Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento bilancio
Titolo: Finanziaria 2008 - A.S. 1817-A - Lavori preparatori al Senato - Esame in Assemblea (sedute 13-15 novembre) - Parte VII
Riferimenti:
AC n. 3256/XV     
Serie: Progetti di legge    Numero: 292    Progressivo: 2
Data: 30/11/2007
Organi della Camera: V-Bilancio, Tesoro e programmazione
Altri riferimenti:
AS n. 1817/XV     


Camera dei deputati

XV LEGISLATURA

 

 

SERVIZIO STUDI

Progetti di legge

 

 

 

 

 

Finanziaria 2008

A.S. 1817-A

Lavori preparatori al Senato

Esame in Assemblea

(Sedute 13-15 novembre)

 

 

 

 

 

 

n. 292/2

Parte VII

 

30 novembre 2007


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dipartimento Bilancio e politica economica

 

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File: BI0265g.doc

 


 

INDICE

 

Volume VII

 

Esame in Assemblea

§      Seduta del 13 novembre 2007 (pomeridiana)3

§      Seduta del 14 novembre 2007. 149

§      Seduta del 15 novembre 2007 (antimeridiana)243

§      Seduta del 15 novembre 2007 (pomeridiana)367


Esame in Assemblea


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

251a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDI' 13 NOVEMBRE 2007

(Pomeridiana)

 

Presidenza del vice presidente CALDEROLI,
indi del vice presidente CAPRILI
e del vice presidente ANGIUS

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 16,10)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1817.

Riprendiamo l'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Ricordo che nella seduta antimeridiana ha avuto luogo la votazione dell'articolo 66 e che sono stati accantonati gli emendamenti 47.1, 47.2, 47.300 e 53.0.200 (testo 3), e l'ordine del giorno G53.0.100.

 

MANTOVANO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANTOVANO (AN). Signor Presidente, sono stati dichiarati ammissibili emendamenti quali il 53.0.200 sulla class action o il 54.0.12 sui servizi pubblici locali e il presidente Morando ci ha spiegato che, pur trattandosi di riforme che sarebbe opportuno affrontare in altra sede, hanno però ricadute sul sistema economico e, quindi, possono essere collocate nel disegno di legge finanziaria.

Non c'è nel fascicolo degli emendamenti, perché dichiarato inammissibile, l'emendamento 67.0.7, a mia firma, che non è una norma di riforma bensì di diritto transitorio, volto a permettere la copertura di sedi notarili vacanti da parte di chi ha superato le singole prove di concorso, ma non ha raggiunto un punteggio complessivo secondo le disposizioni originariamente vigenti. Questi requisiti sono stati poi soppressi durante lo svolgimento del concorso; sicché quelle prove oggi consentirebbero di ricoprire utilmente delle sedi notarili.

Vorrei conoscere la ragione dell'inammissibilità dell'emendamento in questione. Non può essere dovuta a carenza di copertura perché le sedi ci sono e le spese sono a carico dei notai; non può essere attribuita all'estraneità di materia perché credo che un numero più adeguato di notai rispetto alle sedi disponibili abbia ricadute positive sull'intero sistema anche economico.

Pertanto, chiedo che l'inammissibilità dell'emendamento 67.0.7 sia revocata e che si passi, quindi, alla votazione di tale proposta.

 

PRESIDENTE. Senatore Mantovano, l'emendamento è stato dichiarato inammissibile in sede di Commissione bilancio e l'Aula si è adeguata a quella valutazione, ritenendo la proposta inammissibile anche per l'Aula.

 

MANTOVANO (AN). Signor Presidente, posso chiedere al Presidente della Commissione bilancio una valutazione sulla motivazione dell'inammissibilità?

 

MORANDO (Ulivo). Sinceramente ora non la ricordo, ma confermo la decisione assunta in Commissione. In ogni caso, signor Presidente, la decisione in questa sede non spetta a me.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 67.

GALLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GALLI (LNP). Signor Presidente, intendo esprimere una dichiarazione di voto sull'articolo 67, con riferimento specifico all'emendamento aggiuntivo 67.0.9, presentato dal sottoscritto insieme ai colleghi Franco Paolo e Polledri, nel quale si ripropone una questione annosa, mai risolta nel nostro Paese. Ricordo a tal proposito che già nella scorsa legislatura è stato presentato un disegno di legge, il cui esame non siamo riusciti a portare a termine, che affrontava il problema dell'esenzione per tutte le organizzazioni sindacali da qualunque obbligo di tipo contabile e fiscale.

In Italia, infatti, i sindacati non sono obbligati a presentare un bilancio che comporti una responsabilità di tipo contabile e fiscale; essi, invece, presentano semplicemente, di loro sponte, alcuni pezzi di carta riportanti qualche numero ma che di fatto non hanno alcun valore.

Ora, questa maggioranza abbastanza confusa dal punto di vista politico perché vi è dentro un po' di tutto - l'estrema sinistra, che vuole eliminare la proprietà privata e gli iperliberisti che vogliono portare i call-center in Romania - si mostra però d'accordo quantomeno sulla questione dell'equità. Allora mi dovete spiegare perché avete fatto una legge dove al povero salumiere di paese, se non fa uno scontrino, gli fate chiudere il negozio, mentre basta andare a piazza del Pantheon dove ci sono 50 venditori abusivi che vendono occhiali firmati finti con 500 poliziotti che passano ogni giorno e nessuno dice niente. Inoltre, si continua a mantenere un'organizzazione come quella sindacale in Italia, che fattura ormai intorno ai 1.700, 1.800 miliardi di vecchie lire, come giro complessivo di soldi, con migliaia di dipendenti, che, attraverso i CAF, predispone i 740 e tante altre attività (prenota i pullman per le manifestazioni contro Berlusconi, paga le società di trasporto, dà il sacchetto con il panino e la birra a coloro che vanno gratuitamente alle manifestazioni) delle quali non deve minimamente rispondere.

Non parliamo di associazioni benefiche, ma di associazioni cha hanno dipendenti che pagano, che producono utili e che reinvestono non si capisce dove. Quindi, vi è un buco nero nella nostra società per cui, a fronte di una parte del Paese che deve pagare, strapagare perché con gli studi di settore deve pagare anche di più per avere la sicurezza di non trovarsi in casa la Guardia di finanza a controllare i conti, vi sono poi organizzazioni che fatturano 2.000 miliardi di vecchie lire e nessuno controlla niente. Queste organizzazioni contano migliaia di dipendenti, non applicano l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori - e mi piacerebbe sapere la sinistra integralista cosa dice al riguardo - ed insieme all'altro buco nero dell'economia italiana, le Coop, quelli che appunto fanno quello che vogliono, godono di esenzioni fiscali di cui tutte le altre organizzazioni non godono, possono pagare meno contributi ai dipendenti come fossero delle multinazionali qualunque e devono essere esentati da tutto.

Poiché voi siete per l'equità, la giustizia e quant'altro, mi piacerebbe sapere perché continuate a restare su tale posizione. Se un commercialista giovane fa il 740, deve rilasciare giustamente la fattura e pagare le tasse alla fine dell'anno, se lo fate voi attraverso i sindacati niente di quello che viene fatto deve uscire sui pubblici bilanci.

Con questo chiediamo che finalmente in Italia non ci siano imprenditori, persone che fanno economie di serie A e di serie B, ma che le regole siano uguali per tutti.

In questo caso in Italia l'uguaglianza non c'è perché vi è l'organizzazione sindacale che fa politica, fa gli scioperi generali contro una parte, fa finta di niente con l'altra che ha migliaia di dipendenti, non applica l'articolo 18 e soprattutto alla fine non fa i bilanci fiscali e contabili. Vorrei che su questo, perlomeno, vi fossero indicazioni su ciò che volete fare. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Adesso dovremmo sospendere la seduta fino alle ore 16,30 per lasciare decorrere il termine dei venti minuti dal preavviso.

Possiamo però utilizzare questo tempo per iniziare l'illustrazione degli emendamenti volti ad inserire articoli aggiuntivi dopo l'articolo 67.

 

VIZZINI (FI). Signor Presidente, colleghi, con l'emendamento 67.0.8, si vuole dare al Ministro del lavoro l'autorizzazione ad affrontare in modo razionale la questione dei lavoratori socialmente utili e, segnatamente, di quelli della città di Palermo. Si tratta di un provvedimento inserito in tutte le finanziarie degli ultimi 7 anni nel nostro Paese, indipendentemente dal colore politico.

L'emendamento che ho presentato insieme al collega Ferrara è stato poi firmato da tutti i Gruppi politici presenti in Aula ed abbiamo anche avuto un contatto con il Governo che si era dichiarato disponibile ad affrontare la questione qui o nell'altro ramo del Parlamento.

Quindi, signor Presidente, prima di arrivare al voto, gradirei conoscere l'opinione del Governo in merito all'emendamento e a quanto lo stesso sta facendo per affrontare tale questione, per comprendere anche quale atteggiamento finale tenere al momento del voto.

(omissis)

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817 (ore 16,30)

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, riprendiamo i nostri lavori.

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 67.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti recanti articoli aggiuntivi dopo l'articolo 67, precedentemente illustrati.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento 67.0.8 inviterei i presentatori, senatori Vizzini e Ferrara, a ritirarlo e a presentare un ordine del giorno. Infatti, il tema delle attività socialmente utili, come i colleghi sanno, è stato già affrontato con il decreto ed è all'attenzione del Governo; pertanto credo che una soluzione di tal genere aiuterebbe ad affrontarlo nel prosieguo con una maggiore ponderazione.

Per quanto riguarda gli emendamenti 67.0.9 e 67.0.10, il parere del relatore è contrario.

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore. In particolare, per quanto attiene l'emendamento 67.0.8, suggerisce indubbiamente di trasformarlo in un ordine del giorno per poter meglio portare a soluzione la questione dei lavoratori socialmente utili, in coordinamento anche con gli impegni che devono essere assunti da parte del Comune di appartenenza, in una logica che rifletta una sorta di patto tra il Governo ed i Comuni, per poter addivenire ad una soluzione stabile al problema.

 

PRESIDENTE. Senatore Vizzini, intende accogliere l'invito al ritiro testé formulato?

 

VIZZINI (FI). Signor Presidente, prendo atto delle dichiarazioni del relatore e del Governo circa la volontà politica di affrontare questo problema.

Pertanto, ritiro l'emendamento 67.0.8 e lo trasformo in ordine del giorno.

 

(È pervenuta alla Presidenza la seguente richiesta di aggiunta di firme: all'ordine del giorno G67.800 dai senatori Battaglia Antonio, Mannino, Biondi, Battaglia Giovanni, Di Lello Finuoli, Fazio, Garraffa e Giambrone).

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G67.800 non verrà posto ai voti.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 67.0.9.

 

POLLEDRI (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Polledri, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 67.0.9, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 67.0.10, presentato dal senatore Curto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 68, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 68, compresi gli aggiuntivi.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. L'emendamento 68.800 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 68.801.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, c'era una volta qualcuno che aveva votato l'indulto, anche se oggi non se ne trova più neanche uno che l'abbia votato.

Comunque, al di là di questo, riteniamo che il Fondo per la copertura delle spese per le espulsioni degli immigrati irregolari possa essere utilizzato anche, ai sensi del testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, per mandare a casa gli stranieri oggi detenuti nelle nostre galere. In tal modo si otterrebbe innanzitutto di rimandare gli stranieri nelle rispettive patrie galere, dove magari esistono un po' meno garanzie e imparerebbero cosa vuol dire stare in galera; in secondo luogo si libererebbero dei posti nelle nostre carceri.

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento 68.801.

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 68.801, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

L'emendamento 68.800a è stato ritirato.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 68.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Metto ai voti l'emendamento 68.0.1, presentato dal senatore Polledri.

Non è approvato.

 

L'emendamento 68.0.2 è stato ritirato.

Metto ai voti l'emendamento 68.0.6, presentato dal senatore De Poli.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 68.0.7 (testo corretto), presentato dal senatore De Poli.

Non è approvato.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 69, sul quale sono stati presentati emendamenti che si danno per illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 69.

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore, signor Presidente.

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 69.4, presentato dal senatore Eufemi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, sia io che il senatore Legnini non siamo riusciti ad esprimere il nostro voto contrario sull'emendamento 69.4.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 69.800.

PISTORIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PISTORIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, vorrei sollecitare il relatore ad una riflessione aggiuntiva sull'emendamento 69.800. Esso si incastra, infatti, in un momento in cui, pochi giorni fa, il CIPE ha disposto l'esecutività del finanziamento per la prima tranche riferita al 2007, dopo un lungo contenzioso che ha visto coinvolte le Regioni Calabria e Sicilia in relazione all'applicazione di un comma della finanziaria votata lo scorso anno.

Dal momento che la risoluzione del contenzioso qualche giorno fa è stata positiva, quest'emendamento risolverebbe i problemi relativi agli anni 2008 e 2009. Non vorrei, infatti, che il prossimo anno vi fosse nuovamente un'incertezza nell'applicazione di una norma della finanziaria per il 2007, con la conseguente necessità di riportare in piazza migliaia di persone per ricordare un adempimento del Governo.

Caro relatore, l'emendamento 69.800 risolverebbe la questione dando certezza a una norma già applicata qualche giorno fa. (Applausi del senatore Biondi).

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, il problema sollevato dal senatore Pistorio merita certamente considerazione. In questo caso il problema è solo relativo alla copertura finanziaria: trattandosi di cifre ragguardevoli è difficile risolvere adesso un problema di tale consistenza. Quindi, confermo il parere contrario, pur apprezzando il contenuto dell'emendamento 69.800 e le considerazioni svolte dal senatore Pistorio.

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 69.800, presentato dal senatore Pistorio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Passiamo alla votazione dell'articolo 69.

FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Signor Presidente, la lettera b) di questo articolo modifica la legislazione vigente della finanziaria per il 2007, nel senso che, mentre il comma 866 dell'articolo 1 di quella finanziaria prevedeva che le somme di cui al comma 863 erano «interamente impegnabili a decorrere dal primo anno di iscrizione», la lettera b) di questo articolo, 69, trasformando in parte quel comma 866, prevede che «le somme di cui al comma 863 sono interamente ed immediatamente impegnabili». A mio avviso, questo modo di procedere, sorpassando le annualità previste nel bilancio pluriennale (che in questo caso sono il 2008, 2009, 2010 fino al 2015, come è previsto nel comma precedente) e senza che sia prevista l'iscrizione delle somme al bilancio prima di renderle interamente ed immediatamente impegnabili, è contrario alla legge di contabilità.

Per questo motivo credo sia opportuno votare contro un articolo della finanziaria, quale il 69, che è contrario alla legge di contabilità. (Applausi dal Gruppo LNP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 69.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 69.0.4.

CURTO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CURTO (AN). Signor Presidente, a margine della riunione dei Ministri finanziari dell'Eurogruppo il ministro dell'economia Padoa-Schioppa proprio ieri ha espresso preoccupazione riguarda ai livelli insoddisfacenti di crescita e di competitività del nostro Paese. La nostra opinione è che, fino a quando il nostro Paese non si caratterizzerà per una crescita omogenea, la crescita stessa e il prodotto interno lordo non potranno raggiungere gli obiettivi che tutti noi ci prefiggiamo.

Sotto questo aspetto, l'emendamento 69.0.4 coglie l'opportunità per creare le condizioni per investire sulle aree industriali del nostro Paese prive dei servizi essenziali come acqua, energia elettrica, cablaggio e ADSL. Solamente in questa maniera, dotandole di queste infrastrutture si può diventare attrattivi, perché non c'è nessun credito d'imposta al mondo, non c'è nessuna fiscalizzazione e nessuno sgravio di natura contributiva fiscale che possa attrarre imprese fintanto che queste non troveranno delle politiche di contesto adeguate.

È un emendamento, quindi, che si muove su 100 milioni di euro per tre anni e che darebbe finalmente la possibilità di creare le condizioni per lo sviluppo.

Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico. (Applausi del senatore Viespoli).

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Curto, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 69.0.4, presentato dai senatori Curto e Viespoli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 69-bis, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

TOFANI (AN). Signor Presidente, chiedo cortesemente un po' di attenzione da parte del relatore e del Governo.

Spero che l'emendamento 69-bis.101 possa essere accolto e che il relatore riveda la sua posizione perché parliamo di alcuni territori dell'Italia che sono fuori dall'Obiettivo 1; però, di fatto, hanno ancora problematiche che per una determinazione regionale non vengono inserite.

Faccio esempi precisi: mi riferisco al Lazio meridionale, così come alla Basilicata, che dal prossimo gennaio 2008 sarà fuori. Lasceremmo completamente abbandonate a loro stesse quelle realtà. Abbiamo invece la possibilità (le direttive comunitarie ce lo permettono), sia pure nei limite del de minimis, di accedere, per l'appunto, ai crediti d'imposta. Ora, io chiedo l'attenzione e la cortesia di dare risposta ad interi territori che in questo modo andrebbero a trovarsi completamente fuori.

Preannuncio la richiesta di votazione mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento 69-bis.101 perché (lo faccio rilevare al senatore Tofani e ai colleghi) la norma inserita nel testo della Commissione sul credito d'imposta non si riferisce solo alle aree Obiettivo 1, ma anche a quelle ex Obiettivo 2, limitatamente ai territori ammessi alle deroghe agli aiuti di Stato, previste dall'articolo 87, paragrafo 3, lettere a) e c), del Trattato comunitario, e contiene già una parte importante di quei territori in difficoltà a cui si riferiva il senatore Tofani.

Questo emendamento del senatore Tofani amplia ulteriormente l'area estendendola a territori che mai erano stati considerati per gli aiuti comunitari o di Stato. La finalità è apprezzabile, ma qui si porrebbe un problema di quantificazione, di copertura finanziaria e quant'altro. Per questa ragione, pur apprezzandone la finalità, esprimo parere contrario.

Esprimo parere contrario anche sull'emendamento 69-bis.102.

Signor Presidente, mi risulterebbe, inoltre, una riformulazione dell'emendamento 69-bis.0.801, che assorbirebbe anche parte del contenuto dell'emendamento 69-bis.0.800.

 

PRESIDENTE. Non ne dispongo.

 

LEGNINI, relatore. Dovrebbe essere stata consegnata agli Uffici. È stata consegnata, senatore Montalbano?

 

PRESIDENTE. Non sia timido, senatore Montalbano, ce la dia.

 

BARBIERI (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBIERI (Misto-CS). Signor Presidente, vorrei illustrare l'emendamento nella formulazione originaria perché poi, come è normale avvenga, abbiamo sviluppato una riflessione col Governo e con il relatore.

Potrei definire questo emendamento del Gruppo Socialista, a firma dei senatori Angius, Montalbano e del sottoscritto, un po' più di Europa in Italia, un po' più di giustizia sociale in Italia, un po' più di efficienza. Il confronto col resto d'Europa mostra come sia urgente da noi estendere gli istituti di welfare ai soggetti interessati dai nuovi processi di flessibilità.

Al contempo, non si può ulteriormente ritardare l'introduzione, anche nel nostro Paese, di istituti che subordinino la tutela monetaria della disoccupazione alla partecipazione di programmi di reinserimento nel mondo del lavoro. È importante, infatti, che tali istituti recuperino la loro funzione di ammortizzatori sociali aventi carattere temporaneo, liberandoli dal ruolo improprio di sostegno corrisposto per far fronte a forme permanenti di disoccupazione.

Nel disegno di legge finanziaria si è ritenuto di non voler affrontare queste problematiche, se non in riferimento - come vedo - a specifici casi, rimanendo in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali che è presente nel provvedimento del welfare. Questa posizione di attesa è motivata dalla poca disponibilità di risorse.

Tuttavia, signor Presidente, in un'ottica mirata a reimpostare su base pluriennale gli istituti del welfare e a programmare in tal senso l'utilizzo delle risorse, il Gruppo Socialista ritiene non di meno possibile dare avvio ad un primo intervento di modifica della tutela dalla disoccupazione, sfruttando a tal fine i fondi europei non utilizzati.

Avendo in mente questo obiettivo, il nostro emendamento è dunque costruito su tre punti qualificanti: subordinare l'accesso agli istituti di tutela dalla disoccupazione alla partecipazione a programmi di reimpiego professionale, come avviene in tutta Europa; estendere gli istituti di tutela dalla disoccupazione ai lavoratori subordinati iscritti alla gestione separata INPS, attenuando così un evidente fattore di discriminazione oggi esistente sul mercato del lavoro; inoltre, colleghi (cosa non secondaria), utilizzare per la copertura le risorse non utilizzate, a volte sprecate dalle Regioni, del Fondo sociale europeo, rimarcando in tal modo come le misure a favore dell'offerta di lavoro sono a tutti gli effetti assimilabili a politiche per il lavoro. Questa è la nostra formulazione originaria.

PRESIDENTE. Concluda, senatore Barbieri.

 

BARBIERI (Misto-CS). Di fronte ad un ragionamento e ad un impegno del Governo esplicito e preciso, abbiamo ritenuto di presentare un ordine del giorno.

PRESIDENTE. No, senatore Barbieri, non me lo legga.

Senatore Legnini, a me è stato consegnato un ordine del giorno, non un emendamento riformulato.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, chiarisco subito il problema.

Mi era stato preannunciato dai presentatori che i due emendamenti sarebbero stati sintetizzati in un nuovo emendamento. Così non è stato e prendo atto che viene presentato direttamente unordine del giorno, se ho ben compreso.

Su tale atto di indirizzo, così come sul contenuto dell'emendamento, vi è piena condivisione della maggioranza, poiché si tratta di misure - come ha detto il senatore Barbieri poc'anzi - che innovano profondamente sul tema degli ammortizzatori sociali in una direzione assolutamente giusta, introducendo, per esempio, la partecipazione ai programmi di inserimento al lavoro di formazione e riqualificazione, la stipula del patto di servizio per il reinserimento a lavoro, l'utilizzo di risorse del Fondo sociale europeo non speso dalla Regione. Ribadisco, vi è piena condivisione.

Sta di fatto, però, che sul medesimo tema del welfare - come noto a tutta l'Aula - si è concluso un accordo tra il Governo e le parti sociali e che il relativo disegno di legge - in cui, a mio modo di vedere, queste norme andranno incluse - è in corso d'esame alla Camera.

Quindi, il mio è qualcosa di più di un invito al ritiro, che pure è stato rivolto su altri emendamenti sulla base del richiamo alla congruità del testo rispetto alla finanziaria, nel senso che qui siamo in presenza di un disegno di legge che sta velocemente percorrendo il suo iter e che si riferisce ad un patto concluso fra il Governo e le parti sociali.

Pertanto, nel ribadire piena condivisione, ribadisco l'invito al ritiro - che è stato già accolto - sugli emendamenti e un parere favorevole sull'ordine del giorno G69-bis.100.

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime un parere conforme a quello del relatore.

In particolare, ritiene indubbiamente meritevoli di approfondimento i contenuti dell'ordine del giorno, che riguardano in particolare i due aspetti molto importanti dell'introduzione di strumenti attivi di sostegno per chi versa in stato di disoccupazione e le cosiddette gestioni separate che troverebbero una armonizzazione con le altre.

Pertanto, il Governo è favorevole ad accogliere l'ordine del giorno G69-bis.100, pur con un rilievo inerente l'ultima frase, laddove si impegna il Governo a "regolare l'intera materia recependo integralmente nel testo". Ricordo infatti che il testo del disegno di legge è già all'esame della Camera, per cui non è nella piena facoltà del Governo, ma è ovviamente il dibattito che si tiene nella Commissione competente e quindi nell'Aula che potrà consentire il recepimento, non siamo più nella fase di redazione del disegno di legge. Invito semplicemente a riflettere sull'opportunità di riformulare l'ultima frase in coerenza con la fase parlamentare di discussione del disegno di legge.

BARBIERI (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBIERI (Misto-CS). Signor Presidente, per scelta di miglior contesto potremmo anche aderire a questo invito.

Con senso di responsabilità introduciamo - come hanno affermato sia il relatore che il Governo - l'allargamento degli ammortizzatori sociali ai parasubordinati, cosa fondamentale, l'utilizzo dei fondi europei e i programmi di reinserimento al lavoro.

Non è sufficiente un invito generico, perché abbiamo trasformato gli emendamenti in un ordine del giorno a patto che il Governo, attraverso la sua attiva presenza alla Camera, dove è in esame il provvedimento sul welfare, nel combinato disposto Governo-relatore, si impegni al rispetto di quanto recita testualmente l'ordine del giorno. (Applausi dal Gruppo Misto-CS).

 

PRESIDENTE. Credo che il sottosegretario Sartor possa impegnarsi rispetto al ruolo del Governo, ma non certo rispetto a quello della Camera dei deputati.

ANGIUS (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANGIUS (Misto-CS). Signor Presidente, il punto è molto delicato. Il Governo, in Commissione bilancio, ha accolto la proposta di un confronto su una questione di estrema rilevanza riguardante il lavoro precario, flessibile nella pubblica amministrazione. Sulla base di questo confronto si è addivenuti ad un testo, poi ulteriormente corretto ed integrato, che adesso è all'esame dell'Aula. Si sarebbe potuto obiettare che una questione di quel tipo andava proposta esattamente nel decreto sul welfare.

Con i due emendamenti al nostro esame, trasformati poi in un ordine del giorno, accettiamo l'impegno del Governo affinché siano considerati socialmente rilevanti, quindi meritevoli di attenzione, non solo i lavoratori precari della pubblica amministrazione ma anche quelli privati, di cui ci si era dimenticati.

Il Governo, rispetto alle proposte da noi formulate ed efficacemente articolate dal collega Barbieri, sta rispondendo che queste norme, anziché essere inserite nella finanziaria, verranno inserite nel decreto sul welfare; contemporaneamente, però, per bocca del sottosegretario Sartor, aggiunge che quel decreto non è nella disponibilità del Governo, bensì della Camera dei deputati.

Voglio essere chiaro, signor Sottosegretario: se queste norme non vengono recepite nel decreto sul welfare, noi, componente Socialista, non voteremo quel decreto (Applausi dal Gruppo Misto-CS e del senatore Izzo), non so se è chiaro. Ciò perché non è accettabile, caro Sottosegretario, che vi siano figli e figliastri: giovani lavoratori precari nella pubblica amministrazione, da un lato, giovani lavoratori precari nel settore privato, dall'altro. Non so se sono stato chiaro e quindi lo ripeto: credo che l'impegno del Governo nell'accogliere questo ordine del giorno debba essere più preciso e vorrei che le parole e gli impegni assunti in Senato fossero più vincolanti.

Le proposte che avanziamo, caro Sottosegretario, altro non sono che le norme sulla flex-security in vigore in tutta Europa e fanno parte di quelle politiche lavoriste, riformiste e socialiste presenti in tutti i Paesi d'Europa tranne che in Italia.

Vorremmo che anche in Italia ci si adeguasse al nuovo regime del diritto del lavoro presente negli altri Paesi europei e si vivesse di quella flessibilità positiva, come la chiamava Jacques Delors, per fare in modo che il lavoro flessibile nei suoi aspetti negativi non sia scaricato su qualche milione di giovani lavoratrici e lavoratori.

Questo è il senso della nostra proposta che vorrei venisse recepita interamente non solo da tutto il centro-sinistra, ma anche dal Governo. (Applausi dal Gruppo Misto-CS e della senatrice Nardini).

 

SACCONI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, comprendo l'obiezione del senatore Angius quando confronta questa disciplina con quella relativa alla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione. Appare invero asimmetrica la soluzione che si profila di un intervento volto a trasformare in rapporto di lavoro a tempo indeterminato quello di persone che spesso non sono nemmeno precarie; lo saranno in futuro perché le norme ipotizzate fanno riferimento addirittura all'avere un rapporto con l'amministrazione pubblica al 28 settembre scorso. Stabilizziamo addirittura precari potenziali e futuri.

Tuttavia, considero utile il rinvio di questa materia ad un ordine del giorno, perché la vera novità è effettivamente quella del comma 2, cioè quella relativa alle persone che hanno cessato un rapporto di collaborazione a progetto. Invece, per quanto riguarda la rimanente disciplina, ci troviamo di fronte quasi a una normativa restrittiva, perché per i programmi di reinserimento si fa riferimento soltanto alle attività di formazione promosse e gestite dai centri pubblici per l'impiego, nel momento in cui, invece, dovrebbe essere consentita anche l'attività di altri soggetti, come gli enti bilaterali per la formazione o le stesse agenzie private per il lavoro.

Credo che questa disciplina dovrà essere affrontata nell'ambito della discussione del cosiddetto disegno di legge per il welfare, che è all'esame della Camera. Inoltre, mi auguro ancora una volta che, come accade spesso, il Senato non venga esautorato nel passaggio parlamentare che spero sarà ordinario.

 

NOVI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, desidero trattare un altro argomento, vale a dire il tema del precariato degli ultracinquantenni. Si tratta, infatti, di lavoratori espulsi dal mercato del lavoro in quanto non detengono la professionalizzazione richiesta da questo processo di informatizzazione e dalle nuove tecnologie. Dobbiamo allora porci anche il problema di come professionalizzare i lavoratori ultracinquantenni e di come affrontare una questione sociale che ormai è drammatica.

 

VIESPOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VIESPOLI (AN). Signor Presidente, gli emendamenti trasformati in ordine del giorno pongono una questione di straordinario rilievo, come ha sottolineato il collega Sacconi, in particolare a proposito del secondo comma relativo alla questione dei Co.co.pro. Mi permetto di sottolineare che in tal senso avevamo presentato l'emendamento 62.3, che è stato bocciato dall'Aula, a dimostrazione di una sensibilità e di un'attenzione che non è presente nel protocollo sul welfare in maniera chiara e definita, in particolare per questo segmento di precarietà di grande importanza.

Mi permetta, signor Presidente, di aggiungere una considerazione. Ho apprezzato la riflessione molto forte, significativa e dignitosa del senatore Angius, tuttavia mi permetto di sottolineare che la copertura finanziaria al Protocollo sul welfare è contenuta nell'articolo 62 del disegno di legge finanziaria ed è evidente che, restando quella copertura finanziaria, per gran parte finalizzata al superamento dello scalone e alla platea degli usuranti, in realtà, non ci sono le risorse per affrontare questi temi. Mi auguro, però, che questo confronto si possa comunque aprire, anche se mi consentirà di avere delle perplessità rispetto al prosieguo proprio per le considerazioni che mi sono permesso di fare. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 69-bis.101.

 

TOFANI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TOFANI (AN). Signor Presidente, vorrei fare una richiesta al relatore, che forse nella congerie complessa di una finanziaria non ha molto chiaro in questo momento che nell'emendamento 69-bis.101 si specifica che l'intervento è solo per quei territori che io per comodità ho chiamato territori compresi nell'obiettivo 1, perché sono quelle Regioni. Atteso che qualsiasi altra ipotesi è esclusa, non capisco perché non si vuol dare attenzione a quei territori che confinano con queste zone, visto che anche in altre finanziarie abbiamo fatto in modo di tenerle in considerazione, sia pure nei limiti delle normative europee e del de minimis.

Stiamo parlando, tra l'altro, di un impegno di spesa molto esiguo, corrispondente a 5 milioni di euro per il 2008, 10 per il 2009 e 10 per il 2010. Perché tenere queste zone, che stanno soffrendo in modo pesante, marginalizzate? Ho fatto riferimento in modo particolare al Lazio meridionale, ma non si tratta solo di questa zona.

Invito pertanto il Governo e il relatore a rivedere la propria posizione e chiedo il voto elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Tofani, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 69-bis.101, presentato dal senatore Tofani.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 69-bis.102, presentato dal senatore Pistorio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

L'emendamento 69-bis.100 è stato ritirato.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 69-bis.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Ricordo che gli emendamenti 69-bis.0.800 e 69-bis.0.801 sono stati ritirati e trasformati nell'ordine del giorno G69-bis.100 che, essendo stato accolto dal Governo, non verrà posto in votazione.

Passiamo all'esame dell'articolo 70, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e sui quali invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, sull'emendamento 70.3 mi rimetto al Governo; mi sembra una norma che potrebbe essere valutata, ma vorrei sentire il parere del Governo. Sugli altri emendamenti il parere è contrario. Vi è poi l'emendamento 70.750, presentato dal relatore, su cui il parere è favorevole.

Ove il Governo si determinasse ad accogliere l'emendamento 70.3, presentato dal senatore Viespoli, sarebbe opportuno premettere alla norma le seguenti parole: «senza oneri per la finanza pubblica».

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo, con la precisazione suggerita dal relatore in merito all'assenza di oneri per la finanza pubblica, esprime parere favorevole sul testo dell'emendamento 70.3 e parere conforme al relatore sui restanti emendamenti.

 

PRESIDENTE. Senatore Viespoli, accoglie la modifica suggerita dal relatore?

 

VIESPOLI (AN). Signor Presidente, sono d'accordo con le indicazioni del relatore e del Governo.

 

(È pervenuta alla Presidenza le seguenti richieste di aggiunta di firme: all'emendamento 70.3 (testo 2), dai senatori Garraffa e Mongiello).

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 70.3 (testo 2), presentato dal senatore Viespoli e da altri senatori.

È approvato.

 

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 70.750, presentato dal relatore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Metto ai voti l'emendamento 70.800, presentato dal senatore Baldassari e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 70, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Metto ai voti l'emendamento 70.0.2, presentato dal senatore Viespoli e da altri senatori.

Non è approvato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 70.0.4.

 

EUFEMI (UDC). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Eufemi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 70.0.4, presentato dal senatore Mannino e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

L'emendamento 70.0.5 è stato ritirato e trasformato nell'ordine del giorno G70.0.100.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 70.0.6.

 

MANNINO (UDC). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Mannino, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 70.0.6, presentato dal senatore Mannino e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 70.0.7, presentato dal senatore Mannino e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'ordine del giorno G70.0.100.

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, l'ordine del giorno G70.0.100 affronta il tema della continuità sistematica delle misure relative alla Regione siciliana. Mi rimetto al parere del Governo; da parte del relatore non ci sono ostacoli.

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno G70.0.100.

PRESIDENTE. Insiste per la votazione dell'ordine del giorno, senatore Eufemi?

 

EUFEMI (UDC). No, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 70-bis.

Lo metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 71, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 71.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 71.1, presentato dai senatori Pontone e Coronella.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Metto ai voti l'emendamento 71.2, presentato dai senatori Pontone e Coronella.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 71.3, presentato dal senatore Leoni e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 71.4, presentato dai senatori Pontone e Coronella.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 71.5, presentato dal senatore Leoni e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 71.6, presentato dal senatore Viespoli.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 71.100, presentato dal senatore Pistorio.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 71.12, presentato dal senatore Leoni e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 71.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Passiamo all'esame degli articoli successivi.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 72.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Ricordo che l'articolo 73 è stato stralciato.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 74.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Passiamo alla votazione dell'articolo 74-bis.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 74-bis.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'articolo 75 non si vota perché soppresso dalla Commissione.

Passiamo all'esame dell'articolo 76, sul quale sono stati presentati emendamenti, che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su entrambi gli emendamenti presentati.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 76.1.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 76.1, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 76.3 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 76.8.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 76.8, presentato dal senatore Divina.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 76.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 76.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, credo sarebbe utile che la Presidenza o gli Uffici ci informassero degli orari dei turni di Presidenza. Non le sfuggirà che la questione non è così secondaria come potrebbe sembrare.

Mi sembra che lei, meritoriamente, stia sopportando tutto il peso dei lavori d'Aula. Questo non mi sembra giusto nei suoi confronti. (Applausi dai Gruppi LNP, FI, AN, UDC e DCA-PRI-MPA).

 

PRESIDENTE. E non mi pagano neanche gli straordinari, senatore Castelli.

In ogni caso, fino alle ore 18,30 presiederò io, dopo presiederà il senatore Angius. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

Passiamo all'esame dell'articolo 77, sul quale sono stati presentati emendamenti, che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario su entrambi gli emendamenti.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il mio parere è conforme a quello espresso dal relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 77.13.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 77.13, presentato dal senatore Pontone.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 77.18.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 77.18, presentato dal senatore Augello e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 77.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 77.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame e alla votazione dell'articolo 77-bis.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 77-bis.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 78, sul quale sono stati presentati emendamenti, che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere favorevole su entrambi gli emendamenti.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il mio parere è conforme a quello espresso dal relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 78.1, identico all'emendamento 78.4.

 

MANZIONE (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANZIONE (Ulivo). Signor Presidente, l'emendamento soppressivo 78.1, per il quale è stato espresso dal relatore e dal Governo parere favorevole, è nato da un convincimento generale che in Commissione giustizia è stato raggiunto. E' un emendamento che accomuna maggioranza ed opposizione rispetto ad un articolo, il 78, che prevedeva il divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di adottare provvedimenti per l'estensione di decisioni giurisdizionali aventi forza di giudicato.

 

Presidenza del vice presidente CAPRILI (ore 17,20)

 

(Segue MANZIONE). In parole povere, l'articolo prevedeva che nelle amministrazioni pubbliche non era possibile utilizzare un precedente giudicato per conformare le posizioni uguali alla decisione emersa dal giudicato. Questa incongruenza è stata individuata all'unanimità dalla Commissione giustizia che nel parere reso all'epoca chiedeva per l'appunto di poter abrogare l'articolo. Il parere favorevole da parte del relatore e del Governo conforta tutti i componenti della Commissione e tutta l'Assemblea. Quindi, si procederà di conseguenza.

 

BULGARELLI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BULGARELLI (IU-Verdi-Com). Anche sulla base di quello che ha detto il senatore Manzione, chiedo di apporre la mia firma all'emendamento 78.1, anche perché sia io che il senatore Casson ed altri componenti della Commissione giustizia avevamo presentato identici emendamenti che non erano stati accolti in sede di Commissione bilancio.

Quindi, chiedo di poter aggiungere la mia firma.

PRESIDENTE. Non essendo stati presentati sull'articolo 78 altri emendamenti oltre quello soppressivo 78.1, presentato dai senatori Manzione e Bulgarelli, identico all'emendamento 78.4, presentato dal senatore Caruso e da altri senatori, metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, il mantenimento dell'articolo stesso.

Non è approvato.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 79, su cui sono stati presentati degli emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentate del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Gli emendamenti 79.900 e 79.5 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 79.6.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 79.6, presentato dai senatori Pisanu e Ferrara.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 79.7.

 

GIULIANO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIULIANO (FI). Aggiungo la mia firma a questo emendamento.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 79.7, presentato dai senatori Ramponi e Giuliano.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 79.

 

FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Signor Presidente, l'articolo 79 è intitolato, in maniera molto superficiale: «Disposizioni di carattere generale di contenimento e razionalizzazione delle spese». Ma, signori, in tutto questo esercizio la maggioranza e il Governo hanno sperperato miliardi di euro del tesoretto, dei tesoretti, delle maggiori entrate o del recupero dell'evasione fiscale senza porre in essere quelle azioni di politica di vero contenimento deldeficit, che ci sono anche state recentemente richieste e indicate come via maestra da parte degli organismi dell'Unione Europea. Facciamo articoli di questo tipo per contenere e razionalizzare le spese, naturalmente sempre a carico dei soliti ignoti, magari gli enti locali, com'è scritto.

Questo articolo è contrario allo spirito della razionalizzazione delle spese e va a colpire le spese ormai minute, senza incidere efficacemente sul problema del deficit pubblico. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 79.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame e alla votazione dell'articolo 79-bis.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, intervengo molto brevemente per sottolineare come l'articolo 79-bis credo contrasti con il precedente articolo 76, che prevedeva un intervento legislativo in materia di immobili e di servizi gestiti dalla pubblica amministrazione.

La legge n. 326 del 2003 aveva stabilito, in modo inequivocabile, la vendita degli alloggi militari occupati da personale con titolo scaduto; ne derivano entrate per 480 milioni di euro. Le leggi di assestamento e rendiconto generale riportano il mancato introito di questi incassi per la non avvenuta vendita.

Ad oltre quattro anni da detta approvazione, nulla è stato fatto, anche se, in data 2 marzo 2006, il Ministro della difesa aveva inviato per il visto di legittimità e la successiva registrazione il decreto ministeriale con cui venivano dichiarati alienabili 4.493 alloggi. Poi, improvvisamente, appare questa norma; domandiamo dov'è la certezza del diritto, stante che sarà difficile individuare gli alloggi da alienare senza tener conto dello status degli inquilini, vedove e pensionati. Quindi, si giocherà sulla raccomandazione. (Applausi del senatore Rotondi).

 

DIVINA (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, quello stiamo per votare è un articolo che può trarre facilmente in inganno. Apparentemente, nessuno può dirsi contrario ad iniziare un piano di costruzione di alloggi finalizzati ai dipendenti del Ministero della difesa. Il problema diventa il seguente: perché si deve attuare un piano di realizzazione? Risposta: perché non vi sono alloggi sufficienti per le esigenze di servizio che oggi si devono affrontare.

Ma, allora, è possibile fare un unico articolo in cui si dice una cosa e l'esatto contrario? Perché diciamo esattamente che altri alloggi debbano essere dismessi, lasciati o ceduti con la prelazione nei confronti di chi oggi li occupa. Chi occupa quegli alloggi? Sono militari in quiescenza, pensionati delle Forze armate, che, se andiamo a vedere, a stretto rigore, oggi occupano abusivamente quegli alloggi, perché secondo il loro disciplinare, una volta terminata la funzione, avrebbero dovuto lasciare tutti le prebende e gli alloggi di servizio che occupavano in funzione della qualifica che rivestivano.

Ho l'impressione che mettiamo un po' tutto sul fuoco. Non siamo contrari al fatto che si dia il via ad un piano, come pure non siamo contrari all'alienazione, ma non vogliamo che si parta al contrario, cedendo quei pochi alloggi che la Difesa ha ancora a disposizione, che manchino gli alloggi per i militari in servizio e che magari non si riesca neanche a fare una giusta distinzione tra chi ha un titolo per subentrare ed acquistare e chi magari ha anche altre proprietà, per cui gli verrebbe fatto addirittura un regalo. Insomma, un articolo così formulato è un autentico calderone. Non so se il nostro Capogruppo deciderà per l'astensione; io propenderei per il voto contrario.

 

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 17,30)

 

RAMPONI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RAMPONI (AN). Signor Presidente, vorrei chiedere un momento l'attenzione dell'Aula per invitare i colleghi ad una decisione che riguarda la loro coscienza ed anche per evitare una palese ingiustizia.

L'articolo 79-bis parla della vendita di alloggi dichiarati non più utili dalla Difesa... (Brusìo). Che tristezza, però, uno ce la mette tutta...

PRESIDENTE. Urli, senatore Ramponi, così la sentiranno.

RAMPONI (AN). ...e il risultato è estremamente negativo, ma voglio insistere. Ripeto: in questo articolo, ad un certo punto, si dice che gli alloggi dichiarati non più utili dalla Difesa verranno venduti con un diritto di prelazione a coloro che già li occupano. Ebbene, nell'ambito della Difesa, vi sono più di 3.000 alloggi occupati abusivamente da persone sine titulo che, per legge, debbono lasciarli.

Ciò sinora non è accaduto perché la compiacenza di qualche Gruppo politico, come accade anche in questo articolo, ha sospeso gli sfratti. Pertanto, l'Amministrazione della difesa ha dovuto accettare che queste persone, che nel momento in cui per legge dovevano lasciare questi alloggi per consentire ad altri di disporne sono invece rimaste, violassero la legge; e adesso dovrebbero avere anche il vantaggio di poter acquistare l'alloggio ad un prezzo inferiore a quello di mercato.

Ora, molte volte ho sentito la presidente Finocchiaro, che al momento non è in Aula, e tanti altri amici che ho anche dall'altra parte dell'emiciclo fare delle affermazioni, che ho apprezzato, relative alla deontologia, alla giustizia, ad evitare che da quest'Aula escano provvedimenti a sostegno di coloro che palesemente violano la legge. Mi rivolgo allora ai colleghi: riflettiamo un momento, non facciamo passare questo articolo. Facciamo sì che alla Camera possa essere ripresentato un emendamento che escluda il vantaggio dato agli abusivi e che consenta invece a tutto il personale della Difesa, come è scritto anche qui, di concorrere per l'acquisto di questi alloggi.

È una richiesta di giustizia, corretta, onesta, nei confronti di tutti coloro che, per colpa degli abusivi, per tanti anni non hanno potuto usufruire di quel diritto che agli abusivi era stato concesso nel momento in cui in quegli alloggi sono regolarmente entrati. Grazie. (Applausi dal Gruppo AN).

ROTONDI (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROTONDI (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, il senatore Ramponi ci convince e dunque voteremo contro. Il nostro Gruppo, però, che ha ancora qualche minuto - perciò, la prego, non mi guardi male - tiene a sottolineare, e chiede che resti agli atti, che votiamo questa finanziaria con la complicità della sua Presidenza brillante. Lei è un Presidente che farebbe la gioia di qualunque Presidente del Consiglio ed io la raccomanderò agli aspiranti che conosco, perché si guadagna sul campo la Presidenza del Senato: le finanziarie con lei volano. Quindi, è possibile che i colleghi non si siano accorti del fatto che, articolo per articolo, noi stiamo votando di tutto e di più, persino una sorta di riforma del diritto civile, di cui abbiamo sentito negli interventi precedenti del senatore Manzione ed altri.

La suscettibilità dell'Assemblea si è manifestata solo quando insieme, centro-destra e centro-sinistra, avevamo proposto la riforma di una norma anticontraffazione dei simboli dei partiti. Il ministro Mastella, che è stato l'alfiere della bocciatura di quella norma, si è anche risentito, chiedendo che gli facessi delle scuse. Colgo l'occasione per accontentarlo e porgergli ora le scuse per qualche espressione poco felice, e lo faccio non retoricamente.

Resta però un dato: in quest'Aula stiamo votando di tutto, agganciandolo interamente alla finanziaria, tranne una norma che avrebbe messo ordine nella materia dei simboli dei partiti, in base ai quali noi veniamo eletti, nell'illusione della maggioranza di riacciuffare un simbolo scappato dall'altra parte. In proposito, vi do una notizia in esclusiva: stanotte quel simbolo è tornato da questa parte, quindi questa buffonata è stata anche inutile.

Tuttavia, se questo Senato offre al Paese lo spettacolo di senatori che ballano di qua e di là, per cui tutti sono attenti non a quanto diciamo, ma a chi si sposta ed a questo ora si aggiunge anche lo spostamento dei simboli, ebbene, colleghi, credo che il Governo Prodi, a questo punto, abbia commesso l'errore di non agganciare alla finanziaria anche la riforma della legge elettorale, perché la prosecuzione del dibattito non avrà maggiore credibilità. (Applausi dai Gruppi DCA-PRI-MPA, UDC e FI).

 

PRESIDENTE. Senatore, non dia suggerimenti che magari potrebbero essere sfruttati in questo senso alla Camera dei deputati.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 79-bis.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'articolo 80 è stato stralciato.

Passiamo all'esame dell'articolo 81, su cui è stato presentato il solo emendamento 81.1, successivamente ritirato.

Passiamo pertanto alla votazione dell'articolo.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 81.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 82, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, intervengo per illustrare brevemente l'emendamento 82.5, riferito ad un articolo che riguarda la soppressione e la razionalizzazione degli enti pubblici statali.

Il Governo con la finanziaria ha proposto la soppressione di 17 enti. La Commissione, come ho appreso dai resoconti di seduta, ha salvato tre degli enti originariamente indicati nell'allegato, e cioè la Lega navale italiana, l'Ente nazionale risi e la Fondazione Guglielmo Marconi. Ebbene, l'emendamento 82.5 intende richiamare l'attenzione del relatore e dell'Aula su un altro ente, l'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente.

Stiamo parlando - anche perché ne resti traccia nei resoconti del nostro ramo del Parlamento - di un istituto che sta sviluppando intense attività di carattere culturale. Presidente, l'IsIAO è uno dei pochissimi istituti che ha una menzione speciale da parte della Corte dei conti come ente che fa esattamente il contrario di tutti quelli che andrebbero soppressi.

Cito un passaggio della Corte dei conti, per far capire all'Aula di cosa stiamo parlando. Esaminando la gestione 2003-2004 dell'ente, la Corte sottolinea come, pur in presenza di uno stato di crisi economico-finanziaria, l'attività istituzionale non solo non abbia subito significative flessioni, ma abbia registrato importanti traguardi e la gestione dell'Istituto meriti di essere sostenuta ed incoraggiata dal Ministero vigilante per salvaguardarne il ruolo di attore nella scena culturale e di organismo tecnico-scientifico di supporto alla comunità nazionale nella politica estera.

Abbiamo, cioè, un ente di cui la Corte dei conti, che solitamente è attore di censure, parla bene e dice che i soldi per questo ente sono spesi bene. Credo dunque, considerando anche l'esiguità della spesa, che questo Istituto - che, tra l'altro, lavora al Sud, al Centro e al Nord del Paese - possa essere sostenuto da questo Senato.

Spero di ottenere una risposta positiva dal relatore e, comunque, dall'Aula. (Applausi dal Gruppo Misto-LD).

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Presidente, sull'emendamento 82.5, per le ragioni che ha appena illustrato il senatore Storace, il parere è favorevole.

Esprimo parere contrario sugli emendamenti 82.6 e 82.7, mentre esprimo parere favorevole sull'emendamento 82.14.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime un parere di conformità a quello del relatore, pur ricordando che la norma in questione non dispone l'immediata soppressione degli enti, ma un percorso da svilupparsi entro sei mesi per verificare se ci sono margini per una ristrutturazione o per altri tipi di modifiche. Fatta questa doverosa precisazione, ribadisco comunque un parere di conformità al parere del relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 82.5.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta non risulta appoggiata).

Metto ai voti l'emendamento 82.5, presentato dal senatore Storace e da altri senatori.

È approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 82.6.

 

AMATO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AMATO (FI). Signor Presidente, vorrei intervenire sull'emendamento 82.6. Sono contento che il relatore abbia accettato l'emendamento 82.5 del collega Storace, mi chiedo, però, perché insista nel voler includere nella lista degli enti inutili da abrogare l'Istituto agronomico per l'Oltremare di Firenze. Il senso del mio emendamento soppressivo è proprio quello di togliere questo Istituto, che rappresenta un'eccellenza nel campo delle politiche degli aiuti allo sviluppo e della cooperazione internazionale, da questa lista infame, da questa colonna infame degli enti da abrogare.

Vorrei ricordare che l'Istituto agronomico per l'Oltremare di Firenze è stato fondato nel 1904 - lo ricordo ai senatori eletti all'estero - proprio per assistere professionalmente l'emigrazione italiana nell'America latina e in Africa. Nel 1938 é stato potenziato e rammodernato; nel dopoguerra ha scelto come missione quella di assistere i Paesi in via di sviluppo, tanto da diventare l'organo ufficiale del Ministero degli affari esteri, con particolare riferimento all'Africa e all'America latina, proprio nel campo della politica della cooperazione internazionale.

Quindi, si tratta di un organo deputato all'implementazione dei progetti attraverso la collaborazione con le varie organizzazioni non governative. Vorrei ricordare che questo Istituto ha un personale di 35 dipendenti, possiede un bilancio annuo di circa 3 milioni di euro e riceve commesse tre volte superiori per l'attuazione di progetti di cooperazione decentrata per lo sviluppo, svolti in collaborazione con l'Unione Europea, con l'ONU, la FAO eil World Food Program.

Mi chiedo, allora, perché debba rientrare nella lista degli enti inutili; mi chiedo perché, se il Governo vuole rivedere la missione dell'Istituto Agronomico per l'Oltremare, non attenda la prevista riforma della cooperazione internazionale alla luce della quale, semmai, rivedere, ripensare e ricostruire il ruolo di questo Istituto.

Mi domando, quindi, perché ci sia così tanta fretta di abolire questo Istituto e perché si voglia profittare della finanziaria per farlo fuori. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 82.6, presentato dai senatori Amato e Ferrara.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1718

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 82.7.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 82.7, presentato dai senatori De Gregorio e Marini Giulio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1718

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 82.14.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 82.14, presentato dai senatori Forte e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1718

 

PRESIDENTE. L'emendamento 82.15 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'articolo 82, nel testo emendato.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, questo articolo, al comma 3, riguardava (come è stato ricordato) la soppressione di alcuni enti ritenuti inutili. A parte il fatto che si fa riferimento ad un allegato A, quando nel fascicolo della finanziaria ovviamente abbiamo una Tabella A, che però riguarda le poste da finanziare, ma che non ricomprende l'elenco degli enti, per cui prima di tutto vorrei capire dove è finito questo Allegato A.

Leggo, però, a pagina 985 del volume del Servizio studi del Senato, che molto opportunamente la Commissione ha espunto da questo elenco la Lega navale italiana. Questo mi fa molto piacere. Chiedo se la tabella resta cogente e quindi se la Lega navale è salva.

Vorrei anche capire dal Governo chi ha avuto la brillante idea di mettere la Lega navale italiana in mezzo agli enti inutili. Questa è veramente una cosa al di là di ogni immaginazione. Eh sì, egregio Sottosegretario, originariamente era stata inserita tra gli enti inutili, dopodiché la Commissione molto opportunamente (la ringrazio per questo) l'ha salvata. Sarebbe opportuno che lei ci desse qualche delucidazione su questa bella pensata: credo che gli italiani, e soprattutto gli appassionati di vela, dovrebbero sapere chi ha avuto questa brillantissima idea. Mi pare che sia una cosa veramente al di là del bene e del male. Sarei grato al Governo se volesse darci una cortese risposta su questo punto.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 82, nel testo emendamento.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame e alla votazione dell'articolo 83.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 83.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 84, sul quale sono stati presentati un emendamento e ordini del giorno che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario sull'emendamento 84.300. Mi rimetto all'Assemblea sull'ordine del giorno G84.100, che tratta della nota questione, ampiamente dibattuta, della ripartizione dell'8 per mille inoptato.

Esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno G84.101; anche qui si tratta della questione ampiamente dibattuta del 5 per mille: si vuole impegnare il Governo a rendere stabile e senza limiti l'utilizzo del 5 per mille.

Esprimo, infine, parere favorevole sull'ordine del giorno G84.0.100.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie gli ordini del giorno G84.101 e G84.0.100, mentre accoglie l'ordine del giorno G84.100 come raccomandazione.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 84.300.

 

VEGAS (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, voteremo a favore dell'emendamento 84.300.

Ricordo che il 5 per mille è un istituto definito nella finanziaria 2006 e che il testo attuale assegna una dotazione finanziaria eccessivamente bassa che sarebbe opportuno innalzare. Sarebbe inoltre opportuno riportare il testo all'origine, in quanto non si comprende perché nel testo della finanziaria al nostro esame non si parli di sostegno al volontariato, che è fondamentale nell'ottica del 5 per mille; perché il finanziamento alla ricerca scientifica e a quella sanitaria debba essere devoluto esclusivamente ad enti, e non alla ricerca, per cui temiamo che sia indirizzato troppo a soggetti magari amici e non alla ricerca stessa; perché, infine, siano stati espunti dai potenziali titolari del 5 per mille i Comuni di residenza. Sarebbe quindi opportuno riportare la normativa anche allo spirito originario dell'istituto.

Infine, chiedo la votazione elettronica.

 

MONTALBANO (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MONTALBANO (Misto-CS). Signor Presidente, vorrei illustrare brevemente l'ordine del giorno G84.100.

Ringrazio innanzitutto i colleghi Biondi, Boccia, Brutti Paolo, Gagliardi, Mele, Ripamonti, Silvestri e Villone che hanno voluto sottoscrivere con noi questo atto di indirizzo, in cui si ripropone una questione che avevamo già posto, come senatori della Costituente socialista, nel corso dell'esame del decreto-legge n. 159 con riguardo all'8 per mille, ma la Presidenza decise inappellabilmente la non ammissibilità della nostra proposta di modifica.

Adesso, signor Presidente, con questo ordine del giorno riproponiamo, in maniera assai pacata, la tematica all'attenzione dell'Aula, lasciandoci alle spalle alcune argomentazioni ed alcuni giudizi anche pesanti espressi al nostro indirizzo sulla base dell'iniziativa che i senatori della Costituente socialista hanno portato avanti nel corso del dibattito di questi giorni in relazione all'8 per mille e alla non esenzione dell'ICI per gli immobili di esclusivo uso commerciale della Chiesa cattolica.

Dico sommessamente a tanti colleghi, che pur si trovano su posizioni diverse dalle nostre, ma per le quali nutro comunque un grande rispetto, che non siamo animati da nessun furore ideologico e nemmeno da quell'anticlericalismo che ci è stato attribuito e che non ci è proprio. Potrebbe essere così se avessimo chiesto di far pagare l'ICI su tutti gli immobili o sostenuto che l'8 per mille andava abolito, ma non abbiamo detto né l'una cosa, né l'altra.

Sull'8 per mille sosteniamo, per esempio, che sia giusto che lo Stato rivendichi un percorso di revisione; che sia laicamente giusto ed irrinunciabile, a nostro giudizio, che lo Stato rivendichi l'idea di ridiscutere e rivedere i meccanismi che sovrintendono alla distribuzione dell'8 per mille. Abbiamo un meccanismo che gode di una sorta di doppia indicizzazione, perché legato al PIL e alla base imponibile, che ha fatto balzare l'8 per mille dai 210 milioni di euro del 1990 fino al miliardo di euro di oggi. Pur in presenza di un siffatto aumento esponenziale, non si è data attuazione all'articolo 49 della legge n. 222 del 1985, istitutiva dell'8 per mille, e che imponeva che una Commissione paritetica nominata dal Governo italiano e dalla Conferenza episcopale italiana potesse rivedere l'entità del gettito.

La questione che poniamo rimanda alla necessità di esprimere un parere, una valutazione sul gettito dell'8 per mille che fa riferimento all'inoptato. Voglio riportare alcuni dati. Il primo è che, grazie all'inoptato, alla Chiesa cattolica va l'87,25 per cento dell'8 per mille, mentre solo il 34,56 per cento dei contribuenti esprime la propria opzione nei confronti della Chiesa. Questo è uno degli aspetti.

Inoltre, per quanto riguarda l'8 per mille, in assenza di una procedura di pubblicizzazione da parte di tutti gli altri enti e soprattutto dello Stato, si esprime solo il 39,6 per cento dei contribuenti, per una somma pari a 355 milioni di euro, mentre non si esprime il 60,4 per cento, per una somma pari a 541 milioni di euro.

Ciò che affermiamo sommessamente è che questo meccanismo improprio di indicizzazione va verificato e l'inoptato dovrebbe, a nostro giudizio, andare nella piena disponibilità dello Stato per perseguire quelle finalità caritatevoli (combattere la fame nel mondo o intervenire su calamità naturali) che gli sono proprie.

Non c'è alcuna animosità nel porre una questione che, nel rispetto delle diverse posizioni e della dialettica parlamentare riteniamo, può essere affrontata senza improperi e demonizzazioni e senza che vi sia una sorta di rifiuto a poter discutere di questioni laicamente proponibili. (Applausi del senatore Barbieri).

 

CICCANTI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, il Gruppo UDC voterà contro l'ordine del giorno G84.100 e a favore dell'ordine del giorno G84.101. Mi consenta di spiegare brevemente le ragioni di questo voto, vista la delicatezza della materia.

Collega Montalbano, nella premessa dell'ordine del giorno G84.100 vedo una contraddizione. Da un lato, viene riconosciuta la bilateralità della normativa e la necessità di modificare la stessa normativa sull'inoptato; dall'altro, nella parte in cui si impegna il Governo, si dà alla stessa commissione paritetica, preposta al monitoraggio e alla valutazione del riparto della destinazione dei tributi decisi dal contribuente, il potere di modificare la ripartizione stessa. C'è un'evidente contraddizione perché la commissione non ha questi poteri. La commissione, per esercitare i poteri che lei vuole assegnarle con questo ordine del giorno, dovrebbe applicare le procedure tipiche dei trattati internazionali.

Pertanto, prima che nel merito, è impossibile accogliere questo ordine del giorno sotto il profilo procedurale. Prego la Presidenza di rendersi conto che sarebbe inammissibile sottoporlo a votazione, proprio per il vincolo degli accordi internazionali che la commissione paritetica non può modificare.

L'altra questione che ci sta a cuore è quella relativa al 5 per mille. L'emendamento 84.300, che reca come primo firmatario il senatore Vegas, in qualche modo, ripristina la ripartizione della quota del 5 per mille, oltre che per le categorie previste, anche per le politiche sociali degli enti locali, come era in origine.

Tale questione, nell'ordine del giorno G84.101 non è prevista. Chiedo, pertanto, al primo firmatario, senatore Benvenuto, se è disposto ad integrare l'ordine del giorno, sul quale siamo d'accordo, nella formulazione originaria che prevedeva, come opzione da parte dei contribuenti, anche gli enti locali per le politiche sociali. Glielo chiedo per consentirci di votare il suo ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. Devo specificare che la firma aggiunta all'ordine del giorno G84.100, per la quale il senatore Montalbano esprimeva il suo ringraziamento, era della senatrice Maria Luisa Boccia e non del senatore Boccia Antonio.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, vorrei soltanto, se lei lo ritiene, che si facesse chiarezza su cosa stiamo discutendo, perché credo ci sia una certa confusione. Può dirci con esattezza su cosa dobbiamo votare?

 

PRESIDENTE. Noi dovremmo votare l'emendamento 84.300, a prima firma del senatore Vegas. Mi sembra che i colleghi si siano portati avanti, esprimendosi anche sugli ordini del giorno, dal momento che la materia mi pare abbastanza sovrapponibile.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, chiedo anzitutto di aggiungere la firma di tutti i componenti del Gruppo della Lega Nord all'emendamento 84.300.

Signor Presidente, noi in passato abbiamo firmato una petizione in cui giustamente si affermava che 15,8 milioni di cittadini avevano sottoscritto nella dichiarazione redditi del 2006 il 5 per mille, raggiungendo la cifra di 329 milioni di euro. Di questa somma noi stanziamo effettivamente 100 milioni. A casa mia si dice che 229 milioni se li è portati via lo Stato e questo a casa mia si chiama furto! (Applausi del senatore Franco Paolo). Furto del volontariato e della ricerca!

Quella petizione chiedeva che diventasse stabile nella legislazione il 5 per mille, che per la copertura non fossero previsti tetti e che nella stesura del disegno di legge finanziaria tale richiesta non rimanesse inascoltata.

Signor Presidente, io ho firmato quella petizione, ma lo hanno fatto anche Carlo Rubbia, Renato Dulbecco, Margherita Hack e Rita Levi Montalcini. Ora chiedo alla senatrice Levi Montalcini che, insieme a noi, appoggi l'emendamento 84.300 del collega Vegas che, quantomeno, restituisce altri 100 milioni alle somme individuate dagli italiani, visto che gli altri non hanno avuto il coraggio di portare avanti questa proposta e si accontentano di un ordine del giorno bello e leggero.

 

PRESIDENTE. Colleghi, visto il collegamento tra l'emendamento 84.300 e gli ordini del giorno G84.100 e G84.101, propongo che la discussione si svolga complessivamente su tutti e che successivamente si proceda al voto. Dovrei però chiedere al senatore Schifani chi interviene, perché ho la richiesta dei senatori Novi, D'Alì e Quagliariello. Il primo che mi ha chiesto la parola è il senatore Novi. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, noi dobbiamo interrogarci sul perché questo Governo si è appropriato di 129 milioni di euro del 5 per mille, soprattutto, considerando che si tratta di un Governo che, a sentir parlare i suoi rappresentanti in televisione o dalle affermazioni riportate dai giornali, continua a predicare la solidarietà, in particolare verso i più deboli, verso i poveri e i Paesi poveri.

In realtà, questi 129 milioni potevano essere realizzati e impegnati per il finanziamento della ricerca scientifica e sanitaria, per le attività sociali anche delle comunità locali; soprattutto, queste somme potevano essere impegnate per gli aiuti ai Paesi non ancora in via di sviluppo del Terzo mondo.

Mi chiedo, allora, per quale motivo non impegnare queste risorse per le popolazioni del Sudan meridionale, oggetto di incursioni criminali da parte delle milizie del Governo sudanese che, sotto certi versi, simpatizza anche per la jihad islamica di Bin Laden?

Ecco, noi potevamo intervenire con queste risorse per alleviare tali sofferenze e abbiamo ritenuto di non farlo; il Governo ha ritenuto di appropriarsi di 129 milioni di milioni di euro. È stato un comportamento immorale, in quanto lo stesso ministro Tremonti quando stabilì di introdurre il 5 per mille, dichiarò che esso doveva essere utilizzato per funzioni sociali, la ricerca e, soprattutto, in favore ed in sostegno dei Paesi del Terzo mondo.

 

BRISCA MENAPACE (RC-SE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BRISCA MENAPACE (RC-SE). Chiedo la parola, Presidente e colleghi, per motivare sobriamente le ragioni per le quali chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno G84.100. Avrei voluto votarlo già quando era un emendamento, ma ciò mi è stato impedito dal fatto che è stato dichiarato inammissibile proprio mentre presiedeva il senatore Calderoli; siccome è molto difficile opporsi alla sua provvidenziale e dirigistica maniera di guidare i nostri lavori, mi ritrovo adesso a sostenere la medesima questione nella forma di ordine del giorno.

A mio parere, questo ordine del giorno non è inammissibile e non lo era nemmeno quando era in forma di emendamento, perché non chiede di ridiscutere i trattati, ma chiede allo Stato italiano di essere molto preciso nell'applicazione di questo testo; materia almeno discutibile. Inoltre, sarebbe stato il caso di verificare quanti lo desiderano: non è sicuramente la maggioranza dal Parlamento, ma una minoranza che ritiene di avere delle ragioni civili da presentare, come può fare per cercare di diventare maggioranza, se non discutendo con tutti gli altri? Se l'espressione di questa opinione viene di fatto impedita, opponendo ragioni formali, come fa essa ad affermarsi? E affermandosi diventa anche più matura, prendendo in considerazione le opinioni altrui.

In ogni caso, la mia opinione è che questa materia sia oggi in una certa sofferenza; lo rivela il fatto che ogni volta che se ne parla c'è una specie di tensione in Aula. Ad esempio, persino la ministra Bindi ha delle difficoltà con i paolini; ad esempio, quando c'è un funerale di Stato, una donna, compagna di un Carabiniere ucciso a Nasiriya, non può prendervi parte.

 

Presidenza del vice presidente CAPRILI (ore 18,09)

 

(Segue BRISCA MENAPACE). Si ammetterà che si tratta di questioni sulle quali sarebbe necessario un chiarimento.

Sono, inoltre, convinta che quando il Papa dice «et ne nos inducas in tentationem» - si suppone che preghi in latino - avrà anch'egli le sue tentazioni, una delle quali è d'intervenire a gamba tesa (non si reputi irriverente questa metafora calcistica, perché Benedetto XVI vuole che il Vaticano abbia le sue squadre di calcio) nelle questioni dello Stato italiano. E lo fa perché la situazione internazionale è tale che con la vorticosa crescita dell'Islam e l'impossibilità dello Stato della Città del Vaticano di entrare in Europa - perché è uno Stato né laico né democratico - deve trovare altre soluzioni.

Penso che la tentazione del neotemporalismo sia forte e, di conseguenza, le ragioni perché in questa sede si possa discutere pacatamente, senza alcuna animosità, ma anche senza alcuna resa, rispondono anche a tali questioni. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

ZANONE (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ZANONE (Ulivo). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno G84.100.

 

TIBALDI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TIBALDI (IU-Verdi-Com). Chiedo di poter aggiungere la mia firma e quella del senatore Bulgarelli all'ordine del giorno G84.100.

 

PRESIDENTE. Vi sono ora dei senatori che hanno chiesto di intervenire, pur appartenendo a dei Gruppi per i quali è già intervenuto un senatore.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Signor Presidente, vorrei sollecitare una sua decisione, in quanto stiamo svolgendo un dibattito congiunto su un emendamento e su due ordini del giorno. Se lei potesse disciplinare la discussione, dividendo due questioni che sono oggettivamente collegate, ma che costituiscono d'altra parte due fattispecie diverse, allora utilizzerei il suo favore.

In caso contrario, mi asterrò per una ragione di equità nei confronti dei colleghi degli altri Gruppi che non hanno la stessa disponibilità, ringraziandola comunque per la cortesia.

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Quagliariello. Tuttavia, come ha sentito, il presidente Calderoli ha deciso di far svolgere una discussione unificata; io non posso ritornare su tale decisione.

 

PISA (SDSE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PISA (SDSE). Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma e quella del collega Galardi all'ordine del giorno G84.100.

 

PRESIDENTE. Avverto i colleghi, in particolare i senatori D'Alì e Bobba, che quanto ho detto al senatore Quagliariello vale anche per gli altri senatori. Ricordo che il presidente Calderoli ha addirittura chiesto al Capogruppo di Forza Italia chi doveva far parlare, in quanto avrebbe concesso di intervenire ad un solo senatore per Gruppo.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, lei ha detto esattamente le cose come stanno, però, temporalmente, è avvenuto un fatto nuovo. Io ho chiesto al presidente Calderoli se intendesse far discutere tutte e tre le questioni insieme e il presidente Calderoli ha fatto un nuovo annunzio.

A questo punto, noi stiamo intervenendo e svolgendo le dichiarazioni di voto sia sull'emendamento 84.300 sia sui due ordini del giorno; è chiaro che i colleghi che avevano chiesto di intervenire sui diversi strumenti in qualche modo hanno diritto a parlare come se si trattasse di tre discussioni distinte.

 

PRESIDENTE. Possiamo decidere tutto, senatore Boccia. Per carità, non voglio limitare il dibattito su un tema così delicato; quindi decidiamo di far parlare tutti, però, svolgere una discussione unificata significa che parla un senatore per Gruppo.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, comprendo che c'è un equivoco; ci rimettiamo in ogni caso alle decisioni della Presidenza. Ma, poiché il Gruppo dell'Ulivo ha intenzione di esprimere tre voti diversi sui testi in questione, vi era l'esigenza di esprimere un'opinione su ogni votazione; se questo ci viene impedito, noi incontriamo delle difficoltà.

 

PRESIDENTE. Facciamo in questo modo: hanno chiesto di intervenire il senatore Quagliariello, il senatore D'Alì e il senatore Bobba; poi la presidente Finocchiaro. Darò la parola a tutti.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

QUAGLIARIELLO (FI). La ringrazio, signor Presidente, anche perché rischiavo di fare la parte di Calimero.

 

PRESIDENTE. Non gliela avrei fatta fare la parte di Calimero, senatore Quagliariello, non si preoccupi.

 

QUAGLIARIELLO (FI). La ringrazio, signor Presidente.

Non c'è dubbio che vi è un collegamento tra l'emendamento Vegas e l'ordine del giorno Montalbano; credo che questo collegamento sia nella visione che si ha del rapporto tra Stato e società. Mi sembra che vi siano due visioni contrapposte in quest'Aula. La prima è una visione sussidiaria, secondo la quale lo Stato interviene laddove non vi sono energie nel privato per assolvere a compiti che perseguono il bene comune. La seconda è una visione prettamente statalista.

Le considerazioni che il senatore Montalbano ha avanzato in quest'Aula non devono assolutamente... (Il microfono si disattiva automaticamente).

 

PRESIDENTE. Senatore Quagliariello, la prego di contenere il suo intervento nel tempo di un minuto.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Signor Presidente, ho chiesto che mi fosse concessa la possibilità di svolgere un ragionamento che, comunque, cercherò di completare in un minuto.

Le considerazioni del senatore Montalbano non devono assolutamente essere demonizzate. Esse, però, sono di marca prettamente statalista perché fanno riferimento ad un criterio di giustizia solamente distributiva. Non ci si ferma nemmeno un attimo a domandarsi cosa la Chiesa fa per il bene comune e per alleviare compiti che altrimenti sarebbero propri dello Stato e peserebbero su questo disegno di legge finanziaria.

Signor Presidente, non è questione di essere o non essere credenti; non è questione di essere clericali o anticlericali. È questione di avere a cuore il principio di realtà ed il principio di realtà ci dice cosa ha fatto lo Stato italiano in ambiti come quelli della cooperazione allo sviluppo e della lotta alla fame nel mondo, argomenti che hanno riempito le pagine di cronaca nera dei giornali nazionali, e cosa ogni giorno fa la Chiesa.

Questo criterio di giustizia sostanziale e non di giustizia distributiva ci induce ad esprimere come Gruppo un voto favorevole sull'emendamento 84.300 ed un netto voto contrario sull'ordine del giorno G84.100. (Applausi dal Gruppo FI).

 

BOBBA (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOBBA (Ulivo). Signor Presidente, esprimo innanzitutto il voto contrario sull'emendamento 84.300 per una ragione semplice. Sin dall'istituzione del 5 per mille con la legge finanziaria del 2005, era previsto un tetto di 260 milioni, tant'è che il Governo Prodi ha dovuto modificare quella cifra a causa dello straordinario successo riscosso da questo meccanismo, essendo stata raccolta una somma di 329 milioni solo nel primo anno della sua istituzione. Ricordo che queste risorse sono state inserite nel decreto fiscale. Nel disegno di legge finanziaria, invece, sono previsti ulteriori 400 milioni che andranno a coprire le opzioni dell'anno in corso e una copertura tecnica di 100 milioni per il 2009.

Abbiamo presentato l'ordine del giorno G84.101 per raccogliere una spinta che, peraltro, è già presente all'interno del Governo e confermata dalle dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta. Si sostiene, infatti, che è necessario rendere strutturale tale meccanismo - e a tal proposito il senatore Benvenuto ha presentato come primo firmatario anche un disegno di legge in materia - perché evidentemente il tetto previsto è irrazionale e irragionevole. Infatti, se al cittadino si consente di destinare la quota del 5 per mille dell'IRPEF è ovvio che tale percentuale non può essere ridotta.

In secondo luogo, consideriamo solo tecnica la copertura di 100 milioni per il 2009. Anche in questo caso sarebbe irragionevole non soddisfare la volontà dei contribuenti che nel 2006 ha consentito di raccogliere 329 milioni, lasciando presumere che nel 2007 la cifra ammonti a circa 400 milioni. In caso contrario, si lederebbe un diritto del contribuente che ha inteso esprimere una sua opzione.

Pertanto, ribadiamo il voto contrario sull'emendamento 84.300 e dichiariamo il voto favorevole sull'ordine del giorno G84.101.

 

ALFONZI (RC-SE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALFONZI (RC-SE). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma sull'ordine del giorno G84.100, insieme a quelle delle senatrici Gaggio Giuliani, Vano, Palermo, Nardini e Valpiana.

 

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

 

DEL PENNINO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DEL PENNINO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, innanzitutto intendo aggiungere la mia firma e quella del collega Saro sull'ordine del giorno G.84.100. Inoltre, vorrei esprimere una brevissima considerazione.

L'ordine del giorno G.84.100 impegna il Governo ad assumere le iniziative necessarie volte a modificare i criteri di ripartizione del gettito dell'8 per mille dell'IRPEF. È chiaro che se questa proposta interviene su materie oggetto del Concordato sarà necessario assumere un'iniziativa nei confronti della Santa Sede per individuare una ridefinizione dei termini della questione.

Ma vi è un aspetto che può essere modificato, non vincolato dal Concordato, rappresentato dal fatto che oggi la ripartizione non avviene sull'ammontare quantitativo delle singole indicazioni, ma sul numero delle stesse, indipendentemente dal loro ammontare, per cui sono messi sullo stesso piano dichiarazioni di chi ha redditi altissimi e di chi ha redditi minimi, portando ad uno squilibrio nell'attribuzione della quota dell'8 per mille. Queste sono le ragioni che mi inducono a sostenere questo emendamento.

 

BIONDI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BIONDI (FI). Ho sottoscritto l'ordine del giorno G84.100 con lo spirito che viene indicato nella parte in cui viene preso un impegno nei confronti del Governo. Non penserò mai che assumere un'iniziativa come questa significhi assumere un ruolo ghibellino piuttosto che guelfo all'interno di questo Palazzo. Credo che sia doveroso esaminare la funzionalità e la producenza di un provvedimento.

Ho ascoltato con grande interesse tanto quello che ha detto il collega Ciccanti quanto quello che ha detto il senatore Quagliariello. Ma noto in questo una preoccupazione che non ritengo corrispondente alle finalità che vengono qui indicate, che non sono di stravolgimento dei rapporti, ma «nel pieno rispetto delle leggi vigenti e degli accordi intercorsi con lo Stato, Chiesa cattolica ed altre confessioni religiose ad assumere le iniziative necessarie volte alla modifica di criteri di ripartizione del gettito al fine di stabilire che, in caso di scelte non espresse dai contribuenti, le relative risorse siano destinate a scopi di interesse sociale, umanitario, a diretta gestione statale».

Non vedo perché il nostro Stato, che avrà tanti difetti ma almeno doveva avere il pregio di poter interessarsi delle questioni di carattere sociale e morale, rivolte cioè al sostegno di situazioni che possono non essere state previste, non possa svolgere questa attività.

In questo caso non è di supplenza, ma di attività diretta. Credo allora di aver fatto puramente e semplicemente il mio dovere. Poiché non ho l'abitudine, a differenza di altri, di subordinare il mio voto alle firme che esprimo: se firmo un emendamento tengo fede ad esso.

Non ho questa visione pendolare della funzione parlamentare. Perciò confermo questo con un certo dispiacere mio di non essere d'accordo con la maggior parte dei miei colleghi. Ma questo mi succede qualche volta ed è un presupposto dei liberali quello di avere qualche volta un'opinione che non coincide del tutto con quella degli altri. (Applausi del senatore Mauro).

 

PRESIDENTE. Bisogna ordinare la discussione. L'unificazione del dibattito ha creato, come avete visto, un insieme di interventi ovviamente eccessivi rispetto al Regolamento ed ai nostri tempi.

 

ANGIUS (Misto-CS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANGIUS (Misto-CS). Signor Presidente, innanzitutto in questa breve dichiarazione di voto a favore dell'ordine del giorno G84.100, di cui sono primo firmatario, voglio ringraziare le colleghe e i colleghi che l'hanno firmato e chiedere, se possibile, l'appoggio per la votazione elettronica.

So bene che molte colleghe e colleghi non condividono l'opinione che abbiamo espresso nell'ordine del giorno e so anche d'altra parte che i rapporti tra Stato e Chiesa oggi soffrono di una fase di difficoltà, a mio giudizio per una pretesa ingerenza della Chiesa cattolica nell'azione della sfera e delle istituzioni pubbliche, ma questa è una mia personale opinione che può essere ovviamente non condivisa da molti colleghi.

Qui stiamo parlando di una questione molto semplice, rispetto alla quale la discussione tra clericali, anticlericali, credenti o non credenti non c'entra niente. Stiamo parlando di una questione che riguarda l'uso delle risorse, dei denari dei contribuenti italiani, punto. Cioè, stiamo parlando di una questione di soldi e di una questione di libertà.

Noi che cosa chiediamo? Che il Governo, badate bene, nel pieno rispetto delle leggi vigenti e degli accordi fatti con la Santa Sede e di tutte le procedure garantiste previste nei confronti di tutte le fedi religiose e di tutte le Chiese, rivaluti e riveda i criteri di ripartizione del prelievo dell'8 per mille, al fine di garantire che, nel caso di scelte non espresse dai contribuenti italiani, si presume volutamente e coscientemente, queste relative risorse siano destinate a scopi di interesse sociale di carattere umanitario a diretta gestione statale.

A me, per esempio, piacerebbe che queste risorse venissero spese per fare case popolari; qualcun altro potrebbe preferire qualche altra destinazione, benissimo. Ora, secondo me, si tratta di una questione di libertà (e vedo che mi sta ascoltando l'amico e collega Biondi), innanzi tutto delle persone, dei cittadini e dei contribuenti, che l'applicazione, così come avvenuto, di questa norma rischia di stravolgere.

Quindi, non voglio discutere dell'uso che viene fatto di tali risorse da parte della Chiesa cattolica. La Chiesa cattolica, lo dico ai colleghi, ci ha detto come utilizza queste risorse. Ci sono le fonti della CEI e quelle del quotidiano «L'Avvenire», il quale il 29 settembre ha spiegato qual è l'uso di queste risorse. Ho qui la ripartizione, non ho problemi a leggerla per tranquillizzare in questo modo il collega Quagliariello, il quale non può dire che siamo viziati da una sorta di statalismo. Chi vi parla, care colleghe e colleghi, è convinto che lo Stato italiano debba finanziare l'attività della Chiesa, per le sue finalità sociali e per la sua missione di fede. Non so come lo dobbiamo dire in termini più chiari. Sono però anche convinto che lo Stato italiano debba preservare la libertà dei contribuenti italiani. La questione allora non è, come dicevo prima, di lotta all'ultimo sangue tra credenti o non credenti, laicisti o antilaicisti; parliamo di soldi, dell'uso delle risorse dei cittadini italiani: discutiamo di queste risorse.

Voglio segnalare, infine, che la Chiesa valdese, tanto per fare un esempio, non accetta questa ripartizione che viene prevista dalle norme vigenti e infatti usa soltanto le risorse che direttamente i contribuenti italiani le versano deliberatamente e scientemente.

Per queste ragioni, chiedo di votare a favore di questo ordine del giorno, per affidare al Governo la possibilità e la facoltà di operare nella direzione che abbiamo detto ed auspicato. (Applausi dei senatori Montalbano e Bulgarelli).

 

PETERLINI (Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PETERLINI (Aut). Signor Presidente, volevo solo rimarcare, in primo luogo, che siamo a favore dell'ordine del giorno G84.101, al quale personalmente intendo aggiungere la mia firma.

Circa l'ordine del giorno G84.100, chi ha seguito ha capito che il relatore si è rimesso all'Aula, mentre il Governo ha precisato che è disposto ad accettarlo come raccomandazione. Presidente, a questo punto, le chiedo formalmente che si voti anche tale ordine del giorno, per evitare di obbligare il Governo, anche solo con una raccomandazione, ad un comportamento che magari non rispecchia la volontà dell'Aula.

Per quanto riguarda noi, non la rispecchia: noi siamo per un parere contrario a questo ordine del giorno, perché vorremmo che la ripartizione dei fondi dell'8 per mille rimanesse quella che è.

Ho seguito attentamente l'intervento del senatore Angius, il quale in sostanza ha affermato che solo una parte dei cittadini dichiara a quale confessione o a quale chiesa dovrebbe essere dedicato il contributo; il resto dovrebbe essere assegnato per motivi sociali. A tali affermazioni contrappongo che già c'è la possibilità di scegliere la casella non solo per la Chiesa cattolica o per la confessione a cui si appartiene, ma anche per lo Stato, che può dedicare l'8 per mille a fini sociali.

Assumere poi, come giustamente finora si è fatto, di ripartire l'equivalente delle dichiarazioni non fatte a tutti in proporzione alle dichiarazioni fatte mi sembra molto più giusto rispetto all'adottare una regola in virtù della quale si dice: «Il resto me lo prendo io». Per absurdum si potrebbe anche dire: «Il resto, quello che non è optato, va tutto alla Chiesa cattolica» e sarebbe ugualmente ingiusto. Allo stesso modo, però, è ingiusto prevedere una scelta tassativa tra varie opzioni tra cui c'è anche quella dello Stato e poi attribuire, se è giusta l'informazione che ha fornito la senatrice Brisca Menapace, il 60 per cento allo Stato. Sarebbe un esproprio della Chiesa cattolica contro cui noi ci opponiamo con fermezza.

 

PRESIDENTE. Un momento solo, colleghi. Secondo me, ci siamo infilati in un pasticcio unificando la discussione. Quando ci sono le regole, vanno bene per tutti, si rispettano e parla un oratore per Gruppo. In questo caso vi sono ancora dei Gruppi per i quali nessuno è intervenuto: si tratta del Gruppo dei Verdi, di quello della Lega e del senatore Cusumano, che rappresenta una componente del Gruppo Misto.

