attenzione l'andamento della spesa da parte degli altri organi costituzionali e di rilievo costituzionale oltre che della propria (lo dico con il massimo rispetto, ma anche con la massima fermezza); che non ci sono più zone d'ombra, zone riservate, zone sottratte, e che dunque se, nella prossima occasione in cui il discorso si porrà, non sarà stato osservato l'impegno solennemente assunto, questo Parlamento dovrà assumere su di sé la responsabilità e l'onere di deliberare in proposito ponendo i limiti che dovesse ritenere opportuni.

Questo lo dico perché rimanga agli atti e perché gli altri organi costituzionali siano avvertiti che questa è una posizione che il Parlamento della Repubblica oggi esprime. (Applausi dai Gruppi SDSE e RC-SE).

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, con i colleghi senatori Morselli e Losurdo, a nome della componente La Destra del Gruppo Misto, annuncio il voto favorevole all'articolo, perché credo che comunque un ulteriore segnale vada dato al nostro popolo.

Questo articolo, il quale prevede che per cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge non si applicheranno gli automatismi che riguardano le nostre indennità, segue quanto approvammo con la finanziaria 2006. Sono stato uno dei Ministri che nel 2005 ha approvato l'articolo 1, comma 52, della finanziaria per il 2006, che stabilì che le indennità mensili spettanti ai membri del Parlamento nazionale fossero ridotte nel loro ammontare massimo del 10 per cento.

Dico questo affinché resti traccia nei nostri lavori che già il Governo Berlusconi sulla stessa materia intervenne con incisività. Per questo dichiariamo il voto favorevole ad un articolo che segue esattamente la rotta già tracciata.

 

POSSA (FI). Domando di parlare.

 PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POSSA (FI). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Ero fuori dall'Aula a prendere una boccata d'aria quando, di colpo, ho sentito un annuncio singolare. L'altoparlante ha segnalato agli onorevoli senatori che era in corso la verifica del numero legale. Mi sono precipitato in Aula e non c'era alcuna verifica del numero legale in corso. Com'è possibile ricorrere a simili mezzucci per radunare persone adulte e vaccinate? Lascio a lei la valutazione e chiedo che assolutamente cose di questo genere non si ripetano. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Senatore Possa, sbagliano le persone, si immagini quanto sbagliano le macchine e le persone che controllano le macchine.

 

GALLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GALLI (LNP). Signor Presidente, in realtà, svolgerò una dichiarazione di voto sull'emendamento 8.0.1.

È evidente che dal senatore Turigliatto mi separa uno spazio enorme dal punto di vista ideologico, ma credo che non ci sia, invece, nessuna distanza nella buona fede, quando una persona entra in politica pensando di fare cose che complessivamente migliorino lo stato e la qualità della vita delle persone in generale. Ci divide la tecnicalità strumentale per arrivare al risultato, ma credo di saper individuare la buona fede delle persone.

In questo senso, se stiamo sulle tecnicalità, non posso condividere completamente il contenuto dell'emendamento del senatore Turigliatto, perché messo così è più che demagogico, è fuorviante. Effettivamente, infatti, nell'immaginario collettivo l'unico costo della politica che tutti rimarcano è quello dello stipendio dei parlamentari. In realtà, ce ne sono molti altri. Trovo scandaloso che, su 500 milioni (milione più, milione meno) di costo di mantenimento, per esempio, del Senato, il 50 per cento sia costo dei dipendenti. Non si può avere un costo medio per dipendente di 230.000 euro all'anno. Se lo sapessero nelle assemblee di Mirafiori, probabilmente quando andate a parlare magari un filino si incazzerebbero. Non si può avere il doppio del costo alla Camera; non si può avere il Quirinale che spende il doppio della regina Elisabetta; non si possono avere amministratori pubblici che lavorano diciotto mesi alle Ferrovie e vengono dimessi con 3, 4 o 5 milioni di euro di liquidazione. Questi complessivamente sono costi della politica, che in qualche modo dovrebbero effettivamente essere contemplati in un discorso più ampio.

Detto ciò, che riguarda la tecnicalità, effettivamente voi siete la sinistra; addirittura Turigliatto orgogliosamente è della sinistra radicale; il collega Villone che è intervenuto è della sinistra estrema: come fate a dire le cose che dite? Voi dovreste rappresentare gli operai e l'80 per cento degli operai prende 1.100 euro al mese.

Non credo che quello che dice il senatore Turigliatto sia così sbagliato nella sostanza, soprattutto detto da voi. Gli emolumenti attuali della politica non sono certo l'unico costo della politica, ma nella vostra logica dovrebbe essere un discorso portato avanti con forza. Sento interventi biascicati, in cui non ho capito neanche cosa avete detto, per giustificare che quello che dice Turigliatto non ha senso: perché non ha senso? Ridurre drasticamente lo stipendio dei parlamentari sarebbe un segnale così negativo per il Paese? O forse non volete che il resto del Paese, il popolo, sappia effettivamente le cose che succedono nei Palazzi? Non sanno, per esempio, che il Veltroni di turno, che va in televisione a fare il salvatore della Patria, è già in pensione perché è entrato in politica con i calzoni corti, non credo per meriti, ma come tanti altri che sono entrati facendo parte dei partiti, magari perché erano amici o parenti, o magari perché, appassionati di politica, si sono trovati a 25 o a 26 anni a fare i parlamentari e a 45 anni in pensione.

Qualcuno deve spiegare perché Padoa‑Schioppa, il quale sostiene che le tasse sono bellissime, per un artificio contabile che a nessuno è dato conoscere, sul suo emolumento da Ministro, come riportavano i giornali qualche settimana fa, paga solo il 10 per cento di tasse; qualcuno ce lo dovrebbe spiegare!

Oppure voi, che fate i comunisti, i compagni, i difensori della classe operaia, come mai vi siete riempiti di appartamenti, comprati sì a un milione di euro, ma che ne valgono tre, quattro, cinque o sei, facendo perdere ogni volta 4, 5 o 6 milioni all'erario, cioè all'operaio della FIAT!

Quindi, dette tutte queste cose, noi potremmo fare affermazioni diverse da quelle che sostiene il senatore Turigliatto, non voi! Fare i comunisti con i soldi degli altri, fare gli italiani con i soldi dei padani, o far fare film ai registi comunisti con i soldi di chi comunista non è, queste sono le cose che non sono accettabili!

Pertanto, senatore Turigliatto, anche se non siamo convinti fino in fondo, noi del Gruppo Lega Nord Padania voteremo a favore del suo emendamento perché è un segnale giusto, che dovrebbe arrivare soprattutto dalla vostra parte. Fare il comunista nel cuore, cioè a sinistra, con il portafoglio a destra è troppo facile. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, ho chiesto la parola per esprimere il mio voto contrario e fortemente contrario - a questa proposta del collega Turigliatto e a tutte le altre proposte analoghe.

Signor Presidente, da troppo tempo in questo Paese, accanto a un'indecente demagogia su quelli che sarebbero i costi della politica, nulla si scrive sui costi che la cattiva politica fa pagare al Paese, mentre i costi sarebbero quelli degli uomini delle istituzioni. Da troppo tempo, accanto a questa demagogia, c'è una viltà dei parlamentari che si vergognano dell'incarico che hanno, delle loro attribuzioni e delle loro competenze.

Allora, Presidente, voglio fare un discorso molto semplice. Lei sa meglio di me - e i colleghi lo sanno - che con le nostre decisioni e i nostri voti decidiamo per l'indirizzo politico del Paese e per cifre enormi: quelle delle tasse dei nostri concittadini. È su quello che dovremmo applicare il massimo del rigore per evitare di buttare via i quattrini.

Inoltre, per questa responsabilità che avverto ogni minuto in cui esprimo un voto in quest'Aula ritengo che noi abbiamo una retribuzione inadeguata, insufficiente. In quale posto al mondo si ha una responsabilità di questo tipo e si hanno retribuzioni inferiori a quelle di manager dell'industria privata o pubblica o della media impresa? Un amministratore delegato di una media impresa guadagna molto più di un parlamentare e tutto questo lo considero normale e giusto in un mondo libero. È indecente l'idea per la quale l'egualitarismo delle retribuzioni debba portare chi ha una responsabilità di questo tipo ad avere retribuzioni uguali a quelle di chi non ha tale responsabilità.

È indecente pensare che non ci debba essere selezione e attrazione della classe dirigente. Voglio un sistema politico che paghi così bene chi ne fa parte, da creare la gara per entrarvi tra le persone migliori del Paese e non un livellamento per il quale si entra, magari, per amicizia o perché si è sotto un padrone o sotto una cordata politica.

E allora tutta questa manfrina ipocrita sui costi della politica sarebbe molto più seria se si applicasse alle migliaia di miliardi che in questa finanziaria si sprecano, a quei miliardi che sono stati stanziati dal Governo per comprare le constituency dei Gruppi e dei Parlamenti, per fare lo shopping del consenso politico di quest'Aula.

Basta con la demagogia sui costi della politica. Finalmente facciamo piuttosto un'analisi seria e vera sui costi che la cattiva politica e questo Governo stanno facendo pagare al Paese. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PALMA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PALMA (FI). Signor Presidente, chiedo scusa, ma affronto questo argomento con un certo imbarazzo, perché pare che sia estremamente volgare parlare di denaro. Prendo atto dell'emendamento presentato dal senatore Turigliatto. Devo però dirgli che, indipendentemente dalla sua approvazione o reiezione, ciascuno, in ogni caso, può scegliere per sé la strada che ritiene giusta.

Ad esempio, quando nella precedente finanziaria ‑ non quella del 2007, ma quella del 2006 ‑ si immaginò una decurtazione del 10 per cento dell'indennità dei parlamentari io, pur potendo optare per lo stipendio di presidente di sezione di Cassazione (che è esattamente quello a cui è ancorata l'indennità dei parlamentari), ritenni opportuno ricevere la stessa indennità degli altri colleghi, di non fare l'opzione ed evidentemente, in ragione di tale decisione, di non realizzare un maggiore guadagno.

È però evidente, senatore Turigliatto, che, ove mai dovesse essere approvato il suo emendamento, ragioni familiari mi indurranno, a fronte di una riduzione del 50 per cento dell'indennità parlamentare, ad optare per lo stipendio di presidente di sezione di Cassazione, che sarà dunque pari al doppio dell'indennità che riceveranno gli altri colleghi.

Ma al di là di tutto questo, anche con riferimento all'articolo 8, che impedisce qualsiasi forma di adeguamento agli eventuali aumenti retributivi dei magistrati, ricordo qua un intervento serissimo svolto dal senatore Silvestri. Davvero non riuscirei a dire meglio ciò che in quella occasione disse con grande correttezza il senatore Silvestri, ponendo tutta una serie di problemi raccordati e ancorati all'indennità parlamentare e al funzionamento democratico delle nostre istituzioni, evidenziando come vi sia la necessità che chi rappresenta il popolo (proprio per il funzionamento delle nostre istituzioni) debba ricevere una indennità ragionevole e congrua, che per l'appunto è stata parametrata su quella del presidente di sezione di Cassazione.

So perfettamente che voterete l'articolo 8, ma a questo punto vi devo dire la verità non da parlamentare, ma da cittadino, da magistrato: commetterete un grave errore, perché sicuramente verrete incontro alla demagogia e alla propaganda, a quella forma di antipolitica non più strisciante che pare pervadere il nostro Paese, ma non renderete un buon servizio alla politica. Ma davvero voi ritenete, a fronte di una critica così serrata e continua, spesso demagogica e propagandistica, che ha per oggetto, per l'appunto, le retribuzioni dei parlamentari, che vi salverete e vi laverete la coscienza sostenendo che per cinque anni lo stipendio, l'indennità parlamentare, non verrà adeguata allo stipendio di presidente di sezione di Cassazione? Davvero ritenete che questo passo possa in qualche modo calmare questa ondata di antipolitica? O davvero forse non aveva e non ha ragione il senatore Silvestri quando dice che in quest'Aula dobbiamo riaffermare le ragioni della politica, le ragioni del perché vi dev'essere una indennità parlamentare e di come essa dev'essere adeguata alle ragioni democratiche che si correlano all'esercizio delle funzioni di rappresentanza.

So bene che, ad esempio, in accoglimento di un emendamento del senatore Barbato, si è aumentato lo stipendio dei magistrati, ma probabilmente quello sì è stato un errore.

Sono convinto, signori senatori, che sicuramente voterete l'articolo 8, ma nel far ciò - come dicevo prima - non salverete né laverete le vostre coscienze, non farete una operazione politica e, anzi, vi consegnerete nelle mani dell'antipolitica; sicché l'emendamento del senatore Turigliatto che oggi chiede il 50 per cento potrà essere nella prossima finanziaria seguito da altro emendamento che chiederà il 70, l'80, il 90 per cento.

Non credo possiate ritenere che l'indennità parlamentare, cioè l'indennità che sostanzialmente riguarda un deputato o un senatore, sia davvero esagerata rispetto, non so, agli emolumenti di un capo di dipartimento dell'amministrazione, di un amministratore delegato di un qualsiasi ente, di tante sacche della pubblica amministrazione che hanno retribuzioni di gran lunga superiori a quelle dei parlamentari. Se ritenete che lo sia il complesso, compreso i rimborsi spese o le spese elettorali, cioè quello che poi - scusate la volgarità - materialmente entra nelle tasche dei parlamentari, allora avete un altro sistema per agire: intervenite sulle spese elettorali, intervenite sui rimborsi spese, ma sicuramente non potete intervenire sull'indennità parlamentare, che è correlata esattamente a quelle esigenze di cui parlava il senatore Silvestri.

Dico questo perché oggettivamente corrisponde al mio pensiero e perché davvero in quest'Aula nessuno mi può tacciare di aver fatto un discorso nel mio interesse personale, avendovi già segnalato che a me resta sempre la possibilità di optare per l'indennità di presidente di sezione di Cassazione e conseguentemente di non subire gli stravolgimenti economici e democratici che voi volete in ogni caso apportare all'indennità: qui si fa politica, non consegnatevi all'antipolitica. (Applausi dai Gruppi FI e UDC).

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc).Signor Presidente, ho condiviso e continuo a condividere l'emendamento presentato dal senatore Turigliatto; ogni senatore ha il diritto di non condividerlo e di votare contro, ma credo non si possa adoperarlo per un'operazione di accusa di demagogia e fare dell'altra demagogia.

Ci rispettiamo reciprocamente e ognuno ha le proprie idee: la mia, condividendo l'intervento del senatore Silvestri non da oggi ma dal momento in cui lo ha pronunciato, è che non sia facile spiegarlo ad un invalido che ha 243 euro di pensione e non sia facile spiegarlo... (Commenti dei senatori Eufemi e Stracquadanio. Richiami del Presidente). Ripeto, ognuno ha le sue idee e cerchi di rispettare quelle degli altri.

Parliamo di invalidi che vivono con 243 euro al mese. Parliamo dei poveri, di quelli di cui parla il Papa, di cui parlano i documenti della Sinistra, ma a cui diciamo che non ci sono soldi, mentre ai partiti diamo 80 miliardi per i carri armati, ne stanziamo 60, e per i cacciabombardieri 130. Facciamo pure tutti i discorsi ragionevoli che vogliamo, ognuno ha le proprie idee, ma prima chiediamoci se un Parlamento con la "P" maiuscola vuole guardare alle condizione del popolo. Dopo si può anche sostenere che le affermazioni di Turigliatto e di Rossi sono demagogiche, ma prima di affermare che da questa finanziaria ognuno porta a casa un pezzetto cominciamo a vedere come vivono i giovani precari, i pensionati ed anche quei commercianti e quegli artigiani che non ce la fanno più e devono chiudere.

Guardiamo tutto, sistemiamo il Paese e poi consideriamo le prebende dei parlamentari. Se uno non se la sente di difendere tutto questo di fronte alla condizione del Paese può sbagliare, ma non va preso in giro.

 

PRESIDENTE. Colleghi, sono iscritti a parlare in dichiarazione di voto i senatori Novi, Quagliariello e Biondi, tutti appartenenti al Gruppo di Forza Italia per il quale ha già parlato il senatore Nitto Palma. Chiedo pertanto al senatore Schifani, Capogruppo di Forza Italia, se costoro intendono intervenire in dissenso dal Gruppo o se invece la posizione espressa dal senatore Palma è quella ufficiale.

 

SCHIFANI (FI). E' quella ufficiale, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. La ringrazio per la collaborazione.

Colleghi, procediamo dunque alla votazione dell'articolo 8.

 

STORACE (Misto-LD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Storace, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione dell'emendamento 8.0.1, devo avanzare rilievi di ammissibilità in relazione al comma 6, in cui si dice che gli Uffici di Presidenza delle due Camere possono istituire e regolamentare. Per legge non si può attribuire la possibilità a qualcuno: o lo si fa o non lo si fa.

Altro rilievo concerne il comma 4, in cui si dice che è disponibile un fondo istituito ai sensi del medesimo comma 4, mentre si deve intendere comma 6. Si tratta, quindi, di un errore formale che però è irrilevante perché, essendo stato dichiarato inammissibile il comma 6, lo diventa anche il 4 che fa riferimento ad esso.

Pertanto, passiamo alla votazione dell'emendamento 8.0.1 (testo corretto), per la parte non inammissibile.

 

STORACE (Misto-LD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Storace, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 8.0.1 (testo corretto), presentato dai senatori Turigliatto e Rossi Fernando, per la parte non inammissibile.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 8.0.25 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.0.11.

 

DIVINA (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, intervengo in dichiarazione di voto sull'emendamento 8.0.11 per seguire la filosofia introdotta dal collega Turigliatto. Il collega ha ritenuto corretto stabilire una forbice di retribuzione all'interno della pubblica amministrazione, da 1 a 10. Abbiamo votato l'emendamento che però non ha avuto molta fortuna. Pretenderemmo ora la stessa attenzione da parte dei colleghi sull'emendamento in esame. Riteniamo infatti corretto creare un sistema organico, senza nulla togliere alla dignità dei colleghi che hanno detto che all'apice della piramide dovrebbero stare i rappresentanti del popolo.

Ebbene, fatto cento la retribuzione di un parlamentare, non troviamo corretto che all'interno della pubblica amministrazione un Ministro faccia la figura del pezzente di fronte ai suoi dipendenti e ai suoi collaboratori che hanno retribuzioni di gran lunga superiori a quelle a lui corrisposte.

Stabiliamo, pertanto, che gerarchicamente, anche a livello di retribuzioni differite, pensioni, vitalizi e così via, la massima forma riconosciuta dallo Stato e dagli enti dello Stato sia il vitalizio del parlamentare, sul quale si costruirà una piramide. Nessun dipendente dello Stato può avere una pensione o un vitalizio superiore a quello del parlamentare; altrimenti, cari Ministri, sarà dura operare in mezzo a dipendenti che se ne "fanno un baffo", dal momento che del resto i politici entrano ed escono e, ancora con maggiore velocità, entrano ed escono i Ministri, con retribuzioni che magari fanno vergogna rispetto a quelle percepite dagli stessi dipendenti.

Da ultimo, ma non per ultimo, pensiamo che si possano risparmiare cifre considerevoli con questa misura. Rivolgo, dunque, un appello ai senatori della Sinistra, invitandoli a riflettere sulle retribuzioni e sulle pensioni faraoniche dei manager di Stato (mi riferisco, ad esempio, a persone come Cimoli); è qui che scatta l'antipolitica perché probabilmente noi siamo in tanti, ma non credo che riceviamo troppo. Nella pubblica amministrazione, invece, vige un sistema che ha creato voragini: ogni persona di buona fede e media cultura non può che indignarsi di fronte al trattamento riservato ai manager di Stato.

Ebbene, a questo punto, tutti devono stare sotto una campana. Invito i colleghi della Sinistra a calcolare quanto Stato sociale si potrà fare con questi risparmi! (Applausi dal Gruppo LNP).

 

VILLONE (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VILLONE (SDSE). Signor Presidente, dichiaro il voto del mio Gruppo e dei Gruppi di Rifondazione comunista-Sinistra europea e Insieme con l'Unione Verdi-Comunisti italiani. Non voteremo per questi emendamenti, anche se ne comprendiamo l'obiettivo, perché riteniamo che la materia sia più organicamente affrontata nell'ambito dell'articolo 91. Crediamo, quindi, che il confronto debba svilupparsi in quella sede, dove c'è un terreno molto articolato e strutturato che riguarda questa problematica.

Invitiamo, pertanto, i colleghi presentatori degli emendamenti a confrontarsi con noi su quell'articolo.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor presidente, innanzi tutto credo che il suggerimento sia autorevole. Chiedo, dunque, al Governo se è possibile accantonare questo emendamento ed esaminarlo al momento dell'esame dell'articolo 91.

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di esprimere rapidamente un parere al riguardo. Fra l'altro, devo sottolineare che l'accantonamento non è nella disponibilità del Governo, ma della Presidenza, che tuttavia utilmente ascolta anche il relatore. Trattandosi di un emendamento aggiuntivo, infatti, non cambia nulla.

Invito, pertanto, il relatore a pronunciarsi sulla proposta di accantonamento.

 

LEGNINI, relatore. Il relatore è contrario alla proposta testé avanzata, perché l'articolo 91 - come evidenziato dallo stesso senatore Villone - è molto ben strutturato e non riguarda l'argomento di cui stiamo discutendo.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Avendo ascoltato il parere del relatore, sottolineo che il senatore Villone ha dichiarato di non essere contrario, a nome dei Gruppi di Rifondazione comunista, Sinistra democratica ed altri. Vorrei sapere, allora, perché si deve ostacolare la possibilità del Parlamento di approvare un emendamento su cui esiste una convergenza. Credo sia nella disponibilità della Presidenza poter esaminare l'emendamento all'articolo 91.

PRESIDENTE. Dispongo, quindi, che l'emendamento 8.0.11 sia accantonato ed esaminato all'articolo 91. Abbiamo accantonato tanti emendamenti e, a questo punto, non credo sia un problema. Mi auguro solo - il mio è un sentimento sincero, lo dico al collega Villone - che possa essere possibile discuterlo in sede di esame all'articolo 91.

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, forse mi sono perso qualche battuta, ma nessuno ha chiesto l'accantonamento dell'emendamento 8.0.15.

 

PRESIDENTE. Lo ha richiesto il collega Polledri.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Ma non tutti sono d'accordo.

 

PRESIDENTE. Non importa, è la Presidenza che decide sull'accantonamento.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Ma quando c'è un Gruppo che dissente, decide l'Aula. (Proteste dai banchi della Lega Nord).

 

PRESIDENTE. Senatore Boccia, abbiamo disposto, per il bene dei nostri lavori, l'accantonamento di un emendamento che comunque verrà, nella sede opportuna, bocciato o approvato. Affrontiamolo in quella fase, visto che è stata avanzata la richiesta da un esponente presentatore della stessa maggioranza.

Gli emendamenti 8.0.12, 8.0.20, 8.0.15, 8.0.22 e 8.0.24 sono stati ritirati.

Passiamo pertanto all'esame dell'articolo 8-bis, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

SAPORITO (AN). Ritiro l'emendamento 8-bis.804.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, per illustrare il mio emendamento 8-bis.1000, devo dire solo alcune cose sull'articolo 8-bis che contiene una norma che possiamo definire scivolosa, ambigua ed ipocrita, perché prevede, sì, che si torni ad un Governo snello, ma a partire dal prossimo Esecutivo; tra l'altro, è un rinvio ad un evento che non credo, negli annali della nostra Repubblica e della nostra legislazione, sia mai stata adottato come parametro per l'entrata in vigore di una legge.

Signor Presidente, mi consenta di far intendere il senso di questo articolo che direi tipicamente «veltroniano», perché dice e non dice, dà e non dà, offre e toglie. È un articolo che propone uno scenario invocato da tanti, sul quale molti si sono espressi e anche autorevoli colleghi di quest'Aula hanno scritto libri, rilasciato interviste e redatto articoli: bisogna snellire il Governo. Allora, la Commissione bilancio ha una sua originalissima trovata: snellisce il Governo a partire dal prossimo Governo.

Signor Presidente, il mio emendamento si divide in due parti: la prima contiene una norma secca che riguarda il numero dei Sottosegretari che, complessivamente, non potrà mai essere superiore al doppio del numero dei Ministri.

La seconda parte del mio emendamento fa rivivere la situazione anteriore al decreto-legge n. 181 del 2006, ma poiché ritengo preferibile su questo punto quanto proposto dall'emendamento 8-bis.100, convergerei su questa parte con quanto contenuto nel testo dell'emendamento a firma del senatore Calderoli, che sottoscrivo.

Per quanto riguarda, infine, l'ordine di votazione, ritengo che quello che resta del mio emendamento vada collocato utilmente, affinché non venga precluso magari dalla reiezione di qualche altro emendamento con efficacia meno vincolante e immediata.

 

PARAVIA (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PARAVIA (AN). Signor Presidente, vorrei soltanto un chiarimento, cioè un'interpretazione autentica, su cosa vuol dire «prossimo Governo». Nell'ipotesi, già paventata, che a gennaio, se il Governo non è caduto prima, si debba fare un rimpasto, per «prossimo Governo» si intende quello in carica a partire dal rimpasto?

 

PRESIDENTE.Senatore Paravia, credo che il «prossimo Governo» richieda un passaggio alle Camere, che esprimono la fiducia; quindi, nel caso del rimpasto, non richiedendosi la fiducia, non si può parlare di «prossimo Governo».

I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.

 

PRESIDENTE. Senatore Legnini, se vuole aggiungere qualcosa rispetto a quello che ho detto sul «prossimo Governo» e all'interpretazione che ne ho dato, me lo dica.

 

LEGNINI, relatore. Mi sembra del tutto evidente: lei si è riferito a quello che costituisce il momento genetico del nuovo Governo.

 

PRESIDENTE. La ringrazio, perché, vedendo intorno sguardi che poco hanno della condivisione, mi sembrava di aver detto una fesseria, ma mi pare che la Costituzione lo preveda.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE.Passiamo alla votazione dell'emendamento 8-bis.100.