Quindi, vi sono ancora tre interventi; a seguire, interverrà la senatrice Finocchiaro e poi, se permettete (spero lo permettiate), ci avvieremo alla conclusione di una discussione lunghissima. Ovviamente la Presidenza non ha nulla da eccepire su una discussione lunga concernente un argomento delicato: vi prego però di pensare anche che dobbiamo portare a termine il nostro lavoro.

Invito pertanto i senatori e le senatrici cui darò la parola ad utilizzare il minor tempo possibile.

 

SILVESTRI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SILVESTRI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, una piccola precisazione: il Gruppo è denominato Insieme con l'Unione Verdi-Comunisti Italiani, ma comprendo la stanchezza.

Sulla questione che di alcuni temi non si possa mai parlare, è di pochi giorni fa la notizia che il Governo intende bloccare anche la proposta di legge che elimina quella strana cosa rappresentata da gente in armi chiamata cappellani militari; però almeno su questo ordine del giorno le cose sono molto chiare.

Come hanno spiegato i miei colleghi, infatti, non è assolutamente punitivo: si tratta di una norma di chiarezza in riferimento a chi vuole dare effettivamente ad un credo, ad una fede religiosa, un dato contributo e a chi invece non sente tale questione.

Siccome molte volte i miei colleghi, secondo me sbagliando pesantemente, mettono il dibattito in relazione con l'essere anticlericali o non anticlericali, credenti o non credenti, per una volta (non lo farò mai più) vorrei dire che questo tipo di proposte hanno delle ragioni forti nella fede e tra i credenti, perché la comunità cristiana e tutte le altre comunità chiedono innanzi tutto a chi ha fede di credere nello spirito e di contribuire alle necessità della comunità ecclesiastica. Il fatto che la Chiesa cattolica non creda più nello spirito e chieda allo Stato di sopperire a ciò che i fedeli non fanno è una cosa gravissima. Non solo, ma oltre tutto in modo assolutamente gratuito: diverso sarebbe stato se fosse stata un'azione diciamo anche di fede, nel senso di prevedere che chi dà paghi la metà e l'altra metà la paga lo Stato. Invece qui siamo davanti ad una elargizione senza nessuna assunzione di responsabilità da parte dei credenti e credo che anche da parte dei credenti questa cosa sia davvero terribile.

Aggiungo che noi abbiamo molte volte difficoltà, lo vedo anche da quello che dicono i colleghi, e ci chiediamo se un dato atto è o non è antireligioso, e poi c'è la questione dei rapporti tra Stati. Ebbene, forse anche la questione rappresentata da una Chiesa che si è fatta Stato (per me è un abominio) inficia tutta la discussione perché ovviamente a volte si parla di difesa della religiosità, del costume e delle credenze del nostro popolo, altre volte invece si parla di ciò che uno Stato autonomo fa con un altro Stato. Questa cosa comincia a diventare intollerabile ed intollerante.

Terza questione: io credo molto nello spirito che si evolve, credo molto che chi ha la fede avrà la possibilità di far fiorire tutto ciò che la contraddizione della Croce porta (non parlerò mai più di religione, giuro, perché sono contrarissimo); ma credo anche molto che sia un gravissimo errore chiedere agli Stati (siamo in piena teocrazia, siamo in Arabia Saudita) che ciò che è credenza diventi legge e, a questo punto, istituzione. Non è solo un'offesa alla laicità dello Stato, è anche un'offesa allo spirito e ai veri credenti. Grazie. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com e RC-SE).

 

DIVINA (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, i rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica risalgono a tempi lontani; senza ripercorrere tutta la storia, dal non expedit risorgimentale siamo arrivati al 1929 prima di instaurare, o meglio ricucire, rapporti diretti tra il mondo cattolico e lo Stato italiano. Volendo fare un'analisi, lo Stato ha sempre aiutato, ha sempre ritornato quel maltolto di cui si era detto, con la confisca dei beni dello Stato pontificio, in varie maniere: fino a non molto tempo addietro vi era ancora il Fondo per il sostentamento del clero; dal 1985 in poi, con il secondo Concordato, si sono definiti i paletti in modo un po' più chiaro. Non credo che adesso questo Parlamento possa stravolgere completamente un passato che rappresenta un terreno molto accidentato... (Il microfono si disattiva automaticamente).

 

PRESIDENTE. Un altro minuto, senatore Divina.

 

DIVINA (LNP). La ringrazio, signor Presidente. Adesso lo Stato italiano si impegna a restituire alle confessioni religiose l'8 per mille che deve andare in attività umanistiche, beneficenza ed altro. Non solo la Chiesa cattolica, ma altre confessioni che hanno sottoscritto le intese si avvalgono di questo aiuto statale.

Ai cittadini resta ancora la libertà di dire no, di chiedere che sia lo Stato a gestire quel loro piccolo contributo alla solidarietà: è una libertà, infatti, barrare l'una o l'altra casella.

Tuttavia, è molto subdolo dire adesso che dal momento che l'inoptato - cioè l'8 per mille di chi non firma - rappresenta una massa consistente, fra i cinque contendenti uguali formalmente uno è più uguale, perché l'inoptato va tutto allo Stato italiano: questo è un subdolo e recondito attacco alla Chiesa che la sinistra non ha mai smesso di fare. È un grande difetto della sinistra, che in ogni occasione tende a mettere un fendente, a collocare pali tra la struttura sociale del nostro Paese e il mondo clericale.

 

BINETTI (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BINETTI (Ulivo). Signor Presidente, con questo dibattito si riprende oggi la discussione svoltasi in Aula qualche giorno fa, conclusasi, in modo direi generalizzato, a favore del riconoscimento di un servizio prestato non solo dalla Chiesa cattolica ma dalle Chiese, con la possibilità, peraltro, come ricordava anche il senatore Divina, che le persone comunque scelgano di dedicare parte del loro contributo allo Stato perché lo gestisca.

Mi sembra che questa sera, però, non ci sia stato lo spazio adeguato perché potesse emergere anche una voce molto più convinta dalla sinistra - ci tengo a sottolineare questo punto - di attenzione, riconoscimento e consapevolezza del grande servizio che le Chiese prestano.

Poi, quando il collante sociale si sfascia e si sfibra, quando ci si trova di fronte ad un contesto di violenza ed aggressività, ci rendiamo conto che manca a monte una serie di ammortizzatori sociali, quelli che si costruiscono sui valori condivisi e su una cultura della solidarietà e del servizio.

Da sempre in questo la Chiesa cattolica è al primo posto per frequenza di interventi, per qualità, per creatività e per inventiva. Certamente non è l'unica, ringraziando Dio, essendoci anche una grande collaborazione da parte di altre istituzioni.

Ritengo che l'ordine del giorno G84.100 sia fazioso e che contraddica a quanto detto in Aula pochi giorni fa. Mi auguro, pertanto, che all'interno del mio Gruppo siano in molti a non votarlo. (Applausi dal Gruppo LNP e dei senatori Casoli, Possa e Baio).

 

CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, l'ordine del giorno G84.100 ripropone una questione già ampiamente affrontata in Aula e che, a mio avviso, non può essere liquidata con un ordine del giorno.

Ho apprezzato la sobrietà nonché la mitezza delle argomentazioni sviluppate dal senatore Angius che ha posto il problema senza toni ultimativi, ma c'è al centro la vexata quaestio dei rapporti tra lo Stato, la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, anche in capo ad un Protocollo d'intesa del 1984.

Considero forti le argomentazioni del senatore Ciccanti che ha sottolineato l'esigenza di un confronto tra lo Stato italiano e la Santa Sede, affinché si pervenga ad una revisione della disciplina della ripartizione dell'8 per mille, posto che i soldi derivanti dal gettito dei contribuenti, senza precisa destinazione, già vengono utilizzati dalla Chiesa cattolica e da altre confessioni religiose per fini sociali e umanitari.

Ritengo quindi che le argomentazioni alla base di quest'ordine del giorno siano molto deboli e prive del necessario respiro di un confronto sereno tra Stato e Chiesa.

È necessario pertanto non approvare quest'ordine del giorno e riproporre la questione in modo diverso.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, intervengo per precisare la posizione del mio Gruppo sull'emendamento 84.300, nonché sugli ordini del giorno G84.100 e G84.101, su cui sono già intervenuti alcuni colleghi. In particolare, condivido quanto espresso in riferimento all'emendamento 84.300 e, da ultimo, le considerazioni della senatrice Binetti. Il nostro voto sull'emendamento sarà dunque un voto contrario.

Il mio Gruppo lascia invece libertà di coscienza nel voto sull'ordine del giorno G84.100, nel pieno rispetto della diversità di opinioni che sulla questione si sono già registrate e sono state manifestate in Aula, anche quando in precedenza ci eravamo occupati di questo tema.

Voteremo invece a favore dell'ordine del giorno G84.101. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, intervengo per segnalare un errore materiale nell'ordine del giorno G84.100, nel senso che, tra i firmatari, dopo il cognome Boccia manca il nome della senatrice Maria Luisa (Boccia, appunto). Ritengo sia giusto nei suoi confronti precisarlo.

 

PRESIDENTE. La Presidenza ha già provveduto a porvi rimedio.

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, chiedo che all'emendamento 84.300 venga apposta la firma di tutti i senatori dell'UDC.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, colleghi, veramente senza far polemica, gradirei capire per qualche nostro collega cosa vuol dire la coerenza. Prima c'è stata un'interlocuzione con la senatrice Franca Rame che ha dichiarato di essere poco coerente. Adesso vorrei capire cosa voterà qualche altro nostro collega qui presente, perché ho in mano un appello scritto in cui si chiede che testualmente, riguardo alla norma del 5 per mille, divenga stabile nella nostra legislazione che per la copertura non vengano previsti tetti o analoghe riduzioni. Questo appello è firmato dalla senatrice Rita Levi-Montalcini. Adesso invece voterà un articolo - probabilmente votando contro questo emendamento e poi votando presumibilmente a favore dell'articolo - in cui si pone un tetto. Ma la coerenza esiste ancora in questo mondo o è un optional che ondeggia come ogni stormir di fronde? Francamente non capisco queste cose. Ditemi voi. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

IANNUZZI (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IANNUZZI (FI). Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di aggiungere la mia firma sull'ordine del giorno G84.100.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto.

Procediamo dunque alla votazione dell'emendamento 84.300 mediante procedimento elettronico, come precedentemente richiesto dal senatore Vegas.

Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 84.300, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B). (Brusìo).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Per cortesia, vi dispiacerebbe moderare i toni?

Procediamo alla votazione elettronica dell'ordine del giorno G84.100, sul quale il relatore si è rimesso all'Aula.

 

FERRARA (FI). E il Governo?

 

PRESIDENTE. Il Governo accetta l'ordine del giorno come raccomandazione.

 

VEGAS (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, questo è un ordine del giorno importante perché, malgrado sia scritto in stile anodino, vuol dire sostanzialmente che il Governo si impegna, se approvato, a rinegoziare l'accordo di modifica del Concordato del 1984; quindi, il Governo apre una procedura con la Santa Sede. Il Governo non può rimettersi all'Aula o accettarlo come raccomandazione: dev'essere chiara la conseguenza.

Invito, quindi, il Governo a prendere una posizione chiara in materia.

PRESIDENTE. Senatore Vegas, il Governo ha preso la posizione che ha ritenuto. Ad ogni modo, l'Aula viene chiamata a votarlo: quindi, da questo punto di vista, l'Aula è sovrana e deciderà l'andamento di questo ordine del giorno.

 

(È pervenuta alla Presidenza la seguente richiesta di aggiunta di firme: all'ordine del giorno G84.100, dai senatori Turigliatto e Micheloni).

LIVI BACCI (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LIVI BACCI (Ulivo). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno G84.100.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto.

Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, precedentemente avanzata dal senatore Angius, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno G84.100, presentato dal senatore Angius e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B) (Applausi dai Gruppi FI e LNP).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G84.101 non verrà posto ai voti.

Passiamo alla votazione dell'articolo 84.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 84.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G84.0.100 (testo 2) non verrà posto ai voti.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, capisco che su un ordine del giorno accolto dal Governo non si potrebbe fare alcun intervento, ma vorrei far presente all'Assemblea che l'ordine del giorno accolto impegna il Governo a considerare il contributo che la Banca d'Italia potrebbe dare, nel rispetto della propria autonomia, con l'utilizzazione delle riserve auree. Questo è un argomento più volte trattato e sul quale il Governo si è espresso in modo assolutamente, ripeto, assolutamente diverso in Commissione e in Aula. In buona sostanza, il fatto che il Governo abbia accolto e non abbia fatto alcuna considerazione in merito all'ordine del giorno è motivo di grandissima, ripeto, grandissima preoccupazione. Vorrei che di questo i colleghi della maggioranza si rendessero conto.

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 18,50)

PRESIDENTE. Senatore Ferrara, intendo dare lettura dell'impegno richiesto al Governo, perché c'è stato un cambiamento nel testo: «impegna il Governo a: considerare il contributo che la Banca d'Italia potrebbe dare, nel rispetto della propria autonomia e degli accordi finanziari internazionali, alla riduzione del debito ed alla ripresa socio-economica del Paese (come avviene in altri Paesi); operare per definire criteri di partecipazione societaria delle Regioni al capitale sociale della Banca d'Italia».

Questo è il testo ultimo, predisposto dal senatore Fernando Rossi.

 

FERRARA (FI). Perfetto, signor Presidente, ma si tratta di un classico esempio di "maanchismo", perché invece nella premessa l'affermazione è assolutamente contraddittoria con l'impegno, perché dice: «premesso che: con la privatizzazione della Banca d'Italia le riserve auree ed in valuta estera, ammontanti ad oltre 60 miliardi di euro, non sono più ritenute nella disponibilità dello Stato e che lo stesso problema si pone per i diritti di signoraggio che la BCE versa alla Banca d'Italia; le acquisizioni, gli accorpamenti e le fusioni bancarie, avvenute ed in atto, rischiano di configurare anomale posizioni di assoluto dominio».

Si tratta di una premessa che, se mi permette, fa a pugni con il dispositivo di impegno. Il Governo, in questo caso, si sta comportando in un modo assolutamente contraddittorio, non solo rispetto a come è esteso l'ordine del giorno ma anche alle dichiarazioni, ai comportamenti che ha tenuto sino adesso e alle dichiarazioni che la Banca d'Italia ha tenuto a fare nelle audizioni in Commissione bilancio.

 

PRESIDENTE. Senatore Ferrara, la ringrazio per il suo intervento che ha una rilevanza politica, ma non certamente regolamentare, perché il Governo l'ha già accolto; lei ha fatto un rilievo su una contraddizione che le è sembrato di cogliere in questo ordine del giorno, di cui prendiamo atto.

 

IANNUZZI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IANNUZZI (FI). Signor Presidente, ho sottoscritto l'ordine del giorno G84.100. Poi, ingannato da un amico clericale, per errore, ho votato contro.

 

PRESIDENTE. Quindi, il suo voto si deve intendere a favore. Va bene, ne prendo atto: prego gli uffici di prendere nota della correzione richiesta dal senatore Iannuzzi.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Signor Presidente, intendo intervenire sull'ordine dei lavori, ma colgo l'occasione per suggerire al senatore Iannuzzi l'ipotesi che sia stato il suo angelo custode, e non un amico clericale, a guidare la sua mano.

 

PRESIDENTE. Ognuno ha la sua interpretazione, senatore Buttiglione.

 

BUTTIGLIONE. Invece, sull'ordine dei lavori, signor Presidente, vorrei farle osservare che gli ordini del giorno che si accolgono o si respingono da parte del Governo non possono essere oggetto di una trattativa privata e segreta di cui l'Assemblea può essere tenuta all'oscuro. Quindi, prima che si decida, tutti i senatori devono essere messi al corrente del contenuto dell'ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. È stato detto, senatore Buttiglione, che c'era un nuovo testo. Quando c'è un nuovo testo normalmente gli assistenti parlamentari lo diffondono ai senatori, in modo che possano pronunciarsi con cognizione di causa nel merito.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, in occasione della votazione sull'articolo 82, che prevede anche la soppressione di alcuni enti ritenuti inutili, ho fatto una domanda ben precisa al Governo, tesa a comprendere come mai la Lega navale, che conta decine di migliaia di soci ed è un vanto per la marineria e il diportismo italiano, fosse stata considerata un ente inutile. Ho chiesto al Governo di dichiararci quale fosse la ratio per la quale era stato introdotto questo ente benemerito tra quelli che loro consideravano inutili. Il Governo non mi risponde. Ho lasciato che passasse un po' di tempo, affinché si potesse documentare. Vorrei ora capire se si è documentato.

Noi già siamo qui a votare mentre il ministro Padoa-Schioppa non è venuto a dispensarci i suoi soliti sorrisi: dovrebbe essere lui il titolare di questo importante provvedimento, ma non si vede. Il rappresentante del Governo tace. Quindi, sostanzialmente, siamo qui a fare un votificio.

A questo punto, mi rivolgo al ministro Mastella, l'unico che non si sottrae mai ai quesiti, magari lui saprà perché la Lega navale è stata ritenuta ente inutile dal Governo e può risponderci. Qualcuno però, per favore, ci dica qualche cosa, perché i diportisti italiani sono in subbuglio per una vicenda che fortunatamente la 5a Commissione ha sanato in qualche modo.

Vorrei però che il Governo prima della conclusione dell'esame della finanziaria ci chiarisca le motivazioni della genesi di una norma del genere.

 

PRESIDENTE. Senatore Castelli, naturalmente come abbiamo sentito tutti avrà sentito anche il Governo e vedremo quindi quel che ci risponderà.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUTTIGLIONE (UDC).Signor presidente, denuncio la discriminazione del Gruppo UDC, al quale non è pervenuta la riformulazione di questo ordine del giorno. Non so se sia pervenuta a tutti i Gruppi, ma credo non sia possibile trattare un ordine del giorno così drammaticamente differente dall'emendamento di cui dovrebbe essere la trasformazione. Come si fa a partecipare sensatamente ad una discussione quando mancano elementi di informazione di tale portata? Ripeto che l'ordine del giorno è totalmente diverso dall'emendamento di cui costituisce la trasformazione.

 

PRESIDENTE. Senatore Buttiglione, mi rammarico di quello che è avvenuto.

Al fine di dare un contributo di conoscenza alle colleghe e colleghi - quindi, anche a lei - mi ero permesso infatti di leggere il testo. Comunque, mi rammarico e spero che non accada nuovamente.

Passiamo all'esame dell'articolo 85, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo si conforma ai pareri espressi dal relatore, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. L'emendamento 85.3 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 85.4.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 85.4, presentato dal senatore Saia e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

DIVINA (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, l'emendamento 85.7 è tra quelli che sono stati ritirati, ma forse la comunicazione non è arrivata alla Presidenza.

PRESIDENTE. Va bene, prendiamo atto del ritiro.

Passiamo quindi alla votazione dell'articolo 85.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 85.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE.Passiamo all'esame dell'articolo 86, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Signor presidente, sull'emendamento 86.1 esprimo parere contrario.

L'emendamento 86.4 (testo 2) propone una soluzione interessante rispetto alla problematica che abbiamo discusso in Commissione sul divieto di ricorso alla procedura arbitrale per le pubbliche amministrazioni. Tuttavia, pur apprezzandone lo spirito, la soluzione andrebbe meglio approfondita, per cui allo stato il parere è contrario.

Approfitto, signor Presidente, per suggerire una correzione al testo dell'articolo 86. Poiché al comma 2 si fa riferimento, a proposito del divieto di ricorso all'arbitrato per le pubbliche amministrazioni, anche alle società partecipate dalle pubbliche amministrazioni, sarebbe il caso di aggiungervi, dopo la parola "partecipate", il termine "maggioritariamente", perché è evidente che per le società minoritariamente partecipate la norma sarebbe sostanzialmente inefficace. Propongo formalmente questa correzione del testo.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore, accogliendo il suggerimento di riformulazione del testo.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 86.1.

 

GRILLO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, stiamo affrontando un articolo straordinariamente importante ed originale. Dobbiamo alla fervida fantasia creatrice del ministro Di Pietro se per la prima volta, dal 1865, con l'articolo 86 viene espunto l'istituto dell'arbitrato nelle controversie tra società, imprese e pubbliche amministrazioni.

Ove passasse l'articolo 86 e venisse respinta la nostra proposta di soppressione dell'articolo medesimo, il ministro Di Pietro immagina che, non potendo più far ricorso agli arbitrati, sia la giustizia ordinaria a dirimere le controversie. Nelle condizioni in cui versano i tribunali ordinari del nostro Paese, le nostre corti d'appello, lascio immaginare a quest'Aula cosa accadrà in Italia.

Inoltre, dopo l'intervento del relatore, aggiungo che c'è un aspetto veramente inquietante. Lo Stato italiano... (Il microfono si disattiva automaticamente).

 

PRESIDENTE. Senatore Grillo, lei avrebbe finito il tempo a sua disposizione. Non mi costringa a toglierle la parola e concluda la sua dichiarazione di voto.

 

GRILLO (FI). Sono favorevole all'emendamento da noi presentato anche perché nel testo sono compresi l'ENI e l'ENEL, che non potrebbero più fare contratti con imprese internazionali perché nessuna impresa internazionale verrebbe in Italia a fare contratti con ENI ed ENEL sapendo di non poter ricorrere all'arbitrato.

 

MARTINAT (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARTINAT (AN). Signor Presidente, la normativa, così com'è scritta, è in contrasto con le disposizioni dell'Unione Europea e rappresenta un'ulteriore occasione offerta dal ministro Di Pietro al Governo italiano di commettere un'infrazione. Questa posizione è veramente incredibile e pertanto chiediamo la soppressione dell'articolo 86.

 

GRILLO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Su cosa, senatore Grillo?

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, intervengono per una precisazione tecnica. Siamo contrari anche all'emendamento presentato dal relatore perché in Borsa molte società si possono controllare anche avendo partecipazioni minoritarie.

 

PRESIDENTE. Mi era sembrato si fosse dichiarato favorevole poco fa.

 

GRILLO (FI). No, signor Presidente: il voto è favorevole sull'emendamento 86.1.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 86.1, presentato dal senatore Martinat e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 86.4 (testo 2).

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, dopo le parole del relatore Legnini, che ha apprezzato l'iniziativa, insistiamo affinché l'Aula possa prendere contezza di un problema. La proposta emendativa che abbiamo presentato non stralcia il divieto di arbitrato ma tende a non privare le parti di uno strumento agile di risoluzione delle controversie, che si è rivelato negativo quando è stato lasciato alle autonome decisioni delle parti, ma che, incardinato in un'istituzione come la camera arbitrale, può essere di ausilio per il mondo produttivo e soprattutto per le amministrazioni.

Inoltre, si riducono i costi di aggravamento degli esborsi delle amministrazioni, prevedendo che restino accollati alle parti gli onorari e le spese dei collegi arbitrali e degli avvocati, diminuendo così l'onere a carico dei bilanci pubblici nel caso di soccombenza delle amministrazioni.

Signor Presidente, invito dunque l'Assemblea a superare la rigidità imposta dal ministro Di Pietro e a trovare un'intesa nell'interesse del Paese e delle parti.

 

GARRAFFA (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GARRAFFA (Ulivo). Signor Presidente, prima di arrivare al voto, vorrei segnalare che sopra il senatore Trematerra ci sono tre schede e due senatori. (Vivi commenti dai banchi dell'opposizione).

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi segretari che collaborano con me nella gestione dell'Aula di verificare questa osservazione del senatore Garraffa.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, intervengo sulla questione che lei ha consentito di sollevare al senatore Garraffa. Vorrei, infatti, sapere se si tratta di un precedente per cui da ora in poi ciascun senatore si può alzare e dar vita a questo spettacolo increscioso.

 

PRESIDENTE. Senatore Storace, non attribuisca niente alla Presidenza e non dia interpretazioni non giuste di ciò che la Presidenza ha fatto e farà.

Pregherei il collega Ventucci di giovarsi anche della collaborazione dell'altro senatore segretario per verificare l'andamento del voto. Io però invito tutti i colleghi a votare ciascuno seduto al proprio posto, come abbiamo stabilito.

Procediamo dunque alla votazione dell'emendamento 86.4 (testo 2).

 

MANINETTI (UDC). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Maninetti, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 86.4 (testo 2), presentato dal senatore Maninetti e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo ora alla votazione dell'emendamento 86.100, proposto dal relatore.

In questo caso si verifica la situazione denunciata, poco fa, dal senatore Buttiglione, perché non si è fatto in tempo a distribuire il testo dell'emendamento.

Ne darò quindi lettura, affinché il testo sia comprensibile a tutti i colleghi: «All'articolo 86, comma 2, dopo la parola "partecipate", inserire la seguente "maggioritariamente"». Pertanto, l'espressione completa risulta essere: «ovvero partecipate maggioritariamente dalle pubbliche amministrazioni». Ovviamente, questo emendamento non è secondario, mi pare che la questione sia chiara.

 

D'ALI' (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALI' (FI). Signor Presidente, penso che la stessa parola debba essere inserita anche alla fine del comma 2, dove sostanzialmente si ripete lo stesso concetto.

 

MORANDO (Ulivo). Ha ragione.

PRESIDENTE. Il relatore è d'accordo?

 

LEGNINI, relatore. Il relatore è favorevole.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Anche il Governo concorda.

 

PRESIDENTE. L'emendamento 86.100 è pertanto modificato in tal senso.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 86.100 (testo 2), presentato dal relatore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

BUTTIGLIONE (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Signor Presidente, capita che talvolta si accenda sul tabellone qualche lucetta che fa sospettare che possa esservi un voto dissenziente rispetto al Gruppo, all'interno della maggioranza; capita inoltre che ci siano dei cori indegni che potrebbero apparire di intimidazione verso chi avesse solo la tentazione di votare in modo non uniforme. (Proteste dai banchi della maggioranza). Credo che ciò andrebbe stigmatizzato.

 

PRESIDENTE. Senatore Buttiglione, ho l'impressione che qui nessuno si faccia intimidire, come abbiamo visto anche nei giorni scorsi; non credo quindi che ci sia un'azione capace di intimidire un senatore determinato in una sua scelta. Quel senatore può sbagliare nel voto, però non penso che vi sia intimidazione. Lo dico per rispetto delle scelte personali e individuali di ciascuno di noi.

Passiamo alla votazione dell'articolo 86, nel testo emendato.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 86, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame e alla votazione dell'articolo 86-bis.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 86-bis.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 87, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, l'emendamento 87.3 dispone in una materia che probabilmente è di legislazione esclusiva delle Regioni a Statuto speciale; il rischio è che vi possano essere impugnative da parte delle Province autonome e delle Regioni.

Preferisco ritirare l'emendamento perché, tutto sommato, il fatto che gli enti locali escano dal mondo della produzione dei servizi, non fa che giovare alla produzione dei servizi, all'economia, agli enti locali ed ai contribuenti stessi. Pertanto ritiro l'emendamento 87.3.

 

PRESIDENTE. Il restante emendamento si intende illustrato.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento in esame.

 

LEGNINI, relatore. L'emendamento 87.0.5 tende ad escludere le società quotate dall'ambito di applicazione dell'articolo 13 del cosiddetto decreto Bersani dello scorso anno, la norma cioè che riconduceva entro limiti ristretti l'operatività delle società pubbliche, in particolare, di quelle costituite dagli enti locali.

A mio parere, questo problema si pone. Tuttavia, anche in questo caso, considerando che tra poco discuteremo della riforma dei servizi pubblici locali e che questo articolo sarà sicuramente oggetto di diversi interventi di adeguamento alla nuova disciplina, inviterei i senatori Ciccanti e Forte a trasformare l'emendamento 87.0.5 in un ordine del giorno, in vista della discussione sulla riforma dei servizi pubblici locali.

 

PRESIDENTE. Accoglie l'invito del relatore, senatore Ciccanti?

 

CICCANTI (UDC). Sì, signor Presidente. Pertanto, ritiro l'emendamento e lo trasformo 87.0.5 in ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi su tale ordine del giorno.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo concorda con la proposta formulata dal relatore ed accoglie l'ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 87.3 è stato ritirato.

Passiamo pertanto alla votazione dell'articolo 87.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 87.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G87.0.100 non verrà posto ai voti.

Passiamo all'esame e alla votazione dell'articolo 88.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 88.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame e alla votazione dell'articolo 89.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 89.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'ordine del giorno G89.0.100, che si intende illustrato e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno G89.0.100, suggerendo di scrivere la parola «mancia» con la lettera maiuscola, in quanto si riferisce al parlamentare Mancia.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie l'ordine del giorno G89.0.100. Per rispetto del Parlamento, va sottolineato che nel dispositivo di tale ordine del giorno si impegna il Governo ad abrogare l'attuale disciplina di finanziamento a pioggia; penso che l'abrogazione di una norma di legge non sia facoltà del Governo, ma del Parlamento. (Applausi del senatore Morando).

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, vorrei chiedere ai presentatori il motivo per il quale hanno trasformato l'emendamento 89.0.3 nell'ordine del giorno G89.0.100.

Io sono tra coloro che considerano sbagliato quel tipo di legislazione. Credo che tutti i Gruppi parlamentari, ogni volta che c'è la cosiddetta legge mancia, nelle Commissioni bilancio, stabiliscano le quote su cui si spendono i quattrini. Ritengo pertanto che i presentatori dell'emendamento 89.0.3 abbiano assunto un'iniziativa meritoria.

Ora questo emendamento è stato trasformato in un ordine del giorno, con cui si attribuisce a questa parte del campo la colpa di una normativa che è stata sì riformulata nel 2004, ma che era già in vigore da moltissimo tempo. Ci vorrebbe pertanto un atto di onestà, per evitare che nell'ordine del giorno venisse rivolta all'opposizione un'accusa che francamente essa non merita.

Vorrei inoltre capire, ed è giusta la dichiarazione che ha fatto il rappresentante del Governo, perché non si insiste nel chiedere la votazione dell'emendamento. Perché dobbiamo dare al Governo la possibilità di accogliere un ordine del giorno il cui oggetto è oggi nella disponibilità del Parlamento?

Credo che se vogliamo fare un'opera di pulizia rispetto ad una legislazione che a me francamente non piace questa potrebbe essere l'occasione giusta.

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G89.0.100 non verrà posto in votazione.

 

STORACE (Misto-LD). Ho fatto una domanda, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. È stato espresso un parere favorevole sull'ordine del giorno, senatore Storace. (Il relatore Legnini invita il senatore Formisano a non intervenire).

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, perché il relatore non vuole far parlare il senatore Formisano? È un dibattito parlamentare quello che stiamo svolgendo.

 

PRESIDENTE. A me non risulta che il senatore Formisano abbia chiesto la parola. Se vogliamo ascoltare la sua voce, lo facciamo volentieri. però, la richiesta del collega non mi è pervenuta.

 

STORACE (Misto-LD). Allora, signor Presidente, la invito a guardare cosa fa il relatore.

 

PRESIDENTE. Non posso guardare sempre il relatore, senatore Storace.

 

FORMISANO (Misto-IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FORMISANO (Misto-IdV). Signor Presidente, nell'ambito dell'economia di una gestione collettiva di una coalizione questa soluzione è sembrata oggi essere quella più adeguata per arrivare all'obiettivo che ci siamo prefissati, cioè la cessazione di un'attività. Con queste parole intendo chiarire all'amico senatore Storace che non vi è alcuna azione vessatoria nei confronti di nessuno. È un giudizio che riguarda tutti noi.

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Formisano. In questo modo la questione viene chiarita.

 

D'ALI' (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALI' (FI). Signor Presidente, a me pare assolutamente inammissibile un ordine del giorno che smentisce il Parlamento invitando il Governo a disattendere quanto il Parlamento stesso ha stabilito. Si tratta di un precedente pericolosissimo e credo non sia ammissibile una simile prassi. Ripeto, è veramente un principio pericolosissimo e l'ordine del giorno è assolutamente inammissibile. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Ripeto che l'ordine del giorno G89.0.100 è stato accolto dal Governo e, quindi, non verrà posto in votazione.

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, chiedo che l'ordine del giorno sia posto in votazione. Noi stiamo creando un precedente assurdo. Deleghiamo al Governo il potere di abrogare implicitamente una norma che è legge dello Stato. Come si può accogliere un simile ordine del giorno disattendendo anche il principio del parallelismo delle forme? Ci sono delle norme approvate dal Parlamento. Se si decide che esse non debbano essere applicate bisogna annullarle tramite una legge che lo preveda espressamente. Se la Costituzione ha un senso, questo va rispettato.

Invito, quindi, il Presidente a mettere in votazione l'ordine del giorno G89.0.100, a meno che esso non venga dichiarato inammissibile. Stiamo creando un precedente che non ha alcun fondamento costituzionale. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Per la verità, nel dispositivo dell'ordine del giorno si legge che il Senato impegna il Governo ad abrogare l'attuale disciplina ma, sostanzialmente, impegna l'Esecutivo a modificarla. (Commenti dai Gruppi FI e AN).

Senatore Schifani, io comunque non ho difficoltà a mettere in votazione l'ordine del giorno.

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, credo che l'obiezione dei colleghi possa essere facilmente superata con una riformulazione del testo del dispositivo dell'ordine del giorno, sostituendo la parola «abrogando» con le parole «e ad assumere iniziative finalizzate ad abrogare». Credo che così riformulato il testo dell'ordine del giorno sia accettabile.

 

D'ALI' (FI). Ma stiamo scherzando?

 

PRESIDENTE. Sarebbe veramente paradossale che la Presidenza non possa accogliere ordini del giorno che impegnano il Governo ad assumere un'iniziativa tesa a modificare la normativa vigente. Francamente non accetto l'argomento della inammissibilità dell'ordine del giorno, ma possiamo certamente votarlo.

Passiamo quindi alla votazione dell'ordine del giorno G89.0.100, con la modifica proposta dal relatore.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, è una questione ipocrita.

Ricordo che nella scorsa legislatura, quando la cosiddetta legge mancia si applicava solamente alle opere pubbliche, tutti, opposizione e maggioranza di allora, abbiamo realizzato piste ciclabili, svincoli, ristrutturazioni di edifici ecclesiastici che stavano cadendo a pezzi, tutte opere utili. (Applausi dai Gruppi LNP, FI, AN, UDC e DCA-PRI-MPA). Non facciamo demagogia da due soldi, perché poi quest'anno la legge mancia è passata ugualmente, in favore, magari, delle associazioni più strane le cui opere invece non vengono portate a termine.

Quella legge ha fatto realizzare delle opere pubbliche, le uniche effettivamente realizzate. Pertanto voteremo contro, senza tanta demagogia ed ipocrisia. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

DONATI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DONATI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, aggiungo la mia firma e quella del senatore Ripamonti all'ordine del giorno G89.0.100 che condividiamo pienamente perché, se da un lato c'è molto bisogno di opere pubbliche, il criterio di scelta non può essere poco trasparente, ai limiti della mancata trasparenza, come è stata fino ad oggi purtroppo l'assegnazione di questi fondi, avvenuta con il meccanismo della cosiddetta legge mancia.

Quindi, pur riconoscendo l'utilità di molti interventi, abbiamo sempre contestato un metodo che non si basava su criteri di urgenza e di selezione, mettendo a confronto tutte le esigenze dei nostri territori, ma semplicemente di chi stava seduto in quella Commissione. In tal senso condividiamo l'iniziativa del Gruppo dell'Italia dei Valori e la sosterremo pienamente.

 

CICCANTI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, ci dichiariamo favorevoli alla riformulazione proposta dal relatore, impegnando il Governo ad assumere iniziative per riformulare e rivedere la materia in quanto - dovete saperlo tutti - ci sono già dei procedimenti pendenti per appalti e degli impegni che le amministrazioni pubbliche - che hanno ricevuto quei finanziamenti - hanno già posto in essere, nonché contratti in via di definizione.

Non vi rendete conto quindi di che cosa significhi cambiare una situazione in itinere, in corsa. Sono d'accordo sul fatto che si disponga per il futuro, ma si tenga presente quello che già è stato definito, e mi associo alle parole del senatore Polledri. Questa cosiddetta legge è stata poi deformata.

Chiudo con una battuta, avendo ascoltato questo dibattito; oggi su "il Riformista" c'è un bel titolo: "Vista la seconda, la prima repubblica è un paradiso". Io sono stato testimone oculare per l'impegno nella prima e nella seconda Repubblica: è più che un paradiso la prima Repubblica, se la seconda è questa. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

VEGAS (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Quanto all'impegno al Governo nell'ordine del giorno in esame, si è discusso del primo capoverso. Ma il secondo è assolutamente mostruoso perché vorrebbe dire che gli impiegati ed i funzionari pubblici, che hanno l'obbligo di eseguire la legge, devono farlo non in base ad una norma di legge, ma ad un ondivago capriccio di un ordine del giorno. Vorrebbe dire che si spendono dei soldi senza una base legislativa o per una finalità ancorché nobile diversa? Vorrebbe dire che tutti questi soggetti che impegnano o non i soldi che dovrebbero impegnare vanno a giudizio di conto presso la Corte dei conti?

A me sembra assolutamente aberrante. Quindi, il secondo capoverso va cancellato perché i lavori dell'Assemblea abbiano ancora un minimo di senso di legittimità.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, credo che il senatore Vegas abbia tutte le ragioni di questo mondo. Capisco che la Presidenza, dopo aver dichiarato che l'ordine del giorno era ammissibile, ha ora qualche problema a cambiare opinione. Lei è persona attenta, che conosce il meccanismo parlamentare e che legge attentamente i testi: a me pare pertanto impossibile che ci sia questa svista da parte della Presidenza.

Non è discutibile soltanto il primo capoverso del dispositivo, in cui si impegna il Governo all'abrogazione dell'attuale disciplina, cosa che non è possibile scrivere in un ordine del giorno. Il secondo capoverso è ancora peggiore del primo, come sosteneva il senatore Vegas, poiché si chiede al Governo di disattendere gli articoli 28 e 29 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004, non erogando quelle somme a chi erano previste.

Se allora il Governo ha espresso un parere favorevole, noi abbiamo anche qualche difficoltà a votare contro questo ordine del giorno, perché si prevede che le somme non ancora eventualmente erogate siano destinate alle forze di polizia. Siamo più che contenti che ciò avvenga, però, se il Governo crede che questo ordine del giorno sia giusto, presenti un emendamento - siccome lo può fare - che cambi la legge n. 311 del 2004 e stabilisca che le somme non ancora erogate siano destinate alle forze dell'ordine; saremmo felicissimi di votarlo, ma non è possibile votare favorevolmente questo ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. Va bene, è stata sollevata una questione non secondaria.

 

CAFORIO (Misto-IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CAFORIO (Misto-IdV). Signor Presidente, vorrei modificare l'ordine del giorno G89.0.100, eliminando il secondo capoverso del dispositivo, dalle parole «a porre in essere» fino alla fine.

 

PRESIDENTE. Va bene, quindi, è accolta l'osservazione che è stata fatta da diversi colleghi.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare per un richiamo al Regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, l'articolo 97, primo comma, del nostro Regolamento, recita: «Sono improponibili ordini del giorno, emendamenti e proposte che siano estranei all'oggetto della discussione o formulati in termini sconvenienti».

Ora, Presidente, ritengo che all'interno di questo ordine del giorno vi sia un qualcosa di enormemente sconveniente e mi dispiace che ancora nessuno abbia sollevato tale questione, né il relatore, né la Presidenza, tantomeno il Governo. Si parla infatti di «legge mancia»: ma mancia a chi? Mancia a che cosa? Dove sono i camerieri? C'è un Governo che si siede a tavola e qualcuno che lo serve? (Applausi dal Gruppo FI). Legge mancia, come viene recitato da qualcuno in quest'Aula, è un termine profondamente offensivo nei confronti dei parlamentari e di questa Assemblea e ritengo che la sconvenienza contenuta contrasti con il disposto del comma 1 dell'articolo 97 del Regolamento e che quindi questo ordine del giorno sia improponibile. Presidente, ma legge mancia a che cosa? Mancia a chi? (Applausi dai Gruppi FI, AN e LNP).

Signor Presidente, mi sento offeso e presento i motivi della mia offesa al Governo e, mi sia permesso, anche alla Presidenza, che ha dichiarato ammissibile tale ordine del giorno. (Applausi dai Gruppi FI, AN e LNP).

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, innanzi tutto la ringrazio per la sua pazienza e disponibilità, perché l'argomento è estremamente delicato. Ho letto bene l'ordine del giorno e mi voglio riallacciare a quanto diceva il collega Ciccanti. Nel dispositivo si dice: «impegna il Governo: a porre in essere ogni possibile sforzo per impedire che somme ad oggi eventualmente non ancora erogate», quindi anche...

 

PRESIDENTE. Senatore Schifani, il secondo capoverso del dispositivo è stato testé soppresso dal proponente e primo firmatario dell'ordine del giorno, senatore Caforio.

 

SCHIFANI (FI). Quindi, quale parte del dispositivo rimane?

 

PRESIDENTE. Il dispositivo, nel testo modificato, dovrebbe essere il seguente: «impegna il Governo: a tener conto della problematica di cui sopra e ad assumere iniziative finalizzate ad abrogare l'attuale disciplina di tale finanziamento a pioggia».

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, innanzi tutto rimango fermo nell'idea dell'inapplicabilità di un ordine del giorno per abrogare una norma, ma vorrei capire anche il senso di questa proposta, tenuto conto che vi sono Comuni, enti pubblici e associazioni pubbliche che hanno, in forza di decreti regolarmente adottati dal Ministero dell'economia, nascenti da indirizzi parlamentari, impegnato queste somme, anche perché il decreto postulava l'impegno di tali somme da parte dell'ente pubblico entro 90 giorni. Pertanto, vi sono aspettative non soltanto cartolari ma finanziarie. Vi sono dei contratti stipulati.

Quindi, attenzione a non creare uno stato di incertezza nell'intero Paese, facendo pagare ai destinatari di queste opere il senso di un ordine del giorno che metterebbe nello scompiglio tutti gli enti, che non saprebbero, alla luce di questa proposta, che fine fa l'eventuale opera, appaltata o meno. Mi rimetto anche alla sensibilità del relatore. Facciamo in modo di evitare di destabilizzare un sistema Italia con un ordine del giorno (che, tra l'altro, è inadeguato a livello di fonti normative per abrogare quella norma), affinché vi sia certezza anche nelle aspettative contrattuali di chi, tra l'altro, è contraente nei confronti di un ente che è stato destinatario di queste somme, impegnate e non ancora erogate. Non riesco a comprendere il senso di tale ordine del giorno, anche se è stata abrogata la seconda parte del dispositivo. Vorrei capire dove si va ad indirizzare l'impegno del Governo. Si impegna il Governo a fare che cosa?

Perché attenzione, qui rischiamo di toccare anche i diritti dei terzi, i diritti titolari di posizioni contrattuali legittimamente assunte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, suppongo per un chiarimento.

Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. La ringrazio, signor Presidente. Le osservazioni dei senatori Schifani, Vegas e Ciccanti sono fondate, tanto che il senatore Caforio ha ritirato il secondo periodo del dispositivo. In tal modo, i procedimenti in corso non saranno in alcun modo intaccati dall'accoglimento di questo ordine del giorno che impegna il Governo soltanto a rivedere la normativa nel futuro.

Vorrei, inoltre, suggerire l'accoglimento dell'osservazione del senatore Ferrara, eliminando l'inciso: "meglio noto con il nome di «legge-mancia»".

 

PRESIDENTE. A questo riguardo volevo dire, senatore Legnini, che suppongo sia stata usata impropriamente - lo facciamo assai spesso negli ordini del giorno, ovviamente non nelle norme di legge - un'espressione tipica del gergo giornalistico. Tuttavia, se il presentatore è d'accordo, possiamo toglierla, anche al fine di evitare equivoci ed interpretazioni diverse.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, la stessa espressione "legge mancia" andrebbe eliminata anche nel terzo capoverso.

 

PRESIDENTE. Certamente, senatore Legnini.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, volevo proprio sollevare il problema dell'utilizzo, nell'ordine del giorno, di un linguaggio poco consono all'Aula del Senato. Vedo però che è stato risolto.

 

NOVI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, vorrei suggerire di specificare meglio il significato dell'impegno che si chiede al Governo, facendo seguire alla parola "iniziative" l'altra "legislative", perché altrimenti l'ordine del giorno risulta troppo generico.

 

PRESIDENTE. Le iniziative non possono che essere legislative, comunque va bene.

A questo punto, con le correzioni e le integrazioni proposte dai colleghi e accolte dai proponenti, metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'ordine del giorno G89.0.100 (testo 2), presentato dal senatore Caforio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (Applausi dai Gruppi FI, AN, LNP e Misto-LD).

 

Passiamo all'esame dell'articolo 90.

Lo metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Presidente, non abbiamo capito bene l'esito della votazione dell'ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno è stato respinto, senatore Storace. (Applausi dal Gruppo Misto-LD).

Colleghi, all'articolo 91 é stato presentato un emendamento piuttosto impegnativo da parte del relatore.

La Presidenza aveva fissato il termine per la presentazione dei subemendamenti conseguenti alle ore 19,30. Non siamo in grado, al momento, di distribuire i subemendamenti ai colleghi, la Presidenza stessa non ne ha i testi. Quindi, la proposta che la Presidenza fa è di accantonare l'articolo 91 e i relativi emendamenti. Ci sono obiezioni?

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Volevo appunto proporre l'accantonamento dell'articolo 91.

 

TOFANI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TOFANI (AN). Signor Presidente, non riteniamo di accogliere la proposta di accantonamento perché sono state seguite tutte le procedure: l'emendamento del relatore é stato consegnato per tempo e sono stati fissati i termini per la presentazione dei subemendamenti.

La invitiamo quindi, Presidente, a procedere in modo ordinario, secondo la successione degli articoli. Continuiamo, pertanto, con l'esame delll'articolo 91.

PRESIDENTE. Senatore Tofani, pensavo di andare incontro - e credo sia opportuno farlo - ad un'esigenza dell'Aula, delle colleghe e dei colleghi.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Presidente, mi scusi, noi siamo stati in Aula tutto il giorno e anche ieri; siamo stati anche abbastanza attenti, ma non c'è nessuno del mio Gruppo che si sia reso conto del fatto che la Presidenza ha fissato un termine per la presentazione dei subemendamenti.

Può darsi che sia colpa nostra, però, gradiremmo capire quando è stato detto questo, perché a noi non risulta. Se invece è così, chiediamo un tempo minimo per poter presentare i nostri subemendamenti.

 

PRESIDENTE. È esattamente la mia proposta.

 

CASTELLI (LNP). No, lei ha posto un termine per la presentazione dei subemendamenti per le ore 18,30, che è scaduto.

 

PRESIDENTE. Il termine è fissato per le ore 19,30 e non è scaduto.

Senatore Castelli, forse non mi sono spiegato bene. Il relatore ha presentato all'articolo 91 un emendamento piuttosto significativo, questo è avvenuto nel corso del pomeriggio. Non ricordo se in quel momento presiedeva il presidente Calderoli o qualcun altro; comunque, é stato presentato questo emendamento. Allora, la Presidenza ha dato un tempo ai Gruppi e ha fatto la comunicazione che ho richiamato.

 

CASTELLI (LNP). Quando e a chi? A noi non risulta.

 

PRESIDENTE. È stata fatta alla segreteria del suo Gruppo alle ore 18,25; così mi viene detto dagli Uffici.

Senatore Castelli, mi segua: al fine di garantire la conoscenza, da parte del suo come di tutti gli altri Gruppi, del testo del relatore, e al fine di poter consentire di subemendare quel testo, la Presidenza aveva fissato un tempo limitato fino alle ore 19,30, tempo che possiamo procrastinare.

Al fine di consentire la presentazione dei subemendamenti, sto proponendo ora di accantonare l'esame dell'articolo 91 e dei relativi emendamenti per venire incontro alle esigenze sue e di quanti fra i colleghi volessero emendare il testo del relatore. Francamente, più di quello che sto facendo non riesco a fare per venire incontro alle vostre esigenze.

 

CASTELLI (LNP). Prendo atto delle sue comunicazioni, ma prendo anche atto del fatto che c'è una richiesta del senatore Tofani di procedere.

 

PRESIDENTE. L'ho ben registrata l'osservazione del senatore Tofani.

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Presidente, non voglio contraddirla, ma alla segreteria del Gruppo di Alleanza Nazionale non è arrivata assolutamente alcuna comunicazione. Ho fatto una verifica ora, mentre lei stava parlando, e - ripeto - non è arrivata alcuna notizia in tal senso.

 

PRESIDENTE. Senatore Matteoli, mi dicono gli Uffici che la comunicazione è arrivata ed è stata fatta a tutti i Gruppi all'incirca alla stessa ora alla quale é stata fatta al Gruppo della Lega Nord.

Al fine di evitare ulteriori discussioni e incidenti, prolungo il tempo per la presentazione dei subemendamenti di un'altra ora; propongo, inoltre, di accantonare l'articolo 91 e gli emendamenti relativi. Francamente, non capisco cosa di più si possa fare.

MATTEOLI (AN). Allora è meglio sospendere mezz'ora, leggere l'emendamento ed eventualmente presentare i subemendamenti.

Infatti, stanti le votazioni - e con lo scarto di voti che è quello che è - non possiamo fare due cose contemporaneamente, cioè seguire gli articoli successivi e, nello stesso tempo, presentare i subemendamenti. Il Gruppo di Alleanza Nazionale non è così bravo da svolgere due lavori insieme: evidentemente la maggioranza lo è, noi invece non lo siamo.

 

MASTELLA, ministro della giustizia. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MASTELLA, ministro della giustizia. Signor Presidente, colleghi, poiché non mi nascondo le questioni e prendo atto delle mie responsabilità, sia quando con esse si conviene, sia quando si dissente, so che questo agitarsi deriva dal fatto che oggettivamente sono contrario all'articolo 91 per una serie di ragioni. La prima ragione è di natura costituzionale.

 

SALVI (SDSE). Presidente, ma in che fase siamo?

 

PRESIDENTE. Senatore Salvi, il Governo ha chiesto d'intervenire. Sta parlando il Ministro della giustizia, la prego quindi di lasciarlo intervenire. Lei potrà parlare poi, se lo vorrà, per sostenere o per contrastare le argomentazioni del ministro Mastella.

 

SALVI (SDSE). Presidente, vorrei sapere a che titolo sta intervenendo il ministro Mastella, se a nome del Governo o come senatore. Poiché è seduto al centro, al posto del Presidente del Consiglio, vorrei sapere a che titolo sta parlando.

 

MASTELLA, ministro della giustizia. Parlo a nome di me stesso. Senatore Salvi, io sto accanto al posto riservato solitamente al Presidente del Consiglio, ma se vuole posso anche tornare al mio posto, e lei può venire qui a fare il ministro della giustizia: non è un problema.

 

SALVI (SDSE). Sto benissimo dove sono. Vorrei sapere se sta parlando il Ministro o il senatore Mastella.

 

MASTELLA, ministro della giustizia. Senatore Salvi, se lei vuol fare un Governo di sinistra, lo faccia: io non ci sto, tanto per essere chiari.

 

PRESIDENTE. La prego di non interrompere, senatore, sta parlando il Ministro della giustizia. Lei poi potrà chiedere la parola ed intervenire, se lo riterrà opportuno.

Prego, Ministro, prosegua il suo intervento.

 

MASTELLA, ministro della giustizia. Signor Presidente, stavo spiegando che in ordine a tale questione (che mi appare in larga misura populista, ma rispetto alla quale posso anche consentire a discutere rispetto a una soluzione che mi sembrava garbata, tenendo conto di una serie di posizioni), la Corte costituzionale si è pronunciata, riguardo a rapporti connotati da una componente negoziale, come in questo caso.

Faccio un esempio: se il Capo della Polizia o il presidente di un ente ha contratto con lo Stato un'intesa, guadagnando 300.000 anziché 270.000 euro, evidentemente può vantare un diritto quesito. Secondo la Corte, già intervenuta a più riprese con sentenza, a fronte di questa componente negoziale non vi può essere alcuna modificazione legislativa successiva che possa alterare in peius quanto già si è definito.

Peraltro, voglio ricordare a quanti come gli amici della sinistra sono rispettosi degli aspetti pensionistici, che tale norma creerebbe un vulnus rispetto alla posizione pensionistica, perché mi pare evidente che un conto è avere la maturazione di un dato pensionistico a 300.000 euro, altro è averlo a 270.000 euro.

Cosa diversa sarebbe, e da ciò la richiesta innanzitutto alla mia maggioranza, ma spero venga recepita anche dagli altri, inserire tale previsione per posizioni future, cioè dopo la scadenza di quelle attuali, nel senso che per il futuro si preveda il vincolo di 270.000 euro, per cui chiunque potrà sapere sul libero mercato che, andando a presiedere l'Eni, riuscirà ad avere un reddito di 270.000 euro e potrà decidere in maniera libera, senza la cogenza che interverrebbe in corso d'opera. Mi pare che questo significhi rispettare il diritto quesito.

Voglio ricordare che lo scorso lunedì sono stato a Lucera, dove ho avuto l'occasione di rendere omaggio ad un illustre esponente del mondo sindacale quale fu Giuseppe Di Vittorio. Nel filmato della CGIL che ricordava le vicende di Di Vittorio mi ha colpito una sua frase che diceva: «La nostra richiesta di avanzamento non deve suonare come un volere la regressione rispetto agli altri». Francamente, in questo caso bisogna rispettare quanto c'è.

C'è anche un altro elemento che mi sconcerta. Noi dovremmo (badate bene) mandare in esilio questa norma per quanto riguarda coloro i quali hanno prestazioni artistico-professionali. Vale a dire che, per questo Parlamento, Bonolis (visto che ha fatto riferimento a questa misura e se l'è presa con il Parlamento) ha la possibilità di ricevere compensi di un milione o un miliardo di euro, mentre un servitore dello Stato deve limitarsi a 270.000 euro. Con molta onestà, la mia coscienza si ribella e dice "no".

Il mio Gruppo voterà dunque in senso contrario. (Applausi dal Gruppo AN).

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, per offrire un contributo di trasparenza e di onestà alla discussione (a parte le ragioni che lei ha richiamato e che naturalmente hanno un loro fondamento), e poiché ci sono anche altri emendamenti accantonati che certamente dovremo disaccantonare per concludere con domani mattina la fase delle votazioni, vorrei unirmi per ragioni politiche, alla richiesta di accantonamento che altri hanno fatto, evidentemente al fine di affrontare anche nella maggioranza i problemi che ancora ci sono a questo proposito.

Dopo l'intervento del collega Mastella su questo punto sarebbe assurdo negare questi problemi, ma non li avremmo negati nemmeno se non ci fosse stato tale intervento; tant'è che io le ho chiesto la parola (e lei me ne darò atto, signor Presidente), prima che il Ministro parlasse, perché avevo intenzione di proporle, per ragioni di carattere politico, di accantonare l'articolo 91, in maniera tale che dentro la maggioranza potesse esserci l'ulteriore approfondimento necessario per giungere all'espressione, da parte del relatore, di un parere definitivo e quindi procedere a votare l'articolo.

Siccome possiamo esaminare l'articolo 91 domani mattina, e tra l'altro questo si sposa con le esigenze di trasparenza e di tempo per la presentazione dei subemendamenti cui lei si è riferito, mi sembrava ragionevole e razionale proporre questa soluzione, con un accantonamento che viene deciso non solo per ragioni regolamentari, ma anche per ragioni politiche, per affrontare un problema che dentro la maggioranza non è ancora risolto. (Commenti dei senatori Matteoli e Storace). Non vedo cosa ci sia di particolarmente strano.

 

PRESIDENTE. Infatti, secondo me, non c'è niente di strano.

 

PASTORE (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, non so se questa fase si concluderà con l'accantonamento dell'emendamento: mi rendo però conto che i colleghi dell'opposizione che non hanno avuto notizia dell'emendamento vogliano approfondirlo. Noi abbiamo presentato dei subemendamenti all'emendamento del relatore e quindi siamo pronti a votarlo anche subito.

Tuttavia, signor Presidente, vorrei comunque invitare i colleghi ad aprire il fascicolo del disegno di legge e a confrontare la norma originaria con quella uscita dalla Commissione. Siamo davvero giunti ad una furia iconoclasta che vuol colpire in maniera drastica qualsiasi attività pubblica, prevedendo però delle deroghe (quale quella segnalata dal ministro Mastella) che salvano posizioni di particolare privilegio.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione, perché la questione sollevata dal collega Salvi è molto importante, di ordine costituzionale.

L'articolo 91 è stato presentato come articolo votato in Commissione. Io non so onestamente in Commissione come... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di seguire con attenzione questa fase: mi riferisco a coloro che ne hanno voglia. Chiedo di consentire a coloro che sono interessati di poter seguire, perché questo è un punto piuttosto delicato di tutta la legge finanziaria.

 

D'ONOFRIO (UDC). La ringrazio, signor Presidente.

Come dicevo, giunge in Aula un testo votato in Commissione e a questo testo viene presentato un emendamento, firmato dal relatore. Mi chiedo a nome di chi abbia parlato il relatore: ha parlato a nome della maggioranza, della Commissione o del Governo? Ora, il ministro Mastella si è espresso in senso contrario. Vorremmo capire se siamo in presenza di un contrasto tra la Commissione e il Governo o se c'è un problema di minoranze all'interno della maggioranza. Comunque, mi sembra una situazione molto singolare, dal punto di vista costituzionale. Non è solo il ministro Mastella che deve dire se parla a nome del Governo o no; fino a quando il Ministro siede lì, credo che parli a nome del Governo, credo.

Il relatore parla a nome della maggioranza, credo; non è possibile che le due cose siano in alternativa, a meno che non si dica che la maggioranza e il Governo sono su posizioni contrarie.

Dobbiamo però anche capire se votiamo a favore di chi e contro chi votiamo, politicamente parlando. Quindi, chiedo che il relatore chiarisca se ha presentato il suo emendamento a nome della maggioranza oppure no.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN).Signor Presidente, il senatore Tofani e successivamente il sottoscritto si sono dichiarati contrari all'accantonamento. Semmai, avevo proposto qualche minuto per valutare l'emendamento. Una volta letta la proposta, il Gruppo Alleanza Nazionale non ha bisogno di presentare subemendamenti e quindi non ha neanche bisogno della sospensione di un quarto d'ora che era stata chiesta.

Anche alla luce di quello che abbiamo sentito, credo che si possa procedere alla votazione senza alcun problema, certamente lasciando la possibilità di intervenire in sede di dichiarazione di voto ai senatori che vorranno farlo.

MASTELLA, ministro della giustizia. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MASTELLA (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, intendevo chiarire soltanto che ho parlato come senatore Mastella. Che poi ci sia un problema della maggioranza con il senatore Mastella mi pare evidente.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, nella giornata di oggi più volte anche autorevoli Presidenti di Gruppo dell'opposizione hanno sottolineato come all'interno della maggioranza, a distanza di breve tempo, si manifestassero cambiamenti di opinione; mi consenta di registrare, con simpatia, che questo accade, legittimamente, anche all'interno dell'opposizione, fatto - ripeto - del tutto legittimo.

Siccome si è ironizzato su quello che accadeva all'interno alla maggioranza, consentitemi, con la stessa simpatia ed ironia, di sottolineare che una decina di minuti fa il presidente Matteoli era intervenuto in modo convinto per chiedere mezz'ora di tempo per presentare subemendamenti e adesso - ripeto, a distanza di pochissimo tempo - ha maturato legittimamente - altrimenti perché si parla - un convincimento diverso e afferma di non avere più bisogno della sospensione, perché i colleghi di Alleanza Nazionale non intendono presentare subemendamenti.

A questo punto, signor Presidente, pongo a lei la questione, perché quello che intende fare il Gruppo Alleanza Nazionale ovviamente è nelle mani del Gruppo di Alleanza Nazionale, ma a questo punto, essendo stato posto formalmente il problema della presentazione dei subemendamenti ed avendo la Presidenza accolto la richiesta di prorogare il termine per la presentazione degli stessi, non penso che sia più nella disponibilità di un Gruppo decidere se dare o meno del tempo in più per la presentazione di subemendamenti. Quindi, signor Presidente, in questo mi sembra debba esserci una coerenza nel concedere il tempo necessario per la presentazione dei subemendamenti.

 

IZZO (FI). Senatore Boccia, ma chi l'ha chiesto?

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). In secondo luogo, signor Presidente, si pone il problema se, mentre si predispongono i subemendamenti, sia possibile procedere con l'esame degli articoli successivi. Il presidente Matteoli - almeno fino a questo momento - ha sostenuto la tesi che non fosse possibile procedere con gli articoli successivi in presenza di un tempo - che prima indicava in mezz'ora - necessario per la presentazione di subemendamenti.

Signor Presidente, mi pare una richiesta ragionevole perché, se si chiede un tempo per la presentazione dei subemendamenti e si chiede contemporaneamente di non passare all'articolo 92, l'unica soluzione è sospendere i lavori per il tempo necessario alla presentazione dei subemendamenti. In questo sono perfettamente d'accordo con il senatore Matteoli. Ovviamente, il mio Gruppo sosterrà le decisioni che la Presidenza vorrà adottare, nel senso che se vengono fissati, come mi pare necessario, tempi per la presentazione dei subemendamenti, si dovranno sospendere i lavori dell'Aula.

Signor Presidente, poco fa, però, il ministro Mastella, con grande onestà culturale e intellettuale, ha sottoposto all'Aula una sua opinione di merito che non c'entrava nulla con l'accantonamento né con i subemendamenti, ma entrava nell'argomento.

Signor Presidente, questo per noi non è indifferente perché quando il Governo in Aula prende la parola ed esprime la sua opinione, questa opinione ha un certo peso all'interno della maggioranza, tant'è che il Presidente della Commissione bilancio è intervenuto per dire che, a maggior ragione e in maniera trasparente, la maggioranza insisteva per l'accantonamento in modo che si potesse risolvere il problema apparso alla luce del sole: il Governo ha una posizione e la maggioranza ne ha un'altra. Quest'ultima, infatti, non solo ha votato l'articolo 91 in Commissione, ma ha chiesto al relatore di presentare una sua riformulazione.

Signor Presidente, sia il Regolamento sia il buonsenso suggeriscono di approfittare del tempo necessario per la formulazione dei subemendamenti per consentire alla maggioranza di compiere una riflessione. Se poi si tiene conto che sono le ore 20 e che la seduta dovrebbe terminare alle ore 21, le due cose potrebbero coincidere tenendo conto sia delle esigenze del Regolamento sia di un principio di ragionevolezza e di trasparenza dei comportamenti.

 

VEGAS (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, per agevolare i lavori dell'Aula, il Gruppo Forza Italia annuncia il ritiro dei subemendamenti presentati.

 

TECCE (RC-SE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TECCE (RC-SE). Signor Presidente, è del tutto evidente, come ha detto poc'anzi il collega Boccia, che esiste un problema di approfondimento, giacché nelle parole del senatore Mastella è emerso un dissenso politico..... (Vivaci proteste dai banchi dell'opposizione).

 

PRESIDENTE. Colleghi, non siamo allo stadio!

 

TECCE (RC-SE). Tuttavia, chiederei ai colleghi la disponibilità di un termine per la presentazione di subemendamenti, perché avendo lavorato e votato in Commissione un testo che ovviamente condividiamo, nella misura in cui legittimamente rispetto ad esso vi sono opinioni diverse, vorremmo poter presentare subemendamenti, fissando il termine per la presentazione degli stessi alle ore 22 di oggi.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, vi sono alcune questioni, già sollevate dal collega D'Onofrio, e rispetto alle quali il ministro Mastella ha detto qualcosa che non abbiamo sentito, che vorremmo capire. Innanzi tutto vorremmo sapere se la posizione del ministro Mastella è quella del Governo oppure se è una posizione che esprime come segretario del suo partito, di cui fanno parte alcuni senatori che votano in quest'Aula. Ma soprattutto vorremmo capire se l'emendamento presentato dal relatore viene votato prima del nostro emendamento 91.3. Infatti, se viene votata prima, abbiamo bisogno di un termine, anche minimo, per poterlo trasformare in un subemendamento. Dichiaro però che, comunque, anche noi siamo contrari all'accantonamento. Vorrei capire, in ogni caso, se l'emendamento del relatore viene prima del nostro; se così fosse, propongo che il nostro emendamento sia trasformato in un subemendamento alla proposta del relatore.

 

PRESIDENTE. In ogni caso si voterebbe dopo l'emendamento del relatore, senatore Castelli.

 

CASTELLI (LNP). Allora noi chiediamo che il nostro emendamento sia trasformato in un subemendamento all'emendamento del relatore.

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, desidero soltanto esprimere un parere favorevole alla richiesta del senatore Tecce di fissare il termine per la presentazione dei subemendamenti alle ore 22, perché l'emendamento da me presentato è molto complesso e di non facile lettura. È evidente che sul suo testo ci possono essere legittimamente opinioni diverse, pur dovendo io precisare, in risposta alle affermazioni del presidente D'Onofrio, che, ovviamente, ho presentato quell'emendamento a nome della maggioranza.

Naturalmente, tutte le opinioni sono legittime ed è giusto e utile che vengano approfondite nell'arco di un paio d'ore. La fissazione di questo termine per i subemendamenti, che costituisce una sua precisa prerogativa, farebbe superare anche il problema dell'accantonamento.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Signor Presidente, ho capito cosa pensa il senatore Mastella e ho capito anche qual è la posizione della Commissione. Non ho capito qual è la posizione del Governo. Voglio riprendere ciò che ha già detto il senatore Castelli: il Governo si deve esprimere, deve dirci se la posizione dell'Esecutivo è quella del senatore Mastella o quella del relatore o è una terza altra ancora. Noi abbiamo bisogno di sapere cosa pensa il Governo.

Capisco che la mia domanda può essere in qualche modo assorbita da questo non inedito ostruzionismo della maggioranza che, non sapendo cosa pensa, cerca di guadagnare tempo per vedere se riesce a venire fuori dalla trappola nella quale essa stessa si è cacciata. Tuttavia, per un regolare andamento dei lavori, abbiamo bisogno che il Governo si esprima. Non so chi sia in questo momento il Governo in quest'Aula. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e LNP).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Sartor. Ne ha facoltà.

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per esprimere un parere favorevole alla proposta di accantonamento. (Vivaci commenti dai banchi dell'opposizione).

 

PRESIDENTE. Colleghi, non capisco la ragione di questo brusìo.

 

D'ALI' (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALI' (FI). Signor Presidente, vorrei sottolineare che il Governo esprime pareri di sostanza; i pareri procedurali li esprimono i Gruppi ed i senatori.

 

PRESIDENTE. È ben strano, visto che dal suo Gruppo gli è stato chiesto un parere.

Colleghi, vi pregherei di prendere posto perché dobbiamo decidere con un voto; questa è l'opinione della Presidenza. Le questioni mi sembrano piuttosto chiare, quindi procediamo con ordine; siamo intervenuti tutti e abbiamo svolto una discussione. Prego i colleghi di prendere posto, ora cerchiamo di riassumere la questione e di prendere una decisione comune.

Abbiamo svolto una discussione sull'ordine dei lavori, soltanto un collega nel merito, il senatore Mastella, ha espresso un parere sull'articolo 91. La situazione era la seguente: come ho detto, nel pomeriggio, il relatore aveva presentato all'articolo 91, già di per sé piuttosto complesso, l'emendamento 91.850, non meno rilevante dell'articolo medesimo, rispetto al quale la Presidenza aveva concesso un certo termine per la presentazione di subemendamenti.

Alcuni Gruppi hanno presentato i subemendamenti; fino a questo momento ne sono stati presentati cinque. Il Gruppo di Alleanza Nazionale vi ha rinunciato, il Gruppo di Forza Italia ha presentato alcuni subemendamenti, la Lega Nord non aveva presentato sino a questo momento alcun subemendamento, adesso il senatore Castelli lo fa, il Gruppo dell'UDC aveva presentato alcune proposte di modifica. Questa era la situazione.

Al fine di consentire ad altri Gruppi di poter presentare altri subemendamenti, la Presidenza aveva proposto, su sollecitazione del relatore, l'accantonamento dell'articolo 91. Su tale accantonamento, diversi Gruppi dell'Aula si sono sostanzialmente dichiarati contrari. È del tutto legittimo che si esprima la contrarietà all'accantonamento; è l'Aula che decide su questo punto.

Vorrei dire che la Presidenza stessa, nell'avanzare la proposta di accantonamento, come ho già spiegato, aveva cercato di venire incontro ad un'esigenza dei Gruppi. Se questa esigenza non c'è, la Presidenza ne prende atto, mettendo pertanto in votazione l'accantonamento dell'articolo 91.

Dobbiamo però chiarire una questione: qualora l'accantonamento dell'articolo 91, che è stato proposto dal relatore e sul quale si è dichiarato favorevole il Governo, venisse accolto, la proposta della Presidenza è quella di chiudere la seduta, al fine di consentire, sino alle ore 20,30‑20,45, ai Gruppi che intendano farlo, di presentare subemendamenti, venendo così incontro ad un'esigenza posta da altri Gruppi al riguardo, ricordo l'intervento del senatore Matteoli. Resta pertanto inteso così.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Presidente, vorrei sapere su proposta di quali Gruppi e per far fronte all'esigenza di quali Gruppi, votiamo oggi questo accantonamento; dei Gruppi dell'opposizione o dei Gruppi della maggioranza?

 

PRESIDENTE. La proposta di accantonamento è stata formalmente avanzata in Aula dal relatore, con il parere favorevole del Governo. Per favore, non apriamo nuovamente tutta la discussione!

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Presidente, a nome del Gruppo dell'Udeur, chiedo di mettere ai voti l'accantonamento dell'articolo 91.

 

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto, si vota ciascuno dal proprio posto.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, la proposta di accantonamento dell'articolo 91, avanzata dal relatore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

Ricordo che il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le ore 20,45.

Data l'ora rinvio, il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

Ricordo altresì ai colleghi che domani, nel pomeriggio, ci sarà l'informativa del Governo sull'uccisione di Gabriele Sandri e sugli incidenti che ne sono seguiti.


Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (1817)

 

ARTICOLO 67 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 67.

Approvato

(Sicurezza sui luoghi di lavoro)

1. All'articolo 1, comma 2, lettera p), alinea, della legge 3 agosto 2007, n.123, le parole: «,da finanziare, a decorrere dall'anno 2008, per le attività di cui ai numeri 1) e 2) della presente lettera, a valere, previo atto di accertamento, su una quota delle risorse di cui all'articolo 1, comma 780, della legge 27 dicembre 2006, n.296, accertate in sede di bilancio consuntivo per l'anno 2007 dell'INAIL,» sono soppresse.

2. All'articolo 1 della citata legge 3 agosto 2007, n.123, dopo il comma 7 è aggiunto, in fine, il seguente:

«7-bis. Per l'attuazione del principio di delega di cui al comma 2, lettera p), è previsto uno stanziamento di 50 milioni di euro a decorrere dal 1º gennaio 2008».

3. La dotazione del fondo di cui all'articolo 1, comma 1187, della legge 27 dicembre 2006, n.296, è incrementata di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 e di 10 milioni di euro a decorrere dal 2010.

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 67

 

67.0.8

VIZZINI, FERRARA, BATTAGLIA ANTONIO, BATTAGLIA GIOVANNI, DI LELLO FINUOLI, FAZIO, GARRAFFA, GIAMBRONE, MANNINO

Ritirato e trasformato nell'odg G67.800

Dopo l'articolo 67, aggiungere il seguente:

«Art. 67-bis.

1. Per un ammontare pari a 62 milioni di euro, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali è autorizzato a stipulare, a decorrere dall'anno 2008, apposite convenzioni con i comuni destinatari degli interventi di cui all'articolo 1, comma 1166, legge n.296 del 2006, previa intesa con le regioni competenti, anche in deroga alla normativa vigente relativa ai lavoratori socialmente utili, per lo svolgimento di attività socialmente utili (ASU), per l'attuazione di misure di politiche attive del lavoro finalizzate alla stabilizzazione occupazionale dei lavoratori impiegati in ASU, nella disponibilità degli stessi comuni da almeno un triennio, nonché dei soggetti utilizzati da quest'ultimi attraverso convenzioni stipulate ai sensi dell'articolo 10 comma 3 del decreto legislativo 1º dicembre 1997, n.468, estendendo a quest'ultima tipologia di lavoratori i benefici e gli incentivi previsti per i lavoratori LSU.

2. Per le finalità suddette, gli enti utilizzatori potranno avvalersi della facoltà, in deroga ai vincoli legislativi in materia di assunzioni e di spesa annuale di cui all'articolo 1 comma 557 della legge n.296 del 2006 e successive modifiche ed integrazioni, di procedere ad assunzioni in pianta organica a tempo indeterminato nelle categorie A e B dei soggetti di cui al precedente cpv, nonché ad assunzioni a tempo determinato, con inquadramento nelle categorie C e D, secondo i profili professionali previsti dai rispettivi ordinamenti, in ogni caso attraverso procedure selettive.

3. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, dispone annualmente con proprio decreto, a far data dell'esercizio, a beneficio dei comuni di cui al primo comma, a copertura integrale degli oneri relativi alla prosecuzione delle attvità in ASU ed alla gestione a regime delle unità stabilizzate tramite assunzioni in pianta organica e/o assunzione a tempo determinato».

 

67.0.9

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Respinto

Dopo l'articolo 67, aggiungere il seguente:

«Art. 67-bis.

(Trasparenza bilanci dei sindacati)

1. I sindacati e le loro associazioni, sia di lavoratori sia di datori di lavoro, pubblici e privati, comunque costituiti, che percepiscono a qualsiasi titolo contributi da parte degli iscritti, dello Stato o di enti pubblici, e che sono ammessi alla contrattazione collettiva, sono tenuti alla redazione del bilancio di esercizio ed alla sua pubblicazione».

 

67.0.10

CURTO

Respinto

Dopo l'articolo 67, aggiungere il seguente:

«Art. 67-bis.

1. Al comma 1192 della legge n.296 del 2006 le parole: "30 settembre 2007" sono sostituite con le seguenti: "31 gennaio 2008"».

 

ORDINE DEL GIORNO

 

G67.800 (già em. 67.0.8)

VIZZINI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge n. 1817,

 impegna il Governo ad affrontare e risolvere le problematiche di cui all'emendamento 67.0.8.

________________

(*) Accolto dal Governo

 


ARTICOLO 68 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Capo XXIV

MISSIONE 27 -IMMIGRAZIONE, ACCOGLIENZA E GARANZIA DEI DIRITTI

 

Art. 68.

Approvato

(Politiche migratorie nazionali e comunitarie)

1. È autorizzata la spesa di euro 1.500.000 per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, per la partecipazione del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ai programmi finanziati dall'Unione europea attraverso i fondi europei in materia migratoria. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3, comma 151, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

2. Il Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati, istituito presso il Ministero della solidarietà sociale dall'articolo 1, comma 1267, della legge 27 dicembre 2006, n.296, è integrato di 50 milioni di euro per l'anno 2008.

 

EMENDAMENTI

 

68.800

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Ritirato

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 68. - 1. Al fine di garantire l'effettività delle espulsioni degli immigrati irregolari disposte secondo le previsioni del Testo Unico di cui al decreto legislativo 286 del 25 luglio 1998 è istituito presso il Ministero dell'Interno un fondo denominato "Fondo per la copertura delle spese per le espulsioni degli immigrati irregolari", al quale è assegnata la somma di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Il Fondo è finalizzato anche al finanziamento delle spese sostenute per le espulsioni degli stranieri detenuti nelle carceri italiane, espulsi ai sensi dell'articolo 16 del citato testo unico.

2. È soppresso il Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati di cui al comma 1267 della legge 27 dicembre 2006, n.296. Le relative disponibilità confluiscono nel Fondo istituito ai sensi del comma 1».

 

68.801

POLLEDRI, VEGAS, BALDASSARRI, CICCANTI

Respinto

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 68. - 1. Al fine di garantire l'effettività delle espulsioni degli immigrati irregolari disposte secondo le previsioni del Testo Unico di cui al decreto legislativo 286 del 25 luglio 1998 è istituito presso il Ministero dell'Interno un fondo denominato "Fondo per la copertura delle spese per le espulsioni degli immigrati irregolari", al quale è assegnata la somma di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Il Fondo è finalizzato anche al finanziamento delle spese sostenute per le espulsioni degli stranieri detenuti nelle carceri italiane, espulsi ai sensi dell'articolo 16 del citato testo unico.

2. È soppresso il Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati di cui al comma 1267 della legge 27 dicembre 2006, n.296. Le relative disponibilità confluiscono nel Fondo istituito ai sensi del comma 1».

 

68.800a

MAFFIOLI, CICCANTI, FORTE

Ritirato

Dopo il comma 2 aggiungere il seguente:

«2-bis. Al fine di potenziare e rendere più efficaci le procedure di espulsione amministrativa dello straniero per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, in base a quanto disposto dall'articolo 13 del decreto legislativo 25 luglio 1998, Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, e di favorire le forme di cooperazione nell'ambito della politica dell'Unione europea in materia di rimpatrio, sono attribuiti 20 milioni di euro per l'anno 2008, e da iscriversi nello stato di previsione del Ministro dell'interno».

Conseguentemente, al comma 2 le parole: «50 milioni di euro» sono sostituite dalle seguenti: «30 milioni di euro».

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 68

 

68.0.1

POLLEDRI

Respinto

Dopo l'articolo 68, aggiungere il seguente:

«Art. 68-bis.

1. Ai fini di accertare l'effettiva identità e sussistenza del rapporto alla base della richiesta di visto di ingresso per ricongiungimento familiare, è istituito un Fondo per la mappatura genetica dei ricongiungimenti familiari, a disposizione del Ministero degli Affari Esteri, che ne determina per decreto la ripartizione tra gli uffici consolari preposti all'esame delle domande di ingresso.

2. L'effettuazione del test genetico di identità è prerequisito indispensabile per l'esame della domanda di ricongiungimento familiare.

3. Il Fondo è dotato di 2 milioni di euro per l'anno 2008, 2 milioni di euro per l'anno 2009 e 2 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010».

Conseguentemente nella Tabella A applicare in maniera lineare a tutte le voci presenti una riduzione corrispondente all'onere di cui alla presente disposizione.

 

68.0.2

CICCANTI, FORTE

Ritirato

Dopo l'articolo 68, aggiungere il seguente:

«Art. 68-bis.

1. Ai fini della manutenzione straordinaria dei centri di identificazione, nonché dei centri di permanenza temporanea e assistenza, di cui alla legge 30 luglio 1998, n. 286, è autorizzata la spesa di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010 da iscrivere nello stato di previsione del Ministero dell'interno».

Conseguentemente, alla tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, variare gli importi come segue:

2008:-100.000.000;

2009:-100.000.000;

2010:-100.000.000.

 

68.0.6

DE POLI

Respinto

Dopo l'articolo 68, aggiungere il seguente:

«Art. 68-bis.

(Patto per le politiche di solidarietà sociale)

1. Al fine di favorire lo sviluppo delle politiche a favore dei minori, dei giovani, della famiglia, degli anziani, degli immigrati, nonchè l'attenzione alle fragilità sociali, anche in armonia con le politiche della salute, le materie afferenti alle politiche sociali sono ricomprese a partire dall'anno 2008 in un Patto per la Solidarietà Sociale tra Governo, Regioni e Autonomie che individua livelli essenziali delle prestazioni, risorse assegnate e obiettivi da raggiungere nel triennio 2008-2010.

2. Le risorse finanziarie individuate dal Patto riassumono i finanziamenti già dedicati dallo Stato alle politiche sociali, alla famiglia, all'inclusione sociale, alle pari opportunità, ai giovani, alla non autosufficienza e all'irnni'igrazione e l'ammontare delle stesse è percentualmente incrementato in relazione al Prodotto Interno Lordo; le Regioni coordinano, in aggiunta a tali risorse, le proprie dotazioni fmanziarie dedicate alle politiche di solidarietà sociale.

3. All'interno del Patto si provvede anche ad una razionalizzazione degli Osservatori in campo sociale, dell'infanzia e della famiglia, dell'immigrazione, dell'inclusione sociale, delle dipendenze, dei giovani nonché di eventuali altri Osservatori relativi a specifici ambiti e manifestazioni sociali, al fine di salvaguardare la significatività dei fenomeni sociali e l'omogeneità dei dati, definendo, per gli stessi, un modello organizzativo unico».

Conseguentemente, alle minori entrate/maggiori oneri, si provvede mediante riduzione di:

2008:-40 milioni di euro;

2009:-40 milioni di euro;

2010:-40 milioni di euro.

di tutte le rubriche dell'allegata tabella A - Ministero dell'Economia e Finanze.

 

68.0.7 (testo corretto)

DE POLI

Respinto

Dopo l'articolo 68, aggiungere il seguente:

«Art. 68-bis.

(Fondo per le politiche sociali)

1. Il Fondo per le politiche sociali di cui all'articolo 59, comma 24 della legge 27 dicembre 1997, n.449 e successive modificazioni e di cui all'articolo 20 della legge 8 novembre 2000, n.328, a modifica di quanto stabilito dal secondo comma dell'articolo 46 della legge 27 dicembre 2002, n.289, è riservato esclusivamente alle politiche sociali programmate dalle Regioni e dagli Enti locali.

2. Per l'erogazione del Fondo di cui al primo comma, dallo Stato alle Regioni, non si applica il comma 507 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 n. 296 (Finanziaria 2007)».

Conseguentemente, alle minori entrate/maggiori oneri, si provvede mediante riduzione di:

2008:-40 milioni di euro;

2009:-40 milioni di euro;

2010:-40 milioni di euro.

di tutte le rubriche dell'allegata tabella A - Ministero dell'Economia e Finanze.

 

ARTICOLO 69 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Capo XXV

MISSIONE 28 - SVILUPPO E RIEQUILIBRIO TERRITORIALE

 

Art. 69.

Approvato

(Fondo per le aree sottoutilizzate)

1. All'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 863, le parole: «di cui 100 milioni per ciascuno degli anni 2007 e 2008, 5.000 milioni per l'anno 2009 e 59.179 milioni entro il 2015» sono sostituite dalle seguenti: «di cui 100 milioni per l'anno 2007, 1.100 milioni per l'anno 2008, 4.400 milioni per l'anno 2009, 9.166 milioni per l'anno 2010, 9.500 milioni per l'anno 2011, 11.000 milioni per l'anno 2012, 11.000 milioni per l'anno 2013, 9.400 milioni per l'anno 2014 e 8.713 milioni per l'anno 2015»;

b) al comma 866, il primo periodo è sostituito dal seguente: «Le somme di cui al comma 863 sono interamente ed immediatamente impegnabili».

 

EMENDAMENTI

 

69.4

EUFEMI

Respinto

Al comma 1 lettera a) sostituire le parole: «1.100 milioni per l'anno 2008»con le parole: «5.100 milioni per l'anno 2008».

Di conseguenza sostituire le parole: «11.000 per l'anno 2012» con le parole: «9.000 milioni per l'anno 2012» e le parole: «11.000 milioni per l'anno 2013» con le parole: «9.000 milioni per l'anno 2013».

 

69.800

PISTORIO

Respinto

Dopo la lettera b) aggiungere la seguente:

«b-bis) Per interventi di ammodernamento e di potenziamento della viabilità secondaria esistente nella Regione siciliana e nella regione Calabria non compresa nelle strade gestite da ANAS Spa, una quota rispettivamente pari a 350 e 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 è assegnata in sede di riparto delle somme stanziate sul Fondo per le aree sottoutilizzate. Con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, si provvede alla ripartizione di tali risorse tra le province della Regione siciliana e le province della regione Calabria, in proporzione alla viabilità presente in ciascuna di esse, e sono stabiliti criteri e modalità di gestione per l'utilizzo delle predette risorse».

Conseguentemente le dotazioni di parte corrente indicate nella tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008 una minore spesa annua di 900 milioni di euro.

Sopprimere la Tabella A di cui al comma 1 dell'articolo 96.

 

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 69

 

69.0.4

CURTO, VIESPOLI

Respinto

Dopo l'articolo 69, inserire il seguente:

«Art. 69-bis.

(Fondo per l'infrastrutturazione dei siti industriali e artigianali delle aree sottoutilizzate)

1. Per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, è istituito presso il Ministero dello sviluppo un fondo di 100 milioni di euro annui finalizzato alla infrastruttutazione di siti industriali e artigianali, allocati nelle aree sottoutilizzate, all'interno delle quali le opere di urbanizzazione primaria siano incomplete, insufficienti o del tutto assenti.

2. Il Ministero dello sviluppo, tramite l'Agenzia nazionale per l'attuazione degli Investimenti e lo Sviluppo d'impresa, sentite le Regioni interessate, anche al fine di eventuali cofinanziamenti, determina il censimento di tali aree, ne verifica il fabbisogno infrastrutturale regolamentandone l'uso delle risorse».

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre proporzionalmente gli importi relativi a tutte le rubriche fino a concorrenza dell'onere.

 

ARTICOLO 69-BIS INTRODOTTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 69-bis.

Approvato

(Incentivi all'occupazione)

1. Ai datori di lavoro che, nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2008 e il 31 dicembre 2008, incrementano il numero di lavoratori dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, nelle aree delle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise ammissibili alle deroghe previste dall'articolo 87, paragrafo 3, lettere a) e c), del Trattato che istituisce la Comunità europea, è concesso, per gli anni 2008, 2009 e 2010, un credito d'imposta d'importo pari a euro 333 per ciascun lavoratore assunto e per ciascun mese. In caso di lavoratrici donne rientranti nella definizione di lavoratore svantaggiato di cui all'articolo2, lettera f), del regolamento (CE) n.2204/2002 della Commissione, del 5 dicembre 2002, il credito d'imposta è concesso nella misura di euro 416 per ciascuna lavoratrice e per ciascun mese. Sono esclusi i soggetti di cui all'articolo 74 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917.

2. Il credito d'imposta di cui al comma 1 spetta per ogni unità lavorativa risultante dalla differenza tra il numero dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato rilevato in ciascun mese e il numero dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato mediamente occupati nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 31 dicembre 2007. Per le assunzioni di dipendenti con contratto di lavoro a tempo parziale, il credito d'imposta spetta in misura proporzionale alle ore prestate rispetto a quelle del contratto nazionale.

3. L'incremento della base occupazionale va considerato al netto delle diminuzioni occupazionali verificatesi in società controllate o collegate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile o facenti capo, anche per interposta persona, allo stesso soggetto. Per i soggetti che assumono la qualifica di datori di lavoro a decorrere dal 1º gennaio 2008, ogni lavoratore dipendente assunto costituisce incremento della base occupazionale. I lavoratori dipendenti con contratto di lavoro a tempo parziale si assumono nella base occupazionale in misura proporzionale alle ore prestate rispetto a quelle del contratto nazionale.

4. Il credito d'imposta va indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d'imposta per il quale è concesso ed è utilizzabile esclusivamente in compensazione ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241. Esso non concorre alla formazione del reddito e del valore della produzione ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

5. Il credito d'imposta spetta a condizione che:

a) i lavoratori assunti per coprire i nuovi posti di lavoro creati non abbiano mai lavorato prima o abbiano perso o siano in procinto di perdere l'impiego precedente o siano portatori di handicap ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104;

b) siano rispettate le prescrizioni dei contratti collettivi nazionali anche con riferimento alle unità lavorative che non danno diritto al credito d'imposta;

c) siano rispettate le norme in materia di salute e sicurezza dei lavoratori previste dalle vigenti disposizioni;

d) il datore di lavoro non abbia ridotto la base occupazionale nel periodo dal 1º novembre 2007 al 31 dicembre 2007, per motivi diversi da quelli del collocamento a riposo.

6. Nel caso di impresa subentrante ad altra nella gestione di un servizio pubblico, anche gestito da privati, comunque assegnata, il credito d'imposta spetta limitatamente al numero di lavoratori assunti in più rispetto a quello dell'impresa sostituita.

7. Il diritto a fruire del credito d'imposta decade se:

a) su base annuale, il numero complessivo dei lavoratori dipendenti, a tempo indeterminato e a tempo determinato, compresi i lavoratori con contratti di lavoro con contenuto formativo, risulta inferiore o pari al numero complessivo dei lavoratori dipendenti mediamente occupati nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 ed il 31 dicembre 2007;

b) i posti di lavoro creati non sono conservati per un periodo minimo di tre anni, ovvero di due anni nel caso delle piccole e medie imprese;

c) qualora vengano definitivamente accertate violazioni non formali, e per le quali sono state irrogate sanzioni di importo non inferiore a euro 5.000, alla normativa fiscale e contributiva in materia di lavoro dipendente, ovvero violazioni alla normativa sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori previste dalle vigenti disposizioni commesse nel periodo di vigenza delle disposizioni del presente articolo, e qualora siano emanati provvedimenti definitivi della magistratura contro il datore di lavoro per condotta antisindacale ai sensi dell'articolo 28 della legge 20 maggio 1970, n. 300. Dalla data del definitivo accertamento delle violazioni decorrono i termini per far luogo al recupero delle minori somme versate o del maggior credito riportato e per l'applicazione delle relative sanzioni.

8. Ai fini delle agevolazioni previste dal presente articolo, i soci lavoratori di società cooperative sono equiparati ai lavoratori dipendenti.

9. Nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, ai fini del presente articolo è istituito un Fondo con dotazione di 200 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, a valere sulle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289. Entro il 31 luglio 2008 il Governo provvede ad effettuare la verifica ed il monitoraggio degli effetti delle disposizioni di cui al presente articolo, identificando la nuova occupazione generata per area territoriale, sesso, età e professionalità.

10. L'efficacia del presente articolo è subordinata, ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, all'autorizzazione della Commissione europea.

 

EMENDAMENTI

 

69-bis.101

TOFANI

Respinto

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

«1-bis. Il credito d'imposta di cui al comma 1 è concesso, nel rispetto della condizione di cui al predetto comma 1, altresì ai datori di lavoro operanti nei territori delle ex sezioni circoscrizionali del collocamento nelle quali il tasso medio dì disoccupazione, calcolato riparametrando il dato provinciale secondo la definizione allargata ISTAT, rilevata per il 2006, sia superiore alla media nazionale risultante dalla medesima rilevazione e che siano confinanti con le aree dell'obiettivo 1 di cui all'allegato 1 della decisione (CE) n 1999/502 del 1º luglio 1999, e riconosciuto nei limiti della disciplina degli aiuti di importanza minore di cui al Regolamento (CE) n.1998/2006 della Commissione del 15 dicembre 2006. Tale beneficio è cumulabile con altri benefici eventualmente concessi, nel rispetto dei limiti e delle modalità di cui al citato regolamento (CE) n.1998/2006».

Conseguentemente, al corrispondente onere pari a 5 milioni di curo per il 2008 e 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione proporzionale di tutte le rubriche della Tabella A.

 

69-bis.102

PISTORIO

Respinto

Dopo il comma 7, inserire il seguente:

«7-bis. A decorrere dal 1º gennaio 2008 e per un quinquennio è disposta una riduzione 25 per cento delle imposte a qualsiasi titolo gravanti sui redditi prodotti dalle nuove attività imprenditoriali attivate nelle Regioni indicate nell'Obiettivo Convergenza. La riduzione è adottata conformemente agli Orientamenti 2007-2013 per gli aiuti di Stato a finalità regionale di cui al documento della Commissione europea 2006/C 54/8. Ai fini di cui presente comma, si intendono con nuove attività imprenditoriali sia quelle già esistenti in altre aree territoriali e trasferite nelle Regioni a fiscalità agevolata, sia quelle dì prima attivazione nelle Regioni sopra indicate. L'accesso alle agevolazioni di cui al presente articolo è condizionato all'effettiva prosecuzione, per tutto il quinquennio di cui al comma 1, delle nuove attività imprenditoriali. In caso di cessazione dell'attività non derivante da uno stato di crisi prolungato, è stabilita una sanzione di importo corrispondente al triplo della riduzione di imposta beneficiata. L'accesso alle agevolazioni fiscali è condizionato dalla presentazione dell'organigramma dell'attività imprenditoriale comprovante l'utilizzo di personale dipendente o con contratto a tempo determinato, in percentuale non inferiore al 90 per cento, residente nelle regioni di cui al presente comma.

Le dotazioni di parte corrente indicate nella tabella C di cui all'articolo 96, comma 2, sono ridotte in materia lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2008 una minore spesa annua di 900 milioni di euro.

Sopprimere la tabella A di cui al comma 1 dell'articolo 96.

 

69-bis.100

VIZZINI, FERRARA

Ritirato

Dopo il comma 10, aggiungere i seguenti:

«11. Per un ammontare pari a 62 milioni di euro, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali è autorizzato a stipulare, a decorrere dall'anno 2008, apposite convenzioni con i comuni destinatari degli interventi di cui all'articolo 1, comma 1166, legge n.296 del 2006, previa intesa con le regioni competenti, anche in deroga alla normativa vigente relativa ai lavoratori socialmente utili, per lo svolgimento di attività socialmente utili (ASU), e per l'attuazione di misure di politiche attive del lavoro finalizzate alla stabilizzazione occupazionale dei lavoratori impiegati in ASU, nella disponibilità degli stessi comuni da almeno un triennio, nonché dei soggetti utilizzati da quest'ultimi attraverso convenzioni stipulate ai sensi dell'articolo 10 comma 3 del decreto legislativo 1º dicembre 1997, n.468, estendendo a quest'ultima tipologia di lavoratori i benefici e gli incentivi previsti per i lavoratori LSU.

12. Per le finalità suddette, gli enti utilizzatori potranno avvalersi della facoltà, in deroga ai vincoli legislativi in materia di assunzioni e di spesa annuale di cui all'articolo 1 comma 557 della legge n.296 del 2006 e successive modifiche ed integrazioni, di procedere ad assunzioni in pianta organica a tempo indeterminato nelle categorie A e B dei soggetti di cui al precedente cpv, nonché ad assunzioni a tempo determinato, con inquadramento nelle categorie C e D, secondo i profili professionali previsti dai rispettivi ordinamenti, in ogni caso attraverso procedure selettive.

13. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, dispone annualmente con proprio decreto, a far data dell'esercizio 2008 e secondo l'importo annuale di cui al comma 1, di una quota del fondo per l'occupazione, a beneficio dei comuni di cui al primo comma, a copertura integrale degli oneri relativi alla prosecuzione delle attvità in ASU ed alla gestione a regime delle unità stabilizzate tramite assunzioni in pianta organica e/o assunzione a tempo determinato».

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 69-BIS

 

69-bis.0.800

ANGIUS, BARBIERI, MONTALBANO

Ritirato e trasformato congiuntamente all'em. 69-bis.0.801 nell'odg G69-bis.100

Dopo l'articolo 69-bis, aggiungere il seguente:

Art. 69-ter.

(Misure per il sostegno dell'occupazione)

«1. La concessione dell'indennità di disoccupazione, di mobilità o di cassa integrazione straordinaria nel caso di azienda con cessazione di attività, è subordinata alla iscrizione del beneficiario al centro per l'impiego di riferimento ed alla partecipazione a programmi di inserimento al lavoro, di formazione e di riqualificazione erogati dai servizi pubblici per l'impiego e promossi sulla base dei programmi sostenuti dal Fondo per l'occupazione di cui alla legge 19 luglio 1993, n. 236 o sulla base delle risorse destinate dal Fondo Sociale Europeo al Ministero del Lavoro e alle Regioni per interventi di politica attiva del lavoro di formazione.

2. Per la partecipazione ai programmi di reimpiego e riqualificazione di cui al comma 1, a far data dall'entrata in vigore della presente legge è concessa a categorie di lavoratori iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335 che non risultino assicurati presso altre forme obbligatorie e che risultino iscritti al centro per l'impiego di riferimento, una indennità di reimpiego fissata in quattrocento euro mensili. L'indennità è attribuita per la durata del programma di reimpiego concordato del beneficiario con il servizio per l'impiego competente, definito attraverso il patto di servizio e per una durata comunque non superiore a nove mesi non prorogabili.

3. Il rapporto tra il beneficiario del trattamento di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione straordinaria ed il servizio per l'impiego è definito attraverso il patto di servizio e prevede la condivisione di un piano di azione individuale per il rientro al lavoro. Nel caso di mancata sottoscrizione del patto da parte del beneficiario, o di rifiuto di una offerta congrua di lavoro o formazione, o di non frequenza alle attività di forma ione, il beneficiario decade dal trattamento economico di indennità di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione straordinaria. Il Governo, di intesa con le Regioni e le Province, presenta in Conferenza Unificata entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge una intesa volta a definire le categorie di lavoratori di cui al comma 2, i principi ed i criteri di valutazione della congruità dell'offerta di lavoro, della pianificazione delle misure di politica attiva e dei relativi standard e criteri di qualità e delle modalità di integrazione tra centri per l'impiego ed i servizi di formazione professionaIe.

4. Le risorse destinate al finanziamento delle misure di politica attiva per il lavoro dei disoccupati per il periodo di programmazione 2000-2006 del Fondo Sociale Europeo che non sono state spese dalle Regioni entro i termini indicati dai regolamenti comunitari, sono riassegnate ad un apposito Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, per il finanziamento di interventi aggiuntivi alla programmazione ordinaria 2007-2013 del Fondo Sociale Europeo per le finalità di avvio e rientro al lavoro di disoccupati privi di indennità od ammortizzatori di cui al comma 2, sulla base dell'intesa di cui al comma 3«.

Conseguentemente, alla Tabella A «Fondo speciale di parte corrente», operare le seguenti modifiche: per l'anno 2008, ridurre proporzionalmente tutte le voci per un risparmio complessivo di euro 300 milioni, per gli anni 2009 e 2010 ridurre proporzionalmente tutte le voci per un risparmio complessivo di euro 1000 milioni.

 

69-bis.0.801

BARBIERI, ANGIUS, MONTALBANO

Ritirato e trasformato congiuntamente all'em. 69-bis.0.800 nell'odg G69-bis.100

Dopo l'articolo 69-bis, aggiungere il seguente:

«Art. 69-ter.

(Misure per il sostegno dell'occupazione)

1. La concessione dell'indennità di disoccupazione, di mobilità o di cassa integrazione straordinaria nel caso di azienda con cessazione di attività, è subordinata alla iscrizione del beneficiario al centro per l'impiego di riferimento ed alla partecipazione a programmi di inserimento al lavoro, di formazione e di riqualificazione erogati dai servizi pubblici per l'impiego e promossi sulla base dei programmi sostenuti dal Fondo per l'occupazione di cui alla legge 19 luglio 1993, n. 236 o sulla base delle risorse destinate dal Fondo Sociale Europeo al Ministero del Lavoro e alle Regioni per interventi di politica attiva del lavoro di formazione.

2. Per la partecipazione ai programmi di reimpiego e riqualificazione di cui al comma 1, a far data dall'entrata in vigore della presente legge è concessa a categorie di lavoratori iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335 che non risultino assicurati presso altre forme obbligatorie e che risultino iscritti al centro per l'impiego di riferimento, una indennità di reimpiego fissata in quattrocento euro mensili. L'indennità è attribuita per la durata del programma di reimpiego concordato del beneficiario con il servizio per l'impiego competente, definito attraverso il patto di servizio e per una durata comunque non superiore a nove mesi non prorogabili.

3. Il rapporto tra il beneficiario del trattamento di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione straordinaria ed il servizio per l'impiego è definito attraverso il patto di servizio e prevede la condivisione di un piano di azione individuale per il rientro al lavoro. Nel caso di mancata sottoscrizione del patto da parte del beneficiario, o di rifiuto di una offerta congrua di lavoro o formazione, o di non frequenza alle attività di forma ione, il beneficiario decade dal trattamento economico di indennità di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione straordinaria. Il Governo, di intesa con le Regioni e le Province, presenta in Conferenza Unificata entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge una intesa volta a definire le categorie di lavoratori di cui al comma 2, i principi ed i criteri di valutazione della congruità dell'offerta di lavoro, della pianificazione delle misure di politica attiva e dei relativi standard e criteri di qualità e delle modalità di integrazione tra centri per l'impiego ed i servizi di formazione professionaIe.

4. Le risorse destinate al finanziamento delle misure di politica attiva per il lavoro dei disoccupati per il periodo di programmazione 2000-2006 del Fondo Sociale Europeo che non sono state spese dalle Regioni entro i termini indicati dai regolamenti comunitari, sono riassegnate ad un apposito Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, per il finanziamento di interventi aggiuntivi alla programmazione ordinaria 2007-2013 del Fondo Sociale Europeo per le finalità di avvio e rientro al lavoro di disoccupati privi di indennità od ammortizzatori di cui al comma 2, sulla base dell'intesa di cui al comma 3«.

Conseguentemente, alla Tabellla F, alla Missione «Sviluppo e riequilibrio territoriale», al programma: «Politiche per l'infrastrutturazione territoriale per il mezzogiorno e le aree sottoutilizzate», alla voce 5.3.6. «Interventi nelle aree sottoutilizzate» (cap. 8425) operare le seguenti modifiche: per l'anno 2008, ridurre di euro 400 milioni, per gli anni 2009 e 2010 ridurre di euro 200 milioni.

 

ORDINE DEL GIORNO

 

G69-bis.100 (già emm. 69-bis.0.800 e 69-bis.0.801)

ANGIUS, BARBIERI, MONTALBANO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

visti gli articoli 36 e 38 della Costituzione, che riconoscono ai lavoratori e alle lavoratrici il diritto ad una retribuzione atta a garantire un'esistenza libera e dignitosa, nonché il diritto a mezzi adeguati in caso di disoccupazione involontaria;

visti gli obiettivi occupazionali e di sviluppo, e le politiche sociali e del lavoro atte a conseguirli, come definite dal Consiglio Europeo di Lisbona e rinnovati da quelli di Barcellona;

considerato che è ancora di fatto inapplicata la legge 3 dicembre 2004, n. 291, per la parte in cui, all'articolo 1-quinquies, vincola l'erogazione del sussidio di disoccupazione alla ricerca attiva di una nuova occupazione o alla partecipazione ad attività di formazione, e al non rifiuto di una congrua offerta di lavoro;

considerato che il progetto di legge n. 3178, presentato dal Governo alla Camera dei deputati, in attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività, prevede un'elevazione delle indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, e che tale istituto è accessibile ai lavoratori dipendenti a tempo determinato, ma non ai lavoratori cosiddetti parasubordinati,

impegna il Governo:

a porre in atto tutte le misure necessarie all'effettiva applicazione della citata legge n. 291, vincolando in maniera stringente tutti gli ammortizzatori sociali legati al mercato del lavoro, e il beneficio di ogni trattamento di disoccupazione o inoccupazione all'iscrizione del beneficiario al centro per l'impiego di riferimento, ed alla partecipazione a programmi di inserimento al lavoro, di formazione e di riqualificazione erogati dai servizi pubblici per l'impiego e promossi sulla base dei programmi sostenuti dal Fondo per l'occupazione di cui alla legge 19 luglio 1993, n. 236 o sulla base delle risorse destinate dal Fondo Sociale Europeo al Ministero del Lavoro e alle Regioni per interventi di politica attiva del lavoro e di formazione;

a prevedere che il rapporto tra il beneficiario del trattamento di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione straordinaria ed il servizio per l'impiego sia definito attraverso il patto di servizio e preveda la condivisione di un piano di azione individuale per il rientro al lavoro, e che nel caso di mancata sottoscrizione del patto da parte del beneficiario, o di rifiuto di una offerta congrua di lavoro o formazione, o di non frequenza alle attività di formazione, il beneficiario decada dal trattamento economico di indennità di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione straordinaria;

ad ampliare il beneficio del sostegno al reddito nei periodi di disoccupazione, soggetto alle modalità appena ricordate, a categorie di iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che non risultino assicurati presso altre forme obbligatorie, nella misura non inferiore a euro 400 mensili, per la durata del programma di reimpiego concordato dal beneficiario con il servizio per l'impiego competente, e comunque non superiore a nove mesi;

a regolare l'intera materia recependo integralmente nel testo del disegno di legge n. 3178 collegato alla finanziaria, in tema di welfare, il presente ordine del giorno.

________________

(*) Accolto dal Governo

 

ARTICOLO 70 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 70.

Approvato con emendamenti

(Misure per sostenere i giovani laureati e le nuove imprese innovatrici del Mezzogiorno nonché per la gestione delle quote di emissione di gas serra)

1. Le economie derivanti dai provvedimenti di revoca totale o parziale delle agevolazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 22 ottobre 1992, n.415, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1992, n.488, nel limite dell'85 per cento delle economie accertate annualmente con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro il 30 ottobre, sono destinate alla realizzazione di interventi destinati a finanziare:

a) un programma nazionale destinato ai giovani laureati residenti nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, al fine di favorire il loro inserimento lavorativo, dando priorità ai contratti di lavoro a tempo indeterminato. La definizione di tale programma sarà disciplinata con decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico e d'intesa con le regioni interessate, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge;

b) agevolazioni alle imprese innovatrici in fase di start up, definite ai sensi di quanto previsto nella Disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato a favore di ricerca, sviluppo e innovazione, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea n.C 323 del 30 dicembre 2006, attraverso la riduzione degli oneri sociali per tutti i ricercatori, tecnici e altro personale ausiliario impiegati a decorrere dal periodo d'imposta dell'anno 2007. I criteri e le modalità per il riconoscimento delle predette agevolazioni, che saranno autorizzate entro i limiti fissati alla sezione 5.4 della predetta Disciplina, saranno disciplinati con apposito decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge;

c) accordi di programma in vigore finalizzati alla industrializzazione e costruzione di centri destinati a Poli di innovazione situati nei territori delle regioni del Mezzogiorno non ricompresi nell'obiettivo Convergenza ai sensi del regolamento (CE) n.1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006. I rapporti tra Governo e regione e le modalità di erogazione delle predette risorse finanziarie sono regolate dalle delibere del CIPE di assegnazione delle risorse e da appositi accordi di programma quadro.

d) la creazione di un fondo denominato «Fondo per la gestione delle quote di emissione di gas serra di cui alla direttiva 2003/87/CE», da destinare alla «riserva nuovi entranti» dei Piani nazionali di assegnazione delle quote di cui al decreto legislativo 4 aprile 2006, n.216, secondo modalità stabilite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge;

e) la proroga per gli anni 2008, 2009 e 2010 della deduzione forfetaria dal reddito d'impresa in favore degli esercenti impianti di distribuzione di carburanti di cui all'articolo 21, comma 1, della legge 23 dicembre 1998. n.448;

f) interventi a sostegno dell'attività di ricerca nel sistema energetico e di riutilizzo di aree industriali, in particolare nel Mezzogiorno.

2. In sede di prima applicazione delle disposizioni di cui al presente articolo, il decreto del Ministro dello sviluppo economico di cui al comma 1 è adottato entro il mese di febbraio 2008.

3. Il Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, è autorizzato ad iscrivere, nei limiti degli effetti positivi stimati per ciascun anno in termini di indebitamento netto, le risorse derivanti dalle economie connesse alle revoche di cui al comma 1 in un apposito fondo dello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, ai fini del finanziamento delle iniziative di cui al medesimo comma 1.

4. Il finanziamento previsto all'articolo 1, comma 278, della legge 30 dicembre 2004, n.311, è ripristinato a decorrere dall'esercizio finanziario 2008 per l'importo di 1.500.000 euro.

 

EMENDAMENTI

 

70.3

VIESPOLI, VALENTINO, CORONELLA

V. testo 2

Al comma 1, dopo la lettera a), aggiungere la seguente:

«a-bis) la costituzione presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale dell'Osservatorio sulla migrazione interna nell'ambito del territorio nazionale, al fine di monitorare e di individuare tutte le iniziative e le scelte utili a governare il processo di mobilità dal Sud verso il Nord del paese a favorire i percorsi di rientro, da prevedersi con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Ministro dello sviluppo economico».

 

 

70.3 (testo 2)

VIESPOLI, VALENTINO, CORONELLA

Approvato

Al comma 1, dopo la lettera a), aggiungere la seguente:

«a-bis) la costituzione senza oneri per la finanza pubblica, con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale dell'Osservatorio sulla migrazione interna nell'ambito del territorio nazionale, al fine di monitorare e di individuare tutte le iniziative e le scelte utili a governare il processo di mobilità dal Sud verso il Nord del paese e a favorire i percorsi di rientro».

 

70.750

IL RELATORE

Approvato

Al comma 1, lettera c), sostituire le parole: «accordi di programma in vigore finalizzati alla industrializzazione» con le seguenti: «interventi per lo sviluppo delle attività produttive inclusi in accordi di programma in vigore».

 

70.800

BALDASSARRI, VEGAS, CICCANTI, POLLEDRI, STRACQUADANIO

Respinto

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

«1-bis. Per la realizzazione di progetti finalizzati alla generazione di crediti di carbonio e certificati di riduzione delle emissioni nell'ambito dei meccanismi del Protocollo di Kyoto ratificato con la legge 2 giugno 2002, n.120, e sulla base della conseguente Delibera CIPE n.123 del 19 dicembre 2002 e successivi aggiornamenti, è disposto per il biennio 2008-2009 il finanziamento nella misura di 165 milioni di euro all'anno del Fondo Italiano del Carbonio, istituito dal Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare il 24 giugno 2003 presso la Banca Mondiale. Per gli anni successivi e fino all'anno 2012 si provvederà nei modi previsti dall'articolo 11, comma 3, lettera f) della legge 5 agosto 1978, n.468 e successive modificazioni e integrazioni».

Conseguentemente per la copertura finanziaria del precedente comma si provvede mediante la riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui alla legge 18 maggio 1989 n.183 per gli anni 2008 e 2009.

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 70

 

70.0.2

VIESPOLI, VALENTINO, CORONELLA

Respinto

Dopo l'articolo 70, aggiungere il seguente:

 

 

«Art. 70-bis.

1. Per i redditi prodotti da nuovi investimenti nelle aree ex obiettivo 1 delle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise, a decorerre dal 1º gennaio 2007 e per il 1º quinquennio di attività, tutte le imposte, subordinatamente all'autorizzazione delle competenti autorità europee, sono ridotte della metà.

2. La concessione della predetta agevolazione avviene nel rispetto dei limiti derivanti dall'applicazione della regola del de minimis di cui al regolamento (CE) n.69 del 2001 della Commissione, del 12 gennaio 2001, e successive modificazioni, e resta condizionata all'effettivo mantenimento, per tutto il quinquennio di cui al comma 1, delle attività derivanti dai nuovi investimenti. La cessazione dell'attività non causata da documentati stati di crisi, determina una sanzione pari a cinque volte l'importo delle imposte non versate».

Conseguentemente, alla Tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci di parte corrente fino a concorrenza dell'importo di 1.300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010.

 

70.0.4

MANNINO, CICCANTI, FORTE

Respinto

Dopo l'articolo 70, aggiungere il seguente:

«Art. 70-bis.

1. In attuazione dell'articolo 38 dello statuto della Regione siciliana, di cui al regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n.455, convertito dalla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n.2, è corrisposto alla Regione siciliana, a titolo di contributo di solidarietà nazionale per gli anni 2008 e 2009, ad integrazione dei finanziamenti attribuiti ai sensi dell'articolo 1, comma 833, della legge 27 dicembre 2006, n.296, un contributo ventennale di 15 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008 e un contributo ventennale di 15 milioni di euro a decorrere dall'esercizio finanziario 2009.

L'erogazione dei contributi è subordinata alla redazione di un piano economico degli investimenti che la regione Sicilia è tenuta a realizzare, finalizzato all'aumento del rapporto tra PIL regionale e PIL nazionale. Utilizzando la proiezione pluriennale di tale somma, la Regione è autorizzata a contrarre mutui di durata ventennale».

Conseguentemente alle tabella A, Ministero dell'economia e delle finanze, ridurre le voci come segue:

2008: - 15.000;

2009: - 30.000;

2010: - 30.000.

 

70.0.5

MANNINO, CICCANTI, FORTE

Ritirato e trasformato nell'odg G70.0.100

Dopo l'articolo 70, aggiungere il seguente:

«Art. 70-bis.

1. A valere sul gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio della Regione siciliana è retrocesso alla Regione un importo pari a 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010 a titolo di contributo di solidarietà nazionale, di cui all'articolo 38 dello Statuto regionale, dovuto per gli stessi anni 2008, 2009 e 2010 e ad integrazione, per gli anni 2008 e 2009, dei finanziamenti attribuiti ai sensi dell'articolo 1, comma 833, della legge 27 dicembre 2006, n.296. L'erogazione dei contributi è subordinata alla redazione di un piano economico degli investimenti, che la Regione siciliana è tenuta a realizzare, finalizzato all'aumento del rapporto,tra PIL regionale e PIL nazionale».

Conseguentemente alla Tabella A, Ministero dell'economia e delle finanze, variare i seguenti importi:

2008: - 80.000;

2009: - 80.000;

2010: - 80.000.

 

70.0.6

MANNINO, CICCANTI, FORTE

Respinto

Dopo l'articolo 70, aggiungere il seguente:

«Art. 70-bis.

1. All'articolo 1 della legge 28 dicembre 2006, n.296 al comma 830 è aggiunta il seguente periodo: "Alla Regione siciliana è riconosciuta simmetricamente all'aumento della misura del concorso alla spesa la retrocessione di una percentuale non inferiore al 20 e non superiore al 50 per cento del gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio regionale. Alla determinazione dell'importo annuo da retrocedere alla Regione si provvede con decreto del Presidente del Consiglia dei Ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze".

2. All'articolo 1 della legge 28 dicembre 2006, n.296, il comma 832 è soppresso».

Conseguentemente ridurre del 5 per cento tutte le rubriche di parte corrente dell'allegato tabella c per gli anni 2008, 2009, 2010.

 

70.0.7

MANNINO, CICCANTI, FORTE

Respinto

Dopo l'articolo 70, aggiungere il seguente:

«Art. 70-bis.

1. Per l'attuazione della lettera c-bis) del comma 1 dell'articolo 137 della legge 23 dicembre 2000, n.388 e successive modifiche ed integrazioni, è autorizzata, per l'esercizio 2008, ,una ulteriore spesa pari a 25 milioni di euro, cui si provvede con parte del gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio della Regione siciliana».

Conseguentemente alla tabella A, Ministero dell'economia e delle finanze variare gli importi come segue:

2008: - 25.000.000;

 


ORDINE DEL GIORNO

 

G70.0.100 (già em. 7.0.5)

MANNINO, EUFEMI, D'ONOFRIO, POLI, CICCANTI, RUGGERI, MONACELLI, FORTE, BACCINI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

premesso:

che a distanza di oltre due anni dal verificarsi della frana del 4 febbraio 2005 nella città di Naro, è possibile fare una valutazione degli interventi effettuati e dell'evoluzione della fenomenologia, dai quali si evince la dimensione gravissima del dissesto idrogeologico e dei danni correlati;

considerata la dichiarazione dello stato di calamità, ai sensi della legge n. 225 del 1992, e dello stato di emergenza stabilito con la delibera regionale n. 41 dell'11 febbraio 2005 e con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3450 del 16 luglio 2005, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.169 del 22 luglio 2005, gli interventi necessari trovano una troppo lenta attuazione a causa della mancanza di risorse e questo ingenera nella cittadinanza un grave senso di disagio e di incertezza legato alla impossibilità di definire con chiarezza l'eventuale ritorno degli abitanti nelle loro case;

considerato che tutta la zona interessata è stata sottoposta dall'assessorato regionale per il territorio e l'ambiente a vincolo idrogeologico, il cui dispositivo di attuazione prevede la demolizione degli edifici pericolanti senza la ricostruzione. La sorte dell'intera zona interessata è incerta;

considerato che è urgente un programma di misure e di controllo per progettare gli interventi corretti vi e adottare i provvedimenti necessari a salvaguardia della città e che gli accertamenti tecnici sinora effettuati hanno definito la necessità di interventi globali che esulano dalle normali possibilità finanziarie del bilancio regionale,

impegna il Governo:

a dare continuità sistematica alle misure finora adottate dal Governo nazionale e dalla Regione Siciliana con il contributo del Dipartimento Regionale della Protezione Civile;

ad autorizzare un contributo straordinario di 16 milioni di euro, per il finanziamento di interventi finalizzati al definitivo consolidamento del territorio dissestato della città di Naro e alla salvaguardia del suo patrimonio paesistico, storico, archeologico e artistico.

________________

(*) Accolto dal Governo come raccomandazione

 

ARTICOLO 70-BIS INTRODOTTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 70-bis.

Approvato

(Contributo compensativo)

1. A decorrere dal 1º gennaio 2008, i soggetti titolari, ai sensi dell'articolo 11 del decreto legislativo 23 maggio 2000, n.164, di concessioni per l'attività di stoccaggio del gas naturale in giacimenti o unità geologiche profonde, o comunque autorizzati all'installazione e all'esercizio di nuovi stabilimenti di stoccaggio di gas naturale, corrispondono alle regioni nelle quali hanno sede i relativi stabilimenti di stoccaggio, a titolo di contributo compensativo per il mancato uso alternativo del territorio, un importo annuo pari all'1 per cento del valore della capacità complessiva autorizzata di stoccaggio di gas naturale.

2. La regione sede degli stabilimenti di cui al comma 1 provvede alla ripartizione del contributo compensativo ivi previsto tra i seguenti soggetti:

a) il comune nel quale hanno sede gli stabilimenti, per un importo non inferiore al 60 per cento del totale;

b) i comuni contermini, in misura proporzionale per il 50 per cento all'estensione del confine e per il 50 per cento alla popolazione, per un importo non inferiore al 40 per cento del totale.

 

ARTICOLO 71 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 71.

Approvato

(Contrasto all'esclusione sociale negli spazi urbani)

1. Il comma 340 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è sostituito dal seguente:

«340. Al fine di contrastare i fenomeni di esclusione sociale negli spazi urbani e favorire l'integrazione sociale e culturale delle popolazioni abitanti in circoscrizioni o quartieri delle città caratterizzati da degrado urbano e sociale, sono istituite, con le modalità di cui al comma 342, zone franche urbane con un numero di abitanti non superiore a 30.000. Per le finalità di cui al periodo precedente, è istituito nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico un apposito Fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, che provvede al finanziamento di programmi di intervento, ai sensi del comma 342».

2. Il comma 341 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è sostituito dai seguenti:

«341. Le piccole e microimprese, come individuate dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio 2003, che iniziano, nel periodo compreso tra il 10 gennaio 2008 e il 31 dicembre 2012, una nuova attività economica nelle zone franche urbane individuate secondo le modalità di cui al comma 342, possono fruire delle seguenti agevolazioni, nei limiti delle risorse del Fondo di cui al comma 340 a tal fine vincolate:

a) esenzione dalle imposte sui redditi per i primi cinque periodi di imposta. Per i periodi di imposta successivi, l'esenzione è limitata, per i primi cinque al 60 per cento, per il sesto e settimo al 40 per cento e per l'ottavo e nono al 20 per cento. L'esenzione di cui alla presente lettera spetta fino a concorrenza dell'importo di euro 100.000 del reddito derivante dall'attività svolta nella zona franca urbana, maggiorato, a decorrere dal periodo di imposta in corso al 1º gennaio 2009 e per ciascun periodo d'imposta, di un importo pari a euro 5.000, ragguagliato ad anno, per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato, residente all'interno del Sistema locale di lavoro in cui ricade la zona franca urbana;

b) esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive, per i primi cinque periodi di imposta, fino a concorrenza di euro 300.000, per ciascun periodo di imposta, del valore della produzione netta;

c) esenzione dall'imposta comunale sugli immobili, a decorrere dall'anno 2008 e fino all'anno 2012, per i soli immobili siti nelle zone franche urbane dalle stesse imprese posseduti ed utilizzati per l'esercizio delle nuove attività economiche;

d) esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, per i primi cinque anni di attività, nei limiti di un massimale di retribuzione definito con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, solo in caso di contratti a tempo indeterminato, o a tempo determinato di durata non inferiore a dodici mesi, e a condizione che almeno il 30 per cento degli occupati risieda nel sistema locale di lavoro in cui ricade la zona franca urbana. Per gli anni successivi l'esonero è limitato per i primi cinque al 60 per cento, per il sesto e settimo al 40 per cento e per l'ottavo e nono al 20 per cento. L'esonero di cui alla presente lettera spetta, alle medesime condizioni, anche ai titolari di reddito di lavoro autonomo che svolgono l'attività all'interno della zona franca urbana.

341-bis. Le piccole e microimprese che hanno avviato la propria attività in una zona franca urbana antecedentemente al 1º gennaio 2008 possono fruire delle agevolazioni di cui al comma 341, nel rispetto del regolamento (CE) n.1998/2006, della Commissione, del 15 dicembre 2006, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti di importanza minore, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea n. L379 del 28 dicembre 2006.

341-ter. Sono, in ogni caso, escluse dal regime agevolativo le imprese operanti nei settori della costruzione di automobili, della costruzione navale, della fabbricazione di fibre tessili artificiali o sintetiche, della siderurgia e del trasporto su strada.

341-quater. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, saranno determinati le condizioni, i limiti e le modalità di applicazione delle esenzioni fiscali di cui ai commi da 341 a 341-ter».

3. Il comma 342 dell'articolo l della legge 27 dicembre 2006, n.296, è sostituito dal seguente:

«342. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro della solidarietà sociale, provvede alla definizione dei criteri per l'allocazione delle risorse e per la individuazione e la selezione delle zone franche urbane, sulla base di parametri socio-economici, rappresentativi dei fenomeni di degrado di cui al comma 340. Provvede successivamente, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, alla perimetrazione delle singole zone franche urbane ed alla concessione del finanziamento in favore dei programmi di intervento di cui al comma 340. L'efficacia delle disposizioni dei commi da 341 a 342 è subordinata, ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, all'autorizzazione della Commissione europea».

 

EMENDAMENTI

 

71.1

PONTONE, CORONELLA

Respinto

Sopprimere il comma 1.

 

71.2

PONTONE, CORONELLA

Respinto

Al comma 1, capoverso «340», dopo le parole: «caratterizzati dal degrado urbano e sociale», aggiungere le seguenti: «con particolare riguardo ai Comuni del Mezzogiorno e al centro storico di Napoli,».

 

71.3

LEONI, STIFFONI, FRANCO PAOLO, POLLEDRI

Respinto

Al comma 1, capoverso «340», dopo le parole: «caratterizzati da degrado urbano e sociale» inserire le seguenti: «oppure nei territori svantaggiati dei comuni di confine».

 

71.4

PONTONE, CORONELLA

Respinto

Al comma 1, capoverso «340», sopprimere le parole: «con un numero di abitanti non superiore a 30.000».

 

71.5

LEONI, STIFFONI, FRANCO PAOLO, POLLEDRI

Respinto

Al comma 1, capoverso «340», alla fine del primo periodo, aggiungere le parole: «nel numero minimo di una zona franca urbana per regione».

 

71.6

VIESPOLI

Respinto

Al comma 1, capoverso «340», sostituire le parole: «50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009» con le seguenti: «150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010».

Conseguentemente, ridurre del 20 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente della tabella C.

 

71.100

PISTORIO

Respinto

Al comma 3, il capoverso «342» è sostituito dal seguente:

«b) al comma 3, il capoverso 342 è sostituito, seguente:

"342. Entro il 31 gennaio 2008, il CIPE, con apposita delibera, individua la quota capitaria corrispondente alle risorse del Fondo di cui al comma 340 e determina per ciascuna Regione del Mezzogiorno, sulla base della popolazione residente, l'ammontare delle risorse di relativa spettanza. Con il provvedimento di cui al precedente periodo, sono altresì definite le modalità e le procedure per la concessione del cofinanziamento in favore dei programmi regionali, nei limiti delle risorse del Fondo.

342-bis. Sulla base delle risorse assegnate ai sensi del comma 1, le Regioni del Mezzogiorno - entro il 28 febbraio 2008 - individuano i Comuni destinatari degli interventi di cui al comma 340, sulla base dei seguenti indicatori:

a) densità abitativa;

b) popolazione residente per grado di istruzione;

c) tasso di occupazione generale e femminile;

d) reddito di impresa;

342-ter. In base ai criteri di cui al comma 1, i Comuni destinatari, entro il 15 marzo 2008, delimitano le aree da identificarsi come Zone Franche Urbane e procedono, d'intesa con la Regione, alla definizione del programma di riqualificazione, da trasmettersi entro 15 giorni al CIPE ai fini dell'accesso al cofinanziamento statale dei programmi regionali».

 

71.12

LEONI, STIFFONI, FRANCO PAOLO, POLLEDRI

Respinto

Al comma 3, capoverso «342», alla fine del primo periodo aggiungere le seguenti parole: «attribuendo priorità alle zone ricadenti nel territorio delle regioni che mettono a disposizione una percentuale di risorse superiore ad una misura minima definita dal CIPE medesimo».

 

ARTICOLI 72 E 74 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Capo XXVI

MISSIONE 30 - GIOVANI E SPORT

 

Art. 72.

Approvato

(Promozione dello sport)

1. Al fine di promuovere il diritto di tutti allo sport, come strumento per la formazione della persona e per la tutela della salute, e per la costituzione e il funzionamento, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dell'Osservatorio nazionale per l'impiantistica sportiva, è istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, un fondo denominato «Fondo per lo sport di cittadinanza», al quale è assegnata la somma di 20 milioni di euro per l'anno 2008, di 35 milioni di euro per l'anno 2009 e di 40 milioni di euro per l'anno 2010.

2. Gli atti e i provvedimenti concernenti l'utilizzazione sul territorio delle risorse del Fondo sono adottati dal Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.281, e successive modificazioni.

3. Il Fondo per gli eventi sportivi di rilevanza internazionale, istituito con l'articolo 1, comma 1291, della legge 27 dicembre 2006, n.296, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, è incrementato di 10 milioni di euro per l'anno 2008.

4. Il contributo al Comitato italiano paralimpico (CIP) di cui all'articolo 1, comma 580, della legge 23 dicembre 2005, n.266, è incrementato di 1 ulteriore milione di euro per gli anni 2008, 2009 e 2010.

Art. 73.

(Agenzia nazionale per i giovani)

Stralciato ai sensi dell'articolo 126, comma 3, del Regolamento (v. Stampato n.1817-septiesdecies).

 

Capo XXVII

MISSIONE 32 - SERVIZI ISTITUZIONALI E GENERALI DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

 

Art. 74.

Approvato

(Razionalizzazione del sistema degli acquisti di beni e servizi)

1. Le amministrazioni statali centrali e periferiche, ad esclusione degli istituti e scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie, inviano, entro il 28 febbraio per l'anno 2008 ed entro il 31 dicembre per gli anni successivi, al Ministero dell'economia e delle finanze un prospetto contenente i dati relativi alla previsione annuale dei propri fabbisogni di beni e servizi, per il cui acquisto si applica il codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163, conformemente alle modalità e allo schema pubblicati sul portale degli acquisti in rete del Ministero dell'economia e delle finanze e di Consip s.p.a.

2. II Ministero dell'economia e delle finanze, avvalendosi di Consip s.p.a., individua, sulla base delle informazioni di cui al comma 1, e sulla base dei dati degli acquisti delle amministrazioni di cui al comma 1, per gli anni 2005-2007, acquisiti tramite il Sistema di contabilità gestionale ed elaborati attraverso l'utilizzo di sistemi informativi integrati realizzati ai sensi dell'articolo 1, comma 454, della legge 27 dicembre 2006, n.296, indicatori di spesa sostenibile per il soddisfacimento dei fabbisogni collegati funzionalmente alle attività da svolgere, tenendo conto delle caratteristiche di consumo delle specifiche categorie merceologiche e dei parametri dimensionali della singola amministrazione, nonché dei dati di consuntivo.

3. Gli indicatori ed i parametri di spesa sostenibile definiti ai sensi del comma 2 sono messi a disposizione delle amministrazioni di cui al comma 1, anche attraverso la pubblicazione sul portale degli acquisti in rete del Ministero dell'economia e delle finanze e di Consip s.p.a., quali utili strumenti di supporto e modelli di comportamento secondo canoni di efficienza, nell'attività di programmazione degli acquisti di beni e servizi e nell'attività di controllo di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n.286.

4. In relazione ai parametri di prezzo-qualità di cui al comma 3 dell'articolo 26 della legge 23 dicembre 1999, n.488, il Ministero dell'economia e delle finanze, attraverso Consip s.p.a., entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, predispone e mette a disposizione delle amministrazioni pubbliche gli strumenti di supporto per la valutazione della comparabilità del bene e del servizio e per l'utilizzo dei detti parametri, anche con indicazione di una misura minima e massima degli stessi.

5. Per raggiungere gli obiettivi di contenimento e di razionalizzazione della spesa pubblica, fermo restando quanto previsto dagli articoli 26 della legge 23 dicembre 1999, n.488, e 58 della legge 23 dicembre 2000, n.388, e dall'articolo 1, comma 449, della legge 27 dicembre 2006, n.296, i soggetti aggiudicatori di cui all'articolo 3, comma 25, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163, possono ricorrere per l'acquisto di beni e servizi alle convenzioni stipulate da Consip s.p.a. ai sensi dell'articolo 26 della legge 23 dicembre 1999, n.488, nel rispetto dei princìpi di tutela della concorrenza.

6. Fermo restando quanto previsto dagli articoli 26 della legge 23 dicembre 1999, n.488, e 58 della legge 23 dicembre 2000, n.388 e dall'articolo 1, commi 449 e 450, della legge 27 dicembre 2006, n.296, il Ministero dell'economia e delle finanze, sulla base dei prospetti contenenti i dati di previsione annuale dei fabbisogni di beni e servizi di cui al comma 1, individua, entro il mese di marzo di ogni anno, con decreto, segnatamente in relazione agli acquisti d'importo superiore alla soglia comunitaria, secondo la rilevanza del valore complessivo stimato, il grado di standardizzazione dei beni e dei servizi ed il livello di aggregazione della relativa domanda, le tipologie dei beni e dei servizi non oggetto di convenzioni stipulate da Consip s.p.a. per le quali le amministrazioni statali centrali e periferiche, ad esclusione degli istituti e scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie, sono tenute a ricorrere alla Consip s.p.a., in qualità di stazione appaltante ai fini dell'espletamento dell'appalto e dell'accordo quadro, anche con l'utilizzo dei sistemi telematici.

7. Le dotazioni delle unità previsionali di base degli stati di previsione dei Ministeri, concernenti spese per consumi intermedi, non aventi natura obbligatoria, sono rideterminate in maniera lineare in misura tale da realizzare complessivamente una riduzione di 545 milioni di euro per l'anno 2008, 700 milioni di euro per l'anno 2009 e 900 milioni di euro a decorrere dal 2010. Dalla predetta riduzione sono esclusi i fondi di cui all'articolo 1, comma 601, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

8. Il Ministro dell'economia e delle finanze allega al Documento di programmazione economico-finanziaria una relazione sull'applicazione delle misure di cui al presente articolo e sull'entità dei risparmi conseguiti.

 

ARTICOLO 74-BIS INTRODOTTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 74-bis.

Approvato

(Costituzione del Polo finanziario e del Polo giudiziario a Bolzano)

1. Al fine di migliorare l'utilizzazione delle risorse e di recare maggiori benefici ai cittadini ed agli operatori di settore, è istituito, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo per il finanziamento di progetti finalizzati alla realizzazione di un Polo finanziario e di un Polo giudiziario a Bolzano, avente una dotazione di 6 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2008-2010. Il fondo è finalizzato alla realizzazione dei seguenti interventi:

a) acquisizione da parte dell'Agenzia delle entrate di immobili adiacenti ad uffici delle entrate già esistenti, al fine di concentrare tutti gli uffici finanziari in un unico complesso immobiliare per dare vita al Polo finanziario;

b) trasferimento degli uffici giudiziari nell'edificio di piazza del tribunale, prospiciente al Palazzo di giustizia per dare vita al Polo giudiziario.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della giustizia, individua, con decreto, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, i criteri, le modalità e le procedure di utilizzo del fondo.

Art. 75.

(Razionalizzazione degli acquisti tramite il sistema rete delle centrali regionali)

Soppresso dalla Commissione.

 

ARTICOLO 76 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 76.

Approvato

(Contenimento dei costi delle amministrazioni pubbliche: auto di servizio, corrispondenza postale, telefonia, immobili)

1. A decorrere dall'anno 2008 la cilindrata media delle autovetture di servizio assegnate in uso esclusivo e non esclusivo nell'ambito delle magistrature e di ciascuna amministrazione civile dello Stato non può superare i 1600 centimetri cubici, escludendo dal computo le autovetture utilizzate dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco e per i servizi istituzionali di tutela dell'ordine, della sicurezza pubblica e della protezione civile.

2. Il Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA) effettua, anche a campione, azioni di monitoraggio e verifica del rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 47 del codice dell'amministrazione digitale, di cui al citato decreto legislativo n.82 del 2005 e successive modificazioni, nonché delle disposizioni in materia di posta elettronica certificata. Il mancato adeguamento alle predette disposizioni in misura superiore al 50 per cento del totale della corrispondenza inviata, certificato dal CNIPA, comporta, per le pubbliche amministrazioni dello Stato, comprese le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, e per gli enti pubblici non economici nazionali, la riduzione, nell'esercizio finanziario successivo, del 30 per cento delle risorse stanziate nell'anno in corso per spese di invio della corrispondenza cartacea.

3. Con decreto del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro delle comunicazioni, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le modalità attuative del comma 2.

4. All'articolo 78 del codice dell'amministrazione digitale, di cui al citato decreto legislativo n.82 del 2005, sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:

«2-bis. Le pubbliche amministrazioni centrali sono tenute, a decorrere dal 1º gennaio 2008 e comunque a partire dalla scadenza dei contratti relativi ai servizi di fonia in corso alla data predetta, ad utilizzare i servizi «Voce tramite protocollo Internet» (VoIP) previsti dal sistema pubblico di connettività o da analoghe convenzioni stipulate da Consip s.p.a. a livello territoriale.

2-ter. Il CNIPA effettua azioni di monitoraggio e verifica del rispetto delle disposizioni di cui al comma 2-bis.

2-quater. Il mancato adeguamento alle disposizioni di cui al comma 2-bis comporta la riduzione, nell'esercizio finanziario successivo, del 30 per cento delle risorse stanziate nell'anno in corso per spese di telefonia».

5. Con decreto del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro delle comunicazioni, da adottare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le modalità attuative dei commi 2-bis, 2-ter e 2-quater dell'articolo 78 citato codice di cui al del decreto legislativo 7 marzo 2005, n.82, introdotti dal comma 4 del presente articolo.

6. In relazione a quanto previsto dai commi 4 e 5, le dotazioni delle unità previsionali di base degli stati di previsione dei Ministeri concernenti spese postali e telefoniche sono rideterminate in maniera lineare in misura tale da realizzare complessivamente una riduzione di 7 milioni di euro per l'anno 2008, 12 milioni di euro per l'anno 2009 e 14 milioni di euro a decorrere dal 2010. Le altre pubbliche amministrazioni dovranno altresì adottare misure di contenimento delle suddette spese al fine di realizzare risparmi in termini di indebitamento netto non inferiori a 18 milioni di euro per l'anno 2008, a 128 milioni di euro per l'anno 2009 e a 272 milioni di euro per l'anno 2010. Al fine di garantire l'effettivo conseguimento di tali obiettivi di risparmio, in caso di accertamento di minori economie, si provvede alle corrispondenti riduzioni dei trasferimenti statali nei confronti delle pubbliche amministrazioni inadempienti.

7. Ai fini del contenimento delle spese di funzionamento delle proprie strutture, le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, adottano piani triennali per l'individuazione di misure finalizzate alla razionalizzazione dell'utilizzo:

a) delle dotazioni strumentali, anche informatiche, che corredano le stazioni di lavoro nell'automazione d'ufficio;

b) delle autovetture di servizio, attraverso il ricorso, previa verifica di fattibilità, a mezzi alternativi di trasporto, anche cumulativo;

c) dei beni immobili ad uso abitativo o di servizio, con esclusione dei beni infrastrutturali.

8. Nei piani di cui alla lettera a) del comma 7 sono altresì indicate le misure dirette a circoscrivere l'assegnazione di apparecchiature di telefonia mobile ai soli casi in cui il personale debba assicurare, per esigenze di servizio, pronta e costante reperibilità e limitatamente al periodo necessario allo svolgimento delle particolari attività che ne richiedono l'uso, individuando, nel rispetto della normativa sulla tutela della riservatezza dei dati personali, forme di verifica, anche a campione, circa il corretto utilizzo delle relative utenze.

9. Qualora gli interventi di cui al comma 7 implichino la dismissione di dotazioni strumentali, il piano è corredato della documentazione necessaria a dimostrare la congruenza dell'operazione in termini di costi e benefici.

10. A consuntivo annuale, le amministrazioni trasmettono una relazione agli organi di controllo interno e alla sezione regionale della Corte dei conti competente.

11. I piani triennali di cui al comma 7 sono resi pubblici con le modalità previste dall'articolo 11 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, e dall'articolo 54 del Codice dell'amministrazione digitale, di cui al citato decreto legislativo n.82 del 2005.

12. Le amministrazioni di cui al comma 7 sulla base di criteri e modalità definiti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare, sentita l'Agenzia del demanio, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, all'esito della ricognizione propedeutica alla adozione dei piani triennali di cui alla lettera c) del comma 7 provvedono a comunicare al Ministero dell'economia e delle finanze i dati relativi a:

a) i beni immobili ad uso abitativo o di servizio, con esclusione dei beni infrastrutturali, sui quali vantino a qualunque titolo diritti reali, distinguendoli in base al relativo titolo, determinandone la consistenza complessiva ed indicando gli eventuali proventi annualmente ritratti dalla cessione in locazione o in ogni caso dalla costituzione in relazione agli stessi di diritti in favore di terzi;

b) i beni immobili ad uso abitativo o di servizio, con esclusione dei beni infrastrutturali, dei quali abbiano a qualunque titolo la disponibilità, distinguendoli in base al relativo titolo e determinandone la consistenza complessiva, nonché quantificando gli oneri annui complessivamente sostenuti a qualunque titolo per assicurarne la disponibilità.

13. Le regioni, le province autonome e gli enti del Servizio sanitario nazionale, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, adottano, secondo i propri ordinamenti, gli atti di rispettiva competenza al fine di attuare i princìpi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica desumibili dal presente articolo.

14. All'articolo 4 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n.39, le parole: «quattro membri», ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: «due membri».

15. Fino al 2 agosto 2009 l'organo collegiale di cui all'articolo 4, comma 2, del decreto legislativo n.39 del 1993 è costituito dal presidente e da tre membri; fino alla predetta data, ai fini delle deliberazioni, in caso di parità di voti, prevale quello del presidente.

 

EMENDAMENTI

 

76.1

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Sostituire il comma 1 con il seguente:

«1. A decorrere dall'anno 2008 le autovetture di servizio possono essere assegnate in via esclusiva solo al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente del Senato della Repubblica e al Presidente della Camera dei Deputati. Le autovetture di servizio assegnate in via non esclusiva devono essere utilizzate solo per spostamenti di servizio. Tutte le autovetture non possono essere di cilindrata superiore ai 1600 centimetri cubici, con esclusione di quelle utilizzate dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco e per i servizi istituzionali di tutela dell'ordine, della sicurezza pubblica e della protezione civile.

2. Le economie derivanti dall'attuazione del comma l sono destinate per le finalità di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 2 luglio 2007, n.81, convertito, con modificazioni, in legge 3 agosto 2007, n.127.».

 

76.3

CURTO

Ritirato

Al comma 4, capoverso «2-bis» dopo le parole: «servizi di fonia», aggiungere la parola: «fissa».

Conseguentemente alla tabella A ridurre proporzionalmente gli importi relativi a tutte le rubriche richieste fino a concorrenza degli oneri.

 

 

76.8

DIVINA

Respinto

Al comma 13 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) le parole: «,le province autonome» sono soppresse;

b) dopo il primo periodo è aggiunto il seguente: «Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono alle finalità del presente articolo secondo i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.»

 

ARTICOLO 77 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 77.

Approvato

(Contenimento dei costi della giustizia militare)

1. Ai fini del contenimento della spesa e della razionalizzazione dell'ordinamento giudiziario militare, a far data dal 1º maggio 2008:

a) sono soppressi i tribunali militari e le procure militari della Repubblica di Torino, La Spezia, Padova, Cagliari, Bari e Palermo. Contestualmente: il tribunale militare e la procura militare di Verona assumono la competenza territoriale relativa alle regioni Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna; il tribunale militare e la procura militare di Roma assumono la competenza territoriale relativa alle regioni Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e Sardegna; il tribunale militare e la procura militare di Napoli assumono la competenza territoriale relativa alle regioni Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia;

b) sono soppresse le sezioni distaccate di Verona e Napoli della corte militare di appello e i relativi uffici della procura generale militare della Repubblica;

c) il ruolo organico dei magistrati militari è fissato in cinquantotto unità.

2. Per le stesse finalità di cui al comma l, a decorrere dalle prime elezioni per il rinnovo del Consiglio della magistratura militare che si terranno dopo la data di entrata in vigore della presente legge, i componenti del Consiglio previsti all'articolo 1, comma 1, lettere c) e d), della legge 30 dicembre 1988, n.561, sono ridotti, rispettivamente, da cinque a tre, di cui almeno uno con funzioni di cassazione o di appello, e da due a uno, che assume le funzioni di vice presidente del Consiglio. Con decreto del Presidente della Repubblica è conseguentemente rideterminata la dotazione organica dell'ufficio di segreteria del Consiglio della magistratura militare, in riduzione rispetto a quella attuale.

3. I procedimenti pendenti al 1º maggio 2008 presso gli uffici giudiziari militari soppressi sono trattati dal tribunale militare o dalla corte militare d'appello che ne assorbe la competenza, senza avviso alle parti. L'udienza fissata in data successiva alla soppressione degli uffici giudiziari di cui al comma 1 si intende fissata davanti al tribunale o alla corte militare d'appello che ne assorbe la competenza, senza nuovo avviso alle parti.

4. In relazione a quanto previsto al comma l, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge:

a) il ruolo organico della magistratura ordinaria è rideterminato in 10.154 unità;

b) il numero di magistrati militari eccedenti la nuova dotazione organica di cui al comma 1 transita in magistratura ordinaria secondo le seguenti modalità e criteri: nell'ordine di scelta per il transito viene seguito l'ordine di ruolo organico mediante interpello di tutti i magistrati militari; i magistrati militari che transitano in magistratura ordinaria hanno diritto ad essere assegnati ad un ufficio giudiziario nella stessa sede di servizio, ovvero ad altro ufficio giudiziario ubicato in una delle città sede di corte d'appello, con conservazione dell'anzianità e della qualifica maturata, nonché delle funzioni corrispondenti a quelle svolte in precedenza, con esclusione di quelle direttive e semi-direttive eventualmente ricoperte; nell'ambito del procedimento di trasferimento a domanda dei magistrati militari viene data precedenza ai magistrati militari in servizio presso gli uffici giudiziari soppressi con la presente legge; qualora a conclusione del procedimento di trasferimento a domanda permangano esuberi di magistrati rispetto all'organico previsto al comma 1, lettera c), i trasferimenti sono disposti d'ufficio partendo dall'ultima posizione di ruolo organico e trasferendo prioritariamente i magistrati militari in servizio presso gli uffici giudiziari soppressi; i suddetti trasferimenti, sia a domanda sia d'ufficio, sono disposti con decreto interministeriale del Ministro della difesa e del Ministro della giustizia, previa conforme deliberazione del Consiglio della magistratura militare e del Consiglio superiore della magistratura; i trasferimenti dei magistrati componenti del Consiglio della magistratura militare hanno esecuzione dalla cessazione del mandato in corso del Consiglio stesso;

c) sono rideterminate le piante organiche degli uffici giudiziari militari per effetto della soppressione degli uffici operata al comma 1, tenuto conto della equiparazione di funzioni tra i magistrati militari e i magistrati ordinari e, in prima applicazione delle nuove piante organiche, è possibile provvedere al trasferimento d'ufficio, anche con assegnazione a diverse funzioni, dei magistrati non interessati al trasferimento nei ruoli del Ministero della giustizia, comunque in esubero rispetto alle nuove piante organiche dei singoli uffici;

d) con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con i Ministri della difesa e dell'economia e delle finanze, viene individuato un numero di dirigenti e di personale delle cancellerie e segreterie giudiziarie militari, non superiore a quello corrispondente alle dotazioni organiche degli uffici giudiziari militari soppressi ai sensi del comma 1, che transita nei ruoli del Ministero della giustizia con contestuale riduzione del ruolo del Ministero della difesa, e vengono definiti criteri e modalità dei relativi trasferimenti nel rispetto delle disposizioni legislative e contrattuali vigenti. Ove necessario e subordinatamente all'esperimento di mobilità di tipo volontario, i trasferimenti possono essere disposti d'ufficio.

5. Alla legge 7 maggio 1981, n.180, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 5, il primo comma è sostituito dal seguente:

«L'ufficio autonomo del pubblico ministero militare presso la Corte di cassazione è composto dal procuratore generale militare della Repubblica e da un sostituto procuratore generale militare.»;

b) l'articolo 11 è abrogato.

6. All'articolo 1 della citata legge n.561 del 1988 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, lettera d), sono soppresse le parole: «uno di essi è eletto dal Consiglio vice presidente»;

b) al comma 2, primo periodo, è soppressa la parola: «eletto»;

c) al comma 4, le parole: «sei componenti, di cui tre elettivi» sono sostituite dalle seguenti: «quattro componenti, di cui due elettivi».

7. Il termine di centottanta giorni di cui all'articolo 5, comma 3, della legge 30 luglio 2007, n.111, decorre per la magistratura militare dalla rideterminazione delle piante organiche di cui al comma 4, lettera c), del presente articolo.

8. Dall'applicazione delle disposizioni di cui ai commi precedenti non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le variazioni necessarie in diminuzione sugli stanziamenti del Ministero della difesa, in relazione al decremento degli organici di magistrati e di personale amministrativo, e in aumento sui corrispondenti stanziamenti del Ministero della giustizia, in relazione all'incremento degli organici.

 

EMENDAMENTI

 

77.13

PONTONE

Respinto

Al comma 4, lettera b), dopo le parole: «con esclusione di quelle direttive»sopprimere le seguenti: «e semi-direttive».

 

77.18

AUGELLO, SAPORITO, CARUSO, VALENTINO

Respinto

Al comma 4, lettera b), dopo le parole: «i suddetti trasferimenti»sopprimere le seguenti e: «, sia a domanda sia d'ufficio,».

 

ARTICOLO 77-BIS INTRODOTTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 77-bis.

Approvato

(Destinazione delle somme sequestrate all'avvio e alla diffusione del processo telematico)

1. All'articolo 262 del codice di procedura penale dopo il comma 3 è inserito il seguente:

«3-bis. Trascorsi cinque anni dalla data della sentenza non più soggetta ad impugnazione, le somme di denaro sequestrate, se non ne è stata disposta la confisca e nessuno ne ha chiesto la restituzione, reclamando di averne diritto, sono devolute allo Stato».

2. All'articolo 676 del codice di procedura penale, al comma 1, dopo le parole: «alla confisca o alla restituzione delle cose sequestrate» sono inserite le seguenti: «o alla devoluzione allo Stato delle somme di denaro sequestrate ai sensi del comma 3-bis dell'articolo 262».

3. Le risorse rivenienti dall'applicazione delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 sono destinate agli investimenti per l'avvio e la diffusione del processo telematico nell'ambito degli uffici giudiziari.

 

ARTICOLO 78 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 78.

Soppresso

(Divieto di estensione del giudicato)

1. Per il triennio 2008-2010 è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, e successive modificazioni, di adottare provvedimenti per l'estensione di decisioni giurisdizionali aventi forza di giudicato, o comunque divenute esecutive, in materia di personale delle amministrazioni pubbliche.

 

EMENDAMENTI

 

78.1

MANZIONE

Non posto in votazione (*)

Sopprimere l'articolo.

________________

(*) Respinto il mantenimento dell'articolo

78.4

CARUSO, AUGELLO, VALENTINO, BUCCICO, MUGNAI

Id. em. 78.1

Sopprimere l'articolo.

 

ARTICOLO 79 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE ED ELENCO N. 1

 

Art. 79.

Approvato

(Disposizioni di carattere generale di contenimento e razionalizzazione delle spese)

1. A decorrere dall'anno 2008, non si dà luogo alle iscrizioni di stanziamenti negli stati di previsione dei Ministeri in correlazione a versamenti di somme all'entrata del bilancio dello Stato autorizzate dai provvedimenti legislativi di cui all'elenco n.1 allegato alla presente legge, ad eccezione degli stanziamenti destinati a finanziare le spese della categoria 1 «redditi da lavoro dipendente».

2. In relazione a quanto disposto dal comma 1, negli stati di previsione dei Ministeri di cui al medesimo comma sono istituiti appositi fondi da ripartire, con decreti del Ministro competente, nel rispetto delle finalità stabilite dalle stesse disposizioni legislative.

3. A decorrere dall'anno 2008, la dotazione dei fondi di cui al comma 2 è determinata nella misura del 50 per cento dei versamenti riassegnabili nell'anno 2006 ai pertinenti capitoli dell'entrata del bilancio dello Stato. L'utilizzazione dei fondi è effettuata dal Ministro competente di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze in considerazione dell'andamento delle entrate versate. La dotazione dei fondi è annualmente rideterminata in base all'andamento dei versamenti riassegnabili effettuati entro il 31 dicembre dei due esercizi precedenti in modo da assicurare in ciascun anno un risparmio in termini di indebitamento pari a 300 milioni di euro.

4. Le spese annue di manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili utilizzati dalle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato non possono superare, per l'anno 2008, la misura dell'1,5 per cento e, a decorrere dal 2009, la misura del 3 per cento del valore dell'immobile utilizzato. Detto limite di spesa è ridotto all'1 per cento nel caso di esecuzione di interventi di sola manutenzione ordinaria. Per gli immobili in locazione passiva, è ammessa la sola manutenzione ordinaria nella misura massima dell'1 per cento del valore dell'immobile utilizzato. Dall'attuazione del presente comma e del comma 9 devono conseguire economie di spesa, in termini di indebitamento netto, non inferiori a euro 650 milioni per l'anno 2008, 465 milioni per l'anno 2009 e 475 milioni a decorrere dall'anno 2010.

5. Le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria di cui al comma 4 devono essere effettuate esclusivamente con imputazione a specifico capitolo, anche di nuova istituzione, appositamente denominato, rispettivamente di parte corrente e di conto capitale, iscritto nella pertinente unità previsionale di base della amministrazione in cui confluiscono tutti gli stanziamenti destinati alle predette finalità. Il Ministro competente è autorizzato, a tal fine, ad effettuare le occorrenti variazioni di bilancio.

6. L'Agenzia del demanio entro il mese di febbraio 2008 provvede a determinare il valore degli immobili a cui devono fare riferimento le amministrazioni ai fini dell'applicazione del comma 4 e a renderlo pubblico anche mediante inserimento in apposita pagina del sito web dell'Agenzia stessa.

7. Il Ministro competente può richiedere una deroga ai limiti di cui al comma 4 al Ministro dell'economia e delle finanze in caso di sopravvenute ed eccezionali esigenze.

8. I commi da 4 a 7 non si applicano agli immobili trasferiti ai fondi immobiliari costituiti ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge 25 settembre 2001, n.351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n.410.

9. A decorrere dall'anno 2008 gli enti ed organismi pubblici inseriti nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione individuati dall'ISTAT ai sensi dell'articolo 1, comma 5, della legge 30 dicembre 2004, n.311, con esclusione degli enti territoriali e locali e degli enti da essi vigilati, delle aziende sanitarie ed ospedaliere, nonché degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, si adeguano ai princìpi di cui al presente articolo, riducendo le proprie spese di manutenzione ordinaria e straordinaria in modo tale da rispettare i limiti previsti nel presente articolo. L'eventuale differenza tra l'importo delle predette spese relative all'anno 2007 e l'importo delle stesse rideterminato a partire dal 2008 secondo i criteri del presente articolo, è versato annualmente all'entrata del bilancio dello Stato entro il 30 giugno. Gli organi interni di revisione e di controllo vigilano sull'applicazione del presente comma.

10. Il comma 2 dell'articolo 22 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248, è abrogato.

11. Il comma 7 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n.266, è abrogato.


Elenco n. 1.(*)

(articolo 79, comma 1)

________________

(*) Il presente elenco non è stato modificato dalla Commissione

 

Disposizioni legislative autorizzative di riassegnazioni di entrate

2. MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE

-Regio decreto 5 dicembre 1938, n.1928

-Decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1974, n.687, art.1

-Decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1975, n.60, art. 3

-Decreto del Presidente della Repubblica 20 giugno 1977, n.701, art. 44

-Legge 1 dicembre 1986, n.831, art. 8

-Legge 23 dicembre 1986, n.898, art. 3, comma 7

-Legge 25 febbraio 1992, n.215

-Legge 11 febbraio 1994, n.109, art. 4, comma 10-quinquies

-Legge 13 luglio 1999, n.226, art. 8, comma 8-bis

-Legge 23 dicembre 1999, n.488, art. 27, comma 2

-Legge 6 marzo 2001, n.64, art. 11, comma 1, lettera c)

-Legge 23 novembre 2001, n.410, art. 4

-Legge 27 dicembre 2002, n.289, art. 2, comma 49

-Legge 16 gennaio 2003, n.3, art. 27, comma 4

-Decreto-legge 28 marzo 2003, n.49, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 2003, n.119, art. 10, comma 35

-Decreto legislativo 30 giugno 2003, n.196, art. 166

-Legge 30 dicembre 2004, n.311, art. 1, comma 84

-Decreto-legge 10 gennaio 2006, n.2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n.81

3. MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

-Legge 15 giugno 1984, n.246, art. 5

-Legge 10 marzo 1986, n.61, art. 4

-Legge 5 marzo 1990, n.46, art. 8

-Legge 31 gennaio 1992, n.59, art. 20

-Decreto-legge 8 febbraio 1995, n.32, art. 4, comma 7, convertito dalla legge 7 aprile 1995, n.104, art. 1, comma 1

-Legge 6 febbraio 1996, n.52, art. 47

-Decreto legislativo 25 novembre 1996, n.625, art. 14

-Legge 12 dicembre 2002, n.273, art. 32

-Legge 27 dicembre 2002, n.289, art. 86, comma 3, e art. 60, comma 3

-Legge 23 agosto 2004, n.239, art. 1, comma 110

-Decreto legislativo 7 settembre 2005, n.209, art. 337

4. MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE

-Legge 23 dicembre 1993, n.559, art. 16

5. MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

-Legge 12 ottobre 1956, n.1214, art. 2

-Decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n.230, art.126

8. MINISTERO DELL'INTERNO

-Legge 27 ottobre 1973, n.628, art. 3

-Legge 15 novembre 1973, n.734, artt. 6 e 8

-Legge 7 agosto 1990, n.232, art. 18

-Decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n.309, art. 101, comma 4

-Decreto-legge 8 agosto 1996, n.437, convertito, con modificazioni, dalla legge del 24 ottobre 1996, n.556, art. 9, comma 2

-Decreto-legge 1º ottobre 1996, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n.609, art. 3, comma 2

-Legge 16 giugno 1998, n.191, art. 2, comma 32

-Legge 23 dicembre 1999, n.488, art. 27, commi 1 e 2

-Legge 24 dicembre 2003, n.350, art. 2, comma 11

9. MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

-Legge 13 marzo 1993, n.59, art. 9, comma 2

-Decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22, art. 26, comma 5

-Legge 30 aprile 1999, n.136, art. 27, comma 1

-Legge 23 dicembre 2000, n.388, art. 114, comma 1

11. MINISTERO DELLE COMUNICAZIONI

-Legge 6 febbraio 1996, n.52, art. 47

-Legge 16 gennaio 2003, n.3, art. 41

-Decreto legislativo 30 dicembre 2003, n.366, art. 6

12. MINISTERO DELLA DIFESA

-Regio decreto 18 novembre 1923, n.2440, art. 12, commi 4, 6 e 7

-Regio decreto 2 febbraio 1928, n.263, art. 21

-Decreto-legge 8 agosto 1996, n.437, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 ottobre 1996, n.556, art. 9, comma 2

-Legge 23 dicembre 2000, n.388, art. 43, comma 16

13. MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

-Legge 23 dicembre 1993, n.559, art. 17, comma 3

-Decreto legislativo 17 marzo 1995, n.194, art. 4, comma 5, 7 e 8; decreto del Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali 25 febbraio 1997, n.31492, art. 1

-Legge 23 dicembre 1999, n.488, art. 59, comma 2

-Legge 27 dicembre 2002, n.289, art. 93, comma 8

14. MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

Legge 30 marzo 1965, n.340, art. 2

-Legge 23 dicembre 1996, n.662, art. 3, comma 83

-Legge 8 ottobre 1997, n.352, art. 2, comma 8

-Legge 12 luglio 1999, n. 237, art. 4, comma 2

-Decreto legislativo 29 ottobre 1999, n.490, art. 117

-Decreto del Presidente della Repubblica 29 maggio 2003, n.240, art. 4, comma 3

-Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.42, art. 110

15. MINISTERO DELLA SALUTE

-Legge 29 dicembre 1990, n.407, art. 5, comma 12

-Decreto legislativo 27 gennaio 1992, n.120, art. 11, e decreto legislativo 2 marzo 2007, n.50, art. 10

-Decreto legislativo 18 febbraio 1997, n.44, art. 8, comma 3

-Decreto legislativo 19 novembre 1998, n.432, art. 5, comma 2 (lettera a)

-Legge 23 dicembre 2000, n.388, art. 92, comma 5

-Decreto legislativo 12 aprile 2001, n.206, art. 18, comma 3

16. MINISTERO DEI TRASPORTI

-Regio decreto 2 febbraio 1928, n.263, artt. 21, 37 e 44

-Decreto-legge 21 dicembre 1966, n.1090 convertito, con modificazioni, dalla legge 16 febbraio 1967, n.14, art. 5, e decreto del Presidente della Repubblica 19 aprile 1994, n.575, art. 14

-Legge 6 giugno 1974, n.298, art. 63

-Legge 20 dicembre 1974, n.684, art. 13

-Legge 14 giugno 1989, n.234, art. 24

-Decreto legislativo 30 aprile 1992, n.285, artt. 101 e 208

-Legge 6 febbraio 1996, n.52, art. 47

-Decreto legislativo 4 febbraio 2000, n.40, art. 5

-Decreto legislativo 18 luglio 2005, n.171, art. 63

 

EMENDAMENTI

 

79.900

CICCANTI, FORTE

Ritirato

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

«4-bis. Per il completamento della Casa anziani "Pio Istituto Sacro Cuore di Gesù" con sede in Folignano (AP) e per la provincia di Latina relativamente al recupero del complesso monumentale Torre di Mola è stanziato un milione di euro per ciascuna opera».

Conseguentemente, alla Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare la seguente variazione:

2008:-2.000.

 

79.5

MONACELLI, CICCANTI, FORTE

Ritirato

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

«11-bis. Agli enti previdenziali privati di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n.509 e al decreto legislativo 10 febbraio 1996 n.103, ancorché inseriti nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione di cui all'elenco ISTAT pubblicato in attuazione dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311 non si applicano le disposizioni di contenimento e razionalizzazione delle spese previste per gli enti pubblici».

Conseguentemente ridurre dell'1% tutte le rubriche di parte corrente dell'allegata tab. C per gli anni 2008, 2009 e 2010.

 

79.6

PISANU, FERRARA

Respinto

Dopo il comma 11, inserire il seguente:

«11-bis. Ai fini del l'attuazione delle disposizioni di cui all'art. 1, comma 404, lettera c), della legge 24 dicembre 2006, n.296, qualora non si sia provveduto, alla data di entrata in vigore della presente legge, alla rideterminazione delle strutture periferiche ivi contemplate, con le modalità indicate nella stessa disposizione, si provvede comunque all'adozione dei regolamenti di cui all'art. 17, comma 4-bis, della legge 23 agosto 1988, n.400, entro la data del 1º giugno 2008. Decorsi inutilmente tali termini, le strutture periferiche dei Ministeri non costituite in Uffici regionali, sono riorganizzate presso le Prefetture - Uffici Territoriali del Governo, nelle rispettive province».

 

79.7

RAMPONI

Respinto

Dopo il comma 11, aggiungere il seguente:

«11-bis. All'articolo 27, comma 13-ter, del decreto-legge 30 settembre 2003. n.269, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 novembre 2003, n.326, e successive modificazioni, l 'ultimo periodo è sostituito con il seguente: »Per le medesime finalità, nel triennio 2008, 2009 e 2010, il Ministero della difesa procede ad un programma pluriennale di razionalizzazione, accorpamento, riduzione e ammodernamento infrastrutturale, comprendente gli alloggi di servizio di cui all'articolo 5, comma 1, della legge 18 agosto 1978, n.497, anche mediante l'utilizzazione delle attività e procedure di cui all'articolo 3. comma 15-ter, del decreto-legge 30 settembre 2003, n.269, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 novembre 2003, n.326, ovvero, mediante la cessione, agli enti locali, di immobili verso prestazioni, a carico del soggetto contraente, strumentali all'adeguamento, al rinnovamento e al trasferimento delle infrastrutture militari. Con decreti del Ministero della difesa, da adottare d'intesa con l'agenzia del demanio, entro il 31 dicembre 2008, 2009 e 2010 sono individuati i beni immobili, non più utili ai fini della difesa nazionale, resi annualmente disponibili attraverso tale programma e quelli comunque non più utili ai medesimi fini, ad esclusione di quelli situati nel territorio delle regioni il cui statuto speciale prevede il trasferimento diretto alla regione medesima in caso di dismissione dalla destinazione statale, per un valore complessivo pari a 2.000 milioni di euro, da consegnare all'Agenzia del demanio entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello di individuazione».


ARTICOLO 79-BIS INTRODOTTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 79-bis.

Approvato

(Programma pluriennale di alloggi di servizio del Ministero della difesa))

1. In relazione alle esigenze derivanti dalla riforma strutturale connessa al nuovo modello delle Forze armate, conseguito alla sospensione del servizio obbligatorio di leva, il Ministero della difesa predispone, con criteri di semplificazione, di razionalizzazione e di contenimento della spesa, un programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio di cui all'articolo 5, primo comma, della legge 18 agosto 1978, n.497.

2. Ai fini della realizzazione del programma di cui al comma 1, il Ministero della difesa:

a) procede all'individuazione di tre categorie di alloggi di servizio:

1) alloggi da assegnare al personale per il periodo di tempo in cui svolge particolari incarichi di servizio richiedenti la costante presenza del titolare nella sede di servizio;

2) alloggi da assegnare per una durata determinata e rinnovabile in ragione delle esigenze di mobilità e abitative;

3) alloggi da assegnare con possibilità di opzione di acquisto mediante riscatto;

b) provvede all'alienazione della proprietà, dell'usufrutto o della nuda proprietà di alloggi non più funzionali alle esigenze istituzionali, in numero non inferiore a tremila, compresi in interi stabili da alienare in blocco, con diritto di prelazione per il conduttore e, in caso di mancato esercizio da parte dello stesso, per il personale militare e civile del Ministero della difesa non proprietario di altra abitazione nella provincia, con prezzo di vendita determinato d'intesa con l'Agenzia del demanio, ridotto nella misura massima del 25 per cento e minima del 10 per cento, tenendo conto del reddito del nucleo familiare, di handicap di componenti di tale nucleo e dell'eventuale avvenuta perdita del titolo alla concessione e assicurando la permanenza negli alloggi dei conduttori delle unità immobiliari e delle vedove, con basso reddito familiare, non superiore a quello determinato annualmente con il decreto ministeriale di cui all'articolo 9, comma 7, della legge 24 dicembre 1993, n.537, ovvero con componenti familiari portatori di handicap, dietro corresponsione del canone in vigore all'atto della vendita, aggiornato in base agli indici ISTAT. Gli acquirenti degli alloggi non possono rivenderli prima della scadenza del quinto anno dalla data di acquisto. I proventi derivanti dalle alienazioni sono versati all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati in apposita unità previsionale di base dello stato di previsione del Ministero della difesa;

c) può avvalersi, ai fini di accelerare il procedimento di alienazione, tramite la Direzione generale dei lavori e del demanio, dell'attività di tecnici dell'Agenzia del demanio ed è esonerato dalla consegna dei documenti previsti dalle vigenti disposizioni normative in materia urbanistica, tecnica e fiscale, necessari per la stipula dei contratti di alienazione di cui alla lettera b), sostituiti da apposita dichiarazione;

d) può procedere alla concessione di lavori pubblici di cui agli articoli 153 e seguenti del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163, e successive modificazioni, con le modalità previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 19 aprile 2005, n.170, prevedendo, a tal fine, la possibilità di cessione, a titolo di prezzo, di beni immobili in uso non più necessari ai fini istituzionali individuati d'intesa con l'Agenzia del demanio, nonché la destinazione della totalità dei canoni degli alloggi di servizio realizzati in attuazione del programma di cui al presente articolo fino al termine della concessione, con conseguente cessazione della sospensione delle vigenti disposizioni normative in materia di riparto dei proventi derivanti dai canoni di concessione degli alloggi di servizio delle Forze armate.

3. Il Ministro della difesa, entro otto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, adotta un regolamento di attuazione per la realizzazione del programma infrastrutturale di cui al comma 1, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n.400. Sul regolamento è sentito il COCER e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari.

4. Fino all'entrata in vigore del regolamento di cui al comma 3, sono sospese le azioni intese ad ottenere il rilascio forzoso dell'alloggio di servizio da parte degli utenti in regola con il pagamento dei canoni e degli oneri accessori.

5. L'articolo 26, comma 11-quater, del decreto-legge 30 settembre 2003, n.269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n.326, è abrogato. Gli immobili originariamente individuati per essere destinati alle procedure di vendita di cui al citato decreto-legge rimangono nelle disponibilità del Ministero della difesa per l'utilizzo o per l'alienazione.

Art. 80.

(Regolamenti di organizzazione)

Stralciato ai sensi dell'articolo 126, comma 3, del Regolamento (v. Stampato n.1817-duodevicies).

 

ARTICOLO 81 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 81.

Approvato

(Contenimento degli uffici di diretta collaborazione)

1. All'articolo 4, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «A tali amministrazioni è fatto divieto di istituire uffici di diretta collaborazione, posti alle dirette dipendenze dell'organo di vertice dell'ente».

2. Alla scadenza del rispettivo incarico, i vertici degli uffici di diretta collaborazione istituiti alla data di entrata in vigore della presente legge presso le amministrazioni di cui all'articolo 4, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, decadono e il personale appartenente ai ruoli della pubblica amministrazione, compresi i dirigenti, è riassegnato secondo le procedure ordinarie.

 

EMENDAMENTO

 

81.1

STORACE, LOSURDO, MORSELLI

Ritirato

Sopprimere l'articolo.

 

 

ARTICOLO 82 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE E ALLEGATO A

 

Art. 82.