 

VITALI (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VITALI (Ulivo). Signor Presidente, preannuncio che il nostro Gruppo esprimerà voto contrario sull'emendamento in esame e, con l'occasione, effettuo una precisazione che credo utile.

L'articolo 8-bis è molto importante: stabilisce il fatto che, dal prossimo Governo, com'è giusto, si provveda ad una riduzione del numero dei Ministeri e ad una semplificazione della compagine ministeriale.

Al comma 2, si prevede che, a far data da quel momento, venga abrogato il decreto-legge del 18 maggio 2006, convertito con la legge del 17 luglio 2006; si tratta, cioè, di quel decreto presentato dal Governo Prodi il giorno stesso del suo insediamento, successivamente convertito in legge.

Ora, in quella legge, sono comprese anche altre modificazioni della legislazione precedente. In modo particolare, mi riferisco ad esempio al CIPE, che era presieduto - com'è noto - dal Ministro dell'economia, presso il cui Dicastero era istituito; invece, con quella legge - credo opportunamente - esso è stato trasferito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Credo, quindi, sia da intendere la norma contenuta nel comma 2 dell'articolo 8-bis, nel senso che l'abrogazione è limitata alle norme incompatibili con le disposizioni di cui al comma 1. Naturalmente, qui non avanzo alcuna proposta di modifica del testo, così come predisposto dalla Commissione, semplicemente, chiedo al relatore se conviene con questo tipo di interpretazione, in modo tale che sia coerente anche con la discussione svolta in Commissione, affinché rimanga agli atti del nostro dibattito e la Camera eventualmente, se lo desidera e se lo ritiene, possa precisare quest'importante aspetto.

 

PRESIDENTE.Se il rilievo sottolineato dal collega Vitali sull'emendamento è concreto, a questo punto, credo che lo sia anche per il testo della Commissione. (Commenti del senatore Boccia). Senatore Boccia, non so se ha sentito quanto ha detto il senatore Vitali; chiedo al relatore di esprimersi in merito.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, mi sembra che quanto sostenuto dal collega Vitali sia fondato, nel senso che, a mio modo di vedere, non occorre un'integrazione di questa norma per stabilire che il CIPE rimanga in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Tale allocazione, infatti, è stata disposta con legge ordinaria, per cui questa norma non innova; pertanto, problemi non se ne pongono.

Ove il Governo ritenesse di dover precisare questo aspetto, cosa che - a mio avviso - sarebbe utile, lo potrebbe fare alla Camera; adesso non vi sono emendamenti in questo senso.

 

PRESIDENTE.Mi scusi se la interrompo, relatore; adesso chiedo al collega Vitali un chiarimento, perché forse non ho compreso bene i termini della questione. Il collega Vitali sostiene che nel decreto di cui si chiede l'abrogazione sia nell'emendamento sia nel testo della Commissione vengono abrogate non solo la parte relativa ai Ministeri, ma anche quelle che dovrebbero restare in vita. Pertanto, utilmente ha consigliato al relatore di considerare se quell'abrogazione, presente anche nel testo della Commissione, debba essere modificata o meno.

Il collega Boccia, invece, propone di votare; se votiamo l'emendamento, però, abroghiamo quelle normative indicate dal collega Vitali.

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, a mio modo di vedere, quella norma non viene abrogata, ma invito il Governo, sulla base di questa sollecitazione, a valutare se ciò dovesse invece avvenire. D'altronde, c'è tutto il tempo per fare tale verifica durante l'esame dei documenti di bilancio. In ogni caso, dal momento che non è stato presentato un emendamento in tal senso, non mi sembra che si possa introdurre questo tema.

 

PRESIDENTE.Non so se nel decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, che viene abrogato, vi siano i riferimenti ai quali si richiamava il collega Vitali. Non credo però che se li sia inventati sul momento, credo piuttosto che li avesse letti. Comunque, bisogna andare avanti con le dichiarazioni di voto.

 

VILLONE (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VILLONE (SDSE). Signor Presidente, intervengo per una dichiarazione di voto sull'emendamento 8-bis.100 e in riferimento alla questione appena sollevata.

Poiché è un testo identico, parola per parola, a quello che io avevo presentato in un primo momento, non potrò che astenermi sull'emendamento 8-bis.100. Mi viene persino il sospetto che il presidente Calderoli, firmatario dell'emendamento, avesse letto il mio emendamento prima di scrivere il suo, ma è una mera supposizione.

In effetti, è un testo che mi sentirei ancora di sottoscrivere perché riguarda il prossimo Governo. Si parla, infatti, della formazione del Governo che, come sanno i costituzionalisti, è quella fase che si apre con la crisi - e dunque un concetto che non tocca il Governo in carica - e da un punto di vista temporale si fa iniziare con la nomina del Presidente del Consiglio dei ministri. È dunque una procedura che va ad incidere sul prossimo Governo.

Ritengo che il testo di questo emendamento sia persino migliore di quello poi approvato in Commissione, testo che io avevo scritto soltanto perché qualcuno si era fatto impressionare dalla possibilità che la norma riguardasse il Governo in carica, cosa che in realtà non era. Siccome lo ritengo un testo accettabile mi esprimerò con l'astensione.

Voterò invece contro gli altri emendamenti che sono, a mio modo di vedere, troppo direttamente intrusivi nell'organizzazione del Governo. Non mi sembra opportuno procedere in questo senso in questa sede. Sarebbe meglio procedere nell'ambito di un meccanismo sostanzialmente già presente.

Voterò poi a favore dell'articolo 8-bis di cui condivido l'interpretazione, cioè che questa formula non volesse toccare in modo specifico il CIPE. Suggerisco, se così è, di introdurre nell'articolo 8-bis che si andrà ad approvare una formula da cui si evinca che il decreto-legge è abrogato, "fatto salvo quanto dispostoda...". Si può facilmente rispondere al problema che è stato sollevato nell'ambito dell'approvazione dell'articolo 8-bis con ciò accogliendo senza particolare difficoltà tale esigenza.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, voteremo a favore di questo emendamento che introduce una serie di questioni di natura regolamentare che poi saranno sviscerate al momento opportuno a seconda dell'esito della votazione.

Considerata l'ora, mi sembra opportuno, almeno dal mio punto di vista, tirare le conclusioni di questa giornata. Eravamo partiti sull'onda dell'antipolitica e del grillismo qualche mese fa con il Governo che aveva dato una serie di annunci roboanti di cui però, stante forse anche il fatto che il buon Grillo non si sente più da qualche tempo, si sono perse le tracce. Si sono perse per strada tutte le buone intenzioni del Governo. È rimasta soltanto una polpetta avvelenata. Quando è stato predisposto questo testo, infatti, si pensava che probabilmente il Governo Prodi avrebbe avuto vita breve per cui si è pensato di lasciare la polpetta avvelenata al successivo Governo. Chissà mai che non si debbano pentire di questa scelta. Qualcuno diceva wait and see e lo diciamo anche noi.

Ebbene, con questo emendamento si propone una norma ben precisa che si accompagna ad una serie di norme che la Lega Nord ha presentato con riferimento ai costi che la politica deve sostenere. Ma tutti i costi della politica! Vorrei rivolgermi ai senatori Rossi e Turigliatto che hanno detto cose anche condivisibili. Non so se se vi siete resi conto che con il vostro voto, sopratutto votando contro l'emendamento 5.100, avete statuito questo principio: ci possono essere boiardi di Stato che guadagnano un miliardo l'anno su cui non vi è alcun problema. Invece, i parlamentari devono guadagnare poco.

Vorrei ricordare che la norma sullo stipendio che riguarda i parlamentari è stata costruita nel 1912 da Giolitti per un motivo molto semplice: se i parlamentari non hanno, così come vuole la Costituzione un emolumento adeguato, su questi scranni siederanno solamente due categorie di persone: i ricchi e i ladri.

Non credo sia questo che voi volete. Allora vi pregherei di valutare attentamente i prossimi emendamenti che verranno alla nostra attenzione domani mattina.

 

PRESIDENTE. Colleghi, ho fatto una rapidissima verifica; il collega Vitali ha ragione e quindi va cancellata la parte che non ha niente a che fare con la composizione del Governo. Credo sia opportuno dunque un nuovo testo in modo da espungere quelle norme che, diversamente, verrebbero inutilmente abrogate. Quindi, rinviamo a domani la votazione degli emendamenti riferiti all'articolo 8-bis.

Il seguito della discussione del disegno di legge in titolo è pertanto rinviato ad altra seduta.

 


Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato ( legge finanziaria 2008 ) (1817)

 

 

EMENDAMENTO 3.0.2 E SEGUENTI, TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 3

 

3.0.2

VICECONTE, TADDEI, FERRARA, STORACE, IZZO

Respinto

Dopo l'articolo 3, inserire il seguente:

«Art. 3-bis.

(Disposizioni in materia di riduzione delle accise per la Regione Basilicata)

1. All'articolo 3 della legge 28 dicembre 1995, n.549, e successive modificazioni, dopo il comma 15 è inserito il seguente:

"15-bis. Fermi restando i vincoli derivanti dagli accordi internazionali e dalle normative dell'Unione europea, nonché dalle norme ad essi connesse, alla regione Basilicata è assegnata la quota spettante allo Stato delle accise sulle benzine, sul gasolio e sul gas di petrolio liquefatto (GPL) per ogni litro venduto nel territorio della regione".

2. Le disposizioni attuative del comma 15-bis dell'articolo 3 della legge 28 dicembre 1995, n.549, inserito dal comma l del presente articolo, sono stabilite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la regione Basilicata. Il predetto decreto determina, per ogni litro di benzina, gasolio e gas di petrolio liquefatto (GPL) venduto nel territorio della regione, le modalità per la riduzione del prezzo alla pompa per i cittadini residenti e per le imprese che abbiano la sede legale nel territorio della regione Basilicata nonché che svolgano la propria attività prevalentemente nella regione medesima».

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48,1.120,2.648,1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma l non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

3.0.3

PISTORIO, STRANO, BATTAGLIA ANTONIO, VIESPOLI, NANIA, CORONELLA, PARAVIA, VALENTINO, PONTONE, DIVELLA, CURTO

Respinto

Dopo l'articolo 3, inserire il seguente:

«Art. 3-bis.

(Fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno)

1. A decorrere dal 1º gennaio 2008 e per un quinquennio è disposta una riduzione del 50% delle imposte a qualsiasi titolo gravanti sui redditi prodotti dalle nuove attività imprenditoriali attivate nelle Regioni indicate nell'Obiettivo Convergenza.

2. La riduzione di cui al comma 1 è adottata conformemente agli Orientamenti 2007-2013 per gli aiuti di Stato a finalità regionale di cui al documento della Commissione europea 2006/C 54/8.

3. Ai fini di cui al comma 1, si intendono con nuove attività imprenditoriali sia quelle già esistenti in altre aree territoriali e trasferite nelle Regioni a fiscalità agevolata, sia quelle di prima attivazione nelle Regioni sopra indicate.

4. L'accesso alle agevolazioni di cui al presente articolo è condizionato all'effettiva prosecuzione, per tutto il quinquennio di cui al comma 1, delle nuove attività imprenditoriali. In caso di cessazione dell'attività non, derivante da uno stato di crisi prolungato, è stabilita una sanzione di importo corrispondente al triplo della riduzione di imposta beneficiata.

5. L'accesso alle agevolazioni fiscali è condizionato dalla presentazione dell'organigramma dell'attività imprenditoriale comprovante l'utilizzo di personale dipendente o con contratto a tempo determinato, in percentuale non inferiore al 90%, residente nelle Regioni di cui al comma 1.

6. Le Regioni promuovono, sul territorio di rispettiva competenza, massima pubblicità alle agevolazioni previste dal presente articolo, al fine di consentirne l'effettiva conoscibilità».

Le dotazioni di parte corrente indicate nella Tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008 una minore spesa annua di 900 milioni di euro.

Sopprimere la Tabella A di cui al comma 1 dell'articolo 96.

 

3.0.4

ALBERTI CASELLATI, GHEDINI, BONFRISCO, SACCONI, SCARPA BONAZZA BUORA, ZANETTIN

Respinto

Dopo l'articolo 3, inserire il seguente:

«Art. 3-bis.

(Riscossione diretta dei proventi derivanti dal controllo fiscale in materia di lRAP)

1. In coerenza con il principio di territorialità delle risorse fiscali affermato dall'articolo 119 della Costituzione e in conformità all'articolo 24 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, le Regioni riscuotono direttamente le somme dovute a titolo di imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) a seguito delle attività di controllo, liquidazione delle dichiarazioni e accertamento, accertamento con adesione, conciliazione giudiziale e contenzioso tributario.

2. Le somme di cui al comma 1 comprendono gli importi dovuti a titolo d'imposta regionale, interessi e sanzioni, con esclusione di quelle applicate in caso di concorso formale e 4i violazioni continuate rilevanti ai fini dell'imposta regionale e di altri tributi erariali.

3. Per le finalità di cui al presente articolo, le regolazioni di cui all'articolo 13, commi 3 e 4 del decreto legislativo 18 febbraio 2000 n.56 non considerano le somme di cui al comma 1».

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.1.48, 1.120,2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

ARTICOLO 4 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 4.

Approvato

(Semplificazioni fiscali per i contribuenti minimi e marginali)

1. Si considerano contribuenti minimi, e sono assoggettati al regime previsto dalle disposizioni dei commi da 1 a 21, le persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni che, al contempo:

a) nell'anno solare precedente:

1) hanno conseguito ricavi ovvero hanno percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 30.000 euro;

2) non hanno effettuato cessioni all'esportazione;

3) non hanno sostenuto spese per lavoratori dipendenti o collaboratori di cui all'articolo 50, comma 1, lettere c) e c-bis), del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, anche assunti secondo la modalità riconducibile a un progetto, programma di lavoro o fase di esso, ai sensi degli articoli 61 e seguenti del decreto legislativo 10 settembre 2003, n.276;

b) nel triennio solare precedente non hanno effettuato acquisti di beni strumentali, anche mediante contratti di appalto e di locazione, pure finanziaria, per un ammontare complessivo superiore a 15.000 euro.

2. Agli effetti del comma 1 le cessioni all'esportazione e gli acquisti di beni strumentali si considerano effettuati sulla base dei criteri di cui all'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633.

3. Le persone fisiche che intraprendono l'esercizio di imprese, arti o professioni possono avvalersi del regime dei contribuenti minimi comunicando, nella dichiarazione di inizio di attività di cui all'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, di presumere la sussistenza dei requisiti di cui ai commi 1 e 4.

4. Non sono considerati contribuenti minimi:

a) le persone fisiche che si avvalgono di regimi speciali ai fini dell'imposta sul valore aggiunto;

b) i soggetti non residenti;

c) i soggetti che in via esclusiva o prevalente effettuano cessioni di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili di cui all'articolo 10, numero 8), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, e di mezzi di trasporto nuovi di cui all'articolo 53, comma 1, del decreto-legge 30 agosto 1993, n.331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n.427;

d) gli esercenti attività d'impresa o arti e professioni in forma individuale che contestualmente partecipano a società di persone o associazioni di cui all'articolo 5 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, ovvero a società a responsabilità limitata di cui all'articolo 116 del medesimo testo unico.

5. I contribuenti minimi non addebitano l'imposta sul valore aggiunto a titolo di rivalsa e non hanno diritto alla detrazione dell'imposta sul valore aggiunto assolta, dovuta o addebitata sugli acquisti anche intracomunitari e sulle importazioni. I medesimi contribuenti, per gli acquisiti intracomunitari e per le altre operazioni per le quali risultano debitori dell'imposta, integrano la fattura con l'indicazione dell'aliquota e della relativa imposta, che versano entro il giorno 16 del mese successivo a quello di effettuazione delle operazioni.

6. L'applicazione del regime di cui ai commi da 1 a 21 comporta la rettifica della detrazione di cui all'articolo 19-bis2 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633. La stessa rettifica si applica se il contribuente transita, anche per opzione, al regime ordinario dell'imposta sul valore aggiunto. Il versamento è effettuato in un'unica soluzione, ovvero in cinque rate annuali di pari importo senza applicazione degli interessi. La prima o unica rata è versata entro il termine per il versamento a saldo dell'imposta sul valore aggiunto relativa all'anno precedente a quello di applicazione del regime dei contribuenti minimi; le successive rate sono versate entro il termine per il versamento a saldo dell'imposta sostitutiva di cui al comma 10 del presente articolo. Il debito può essere estinto anche mediante compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241.

7. Nella dichiarazione relativa all'ultimo anno in cui è applicata l'imposta sul valore aggiunto nei modi ordinari si tiene conto anche dell'imposta relativa alle operazioni indicate nell'ultimo comma dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, per le quali non si è ancora verificata l'esigibilità.

8. L'eccedenza detraibile emergente dalla dichiarazione, presentata dai contribuenti minimi, relativa all'ultimo anno in cui l'imposta sul valore aggiunto è applicata nei modi ordinari può essere chiesta a rimborso ai sensi dell'articolo 30, terzo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, ovvero può essere utilizzata in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241.

9. I contribuenti minimi non si considerano soggetti passivi dell'imposta regionale sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446. Il reddito di impresa o di lavoro autonomo è costituito dalla differenza tra l'ammontare dei ricavi o compensi percepiti nel periodo di imposta e quello delle spese sostenute nel periodo stesso nell'esercizio dell'attività di impresa o dell'arte o della professione; concorrono, altresì, alla formazione del reddito le plusvalenze e le minusvalenze dei beni relativi all'impresa o all'esercizio di arti o professioni. I contributi previdenziali versati in ottemperanza a disposizioni di legge si deducono dal reddito determinato ai sensi del presente comma.

10. Sul reddito determinato ai sensi del comma 9 si applica un'imposta sostitutiva dell'imposta sui redditi e delle addizionali regionali e comunali pari al 20 per cento. Nel caso di imprese familiari di cui all'articolo 5, comma 4, del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, l'imposta sostitutiva, calcolata sul reddito al lordo delle quote assegnate al coniuge e ai collaboratori familiari, è dovuta dall'imprenditore. Si applicano le disposizioni in materia di versamento dell'imposta sui redditi delle persone fisiche.

11. I componenti positivi e negativi di reddito riferiti a esercizi precedenti a quello da cui ha effetto il presente regime, la cui tassazione o deduzione è stata rinviata in conformità alle disposizioni del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n.917 del 1986 che consentono o dispongono il rinvio, partecipano per le quote residue alla formazione del reddito dell'esercizio precedente a quello di efficacia del predetto regime solo per l'importo della somma algebrica delle predette quote eccedente l'ammontare di 5.000 euro. In caso di importo non eccedente il predetto ammontare di 5.000 euro, le quote si considerano azzerate e non partecipano alla formazione del reddito del suddetto esercizio. In caso di importo negativo della somma algebrica lo stesso concorre integralmente alla formazione del predetto reddito.

12. Le perdite fiscali generatesi nei periodi d'imposta anteriori a quello da cui decorre il presente regime e quelle generatesi nel corso del predetto regime possono essere computate in diminuzione del reddito determinato ai sensi dei commi da 1 a 21 secondo le regole ordinarie stabilite dal testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917.

13. Ai fini delle imposte sui redditi, fermo restando l'obbligo di conservare, ai sensi dell'articolo 22 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, i documenti ricevuti ed emessi, i contribuenti minimi sono esonerati dagli obblighi di registrazione e di tenuta delle scritture contabili. La dichiarazione dei redditi è presentata nei termini e con le modalità definiti nel regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n.322. Ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, i contribuenti minimi sono esonerati dal versamento dell'imposta e da tutti gli altri obblighi previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, ad eccezione degli obblighi di numerazione e di conservazione delle fatture di acquisto e delle bollette doganali e di certificazione dei corrispettivi. I contribuenti minimi sono, altresì, esonerati dalla presentazione degli elenchi di cui all'articolo 8-bis, comma 4-bis, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n.322, e successive modificazioni.

14. I soggetti che rientrano nel regime dei contribuenti minimi possono optare per l'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto e delle imposte sul reddito nei modi ordinari. L'opzione, valida per almeno un triennio, è comunicata con la prima dichiarazione annuale da presentare successivamente alla scelta operata. Trascorso il periodo minimo di permanenza nel regime normale, l'opzione resta valida per ciascun anno successivo, fino a quando permane la concreta applicazione della scelta operata. In deroga alle disposizioni del presente comma, l'opzione esercitata per il periodo d'imposta 2008 può essere revocata con effetto dal successivo periodo d'imposta; la revoca è comunicata con la prima dichiarazione annuale da presentare successivamente alla scelta operata.

15. Il regime dei contribuenti minimi cessa di avere applicazione dall'anno successivo a quello in cui viene meno una delle condizioni di cui al comma l ovvero si verifica una delle fattispecie indicate al comma 4. Il regime cessa di avere applicazione dall'anno stesso in cui i ricavi o i compensi percepiti superano il limite di cui al comma 1, lettera a), numero 1), di oltre il 50 per cento. In tal caso sarà dovuta l'imposta sul valore aggiunto relativa ai corrispettivi delle operazioni imponibili effettuate nell'intero anno solare, determinata mediante scorporo ai sensi dell'ultimo comma dell'articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica n.633 del 1972 per la frazione d'anno antecedente il superamento del predetto limite o la corresponsione dei predetti compensi, salvo il diritto alla detrazione dell'imposta sugli acquisti relativi al medesimo periodo. La cessazione dall'applicazione del regime dei contribuenti minimi, a causa del superamento di oltre il 50 per cento del limite di cui al comma 1, lettera a), numero 1), comporta l'applicazione del regime ordinario per i successivi tre anni.

16. Nel caso di passaggio da un periodo di imposta soggetto al regime previsto dai commi da 1 a 21 a un periodo di imposta soggetto a regime ordinario, al fine di evitare salti o duplicazioni di imposizione, i ricavi, i compensi e le spese sostenute che, in base alle regole del regime di cui ai predetti commi, hanno già concorso a formare il reddito non assumono rilevanza nella determinazione del reddito dei periodi di imposta successivi ancorché di competenza di tali periodi; viceversa quelli che, ancorché di competenza del periodo soggetto al regime di cui ai citati commi, non hanno concorso a formare il reddito imponibile del periodo, assumono rilevanza nei periodi di imposta successivi nel corso dei quali si verificano i presupposti previsti dal regime di cui ai medesimi commi. Corrispondenti criteri si applicano per l'ipotesi inversa di passaggio dal regime ordinario di tassazione a quello previsto dai commi da 1 a 21. Con i provvedimenti di cui al comma 19 possono essere dettate disposizioni attuative del presente comma.

17. I contribuenti minimi sono esclusi dall'applicazione degli studi di settore di cui all'articolo 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n.331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n.427.

18. Per l'accertamento, la riscossione, le sanzioni e il contenzioso, si applicano, in quanto compatibili, le ordinarie disposizioni in materia di imposte dirette, imposta sul valore aggiunto e imposta regionale sulle attività produttive. In caso di infedele indicazione da parte dei contribuenti minimi dei dati attestanti i requisiti e le condizioni di cui ai commi 1 e 4 che determinano la cessazione del regime previsto dai commi da 1 a 21, le misure delle sanzioni minime e massime stabilite dal decreto legislativo 18 dicembre 1997, n.471, sono aumentate del 10 per cento se il maggior reddito accertato supera del 10 per cento quello dichiarato. Il regime dei contribuenti minimi cessa di avere applicazione dall'anno successivo a quello in cui, a seguito di accertamento divenuto definitivo, viene meno una delle condizioni di cui al comma 1 ovvero si verifica una delle fattispecie indicate al comma 4. Il regime cessa di avere applicazione dall'anno stesso in cui l'accertamento è divenuto definitivo, nel caso in cui i ricavi o i compensi definitivamente accertati superino il limite di cui al comma 1, lettera a), numero 1), di oltre il 50 per cento. In tale ultimo caso operano le disposizioni di cui al terzo periodo del comma 15.

19. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono dettate le disposizioni necessarie per l'attuazione dei commi precedenti. Con uno o più provvedimenti del direttore dell'Agenzia delle entrate sono stabilite le modalità applicative, anche in riferimento a eventuali modalità di presentazione della dichiarazione diverse da quelle previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n.322.

20. Sono abrogati l'articolo 32-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, l'articolo 14 della legge 23 dicembre 2000, n.388, e l'articolo 3, commi da 165 a 170, della legge 23 dicembre 1996, n.662. I contribuenti che hanno esercitato l'opzione di cui all'articolo 32-bis, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, possono applicare le disposizioni di cui ai commi da 1 a 21, per il periodo d'imposta 2008, anche se non è trascorso il periodo minimo di permanenza nel regime normale previsto dalla predetta disposizione. In tal caso la revoca di cui all'ultimo periodo del predetto comma 7 è comunicata con la prima dichiarazione annuale da presentare successivamente alla scelta operata e si applicano le disposizioni di cui al comma 6 del presente articolo.

21. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano a decorrere dal 1º gennaio 2008. Ai fini del calcolo dell'acconto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche dovuto per l'anno in cui avviene il passaggio dal regime ordinario di tassazione a quello previsto per i contribuenti minimi, non si tiene conto delle disposizioni di cui ai commi precedenti.

22. All'articolo 12 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n.471, al comma 2-quater, le parole: «ovvero con altro mezzo idoneo a indicare il vincolo imposto a fini fiscali» sono soppresse.

23. Al fine di consentire la semplificazione degli adempimenti degli operatori doganali e la riduzione dei costi gestionali a carico dell'Amministrazione finanziaria, è consentito il pagamento o il deposito dei diritti doganali mediante bonifico bancario o postale. A tale fine è autorizzata l'apertura di un'apposita contabilità speciale, presso la Banca d'Italia, su cui far affluire le relative somme. Le modalità di riversamento all'Erario o agli altri enti beneficiari sono stabilite con successivo decreto del capo del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze.

24. Ai fini delle trasmissioni telematiche gestite dal Ministero dell'economia e delle finanze, il termine di cui all'articolo 64, comma 3, del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, è prorogato al 31 dicembre 2008.