Approvato con emendamenti

(Soppressione e razionalizzazione degli enti pubblici statali)

1. Al fine di conseguire gli obiettivi di stabilità e crescita, di ridurre il complesso della spesa di funzionamento delle amministrazioni pubbliche, di incrementare l'efficienza e di migliorare la qualità dei servizi, con uno o più regolamenti, da emanare entro il termine di centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n.400, su proposta del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione e del Ministro per l'attuazione del programma di Governo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro o i Ministri interessati, sentite le organizzazioni sindacali in relazione alla destinazione del personale, sono riordinati, trasformati o soppressi e messi in liquidazione, enti ed organismi pubblici statali, nonché strutture amministrative pubbliche statali, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) fusione di enti, organismi e strutture pubbliche comunque denominate che svolgono attività analoghe o complementari, con conseguente riduzione della spesa complessiva e corrispondente riduzione del contributo statale di funzionamento;

b) trasformazione degli enti ed organismi pubblici che non svolgono funzioni e servizi di rilevante interesse pubblico in soggetti di diritto privato, ovvero soppressione e messa in liquidazione degli stessi secondo le modalità previste dalla legge 4 dicembre 1956, n.1404, e successive modificazioni, fermo restando quanto previsto dalla lettera e) del presente comma, nonché dall'articolo 9, comma l-bis, lettera c), del decreto-legge 15 aprile 2002, n.63, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n.112;

c) fusione, trasformazione o soppressione degli enti che svolgono attività in materie devolute alla competenza legislativa regionale ovvero attività relative a funzioni amministrative conferite alle regioni o agli enti locali;

d) razionalizzazione degli organi di indirizzo amministrativo, di gestione e consultivi e riduzione del numero dei componenti degli organi collegiali almeno del 30 per cento, con salvezza della funzionalità dei predetti organi;

e) previsione che, per gli enti soppressi e messi in liquidazione, lo Stato risponde delle passività nei limiti dell'attivo della singola liquidazione in conformità alle norme sulla liquidazione coatta amministrativa;

f) abrogazione delle disposizioni legislative che prescrivono il finanziamento, diretto o indiretto, a carico del bilancio dello Stato o di altre amministrazioni pubbliche, degli enti ed organismi pubblici soppressi e posti in liquidazione o trasformati in soggetti di diritto privato ai sensi della lettera b);

g) trasferimento, all'amministrazione che riveste preminente competenza nella materia, delle funzioni di enti, organismi e strutture soppressi.

2. Gli schemi dei regolamenti di cui al comma 1 sono trasmessi al Parlamento per l'acquisizione del parere della Commissione di cui all'articolo 14, comma 19, della legge 28 novembre 2005, n.246. Il parere è espresso entro trenta giorni dalla data di trasmissione degli schemi di decreto, salva la richiesta di proroga ai sensi del comma 23 del medesimo articolo 14. Trascorso tale termine, eventualmente prorogato, il parere si intende espresso favorevolmente.

3. Tutti gli enti, organismi e strutture compresi nell'elenco di cui all'allegato A, che non sono oggetto dei regolamenti di cui al comma 1, sono soppressi a far data dalla scadenza del termine di cui al medesimo comma 1. Con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n.400, con le procedure di cui ai commi l e 2, è stabilita l'attribuzione delle funzioni degli enti soppressi che debbono essere mantenute all'amministrazione che riveste primaria competenza nella materia, ed è disciplinata la destinazione delle risorse finanziarie, strumentali e di personale degli enti soppressi.

4. Con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro sei mesi dalla data di scadenza dei termini per l'emanazione dei regolamenti ai sensi del comma 1, su proposta del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con i Ministri interessati, è disciplinata la destinazione delle risorse finanziarie, strumentali e di personale degli enti soppressi ai sensi dello stesso comma 1.

5. Sugli schemi di decreto di cui al comma 4 è acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, che si esprimono entro trenta giorni dalla data di trasmissione. Trascorso tale termine, i decreti possono comunque essere adottati.

6. Tutti gli atti connessi alle operazioni di trasformazione non rilevano ai fini fiscali.

7. A decorrere dal 1º gennaio 2008, è abrogato l'articolo 28 della legge 28 dicembre 2001, n.448, e successive modificazioni, ad eccezione dei commi 7, 9, 10 e 11. Sono comunque fatti salvi i regolamenti emanati in applicazione del citato articolo 28.

8. A decorrere dalla data di cui al comma 7, dall'attuazione del presente articolo deve derivare il miglioramento dell'indebitamento netto di cui all'articolo 1, comma 483, della legge 27 dicembre 2006, n.296, tenuto conto anche degli effetti in termini di risparmio di spesa derivanti dai regolamenti emanati in applicazione dell'articolo 28 della legge 28 dicembre 2001, n.448. In caso di accertamento di minori economie, rispetto ai predetti obiettivi di miglioramento dell'indebitamento netto, si applica il comma 621, lettera a), dell'articolo 1 della citata legge n.296 del 2006.

Allegato A

(Art. 82, comma 3)

1. Ente italiano montagna (EIM) - Istituito con la legge 27 dicembre 2006, n.296, articolo 1, comma 1279.

2. Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) - Istituito con la legge 25 novembre 1995, n.505.

3. Istituto agronomico per l'Oltremare (IAO) - Istituito con regio decreto-legge 27 luglio 1938, n.2205, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 maggio 1939, n.737.

4. Unione italiana di tiro a segno (UITS) - Istituita con regio decreto-legge 16 dicembre 1935, n.2430, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 1936, n.1143.

5. Unione nazionale ufficiali in congedo d'Italia (UNUCI) - Istituita con regio decreto-legge 9 dicembre 1926, n.2352, convertito dalla legge 12 febbraio 1928, n.261.

6. Lega navale italiana (LNI) - Istituita con regio decreto 28 febbraio 1907, n.48.

7. Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e in Lucania e Irpinia (EIPLI) - Istituito con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 18 marzo 1947, n.281.

8. Ente nazionale risi -Istituito con regio decreto-legge 2 ottobre 1931, n.1237, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 dicembre 1931, n.1783.

9. Ente irriguo umbro toscano - Istituito con la legge 18 ottobre 1961, n.1048.

10. Unione Accademica Nazionale (UAN) - Istituita con regio decreto 18 novembre 1923, n.2895.

11. Fondazione Guglielmo Marconi - Istituita con regio-decreto 11 aprile 1938, n.354.

12. Fondazione «Il Vittoriale degli Italiani» - Istituita con regio decreto-legge 17 luglio 1937, n.1447, convertito dalla legge 27 dicembre 1937, n.2254.

13. Opera Nazionale per i Figli degli Aviatori (ONFA) - Istituita con regio decreto 21 agosto 1937, n.1585.

14. Opere laiche palatine pugliesi - Istituite con regio decreto-legge 23 gennaio 1936, n.359, convertito dalla legge 14 maggio 1936, n.1000.

15. Istituto nazionale di beneficenza «Vittorio Emanuele III».

16. Pio istituto elemosiniere.

17. Istituto Beata Lucia di Narni.

________________

N.B. Le voci in neretto sono state soppresse dalla Commissione.

 

EMENDAMENTI

82.5

STORACE, LOSURDO, MORSELLI

Approvato

Al comma 3, Allegato A, sopprimere il punto 2: «Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente (ls.I.A.O) - Istituito con la legge 25 novembre 1995, n.505».

 

82.6

AMATO, FERRARA

Respinto

Al comma 3, Allegato A, sopprimere il punto 3.

Conseguentemente ridurre di 0,3 milioni di euro lo stanziamento dell'allegata Tabella A, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze.

 

82.7

DE GREGORIO, MARINI GIULIO

Respinto

Al comma 3, all'allegato A, eliminare gli enti contrassegnati dai numeri 4, 5, 13 e 15.

 

82.14

FORTE, CICCANTI, MONACELLI

Approvato

Al comma 3, all'Allegato A sopprimere il punto: «17. Istituto Beata Lucia di Narni».

 

82.15

ANGIUS, MONTALBANO, BARBIERI

Ritirato

All'Allegato A (Razionalizzazione degli enti pubblici statali) dell'articolo 82 aggiungere, in fine:

«18. L'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, prevista dagli articoli 6 e seguenti del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163.

19. Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP), di cui all'articolo 18 del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n.252.

20. Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA), di cui agli articoli 4 e seguenti del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n.39, e successive modificazioni.

21. Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, di cui all'articolo 27 della legge 7 agosto 1990, n.241, e successive modificazioni.

22. L'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISV AP), di cui alla legge 12 agosto 1982, n.576, e successive modificazioni.

23. Istituto per la promozione industriale (IPI), di cui all'articolo 17 dei decreto-legge 8 febbraio 1995, n.32, convertito dalla legge 7 aprile 1995, n.104.

24. Istituto diplomatico, di cui agli articoli da 87 a 92 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n.18, e successive modificazioni.

25. Scuola superiore dell'economia e delle finanze (SSEF), prevista dal regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 28 settembre 2000, n.301, e successive modificazioni.

26. Scuola superiore dell'amministrazione dell'interno, di cui al decreto del Ministro dell'interno 10 settembre 1980, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.62 del 4 marzo 1981.

27. Commissione tecnica per la finanza pubblica, di cui all'articolo 1, commi da 474 a 480, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

28. Comitato nazionale italiano per il collegamento tra il governo italiano e la Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, di cui al decreto legislativo 7 maggio 1948, n.1182, e successive modificazioni.

29. Sviluppo Italia S.p.A.

30. Italia Lavoro S.p.A.».

 


ARTICOLI 83 E 84 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 83.

Approvato

(Riduzione del costo degli immobili in uso alle amministrazioni statali)

1. All'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 204 è sostituito dal seguente:

«204. Al fine di razionalizzare gli spazi complessivi per l'utilizzo degli immobili in uso governativo e di ridurre la spesa relativa agli immobili condotti in locazione dallo Stato, il Ministro dell'economia e delle finanze, con propri decreti, determina i piani di razionalizzazione degli spazi e di riduzione della spesa, anche differenziandoli per ambiti territoriali e per patrimonio utilizzato, elaborati per il triennio 2008-2010 d'intesa tra l'Agenzia del demanio e le amministrazioni centrali e periferiche, usuarie e conduttrici. Tali piani sono finalizzati a conseguire una riduzione complessiva non inferiore al 10 per cento del valore dei canoni per locazioni passive e del costo d'uso equivalente degli immobili utilizzati per l'anno 2008 e ulteriori riduzioni non inferiori al 7 per cento e 6 per cento per gli anni successivi.»;

b) il comma 206 è sostituito dal seguente:

«206. In sede di prima applicazione, il costo d'uso dei singoli immobili di proprietà statale in uso alle amministrazioni dello Stato è determinato in misura pari al 50 per cento del valore corrente di mercato, secondo i parametri di comune commercio forniti dall'Osservatorio del mercato immobiliare, praticati nella zona per analoghe attività; a decorrere dal 2009, la predetta percentuale è incrementata annualmente di un ulteriore 10 per cento fino al raggiungimento del 100 per cento del valore corrente di mercato.»;

c) al comma 207, la parola: «possono» è sostituita dalla seguente: «devono»;

d) al comma 208, le parole: «nell'atto di indirizzo di cui» sono soppresse.

2. Dall'attuazione del presente articolo devono conseguire economie di spesa, in termini di indebitamento netto, non inferiori a 140 milioni di euro per l'anno 2008, 80 milioni di euro per l'anno 2009 e 70 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010.

 

Capo XXVIII

MISSIONE 33 - FONDI DA RIPARTIRE

 

Art. 84.

Approvato

(Otto per mille e cinque per mille)

1. L'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 47, secondo comma, della legge 20 maggio 1985, n.222, e successive modificazioni, relativamente alla quota destinata allo Stato dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), è incrementata di 60 milioni di euro per l'anno 2008.

2. Al comma 1237 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, le parole: «250 milioni di euro» sono sostituite dalle seguenti: «400 milioni di euro».

3. Per l'anno finanziario 2008, fermo quanto già dovuto dai contribuenti a titolo di imposta sul reddito delle persone fisiche, una quota pari al 5 per mille dell'imposta netta, diminuita del credito d'imposta per redditi prodotti all'estero e degli altri crediti d'imposta spettanti, è destinata nel limite dell'importo di cui al comma 6 in base alla scelta del contribuente, alle seguenti finalità:

a) sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n.460, e successive modificazioni, nonché delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali previsti dall'articolo 7, commi 1, 2, 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n.383, e delle associazioni riconosciute che senza scopo di lucro operano in via esclusiva o prevalente nei settori di cui all'articolo 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n.460;

b) finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell'università;

c) finanziamento agli enti della ricerca sanitaria.

4. I soggetti di cui al comma 3 ammessi al riparto devono redigere, entro un anno dalla ricezione delle somme ad essi destinate, un apposito e separato rendiconto dal quale risulti, anche a mezzo di una relazione illustrativa, in modo chiaro e trasparente la destinazione delle somme ad essi attribuite.

5. Con decreto di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della solidarietà sociale, del Ministro dell'università e della ricerca e del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabilite le modalità di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto e le modalità del riparto delle somme stesse nonché le modalità e i termini del recupero delle somme non rendicotate ai sensi del comma 4 del presente articolo.

6. Per le finalità di cui ai commi da 3 a 5 è autorizzata la spesa nel limite massimo di 100 milioni di euro per l'anno 2009.

 

EMENDAMENTI

 

84.2

BENVENUTO, BOBBA, FERRANTE, IOVENE, LUSI, MAGISTRELLI, CASSON, DONATI, BOSONE, ROSSI PAOLO, TREU, RUBINATO, TONINI, BARBOLINI, NEGRI, FAZIO, MOLINARI, PERRIN, MORGANDO, BRUNO, BULGARELLI, TIBALDI, SILVESTRI, PELLEGATTA, DE PETRIS, RIPAMONTI, MARCORA, CUSUMANO, LIVI BACCI, BASSOLI, PISA, ZANONE, BINETTI, BAIO, BELLINI, BIANCO, MASSA, GIARETTA, RONCHI, GALARDI, MERCATALI, FOLLINI, ZANDA, FINOCCHIARO, LATORRE, RUSSO SPENA, BRUTTI MASSIMO, SCARPETTI, PECORARO SCANIO, ADRAGNA, PALUMBO, D'AMBROSIO, PAPANIA, VILLECCO CALIPARI, CALVI, BRUTTI PAOLO, ROSSA, FILIPPI, PEGORER, SERAFINI, MAZZARELLO

Ritirato e trasformato nell'odg G84.101

Sostituire il comma 2 con i seguenti:

«2-bis. Per l'anno finanziario 2008, fermo quanto già dovuto dai contribuenti a titolo di imposta sul reddito delle persone fisiche, una quota pari al 5 per mille dell'imposta stessa e' destinata in base alla scelta del contribuente alle seguenti finalità:

a) sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n.460, e successive modificazioni, nonché delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali, previsti dall'articolo 7, commi 1, 2, 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n.383, e delle associazioni con personalità giuridica riconosciuta che svolgono attività nei settori di cui all'articolo 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n.460.

2-ter. Con decreto di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della solidarietà sociale, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanarsi entro il 28 febbraio 2008 sono stabilite le modalità di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto, le modalità del riparto delle somme stesse, i tempi entro i quali debbono essere svolte tutte le diverse procedure. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato a provvedere, con propri decreti, alla riassegnazione ad apposite unità previsionali di base dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze delle somme affluite all'entrata per essere destinate ad alimentare un apposito fondo.

2-quater. È soppresso il comma 1237 dell'articolo 1 della legge n.296 del 2006.

Conseguentemente, all'articolo 96, comma 1, Tabella A ivi richiamata, ridurre proporzionalmente gli stanziamenti relativi a tutte le rubriche nei limiti del seguente importo:

2008:-500.000;

2009:-400.000.

 

84.300

VEGAS, AZZOLLINI, BONFRISCO, FERRARA, TADDEI

Respinto

All'articolo 84:

a) al comma 3, alinea, sostituire le parole: «netta, diminuita del credito d'imposta per redditi prodotti all'estero e degli altri crediti d'imposta spettanti», con la seguente: «stessa»;

b) sostituire le lettere a), b), c) con le seguenti:

«a) sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460 e successive modificazioni, nonché delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali previsti dall'articolo 7, commi 1, 2, 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n. 383 e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all'articolo 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460;

b) finanziamento della ricerca scientifica e dell'università;

c) finanziamento della ricerca sanitaria;

d) attività sociali svolte dal Comune di residenza del contribuente;»

c) dopo il comma 3, inserire il seguente:

«3-bis. Resta fermo il meccanismo dell'8 per mille di cui alla legge 20 maggio 1985, n. 222.»;

d) al comma 5, dopo le parole: «somme stesse», inserire le seguenti: «, sentite le Commissioni parlamentari competenti relativamente alle finalità i cui al comma 3, lettera a)»;

e) al comma 6, sostituire la cifra: «100», con la seguente: «200».

Conseguentemente, nella tabella A, sotto la voce Ministero dell'economia e delle finanze,è apportata la seguente variazione:

2009 - 200.000.

ORDINI DEL GIORNO

 

G84.100

ANGIUS, MONTALBANO, BARBIERI, BIONDI, BOCCIA MARIA LUISA, BRUTTI PAOLO, GAGLIARDI, MELE, RIPAMONTI, SILVESTRI, VILLONE

Respinto

Il Senato,

visto il sistema di ripartizione della quota dell'8 per mille del gettito Irpef, in favore della Chiesa Cattolica e delle confessioni religiose, i cui rapporti con lo Stato sono regolati in base a Leggi vigenti e intese raggiunte;

visto il sistema di ripartizione disciplinato con legge 20 maggio 1985, n. 222;

constatato che le norme in questione approvano quanto concordato tra le parti con il Protocollo del 15 novembre 1984, ratificato con legge 20 maggio 1985, n. 206;

stabilito che la legge in questione garantisce la bilateralità della normativa, comprese ovviamente le modificazioni della medesima, in materia di enti, beni ecclesiastici, e connessi impegni finanziari dello Stato;

rilevato che la medesima legge 222, all'articolo 49, dispone la nomina con cadenza triennale di un'apposita commissione paritetica per la valutazione del gettito della quota Irpef, al fine di predisporre eventuali modifiche al sistema di ripartizione;

impegna il Governo

nel pieno rispetto delle leggi vigenti e degli accordi intercorsi tra Stato, Chiesa Cattolica e altre confessioni religiose, ad assumere le iniziative necessarie volte alla modifica dei criteri di ripartizione del gettito dell'8 per mille, al fine di garantire che in caso di scelte non espresse dai contribuenti, le relative risorse siano destinate a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale.

 

G84.101 (già em. 84.2)

BENVENUTO, BOBBA, FERRANTE, BARBOLINI, PEGORER, TURANO, ROSSI PAOLO, MARCORA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

a conoscenza delle dichiarazioni del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta, rilasciate il 31 ottobre a margine di un incontro con una delegazione degli Stati generali di solidarietà e cooperazione;

preso atto che per il 2007 è stata garantita (anno fiscale 2006) la copertura di 400 milioni di euro grazie all'integrazione di spesa autorizzata con il decreto fiscale collegato alla manovra della legge finanziaria per il 2008 per il finanziamento del 5 per mille;

rilevato che il tetto, con lo stesso meccanismo di integrazione, è stato fissato per il 2008 (anno fiscale 2007) solo per 100 milioni;

ricordato che il meccanismo del 5 per mille ha avuto uno straordinario successo che ha mobilitato 15 milioni di contribuenti;

apprezzato le spinte in atto nel Paese (vedi l'iniziativa del settimanale Vita e quella del quotidiano Il Sole 24 Ore) che si sono concretate nella raccolta migliaia e migliaia di adesioni a favore del 5 per mille per la ricerca e per il volontariato, sottoscritte tra l'altro da Premi Nobel, autorevoli esponenti della cultura , della solidarietà, dell'arte, delle professioni;

ricordato che sono state predisposte iniziative legislative a livello parlamentare per valorizzare l'utilizzo del 5 per miIle;

impegna il Governo:

a rendere stabile e senza limiti l'utilizzo del 5 per mille;

a considerare «tecnico» il tetto di 100 milioni predisposto nella finanziaria 2008 in modo da integrarlo nel corso del 2008 per il 2009.

________________

(*) Accolto dal Governo

 

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 84

 

84.0.2

ROSSI FERNANDO

Ritirato e trasformato nell'odg G84.0.100

Dopo l'articolo 84, inserire il seguente:

«Art. 84-bis.

(Fondo di riserva costituito dalla ripartizione del signoraggio)

"1. A decorrere dal 1º gennaio 2008 è costituito il fondo di riserva dell'importo di 2.400.000.000. di euro, per la defiscalizzazione di salari e stipendi e per lo sviluppo della ricerca e della innovazione nelle aziende italiane. La copertura finanziaria del fondo deriva dalla assegnazione allo Stato della ripartizione annuale del signoraggio spettante all'Italia, operata dalla Banca Centrale Europea"».

Conseguentemente adeguare in proporzione tutti gli importi della Tabella C.

 

ORDINE DEL GIORNO

 

G84.0.100 (già em. 84.0.2)

ROSSI FERNANDO

V. testo 2

Il Senato,

premesso che:

con la privatizzazione della Banca d'Italia le riserve auree ed in valuta estera, ammontanti ad oltre 60 miliardi di euro, non sono più ritenute nella disponibilità dello Stato, e che lo stesso problema si pone per i diritti di signoraggio che la BCE versa alla Banca d'Italia;

le acquisizioni, gli accorpamenti e le fusioni bancarie, avvenute ed in atto, rischiano di configurare anomale posizioni di assoluto dominio,

impegna il Governo a:

considerare il contributo che la Banca d'Italia potrebbe dare, nel rispetto della propria autonomia e degli accordi finanziari internazionali, alla riduzione del debito ed alla ripresa socio-economica del paese (come avviene in altri paesi europei);

operare per ridefinire le quote proprietarie degli azionisti di Banca Italia, anche attraverso la fissazione di un tetto massimo di concentrazione e la partecipazione societaria delle Regioni.

 

G84.0.100 (già em. 84.0.2) (testo 2)

ROSSI FERNANDO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

premesso che:

con la privatizzazione della Banca d'Italia le riserve auree ed in valuta estera, ammontanti ad oltre 60 miliardi di euro, non sono più ritenute nella disponibilità dello Stato, e che lo stesso problema si pone per i diritti di signoraggio che la BCE versa alla Banca d'Italia;

le acquisizioni, gli accorpamenti e le fusioni bancarie, avvenute ed in atto, rischiano di configurare anomale posizioni di assoluto dominio,

impegna il Governo a:

considerare il contributo che la Banca d'Italia potrebbe dare, nel rispetto della propria autonomia e degli accordi finanziari internazionali, alla riduzione del debito ed alla ripresa socio-economica del paese (come avviene in altri paesi europei);

operare per definire criteri di partecipazione societaria delle Regioni al capitale sociale della Banca d'Italia.

________________

(*) Accolto dal Governo

 

ARTICOLO 85 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Capo XXIX

DISPOSIZIONI DI CONTENIMENTO E RAZIONALIZZAZIONE DELLE SPESE VALIDE PER TUTTE LE MISSIONI

 

Art. 85.

Approvato

(Riduzione dei componenti degli organi societari delle società in mano pubblica e pubblicità delle consulenze delle amministrazioni pubbliche statali)

1. Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 1, commi 459, 460, 461, 462 e 463, della legge 27 dicembre 2006, n.296, le amministrazioni pubbliche statali che detengono, direttamente o indirettamente, il controllo di società, ai sensi dell'articolo 2359, primo comma, numeri 1) e 2), del codice civile, promuovono entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, nelle forme previste dalla vigente normativa, anche attraverso atti di indirizzo, iniziative volte a:

a) ridurre il numero dei componenti degli organi societari a tre, se composti attualmente da più di cinque membri, e a cinque, se composti attualmente da più di sette membri;

b) prevedere, per i consigli di amministrazione o di gestione costituiti da tre componenti, che al presidente siano attribuite, senza alcun compenso aggiuntivo, anche le funzioni di amministratore delegato;

c) sopprimere la carica di vice presidente eventualmente contemplata dagli statuti, ovvero prevedere che la carica stessa sia mantenuta esclusivamente quale modalità di individuazione del sostituto del presidente in caso di assenza o di impedimento, senza titolo a compensi aggiuntivi;

d) eliminare la previsione di gettoni di presenza per i componenti degli organi societari, ove esistenti, nonché limitare la costituzione di comitati con funzioni consultive o di proposta ai casi strettamente necessari.

2. Le modifiche statutarie hanno effetto a decorrere dal primo rinnovo degli organi societari successivo alle modifiche stesse.

3. Nelle società di cui al comma 1 in cui le amministrazioni statali detengono il controllo indiretto, non è consentito nominare, nei consigli di amministrazione o di gestione, amministratori della società controllante, a meno che non siano attribuite ai medesimi deleghe gestionali a carattere permanente e continuativo ovvero che la nomina risponda all'esigenza di rendere disponibili alla società controllata particolari e comprovate competenze tecniche degli amministratori della società controllante. Nei casi di cui al presente comma gli emolumenti rivenienti dalla partecipazione agli organi della società controllata sono comunque riversati alla società controllante.

4. Le società di cui al presente articolo adottano, per la fornitura di beni e servizi, parametri di qualità e di prezzo rapportati a quelli messi a disposizione delle pubbliche amministrazioni dalla Consip s.p.a., motivando espressamente le ragioni dell'eventuale scostamento da tali parametri, con particolare riguardo ai casi in cui le società stesse siano soggette alla normativa comunitaria sugli appalti pubblici.

5. Le disposizioni del presente articolo non si applicano alle società quotate in mercati regolamentati, nonché, relativamente al comma 1, lettera b), alle società di cui all'articolo 1, commi 459 e 461, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

6. Ai fini di quanto disciplinato dal presente articolo, alle società di cui all'articolo 1, comma 729, della legge 27 dicembre 2006, n.296, continuano ad applicarsi le disposizioni del predetto comma 729, nonché le altre ad esse relative contenute nella medesima legge n.296 del 2006.

7. I contratti relativi a rapporti di consulenza con le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, sono efficaci a decorrere dalla data di pubblicazione del nominativo del consulente, dell'oggetto dell'incarico e del relativo compenso sul sito istituzionale dell'amministrazione stipulante.

 

EMENDAMENTI

 

85.3

ANGIUS, MONTALBANO, BARBIERI

Ritirato

Sostituire il comma 2 con il seguente:

«2. Le modifiche statutarie di cui al comma 1 hanno effetto dalla data di entrata in vigore della presente legge. I componenti dei consigli di amministrazione delle società di cui al comma 1 cessano dall'incarico dalla stessa data; i nuovi componenti sono nominati entro i successivi 45 giorni».

E inserire il seguente comma 2-bis:

«2-bis. II Ministro dell'economia e delle finanze con decreto stabilisce entro 45 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, i limiti massimi onnicomprensivi per gli emolumenti annui dei componenti dei Consigli di amministrazione delle Società di cui al comma 1 da determinare per classi individuate sulla base dei ricavi complessivi e/o degli utili delle Società stesse».

 

85.4

SAIA, AUGELLO, BALDASSARRI

Respinto

Al comma 4, dopo le parole: «Le società di cui al presente articolo»aggiungere le seguenti: «che rientrino tra i soggetti aggiudicatori di cui all'art. 3 comma 25 del decreto legislativo 12 aprile 2006 n.163»; conseguentemente, sopprimere le seguenti parole: «con particolare riguardo ai casi in cui le società stesse siano soggette alla normativa comunitaria sugli appalti pubblici».

 

85.7

DIVINA

Ritirato

Dopo il comma 6, è inserito il seguente:

«6-bis. Per le società aventi sede legale nel territorio delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, il cui controllo è detenuto, direttamente o indirettamente ai sensi del comma 1, dalla Regione, dalle Province autonome e dagli enti locali ed altri enti pubblici ad ordinamento regionale o provinciale, le Regioni a statuto speciale e le Province autonome provvedono alle finalità del presente articolo con legge regionale o provinciale da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore di questa legge nel rispetto delle norme comunitarie e delle norme statali vincolanti per la potestà legislativa regionale e provinciale e comunque assicurando negli organi societari un'adeguata partecipazione degli altri soci».

 

ARTICOLO 86 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 86.

Approvato con un emendamento

(Disposizioni in materia di arbitrato per le pubbliche amministrazioni, gli enti pubblici economici e le società pubbliche)

1. È fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, di inserire clausole compromissorie in tutti i loro contratti aventi ad oggetto lavori, forniture e servizi ovvero, relativamente ai medesimi contratti, di sottoscrivere compromessi. Le clausole compromissorie ovvero i compromessi comunque sottoscritti sono nulli e la loro sottoscrizione costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale per i responsabili dei relativi procedimenti.

2. Le disposizioni di cui al comma 1 si estendono alle società interamente possedute ovvero partecipate dalle pubbliche amministrazioni di cui al medesimo comma, nonché agli enti pubblici economici ed alle società interamente possedute ovvero partecipate da questi ultimi.

3. Relativamente ai contratti aventi ad oggetto lavori, forniture e servizi già sottoscritti dalle amministrazioni alla data di entrata in vigore del presente articolo e per le cui controversie i relativi collegi arbitrali non si sono ancora costituiti alla data del 30 settembre 2007, è fatto obbligo ai soggetti di cui ai commi 1 e 2 di declinare la competenza arbitrale, ove tale facoltà sia prevista nelle clausole arbitrali inserite nei predetti contratti; dalla data della relativa comunicazione opera esclusivamente la giurisdizione ordinaria. I collegi arbitrali, eventualmente costituiti successivamente al 30 settembre 2007 e fino alla data di entrata in vigore della presente legge, decadono automaticamente e le relative spese restano integralmente compensate tra le parti.

4. Il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, il Ministro delle infrastrutture ed il Ministro della giustizia, provvede annualmente a determinare con decreto i risparmi conseguiti per effetto dell'applicazione delle disposizioni del presente articolo affinché siano corrispondentemente ridotti gli stanziamenti, le assegnazioni ed i trasferimenti a carico del bilancio dello Stato e le relative risorse siano riassegnate al Ministero della giustizia per il miglioramento del relativo servizio. Il Presidente del Consiglio dei ministri trasmette annualmente al Parlamento ed alla Corte dei conti una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni del presente articolo.

5. All'articolo 240 del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163, dopo il comma 15 è inserito il seguente:

«15-bis. Qualora i termini di cui al comma 5 e al comma 13 non siano rispettati a causa di ritardi negli adempimenti del responsabile del procedimento ovvero della commissione, il primo risponde sia sul piano disciplinare, sia a titolo di danno erariale, e la seconda perde qualsivoglia diritto al compenso di cui al comma 10».

 

EMENDAMENTI

 

86.1

MARTINAT, PONTONE, GRILLO, FANTOLA

Respinto

Sopprimere l'articolo.

 

86.4 (Testo 2)

MANINETTI, RUGGERI, CICCANTI, FORTE, FANTOLA, AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA, MARTINAT, EUFEMI

Respinto

Sostituire il comma 1 con il seguente:

«Salvo che le parti, d'accordo, decidano che deferiranno le loro controversie a collegi arbitrali costituiti presso la Camera arbitrale, con l'intesa di accollarsi, ciascuna, gli onorari e le spese dei propri arbitri e dei propri legali, è fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, di inserire clausole compromissorie in tutti i loro contratti aventi ad oggetto lavori, forniture e servizi ovvero, relativamente ai medesimi contratti, di sottoscrivere compromessi. Tali clausole compromissorie ovvero tali compromessi comunque sottoscritti sono nulli e la loro sottoscrizione costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale per i responsabili dei relativi procedimenti».

 

 

86.100

Il Relatore

V. testo 2

Al comma 2, dopo la parola: «partecipate», inserire la seguente: «maggioritariamente».

 

86.100 (testo 2)

Il Relatore

Approvato

Al comma 2, ovunque ricorra, dopo la parola: «partecipate», inserire la seguente: «maggioritariamente».

 

ARTICOLO 86-BIS INTRODOTTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 86-bis.

Approvato

(Attività di liquidazione dell'Agenzia Torino 2006)

1. A decorrere dal 1º gennaio 2008, le residue attività dell'Agenzia per lo svolgimento dei Giochi olimpici Torino 2006 sono svolte, entro il termine di tre anni, da un commissario liquidatore nominato con decreto di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Ministro dell'economia e delle finanze. Con il medesimo decreto sono precisati i compiti del commissario, nonché le dotazioni di mezzi e di personale necessari al suo funzionamento, nei limiti delle risorse residue a disposizione dell'Agenzia Torino 2006. Le disponibilità che residuano alla fine della gestione liquidatoria sono versate all'entrata del bilancio dello Stato.

2. La destinazione finale degli impianti sportivi e delle infrastrutture olimpiche e viarie comprese nel piano degli interventi di cui all'articolo 3, comma 1, della legge 9 ottobre 2000, n.285, è stabilita secondo quanto previsto nelle convenzioni attuative del piano stesso, a norma dell'articolo 13, comma 1-bis, della citata legge n.285 del 2000.

 

ARTICOLO 87 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 87.

Approvato

(Limiti alla costituzione e alla partecipazione in società delle amministrazioni pubbliche)

1. Al fine di tutelare la concorrenza e il mercato, le amministrazioni di cui all'articolo l, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, non possono costituire società aventi per oggetto attività di produzione di beni e di servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né assumere o mantenere direttamente o indirettamente partecipazioni, anche di minoranza, in tali società. È sempre ammessa la costituzione di società che producono servizi di interesse generale e l'assunzione di partecipazioni in tali società da parte delle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, nell'ambito dei rispettivi livelli di competenza.

2. L'assunzione di nuove partecipazioni e il mantenimento delle attuali devono essere autorizzati dall'organo competente con delibera motivata in ordine alla sussistenza dei presupposti di cui al comma 1.

3. Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, nel rispetto delle procedure ad evidenza pubblica, cedono a terzi le società e le partecipazioni vietate ai sensi del comma l.

4. Le amministrazioni che, nel rispetto del comma l, costituiscono società o enti, comunque denominati, o assumono partecipazioni in società, consorzi o altri organismi, anche a seguito di processi di riorganizzazione, trasformazione o decentramento, adottano, sentite le organizzazioni sindacali per gli effetti derivanti sul personale, provvedimenti di trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali in misura adeguata alle funzioni esercitate mediante i soggetti di cui al presente comma e provvedono alla corrispondente rideterminazione della propria dotazione organica.

5. Sino al perfezionamento dei provvedimenti di rideterminazione di cui al comma 4, le dotazioni organiche sono provvisoriamente individuate in misura pari al numero dei posti coperti al 31 dicembre dell'anno precedente all'istituzione o all'assunzione di partecipazioni di cui al comma 4, tenuto anche conto dei posti per i quali alla stessa data risultino in corso di espletamento procedure di reclutamento, di mobilità o di riqualificazione del personale, diminuito delle unità di personale effettivamente trasferito.

6. I collegi dei revisori e gli organi di controllo interno delle amministrazioni e dei soggetti interessati dai processi di cui ai commi 4 e 5 asseverano il trasferimento delle risorse umane e finanziarie e trasmettono una relazione alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, segnalando eventuali inadempimenti anche alle sezioni competenti della Corte dei conti.

 

EMENDAMENTO

 

87.3

DIVINA

Ritirato

Al comma 1, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le regioni e le province autonome individuano per i rispettivi ordinamenti le società che producono servizi di interesse generale. tenendo conto anche delle norme comunitarie relative ai servizi d'interesse economico generale».

 

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 87

 

87.0.5

CICCANTI, FORTE

Ritirato e trasformato nell'odg G87.0.100

Dopo l'articolo 87, aggiungere il seguente:

 

«Art. 87-bis.

1. All'articolo 13, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito in legge 4 agosto 2006, n.248, dopo le parole: "con esclusione dei servizi pubblici locali", inserire le parole: "e delle società quotate, e loro partecipate,".

 

ORDINE DEL GIORNO

 

G87.0.100 (già em. 87.0.5)

CICCANTI, FORTE

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

considerato che:

con l'articolo 13 del decreto-legge 2006, n. 233, poi convertito in legge 4 agosto 2006, n. 248, il legislatore è intervenuto sulla scorta del principio per cui la libera concorrenza e l'iniziativa economica sarebbero turbate dalla presenza e dalla operatività nel mercato di soggetti che proprio per la presenza diretta e indiretta della mano pubblica finirebbero in sostanza per eludere il rischio di impresa;

fìno ad oggi la giurisprudenza costante ha applicato tale divieto non solo nei confronti delle società direttamente partecipate o costituite da ente locale, ma anche nei confronti di quelle indirettamente partecipate da ente locale, senza distinzioni tra queste;

l'attuale interpretazione dell'articolo 13, peraltro ancora oggi sub iudice ha infatti comportato che nei gruppi societari in cui la capogruppo è effettivamente partecipata da enti locali, ma quotata, le società controllate o collegate, che quindi sono indirettamente partecipate da enti locali, subiscano il pregiudizio di tale divieto, pur facendo parte del gruppo societario proprio in virtù dell'iniziativa imprenditoriale delle società madre quotate,

impegna il Governo ad esaminare la possibilità di escludere le società quotate e loro partecipate dal divieto di cui all'art. 13 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito in legge 4 agosto 2006, n. 248.

________________

(*) Accolto dal Governo

 

ARTICOLI 88 E 89 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 88.

Approvato

(Riorganizzazione delle modalità di attribuzione dei fondi per investimenti e dei trasferimenti correnti per le imprese)

1. A decorrere dall'anno 2008, il Fondo per gli investimenti, istituito nello stato di previsione della spesa di ciascun Ministero ai sensi dell'articolo 46 della legge 28 dicembre 2001, n.448, è assegnato alle corrispondenti autorizzazioni legislative confluite nel Fondo medesimo. L'articolo 46 della citata legge n. 448 del 2001 cessa di avere efficacia a decorrere dall'anno 2008.

2. A decorrere dall'esercizio 2008 i commi 15 e 16 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n.266, cessano di avere efficacia. Le disponibilità dei fondi da ripartire per i trasferimenti correnti per le imprese, di cui ai predetti commi, sono destinate alle finalità di cui alle disposizioni normative indicate nell'elenco 3 della medesima legge n.266 del 2005.

Art. 89.

Approvato

(Riqualificazione del bilancio dello Stato attraverso una modifica del termine di perenzione dei residui delle spese in conto capitale e programma di ricognizione)

1. All'articolo 36, terzo comma, del regio decreto 18 novembre 1923, n.2440, le parole: «settimo esercizio successivo» sono sostituite dalle seguenti: «terzo esercizio successivo».

2. Con cadenza triennale, a partire dall'anno 2008, e con le modalità di cui al comma 3, si provvede all'analisi ed alla valutazione dei residui passivi propri di conto capitale di cui all'articolo 275, secondo comma, lettera c), del regolamento di cui al regio decreto 23 maggio 1924, n.827, ai fini della verifica della permanenza dei presupposti indicati dall'articolo 20, terzo comma, della legge 5 agosto 1978, n.468.

3. Per le finalità di cui al comma 2, il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con le amministrazioni interessate, promuove un programma di ricognizione dei residui passivi di cui al comma 2, da attuare in sede di Conferenza permanente prevista dall'articolo 9 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 febbraio 1998, n.38, e da concludere entro il 30 aprile, con l'individuazione di quelli per i quali, non ricorrendo più i presupposti di cui al medesimo comma 2, si dovrà procedere alla eliminazione.

4. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri interessati, è quantificato l'ammontare degli stanziamenti in conto residui da eliminare ai sensi del comma 3, che sono conseguentemente versati dalle amministrazioni interessate all'entrata del bilancio dello Stato, nonché l'ammontare degli stanziamenti da iscrivere, compatibilmente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica e comunque nei limiti degli effetti positivi stimati in ciascun anno in termini di indebitamento netto conseguenti alla eliminazione dei residui, in appositi fondi da istituire negli stati di previsione delle amministrazioni medesime per il finanziamento di nuovi programmi di spesa o di quelli già esistenti. L'utilizzazione dei fondi è disposta con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta del Ministro interessato, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari.

 

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 89

 

89.0.3

CAFORIO, GIAMBRONE, RAME, FORMISANO

Ritirato e trasformato nell'ordine del giorno G89.0.100

Dopo l'articolo 89, aggiungere il seguente:

«Art. 89-bis.

(Abrogazione della cosiddetta "legge mancia")

1. All'articolo 1 della legge n.311 del 2004 e successive modificazioni, sono abrogati i commi 28 e 29. La Ragioneria dello Stato provvede ad annullare prenotazioni o impegni di fondi a valere sulle risorse stanziate nell'anno 2007, che sono riversate all'entrata dello Stato».

 

ORDINE DEL GIORNO

 

G89.0.100 (già em. 89.0.3)

CAFORIO, FORMISANO, GIAMBRONE, SCALERA, MARINO, BIANCO, MAGISTRELLI, BODINI

V. testo 2

Il Senato,

premesso che:

la legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria 2005), all'articolo 1, comma 28 e 29, ha introdotto un meccanismo di finanziamento «a pioggia» per enti pubblici, privati, chiese, associazioni ed assimilabili - meglio noto con il nome di «legge mancia» - basato sulla discrezionalità del Ministro dell'economia e delle finanze e delle commissioni bilancio della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica;

si assiste infatti al sistematico finanziamento da parte del Ministero dell'economia, su indicazioni delle commissioni bilancio delle due Camere, di enti ed associazioni di ogni tipo, per fini tra i più disparati, la cui utilità molto spesso è opinabile;

la cosiddetta «legge mancia» - approvata nella scorsa legislatura dall'attuale opposizione, permette, ormai da ben 3 anni che svariate centinaia di milioni di euro di soldi pubblici vengano indirizzati agli enti di cui sopra, non disciplinando neppure i requisiti minimi che tali enti dovrebbero avere per risultare idonei a ricevere contributi statali, né tanto meno le modalità di controllo che tali fondi vengano effettivamente e correttamente impiegati per il fine per cui sono stati e saranno elargiti,

impegna il Governo:

a tenere conto della problematica di cui sopra, abrogando l'attuale disciplina di tale finanziamento a pioggia;

a porre in essere ogni possibile sforzo per impedire che somme ad oggi eventualmente non ancora erogate, sulla base del disposto dei commi 28 e 29 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004, siano destinati alle forze di Polizia, per far fronte ai costi generati dall'aumentato impegno per garantire la sicurezza dei cittadini nelle città italiane.

 

G89.0.100 (già em. 89.0.3) (testo 2)

CAFORIO, FORMISANO, GIAMBRONE, SCALERA, MARINO, BIANCO, MAGISTRELLI, BODINI

Respinto

Il Senato,

premesso che:

la legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria 2005), all'articolo 1, comma 28 e 29, ha introdotto un meccanismo di finanziamento «a pioggia» per enti pubblici, privati, chiese, associazioni ed assimilabili basato sulla discrezionalità del Ministro dell'economia e delle finanze e delle commissioni bilancio della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica;

si assiste infatti al sistematico finanziamento da parte del Ministero dell'economia, su indicazioni delle commissioni bilancio delle due Camere, di enti ed associazioni di ogni tipo, per fini tra i più disparati, la cui utilità molto spesso è opinabile;

la suddetta leggeapprovata nella scorsa legislatura dall'attuale opposizione, permette, ormai da ben 3 anni che svariate centinaia di milioni di euro di soldi pubblici vengano indirizzati agli enti di cui sopra, non disciplinando neppure i requisiti minimi che tali enti dovrebbero avere per risultare idonei a ricevere contributi statali, né tanto meno le modalità di controllo che tali fondi vengano effettivamente e correttamente impiegati per il fine per cui sono stati e saranno elargiti,

impegna il Governo:

a tenere conto della problematica di cui sopra e ad assumere iniziative legislative finalizzate ad abrogare l'attuale disciplina di tale finanziamento a pioggia.

 

ARTICOLI 90 E 91 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 90.

Approvato

(Limiti ai prelevamenti dalla Tesoreria statale)

1. Per il triennio 2008-2010 i soggetti titolari di conti correnti e di contabilità speciali aperti presso la Tesoreria dello Stato, inseriti nell'elenco del conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche, non possono effettuare prelevamenti dai rispettivi conti aperti presso la Tesoreria dello Stato superiori all'importo cumulativamente prelevato alla fine di ciascun bimestre dell'anno precedente aumentato del 2 per cento. Sono esclusi da tale limite le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, gli enti locali di cui all'articolo 2, commi 1 e 2, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267, gli enti previdenziali, gli enti del Servizio sanitario nazionale, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, gli enti del sistema camerale, gli enti gestori delle aree naturali protette, l'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM), l'Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS), le autorità portuali, il Ministero dell'economia e delle finanze per i conti relativi alle funzioni trasferite a seguito della trasformazione della Cassa depositi e prestiti in società per azioni, le agenzie fiscali di cui all'articolo 57 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n.300, ed i conti accesi ai sensi dell'articolo 576 del regolamento di cui al regio decreto 23 maggio 1924, n.827, e successive modificazioni. Sono, inoltre, esclusi i conti riguardanti interventi di politica comunitaria, i conti intestati ai fondi di rotazione individuati ai sensi dell'articolo 93, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n.289, o ai loro gestori, i conti relativi ad interventi di emergenza, il conto finalizzato alla ripetizione di titoli di spesa non andati a buon fine, nonché i conti istituiti nell'anno precedente a quello di riferimento.

2. I soggetti interessati possono richiedere al Ministero dell'economia e delle finanze deroghe al vincolo di cui al comma 1 per effettive e motivate esigenze. L'accoglimento della richiesta ovvero l'eventuale diniego, totale o parziale, è disposto con determinazione dirigenziale. Le eccedenze di spesa riconosciute in deroga devono essere riassorbite entro la fine dell'anno di riferimento, fatta eccezione per quelle correlate al pagamento degli oneri contrattuali a titolo di competenze arretrate per il personale.

3. Il mancato riassorbimento delle eccedenze di spesa di cui al comma 2 comporta che, nell'anno successivo, possono essere effettuate solo le spese previste per legge o derivanti da contratti perfezionati, nonché le spese indifferibili la cui mancata effettuazione comporta un danno. I prelievi delle amministrazioni periferiche dello Stato sono regolati con provvedimenti del Ministro dell'economia e delle finanze.

 

Art. 91.

Accantonato

(Emolumenti, consulenze, responsabilità contabile, consiglieri della Corte dei conti)

1. Il comma 593 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è abrogato.

2. Il trattamento economico onnicomprensivo di chiunque riceva a carico delle pubbliche finanze emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni, autorità indipendenti, agenzie, enti pubblici anche economici, società a totale o prevalente partecipazione pubblica nonché le loro controllate, ovvero sia titolare di incarichi o mandati di qualsiasi natura, non può superare quello del primo presidente della Corte di cassazione. Il limite si applica anche ai presidenti e componenti di autorità indipendenti, ai presidenti e componenti di collegi e organi di governo e di controllo di società non quotate in borsa, ai dirigenti. Nessun atto comportante spesa ai sensi dei precedenti periodi può ricevere attuazione, se non sia stato previamente reso noto, con l'indicazione nominativa dei destinatari e dell'ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministrazione o del soggetto interessato, nonché comunicato al Governo e al Parlamento. In caso di violazione, l'amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare eccedente la cifra consentita. Le disposizioni di cui al primo e al secondo periodo del presente comma non possono essere derogate se non per motivate esigenze di carattere eccezionale e per un periodo di tempo non superiore a tre anni, fermo restando quanto disposto dal periodo precedente. Le amministrazioni, enti e società di cui al primo periodo per le quali il limite trova applicazione sono tenute alla preventiva comunicazione dei relativi atti alla Corte dei conti. Per le amministrazioni dello Stato possono essere autorizzate deroghe con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, nel limite massimo di cui al comma 3. Coloro che sono legati da un rapporto di lavoro con organismi pubblici anche economici ovvero con le società a partecipazione pubblica o loro partecipate, collegate e controllate e che sono nominati componenti degli organi di governo e di controllo dei medesimi organismi o società sono collocati di diritto in aspettativa senza assegni e con sospensione della loro iscrizione ai competenti istituti di previdenza e di assistenza.

3. Le disposizioni di cui al comma 2 si applicano anche alle situazioni e rapporti già in corso alla data di entrata in vigore della presente legge. Qualora il trattamento economico subisca una riduzione, è consentito all'interessato entro il trentesimo giorno dalla data di entrata in vigore della presente legge rinunciare o recedere dal contratto, incarico o mandato nell'ambito del quale la riduzione viene applicata. Se la rinuncia o il recesso non è comunicato entro il termine anzidetto, l'incarico, mandato o contratto s'intende confermato secondo quanto originariamente previsto e con il solo cambiamento del trattamento economico. Nessuna deroga è consentita ai sensi del comma 2 per i due anni successivi a quello di entrata in vigore della presente legge. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanare entro il 30 giugno 2008 sono individuate, entro il limite massimo di 25 unità, le posizioni sottratte all'applicazione del presente comma.

4. Il primo, secondo e terzo periodo dell'articolo 1, comma 466, della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono soppressi. Alle fattispecie già disciplinate dai periodi soppressi si applicano i commi 2 e 3 del presente articolo.

5. Gli atti delle amministrazioni dello Stato, comportanti spese ai sensi del comma 2 del presente articolo, sono trasmessi alla Corte dei conti per il controllo di legittimità, ai sensi dell'articolo 27 della legge 24 novembre 2000, n.340.

6. Il presidente della sezione centrale del controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato accerta, prima della registrazione o della ricusazione del visto, l'avvenuta pubblicazione dell'incarico sul sito web dell'amministrazione. Il visto è comunque ricusato nel caso di mancata pubblicazione.

7. Le disposizioni dei commi 5 e 6 costituiscono princìpi fondamentali per il coordinamento della finanza pubblica, ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione.

8. All'articolo 1, comma 127, della legge 23 dicembre 1996, n.662, le parole da: «pubblicano» a: «erogato» sono sostituite dalle seguenti: «sono tenute a pubblicare sul proprio sito web i relativi provvedimenti completi di indicazione dei soggetti percettori, della ragione dell'incarico e dell'ammontare erogato. In caso di omessa pubblicazione, la liquidazione del corrispettivo per gli incarichi di collaborazione o consulenza di cui al presente comma costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale del dirigente preposto».

9. L'affidamento da parte degli enti locali di incarichi di studio o di ricerca, ovvero di consulenze a soggetti estranei all'amministrazione può avvenire solo nell'ambito di un programma approvato dal consiglio ai sensi dell'articolo 42, comma 2, lettera b), del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267.

10. Con il regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi emanato ai sensi dell'articolo 89 del citato decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267, sono fissati, in conformità a quanto stabilito dalle disposizioni vigenti, i limiti, i criteri e le modalità per l'affidamento di incarichi di collaborazione, di studio o di ricerca, ovvero di consulenze a soggetti estranei all'amministrazione. Con il medesimo regolamento è fissato il limite massimo della spesa annua per gli incarichi e consulenze. L'affidamento di incarichi o consulenze effettuato in violazione delle disposizioni regolamentari emanate ai sensi del presente comma costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale.

11. Le disposizioni regolamentari di cui al comma 10 sono trasmesse, per estratto, alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti che, entro trenta giorni dalla ricezione, esprime parere obbligatorio ma non vincolante sulla legittimità e compatibilità finanziaria delle stesse.

12. Dalla data di emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al quarto periodo del presente comma sono soppressi tutti i contratti di consulenza di durata continuativa riferibili al personale facente parte di speciali uffici o strutture, comunque denominati, istituiti presso le amministrazioni dello Stato, fatta eccezione per quelle preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, del patrimonio e delle attività culturali e storico-artistiche e alla tutela della salute e della pubblica incolumità. Le relative funzioni sono denominate alle direzioni generali competenti per materia ovvero per vicinanza di materia. Il personale di ruolo dipendente dall'amministrazione statale è restituito a quella di appartenenza ovvero può essere inquadrato, con le procedure e le modalità previste dal citato decreto legislativo n.165 del 2001, in uno degli uffici del Ministero presso cui presta servizio. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanare entro il 30 giugno 2008, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, sono individuati, tra gli uffici e le strutture di cui al primo periodo, quelli per i quali sussistono contratti di consulenza e di durata continuativa indispensabili per assicurare il perseguimento delle finalità istituzionali.

13. È nullo il contratto di assicurazione con il quale un ente pubblico assicuri propri amministratori per i rischi derivanti dall'espletamento dei compiti istituzionali connessi con la carica e riguardanti la responsabilità per danni cagionati allo Stato o ad enti pubblici e la responsabilità contabile.

14. L'articolo 7, comma 9, della legge 5 giugno 2003, n.131, è abrogato. I componenti già nominati in attuazione della predetta disposizione cessano dalla carica alla data di entrata in vigore della presente legge. Dalla medesima data termina ogni corresponsione ai medesimi componenti di emolumenti a qualsiasi titolo in precedenza percepiti.

15. Per il coordinamento delle nuove funzioni istituzionali conseguenti all'applicazione del presente articolo con quelle in atto già svolte, il consiglio di presidenza della Corte dei conti adotta, su proposta del presidente della Corte, i regolamenti necessari per riorganizzare gli uffici ed i servizi dell'Istituto, ai sensi dell'articolo 4 della legge 14 gennaio 1994, n.20, e dell'articolo 3 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n.286. Il presidente della Corte, quale organo di governo dell'Istituto, formula le proposte regolamentari, sentito il segretario generale, nell'esercizio delle funzioni di indirizzo politico-istituzionale ai sensi degli articoli 4, comma 1, e 15, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, definendo gli obiettivi ed i programmi da attuare ed adottando i conseguenti provvedimenti applicativi.

16. Ai fini di razionalizzazione della spesa pubblica, di vigilanza sulle entrate e di potenziamento del controllo svolto dalla Corte dei conti, l'amministrazione che ritenga di non ottemperare ai rilievi formulati dalla Corte a conclusione di controlli su gestioni di spesa o di entrata svolti a norma dell'articolo 3 della legge 14 gennaio 1994, n.20, adotta, entro trenta giorni dalla ricezione dei rilievi, un provvedimento motivato da comunicare alla Presidenza delle Camere, alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed alla Presidenza della Corte dei conti. Ove un atto o una gestione presentino una particolare rilevanza il presidente della Corte, in applicazione del principio di unitarietà della Corte stessa, può disporre, con propria ordinanza, l'integrazione temporanea di ogni collegio del controllo con magistrati aggiunti, in numero non superiore a dieci.

17. Al comma 4 dell'articolo 3 della legge 14 gennaio 1994, n.20, e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le parole: «, anche tenendo conto, ai fini di referto per il coordinamento del sistema di fmanza pubblica, delle relazioni redatte dagli organi, collegiali o monocratici, che esercitano funzioni di controllo o vigilanza su amministrazioni, enti pubblici, autorità amministrative indipendenti o società a prevalente capitale pubblico».

18. L'adeguamento di cui all'articolo 1, comma 576, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è corrisposto nella misura del 90 per cento per l'anno 2008 e nella misura dell'80 per cento per l'anno 2009 .

 


 

 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

252a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDI' 14 NOVEMBRE 2007

 

Presidenza del presidente MARINI,
indi del vice presidente CAPRILI
e del vice presidente ANGIUS

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 10,01)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1817.

Riprendiamo l'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Ricordo che nella seduta pomeridiana di ieri ha avuto luogo la votazione dell'articolo 90 e che sono stati accantonati gli emendamenti all'articolo 91.

Ha chiesto di intervenire il relatore. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, desidero comunicare all'Aula che ho da poco presentato un testo 2 dell'emendamento 91.850 (che insiste, appunto, sull'articolo 91), il quale reca, oltre ad alcuni aggiustamenti di dettaglio, una diversa disciplina del regime transitorio riguardante il limite alle retribuzioni dei dipendenti pubblici. Si tratta di un regime transitorio che riprende alcuni subemendamenti presentati nella serata di ieri: in particolare, si prevede la non operatività della norma sui contratti aventi natura privatistica in corso e si disciplinano con un regime transitorio le altre tipologie di contratto e le altre retribuzioni, anche derivanti da cumulo di incarichi, attraverso una decurtazione graduale della quota eccedente il limite fissato del 25 per cento annuo.

Ho altresì depositato un testo coordinato che rende più agevole la lettura. Ricomponendo l'emendamento con il testo originario, esso rende più agevole la lettura della complessa norma a cui mi sto riferendo.

 

CALDEROLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, mi sembra curioso che si possa procedere ad una riformulazione con l'inserimento d'ufficio di subemendamenti che sono stati presentati: se si tratta di subemendamenti, è necessario procedere al loro voto; il testo dell'emendamento del relatore verrà poi integrato.

Per poter giudicare, però, se si tratti di una riformulazione ovvero di un nuovo testo, e quindi se vi sia la necessità di apporvi eventuali ulteriori subemendamenti, attendiamo che il testo ci venga distribuito.

 

PRESIDENTE. Il testo è in via di distribuzione, ma dalle parole del senatore Legnini, almeno così come ho capito io, penso si tratti di un nuovo testo.

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI (Ulivo). Signor Presidente, la riformulazione del nuovo testo riguarda l'excomma 3, adesso articolato in commi 3-bis, 3- ter e 3-quater.

Ho tenuto conto nella riformulazione del testo - che costituisce una prerogativa del relatore - del contenuto di alcuni subemendamenti. Valuterà lei, signor Presidente, se quei subemendamenti, alcuni o tutti, siano o meno preclusi sulla base della riformulazione.

 

Sui lavori del Senato

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, l'Assemblea è in piena attività. Arriva un nuovo testo, quindi mi sembra, più che opportuna, doverosa una sospensione congrua per predisporre nuovi ed eventuali subemendamenti, visto che siamo nella fase finale dell'esame della finanziaria. Se si lavora non si può subemendare. Quindi, è necessaria una congrua sospensione.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, il collega Schifani mi ha anticipato. Sottoscrivo parola per parola quanto ha detto. Tra l'altro, il testo è molto complicato, quindi è necessario almeno il tempo per leggere cosa vi è scritto. Siamo di fronte alla stessa situazione di ieri e dobbiamo comportarci come ieri. Dateci il tempo di valutare l'emendamento ed eventualmente subemendarlo.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, mi associo a quanto detto dal presidente Schifani, sottolineando anche il profilo regolamentare della procedura alla quale stiamo assistendo. Ieri abbiamo assistito ad un singolare duetto tra il Ministro della giustizia e un importante ed autorevole Presidente di Gruppo della maggioranza su una questione rispetto alla quale nessuno ci informa come è finita. Non basta un emendamento riformulato dal relatore. Avremmo il desiderio di sapere cosa dice la maggioranza, al di là del testo che qui viene presentato, e capire su che cosa verte la ricomposizione.

Credo inoltre che in presenza di un nuovo emendamento - perché così lo ha presentato il relatore - ci sia un dovere d'illustrazione seria per capire che cosa prevede la normativa. Se ho ben capito, si rinvia, così come si dice in dialetto «a babbo morto», l'applicazione della stessa.

La terza questione è la seguente: abbiamo il diritto di verificare se vi è la possibilità, trattandosi di un emendamento nuovo, di presentare subemendamenti e anche su questo - ha ragione il presidente Schifani - vi è la necessità di avere congrui tempi per poter esercitare i nostri diritti .

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, i colleghi intervenuti mi hanno anticipato. Anch'io chiedo una sospensione dei lavori per valutare questo emendamento che stiamo leggendo in questo momento, mentre stiamo parlando. Quindi, chiedo una sospensione congrua per poterlo esaminare.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, io non mi limito a chiedere la sospensione congrua. Pongo in evidenza una situazione paradossale: noi, Gruppo UDC, abbiamo presentato ieri, sulla base di quanto era stato detto, alcuni emendamenti o subemendamenti. Mi trovo ora di fronte a un testo del senatore Legnini (che continuo a non capire a nome di chi parla: ieri avevo chiesto se parlava a nome della maggioranza, ed evidentemente non era così, è risultato in tutta evidenza che non parlava a nome almeno di tutta la maggioranza, non so se parlava a nome del Governo) che ha cancellato esattamente quella parte alla quale ho presentato subemendamenti.

Vorrei che finisse questa presa in giro del Parlamento da parte della maggioranza. Si metta d'accordo una volta per tutte! Ci dica qual è il testo finale, veramente finale, e noi presenteremo gli emendamenti. Altrimenti continuiamo a fare bagatelle.

Ieri il collega Antonio Boccia ha parlato dell'opposizione in termini offensivi. Noi come opposizione vorremmo sapere con chi abbiamo a che fare, collega Boccia! Per esempio, si parla dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili: che significa che un magistrato non può avere più del presidente della Corte di cassazione? Lo dico anche alla collega Finocchiaro, che è un magistrato.

Il riferimento ai magistrati è ai magistrati che conosciamo, o è altra cosa? Noi non possiamo andare avanti così, Presidente, lo dico per la dignità del Senato. Il termine deve essere serio, ma pretendo - pretendo! - che il relatore ci dica qual è la posizione finale della maggioranza. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN).

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, naturalmente condivido quanto ha detto il senatore D'Onofrio e non credo che basti, senza un chiarimento, una congrua sospensione. Peraltro, questo è un tema che è nel comune sentire della gente, è nella sensibilità della pubblica opinione; non so bene con quale coraggio siano state pensate delle difformità rispetto all'emendamento all'articolo 91 firmato dai senatori Polledri, Franco Paolo e Galli, che condivido.

Non si possono avere due morali: essere contro i parlamentari in modo plebiscitario, insieme con - quella sì - una casta che vorrebbe prendere il posto del Parlamento (e per un parlamentare, scusatemi tanto, associarsi a questa è veramente una vergogna), e poi non accettare l'emendamento Polledri, che riguarda tutti coloro i quali hanno a che fare con il pubblico, esercitando un ruolo...

 

PRESIDENTE. Senatore, non entriamo nel merito, stiamo discutendo un altro problema, la prego.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Presidente, non posso non dire quali sono le ragioni serie per le quali il Gruppo che presiedo non chiede soltanto una sospensione, ma intende approfondirne le motivazioni. Chiedo soprattutto a lei, Presidente, di far uscir fuori in via definitiva dalla maggioranza una posizione in relazione alle vicende che riguardano la parte economica di chi gestisce la cosa pubblica, perché sono in totale difformità.

Ecco, spero che il collega Russo Spena prenda la parola e ci dica qualcosa, perché Rifondazione Comunista deve dire se è d'accordo con colui il quale scrive della casta oppure no. Oppure vuole che ci sia il milione di euro, come quello che prende - lo diceva ieri il ministro Mastella - il presentatore televisivo? Insomma, mettiamoci d'accordo sull'etica e la morale della politica in questo Paese.

 

ANGIUS (Misto-CS). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANGIUS (Misto-CS). Signor Presidente, intervengo soltanto per dire ai colleghi che, a mio parere, ci ritroviamo nella pressoché identica situazione in cui ci siamo trovati ieri, a conclusione della seduta. La situazione mi sembra abbastanza chiara e piuttosto semplice anche da risolvere. Siamo in presenza di un emendamento del relatore al testo dell'articolo 91 della legge finanziaria.

Come io stesso ieri ho avuto modo di dire nel corso della seduta che ricordiamo, si trattava, e si tratterebbe anche adesso, di dare un tempo, congruo a mio giudizio, perché i Gruppi possano esaminare il nuovo testo proposto dal relatore, con quelle motivazioni che egli qui ha portato, in modo da consentire l'eventuale presentazione, da parte di ciascun Gruppo, se lo ritiene opportuno, dei relativi subemendamenti. Questa è la situazione; non è che stiamo discutendo adesso, senatore Cutrufo, del merito dell'articolo 91, questo lo faremo dopo.

Vorrei dire però ai Capigruppo delle forze politiche di opposizione che sono intervenuti che, a proposito della coesione politica o meno, a proposito del grado di convincimento o meno della maggioranza, e ovviamente del Governo, sul testo dell'articolo 91 e sull'emendamento che è stato presentato dal relatore, c'è solo un modo per effettuare una verifica. Anziché stare qui a continuare a parlare di questioni metodologiche che a questo punto, se mi permettete, non hanno né capo né coda, procediamo ad una sospensione della seduta, dando tempo ai Gruppi di presentare subemendamenti e verificare con il voto o con i voti se effettivamente il Governo ha una maggioranza e se questa è coesa. Penso che probabilmente alcuni ne saranno delusi, ma questo è l'unico modo.

Per tale ragione, signor Presidente, le chiedo di procedere in tal senso. (Applausi dei senatori Morando e Legnini).

 

RUSSO SPENA (RC-SE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RUSSO SPENA (RC-SE). Signor Presidente, vorrei rassicurare il presidente D'Onofrio che pone l'accento su un tema che ritengo di grande importanza e che rappresenta uno dei punti fondamentali di questa manovra finanziaria: il testo che il relatore ha testé presentato e che è in distribuzione è quello che in linea di massima (naturalmente poi si vedrà: la maggioranza è molto composita, complessa e giustamente articolata e dialettica al suo interno) comunque rappresenta il parere del relatore, della Commissione bilancio, dell'intera maggioranza e del Governo. Quindi, presidente D'Onofrio, è questo il testo sul quale anche le opposizioni dovranno confrontarsi, votare ed eventualmente dimostrare se la maggioranza è veramente unita o no. Personalmente ritengo (mi rivolgo al presidente Storace) che sia una norma di grande importanza.

Presidente Cutrufo, io non ho mai parlato di casta, mai; lo fa chi in genere va in televisione e ha una cattiva idea della politica e in genere anche un doppio linguaggio, nel senso che parla di casta in televisione e poi difende in quest'Aula tutti i privilegi, anche quelli più ingiusti, uno per uno. (Applausi dal Gruppo RC-SE). Io non parlo di casta, ma la lotta contro le oligarchie di potere che si sono consolidate in questi anni la faccio e la facciamo come Gruppo e come sinistra. (Commenti del senatore Novi). In quell'emendamento e in quella relazione presentata dal senatore Legnini io credo vi sia un grosso passo avanti.

Quindi, confrontiamoci seriamente nell'Aula, senza demagogie e senza populismo. (Applausi dai Gruppi RC-S, SDSE e Ulivo).

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, noi ci rimettiamo alle decisioni della Presidenza, che sempre rispettiamo e che quindi accetteremo, quali che siano.

Vorrei dire al collega D'Onofrio che non mi sarei mai permesso di offendere l'opposizione: ho fatto rilevare soltanto che c'era un impegno a dimezzare gli emendamenti e che ciò non è avvenuto; non mi pare un'offesa.

Per il resto, signor Presidente, come hanno detto gli altri autorevoli Capigruppo, c'è un testo sul quale la maggioranza ha trovato un punto di incontro. Quello è, si voti, non ci sono problemi.

 

PRESIDENTE. Colleghi, avendo ascoltato i Capigruppo, io credo sia necessario sospendere la seduta fino alle ore 11,30. In questo modo diamo mezz'ora di tempo per la presentazione dei subemendamenti e mezz'ora agli uffici per risistemare le carte e consentirci di andare avanti.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, forse saremo un po' tardi, ma a me serve mezz'ora solo per leggere il nuovo emendamento: ci dia almeno un'ora per la presentazione dei subemendamenti. (Commenti dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com e SDSE).

 

PRESIDENTE. Senatore Castelli, come ho già detto, riprenderemo i nostri lavori alle ore 11,30: diamo un quarto d'ora per sistemare le carte, gli uffici ce la fanno, e un'ora per la presentazione dei subemendamenti.

Sospendo pertanto la seduta.

 

(La seduta, sospesa alle ore 10,17, è ripresa alle ore 11,34).

 

La seduta è ripresa.

Colleghi, chiedo all'Assemblea di accordare un ulteriore quarto d'ora di tempo agli uffici al fine di procedere alla distribuzione dei fascicoli dei subemendamenti. Si stanno infatti predisponendo i fascicoli con i testi degli emendamenti da distribuire a tutti i senatori. Non facendosi osservazioni, così rimane stabilito.

Sospendo quindi nuovamente i lavori.

 

(La seduta, sospesa alle ore 11,35, è ripresa alle ore 11,56).

 

Riprendiamo i nostri lavori.

Colleghi, comunico all'Assemblea che il fascicolo dei subemendamenti è stato già distribuito ai Capigruppo ed è in corso di distribuzione ai senatori.

Comunico altresì che, a firma del senatore D'Onofrio, è stata presentata una proposta di stralcio dell'articolo 91.

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, in tutto l'iter di questa finanziaria abbiamo sempre assunto un comportamento di grande responsabilità e, contrariamente a quanto accaduto l'anno precedente in occasione della manovra finanziaria, abbiamo consentito che la Commissione bilancio esitasse un testo per l'Aula e conferisse mandato al relatore.

Signor Presidente, in 5a Commissione abbiamo addirittura presentato un numero di proposte emendative inferiore a quello della maggioranza; abbiamo presentato per l'Aula un pacchetto minimo di proposte emendative, il più basso della storia parlamentare; addirittura, prima di iniziare l'esame degli emendamenti, tutti i Capigruppo del centro-destra si sono alzati in Aula annunziando ulteriori ritiri di emendamenti. Da parte del Governo e della maggioranza, infatti, si paventava un ricorso al voto di fiducia e il Ministro per i rapporti con il Parlamento - andando, a mio avviso, al di là del suo ruolo e forse addirittura contro quelli che dovrebbero essere gli atteggiamenti di confronto con i parlamentari da parte del Ministro per i rapporti con il Parlamento - aveva indicato il numero di emendamenti che avrebbe consentito al Governo di non porre la fiducia: 200 emendamenti rappresentavano l'ipotesi minimale affinché non venisse fatto ricorso a questo espediente. Non abbiamo accettato questa proposta, ma abbiamo ulteriormente ridotto le nostre proposte emendative. Abbiamo lavorato in Aula senza fare ostruzionismo; ci sono stati confronti decisi e articolati e non ci siamo mai sottratti a questo impegno, né intendiamo farlo ora.

Ma succede un fatto nuovo, signor Presidente, che deriva dalla circostanza che all'esame dell'Aula vi è un intero testo di legge, non un articolo, quindi, che mette in discussione alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento e della nostra esperienza giuridica. (Applausi dai Gruppi FI e AN). È lungi da noi l'idea di non affrontare il tema della riduzione dei compensi dei pubblici amministratori, eliminando alcune storture, ma riteniamo che il metodo più adatto per farlo sia quello di emanare una legge specifica che affronti il tema. Non ci siamo sottratti, né ci sottrarremo mai a questo percorso, perché non siamo tra coloro i quali intendono battersi per mantenere il privilegio della famosa casta, non soltanto intesa come sistema Paese, ma come uomini di Stato che ricoprono il ruolo di dipendenti e di amministratori di enti pubblici e che, effettivamente, sono titolari di retribuzioni che non sono più consone a quello che è il comune sentire del Paese. Questa battaglia va affrontata, ma non in questo modo e in quest'occasione, nel corso dell'esame della manovra finanziaria. (Applausi dai Gruppi FI e AN. Commenti dai banchi dlela maggioranza).

Vengono avanzate proposte che cambiano ogni giorno, perché purtroppo, signor Presidente, la maggioranza, non trovando un'intesa globale al proprio interno e per recuperare i pezzi che sta perdendo, chiede ogni volta il loro accantonamento e si riunisce di notte per inserire ulteriori proposte che la compattano, ma così facendo mette sempre più sotto i piedi quello che è lo Stato di diritto, pur di restare in piedi e sopravvivere. (Applausi dal Gruppo FI).

Concludo, signor Presidente, citando una norma che mi colpisce - anche se non è questo l'oggetto del mio intervento - solo per rassegnare ai colleghi l'assurdità delle ulteriori proposte spuntate fuori stamattina: mi riferisco a quella che prevedrebbe che i contratti di assicurazione in essere, stipulati regolarmente nella logica della piena autonomia negoziale di una società di assicurazioni, per legge, al giugno del 2008, vengano dichiarati nulli. Con ciò si viene meno alle prospettive negoziali delle aziende assicurative, alle loro prospettive di ricavo, a quella che è la certezza del diritto, ma anche alla tenuta finanziaria di alcune società che potrebbero avere nel proprio portafoglio rilevanti polizze assicurative, facendo loro perdere anche competitività nel mercato. Tutto questo si fa per legge. Siamo in un regime o in uno Stato democratico? Siamo per il mercato o per lo statalismo? (Applausi dal Gruppo FI).

Signor Presidente, le chiedo formalmente la convocazione immediata di una Conferenza dei Capigruppo, perché su questo testo occorre una nuova articolazione dei lavori d'Aula, dal momento che è un nuovo testo di legge che merita un grande approfondimento. Se così non fosse, naturalmente non ci staremo e saremo costretti, signor Presidente, a venir meno, non per nostra responsabilità, a quello che è stato il percorso di questa finanziaria, nella quale diamo atto a lei di essere stato sempre il garante della mediazione dei lavori d'Aula e dell'opposizione. (Applausi dai Gruppi FI e AN. Congratulazioni).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, pochi minuti fa è avvenuto un fatto che considero molto grave e che, tra l'altro, contrasta con il modo in cui lei ha sempre presieduto, nell'ultimo anno e mezzo, i lavori di quest'Aula. Il senatore Baldassarri ha presentato un solo subemendamento - a dimostrazione che non c'era assolutamente volontà ostruzionistica - dopo che lei, tornando in quest'Aula alle ore 11,30, ha sospeso nuovamente i lavori per altri 15 minuti. In quei 15 minuti è stato scritto il subemendamento e portato agli uffici. Lei ha ritenuto di non accettare un solo emendamento. Il fatto è gravissimo perché lei ieri sera ha consentito la sospensione dei lavori in quest'Aula, quindi di non votare, perché la maggioranza era in difficoltà e sarebbe andata sotto. In questo modo ha permesso di fare accordi durante la notte per tornare questa mattina un'altra volta con una maggioranza nuovamente coesa grazie ai giochini che durante la notte sono stati fatti. (Applausi dai Gruppi AN, FI e UDC).

Inoltre, c'è una vicenda incredibile, perché il testo che ci è stato presentato stamattina non è un emendamento e nemmeno un articolo di legge. Ha ragione il presidente Schifani: qui siamo di fronte a una nuova legge che sconvolge completamente le regole finora scritte sull'argomento. Si tratta di un tema delicato e, prendendo la parola, non voglio assolutamente che ci sia il minimo dubbio che voglio difendere chi percepisce indennità incredibili (Commenti dal Gruppo RC-SE). Però mi consenta di fare una riflessione, perché l'emendamento che ci viene presentato praticamente sostiene che chi riceve emolumenti o retribuzioni non può avere cachet pagati da nessun'altra parte dello Stato. Caro Russo Spena, ti voglio fare questo esempio: un insegnante di un conservatorio guadagna 1.300 euro al mese.

 

SODANO (RC-SE). Non è quello il caso!

 

MATTEOLI (AN). Se il 2 giugno la prefettura di competenza lo chiama per suonare il piano, quell'insegnante, in base a quanto avete stabilito in questo emendamento, non può ricevere un cachet. Allora volete effettuare tagli sui boiardi di Stato o volete tagliare sui disgraziati? Voi volete tagliare le indennità ai disgraziati con una norma!

Non è pensabile che si possa andare avanti: chiedo che si sospendano i lavori e che si riunisca una Conferenza dei Capigruppo perché prima di tutto dobbiamo rimodulare i tempi, dal momento che vogliamo approfondire questo articolo e discutere gli emendamenti che sono stati presentati.

Inoltre, la prego, signor Presidente, di accettare l'emendamento del Gruppo di Alleanza Nazionale, perché si tratta di un solo emendamento e non può assolutamente essere tacciato di ostruzionismo. Dica poi agli uffici di non usare due pesi e due misure perché questo non lo accetto: ho l'obbligo di difendere il Gruppo che presiedo e gli uffici devono essere in condizione di consentire a tutti di avere lo stesso diritto (Applausi dai Gruppi AN, FI e LNP). Il nostro emendamento deve essere accettato, perché non posso tollerare che non sia ammesso un solo emendamento: è incredibile quello che è accaduto pochi attimi fa!

 

PRESIDENTE. Chiariamoci bene. Innanzitutto, gli uffici sono e sono sempre stati, a riconoscimento generale, al di sopra delle diatribe politiche che quest'Aula conosce. (Applausi dai banchi della maggioranza).

 

NOVI (FI). Non è vero!

 

PRESIDENTE. Qui c'è stata una mia decisione, perché avevamo stabilito dei tempi, delle scadenze di Aula, ed erano stati presentati circa 40 subemendamenti. Su questo aspetto ora faccio svolgere un controllo agli uffici e, se AN non ha presentato nessun emendamento, posso rivedere la mia decisione.

Veniamo alla questione più generale. Dobbiamo essere chiari: noi abbiamo stabilito, tutti d'accordo, tempi contingentati che sono scaduti, quasi complessivamente, già dalla giornata di ieri. Il Regolamento prevedeva e prevede che il Senato avrebbe dovuto consegnare, dopo 40 giorni complessivi, nella giornata di oggi - anzi il termine scadeva ieri sera - il complesso della manovra all'altra Camera.

 

FERRARA (FI). Non c'è nel Regolamento!

 PRESIDENTE. Con l'accordo dei Capigruppo abbiamo stabilito la conclusione per questa sera, quindi nessuna obiezione. I tempi sono stati gestiti con una certa larghezza doverosa, visto che i lavori sono andati avanti molto ordinatamente.

Ho l'obbligo di rispettare i tempi che abbiamo deciso assieme e, sia pure con quel minimo di elasticità che il senso di serietà consente, di passare all'altra Camera il complesso del lavoro che ultima il Senato. Non posso quindi accettare ulteriori proposte sospensive, ma - visto che ora è stato presentato un certo numero di emendamenti - potremmo consentire ai Gruppi che lo richiedono cinque minuti per l'illustrazione dei subemendamenti e per il parere sulla proposta di stralcio avanzata dal senatore D'Onofrio. Darei i cinque minuti da ora, in modo che le motivazioni possano essere affrontate tutte quante. (Proteste dai Gruppi FI e UDC). Fuori da questo, violeremmo il Regolamento, mettendoci in condizione di non poter adempiere ai nostri obblighi: prego i Gruppi di valutare con serietà questa mia riflessione.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ma la prego di essere breve.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, sarò estremamente breve nel dire che noi (io ed i colleghi Schifani e Matteoli, con i quali sono totalmente d'accordo) stiamo chiedendo lumi su una questione che nasce da una complicatissima vicenda della maggioranza. È questa, infatti, che tende a non rispettare il termine di oggi, per i suoi problemi interni: il relatore ieri ha presentato un emendamento; avevamo deciso di presentare subemendamenti (come abbiamo fatto); poi vi è stata una divergenza politica tra il ministro Mastella ed il relatore; dopodiché, siamo arrivati ad oggi. È colpa della maggioranza! (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

PRESIDENTE. No: il ministro Mastella è intervenuto prima dell'accantonamento di ieri sera.

 

D'ONOFRIO (UDC). E allora l'opposizione chiede che i Capigruppo si riuniscano, perché la maggioranza ha dato vita all'impossibilità di rispettare il termine: questo è il problema.

La proposta di stralcio che ho presentato viene incontro alle esigenze dei tempi, ma non ne voglio discutere come se fosse un chiacchiericcio. Si può accettare qualunque opinione, benché espressa qui, ma personalmente (politicamente, per carità) non accetto che all'opinione del collega Matteoli - secondo il quale ci stiamo opponendo ad un tentativo eversivo dell'ordinamento italiano - ci possa essere qualcuno che gridi come se stessimo difendendo chissà cosa: qualcuno ha già difeso gli amici degli amici in questa legge; noi vogliamo difendere gli italiani, per la miseria! (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi UDC, FI, AN e DCA-PRI-MPA).

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, vorrei cercare di parlare nei termini più sobri possibile: che lo dica un leghista forse è strano, ma comunque cercherò di farlo, perché la questione non mi pare banale.

Signor Presidente, mi scusi: abbiamo stabilito un percorso preciso, ma basato su alcuni fatti fondamentali. L'opposizione, in maniera responsabile, si è autolimitata, presentando così pochi emendamenti come mai era accaduto nella storia della Repubblica, tant'è che all'inizio la maggioranza ne aveva presentati di più. Su questa base, abbiamo contingentato i tempi, stabilito la data del voto finale e lavorato esattamente con questa sintonia.

Che cosa capita? Su un articolo molto importante - e su questo punto credo saremo tutti d'accordo - la maggioranza (non l'opposizione) si è incartata. Ieri il relatore - non l'opposizione, lo ribadisco - ha presentatoex abrupto un emendamento molto importante, sul quale la sera abbiamo lavorato in tempi ristretti. Io stanotte ho dormito, non so cos'è successo: voi, probabilmente, avete lavorato. Oggi siamo tornati in Aula e, secondo quanto accaduto nella notte, vi siete trovati di fronte ad un nuovo accordo.

Ci ripresentate pertanto un testo sul quale, per il momento, non esprimo un giudizio: sarete d'accordo, però, se dico che oggettivamente contiene principi assolutamente rilevanti (pensiamo soltanto alla retroattività di certe norme, e mi fermo qui, per il momento). Siete d'accordo che è un tema importante sul quale dobbiamo discutere e non è stato introdotto da noi. Quindi non può ricorrere al Regolamento e dire che ormai i tempi sono finiti e non se ne può più discutere. No, Presidente! Questo è inaccettabile. Se la maggioranza - e non l'opposizione - presenta un testo così rilevante dovrebbe essere lei a dire che, per la dignità del Senato, dobbiamo discutere e non votare come delle persone senza testa. Questo per quanto concerne l'ordine dei lavori.

Per quanto riguarda la materia in sé, colleghi (mi rivolgo soprattutto ai più sensibili a questo tema, a quelli che hanno anche scritto libri sull'argomento), vi state accorgendo di cosa state votando? Avevo presentato con il mio Gruppo un emendamento che avrebbe posto fine allo scandalo per cui i boiardi (mi consenta questo termine, capisco che è forte, ma ha una sua validità formale) del Ministero del tesoro si spartiscono gratifiche milionarie. Avete bocciato quell'emendamento, accettando che ci siano dei boiardi di Stato che, tra un mese, si spartiranno gratifiche....

 

PRESIDENTE. È forte, senatore Castelli. Vada avanti.

 

CASTELLI (LNP). Si spartiranno decine e decine di migliaia di euro, alla faccia dei lavoratori, di quelli che prendono 300 euro al mese di pensione minima. Dopo di che, nell'emendamento avete messo che i nani e le ballerine di Stato possono prendere anch'essi stipendi milionari. Il ministro Mastella è intervenuto: forse non lo sapete e quindi ve lo dico io, cari colleghi, che il capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria prende - sbaglierò di qualche decina di migliaia di euro - 400.000 euro l'anno. Non solo! Ve ne dico un'altra: è sufficiente che rimanga in carica 12 mesi per prenderli per tutta la vita. Vi preparate a votare questo!

Abbiamo presentato un emendamento su cui, se siete coerenti, dovrebbe confluire tutta l'Assemblea: molto banalmente prevede che i deputati devono prendere un certo emolumento. Delle due l'una: o pensiamo che facciamo un lavoro sbagliato e poco rilevante e quindi dobbiamo prendere meno dei dirigenti di Stato o, se il nostro lavoro, come io credo, è un lavoro nobile e molto importante, il nostro emolumento deve essere la misura cui commisurare tutti gli altri. Abbiamo presentato un emendamento che stabilisce questo principio perché vogliamo difendere il principio, assolutamente condivisibile, che deve esserci un calmieramento degli stipendi. Sono d'accordo con i tanti richiami del collega Rossi Fernando su questo tema. Se vogliamo essere coerenti, votiamo questo emendamento e non il vostro articolo pieno di buchi.

 

PRESIDENTE. Non entriamo nel merito!

 

CASTELLI (LNP). Consente a chi lavora alla Banca d'Italia di guadagnare quello che vuole. Come mai? Anche questo è voto di scambio. Sappiamo benissimo chi qui difende la Banca d'Italia. Diciamoci le cose una volta per tutte! Stanotte è stato fatto mercimonio anche su questo. Vergognatevi! (Applausi dai Gruppi LNP, FI, AN, UDC e DCA-PRI-MPA).

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, lei ha detto il vero, come sempre del resto, quando ha spiegato nella Conferenza dei Capigruppo cosa avevamo deciso, come è senz'altro vero - faccio appello alla sua capacità di mediazione - che ci troviamo di fronte, rispetto agli accordi della passata riunione dei Capigruppo, ad un'enorme novità con questo stravolgimento dell'articolo 91 "notturno". Soltanto adesso, avendo potuto approfondire di che cosa in realtà si tratta, abbiamo capito che stravolge in vari aspetti la nostra tradizione giuridica, andando incontro, da una parte, alle esigenze degli amici degli amici, come hanno detto i Capigruppo che mi hanno preceduto, dall'altra, mettendo sul fuoco per demagogia quello che la pubblica opinione pensa, gonfiata da ciò che alcuni fino ad oggi ed in questi giorni hanno scritto. Questo è inaccettabile.

Questo è inaccettabile per noi singolarmente e per l'istituzione Parlamento. Per tale ragione, le chiediamo formalmente di consentire la riunione della Conferenza dei Capigruppo per discutere in quella sede di come riorganizzare i lavori. (Applausi dal Gruppo DCA-PRI-MPA).

 

SALVI (SDSE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (SDSE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei svolgere alcune brevi considerazioni, in base alle quali è a mio avviso ineccepibile la decisione preannunciata dal Presidente del Senato.

Si è parlato di enorme novità: questo testo è stato votato in Commissione bilancio, era noto da tempo, con il parere favorevole del Governo. Quanto tempo è passato, Presidente? Dov'è l'enorme novità?

 

SCHIFANI (FI). Ma questa è un'altra cosa.

 SALVI (SDSE). No, mi sto riferendo al testo in esame, al quale sono state apportate alcune modifiche. Mi faccia concludere.

Parliamo dei punti che qui sono stati denunciati come scandalosi. Vorrei chiedere ai colleghi Capigruppo dell'opposizione, sempre attenti e scrupolosi, di leggere bene il testo, nel loro interesse; se lo facessero, non direbbero le cose che hanno detto. Presidente Matteoli, il caso da lei segnalato rientra nel tetto onnicomprensivo. Se l'insegnante del Conservatorio con l'incarico rimane sotto il livello del primo presidente della Corte di Cassazione, potrà svolgere tale ulteriore attività. Quindi, raccomando un'attenta lettura del testo.

Presidente Schifani, circa la questione dei contratti di assicurazione (mi riferisco al caso più clamoroso, quello della RAI, per il quale è in corso un procedimento presso la Corte dei conti), i cittadini pagano ai loro amministratori un'assicurazione, per cui se questi dovessero rispondere per danno erariale o per danno arrecato ai cittadini non pagherebbero una lira, in quanto sono i cittadini medesimi ad aver pagato loro un'assicurazione. È una questione da tempo all'esame della magistratura, compresa quella della Corte costituzionale, perché si dubita della sua legittimità. Mi sembra pertanto che questa sia una misura non solo di moralizzazione, ma dello Stato di diritto.

Presidente Castelli, non c'è alcuna retroattività della norma. Lei ha segnalato dei casi che effettivamente colpiscono, compresi quelli dei magistrati che lavorano al Ministero della giustizia, che, a volte, guadagnano il doppio rispetto al primo presidente della Corte di Cassazione. Benissimo, ci aiuti: voti la norma che impedirà per il futuro il ripetersi di tali scandali. Questa norma consente anche di risolvere il problema dai voi sollevato dei funzionari del Tesoro che si spartiscono i proventi dell'evasione fiscale; il Gruppo della Lega voti tale proposta e ciò non accadrà più. (Applausi dai Gruppi SDSE, Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com e Aut).

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI (Ulivo). Signor Presidente, vorrei far rilevare all'Aula a questo punto della discussione che quest'anno, per la prima volta nella storia dell'attività parlamentare repubblicana, il relatore ed il Governo sia in Commissione sia in Aula non hanno presentato alcun emendamento nuovo e che i pochissimi emendamenti presentati sono consistiti nella riformulazione o nella correzione dei testi degli articoli approvati in Commissione. Quindi l'attività espletata è stata rispettosissima dei tempi e delle decisioni unilateralmente assunte dalla Commissione.

Secondo punto. Ieri sera, all'esito della discussione che c'è stata, in particolare dell'intervento del ministro Mastella, le opposizioni hanno chiesto un chiaro pronunciamento da parte della maggioranza. Questo pronunciamento della maggioranza c'è stato e consiste nell'emendamento questa mattina tempestivamente depositato in apertura dei lavori.

Terzo punto. Si è sostenuto che il testo presentato questa mattina costituirebbe una nuova legge, conterrebbe innovazioni diffuse e radicali. Ho già detto in sintesi stamattina che così non è, perché la prima parte, il comma 2 di tale testo, non contiene alcuna modifica sostanziale, né rispetto al testo dell'emendamento di ieri, né rispetto al testo votato dalla Commissione.

In particolare, si conferma il limite a regime per tutti i soggetti indicati nella norma della retribuzione del primo presidente della Corte di Cassazione, con alcune eccezioni che sono esattamente individuate in tutti e tre i testi (quello della Commissione, quello di ieri e quello di questa mattina), ovvero per le attività professionali ed i contratti d'opera per le società che hanno necessità di competere sul mercato in condizioni di efficienza, per le Autorità indipendenti e la Banca d'Italia, per le società quotate e per le 25 unità rimesse al Governo.

Quindi, a regime, signor Presidente, non c'è stata alcuna modificazione sostanziale. (Commenti dai Gruppi FI e AN). La sola modificazione intervenuta, che recepisce l'esito della discussione che si è sviluppata, riguarda il regime transitorio, sul quale si interviene con modifiche molto limitate...

 

PARAVIA (AN). Chi sono i 25? Chi sono?

 

LEGNINI, relatore. ...che riguardano appunto i contratti di diritto privato in corso, che sono fatti salvi fino alla loro scadenza, ed una graduazione della decurtazione per gli altri contratti, quelli di diritto pubblico, per i quali si conferma questa decurtazione graduale, quadriennale, del 25 per cento.

Questo è tutto, signor Presidente, onorevoli colleghi: io non capisco dove sia lo stravolgimento del testo e della norma.

Approfitto, e concludo, per comunicare all'Aula che ho presentato un subemendamento come relatore che contiene alcuni aggiustamenti di drafting irrilevanti (richiami di commi ed articoli) ed una rettifica resasi necessaria in virtù di un errore materiale, nel senso che vi era una differenza tra il testo coordinato ed il testo dell'emendamento presentato. Nel testo dell'emendamento si faceva riferimento, a proposito del regime transitorio, ai rapporti in corso; nel testo coordinato dell'articolo si faceva riferimento invece ai contratti di diritto privato in corso. Si è provveduto ad adeguare il testo dell'emendamento rispetto al contenuto, che era quello voluto, del testo coordinato. (Applausi dai Gruppi Ulivo e RC-SE).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Legnini.

Onorevoli colleghi, poiché tutti i Capigruppo della minoranza ne hanno chiesto la convocazione, sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Capigruppo. (Applausi dal Gruppo FI).

 

(La seduta, sospesa alle ore 12,25, è ripresa alle ore 13,15).

 

Presidenza del vice presidente CAPRILI

 

La seduta è ripresa.

Comunico alle colleghe e ai colleghi che la Conferenza dei Capigruppo ha stabilito di sospendere la seduta e di riprendere i nostri lavori alle ore 15.

Sospendo pertanto la seduta.

 

(La seduta, sospesa alle ore 13,15, è ripresa alle ore 15,03).

 

Presidenza del presidente MARINI

 

Riprendiamo i nostri lavori.

Comunico che la Conferenza dei Capigruppo, riunitasi poco fa, ha stabilito a maggioranza che entro questa sera si concluderanno le votazioni sui rimanenti articoli ed emendamenti riferiti al disegno di legge finanziaria. La seduta proseguirà ad oltranza, senza orario di chiusura prestabilito.

La discussione riprenderà ora dall'articolo 92. L'articolo 91, nel nuovo testo proposto dal relatore, e i relativi subemendamenti saranno trattati per ultimi, dopo gli ulteriori articoli ed emendamenti precedentemente accantonati.

Ai Gruppi di opposizione e al Gruppo Misto, che hanno esaurito i propri tempi, sono attribuiti ulteriori 30 minuti ciascuno per la discussione dei residui articoli ed emendamenti, escluse le dichiarazioni di voto finali.

I lavori riprenderanno domani mattina alle ore 9,30 per le dichiarazioni di voto finali sul disegno di legge finanziaria.

Dopo il voto con la presenza del numero legale, avranno luogo l'informativa del Governo sull'uccisione di Gabriele Sandri e i successivi incidenti e i relativi interventi dei Gruppi.

Sempre nella giornata di domani, saranno votati la Nota di variazioni al bilancio, non appena presentata dal Governo, e il disegno di legge di bilancio nel suo complesso (anche quest'ultimo voto con la presenza del numero legale).

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, è la prima volta, in questa legislatura, che viene approvato un calendario a maggioranza. Ce ne dispiace. Prendiamo atto, signor Presidente, che ella non ha tenuto conto della proposta formulata in Conferenza dei Capigruppo da parte dell'intera opposizione, cioè quella di consentire all'Aula di esitare questo provvedimento entro la settimana.

Abbiamo spiegato i motivi della nostra proposta e continueremo a farlo. Sono certo che lei non impedirà che in Aula si svolga un ampio dibattito su questa proposta e sulle altre, a garanzia della dignità del Senato. In un anno e mezzo di percorso parlamentare, abbiamo riconosciuto in lei un grande mediatore, un garante delle regole e sono certo che lo sarà anche questo pomeriggio. Abbiamo un Regolamento e a quello ci appelleremo, perché siano rispettate le procedure.

Sin dall'inizio, su questa manovra finanziaria, abbiamo assunto un atteggiamento estremamente responsabile, come ho detto stamattina e più volte. Credo non sia mai successo nella storia del Senato che si presentassero così pochi emendamenti alla manovra finanziaria. Del resto, ci eravamo dati delle regole perché volevamo un confronto a parità di condizioni, volevamo cioè discutere, proporre, emendare, votare. Ma questa parità di condizioni doveva essere rispettata dalla maggioranza e dal Governo, che invece, tutte le volte che si sono trovati in difficoltà, hanno deciso di buttare la palla al di là del campo, chiedendo accantonamenti e prendendo tempo. (Applausi dai Gruppi FI e AN e dei senatori Cursi e Valentino).

Ricordo tra l'altro che, a causa della mancata copertura di un emendamento sulla proroga dell'esenzione dai ticket sanitari, addirittura l'Aula è stata sospesa per consentire alla Commissione di discutere su questo tema. E la responsabilità di ciò non è stata nostra, ma è stata del Governo e della maggioranza, che avevano proposto coperture inesistenti, dal momento che non erano state vidimate dalla Ragioneria dello Stato. (Applausi dal Gruppo FI).

Abbiamo posto questioni serie, problemi obiettivi, non con finalità ostruzionistiche o demagogiche. Questo è stato il nostro percorso e intendiamo continuare in tale direzione. Da un lato c'è un'opposizione responsabile e seria, dall'altro lato c'è una maggioranza che è incapace di risolvere i problemi in Aula, nonostante che con il nostro atteggiamento avessimo dato ogni possibilità alla maggioranza e al Governo di arrivare all'esame dell'Aula dopo avere sciolto tutti i nodi, visto che non avevamo fatto ostruzionismo. La maggioranza e il Governo invece, tutte le volte che si sono trovati in difficoltà, hanno deciso con il voto dell'Aula, e quindi con la forza dei muscoli, anche se molto esigui (conosciamo la differenza tra noi e la maggioranza), di rinviare ad un momento successivo.

Signor Presidente, le regole vanno rispettate da entrambe le parti, devono essere paritarie. Le modalità di comportamento devono obbedire a principi identici. Noi li abbiamo rispettati, ma non l'hanno fatto la maggioranza e il Governo fino a ieri sera. Infatti, in presenza dell'intervento del Ministro della giustizia che poneva alla sua maggioranza e al Governo del quale fa parte forti dubbi sull'ammissibilità di un emendamento introducente retroattivamente limitazioni a diritti soggettivi, questa maggioranza ha deciso - tanto per cambiare - di lanciare la palla fuori dal campo e di accantonare tutto per risolvere nottetempo i suoi problemi. (Applausi dal Gruppo FI).

Allora ci si trova dinanzi a nuovi emendamenti, a richieste di possibilità di emendare entro un'ora testi complessi ed articolati, e ci attendiamo, sui 30-40 emendamenti che avete accantonato (li avete accantonati perché non avete trovato, nonostante abbiate avuto tutto il tempo possibile e immaginabile, concertazione effettiva tra voi e il Governo), riformulazioni come quella di stamattina. Ebbene: pensate che sulle riformulazioni l'opposizione non abbia il sacrosanto diritto di poter subemendare e discutere? (Applausi dai Gruppi FI e Misto-LD). Questo è lo scenario, signor Presidente, uno scenario che ho delineato in piena coscienza e consapevolezza.

A me spiace che un Capogruppo della maggioranza si sia lasciato andare a dichiarazioni che - secondo me - non si attagliano al ruolo di Capigruppo che ricopriamo. Caro collega Russo Spena, io non prendo ordini da nessuno: prendo ordini dalla mia coscienza e nessuno mi ha ordinato di fare ammuina! Faccia ammenda delle sue espressioni, perché un Capogruppo non parla così! (Applausi dai Gruppi FI e AN). Non prendo ordini da nessuno: prendo ordini dalla mia coscienza e dalla mia dignità. É la sua cultura che la porta a pronunciare certe espressioni! (Vivi applausi dal Gruppo FI e del senatore Tofani). Purtroppo siamo governati da un'estrema sinistra che intende, evidentemente quando è in difficoltà, lasciarsi andare a certe espressioni come altre che abbiamo ascoltato recentemente in Conferenza dei Capigruppo, dove un'altra Capogruppo dell'estrema sinistra si è permessa di offendere l'opposizione sostenendo che noi, chiedendo l'intervento del Governo e la possibilità di intervenire per commemorare i morti di Nasiriya, intendevamo turlupinare i tempi sulla finanziaria. (Applausi dal Gruppo FI).

Signor Presidente, non ci stiamo - è la prima volta che succede - a questo andazzo. Non ci stiamo perché riteniamo che sia sacrosanto diritto dell'opposizione, di questa opposizione, della quale sono fiero di far parte assieme ai Capigruppo del centro-destra, poter discutere liberamente questa manovra, atteso che è calendarizzata alla Camera per la prossima settimana. Ci dia la possibilità di discutere, di finire i lavori entro la settimana, perché la norma di questa mattina è un'intera legge, non è un articolo o un emendamento. Noi intendiamo intervenire sul tema del calmieramento dei costi dei manager pubblici. Non intendiamo sottrarci, ma intendiamo farlo con coscienza, con consapevolezza e con responsabilità. Nessuno sino ad oggi può arrogarsi il diritto di dire che questa opposizione in tale percorso non ha avuto responsabilità, consapevolezza e serietà.

E proprio perché forti di questo nostro atteggiamento, forti di questa nostra consapevolezza, forti del fatto che il Paese guarda a noi, a quello che fa l'opposizione in Senato, forti di questa circostanza, io contesto questo calendario e propongo personalmente quanto ho detto nella Conferenza dei Capigruppo: finire i lavori entro la giornata di venerdì per fare in modo che si discuta seriamente e serenamente su tutto il resto, perché ci sarà da discutere. (Vivi applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

TOFANI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TOFANI (AN). Signor Presidente, colleghi senatori, credo che questi fatti debbano obbligatoriamente farci riflettere su quanto politicamente si sta determinando in questa fase conclusiva della discussione della finanziaria e della legge di bilancio.

Signor Presidente, anche Alleanza Nazionale è rammaricata che non si sia giunti alla definizione di un calendario condiviso; modo e metodo, del resto, che da un anno e mezzo puntualmente si determina in tutte le Conferenze dei Capigruppo. Perché non si arriva a questo? Credo che il motivo fondamentale sia legato proprio al contrasto che c'è all'interno della maggioranza, perché quando un Presidente (e cioè lei, presidente Marini), che ha dimostrato ampiamente di essere capace di sintesi e di mediazioni alte, non riesce, in una fase come questa di conclusione, come prima dicevo, a trovare una sintesi, significa che è fortemente condizionato dai contrasti che ci sono all'interno degli schieramenti di maggioranza.

Questo è palese perché, come veniva prima detto nell'intervento del collega capogruppo di Forza Italia, senatore Schifani, noi non vogliamo assolutamente creare elementi tali da far saltare un impegno che questo ramo del Parlamento ha preso nei confronti dell'altro ramo del Parlamento, cioè quello di licenziare il provvedimento entro il 16 di questo mese. Noi ci siamo attenuti scrupolosamente a questo percorso e lo abbiamo fatto con grande segno ed indice di impegno e di onestà intellettuale.

Da ieri sera, in modo particolare questa mattina, sono sopraggiunti, attraverso l'introduzione di una nuova norma nella discussione della finanziaria, elementi tali da indurci ad approfondire e quindi a concorrere al lavoro, svolgendo appieno il nostro ruolo di opposizione. Nella nostra visione, infatti, l'opposizione è anche cultura di governo e capacità di determinare processi virtuosi che possono produrre, nei confronti della sintesi, elementi tali da migliorare i provvedimenti.

A fronte di ciò, noi che cosa abbiamo chiesto? Abbiamo chiesto di discutere di più, di approfondire di più, di capire meglio che cosa è accaduto da ieri sera, perché non possiamo assolutamente sottovalutare la presa di posizione di un Ministro di questo Governo, del ministro Mastella, che dal banco del Governo - sottolineo: dal banco del Governo - è intervenuto in qualità, non solo di senatore, ma direi anche di segretario del suo partito, dicendo chiaramente: l'articolo 91 io non lo voto, l'articolo 91 non deve passare, l'articolo 91 rappresenta un vulnus nel percorso di questo provvedimento. Sembra che si voglia sottovalutare quanto è stato fatto e quanto è stato detto. Noi non vogliamo certamente esaltare o cavalcare questo episodio (lo abbiamo dimostrato ieri sera e nella seduta di questa mattina), ma non possiamo non sottolinearlo.

Se ci sono problemi nella maggioranza, che ancora una volta sono stati dimostrati e ampiamente conclamati, lei, signor Presidente, deve dare la possibilità a chi vuole lavorare, di poterlo fare e di poter contribuire, nell'ambito di quel dibattito naturale che si svolge all'interno di un'Aula parlamentare, alla definizione di una legge. Del resto, l'opposizione ha mostrato, proprio in questo momento, in queste giornate, in queste settimane di sessione di bilancio, il massimo della responsabilità. Noi abbiamo evitato in tutti i modi che vi fossero pretesti perché il Governo potesse porre la questione di fiducia. Abbiamo dimostrato ciò nella correttezza del dibattito in Commissione, nel forte contenimento del numero di emendamenti presentati in Commissione e nel nostro comportamento in Aula, quando i nostri emendamenti sono stati ridotti a qualche centinaio e, nel corso dei lavori, molti sono stati anche ritirati, a documentazione della trasparenza del nostro messaggio politico e, quindi, della nostra volontà politica.

Non comprendiamo, signor Presidente, la reazione da parte della maggioranza e i motivi per i quali si vuole strozzare un dibattito così importante ed impegnativo anche sull'emendamento (che emendamento non è, ma è ben altro) che il relatore ha presentato ieri sera e riformulato questa mattina.

Nella lettura dei due emendamenti, il primo e il secondo, si dimostra ampiamente che si è giunti, verosimilmente durante la nottata (non potrei pensare ad altro tempo se non a quello), ad una mediazione non per arrivare a risultati politici, ma ad una mediazione che è stata solo e soltanto una trattativa per poter riequilibrare una frattura. E la trattativa non è stata su argomenti che possono rappresentare luci all'interno dell'Aula ma è stata una trattativa clientelare, solo e soltanto tale, per fare in modo che si rimettessero insieme queste anime scombinate di questa maggioranza scombinata. (Applausi dal Gruppo AN e dei senatori Biondi, Tomassini e Zanoletti).

Presidente, vogliamo ritrovare i toni che pure hanno alimentato in queste settimane il dibattito in Commissione e in Aula, in modo da poter concorrere ad un obiettivo che possa essere il più possibile condiviso, ma nel quale si possa anche trovare quel rispecchio naturale della democrazia alta che permette il confronto, nonché la possibilità e la capacità di parlare da parte di ogni forza politica. Questo è ciò che le chiediamo, Presidente. Se dovessimo continuare come mi sembra si voglia fare, attesa la soluzione emersa dalla Conferenza dei Capigruppo, credo che daremmo uno spettacolo negativo, ancor più in queste ultime ore di dibattito sulla finanziaria.

Faremo in modo di portare avanti il nostro convincimento e le chiederemo continuamente e costantemente la possibilità di rivedere il suo pensiero. Sono convinto che verrà illuminato nel corso dei lavori perché, conoscendola, anche per quanto ha dimostrato e dimostra continuamente, lei non condivide questa scelta, non può condividerla. Ci auguriamo, Presidente, che si possa effettivamente, serenamente riunirsi, definire i tempi, far sì che si abbia la possibilità di stare anche una giornata in più nel discutere e dibattere di questi argomenti e arrivare serenamente ad un voto che l'opposizione ha voluto; un voto libero e non condizionato da una possibile e spesso ventilata questione di fiducia. Su questa linea andremo avanti.

 

VOCE DAI BANCHI DELLA MAGGIORANZA. Basta!

 

TOFANI (AN). Basta ditelo a voi stessi, perché chi dice «basta» significa che non ha né idee da proporre né capacità per capirle ed ascoltarle (Applausi dai Gruppi AN e FI).

 

PRESIDENTE. Debbo un solo chiarimento all'Assemblea: l'articolo 126 del Regolamento stabilisce termini precisi entro i quali la discussione e l'approvazione devono avvenire in Aula, e noi abbiamo assunto la prima decisione di fissare una data sulla base di questo articolo del Regolamento.

Qui non si tratta di essere condizionati; ognuno di noi cerca di non esserlo mai, se non dalla realtà, qualche volta. Oggi, nella proposta che ho avanzato poco fa alla riunione dei Capigruppo, ho tenuto conto di una richiesta che tra ieri sera e questa mattina l'opposizione aveva avanzato, quella cioè, considerata la complessità dell'emendamento presentato questa mattina dal relatore dopo la sospensione di ieri sera, di avere più tempo di riflessione e anche di discussione in Aula. Questa è stata la ragione per cui, assegnando un tempo ulteriore ai Gruppi che l'avevano esaurito, ho proposto di spostare la conclusione dei nostri lavori, che dieci-quindici giorni fa i Capigruppo, assieme con me, avevano fissato per la giornata di mercoledì, a domani, dando un tempo di approfondimento, riflessione e intervento anche su quel punto.

Oltre questa possibilità non possiamo andare, perché diventa un fatto politico per il Senato spostare, non di quel congruo tempo che la complessità dei nostri dibattiti comporta ma sensibilmente, i termini della conclusione dei nostri lavori. Questa è la mia preoccupazione, legata solo al rispetto delle regole, poi, alla fine, nemmeno formalissime del Regolamento, ma sostanziali rispetto agli obblighi che esso ci pone. Questo era il chiarimento che volevo dare.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi auguro di poter essere ascoltato e cercherò di essere in qualche modo utile rispetto alla sua preoccupazione.

Di cosa stiamo discutendo? Noi siamo il Senato che aveva deciso parecchi giorni fa di concludere le votazioni sulla finanziaria entro oggi. Perché stiamo discutendo dell'eventualità di andare oltre questo termine, di andare oltre un tempo congruo, anche se non indefinito? Stiamo cercando di andare oltre il tempo concordato due settimane fa e di ottenere un risultato che è del tutto compatibile con l'approvazione della finanziaria in tempo utile, ragionevolmente entro Natale, da parte delle due Camere. Non stiamo chiedendo di non approvare la finanziaria e di andare all'esercizio provvisorio; se avessimo posto tale questione avrei capito se da parte della maggioranza si fosse detto: «No, non possiamo accettarlo». Noi stiamo chiedendo una revisione, come avvenuto con la proposta del nuovo calendario da parte del Presidente del Senato, che preveda una prosecuzione dei lavori la cui conclusione era stabilita per oggi.

Per quale ragione? Per un capriccio dell'opposizione? Perché vogliamo perdere tempo? Perché non sappiamo cosa fare domani? Perché qualche giornale dice che alcuni colleghi senatori domani potrebbero non esserci? Nessuna di queste ragioni, perché i senatori che potevano non esserci hanno opportunamente dichiarato che ci saranno anche domani e penso dopodomani. Se non ci sono fatti strumentali, c'è un fatto assolutamente ragionevole. Quale?

Ieri sera, signor Presidente, si è verificata una vicenda particolare; vorrei che in merito la maggioranza riflettesse un attimo in più. È stato detto dal collega presidente Salvi e da altri della maggioranza che il famoso articolo 91 della finanziaria, quello che modifica radicalmente il sistema di diritto privato e di diritto pubblico relativo a tutti gli incarichi nella pubblica amministrazione (si tratta cioè di una rivoluzione totale), è fondamentale per la finanziaria. Il ministro Mastella ieri ha detto che non lo avrebbe votato. Ora, delle due l'una: o ha parlato come Ministro della giustizia, preoccupato di problemi di ordine giurisdizionale, ed allora occorreva che la maggioranza si fosse resa conto di aver fatto qualcosa che induceva il Ministro a reagire in senso contrario, addirittura per la tutela della giustizia nel nostro Paese (un fatto quindi veramente sconvolgente), o il ministro Mastella era contrario all'ispirazione di fondo della finanziaria, che trovava in questo articolo un punto determinante della propria manovra, e allora era fuori della maggioranza politica. Ecco perché ho chiesto al relatore a nome di chi il senatore Mastella aveva parlato. Di questo problema politico volevamo discutere con adeguatezza, per capire se il nuovo testo che il relatore ci ha presentato stamattina ha risolto i problemi di tipo giurisdizionale, soprattutto quelli relativi alla tutela dei dritti dei cittadini, in quanto il ministro Mastella aveva parlato come Ministro della giustizia, oppure se ha risolto i problemi politici in quanto quell'articolo, non essendo neanche lontanamente provvisto di copertura, non era decisivo per la finanziaria.

Per queste ragioni ho presentato, come Capogruppo dell'UDC, la proposta di stralcio, perché lo stralcio presuppone che nel merito l'argomento debba essere trattato ma che probabilmente può non essere decisivo per la finanziaria.

Se il ministro Mastella ieri ha parlato da Ministro della giustizia, vorremmo capire oggi se le cose che ha detto il relatore sono idonee a garantire la tutela dei diritti. Così non è, lo abbiamo detto e lo ripeteremo nel merito dell'articolo 91. Ho pensato che, evidentemente, il ministro Mastella avesse parlato in dissenso radicale nei confronti del provvedimento, e questo poneva un problema di maggioranza politica e di contenuto, da cui lo stralcio. Non mi si può dire che c'è l'intenzione di giocare sugli argomenti. Ancora adesso non abbiamo capito quali sono le ragioni di ordine giuridico per le quali il ministro Mastella ha parlato contro il testo del relatore di ieri e quali sono le novità del testo di oggi.

Abbiamo diritto di discutere per 24 ore di queste cose e quindi di votare la finanziaria venerdì e non domani, o chiediamo cose impossibili? Votare la finanziaria venerdì significa rendere impossibile la finanziaria entro l'anno? No, perché alla Camera dei deputati la discussione comincia lunedì 19 e comincia nella Commissione di merito, cioè nella Commissione bilancio, cioè siamo consapevoli che per almeno due settimane alla Camera non si vota la finanziaria in Aula. Se si fosse deciso che si sarebbe votato alla Camera venerdì mattina avrei capito che la nostra proposta era contraddittoria con il sistema bicamerale, ma così non è.

La ragione di fondo per la quale il collega Schifani prima ha rilevato una circostanza della quale mi permetto di cogliere da parte dell'opposizione il significato, e mi permetto di suggerirlo a tutti i colleghi della maggioranza e al Presidente del Senato, è che è la prima volta in questa legislatura che il Senato è chiamato a discutere di un calendario approvato non all'unanimità. Ci si rende conto che nel Senato della Repubblica non sarebbe possibile, non dico fare molte cose, ma proprio nulla se non vi fosse un minimo di consenso almeno sul calendario? Ci si rende conto che il dissenso sul calendario concorre a rendere impossibile il funzionamento procedurale del Senato della Repubblica? Allora perché il Presidente del Senato è indotto ad assumere un atteggiamento contrario all'interesse del funzionamento dell'istituzione Senato?

La sua proposta di calendario di oggi non è idonea a risolvere il problema che l'opposizione ha posto e quindi come tale è una proposta della maggioranza numerica, che ragionevolmente può approvare il calendario anche contro l'opposizione (non è una novità), ma lo fa soltanto in una logica di guerra guerreggiata. Se la maggioranza vuole la guerra guerreggiata nei confronti dell'opposizione non può lamentarsi che guerra guerreggiata ci sia. È il Presidente del Senato che viene in discussione come Presidente di un'Assemblea nella quale si svolge una guerra politica tra due componenti e dove non esiste più l'organo superiore che dovrebbe essere il Presidente del Senato.

Ecco perché la nostra richiesta di andare oltre, entro questa settimana, è compatibile con la votazione della finanziaria da parte di entrambe le Camere nei tempi utili, ed è del tutto compatibile con i tempi che la Camera ha stabilito per votarla, nonché con i problemi che sono stati posti non da noi ma ieri nel corso di uno scontro che poteva essere valutato politicamente, e lo faremo a parte, tra il ministro Mastella e il relatore. Non abbiamo capito se lo scontro ineriva alla tutela dei diritti, perché il nuovo testo non dà garanzie - ma, ripeto, ne parleremo nel merito - o invece era un'opposizione al principio di avere questa novità all'interno della finanziaria; da qui la proposta di stralcio.

Ancora un'ultima preghiera, signor Presidente. Nell'interesse dell'istituzione che ella presiede, non dia vita per la prima volta alla presa d'atto che c'è una guerra civile in quest'Aula, dove c'è soltanto la volontà di lavorare nell'interesse del Paese e di fare in modo che l'Assemblea possa concludere i propri lavori entro la settimana, compatibilmente con gli interessi del Paese. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore D'Onofrio, ma francamente spero di tornare meno possibile su questi argomenti.

È stato sottolineato lo sforzo condotto da un anno e mezzo a questa parte di conciliare le posizioni e, almeno per quanto riguarda me, conosco le difficoltà legate all'approvazione del calendario in Aula. Ma per un anno e mezzo questo lavoro è stato svolto con grande determinazione ed è sempre riuscito per merito di tutti.

Quest'oggi, da una parte ho cercato di raccogliere la preoccupazione dell'opposizione di avere più tempo a disposizione per esaminare un certo emendamento, dall'altra non ho inteso discostarmi dai miei obblighi istituzionali. È vero, infatti, senatore D'Onofrio, che la Camera dei deputati ha i tempi che lei ha ricordato, ma non le Commissioni, e noi abbiamo potuto procedere speditamente perché le Commissioni hanno potuto lavorare fin dall'inizio. Questa è la mia preoccupazione, solo questa. Credo che, così come è stata formulata, la mia proposta consenta, se non al 100 per cento almeno in misura adeguata, la possibilità di svolgere un approfondimento preventivo e una discussione ampia sulle questioni che sono state sollevate.

Finora ho ricevuto una proposta di modifica del calendario, così come comunicato ai colleghi in Aula, avanzata dal senatore Schifani e sostenuta da alcuni interventi. Se ci sono altre proposte di modifica del calendario, chi è interessato le avanzi, invece di proseguire una discussione generica, anche perché poi sulle proposte avanzate si dovrà svolgere una discussione che prevede l'intervento di un oratore per Gruppo.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, anche noi avanziamo una proposta di modifica. Il senatore D'Onofrio, però, stava ancora parlando.

 

PRESIDENTE. Pensavo avesse finito, mi scusi.

Concluda, senatore D'Onofrio.

 

D'ONOFRIO (UDC). Credevo di avere indicato la preferenza per un'alternativa chiedendo che la finanziaria venga votata entro venerdì in alternativa alla sua proposta di votarla entro domani. Questo ho chiesto.

 

PRESIDENTE. È chiaro.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Anche noi, signor Presidente, proponiamo una modifica al calendario, sostanzialmente in linea con quanto proposto dai colleghi che mi hanno preceduto, e cioè di arrivare a venerdì, se ciò risultasse necessario. Ma vorrei articolare le motivazioni per cui mi sento di sostenere tale proposta.

Devo darle atto, Presidente, che lei in questo anno e mezzo ha vigilato con grandissima attenzione sul fatto che il dibattito non dovesse essere in nessun modo conculcato. Su questo non c'è il minimo dubbio, tanto è vero - credo sia un dato che tutti possono verificare - che non ha esitato, più di una volta, ad assumere decisioni anche un pochino impopolari nei confronti della maggioranza da cui proviene. Di ciò va assolutamente dato atto pubblicamente perché questo è un dato di fatto assolutamente oggettivo, di cui non possiamo che renderle onore.

Mi richiamo proprio a questa sua capacità di cercare sempre di comprendere le questioni da un punto di vista oggettivo, mai ricordandosi da quale parte politica proviene, per formulare questa mia proposta. Lei dice che è un impegno politico quello per cui dobbiamo votare al massimo entro domani. Però, francamente, non capisco quale differenza ci sia tra il votare domani o venerdì, atteso che la Camera dei deputati prenderà comunque in esame la finanziaria la settimana prossima. È un dato sul quale credo non vi siano dubbi.

Siamo di fronte ad una questione che ritengo assolutamente importante. Ne ho viste tante di finanziarie, sia in questo che nell'altro ramo del Parlamento, ma è veramente la prima volta che una finanziaria - almeno per quello che ho visto io - se ne va via liscia in questo modo. Signor Presidente, sarebbe stato assolutamente nella nostra potestà decidere se mandare in Aula la finanziaria con o senza il relatore, perché il Regolamento ce lo avrebbe consentito. Sarebbe bastato presentare un numero congruo di emendamenti in Commissione, sarebbe bastato pretendere di volerli discutere e la finanziaria sarebbe arrivata in Aula senza il relatore; su questo non c'è il minimo dubbio. Noi abbiamo compiuto questo grande sforzo di buona volontà e abbiamo consentito che un relatore venisse in Aula. Non vorrei che adesso ce ne dovessimo pentire, visto che l'emendamento di cui stiamo discutendo è stato presentato proprio dal relatore, ed esso non avrebbe avuto esito, perché non ci sarebbe stato il relatore. Di ciò, Presidente, deve darcene atto.

Abbiamo discusso sempre e comunque nel merito della legge, non abbiamo mai fatto ostruzionismo e ci siamo autolimitati ulteriormente con gli emendamenti. Senatore Boccia, lei non può dirci che abbiamo disatteso gli accordi perché avevamo promesso di tagliare un certo numero di emendamenti e poi ne abbiamo tagliato qualcuno in meno. Di fatto, l'autolimitazione è del tutto evidente. Oggi siamo arrivati quasi alla fine e forse, se non avessimo discusso, avremmo guadagnato tutta la mattina e metà del pomeriggio per votare. Siamo quasi arrivati alla fine e ci impicchiamo ormai su poche ore, perché ci si propone di arrivare al voto domani e noi proponiamo di arrivarci dopodomani, possibilmente in mattinata.

La differenza è ormai molto piccola; è piccola dal punto di vista cronologico ma non lo è dal punto di vista sostanziale. Per quale motivo? Colleghi, non vorrei diventare retorico e dire cose esagerate, però non c'è il minimo dubbio che questa disgraziata seconda Repubblica ha avuto un comune denominatore, cioè la debolezza della politica. Noi siamo deboli, ma siamo stati tutti succubi della magistratura, siamo succubi dell'alta burocrazia dello Stato, che fa ciò che vuole. Chi è stato al Governo sa che non c'è verso in alcun modo di prendere giuste decisioni contro l'alta burocrazia, perché si coalizzano, perché poi arriva la telefonatina dal Quirinale che ti minaccia - più o meno velatamente - che non ti sarà firmata la legge se inserirai quella norma, e allora devi toglierla. Bene, siamo arrivati a un punto in cui forse la politica sta rialzando la testa, ciascuno dal proprio punto di vista. Non vorrei affermare qualcosa di straordinario, ma se riusciremo a recuperare il ruolo della politica, forse passeremo dalla seconda, magari se non alla terza, alla seconda Repubblica e mezzo.

Questo è uno snodo cruciale della nostra vita politica e parlamentare. Possiamo avere il tempo di discuterne oppure no? O qui dobbiamo essere banalmente legati ai trenta minuti perché in finanziaria si presenta l'emendamento per il finanziamento della chiesa di Roccacannuccia? Non stiamo discutendo di quello. Ripeto, siamo arrivati a uno snodo fondamentale della nostra vita istituzionale e ci sono discorsi oggi in Aula secondo cui quella parte di burocrazia non si può toccare altrimenti ce la inimichiamo e poi chissà che cosa ci fanno. Signori, a noi parlamentari l'alta burocrazia sono anni che ce ne fa di tutti i colori; ve lo dice uno che è stato cinque anni al Governo. Vogliamo ritornare al primato della politica sì o no?

Con questi emendamenti ciascuno per la propria parte sta tentando di compiere questo percorso. Sarà fondamentale il testo che uscirà dell'articolo 91. Ci sono 40 subemendamenti. Presidente, non abbiamo neanche un minuto per discutere di un subemendamento - e vi chiedo se vi sembra il caso - solo per poter dire: abbiamo votato domani sera, anziché venerdì mattina. Pongo semplicemente tale problema, soprattutto a coloro i quali hanno anche scritto libri su tali questioni, sui costi della politica, sul ruolo dei parlamentari rispetto alla burocrazia, sugli sprechi del Paese. Vogliamo essere conseguenti anche in quest'Aula oppure deve sempre prevalere una strana ragion di Stato? Questo è il tema che pongo alla vostra attenzione. Credo che spendere anche un'altra mezza giornata in più sia assolutamente proficuo e fattivo. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi dovremo organizzare un po' i nostri lavori.

 BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, intervengo solo per qualche istante, per dire che - come sempre - noi ci rimettiamo alle decisioni della Presidenza.

Ovviamente la maggioranza faceva affidamento sull'impegno, che era stato assunto anche dall'opposizione, di concludere i lavori questa sera, ma tant'è: prendiamo atto di quanto comunicato e adesso è inutile discuterne.

Signor Presidente, non so se ci sono dei precedenti: sicuramente non ve ne sono nella scorsa legislatura. Vorrei ricordare che lei ha concesso 30 minuti a ciascun Gruppo dell'opposizione, ma vorrei anche ricordarle che i tempi erano esauriti già da ieri, intorno alle ore 14: i tempi consumati ieri sera e questa mattina sono quindi già stati considerati aggiuntivi.

 

TOFANI (AN). Mandaci il conto!

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Pazienza, signor Presidente: prendiamo atto anche di questo.

 

PRESIDENTE. Non prenda atto di niente. Si tratta di una decisione che ho proposto ai Capigruppo e che questi ultimi hanno approvato: mi riferisco alla concessione dei 30 minuti.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, chiedo scusa, ma ieri, alle 14, i tempi erano esauriti. Quindi i tempi di ieri pomeriggio e di questa mattina sono già aggiuntivi. (Proteste dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA. Richiami del Presidente).

 

FERRARA (FI). Ti regaleremo un cronometro, in modo che poi potrai andare in piscina a cronometrare! Date un cronometro al senatore Boccia.

 

PRESIDENTE. Vada avanti, senatore Boccia.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, il presidente Schifani le ha chiesto di applicare il Regolamento. Noi ci associamo a questa richiesta e ci auguriamo di poter continuare i nostri lavori, in maniera che, nel rispetto del Regolamento, si possano sviluppare le azioni dell'opposizione e della maggioranza. Confidiamo anche noi sul fatto che la Presidenza, come è stato fino ad oggi, farà di tutto perché il lavoro dell'Assemblea si svolga serenamente. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com e SDSE. Applausi ironici dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Colleghi, ora ho 10 senatori che si sono iscritti a parlare. Nella proposta fatta dal Presidente c'è la continuazione dei lavori fino all'esaurimento della discussione degli articoli e degli emendamenti. Io debbo rispettare il Regolamento, però ho anche la possibilità di porre in essere un impegno per armonizzare i tempi.

 

SCHIFANI (FI). Dopo, dopo.

 

PRESIDENTE. No. Non posso non dare la parola a chi fa proposte diverse rispetto a quella del senatore Schifani: la parola la debbo dare. C'è anche l'impegno del Presidente ad armonizzare i tempi, oltre al desiderio di dare la parola per avanzare proposte diverse da quelle già emerse. Quando conosceremo le proposte, se ne discuterà nel complesso, con un intervento di un senatore per Gruppo. Ora però, per illustrare le proposte, vi prego di impiegare solo uno o due minuti: non possiamo andare oltre, altrimenti salterebbe l'impegno di armonizzazione del Presidente. Vi prego di stare a questi tempi, di rispettarli, altrimenti non ci siamo.

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, mi scusi, conosco quanto lei il Regolamento e conosco la norma che le consente di armonizzare i tempi, ma il suo richiamo mi sembra un po' intempestivo. Credo che sia sacrosanto diritto di ogni parlamentare intervenire per poter spiegare esaustivamente le motivazioni che lo portano a chiedere una modifica del calendario, e non credo che questa esigenza possa essere soddisfatta in due minuti. (Applausi dal Gruppo FI).

PRESIDENTE. Presidente Schifani, l'armonizzazione è un dovere del Presidente, quando ci sono obiettivi che sono presenti all'Assemblea. Io rispetto la libertà del parlamentare che avanza una proposta diversa e gli do la possibilità di spiegarsi, ma i tempi sono legati anche a questo dovere di armonizzazione. La discussione si svolgerà dopo. Darò la parola soltanto per presentare richieste che non siano già contemplate dalle due formali avanzate dai senatori Schifani e D'Onofrio.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. La prego di attenersi alle indicazioni che ho dato.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, cercherò di tener conto di quello che ha appena affermato, però vorrei anche avere il tempo a disposizione, come lo hanno avuto gli altri colleghi Capigruppo, per spiegare le ragioni della difformità del nostro parere in relazione all'andamento dei lavori in quest'Aula e soprattutto alla fissazione del calendario, che poi inevitabilmente sarà messo ai voti dell'Aula, in quanto per la prima volta in Conferenza dei Capigruppo non ci siamo trovati d'accordo su una medesima scadenza.

Mi dispiace che il collega Boccia abbia detto le cose che ha detto, ma le comprendo, nel senso che fa il suo dovere come portavoce della maggioranza quando si tratta di difendere i lavori d'Aula, pure quando questi però, collega Boccia, hanno avuto le forzature che hanno avuto. Già questa mattina sono intervenuto asserendo che è vero che il comportamento della Presidente del Senato, come sempre, è stato correttissimo, nel quadro dell'accordo che avevamo raggiunto nella Conferenza dei Capigruppo. È la maggioranza, con le sue divisioni, che ha cambiato quell'accordo e l'andamento dei tempi nell'Aula: abbiamo dovuto interrompere più volte, anche per errori materiali del Governo in relazione alle coperture della finanziaria, perdere ore preziose rispetto a quello che avremmo voluto dire sulla finanziaria.

 SODANO (RC-SE). Presidente, ma qual è la proposta?

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Le voglio anche ricordare, collega Boccia, che non abbiamo esaurito i tempi, perlomeno non tutti, quindi siamo nella nostra capacità e possibilità politica di argomentare.

Con la novità dell'articolo 91, stravolto, come ho dimostrato in Conferenza dei Capigruppo a qualcuno più incredulo, perlomeno per il 50 per cento della sua prima stesura, è di tutta evidenza che non ci troviamo più di fronte ad un articolo, ma ad una vera e propria legge nuova, che peraltro tocca aspetti delicatissimi che riguardano intere categorie e lo fa a volte in modo demagogico, a volte, come ho detto questa mattina, per voler avvantaggiare qualcuno. Questo provvedimento potrebbe passare sotto il nome di «provvedimento dei 25», perché la norma sui 25 è uno degli elementi più evidenti di partigianeria o di preparazione di qualche cosa che ancora non abbiamo compreso nel suo peso politico ed amministrativo e vorremmo avere il tempo di poterlo approfondire. Credo che questo, signor Presidente, sia un diritto...

 

PRESIDENTE. In qualità di Capogruppo le ho dato più possibilità di quanto darò agli altri. La prego di concludere, senatore.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Per il Gruppo, e per quello che riguarda la componente che rappresento, cioè la Democrazia Cristiana per le Autonomie,chiedo che il dibattito si ampli fino a venerdì, concludendosi la sera alle 21 (dando quindi anche un orario preciso di chiusura) e non prima perché, a parte la finanziaria, vorremmo incardinare anche un altro provvedimento, che riguarda la tematica delle candidature, presentato dal Gruppo Misto e che - non vi sembrerà adesso strumentale - ha attinenza pienacon alcune vicende che riguardano questa nuova legge contenuta nell'articolo 91, per cui ci piacerebbe portarle avanti insieme. Vorremmo incardinare anche quel provvedimento all'interno del calendario da noi previsto fino alle ore 21 di venerdì.

Questa è la proposta che io ed il senatore Rotondi avanziamo all'Aula e nella speranza che l'immissione di questo nuovo argomento possa essere condivisa, più in là, in un altro spazio che mi concederà il Presidente, ne argomenterò le ragioni con maggiore precisione.

 

Richiamo al Regolamento

 

MANZIONE (Ulivo). Domando di parlare per un richiamo al Regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANZIONE (Ulivo). Signor Presidente, voglio mettere a disposizione, innanzitutto sua - anche se non ne ha bisogno - e dell'Aula, l'esperienza maturata nei cinque anni della scorsa legislatura, quando noi eravamo opposizione, cercando di contemperare le esigenze legittime dell'attuale opposizione con le esigenze di governare i processi, i procedimenti, le votazioni che in quest'Aula si svolgono.

Signor Presidente, il comma 3 dell'articolo 55, che regola la materia, indica in maniera molto chiara che abbiamo due fasi davanti a noi: quella dell'illustrazione delle eventuali modifiche che vengono proposte e quella della discussione. Per la discussione del pacchetto delle eventuali modifiche proposte, il Regolamento affida fino a non oltre dieci minuti per ogni rappresentante di Gruppo. Nulla dice, invece, per l'illustrazione delle stesse.

Lei ha fatto riferimento all'articolo 84, all'armonizzazione dei tempi, che spetta alla Presidenza, però l'armonizzazione ha dei parametri non scritti, ma evidenti. Non stiamo discutendo di un risultato della Conferenza dei Capigruppo che si è spaccata rispetto a 15 proposte diverse, relative all'inserimento di disegni di legge, tutte aventi una priorità particolare. No, noi parliamo di una Conferenza dei Capigruppo che aveva un unico oggetto, un unico disegno di legge e, rispetto a questo disegno di legge finanziaria, i limiti di discussione. Quindi, proprio perché a monte l'oggetto della discussione era limitato, si comprende benissimo che anche a valle dovrà essere per forza limitato. In questa logica, quell'armonizzazione, che è un obbligo per la Presidenza, deve tenere conto dei limiti reali. Ragionando infatti dei limiti reali possiamo evitare prevaricazioni.

Se invece volessimo allargare a dismisura, come qualcuno ha fatto, richiamando disegni di legge che magari non sono stati neanche discussi o il cui esame non è stato completato in Commissione, arriveremmo ad una strumentalizzazione che oggi potrebbe far comodo a voi, domani a noi. Noi invece abbiamo a cuore il rispetto di quelle regole, anche non scritte, che devono certificare l'agibilità democratica delle istituzioni. Oltre quel limite, colleghi, nessuno di noi può assolutamente andare.

Ecco perché, Presidente, visto che lei ha già consentito ai Capigruppo di illustrare complessivamente le proposte - e quasi tutti i Gruppi lo hanno fatto - e che i limiti della discussione sono modesti, quando termina la discussione, oggi, venerdì o in qualche altro giorno, pure l'armonizzazione dovrà tener conto di questa limitazione obiettiva. Altrimenti entreremmo in un arbitrio che testimonierebbe una volontà che non esiste, cioè quella di un atteggiamento ostruzionistico defatigatorio, che fin qui onestamente non c'è stato, se è vero, come è vero, che in Commissione avete consentito che si andasse avanti nei lavori e che ordinatamente siamo arrivati fino alla fine del provvedimento. Però è chiaro che le singole situazioni vanno verificate e i limiti oggettivi delle valutazioni che oggi il Regolamento affida alla Presidenza sono, secondo me, abbastanza precisi.

In questa logica, chiedo ai colleghi di contenere i loro interventi, non perché qualcuno voglia conculcare un loro diritto, ma perché l'oggetto è limitato. Diversamente, quell'armonizzazione che il Regolamento affida alla Presidenza con l'articolo 84 non sarebbe una possibilità, ma diventerebbe un obbligo. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per un minuto, senatore Baldassarri. (Proteste dal Gruppo AN). La prego di fare delle proposte temporali per quanto riguarda lo svolgimento dei lavori. Io ho l'obbligo dell'armonizzazione.

 

EUFEMI (UDC). Cinque minuti!

 

PRESIDENTE. Non ho problemi. (Il senatore Schifani chiede ripetutamente la parola). Il Regolamento mi dice di dare la parola a chi la chiede per proposte di modifica al calendario, però sui tempi ho questo diritto. (Il senatore Stracquadanio chiede la parola). Un attimo, senatore Stracquadanio. Prima il senatore Baldassarri. Faccia questa proposta, se ce l'ha.

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per un richiamo al Regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, vorrei replicare a quanto ha sostenuto fino ad ora il collega Manzione, il cui intervento per un richiamo al Regolamento ha giustamente avuto la precedenza rispetto a quello dei senatori che pure avevano già chiesto di parlare per proporre modifiche al calendario.

Ebbene, il collega Manzione ha sostenuto una tesi che il Regolamento non lo autorizza a sostenere. Provo a riepilogare quanto da lui detto: siccome nella Conferenza dei Capigruppo si sono contrapposte due proposte, il Regolamento non prevede che si possa ridiscutere di tutti i possibili calendari che si possono proporre, ma solo che si pongano in ballottaggio la proposta prevalente e quella soccombente. Questo non è scritto da nessuna parte, perché il nostro Regolamento ha una forza compulsiva sull'Assemblea nel momento in cui l'unanimità della Conferenza dei Capigruppo stabilisce l'accordo e impedisce a ogni senatore financo di formulare proposte: ossia, se il mio presidente di Gruppo ha negoziato un accordo in sede di Conferenza dei Capigruppo io non posso in alcun modo obiettare a questo accordo e non ho alcun ambito regolamentare per poterlo fare. Nel momento in cui questa unanimità della Conferenza dei Capigruppo viene a mancare, la parola passa però all'Assemblea, e nel momento in cui la parola passa all'Assemblea la facoltà di proposta, secondo il Regolamento, non è più in capo ai Gruppi, ma ai singoli parlamentari, tant'è vero, signor Presidente, che lei stesso ha detto: darò la parola a tutti quelli...

 

PRESIDENTE. Ha sentito bene, per me è chiaro questo discorso.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Siccome, signor Presidente, l'armonizzazione avviene a calendario stabilito, non a calendario stabilendo, ci troviamo in una fase che è preliminare ai suoi doveri di armonizzare, mentre adesso i suoi doveri sono di garantire la possibilità che la formulazione di un calendario sia condivisa dall'Aula.

 

PRESIDENTE. È chiaro il discorso, non andiamo oltre.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). L'interpretazione del collega Manzione cozza violentemente non solo contro la lettera, ma anche contro lo spirito del Regolamento. Richiamo lei a proporci la procedura.

 

PRESIDENTE. Senatore Stracquadanio, le voglio dire che noi stiamo parlando della modifica di un calendario che avevamo fissato; il calendario precedente prevedeva la conclusione dei lavori questa sera. (Commenti del senatore Stracquadanio). Comunque, ho l'obbligo di armonizzazione. Lei ha ragione quando dice che il Regolamento all'articolo 55, comma 3, stabilisce un diritto dei senatori, ma io non posso concedere i minuti per intervenire perché verrei meno all'impegno di armonizzazione che comunque ho anche per il vecchio calendario.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Quel calendario non c'è più, Presidente.

 

(omissis)

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817 (ore 17,33)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge in titolo.

Passiamo all'esame dell'articolo 92, sul quale sono stati presentati emendamenti, che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti, ad eccezione dell'emendamento 92.700, da me proposto.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 92.1, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

L'emendamento 92.2 è stato ritirato.

 

GARRAFFA (Ulivo). La scheda del senatore De Gregorio è inserita e lui non è in Aula!

 

PRESIDENTE. C'è una scheda solitaria. Sfiliamola, per favore. (La scheda viene estratta).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 92.5.

VALDITARA (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VALDITARA (AN). Signor Presidente, molto rapidamente... (Commenti dai banchi della maggioranza).

 

SALVI (SDSE). Signor Presidente, chiedo che la scheda del senatore De Gregorio sia ritirata dagli assistenti parlamentari e portata nell'apposita sede.

 

PRESIDENTE. Sia fatto. La scheda sarà riconsegnata al senatore De Gregorio appena tornerà. (Il senatore Izzo trattiene la scheda). Colleghi, queste sono le intese prese. (Commenti dai banchi della maggioranza). Colleghi, non è uno spettacolo accettabile. Questi sono gli impegni presi all'inizio della discussione del disegno di legge finanziaria. È stata tolta la scheda?

 

IZZO (FI). Il senatore De Gregorio non vota.

 

PRESIDENTE. Va bene, prendiamo atto della dichiarazione. Colleghi, prendete posto.

Senatore Valditara, prosegua nella sua dichiarazione.

 

VALDITARA (AN). Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 92, come noto, elimina i contratti a tempo determinato per la pubblica amministrazione o li sottopone a dei vincoli molto rigorosi per quanto riguarda, in particolare, un settore strategico quale quello dell'università e della ricerca.

Credo sia questo un errore molto grave che rischia di costare caro al sistema universitario italiano, va in controtendenza rispetto a quello che avviene in tutti i Paesi occidentali e alla stessa politica, auspicata per esempio per quanto riguarda l'impiego privato.

Con questo emendamento voglio avanzare una richiesta alle componenti veltroniane della maggioranza che, nelle scorse settimane, si sono dichiarate per un mercato del lavoro flessibile e per una pubblica amministrazione moderna.

Credo che sia questo un banco di prova. Voi sapete che tutti i rettori delle università italiane si sono schierati pesantemente contro questo articolo della finanziaria, chiedendo che venisse quanto meno eliminato per il settore delle università.

Penso sia anche opportuno lasciare una traccia palese e concreta, con una votazione elettronica, per consentire a chiunque di giudicare questa maggioranza e, soprattutto, alcune sue componenti che evidentemente hanno ceduto di fronte alle pressioni della sinistra radicale, che vuole un ritorno al passato su un tema così delicato.

Voglio fare solo un cenno molto puntuale: la carriera d'ingresso dei docenti universitari non può che essere a tempo determinato e, con riferimento al personale non docente, credo sia un vincolo molto stringente il non poter essere sostituiti da personale a tempo determinato, soprattutto di fronte a certe urgenze e necessità, che possono peraltro prolungarsi oltre ai famosi tre mesi.

Quindi, chiedo la votazione elettronica e l'approvazione di questo emendamento.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, la velocità con cui stiamo approcciando i lavori è probabilmente figlia della complessità dei ragionamenti fatti per arrivare al prosieguo che la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari ha poi voluto dare all'esame dei documenti per la formazione del bilancio per l'esercizio finanziario futuro.

L'articolo 92, che si trova in mezzo tra il 91 e il 93 nella ferrea logica dei numeri, sembra di una importanza di secondo piano rispetto a quello che invece abbiamo dovuto discutere in Commissione bilancio per lunghi giorni. Anzi, a proposito dei giorni dettati dal Regolamento, quel Regolamento a cui lei più volte ha fatto riferimento (mi permetta di ricordarlo, tanto ormai la situazione si è risolta), quelli a disposizione dell'Aula non erano tali per cui si dovesse decidere entro ieri, poiché il messaggio alla Presidenza è del 4 novembre; più volte richiamato, secondo il Regolamento, articolo 126, comma 9, l'Aula ha a disposizione 15 giorni e se a questi si sommano i primi quattro di novembre, risulta che abbiamo tempo sino al giorno 19. Allora, prendiamoci questo momento per ragionare sul comma 1 dell'articolo 92.

Vede, Presidente: il comma 1 dell'articolo 92, facendo riferimento alla legge n. 165 del 2001, fa decidere all'Assemblea una disposizione per cui, se un giorno il ministro D'Alema volesse dismettere i panni del politico e dare un suo sì alla possibilità di essere chiamato alla consulenza di un'amministrazione particolare - non me ne voglia il ministro D'Alema, ma lo faccio per significare il ragionamento - non potrebbe farlo perché il comma 1, invece «di provata competenza», prevede che le parole di cui alla legge n. 165 sono sostituite con «di particolare e comprovata specializzazione universitaria». Questo è l'emendamento del relatore. In poche parole, chi non ha laurea non può svolgere il lavoro di consulente ad alcuno e ad alcunché, Presidente.

Ma questa è, nell'organizzazione complessiva della finanziaria, un'altra prova specifica di come l'atteggiamento sia statalista, esclusivista, foriero di un complesso di disposizioni, ed evidentemente i colleghi non vogliono fare tesoro dei ragionamenti fatti da parecchi giorni in Aula. Ciò dimostra non un atteggiamento liberale ma coercitivo; un insieme di disposizioni che hanno soltanto una buona sostanza, non di copertura, ma di comunismo per cui chi fa il consulente lo decido io e nessun altro nelle università dello Stato.

Questo è il ragionamento che sta alla base degli emendamenti che presentiamo. Mi fa specie che su questa tipologia di emendamenti nessuno della maggioranza voglia intervenire: sono tutti laureati? Vogliono tutti continuare a fare i parlamentari?

Nessuno vorrà fare da consulente ad alcuno e ad alcunché? Com'è possibile portare in secondo piano la discussione su una tipologia di disposizioni così gravi? È possibile che ad un dato momento si proponga tutto e il contrario di tutto a questa Aula e che comunque si sia perso il senso della ragione?

Questa è una cosa cui non mi posso attenere, e non me ne voglia, Presidente, probabilmente perché, assieme ad altri colleghi, ho studiato così tanto la materia e non vorremmo che questa Aula proseguisse nei lavori commettendo errori su errori e approvando disposizioni che hanno un carattere assolutamente di diniego di quella che non è la buona sostanza ma il buono e giusto interesse dello Stato. Per quanto riguarda poi la proponibilità non si capisce molto; poiché non ci sono conseguenze finanziarie, anche codesta Presidenza si sarebbe potuta esprimere in modo contrario rispetto all'ammissibilità. Presidente, anziché approvare una norma di questo tipo, approviamo l'emendamento del senatore Valditara. (Applausi del senatore Vegas).

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Valditara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 92.5, presentato dal senatore Valditara.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 92.700.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto. (Commenti dal centrosinistra).

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, non capisco cosa succede, la Conferenza dei Capigruppo ha assegnato la possibilità di discutere... (Commenti dai banchi della maggioranza. Richiami del Presidente). Ora, il fatto che su una questione del genere non abbiate avuto...

 

MORANDO (Ulivo). Nessuno sta polemizzando.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, la ringrazio di avermi richiamato alla calma, ma dall'altra parte dell'emiciclo si era sentito un coro di dissenso. Il coro di dissenso, se permette, lo richiamo anche perché è il motivo dell'intervento. Io, Presidente, ho fatto un intervento richiamando la possibilità offerta dall'emendamento 92.5 del senatore Valditara e sollecitandone il voto. Non c'è stata alcuna replica, quindi a questo punto ritengo che il Governo abbia la sicurezza di continuare a sopravvivere e che nessuno di loro vorrà fare il consulente ad alcuno e ad alcunché.

Ma a questo punto ci sono gli emendamenti del relatore, per cui invece di "comprovata" si deve parlare di "provata", nel senso che "comprovata" potrebbe significare un comprovato possesso, e poi si rende necessario proporre una modifica - e capisce bene, Presidente, come cambia la sostanza - per sostituire, dopo le parole «per esigenze stagionali», la parola "e" con la parola "o".

Si dice a noi che perdiamo tempo e il relatore propone la necessità di votare un emendamento che sostituisce la parola "e" con la parola "o", invece di voler rispondere a quelle che secondo me erano delle eccezioni che facevo al complesso della disposizione, che avevano tutta la loro valenza. Cioè, perdiamo tempo ad approvare un emendamento che sostituisce "o" con "e" e rivede "e" con "o", invece di dare una risposta a questa Aula.

Questo il motivo per cui abbiamo chiesto di parlare, perché perlomeno quello che diciamo lo sente il Paese, visto che questa maggioranza e questo Governo sono sordi a tutte le buone ragioni.

 

PALMA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Senatore Palma, ha già parlato il senatore Ferrara per il suo Gruppo, sia brevissimo.

 

PALMA (FI). Signor Presidente, volevo semplicemente chiederle un'informazione. Se non ho mal compreso, la Presidenza ha assegnato ai Gruppi di opposizione un ulteriore tempo di un'ora non con riferimento all'articolo 91, ma con riferimento all'intera finanziaria. È corretto?

 

PRESIDENTE. Sì, è così.

 

PALMA (FI). La ringrazio, Presidente.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 92.700, presentato dal relatore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 92.13, presentato dai senatori Collino e Fluttero.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

L'emendamento 92.14 è stato ritirato.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, la prima parte dell'emendamento 92.16, presentato dal senatore Rossi Fernando, fino alle parole «delle procedure di stabilizzazione».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 92.16 e l'emendamento 92.17.

L'emendamento 92.800 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 92.21.

 

MANTOVANO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANTOVANO (AN). Signor Presidente, come già ricordava il collega Valditara, l'articolo 92 prevede, tra l'altro, il contenimento dello straordinario nelle pubbliche amministrazioni. Vorrei soffermarmi chiedere una cosa al Governo, se mi ascolta, e al relatore, se mi ascolta, Presidente le chiedo di richiamare l'attenzione del Governo e del relatore. (Il Presidente richiama il relatore ed il rappresentante del Governo).

Chiedo al relatore e al rappresentante del Governo di rivedere il proprio parere negativo sull'emendamento che io propongo per queste ragioni: i commi 5 e 6 dell'articolo 92 prevedono, proprio per abbattere i costi e per contenere le spese, leggo testualmente: «l'attuazione di tipologie di orario di lavoro previste dalle vigenti norme contrattuali, comprese le forme di lavoro a distanza». Il comma sesto prevede l'abbattimento del 10 per cento del tetto degli straordinari per l'intera pubblica amministrazione.

L'emendamento riguarda il comma 8 perché, a differenza di ciò che è stato fatto altre volte in passato, le disposizioni dei commi 5 e 6 non sono escluse quanto ad applicazione per le Forze di polizia, per le Forze armate e per i Vigili del fuoco. Allora ho chiesto l'attenzione del Governo e del relatore perché vorrei sapere da loro come si esercita il lavoro a distanza per i Vigili del fuoco, cioè vorrei sapere, se tra le forme di lavoro a distanza c'è per esempio il telelavoro, come viene concretamente esercitato in funzione di ordine pubblico da parte delle Forze di polizia, o in esercitazioni da parte delle Forze armate.

È evidente che questi due commi devono essere esclusi in quanto ad applicazione per queste categorie di lavoratori particolari, così come deve essere escluso il taglio degli straordinari del 10 per cento perché già oggi, come sanno tanti colleghi, qualunque sia il loro Gruppo di appartenenza e il loro schieramento politico, le Forze di polizia arrivano a metà del mese e hanno esaurito il monte ore di straordinario per cui lo straordinario che si fa dopo si fa egualmente ma non viene pagato e quindi si lavora gratis, perché non c'è nessun operatore di polizia che mentre sta svolgendo un'attività di contrasto al terrorismo, ascoltando delle intercettazioni telefoniche di gruppi terroristici, o mentre sta inseguendo i partecipanti di una estorsione, si blocca perché è cessato il monte ore di straordinario.

Ieri si è parlato, il Senato si è fermato per quasi 24 ore, di persone che in modo assolutamente legittimo raggiungono e superano tetti di reddito annuale di 300.000 euro. Qui stiamo parlando di persone che rischiano la vita per 1300 euro al mese. È indegno non votare un emendamento che moduli il taglio degli straordinari alle Forze di polizia, ai Vigili del fuoco e alle Forze armate. (Applausi dai Gruppi AN, FI, LNP, UDC e DCA-PRI-MPA).

PASTORE (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del mio Gruppo sull'emendamento 92.21, sottolineando come l'articolo 92, che va letto in combinazione con l'articolo 93, contiene norme che apparentemente possono essere condivise, ma che poi estremizzano certe posizioni fino ad arrivare a conseguenze quali quelle che il collega Mantovano ha espresso in maniera molto chiara e che si cerca di evitare con l'approvazione di questo emendamento.

Questo è un modo di operare tipico della maggioranza che ha usato in questi testi la clava, invece di usare il bisturi, e approvando queste norme senza questi emendamenti si rischia di causare un danno maggiore del beneficio che si vuole apportare alla pubblica amministrazione. (Applausi dal Gruppo FI).

Chiedo, inoltre, su questo emendamento la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Pastore, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 92.21, presentato dal senatore Mantovano e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 92, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 92.0.1.

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). La rispetto come Presidente, ma voglio sottolineare che anche prima ho chiesto la parola e lei non me l'ha concessa.

PRESIDENTE. Si faccia notare; può darsi che mi sia sbagliato.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). In questo modo prima abbiamo commesso un errore, ma capisco che non tutti gli emendamenti vengono letti.

Adesso parliamo di un'altra questione. Si tratta dell'applicazione di quanto deciso già con la finanziaria dell'anno scorso e quindi della possibilità di realizzarlo. Spero che i colleghi abbiano letto l'emendamento che tenta di affrontare il problema dei lavoratori precari per gli enti locali che con questa norma trarrebbero vantaggio, non danno, senza ulteriori maggiori spese. Tutto è riferito all'utilizzo di personale già formato per i Comuni che invece si troverebbero di fronte al fatto di non poter valorizzare del personale che già ha prestato servizio come precario.

Mi pare che tutto ciò sia in coerenza con quanto deciso nel 2006, a meno che nella finanziaria del 2006 lo abbiamo previsto auspicando però che meno lo si sarebbe applicato, meglio sarebbe stato.

 

NOVI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Dal momento che parliamo sempre di precari, chiedo al Governo che fine abbiano fatto i 95.000 vincitori di concorso in attesa di assunzione.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 92.0.1, presentato dal senatore Rossi Fernando.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Passiamo all'articolo 93 sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, ci troviamo adesso ad affrontare gli articoli 93, 94 e 95. Ho presentato su tutti e tre gli articoli emendamenti che riguardano il settore della sicurezza, poiché l'articolo 93 concerne le assunzioni di personale, l'articolo 94 la mobilità e l'articolo 95 i rinnovi contrattuali.

Presidente, vorrei illustrare adesso i miei emendamenti sui suddetti articoli, concedendomi questa deroga al Regolamento, per evitare di intervenire di nuovo su ogni articolo. Nell'illustrare tali emendamenti, inseriti sì in tre diversi articoli, come ho appena ricordato, ma tutti concernenti il settore della sicurezza, sottolineo che noi dell'UDC abbiamo fatto della sicurezza una delle questioni strategiche, per un diverso profilo della finanziaria che abbiamo proposto sia come partito che come coalizione del centro‑destra.

Riteniamo che la sicurezza sia un'emergenza per la politica e per le istituzioni. Proprio ieri ero fuori dal Palazzo del Senato insieme al vice presidente Baccini, ed abbiamo incontrato una signora che ci ha espresso tutta la sua preoccupazione, la paura che i cittadini di Roma e di tutta Italia stanno vivendo in questo momento e quindi le difficoltà che tutta la classe politica ha di fronte.

Non ritengo che la sicurezza sia di destra o di sinistra. Chiunque ha delle responsabilità politiche, soprattutto nelle istituzioni, ha di fronte a sé tale emergenza. L'unica colpa che si può avere è fare finta che essa non esista o che esista in modo attenuato, rispetto invece alla crudezza dei fatti di cronaca che ogni giorno abbiamo di fronte.

Lo scenario che vi offro non è quello che descrive l'opposizione del centro-destra, ma è quello che ci ha illustrato il ministro dell'interno Amato nell'audizione in 5ª Commissione, come risulta nei verbali. Si parla di volanti dimezzate nelle città, soprattutto in quelle metropolitane.

Chi vuole visitare i siti dei sindacati di Polizia potrà constatare con mano i numeri tragici di questa emergenza nel soccorso, nel presidio del territorio da parte della Polizia. Le volanti sono dimezzate perché molte sono ferme in attesa di manutenzione, perché non sono state pagate le officine che effettuano la manutenzione o addirittura perché manca la benzina. Purtroppo c'è anche questo!

Mi dicono che una circolare del questore di Roma ha disciplinato l'uso della quantità di benzina, affinché non sia superiore a venti euro al giorno. Pensate che cosa può fare una volante con questi limiti. Soprattutto, come ricordava nell'emendamento precedente il collega Mantovano, sono bloccati gli straordinari. La Polizia che fa straordinari e festivi molte volte si trova a lavorare a credito o gratis verso lo Stato, proprio per il senso del dovere che ha.

Ci troviamo di fronte - lo ha denunciato il ministro Amato - a una serie di procedure di sfratto delle caserme per un debito che i proprietari di questi immobili vantano per 520 milioni verso lo Stato. Non trovate traccia di un euro a tal riguardo nella finanziaria, proprio perché le risorse per fronteggiare tali situazioni non sono state trovate. Abbiamo trentuno caserme e commissariati che sono stati chiusi tra Roma e Napoli proprio perché, a seguito delle procedure di sfratto, si è cercato di accorparle, creando dei disservizi di non poco conto.

Per fronteggiare questa situazione, abbiamo proposto 400 milioni per il Fondo per la funzionalità delle forze dell'ordine. Mi auguro che l'emendamento 95.3 venga finanziato proprio perché tutti insieme dobbiamo fronteggiare questa emergenza.

Abbiamo anche presentato un altro emendamento, il 93.5, perché ci siamo fatti carico anche della carenza di personale L'emendamento propone l'assunzione di 4.500 agenti, equamente distribuiti tra Guardia di finanza, Carabinieri, Corpo forestale dello Stato, Polizia penitenziaria e Polizia di Stato perché di fronte ai 10.000 pensionamenti che si registreranno nel triennio lo Stato propone che ne vengano riassunti soltanto 3.500.

I responsabili dell'Interforze, che hanno tenuto una conferenza stampa due settimane fa, alla quale ha partecipato il presidente Casini oltre al sottoscritto, ci hanno detto che hanno bisogno almeno della metà di quel personale per compensare il turnover, altrimenti non si riuscirà a far fronte ai turni notturni, necessari al presidio del territorio. Ebbene, oltre a quanto stabilito dai commi 523 e 526 della finanziaria 2007, abbiamo previsto risorse per l'assunzione di almeno 4.500 agenti.

Le forze dell'ordine, è stato detto, non percepiscono straordinari e festivi; hanno una indennità di buoni pasto di 4,33 euro, rispetto ai 7,50 euro degli impiegati civili dello Stato. Mi si deve spiegare per quali ragioni gli agenti di pubblica sicurezza delle Forze dell'ordine devono avere il 40 per cento in meno di rimborso dei buoni pasto rispetto ai propri colleghi del pubblico impiego, anche quelli privatizzati, quasi che uno mangi di meno o possa pagare di meno i pasti giornalieri. È un fatto, questo, non soltanto di equità, ma di dignità dei nostri servitori dello Stato cui dobbiamo riconoscenza più di altri perché sorvegliano le città e danno sicurezza a noi stessi e ai nostri familiari.

L'UDC, con l'emendamento 95.4 (che mi auguro voterete favorevolmente), propone di erogare un maggiore contribuito per la cosiddetta specificità delle forze dell'ordine, che prevede ulteriori 200 milioni di euro rispetto ai 200 milioni già previsti nella finanziaria. Voglio farvi sapere che nel 2002-2003 il centro-destra stanziò 760 milioni; nel 2004-2005 stanziò 400 milioni; nel 2006-2007, invece, sono stati previsti soltanto 80 milioni e per il 2008 e 2009 non è stato previsto un euro.

Con l'emendamento 95.0.7, proponiamo di dare seguito a quella proposta di legge che giace ancora presso la Commissione difesa, ma che è già stata approvata alla Camera dei deputati, per il riordino dei ruoli e delle carriere, fermi da decenni. Enti locali e pubblico impiego statale, hanno effettuato il riordino dei ruoli e delle carriere, ma non si è potuto prevedere niente per le forze dell'ordine, quasi che siano figli di un Dio minore.

Non dobbiamo essere solidali soltanto quando partecipiamo ai funerali, dove ci sono tristi circostanze che ci ricordano l'impegno di queste categorie, ma lo dobbiamo essere sempre, anche in questa occasione. (Richiami del Presidente). Signor Presidente, sto illustrando gli emendamenti.

 

PRESIDENTE. Lo so: ma siamo ora giunti al termine del tempo a disposizione.

 

CICCANTI (UDC). Stavo apprestandomi a concludere, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. La prego, prosegua.

 

CICCANTI (UDC). L'UDC propone quindi di riprendere e proseguire l'esame del disegno di legge relativo al riordino, destinando 250, 300 e 350 milioni per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010.

Spero che con queste proposte si possa dare una parte di risposte ad un'emergenza che è di tutti e non solo di questa parte politica. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

GALLI (LNP). Signor Presidente, svolgo un'illustrazione generale dell'articolo 93, praticamente parlando anche dei nostri emendamenti presentati all'articolo stesso.

Qui mi tocca per un attimo fare il leghista, perché veramente si continua a parlare di problemi probabilmente secondari, per quanto riguarda l'amministrazione pubblica dello Stato, e si continua invece abilmente a glissare sui problemi veri.

Qui parliamo di amministrazione dello Stato, con particolare riferimento ai dipendenti pubblici. Allora, mi piacerebbe capire perché in quest'Aula non si parla mai di quanti sono i dipendenti pubblici, che in un posto normale sarebbe la prima cosa che tutti tirerebbero fuori. Anche se i dati sono abilmente tenuti in un'atmosfera estremamente esoterica perché nessuno lo sappia, alla fine i dipendenti pubblici sono 3,5 milioni quelli ufficiali, un dato un po' arretrato, la stima più vicina alla realtà è che superano abbondantemente i 4 milioni e, se si considerano tutti i contratti strani che non vengono calcolati, arriviamo alla cifra iperbolica di quasi 5 milioni di persone.

Quindi, siamo un Paese di 58 milioni di italiani, più 5 milioni di extracomunitari, lavoriamo solo in 23 milioni, di cui 5 milioni sono dipendenti dello Stato: questo va al di là del bene e del male, al di là dell'immaginazione di qualunque cittadino di qualunque Paese normale che non fosse il nostro. Basta dire che in Germania ne hanno meno della metà, in Inghilterra ne hanno poco più di 2 milioni, che lo Stato federale degli Stati Uniti, con 300 milioni di abitanti, pare abbia più o meno lo stesso nostro numero di dipendenti pubblici, che però abbiamo una popolazione cinque volte inferiore. Allora, il problema di fondo è questo numero assolutamente fuori da ogni controllo.

Del resto, il dato non deve sorprendere nessuno, perché è evidente che ogni Governo che si è succeduto, soprattutto in passato, ha pensato bene di raccattare qualche voto in più dispensando posti pubblici a destra e a manca, facendo diventare stabili tutti i contratti che stabili non erano e trasformando lo Stato non più in un luogo dove si amministra il bene pubblico, ma semplicemente in un gigantesco stipendificio, senza nessuna relazione tra il costo del personale e i servizi erogati.

Anche qui però - come dicevo all'inizio, mi tocca fare il leghista - si fa sempre il solito discorso del pollo di Trilussa: in realtà, non è che i 5 milioni di dipendenti pubblici sono distribuiti nella stessa maniera; per esempio, parlando di dipendenti regionali, la Lombardia con 10 milioni di abitanti - se fosse da sola sarebbe il 14° Paese al mondo - ha 2.300 dipendenti regionali, mentre la Sicilia - non me ne vogliano i colleghi di destra e di sinistra siciliani, ma parliamo di numeri, di problemi dell'amministrazione pubblica, cose di cui perlomeno bisogna essere coscienti, poi ognuno tirerà le conclusioni che vuole - con 5 milioni di abitanti, cioè la metà della Lombardia, ha 26.000 dipendenti, cioè ne ha 12 volte di più con metà della popolazione.

Lo stesso potremmo dire - visto che si parlava di forze dell'ordine, guardie forestali, eccetera - a proposito del problema che, in occasione degli incendi che hanno colpito il Meridione, ci ha posto nel ridicolo più assoluto nel consesso dei Paesi normali: la Calabria pare avere, tra guardie forestali e operai forestali dai 17.000 ai 19.000 dipendenti, mentre la Regione Sicilia risulta avere - a leggere non l'ufficio stampa della Lega o «la Padania», ma il «Corriere della Sera» di qualche mese fa - tra guardie forestali e operai forestali, che ogni tanto si confondono, circa 50.000 addetti. Anche qui, una persona normale farebbe subito un ragionamento estremamente semplice...

 

PRESIDENTE. Senatore, per l'illustrazione degli emendamenti, avendo i tempi contingentati, assegno cinque minuti. Se ne vuole di più, lo chieda, fino a dieci possiamo arrivare.

 

GALLI (LNP). Visto che ogni Gruppo ha un po' di tempo, le chiedo di poter proseguire.

La Sicilia è grande più o meno come la Lombardia (poco più di 20.000 chilometri quadrati, la Lombardia 22.000): 50.000 persone che curano 20.000 chilometri quadrati, di cui probabilmente solo un terzo o un quarto al massimo sono foreste, significa avere tre, quattro o probabilmente anche cinque persone per chilometro quadrato, cioè una densità che, oltre a non aver pari al mondo, pone la domanda molto semplice di cosa fanno queste persone tutto l'anno.

La presenza di cinque operai forestali in un chilometro quadrato è un qualcosa di talmente inconcepibile da poter succedere solo nel nostro Paese. Peraltro quest'estate, quando si verificavano gli incendi, alcuni giornali - non della Lega - hanno pubblicato la notizia imbarazzante che metà del personale era in ferie proprio nel momento in cui gli incendi si verificano. Anche in questo caso mi chiedo quale sia la loro efficienza. Questo è un altro problema da affrontare.

Quanto al problema della sicurezza, noi possiamo assumere anche 5 milioni di poliziotti, ma poi se l'80 per cento è destinato a fare la scorta alle mogli dei Ministri quando vanno a fare la spesa al supermercato e la parte restante è imboscata negli uffici, noi la sicurezza sulla strada non la avremo mai comunque. In Italia tra Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza, Corpo forestale ed Esercito sono 500.00 gli uomini in divisa, con una densità per numero di divise che non ha pari in Europa. La Germania ne ha meno della metà, la Scandinavia addirittura un terzo in tutti i Paesi che la compongono e lì mi pare che la sicurezza abbia un rendimento per cittadino ben superiore al nostro.

Richiamo l'attenzione dei colleghi del centro-destra e del centro-sinistra sul fatto che nella vita non è sempre e soltanto una questione di soldi. Si possono anche spendere tanti soldi, ma in modo inopportuno senza comunque risolvere i problemi. Se a Roma ci sono 6.000 vigili urbani, di cui però 4.000 sono impiegati negli uffici, anche assumendone 20.000, ne rimarrebbero comunque 16.000 negli uffici. Quindi, è forse la concezione dell'organizzazione del lavoro di queste persone che andrebbe cambiata.

Una cosa analoga si può dire per i Comuni. La media consigliata dovrebbe essere di un dipendente comunale ogni 100 abitanti del Comune. In realtà, nei Comuni padani la media, quando va bene, è esattamente pari alla metà (ad esempio, nel mio Comune di 17.000 abitanti sono presenti 70 dipendenti comunali), mentre nei Comuni del centro-sud questa media raddoppia o addirittura si triplica. Alcuni Comuni hanno come vigili urbani un numero analogo a quello dei dipendenti complessivi di un Comune della Padania. Nonostante questo, considerato che qualche mese fa abbiamo parlato dei rifiuti della Campania di Bassolino, non mi pare che con meno dipendenti i Comuni padani siano gestiti peggio dei Comuni che di dipendenti ne hanno il doppio o il triplo. Pertanto, bisognerebbe fare qualche ragionamento ulteriore al riguardo.

Per non parlare poi di questioni addirittura pittoresche. Di fronte ad una situazione del genere, tutti cercherebbero di capire come risolvere il problema. Anche noi della Lega non siamo così irresponsabili. Nessuno ha mai detto di lasciarne a casa la metà, ma almeno si potrebbe pensare a qualche soluzione intelligente come il blocco del turnover. Questo si può fare o è qualcosa di impossibile? Avevamo proposto di assumere un dipendente soltanto ogni 3 dipendenti che andavano in pensione.

Era un ragionamento abbastanza artigianale, forse empirico, però sicuramente aveva una sua validità. Invece voi, con i vostri Ministri fenomenali, avete fatto una proposta diversa, vale a dire che per migliorare l'amministrazione pubblica e ridurre i costi dello Stato si prevedessero tre prepensionamenti per ogni assunzione, come se il prepensionato non fosse più a carico dello Stato. Invece di migliorare la situazione, per averne uno se ne pagano quattro. Per fortuna i dirigenti delle Coop vi conoscono bene e dunque non vi assumono come consulenti di vendita, altrimenti qualche problema rilevante risulterebbe. Comunque - in precedenza ho scorto in Aula il ministro Padoa-Schioppa che non so se è ancora presente - inviterei tutti a fare qualche ulteriore ragionamento.

Alla fine vi sono dunque 5 milioni di dipendenti pubblici. Ad essere proprio di manica larga, due milioni di questi non servono assolutamente a nulla, considerato che svolgono lavori assolutamente inutili. Ad esempio, nella scorsa legislatura si erano fatte delle verifiche, con riferimento all'organizzazione della struttura del Ministero del lavoro, da cui si evinceva che su ogni quattro dipendenti tre facevano un lavoro di controllo di qualcun altro. Pertanto, alla fine, per uno che lavorava, ce n'erano altri tre che controllavano il lavoro di qualcun altro. Queste sono situazioni inaccettabili ed è un problema enorme: spero che il ministro dell'economia Padoa-Schioppa mi ascolti.

I due milioni di persone inutili non devono essere messi in mezzo alla strada, ma se facessimo il blocco del turnover, nel giro di alcuni anni risolveremmo il problema; con due milioni di impiegati con 30.000-35.000 euro all'anno di stipendio - il minimo, non certo gli stipendi che circolano in questi Palazzi - si arriva a 70 miliardi di spese inutili all'anno. Poiché abbiamo 70 miliardi solo di interessi sul debito pubblico, l'Italia parte con meno 150 miliardi di spesa pubblica, il che ci mette fuori dal consesso internazionale per sempre se in qualche modo non risolviamo questo problema.