25. Dopo l'articolo 44 del decreto-legge 30 settembre 2003, n.269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n.326, è inserito il seguente:

«Art. 44-bis. - (Semplificazione della dichiarazione annuale) - 1. Al fine di semplificare la dichiarazione annuale presentata dai sostituti d'imposta tenuti al rilascio della certificazione di cui all'articolo 4, commi 6-ter e 6-quater, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n.322, e successive modificazioni, a partire dalle retribuzioni corrisposte con riferimento al mese di gennaio 2009, i soggetti di cui al comma 9 dell'articolo 44 comunicano mensilmente in via telematica, direttamente o tramite gli incaricati di cui all'articolo 3, commi 2-bis e 3, del citato decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n.322, i dati retributivi e le informazioni necessarie per il calcolo delle ritenute fiscali e dei relativi conguagli, per il calcolo dei contributi, per l'implementazione delle posizioni assicurative individuali e per l'erogazione delle prestazioni, mediante una dichiarazione mensile da presentare entro l'ultimo giorno del mese successivo a quello di riferimento».

26.Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, sono definite le modalità attuative della disposizione di cui al comma 25, nonché le modalità di condivisione dei dati tra l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), l'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica (INPDAP) e l'Agenzia delle entrate.

27.Con il medesimo decreto di cui al comma 26 si provvede alla semplificazione e all'armonizzazione degli adempimenti di cui all'articolo 4 del citato regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n.322, nel rispetto dei seguenti criteri:

a) trasmissione mensile dei flussi telematici unificati;

b) previsione di un unico canale telematica per la trasmissione dei dati;

c) possibilità di ampliamento delle nuove modalità di comunicazione dei dati fiscali e contributivi anche ad enti e casse previdenziali diversi da quelli previsti nel comma 9 dell'articolo 44 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, converito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.

28. All'articolo 38-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, al primo comma, le parole: «iscritti nell'apposita sezione dell'elenco previsto dall'articolo 106 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385, con le modalità e criteri di solvibilità stabiliti con decreto del Ministro delle finanze» sono sostituite dalle seguenti: «iscritti nell'elenco speciale previsto dall'articolo 107 del testo unico di cui al decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385».

29. All'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 19 giugno 1997, n.218, dopo le parole: «polizza fideiussoria o fideiussione bancaria» sono aggiunte le seguenti: «ovvero rilasciata dai confidi iscritti nell'elenco speciale previsto dall'articolo 107 del testo unico di cui al decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385».

30. All'articolo 48, comma 3, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n.546, dopo le parole: «polizza fideiussoria o fideiussione bancaria» sono aggiunte le seguenti: «ovvero rilasciata dai confidi iscritti nell'elenco speciale previsto dall'articolo 107 del testo unico di cui al decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385».

31. All'articolo 19, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.602, dopo le parole: «polizza fideiussoria o fideiussione bancaria» sono aggiunte le seguenti: «ovvero rilasciata dai confidi scritti nell'elenco speciale previsto dall'articolo 107 del testo unico di cui al decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385».

32. All'articolo 30 della legge 23 dicembre 1994, n.724, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al comma 1, lettera b), dopo le parole: «la percentuale è ulteriormente ridotta al 4 per cento;» sono aggiunte le seguenti: «per tutti gli immobili situati in comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti la percentuale è dell'1 per cento»;

b) al comma 1, l'ultimo periodo è soppresso;

c) al comma 1, secondo periodo, numero 6), le parole: «non inferiore a 100» sono sostituite dalle seguenti: «non inferiore a 50»;

d) al comma 1, secondo periodo, sono aggiunti, in fine, i seguenti numeri:

«6-bis) alle società che nei due esercizi precedenti hanno avuto un numero di dipendenti mai inferiore alle dieci unità;

6-ter) alle società in stato di fallimento, assoggettate a procedure di liquidazione giudiziaria, di liquidazione coatta amministrativa ed in concordato preventivo;

6-quater) alle società che presentano un ammontare complessivo del valore della produzione (raggruppamento A del conto economico) superiore al totale attivo dello stato patrimoniale;

6-quinquies) alle società partecipate da enti pubblici almeno nella misura del 20 per cento del capitale sociale;

6-sexies) alle società che risultano congrue e coerenti ai fini degli studi di settore»;

e) al comma 3, lettera b), dopo le parole: «la predetta percentuale è ridotta al 3 per cento;» sono aggiunte le seguenti: «per gli immobili classificati nella categoria catastale A/10, la predetta percentuale è ulteriormente ridotta al 4 per cento; per tutti gli immobili situati in comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti la percentuale è dello 0,9 per cento»;

f) dopo il comma 4-bis sono inseriti i seguenti:

«4-ter. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate possono essere individuate determinate situazioni oggettive, in presenza delle quali è consentito disapplicare le disposizioni del presente articolo, senza dover assolvere all'onere di presentare l'istanza di interpello di cui al comma 4-bis.

4-quater. I provvedimenti del direttore regionale dell'Agenzia delle entrate, adottati a seguito delle istanze di disapplicazione presentate ai sensi del comma 4-bis, sono comunicati mediante servizio postale, in plico raccomandato con avviso di ricevimento, ovvero a mezzo fax o posta elettronica».

33. Lo scioglimento ovvero la trasformazione in società semplice, di cui all'articolo 1, commi da 111 a 117, della legge 27 dicembre 2006, n.296, può essere eseguito, dalle società considerate non operative nel periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2007, nonché da quelle che a tale data si trovano nel primo periodo di imposta, entro il quinto mese successivo alla chiusura del medesimo periodo di imposta. La condizione di iscrizione dei soci persone fisiche nel libro dei soci deve essere verificata alla data di entrata in vigore della presente legge, ovvero entro trenta giorni dalla medesima data, in forza di un titolo di trasferimento avente data certa anteriore al 1º novembre 2007. Le aliquote delle imposte sostitutive di cui all'articolo 1, comma 112, primo e secondo periodo, della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono fissate nella misura rispettivamente del 10 e del 5 per cento.

34. All'articolo 13 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I beni non di lusso alla cui produzione o al cui scambio è diretta l'attività dell'impresa, diversi da quelli di cui al comma 2, che presentino imperfezioni, alterazioni, danni o vizi che pur non modificandone l'idoneità di utilizzo non ne consentono la commercializzazione o la vendita, rendendone necessaria l'esclusione dal mercato o la distruzione, qualora siano ceduti gratuitamente alle ONLUS, per un importo corrispondente al costo specifico sostenuto per la produzione o l'acquisto complessivamente non superiore al 5 per cento del reddito d'impresa dichiarato, non si considerano destinati a finalità estranee all'esercizio dell'impresa ai sensi dell'articolo 85, comma 2, del testo unico delle imposte dei redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. I predetti beni si considerano distrutti agli effetti dell'imposta sul valore aggiunto».

 

EMENDAMENTI

 

4.21

AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA, CICCANTI, FORTE, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

V. em. 4.0.500

Dopo il comma 31 inserire i seguenti:

«31-bis. All'articolo 1, comma 878, della legge 27 dicembre 2006, n.269, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "I predetti contributi sono assegnati alle società finanziarie costituitesi a norma del regolamento 30 marzo 2001, n.400, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell'8 novembre 2001, n.260, ed operanti alla data di entrata in vigore della presente legge, in ragione della medesima ripartizione percentuale dei fondi di garanzia interconsortili ottenuta in fase di prima attuazione del regolamento 30 marzo 2001, n.400.

31-ter. Al fine di accelerare lo sviluppo delle cooperative e i consorzi di garanzia collettiva fidi di cui all'articolo 13 del decreto legge 30 settembre 2003, n.269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n.326, e successive modificazioni, le banche di garanzia collettiva dei fidi ed i confidi possono imputare al fondo consorti le, al capitale sociale o ad apposita riserva i fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi dello Stato, delle regioni e di altri enti pubblici esistenti alla data del 30 giugno 2007. Tali risorse sono attribuite unitariamente al patrimonio a fini di vigilanza dei relativi confidi, senza vincoli di destinazione. Le eventuali azioni o quote corrispondenti costituiscono azioni o quote proprie delle banche o dei confidi e non attribuiscono alcun diritto patrimoniale o amministrativo né sono computate nel capitale sociale o nel fondo consortile ai fini del calcolo delle quote richieste per la costituzione e per le deliberazioni dell'assemblea. La relativa delibera, da assumersi entro 180 giorni dall'approvazione del bilancio, è di competenza dell'assemblea ordinaria.

31-quater. All'articolo 13, comma 55 del decreto legge 30 settembre 2003, n.269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n.326 e successive modificazioni, dopo le parole: "consorziate e socie" sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: "I contributi erogati da Regioni o da altri enti pubblici per la costituzione e l'implementazione del fondo rischi, in quanto concessi per lo svolgimento della propria attività istituzionale non ricadono nell'ambito di applicazione dell'articolo 47 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385. La gestione di fondi pubblici finalizzati all'abbattimento dei tassi di interesse e/o al contenimento degli oneri finanziari può essere svolta, in connessione all'operatività tipica, dai soggetti iscritti nella sezione di cui all'articolo 155, comma 4 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385 nei limiti della strumentalità all'oggetto sociale tipico a condizione che:

a) il contributo a valere sul fondo pubblico sia erogato esclusivamente a favore di imprese consorziate o socie ed in connessione a finanziamenti garantiti dal medesimo confidi;

b) il confidi svolga unicamente la funzione di mandatario all'incasso e al pagamento per conto dell'ente pubblico erogatore, che permane titolare esclusivo dei fondi, limitandosi ad accertare la sussistenza dei requisiti di legge per l'accesso all'agevolazione».

 

4.22

EUFEMI, MANNINO

Respinto

Dopo il comma 31, aggiungere il seguente:

«31-bis. Le fideiussioni rilasciate dai confidi iscritti nell'elenco speciale previsto dall'articolo 107 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385 ai sensi dell'articolo 38-bis, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, dell'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 19 giugno 1997, n.218, dell'articolo 48, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n.546 e dell'articolo 19, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.602, nonché le altre garanzie da essi rilasciate nei confronti di soggetti diversi dalle banche e dagli altri soggetti operanti nel settore finanziario rientrano nell'attività di garanzia collettiva dei fidi come definita dall'art. 13, comma 1, del decreto legge 30 settembre 2003, n.269, convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, della legge 24 novembre 2003, n.326, qualora prestate a favore delle imprese socie».

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 4

 

4.0.90

EUFEMI

Ritirato

Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:

«Art. 4-bis.

1. Per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni e con un reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a euro 516,46 per tredici mensilità, senza conviventi, è abolito il pagamento del canone RAI».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

 

4.0.9 (Testo 2)

BERSELLI, ZAVOLI, ZANDA, PETERLINI, FORMISANO

Approvato

Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:

«Art. 4-bis.

1. Nel limite massimo di 500.000 euro annui a decorrere dall'anno 2008 per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni e con un reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a euro 516,46 per tredici mensilità, senza conviventi, è abolito il pagamento del canone RAI esclusivamente per l'apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza. Per l'abuso è comminata una sanzione amministrativa, in aggiunta al canone RAI dovuto ed agli interessi di mora, d'importo compreso tra euro 500 ed euro 2000 per ciascuna annualità evasa. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze verranno indicate le modalità applicative delle disposizioni di cui al presente comma».

Conseguentemente, alla Tabella A, apportare le seguenti variazioni:

Ministero dell'economia e delle finanze:

2008:-500;

2009:-500;

2010:-500.

 

4.0.500 (già 4.21)

AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA, CICCANTI, FORTE, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Accantonato

Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:

Art. 4-bis.

«1. All'articolo 1, comma 878, della legge 27 dicembre 2006, n.269, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "I predetti contributi sono assegnati alle società finanziarie costituitesi a norma del regolamento 30 marzo 2001, n.400, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell'8 novembre 2001, n.260, ed operanti alla data di entrata in vigore della presente legge, in ragione della medesima ripartizione percentuale dei fondi di garanzia interconsortili ottenuta in fase di prima attuazione del regolamento 30 marzo 2001, n.400.

2. Al fine di accelerare lo sviluppo delle cooperative e i consorzi di garanzia collettiva fidi di cui all'articolo 13 del decreto legge 30 settembre 2003, n.269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n.326, e successive modificazioni, le banche di garanzia collettiva dei fidi ed i confidi possono imputare al fondo consorti le, al capitale sociale o ad apposita riserva i fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi dello Stato, delle regioni e di altri enti pubblici esistenti alla data del 30 giugno 2007. Tali risorse sono attribuite unitariamente al patrimonio a fini di vigilanza dei relativi confidi, senza vincoli di destinazione. Le eventuali azioni o quote corrispondenti costituiscono azioni o quote proprie delle banche o dei confidi e non attribuiscono alcun diritto patrimoniale o amministrativo né sono computate nel capitale sociale o nel fondo consortile ai fini del calcolo delle quote richieste per la costituzione e per le deliberazioni dell'assemblea. La relativa delibera, da assumersi entro 180 giorni dall'approvazione del bilancio, è di competenza dell'assemblea ordinaria.

3. All'articolo 13, comma 55 del decreto legge 30 settembre 2003, n.269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n.326 e successive modificazioni, dopo le parole: "consorziate e socie" sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: "I contributi erogati da Regioni o da altri enti pubblici per la costituzione e l'implementazione del fondo rischi, in quanto concessi per lo svolgimento della propria attività istituzionale non ricadono nell'ambito di applicazione dell'articolo 47 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385. La gestione di fondi pubblici finalizzati all'abbattimento dei tassi di interesse e/o al contenimento degli oneri finanziari può essere svolta, in connessione all'operatività tipica, dai soggetti iscritti nella sezione di cui all'articolo 155, comma 4 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385 nei limiti della strumentalità all'oggetto sociale tipico a condizione che:

a) il contributo a valere sul fondo pubblico sia erogato esclusivamente a favore di imprese consorziate o socie ed in connessione a finanziamenti garantiti dal medesimo confidi;

b) il confidi svolga unicamente la funzione di mandatario all'incasso e al pagamento per conto dell'ente pubblico erogatore, che permane titolare esclusivo dei fondi, limitandosi ad accertare la sussistenza dei requisiti di legge per l'accesso all'agevolazione».

 

ARTICOLI 4-BIS E 4-TER INTRODOTTI DALLA COMMISSIONE

 

Art. 4-bis.

Approvato

(Recupero di prestazioni pensionistiche indebitamente percepite)

1. Nei confronti degli italiani residenti all'estero che hanno percepito indebitamente prestazioni pensionistiche o quote di prestazioni pensionistiche o trattamenti di famiglia, a carico dell'INPS, per periodi anteriori al 1º gennaio 2007, l'eventuale recupero è effettuato mediante trattenuta diretta sulla pensione in misura non superiore al quinto e senza interessi.

2. La disposizione di cui al comma 1 non si applica qualora sia riconosciuto il dolo del soggetto che abbia indebitamente percepito i trattamenti a carico dell'INPS.

 

Art. 4-ter.

Approvato

(Disposizioni in materia di accertamento e riscossione)

1. Per le società titolari di concessioni in ambito provinciale del servizio nazionale di riscossione di cui al decreto legislativo 13 aprile 1999, n.112, le disposizioni previste dall'articolo 1, comma 426, della legge 30 dicembre, n.311, e successive modificazioni, si applicano, nei limiti previsti dallo stesso comma 426, anche nei confronti delle società titolari delle precedenti concessioni subprovinciali, partecipanti, anche per incorporazione, al capitale sociale delle succedute nuove società.

 

EMENDAMENTO

 

4-ter.800

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere l'articolo.

 

ARTICOLO 5 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 5.

(Disposizioni in materia di accise ed ulteriori interventi nel settore tributario)

1. All'articolo 2, comma 22, della legge 24 dicembre 2003, n.350, le parole: «1º gennaio 2007» sono sostituite dalle seguenti: «1º gennaio 2008».

2. Le disposizioni di cui al comma 1 dell'articolo 21 della legge 23 dicembre 1998, n.448, in materia di deduzione forfetaria in favore degli esercenti impianti di distribuzione di carburante, si applicano per il periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2008.

3. Le disposizioni di cui al comma 103 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n.266, nei limiti di spesa ivi indicati, si applicano anche alle somme versate nel periodo d'imposta 2007 ai fini della compensazione dei versamenti effettuati dal 1º gennaio 2008 al 31 dicembre 2008.

4. Le disposizioni di cui al comma 106 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n.266, nei limiti di spesa ivi indicati, sono prorogate al periodo d'imposta in corso alla data del 31 dicembre 2007.

5. All'articolo 45, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, e successive modificazioni, le parole da: «per gli otto periodi d'imposta successivi» fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: «per i nove periodi d'imposta successivi l'aliquota è stabilita nella misura dell'1,9 per cento; per il periodo d'imposta in corso al 1º gennaio 2008 l'aliquota è stabilita nella misura del 3,75 per cento».

6. Per l'anno 2008 sono prorogate le disposizioni di cui all'articolo 11 della legge 23 dicembre 2000, n.388.

7. Il termine del 31 dicembre 2007, di cui al comma 392 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, concernente le agevolazioni tributarie per la formazione e l'arrotondamento della proprietà contadina, è prorogato al 31 dicembre 2008.

8. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino al 31 dicembre 2008 si applicano le disposizioni in materia di accisa concernenti le agevolazioni sul gasolio utilizzato nelle coltivazioni sotto serra, di cui all'articolo 2, comma 4, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

9. All'articolo 33 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni, è aggiunto, in fine, il seguente comma: «2-bis. Sono considerate produttive di reddito agrario anche le attività di coltivazione di prodotti vegetali per conto terzi svolte nei limiti di cui all'articolo 32, comma 2, lettera b)». All'onere derivante dall'attuazione del presente comma, valutato in un milione di euro per l'anno 2009 ed in 600.000 euro a decorrere dal 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5, comma 3-ter, del decreto-legge 1º ottobre 2005, n.202, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2005, n.244.

10. All'articolo 1, comma 1094, della legge 27 dicembre 2006, n.296, il secondo periodo è sostituito dal seguente: «In tale ipotesi, le società possono optare per la determinazione del reddito applicando all'ammontare dei ricavi il coefficiente di redditività del 25 per cento».

11. All'articolo 1, comma 423, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, fatta salva l'opzione per la determinazione del reddito nei modi ordinari, previa comunicazione all'ufficio secondo le modalità previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 novembre 1997, n.442».

12. All'articolo 34, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, e successive modificazioni, nel primo periodo sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «e comunicare trimestralmente, anche in forma telematica, all'Agenzia delle entrate l'ammontare delle operazioni effettuate, secondo modalità stabilite con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate».

13. Al testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.504, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 17, comma 1, la lettera c) è sostituita dalla seguente:

«c) alle Forze armate di qualsiasi Stato che sia parte contraente del Trattato del Nord Atlantico, per gli usi consentiti, con esclusione delle forze armate nazionali»;

b) alla tabella A, numero 12:

1) la voce: «benzina e benzina senza piombo: 40 per cento aliquota normale della benzina senza piombo» è sostituita dalla seguente: «benzina: euro 359,00 per 1.000 litri»;

2) nella voce «gasolio», le parole: «40 per cento aliquota normale» sono sostituite dalle seguenti: «euro 302,00 per 1.000 litri»;

c) alla tabella A, numero 13:

1) la voce: «benzina: 40 per cento aliquota normale;» è soppressa;

2) la voce: «benzina senza piombo: 40 per cento aliquota normale;», è sostituita dalla seguente: «benzina: 359,00 euro per 1.000 litri;»;

3) nella voce «gasolio» le parole: «40 per cento aliquota normale;» sono sostituite dalle seguenti: «euro 302,00 per 1.000 litri;»;

d) alla tabella A, dopo il numero 16, è aggiunto il seguente:

«16-bis. Prodotti energetici impiegati dalle Forze armate nazionali per gli usi consentiti:

Carburanti per motori:

Benzina euro359,00 per 1.000 litri

Gasolio euro302,00 per 1.000 litri

Gas di petrolio

liquefatto (GPL) esenzione

Gas naturale esenzione

Combustibili per riscaldamento:

Gasolio euro21,00 per 1.000 litri

GPL zero

Gas naturale euro11,66 per 1.000 metri cubi».

14. Al gas naturale impiegato dalle Forze armate nazionali come combustibile per riscaldamento, per il quale è applicata l'aliquota di accisa di cui al numero 16-bis della tabella A allegata al citato testo unico di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.504, non si applicano l'addizionale regionale all'accisa sul gas naturale usato come combustibile e l'imposta regionale sostitutiva per le utenze esenti di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 21 dicembre 1990, n.398, e successive modificazioni.

15. Nello stato di previsione del Ministero della difesa è istituito un fondo con lo stanziamento di euro 107.155.000 a decorrere dall'anno 2008, destinato al pagamento dell'accisa sui prodotti energetici impiegati dalle Forze armate nazionali diverse dal Corpo della Guardia di finanza, per gli usi consentiti. Con decreto del Ministro della difesa, da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministro dell'economia e delle finanze tramite l'Ufficio centrale del bilancio, nonché alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione del fondo tra le pertinenti unità previsionali di base dello stato di previsione del predetto Ministero.

16. Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze è istituito un fondo con lo stanziamento di euro 7.845.000 a decorrere dall'anno 2008, destinato al pagamento dell'accisa sui prodotti energetici impiegati dal Corpo della Guardia di finanza per gli usi consentiti. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze da comunicare, anche con evidenze informatiche, alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione del fondo tra le pertinenti unità previsionali di base dello stato di previsione del predetto Ministero.

17.All'onere derivante dai commi 15 e 16, pari ad euro 115.000.000 a decorrere dall'anno 2008, si provvede mediante utilizzo delle maggiori entrate derivanti dall'applicazione delle disposizioni di cui al comma 13, lettere a) e d).

18. A decorrere dal 1º gennaio 2008 il comma 16 dell'articolo 3 della legge 28 dicembre 1995, n.549, e successive modificazioni, è abrogato.

19. A decorrere dal 1º gennaio 2009 il regolamento adottato con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 16 dicembre 2004, n.341, è abrogato.

20. All'articolo 49, primo comma, dello statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n.1, e successive modificazioni, dopo il numero 7) è inserito il seguente:

«7-bis) il 29,75 per cento del gettito dell'accisa sulle benzine ed il 30,34 per cento del gettito dell'accisa sul gasolio consumati nella regione per uso autotrazione;».

21.L'efficacia della disposizione di cui al comma 20 decorre dal 1º gennaio 2008.

22. Per gli anni successivi al 2010, con cadenza annuale, mediante previsione nella legge finanziaria, è eventualmente rideterminata l'entità delle compartecipazioni al gettito dell'accisa sulle benzine e sul gasolio che competono alla regione Friuli-Venezia Giulia ai sensi dell'articolo 49, primo comma, numero 7-bis), della legge costituzionale 31 gennaio 1963, n.1, e successive modificazioni, al fine di garantire un effetto neutrale sui saldi di finanza pubblica e l'equilibrio finanziario nei rapporti tra lo Stato e la regione.

23. Al comma 15 dell'articolo 3 della legge 28 dicembre 1995, n.549, e successive modificazioni, le parole: «e nell'ambito della quota dell'accisa a loro riservata» sono soppresse.

24. All'articolo 2, primo comma, della legge 1º dicembre 1948, n.1438, recante disposizioni relative all'istituzione di una zona franca in una parte del territorio della provincia di Gorizia, al numero 7), le parole: «combustibili liquidi e» sono soppresse; il potenziale valore globale delle agevolazioni di cui all'articolo 3, quarto comma, della legge 27 dicembre 1975, n.700, relativo ai prodotti di cui alle tabelle A e B allegate alla medesima legge è ridotto di euro 50.123.520.

25. Entro il 30 aprile 2008, la camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Gorizia provvede, ai sensi e con le modalità stabilite dall'articolo 3, quarto comma, della legge 27 dicembre 1975, n.700, a modificare, coerentemente con quanto disposto al comma 24, le tabelle A e B allegate alla medesima legge vigenti alla data del 1º gennaio 2008. A decorrere dal 1º luglio 2008, in mancanza dell'emanazione del predetto provvedimento della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Gorizia, è comunque soppresso dalle tabelle A e B allegate alla predetta legge n.700 del 1975, nella formulazione in vigore al 1º gennaio 2008, ogni riferimento a prodotti energetici che, in relazione all'uso cui sono destinati, risultino sottoposti ad accisa.

26. All'articolo 7 del decreto-legge 29 dicembre 1987, n.534, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 febbraio 1988, n.47, il comma 4 è abrogato.

27. L'articolo 6 del decreto-legge 22 novembre 1991, n.369, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 1992, n.17, è abrogato.

28. All'articolo 7 del decreto-legge 30 dicembre 1991, n.417, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 febbraio 1992, n.66, i commi 1-ter, 1-quater e 1-quinquies sono abrogati.

29. L'articolo 8-bis del decreto-legge 22 novembre 1991, n.369, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 1992, n.17, è abrogato.

30. Al citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 10, la lettera e-ter) è sostituita dalla seguente:

«e-ter) i contributi versati, fino ad un massimo di euro 3.615,20, ai fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale istituiti o adeguati ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.502, e successive modificazioni, che erogano prestazioni negli ambiti di intervento stabiliti con decreto del Ministro della salute da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Ai fini del calcolo del predetto limite si tiene conto anche dei contributi di assistenza sanitaria versati ai sensi dell'articolo 51, comma 2, lettera a). Per i contributi versati nell'interesse delle persone indicate nell'articolo 12, che si trovino nelle condizioni ivi previste, la deduzione spetta per l'ammontare non dedotto dalle persone stesse, fermo restando l'importo complessivamente stabilito;»;

b) all'articolo 51, comma 2, la lettera a) è sostituita dalla seguente:

«a) i contributi previdenziali e assistenziali versati dal datore di lavoro o dal lavoratore in ottemperanza a disposizioni di legge; i contributi di assistenza sanitaria versati dal datore di lavoro o dal lavoratore ad enti o casse aventi esclusivamente fine assistenziale in conformità a disposizioni di contratto o di accordo o di regolamento aziendale, che operino negli ambiti di intervento stabiliti con il decreto del Ministro della salute di cui all'articolo 10, comma 1, lettera e-ter), per un importo non superiore complessivamente ad euro 3.615,20. Ai fini del calcolo del predetto limite si tiene conto anche dei contributi di assistenza sanitaria versati ai sensi dell'articolo 10, comma 1, lettera e-ter)».