Qualunque persona normale, che lavora nelle aziende private (non quelle che prendono 700.000 euro nello Stato a fare non si capisce bene che cosa), segue una regola semplicissima che in tutte le scuole di amministrazione e di organizzazione aziendale viene insegnata, lo zero based budget: quando si organizza non si parte dalla pianta organica esistente per ragionare sulle aggiunte, ma si ragiona sul servizio da dare, su quante persone servono, se quelle che ci sono vanno bene si tengono, se non vanno bene si collocano da un'altra parte, spendendo il minimo indispensabile per dare il servizio richiesto. Voi non state facendo assolutamente nulla di tutto questo. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

SAPORITO (AN). Signor Presidente, l'articolo 93, comma 4, prevede delle misure eccezionali, risorse aggiuntive a quelle ordinarie per il cosiddetto comparto sicurezza: 50 milioni di euro per l'anno 2008, 120 milioni di euro per l'anno 2009 e 140 milioni di euro per l'anno 2010.

Abbiamo presentato l'emendamento 93.10 anche tenuto conto dell'esperienza e che il comparto sicurezza e il comparto delle Forze armate stanno insieme anche quando si tratta di fare i contratti. Quando si tratta di fare audizioni e incontri questo, anche nella mente e nel cuore della gente, è un comparto che sta insieme per i compiti delicati di difesa del nostro Paese.

Con il testo 2 dell'emendamento, che mi sono permesso di presentare con altri colleghi, è stato sostituito il testo originale con il seguente: «Tali risorse possono essere destinate anche al reclutamento del personale proveniente dalle Forze armate», cioè, allorquando ci saranno i concorsi per le assunzioni, con le nuove risorse che il Governo ha trovato in questo triennio, si tenga conto anche dell'esigenza di trovare una collocazione al comparto delle Forze armate.

Ringrazio molto il relatore e il Governo per l'attenzione che vorranno dare a questo problema.

 

IZZO (FI). Signor Presidente, cercherò di rubare pochissimo tempo per illustrare l'emendamento 93.22 che si propone gli sostituire l'attuale comma 23 (già comma 16 dell'articolato) perché ha qualcosa di assurdo. Mi affido al relatore e al Governo, che sono di parere diverso, per rivedere la loro posizione, perché la norma autorizza al Ministero dell'economia e delle finanze una spesa di ben 4 milioni nel prossimo anno e 9 milioni nel 2009 per ulteriori assunzioni di personale, laddove la legge finanziaria dell'anno scorso, la legge n. 296 del 2006, prevedeva la realizzazione di un ampio piano di soppressione di uffici periferici, che lo stesso Ministero ha anche avviato, al fine di conseguire dei rilevanti risparmi di spesa.

La norma che proponiamo è di differire al 2010 la riorganizzazione e allo stesso momento di consentire che gli uffici esistenti, almeno nelle Province con una popolazione superiore a 250.000 abitanti, possano resistere. Lo dico da uomo della Campania, non tanto e non solo perché la mia Provincia di Benevento vedrà eliminati e chiusi gli uffici periferici dell'amministrazione del Ministero dell'economia, ma perché questo accadrà anche ad Agrigento, a Ragusa, a una serie di realtà territoriali.

Questo non è un emendamento che potrebbe mettere in difficoltà il Governo. Fermo restando l'aspetto della riorganizzazione, vi invitiamo a prendere in considerazione almeno la seconda parte dell'emendamento 93.22, con cui si chiede di consentire che almeno nelle Province con una popolazione superiore a 250.000 abitanti restino la Direzione territoriale dell'economia e delle finanze e la Ragioneria territoriale dello Stato, altrimenti questi uffici verranno soppressi, a cominciare dalla Provincia di Benevento.

La norma è in assoluto contrasto con il parere espresso dalla 1a Commissione permanente in data 8 novembre, che nell'approvare il piano di riorganizzazione ha espressamente affermato che «dall'attuazione del presente regolamento non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato». Al tempo stesso, invece, con la norma che viene proposta, anche al fine di assicurare i processi di rivisitazione e di riorganizzazione, si spendono 13 miliardi.

Allora, rivolgendomi anche ai senatori a vita, sottolineo che questo non è un problema di maggioranza o di minoranza, è soltanto la necessità di essere equilibrati su tutto il territorio nazionale, consentendo che almeno in determinate Province, se non anche le più piccole, possano esistere punti di riferimento dello Stato.

Sono anche disponibile a modificare l'emendamento. Nel caso che non si potesse accogliere la mia proposta di sostituire il comma 23 con il testo proposto con l'emendamento 93.22, si potrebbe almeno aggiungere la seconda parte dell'emendamento, al fine di impedire la chiusura degli uffici citati nelle Province che abbiano almeno 250.000 abitanti. (Applausi dal Gruppo FI).

 

SAIA (AN). L'emendamento 93.26 propone semplicemente una proroga dei comandi del personale appartenente a Poste italiane Spa. Mi auguro che il Governo ed il relatore rivedano il parere contrario che hanno espresso in Commissione, perché non solo non ci sono costi aggiuntivi, ma si va incontro alle esigenze sia dell'azienda Poste italiane, sia dei lavoratori.

 

TOFANI (AN). Signor Presidente, desidero illustrare brevemente l'emendamento 93.0.2, con il quale si propone di estendere agli orfani o al coniuge superstite di coloro che sono morti sul lavoro le normative relative al diritto al collocamento obbligatorio, che sono applicate alle vittime del terrorismo.

Credo che sia un segnale molto forte di attenzione che possiamo dare ai parenti delle vittime sul lavoro e quindi essere vicini a loro in modo molto più concreto.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). L'emendamento 93.0.8 è simile a quello che ho illustrato in precedenza. Si tratta di consentire una continuazione di quanto stabilito con la legge finanziaria n. 296 del 2006, prevedendo nuove risorse all'articolo 1, comma 417. La dotazione di 500 milioni di euro consentirebbe di continuare l'inserimento dei precari nella pubblica amministrazione.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Presidente, stante l'attenzione che è stata sollecitata da diversi colleghi su questi temi, desidero fare una considerazione preliminare, in modo da procedere poi in modo spedito.

Il testo dell'articolo 93, come è stato ricordato, al comma 4, riserva risorse rilevanti per le assunzioni di personale delle Forze di polizia, dei Carabinieri e di altri Corpi. Ricordo, inoltre, all'Aula che abbiamo già approvato l'articolo 7-ter del disegno di legge finanziaria, con il quale si è provveduto a stanziare risorse molto rilevanti, oltre che per l'Agenzia delle entrate e quella delle dogane, anche per i Vigili del fuoco e la Forestale, per il contrasto all'immigrazione clandestina, per la Guardia di finanza, per la Polizia penitenziaria e così via.

Lo stanziamento di queste risorse con l'articolo 7-ter consentirà anche di liberare risorse per poter operare ulteriori assunzioni nei Corpi della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri. È evidente che la riserva che veniva effettuata con l'articolo 93, comma 4, può essere in tal modo finalizzata, a seconda delle valutazioni e delle decisioni che il Governo prenderà, in quella direzione.

Inoltre, ricordo all'Aula che abbiamo approvato - rispondo in tal modo anche al senatore Mantovano che ha sollevato il problema - l'emendamento del senatore Formisano che stanzia ulteriori 10 milioni di euro a favore del lavoro straordinario. Quindi, non è vero quando si dice che con questa finanziaria non si fa nulla per aumentare le dotazioni delle Forze dell'ordine. Si fa abbastanza nel 2008 e molto negli anni 2009 e 2010.

Il parere è contrario sugli emendamenti 93.5, 93.6, 93.8 e 93.9, mentre è favorevole sull'emendamento 93.10 (testo 3) del senatore Saporito, che mi sembra utile perché attribuisce al Governo la possibilità, nell'indire concorsi per l'assunzione nei Corpi della polizia e dei Carabinieri, di attingere dal personale proveniente dalle Forze armate, in particolare i volontari in ferma breve. Vorrei precisare che è stata sostituita - come preannunciato dal senatore Saporito - nel testo la parola "sono" con le seguenti «possono essere».

Il parere è altresì contrario sugli emendamenti 93.11, 93.12, 93.800 e 93.801, mentre è favorevole sull'emendamento 93.802 (testo 2) del senatore D'Amico.

Esprimo parere contrario sugli emendamenti 93.18 e 93.22; in quest'ultimo caso il parere non può essere favorevole per il fatto che il Ministero dell'economia - come è noto - sta procedendo ad una riorganizzazione degli uffici periferici e, quindi, una norma di tale natura rischierebbe di pregiudicare l'attività in corso.

Il parere è contrario sugli emendamenti 93.26, 93.39 e 93.0.1. Sull'emendamento 93.0.2, Presidente, il parere potrebbe essere favorevole se il senatore Tofani fosse disponibile ad eliminare le ultime due righe e mezzo del testo, ossia dalla parola "nonché" fino alla fine dell'emendamento.

 

PRESIDENTE. Senatore Tofani, accetta la modifica proposta dal relatore?

 

TOFANI (AN). Sì, concordo.

 

LEGNINI, relatore. Sottolineo, Presidente, che il parere favorevole è dettato da una esigenza esposta dal senatore Tofani che mi sembra meritevole di grande attenzione. Mi riferisco al fatto che estendiamo la normativa relativa al collocamento obbligatorio, riservato fino ad oggi agli orfani delle vittime del terrorismo, anche ai figli o ai coniugi di coloro che sono morti sul lavoro. Ringrazio il senatore Tofani per aver avanzato questa proposta che ci consente di introdurre nel nostro ordinamento una norma utile.

Esprimo infine parere contrario sugli emendamenti 93.0.6 e 93.0.8.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

LIBÈ (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LIBÈ (UDC). Signor Presidente, non so se è una mia disattenzione, ma mi pare che sia stato saltato il parere sull'emendamento 93.16.

 

PRESIDENTE. A me risulta ritirato.

 

LIBÈ (UDC). No, non è stato ritirato.

 

PRESIDENTE. Mi scusi, forse c'è stato un errore.

Invito pertanto il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento 93.16.

 

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. L'emendamento 93.3 è stato ritirato, mentre l'emendamento 93.4 è decaduto per assenza del proponente.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 93.5, presentato dai senatori Ciccanti e Forte.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.6.

 

DIVINA (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DIVINA (LNP). La norma a cui si riferisce l'emendamento 93.6 prevede una deroga al blocco delle assunzioni per alcune categorie. Noi non siamo contrari che, per questioni di ordine pubblico, Carabinieri e Polizia siano esclusi dai vincoli sulle limitazioni delle assunzioni; troviamo però singolare che sia stato inserito anche il Corpo forestale dello Stato.

Sappiamo cosa è successo in tante Regioni, come, ad esempio, in Calabria, che è la punta di un grande iceberg. In questa Regione le assunzioni nel Corpo forestale dello Stato non sono state fatte in ragione di un'esigenza o per coprire un vero lavoro, ma sembra siano state fatte in funzione di ammortizzatore sociale, per tamponare una domanda effettiva di occupazione che probabilmente in quel posto non esisteva.

Questa estate, proprio in quella zona, si sono verificati diversi incendi che hanno ridotto notevolmente il volume e il numero degli arbusti. Vorremmo pertanto evitare, anche un po' ironicamente, di provocare uno squilibro, andando sotto il livello del rapporto di parità tra uomini e alberi.

La nostra proposta è di eliminare il Corpo forestale dello Stato dalla previsione contenuta al comma 4, utilizzando le risorse così disponibili a favore di una spesa più produttiva (andando anche incontro alle previsioni e alle richieste del ministro dell'economia Padoa-Schioppa), oppure, tenendo in considerazione i veri problemi di sicurezza del Paese, per incrementare il numero di poliziotti e carabinieri, di cui forse abbiamo più bisogno che del Corpo forestale dello Stato.

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Signor Presidente, intervengo per appoggiare l'emendamento 93.6 del collega Galli, ma facendo una precisazione a nome del Gruppo di Forza Italia. A nostro parere, occorre non confondere tra operai forestali, che sono una cosa, e Corpo forestale dello Stato, che è invece tutt'altra cosa. Forse troppi appartenenti a questo meritevole corpo sono a Roma, presso il Ministero per le politiche agricole, mentre sarebbe opportuno disporli sul territorio a contrastare fenomeni e reati estremamente pericolosi e, per certi aspetti, nuovi, come i reati ambientali, ma anche le truffe comunitarie.

Vi è quindi il nostro appoggio al suo emendamento, collega Galli, però, stiamo attenti a non confondere gli operai forestali, nell'ambito dei quali abbiamo assistito a notevoli fenomeni di malcostume, con il Corpo forestale dello Stato, cosa del tutto diversa. Esso, infatti, è meritevole e meritorio e lo vogliamo sostenere fino in fondo. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.6, presentato dal senatore Galli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.8.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.8, presentato dal senatore Galli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.9.

 

MANTOVANO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANTOVANO (AN). Signor Presidente, l'articolo 93, come altri colleghi hanno ricordato, in particolare il relatore, fissa tra l'altro tetti di spesa per l'adempimento di funzioni di ordine pubblico, di prevenzione e di contrasto alla criminalità.

L'emendamento 93.9 punta a contenuti incrementi di risorse su fronti così importanti. Ho ascoltato quello che ha detto il relatore, ma forse aveva presente le finanziarie degli anni dal 2001 al 2006 perché effettivamente, in quel quinquennio, le risorse per la sicurezza sono cresciute complessivamente del 30 per cento.

Per quanto riguarda la finanziaria 2008, invito chi si suggestiona nella lettura delle tabelle a consultare, se non crede alle mie parole, la Tabella 8, dedicata al Ministero dell'interno. Sotto la voce: «Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno», leggo, tralasciando gli spiccioli, quanto segue: «Ordine pubblico e sicurezza: Residui: - 111 milioni di euro; Competenze: - 137 milioni di euro; Cassa: - 158 milioni di euro». Abbiamo quindi circa 400 milioni di euro in meno per la voce: «Ordine pubblico e sicurezza». Passiamo ad un'altra voce: «Contrasto al crimine: Residui: - 83 milioni di euro; Competenze: - 39 milioni di euro; Cassa: - 43 milioni di euro». In termini di contrasto al crimine, si registrano quindi circa 160 milioni di euro in meno.

Alla fine di tutte queste tabelle, si arriva alle spese per il SISDE. La tabella utilizza ancora il termine SISDE. Informo chi l'ha redatta che vi è stata qualche novità nel frattempo. Se la legge n. 124 di quest'anno all'ex SISDE, adesso AISI, conferisce competenze aggiuntive, la tabella toglie delle risorse. Sono previsti 37 milioni di euro in meno per le spese di organizzazione e funzionamento del SISDE e 36 milioni di euro in meno per le spese riservate dello stesso SISDE.

Si dice spesso che, a fronte di fenomeni particolarmente gravi ci vuole l'intelligence. Qui ci vorrebbe non intelligence, ma intelligenza per rifiutare una finanziaria che massacra in questo modo la sicurezza. Sono grato al Governo e alla maggioranza che, attraverso il relatore, segnala attenzione verso le questioni di sicurezza degli italiani. La prossima volta non ve ne preoccupate: staremmo sicuramente meglio.

Di quale risorse aggiuntive si parla se ci sono 840 milioni di euro in meno per il comparto Viminale? (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.9, presentato dal senatore Mantovano.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 93.10 (testo 3), presentato dal senatore Saporito e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 93.11, presentato dal senatore Polledri.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione). (Richiami al Presidente dai banchi della maggioranza. Proteste dai banchi dell'opposizione).

 

I segretari non riescono a capire nulla, qual è il problema? Seduti per cortesia.

 

MELE (SDSE). Presidente, al banco del senatore Mantica ci sono due persone e cinque luci. Sarebbe forse utile intervenire.

 

PRESIDENTE. Una la vedo anch'io. Senatore Pontone, è lei? Ora ci sono tre luci e tre persone.

 

Il Senato non approva.

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 18,45)

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.12.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.12, presentato dal senatore Castelli.

Dichiaro aperta la votazione. (Proteste dai banchi del centro-sinistra).

(Segue la votazione).

 

Pregherei i colleghi di tutti i Gruppi di votare ognuno dal proprio posto. Per favore, senatore Matteoli. (Proteste dai banchi dell'opposizione). La ringrazio, senatore Mantica.

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.16.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.16, presentato dal senatore Libè.

Pregherei i colleghi di stare seduti ciascuno al proprio posto, lavoriamo meglio.

Dichiaro aperta la votazione.

 

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.800.

 

PASTORE (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, l'emendamento del collega Stracquadanio propone di sopprimere i commi da 5 a 9 dell'articolo 93, che sono stati un gentile cadeau che la Commissione ha fatto a questo testo di legge finanziaria. Infatti, dobbiamo dire la verità, il Governo in questa materia è stato piuttosto sobrio, mentre la Commissione bilancio si è sbizzarrita nel corso dei lavori e ha arricchito taluni articoli, soprattutto questi che sono articoli clientelari, di una congerie di norme che abbiamo avuto modo di sottolineare in sede di pregiudiziale.

I commi 5 e 6, in particolare, introducono una «stabilizzazione-sanatoria» dei rapporti di impiego flessibili con la pubblica amministrazione che urta in maniera clamorosa con le norme costituzionali, con i princìpi generali del nostro ordinamento, con una miriade di sentenze della Corte costituzionale, che hanno tollerato l'assunzione di soggetti nel pubblico impiego senza pubblico concorso solo in casi limitati, eccezionali e particolarmente motivati.

In questo caso, invece, si tratta di una generalizzazione, per cui tutti i soggetti assunti a tempo determinato o ancora con Co.co.pro., cioè assunti con contratti di collaborazione a progetto, vengono trasformati in lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Costoro per lo più non hanno superato alcun concorso pubblico o, se lo hanno superato, lo hanno superato per le esigenze connesse a quel tipo di contratto; ora si troveranno ad essere dipendenti della pubblica amministrazione in spregio a tutte le regole di buonsenso.

Credo che l'unico modo di rimediare a questa intrusione della Commissione bilancio nel testo della finanziaria sia sopprimere le modifiche introdotte in quella sede. Vi sono tanti altri aspetti di questi emendamenti, non ultimi quelli inerenti alla copertura dei quali parlerà il collega Azzollini, però indubbiamente l'impatto con la norma costituzionale è chiaro ed evidente e molti commentatori hanno espresso gravi perplessità su questo punto, proprio perché hanno ritenuto la norma diseducativa, illegittima e soprattutto diretta contro tanti giovani che vogliono affrontare concorsi seri per accedere alla pubblica amministrazione e che si troveranno scavalcati da persone che non hanno superato alcuna prova selettiva o, se l'hanno superata, l'hanno superata per altri obiettivi e con altre finalità.

Io mi vorrei rivolgere, Presidente, ai numerosi padri della patria (si fa per dire) seduti in quest'Aula che con il loro voto determineranno o no la caducazione di questa oscenità giuridica, morale e finanziaria. (Applausi dai Gruppi FI e UDC).

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, intervengo per annunciare un voto convintamente contrario all'emendamento 93.800 da parte del Gruppo a cui appartengo.

Vorrei far notare ai colleghi che, al di là del tono, gli argomenti che sono stati testé sviluppati nel merito dal senatore Pastore sono stati oggetto, da parte della Commissione, della maggioranza e del relatore, di un'attenzione particolare che si è tradotta nel parere favorevole che il relatore ha espresso sull'emendamento 93.802 (testo 2), che voteremo tra qualche istante. Questo emendamento, laddove era necessario, anche per rendere la norma perfettamente coerente con il dettato costituzionale, che vuole che l'accesso alla pubblica amministrazione avvenga attraverso concorso, corregge esattamente quegli aspetti critici che indubbiamente il testo approvato in Commissione presentava. Talché si procede ad una stabilizzazione progressiva di questa enorme massa di personale che ha rapporti di lavoro discontinui con la pubblica amministrazione, ma lo si fa, grazie all'approvazione dell'emendamento D'Amico, nel pieno rispetto dei princìpi costituzionali e delle norme di merito che regolano la materia.

Vorrei, quindi, rassicurare i colleghi della maggioranza. Grazie all'approvazione dell'emendamento 93802 (testo 2), così come ce l'ha proposto il relatore e così come esso è stato elaborato dal senatore D'Amico, anche quelle osservazioni critiche che molti non solo in quest'Aula, ma anche fuori da quest'Aula (penso, per esempio, all'intervento autorevole del professor Rossi sulla prima pagina del "Corriere della sera") hanno sollevato sono state tenute in assoluta considerazione e, in quanto abbiano segnalato problemi veri (a mio giudizio, non tutte quelle prese di posizione segnalavano problemi veri), si tradurranno in un testo perfettamente coerente con la Costituzione.

Si terrà conto delle esigenze di garantire stabilità dei rapporti di lavoro nella pubblica amministrazione e superamento della precarietà, ma in perfetta compatibilità - insisto - con l'esigenza di garantire che l'accesso ai ruoli della pubblica amministrazione avvenga secondo procedure selettive che garantiscano della qualità e delle caratteristiche del personale che viene assunto.

Quindi, nessuna violazione, soltanto coerenza nel perseguire un disegno di stabilizzazione compatibile con i princìpi generali del nostro ordinamento. (Applausi dai Gruppi Ulivo, SDSE e IU-Verdi-Com).

 

PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare i senatori Novi e Possa, entrambi del Gruppo Forza Italia. Essendo già intervenuto il senatore Pastore a sostegno di una tesi in merito allo stesso emendamento, non posso concedere la parola se non per una dichiarazione di voto in dissenso dal Gruppo.

Senatore Novi, lei intendere intervenire in dissenso?

 

NOVI (FI). Presidente...

 

PRESIDENTE. Per chiarezza dei rapporti, senatore Novi, mi deve dire se vota in dissenso o no.

 

NOVI (FI). In dissenso.

PRESIDENTE. Allora, le do la parola per tre minuti.

 

NOVI (FI). Lo dico anche ai colleghi del Gruppo...

 

PRESIDENTE. Ha parlato il senatore Pastore a nome del Gruppo.

Lei, dunque, sta parlando in dissenso?

 

NOVI (FI). Sì, Presidente. Il Governo e il relatore hanno preso in considerazione la sorte dei 95.000 vincitori di concorso?

Mi rivolgo anche al senatore D'Amico, che si nasconde dietro la foglia di fico delle prove selettive. Senatore D'Amico, chi ha esperienza di prove selettive in questo Paese sa benissimo cosa significano.

Voglio sapere se i 95.000 vincitori di concorso saranno o no assunti.

 

POSSA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Senatore Possa, lei è nella stessa identica condizione. Intende intervenire in dissenso?

 

POSSA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

 

POSSA (FI). Presidente, desidero solo un chiarimento. Poiché stiamo parlando dei commi dal 5 al 9, vorrei sapere quante persone verranno stabilizzate per effetto dell'articolo 93, commi dal 5 al 9.

 

PRESIDENTE. Questo è un quesito, non una dichiarazione di voto in dissenso, senatore Possa. Non posso certamente rispondere io a questa domanda, che è del tutto legittima.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.800, presentato dal senatore Stracquadanio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Senatore Novi, la devo richiamare all'ordine, se così posso dire. Lei ha dichiarato che avrebbe votato in dissenso, la prego di votare di conseguenza. Lei deve togliere la scheda o deve votare in un altro modo. Deve votare in dissenso dal suo Gruppo. Senatore Novi, lei non può fare così!

 

NOVI (FI). Posso parlare?

 

PRESIDENTE. No, non può parlare perché stiamo votando. Lei ha il dovere di votare in dissenso. Senatore Novi, la richiamo all'ordine per la prima volta.

Lei deve togliere la scheda o deve votare in un altro modo. Senatore Schifani, la prego di aiutarmi a gestire il senatore Novi. Senatore Schifani, lei è il Presidente del Gruppo e conosce le regole forse meglio del senatore Novi. Senatore Novi, la richiamo all'ordine...

 

NOVI (FI). Lei mi deve dare ora la parola.

 

PRESIDENTE. Le darò la parola dopo che la votazione sarà conclusa.

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

(omissis)

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817 (ore 19,42)

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.801.

 

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, mi voglio soffermare nel merito della questione della stabilizzazione sugli specifici aspetti di copertura. Già in altre occasioni abbiamo visto quali e quanti elementi ci sono di scopertura in questa finanziaria; questo è un altro di quelli che a me paiono macroscopici. Approfitto della presenza del Ministro per sottoporglielo sommessamente, ma convintamente, tenuto conto che egli, naturalmente, in più sedi - nazionali ed internazionali - presenta questa come una finanziaria di rigore. Chiederò com'è possibile che si continui, dopo l'approvazione di queste ulteriori norme, anche nella versione emendata dal senatore D'Amico, sulla quale dopo si discuterà, a parlare di finanziaria di rigore.

Ricordo a tutti, a me stesso primo di ogni altro, che questa procedura per intero è cifrata 20 milioni di euro l'anno. Ora, 20 milioni di euro, se accediamo all'ipotesi, sempre sostenuta in Commissione bilancio dall'opposizione di questa ma anche della precedente legislatura, basterebbero a mille persone. Perché? Semplice. Si afferma sempre, quando si parla di stabilizzazione, che siccome il precariato nel bilancio a legislazione vigente finisce nell'anno in corso per l'anno successivo l'onere è completo. Ammettendo che un precario valga 20.000 euro all'anno, 1.000 precari sono 20 milioni di euro.

Quindi, la norma è clamorosamente scoperta. Ma, volendo essere buoni con questa maggioranza (considerate le enormi difficoltà che ha a procedere ed a legiferare, l'opposizione tenta di essere buona), si scopre che la scopertura è macroscopica lo stesso. Perché? Supponiamo che invece con quei 20 milioni si copra il delta tra quanto oggi viene pagato al precario e quanto avrà con la stabilizzazione e supponiamo che questo sia di 2.000 euro all'anno, cioè di 150 euro al mese, 130 con la tredicesima. Parliamo di 10.000 precari. Il massimo numero di precari che questa norma riesce a coprire, ad accedere ad un'interpretazione non corretta delle norme di copertura, è pari a 10.000.

A questo punto, andiamo a ragionare: se questi precari sono invece molti di più, è pacifico che voi, delle due l'una, o state prendendo in giro centinaia di migliaia di precari o state devastando il bilancio dello Stato. (Applausi dai Gruppi FI e LNP). Non ci sono alternative. Come cercherò di dire fra un momento, ho il sospetto - io che di solito non ne ho - che state facendo entrambe le cose, cioè state prendendo in giro le persone e devastando il bilancio. Infatti, in realtà, con una serie di giri di parole parlate di progressiva stabilizzazione, di norme e di altro, tentando cioè di porre dei paletti di ingresso, ma vi è noto, a voi più che ad ogni altro, che una volta messo in moto questo meccanismo esso è difficilmente frenabile; ha la stessa caratteristica del torrente: man mano che va a valle aumenta la velocità.

Che cosa accadrà di fatto (guardate che è accaduto per altri settori del precariato, penso alle famose borse di studio degli studenti in medicina)? Accadrà che i precari saranno costretti a far causa allo Stato e alle amministrazioni locali per ottenere la stabilizzazione che altri hanno forse nel frattempo avuto - e moltissimi invece no - e a quel punto sarete costretti ad ammettere gli stessi precari in un tempo più lungo, gettandoli nello sconcerto. Cioè, state facendo entrambe le cose: avete certamente devastato il bilancio e non avete soddisfatto le aspirazioni della gente. Così il vostro è stato un disegno perfettamente riuscito: sconcerto nella gente, presa in giro di centinaia di migliaia di giovani e devastazione del bilancio Questo è, non si esce da tale logica soltanto con 20 milioni di euro all'anno. (Applausi dai Gruppi FI e LNP e del senatore Paravia).

Si aggiunge poi un'altra questione. Quella norma, lo dite testualmente, è prevista per tre anni: 2008, 2009 e 2010; non dite «a decorrere dal», per cui non si capisce com'è possibile prevedere una copertura temporanea per un onere che, ovviamente, è in sé permanente, strutturale e crescente. Ci sono infatti una serie di problematiche e non credo che queste siano superate dall'emendamento del senatore D'Amico, che, intendendo fare una proposta restrittiva, non si preoccupa della copertura. Ritengo invece che, a sua volta, quell'emendamento, attraverso l'inserimento delle questioni relative agli enti locali, può comportare un ulteriore allargamento della platea, con i difetti che ho detto prima. Cosa state combinando con questa norma è cioè del tutto evidente.

Vi voglio dire - ed ho terminato - che se le stime fossero di 200.000 precari - sono stime prudenti queste che cito perché altri li fanno ammontare, tra quelli dello Stato e quelli degli enti decentrati, a 400.000, ma io, come al solito tenero verso questa maggioranza che incespica di ora in ora, li cifro in appena 200.000 - pensate questa norma cosa costa al bilancio dello Stato.

Non mi pare che voi stiate facendo del rigore. È ovviamente chiaro che dovreste avere il coraggio, ove facciate una scelta, quale che sia, che dovreste trarne le conseguenze, cioè se scegliete il rigore, allora non potete ammettere alla stabilizzazione centinaia di migliaia di precari o, se accedete alla stabilizzazione, allora avreste dovuto adeguatamente coprirla almeno cinquanta volte tanto. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA).

Questo è il punto che io vi pongo. Per questo, signor Presidente, credo che andando di questo passo stiate contravvenendo a tutte le vostre dichiarazioni e ad ogni comportamento sano per l'economia della Nazione. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA. Congratulazioni).

 

TIBALDI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TIBALDI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, prima di fare la mia dichiarazione di voto vorrei chiederle lumi, nel senso che vorrei sapere di quale emendamento stiamo discutendo.

 

PRESIDENTE. Siamo all'emendamento 93.801 del senatore Stracquadanio, che si trova nel fascicolo a pagina 422.

 

TIBALDI (IU-Verdi-Com). Il senatore Azzollini ha chiesto di intervenire a favore di questo emendamento?

 

PRESIDENTE. Certo, ha chiesto di intervenire a favore di questo emendamento.

 

TIBALDI (IU-Verdi-Com). Solo questo volevo sapere, perché anch'io pensavo fosse così, ma, in realtà, se leggo l'emendamento 93.801 e sento l'intervento di Azzollini, c'è qualcosa che non funziona: o lui non l'ha letto oppure non so di che si stia trattando, nel senso che l'emendamento 93.801, sostanzialmente, per superare il problema dei precari nella pubblica amministrazione, inserisce una norma che, attraverso concorsi, riserva il 50 per cento dei posti a coloro che sono a contratto a termine, purché abbiano maturato i requisiti, e anche ai lavoratori Co.Co.Co. e Co.Co.Pro. del punto 8 e copre questa norma esattamente con 20 milioni.

Io ho sentito il senatore Azzollini parlare di questi 20 milioni, riferendosi probabilmente al comma di cui si discuterà successivamente riferito all'emendamento 93.802( testo 2) che poi prevede la discussione successiva rispetto all'emendamento del senatore D'Amico che corregge quanto è uscito ed è stato votato dalla Commissione. L'ho sentito dunque sostenere che quanto previsto all'interno della modifica apportata in Commissione e dell'emendamento D'Amico produrrebbe guasti eccessivi, con la catastrofe per lo Stato e quant'altro.

Allora vorrei che ci capissimo: io credo che l'emendamento, quanto valutato in Commissione più l'emendamento D'Amico - sul quale si è costruito nelle settimane passate un can can di cui tutti hanno scritto, si è parlato di sanatoria e quant'altro da parte di alcuni che secondo me l'emendamento non lo avevano letto - sia invece una soluzione seria per affrontare il problema, secondo quanto è previsto dalla legge e secondo lo spirito di questa finanziaria. Infatti, la finanziaria prevede, all'articolo 92, che a partire dall'anno prossimo, nella pubblica amministrazione, non si possa più assumere se non attraverso concorsi e personale a tempo indeterminato e prevede di trovare delle norme che si raccordino a quanto previsto dalla finanziaria dell'anno scorso e attraverso le quali si possa procedere ad una stabilizzazione, cioè ad uno smaltimento del problema attraverso regole precise, sempre attraverso concorsi e con riserve di posti di molto inferiori a quelli previsti dall'opposizione, con l'emendamento Azzollini. Addirittura, per quanto riguarda la questione dei Co.co.co. e dei Co.co.pro. non si prevede, se viene approvato l'emendamento 93.802 (testo 2), alcuna riserva di posti.

Anche in questo caso credo che da parte dell'opposizione ci voglia un po' più di coerenza. Non si possono presentare emendamenti che dicono una cosa e accusare la maggioranza di fare delle «porcherie» - come viene detto - di portare allo sfascio i conti pubblici e lo Stato e poi presentarne altri che vanno esattamente nella direzione opposta, salvo poi parlare di tutt'altro nella dichiarazione di voto a favore.

Se si presentano degli emendamenti, si abbia almeno la decenza di sostenerli non utilizzandoli, magari come foglia di fico, per giustificare che si voleva realizzare l'azione di stabilizzazione, che l'opposizione voleva risolvere il problema dei precari e la piaga dei precari ma non ha potuto per colpa della maggioranza che non ha approvato il loro emendamento. (Applausi dal Gruppo IU-Verdi-Com).

 

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, ero convintissimo che ci si riferisse all'emendamento 93.800 per cui valeva esattamente la mia dichiarazione. Invece, il senatore Tibaldi si è riferito all'emendamento 93.801, come correttamente doveva fare.

Voglio precisare che il mio discorso era riferito anche all'emendamento 93.800.

 

PRESIDENTE. Ne prendiamo atto, senatore Azzollini.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, è evidente che l'occasione per rivolgerci tutti insieme al Ministro dell'economia c'è.

La critica mossa dal collega Azzollini riguarda i commi 5 e 6. Se si vuole possiamo parlare anche del successivo emendamento 93.802 (testo 2). Tuttavia, ora il ministro Padoa-Schioppa, che penso non sia venuto qui soltanto per fare un giro ma - immagino - anche per interloquire con il Parlamento, alla domanda del collega deve dare una risposta.

Quanti sono, dunque, i precari regolarizzati? Colleghi, vorrei ricordare il numero degli enti per cui è prevista la stabilizzazione. Si intendono stabilizzare i precari negli enti locali (quindi, Province, Comuni, Regioni), poi quelli delle agenzie fiscali (quindi, agenzie delle entrate, dogane, agenzie territoriali), dopo di che quelli che fanno capo agli enti pubblici non economici (quindi, INPS ed altri). Poi, signor Ministro - questo mi piacerebbe lo andasse a riferire in Europa - si stabilizzano anche tutti gli enti pubblici di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

Quali sono questi enti in cui c'è veramente un bisogno incredibile di stabilizzazione? La Cassa depositi e prestiti, dove ci sono un sacco di precari, ovviamente tutti iscritti ai sindacati di sinistra, la Zecca dello Stato, l'Istituto poligrafico.

Giusto. Dovete regolarizzarli perché servono per attirare i soldi per coprire le spese perché con 20 milioni di euro non so come si faccia. Poi però si vanno a regolarizzare anche quelli dell'ENAC; va bene, se sono 1.000. Vi sto facendo l'elenco di quelli che voi stabilizzate. L'Agenzia spaziale italiana mi starebbe bene, anche lì qualcuno ci sarà. Poi vi sono gli enti autonomi lirici; stabilizziamo pure tutti quelli degli enti autonomi lirici.

Signor Ministro, vorrei sapere però se ciò è ancora vero, perché nella lista, al comma 4, è indicato un ente fondamentale, dove c'è bisogno di stabilizzazione: l'ente autonomo per l'Esposizione universale internazionale di Roma del 1941. Bene, c'è bisogno di stabilizzare anche lì; c'è infatti un bisogno di sicurezza in questo ente fondamentale per il futuro del nostro Paese.

Ora vorrei chiederle, signor Ministro, ma chi paga per queste 400.000 persone? Paga la Padania, ma pagheranno tutti. Lei contrae un debito con il futuro che pagheranno i nostri figli. Questo è irresponsabile e mi rivolgo a una parte di questa maggioranza che ha limitato il danno al 2008-2009: ma voi fate salvi i contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007. Ma quante sono queste persone che promettete di stabilizzare? Ce n'è veramente bisogno? Quanto costano?

Signor Ministro, in Europa qualcuno l'ascolterà. Ci faccia la cortesia di far sentire la sua voce. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Su cosa, senatore?

 

SCHIFANI (FI). Presidente, sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, non capita spesso di avere la presenza del Ministro dell'economia in quest'Aula; lo abbiamo avuto poche volte in Senato. Ricordo che lo abbiamo avuto quando ha usato delle espressioni pesantissime e violente nei confronti del generale Speciale, quando ha adoperato espressioni pesanti e violente per giustificare la rimozione del consigliere Petroni dal Consiglio d'amministrazione della RAI, ma lo abbiamo avuto poche volte quando gli abbiamo chiesto di darci chiarimenti sulla politica economica del Governo. (Applausi dai Gruppi FI e LNP).

Ministro, non sfugga alle sue responsabilità. A me dispiace fare polemica personale, però abbiamo assistito ad alcuni suoi atteggiamenti e ci eviti per l'ennesima volta i suoi sorrisini irridenti e provocanti nei confronti dell'opposizione. Limiti i suoi sorrisi, faccia il Ministro. Eviti di sbadigliare, di lasciarsi andare ad atteggiamenti quasi ostili a quello che è il ruolo di quest'Aula. Sbadigli di meno, sorrida di meno e si assuma le sue responsabilità. (Applausi dal Gruppo FI). Risponda alle richieste del senatore Azzollini e di altri su quanto costa la norma in esame. (Voce dai banchi dell'opposizione). Non lo sa!

Mi spiace se lei dovesse sfuggire a questa sua responsabilità, perché quest'Aula si accinge ad approvare una norma della sua maggioranza, avallata, e mi spiace anche di più, da un emendamento di un collega della maggioranza, mi riferisco al senatore D'Amico, che si richiama a un partito che, a sua volta, si richiama al rigore dei conti pubblici.

Tale emendamento aggraverà notevolmente i costi pubblici perché farà impazzire la spesa pubblica. Non si stabilizzano 200.000 precari con 20 milioni di euro, come ha già osservato il senatore Azzollini. Diciamo le cose come stanno.

Si alzi e correttamente ci spieghi quanto costa la stabilizzazione di 200.000 precari che, tra l'altro, creerà sconcerto tra quei poveri giovani, sono più di 100.000, che hanno sostenuto un esame, hanno vinto un concorso pubblico e che non sono stati chiamati per il blocco del turn over. (Applausi dai Gruppi FI, LNP e UDC).

Costoro si vedranno scavalcati da persone che meritano tutela, ma che non hanno vinto nessun concorso, in violazione dell'articolo 97 della Costituzione. Ministro, si assuma le sue responsabilità e ci spieghi per quale motivo state realizzando questa oscenità. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA).

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente... (Brusìo in Aula).

 

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, vogliamo lasciare parlare il senatore Baldassarri?

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rendo conto che quest'Aula ha verificato, la settimana scorsa, la totale inadeguatezza del Governo a rispettare le procedure di copertura di tutti i provvedimenti. (Commenti dal Gruppo Ulivo). Tutti voi, tutti noi abbiamo toccato con mano, rispetto al noto emendamento sui ticket, che il Governo aveva mentito all'Aula del Senato e che non c'era la copertura. (Applausi dai Gruppi AN, LNP e FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi (solo perché rimanga agli atti), osservo che siamo ora di fronte ad un testo dell'articolo 92, del quale stiamo discutendo gli emendamenti, che... (Voci dalla maggioranza: "93"). Perdonate, l'età avanzata giustifica la stanchezza.

 

PRESIDENTE. Scusate colleghi, per favore. Non è possibile continuare così. Il senatore Baldassarri sta svolgendo il suo intervento; non capisco il significato dei commenti se gli sfugge una cifra, un dato su un certo punto. Vi deve essere almeno una forma minima di rispetto, cari colleghi. La prego di proseguire, senatore.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, vorrei far notare alcuni semplici relazioni aritmetiche. Se i precari da stabilizzare sono 200.000, ad un costo lordo di 20.000 euro all'anno comprese le imposte e i contributi sociali, si determina un aumento annuo delle spese di personale nella pubblica amministrazione pari a 4 miliardi di euro. Se fossero 350.000, tale spesa salirebbe a 7 miliardi di euro.

 

TECCE (RC-SE). Già lavorano, i precari.

 

BALDASSARRI (AN). Grazie, collega Tecce: la ringrazio, ma qui stava la mia trappolina. Se i precari già lavorano, vuol dire che l'attuale costo a bilancio dello Stato è almeno il 50‑60 per cento di quello che avrebbe a regime. E allora lei, onorevole Tecce, ha dichiarato all'Assemblea del Senato che l'articolo 93 costa almeno due miliardi di euro in più. (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA). Lei, onorevole Tecce, lo ha appena dichiarato: due miliardi in più rispetto al costo attuale. (Commenti dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. Senatore Baldassarri, abbia la cortesia - che in lei è nota - di rivolgersi alla Presidenza.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, quella dell'onorevole Tecce è un pia illusione, perché la copertura data nel provvedimento è pari a 20 milioni di euro. Quindi, la stabilizzazione su base aritmetica basta per 2000 persone, altro che 200.000. (Applausi dai GruppiAN, FI, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA). Quindi, voi della sinistra alternativa state stabilizzando 2000 persone e dimenticando gli altri 198.000, dal vostro punto di vista.

Concludo, signor Presidente, osservando che il Ministro dell'economia, presente in Aula, è persona capace di fare ben di più delle operazioni aritmetiche: ci dica quanto serve per stabilizzare 200.000 dipendenti oppure, al rovescio, quanti dipendenti si stabilizzano con i 20 milioni di euro previsti all'articolo 93. (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Colleghi, non esageriamo con gli entusiasmi.

Ha chiesto di intervenire, credo in dichiarazione di voto, il senatore Novi. Ne ha facoltà. (Commenti dai banchi della maggioranza). Colleghi, per favore. Senatore Novi, intervenga, ha la parola.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, a loro non gliene frega niente di 95.000 ragazzi che hanno vinto il concorso.

 

PRESIDENTE.Senatore Novi, si rivolga alla Presidenza.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, siccome sono generoso verso la maggioranza, interverrò sull'emendamento 93.802 (testo 2).

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Signor Presidente, avrei voluto prendere la parola per illustrare un emendamento all'articolo 95, da me presentato insieme con il senatore Marini, ma non lo faccio perché la discussione che si è sviluppata intorno a questi emendamenti evidenzia la politica del Governo.

Vede, signor Presidente, sono stati individuati fondi per tutti, qualcuno ha parlato di finanziaria clientelare, io direi da incubo, perché penalizza le piccole e medie imprese, non vede di buon occhio la libera intrapresa, una finanziaria che nega persino i fondi agli emotrasfusi che hanno dovuto subire danni in forza di trasfusioni dovute a pesanti malattie e che adesso finge di stabilizzare i precari per fare un'operazione di propaganda che purtroppo non trova senso nelle cifre, come hanno evidenziato i colleghi.

Prendo la parola su questo emendamento perché non avrei voluto e non voglio stasera soffermarmi sull'argomento che soprattutto mi sta a cuore, le Forze armate, dove ne avrei da dire di cose, anche in merito ad emendamenti che non costavano una lira, come quello sulla specificità degli uomini in divisa, che non sarebbe costato nulla se non la buona volontà da parte del Governo di indicare - come ha fatto nel Documento di programmazione economico-finanziaria - che questi signori in divisa esistono e che a questi signori chiediamo prezzi importanti.

Allora, per non volermi soffermare per forza sull'argomento di cui mi occupo in qualità di Presidente della Commissione difesa, prendo la parola, agganciandomi alle dichiarazioni del senatore Baldassarri e degli altri colleghi, per sostenere - come hanno fatto loro - che questa è una finanziaria che beffa il Paese.

È stata una finanziaria tuttavia molto attenta ai prezzi da pagare ai dissidenti. Le vorrei segnalare una dichiarazione del senatore Bordon di questa mattina, che solleva qualche dubbio sul fatto che questa sia una maggioranza che si tiene coesa: «Prodi a gennaio dia le dimissioni, presenti una nuova lista di Governo possibilmente applicando la Costituzione, cioè scegliendo lui tra i partiti e non lottizzando»; ma cosa dire delle «mani libere» del presidente Dini e dei suoi senatori?

La verità è che li tenete insieme con il prezzo della clientela e lo abbiamo visto in quest'Aula, quando abbiamo speso... (Commenti e applausi ironici dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).

 

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, lasciamo concludere il senatore De Gregorio.

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). ...quando abbiamo speso mezza giornata in attesa che si consumasse la polemica interna alla maggioranza sulle affermazioni del ministro Mastella, che giustamente non intendeva in sede finanziaria votare su un emendamento. Sono stati richiamati all'ordine tutti a prezzo e a suon di provvedimenti miliardari.

Ebbene, avrei voluto prendere la parola per dire che, pur avendo presentato un emendamento bipartisan in occasione della scorsa finanziaria e in questa occasione un altro emendamento solitario sul riconoscimento della specificità del lavoro delle forze dell'ordine e delle Forze armate, che rischiano fino all'estremo sacrificio della vita, anche in questa finanziaria un emendamento a costo zero è stato rimandato al mittente; ma gli emendamenti che costano o che devono beffare il Paese, quelli no, non vengono rimandati al mittente.

Allora, non resterò un minuto in più, caro Presidente, in quest'Aula e profitto della verità che è emersa dalla discussione su questo emendamento per abbandonare questo consesso.

E allora non resterò neanche un minuto in più, caro Presidente, in quest'Aula e approfitto della verità che è emersa dalla discussione su questo emendamento per abbandonare l'Assemblea. (Applausi ironici dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur). So che si tratta di un gesto che potrà essere accolto con qualche favore, signor Presidente, ma è bene che questa finanziaria continui ad essere votata da questa maggioranza che, trionfante, si avvia ad approvarla contro il Paese, contro le classi medie, contro la piccola e media impresa, contro le Forze armate e quelle di Polizia.

Non resterò un minuto di più e mi auguro che questa provocazione serva anche alla mia coalizione perché, in mancanza di azioni forti, non saremo in grado di spiegare al Paese perché abbiamo consentito a questa maggioranza di approvare una finanziaria da incubo. (Applausi dal Gruppo FI e applausi ironici dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur. Commenti ironici dai banchi della maggioranza).

 

PRESIDENTE. Colleghi, si sta concludendo questa fase della discussione, speriamo.

 

PALMA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. L'ambiente è caldo. (Reiterati commenti ironici vengono rivolti dai banchi della maggioranza all'indirizzo del senatore De Gregorio). Colleghi, si vuole ancora perdere tempo? Mi rivolgo ai colleghi che si trovano alla mia sinistra. Se si vuole continuare a perdere tempo, questo è il modo giusto.

 

PALMA (FI). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori.

Confesso, ma credo che sia cosa nota, che non ho una particolare dimestichezza in tutti i sensi con le questioni economiche, ma ho ascoltato con attenzione gli interventi dei senatori Azzollini, Schifani e Baldassarri che mi sembra pongano coralmente e con forza un problema di copertura con riferimento ad una norma.

 

PRESIDENTE. Senatore Pistorio, lei insieme ad altri colleghi sta chiaramente disturbando il senatore Palma.

 

PALMA (FI). Onorevoli colleghi, credo che, con riferimento all'intera discussione della finanziaria, sia stata forse la prima volta che da tutte le componenti politiche dell'opposizione sia stato sollevato con forza un problema. Orbene, non sono in grado, pur accedendo fiduciariamente a quanto detto dai colleghi dell'opposizione, di comprendere se ciò sia vero o no, però credo che a volte giunga il momento delle assunzioni di responsabilità, specialmente quando questo momento è raro nell'ambito della discussione e quest'assunzione di responsabilità viene chiesta una sola volta con riferimento ad una norma specifica. So perfettamente che...

 

PRESIDENTE. Chiedo ai senatori Iannuzzi, Pistorio, De Gregorio e Schifani di allontanarsi dall'emiciclo per consentire al senatore Palma di svolgere il suo intervento.

 

PALMA (FI). So perfettamente che il Governo interviene se ritiene di doverlo fare e che una richiesta similare a quella avanzata dal senatore Schifani - che potrei avanzare io stesso - non vincola il Governo alla risposta, però, al Ministro dell'economia vorrei dire che, a fronte di un problema così chiaro e specifico, forse l'assunzione di una responsabilità e l'alzarsi in piedi per esporre in termini chiari il suo pensiero, oltre che un atto di rispetto verso il Parlamento, potrebbe suonare anche come un atto di chiarimento nei confronti di tutti i parlamentari.

La scelta spetta al Ministro dell'economia, però, sia chiaro che se la scelta del Ministro fosse nel senso del silenzio, non vi può essere dubbio sulla bontà delle argomentazioni addotte dai senatori dell'opposizione. (Applausi del senatore Mauro).

 

LEGNINI, relatore . Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, poiché le osservazioni, le contestazioni e le critiche che abbiamo ascoltato con le dichiarazioni di voto sull'emendamento 93.801 chiamano in causa il lavoro che è stato fatto in Commissione, molto approfondito su questo punto, oltreché una corretta interpretazione delle norme aggiunte all'articolo 93, mi corre l'obbligo di fare qualche precisazione, partendo dall'affermazione del senatore Azzollini il quale diceva che o si prendono in giro i precari o si sfascia il bilancio dello Stato in rapporto alla copertura recata dalle norme di cui stiamo discutendo. Non dico nulla sul fatto che - come diceva correttamente il senatore Tibaldi - l'emendamento presentato dal senatore Stracquadanio contiene un'estensione notevole delle possibilità di stabilizzare i precari.

Le osservazioni sono le seguenti: in primo luogo, i 20 milioni annui che vengono recati nella copertura sono aggiuntivi rispetto al fondo stanziato lo scorso anno, che ancora non viene utilizzato - per quel che ci risulta - se non in minima entità.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Cinque milioni di euro.

 

SCHIFANI (FI). Cinque milioni.

 

LEGNINI, relatore. In secondo luogo, il testo della norma attribuisce alle pubbliche amministrazioni non l'obbligo, ma la possibilità di procedere alle stabilizzazioni.

 

NANIA (AN). Allora è una presa in giro.

 

LEGNINI, relatore. Io sto parlando della norma così com'è.

 

PRESIDENTE. Colleghi, il senatore Legnini, se capisco bene il senso del suo intervento, sta dando conto ai colleghi del lavoro che è stato fatto in Commissione, cercando di rispondere ai quesiti che sono stati posti. Sentiamo la risposta che viene data ai quesiti posti. (Commenti dal Gruppo Forza Italia).

 

LEGNINI, relatore. Ai lavoratori precari che hanno i requisiti, che vengono ridefiniti con queste norme, non viene attribuito - com'è noto - un diritto soggettivo, non vi è la possibilità di pretendere la stabilizzazione; è in facoltà delle pubbliche amministrazioni disporre o meno, sulla base delle regole loro assegnate, la stabilizzazione.

Terzo ed ultimo argomento: le Regioni, gli enti locali e gli altri enti sottoposti al Patto di stabilità, com'è noto, devono rispettare le regole di programmazione nelle assunzioni e devono muoversi e agire sotto il profilo finanziario dentro i saldi finanziari che sono definiti dalla legge finanziaria. Ciò significa che sulla base di queste regole hanno la possibilità di stabilizzare; non lo fanno attingendo al fondo dei 20 milioni, ma attingendo alle risorse di cui dispongono in virtù delle norme del Patto di stabilità.

Piuttosto i colleghi dell'opposizione dovrebbero chiedersi e spiegarci per quale motivo negli anni passati, a fronte del reiterato blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni e delle regole che sono state poste e che quest'anno vengono rettificate sulla stipula dei contratti di lavoro flessibile nelle pubbliche amministrazioni, si è determinato un rigonfiamento enorme di precari nelle pubbliche amministrazioni. Questa è una delle tante eredità di cui stiamo cercando con fatica di farci carico. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE e Aut).

 

PIROVANO (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PIROVANO (LNP). Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori.

I miei colleghi ed io, ringraziando il collega Legnini che sta aiutando il Governo, ci chiediamo però per quale motivo il ministro Padoa-Schioppa, che non ha alcun dovere di scuderia perché non deve votare non essendo membro di questo Parlamento, sia qui e rifiuti di rispondere alle domande legittime che gli vengono rivolte dall'Assemblea, lasciandosi coprire, dal punto di vista professionale, dal senatore Legnini, che noi tutti ringraziamo.

Vorremmo sentire dalla viva voce del ministro Padoa-Schioppa un giudizio motivato sulla correttezza di quanto è stato detto dai senatori dell'opposizione o se invece ha ragione il Governo. Gradiremmo che, tra un sorriso e uno sbadiglio, il Ministro ci parlasse. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

VIESPOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Poiché è già intervenuto il senatore Baldassarri per il Gruppo di Alleanza Nazionale, su cosa desidera intervenire?

 

VIESPOLI (AN). Sulle affermazioni del relatore Legnini. (Commenti dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. Può intervenire sul prossimo emendamento, senatore, ce ne sono ancora diversi.

Colgo l'occasione per osservare che si sta concentrando sull'emendamento 93.801, il cui contenuto non voglio affatto sottovalutare, senatore Stracquadanio, una discussione che fa riferimento, se vogliamo essere precisi, ad altri emendamenti, per non dire all'intero articolo.

Prego pertanto i colleghi di attenersi al merito degli emendamenti che stiamo discutendo e valutando, naturalmente esprimendo le valutazioni che ciascuno ritiene di dover fare.

 

VIESPOLI (AN). Allora mi riservo di intervenire in dichiarazione di voto sull'articolo.

 

PRESIDENTE. Procediamo dunque alla votazione dell'emendamento 93.801.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Storace, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.801, presentato dal senatore Stracquadanio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.802 (testo 2).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Presidente, il senatore Viespoli mi ha segnalato che, mentre prima ha annunciato di voler intervenire in dichiarazione di voto sull'articolo, intende invece intervenire su questo emendamento.

PRESIDENTE. Va bene. Potrà intervenire successivamente, poiché molti colleghi hanno preannunciato di voler parlare su questo emendamento.

 

SACCONI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, se me lo consente, vorrei rivolgermi in modo particolare al proponente dell'emendamento 93.802 (testo 2), il senatore D'Amico, perché riconosco a lui di avere in più occasioni criticato la misura disposta dalla Commissione bilancio, che ha modificato significativamente il testo originario proposto dal Governo.

Il senatore D'Amico aveva presentato invero due emendamenti, l'uno più radicale (anche se il termine può essere un po' eccessivo), perché proponeva la soppressione delle modifiche introdotte dalla Commissione e il ritorno al testo originario del Governo, il secondo, successivamente modificato nel testo che ora è al nostro esame, con la pretesa - sembrerebbe - di razionalizzare significativamente le disposizioni che sono state varate dalla Commissione.

È con sincera amarezza, senatore D'Amico e colleghi senatori, che devo invece constatare e sottolineare con gli argomenti che velocemente esporrò che il suo emendamento non so se sia - per dirla nella lingua della mia terra - «xe peso el tacòn del buso», ma certamente non migliora la situazione.

Collega D'Amico, lei ricorda - l'ha detto poca fa il relatore, senatore Legnini - che questa norma deve essere letta in combinato disposto con l'articolo 1, comma 219, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, cioè la legge finanziaria dello scorso anno, che ha innescato questa operazione che qui viene ulteriormente incoraggiata e solo -come abbiamo visto - debolmente rifinanziata dai ridicoli 5 milioni di euro agli ulteriori 20 milioni di euro, a fronte di una spesa (non parlo degli oneri) che - calcolandosi più compiutamente in 35 milioni di euro il costo annuo medio di uno di questi lavoratori - per 200.000 persone sarebbe a regime di circa 7 miliardi di euro. Questo per dare l'idea delle dimensioni.

Ma soprattutto mi consentano lei e i colleghi di rilevare in ordine i problemi sollevati. Per quanto riguarda il primo punto, la proposta del senatore D'Amico in qualche misura ricostruisce la corretta priorità che dovrebbe essere riconosciuta ai 70.000 vincitori di concorso e ai 100.000 idonei che attendono - come rilevava poco fa il presidente Schifani - una legittima assunzione. La proposta del senatore D'Amico in qualche misura afferma questa priorità? No. La proposta del senatore D'Amico non risolve il problema fondamentale che darà luogo ad un legittimo ricorso di costituzionalità da parte dei molti cittadini che hanno maturato un diritto e che verranno esclusi. (Applausi dal Gruppo FI).

Per quanto riguarda il secondo punto, la proposta del senatore D'Amico garantisce effettive procedure concorsuali per coloro che verranno stabilizzati? Assolutamente no, perché la proposta del senatore D'Amico parla di procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge e, in ogni caso, fatte salve le procedure di stabilizzazione, quelle generose di cui alla legge finanziaria dello scorso anno, che prima ho ricordato, che va letta in combinato disposto con questa norma. Le procedure sono opache, cioè conosciute a pochi, e sono ridicole perché consistenti normalmente nella declinazione del nome e del cognome e di ben poco altro, nel momento in cui si realizzava un colloquio per tutti coloro che sono stati presi con rapporti di collaborazione o comunque con rapporti a termine nelle varie modalità ben note. Tutti costoro hanno superato una prova selettiva, ma molto lontana dalla trasparenza nell'annuncio del concorso e soprattutto dalle complesse modalità che giustamente caratterizzano un concorso pubblico comparativo fra più soggetti, fra i molti che sono stati chiamati ad una prova concorsuale per un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Quanti hanno deciso, pur avendo appreso di questa prova selettiva, di non parteciparvi, perché non interessati ad un rapporto a termine, hanno poi partecipato al concorso per un rapporto a tempo indeterminato e hanno vinto quel concorso, hanno rinunciato alla prova selettiva. Oggi costoro che hanno fatto quella scelta - giusta in teoria - di rivolgersi al concorso pubblico a tempo indeterminato e, ahimè, di vincerlo, sono danneggiati perché al loro posto andranno coloro che hanno superato - si fa per dire - le banali e opache prove selettive di cui qui si parla. Questo è il secondo punto: non c'è selezione. (Applausi dal Gruppo FI).

Terzo punto, qual è la platea delle amministrazioni?

 

PRESIDENTE. Senatore Sacconi, il tempo a sua disposizione sta terminando. Deve concludere.

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, sto terminando.

Dicevo, quali amministrazioni? Come qualcuno ha già rilevato, se vi era un dubbio che amministrazioni regionali e locali potessero non essere comprese nel testo originario, questo dubbio è stato sciolto definitivamente nel testo 2 dell'emendamento 93.802: ebbene sì, l'80 per cento dei precari sta nelle amministrazioni regionali e locali, le quali sono con certezza considerate tra le amministrazioni che possono procedere.

Senatore Legnini, quel "possono procedere" davvero ancor ci offende. Ma quale "possono procedere"? Con queste disposizioni si creano diritti soggettivi che nessuno e nulla frenerà perché avete chiaramente innescato una macchina che può arrivare non solo a 200.000 unità. Voi sapete che nella sede del Dipartimento della funzione pubblica e nella sede della Ragioneria generale dello Stato vi è la legittima preoccupazione che, leggendo tale disposizione in combinato disposto con quella contenuta nell'altra legge finanziaria, si possano arrivare a comprendere anche le società partecipate dagli enti pubblici, per un totale di circa 400.000 persone.

La norma, poi, sui Co.co.co non è un palliativo, anche se parla di punteggio nei concorsi. Infine, senatore D'Amico, è molto dubbia la lettura della norma riguardante le poche, ma significative persone dei Gabinetti delle funzioni politiche, perché dal suo combinato disposto con il comma 8 della norma alla fine risulta che anche il personale di diretta collaborazione degli organi politici rientrerà dalla finestra, posto che la loro esclusione appare molto fragile in questo testo. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA).

 

PRESIDENTE. Mi dispiace dover ricordare ai colleghi che intervengono la stringatezza dei tempi, ma abbiamo stabilito una regola e temo che qualche Gruppo, come quello a cui appartiene il senatore Sacconi, stia rapidamente consumando tutto il tempo a disposizione. Lo dico nell'interesse dei nostri lavori.

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Signor Presidente, intendo intervenire sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Signor Presidente, non devo consumare dichiarazioni di voto in questo senso, ma solo chiarire rispetto al mio reingresso in Aula, che non vorrei venisse equivocato. La coalizione della quale il mio movimento - Italiani nel mondo - è parte, in questo momento mi ha chiesto un atto di responsabilità. (Ilarità tra i banchi della maggioranza). Il mio sentimento sarebbe quello di permanere fuori da quest'Aula quale clamoroso atto di dissenso nei confronti di una pessima finanziaria, ma sono qui a votare con i miei colleghi. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA. Applausi ironici dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut e Misto-IdV).

 

D'AMICO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'AMICO (Ulivo). La questione affrontata dall'emendamento 93.802 (testo 2) ha un elevato contenuto tecnico. Proverò ad essere il più semplice possibile partendo dai fatti, che pure dovrebbero in qualche caso prevalere sulle opinioni.

Il fatto di partenza è che negli ultimi anni nelle pubbliche amministrazioni si è creato un vastissimo precariato. I numeri riportati ora dal senatore Sacconi, i più pessimistici, parlano di 400.000 unità, mentre un'altra collega, non ricordo quale, ha parlato di 200.000 unità. Stiamo ad ogni modo parlando di un esercito di precari nella pubblica amministrazione, che non si è creato oggi, ma negli ultimi numerosi anni per due motivi: per eludere - giusto o no che fosse - il vincolo alle nuove assunzioni e il blocco del turnover nella pubblica amministrazione e spesso - non so dire quanto spesso - per motivi semplicemente clientelari. Le assunzioni a tempo parziale sono infatti un potente strumento di clientela, in particolare in alcune zone del Sud. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com e SDSE).

Da anni questo è stato tollerato. La finanziaria ha almeno il merito di bloccare il tutto ed impedisce che tale fenomeno continui. Consentitemi di dire che lo considero un merito per i motivi anzidetti perché quel precariato ha due effetti sulla pubblica amministrazione: il primo è che spesso è stato lo strumento attraverso il quale si è sfondata la finanza pubblica, si è accresciuta la spesa pubblica. L'altro effetto, secondo me non meno grave, è che molto spesso è stato uno strumento non solo per politiche clientelari ma per mortificare l'autonomia dei pubblici impiegati, costretti a subire di volta in volta il ricatto del politico di turno che dice di rinnovare un contratto a certe condizioni. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur). Credo che noi che stiamo applaudendo dovremmo riflettere in generale sull'autonomia del pubblico impiegato nonché sulla privatizzazione del rapporto di pubblico impiego.

Ma, certo, il precariato produce questi effetti. Dire basta con il precariato fa bene al Paese. Mi sarei aspettato che i colleghi intervenuti avessero detto: bene; si sospende la pratica del precariato nella pubblica amministrazione.

Quanto alla sanatoria, come è stato ricordato, è già in corso una procedura di regolarizzazione predisposta con la finanziaria dello scorso anno.

 

SCHIFANI (FI). Quanto costa?

 

D'AMICO (Ulivo). Quest'anno sono aggiunte limitate risorse.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Cinque milioni!

 

D'AMICO (Ulivo). Tornerò alle risorse e vedremo quanto costa. Cosa fa l'emendamento rispetto al testo uscito dalla Commissione? Introduce tre princìpi. La materia ha un elevato contenuto tecnico, ma proverò ad indicarli nel modo più semplice possibile. Introduce un principio secondo il quale l'accesso ai ruoli della pubblica amministrazione è subordinato all'espletamento di procedure selettive di natura concorsuale ovvero previste dalla legge.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Vai avanti. Leggi tutto!

 

SCHIFANI (FI). Cosa fanno i vincitori di concorso?

 

PRESIDENTE. Colleghi; non è possibile andare avanti così.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Ma non si può!

 

D'AMICO (Ulivo). Senatore Quagliariello, nelle Aule parlamentari posso parlare finché credo. Non mi può dire che non si può. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).

A me pare un buon principio. Mi si obietta: quel principio c'era già. Poiché ho dubbi che fosse chiaramente affermato, è opportuno che sia affermato con chiarezza, come sembra lo sia qui. Si dice ora che quel principio non è sufficiente. Ce ne vorrebbero di più rigorosi. Non ho visto questi emendamenti per il maggior rigore e non ho visto il rigore nel momento in cui si procedeva all'allargamento del precariato. A me pare - lo ripeto - che questo sia un buon principio.

La seconda questione. Viene espressamente escluso che possa accedere alle procedure di stabilizzazione il personale di diretta collaborazione dei politici. Cosa vuol dire? I Gabinetti dei Ministeri, delle amministrazioni, degli assessori regionali, dei sindaci, dei presidenti di Provincia. Non ho nulla contro le persone rispettabilissime che lavorano presso i Gabinetti, ma deve essere chiaro che quelle persone sono chiamate in funzione di un rapporto fiduciario con il politico di turno ed il loro incarico presso la pubblica amministrazione finisce in quel momento e non si deve neanche immaginare che in quel periodo stanno cercando di trovare l'impiego stabile nella pubblica amministrazione. A me pare un buon principio. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE).

La terza questione. Era previsto nel testo che a favore dei cosiddetti Co.co.co., i collaboratori coordinati e continuati, vi fosse una riserva nei concorsi pubblici. Confesso che sono contrario a tutte le riserve. Quindi la mia proposta è di cancellare quella riserva.

A me pare ragionevole quanto viene qui previsto che le amministrazioni possano, nel momento in cui bandiscano concorsi, riconoscere l'esperienza ed il lavoro svolto dalle persone. Normalmente vi è in tutti i bandi di concorso. Si potrebbe fare anche se non fosse scritto. Mi sembra giusto scriverlo ma stiamo parlando di questo e non mi sembra un grandissimo privilegio.

E vengo alla questione relativa - e chiudo davvero - agli oneri finanziari. Ho sentito contemporaneamente due contestazioni alla norma: la prima è che costa tantissimo e regolarizzerà centinaia di migliaia di persone. La seconda contestazione: non si regolarizzerà nulla.

Ora, è impossibile che le due cose valgano insieme, solo una delle due può essere vera. Rispetto a ciò, il fatto che credo sia chiarissimo e che non abbia bisogno di alcun chiarimento è che al fondo previsto dalla finanziaria dell'anno scorso vengono aggiunti 20 milioni di euro.

 

SCHIFANI (FI). Sono 5 milioni di euro.

 

D'AMICO (Ulivo). C'è scritto "20", e quindi vengono aggiunti 20 milioni di euro. Quella cifra determina il limite delle risorse disponibili.

Riguardo alle amministrazioni locali, come tutti sappiamo, per motivi vari, siamo costretti addirittura ad imbracarle (francamente, forse un po' troppo) e sono costrette - noi le costringiamo, come avete fatto anche voi quando avete amministrato - a stare dentro quei vincoli. (Applausi del senatore Viespoli).

Per tutti questi motivi credo che farebbe bene il Senato ad approvare questo emendamento. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV, Misto-CS, Misto-Pop-Udeur e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni).

 

VIESPOLI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VIESPOLI (AN). Signor Presidente, vorrei innanzi tutto associarmi all'applauso all'intervento del senatore D'Amico. Non lo dico ironicamente, ma per il contributo di chiarezza che egli ha dato al dibattito ed al confronto su un tema di grande rilievo, che non è complicato dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista sociale e delle aspettative di centinaia di migliaia di persone. Lo dico perché il senatore D'Amico ha fatto uno sforzo, con il suo emendamento, di estetica procedurale e, con il suo intervento, di etica procedurale, ma non ha affrontato il problema vero.

Senatore D'Amico, il problema vero è che dopo il suo intervento abbiamo tutti capito che, anche grazie al suo emendamento, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che stabilizza non i precari, ma le aspettative. Lei conosce meglio di me la storia della costruzione degli organici, in particolare degli enti locali, perché l'operazione che state compiendo è questa. Se infatti si parte dal numero dei precari, si individua l'assenza di copertura; se si parte dal limite di copertura, si capisce la dimensione numericamente limitata dell'intervento.

Il senatore D'Amico ha detto che abbiamo 20 milioni aggiuntivi... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Senatore Viespoli, prosegua.

 

VIESPOLI (AN). Vorrei continuare la riflessione ed il ragionamento.

Stavo dicendo che il senatore D'Amico sostanzialmente ci ha detto che non dobbiamo partire dai numeri, ma dalle coperture.

Ebbene, se partiamo dalle coperture (20 più 5), conoscendo lo stato della finanza locale, stiamo determinando un'operazione che riguarda qualche centinaio di precari, tutt'al più qualche migliaio. Ecco perché parlo di stabilizzazione delle aspettative, perché voi in questo modo state costruendo un bacino. A parte le questioni di ordine tecnico‑giuridico poste dal collega Sacconi, voi state creando un bacino, state sindacalizzando il bacino dei precari, che poi dovrà fare un'enorme pressione per tentare di risolvere il problema di tutti. (Applausi dai Gruppi FI e AN). Vi ricordo che tutto questo è nella storia del clientelismo di massa del centro-sinistra. (Applausi dai Gruppi FI e AN. Commenti dai banchi della maggioranza).

Senatrice Calipari e senatrice Mongiello, statemi a sentire e se avete argomentazioni contestatemi, perché io intercetto la vostra protesta, ma non mi convincete a non dire le cose che sapete. (Commenti della senatrice Mongiello).

Avete costruito l'organico degli enti locali con le leggi nn. 285 e 730.

 

MONGIELLO (Ulivo). Vergognati!

 

VIESPOLI (AN). È lo stesso modello che state costruendo con questo emendamento, e avete determinato enti locali privi di qualità, privi di capacità, privi della possibilità di rispondere alla sfida dello sviluppo, perché la vera sfida è la qualità della pubblica amministrazione, non la sua lottizzazione. (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC, LNP).

Allora, senatore D'Amico, mi rivolgo alla sua onestà intellettuale, voi state creando una mina sociale, una bomba ad orologeria, che interverrà in maniera devastante a prescindere dai conti e dalla tecnica. (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA. Congratulazioni).

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, mi rivolgo in particolare al senatore D'Amico, perché vi è una modifica sostanziale tra l'emendamento originariamente proposto da lui e il cosiddetto testo 2. Lo dico perché si tratta di questioni molto importanti.

L'onorevole D'Amico ha detto ripetutamente, e la stampa ha riportato questa sua opinione, che ritiene che la Costituzione preveda il concorso come legittimazione necessaria per accedere ai pubblici uffici. Ciò che afferma è vero. La Costituzione dice infatti (lo leggo perché il testo 2 dell'emendamento non è più così, caro collega, è molto diverso e non è casuale che lo sia): «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso». Lo dico ai colleghi presenti che immagino sappiano che differenza c'è tra il concorso e le procedure selettive di natura concorsuale, che sono acqua fresca o sono altra cosa.

Il Gruppo dell'UDC, che ha la fortuna di annoverare tra i propri componenti chi, come l'amico Baccini, è stato Ministro della funzione pubblica, è molto sensibile ai temi del precariato. Il Gruppo dell'UDC non ritiene che il precariato di per sé sia una cosa rispetto alla quale essere indifferenti. Il senatore Baccini ha dimostrato come si può contemporaneamente essere severi per il merito e attenti alle questioni della giustizia sociale. Questo è l'equilibrio che noi dovevamo trovare con l'articolo 97 della Costituzione.

Non so perché il senatore D'Amico abbia cambiato orientamento, oppure non si è accorto di avere cambiato radicalmente orientamento, perché il testo 2 dell'emendamento non dice più che la stabilizzazione è subordinata alle procedure selettive di natura concorsuale, fermo restando il principio costituzionale del concorso. Quel principio costituzionale non esiste più. L'emendamento dice che si accede alle pubbliche amministrazioni con procedure selettive. Tutti sappiamo che le procedure selettive possono essere cose diverse dai concorsi in senso stretto, perché l'esperienza concreta ha dimostrato che è così.

Allora la questione molto semplicemente è questa: forse D'Amico concorre alla presa in giro di una stabilizzazione che non avviene, e da questo punto di vista diventa corresponsabile dell'inganno che si perpetra a danno di queste persone che lavorano nella pubblica amministrazione, oltre che corresponsabile di una norma manifesto alla quale non corrisponde alcun contenuto reale. Ed è un problema serio perché significa che è più interessato al voto della finanziaria e all'inganno politico che non alla garanzia della Costituzione.

Si tratta di una questione molto delicata, cari colleghi, molto delicata perché la Costituzione rimane in vigore al di là di questa finanziaria e al di là dell'emendamento D'Amico. Rimane in vigore una Costituzione che è stata rispettata, come Costituzione della Repubblica italiana, dal ministro Baccini che non ha preso in giro la gente e lo dirà in sedie di dichiarazione di voto sull'articolo.

Da questo punto di vista, intendiamo chiedere al senatore D'Amico se si rende conto... Chiedo alla signorina che è accanto al senatore D'Amico se può evitare di disturbarlo in questo momento.

 

PRESIDENTE. È una nostra collega, senatore.

 

D'ONOFRIO (UDC). Allora, chiedo la cortesia alla collega. Non è offensivo chiamare signorina una collega. Non mi risulta sia un fatto offensivo.

 

PRESIDENTE. No, ma è una nostra collega; è una senatrice della Repubblica.

La prego, senatore D'Onofrio, prosegua.

 

D'ONOFRIO (UDC). La senatrice, non so se signorina o no, ...

 

PRESIDENTE. Va bene prosegua, senatore.

 

D'ONOFRIO (UDC). Parlavo con il collega D'Amico, non con la signorina che disturbava il senatore D'Amico, e chiedevo se sa che coloro i quali sono utilizzati con contratti di collaborazione coordinata e continuativa non possono essere assunti con procedure selettive. Come fa, quindi, a rendere applicabile a costoro questa sua nuova disciplina legislativa? Delle due l'una: o non si applica a queste persone la procedura di stabilizzazione - e, ovviamente, è un ulteriore inganno - o si applica con un presupposto che non è possibile che loro posseggano.

 

PRESIDENTE. Senatore D'Onofrio, il tempo a sua disposizione è scaduto.

 

D'ONOFRIO (UDC). Queste sono le ragioni per le quali, nella consapevolezza di conoscere bene il problema del precariato, che abbiamo a cuore molto più di quanto non appaia in questa finanziaria, che guarda più alla norma manifesto, all'immagine che non alla sostanza, siamo contrari ad un emendamento farsa che si illude di cambiare la Costituzione che rimane in vigore.

Da questo punto di vista, voglio sia chiaro e che in questo Senato qualcuno ricordi che l'emendamento D'Amico originariamente rispettava la Costituzione, ma oggi non la rispetta più. Per questo voteremo contro il suo testo 2. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

PRESIDENTE. Colleghi, siamo giunti alle ore 20,55. Se siamo d'accordo, possiamo proseguire svolgendo le ultime dichiarazioni di voto e votare l'emendamento. (Commenti dai banchi dell'opposizione).

Dal momento che mi pare vi sia una propensione a concludere la seduta, apprezzate le circostanze, rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.


Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (1817)

 

ARTICOLO 92 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Capo XXX

DISPOSIZIONI IN MATERIA DI PUBBLICO IMPIEGO

 

Art. 92.

Approvato con un emendamento

(Contenimento degli incarichi, del lavoro flessibile e straordinario nelle pubbliche amministrazioni)

1. Al comma 6 dell'articolo 7 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, le parole: «di provata competenza» sono sostituite dalle seguenti: «di particolare e comprovata specializzazione universitaria».

2. Resta fermo quanto previsto dall'articolo 1, commi 529 e 560, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

3. L'articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, è sostituito dal seguente:

«Art. 36. - (Utilizzo di contratti di lavoro flessibile). - 1. Le pubbliche amministrazioni assumono esclusivamente con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato e non possono avvalersi delle forme contrattuali di lavoro flessibile previste dal codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell'impresa se non per esigenze stagionali e per periodi non superiori a tre mesi.

2. In nessun caso è ammesso il rinnovo del contratto o l'utilizzo del medesimo lavoratore con altra tipologia contrattuale.

3. Le amministrazioni fanno fronte ad esigenze temporanee ed eccezionali attraverso l'assegnazione temporanea di personale di altre amministrazioni per un periodo non superiore a sei mesi, non rinnovabile.

4. Le disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 3 non possono essere derogate dalla contrattazione collettiva.

5. Le amministrazioni pubbliche trasmettono alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, le convenzioni concernenti l'utilizzo dei lavoratori socialmente utili.

6. In ogni caso, la violazione di disposizioni imperative riguardanti l'assunzione o l'impiego di lavoratori, da parte delle pubbliche amministrazioni, non può comportare la costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato con le medesime pubbliche amministrazioni, ferma restando ogni responsabilità e sanzione. Il lavoratore interessato ha diritto al risarcimento del danno derivante dalla prestazione di lavoro in violazione di disposizioni imperative. Le amministrazioni hanno l'obbligo di recuperare le somme pagate a tale titolo nei confronti dei dirigenti responsabili, qualora la violazione sia dovuta a dolo o colpa grave. Le amministrazioni pubbliche che operano in violazione delle disposizioni di cui al presente articolo non possono effettuare assunzioni ad alcun titolo per il triennio successivo alla suddetta violazione.

7. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano agli uffici di cui all'articolo 14, comma 2, del presente decreto, nonché agli uffici di cui all'articolo 90 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267. Sono altresì esclusi i contratti relativi agli incarichi dirigenziali ed alla preposizione ad organi di direzione, consultivi e di controllo delle amministrazioni pubbliche.

8. Gli enti locali non sottoposti al patto di stabilità interno e che comunque abbiano una dotazione organica non superiore alle quindici unità possono avvalersi di forme contrattuali di lavoro flessibile, oltre che per le finalità di cui al comma 1, per la sostituzione di lavoratori assenti e per i quali sussiste il diritto alla conservazione del posto, sempreché nel contratto di lavoro a termine sia indicato il nome del lavoratore sostituito e la causa della sua sostituzione.

9. Gli enti del Servizio sanitario nazionale, in relazione al personale medico, con esclusivo riferimento alle figure infungibili, al personale infermieristico ed al personale di supporto alle attività infermieristiche, possono avvalersi di forme contrattuali di lavoro flessibile, oltre che per le finalità di cui al comma 1, per la sostituzione di lavoratori assenti o cessati dal servizio limitatamente ai casi in cui ricorrano urgenti e indifferibili esigenze correlate alla erogazione dei livelli essenziali di assistenza, compatibilmente con i vincoli previsti in materia di contenimento della spesa di personale dall'articolo 1, comma 565, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

10. Le università e gli enti di ricerca possono avvalersi di contratti di lavoro flessibile per lo svolgimento di progetti di ricerca e di innovazione tecnologica i cui oneri non risultino a carico dei bilanci di funzionamento degli enti o del Fondo di finanziamento degli enti o del Fondo di finanziamento ordinario delle università. Gli enti del Servizio sanitario nazionale possono avvalersi di contratti di lavoro flessibile per lo svolgimento di progetti di ricerca finanziati con le modalità indicate nell'articolo 1, comma 565, lettera b), secondo periodo, della legge 27 dicembre 2006, n.296. L'utilizzazione dei lavoratori, con i quali si sono stipulati i contratti di cui al presente comma per fini diversi determina responsabilità amministrativa del dirigente e del responsabile del progetto. La violazione delle presenti disposizioni è causa di nullità del provvedimento».

4. Con effetto dall'anno 2008 il limite di cui all'articolo 1, comma 187, della legge 23 dicembre 2005, n.266, come modificato dall'articolo 1, comma 538, della legge 27 dicembre 2006, n.296, è ridotto al 35 per cento.

5. In coerenza con i processi di razionalizzazione amministrativa e di riallocazione delle risorse umane avviati ai sensi della legge 27 dicembre 2006, n.296, le amministrazioni statali, ivi comprese quelle ad ordinamento autonomo e la Presidenza del Consiglio dei ministri, provvedono, sulla base delle specifiche esigenze, da valutare in sede di contrattazione integrativa e finanziate nell'ambito dei fondi unici di amministrazione, all'attuazione delle tipologie di orario di lavoro previste dalle vigenti norme contrattuali, comprese le forme di lavoro a distanza, al fine di contenere il ricorso a prestazioni di lavoro straordinario.

6. In ogni caso, a decorrere dall'anno 2008, per le amministrazioni di cui al comma 5 la spesa per prestazioni di lavoro straordinario va contenuta entro il limite del 90 per cento delle risorse finanziarie allo scopo assegnate per l'anno finanziario 2007.

7. Le pubbliche amministrazioni non possono erogare compensi per lavoro straordinario se non previa attivazione dei sistemi di rilevazione automatica delle presenze.

8. Le disposizioni di cui ai commi 5 e 6 si applicano anche ai Corpi di polizia ad ordinamento civile e militare, alle Forze armate e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Le eventuali ed indilazionabili esigenze di servizio, non fronteggiabili sulla base delle risorse disponibili per il lavoro straordinario o attraverso una diversa articolazione dei servizi e del regime orario e delle turnazioni, vanno fronteggiate nell'ambito delle risorse assegnate agli appositi fondi per l'incentivazione del personale, previsti dai provvedimenti di recepimento degli accordi sindacali o di concertazione. Ai predetti fini si provvede al maggiore utilizzo e all'apposita finalizzazione degli istituti retributivi già stabiliti dalla contrattazione decentrata per fronteggiare esigenze che richiedono il prolungato impegno nelle attività istituzionali. Sono fatte salve le risorse di cui all'articolo 95, comma 4.

 

EMENDAMENTI

 

92.1

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Respinto

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 92.

1. Al comma 6, dell'articolo 7 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165 le parole «di comprovata competenza» sono sostituite dalle seguenti: «di particolare e comprovata specializzazione professionale».

2. Resta fermo quanto previsto dall'articolo 1, commi 529 e 560 della legge 27 dicembre 2006, n.296.

3. L'articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165 è sostituito dal seguente:

«Art. 36.

(Utilizzo di contratti di lavoro flessibile)

l. Le amministrazioni possono stipulare contratti di lavoro a tempo determinato, fino al termine massimo di tre anni , per motivate e oggettive ragioni di realizzazione di attività progettuali o attività istituzionali temporanee.

2. Le amministrazioni non possono stipulare con lo stesso lavoratore contratti di lavoro a tempo determinato che superino la durata complessiva di tre anni. In nessun caso è ammesso il rinnovo del contratto o l'utilizzo del medesimo lavoratore con altra tipologia contrattuale.

3. Le amministrazioni fanno fronte ad esigenze temporanee ed eccezionali attraverso l'assegnazione temporanea di personale di altre amministrazioni per un periodo non superiore a dodici mesi non rinnovabile.

4. Le disposizioni di cui ai commi 1,2 e 3 non possono essere derogate dalla contrattazione collettiva.

 5. Le amministrazioni pubbliche trasmettono alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, le convenzioni concernenti l'utilizzo dei lavoratori socialmente utili.

6. In ogni caso, la violazione di disposizioni imperative riguardanti l'assunzione o l'impiego di lavoratori, da parte delle pubbliche amministrazioni, non può comportare la costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato con le medesime pubbliche amministrazioni, ferma restando ogni responsabilità e sanzione. Il lavoratore interessato ha diritto al risarcimento del danno derivante dalla prestazione di lavoro in violazione di disposizioni imperative. Le amministrazioni hanno l'obbligo di recuperare le somme pagate a tale titolo nei confronti dei dirigenti responsabili, qualora la violazione sia dovuta a dolo o colpa grave. Le amministrazioni pubbliche che operano in violazione delle disposizioni di cui al presente articolo non possono effettuare assunzioni ad alcun titolo per il triennio successivo alla suddetta violazione.

7. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano agli uffici di cui all'articolo 14, comma 2, del presente decreto. Sono altresì esclusi i contratti relativi alla preposizione ad organi di direzione e di controllo delle amministrazioni pubbliche, nonché i contratti stipulati per l'attuazione di progetti europei.