31. All'articolo 78, comma 25-bis, della legge 30 dicembre 1991, n.413, dopo le parole: «fine assistenziale», sono inserite le seguenti: «e i fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale», e dopo le parole: «dell'articolo 51», sono inserite le seguenti: «e quelli di cui alla lettera e-ter) del comma 1 dell'articolo 10».

32. Nei limiti della maggiore spesa di 30 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008, i livelli di reddito e gli importi degli assegni per i nuclei familiari con almeno un componente inabile e per i nuclei orfanili sono rideterminati secondo criteri analoghi a quelli indicati all'articolo 1, comma 11, lettera a), della legge 27 dicembre 2006, n.296, con decreto interministeriale del Ministro delle politiche per la famiglia e del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro della solidarietà sociale e con il Ministro dell'economia e delle finanze, anche con riferimento alla coerenza del sostegno dei redditi disponibili delle famiglie risultante dagli assegni per il nucleo familiare e dalle detrazioni ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, da emanare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

33. Le disposizioni dell'articolo 1, comma 335, della legge 23 dicembre 2005, n.266, si applicano anche al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007.

34. All'articolo 15, comma 1, lettera b), del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, le parole: «7 milioni di lire», ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: «4.000 euro».

35. All'articolo 21, nota 3, della tariffa delle tasse sulle concessioni governative, di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 28 dicembre 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 303 del 30 dicembre 1995, dopo le parole: «nonché a non vedenti» sono inserite le seguenti: «e sordi».

36. Per gli anni 2008, 2009 e 2010 i redditi derivanti da lavoro dipendente prestato, in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, all'estero in zone di frontiera ed in altri Paesi limitrofi da soggetti residenti nel territorio dello Stato concorrono a formare il reddito complessivo per l'importo eccedente 8.000 euro.

37. All'articolo 1, comma 1-ter, lettera a), della tariffa dell'imposta di bollo, parte prima, annessa al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.642, come sostituita dal decreto del Ministro delle finanze 20 agosto 1992, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.196 del 21 agosto 1992, e come modificata, da ultimo, dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 22 febbraio 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.51 del 2 marzo 2007, le parole: «euro 42,00» sono sostituite dalle seguenti: «euro 17,50».

38. Tra le attività incluse nel programma straordinario di cui all'articolo 1, comma 373, della legge 30 dicembre 2004, n.311, sono comprese le attività di formazione e di studio connesse alla riforma del catasto nonché al conferimento ai comuni delle funzioni catastali.

39. Per l'anno 2008 ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado, anche non di ruolo con incarico annuale, ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, spetta una detrazione dall'imposta lorda e fino a capienza della stessa nella misura del 19 per cento delle spese documentate sostenute ed effettivamente rimaste a carico, fino ad un importo massimo delle stesse di 500 euro, per l'autoaggiornamento e per la formazione.

40. Alla lettera i-sexies) del comma 1 dell'articolo 15 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, dopo le parole: «e successive modificazioni,» sono inserite le seguenti: «i canoni relativi ai contratti di ospitalità, nonché agli atti di assegnazione in godimento o locazione, stipulati con enti per il diritto allo studio, università, collegi universitari legalmente riconosciuti, enti senza fine di lucro e cooperative,».

41.Al fine di semplificare il procedimento di fatturazione e registrazione delle operazioni imponibili, a decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 45, l'emissione, la trasmissione, la conservazione e l'archiviazione delle fatture emesse nei rapporti con le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, e con gli enti pubblici nazionali, anche sotto forma di nota, conto, parcella e simili, deve essere effettuata esclusivamente in forma elettronica, con l'osservanza del decreto legislativo 20 febbraio 2004, n.52, e del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n.82.

42.A decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 45, le amministrazioni e gli enti di cui al comma 41 non possono accettare le fatture emesse o trasmesse in forma cartacea né possono procedere ad alcun pagamento, nemmeno parziale, sino all'invio in forma elettronica.

43. La trasmissione delle fatture elettroniche avviene attraverso il Sistema di interscambio istituito dal Ministero dell'economia e delle finanze e da questo gestito anche avvalendosi delle proprie strutture societarie.

44. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze da emanare entro il 31 marzo 2008 è individuato il gestore del Sistema di interscambio e ne sono definite competenze e attribuzioni, ivi comprese quelle relative:

a) al presidio del processo di ricezione e successivo inoltro delle fatture elettroniche alle amministrazioni destinatarie;

b) alla gestione dei dati in forma aggregata e dei flussi informativi anche ai fini della loro integrazione nei sistemi di monitoraggio della finanza pubblica.

45. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per le riforme e l'innovazione nella pubblica amministrazione, sono definite:

a) le regole di identificazione univoca degli uffici centrali e periferici delle amministrazioni destinatari della fatturazione;

b) le regole tecniche relative alle soluzioni informatiche da utilizzare per l'emissione e la trasmissione delle fatture elettroniche e le modalità di integrazione con il Sistema di interscambio;

c) le linee guida per l'adeguamento delle procedure interne delle amministrazioni interessate alla ricezione ed alla gestione delle fatture elettroniche;

d)le eventuali deroghe agli obblighi di cui al comma 41, limitatamente a determinate tipologie di approvvigionamenti;

e) la disciplina dell'utilizzo, tanto da parte degli operatori economici, quanto da parte delle amministrazioni interessate, di intermediari abilitati, ivi compresi i certificatori accreditati ai sensi dell'articolo 29 del codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n.82, allo svolgimento delle attività informatiche necessarie all'assolvimento degli obblighi di cui ai commi da 41 a 45;

f) le eventuali misure di supporto, anche di natura economica, per le piccole e medie imprese;

g)la data, a decorrere dalla quale decorrono l'obbligo di cui al comma 41 ed il divieto di cui al comma 42, con possibilità di introdurre gradualmente il passaggio al sistema di trasmissione esclusiva in forma elettronica.

46. Le disposizioni dei commi da 41 a 45 costituiscono per le regioni princìpi fondamentali in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici e di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione.

47. All'articolo 8 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 ottobre 1999, n.542, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) nel comma 2, dopo le parole: «ufficio competente» sono inserite le seguenti: «in via telematica ed»;

b) nel comma 3, primo periodo, dopo le parole: «ufficio competente,» sono inserite le seguenti: «in via telematica ed» e le parole: «una dichiarazione contenente i dati richiesti per» sono soppresse.

48. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono definite le modalità applicative ed il termine a decorrere dal quale le disposizioni introdotte dal comma 47 si intendono obbligatorie.

49. All'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 2, lettera a), secondo periodo, dopo le parole: «se il percipiente dichiara» è inserita la seguente: «annualmente» e dopo le parole: «indica le condizioni di spettanza» sono inserite le seguenti: «, il codice fiscale dei soggetti per i quali si usufruisce delle detrazioni»;

b) al comma 2, lettera a), il terzo periodo è soppresso.

50. All'articolo 6, primo comma, lettera g-ter), del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.605, dopo le parole: «contratti di somministrazione di energia elettrica,» sono inserite le seguenti: «di servizi di telefonia, fissa, mobile e satellitare,».

51. Al comma 137 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n.266, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al primo periodo, dopo le parole: «non sono rimborsabili», sono inserite le seguenti: «, né utilizzabili in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, e successive modificazioni»;

b) il terzo periodo è soppresso.

52. Nell'articolo 17, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, dopo la lettera a), è inserita la seguente:

«a-bis) alle cessioni di fabbricati o di porzioni di fabbricato strumentali imponibili ai fini dell'imposta sul valore aggiunto;».

53. Fermo quanto già stabilito dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 25 maggio 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.152 del 3 luglio 2007, la disposizione di cui al comma 52 si applica a partire dal 1º marzo 2008.

54. All'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 5, la lettera b) è sostituita dalla seguente:

«b) qualora sia deliberato di affidare a terzi, anche disgiuntamente, l'accertamento e la riscossione dei tributi e di tutte le entrate, le relative attività sono affidate nel rispetto della normativa dell'Unione europea e delle procedure vigenti in materia di affidamento della gestione dei servizi pubblici locali, a:

1) i soggetti iscritti nell'albo di cui all'articolo 53, comma 1;

2) gli operatori degli Stati membri stabiliti in un Paese dell'Unione europea che esercitano le menzionate attività, i quali devono presentare una certificazione rilasciata dalla competente autorità del loro Stato di stabilimento dalla quale deve risultare la sussistenza di requisiti equivalenti a quelli previsti dalla normativa italiana di settore;

3) la società a capitale interamente pubblico, di cui all'articolo 113, comma 5, lettera c), del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267, a condizione: che l'ente titolare del capitale sociale eserciti sulla società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi; che la società realizzi la parte più importante della propria attività con l'ente che la controlla; che svolga la propria attività solo nell'ambito territoriale di pertinenza dell'ente che la controlla»;

b) il comma 6 è abrogato.

55. Le aliquote dell'imposta regionale sulle attività produttive vigenti alla data del 1º gennaio 2008, qualora variate ai sensi dell'articolo 16, comma 3, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, sono riparametrate sulla base di un coefficiente pari a 0,9176.

56. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, si provvede alle regolazioni debitorie necessarie ad assicurare alle regioni, per gli esercizi finanziari 2008, 2009 e 2010, il medesimo gettito che sarebbe stato percepito in base alla legislazione vigente alla data del 31 dicembre 2007, anche per tenere conto degli effetti finanziari derivanti dai commi da 10 a 12 dell'articolo 3 della presente legge.

57. Agli esercenti attività di rivendita di generi di monopolio, operanti in base a concessione amministrativa, per ciascuno dei periodi d'imposta 2008, 2009 e 2010, è concesso un credito d'imposta per le spese sostenute per l'acquisizione e l'installazione di impianti e attrezzature di sicurezza e per favorire la diffusione degli strumenti di pagamento con moneta elettronica, al fine di prevenire il compimento di atti illeciti ai loro danni.

58. Il credito d'imposta di cui al comma 57, determinato nella misura dell'80 per cento del costo sostenuto per i beni e servizi indicati al medesimo comma e, comunque, fino ad un importo massimo di 3.000 euro per ciascun beneficiario, in riferimento a ciascun periodo d'imposta, deve essere indicato, a pena di decadenza, nella relativa dichiarazione dei redditi. Esso può essere fatto valere in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi, né del valore della produzione netta ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917.

59. La fruizione del credito d'imposta di cui al comma 57 spetta nel limite di spesa complessivo di 5 milioni di euro per ciascun anno, secondo l'ordine cronologico di invio delle relative istanze di richiesta.

60. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono fissate le modalità di attuazione dei commi da 57 a 59.

61. L'agevolazione di cui ai commi da 57 a 59, fermo restando il limite di cui al comma 58, può essere fruita esclusivamente nel rispetto dell'applicazione della regola de minimis di cui al regolamento (CE) n.1998/2006 della Commissione, del 15 dicembre 2006, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti d'importanza minore (de minimis).

62. Alle imprese di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, si applica l'articolo 45, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.

63. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino al 31 dicembre 2008 si applicano le disposizioni fiscali sul gasolio e sul GPL impiegati in zone montane ed in altri specifici territori nazionali di cui all'articolo 5 del decreto-legge 1º ottobre 2001, n.356, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2001, n.418, nonché le disposizioni in materia di agevolazione per le reti di teleriscaldamento alimentate con biomassa ovvero con energia geotermica, di cui all'articolo 6 del medesimo decreto-legge.

64. È istituito presso l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), con contabilità autonoma e separata, un Fondo per le vittime dell'amianto, in favore di tutte le vittime che hanno contratto patologie asbestocorrelate per esposizione all'amianto e alla fibra «fiberfrax», e in caso di premorte in favore degli eredi.

65. Le prestazioni del Fondo di cui al comma 64 non escludono e si cumulano ai diritti di cui alle norme generali e speciali dell'ordinamento.

66. Il Fondo eroga, nel rispetto della propria dotazione finanziaria, una prestazione economica, aggiuntiva alla rendita, diretta o in favore di superstiti, liquidata ai sensi del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n.1124, o dell'articolo 13 comma 7, della legge 27 marzo 1992, n.257, e successive modificazioni, fissata in una misura percentuale della rendita stessa definita dall'INAIL.

67. Il finanziamento del Fondo è a carico, per un quarto, delle imprese e, per tre quarti, del bilancio dello Stato. L'onere a carico dello Stato è determinato in 30 milioni di euro per gli anni 2008 e 2009 e 22 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. Agli oneri a carico delle imprese si provvede con una addizionale sui premi assicurativi relativi ai settori delle attività lavorative comportanti esposizione all'amianto.

68. Per la gestione del Fondo è istituito, senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica, un comitato amministratore la cui composizione, la cui durata in carica e i cui compiti sono determinati con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

69. L'organizzazione e il finanziamento del Fondo di cui al comma 64, nonché le procedure e le modalità di erogazione delle prestazioni, sono disciplinati con regolamento adottato con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

70. Per il finanziamento di investimenti per il potenziamento della rete infrastrutturale e dei servizi nei porti e nei collegamenti stradali e ferroviari nei porti è attribuito alle regioni ed alle province autonome di Trento e di Bolzano l'incremento delle riscossioni dell'imposta sul valore aggiunto e delle accise relative alle operazioni nei porti e negli interporti.

71.La quota spettante ai sensi del comma 70 alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano è computata, a decorrere dall'anno 2008, a condizione che il gettito complessivo derivante dall'imposta sul valore aggiunto e dalle accise sia stato almeno pari a quanto previsto nella Relazione previsionale e programmatica, con riferimento all'incremento delle riscossioni nei porti e negli interporti di ciascuna regione rispetto all'ammontare dei medesimi tributi risultante dal consuntivo dell'anno precedente.

72.A tal fine è istituito, nello stato di previsione del Ministero dei trasporti, a decorrere dal 2008, un fondo per il finanziamento di interventi e di servizi nei porti e nei collegamenti stradali e ferroviari per i porti. Il fondo è alimentato dalle somme determinate ai sensi del comma 70 al netto di quanto attribuito allo specifico fondo dal decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e con il Ministro dell'economia e delle finanze, di attuazione dell'articolo 1, comma 990, della legge 27 dicembre 2006, n.296. Il fondo è ripartito con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro delle infrastrutture, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, al netto della quota di gettito eventualmente già spettante alla regione o provincia autonoma a norma dei rispettivi statuti. A ciascuna regione spetta comunque l'80 per cento dell'incremento delle riscossioni nei porti nel territorio regionale.

73. Con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro delle infrastrutture, sono definite le modalità attuative della partecipazione alle riscossioni dei tributi erariali e del trasferimento del fondo, nonché i criteri per la destinazione delle risorse e per il monitoraggio degli interventi.

74. Al comma 1 dell'articolo 3 del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 22 novembre 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 13 del 17 gennaio 2006, le parole: «dello 0,6 per mille» sono sostituite dalle seguenti: «dello 0,8 per mille».

75. Al comma 219 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «A tal fine, la lettera d) del predetto comma 109 si interpreta nel senso che le conseguenti attività estimali, incluse quelle già affidate all'Ufficio tecnico erariale, sono eseguite dall'Agenzia medesima».

76. Per il miglioramento e la sicurezza delle comunicazioni e delle dotazioni informatiche, a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo nonché della presente legge, è autorizzato in favore del Corpo della Guardia di finanza un contributo di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

77. Sono definiti «gruppi di acquisto solidale» i soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni e distribuzione dei medesimi, senza applicazione di alcun ricarico, esclusivamente agli aderenti, con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale, in diretta attuazione degli scopi istituzionali e con esclusione di attività di somministrazione e di vendita.

78. Le attività svolte dai soggetti di cui al comma 77, limitatamente a quelle rivolte verso gli aderenti, non si considerano commerciali ai fini dell'applicazione del regime di imposta di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, ferme restando le disposizioni di cui all'articolo 4, settimo comma, del medesimo decreto, e ai fini dell'applicazione del regime di imposta del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

79. All'onere derivante dalle disposizioni di cui ai commi 77 e 78, valutato in 200.000 euro a decorrere dall'anno 2008, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5, comma 3-ter, del decreto-legge 1º ottobre 2005, n. 202, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2005, n. 244.

80. All'articolo 12 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n.471, al comma 2, dopo le parole: «un quinquennio» la parola: «tre» è sostituita dalla seguente: «quattro» e dopo le parole: «lo scontrino fiscale» sono inserite le seguenti: «compiute in giorni diversi,».

 

EMENDAMENTI

 

5.801

EUFEMI, POLI

Respinto

Al comma 1 aggiungere, in fine, le seguenti parole: «A decorrere dal 1º gennaio 2008 gli importi di cui agli articoli 12 e 13 della legge n. 118 del 30 marzo 1971 e successive modifiche e integrazioni, sono incrementati del 50 per cento ed il limite di reddito previsto per la concessione dello stesso assegno è elevato a 5.000 euro annui.»

Conseguentemente, alle minori entrate si provvede fino a concorrenza, mediante corrispondente riduzione del 5 per cento di tutti gli stanziamenti di spesa del corrente bilancio dello stato con esclusione dei soli stanziamenti determinati direttamente per legge, della spesa obbligatoria, e degli interessi sui titoli del debito pubblico.

 

5.5

EUFEMI, MANNINO

Ritirato

Dopo il comma 2 inserire il seguente:

«2-bis. Le disposizioni del comma 1 dell'articolo 21 della legge 23 dicembre 1998, n.448, in materia di deduzione forfetaria si applicano anche alle rivendite di generi di monopolio, per le spese sostenute per l'ammodernamento e ristrutturazione dell'impresa e per la dotazione di impianti ed attrezzature per la sicurezza, interamente deducibile nell'anno di sostenimento fino ad un importo massimo di 3.000 euro per ciascun beneficiario, per ciascun periodo di imposta e comunque nel limite di spesa complessivo di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, secondo l'ordine cronologico di invio delle relative comunicazioni. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze da emanarsi entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge sono fissate le modalità di attuazione del presente comma».

Conseguentemente, alla tabella A, alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti modificazioni:

2008:-30.000;

2009:-30.000;

2010:-30.000.

 

5.130

SCARPA BONAZZA BUORA, FERRARA

Accantonato

Sostituire il comma 6 con il seguente:

«6. Per la salvaguardia dell'occupazione della gente di mare, i benefici di cui agli articoli 4 e 6 del decreto-legge 30 dicembre 1997, n.457, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1998, n.30, sono estesi, per l'anno 2008 e nel limite dell'80 per cento, alle imprese che esercitano la pesca costiera, nonché alle imprese che esercitano la pesca nelle acque interne e lagunari».

 

5.25

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, PIROVANO

Ritirato

Dopo il comma 9, aggiungere il seguente:

«9-bis. Il beneficio fiscale di cui all'articolo 9, comma 6, della legge 28 dicembre 2001, n.448, per favorire lo svolgimento di attività finalizzate alla tutela ed alla salvaguardia dei boschi e dell'ambiente, nonché alla difesa del suolo dai rischi di dissesto idrogeologico, si applica a decorrere dal 1º gennaio 2008, fino all'importo complessivo di euro 300.000 di spese».

Conseguentemente, all'articolo 79, comma 3, sostituire le parole: «300 milioni di euro» con le seguenti: «310 milioni di euro».

 

5.31

ANTONIONE, AZZOLLINI, BONFRISCO, SARO

Accantonato

Sopprimere i commi 18, 19, 20, 21, 22 e 23.

Conseguentemente:

sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

all'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle seguenti: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

5.32

MONTALBANO, ANGIUS

Ritirato

Dopo il comma 19, inserire il seguente:

«19-bis. All'articolo 5, del decreto legislativo del 2 febbraio 2007, n.26, sostituire la lettera c) contenuta nel comma 1, con la seguente:

"c) euro 5,40 per mille kWh in favore delle province per qualsiasi uso in locale e luoghi diversi dalle abitazioni, per le utenze fino al limite massimo di 200.000 kWh di consumo al mese; euro 4,60 per mille kWh per consumi compresi tra 200.000 kWh e 1.200.000 kWh; euro 2,80 per mille kWh per consumi superiori a 1.200.000 kWh"».

Contestualmente sostituire il comma 2 del medesimo articolo del decreto legislativo 2 febbraio 2007, n.26, con il seguente:

«2. Con deliberazione, da adottarsi entro i termini di approvazione del bilancio di previsione, le province possono incrementare la misura di cui al comma 1, lettera c), fino a: euro 6,60 per mille kWh, per consumi fino 200.000 kWh al mese; euro 5,60 per mille kWh per consumi compresi tra 200.000 kWh e 1.200.000 kWh; euro 3,40 per mille kWh per consumi superiori a 1.200.000 kWh. Le deliberazioni sono pubblicate sul sito informatico del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze. Con determinazione del Capo del Dipartimento per le politiche fiscali sono stabilite le necessarie modalità applicative».

 

5.800

EUFEMI

Respinto

Al comma 34 sostituire le parole: «4.000 euro» con: «5.000 euro».

Conseguentemente alll'articolo 96 alla Tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte proporzionalmente del 3 per cento per ciascun anno a decorrere dal 2008.

 

5.46

ANGIUS, MONTALBANO

Ritirato

Dopo il comma 40, aggiungere il seguente:

«40-bis. All'articolo 15, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917:

a) dopo il comma 1-quater è aggiunto il seguente:

"1-quinquies. Dall'imposta lorda si detrae, in deroga a quanto disposto dalla lettera c) del precedente comma 1, un importo pari al 30 per cento delle spese odontoiatriche, per la parte che eccede euro 129,11".

b) al comma 2, dopo le parole: "comma 1" sono aggiunte le seguenti: "e dal comma 1-quinquies"».

Conseguentemente, alla Tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-245.000;

2009:-245.000;

2010:-245.000.

 

5.47

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Sopprimere i commi da 41 45.

 

5.48

STORACE, LOSURDO, MORSELLI

V. testo 2

Al comma 42, sostituire il periodo: «a decorrere dalla data» con: «a sei mesi dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale».

 

5.48 (testo 2)

STORACE, LOSURDO, MORSELLI

Approvato

Al comma 42, dopo le parole: «a decorrere» inserire le seguenti: «dal termine di tre mesi».

 

5.900

AZZOLLINI, VEGAS, FERRARA, BONFRISCO, TADDEI

Ritirato

Sopprimere i commi 52 e 53.

Conseguentemente, sopprimere gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle seguenti: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498».

Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«1-bis. L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

5.53

MASSIDDA, SANCIU, FERRARA

Respinto

Il comma 54 è sostituito dal seguente:

«54. All'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, il testo compreso tra le parole: "sono affidate" e "di cui al comma 3 del medesimo articolo 53" è sostituito dal seguente:

"con le forme di cui all'articolo 113 comma 5 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n.267 e, nell'ipotesi prevista dalle lettere a) e b) di tale disposizione, con imprese private nella posizione di affidataria o socie, anche se non gravate da prestazioni accessorie a proprio carico ai sensi dell'articolo 2345 codice civile, scelte tra i soggetti iscritti nell'albo di cui al successivo articolo 53 comma 1"».

 

5.55

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Al comma 54, lettera a), capoverso b), aggiungere in fine: «Ai soli fini della riscossione delle entrate degli Enti locali, i soggetti menzionati dalla lettera b) del comma 5 sono autorizzati ad accedere alle informazioni disponibili presso il sistema informativo dell'Agenzia delle entrate, di prendere visione, di estrarre copia degli atti riguardanti i beni dei debitori e dei coobbligati, nonché di ottenere, in carta libera e senza oneri, le relative certificazioni. L'autorizzazione è concessa con provvedimento del Direttore dell'agenzia delle Entrate da adottarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge e l'Unione delle province italiane».

 

5.804

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Respinto

Sopprimere i commi 55 e 56.

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1),38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle seguenti «1.1.48,1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

5.803

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere i commi 55 e 56.

 

5.805

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Respinto

Sopprimere i commi da 64 a 69.

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle seguenti: «1.1.48, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo»

 

5.806

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere i commi da 64 a 69.

 

5.62

BORNACIN, MARTINAT, GRILLO

Respinto

Al comma 70, dopo le parole:«e nei collegamenti stradali e ferroviari nei porti»inserire le seguenti: «con particolare riferimento a quelli finalizzati alla realizzazione dei Corridoi plurimodali europei».

 

5.63

BORNACIN, MARTINAT, GRILLO

Respinto

Al comma 70, dopo le parole:«è attribuito alle»inserire la seguente: «singole» e dopo le parole: «l'incremento»aggiungere le seguenti: «registrato sul proprio territorio».

Sopprimere i commi 72 e 73.

 

5.64

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, STIFFONI

Respinto

Dopo il comma 74 inserire i seguenti:

«74-bis. All'articolo 22, comma 2 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n.151, è aggiunto, infine, il seguente periodo: "La norma di cui al presente comma si applica anche alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza riconosciute in base alla legge 17 luglio 1890, n.6972 e alle aziende pubbliche di servizi alla persona che derivino dalla loro trasformazione a norma del decreto legislativo 4 maggio 2001, n.207 e dalle norme regionali di attuazione".

74-ter.. All'articolo 25, comma 1, del già citato decreto legislativo 151/2001, è inserito, infine, il seguente periodo: "I periodi di congedo di maternità sono coperti da contribuzione figurativa per i dipendenti delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza riconosciute in base alla legge 17 luglio 1890, n.6972 e delle aziende pubbliche di servizi alla persona che derivino dalla loro trasformazione a norma del decreto legislativo 4 maggio 2001, n.207 e dalle norme regionale di attuazione, con oneri a carico della relativa gestione previdenziale."