8. Gli enti locali non sottoposti al patto di stabilità interno e che comunque abbiano una dotazione organica non superiore alle 15 unità e gli enti del servizio sanitario nazionale in relazione al personale infermieristico possono avvalersi di forme contrattuali di lavoro flessibile, oltre che per le finalità di cui al comma l, per la sostituzione di lavoratori assenti e per i quali sussiste il diritto alla conservazione del posto, sempreché nel contratto di lavoro a termine sia indicato il nome del lavoratore sostituito e la causa della sua sostituzione».

Conseguentemente, alla tabella C, ridurre in maniera lineare gli stanziamenti delle unità previsionali di base di parte corrente di 5 punti per cento.

 

92.2

STORACE, LOSURDO, MORSELLI

Ritirato

Sopprimere il comma 1.

 

92.5

VALDITARA

Respinto

Al comma 3, capoverso «Art. 36», comma 1, dopo le parole: «Pubbliche Amministrazioni»inserire le seguenti: «ad eccezione delle Università e degli enti di ricerca».

Conseguentemente, al medesimo capoverso «Art. 36», comma 10, sopprimere le parole da: « Le Università» fino a: «finanziamento ordinario delle università».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

 

92.700

IL RELATORE

Approvato

Al comma 3, al capoverso 1, dopo le parole: «per esigenze stagionali» sostituire la parola: «e» con l'altra: «o».

 

92.13

COLLINO, FLUTTERO

Respinto

Al comma 3, capoverso «Art. 36», al comma 8, sostituire le parole: «non sottoposti al patto di stabilità interno e che comunque abbiano una dotazione organica non superiore alle 15 unità» con le seguenti: «in regola con il rispetto del patto di stabilità interno e quelli cui si sono applicati i disposti di cui all'articolo l, comma 562, della legge 27 dicembre 2006, n.296».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

 

92.14

CICCANTI, FORTE

Ritirato

Al comma 3, capoverso «Art. 36», al comma 8, dopo le parole: «dotazione organica non superiore» sostituire le parole: «quindici unità» con le seguenti: «trenta unità».

 

92.16

ROSSI FERNANDO

Le parole da: «Al comma 3» a: «procedure di stabilizzazione» respinte; seconda parte preclusa

Al comma 3, capoverso «Art. 36» dopo il punto 10, aggiungere i seguenti:

«10-bis. - Per le specifiche esigenze di stabilizzazione del personale degli Enti di Ricerca gli effetti del comma 520, legge 296/06 si estendono a tutti coloro in servizio alla data del 1º gennaio 2008 in possesso dei medesimi requisiti temporali previsti dal comma 519, legge 296/06 maturati anche con Contratto di Collaborazione Coordinata e Continuativa e con Assegno di Ricerca. Per le finalità di cui al comma 520, legge 296/06 il relativo fondo è elevato a 50 milioni di Euro per il 2008, 70 milioni per il 2009, 90 milioni per il 2010.

10-ter. - Il sistema universitario concorre alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2008-2010, garantendo che il fabbisogno finanziario, riferito alle università statali, ai dipartimenti e a tutti gli altri centri con autonomia finanziaria e contabile, da esso complessivamente generato in ciascun anno non sia superiore al fabbisogno determinato a consuntivo nell'esercizio precedente, incrementato del XX per cento, l'1% del quale è destinato alla stabilizzazione del personale in possesso dei requisiti previsti dal comma 519, art. 1 della legge 296/07 così come modificato dall'art. 93, comma 1, della presente legge.

Il Ministro dell'università e della ricerca procede annualmente alla determinazione del fabbisogno finanziario programmato per ciascun ateneo, sentita la Conferenza permanente dei rettori delle università italiane, tenendo conto degli obiettivi di riequilibrio nella distribuzione delle risorse e delle esigenze di razionalizzazione del sistema universitario, garantendo l'equilibrata distribuzione delle opportunità formative . Al fine di garantire l'omogeneità e la corretta applicazione su tutto il territorio nazionale dell'applicazione delle indicazioni fornite nella Direttiva n.07 del 30/04/2007 della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Funzione Pubblica relativa applicazione dei commi 519, 520, 529 e 940 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296 (legge finanziaria per l'anno 2007), in materia di stabilizzazione e proroga dei contratti a tempo determinato, nonché di riserve in favore di soggetti con incarichi di collaborazione, gli Atenei che non hanno adeguato i propri ordinamenti a quanto previsto dal comma 519 della legge finanziaria 2007 in termini di requisiti e modalità di assunzione dovranno farlo entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Le Università, nelle more dell'adeguamento dei propri regolamenti, provvederanno per il personale in possesso dei requisiti stabiliti dal comma 519 così come modificato dall'art. 93 comma 1 della presente legge, con contratto scaduto nell'anno 2007 e non prorogato, al richiamo in servizio sino alla conclusione delle procedure di stabilizzazione.

A copertura degli oneri derivanti, ridurre proporzionalmente tutti gli importi della Tabella C».

 

92.17

TURIGLIATTO

Precluso

Al comma 3, capoverso «Art. 36», dopo il comma 10, aggiungere i seguenti:

«10-bis. - Per le specifiche esigenze di stabilizzazione del personale degli Enti di ricerca gli effetti del comma 520, legge 296/06 si estendono a tutti coloro in servizio alla data del 1º gennaio 2008 in possesso dei medesimi requisiti temporali previsti dal comma 519, legge 296/06 maturati anche con contratto di collaborazione coordinata e continuativa e con assegno di ricerca. Per le finalità di cui al comma 520, legge 296/06 il relativo fondo è elevato a 50 milioni di Euro per il 2008, 70 milioni per il 2009, 90 milioni per il 2010.

10-ter. Il sistema universitario concorre alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2008-2010, garantendo che il fabbisogno finanziario, riferito alle Università statali, ai dipartimenti e a tutti gli altri centri con autonomia finanziaria e contabile, da esso complessivamente generato in ciascun anno non sia superiore al fabbisogno determinato a consuntivo nell'esercizio precedente, incrementato del XX per cento, l'1 per cento del quale è destinato alla stabilizzazione del personale in possesso dei requisiti previsti dal comma 519, art. l della legge 269/07 così come modificato dall'art. 93 comma 1 della presente legge. Il Ministro dell'Università e della ricerca procede annualmente alla determinazione del fabbisogno finanziario programmato per ciascun ateneo, sentita la Conferenza permanente dei rettori delle università italiane, tenendo conto degli obiettivi di riequilibrio nella distribuzione delle opportunità formative.

Al fine di garantire l'omogeneità e la corretta applicazione su tutto il territorio nazionale dell'applicazione delle indicazioni fornite nella direttiva n.07 del 30/04/2007 della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Funzione Pubblica relativa applicazione dei commi 519, 520, 529 e 940 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296 (legge finanziaria per l'anno 2007), in materia di stabilizzazione e proroga dei contratti a tempo determinato, nonché di riserve in favore di soggetti con incarichi di collaborazione, gli Atenei che non hanno adeguato i propri ordinamenti a quanto previsto dal comma 519 della legge finanziaria 2007 in termini di requisiti e modalità di assunzione dovranno farlo entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Le Università, nelle more dell'adeguamento dei propri regolamenti, provvederanno per il personale in possesso dei requisiti stabiliti dal comma 519 così come modificato dall'articolo 93 comma 1 della presente legge, con contratto scaduto nell'anno 2007 e non prorogato, al richiamo in servizio sino alla conclusione delle procedure di stabilizzazione.

Conseguentemente, all'onere si provvede mediante corrispondente riduzione della tabella A rubrica «Ministero dell'economia e delle finanze».

 

 

 

92.800

D'AMICO

Ritirato

Al comma 4, sostituire le parole: «35 per cento» con le seguenti: «15 per cento».

Conseguentemente, all'articolo 93, sopprimere i commida 5 a 9 e, al comma 18, sopprimere le parole da: «nonché un'ulteriore riserva» fino alla fine dle comma.

 

92.21

MANTOVANO, CICCANTI, FORTE

Respinto

Sostituire il comma 8 con il seguente:

«8. Le disposizioni di cui ai commi 5 e 6 non si applicano ai Corpi di Polizia ad ordinamento civile e militare e al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.

Conseguentemente ridurre del 10% tutti gli accantonamenti di parte corrente sulla Tabella C.

 

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 92

 

92.0.1

ROSSI FERNANDO

Respinto

Dopo l'articolo 92, inserire il seguente:

«Art. 92-bis.

(Stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici)

1. Le disposizioni di cui all'art. 92 non si applicano alle Amministrazioni che adottino i provvedimenti di cui al comma 519 e seguenti della legge 27 dicembre 2006, n.296 come modificato dal comma 1 dell'art. 93 (Assunzioni di personale) della presente legge e limitatamente al personale non dirigenziale che sia in servizio o abbia prestato servizio nelle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n.165 del 200l con contratti non a tempo indeterminato (Co.Co.Co., Co.Co.pro, interinali, a tempo determinato, LSD) da almeno tre anni, anche non continuativi e anche con tipologie: contrattuali differenti, o che consegua tale requisito in virtù di contratti o di proroghe stipulati anteriormente alla data del 29 Dicembre 2007, anche contratti di diritto privato purchè stipulati dalle Amministrazioni di cui al all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n.165 del 2001».

Conseguentemente ridurre proporzionalmente tutti gli importi della Tabella C.

 

ARTICOLO 93 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 93.

(Assunzioni di personale)

1. Le assunzioni autorizzate per l'anno 2007 ai sensi del comma 96 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n.311, possono essere effettuate entro il 31 maggio 2008.

2. All'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, dopo il comma 5-bis è inserito il seguente:

«5-ter. Le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche rimangono vigenti per un termine di tre anni dalla data di pubblicazione. Sono fatti salvi i periodi di vigenza inferiori previsti da leggi regionali».

3. All'articolo 1, comma 527, della legge 27 dicembre 2006, n.296, le parole: «non interessate al processo di stabilizzazione previsto dai commi da 513 a 543,» sono soppresse.

4. Per l'anno 2008, per le esigenze connesse alla tutela dell'ordine pubblico, alla prevenzione ed al contrasto del crimine, alla repressione delle frodi e delle violazioni degli obblighi fiscali ed alla tutela del patrimonio agroforestale, la Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri, il Corpo della Guardia di finanza, il Corpo di polizia penitenziaria ed il Corpo forestale dello Stato sono autorizzati ad effettuare assunzioni in deroga alla normativa vigente entro un limite di spesa pari a 50 milioni di euro per l'anno 2008, a 120 milioni di euro per l'anno 2009 ed a 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. A tal fine è istituito, nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze, un apposito fondo con uno stanziamento pari a 50 milioni di euro per l'anno 2008, a 120 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009 ed a 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. Alla ripartizione del predetto fondo si provvede con decreto del Presidente della Repubblica da emanare entro il 31 marzo 2008, secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni.

5. All'articolo 1, comma 526, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, nel primo periodo, dopo le parole: «in possesso dei requisiti di cui al comma 519» sono aggiunte le seguenti: «nonché del personale che consegua i requisiti di anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007; le amministrazioni continuano ad avvalersi del personale di cui al presente comma nelle more delle procedure di stabilizzazione.

6. A decorrere dall'anno 2008 le procedure di stabilizzazione di cui al comma 558 dell'articolo 1 della citata legge n.296 del 2006 si applicano anche al personale che consegua i requisiti di anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007.

7. Entro il 30 aprile 2008, le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, predispongono, sentite le organizzazioni sindacali, nell'ambito della programmazione triennale dei fabbisogni per gli anni 2008, 2009 e 2010, piani per la progressiva stabilizzazione del seguente personale non dirigenziale, tenuto conto dei differenti tempi di maturazione dei presenti requisiti:

a) in servizio con contratto a tempo determinato, ai sensi dei commi 5 e 6, in possesso dei requisiti di cui all'articolo 1, commi 519 e 558, della legge 27 dicembre 2006, n. 296;

b) già utilizzato con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in essere alla data di entrata in vigore della presente legge e che alla stessa data abbia già espletato attività lavorativa per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, presso la stessa amministrazione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 1, commi 529 e 560, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

8. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 1, comma 418, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, da adottare inderogabilmente entro il mese di marzo 2008, in relazione alle tipologie contrattuali di lavoro flessibile diverse da quelle di cui al comma 7, ed ai fini dei piani di stabilizzazione previsti dal medesimo comma 7, vengono disciplinati i requisiti professionali, la durata minima delle esperienze professionali maturate presso la stessa pubblica amministrazione, non inferiori ai tre anni, anche non continuativi, alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché le modalità di valutazione da applicare in sede di procedure selettive, al cui positivo esito viene garantita l'assimilazione ai soggetti di cui al comma 7, lettera b).

9. Per le finalità di cui ai commi da 5 a 8, il Fondo di cui all'articolo 1, comma 417, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è incrementato della somma di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010.

10. Per le assunzioni nelle carriere iniziali delle Forze di polizia di cui al comma 4, le amministrazioni interessate provvedono, prioritariamente, mediante l'assunzione dei volontari delle Forze armate utilmente collocati nelle rispettive graduatorie dei concorsi banditi ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 settembre 1997, n.332, che abbiano ultimato la ferma e, per i rimanenti posti, mediante concorsi riservati ai volontari in ferma prefissata di un anno, ovvero in rafferma annuale, di cui alla legge 23 agosto 2004, n.226, in servizio o in congedo, in possesso dei requisiti previsti dai rispettivi ordinamenti. In deroga a quanto previsto dall'articolo 16, comma 4, della legge n.226 del 2004, i vincitori dei concorsi sono immessi direttamente nelle carriere iniziali delle Forze di polizia di cui al comma 4.

11. L'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), per sopperire alle carenze di organico e per far fronte ai propri compiti istituzionali ed alle esigenze connesse alla protezione civile, fino al 31 dicembre 2008 continua ad avvalersi del personale in servizio, con contratto a tempo determinato o con contratti di collaborazione, alla data del 28 settembre 2007, nel limite massimo di spesa complessivamente stanziata per lo stesso personale nell'anno 2007 della predetta Agenzia. I relativi oneri continuano a far carico sul bilancio della stessa Agenzia.

12. I contratti di formazione e lavoro di cui al comma 528 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, non convertiti entro il 31 dicembre 2007 sono prorogati al 31 dicembre 2008.

13. Per il personale assunto con contratto di lavoro a tempo parziale la trasformazione del rapporto a tempo pieno può avvenire nel rispetto delle modalità e dei limiti previsti dalle disposizioni vigenti in materia di assunzioni. In caso di assunzione di personale a tempo pieno è data precedenza alla trasformazione del rapporto di lavoro per i dipendenti assunti a tempo parziale che ne abbiano fatto richiesta.

14. Per l'anno 2010, le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 523, della legge 27 dicembre 2006, n.296, possono procedere, previo svolgimento delle procedure di mobilità, ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 60 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente.

15. Le assunzioni di cui al comma 14 sono autorizzate con la procedura di cui all'articolo 1, comma 536, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

16. Per fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza, per l'anno 2010 le amministrazioni di cui al comma 14 possono altresì procedere ad ulteriori assunzioni nel limite di un contingente complessivo di personale corrispondente ad una spesa annua lorda pari a 75 milioni di euro a regime. A tal fine è istituito, nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze, un apposito fondo con uno stanziamento pari a 25 milioni di euro per l'anno 2010 ed a 75 milioni di euro a decorrere dall'anno 2011. Le relative autorizzazioni ad assumere sono concesse secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni.

17. All'articolo 1, comma 103, della legge 30 dicembre 2004, n.311, e successive modificazioni, le parole: «A decorrere dall'anno 2010» sono sostituite dalle seguenti: «A decorrere dall'anno 2011».

18. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 1, comma 519, della legge 27 dicembre 2006, n.296, nell'anno 2008, i bandi di concorso per le assunzioni a tempo indeterminato nelle pubbliche amministrazioni possono prevedere una riserva di posti non superiore al 20 per cento dei posti messi a concorso per il personale non dirigenziale che abbia maturato almeno tre anni di esperienze di lavoro subordinato a tempo determinato presso pubbliche amministrazioni in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007, nonché un'ulteriore riserva del 10 per cento dei posti messi a concorso a favore del personale già utilizzato con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge e che alla stessa data abbia già espletato attività lavorativa per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, presso la stessa amministrazione.

19. Al fine di incrementare la fruizione degli istituti e luoghi di cultura anche attraverso l'estensione degli orari di apertura, il Ministero per i beni e le attività culturali è autorizzato a bandire concorsi e procedere all'assunzione straordinaria di 400 assistenti alla vigilanza, sicurezza, accoglienza, comunicazione e servizi al pubblico, di posizione economica B3, in deroga alle vigenti disposizioni limitative delle assunzioni.

20. Al fine di rafforzare le strutture tecnico-amministrative preposte alla tutela del paesaggio e dei beni architettonici, archeologici, storico-artistici, archivistici e librari, il Ministero per i beni e le attività culturali è autorizzato a bandire concorsi e procedere all'assunzione straordinaria di complessive cento unità di personale di posizione economica C1, scelte tra architetti, archeologi, storici dell'arte, archivisti, bibliotecari ed amministrativi, in deroga alle vigenti disposizioni limitative delle assunzioni.

21. La definizione della pianta organica del Ministero per i beni e le attività culturali, ai sensi dell'articolo 1, comma 404, della legge 27 dicembre 2006, n.296, tiene conto delle assunzioni di cui ai commi 19 e 20 del presente articolo nei limiti della dotazione organica risultante dalla riorganizzazione operata ai sensi del medesimo comma 404 dell'articolo 1 della legge n.296 del 2006.

22. All'onere derivante dall'attuazione dei commi da 19 a 21, pari a euro 14.621.242 annui, si provvede, a decorrere dall'anno 2008, mediante utilizzo delle risorse di cui all'articolo 1, comma 1142, della legge 27 dicembre 2006, n.296, allo scopo intendendosi corrispondentemente ridotta l'autorizzazione di spesa di cui al medesimo comma.

23. Allo scopo di potenziare il supporto tecnico-amministrativo alle funzioni del Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare in materia di politica economica e finanziaria, di politiche fiscali e di amministrazione generale, anche al fine di assecondare i processi in atto di riorganizzazione delle strutture centrali e periferiche, è autorizzata, anche in deroga ai limiti stabiliti dalle disposizioni vigenti, la spesa di 4 milioni di euro per l'anno 2008 e di 9 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2009, per l'attuazione di un programma straordinario di reclutamento, attraverso procedure selettive aperte all'esterno per almeno la metà dei posti disponibili, di personale, anche di livello dirigenziale, di particolare qualificazione professionale. Si applica l'ultimo periodo del comma 481 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296.

24. Per l'anno 2008, il personale appartenente a Poste italiane Spa, già dipendente dall'Amministrazione autonoma delle poste e delle telecomunicazioni, ed il personale dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato Spa, già dipendente dall'Istituto poligrafico e zecca dello Stato, il cui comando presso uffici delle pubbliche amministrazioni è stato già prorogato per l'anno 2007 ai sensi, rispettivamente, dell'articolo 1, comma 534, della legge 27 dicembre 2006, n.296, e dell'articolo 1, comma 6-quater, del decreto-legge 28 dicembre 2006, n.300, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2007, n.17, può essere inquadrato, nei ruoli delle amministrazioni presso cui presta servizio in posizione di comando o presso le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, ai sensi degli articoli 30, 33 e 34-bis del predetto decreto, nei limiti dei posti di organico. I relativi provvedimenti di comando sono prorogati fino alla conclusione delle procedure di inquadramento, e comunque non oltre il 31 dicembre 2008.

25. All'articolo 1, comma 565, della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al numero 3) della lettera c), le parole: «può essere valutata» sono sostituite dalle seguenti: «è verificata»;

b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Nelle procedure di reclutamento della dirigenza sanitaria, svolte in attuazione della presente legge, il servizio prestato nelle forme previste dalla lettera a) del presente comma presso l'azienda che bandisce il concorso è valutato ai sensi degli articoli 27, 35, 39, 43, 47 e 55 del decreto del Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, n.483».

26. Ai fini del concorso al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, per ciascuno degli anni 2008 e 2009, le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura possono procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, previo effettivo svolgimento delle procedure di mobilità, secondo le modalità di seguito indicate:

a) nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 70 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente, ove l'indice di equilibrio economico-finanziario risulti inferiore a 35;

b) nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 35 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente, ove l'indice di equilibrio economico-finanziario risulti compreso tra 36 e 45;

c) nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 25 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente, ove l'indice di equilibrio economico-finanziario risulti superiore a 45.

27. L'indice di equilibrio economico-finanziario indicato al comma 26 è determinato secondo le modalità ed i criteri di cui al decreto del Ministro delle attività produttive 8 febbraio 2006, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 dell'11 marzo 2006.

28. Per le assunzioni di personale a tempo indeterminato, l'Unioncamere fa riferimento alle modalità individuate nel comma 26, lettera a).

29. Al fine di fronteggiare le carenze di personale educativo all'interno degli istituti penitenziari, il Ministero della giustizia è autorizzato all'immissione in servizio fino ad un massimo di 22 unità di personale risultato idoneo in seguito alla svolgimento dei concorsi pubblici di educatore professionale - C1, a tempo determinato, da destinare all'area penitenziaria della regione Piemonte. A tal fine, è autorizzata la spesa di 0,5 milioni di euro, a decorrere dal 2008, a favore del Ministero della giustizia che provvede all'immissione di detto personale nei ruoli di destinazione finale dell'amministrazione penitenziaria e al conseguente adeguamento delle competenze economiche del personale in servizio risultato vincitore ovvero idoneo nel concorso richiamato.

30. All'articolo 1, comma 557, della legge 27 dicembre 2006, n.296, è aggiunto in fine, il seguente periodo: «Eventuali deroghe ai sensi dell'articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2001, n.448, fermi restando i vincoli fissati dal patto di stabilità per l'esercizio in corso, devono comunque assicurare il rispetto delle seguenti ulteriori condizioni:

a) che l'ente abbia rispettato il patto di stabilità nell'ultimo triennio;

b) che il volume complessivo della spesa per il personale in servizio non sia superiore al parametro obiettivo valido ai fini dell'accertamento della condizione di ente strutturalmente deficitario;

c) che il rapporto medio tra dipendenti in servizio e popolazione residente non superi quello determinato per gli enti in condizioni di dissesto».

31. All'articolo 1, comma 562, della legge 27 dicembre 2006, n.296, è aggiunto in fine il seguente periodo: «Eventuali deroghe ai sensi dell'articolo 19, comma 8, della legge n.448 del 2001 devono comunque assicurare il rispetto delle seguenti condizioni:

a) che il volume complessivo della spesa per il personale in servizio non sia superiore al parametro obiettivo valido ai fini dell'accertamento della condizione di ente strutturalmente deficitario, ridotto del 15 per cento;

b) che il rapporto medio tra dipendenti in servizio e popolazione residente non superi quello determinato per gli enti in condizioni di dissesto, ridotto del 20 per cento».

EMENDAMENTI

 

93.3

CICCANTI, FORTE

Ritirato

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

«3-bis. All'articolo 1 comma 562 della legge 27 dicembre 2006, n.296, dopo le parole: "di cui al comma 558" aggiungere le seguenti: "ed il personale trasferitosi presso altro ente per mobilità"».

 

93.4

TURIGLIATTO

Decaduto

Sostituire il comma 4, con il seguente:

«4. Per l'anno 2008, per le esigenze connesse alla tutela dell'ordine pubblico, alla prevenzione ed al contrasto del crimine, alla repressione delle frodi e delle violazioni degli obblighi fiscali ed alla tutela del patrimonio agroforestale, nonché per esigenze connesse alla manutenzione e conservazione del patrimonio del Ministero della difesa, la Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri, il Corpo della guardia di finanza, il Corpo della polizia penitenziari a ed il Corpo forestale dello Stato, nonché il Ministero della difesa sono autorizzati ad effettuare assunzioni in deroga alla normativa vigente, prioritariamente riservate ai soggetti di cui al comma 519, primo capoverso articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, come modificato dall'articolo 93 comma 1 (emendato) dalla presente legge, e al personale non dirigenziale a tempo determinato con una anzianità di almeno 3 anni comunque maturata, anche se non in servizio all'atto di emanazione della presente legge, anche con contratti di diritto privato purché stipulati dall'Amministrazione entro un limite di spesa pari a 50 milioni di euro per l'anno 2008, a 120 milioni di euro per l'anno 2000 ed a 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. A tal fine è istituito, nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze un apposito fondo con uno stanziamento pari a 50 milioni di euro per l'anno 2008, a 120 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. Alla ripartizione del predetto fondo si provvede con decreto del Presidente della Repubblica da emanare entro il 31 marzo 2008, secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni».

Conseguentemente, all'onere si provvede mediante corrispondente riduzione della tabella A, rubrica Ministero dell'economia e delle finanze.

 

93.5

CICCANTI, FORTE

Respinto

Il comma 4 è sostituito dal seguente:

«4. Per l'anno 2008, per le esigenze connesse alla tutela dell'ordine pubblico, alla prevenzione e al contrasto del crimine, alla repressione delle frodi e delle violazioni degli obblighi fiscali e alla tutela del patrimonio agroforestale, le forse di polizia sono autorizzate, oltre a quanto previsto dall'articolo 1, commi 523 e 526, della legge 17 dicembre 2006, n.296, ad effettuare assunzioni per un contingente complessivo di personale delle qualifiche iniziali non superiore a 4.500 unità, di cui 1.650 unità per la Polizia di Stato, 1.650 per l'Arma dei carabinieri, 850 per il Corpo della guardia di finanza, 200 per il Corpo della polizia penitenziaria e 150 per il Corpo forestale dello Stato. A tal fine è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un apposito fondo con uno stanziamento pari a 50 milioni di euro per l'anno 2008, a 120 milioni di euro per l'anno 2009 ed a 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010».

 

93.6

GALLI

Respinto

Al comma 4, sopprimere le parole: «ed alla tutela del patrimonio agroforestale» e sostituire il periodo: «il Corpo della polizia penitenziaria ed il Corpo forestale dello Stato» con il seguente: «ed il Corpo della polizia penitenziaria».

 

93.8

GALLI

Respinto

Al comma 4, sostituire le parole: «entro un limite di spesa pari a 50 milioni di euro per l'anno 2008, a 120 milioni di euro per l'anno 2009 ed a 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. A tal fine è istituito, nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze un apposito fondo con uno stanziamento pari a 50 milioni di euro per l'anno 2008, a 120 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009 ed a 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010» con le seguenti: «entro un limite di spesa pari a 70 milioni di euro per l'anno 2008, a 140 milioni di euro per l'anno 2009 ed a 160 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. A tal fine è istituito, nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze un apposito fondo con uno stanziamento pari a 70 milioni di euro per l'anno 2008, a 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009 ed a 160 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010».

Conseguentemente, nella tabella A, applicare in maniera lineare a tutte le voci presenti una riduzione corrispondente all'onere di cui alla presente disposizione.

 

93.9

MANTOVANO

Respinto

Al comma 4 sostituire le parole: «50 milioni» con le altre: «61 milioni», sostituire le parole:«120 milioni» con le altre: «147 milioni» e sostituire le parole: «140 milioni» con le altre: «171 milioni».

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

 

93.10

SAPORITO, RAMPONI, BALDASSARRI, BERSELLI, SAIA

V. testo 3

Al comma 4, dopo le parole: «a decorrere dall'anno 2010.» aggiungere le seguenti: «Tali risorse sono specificatamente destinate al reclutamento del personale proveniente dalle Forze armate, nella misura del 75 per cento a favore dei volontari in ferma breve e del 25 per cento a favore dei volontari in ferma prefissata di cui alla legge 23 agosto 2004, n. 226.».

 

93.10 (testo 3)

SAPORITO, RAMPONI, BALDASSARRI, BERSELLI, SAIA

Approvato

Al comma 4, dopo le parole: «a decorrere dall'anno 2010.», aggiungere il seguente periodo: «Tali risorse possono essere destinate anche al reclutamento del personale proveniente dalle Forze armate».

 

93.11

POLLEDRI

Respinto

Al comma 4, dopo il periodo: «Alla ripartizione del predetto fondo si provvede con decreto del Presidente della Repubblica da emanare entro il 31 marzo 2008, secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni»aggiungere le seguenti parole: «tenendo conto dell'entità della popolazione residente nelle singole Regioni della Repubblica ed attribuendo la priorità nell'assegnazione dei rinforzi ai presidi che risultino attualmente al di sotto della pianta organica e delle esigenze operative da assolvere».

 

93.12

CASTELLI

Respinto

Al comma 4, dopo il periodo: «Alla ripartizione del predetto fondo si provvede con decreto del Presidente della Repubblica da emanare entro il 31 marzo 2008, secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni» aggiungere le seguenti parole: «tenendo conto dell'entità della popolazione residente nelle singole Regioni della Repubblica ed attribuendo la priorità nell'assegnazione dei rinforzi alla costituzione di sezioni distaccate dei Commissariati.».

 

93.16

LIBE'

Respinto

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

«4-bis. Ai fini esclusivamente giuridici il personale di cui all'articolo 14 commi 5 e 6 della legge 16 ottobre 1991, n. 321, che all'entrata in vigore della presente legge è inquadrato nel ruolo ad esaurimento di cui all'articolo 25 legge 15 dicembre 1990, n. 395, è inquadrato a decorrere dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge 15 dicembre 1990, n. 395. Agli stessi si applicano le disposizioni dell'articolo 25 della medesima legge».

Conseguentemente, alla tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-3.000;

2009:-3.000;

2010:-3.000.

 

93.800

STRACQUADANIO

Respinto

Sopprimere i commi da 5 a 9.

Conseguentemente, all'articolo 96, alla Tabella A, apportare le corrispondenti variazioni.

 

93.801

STRACQUADANIO

Respinto

Sostituire i commi da 5 a 9 con i seguenti:

«5. All'articolo 1, comma 526 della legge 7 dicembre 2006, n. 296, primo periodo, dopo le parole: »in possesso dei requisiti di cui al comma 519« sono aggiunte le seguenti: »nonché del personale che consegua il requisito di una anzianità di servizio di 3 anni in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007, limitatamente alla quota parte di coloro che abbiano stipulato i contratti di lavoro a tempo determinato, ed i relativi rinnovi, previo superamento di apposite procedure selettive concorsuali, per esami o per titoli ed esami. L'aliquota delle stabilizzazioni non potrà, per ogni anno, comunque eccedere il 50 per cento dei posti resisi disponibili, sempre nei limiti della spesa indicata al primo periodo, risultando il restante 50 per cento dei posti vacanti comunque vincolato all'obbligo di bandire apposite procedure concorsuali aperte al pubblico.

6. A decorrere dall'anno 2008 le procedUre di stabilizzazione di cui al comma 558, si applicano anche al personale che consegua i requisiti di anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007, limitatamente al a quota parte di coloro che abbiano stipulato i contratti di lavoro a tempo determinato, ed i relativi rinnovi, previo superamento di apposite procedure concorsuali pubbliche per esami o per titoli ed esami. L'aliquota delle stabilizzazioni, per ogni anno, non potrà comunque eccedere il 50 per cento dei posti resisi disponibili, nei limiti della spesa indicata al primo periodo, risultando comunque il restante 50 per cento dei posti vacanti disponibili vincolato all'obbligo di bandire apposite procedure concorsuali aperte al pubblico.

7. Entro il 30 aprile 2008, le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, predispongono, ne l'ambito della programmazione triennale dei fabbisogni per gli anni 2008, 2009 e 2010, piani di graduale stabilizzazione del seguente personale non dirigenziale, tenuto conto dei differenti tempi di maturazione dei prescritti requisiti e della effettiva disponibilità di posti in relazione a eventuali riduzioni previste delle piante organiche, limitatamente alle seguenti categorie di personale:

a) in servizio con contratto a tempo determinato, ai sensi dei commi 519 e 558, in possesso dei requisiti di cui all'articolo 1, commi 519 e 558 della legge 27 dicembre 2006, n. 296;

b) già utilizzato con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in essere alla data di entrata in vigore della presente legge e che alla stessa data abbia già espletato attività lavorativa per almeno 4 anni, anche non continuativi, nel quinquennio antecedente il 28 settembre 2007, presso la stessa amministrazione, fermo restando quanto previsto dall'art. 1, commi 529 e 560 della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

8. Con decreto del presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 1, comma 418, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, da adottare inderogabilmente entro il mese di marzo 2008, in relazione alle tipologie contrattuali di lavoro flessibile diverse da quelle di cui al comma 7; vengono disciplinati i requisiti professionali, nonché le modalità di valutazione da applicare in sede di procedure concorsuali, al cui positivo esito viene garantita l'assimilazione ai lavoratori precari a tempo determinato, riservate ai soggetti di cui al comma 7, lett. b). Tali selezioni dovranno in ogni caso verificare la piena corrispondenza tra i fabbisogni organici da coprire ed i profili professionali degli interessati.

9. Per e finalità di cui al presente articolo il fondo di cui all'articolo 1, comma 417, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è incrementato della somma di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010.

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre proporzionalmente gli importi relativi a tutte le rubriche, fino a concorrenza degli oneri.

 

 

 

93.802 (testo 2)

D'AMICO

All'articolo 93, apportare le seguenti modificazioni:

a) sostituire i commi 5 e 6 con i seguenti:

«5. Fermo restando che l'accesso ai ruoli della pubblica amministrazione è comunque subordinato all'espletamento di procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge e fatte salve le procedure di stabilizzazione di cui all'articolo 1, comma 519, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per gli anni 2008 e 2009:

a) le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, incluse le agenzie fiscali di cui agli articoli 62, 63 e 64 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 e successive modificazioni, gli enti pubblici non economici e gli enti pubblici di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, possono ammettere alla procedura di stabilizzazione di cui all'articolo 1, comma 526 della legge 27 dicembre 2006, n.296, anche il personale che consegua i requisiti di anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007;

b) le amministrazioni regionali e locali possono ammettere alla procedura di stabilizzazione di cui all'articolo 1, comma 558, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, anche il personale che consegua i requisiti di anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007.

6. Le amministrazioni di cui al comma 5 continuano ad avvalersi del personale di cui al medesimo comma nelle more delle procedure di stabilizzazione.»;

b) al comma 7, lettera b), aggiungere, in fine, il seguente periodo: «È comunque escluso dalle procedure di stabilizzazione di cui alla presente lettera il personale di diretta collaborazione degli organi politici presso le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.»;

c) al comma 18, sostituire le parole da: «un'ulteriore riserva» fino alla fine del comma con le seguenti: «il riconoscimento, in termini di punteggio, del servizio prestato presso le pubbliche amministrazioni per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, in virtù di contratti di collaborazione coordinata e continuativa stipulati anteriormente a tale data».

 

93.950

SAPORITO, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Al comma 9, sostituire le parole: «20 milioni di euro» con le seguenti: «100 milioni di euro».

Conseguentemente, al maggiore onere derivante dal presente subemendamento si provvede mediante riduzione pro quota delle risorse di cui all'articolo 62.

 

93.17

TURIGLIATTO

Sostituire il comma 12 con il seguente:

«5. I contratti di formazione e lavoro di cui al comma 528 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, non convertiti entro il 31 dicembre 2007 sono prorogati e trasformati a tempo indeterminato e anche in ruolo soprannumerario entro e non oltre il 31 dicembre 2008».

Conseguentemente, all'onere si provvede mediante corrispondente riduzione della tabella A, rubrica Ministero dell'economia e delle finanze.

 

93.18

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Al comma 14, le parole da: «nel limite di un contingente» fino alla fine del periodo sono sostituite dalle seguenti: «entro percentuali non superiori al 20 per cento delle cessazioni dal servizio verificatesi nel corso dell'anno precedente.».

 

93.20

CICCANTI, FORTE

Dopo il comma 18 aggiungere il seguente:

«18-bis. Il personale dirigenziale di prima e seconda fascia, appartenente, ai ruoli tecnici dell'area C, incaricato ai sensi dell'art. 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, da quattro anni alla data del 31 dicembre 2006, è inquadrato a domanda nel ruolo dei dirigenti del Ministero di appartenenza a decorrere dal 1º gennaio 2008».

Conseguentemente ridurre in proporzione tutte le rubriche dell'allegata Tab. A per gli anni 2008, 2009 e 2010.

 

93.22

IZZO, GIULIANO, DI BARTOLOMEO, BARBA, FERRARA

Il comma 23 è sostituito dal seguente:

«Allo scopo di assicurare il supporto tecnico-amministrativo alle funzioni centrali e periferiche del Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare in materia di politica economica e finanziaria, di politiche fiscali e di amministrazione generale, l'applicazione delle disposizioni di cui ai commi 426 e 427 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 n.296 è differita al 1º gennaio 2010. Il Regolamento di cui al comma 427 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 n.296 assicura in ogni caso la permanenza della Direzione territoriale dell'economia e delle finanze e della Ragioneria territoriale dello stato nelle province con una popolazione superiore a 250.000 abitanti».

Sostituire la rubrica con la seguente: «Assunzioni di personale ed organizzazione».

 

93.26

SAIA, AUGELLO, BALDASSARRI

Al comma 24, ultimo periodo, sostituire le parole: «non oltre il 31 dicembre 2008»con le seguenti: «sono prorogati fino al 31 dicembre 2008 i comandi del personale appartenente a Poste Italiane S.p.A.».

 

93.28

TURIGLIATTO

Al comma 24, aggiungere il seguente comma:

«24-bis. Per l'anno 2008, il personale comandato presso l'INPS da cinque anni, dipendente ex IRI, ora Fintecna SpA, può essere inquadrato nei ruoli dell'amministrazione in cui presta servizio. I relativi provvedimenti di comando sono prorogati fino alla conclusione delle procedure di inquadramento, e comunque non oltre il 31 dicembre 2008».

Conseguentemente alla Tabella A, alla voce Ministero dell'economia e delle finanzeapportare le seguenti variazioni:

2008: - 2.000;

2009: - 2.000.

 

93.29

TURIGLIATTO

Sostituire il comma 25 con il seguente:

«25. All'articolo 1, comma 565, della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al punto 3 della lettera c), sostituire le parole: «può essere valutata la possibilità di trasformate» con le seguenti: «sono trasformate». Per le assunzioni effettuate in applicazione delle previsioni di cui alla presente lettera e a valere sul «Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici» il concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria è incrementato del differenziale tra la spesa precedentemente sostenuta per i contratti non a tempo indeterminato e la spessa necessaria alla trasformazione degli stessi. Inoltre gli incrementi di spesa dovuti all'attuazione delle previsioni della presente lettera nonché, delle previsioni di cui al comma 1 del presente articolo (come modificato) non verranno computati ai fini delle previsioni di riduzione della spesa del personale richieste dalla normativa vigente per la concorrenza degli enti del servizio sanitario nazionale alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica».

Conseguentemente all'onere si provvede mediante corrispondente riduzione della tabella A, rubrica MEF.

 

93.39

TOFANI

Dopo il comma 28, aggiungere il seguente:

«28-bis. Le agenzie fiscali e le altre amministrazioni del comparto finanziario, compresa l'Amministrazione dei Monopoli di Stato, sono autorizzate ad assumere anche in deroga alla normativa vigente, nel limite massimo di 1.000 unità, i vincitori e gli idonei dei concorsi pubblici già espletati, con riferimento alle graduatorie tuttora in vigore, procedendo, ai sensi dell'articolo 9 della legge 16 gennaio 2003, n.3, allo scorrimento delle graduatorie valide fino al 31 dicembre 2008 al fine di dotare gli uffici preposti degli organici necessari al potenziamento delle attività antielusive ed antievasive».

Conseguentemente, ai relativi oneri si provvede mediante corrispondente riduzione proporzionale di tutte le rubriche della Tabella A.

2008: - 40.000;

2009: - 40.000;

2010: - 40.000.

 


EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 93

 

93.0.1

TOFANI

Dopo l'articolo 93, aggiungere il seguente:

«Art. 93-bis.

(Assunzioni delle Forze Armate)

1. Il Ministero della difesa è autorizzato ad assumere, anche in deroga alla normativa vigente, entro sessanta giorni dalla data di presentazione della domanda di cui al comma 2, collocandoli transitoriamente in soprannumero ove necessario, e nel limite massimo di milleseicento unità, il personale reclutato ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n.215, e successive modificazioni, che sia in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti:

a) essendo già assunto con contratto a termine, alla data del 1º gennaio 2007 abbia prestato la propria attività lavorativa per un periodo non inferiore a tre anni nel quinquennio precedente la predetta data;

b) consegua il requisito di cui alla lettera a) nel corso dell'anno 2007;

c) sia un ufficiale in ferma prefissata in servizio alla data dello gennaio 2007.

2. L'assunzione in servizio degli ufficiali di cui al comma 1 è effettuata a tempo indeterminato, sulla base di apposita domanda presentata da parte degli interessati entro il termine perentorio di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

3. Gli ufficiali di cui al comma 1 sono inquadrati nei ruoli ad esaurimento istituiti dalla legge 20 settembre 1980, n.574, con la seguente distribuzione tra le diverse Forze armate:

a) Esercito: 350;

b) Marina militare: 750;

c) Aeronautica militare: 200;

d) Arma dei carabinieri: 300».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

2008: - 55.000;

2009: - 55.000;

2010: - 55.000.

 

93.0.2

TOFANI, VIESPOLI, SAIA, PARAVIA

V. testo 2

Dopo l'artico 93,aggiungere il seguente:

«Art. 93-bis.

1. Le disposizioni relative al diritto al collocamento obbligatorio di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 23.11.1998, n.407 e successive modificazioni sono estese agli orfani o, in alternativa al coniuge superstite di coloro che siano morti per fatto di lavoro, ovvero siano deceduti a causa dell'aggravarsi delle mutilazioni o infermità che hanno dato luogo a trattamento di rendita da infortunio sul lavoro, nonché ai figli, o in alternativa, al coniuge di coloro che, per fatto di lavoro, siano diventati permanentemente inabili al 100 per cento».

 

93.0.2 (testo 2)

TOFANI, VIESPOLI, SAIA, PARAVIA

Dopo l'artico 93,aggiungere il seguente:

«Art. 93-bis.

1. Le disposizioni relative al diritto al collocamento obbligatorio di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 23.11.1998, n.407 e successive modificazioni sono estese agli orfani o, in alternativa al coniuge superstite di coloro che siano morti per fatto di lavoro, ovvero siano deceduti a causa dell'aggravarsi delle mutilazioni o infermità che hanno dato luogo a trattamento di rendita da infortunio sul lavoro».

 

93.0.6

FORTE, CICCANTI

Dopo l'articolo 93, aggiungere il seguente:

«Art. 93-bis.

(Misure urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione dell'Interno)

1. Il Ministro dell'interno, per la attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 12 dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3603 del 30 luglio 2007, è autorizzato alla spesa di 19,100 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2008 e 2009, e di 17,500 milioni di euro per l'anno 2010, mediante corrispondente riduzione degli stanziamenti dello stato di previsione del Ministero dell'interno nell'ambito dell'unità previsionale di base "Immigrati, profughi e rifugiati" e dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo 3, comma 151, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

2. Per fare fronte alla notevole complessità dei compiti del personale dell'Amministrazione civile dell'interno derivanti, in via prioritaria, dalle norme in materia di depenalizzazione e di immigrazione, il fondo unico di amministrazione per il miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza dei servizi istituzionali è incrementato di 5 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010.

3. All'onere derivante dall'attuazione del comma 3, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo 3, comma 151, della legge 24 dicembre 2003, n.350».

 

93.0.8

ROSSI FERNANDO

Dopo l'articolo 93, aggiungere il seguente:

«Art. 93-bis.

(Fondo per la stabilizzazione dei lavoratori pubblici)

1. Al fine della copertura economica dei provvedimenti di cui all'art.93 (assunzioni di personale) il "Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici" di cui all'art. 1 comma 417 e seguenti della legge 27 dicembre 2006, n.296 è incrementato per gli anni 2008-2009-210 di Euro 500.000.000.

2. Al comma 418 dell'art. 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296 le parole: "entro il 30 aprile 2007" sono sostituite dalle parole: "entro e non oltre il 31 marzo 2008".

3. Alla lettera a) del comma 420 dell'art. 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296 le parole: "venti per cento" sono sostituite con seguenti: "quaranta per cento"».

Conseguentemente ridurre proporzionalmente tutti gli importi della tabella C .

 


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

253a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDI' 15 NOVEMBRE 2007

(Antimeridiana)

 

Presidenza del vice presidente CAPRILI,
indi del vice presidente CALDEROLI

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 9,38)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1817.

Riprendiamo l'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Ricordo che nella seduta di ieri è stato accantonato l'emendamento 91.850 (testo 2) e gli emendamenti ad esso riferiti ed hanno avuto inizio le dichiarazioni di voto sull'emendamento 93.802 (testo 2).

Riprendiamo dunque l'esame dell'emendamento 93.802 (testo 2).

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, il senatore D'Amico ieri ha avuto coraggio e credo che l'opposizione criticandolo abbia commesso un errore. Si devono infatti difendere i compromessi e il senatore D'Amico ha difeso un compromesso, in cui ha cercato di fare il possibile. Credo sia sbagliato vedere l'ombra perché, come in una caverna, dovremmo forse vedere chi c'è dietro. In realtà, dietro l'emendamento 93.802 (testo 2) c'è una forza ben presente: i comunisti di ieri e i comunisti di oggi. Comunisti di ieri: non per niente, il senatore D'Amico ieri è stato abbracciato dal senatore Cossutta; il senatore Cossutta fa parte di un passato ben preciso, forse è l'ultimo comunista che ha ancora preso i rubli dall'Unione Sovietica. Gli stessi rubli e gli stessi soldi, cari colleghi... (Proteste dal Gruppo RC-SE).

 

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

 

POLLEDRI (LNP). Questa è storia. Rubli, corone e marchi che sono serviti, forse provenendo dalla stessa fonte, per armare quella mano che, qualche centinaio di metri da qui, ha sparato al Pontefice. Era la stessa parte. Comunisti di ieri, Presidente, e comunisti di oggi!

Il senatore D'Amico ha detto ieri di aver posto due domande: quanti sono questi precari e quanto costano. Se fossero costati poco, se fossero stati pochi e fosse stata una cosa buona (c'è chi è contrario alla stabilizzazione dei precari; solo che, Presidente, noi crediamo che la stabilizzazione dei precari possa avvenire anche con la legge Biagi, quella legge Biagi che, tra l'altro, anche molti di voi riconoscono come positiva) il senatore D'Amico non avrebbe inserito solo gli anni 2008 e 2009, ma avrebbe previsto un tempo maggiore.

Inoltre, possiamo chiederlo ai colleghi che sono dietro a questo emendamento: ma saranno veramente solo 1.000? No, ed è legittimo, perché meno di un mese fa, un milione di persone è sceso in piazza dicendo chiaramente che questo è il nuovo proletariato che loro, in qualche modo, hanno sposato: a queste persone devono dare una risposta. Non è possibile che l'emendamento 93.802 (testo 2) riguardi solamente 1.000 persone. Perché in questo sono coerenti, l'hanno promesso, è sceso un milione di persone in piazza e a quelle persone si sono rivolti; quindi saranno 250.000 o 300.000. Chi paga non interessa, giustamente, alla sinistra. Chi pensa ancora che ci sia una lotta di classe in Italia, in cui questo è il proletariato e gli altri sono i nemici di classe, dimentica - colleghi, va bene che è mattina presto - il manifesto «Anche i ricchi piangono»? Ma è questo che vogliono: che i ricchi piangano e che paghino! E i ricchi, nella coerente concezione della sinistra col cachemire, sono coloro che hanno 350 milioni delle vecchie lire; questi sono i ricchi e gli artigiani. Tra l'altro, l'Internazionale socialista riconosceva nel proletariato gli artigiani; questi oggi sono considerati gli evasori. E questi pagheranno.

Il senatore D'Amico, che è una persona d'onore, ha difeso un compromesso. Dietro quel compromesso, però, c'è la vittoria della sinistra, che ha fatto una promessa a quello che pensa di essere un nuovo proletariato e che scaricherà sul ceto medio questo acquisto. Questa è un'iniezione di comunismo e noi sappiamo che tali iniezioni hanno sempre portato male e morte alla società. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

ROTONDI (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROTONDI (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, senza scomodare il fantasma del comunismo, evocato frequentemente in quest'Aula, non vi è dubbio che l'emendamento 93.802 (testo 2) abbia carattere clientelare. Non sono tra quelli che demonizzano il clientelismo. (Commenti dal Gruppo RC-SE). Il clientelismo, come rappresentato dalla propaganda di sinistra e - qualche volta - anche di destra, è stato una forma di intervento, ad esempio, in alcune aree del Paese dove la disoccupazione è stata affrontata anche con metodologie somiglianti a quelle introdotte dall'emendamento del senatore D'Amico. Non nostalgici della Democrazia Cristiana, quale io sono, ma economisti e studiosi hanno persino riabilitato alcune pratiche che, probabilmente, corrispondevano alla stagione nella quale sono state applicate. Il prezzo pagato dalle generazioni successive ha animato un dibattito su modalità diverse di strutturazione del rapporto di lavoro, non solo nell'area privata ma anche in quella pubblica. Quindi, il tipo di contratto comunemente definito precario corrisponde ad una riforma della pubblica amministrazione, che risente dell'iniezione liberale intervenuta nel pensiero politico italiano nell'ultimo decennio.

L'iniziativa del senatore D'Amico corrisponde non dico ad un ripensamento, ma probabilmente a una valutazione in corso d'opera di quanto avvenuto. Figure professionali, richiamate ad un ruolo sul presupposto non di una precarietà ma di un rapporto di tipo liberale (non stabile o all'antica, per intenderci), probabilmente invecchiando accusano un dato di precarietà che induce a una riflessione. Questo, però, non è un tema che si possa affrontare in finanziaria.

Se mi è permesso dirlo, rispetto al senatore D'Amico io vedo un ribaltamento di ragione sociale, perché questo emendamento lo si poteva attendere dai banchi della Democrazia Cristiana o delle due obbedienze del Partito Comunista, ossia dalle forze politiche che destra e sinistra hanno indicato, con gli indici distesi, quali creatori di una certa impostazione.

A me risulta, invece, che il senatore D'Amico abbia fondato un movimento che risponde al nome di Liberaldemocratici. Quindi, direi che stiamo scambiando la nostra ragione sociale con una certa disinvoltura. Per la verità, ritengo che il senatore D'Amico in questi giorni sia stato abbastanza maestro di disinvoltura. Ma, in questo caso, la disinvoltura forse è troppa, perché siamo di fronte ad un emendamento che prenota un disagio ed un'aspettativa sociale e che è destinato a diventare una mina vagante, rombante e forse esplodente in settori vitali della pubblica amministrazione.

E siccome, signor Presidente, siamo al Senato, vorrei a questo punto deporre, con molta sobrietà, ai piedi dei vostri banchi una questione di coscienza rappresentata dai vostri precari istituzionali. Ieri ho sentito tuonare il senatore D'Amico contro i collaboratori dei politici esclusi da ogni tipo di stabilizzazione, giustamente, così ha detto, perché sono i collaboratori della casta, quindi sono la castina, ed è giusto che muoiano nella precarietà: loro, poveri travet di segreterie ministeriali, portaborse di Sottosegretari schifosi, vadano all'inferno.

Signor Presidente, nella sua segreteria particolare, in quelle del presidente Marini e dei Segretari di Presidenza, tra i collaboratori dei Gruppi quanti ce ne sono in quest'Aula, ci sono dei precari o no? Ci sono o no dei signori e delle signore che ci scambiamo ad ogni legislatura con il contrattino, che sono venuti qui a vent'anni, affascinati forse anche loro dal film «Il portaborse» che presagiva la castina, che ci palleggiamo da due o tre legislature, che magari nel frattempo hanno messo su famiglia? Siete bravi legislatori secondo voi se fate le leggi sui precari degli altri e a vivere, voi, di lavoro istituzionale sul lavoro precario e, diciamo la verità, qualche volta anche nero?

Come vedete, i problemi sono abbastanza complessi e se li affrontiamo, anziché con un ripensamento di carattere culturale, a colpi di emendamenti clientelari non solo affondiamo la finanziaria, ma anche quel tanto di passi avanti che in questa materia una cultura autenticamente liberale ha potuto fare. (Applausi dal Gruppo DCA-PRI-MPA).

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Polledri, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

In attesa della decorrenza del termine di venti minuti dal preavviso di cui all'articolo 119, comma 1, del Regolamento, sospendo la seduta fino alle ore 9,58.

 

(La seduta, sospesa alle ore 9,50, è ripresa alle ore 9,58).

 

Riprendiamo i nostri lavori.

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.802 (testo 2), presentato dal senatore D'Amico.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. L'emendamento 93.950 è stato ritirato.

Stante l'assenza del presentatore, l'emendamento 93.17 è decaduto.

Metto ai voti l'emendamento 93.18, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Non è approvato.

L'emendamento 93.20 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.22.

IZZO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IZZO (FI). Signor Presidente, vorrei attirare nuovamente l'attenzione su questo emendamento, invitando soprattutto coloro che non hanno vincoli determinati a votare questa finanziaria a prenderlo in esame, per evitare che effettivamente nelle piccole Province possano scomparire gli uffici finanziari.

Inviterei altresì il relatore a prendere in considerazione la possibilità di votare questo emendamento per parti separate, votando, anzitutto il primo periodo, dalle parole: "Il comma 23", fino alla parola "2010" (che è in sostituzione dell'ex comma 16 dell'articolo 93), e poi il secondo periodo, dalle parole "Il Regolamento" fino alla fine (si tratta di una disposizione aggiuntiva rispetto a quella esistente). Tale proposta viene avanzata in presenza dell'aspettativa di una ristrutturazione da parte del Governo. Fermo rimane che nelle Province che abbiano almeno 250.000 abitanti sia assicurata la presenza dell'ufficio finanziario; mi riferisco a Province come Benevento, Potenza, Matera ed Agrigento.

Vorrei anche comunicare che i senatori Buccico, Viceconte, Taddei e Gentile aggiungono la firma a questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Se l'Assemblea è d'accordo, possiamo procedere ad una votazione per parti separate.

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, faccio rilevare che comunque ci sarebbero problemi di copertura, nel senso che sia la prima parte, sia la seconda parte dell'emendamento hanno necessità di essere coperte, perché si tratta di riorganizzazione degli uffici, del personale e quant'altro.

Sulla base di quanto ci siamo detti ieri, cioè del fatto che il Governo sta attuando una previsione della finanziaria dell'anno scorso, che prevede la riorganizzazione degli uffici periferici del Ministero dell'economia, e del fatto che l'approvazione di una norma come questa rischierebbe di mettere in discussione il lavoro di un anno, considerando comunque che il problema di garantire un minimo di presenza dello Stato nelle Province più in difficoltà e di minore densità demografica è effettivo, inviterei il senatore Izzo a presentare un ordine del giorno in tal senso, affinché all'interno del procedimento in atto il Governo valuti, compatibilmente con le risorse finanziarie, cosa è possibile fare e cosa no. Non so se il Governo è d'accordo su questa mia proposta ma penso non ci siano problemi.

 

IZZO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IZZO (FI). Signor Presidente, innanzitutto desidero ringraziare il relatore per la sua sensibilità nel farsi carico di quel problema.

Se il relatore ed il Governo sono d'accordo, potremmo anche trasformare questo emendamento in un ordine del giorno, soprattutto per quanto riguarda il secondo periodo, che rientra nell'ambito della spesa di 14 miliardi che voi avete previsto. Vorrei infatti ricordare al Governo il parere vincolante della 1a Commissione permanente sulla riorganizzazione degli uffici, lo schema di Regolamento che è stato approvato dalla 1a Commissione, condizionato al fatto che non derivino nuovi ed ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato. Se voi prevedete una spesa di 4 milioni di euro per il 2008 e di 9 milioni di euro per il 2009, potete benissimo riorganizzare gli uffici; fermo rimane l'orientamento del Governo, ma lasciando nelle Province al di sopra dei 250.000 abitanti gli uffici dell'amministrazione dello Stato. Sarei di questo avviso: se il Governo potesse rivedere la sua posizione, elimineremmo la prima parte dell'emendamento mantenendone solo la seconda parte, quella che fa riferimento alle Province al di sopra dei 250.000 abitanti, pur nell'ambito della ristrutturazione e quindi della spesa che voi avete previsto e che andremmo a votare con l'emendamento che si riferisce al comma 23 del testo al nostro esame.

Inviterei quindi il Governo a rivedere la propria posizione, anche alla luce della sensibilità dimostrata dal relatore e dai parlamentari che vivono in quelle Province come Benevento, Matera, Agrigento, Ragusa e altre in cui si immagina di cancellare questa presenza, così determinando effettivamente sempre di più lo spopolamento delle Province più piccole, facendole diventare dei semplici dormitori; conosco bene le mie realtà, come Benevento, Avellino e Caserta, che si distribuirebbero in quella direzione e so cosa accadrebbe in quelle realtà territoriali difficili. Ringraziando nuovamente per la sensibilità dimostrata, inviterei il Governo ad accettare l'ultimo periodo in aggiunta all'emendamento già presentato dal Governo; inviterei anche i parlamentari di queste piccole realtà territoriali a farsi carico di questo e soprattutto i senatori a vita, che dichiarano di essere soltanto governativi, ma che credo si debbano far carico di queste necessità, a cominciare dal presidente Ciampi, che è distratto ma poi quando bisogna votare la fiducia è sempre pronto.

 

PRESIDENTE. Per chiarezza, senatore Izzo, insiste per mantenere come emendamento il primo periodo o lo trasforma in ordine del giorno?

 

IZZO (FI). Vorrei verificare se il Governo accetta che il secondo periodo venga posto in aggiunta all'articolato della finanziaria.

 

PRESIDENTE. Come aggiuntivo al comma 23?

 

IZZO (FI). Esattamente; il periodo è: «Il Regolamento di cui al comma 427 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 n. 296 assicura in ogni caso la permanenza della Direzione territoriale dell'economia e delle finanze e della Ragioneria territoriale dello Stato nelle Province con una popolazione superiore a 250.000 abitanti», nell'ambito della spesa già prevista.

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione le considerazioni svolte. Il Ministero dell'economia e delle finanze, in seguito all'approvazione delle norme contenute nella finanziaria, è stato oggetto di una proposta di profonda revisione e ristrutturazione; da un lato è adesso in discussione nelle competenti Commissioni una bozza di nuovo Regolamento, dall'altro vi è un piano di ristrutturazione che tende a contemperare sia gli obiettivi che sono stati ora ricordati dal senatore Izzo, sia il miglioramento dell'efficienza, tenuto conto del tipo e della quantità di attività che viene svolta nelle varie sedi periferiche.

Se ho compreso bene la proposta, che mira ad inserire l'ultima parte dell'emendamento 93.22 nel testo, devo ribadire, pur comprendendone le ragioni, la contrarietà a una proposta di questo tipo; se invece si tratta di inserire come raccomandazione una formulazione di questo tipo e - auspicherei - anche con un riferimento più generale alla presenza dello Stato e meno puntualmente riferita al Ministero dell'economia e delle finanze, a questo punto posso esprimere un parere favorevole.

 

PRESIDENTE. Mi pare che le cose siano chiare: la proposta non è stata accolta.

Se lei, senatore Izzo, non accetta la trasformazione in ordine del giorno dobbiamo votare prima per la proposta di votare l'emendamento per parti separate.

 

IZZO (FI). Presidente, la risposta del Governo è assolutamente evasiva e, credo, anche offensiva per quelle realtà territoriali. Che significa la presenza dello Stato? Noi stiamo parlando degli uffici finanziari, non già della prefettura o della questura: questa l'abbiamo già, signor rappresentate del Governo. Che modo di rispondere è questo? Mi sento assolutamente depresso rispetto a questa risposta; vuol dire che sono insoddisfatto e chiedo di votare l'emendamento, così come avevo già preannunciato, per parti separate: primo comma e secondo comma.

Il centro‑sinistra si assume la responsabilità di cancellare gli uffici finanziari nelle realtà più piccole del Paese. Non riesco a capire che sensibilità ha questa sinistra rispetto ai problemi seri che poniamo all'attenzione del Parlamento. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Se ho capito bene, c'è una richiesta del senatore Izzo e c'è un'opposizione da parte del relatore alla votazione per parti separate.

Devo, pertanto, mettere prima in votazione la possibilità di votare per parti separate. Procederemo con il sistema elettronico senza registrazione dei nomi, così è più chiaro.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, la proposta di votazione per parti separate dell'emendamento 93.22, avanzata dal senatore Izzo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Procediamo, dunque, alla votazione dell'emendamento 93.22.

 

IZZO (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Izzo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.22, presentato dal senatore Izzo e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Vivi applausi dai Gruppi FI, UDC e AN).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Non è possibile!

 

PRESIDENTE. Esponiamo il risultato. Ovviamente, senatore Boccia, leggo quello che appare nel display; non posso essere indovino degli orientamenti del Senato.

 

FERRARA (FI). Mica vogliamo ripetere la votazione?

 

PRESIDENTE. Non dobbiamo verificare niente, perché il voto è avvenuto mediante procedimento elettronico: ho aperto la votazione, l'ho chiusa e l'esito è quello che ho comunicato.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Non è possibile!

 

PRESIDENTE. Chiedo, per cortesia, il dato completo. Intanto andiamo avanti mentre aspettiamo il risultato.

 

FERRARA (FI). Come, aspettiamo il risultato? Quale risultato?

 

PRESIDENTE. Voglio avere il risultato della votazione per leggerlo. Ora mi è pervenuto: i senatori favorevoli sono 156, i contrari 153 e vi è un astenuto. (Applausi dai Gruppi AN, UDC e FI).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.26.

 

GUZZANTI (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Guzzanti, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.26, presentato dal senatore Saia e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Stante l'assenza del presentatore, gli emendamenti 93.28 e 93.29 sono decaduti.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.39.

 

TOFANI (AN). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Tofani, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.39, presentato dal senatore Tofani.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 93, nel testo emendato.

 

ZUCCHERINI (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ZUCCHERINI (RC-SE). Signor Presidente, la discussione su questo articolo è sembrata un po' surreale. È stato detto che è un articolo di vecchi e nuovi comunisti e, se così fosse, nel dare la mia solidarietà al senatore Cossutta gli direi: «ben scavato, vecchia talpa». La storia sociale del Novecento è la storia di una lotta contro l'idea di precarizzazione per una più alta idea della civiltà del lavoro; si sono misurate lì diverse culture politiche, e vorrei ricordare qui Guido Miglioli, che è tra i fondatori del Partito Popolare con Sturzo, espulso dal partito per la sua amicizia con Gramsci.

Dopo molti anni e anche molte sconfitte, culture politiche diverse affrontano un tema che riguarda un'intera generazione, che è esclusa...

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di fare un po' di silenzio per riuscire ad ascoltare l'intervento del senatore Zuccherini.

 

ZUCCHERINI (RC-SE). Evidentemente è colpa mia, che non riesco a dire cose interessanti. Come dicevo, dopo tante sconfitte, culture politiche differenti affrontano un problema drammatico del Paese. È stato detto che questa finanziaria è un incubo. No: è un incubo il contratto temporaneo, interinale, stagionale. È un incubo il contratto di inserimento, la chiamata Co.co.co, la prestazione d'opera occasionale. Questo è l'incubo, quello che vive un'intera generazione.

Gli stessi dati, usciti l'altro ieri, del Ministero del lavoro segnano questa condizione: 2,7 milioni di lavoratori, soprattutto donne, ed in particolare ad alta scolarizzazione, sono nella condizione di precarietà. Altro che mammoni o bamboccioni! L'unico ammortizzatore sociale per quella condizione resta spesso la famiglia. I dati del Ministero del lavoro mostrano che spendiamo 2,4 miliardi di euro per incentivare l'apprendistato, che rappresenta anch'esso una condizione di precariato, come dimostrano le trattative in corso per i rinnovi del contratto collettivo nazionale di lavoro, che si prolunga per sei anni. Sarà capitato anche a voi di arrivare ad un distributore automatico e, non sapendo come funziona, di impiegare 10 minuti per capirlo. Ebbene, quando vedete un giovane che magari sta lì a fare quel certo lavoro dovete sapere che, appunto, è un apprendista e guadagna la metà di quello che guadagnerebbe un operaio in quella stessa condizione.

È stato detto che questa è un'operazione clientelare. Altro che clientela! Questa è un'operazione che ricostruisce una possibilità, parla ad una condizione sociale della lotta contro la precarietà. Ed è, io penso, un motivo valido per far parte di una coalizione pensare che dalla scorsa finanziaria sulle questioni che riguardano la scuola e la condizione di precariato con questo si dà una risposta a centinaia di migliaia di lavoratori che, come ricordava lucidamente e con forza il senatore D'Amico, spesso vivono nella loro condizione di un controllo sociale proprio per la loro condizione di precarietà: attraverso questo articolo si offre loro, appunto, la possibilità di uscirne. È stato qui ricordato come questo articolo potesse rammentare la legge 1° giugno 1977, n. 285 (ministro del lavoro Tina Anselmi), ed io ho pensato tra di me: magari fosse una lotta alla disoccupazione, come quella che fece la legge n. 285, che sottrasse, appunto, tanti giovani dalla condizione di ricatto e di controllo sociale nella loro ricerca del lavoro.

Per questo noi non solo votiamo con convinzione questo articolo, ma pensiamo che sia un segno preciso, appunto, diretto a quella generazione per farla uscire dalla condizione di precarietà. Sappiamo che di per sé ciò non è sufficiente e che ancora larga è la condizione di precarietà.

Mi avvio a concludere. L'altro ieri, su un quotidiano romano, c'era la lettera di un giovane precario che descriveva la sua condizione drammatica affermando che non sarebbe potuto uscire dalla sua condizione di precarietà nemmeno attraverso questo articolo, perché - appunto - assunto nella pubblica amministrazione attraverso altri meccanismi. Ma ci sono molti altri lavoratori e lavoratrici che danno servizi alle persone nei pubblici uffici, nelle amministrazioni locali, nelle aziende sanitarie locali. Così pensiamo si possa rispondere e segnare un'altra idea di civiltà del lavoro e della condizione nel nostro Paese. (Applausi dai Gruppi RC-SE e IU-Verdi-Com).

 

PRESIDENTE. Vorrei pregare i colleghi e le colleghe, visto che ormai credo che ognuno si sia fatto un'idea del motivo dei voti, di mantenere il silenzio quando parlano i senatori in questo dibattito oltremodo interessante.

Vorrei anche ricordare ai senatori che interverranno dopo il senatore Zuccherini, che ieri la Presidenza ha assunto la decisione di dare cinque minuti anche per le dichiarazioni di voto, in qualche modo per riuscire a sistemare il problema dei tempi. Ovviamente nulla vieta che i singoli Gruppi che hanno a disposizione ancora del tempo utilizzino tutti i 10 minuti per svolgere le proprie dichiarazioni di voto.

 

PALERMI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PALERMI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, trovo abbastanza curioso - lo diceva già il senatore Zuccherini e sono d'accordo con lui - che una misura di equità sociale (sarebbe meglio dire di risarcimento sociale) sia diventata, nel cinismo un po' disinvolto di una certa politica, un'operazione clientelare.

Al contrario del senatore Rotondi, credo che il clientelismo, che pure ha segnato tanti anni della storia dell'Italia, abbia prodotto tante devastazioni sociali, abbia prodotto addirittura delle differenze fra aree del Paese e credo che ancora oggi in parte lo stiamo pagando, anzi ne sono certa. Non sono d'accordo, quindi, su quella valutazione che faceva.

Considero questo articolo davvero molto importante. Sono due anni che ci battiamo per arrivare a questo risultato; questa volta, con l'aiuto di tutta la maggioranza, in un clima fortemente solidale, fortemente unitario, siamo riusciti ad arrivare alla scrittura di una norma garantista, rigorosa, severa, ma - come dicevo all'inizio - di grande, dovuto risarcimento sociale alle tante lavoratrici e ai tanti lavoratori che sono impiegati nel pubblico impiego. Pensate, colleghi, alcuni da 12-13 anni sono precari, fanno esattamente lo stesso lavoro dei loro colleghi, prendono la stessa paga, solo che il contratto viene chiamato Co.co.pro, a termine, LSU: insomma, una situazione di ingiustizia sociale spaventosa.

Da questa norma restano fuori - e me ne dispiace molto, è per questo che voglio dirlo - i lavoratori con contratto interinale, perché sul piano giuridico il loro contratto è con una agenzia privata. Pensate che questi lavoratori costano allo Stato circa il 30 per cento in più degli altri lavoratori, che è la quota che viene data all'agenzia interinale. Non abbiamo potuto inserirli, è dispiaciuto a tutta la maggioranza; abbiamo visto come si poteva fare, non ci siamo riusciti, vedremo se riusciremo a riparare più in là.

Ho ascoltato il senatore Angius che, in uno intervento molto severo, a un certo punto ha detto che il precariato non esiste solo nella pubblica amministrazione. Lei ha ragione, senatore Angius, il precariato che esiste nei settori privati è anche più drammatico di questo. Porto un esempio vero, non inventato: nella FIAT, la nostra più grande impresa italiana, c'è una società che si chiama FIAT Powertrain, nella quale ci sono lavoratori che hanno quel salario da fame che hanno tutti i lavoratori della FIAT, quel trattamento, ma siccome la produzione è aumentata, la FIAT ha deciso di assumere dei lavoratori precari che lavorano il venerdì, il sabato, la domenica e il lunedì, che svolgono esattamente lo stesso lavoro degli altri, prendono la metà della paga e non hanno alcun diritto. Ma scuote la coscienza dell'Aula una condizione operaia di questo tipo? Noi qui, senatore Angius, segniamo un'inversione di tendenza, credo. Sarà molto complicato nel settore privato, ma lei ha ragione, dobbiamo metterci le mani, dobbiamo creare un Paese più giusto, più equo, più solidale.

Voglio finire - perché abbiamo pochi minuti di tempo e non voglio rubarli al mio Gruppo - con un piccolo ringraziamento, che spero, signor Presidente, mi darà il tempo di rivolgere, al Governo e soprattutto alla persona del sottosegretario Sartor, che ci ha aiutato con grande sapere e con grande solidarietà, e ai senatori Legnini e Morando, che pochi stiamo ringraziando in quest'Aula per il lavoro incredibile, faticosissimo, severo e rigoroso che hanno svolto. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, Ulivo, RC-SE e Aut).

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, mi associo sinceramente all'apprezzamento per il lavoro svolto dai colleghi: senza ironia, so che le finanziarie sono sempre un grosso sforzo.

Questo articolo è probabilmente il più importante di questa finanziaria, perché assume un grande significato sostanziale, ma anche politico, per capire dove sta l'asse di questa coalizione.

Intanto abbiamo assistito, tra ieri e oggi, alla discussione sull'entità finanziaria della disposizione normativa. Si è cercato di capire se è di lieve portata - pari a circa 20 milioni di euro - ed interessa poche persone, come qualcuno ha sostenuto all'interno della coalizione di maggioranza o se, invece, si tratta di una questione di vasta portata, con costi elevatissimi, come lasciano presagire gli ultimi interventi.

Aldi là del fatto contingente, è evidente che si tratta di una questione di vasta portata perché, anche ammesso che prossimamente, nell'immediato, la norma riguardi poche migliaia di lavoratori, la pressione che genera e l'aspettativa che si viene a creare con questo articolo saranno insostenibili. Quindi, nel medio termine, questa norma riguarderà centinaia di migliaia di lavoratori: qualcuno dice 200.000, qualcun'altro 300.000, qualcun'atro ancora 400.000. In ogni caso, stiamo parlando di un costo che è calcolato intorno all'1 per cento del prodotto interno lordo. Questo è il dato. Inevitabilmente, colleghi, arriveremo a questo, sia che si inizi con poco sia che si inizi con molto. Questa è una questione di fondo.

Allora, è chiaro che ha vinto, legittimamente, per le sue idee, la parte socialista massimalista di questa coalizione. In ciò non ci sarebbe nulla di male se agli elettori fosse stata prospettata questa visione, se Prodi si fosse presentato agli italiani e avesse detto che, in caso di vittoria, si sarebbe creata l'ultima oasi di socialismo reale; peccato che Prodi abbia detto cose diverse agli elettori. Sono andato su Internet a rileggermi quello che diceva il non ancora primo ministro Prodi durante la campagna per le elezioni primarie. Diceva: «Una grande debolezza del sistema Italia è il peso della burocrazia sulle attività economiche. Questo peso non è più sostenibile!»; affermava che bisogna rendere competitivo il Paese e che non è più ammissibile uno Stato che sottrae risorse alle attività economiche».

Ebbene, sull'onda di queste dichiarazioni la nostra Bibbia nazionale, il «Corrierone» fa questa dichiarazione per bocca del suo direttore Paolo Mieli: votate Prodi, così avremo un Paese più moderno, un Paese più competitivo. Prodi vince le elezioni su queste promesse. Vi è addirittura chi, sempre nel "Corrierone", si avventura a dire: licenziamo i fannulloni dalla pubblica amministrazione; e il ministro Nicolais dichiara: ogni cinque lavoratori, mandiamone a casa almeno due. Questo è quello che veniva detto, colleghi, subito dopo la vittoria del 2006 da parte del centro-sinistra. Addirittura si parlava di licenziare dei dipendenti pubblici.

Oggi vediamo cosa è accaduto. Vince l'ala massimalista di questa coalizione e Prodi fa una scelta precisa: butta nel cestino tutte le istanze e le anime liberali che, in qualche modo, sembrava ci fossero all'interno della coalizione e, anziché licenziarne due ogni cinque, dice «dentro tutti».

Ebbene, questa è una scelta legittima per chi si alza in quest'Aula e inneggia alla Rivoluzione d'ottobre; è coerente. Vorrei però capire se vi sono ancora quelle anime liberali che dicono di esistere in questa coalizione: se ci sono ancora, battano un colpo! Ci dicano qualcosa di liberale! Siamo tutti in attesa di una manifestazione. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Quagliariello).

Chiaramente oggi andiamo verso il socialismo reale, cosa di cui senza dubbio i socialisti sono contenti. C'è, però, un piccolo problema rappresentato dal fatto che la ricchezza, per essere distribuita, dev'essere prima creata. Questo è il grande insegnamento che riceviamo dal XX secolo; questo è il motivo per cui l'utopia comunista crolla. Infatti, non sono stati in grado di calare nella realtà umana l'utopia dell'uguaglianza di tutti, della mancanza della proprietà privata: senza proprietà privata, con il mito dell'uguaglianza, nessuno produce più nulla. Vorrei ricordare che il Muro di Berlino è stato buttato giù dai comunisti e non dagli occidentali. Questo forse dovrebbe insegnarci qualcosa.

Vorrei poi sottolineare come siamo messi adesso con il numero dei dipendenti pubblici in Italia. Oggi è presente il ministro Mastella che, se avesse tempo di fare il Ministro (purtroppo non lo può fare perché è condannato a stare qua, dalla mattina alla sera, a schiacciare bottoni per garantire la sua maggioranza), anziché vantarsi di avere stabilizzato altri 500 precari motu proprio della Polizia penitenziaria, si accorgerebbe che abbiamo la Polizia penitenziaria più pletorica del mondo: abbiamo un agente per ogni detenuto. In tutto il mondo ci batte soltanto l'Islanda, che ha 30 detenuti e 36 agenti. Noi abbiamo 45.000 agenti per 44.500 detenuti. (Applausi dai Gruppi LNP e FI). Eppure ne vogliono assumere ancora! Ma voi pensate che con un sistema di questo genere si possa essere competitivi, che in un mondo globalizzato si possa creare ricchezza? Cosa faremo, senatrice Palermi?

Ricorderete quanto affermava Catalano, cioè che è meglio essere giovani, sani e ricchi piuttosto che poveri, vecchi e malati; allora è meglio avere tutti uno stipendio certo anziché essere precari; è meglio guadagnare tutti 5.000 euro al mese piuttosto che 3.000 euro. Su questo non c'è il minimo dubbio! Andiamo a dirlo, però, ai cinesi o agli indiani, chiedendo loro di vendere le merci ad un costo 50 volte superiore perché altrimenti noi, che siamo tutti impiegati statali, non riusciremo a stare in piedi?

Questa è la realtà che ci stiamo preparando. Capisco che lei, signor Presidente, sia contento, visto che è di Rifondazione Comunista.

 

PRESIDENTE. Io non esprimo alcuna opinione, neanche facciale. Volevo semplicemente ricordarle il rispetto dei tempi. Questa è la mia funzione.

 

CASTELLI (LNP). Ho la presunzione di leggere negli occhi e vedo che lei esprime soddisfazione, peraltro legittima.

 

PRESIDENTE. Buon per lei che legge negli occhi della gente!

 

CASTELLI (LNP). La sua soddisfazione è legittima e coerente, perché conosciamo la sua storia.

Ripeto: i liberali presenti in questa coalizione non hanno proprio niente da dirci? Noi ovviamente voteremo contro l'articolo 93. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

RUBINATO (Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RUBINATO (Aut). Signor Presidente, la maggioranza dovrebbe contenere al massimo i tempi e, quindi, chiedo un po' di pazienza anche ai miei colleghi. Noto, infatti, che tutti hanno l'ansia di terminare questi lavori.

Intervengo per svolgere due osservazioni.

Nell'articolo 93 sono stati introdotti in Commissione due commi, il 30 e il 31, che non sono stati oggetto di particolare evidenza qui in Aula, ma su cui vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi. Si tratta di norme che cercano di conciliare l'autonomia degli enti locali con l'assunzione di responsabilità; possono essere definite norme volte a promuovere la virtuosità negli enti locali.

Nella finanziaria dello scorso anno, abbiamo approvato una norma che, in linea di principio, chiedeva la riduzione della spesa del personale per le amministrazioni locali sottoposte al rispetto del Patto di stabilità. Nonostante fosse una norma di principio, essa in realtà è stata interpretata dalle sezioni della Corte dei conti come una norma che impone la riduzione della spesa del personale. Tale norma, alla fine, è risultata nell'applicazione pratica addirittura più restrittiva di quella contenuta nell'ultima finanziaria del ministro Tremonti.

In questo senso, invece, i commi 30 e 31, che abbiamo introdotto in Commissione, garantiscono agli enti locali la possibilità di assumere personale in deroga al principio della riduzione della spesa, motivandolo in modo molto preciso e dettagliato, ma accompagnando questa possibilità di deroga a dei paletti, a delle condizioni che vanno nella direzione di premiare i Comuni virtuosi. Sono condizioni che entrano nel merito, che chiedono, oltre al rispetto del Patto di stabilità, «che il volume complessivo della spesa per il personale in servizio non sia superiore al parametro obiettivo valido ai fini dell'accertamento della condizione di ente strutturalmente deficitario», e, infine, «che il rapporto medio tra dipendenti in servizio e popolazione residente non superi quello determinato per gli enti in condizioni di dissesto». Questa norma consentirà agli enti locali che in questi anni hanno contribuito al risanamento di poter assumere, a determinate condizioni, senza per questo aggravare il disavanzo pubblico.

Detto questo, vorrei osservare che l'articolo che andiamo ad approvare affronta più in generale un tema che non è solo di questa maggioranza. Premetto che la norma che approviamo sulla stabilizzazione del personale precario è stata, a mio avviso, migliorata dall'emendamento 93.802 (testo 2), presentato dal senatore D'Amico. Questa maggioranza è pertanto riuscita a predisporre una norma che limita in maniera drastica la possibilità per le amministrazioni pubbliche di utilizzare nel futuro gli strumenti delle assunzioni flessibili, che hanno creato nel tempo abusi, precari e clientele, e l'emendamento approvato evita di fatto la sanatoria, condizionando le assunzioni a concorsi e selezioni.

La minoranza ha fortemente criticato questa misura, ma vorrei ricordare che le norme che approviamo, che questo Parlamento ha approvato anche lo scorso anno, sulla stabilizzazione dei precari, sono poi applicate con entusiasmo proprio nelle Regioni governate dal centro-destra. È della scorsa settimana un botta e risposta, in soli due giorni, del consiglio regionale del Veneto, nei confronti dell'assessore alla sanità, che è stata messa in minoranza da tutto il consiglio regionale, il quale non si è accontentato di una mozione ma, addirittura, in due soli giorni ha approvato una legge, che impone alla giunta regionale di stabilizzare non solo il personale precario del servizio sanitario medico, ma anche tutto il personale non medico.

Evidentemente, il problema del precariato c'è tutto ed esiste al di fuori del gioco politico delle parti. Dobbiamo, però, avere la consapevolezza che tale problema va affrontato all'interno della questione più generale della riforma della pubblica amministrazione; è di primaria importanza razionalizzarla e saper guardare dentro alla macchina, per capire perché le organizzazioni pubbliche non funzionano nel migliore dei modi. Questa è una riforma che costituisce una sfida sia per la maggioranza che per l'opposizione, come dimostra la circostanza che l'opposizione ha censurato le norme sulle stabilizzazioni del personale come lassiste, ma poi esulta quando passano con il suo voto emendamenti che vanno nella direzione contraria al rigore, come è successo anche questa mattina. (Applausi dal Gruppo Aut e della senatrice Brisca Menapace).

 

QUAGLIARIELLO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Signor Presidente, nella mia città, quando ero adolescente, c'era un signore, che mi ha sempre affascinato, che aveva tre carte e faceva uno strano gioco: «Qui c'è, qui non c'è», e la carta non si trovava mai. Devo dire, sinceramente, che la discussione su questo articolo mi ha fatto tornare in mente quella situazione dell'infanzia; è così che si sta comportando la maggioranza. Lo ha fatto il ministro Nicolais, ieri il presidente Morando nel suo intervento e, alla fine, ahimè, da un pulpito liberaldemocratico, anche il senatore D'Amico.

Si è detto che si voleva ripristinare l'obbligo del concorso per l'accesso alla pubblica amministrazione, così come prevede l'articolo 97 della Costituzione, che parla per l'appunto di concorso; l'emendamento D'Amico, infatti, in maniera più oscura parla di «procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge». Qui si è fermato ieri sera il senatore D'Amico, che io ho interrotto invitandolo ad andare avanti nella lettura. L'ho fatto con irruenza, e me ne scuso, anche se gli ricordo che le interruzioni, quando sono un'interlocuzione, appartengono alla nobiltà della tradizione parlamentare. Se il senatore D'Amico avesse proseguito nella lettura, avrebbe dovuto leggere «e fatte salve le procedure di stabilizzazione di cui all'articolo 1, comma 519, della legge 27 dicembre 2006, n. 296». Si tratta di un escamotage per evitare, appunto, la regola del concorso. La carta si è fatta prima vedere e poi si è nascosta.

Il secondo criterio che l'emendamento D'Amico ha voluto introdurre è il divieto di assunzione del personale di diretta collaborazione degli organi politici, cioè dei cosiddetti portaborse. La maggioranza ha applaudito all'introduzione di tale divieto, mentre dobbiamo avere sempre presente, a mio avviso, che si tratta anche in questo caso di gente che lavora e che merita il dovuto rispetto. È evidente che la vicinanza al potere politico porti ad escluderli, ma ciò che questo articolo esclude è reintrodotto dalla finestra, attraverso il comma 8. Esso prevede che coloro i quali non rientrano nel campo di questa normativa potranno essere stabilizzati con normativa da fissare entro marzo 2008. Ancora una volta, la carta prima viene fatta vedere e poi viene nascosta.

Concordo con il senatore D'Amico che la quota riservata del 10 per cento sia sempre da evitare; vengo quindi al terzo punto del suo emendamento. È meglio non fare concorsi riservati ma, almeno, con quella riserva di legge sapevamo che la quota riservata era del 10 per cento. Nella formulazione attuale, si parla di «riconoscimento, in termini di punteggio, del servizio prestato presso le pubbliche amministrazioni», senza specificare l'ammontare di questo punteggio. Molto probabilmente, avremo concorsi riservati con una quota molto superiore al 10 per cento. Ancora una volta, con un gioco di prestigio, la carta prima viene fatta vedere e poi sottratta.