74-quater. All'articolo 79 del già citato decreto legislativo 151/2001 e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) La rubrica dell'articolo è sostituita dalla seguente: "Oneri contributivi nel lavoro subordinato privato, delle IPAB e delle aziende pubbliche di servizi alla persona";

b) Nel comma 1, dopo le parole "Per la copertura degli oneri derivanti dalle disposizioni di cui al presente testo unico relativi alle lavoratrici e ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato privato" sono aggiunte le seguenti "e con rapporto di lavoro subordinato delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza riconosciute in base alla legge 17 luglio 1890, n.6972 e delle aziende pubbliche di servizi alla persona che derivino dalla loro trasformazione a norma del decreto legislativo 4 maggio 2001, n.207 e delle norme regionali di attuazione."

c) Nel comma 1, lettera b) sono aggiunte, infine, le seguenti parole «e delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza riconosciute in base alla legge 17 luglio 1890, n.6972 e delle aziende pubbliche di servizi alla persona che derivino dalla loro trasformazione a norma del decreto legislativo 4 maggio 2001, n.207 e delle norme regionali di attuazione"».

Conseguentemente le dotazioni di parte corrente indicate nella tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008, una minore spesa annua di 300 milioni di euro.

 

5.65

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 74, inserire i seguenti:

«74-ter. In coerenza con il principio di territorialità delle risorse fiscali affermato dall'articolo 119 della Costituzione e in conformità all'articolo 24 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, le Regioni riscuotono direttamente le somme dovute a titolo di imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) a seguito delle attività di controllo, liquidazione delle dichiarazioni e accertamento, accertamento con adesione, conciliazione giudiziale e contenzioso tributario.

74-quater. Le somme di cui al comma 1 comprendono gli importi dovuti a titolo d'imposta regionale, interessi e sanzioni, con esclusione di quelle applicate in caso di concorso formale e di violazioni continuate rilevanti ai fini dell'imposta regionale e di altri tributi erariali.

74-quinquies. Per le finalità di cui al presente articolo, le regolazioni di cui all'articolo 13, commi 3 e 4 del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n.56 non considerano le somme di cui al comma 1».

Conseguentemente le dotazioni di parte corrente indicate nella tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008 una minore spesa annua di 250 milioni di euro.

 

5.71

MONTALBANO, ANGIUS

Ritirato

Dopo il comma 74 è inserito il seguente:

«74-bis. Nel decreto del Presidente della Repubblica del 31 maggio 1999, n.195, all'articolo 1, dopo il comma 1 è inserito il seguente:

"1-bis. Gli studi di settore sottoposti a revisione, ai sensi del primo comma dell'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n.146, si applicano a partire dagli accertamenti relativi al periodo d'imposta successivo a quello in cui viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il relativo decreto di approvazione. Nel caso in cui il decreto di approvazione degli studi revisionati sia pubblicato nella Gazzetta Ufficiale fra il primo gennaio ed il 31 marzo gli stessi entrano in vigore dal medesimo periodo d'imposta in cui i citati decreti sono pubblicati. Nei successivi 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti di approvazione degli studi di settore è reso disponibile, nel sito internet www.agenziaentrate.it, un software per il calcolo dei ricavi o compensi."».

Conseguentemente, alla tabella A, voce: Ministero dell'Economia e delle Finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-100.000;

2009:-100.000;

2010:-100.000.

 

5.69

AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA, CICCANTI, FORTE, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Le parole da: «Dopo il comma» a: «sono pubblicati» respinte; seconda parte preclusa

Dopo il comma 74 sono aggiunti i seguenti:

«74-bis. Nel decreto del Presidente della Repubblica del 31 maggio 1999, n.195, all'articolo 1, dopo il primo comma è inserito il seguente:

"1-bis. Gli studi di settore sottoposti a revisione, ai sensi del primo comma dell'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n.146, si applicano a partire dagli accertamenti relativi al periodo d'imposta successivo a quello in cui viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il relativo decreto di approvazione. Nel caso in cui il decreto di approvazione degli studi revisionati sia pubblicato nella Gazzetta Ufficiale fra il primo gennaio ed il 31 marzo gli stessi entrano in vigore dal medesimo periodo d'imposta in cui i citati decreti sono pubblicati.".

47-ter. All'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n.146 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 2 è sostituito dal seguente: "2. In sede di elaborazione o di revisione degli studi sono introdotti degli indicatori di normalità economica tesi ad evidenziare anomalie nei dati dichiarati ai fini degli studi di settore.";

b) dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:

"2-bis. I ricavi, compensi o corrispettivi desumibili dall'applicazione degli indicatori di normalità economica di cu al secondo comma del presente articolo costituiscono presunzioni semplici prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza. In caso di accertamento spetta all'ufficio accertatore motivare e fornire elementi di prova a sostegno degli scostamenti riscontrati."».

 

5.74

MANINETTI, POLI, AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA, CICCANTI, FORTE, RUGGERI, DE POLI, EUFEMI

Precluso

Dopo il comma 74 è inserito il seguente:

«74-bis. Nel decreto del Presidente della Repubblica del 31 maggio 1999, n.195, all'articolo 1, dopo il primo comma è inserito il seguente:

"1-bis. Gli studi di settore sottoposti a revisione, ai sensi del primo comma dell'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n.146, si applicano a partire dagli accertamenti relativi al periodo d'imposta successivo a quello in cui viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il relativo decreto di approvazione. Nel caso in cui il decreto di approvazione degli studi revisionati sia pubblicato nella Gazzetta Ufficiale fra il primo gennaio ed il 31 marzo gli stessi entrano in vigore dal medesimo periodo d'imposta in cui i citati decreti sono pubblicati. Nei successivi 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti di approvazione degli studi di settore è reso disponibile, nel sito informatico dell'Agenzia delle entrate, un software per il calcolo dei ricavi o compensi."».

 

5.75

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 74 è inserito il seguente:

«74-bis. Nel decreto del Presidente della Repubblica del 31 maggio 1999, n.195, all'articolo 1, dopo il primo comma è inserito il seguente:

"1-bis. Gli studi di settore sottoposti a revisione, ai sensi del primo comma dell'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n.146, si applicano a partire dagli accertamenti relativi al periodo d'imposta successivo a quello in cui viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il relativo decreto di approvazione. Nel caso in cui il decreto di approvazione degli studi revisionati sia pubblicato nella Gazzetta Ufficiale fra il primo gennaio ed il 31 marzo gli stessi entrano in vigore dal medesimo periodo d'imposta in cui i citati decreti sono pubblicati. Nei successivi 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti di approvazione degli studi di settore è reso disponibile, nel sito informatico dell'Agenzia delle entrate, un software per il calcolo dei ricavi o compensi."».

 

5.76

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI, DIVINA, LEONI

Precluso dalla reiezione della prima parte dell'em. 5.69

Dopo il comma 74 è aggiunto il seguente:

«74-bis. Nel decreto del Presidente della Repubblica del 31 maggio 1999, n.195, all'articolo 1, dopo il primo comma è inserito il seguente:

"1-bis. Gli studi di settore sottoposti a revisione, ai sensi del primo comma dell'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n.146, si applicano a partire dagli accertamenti relativi al periodo d'imposta successivo a quello in cui viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il relativo decreto di approvazione. Nel caso in cui il decreto di approvazione degli studi revisionati sia pubblicato nella Gazzetta Ufficiale fra il primo gennaio ed il 31 marzo gli stessi entrano in vigore dal medesimo periodo d'imposta in cui i citati decreti sono pubblicati."».

 

5.77

EUFEMI, MANNINO

Ritirato

Dopo il comma 74 è aggiunto il seguente:

«74-bis. Nel decreto del Presidente della Repubblica del 31 maggio 1999, n.195, all'articolo 1, dopo il primo comma è inserito il seguente:

"1-bis. Gli studi di settore sottoposti a revisione, ai sensi del primo comma dell'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n.146, si applicano a partire dagli accertamenti relativi al periodo d'imposta successivo a quello in cui viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il relativo decreto di approvazione. Nel caso in cui il decreto di approvazione degli studi revisionati sia pubblicato nella Gazzetta Ufficiale fra il primo gennaio ed il 31 marzo gli stessi entrano in vigore dal medesimo periodo d'imposta in cui i citati decreti sono pubblicati."».

 

5.79 (Testo 3)

ANGIUS, MONTALBANO, BARBIERI

V. testo 4

Dopo il comma 74, è inserito il seguente:

«74-bis. All'articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2006, n.296, dopo il primo periodo, inserire i seguenti: "Ai fini dell'accertamento l'Agenzia delle entrate ha l'onere di motivare e fornire elementi di prova per avvalorare i maggiori ricavi o compensi derivanti dall'applicazione degli indicatori di normalità economica di cui al presente comma sini alla entrata in vigore dei nuovi studi di settore varati secondo le procedure, anche di concertazione, della presente disciplina, approvati con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 20 marzo 2007. In ogni caso i contribuenti che dichiarano ricavi o compensi inferiori a quelli previsti dagli indicatori di cui al presente comma non sono soggetti ad accertamenti automatici."».

 

5.79 (Testo 4)

ANGIUS, MONTALBANO, BARBIERI

Approvato

Dopo il comma 74, è inserito il seguente:

«74-bis. All'articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2006, n.296, dopo il primo periodo, inserire i seguenti: "Ai fini dell'accertamento l'Agenzia delle entrate ha l'onere di motivare e fornire elementi di prova per avvalorare l'attribuzione dei maggiori ricavi o compensi derivanti dall'applicazione degli indicatori di normalità economica di cui al presente comma, approvati con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 20 marzo 2007, sinoall'entrata in vigore dei nuovi studi di settore varati secondo le procedure, anche di concertazione con le categorie, della disciplina richiamata dal presente comma. In ogni caso i contribuenti che dichiarano ricavi o compensi inferiori a quelli previsti dagli indicatori di cui al presente comma non sono soggetti ad accertamenti automatici."».

 

5.84 (testo 2)

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI, DIVINA, LEONI

Id. em. 5.79 testo 4

Dopo il comma 74, è inserito il seguente:

«74-bis. All'articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2006, n.296, dopo il primo periodo, inserire i seguenti: "Ai fini dell'accertamento l'Agenzia delle entrate ha l'onere di motivare e fornire elementi di prova per avvalorare l'attribuzione dei maggiori ricavi o compensi derivanti dall'applicazione degli indicatori di normalità economica di cui al presente comma, approvati con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 20 marzo 2007, sino all'entrata in vigore dei nuovi studi di settore varati secondo le procedure, anche di concertazione con le categorie, della disciplina richiamata dal presente comma. In ogni caso i contribuenti che dichiarano ricavi o compensi inferiori a quelli previsti dagli indicatori di cui al presente comma non sono soggetti ad accertamenti automatici."».

 

5.82 (Testo 2)

MANINETTI, POLI, AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA, CICCANTI, FORTE, RUGGERI, DE POLI, EUFEMI

V. testo 3

Dopo il comma 74 è inserito il seguente:

«74-bis. All'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n.146, il comma 2 è sostituito dai seguenti:

"2. In sede di elaborazione o di revisione degli studi sono introdotti degli indicatori di normalità economica tesi ad evidenziare anomalie nei dati dichiarati ai fini degli studi di settore.

2-bis. I ricavi, compensi o corrispettivi desumibili dall'applicazione degli indicatori di normalità economica di cui al comma precedente costituiscono presunzioni semplici prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza. In caso di accertamento spetta all'ufficio accertatore motivare e fornire elementi di prova a sostegno degli scostamenti riscontrati."».

 

5.82 (Testo 3)

MANINETTI, POLI, AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA, CICCANTI, FORTE, RUGGERI, DE POLI, EUFEMI

Precluso

Dopo il comma 74 è inserito il seguente:

«74-bis. All'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n.146, il comma 2 è sostituito dai seguenti:

"2. In sede di elaborazione o di revisione degli studi sono introdotti degli indicatori di normalità economica tesi ad evidenziare anomalie nei dati dichiarati ai fini degli studi di settore.

2-bis. I ricavi, compensi o corrispettivi desumibili dall'applicazione degli indicatori di normalità economica di cui al comma precedente costituiscono presunzioni semplici prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza. In caso di accertamento spetta all'ufficio accertatore motivare e fornire le prove a sostegno degli scostamenti riscontrati."».

 

5.83

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 74 è inserito il seguente:

«74-bis. All'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n.146 dopo il comma 2 sono inseriti i seguenti:

"2-bis. In sede di elaborazione o di revisione degli studi sono introdotti degli indicatori di normalità economica tesi ad evidenziare anomalie nei dati dichiarati ai fini degli studi di settore.

2-ter. I ricavi, compensi o corrispettivi desumibili dall'applicazione degli indicatori di normalità economica di cui al comma precedente costituiscono presunzioni semplici prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza. In caso di accertamento spetta all'ufficio accertatore motivare e fornire elementi di prova a sostegno degli scostamenti riscontrati."».

 

5.84

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI, DIVINA, LEONI

V. testo 2

Dopo il comma 74 è inserito il seguente:

«74-bis. All'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n. 146 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 2 è sostituito dal seguente: "2. In sede di elaborazione o di revisione degli studi sono introdotti degli indicatori di normalità economica tesi ad evidenziare anomalie nei dati dichiarati ai fini degli studi di settore.";

b) dopo il comma 2 è aggiunto il seguente: "2-bis. I ricavi, compensi o corrispettivi desumibili dall'applicazione degli indicatori di normalità economica di cui al secondo comma del presente articolo costituiscono presunzioni semplici prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza. In caso di accertamento spetta all'ufficio accertatore motivare e fornire elementi di prova a sostegno degli scostamenti riscontrati."»

 

5.85

EUFEMI, MANNINO

Ritirato

Dopo il comma 74 è inserito il seguente:

«74-bis. All'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n. 146 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 2 è sostituito dal seguente: "2. In sede di elaborazione o di revisione degli studi sono introdotti degli indicatori di normalità economica tesi ad evidenziare anomalie nei dati dichiarati ai fini degli studi di settore.";

b) dopo il comma 2 è aggiunto il seguente: "2-bis. I ricavi, compensi o corrispettivi desumibili dall'applicazione degli indicatori, di normalità economica di cui al secondo comma del presente articolo costituiscono presunzioni semplici prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza. In caso di accertamento spetta all'ufficio accertatore motivare e fornire elementi di prova a sostegno degli scostamenti riscontrati."».

 

5.820

EUFEMI

Ritirato

Dopo il comma 74 è inserito il seguente:

«74-bis. All'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n. 146 dopo il comma 2 sono inseriti seguenti:

"2-bis. In sede di elaborazione o dI revisione degli studi sono introdotti degli indicatori di normalità economica tesi ad evidenziare anomalie nei dati dichiarati ai fini degli studi di settore.

2-ter. I ricavi, compensi o corrispettivi desumibili dall'applicazione degli indicatori di normalità economica di cui al comma precedente costituiscono presunzioni semplici prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza. In caso di accertamento spetta all'ufficio accettato motivare e fornire elementi di prova a sostegno degli scostamenti riscontrati"».

 

5.87

MONTALBANO, ANGIUS

Ritirato

Dopo il comma 74 inserire il seguente:

«74-bis. All'articolo 15, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.602, in fine è aggiunto il seguente periodo: "Qualora le somme dovute emergano da un accertamento a mezzo studi di settore di cui all'articolo 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n.331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n.427 e l'incongruità risulti attestata ai sensi dell'articolo 10, comma 3-ter, della legge 8 maggio 1998, n.146, l'iscrizione a titolo provvisorio nei ruoli di cui al periodo precedente dovrà essere effettuata per un quarto degli ammontari corrispondenti.».

Conseguentemente, alla tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-1.000;

2009:-1.000;

2010:-1.000.

 

5.90

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Dopo il comma 74 è inserito il seguente:

«74-bis. All'articolo 15, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.602, in fine è aggiunto il seguente periodo: "Qualora le somme dovute emergano da un accertamento a mezzo studi di settore di cui all'articolo 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n.331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n.427 e l'incongruità risulti attestata ai sensi dell'articolo 10, comma 3-ter, della legge 8 maggio 1998, n.146, l'iscrizione a titolo provvisorio nei ruoli di cui al periodo precedente dovrà essere effettuata per un quarto degli ammontari corrispondenti."».

 

5.91

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Dopo il comma 74 inserire i seguenti:

«74-bis. Le disposizioni di cui ai commi 340, 341, 342 e 343, dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, si applicano anche ai comuni e ai comuni appartenenti alle comunità montane confinanti con il territorio delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano.

74-ter. Per le finalità di cui al comma precedente, la dotazione del fondo di cui al comma 340 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è incrementata di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

74-quater. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.».

Conseguentemente le dotazioni di parte corrente indicate nella tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008, una minore spesa di 200 milioni di euro.

 

5.95

LOSURDO

Respinto

Dopo il comma 74, aggiungere il seguente:

«48. Alle imprese di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 18 maggio 2001 n.227 si applica l'articolo 45, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446».

Conseguentemente, alla Tabella A voce: Ministero dell'economia e delle finanze, sono apportate le seguenti variazioni:

2008-500.000;

2009-500.000;

2010-500.000.

 

5.100

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, CASTELLI

Respinto

Dopo il comma 74, aggiungere il seguente:

«74-bis. L'articolo 12 del decreto-legge 28 marzo 1997, n.79, convertito, con modificazioni, con legge 28 maggio 1997, n.140, è soppresso».

 

5.101

CICCANTI

Respinto

Dopo il comma 74, inserire il seguente:

«74-bis. L'addizionale comunale sui diritti di imbarco di passeggeri sugli aeromobili, istituita con l'articolo 2, comma 11, della legge 24 dicembre 2003, n.350, e successive modificazioni è aumentata, in favore dei Comuni aventi diritto, di 20 centesimi a partire dal 1º gennaio 2008».

 

5.103

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, STIFFONI

Respinto

Dopo il comma 74, aggiungere il seguente:

«74-bis. All'articolo 4, comma 4, del decreto legislativo 4 maggio 2001, n.207, e successive modificazioni, le parole: "31 dicembre 2007" sono sostituite con le seguenti: "31 dicembre 2008". Le disposizioni di cui all'articolo 4, commi 5, 6 e 7 del decreto legislativo 4 maggio 2001, n.207, e successive modificazioni, si applicano anche alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza di cui alla legge 17 luglio 1890, n.6972».

Conseguentemente l'articolo 62 è soppresso.

 

5.106

POLLEDRI

Respinto

Dopo il comma 74, aggiungere il seguente:

«74-bis. Nelle sale dove si svolge il gioco del bingo, di cui al decreto ministeriale 31 gennaio 2000, n.29, e nei locali a queste collegate, non possono, in ogni caso, essere installati gli apparecchi per intrattenimento di cui all'articolo 110 del regio decreto 18 giugno 1931, n.773».

Conseguentemente ridurre in maniera lineare gli stanziamenti di parte corrente iscritti nella tabella C in misura da conseguire una riduzione di pesa pari a 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008-2010.

 

5.114

TOFANI

Respinto

Dopo il comma 74, aggiungere il seguente:

«74-bis. Le disposizioni di cui all'articolo 24, comma 5 della legge 23 dicembre 2000, n.388, e successive modificazioni sono ulteriormente prorogate al 31 dicembre 2008».

Conseguentemente, ridurre del 20 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente della tabella C.

 

5.115

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 74, aggiungere il seguente:

«74-bis. Nell'articolo 37, al comma 33, del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248, dopo le parole: "trasmettono telematicamente" sono inserite le seguenti: ", entro il mese di liquidazione dell'imposta sul valore aggiunto ovvero entro il 28 febbraio di ciascun anno in relazione all'ultimo trimestre per i soggetti di cui all'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 14 ottobre 1999, n.542,"».

 

5.119

NOVI, FERRARA

Respinto

Dopo il comma 74, aggiungere il seguente:

«74-bis. All'articolo 76 della legge 29 settembre 1973, n.602, al comma 1, la parola: "ottomila", è sostituita dalla seguente: "10.000".

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle seguenti: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498". Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«1-bis. L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

5.807

VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Ritirato

Sopprimere i commi 77, 78 e 79.

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle seguenti: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 5

 

5.0.3

BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Ritirato

Dopo l'articolo 5, inserire il seguente:

«Art. 5-bis.

(Introduzione di un tetto massimo all'imposizione tributaria)

1. Nel decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, dopo l'articolo 11, inserire il seguente:

"Art. 11-bis. - (Tetto massimo di imposizione tributaria lorda). - 1. A decorrere dall'anno di imposta 2007, il totale dei tributi lordi di cui al successivo comma 3 corrisposti dai soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, in rapporto al reddito complessivo dichiarato in ciascun periodo d'imposta, non può eccedere le seguenti aliquote per scaglioni di reddito:

a) fino a 15 mila euro, 30 per cento;

b) oltre 15 mila euro e fino a 28 mila euro, 35 per cento;

c) oltre 28 mila euro e fino a 55 mila euro, 40 per cento;

d) oltre 55 mila euro e fino a 75 mila euro, 45 per cento;

e) oltre 75 mila euro, 50 per cento.

2. Il tetto massimo di imposizione tributaria lorda è determinato applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili indicati nell'articolo 10, le aliquote per scaglioni di reddito indicate al precedente comma 1.

3. L'imposizione tributaria lorda totale a carico del contribuente è determinata sommando all'imposta lorda sul reddito personale di cui al precedente articolo 11, gli importi relativi alle addizionali regionali, provinciali e comunali, all'lRAP, all'ICI e alla tariffa sui rifiuti, che in base a idonea certificazione risultino versati dal contribuente stesso nel corso dell'anno di imposta.".

2. Nel medesimo decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, dopo l'articolo 12, inserire il seguente articolo:

"Art. 12-bis. - (Detrazione per il rispetto del tetto massimo di imposizione tributaria lorda). - 1. Se l'imposizione tributaria effettiva totale di cui al comma 3, articolo 11-bis supera il tetto massimo di imposizione tributaria lorda determinato come indicato al comma 2 del medesimo articolo 11-bis, al contribuente spetta una detrazione pari alla differenza tra l'imposizione tributaria effettiva totale e il tetto massimo di imposizione tributaria lorda.".

3. L'onere derivante dall'applicazione delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non può superare il limite di 1.548 milioni di euro per l'anno 2008, di 1.520 milioni di euro per l'anno 2009, di 3.048 milioni di euro per gli anni 2010 e 2011 e di 1.898 milioni di euro a decorrere dal 2012.

4. Il Ministro dell'economia e delle finanze con proprio decreto, stabilisce le modalità di attuazione del presente articolo ai fini del rispetto dell'onere massimo indicato al precedente comma 3».

Conseguentemente, sopprimere l'articolo 62.

 

5.0.4

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo l'articolo 5, è inserito il seguente:

«Art. 5.-bis.

(Detassazione del reddito di impresa e di lavoro autonomo reinvestito)

1. È escluso dall'imposizione del reddito di impresa e di lavoro autonomo il 50 per cento del volume degli investimenti in beni strumentali realizzati nel periodo d'imposta successivo alla data di entrata in vigore della presente legge in eccedenza rispetto alla media degli investimenti realizzati nei cinque periodi di imposta precedenti, con facoltà di escludere dal calcolo della media il periodo in cui l'investimento è stato maggiore.

2. L'incentivo si applica anche alle spese sostenute per servizi, utilizza bili dal personale, di assistenza negli asili nido ai bambini di età inferiore a tre anni, e alle spese sostenute per la formazione e l'aggiornamento del personale. A questo importo si aggiunge anche il costo del personale impegnato nell'attività di formazione e aggiornamento, fino a concorrenza del 20 per cento del volume delle relative retribuzioni complessivamente corrisposte in ciascun periodo di imposta. L'attestazione di effettività delle spese sostenute è rilasciata dal presidente del collegio sindacale ovvero, in mancanza, da un revisore dei conti o da un professionista iscritto nell'albo dei revisori dei conti, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali o in quello dei consulenti del lavoro, nelle forme previste dall'articolo 13, comma 2, del decreto-legge 28 marzo 1997, n.79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n.140, e successive modificazioni, ovvero dal responsabile del centro di assistenza fiscale.

3. L'incentivo fiscale di cui ai commi 1 e 2 si applica anche alle imprese e ai lavoratori autonomi in attività alla data del 1 gennaio 2008, anche se con un'attività d'impresa o di lavoro autonomo inferiore ai cinque anni. Per tali soggetti la media degli investimenti da considerare è quella risultante dagli investimenti effettuati nei periodi d'imposta precedenti al 2008 o a quello successivo, con facoltà di escludere dal calcolo della media il periodo in cui l'investimento è stato maggiore.

4. Per investimento si intende la realizzazione nel territorio dello Stato di nuovi impianti, il completamento di opere sospese, l'ampliamento, la riattivazione, l'ammodernamento di impianti esistenti e l'acquisto di beni strumentali nuovi anche mediante contratti di locazione finanziaria. L'investimento immobiliare è limitato ai beni strumentali per natura.

5. I fabbricanti titolari di attività industriali a rischio di incidenti rilevanti, individuate ai sensi del decreto legislativo 17 agosto 1999, n.334, possono usufruire degli incentivi tributari di cui ai commi 1 e 2 solo se è documentato l'adempimento degli obblighi e delle prescrizioni di cui al citato decreto.

6. L'incentivo fiscale è revocato se l'imprenditore o il lavoratore autonomo cedono a terzi o destinano i beni oggetto degli investimenti a finalità estranee all'esercizio di impresa o all'attività di lavoro autonomo entro il secondo periodo di imposta successivo all'acquisto, ovvero entro il quinto periodo di imposta successivo in caso di beni immobili.

7. Le modalità di applicazione dell'incentivo fiscale sono, per il resto, le stesse disposte con l'articolo 3 del decreto-legge 10 giugno 1994, n.357, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1994, n.489».

Conseguentemente, all'articolo 18, comma 1, le parole: «non superiore a 9.100 milioni di euro» sono sostituite con le seguenti: «non superiore a 7.000 milioni di euro».

 

5.0.6

BATTAGLIA ANTONIO

Respinto

Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:

«Art. 5-bis.

(Riduzione aliquota di accisa per i GPL usati come carburante)

1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, l'aliquota di accisa sui gas di petrolio liquefatti (GPL) usati come carburante, di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali ed amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.504, e successive modificazioni, è ridotta a euro 200,00 per mille chilogrammi di prodotto.

2. L'aliquota di accisa sul gasolio usato come carburante, di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali ed amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.504, e successive modificazioni, e'aumentata a euro 423,91504 per mille litri di prodotto.

3. Per i soggetti di cui all'articolo 5, commi 1 e 2, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n.452, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.16, il maggior onere conseguente alla disposizione di cui al comma 2 e'rimborsato, anche mediante la compensazione di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, e successive modificazioni, a seguito della presentazione di apposita dichiarazione ai competenti Uffici dell'Agenzia delle dogane, secondo le modalita'e con gli effetti previsti dal regolamento recante disciplina dell'agevolazione fiscale a favore degli esercenti le attività di trasporto merci, di cui al decreto del Presdente della Repubblica 9 giugno 2000, n.277. Tali effetti rilevano altresi'ai fini delle disposizioni di cui al titolo I del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446. L'efficacia delle disposizioni di cui al presente comma e'subordinata alla preventiva approvazione da parte della Commissione europea ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea.

4. Sono fatti salvi gli effetti derivanti dalle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 10, del decreto-legge 21 febbraio 2005, n.16, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 aprile 2005, n.58, nonché dell'articolo 2, comma 58 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n.262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n.286 e dell'articolo 6 del decreto legislativo 22 febbraio 2007, n.26.».

 

5.0.7

BERSELLI

Respinto

Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:

«Art. 5-bis.

(Riduzione aliquota di accisa per i GPL usati come carburante)

1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, l'aliquota di accisa sui gas di petrolio liquefatti (GPL) usati come carburante, di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali ed amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.504, e successive modificazioni, è ridotta a euro 125,00 per mille chilogrammi di prodotto.

2. L'aliquota di accise sul gasolio usato come carburante di cui all'Allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo n.504 del 1995, e successive modificazioni, è aumentata a euro 409,71064 per mille litri di prodotto.».

 

5.0.17

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Dopo l'articolo 5, è introdotto il seguente:

«Art. 5-bis.

1. Le compagnie aeree di trasporto civile alle quali è stata sospesa dall'ENAC la licenza di esercizio per crisi aziendale economico-finanziaria da almeno novanta giorni, possono, nel solo caso di ripresa dell'attività, al fine di agevolare il ripristino, entro i dodici mesi successivi, di almeno il sessanta per cento dei posti di lavoro subordinato occupati prima dello stato di crisi con conseguente riattivazione della licenza ENAC, transare gli eventuali debiti per rivalsa IRPEF e addizionali comunali e regionali, per imposte dirette ed indirette dovute anche se non ancora richieste, risultanti sino al mese precedente la sospensione della licenza d'esercizio, nella misura del cinquanta per cento oltre a interessi e senza applicazione di sanzioni amministrative.

2. L'importo a debito così risultante viene iscritto a ruolo e potrà essere rateizzato a richiesta del debitore secondo quanto stabilito dall'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973 n.602. Non si applica la disposizione dell'ultima parte del primo comma dell'articolo 19 qui richiamato.

3. In tali circostanze non trovano applicazione le disposizioni degli articoli 10-bis e 10-ter del decreto legislativo 10 marzo 2000 n.74.

4. Sono altresì ridotti al cinquanta per cento i contributi previdenziali risultanti impagati sino al mese precedente quello in cui è avvenuta la sospensione della licenza di esercizio, esclusa la parte a carico dei dipendenti. L'importo a debito così determinato viene iscritto a ruolo e potrà essere rateizzato a richiesta della parte debitrice secondo quanto stabilito dall'articolo 7 del decreto legislativo n.46 del 26 febbraio 1999.

5. Per le rateizzazioni già in corso sia per imposte dirette che indirette che per contributi previdenziali dovrà essere emesso sgravio per il cinquanta per cento degli importi a ruolo non ancora pagati su istanza della parte debitrice.

6. È altresì consentito il ricorso alla Cassa integrazione guadagni speciale decorrente dal mese successivo a quello nel quale è avvenuta la sospensione dell'attività operativa. La richiesta dovrà essere presentata a cura della parte interessata entro dodici mesi dalla data di sospensione dell'attività operativa.

7. Le domande, corredate della documentazione richiesta, dovranno essere presentate direttamente al Ministero dell'economia il quale, sentito il parere del Ministero dei trasporti, ne stabilirà l'ammissibilità.

8. La presentazione della richiesta di transazione sospende i termini per l'accertamento di cui agli articoli 36-bis e 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973 n.600 dalla data di presentazione della stessa e sino alla data della pronuncia da parte del Ministero dell'Economia. Tale sospensione dovrà essere fatta valere dall'interessato con istanza presentata al competente ufficio dell'Agenzia delle entrate entro sessanta giorni dalla notifica degli atti che rilevano irregolarità per le imposte oggetto della presente legge.

9. Potranno accedere alle agevolazioni ivi previste gli Enti per i quali la ripresa dell'attività di trasporto aereo civile si è verificata negli anni 2007 e 2008.

10. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate sono stabilite le disposizioni attuative e le modalità di trasmissione delle richieste».

Conseguentemente è soppresso l'articolo 62.

 

ARTICOLO 6 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 6.

Approvato

(Trasporto pubblico locale)

1. Al fine di promuovere lo sviluppo del trasporto pubblico locale, nella prospettiva del processo di riforma del settore, è istituito, nello stato di previsione del Ministero dei trasporti, un fondo di 500 milioni di euro per l'anno 2008.

2. La disponibilità del fondo di cui al comma 1 è destinata per 220 milioni di euro all'adeguamento dei trasferimenti statali alle regioni al fine di garantire l'attuale livello dei servizi, ivi incluso il recupero dell'inflazione, per 150 milioni di euro per le finalità di cui al comma 1031 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, e per 130 milioni di euro per il finanziamento dell'articolo 9 della legge 26 febbraio 1992, n.211.

3. Le risorse per l'adeguamento dei trasferimenti statali alle regioni sono ripartite con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.

4. Al Ministero dei trasporti è altresì destinata una quota pari a 4 milioni di euro a decorrere dal 2008 per la riattivazione, in via d'urgenza, dei lavori di realizzazione di sistemi innovativi di trasporto in ambito urbano, interrotti in relazione all'apertura di procedimenti tesi a riesaminare le procedure contrattuali da parte della Corte di giustizia delle Comunità europee.

5. All'articolo 1, comma 1031, della legge 27 dicembre 2006, n.296, dopo la lettera c) sono aggiunte le seguenti:

«c-bis) per l'acquisto di elicotteri destinati ad un servizio minimo di trasporto pubblico locale per garantire collegamenti con isole minori con le quali esiste un fenomeno di pendolarismo;

c-ter) all'acquisto dei veicoli di cui alle lettere a) e b) è riservato almeno il 50 per cento della dotazione del fondo».

6. Gli interventi finanziati, ai sensi e con le modalità della legge 26 febbraio 1992, n.211, con le risorse di cui al comma 2, individuati con decreto del Ministro dei trasporti, sono destinati al completamento delle opere in corso di realizzazione in misura non superiore al 20 per cento. Il finanziamento di nuovi interventi è subordinato all'esistenza di parcheggi di interscambio, ovvero alla loro realizzazione, che può essere finanziata con le risorse di cui al comma 2.

7. Le modalità di cui all'articolo 1, comma 3, del decreto-legge 21 febbraio 2005, n.16, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 aprile 2005, n.58, si applicano anche alle risorse di cui all'articolo 23, comma l, del decreto-legge 24 dicembre 2003, n.355, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n.47.

8. Ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2008 per l'acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale ed interregionale, spetta una detrazione dall'imposta lorda, fino alla concorrenza del suo ammontare, nella misura del 19 per cento per un importo delle spese stesse non superiore a 250 euro. La detrazione spetta sempreché le spese stesse non siano deducibili nella determinazione dei singoli redditi che concorrono a formare il reddito complessivo. La detrazione spetta anche se la spesa è stata sostenuta nell'interesse delle persone indicate nell'articolo 12 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, che si trovino nelle condizioni indicate nel comma 2 del medesimo articolo 12.

 

EMENDAMENTI

 

6.4

MARTINAT

Ritirato

Al comma 2, sostituire le parole: «220 milioni di euro» con le seguenti: «100 milioni di euro».

Conseguentemente allo stesso comma 2, sostituire le parole: «130 milioni di euro»con le seguenti: «250 milioni di euro».

 

6.5

CICCANTI

Ritirato

Al comma 2 sostituire le parole: «l'attuale livello dei servizi, ivi incluso il recupero dell'inflazione» con le parole: «incluso l'adeguamento all'inflazione, l'attuale livello dei servizi previsti all'articolo 8 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n.442 in accordo con l'articolo 4, comma 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 novembre 2000, da ripartisi in base ai chilometri di rete esercita da ciascuna azienda».

Al comma 4 sostituire la lettera c-ter con le seguenti:

«c-ter. All'acquisto dei veicoli di cui ai precedenti punti a) e b) è riservato almeno il 40% della dotazione del Fondo;

c-quater. All'acquisto dei veicoli di cui al precedente punto c-ter) da destinare ai servizi di competenza regionale di cui all'art. 8 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n.422 e successive modificazioni è riservato, per le aree di cui all'articolo 5, paragrafo 1, del Regolamento CE 1083/2006, almeno il 40% della dotazione del Fondo, da ripartirsi in base allo sviluppo chilometrico complessivo previsto in concessione».

Conseguentemente ridurre in proporzione tutte le rubriche dell'allegata tabella A per gli anni 2008, 2009 e 2010.

 

6.6

GHIGO, VEGAS, FERRARA

Respinto

Al comma 2, le parole: «130 milioni di euro», sono sostituite dalle seguenti: «300 milioni di euro».

Conseguentemente, sopprimere gli articoli 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72.

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle cifre: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsto dal predetto accordo».

 

6.10

STORACE, LOSURDO, MORSELLI

Respinto

Al comma 5, sopprimere la lettera c-bis).

 

6.11

CICCANTI, FORTE

Ritirato

Al comma 5, sostituire la lettera c-ter), con le seguenti:

«c-ter) all'acquisto dei veicoli di cui ai precedenti punti a) e b) è riservato almeno il 40% della dotazione del Fondo;

c-quater) all'acquisto dei veicoli di cui al precedente punto c-ter) da destinare ai servizi di competenza regionale di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n.422, e successive modificazioni è riservato, per le aree di cui all'articolo 5, paragrafo 1 del Regolamento CE 1083/2006, almeno il 40% della dotazione del Fondo, da ripartirsi in base allo sviluppo chilometrico complessivo previsto in concessione».

 

6.13

STORACE, LOSURDO, MORSELLI

Ritirato

Al comma 6, sostituire le parole: «non superiore al 20 per cento» con le seguenti: «non superiore al 35 per cento».

 

6.15

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, STIFFONI

Ritirato

Al comma 8, sostituire le parole: «a 250 euro» con le parole: «a 300 euro».

Conseguentemente, alla tabella C ridurre gli stanziamenti delle unità previsionali di base di parte corrente di 0,1 punti per cento.

 

ARTICOLO 6-BIS INTRODOTTO DALLA COMMISSIONE

Art. 6-bis.

Approvato

(Fondo per la mobilità alternativa nei centri storici)

1. Per favorire i processi di mobilità alternativa nei centri storici di città di particolare rilievo urbanistico e culturale già riconosciuti dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità, è istituito un fondo nello stato di previsione del Ministero dei trasporti pari a 4 milioni di euro annui, per gli anni 2008, 2009 e 2010.

 

EMENDAMENTO

 

6-bis.800

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere l'articolo.

 

ARTICOLO 7 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 7.

Approvato con un emendamento

(Incentivazioni fiscali per il cinema)

1. Ai soggetti di cui all'articolo 73 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e ai titolari di reddito di impresa ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, non appartenenti al settore cinematografico ed audiovisivo, associati in partecipazione ai sensi dell'articolo 2549 del codice civile, è riconosciuto per gli anni 2008, 2009 e 2010 un credito d'imposta nella misura del 40 per cento, fino all'importo massimo di euro 1.000.000 per ciascun periodo d'imposta, dell'apporto in denaro effettuato per la produzione di opere cinematografiche riconosciute di nazionalità italiana ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.28. Il beneficio si applica anche ai contratti di cui all'articolo 2554 del codice civile.

2. Le imprese di produzione cinematografica destinatarie degli apporti di cui al comma 1 hanno l'obbligo di utilizzare l'80 per cento di dette risorse nel territorio nazionale, impiegando mano d'opera e servizi italiani e privilegiando la formazione e l'apprendistato in tutti i settori tecnici di produzione.

3. Ai fini delle imposte sui redditi è riconosciuto un credito d'imposta:

a) per le imprese di produzione cinematografica, in misura pari al 15 per cento del costo complessivo di produzione di opere cinematografiche, riconosciute di nazionalità italiana ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.28, e, comunque, fino all'ammontare massimo annuo di euro 3.500.000 per ciascun periodo d'imposta, condizionato al sostenimento sul territorio italiano di spese di produzione per un ammontare complessivo non inferiore, per ciascuna produzione, all'80 per cento del credito d'imposta stesso;

b) per le imprese di distribuzione cinematografica, pari:

1) al 15 per cento delle spese complessivamente sostenute per la distribuzione nazionale di opere di nazionalità italiana riconosciute di interesse culturale ai sensi dell'articolo 7 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.28, con un limite massimo annuo di euro 1.500.000 per ciascun periodo d'imposta;

2) al 10 per cento delle spese complessivamente sostenute per la distribuzione nazionale di opere di nazionalità italiana, espressione di lingua originale italiana, con un limite massimo annuo di euro 2.000.000 per ciascun periodo d'imposta;

3) al 20 per cento dell'apporto in denaro effettuato mediante i contratti di cui agli articoli 2549 e 2554 del codice civile, per la produzione di opere filmiche di nazionalità italiana riconosciute di interesse culturale ai sensi dell'articolo 7 del citato decreto legislativo n.28 del 2004, con un limite massimo annuo di euro 1.000.000 per ciascun periodo d'imposta;

c) per le imprese di esercizio cinematografico, pari:

1) al 30 per cento delle spese complessivamente sostenute per 1'introduzione e acquisizione di impianti e apparecchiature destinate alla proiezione digitale, con un limite massimo annuo non eccedente, per ciascuno schermo, euro 50.000;

2) al 20 per cento dell'apporto in denaro effettuato mediante i contratti di cui agli articoli 2549 e 2554 del codice civile, per la produzione di opere cinematografiche di nazionalità italiana riconosciute di interesse culturale ai sensi dell'articolo 7 del decreto legislativo n.28 del 2004, con un limite massimo annuo di euro 1.000.000 per ciascun periodo d'imposta.

4. Con riferimento alla medesima opera filmica, i benefici di cui al comma 3 non sono cumulabili a favore della stessa impresa ovvero di imprese che facciano parte dello stesso gruppo societario nonché di soggetti legati tra loro da un rapporto di partecipazione ovvero controllati anche indirettamente dallo stesso soggetto ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile.

5. I crediti d'imposta di cui ai commi 1 e 3 spettano per il periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007 e per i due periodi d'imposta successivi.

6. Gli apporti di cui ai commi 1 e 3, lettere b), numero 3), e c), numero 2), non possono, in ogni caso, superare complessivamente il limite del 49 per cento del costo di produzione della copia campione dell'opera filmica e la partecipazione complessiva agli utili degli associati non può superare il 70 per cento degli utili derivanti dall'opera filmica.

7. I crediti d'imposta di cui ai commi 1 e 3, lettere b), numero 3), e c), numero 2), possono essere fruiti a partire dalla data di rilascio del nulla osta di proiezione in pubblico del film di cui alla legge 21 aprile 1962, n.161, e previa attestazione rilasciata dall'impresa di produzione cinematografica del rispetto delle condizioni richieste ai sensi dei commi 2 e 6. I suddetti crediti d'imposta non concorrono alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi e del valore della produzione ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive, non rilevano ai fini del rapporto di cui agli articoli 96 e 109, comma 5, del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e sono utilizzabili esclusivamente in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241.

8. Gli apporti per la produzione e per la distribuzione di cui ai commi 1 e 3 sono considerati come risorse reperite dal produttore per completare il costo del film ai fini dell'assegnazione dei contributi di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.28, e successive modificazioni. In ogni caso, tali contributi non possono essere erogati per una quota percentuale che, cumulata con gli apporti di cui al presente articolo, superi l'80 per cento del costo complessivo rispettivamente afferente alle spese di produzione della copia campione e alle spese di distribuzione nazionale del film.

9. Le disposizioni applicative dei commi da 1 a 8 sono dettate con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge. Il predetto decreto è adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro per lo sviluppo economico.

10. L'efficacia dei commi da 1 a 9 è subordinata, ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, all'autorizzazione della Commissione europea. Il Ministero per i beni e le attività culturali provvede a richiedere l'autorizzazione alla Commissione europea. Le agevolazioni possono essere fruite esclusivamente in relazione agli investimenti realizzati e alle spese sostenute successivamente alla data della decisione di autorizzazione della Commissione europea.

11. Alle imprese nazionali di produzione esecutiva e di post-produzione è riconosciuto un credito d'imposta, per il periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007 e per i due esercizi successivi, in relazione a film, o alle parti di film, girati sul territorio nazionale, utilizzando mano d'opera italiana, su commissione di produzioni estere, in misura pari al 25 per cento del costo di produzione della singola opera e comunque con un limite massimo, per ciascuna opera filmica, di euro 5.000.000.

12. Le disposizioni applicative del comma 11 sono dettate con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge. Il predetto decreto è adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro per lo sviluppo economico.

13. Il credito d'imposta di cui al comma 11 non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi e del valore della produzione ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive, non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 96 e 109, comma 5, del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, ed è utilizzabile esclusivamente in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241.

14. L'efficacia dei commi da 11 a 13 è subordinata, ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, all'autorizzazione della Commissione europea. Il Ministero per i beni e le attività culturali provvede a richiedere l'autorizzazione alla Commissione europea. L'agevolazione può essere fruita esclusivamente in relazione al costo sostenuto successivamente alla data della decisione di autorizzazione della Commissione europea.

 

EMENDAMENTI

 

7.2

FRANCO PAOLO, POLLEDRI

Respinto

Al comma 1 sostituire le parole: «nella misura del 40 per cento, fino all'importo massimo di euro 1.000.000,00» con le seguenti: «nella misura del 20 per cento, fino all'importo massimo di euro 500.000».

Al comma 3, lettera a), sostituire le parole: «15 per cento» con le seguenti: «5 per cento»; lettera b) sostituire le parole: «15 per cento» e «10 per cento» e «20 per cento» con le seguenti: «5 per cento» e «5 per cento» e «10 per cento»; lettera c), sostituire le parole: «30 per cento» e «20 per cento» con le seguenti: «15 per cento» e «10 per cento».

 

7.3

STORACE, LOSURDO, MORSELLI

Ritirato

Al comma 3 lettera a), dopo il periodo: «per le imprese di produzione cinematografica»aggiungere la parola: «italiane».

 

7.5

BORDON

V. testo 2

Dopo il comma 14, inserire i seguenti:

«14-bis. Dopo l'articolo 24 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.28, sono inseriti i seguenti:

"Art. 24-bis. - (Agevolazioni fiscali in favore della produzione e della distribuzione cinematografica). - 1. Non concorrono a formare il reddito imponibile ai fini delle imposte dirette gli utili dichiarati dalle imprese di produzione e di distribuzione cinematografica che li impiegano nella produzione o nella distribuzione dei film di cui all'articolo 2, commi 2, 4, 5 e 6, riconosciuti di nazionalità italiana ai sensi dell'articolo 5 o di coproduzione ai sensi dell'articolo 6. Tale beneficio è concesso solo alle imprese che tengono la contabilità ordinaria ai sensi degli articoli 13 e 18, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, e successive modificazioni.

2. Non concorrono a formare il reddito imponibile, ai fini delle imposte dirette, nel limite massimo del 30 per cento, gli utili dichiarati dalle imprese italiane operanti in settori diversi da quello cinematografico, le quali, da sole o per mezzo di accordi con società di produzione e di distribuzione cinematografica, li impiegano nella produzione o nella distribuzione dei film di cui all'articolo 2, commi 2, 4, 5 e 6, riconosciuti di nazionalità italiana ai sensi dell'articolo 5 o di coproduzione ai sensi dell'articolo 6. Tale beneficio è concesso solo ai soggetti che tengono la contabilità ordinaria ai sensi degli articoli 13 e 18, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, e successive modificazioni.

3. Sono detraibili le spese di sponsorizzazione, come definita ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro delle poste e delle telecomunicazioni 9 dicembre 1993, n.581, dichiarate dalle imprese residenti in Italia e operanti in settori diversi da quello cinematografico, nel limite massimo del 30 per cento dei costi ammissibili dell'opera e destinate alla produzione dei film di cui all'articolo 2, commi 2, 4, 5 e 6, del presente decreto, riconosciuti di nazionalità italiana ai sensi dell'articolo 5 o di coproduzione ai sensi dell'articolo 6 del presente decreto. Tale beneficio è concesso solo ai soggetti che tengono la contabilità ordinaria, ai sensi degli articoli 13 e 1 g, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, e successive modificazioni, e l'attività di sponsorizzazione può realizzarsi anche mediante prestazione di beni e servizi.

4. A decorrere dall'anno 2007, le erogazioni liberali in denaro, per un importo non superiore a 20.000 euro, effettuate da persone fisiche a favore di imprese di produzione, distribuzione, diffusione dei film di cui all'articolo 2, commi 2, 4, 5 e 6, riconosciuti di nazionalità italiana ai sensi dell'articolo 5 o di coproduzione ai sensi dell'articolo 6, sono deducibili dal reddito complessivo determinato ai sensi del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917.

5. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro, sono stabilite le disposizioni attuative del presente articolo con particolare riguardo alle procedure di controllo rivolte a verificare l'attendibilità e la trasparenza dei programmi degli investimenti, alla cumulabilità degli incentivi, nonché alle specifiche cause di revoca totale o parziale dei benefici e di applicazione delle sanzioni.

6. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, ad eccezione di quelli di cui al comma 4, si provvede a valere sulle risorse dell'articolo 12, comma 1.

Art. 24-ter. - (Modalità e limiti all'utilizzo delle agevolazioni fiscali previste dall'articolo 24-bis). - 1. Le agevolazioni di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 24-bis competono fino alla concorrenza del costo di produzione e di distribuzione e non possono eccedere il reddito imponibile al netto degli ammortamenti calcolati con l'aliquota massima. Le agevolazioni competono sulla parte degli utili accantonati che non superi la differenza tra il reddito di esercizio e l'utile distribuito. I costi sono certificati secondo modalità indicate nel decreto di cui al comma 5 dell'articolo 24-bis e comprovati mediante idonea documentazione ai sensi dell'articolo20.

2. Le agevolazioni devono essere richieste espressamente in sede di dichiarazione annuale dei redditi con l'indicazione della parte di utile che si intende reinvestire. Alla dichiarazione annuale dei redditi deve essere unito il progetto di massima degli investimenti che contempli le date di inizio della fase realizzativa dell'opera filmica e di conclusione delle attività che concorrono unitariamente alla produzione della stessa opera. Le agevolazioni sono cumulabili integralmente con quelle previste dall'articolo 10 e fino al 100 per cento del costo di ciascun film con quelle previste dagli articoli 13 e 14, secondo quote stabilite, anticipatamente e nei limiti di legge, dai beneficiari.

3. Per usufruire dei benefici l'opera filmica e le attività che concorrono unitariamente alla produzione della stessa opera devono iniziare entro diciotto mesi dalla data di presentazione della dichiarazione dei redditi e devono essere concluse entro trenta mesi dalla data di inizio precedentemente fissata.

4. Il termine di trenta mesi può essere prorogato per un periodo massimo di ulteriori dieci mesi qualora la produzione dell'opera filmica da realizzare, per la sua durata o per particolari difficoltà oggettive di realizzazione, non possa essere conclusa entro il predetto termine di trenta mesi. A tal fine deve essere inoltrata apposita istanza al Ministero - Direzione generale per il cinema, corredata della documentazione necessaria a comprovare la effettiva necessità della proroga; il Ministero Direzione generale per il cinema si pronuncia su tali istanze entro i sessanta giorni successivi, potendo concedere un termine di proroga anche inferiore a quello richiesto. Il Ministero comunica al Ministero dell'economia e delle finanze, per i relativi adempimenti fiscali, le decisioni di proroga adottate.

5. L'inosservanza degli obblighi previsti dal presente articolo comporta il recupero delle imposte non pagate e l'applicazione delle sanzioni vigenti in materia".

14-ter. Il decreto di cui al comma 5 dell'articolo 24-bis del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.28, introdotto dal comma l del presente articolo, è adottato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge».

Conseguentemente, all'articolo 96, comma 1, Tabella A ivi richiamata, alla rubrica: «Ministero dell'economia e delle finanze», apportare le seguenti modificazioni:

2008:-50.000;

2009:-50.000;

2010:-50.000.

 

7.5 (testo 2)

BORDON

Approvato

Dopo il comma 13, inserire i seguenti:

«13-bis. Non concorrono a formare il reddito imponibile ai fini delle imposte dirette gli utili dichiarati dalle imprese di produzione e di distribuzione cinematografica che li impiegano nella produzione o nella distribuzione dei film di cui all'articolo 2, commi 2, 4, 5 e 6, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, riconosciuti di nazionalità italiana ai sensi dell'articolo 5 del citato decreto legislativo ed espressione di lingua originale italiana. Tale beneficio è concesso solo alle imprese che tengono la contabilità ordinaria ai sensi degli articoli 13 e 18, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni.

13-ter. Non concorrono a formare il reddito imponibile, ai fini delle imposte dirette, nel limite massimo del 30 per cento, gli utili dichiarati dalle imprese italiane operanti in settori diversi da quello cinematografico, le quali, da sole o per mezzo di accordi con società di produzione e di distribuzione cinematografica, li impiegano nella produzione o nella distribuzione dei film di cui all'articolo 2, commi 2, 4 e 5 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, riconosciuti di nazionalità italiana ai sensi dell'articolo 5 del citato decreto legislativo. Tale beneficio è concesso solo ai soggetti che tengono la contabilità ordinaria ai sensi degli articoli 13 e 18, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni.

13-quater. Le disposizioni applicative dei commi 13-bis e 13-ter sono dettate con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge. Il predetto decreto è adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro per lo sviluppo economico.

13-quinquies. Le agevolazioni previste dai commi 13-bis e 13-ter sono usufruibili entro il limite di spesa di 5 milioni di euro per il 2008, 10 milioni di euro per il 2009 e 15 milioni di euro per il 2010.

13-sexies. Allo scopo di assicurare lo sviluppo e l'adeguamento tecnico e tecnologico delle sale cinematografiche e, di conseguenza, una sempre migliore fruizione del prodotto cinematografico sul territorio, al Fondo di cui all'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, e successive modificazioni, è assegnato un contributo straordinario di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010. Tale contributo, in deroga al comma 4 del medesimo articolo 12 del citato decreto legislativo, è finalizzato a favore degli interventi di cui al comma 3, lettera c) del citato articolo 12.".

Conseguentemente, al comma 14, sostituire le parole: "L'efficacia dei commi da 11 a 13" con le seguenti: "L'efficacia dei commi da 11 a 13-ter".

Conseguentemente, alla tabella A, voce: «Ministero dell'economia e delle finanze», apportare le seguenti variazioni:

2008:-7.000;

2009:-12.000;

2010:-17.000.

 

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 7

 

7.0.10

VEGAS, FERRARA

Respinto

Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:

«Art. 7-bis.

(Disposizioni in materia di società cooperative)

1. L'articolo 12 della legge 16 dicembre 1977, n.904, come modificato dall'articolo 6 del decreto-legge 15 aprile 1992, n.63, convertito nella legge 15 giugno 199:4, n.112, e successive modificazioni, si applica esclusivamente alle cooperative di qualsiasi tipo ed ai loro consorzi, a condizione che il fatturato globale annuo non superi la somma di euro 100 milioni. Ove superi tale somma, alle predette società si applica il regime tributario relativo alle società per azioni».

 

ARTICOLI 7-BIS E 7-TER INTRODOTTI DALLA COMMISSIONE

 

Art. 7-bis.

Approvato

(Attribuzione di funzioni alla Agenzia delle entrate e dichiarazione sostitutiva unica)

1. Al decreto legislativo 31 marzo 1998, n.109, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 1, comma 3-bis, le parole: «dall'I.N.P.S.» sono sostituite dalle seguenti: «dall'Agenzia delle entrate».

b) l'articolo 4 è sostituito dal seguente:

«Art. 4. - (Dichiarazione sostitutiva unica). - 1. Il richiedente la prestazione presenta un'unica dichiarazione sostitutiva, ai sensi del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n.445, di validità annuale, concernente le informazioni necessarie per la determinazione dell'indicatore della situazione economica equivalente di cui all'articolo 2, ancorché l'ente si avvalga della facoltà riconosciutagli dall'articolo 3, comma 2. È lasciata facoltà al cittadino di presentare, entro il periodo di validità della dichiarazione sostitutiva unica, una nuova dichiarazione, qualora intenda far rilevare i mutamenti delle condizioni familiari ed economiche ai fini del calcolo dell'indicatore della situazione economica equivalente del proprio nucleo familiare. Gli enti erogatori possono stabilire per le prestazioni da essi erogate la decorrenza degli effetti di tali nuove dichiarazioni.

2. La dichiarazione di cui al comma 1 è presentata ai comuni o ai centri di assistenza fiscale previsti dal decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, o direttamente all'amministrazione pubblica alla quale è richiesta la prima prestazione o alla sede dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) competente per territorio. Tali soggetti trasmettono telematicamente all'Agenzia delle entrate le relative informazioni.

3. È comunque consentita la presentazione all'Agenzia delle entrate, in via telematica, della dichiarazione sostitutiva unica direttamente a cura del soggetto richiedente la prestazione agevolata.

4. L'Agenzia delle entrate determina l'indicatore della situazione economica equivalente in relazione:

a) agli elementi in possesso del Sistema informativo dell'anagrafe tributaria;

b) ai dati autocertificati dal soggetto richiedente la prestazione agevolata.

5. In relazione ai dati autocertificati dal soggetto richiedente, l'Agenzia delle entrate, sulla base di appositi controlli automatici, individua altresì l'esistenza di omissioni, ovvero difformità degli stessi rispetto agli elementi conoscitivi in possesso del predetto Sistema informativo.

6. Gli esiti delle attività effettuate ai sensi dei commi 4 e 5 sono comunicati dall'Agenzia delle entrate, mediante procedura informatica, ai soggetti che hanno trasmesso le informazioni ai sensi del comma 2, ovvero direttamente al soggetto che ha presentato la dichiarazione sostitutiva unica ai sensi del comma 3, nonché in ogni caso all'INPS ai sensi dell'articolo 4-bis, comma 1.

7. Sulla base della comunicazione dell'Agenzia delle entrate, di cui al comma 6, i comuni, i centri di assistenza fiscale, l'INPS e le amministrazioni pubbliche ai quali è presentata la dichiarazione sostitutiva rilasciano un'attestazione, riportante l'indicatore della situazione economica equivalente, nonché il contenuto della dichiarazione e gli elementi informativi necessari per il calcolo. Analoga attestazione è rilasciata direttamente dall'Agenzia delle entrate nei casi di cui al comma 3. L'attestazione riporta anche le eventuali omissioni e difformità di cui al comma 5. La dichiarazione, munita dell'attestazione rilasciata, può essere utilizzata, nel periodo di validità, da ogni componente il nucleo familiare per l'accesso alle prestazioni agevolate di cui al presente decreto.

8. In presenza delle omissioni o difformità di cui al comma 5, il soggetto richiedente la prestazione può presentare una nuova dichiarazione sostitutiva unica, ovvero può comunque richiedere la prestazione mediante l'attestazione relativa alla dichiarazione presentata recante le omissioni o le difformità rilevate dall'Agenzia delle entrate. Tale dichiarazione è valida ai fini dell'erogazione della prestazione, fatto salvo il diritto degli enti erogatori di richiedere idonea documentazione atta a dimostrare la completezza e veridicità dei dati indicati nella dichiarazione. Gli enti erogatori eseguono, singolarmente o mediante un apposito servizio comune, tutti i controlli ulteriori necessari e provvedono ad ogni adempimento conseguente alla non veridicità dei dati dichiarati.

9. Ai fini dei successivi controlli relativi alla determinazione del patrimonio mobiliare gestito dagli operatori di cui all'articolo 7, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.605, l'Agenzia delle entrate, in presenza di specifiche omissioni o difformità rilevate ai sensi del comma 5, effettua, sulla base di criteri selettivi, apposite richieste di informazioni ai suddetti operatori, avvalendosi delle relative procedure automatizzate di colloquio.

10. Nell'ambito della programmazione dell'attività di accertamento della Guardia di finanza, una quota delle verifiche è riservata al controllo sostanziale della posizione reddituale e patrimoniale dei nuclei familiari dei soggetti beneficiari di prestazioni, secondo criteri selettivi.

11. I nominativi dei richiedenti nei cui confronti emergono divergenze nella consistenza del patrimonio mobiliare sono comunicati alla Guardia di finanza al fine di assicurare il coordinamento e l'efficacia dei controlli previsti dal comma 10.

12. Con decreto del Presidente del Consiglio del ministri, su proposta del Ministro della solidarietà sociale, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per le politiche per la famiglia e il Ministro della salute, da adottare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono individuate le componenti autocertificate della dichiarazione, di cui al comma 4, lettera b), e le modalità attuative delle disposizioni di cui al presente articolo, nonché stabilite specifiche attività di sperimentazione da condurre in sede di prima applicazione.

13. Con apposita convenzione stipulata tra l'INPS e l'Agenzia delle entrate, nel rispetto delle disposizioni in materia di protezione dei dati personali di cui al codice in materia di protezione dei dati personali di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n.196, sono disciplinate le modalità per lo scambio delle informazioni necessarie all'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo.»;

c) all'articolo 4-bis:

1) il comma 1 è sostituito dal seguente:

«1. L'Agenzia delle entrate trasmette le necessarie informazioni al Sistema informativo dell'indicatore della situazione economica equivalente, gestito dall'Istituto nazionale della previdenza sociale ai sensi del presente comma.»;

2) al comma 2, le parole: «comma 7» sono sostituite dalle seguenti: «comma 8».

d) all'articolo 6:

1) al comma 2, le parole: «comma 3» e «comma 6» sono sostituite, rispettivamente, dalle seguenti: «comma 2» e «comma 12»;

2) al comma 3, le parole: «comma 7» sono sostituite dalle seguenti: «commi 8 e 9» e dopo le parole: «gli enti erogatori» sono inserite le seguenti: «, l'Agenzia delle entrate»;

3) al comma 4, primo e quarto periodo, le parole: «Istituto nazionale della previdenza sociale» sono sostituite dalle seguenti: «Agenzia delle entrate»;

4) al comma 5, ultimo periodo, dopo le parole: «dall'Istituto nazionale della previdenza sociale» sono inserite le seguenti: «, dall'Agenzia delle entrate».

 

Art. 7-ter.

Approvato con emendamenti

(Disposizioni in materia di potenziamento dell'attività di accertamento, ispettive e di controllo dell'amministrazione finanziaria e di altre amministrazioni statali, nonché di accelerazione del processo tributario)

1. Entro il 15 gennaio 2008 l'Agenzia delle entrate definisce un piano di controlli che preveda obbiettivi superiori a quelli precedentemente definiti, ai fini del contrasto all'evasione tributaria. Per raggiungere gli obiettivi del piano è autorizzata, anche in deroga ai limiti stabiliti dalle disposizioni vigenti, a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo, la spesa di 27,8 milioni di euro per l'anno 2008, di 60,8 milioni di euro per l'anno 2009 e di 110,1 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010, per assunzioni di personale, anche di qualifica dirigenziale, da parte dell'Agenzia delle entrate. A tal fine l'Agenzia utilizza prioritariamente le graduatorie formate a seguito di procedure selettive già espletate e per le quali il limite di età anagrafica vigente per i contratti di formazione lavoro dei soggetti risultati idonei è riferito alla data di formazione della graduatoria stessa, ovvero ricorre alla mobilità, anche ai sensi dell'articolo 1, comma 536, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

2. Anche in deroga ai limiti stabiliti dalle disposizioni vigenti e al fine di potenziare le attività di accertamento, ispettive e di contrasto alle frodi, di soccorso pubblico, di ispettorato e di controllo di altre amministrazioni statali, nonché al fine di ridurre gli oneri derivanti dall'applicazione della legge 24 marzo 2001, n.89, a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo nonché della presente legge, è autorizzata la spesa, per assunzioni di personale, anche di qualifica dirigenziale:

a) nel Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, per 1 milione di euro per l'anno 2008, 8 milioni di euro per l'anno 2009 e 16 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010;

b) nell'amministrazione penitenziaria, per 1,5 milioni di euro per l'anno 2008, 5 milioni di euro per l'anno 2009 e 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010;

c) nel Corpo forestale dello Stato, che può avvalersi, per il reclutamento, della possibilità di utilizzare graduatorie formate a seguito di procedure selettive già espletate, per 1 milione di euro per l'anno 2008, 8 milioni di euro per l'anno 2009 e 16 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010;

d) nel ruolo degli Ispettori del lavoro, per 1 milione di euro per l'anno 2008, 8 milioni di euro per l'anno 2009 e 16 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010;

e) nell'Agenzia delle dogane che utilizza prioritariamente le graduatorie formate a seguito di procedure selettive già espletate e per le quali il limite di età anagrafica vigente per i contratti di formazione lavoro dei soggetti risultati idonei è riferito alla data di formazione della graduatoria stessa, ovvero ricorre alla mobilità, anche ai sensi dell'articolo 1, comma 536, della legge n.296 del 2006, per 4 milioni di euro per l'anno 2008, 16 milioni di euro per l'anno 2009 e 32 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010;

f) nel personale della giustizia amministrativa, per 1,5 milioni di euro per l'anno 2008, 5 milioni per l'anno 2009 e 7,8 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. Conseguentemente, l'organico di cui alla Tabella A allegata alla legge 17 aprile 1982, n. 186, è incrementato di un presidente di sezione del Consiglio di Stato, otto consiglieri di Stato e venti referendari di tribunale amministrativo regionale; il Consiglio di Presidenza della giustizia ammmistrativa definisce altresì, a decorrere dall'anno 2008, un programma straordinario di assunzioni fino a cento unità di personale amministrativo. All'articolo 6, terzo comma, della legge 27 aprile 1982, n. 186, la parola: «cinque» è sostituita dalla parola: «quattro».

3. L'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), per far fronte ai propri compiti istituzionali ed alle esigenze connesse con la protezione civile, anche ai fini della stabilizzazione è autorizzata a bandire concorsi, per titoli ed esami, e procedere all'assunzione di personale a tempo indeterminato nel limite della dotazione organica approvata con DG 122/05.

4. Al fine di potenziare l'attività dell'Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all'interno della pubblica amministrazione di cui all'articolo 1 della legge 16 gennaio 2003, n. 3, a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo nonché della presente legge, è autorizzata la spesa di 0,5 milioni di euro per l'anno 2008 e di 3 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2009.

5. Per le esigenze del Ministero dell'interno di rafforzamento dell'attività di contrasto all'immigrazione clandestina, è autorizzata, a favore del Ministero dell'interno, la spesa di 9,1 milioni di euro per l'anno 2008, 19,1 milioni per l'anno 2009, e di 17,5 milioni di euro per l'anno 2010. Agli oneri derivanti dal presente comma si provvede, quanto a 12 milioni di euro per l'anno 2009 e 16 milioni di euro per l'anno 2010, a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo nonché della presente legge e, per la restante parte, pari a 9,1 milioni di euro per l'anno 2008, 7,1 milioni di euro per l'anno 2009, e di 1,5 milioni di euro per l'anno 2010, mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo 3, comma 151, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

6. A valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo nonché della presente legge, per il mantenimento di un adeguato livello di efficienza ed efficacia nello svolgimento dei compiti istituzionali attribuiti al Corpo della Guardia di finanza, in particolare nella lotta all'evasione ed elusione fiscale, all'economia sommersa ed alle frodi fiscali, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, è istituito un fondo di parte corrente con una dotazione di 13 milioni di euro per l'anno 2008, 40 milioni di euro per l'anno 2009 e 80 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010 per le esigenze di funzionamento del Corpo della Guardia di finanza con particolare riguardo alle spese per prestazioni di lavoro straordinario, indennità di missione, acquisto di carburante per gli autoveicoli e manutenzione degli stessi. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da comunicare alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione del predetto fondo tra le unità previsionali di base del centro di responsabilità «Guardia di finanza» del medesimo stato di previsione.

7. Le entrate derivanti dal riversamento al bilancio dello Stato degli avanzi di gestione conseguiti dalle Agenzie fiscali, ad esclusione dell'Agenzia del demanio, tranne quelli destinati alla incentivazione del personale, e dagli utili conseguiti a decorrere dall'anno 2007 dalle società di cui all'articolo 59, comma 5, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n.300, sono utilizzate per il potenziamento delle strutture dell'Amministrazione finanziaria, con particolare riguardo a progetti volti al miglioramento della qualità della legislazione e alla semplificazione del sistema e degli adempimenti per i contribuenti. A tal fine, le somme versate in uno specifico capitolo di entrata sono riassegnate, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, ad apposito capitolo dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento per le politiche fiscali.

8. Allo scopo di ridurre le spese a carico del bilancio dello Stato e di giungere ad una rapida definizione delle controversie pendenti presso la Commissione tributaria centrale, a decorrere dal 1º maggio 2008, il numero delle sezioni della predetta Commissione è ridotto a 21; le predette sezioni hanno sede presso ciascuna commissione tributaria regionale avente sede nel capoluogo di ogni regione e presso le commissioni tributarie di secondo grado di Trento e di Bolzano. A tali sezioni sono applicati i presidenti di sezione, i vice presidenti di sezione e i componenti delle commissioni tributarie regionali istituite nelle stesse sedi. Qualora un componente della Commissione tributaria centrale sia assegnato ad una sezione regionale o delle province autonome di Trento e di Bolzano ne assume la presidenza. Le funzioni di segreteria sono svolte dal personale di segreteria delle commissioni tributarie regionali e delle commissioni di secondo grado di Trento e di Bolzano. I presidenti di sezione ed i componenti della Commissione tributaria centrale, nonché il personale di segreteria, sono assegnati, anche in soprannumero rispetto a quanto previsto dall'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.636, su domanda da presentare, rispettivamente, al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria ed al Dipartimento per le politiche fiscali entro il 31 gennaio 2008, a una delle sezioni di cui al primo periodo.

9. I processi pendenti innanzi alla Commissione tributaria centrale alla data di insediamento delle sezioni di cui al comma 8, ad eccezione di quelli per i quali è stato già depositato il dispositivo, sono attribuiti alla sezione regionale nella cui circoscrizione aveva sede la commissione che ha emesso la decisione impugnata.

10. Presso la Corte di cassazione è istituita una sezione incaricata esclusivamente della trattazione delle controversie tributarie. La Corte di cassazione nella detta sezione giudica col numero invariabile di cinque votanti. Conseguentemente, al fine di una tempestiva definizione dei processi tributari pendenti presso la Corte di cassazione il ruolo organico della magistratura ordinaria di cui alla Tabella B allegata alla legge 30 luglio 2007, n. 111, è incrementato di 50 unità nella qualifica di magistrati con funzioni giudicanti e requirenti di legittimità. In deroga ai divieti e ai limiti stabiliti dalla legislazione vigente, per l'assunzione di magistrati ordinari anche in relazione all'incremento di organico recato dal presente comma, è autorizzata, a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo nonché della presente legge, la spesa di 1,5 milioni di euro per l'anno 2008, di 6 milioni di euro per l'anno 2009 e di 12 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010. Per l'assunzione di personale amministrativo, anche di qualifica dirigenziale, del Ministero della giustizia, è autorizzata a valere sulle medesime disponibilità la spesa di 1,5 milioni di euro per l'anno 2008, 6 milioni di euro per l'anno 2009 e di 12 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010.

11. Con uno o più decreti di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro il 31 marzo 2008, sono determinati il numero delle sezioni e gli organici di ciascuna commissione tributaria provinciale e regionale, tenuto conto delle rilevazioni statistiche del flusso medio dei processi relativi agli anni 2006 e 2007, effettuate ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n.545, e sono stabilite le altre modalità per l'attuazione dei commi 8 e 9; con uno dei predetti decreti sono inoltre indette le elezioni per il rinnovo del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria. I componenti eletti a seguito delle predette elezioni si insediano il 30 novembre 2008; in pari data decadono i componenti in carica alla data di entrata in vigore della presente legge. A decorrere dalla data di insediamento dei nuovi componenti, il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria stabilisce, con propria delibera, i criteri di valutazione della professionalità dei giudici tributari nei concorsi interni; a decorrere dalla data di efficacia della predetta delibera cessano, nei concorsi interni, di avere effetto le tabelle E e F allegate al citato decreto legislativo n.545 del 1992.

12. Per l'attuazione dei commi 8, 9 e 11, inclusa la rideterminazione dei compensi dei componenti delle commissioni tributarie, è autorizzata a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo nonché della presente legge, la spesa di 3 milioni di euro per l'anno 2008 e di 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2009. A decorrere dal 1º maggio 2008 i compensi dei presidenti di sezione e dei componenti della Commissione tributaria centrale sono determinati esclusivamente a norma dell'articolo 13 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n.545, facendo riferimento ai compensi spettanti ai presidenti di sezione ed ai componenti delle commissioni tributarie regionali.

13. A decorrere dal 1º gennaio 2008, l'Avvocatura dello Stato è dotata di autonomia finanziaria contabile, nell'ambito del proprio bilancio alimentato da apposito capitolo dello stato di previsione della spesa della Presidenza del Consiglio dei ministri. Con la stessa decorrenza è istituito il ruolo organico del personale dirigente dell'Avvocatura dello Stato, determinato in ventiquattro posti di seconda fascia. In sede di prima applicazione i posti di cui sopra vengono coperti in numero di dodici a mezzo espletamento di un concorso per titoli ed esame-colloquio riservato al personale interno all'Istituto appartenente all'area terza, ex area C, da almeno dieci anni. l dodici posti rimasti vacanti a seguito dell'espletamento del concorso rimangono congelati fino a futuro provvedimento autorizzativo. È autorizzata la relativa spesa per euro 900.000 per l'anno 2008 e per euro 2 milioni a decorrere dall'anno 2009 a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo nonché della presente legge.

14. A decorrere dall'esercizio finanziario 2008, la Corte di cassazione delibera, con regolamento, le norme concernenti l'organizzazione, il funzionamento, la struttura dei bilanci e la gestione delle risorse, provvedendo all'autonoma gestione delle medesime nei limiti delle disponibilità iscritte in apposite unità previsionali di base dello stato di previsione del Ministero della giustizia. Il bilancio preventivo ed il rendiconto della gestione finanziaria della Corte di cassazione sono trasmessi ai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono apportate le occorrenti variazioni di bilancio compensative nell'ambito dello stato di previsione del Ministero della giustizia.

15. Fermo restando quanto previsto dal comma 2, lettera f), a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo, è autorizzataa la spesa di 1,75 milioni di euro per l'anno 2008, di 4,5 milioni di euro per l'anno 2009 e di 6 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010 per l'assunzione di magistrati amministrativi, la spesa di 1,75 milioni di euro per l'anno 2008, di 6,5 milioni di euro per l'anno 2009 e di 8 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010 per l'assunzione di magistrati contabili e la spesa di 0,5 milioni di euro per l'anno 2008, di 1 milione di euro per l'anno 2009 e di 1,5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010 per l'assunzione di avvocati e procuratori dello Stato.

16. Le amministrazioni di cui ai commi 1, 2, 5, 10, 13 e 15 trasmettono annualmente al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato - ed alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica - un rapporto informativo sulle assunzioni effettuate e sugli oneri sostenuti in relazione alle disposizioni di cui al presente articolo.

17. Il distacco del personale dall'Agenzia del territorio ai comuni in attuazione dell'articolo 1, comma 199, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è disposto con le modalità di cui all'articolo 30 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

 

EMENDAMENTI

 

7-ter.800

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere l'articolo.

 

7-ter.801 (Testo 2)

EUFEMI

Respinto

Ai commi 1 e 2, sopprimere le parole: «, anche di qualifica dirigenziale».

 

7-ter.802 (Testo 3)

EUFEMI, D'AMICO

Approvato

Sopprimere il comma 2, lettera f), nonché i commi 4, 7, 10, 13, 14.

Al comma 15, sopprimere le parole da: «Fermo restando» fino a: «lettera f)».

Al comma 16, sopprimere le parole: «10, 13».

 

7-ter.803

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 4.

 

7-ter.804

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 5.

 

7-ter.805

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 6.

 

7-ter.806

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 7.

 

7-ter.807

SACCONI, FERRARA

Respinto

Sopprimere i commi 8 e 9.

Conseguentemente, sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

All'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle seguenti: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente:

«L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

7-ter.808

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 8.

7-ter.809

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 9.

 

7-ter.810

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 10.

 

7-ter.811

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 11.

 

7-ter.812

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 12.

 

7-ter.700

MANTOVANO

Respinto

Sostituire il comma 12 con il seguente:

«12. Ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n.545, e dell'articolo 18 del decreto legislativo 30 dicembre 2005, n. 273 (convertito con modificazioni in legge 23 febbraio 2006, n.51), il Ministro dell'economia e delle finanze, con uno o più decreti di natura non regolamentare, procede all'adeguamento delle sezioni di ciascun organo di giustizia tributaria e dei relativi componenti, in funzione del flusso medio dei processi, sulla base delle rilevazioni statistiche relative al triennio indicato dalla legge 51/2006. I suddetti decreti debbono essere emanati entro il termine di tre mesi dalla data di scadenza del triennio. Al termine del trimestre di cui al precedente periodo il Ministro indice le elezioni per il rinnovo del Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria. Il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria stabilisce, con propria delibera, i criteri di valutazione della professionalità dei giudici tributari nei concorsi interni; a decorrere dalla data di efficacia della predetta delibera cessano, nei concorsi interni, di avere effetto le tabelle E e F allegate al citato decreto legislativo n.545 del 1992».

 

7-ter.813

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 13.

 

7-ter.814

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere il comma 15.

 

7-ter.900

IL RELATORE

Approvato

Al comma 17, sostituire le parole: «è disposto con le modalità di cui all'articolo 30 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n.276» con le seguenti: «è disposto con le modalità di cui al comma 2 dell'articolo 30 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n.276».

ARTICOLO 7-QUATER INTRODOTTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 7-quater.

Approvato

(Gestione del credito riferito alle spese e alle pene pecuniarie di cui al decreto del Presidente della Repubblica n.115 del 2002)

1. Entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministero della giustizia stipula con una società interamente posseduta dalla società di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n.248, una o più convenzioni in base alle quali la società stipulante con riferimento alle spese e alle pene pecuniarie previste dal testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n.115, risultanti dai provvedimenti passati in giudicato o divenuti definitivi a decorrere dal 1º gennaio 2008, provvede alla gestione del credito, mediante le seguenti attività:

a) acquisizione dei dati anagrafici del debitore e quantificazione del credito;

b) notificazione al debitore di un invito al pagamento entro un mese dal passaggio in giudicato o dalla definitività del provvedimento da cui sorge l'obbligo o dalla cessazione dell'espiazione della pena in istituto;

c) iscrizione al ruolo del credito, scaduto inutilmente il termine per l'adempimento spontaneo.

2. Per assicurare lo svolgimento delle attività affidatele, la società stipulante può assumere finanziamenti, compiere operazioni finanziarie, rilasciare garanzie, costituire, fermo il rispetto delle procedure di evidenza pubblica, società con la partecipazione di privati nonché stipulare contratti, accordi e convenzioni con società a prevalente partecipazione pubblica ovvero con società private iscritte nell'albo di cui agli articoli 52 e 53 del decreto legislativo n.446 del 1997. Le convenzioni di cui al comma 1 individuano le linee guida delle predette operazioni finanziarie.

3. Il Ministero della giustizia, con apposite convenzioni, può incaricare la società stipulante di svolgere altre attività strumentali, ivi compresa la gestione di eventuali operazioni di cartolarizzazione del credito di cui al comma 1.

4. La remunerazione per lo svolgimento delle attività previste dal comma 1 è determinata, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica, dalle convenzioni stipulate ai sensi del medesimo comma.

5. Lo statuto della società stipulante riserva al Ministero della giustizia un'adeguata rappresentanza nei propri organi di amministrazione e di controllo.

6. Dalla data di stipula della convenzione di cui al comma 1, sono abrogati gli articoli 211, 212 e 213 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n.115 del 2002 e ogni altra disposizione del medesimo decreto incompatibile con il presente articolo.

7. Le maggiori entrate derivanti dall'attuazione dei commi da 1 a 6 del presente articolo, determinate rispetto alla media annua delle entrate nel quinquennio precedente, affluiscono, al netto degli importi occorrenti per la gestione del servizio da parte della società stipulante, ad apposito capitolo di entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate alle unità previsionali di base del Ministero della giustizia e, in misura non superiore al 20 per cento, ad alimentare il fondo unico di amministrazione per interventi straordinari e senza carattere di continuità a favore del fondo di produttività del personale dell'amministrazione giudiziaria.

 

EMENDAMENTO

 

7-quater.800

EUFEMI

Ritirato

Sopprimere l'articolo.

 

ARTICOLO 8 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

TITOLO III

INTERVENTI SULLE MISSIONI

Capo I

MISSIONE 1 - ORGANI COSTITUZIONALI, A RILEVANZA COSTITUZIONALE E PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

 

Art. 8.

Approvato

(Indennità dei membri del Parlamento)

1. Ai fini della determinazione delle quote di cui all'articolo 1, secondo comma, della legge 31 ottobre 1965, n.1261, per cinque anni dalla data di entrata in vigore della presente legge non si applica l'adeguamento retributivo previsto dall'articolo 24, commi 1 e 2, della legge 23 dicembre 1998, n.448.

 

EMENDAMENTI

 

8.4

SAPORITO, COLLINO, FLUTTERO, BALDASSARRI

Ritirato

Sostituire l'articolo con il seguente:

 

«Art. 8.

1. L'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, secondo comma, della legge 31 ottobre 1965, n.1261, è sospesa fino al 31 dicembre 2012, e i relativi effetti non possono essere comunque computati per il periodo in riferimento, anche successivamente a tale data.

2. Fino alla data di cui al comma 1, l'indennità spettante ai membri del Parlamento ai sensi dell'articolo 1 della legge 31 ottobre 1965, n. 1261, e ogni altro emolumento ad essa commisurato a norma di disposizioni di legge o di regolamento rimangono determinati nella misura vigente alla data di entrata in vigore della presente legge».

 

8.3

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Ritirato

Al comma 1, sostituire le parole: «per cinque anni», con le seguenti: «per sei anni».

 

8.5

SAPORITO, COLLINO, FLUTTERO, BALDASSARRI

Ritirato

Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

«1-bis. L'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, secondo comma, della legge 31 ottobre 1965, n.1261, è sospesa fino al 31 dicembre 2012, e i relativi effetti non possono essere comunque computati per il periodo in riferimento, anche successivamente a tale data.

1-ter. Fino alla data di cui al comma 1, l'indennità spettante ai membri del Parlamento ai sensi dell'articolo 1 della legge 31 ottobre 1965, n.1261, e ogni altro emolumento ad essa commisurato a norma di disposizioni di legge o di regolamento rimangono determinati nella misura vigente alla data di entrata in vigore della presente legge».

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 8

 

8.0.1 (testo corretto)

TURIGLIATTO, ROSSI FERNANDO

Commi 4 e 6 inammissibili. Restante parte respinta

Dopo l'articolo 8, inserire il seguente articolo:

«Art. 8-bis.

(Indennità e disciplina previdenziale dei Parlamentari)

1. l'articolo 1 della legge 31 ottobre 1965, n.1261, è sostituito dal seguente:

"Art. 1. - L'identità spettante ai membri del Parlamento a norma dell'articolo 69 della Costituzione per garantire il libero svolgimento del mandato è costituito da quote mensili. Gli Uffici di Presidenza delle due Camere determinano l'ammontare di dette quote in misura tale che non superino il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di sezione della Corte di cassazione ed equiparate, diminuito del 50 per cento".

2. Al primo comma dell'articolo 1 della legge 13 agosto 1979, n.384, e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine le seguenti parole: ", e successive modificazioni".

3. L'articolo 2 della legge 31 ottobre 1965, n.1261, è sostituito dal seguente:

"Art. 2. - Ai membri del Parlamento è corrisposto un rimborso delle spese di soggiorno a Roma. Gli Uffici di Presidenza delle due Camere ne determinano l'ammontare in misura non superiore all'indennità di missione giornaliera prevista per i magistrati con funzione di presidente di sezione della Corte di cassazione ed equiparate, diminuita del 50 per cento: possono altresì stabilire le modalità per le ritenute da effettuare per ogni assenza delle sedute dell'Assemblea e delle Commissioni".

4. Al fine di garantire il corretto svolgimento di mandato, ai membri del Parlamento sono assicurati, secondo modalità determinate dagli Uffici di presidenza delle due camere, l'uso gratuito di mezzi di trasporto sul territorio nazionale, la disponibilità di sale per convegni pubblici, la disponibilità del fondo eventualmente istituito ai sensi del comma 6 nonché il rimborso del 50 per cento delle spese di telefonia, entro il limite massimo determinato dagli Uffici di presidenza delle due Camere.

5. Per l'adempimento delle attività di segreteria, ogni membro del Parlamento ha la possibilità di nominare una persona di sua fiducia. Tale persona è assunta con contratto di lavoro dipendente a tempo determinato e retribuita direttamente dall'amministrazione della Camera di appartenenza del membro del Parlamento, in conformità a quanto stabilito dagli Uffici di presidenza delle due Camere. Il rapporto di lavoro cessa di diritto con la cessazione dalla carica del membro del Parlamento che ha provveduto alla nomina.

6. Gli Uffici di presidenza delle due Camere possono istituire e regolamentare, secondo criteri di trasparenza e di riduzione della spesa, un fondo diretto a finanziare iniziative politiche, preventivamente documentate, dei membri del Parlamento, il cui ammontare non sia superiore a due indennità mensili, come stabilito dall'articolo 1. L'entità delle somme eventualmente stanziate e le modalità del loro utilizzo da parte dei membri del Parlamento sono rese pubbliche con forme determinate dagli uffici di Presidenza delle Camere stesse.

7. Dopo l'articolo 6 della legge 31 ottobre 1965, n.1261, è inserito il seguente:

"Art. 6-bis. - I lavoratori eletti membri del Parlamento nazionale, qualora collocati in aspettativa non retribuita, possono richiedere che i periodi di aspettativa siano considerati utili ai fini del riconoscimento del diritto e della determinazione della misura della pensione a carico dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti o delle forme sostitutive, esclusive ed esonerative della medesima, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 16 settembre 1996, n.564, e successive modificazioni. In tale caso l'amministrazione della Camera di appartenenza provvede al versamento, a favore delle competenti gestioni previdenziali, dei contributi previdenziali in sostituzione del datore di lavoro".

8. I membri del Parlamento nazionale, per il periodo del mandato parlamentare durante il quale non risultino iscritti ad alcuna gestione previdenziale obbligatoria né come lavoratori dipendenti né come lavoratori autonomi, possono richiedere che tale periodo, che può ricoprire anche l'intero mandato parlamentare, sia considerato utile ai fini del diritto e della determinazione della misura della pensione a carico dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti o delle forme sostitutive, esclusive ed esonerative della medesima, purchè gli stessi, anteriormente a tale periodo, possano già far valere periodi di iscrizione alle citate forme assicurative. In tale caso l'amministrazione della Camera di appartenenza provvede al versamento, a favore delle competenti gestioni previdenziali, dei contributi previdenziali in sostituzione rispettivamente del datore di lavoro e del lavoratore autonomo.

9. I membri del Parlamento nazionale che al momento in cui inizia il mandato parlamentare non risultino iscritti ad alcuna gestione previdenziale obbligatoria né come lavoratori dipendenti né come lavoratori autonomi e che, anteriormente a tale momento, non possono far valere periodi di iscrizione all'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti o alle forme sostitutive, esclusive ed esonerative della medesima, possono richiedere che il periodo corrispondente all'esercizio del mandato sia considerato utile ai fini della corresponsione di un trattamento pensionistico per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico della gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n.335. I tal caso l'amministrazione della Camera di appartenenza provvede a versare alla gestione separata di cui al citato articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995 n.335, i relativi contributi previdenziali, calcolati su una retribuzione figurativa rispondente all'identità spettante ai membri del Parlamento di cui all'articolo l della presente legge.

10. I membri del Parlamento nazionale non hanno diritto ad alcun vitalizio né ad alcuna forma di trattamento pensionistico aggiuntivi rispetto a quella prevista dal presente articolo.

11. Ai membri del Parlamento nazionale non si applica l'articolo 38 della legge 23 dicembre 1999, n.488, e successive modificazioni. I medesimi pertanto non sono tenuti a corrispondere all'amministrazione della camera di appartenenza l'equivalente dei contributi pensionistici, nella misura prevista dalla legislazione vigente, per la quota a carico del« lavoratore.

12. La disciplina di cui all'articolo 6-bis della legge 31 ottobre 1965, n.1261, introdotto dal comma 1 del presente articolo, si applica ai membri del Parlamento nazionale eletti successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge».

 

8.0.25

SAPORITO, COLLINO, FLUTTERO, BALDASSARRI

Ritirato

Dopo l'articolo 8, aggiungere il seguente:

«Art. 8-bis.

(Indennità parlamentari)

1. L'indennità parlamentare è comprensiva di tutte le voci del trattamento economico dei parlamentari, esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge. Oltre all'indennità prevista dall'articolo 69 della Costituzione, il cui importo è determinato ai sensi dell'articolo 1 della legge 31 ottobre 1965, n.1261, spettano ai membri del Parlamento una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma, secondo le disposizioni dell'articolo 2 della citata legge n.1261 del 1965, nonché il rimborso delle spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori e di quelle di cui al comma 3. Nessun altra trattamento è dovuto ai membri del Parlamento, salvo quanto eventualmente stabilito con deliberazioni dell'Ufficio di presidenza della Camera di appartenenza in materia di assistenza sanitaria, di assegno di fine mandato, di assegno vitalizio e di indennità d'ufficio.

2. L'Assemblea di ciascuna Camera delibera sull'adeguamento del trattamento economico di cui al comma 1.

3. Sono rimborsate al parlamentare le spese sostenute per viaggi e per soggiorni riconducibili esclusivamente all'esercizio del mandato e quelle relative ai viaggi di andata e ritorno dal luogo di residenza alla sede dell'Assemblea parlamentare di appartenenza.

4. L'erogazione della diaria, il rimborsa delle spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori nonché delle spese di viaggio e di soggiorno sono effettuati esclusivamente su richiesta dell'interessato e devono essere corredati dalla relativa documentazione attestante l'entità e la finalità delle spese medesime.

5. All'articolo 2 della legge 31 ottobre 1965, n.1261, le parole da: "possano altresì" sino alla fine del periodo, sono sostituite dalle seguenti: "è considerato presente il parlamentare che partecipa almeno al 60 per cento delle votazioni effettuate nell'arco della giornata".

6. Le spese di cui al comma 3 non possono in alcun modo essere rimborsate agli ex parlamentari».

 

8.0.11

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

V. em. 91.0.100

Dopo l'articolo 8, aggiungere il seguente:

«Art. 8-bis.

(Limiti a vitalizi, pensioni e altre indennità assimilabili corrisposti dallo Stato e da altri enti)

1. Fatti salvi i diritti quesiti, lo Stato, gli enti statali e gli enti sovvenzionati dallo Stato erogano vitalizi, pensioni o altre indennità assimilabili, anche cumulativamente calcolati, in misura non superiore, compresa ogni somma corrisposta, a qualsiasi titolo, al trattamento netto spettante ai membri del Parlamento».

 

8.0.12

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Ritirato

Dopo l'articolo 8, aggiungere il seguente:

«Art. 8-bis.

1. Nel caso di concorso di trattamenti pensionistici con vitalizi derivanti da cariche istituzionali, ai titolari è data facoltà di optare per il trattamento più favorevole. La facoltà di opzione deve essere esercitata entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge».

 

8.0.20

SAPORITO, COLLINO, FLUTTERO, BALDASSARRI

Ritirato

Dopo l'articolo 8, aggiungere il seguente:

«Art. 8-bis.

(Disposizioni in materia di rimborsi elettorali)

1. All'articolo 1, comma 5, della legge 3 giugno 1999, n.157 le parole: "per l'elezione della Camera dei Deputati" sono sostituite dalle seguenti: "per la relativa elezione che abbiano effettivamente esercitato il loro diritto elettorale attivo in occasione del rinnovo di ciascuno degli organi per cui si richiede il rimborso".

2. All'articolo 1, comma 6, della legge 3 giugno 1999, n.157, il quarto periodo è sostituito dal seguente: "In caso di scioglimento anticipato del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi è interrotto; la quota ancora non erogata è corrisposta in proporzione alla frazione di anno trascorsa prima dello scioglimento anticipato".

3. All'articolo 1 comma 6 della legge 3 giugno 1999, n.157, il quinto periodo è soppresso».

 

8.0.15

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Ritirato

Dopo l'articolo 8, aggiungere il seguente:

«Art. 8-bis.

(Abolizione dell'integrazione del trattamento economico dei dipendenti dello Stato e di pubbliche amministrazione che siano membri del Parlamento)

1. Il secondo comma dell'articolo 88 del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n.361, e successive modificazioni, è abrogato».

 

8.0.22

SAPORITO, COLLINO, FLUTTERO, BALDASSARRI

Ritirato

Dopo l'articolo 8, aggiungere il seguente:

«Art. 8-bis.

(Indennità e rimborsi dei Ministri)

1. Il trattamento economico complessivo dei Ministri, dei Vice Ministri e dei Sottosegretari di Stato che non sono membri del Parlamento nazionale, previsto dall'articolo 2, primo comma, della legge 8 aprile 1952, n 212, è ridotto del 30 per cento a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge.

2 Ai Ministri, ai Vice Ministri e ai Sottosegretari di Stato membri del Parlamento nazionale non è riconosciuto alcun rimborso per spese di trasporto e di viaggio previste per deputati e senatori».

 

8.0.24

SAPORITO, COLLINO, FLUTTERO, BALDASSARRI

Ritirato

Dopo l'articolo 8, aggiungere il seguente:

«Art. 8-...

(Spesa degli uffici di diretta collaborazione del Governo)

1. La spesa per il funzionamento degli uffici di diretta collaborazione del Governo è decurtata del 30 per cento rispetto a quella sostenuta nell'ultimo esercizio finanziario».

 

ARTICOLO 8-BIS INTRODOTTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 8-bis.

(Norme sulla formazione e composizione del Governo)

1. A partire dal Governo successivo a quello in carica alla data di entrata in vigore della presente legge, il numero dei Ministeri e il relativo riparto di attribuzioni sono stabiliti dalle disposizioni di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n.300, nel testo pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.203 del 30 agosto 1999. Il numero totale dei componenti del Governo a qualsiasi titolo, ivi compresi ministri senza portafoglio, viceministri e sottosegretari, non può essere superiore a sessanta e la composizione del Governo deve essere coerente con il principio stabilito dal secondo periodo del primo comma dell'articolo 51 della Costituzione.

2. A far data dall'applicazione, ai sensi del comma 1 del presente articolo, del decreto legislativo n. 300 del 1999 sono abrogati il decreto-legge 12 giugno 2001, n.217, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2001, n. 317, e il decreto-legge 18 maggio 2006, n.181, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2006, n. 233.

 

EMENDAMENTI

 

8-bis.100

CALDEROLI

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 8-bis. - (Norme per la riduzione dei costi per il funzionamento del Governo). - 1. A decorrere dall'anno 2008 si applicano alla formazione del Governo le norme di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n.300, nel testo di cui alla Gazzetta Ufficiale n.203 del 30 agosto 1999. Sono abrogati il decreto-legge 12 giugno 2001, n.217, convertito in legge 317 del 3 agosto 2001; il decreto-legge 18 maggio 2006, n.181, convertito in legge 233 del 17 luglio 2006, e successive modificazioni.

2. In sede di prima applicazione, il Governo adegua la struttura e l'organizzazione dei Ministeri secondo quanto previsto dal decreto legislativo n.300 del 1999 entro quattro mesi dalla data della nomina del Presidente del Consiglio dei ministri.

3. A seguito dell'adeguamento di cui al comma 2 il numero totale dei componenti del Governo a qualsiasi titolo, ivi compresi Ministri senza portafoglio, Viceministri e Sottosegretari, non può superare cinquanta unità, nel rispetto dell'equilibrio di genere».

 

8-bis.101

CALDEROLI

Ritirato

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 8-bis. - (Norme in materia di formazione del Governo per la riduzione del numero dei componenti). - 1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, alla formazione del Governo si applicano le disposizioni di cui al presente articolo.

2. I ministeri sono dodici, con le seguenti denominazioni:

a) Ministero degli affari esteri;

b) Ministero dell'Interno;

c) Ministero della giustizia;

d) Ministero della difesa;

e) Ministero dell'economia e delle finanze;

f) Ministero delle attività produttive;

g) Ministero delle politiche agricole e forestali;

h) Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio;

i) Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

l) Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;

m) Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

n) Ministero per i beni e le attività culturali.

3. Per ciascun Ministero possono esser nominati fino a due Sottosegretari. Fanno eccezione i Ministeri degli affari esteri, dell'interno e dell'economia e delle finanze, per ciascuno dei quali il numero massimo di Sottosegretari è fissato in tre unità.

4. Possono essere nominati fino a sei Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri, fra i quali è nominato il Sottosegretario con delega alla tutela dei consumatori e dei diritti diffusi.

5. Per quanto non disposto dal presente articolo, si applicano alla formazione del Governo le disposizioni di cui ai Titoli I e IV del decreto legislativo 30 luglio 1999, n.300, nel testo vigente alla data della entrata in vigore della presente legge.

6. Sono abrogati il decreto-legge 12 giugno 2001 , n.217, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2001, n.317, e successive modificazioni, e il decreto-legge 18 maggio 2006, n.181, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2006, n.233, e successive modificazioni.

7. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo adegua la struttura e l'organizzazione dei Ministeri e dei rispettivi Sottosegretariati secondo le disposizioni di cui al presente articolo».

 

8-bis.804

SAPORITO, COLLINO, FLUTTERO, BALDASSARRI

Ritirato

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 8-bis. - (Numero dei componenti del Governo). - 1. Il numero dei Ministri non può essere superiore a dodici e il numero dei Ministri senza portafoglio non può essere superiore a cinque.

2. Il numero totale dei Ministri, dei Vice Ministri e dei Sottosegretari di Stato non può essere superiore a sessantadue».

 

8-bis.1000 (già 14.0.4 2a parte)

PASTORE, VEGAS, AZZOLLINI

V. testo 2

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 8-bis. - (Norme sulla formazione e composizione del Governo) - 1. All'articolo 10, comma 5, della legge 23 agosto 1988, n.400, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "Il numero dei sottosegretari non può comunque mai essere complessivamente superiore al doppio del numero dei ministri".

2. Il decreto-legge 18 maggio 2006, n.181, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2006, n. 233, è abrogato».

 

8-bis.1000 (già 14.0.4 2a parte) (Testo 2)

PASTORE, VEGAS, AZZOLLINI

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 8-bis. - (Norme sulla formazione e composizione del Governo) - 1. All'articolo 10, comma 5, della legge 23 agosto 1988, n.400, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "Il numero dei sottosegretari non può comunque mai essere complessivamente superiore al doppio del numero dei ministri".

 

8-bis.1001 (già 8-bis.01)

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 8-bis.

(Numero massimo dei sottosegretari)

1. All'articolo 10, comma 1 della legge 23 agosto 1988, n.400, dopo la parola: "nominati" sono aggiunte le seguenti: "in numero non superiore a tre per ciascun dicastero"».

Conseguentemente sono soppressi gli ultimi due periodi del comma 5 del medesimo articolo.

 

8-bis.800

CICCANTI

Ritirato

Al comma 1, sopprimere le parole: «a partire dal Governo successivo a quello in carica all'entrata in vigore della presente legge».

 

8-bis.801

AZZOLLINI, FERRARA

Al comma 1, sostituire le parole:«A partire dal Governo successivo a quello in carica» con le seguenti: «A decorrere dal centoventesimo giorno successivo alla data di». Dopo il primo periodo inserire il seguente: «I Ministeri sono dodici, con le seguenti denominazioni:

a) Ministero degli affari esteri;

b) Ministero dell'interno;

c) Ministero della giustizia;

d) Ministero della difesa;

e) Ministero dell'economia e delle finanze;

f) Ministero delle attività produttive;

g) Ministero delle politiche agricole e forestali;

h) Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio;

i) Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

j) Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;

k) Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

l) Ministero per i beni e le attività culturali».

 

8-bis.802 (Testo 2)

CALDEROLI

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

«3. Fatto salvo il numero dei ministri dell'attuale esecutivo e quanto disposto dagli articoli 92 e 94 della Costituzione Italiana, il numero massimo dei componenti del Governo, a qualsiasi titolo, di cui al comma 1, si applica a decorrere dal 1º maggio 2008».

 

ORDINI DEL GIORNO

 

G8-bis.100

CICCANTI, FORTE, BACCINI, DE POLI, PIONATI, MONACELLI, MAFFIOLI, ZANOLETTI

Il Senato,

premesso che la 5ª Commissione permanente ha introdotto l'articolo 8-bis che riduce il numero di Ministri, Vice Ministri e Sottosegretari a 60 componenti, con efficacia dal «Governo successivo a quello in carica»;

che detta soluzione, nello spirito dei proponenti, trova fondamento nella consapevolezza che per «Governo successivo a quello in carica» - secondo una diffusa interpretazione dei sostenitori dell'emendamento approvato - si intende «una nuova compagine ministeriale», escludendo quindi un «mero rimpasto» di qualche ministro;

che si rende, pertanto, necessario dare un interpretazione autentica di tale espressione in tempi non sospetti, come quello attuale, quando cioè possono essere evitate interpretazioni interessate;

impegna il Governo ad interpretare la norma di che trattasi, nel senso più rigoroso, ossia applicabile nel caso di sostituzione anche di un solo ministro, con esclusione di quelli senza portafoglio. Tale interpretazione «rigorosa» rappresenta anche la sintesi e l'equilibrio di due opposte tesi che sul punto si sono confrontate: quella di chi ha rinviato ogni attuazione della riduzione della composizione del Governo al successivo, rispetto a quello in carica e quella di chi (opposizione) riteneva doversi applicare anche per quello in carica, entro un congruo periodo di tempo, al fine di evitare una delegittimazione politica.

 

G8-bis.101

CICCANTI, FORTE, BACCINI, DE POLI, PIONATI, MONACELLI, MAFFIOLI, ZANOLETTI

Il Senato,

premesso:

che si esprime una positiva valutazione politica delle norme che mirano a razionalizzare «i costi della politica», così come la pressione dell'opinione pubblica induceva a compiere con urgenza;

che tra le più significative norme che entreranno in vigore il 1º gennaio 2008 proposte dal Governo, quindi immediatamente con l'entrata in vigore della finanziaria, figurano: il blocco degli automatismi delle indennità parlamentari e dei consiglieri regionali, la riduzione degli assessori delle comunità montane, il contenimento dei gettoni di presenza dei consiglieri provinciali e comunali;

che tra queste misure di razionalizzazione della spesa pubblica improduttiva non figura la riduzione della compagine ministeriale del Governo Prodi, che ha raggiunto la cifra record di 103 componenti, nonostante che tale riduzione sia stata sollecitata da quasi tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione ed essere stata oggetto di sollecitazione anche da parte dell'opinione pubblica e di importanti organi d'informazione nazionale;

che l'articolo 8-bis introdotto dalla 5ª Commissione, coglie questa esigenza di riduzione della compagine ministeriale rinviandola però al prossimo governo, quindi depotenziandone da una parte l'efficacia politica, così come chiedeva l'opposizione e dall'altro delegittimando politicamente l'attuale Governo, ritenuto pletorico e costoso, a fronte di una norma che ne prevede il dimezzamento;

che di fronte all'impraticabilità formale e costituzionale di un ridimensionamento ex legge della compagine ministeriale del Governo Prodi, non rimane che recepire la positiva esigenza politica di un ridimensionamento del Governo nei termini largamente condivisi dall'articolo 8-bis,

impegna il Governo a corrispondere alla volontà politica espressa con l'introduzione dell'articolo 8-bis assumendo le conseguenti decisioni entro 4 mesi dall'entrata in vigore senza avvalersi dei capziosi rinvii fondati su formalità facilmente superabili da una reale volontà politica della maggioranza.

 

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 8-BIS

 

8-bis.0.1

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

V. em. 8-bis.1001

Dopo l'articolo 8-bis, aggiungere il seguente:

«Art. 8-ter.

(Numero massimo dei sottosegretari)

1. All'articolo 10, comma 1 della legge 23 agosto 1988, n.400, dopo la parola: "nominati" sono aggiunte le seguenti: "in numero non superiore a tre per ciascun dicastero"».

Conseguentemente sono soppressi gli ultimi due periodi del comma 5 del medesimo articolo.