Il senatore D'Amico ha poi affermato che le posizioni interessate sono poche, mille al massimo, perché questo consente di realizzare uno stanziamento di 25 milioni di euro. Il suo emendamento, infatti, parlerebbe di posizioni che "possono" essere stabilizzate. Senatore D'Amico, lei sa perfettamente quanto me che quel "possono" regge quanto ha retto, e forse anche meno, la capanna di paglia nella favola dei tre porcellini. Lei infatti sta così fissando una legittima aspettativa: se mille saranno stabilizzati, altri 399.000 nutriranno la legittima aspettativa, giuridica e morale, di esserlo. Avremo così una sindacalizzazione del precariato.

Abbia il coraggio di mettere in correlazione questa affermazione (perché lei ha parlato di assunzioni clientelari) con la realtà di 75.000 giovani che hanno affrontato un concorso, lo hanno vinto e stanno perdendo il diritto di essere assunti! Spero che la senatrice Palermi conservi ancora un margine d'indignazione da riservare a questi giovani, ai quali lo Stato ha chiesto impegno, tempo, studio e che poi ha lasciato fuori dalla porta.

Signor Presidente, un buon legislatore deve anche saper fare empatia. Cosa faranno oggi un giovane che ha superato un concorso o un genitore che ha affrontato dei sacrifici per portare il figlio a vincere un concorso in maniera regolare, quando si vedranno passare davanti qualcuno che, come detto ieri dal senatore D'Amico, è stato assunto per motivi clientelari? Io credo che la rabbia monterebbe; e l'insegnamento che noi stiamo dando in termini morali con questo articolo è quello che a comportarsi bene nella vita si rimane fregati. (Applausi dal Gruppo FI).

Con questo articolo, signor Presidente, stiamo creando l'illusione di combattere il precariato (perché solamente mille precari verranno sistemati) e, insieme, la certezza di creare il precariato del merito: quello di quanti hanno studiato, hanno fatto il concorso, e oggi restano fuori dalla porta. Tutto ciò, in mancanza di altre bollinature e nel silenzio glaciale del ministro Padoa-Schioppa, lo si vorrebbe fare attraverso una bollinatura liberal-democratica: ebbene, signor Presidente, non lo consentiamo. Riconosciamo al senatore D'Amico che il suo è stato un tentativo generoso che però ha come presupposto il fatto che questo articolo debba essere per forza approvato. Ebbene, c'è un modo per sottrarsi a tutto ciò, per affermare veramente dei princìpi liberali e di democrazia, ed è quello di bocciare questo articolo. Non è essenziale a questa finanziaria e sarebbe un segnale forte di civiltà che noi daremmo al Paese. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

SAPORITO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SAPORITO (AN). Signor Presidente, sull'argomento della stabilizzazione di tanti giovani abbiamo sentito molte opinioni e molti orientamenti; a mio avviso, però, bisogna partire da una considerazione, quella che nella nostra società in ogni famiglia c'è un precario, pubblico o privato. Quindi, pregherei gli amici di tener conto in qualche modo di questo dramma che si vive attualmente nel nostro Paese, in presenza di un periodo certamente non felice, quindi con le speranze e le aspettative che noi dobbiamo considerare, tenendo però conto del quadro generale entro cui esse vanno poste.

Ricordo che l'articolo 93 non prevedeva originariamente la materia della stabilizzazione, è stato uno sforzo della Commissione quello di aggiungere i commi 5, 6 e 7, in cui si è affrontato il problema. L'evidenza di una sistemazione così, pura e semplice, ad libitum, di chi comanda in questo momento nel Governo era chiara e ha preoccupato tantissimi di noi, come è emerso negli interventi giustissimi che sono stati svolti. Voglio ringraziare il senatore D'Amico, il quale ha compreso che la strada indicata dagli emendamenti aggiuntivi per la sistemazione dei precari nella pubblica amministrazione non poteva avere una prospettiva di realizzazione perché, dai calcoli che tutti abbiamo fatto, risulta che, anche con l'aumento delle vecchie risorse della passata legge finanziaria, anche con le nuove risorse, complessivamente non si arriva a sistemare più di 1.000-1.200 persone su 400.000. Abbiamo l'obbligo morale di non aggravare la situazione facendo delle promesse che non possiamo mantenere; ciò evidentemente va al di là dell'attuale Governo, domani qualunque Governo si troverà di fronte a questo tema, quindi è bene che si fissino in questo momento i paletti entro cui vogliamo agire.

Senatore D'Amico, c'è un modo per dare certezza non solo alle famiglie ma anche alla preparazione dei giovani, per creare quella selezione che ci vuole quando si entra nella pubblica amministrazione. Lei ha ricordato coloro che sono stati assunti con procedure selettive e concorsuali, con concorsi interni: sono tutti escamotages che sono stati adottati negli ultimi tempi per superare l'unica regola per entrare nella pubblica amministrazione, la regola aurea che noi dobbiamo difendere se vogliamo difendere il merito: la regola, anche per questi giovani, è che si entra nella pubblica amministrazione mediante procedure concorsuali pubbliche, perché questo è il cardine della meritocrazia e della scelta che si fa per la pubblica amministrazione.

Per questi motivi, non essendoci né i soldi per sistemare gli aventi dirittoné i criteri che legittimano l'assunzione nella pubblica amministrazione con il merito, voteremo contro - mi dispiace - questo emendamento anche nell'interpretazione fatta dal senatore D'Amico. (Applausi dal Gruppo AN e del senatore Biondi).

 

BACCINI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BACCINI (UDC). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ho inteso prendere la parola in dichiarazione di voto su questo articolo perché riteniamo che i temi trattati, che vanno dalle politiche sulla sicurezza a quelle sulla pubblica amministrazione e del personale nel nostro Paese, siano strategici per il futuro della nostra comunità. Essi riguardano questioni ormai sotto gli occhi di tutti, come il problema dell'insicurezza che vivono le nostre famiglie, i cittadini, le nostre imprese.

Quello che avviene sul territorio nazionale è singolare: il Paese rischia di essere sopraffatto dalla criminalità organizzata, non riesce a darsi delle regole sull'immigrazione, a dare certezze alla Pubblica sicurezza, alle forze dell'ordine, alle nostre donne e uomini impegnati quotidianamente in tal senso.

Questo non vale soltanto per le forze dell'ordine, ma anche per il settore della giustizia (uomini che hanno un vero senso dello Stato, uomini e donne che difendono e promuovono politiche serie di giustizia, senza invadere il campo degli altri poteri nel nostro Paese).

Con questa consapevolezza, signor Presidente, vogliamo mettere l'accento anche su quello che riteniamo insufficiente in questo articolo e nell'architrave generale della finanziaria. Abbiamo assistito ad un debole tentativo in Commissione da parte del relatore, di correggere appena la finanziaria proposta dal Governo da un punto di vista di sensibilità parlamentare. Riteniamo, però, che questo tentativo, nonostante la buona volontà, colleghi senatori della maggioranza, sia fallito perché ci rendiamo conto che per come sono stati affrontati i problemi della sicurezza, sono stati soltanto degli spot per far capire che vi è un intervento, una presenza politica su temi di urgenza ormai di priorità nazionale, ma i cui effetti sono soltanto dei palliativi.

Il risultato di questa nostra valutazione è l'annacquamento sulla politica della sicurezza fatto per una lotta politica interna, dove l'interesse generale è stato messo da parte perché è prevalso l'interesse di coalizione, di una sinistra radicale che anche su questi temi è riuscita a sopraffare quell'utopia del Partito democratico appena nato che sulla sicurezza poteva e voleva dire qualcosa.

Questo ci sembra il punto politico. Ma tutto questo, signor Presidente, onorevoli colleghi, non deve farci riflettere perché in ogni scelta politica della finanziaria e, in generale, in ogni scelta amministrativa dobbiamo sempre ricordare che vi è una persona in carne ed ossa; una persona che aspetta dal Parlamento, dalla buona politica che non arriva, una risposta significativa.

Con le nostre iniziative, con tutto quello che abbiamo voluto dire per evitare di far diventare questa Aula uno scontro tra tifosi, abbiamo voluto mettere la nostra capacità ed il nostro buonsenso al servizio della finanziaria, proponendo emendamenti non ostruzionistici.

Ma noi dell'UDC per primi abbiamo voluto dare il nostro contributo sui temi della sicurezza e della pubblica amministrazione, ma in generale, signor Presidente, su tre grandi temi, e porre all'attenzione dell'Aula e fuori il tema dei Dico; il nostro presidente D'Onofrio in Commissione parlamentare ha sottolineato con grande attenzione una emergenza nazionale legata a valori fondamentali, anche ad una qualità del nostro ordinamento che doveva marciare in un certo senso.

Dall'altra parte, anche sulla sicurezza, con gli emendamenti che abbiamo presentato (io stesso ho presentato un emendamento che discuteremo nei prossimi giorni in questa Aula sulla sicurezza), abbiamo posto problemi importanti. Quindi, da una parte l'ordinamento sociale, i Dico, dall'altra la sicurezza. Ancora, l'UDC ed il nostro Gruppo parlamentare propongono un altro tema importante in merito alla Biagi. Sono temi importanti sui quali, signor Presidente, non vogliamo lo scontro delle tifoserie, da una parte o dall'altra, ma vogliamo ritrovare un'unità nazionale, dove persone che la pensano allo stesso modo possano ritrovare logiche di Governo, logiche volte a fare il bene del Paese e l'interesse generale, che non può essere sottoposto all'interesse particolare dei tifosi, allo scegliere tra bianco e nero.

Per concludere, nelle nostre indicazioni abbiamo sottolineato che il territorio, lo diceva il collega Mantovano, si controlla anche con il coordinamento delle risorse. Non vogliamo fare degli spot pubblicitari, diciamo che le forze dell'ordine devono essere sostenute, dobbiamo prevedere maggiori sostanze, maggiori finanziamenti, ma la capacità di Governo si deve esplicare anche nell'indirizzo di come questi soldi devono essere spesi. Non possiamo, onorevoli colleghi, dare soltanto finanziamenti a pioggia, dobbiamo distinguere tra Carabinieri e forze dell'ordine, e valutare come tali stanziamenti devono essere finalizzati nella sicurezza del territorio.

Sui precari, signor Presidente, volevo dire che la riforma della pubblica amministrazione, e concludo, è un fatto serio. Dimentichiamo spesso che tutto questo dibattito rischia di diventare ideologico. Dobbiamo superare questo odioso problema del precariato, lo diceva il collega Quagliariello. Dobbiamo ridare certezze al futuro dei giovani che lavorano nella pubblica amministrazione e nel privato, anche in armonia con la nostra indicazione di consentire la costruzione di una famiglia e poter dare la certezza del lavoro.

Su queste basi si deve fondare una sana politica. Abbiamo svolto un'azione molto forte nel Governo Berlusconi, quando io ero Ministro della funzione pubblica; abbiamo introdotto il principio del silenzio-assenso ed il provvedimento taglia-leggi inutili e superflue, i cui effetti si avranno a fine anno, e con questo abbiamo rinnovato i contratti del pubblico impiego, chiedendo professionalità, mobilità, tutte quelle cose cioè che i cittadini si aspettano per la competitività del nostro Paese. Non criminalizziamo allora il pubblico impiego; diciamo al Governo, che è il datore di lavoro, di dire chiaramente cosa si vuole da queste persone che lavorano. Non possiamo lasciarle lì senza alcuna indicazione politica e di Governo, dobbiamo dire qual è il nostro obiettivo e su questo l'UDC darà sicuramente il suo contributo.

Per questa ragione, non ritenendo sufficienti le indicazioni di questa norma, voteremo contro l'articolo 93, perché riteniamo che sia soltanto un'iniziativa palliativa. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

SALVI (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (SDSE). Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, vorrei fare una breve dichiarazione di voto favorevole a questo articolo, il quale risponde ad un'esigenza di equità sociale ma anche di ripristino dello Stato di diritto. Con l'approvazione di questo articolo si avvia un processo di cessazione di un fenomeno scandaloso, quello del ricorso in gran parte dei casi a contratti di tipo precario per lo svolgimento di lavori che invece, in base al sistema legislativo vigente, dovrebbero essere svolti con contratti a tempo pieno e indeterminato.

Credo che alcuni dei colleghi - ho avvertito la diversità dei toni nelle dichiarazioni anche dell'opposizione - sappiano di cosa stiamo parlando: di Vigili del fuoco, che in un Paese che attualmente non è ancora in adeguate condizioni per sconfiggere fenomeni di incendio come quelli che si sono verificati questa estate, sono in buona misura dei precari; stiamo parlando dei bidelli delle scuole, senza i quali le scuole non potrebbero funzionare, stiamo parlando quindi di lavori pieni e permanenti nel tempo, per i quali quindi il ricorso al contratto precario è una frode; stiamo parlando di vigili urbani, di centralini del Ministero e così via.

È stato uno scandalo durato troppo a lungo che deve cessare, per questo la norma che stiamo per approvare si basa su due principi: il primo è mai più ricorso al precariato nel pubblico impiego, il secondo è avviare un piano graduato nel tempo di progressivo riassorbimento di questi lavoratori precari, purché sia rispettato il principio della procedura selettiva secondo quanto richiede la nostra Costituzione. Non solo non si fa un favore a nessuno, anche se a volte dovremmo ricordarci che qualche favore alla povera gente lo potremmo anche fare, nel momento in cui si controverte addirittura se sia giusto porre un tetto alle retribuzioni scandalose presenti nel settore pubblico, ma si sta attuando una riforma del nostro sistema della pubblica amministrazione che è in primo luogo di moralizzazione, perché d'ora in poi ci saranno solo concorsi veri per l'ingresso nella pubblica amministrazione, in secondo luogo di funzionalità del sistema, in terzo luogo di equità sociale.

È una proposta certamente di sinistra, ma è anche una proposta liberaldemocratica per chi chiede, nello Stato di dritto, la correttezza di rapporti tra le pubbliche amministrazioni e i loro dipendenti. Per questo voteremo a favore di questo articolo. (Applausi dal Gruppo SDSE).

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, dopo l'intervento del senatore Castelli, mi sono posto una domanda che vorrei che anche voi, colleghi, vi poneste: ma il senatore Castelli è sempre la stessa persona? Il senatore Castelli è l'ex ministro della giustizia, e per tutti i problemi che lui ha rappresentato in quest'Aula, in questa legislatura ha avuto cinque anni di tempo per risolverli; lo ha fatto? Queste sono le domande che mi pongo; si fa della facile demagogia, soprattutto quando si riportano dati sbagliati sul rapporto numerico fra detenuti ed agenti di polizia penitenziaria, sappiamo tutti che gli agenti sono soggetti a turni avvicendati, il rapporto quindi non è uno a uno, ma uno a tre, in quanto ci sono anche altre questioni che vivono gli stessi agenti: malattie, ferie, eccetera.

Lanciare sempre messaggi sbagliati non è utile, il Paese ha bisogno di serietà. (Applausi dai Gruppi Misto-Pop-Udeur e Ulivo).

 

STEFANI (LNP). Stai zitto!

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il Movimento politico dei cittadini ha già espresso voto contrario al capitolo sull'ambiente, voto contrario al capitolo che riguarda le guerre e gli armamenti. Il nostro orientamento era quello di esprimerci con voto contrario anche su questo, perché temevamo, date le notizie di stampa, secondo le quali il senatore Dini avrebbe messo il bastone tra le ruote della politica sui precari, che avvenisse qualcosa di intollerabile anche su questo.

Devo ammettere che invece l'intervento del senatore D'Amico, e nel merito il risultato del lavoro della Commissione, sono apprezzabili; condivido tutte le parole del senatore D'Amico e a chi lo accusa di non essere liberista, vorrei ricordare che Keynes era un liberista; qualcuno dice, per quanto riguarda questa finanziaria e questo articolo, che siamo in presenza di socialismo reale, devo dire che già a me piaceva poco quello, ma se questo fosse socialismo reale, con questa finanziaria mi piacerebbe ancor meno.

Qui siamo in presenza, purtroppo, di fenomeni che appartengono al capitalismo reale, non al socialismo reale che non c'è più, mentre il capitalismo c'è. C'è con i milioni di poveri che ci sono nel nostro Paese (anche se li chiamiamo incapienti) e c'è con i giovani incerti sul proprio futuro.

Un Governo, sia esso di centro-destra o di centro-sinistra, deve capire che centinaia di migliaia di giovani incerti sul proprio futuro - non condivido, pertanto, il termine usato dal ministro Padoa-Schioppa per il quale non chiederà mai abbastanza scusa - sono costretti a stare in casa perché non hanno sicurezza sul proprio futuro e non hanno risorse adeguate per metter su la propria famiglia. Questo non lo dicono quelli del capitalismo reale; lo dice la Chiesa cattolica, anche se i Teocon se ne dimenticano. Ci sono delle ingiustizie profonde nella società. Quando si parla di criminalità e si lascia un giovane meridionale senza occupazione, in mano a chi lo si mette?

Allora, ci sono questioni sociali da affrontare. Purtroppo, con questa finanziaria non le risolviamo, ma la porta resta aperta e noi speriamo che tra ordini del giorno ed emendamenti ci siano maggiori speranze e che il numero dei precari nel pubblico, che possano trovare lavoro stabile, possa crescere utilizzando i fondi dormienti.

 

ROILO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROILO (Ulivo). Signor Presidente, come è stato già ricordato negli interventi che mi hanno preceduto, il precariato è davvero un problema sociale molto grave che sicuramente non riguarda solo il nostro Paese. Pur tuttavia, ciò non deve affatto far venire meno la consapevolezza necessaria della gravità di questo problema sociale e, d'altro canto, sono state sottolineate - non casualmente ritengo -, anche nei giorni scorsi da parte del Ministro del lavoro, la dinamica e l'entità del fenomeno presente nel nostro Paese. Il problema riguarda milioni di persone che lavorano e soprattutto le donne e i giovani diplomati e laureati. Qui, vorrei sottolineare che non c'entra proprio niente la necessaria flessibilità cui, a volte, bisogna ricorrere per far fronte alle esigenze anche della pubblica amministrazione. Qui, sovente si ricorre alla prestazione precaria per far fronte a problemi di costo, utilizzando anche politiche di bassi salari che vanno soprattutto a scapito dell'efficienza e della produttività della pubblica amministrazione; altro che favoritismi e clientelismo.

Sono queste le ragioni che ci portano a votare, come Gruppo dell'Ulivo, convintamente a favore dell'articolo 93. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

CARUSO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARUSO (AN). Signor Presidente, chiedo all'Assemblea e a lei, signor Presidente, di procedere alla votazione dell'articolo 93 per parti separate, distinguendo dall'intero corpo dell'articolo il comma 29 e, se me lo consente, vorrei indicare brevemente le ragioni di questa richiesta.

Il comma 29, di cui non si è parlato nel corso dell'illustrazione degli emendamenti poiché su questa disposizione non ne era stato presentato alcuno, consente una spesa di mezzo milione di euro per l'assunzione di 22 educatori professionali da attribuire al sistema penitenziario per la Regione Piemonte.

Signor Presidente, è lungi da me l'idea di sollevare una qualsiasi censura sull'iniziativa dei senatori che hanno proposto l'emendamento che poi è stato votato dalla Commissione bilancio. Si tratta con tutta evidenza di senatori appartenenti alla regione Piemonte che hanno svolto con diligenza e attenzione il loro mandato. Non altrettanto posso dire nei confronti del relatore in Commissione bilancio, degli stessi componenti della Commissione bilancio, del sottosegretario per l'economia e le finanze che in quella seduta della Commissione prestò l'assenso del Governo all'approvazione della disposizione; non altrettanto, infine, posso dire nei confronti del Ministro della giustizia.

Io sollevai la questione in Commissione giustizia a comprova del fatto che non vi era alcun atteggiamento ostruzionistico da parte dell'opposizione nel corso dell'esame di questa legge finanziaria, ma che vi era il forte reclamo, nel caso specifico, nei confronti proprio del Ministro guardasigilli, perché egli stesse permettendo quanto oggi si verificherà. Si interverrà infatti nel sistema di distribuzione del personale di assistenza alla popolazione detenuta in chiave assolutamente atipica, per la prima volta che io sappia nella nostra storia, con una violazione di più precetti costituzionali, tra cui spiccano il diritto alla parità del trattamento e quello della rieducazione della pena.

Signor Presidente, le chiedo scusa se mi dilungo su questo aspetto che ad alcuni potrebbe sembrare secondario, ma io credo che si sta verificando un fatto assai grave: gli educatori che mancano nel nostro sistema penitenziario - ho sotto gli occhi l'aggiornamento al 15 ottobre del Ministero della giustizia - sono 725 unità in tutto il Paese. Non vedo la ragione per cui i detenuti della regione Piemonte e gli operatori della Regione stessa (perché ad un maggiore numero di educatori corrisponde una migliore qualità di vita nel sistema) debbano beneficiare di un trattamento più attento e di una migliore qualità di vita penitenziaria e si debbano viceversa ignorare le ragioni di quanti scontano la pena nel resto del Paese.

Quest'Assemblea, in occasione della discussione sull'indulto - me lo ricordo bene - fu molto sensibile, preparata e attenta alle questioni attinenti al sistema di trattamento penitenziario. Chiedo, signor Presidente, che il Ministro guardasigilli si esprima espressamente su tale disposizione, per dire se egli concorda che gli sia espropriata dai senatori della Commissione bilancio e dal Ministero dell'economia e delle finanze la capacità di disporre del personale di educazione penitenziaria sull'intero territorio nazionale.

Chiedo altresì che la votazione per parti separate avvenga mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Ci sono obiezioni a questa proposta, relatore?

 

LEGNINI, relatore. Nessuna obiezione, Presidente.

 

PRESIDENTE. Passiamo quindi alla votazione per parti separate dell'articolo 93, così come disposta dal senatore Caruso.

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Senatore Storace, non è permesso da Regolamento alcun intervento sulla votazione per parti separate.

 

STORACE (Misto-LD). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Il senatore Caruso ha introdotto, a mio giudizio - poi sarà la Presidenza a valutarlo - un fatto nuovo. Io, come senatore che ha letto la finanziaria, non avevo colto tale questione e credo che la richiesta di votazione per parti separate ci consenta di discuterne.

Non vorrei che si arrivasse al voto senza una spiegazione di questa scelta da parte del relatore o del Governo, perché credo che sia una questione abbastanza imbarazzante, sulla quale sarebbe opportuno che quest'Assemblea ottenesse una risposta.

 

PRESIDENTE. Senatore Storace, la Presidenza naturalmente non entra nel merito delle valutazioni. Il senatore Caruso ha fatto una richiesta. A norma di Regolamento ho domandato se qualcuno era contrario e nessuno si è dichiarato tale: nessuno, tra coloro che sono stati sollecitati, ha chiesto la parola.

Dobbiamo ora procedere con la votazione dell'articolo 93 per parti separate, iniziando con la votazione del comma 29.

Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Caruso, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, del comma 29 dell'articolo 93.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Passiamo alla votazione della restante parte dell'articolo, nel testo emendato.

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Caruso, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della restante parte dell'articolo 93, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 93 nel suo complesso, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.0.1.

 

TOFANI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TOFANI (AN). Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione, oltre che dei colleghi, del Governo e del relatore su questo emendamento. (Brusìo. Richiami del Presidente). Aspettiamo che si sfoghino.

 

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi. Il senatore Tofani ha giustamente richiesto l'attenzione dell'Assemblea: tutte le parti politiche sono pregate di fare silenzio.

 

TOFANI (AN). Grazie, signor Presidente. Del resto sono gli inevitabili commenti dopo un voto.

Vorrei cortesemente chiedere l'attenzione su questo argomento, perché in effetti stiamo parlando di quegli ufficiali in ferma prefissata che hanno superato i 36 mesi di servizio e, già in base al comma 519 della finanziaria dell'anno scorso, avrebbero dovuto trovare una sistemazione di stabilizzazione. (Brusìo. Richiami del Presidente). Non si riesce a parlare.

 

PRESIDENTE. Capisco che i voti sono ora tutti importanti, per cui c'è il commento, come dopo le partite di calcio, però il Senato non funziona così.

 

TOFANI (AN). Grazie, signor Presidente.

Purtroppo non solo non si è avuta questa stabilizzazione, pur essendoci un richiamo espresso nel comma 519 della finanziaria dell'anno scorso, dove si fa riferimento all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ma anche quest'anno questi ufficiali, che sono circa 1600, vengono ancora una volta non considerati e pertanto non trovano alcuna procedura di stabilizzazione. Rappresentano, tra l'altro, persone che hanno acquisito professionalità: di fatto su di loro c'è stato un investimento, hanno superato i 36 mesi di servizio e lavorano per l'Esercito, la Marina, l'Aeronautica e, 300 di loro, anche per l'Arma dei carabinieri.

Quindi, chiederei al relatore e al rappresentante del Governo di porre attenzione e, qualora non ritenessero opportuno accogliere l'emendamento, atteso già quello che è stato il parere espresso, vorrei chiedere se un ordine del giorno che insistesse su questo tema potrebbe essere accolto.

 

PRESIDENTE. Domando al relatore ed al rappresentante del Governo se intendono intervenire al riguardo.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, faccio rilevare al senatore Tofani che abbiamo accolto l'emendamento 93.10 che già dà una risposta a questa problematica - certo non nel senso auspicato dal suo emendamento - consentendo ai Corpi di polizia e ai Carabinieri di attingere nelle assunzioni ai soggetti che sono indicati nell'emendamento stesso. Quindi, nel confermare il parere contrario all'emendamento 93.0.1, sembrerebbe anche superfluo un ordine del giorno, rispetto al quale tuttavia, se il senatore insiste, non pongo particolari problemi.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, le considerazioni svolte dal relatore sono pienamente condivisibili, per cui si esprime contrarietà sia all'emendamento, che ad un'ipotesi di trasformazione in ordine del giorno.

 

TOFANI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 TOFANI (AN). Signor Presidente, mantengo l'emendamento 93.0.1 e ne chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Tofani, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.0.1, presentato dal senatore Tofani.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.0.2 (testo2).

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, voteremo a favore dell'emendamento 93.0.2 (testo 2).

Desidero ricordare al senatore Barbato che i numeri sono numeri: se ci sono circa 42.000 agenti di Polizia penitenziaria e i detenuti più o meno erano circa 39.000 e adesso sono circa 45.000, c'è poco da fare, il rapporto è grosso modo di uno a uno.

Vorrei dire anche all'Assemblea che il miglioramento dell'amministrazione pubblica non passa per l'indiscriminato aumento di dipendenti - perché averne uno che non fa niente e metterne un altro che non fa niente non cambia nulla, posto che ci siano quelli che non fanno nulla, come afferma il «Corriere della Sera» - ma attraverso il miglioramento dell'efficienza. Credo di essere stato l'unico Ministro, sicuramente rispetto a questo Governo ma anche a quello passato, ad aver lasciato il proprio Ministero con 2.000 dipendenti in meno di quanti ne ha trovati e di questo ne faccio un grande vanto. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

(È pervenuta alla Presidenza la seguente richiesta di aggiunta di firme: all'emendamento 93.0.2 (testo 2), dai senatori Mongiello, Garraffa e Roilo).

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.0.2 (testo 2), presentato dal senatore Tofani e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.0.6.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.0.6, presentato dai senatori Forte e Ciccanti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 93.0.8.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, in virtù della dichiarazione di voto resa dal senatore Fernando Rossi sull'articolo 93, lo inviterei a ritirare l'emendamento 93.0.8.

 

PRESIDENTE. Senatore Rossi, intende accogliere tale invito?

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Lo ritiro, anche perché sarebbe respinto.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, desideravo svolgere una dichiarazione di voto sull'emendamento 93.0.8, ma il fatto che il senatore Fernando Rossi lo abbia ritirato mi obbliga a farlo mio per intervenire su di esso, come prevede il Regolamento.

Signor Presidente, il motivo per cui viene rivolto al presentatore un invito al ritiro e questi vi aderisce è perché questo emendamento fa chiarezza su un dibattito che ha occupato il tempo a disposizione dell'Aula nelle giornata di ieri e di stamattina, con un confronto.

Facendo riferimento al famoso emendamento sul precariato, ricorretto dall'emendamento del senatore D'Amico rispetto alle risorse, e al contestato intervento della minoranza sul ragionamento afferente le due posizioni diverse, cioè troppi precari da stabilizzare e pochi soldi, il senatore D'Amico sosteneva si trattasse di due ragionamenti in contraddizione. A mio avviso, invece, si tratta dello stesso ragionamento perché l'emendamento tende a stabilizzare molta gente e le risorse sono poche. Pertanto, non si trattava di due affermazioni in contraddizione l'una con l'altra, ma di due affermazioni convergenti in un unico obiettivo, quello cioè di non dire falsità e di non predisporre «foglie di fico».

Il senatore Rossi, molto attento, aveva già individuato il problema tant'è che per scoprire la foglia di fico e vedere cosa ci stava sotto aveva pensato un emendamento che non individuasse soltanto 20 milioni di euro come risorse necessarie a dare attuazione alle misure volte alla stabilizzazione del precariato.

Ricorderete il ragionamento fatto dal senatore Sacconi, vale a dire la moltiplicazione delle risorse necessarie per la stabilizzazione di uno dei soli precari per il numero dei precari. Si parlava di 30.000 euro per 300.000 precari, 3 per 3 fa 9, ed ecco che si arriva ad una cifra molto vicina ai 900 milioni di euro. A questo punto il senatore Rossi propone, nel suo emendamento, con approssimazione, una cifra pari a 500 milioni di euro.

 

PRESIDENTE. Senatore Ferrara, la avverto che il Gruppo di Forza Italia sta esaurendo il proprio tempo. Lo dico solo ad adiuvandum.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, la prego di far considerare agli uffici che il suo invito e la mia risposta vanno esclusi e che quindi 30 secondi non devono essere considerati. (Commenti dai banchi dell'Ulivo).

 

PRESIDENTE. C'è il recupero, senatore Ferrara, come nelle partite, non si preoccupi.

 

FERRARA (FI). Tra le altre cose, non capisco questo nervosismo. Forse stiamo toccando degli argomenti particolari. Non è una provocazione, ma a questo punto diventa una discussione molto più ampia perché la realtà - l'ha detto benissimo il senatore Quagliariello - è che tutto quello che abbiamo fatto è soltanto demagogia e mistificazione, rispetto ad un problema che è reale. Infatti, quando si dà spazio all'assunzione di precari e non si dà spazio all'assunzione di chi, invece, ha vinto un concorso, è quella la vera ingiustizia che la foglia di fico non può coprire.

 

FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Signor Presidente, stiamo concludendo la discussione su un articolo sul quale ci siamo a lungo confrontati rispetto al problema della stabilizzazione dei lavoratori pubblici e sui relativi costi. Tra breve verranno svolte le dichiarazioni di voto sull'articolo, ma approssimandoci alla conclusione credo vadano fatte anche alcune considerazioni sull'emendamento 93.0.8.

Ci si era ripromessi, anche alla luce del pregnante intervento svolto in Commissione bilancio, durante le audizioni, dal Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, di prendere seriamente in considerazione le problematiche relative al costo del lavoro nel nostro Paese e, quindi, quelle che - detto in soldoni - si ripercuotono sul reddito familiare, soprattutto del lavoratore dipendente. Il delta tra la cifra effettivamente percepita dal lavoratore ed il costo sostenuto dall'azienda è elevatissimo.

È necessario, dunque, ridurre il costo del lavoro per riuscire a fare una politica economica, ma anche sociale, di qualità. Più che adottare un assistenzialismo a pioggia e interventi volti al prepensionamento o prevedere una modifica della cosiddetta legge Maroni sul welfare, per fare fronte alla problematica del posto di lavoro e quindi del diritto al lavoro dei cittadini, ci si dovrebbe affidare a soluzioni concrete, che vadano a premiare la flessibilità del lavoro, ma anche lo stesso lavoratore - pure quello che non è ancora tale - creando le condizioni all'interno del settore privato affinché le assunzioni possano essere incrementate. Si dovrebbe, pertanto, continuare quel lungo percorso che si sta interrompendo, volto alla riduzione della disoccupazione o della sottoccupazione nel nostro Paese.

Questo tema non è stato concretamente affrontato nel disegno di legge finanziaria in esame; invece sarebbe stato un momento di confronto davvero pregnante ed importante, che avrebbe interessato i cittadini, i lavoratori di oggi e quelli di domani.

Viceversa, con l'articolo 93 e con gli emendamenti ad esso riferiti, cioè con l'approccio scelto, la risoluzione del problema non sta nel creare le condizioni affinché la pubblica amministrazione disponga di una flessibilità dei lavoratori. Alla fine, si ha efficienza nel mondo del lavoro privato quando flessibilità e costo di lavoro - cioè il delta cui mi sono poc'anzi riferito - hanno una capacità di interazione che permetta realmente una crescita del mondo del lavoro produttivo e non improduttivo. In questo modo, invece, si continua a parlare della stabilizzazione mentre la flessibilità viene considerata come qualcosa di orrendo. Comprendiamo che, in linea di principio, il posto di lavoro sicuro e tranquillo è un concetto al quale tutti possono aderire; capiamo altrettanto che con l'adozione di questa politica del lavoro si va nella direzione opposta, perché si creano rigidità del lavoro che nel tempo non danno le risposte tanto attese.

Ecco, quindi, che si crea la contrapposizione tra il mondo del lavoro privato, che non dispone di tali strumenti, ed il mondo del lavoro nel settore pubblico, che con questi emendamenti finisce per adottare strumenti deleteri sia per l'efficienza del settore pubblico sia per la stessa economia. I costi, infatti, vengono pagati dalla fiscalità generale, quella che il lavoratore flessibile deve pagare quotidianamente in un sistema come quello odierno, in cui le aziende devono essere competitive con il mondo intero. Emendamenti ed articoli di questo tipo, dunque, determinano un doppio danno (Applausi dal Gruppo LNP).

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, l'Aula del Senato ha dedicato molto tempo all'esame dell'articolo 93 e, quindi, bisogna dedurre che tutte le decisioni che i diversi Gruppi e i singoli senatori hanno assunto con il voto a tal proposito sono decisioni meditate: ogni voto non è determinato dalla fretta con cui ci si adegua all'indirizzo, alla scelta e all'indicazione di voto del responsabile del Gruppo che segue e che governa tali indicazioni, ma dobbiamo dedurre che abbiamo compiuto scelte meditate. Sono stato messo nelle condizioni di valutare come scelte meditate anche quelle che si sono compiute adesso da parte del Gruppo di Forza Italia a proposito dell'emendamento 93.0.8. In questo momento, infatti, stiamo votando, signor Presidente, un emendamento fatto proprio dal senatore Ferrara; debbo dedurre anche che, ad esempio, la scelta del gruppo della Lega a proposito dell'emendamento 93.22, approvato dall'Aula, è stata meditata.

L'emendamento 93.0.8, signor Presidente, era stato presentato, in piena legittimità, al fine di offrire una soluzione al tema delle stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione del tutto alternativa a quella che i Gruppi del centro‑destra hanno sostenuto nel corso di questo dibattito. Dal centro‑destra è venuta una critica alla soluzione sostanzialmente riassunta nell'emendamento del senatore D'Amico, che in qualche misura ha accusato quel testo di ingiustificato lassismo verso procedure di stabilizzazione che sarebbero considerate dal centro-destra eccessivamente generose nei confronti dei lavoratori precari. La discussione, a mio avviso, ha dimostrato, soprattutto con l'intervento del senatore D'Amico di ieri sera, molto seguito e accompagnato da un larghissimo consenso che, in realtà, questo giudizio è infondato.

Vorrei tuttavia far notare che nell'ansia di vedere se si riesce una volta a vincere una votazione, si stanno facendo scelte politiche completamente contraddittorie da parte dei Gruppi dell'opposizione. Capisco che ci sia l'ansia di metterci sotto e di dimostrare che a volte qualche senatore della maggioranza non segue con attenzione e quindi non vota - è sempre possibile ed è appena accaduto - però che ci sia l'ansia del centro-destra di mettere in minoranza il centro-sinistra e il Governo su una linea del tutto incompatibile con gli indirizzi che il centro-destra mostra di seguire anche nel corso di questa discussione, mi sembra un fenomeno che Vladimir Ilic, una volta, chiamò con una delle sue folgoranti definizioni «manifestazione di cretinismo parlamentare». Non trovo altra definizione possibile di questo tipo di orientamento. (Applausi dai banchi della maggioranza). L'emendamento 93.0.8 del senatore Ferrara offre a questo tema una soluzione del tutto alternativa a quella che il centro‑destra ha mostrato di seguire nel corso di questo dibattito.

Concludendo, signor Presidente... (Proteste dai banchi dell'opposizione). Credo di aver diritto anch'io ogni tanto di parlare, come gli altri senatori; non capisco tutta questa insurrezione.

 

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi!

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, lei sa che la definizione che ho appena dato di questo atteggiamento non è offensiva per nessuno, perché non intendeva offendere Lenin, ma definire il fenomeno di chi troppo s'innamora della tattica parlamentare e pensa che la strategia politica possa essere sostituita da iniziative di tatticismo parlamentare prive di costrutto.

Questa è la sostanza di quella critica politica. Vorrei far notare, infine, ai colleghi della Lega Nord che l'emendamento 93.22, approvato dall'Aula del Senato con il loro voto determinante e malgrado il parere contrario del relatore e del Governo, interrompe quel processo di ridimensionamento dello Stato centrale in periferia, da me considerato come una delle posizioni politiche più interessanti e, fatemelo dire, più condivisibili del Gruppo della Lega Nord. Senza scherzare, intervenendo in questo dibattito, ho affermato di aver considerato molto attentamente l'emendamento presentato dalla Lega Nord per l'abolizione delle prefetture in ogni Provincia, perché la mia posizione personale è, in larga misura, coincidente con quella della Lega Nord sul punto delle prefetture.

Non capisco come un Gruppo, che propone l'abolizione completa delle prefetture, possa poi sostenere un emendamento, facendolo legittimamente approvare con il suo voto determinante, volto ad impedire il processo di ridimensionamento della presenza dello Stato centrale in periferia. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE e SDSE).

 

PRESIDENTE. Colleghi, lo stato dei lavori è il seguente: hanno chiesto di parlare i senatori Novi, Castelli, Caruso e Baldassarri. Vorrei far presente che, ad eccezione del Gruppo di AN che dovrà decidere quale dei due suoi senatori interverrà in dichiarazione di voto, per gli altri Gruppi sono già intervenuti il senatore Ferrara per Forza Italia e il senatore Franco Paolo per la Lega Nord.

 

FERRARA (FI). Io non ho fatto alcuna dichiarazione di voto!

 

PRESIDENTE. Senatore Ferrara, lei ha fatto proprio l'emendamento 93.0.8 e ne ha spiegato le ragioni. In tal modo, lei è intervenuto in dichiarazione di voto su tale emendamento. Anche a prescindere dal fatto che molti Gruppi abbiano ormai terminato, o quasi, i propri tempi, sussiste il problema che, in questo caso, è possibile intervenire solo in dissenso dal proprio Gruppo.

Vorrei inoltre precisare che non intendo ripetere la discussione di ieri, già svolta, e che consideriamo agli atti. (Il senatore Novi fa energicamente segno di no con la mano).

Senatore Novi, la prego di non assumere questo atteggiamento perché la questione si pone realmente. Se gli iscritti a parlare intendono intervenire in dissenso, nulla quaestio perché è loro facoltà farlo.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. Io ho fatto mio l'emendamento 93.0.8, illustrandolo. Alla fase dell'illustrazione seguono quella dell'espressione dei pareri e, in seguito, le dichiarazioni di voto: quindi la mia non era una dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. L'emendamento 93.0.8, però, era già stato illustrato. Per quanto riguarda il Gruppo di Forza Italia, comunque, posso ammettere che l'intervento del senatore Ferrara rappresentasse la richiesta di fare proprio l'emendamento.

Quindi, per il Gruppo di Forza Italia possono ancora intervenire il senatore Vegas o il senatore Novi.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, posso parlare oppure no?

 

PRESIDENTE. Senatore Novi, le ricordo che la parola la concede la Presidenza, almeno finché vigerà l'attuale Regolamento. Lei non può prenderla autonomamente, né può stabilire se il senatore Vegas abbia chiesto di intervenire prima di lei. Dal momento che siete due rappresentanti del medesimo Gruppo io domando, per una questione di mera cortesia, chi voglia intervenire.

 

NOVI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, non capisco questo senso di allarmismo della Presidenza allorquando io domando la parola. Tale atteggiamento mi sembra quanto mai ingiustificato. Come Presidente, pur di negarmi la parola, lei ha ricordato l'episodio di ieri.

 

PRESIDENTE. Senatore Novi, infine le ho concesso la parola.

 

NOVI (FI). Sì, ma ha fatto di tutto per non concedermela. Comunque, posso procedere alla mia dichiarazione di voto?

 

GIARETTA (Ulivo). Avete esaurito i tempi!

 

PRESIDENTE. Senatore Novi, consideri che il Gruppo di Forza Italia ha esaurito i tempi; quindi, dovrà essere sintetico. (Commenti dai banchi del Gruppo Ulivo).

 

NOVI (FI). Le porcherie che sono avvenute in questo Parlamento non sono mai avvenute nella storia del Parlamento, e lo sapete bene pure voi.

Signor Presidente, un Presidente di Commissione ha deciso in Commissione, in contrasto con gli uffici, di ammettere un emendamento che prevede l'invasione delle prerogative degli organi costituzionali e ha motivato l'ammissione di quell'emendamento affermando testualmente che quella ammissibilità lui la decideva sì in contrasto con il Regolamento, ma in base a parametri di valutazione politica. Questo è il ragionamento che è stato svolto dal senatore Morando, presidente della 5a Commissione. Il tutto è rintracciabile nel resoconto n. 165. Lei, signor Presidente, avrebbe il dovere di verificare se le mie affermazioni sono vere o false. Se le mie affermazioni sono vere, la Presidenza del Senato ha il dovere di intervenire sul Presidente della Commissione per richiamarlo all'osservanza del Regolamento.

Questo era quanto volevo sottolineare come richiamo al Regolamento. Veniamo ora alla dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Senatore Novi, forse non ci siamo capiti: ho già detto che il Gruppo di Forza Italia ha terminato il tempo a sua disposizione. Le do un minuto per la dichiarazione di voto, così come agli altri colleghi che lo hanno terminato. Lei ha già parlato tre o quattro minuti...

 

NOVI (FI). Allora lei d'ora in poi dovrà dare un minuto a tutti.

 

PRESIDENTE. Certo, a tutti coloro che avranno terminato il loro tempo.

 

NOVI (FI). Non può dare solo a me un minuto, perché ho detto che il mio intervento era per un richiamo al Regolamento. (Commenti dai Gruppi IU-Verdi-Com e Ulivo). Siccome in questo Senato ci sono alcuni che possono parlare ed altri che non possono parlare, perché la maggioranza decide anche questo...

 

PRESIDENTE. Senatore Novi, la prego, non faccia delle polemiche inutili. Lei capisce bene com'è la situazione.

 

NOVI (FI). Allora posso parlare, Presidente, o non posso parlare più?

 

PRESIDENTE. Può parlare per un minuto.

 

NOVI (FI). La ringrazio. Il Presidente della Commissione bilancio ha accusato l'opposizione, che è maggioranza elettorale in questa Camera, di cretinismo parlamentare. (Commenti dal Gruppo Ulivo). Ebbene, se c'è una manifestazione di cretinismo e di malafede parlamentare, è quella data dal Presidente della Commissione bilancio. Perché parlo di malafede parlamentare? Perché non si può dire che si stabilizzano i precari con 20 milioni di euro.

 

VOCI DAI BANCHI DEL GRUPPO ULIVO. E basta!

 

NOVI (FI). Volete stabilizzare i precari? Volete impedire agli idonei di concorso di accedere ai posti di lavoro che hanno legittimamente conquistato? Allora dovete votare per l'emendamento del senatore Ferrara. Perché se non lo votate, voi siete cretini, in malafede e buffoni! (Applausi del senatore Amato. Proteste dai banchi della maggioranza).

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Senatore Castelli, le ho fatto presente che per il Gruppo ha già parlato il senatore Franco Paolo. Intende intervenire in dissenso dal suo Gruppo?

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, se fossi il senatore Morando tenterei di impartire una lezione, come fa lui di solito, e direi di stare prima a sentire per che causa parla il senatore per poi poter valutare. Siccome non sono il senatore Morando, le dico gentilmente che voglio parlare in dissenso.

 

PRESIDENTE. La ringrazio, ne prendo atto e le do la parola.

 

CASTELLI (LNP). Il mio Gruppo voterà contro l'emendamento 93.0.8; per quanto mi riguarda, non lo ritengo possibile. Va bene la tattica parlamentare, va bene il fatto di cercare di buttare sotto la maggioranza, però non si può votare tutto il votabile. Questo emendamento, consentitemelo, colleghi della Casa delle Libertà, almeno per quanto ci riguarda, è veramente invotabile per cui non possiamo votarlo. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com e Aut). Niente applausi, grazie, altrimenti mi accusano di intelligenza con il nemico.

Ho preso la parola anche per rivolgermi, con grande amicizia e stima, al senatore Morando. Lo conosco dal 1996 e da allora fino al 2001 ci impartì le sue professorali lezioncine ex cathedra con un tono (mi consenta, senatore Morando) veramente insopportabile. Poi l'ho perso di vista dal 2001 al 2006, ma ho pensato che la saggezza e la vecchiaia l'avrebbero indotto a modi più accondiscendenti e ad una maggiore attenzione verso i colleghi. Ebbene, oggi ci accusa addirittura di cretinismo parlamentare.

Senatore Morando, per cortesia, lasci perdere queste espressioni che non le fanno onore e credo che il Presidente non le dovrebbe consentire. Se dovessi utilizzare gli stessi suoi metodi le direi che ha portato avanti questa finanziaria dal punto di vista tecnico, in maniera assai criticabile vista la pletora di emendamenti accettati e poi dichiarati inammissibili in quanto estranei, perché chiaramente ordinamentali, dalla Presidenza.

Per favore; non so se lei è cristiano ma guardi la trave, magari non tanto grande, che ha nell'occhio e lasci perdere le pagliuzze altrui. (Applausi del Gruppo LNP).

 

Sul crollo di un'abitazione nella città di Matera

 

BUCCICO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUCCICO (AN). Signor Presidente, vorrei dare una notizia all'Assemblea. Nella mia città, Matera, in un rione popolare qualche minuto fa è saltata in aria una casa di campagna: è morto un bambino di sette anni, quattro persone sono gravemente ferite, due disperse. Vorrei far giungere, anche a nome dei colleghi senatori lucani - mi sono sentito con il senatore Adduce, che ha ricevuto la notizia in diretta dalla mia città -, i sensi del cordoglio dell'Assemblea e vorrei pregare la Presidenza del Senato di attivarsi presso il Ministero dell'interno affinché venga posta in essere ogni utile iniziativa al riguardo. (Applausi).

 

PRESIDENTE. Mentre la Presidenza esprime il cordoglio a lei e alla città di Matera, di cui è sindaco, ovviamente si attiverà per cercare di portare sollievo in una situazione tanto difficile.

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817 (ore 11,55)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'emendamento 93.0.8.

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, vorrei poter replicare brevemente al professor Morando da parte di un modesto ragioniere senatore. Come ha confermato in Aula il collega Tecce ieri, la stabilizzazione dei precari, visto che sono già pagati dalla pubblica amministrazione, determina un maggiore onere pari a circa il 30-40 per cento in più rispetto a quello che attualmente già ricevono. Quindi, si stima per 200.000 persone un maggior costo di un miliardo e mezzo. Dall'altro lato, l'articolo approvato e l'emendamento D'Amico appongono solo 20 milioni. Questa non è economia politica, ma ipocrisia politica.

Quindi il collega Morando si è guadagnato sul campo la libera docenza in ipocrisia politica. Giustamente il collega D'Amico ha detto ieri che 20 milioni sono il limite massimo. Con essi si stabilizzano duemila persone. D'altro canto, però, se si stabilizzano, come la stabilizzazione delle aspettative dimostrerà negli anni, 200-300 mila persone, il costo è un miliardo e mezzo o più.

L'emendamento Rossi, fatto proprio dal collega Ferrara, mette in evidenza di fronte all'Assemblea la palese ipocrisia che la maggioranza di Governo sta raccontando in Aula e fuori di essa.

A nome del collega Caruso, chiudo con una battuta: non ci sentiamo offesi dall'accusa di cretineria politica: se questo bastasse a mandare a casa il Governo Prodi e questa maggioranza sgangherata, ebbene potremmo anche fare i cretini. (Applausi dal Gruppo AN).

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 D'ONOFRIO (UDC). Vorrei soltanto ricordare, non a lei perché era presente nella riunione dei Capigruppo l'altro giorno, che è stata formalmente assegnata a ciascuno dei Gruppi d'opposizione un'ora di tempo. Il Gruppo UDC osserverà la decisione del Presidente del Senato presa all'unanimità dai Capigruppo in modo rigoroso. Non ci esporremo a nessun attacco pretestuoso da parte di altri; non utilizzeremo neanche un secondo in più perché questo fa parte delle regole corrette della vita parlamentare. Mi auguro che tutti i colleghi facciano lo stesso. (Applausi dai Gruppi UDC e AN).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiedo il voto elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 93.0.8, presentato dal senatore Rossi Fernando, successivamente ritirato dal proponente e fatto proprio dal senatore Ferrara.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 94.

 

SACCONI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, colleghi dichiaro, il voto contrario del Gruppo di Forza Italia all'articolo 94, nonostante la materia da esso trattata, quella della mobilità del personale delle pubbliche amministrazioni, potrebbe ad una prima lettura indurre a considerazioni positive. Non vi è dubbio infatti che la mobilità è uno strumento straordinariamente necessario per garantire una più corretta distribuzione del personale delle amministrazioni pubbliche, che, com'è noto, oggi è male organizzato, trascurandosi nuovi servizi o servizi di crescente domanda, e, dall'altro lato, rinvenendosi fortissime presenze nel cosiddetto back office, cioè nelle funzioni che spesso sono di mero autofunzionamento delle amministrazioni pubbliche, per non dire della pessima distribuzione geografica del loro personale.

Ma qui la norma deve essere letta in combinato disposto con i contratti collettivi in corso. Cioè, lo stesso Governo, che qui afferma di voler procedere a programmi intercompartimentali di redistribuzione del personale delle amministrazioni pubbliche, ha realizzato, attraverso l'agenzia a ciò dedicata, l'ARAN, contratti collettivi che impongono la necessità che operazioni di mobilità come queste debbano essere poi imbrigliate nelle maglie della contrattazione; il che equivale ragionevolmente, a paralizzare le operazioni di mobilità, se non a ridurle a pochissime persone.

Per non dire ancora del protocollo sottoscritto dal Governo con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, nel quale si è affermata per la prima volta la rinuncia all'autonomo potere di organizzazione del datore di lavoro, riconoscendo alle organizzazioni sindacali poteri di veto nelle materie proprie del datore di lavoro, cioè nelle materie appunto di organizzazione, prima fra le quali la mobilità.

Quindi, il nostro voto contrario si rivolge ad un provvedimento che non garantisce per nulla il realizzarsi effettivo di grandi processi di mobilità, pur nel quadro delle regole di equipollenza delle funzioni che diversamente dovrebbero essere svolte e della compatibilità con la residenza. Pur in quel contesto questi processi di mobilità potrebbero svolgersi solo se potessero anche avvalersi dell'iniziativa unilaterale delle amministrazioni pubbliche.

 

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 12)

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, si sta concludendo la parte relativa all'assetto complessivo della pubbliche amministrazioni e delle stabilizzazioni. Signor Presidente, cari colleghi, nel 1989 l'Italia perse l'ultima grande occasione per risanare la finanza pubblica. Tre anni dopo, nel 1992, l'Italia si trovò in condizioni difficilissime e perdemmo in cinque giorni 60.000 miliardi di vecchie lire di riserve valutarie.

C'è la parte sociale che grida al successo rivendicando di avere, con questa finanziaria, effettuato una redistribuzione sociale del reddito, mi riferisco in particolare al lucido intervento del collega Zuccherini, e c'è dall'altra parte chi dichiara di avere vinto perché ha mantenuto le linee del rigore. Ebbene, i dati che state approvando in quest'Aula dimostrano che il Governo ha posto l'obiettivo di deficit pubblico l'anno prossimo al 2,2 due per cento, sale al 2,4 per cento con la maggiore spesa approvata dalla Commissione, sale al 2,7 per cento con le maggiori spese decise in quest'Aula, con la grande incognita del costo della stabilizzazione dei precari. Nel frattempo, la crescita economica rallenta e automaticamente rischieremo di sfiorare pericolosamente, l'anno prossimo, il 3 per cento del rapporto deficit-PIL, altro che redistribuzione sociale del reddito, altro che rigore della finanza pubblica!

Così, come dopo il 1992 - quell'arco di tempo perso, quell'occasione mancata del 1989, con la caduta del Muro di Berlino, dieci anni ci sono voluti per ricostruire un minimo di credibilità, durante i quali chi ha più pagato è proprio la povera gente - il risultato è che non vince l'ala sociale, con 81 centesimi alle pensioni minime e 41 centesimi agli incapienti, non vince l'ala rigorista liberal-democratica, con un deficit che tende pericolosamente al 3 per cento, nel momento in cui la crescita rallenta. La verità, cari amici della sinistra sociale, è che voi avete votato, dietro queste foglie di fico, una redistribuzione pesante a favore dei capitalisti senza capitali e dei capitalisti con i capitali dei soldi dei tartassati italiani. (Applausi del senatore Viespoli).

Concludo con due esempi. Avete introdotto una riforma IRE che sgrava di un miliardo le grandi imprese e le grandi banche e fa pagare 2 miliardi in più alle piccole e medie imprese, e lo sapete voi per primi. (Applausi dal Gruppo AN). Avete rifiutato di prorogare al 2008 quella miseria di 41 centesimi giornalieri agli incapienti, nello stesso istante, negli stessi giorni, in quest'Aula. In realtà, allora, perde l'ala sociale, perde l'ala liberaldemocratica dentro la maggioranza, purtroppo perde l'intero Paese. (Applausi dal Gruppo AN).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 94.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'emendamento tendente ad inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 94, che si intende illustrato e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, esprimo parere conforme al relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 94.0.3.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 94.0.3, presentato dal senatore Mantovano.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 95, su cui sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare. (Brusìo).

Colleghi, credo che siamo tutti interessati a concludere i nostri lavori; pertanto, vi invito a limitare il brusìo.

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Signor Presidente, l'emendamento 95.1 è indirizzato al riconoscimento della specificità del lavoro e del ruolo delle Forze armate e delle Forze di polizia.

Ovviamente si tratta di una specificità relativa agli ordinamenti, alle carriere, ai contenuti del rapporto di impiego e alla tutela pensionistica e previdenziale. Si tratta, quindi, del riconoscimento di una specificità vera e non soltanto enunciata, com'è accaduto da parte di questo Governo quando abbiamo avuto modo di esaminare il Documento di programmazione economico-finanziaria che dava disponibilità a questo riconoscimento, ma che in sostanza nei fatti non è andato avanti su questa linea. (Applausi dal Gruppo FI).

Presidente, difendere le Forze armate e di polizia in questo momento significa difendere la politica estera di un Paese che sulle Forze armate e sul lavoro dei nostri militari sta tutelando la propria immagine internazionale in seno ai grandi consessi internazionali in cui siamo rappresentati proprio per forza delle nostre missioni di pace.

Difendere le Forze armate significa difendere gli uomini in divisa - che spesso, poiché monoreddito, sono al di sotto della soglia di povertà - che tutelano la sicurezza dei cittadini e che oggi sono privi di ogni cosa, dai carburanti per gli automezzi alla possibilità di guardare ad un futuro migliore, alla certezza di avere strumenti per contrastare la criminalità sia all'interno che all'esterno del Paese.

A questi uomini vengono richiesti compiti importanti, fino all'estremo sacrificio della vita. Per questi uomini si sprecano poche parole e, a stare agli interventi della maggioranza, il programma dell'Unione addirittura, quando parla di spese militari, genericamente si rivolge a una riduzione di spesa che va sempre a infliggersi sul capitolo dell'esercizio che garantisce la manutenzione dei mezzi, il funzionamento dello strumento militare, la capacità di addestrare meglio il personale e cose di questo tipo, che appartengono sì alla sicurezza, ma alla sicurezza di questi cittadini in divisa nei confronti dei quali questo Parlamento e quest'Aula hanno bisogno di dedicare uno scatto d'orgoglio.

Chiedo che questo scatto d'orgoglio - che non è un fatto di parte perché spesso in Commissione difesa anche i colleghi dell'Unione hanno voluto far sentire la propria solidarietà presentando emendamenti similari - si levi da quest'Aula attraverso il voto di questo emendamento che ho presentato insieme al collega Giulio Marini e che questa volta è un po' solitario, perché anche alcuni emendamenti dello stesso tenore, presentati dai colleghi dell'Unione, sono stati respinti.

Allora, quanto avete scritto, signori del Governo, nel DPEF era un'enunciazione di principio o era la volontà reale di dare agli uomini in divisa un segnale forte e condiviso? È questo l'appello che faccio: diamo un segnale forte e condiviso per le Forze armate, le Forze di polizia, gli uomini in divisa che in questo Paese tutelano tutti noi e che consentono a voi, signori del Governo, di esplicitare una politica estera degna di questo nome e che oggi si gioca sulla divisa e sulle nostre missioni di pace. (Applausi dal Gruppo FI).

 

GIULIANO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIULIANO (FI). Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento 95.1 e per sottolineare come il problema nella specificità in Commissione difesa sia stato trattato anche con tutte le organizzazioni di categoria e vi è stato un consenso in ordine al riconoscimento di questa particolarità di uomini che garantiscono la sicurezza interna ed esterna.

Il mio invito è, quindi, che tutta l'Aula prenda in seria considerazione l'emendamento e che dimostri con i fatti questa attenzione verso gli uomini in divisa cui faceva riferimento prima il senatore De Gregorio.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 95.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime un parere conforme a quello espresso dal relatore.

Circa la specificità, vuole semplicemente sottolineare come sia in questa legge finanziaria che nella precedente é stata riconosciuta una particolare attenzione destinando delle risorse a fronte del tema della specificità. Quindi, non si tratta assolutamente di negare l'importanza del fenomeno che è stato illustrato in precedenza; si tratta di trovare un giusto punto di equilibrio che sia coerente anche con il complesso degli interventi che vengono proposti e, per quanto riguarda le modifiche di tipo ordinamentale, queste saranno tenute in debito conto via via che si rivede tutta la normativa in generale che riguarda i contratti del pubblico impiego.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 95.1.

 

IZZO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IZZO (FI). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento in titolo.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

 

MARINI Giulio (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARINI Giulio (FI). Signor Presidente, prendo spunto dal discorso fatto dal presidente Morando poc'anzi nel chiedere un atteggiamento sicuramente più nobile a quest'Assemblea. Intervengo proprio su questo e mi rivolgo al senatore Morando, che ho conosciuto in questa legislatura e per il quale nutro solo sentimenti positivi dato il suo discorso in quest'Aula. Ebbene, noi pensavamo che il nostro emendamento sarebbe stato accolto da questa Assemblea perché lo scorso anno il senatore Formisano e altri avevano presentato analogo emendamento e quindi speravamo in quello spirito che il presidente Morando ha enunciato poc'anzi.

L'emendamento in titolo non vuole mettere il cappello a qualcosa ma è piuttosto un riconoscimento reale alle specifiche aspettative dei nostri uomini in divisa. Uomini che giornalmente, con atti a volte coerenti e a volte anche incoerenti, comunque sacrificano la propria vita.

Le faccio questo appello, senatore Morando, proprio per rivedere le sue posizioni e per cercare la comprensione. Glielo dice uno che nella sua vita professionale è dipendente pubblico, ma non incontra le stesse difficoltà e rischi che hanno quegli uomini e che coinvolgono anche le loro famiglie. Prego pertanto tutta l'Assemblea di prestare la propria attenzione a questo emendamento, cercando anche di svolgere una attività bipartisan per riconoscere questo ruolo importante delle Forze armate. (Applausi dal Gruppo FI).

 

SAPORITO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SAPORITO (AN). Signor Presidente, vorrei dire che io e i colleghi Ramponi, Baldassarri, Berselli e Saia abbiamo presentato un emendamento con il quale si specifica la necessità di disciplinare, mediante l'attivazione di apposite procedure previste dallo stesso decreto legislativo n. 195 del 1995 le funzioni svolte per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.

 

PRESIDENTE. Chiedo al relatore se intende intervenire alla luce di quanto detto.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, confermo il mio parere contrario, considerando anche le argomentazioni svolte dal sottosegretario Sartor. L'emendamento 95.1 pone un problema complesso, che esiste; peraltro la specificità delle forze dell'ordine è stata già riconosciuta nella contrattazione con alcuni provvedimenti.

 

PRESIDENTE. Mi sembra di capire che se lo stesso fosse trasformato in ordine del giorno il suo parere sarebbe favorevole.

 

LEGNINI, relatore. Si potrebbe valutare.

 

PRESIDENTE. Cosa intende fare, senatore De Gregorio?

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Se il Governo accogliesse l'ordine del giorno, nello spirito bipartisan che ci può legare su questa importante questione per il Paese, sono assolutamente d'accordo a trasformare l'emendamento in titolo in ordine giorno.

 

PRESIDENTE. Invito pertanto il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'ordine del giorno così trasformato.

 

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere favorevole.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Tenendo presente che la tematica è molto complessa e riguarda le ricadute sull'intera contrattazione del pubblico impiego per i motivi primi illustrati, come ordine giorno lo accolgo.

 

PRESIDENTE. Credo sia positivo uscire su un tema del genere con l'accoglimento di questo ordine del giorno, sulla cui votazione i presentatori non insistono. (Applausi dal Gruppo FI).

 

SAPORITO (AN). Rispetto la posizione, ma noi di Alleanza Nazionale non voteremo a favore di un ordine del giorno sulla questione, perché non significa niente, se non una presa in giro delle Forze armate e delle forze di sicurezza.

 

PRESIDENTE. Senatore Saporito, è il presentatore che ha la titolarità di decidere se accettare o no la trasformazione dell'emendamento in ordine del giorno: quindi, se il senatore De Gregorio è soddisfatto, lo devo essere anch'io.

Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G95.100 non verrà posto ai voti.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 95.2.

 

RAMPONI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RAMPONI (AN). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, non me ne voglia, ma siccome nei giorni precedenti è successo che il parere è stato dato alternativamente sugli emendamenti all'articolo e sugli aggiuntivi, vorrei sapere se in questo caso il parere del relatore e del Governo è stato espresso anche sugli emendamenti aggiuntivi.

 

PRESIDENTE. Il relatore ed il Governo esprimono il loro parere solitamente su entrambi.

 

FERRARA (FI). Quindi, il parere contrario espresso riguarda anche l'emendamento 95.0.5, presentato dal senatore Turigliatto?

 

PRESIDENTE. L'emendamento cui fa riferimento è decaduto.

 

FERRARA (FI). La ringrazio per la precisazione, signor Presidente.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 95.2, presentato dai senatori Coronella e Ramponi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 95.3.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 95.3, presentato dai senatori Ciccanti e Forte.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 95.4.

 

MANTOVANO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANTOVANO (AN). Signor Presidente, l'articolo 95, come già è stato chiarito, riguarda i rinnovi della contrattazione per il pubblico impiego e, nell'ambito di questo articolo 95, il comma 4 - lo sottolineava prima il relatore - introduce, più che delle risorse, dei limiti all'utilizzabilità delle risorse per la cosiddetta specificità.

Vorrei fare una brevissima premessa che eviti la pratica dello sport a cui ogni tanto partecipa soprattutto il centrosinistra in quest'Aula, con la seguente richiesta: «Ma voi cosa avete fatto nei 5 anni precedenti»? Ebbene, nel quinquennio 2001-2006, con due rinnovi e due code contrattuali, le Forze di polizia hanno ottenuto, in media, a testa un aumento complessivo di 410 euro lordi, che a mio avviso sono insufficienti: però, con quei chiari di luna e in assenza di extra-gettito, probabilmente non si poteva fare di più. In questa legislatura, con un extra-gettito fino a questo momento quantificabile - a quanto si dice - in 14 miliardi di euro, nel luglio di quest'anno vi è stato, con un anno e mezzo di ritardo, il rinnovo del contratto delle Forze di polizia e delle Forze armate, che è consistito in una parte normativa e in una parte economica, che ha riconosciuto in termini non di arretrati, ma di tutto ciò che era maturato dal primo gennaio 2006, semplicemente un forfait e, in termini aggiuntivi, le cifre sono assolutamente simboliche.

La riprova di tutto questo sta nella rubrica dell'articolo 95 che riporta: «Integrazione risorse rinnovi contrattuali, biennio 2006‑2007». Quindi, il testo della finanziaria ammette che il rinnovo contrattuale per le Forze di polizia e le Forze armate nel biennio che sta per concludersi è avvenuto senza risorse, se pudicamente adopera il termine "integrazione". Per il biennio 2008-2009 le risorse sono assolutamente insufficienti e questo emendamento punta semplicemente ad un lieve incremento mirante a renderle meno virtuali; punta cioè a rendere la base per il rinnovo contrattuale per la specificità, non più di 200 ma di 400 milioni di euro.

Colleghi del centro-sinistra, votate pure contro questo emendamento in automatico come avete fatto finora per tutto ciò che ha riguardato le Forze di polizia; avrete un ulteriore motivo per non presentarvi - come avete fatto finora - agli incontri programmati tra i parlamentari e le rappresentanze ed i sindacati delle Forze armate e delle Forze di polizia, perché chi di voi dovesse comparire in queste sedi dovrebbe giustificare - lo ripeto - in presenza di extra-gettito un bilancio di tasche vuote e di autovetture ferme e magari dovreste anche spiegare in queste sedi che il solo impegno che, sulla base del programma dell'Unione, avete preso nei confronti delle Forze di polizia e che state tentando disperatamente di rispettare è l'istituzione della Commissione di inchiesta sul G8.

Signor Presidente, chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.(Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC e LNP. Congratulazioni).

 

MALAN (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MALAN (FI). Signor presidente, non abuserò del tempo concesso, ma credo sia doveroso dichiarare il voto di Forza Italia a favore di questo emendamento per le ragioni esposte.

Non possiamo essere vicini alle Forze dell'ordine solo a parole e solo con le commemorazioni, dobbiamo esserlo anche negli atti. Dare loro i mezzi per fare ciò che gli chiediamo ogni giorno di fare per proteggere la sicurezza dei cittadini è - credo - un dovere di ciascuno e, quando ci sono i «tesoretti» che vengono dilapidati per motivi di tutt'altra rilevanza, davvero bisognerebbe riuscire a trovare una parte per questa importantissima categoria. L'emendamento fa questo e per tale motivo voteremo a favore. (Applausi dal Gruppo FI).

DIVINA (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, i senatori del Gruppo Lega Nord sottoscrivono l'emendamento.

È opportuno notare che si è proceduto in modo un po' strano: si sono dispensate risorse a pioggia un po' dappertutto e ci si è dimenticati, proprio nel momento in cui la Nazione tutta soffre di un'offerta di sicurezza pari alle esigenze e alla domanda che continua ad emergere, delle Forze armate e dei Corpi di polizia.

Avevamo già detto che non era possibile eliminare addirittura i limiti che si ponevano alle assunzioni per certe categorie, tra cui il Corpo forestale dello Stato, ma quelle risorse dovevano essere accantonate per essere destinate alle Forze dell'ordine, Esercito, Carabinieri e Polizia, proprio per poter offrire quello che oggi tutto il Paese chiede: maggiore sicurezza, maggiori controlli, poter dormire in pace.

Il Governo Prodi sembra sordo. Pur spremendo le meningi, non riusciamo a trovare una sola categoria che non sia venuta a Roma a protestare contro il Governo e le manovre - ultima la finanziaria - che ha prodotto. Non ricordo da anni che la Polizia, un corpo sempre ligio, sempre inquadrato, sempre ossequioso, abbia rotto gli schemi e sia dovuta venire due volte a Roma a protestare contro il Governo.

Non si può chiedere a questi ragazzi di andare a morire e dopo non ricordarsi di loro quando è ora di far vivere le loro famiglie, dandogli delle miserie che fra un po' ci manderanno o vi manderanno di ritorno.

Le Forze armate e la Polizia si ricordano sempre e non solo quando c'è da celebrare una cerimonia o un funerale di Stato. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata in precedenza dal senatore Mantovano, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 95.4, presentato dal senatore Mantovano e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 95.5.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 95.5, presentato dal senatore Saporito e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 95.6.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 95.6, presentato dal senatore Coronella e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 95.7.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 95.7, presentato dai senatori Matteoli e Augello.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 95.10.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, tutta la serie di emendamenti che abbiamo votato adesso e che sono stati sistematicamente respinti dalla maggioranza miravano a fornire dotazioni finanziarie alle Forze di polizia e al comparto della sicurezza del nostro Paese. Evidentemente, nelle pieghe di questa finanziaria non si sono trovate neanche le poche risorse che qui venivano indicate.

Ritengo allora che dovrebbe far gridare allo scandalo che in una finanziaria che destina 1 miliardo e 300 milioni di euro alla sopravvivenza del Governo - perché questa è la somma complessiva delle richieste corporative che i diversi settori della maggioranza hanno avanzato per assicurare il loro consenso alla finanziaria - non si siano trovate poche decine di milioni di euro per la sicurezza.

Ma siamo andati anche oltre, signor Presidente, e abbiamo fatto anche peggio. Nella stessa finanziaria si sono previsti stanziamenti e risorse, per esempio, per incrementare l'ispettorato dell'Agenzia delle entrate e il numero di addetti che vengono indicati da assumere in tale struttura ha anche ricevuto nella finanziaria un mandato preciso per il recupero di una determinata somma di evasione. È come se si fosse assunto qualcuno perché si recasse presso le imprese e i contribuenti a recuperare una somma esatta, precisa, senza conoscere la dimensione del fenomeno o se questa visione sussiste o meno. E nell'ambito dei provvedimenti inerenti la materia della sicurezza, in discussione presso l'altro ramo del Parlamento, il Governo ha reintrodotto il reato di falso in bilancio anche laddove questo non produca nessun danno a terzi.

È chiara, allora, la filosofia di questa maggioranza: non si spendono soldi per difendere i cittadini che vengono uccisi nelle loro case dalla delinquenza extracomunitaria, se ne spendono moltissimi per mettere in difficoltà quel ceto medio e quel ceto di produttori i quali cercano di resistere all'ingiustizia fiscale utilizzando tutti gli strumenti a disposizione della legge; cittadini dei quali si dice e si scrive - per esempio nel bollettino dell'Agenzia delle entrate - che usano la legge per evadere il fisco. Ciò è stato anche rappresentato da collega Zanettin con un'interrogazione. Sul sito dell'Agenzie delle entrate è stato scritto da un funzionario di tale Agenzia che è stato bene tassare le aziende indebitate ed eliminare l'indebitamento dalle deducibilità perché quello era un escamotage che le imprese avrebbero adottato per non pagare le tasse.

La filosofia della maggioranza e del Governo è che chi produce reddito è tendenzialmente un delinquente e va punito, mentre chi produce crimine deve essere accolto. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 95.10, presentato dal senatore Coronella.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 95.

 

SACCONI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, desidero intervenire per motivare il voto contrario del Gruppo Forza Italia, soprattutto con riferimento al fatto che l'articolo 95 non contiene l'accantonamento per i rinnovi contrattuali. Tale articolo, infatti, prevede per i rinnovi stessi un accantonamento pari allo 0,4 per cento del monte dei salari: si tratta di un incremento che corrisponde a quella che, nel gergo delle relazioni industriali, viene chiamata l'indennità carsica, cioè quella erogata nella presunzione della vacanza contrattuale. Invero credo che il Governo si accinga a non rinnovare i contratti, non avendo accantonato le risorse, o - cosa ancora peggiore - a mantenere sommersa una grande voce di spesa, che mi permetto di considerare quasi obbligatoria. Mi sembra, infatti, obiettivamente difficile, nell'arco del biennio di riferimento 2008-2009, non procedere al rinnovo contrattuale.

Secondo il minimo calcolo riferito all'inflazione programmata, nel biennio l'incremento dovrebbe essere del 3,2 per cento, pari a 4,2 miliardi di euro in totale, cioè 2,2 nel primo anno e 1,8 nel secondo anno, aggiuntivi alle risorse accantonate che corrispondono all'incremento dello 0,4 per cento. Non parliamo di risorse di modesta entità e ci riferiamo soltanto alla minima difesa del potere d'acquisto nel momento in cui, invece, la richiesta delle piattaforme contrattuali ovviamente include, oltre alla tutela del potere d'acquisto, anche incrementi legati alla produttività che noi auspichiamo non siano erogati a pioggia: tra lo 0,4 per cento ed il minimo garantito del 3,2 per cento secondo il protocollo del 1993 c'è una grande differenza di risorse che costituisce un vero e proprio buco nei conti pubblici che dovrà necessariamente emergere, con i conseguenti problemi di copertura per dimensioni di questa straordinaria entità. (Applausi dei senatori Amato e Buccico).

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, credo sia meglio lasciare ulteriori due minuti di tempo piuttosto che fare una Conferenza dei Presidenti di Gruppo e parlare per altri dieci minuti.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata)

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 95.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Stante l'assenza del proponente, l'emendamento 95.0.5 è decaduto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 95.0.7.

 

MALAN (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MALAN (FI). Signor Presidente, vorrei ricordare le parole che il Ministro dell'interno ci ha riferito in Commissione il 4 luglio 2006: «Sentirsi dire, come mi è capitato questa mattina, dal Comandante dei Carabinieri che l'unico modo che ha trovato per fronteggiare le esigenze del servizio con le risorse disponibili è stato di dichiarare che la vita media delle automobili dell'Arma passa da cinque anni e mezzo a sei anni e fa la stessa cosa con gli elicotteri e che di conseguenza quello che dovrebbe essere speso per il rinnovo viene speso per le riparazioni e quello che dovrebbe essere speso per la manutenzione non è più disponibile, è certamente mortificante». Questo è quanto ha affermato il ministro dell'interno Amato prima del taglio di 280 milioni avvenuto con il cosiddetto decreto Bersani, dove queste norme erano nascoste da altre di facciata, e prima del taglio operato con il disegno di legge finanziaria in esame.

Se questa è la situazione descritta, non da qualcuno dell'opposizione, ma dal Ministro dell'interno all'epoca, vorrei sapere se vogliamo fare qualcosa almeno adesso. Per tale motivo, l'emendamento 95.0.7, che va in questa direzione, riceverà sicuramente il nostro sostegno.

Vorrei rivolgermi anche ai senatori a vita, i quali non sono obbligati a votare in un certo modo, o meglio credo non dovrebbero sottostare a discipline di partito o di coalizione, ma possono votare liberamente. Tra i senatori a vita ci sono anche ex Ministri dell'interno: forse dovrebbero ricordare le esigenze avvertite dai cittadini e di coloro che difendono la sicurezza dei cittadini, e sollecitate dall'attuale Ministro dell'interno. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 95.0.7, presentato dai senatori Ciccanti e Forte.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 95.0.9 è stato ritirato.

Passiamo all'esame dell'articolo 96, con le annesse tabelle A, B, C, D, E ed F e gli Allegati 1 e 2, su cui sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, illustrando gli emendamenti 96.Tab.A.13 e 96.Tab.A.17, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su due questioni: la prima, relativa all'emendamento 96.Tab.A.13, sulla cui approvazione, noi insistiamo, riguarda un'appostazione finanziaria per l'istituzione del Museo internazionale e dell'emigrazione. Si può discutere successivamente dove farlo, però le argomentazioni poste dal vice ministro Danieli non ci hanno convinto e il senatore Buttiglione ha ricordato le vicende e i ritardi conseguenti.

L'altra questione concerne un'appostazione relativa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, un modesto finanziamento per consentire alle delegazioni dei vari Ministeri di partecipare attivamente alla fase ascendente del processo d'integrazione europea. Assistiamo infatti ad un deficit di partecipazione da parte dei funzionari dei diversi Dicasteri che, quindi, non possono recepire quello che sta avvenendo in Europa. Credo che, considerate le modeste risorse, sia una necessità da poter prendere in considerazione.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti, facendo rilevare che in Commissione abbiamo già approvato alcune modificazioni alle Tabelle, che riteniamo di confermare nel testo licenziato dalla Commissione.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Ricordo che gli emendamenti 96.Tab.A.5 e 96.Tab.A.500 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 96.Tab.A.6.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 96.Tab.A.6, presentato dal senatore Stefani e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 96.Tab.A.13.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 96.Tab.A.13, presentato dai senatori Eufemi e Buttiglione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Può darsi che il collega Eufemi non voglia votare e quindi può far quel che vuole. Il senatore può votare astenuto, a favore, contro o non votare.

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 96.Tab.A.17.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che l'emendamento che assegna una piccola cifra per permettere una grande riforma che consenta ad ogni Ministero di avere un nucleo di valutazione della fase ascendente della normativa europea, che segue poi anche la fase discendente di tale normativa, è un emendamento che risolve un problema fortemente sentito anche dall'attuale Ministro e dall'attuale Governo.

Mi stupisco che il Governo si dichiari contrario ad una questione che sappiamo, anche per quanto è stato detto in Commissione, che sta a cuore perché è un elemento indispensabile di funzionalità della pubblica amministrazione nel suo rapporto con l'Unione Europea. Non lamentiamoci poi che siamo sempre gli ultimi nel recepimento delle direttive europee, se ci rifiutiamo di allocare le pochissime risorse che permetterebbero un efficiente funzionamento del Ministero per le politiche europee.

Inviterei veramente il Governo a ripensarci e i senatori di maggioranza, soprattutto coloro che fanno parte della Commissione politiche dell'Unione Europea e che conoscono questo problema, ad esprimere un voto favorevole.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 96.Tab.A.17, presentato dai senatori Eufemi e Buttiglione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 96.Tab.A.20.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 96.Tab.A.20, presentato dal senatore Stiffoni e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 96.Tab.A.21.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Non ci abbandona mai, oggi, senatore Carrara.

Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 96.Tab.A.21, presentato dal senatore Stiffoni e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 96.Tab.A.24.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 96.Tab.A.24, presentato dal senatore Stiffoni e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 96.Tab.A.25.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 96.Tab.A.25, presentato dal senatore Stiffoni e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 96.Tab.C.1

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 96.Tab.C.1, presentato dal senatore Ciccanti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 96.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 


Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 96, con le annesse tabelle A, B, C, D, E ed F e gli Allegati 1 e 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Colleghi, l'articolo 97 deve essere accantonato e trattato successivamente agli altri articoli accantonati perché concerne la copertura finanziaria.

Colleghi, il senatore Selva ha chiesto di rivolgere una breve comunicazione all'Aula. A conclusione di questa, se l'Assemblea è d'accordo, propongo di operare una sospensione "fisiologica", così evitiamo interventi riempitivi. Credo, infatti, che dalle ore 9,30 di questa mattina ad ora tutti abbiano bisogno di, per così dire, scaricare le proprie emozioni fuori dall'Aula.

 

(omissis)

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817 (ore 13,02)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori.

Passiamo all'esame dell'emendamento 97.0.2, che si intende illustrato e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario sull'emendamento 97.0.2.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme al relatore.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, l'ho detto prima al vice presidente Caprili e lo ripeto ora anche a lei, anche se forse non ho bisogno di ricordarglielo essendo presente all'ultima riunione dei Capigruppo. I tempi per gli interventi sono stati espressamente fissati in un'ora in più per ciascun Gruppo di opposizione, sapendo, che terminata quell'ora, non si può parlare più.

Le chiedo la cortesia di far rispettare con estremo rigore i tempi previsti, a tutti i colleghi di qualsiasi Gruppo. (Applausi dai Gruppi UDC, Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 97.0.2, presentato dal senatore Eufemi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Riprendiamo ora l'esame degli articoli, nonché degli emendamenti e degli ordini del giorno precedentemente accantonati.

Passiamo all'esame dell'emendamento 3.0.700 (testo 3), su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi. Mi auguro che a seguito del vostro lavoro abbiate risposte di sintesi.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, confermo il grande interesse su questo emendamento, che propone una soluzione molto innovativa sulla destinazione degli utili delle fondazioni, ma, allo stato, il parere rimane contrario.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime un parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.0.700 (testo 3).

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

GRILLO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, vorrei trasformare questo emendamento in ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'ordine del giorno in cui è stato testé trasformato dal senatore Grillo l'emendamento 3.0.700 (testo 3).

 

LEGNINI, relatore. Sull'ordine del giorno il mio parere è favorevole.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Anche il Governo è favorevole.

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G3.0.700 non verrà posto in votazione.

Passiamo all'esame dell'emendamento 4.0.500, su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Il mio parere è favorevole. Interveniamo con una modifica utile.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Anche il Governo, con grande sorpresa, esprime parere conforme.

 

PRESIDENTE. La sorpresa è anche mia.

Metto ai voti l'emendamento 4.0.500, presentato dal senatore Azzollini e da altri senatori.

È approvato.

Procediamo ora all'esame dell'articolo 5 e degli emendamenti ad esso relativi, precedentemente accantonati.

Passiamo all'esame dell'emendamento 5.130 (testo 2), su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere favorevole.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, anche il Governo esprime parere favorevole all'emendamento 5.130 (testo 2). Vorrei però solo fare una piccola annotazione. Inizialmente i proponenti sostenevano che si trattava solo di una proroga dal 2008 di un beneficio già esistente e che non fosse necessaria alcuna forma di copertura.

Ora, di fatto, si tratta di un innalzamento di un sussidio già esistente, per cui è stato opportuno accantonare tale emendamento perché nella formulazione originaria determinava oneri privi di copertura. Quindi, la nuova formulazione consente di dare adeguata copertura a questa che è un'estensione dei benefici, non una semplice proroga al 2008. La proroga era già contenuta nel testo originario del disegno di legge finanziaria. Esprimo parere favorevole.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.130 (testo 2).

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Signor Presidente, ringrazio il relatore ed il Governo per il parere favorevole che hanno espresso, convengo con il Sottosegretario che è stata trovata un'altra copertura, quindi l'emendamento è stato riformulato individuando un'altra copertura. Faccio presente che resta in piedi la posta in bilancio relativa all'equiparazione della pesca all'agricoltura in materia di IVA, in attesa che arrivi dalla Comunità europea l'autorizzazione. Questa volta, in ogni caso, sono grato al relatore. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, l'emendamento riassume un'iniziativa della 9a Commissione permanente del Senato, tra l'altro votata all'unanimità all'interno del rapporto della Commissione stessa sulla pesca e sull'agricoltura, anticipa un utilizzo positivo di risorse già accantonate nella finanziaria precedente per l'IVA speciale per le attività di pesca e auspichiamo sia il primo passo di un'iniziativa ancora più robusta da accogliere e definire in sede di approvazione della finanziaria alla Camera dei deputati per quanto riguarda l'IVA in regime speciale e per quanto riguarda anche gli studi settore. Per questi motivi, esprimo il voto favorevole del mio Gruppo.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 5.130 (testo 2), presentato dal senatore Scarpa Bonazza Buora e da altri senatori.

È approvato.

 

Passiamo all'esame dell'emendamento 5.31 (testo 2), su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, abbiamo approfondito il tema con il Governo e le norme contenute in finanziaria di cui si chiede la soppressione costituiscono la traduzione normativa di un accordo tra Regione Friuli-Venezia Giulia e Governo nazionale. Intervenire in questa sede rischierebbe appunto di violare quest'accordo e non è una soluzione soddisfacente. Esprimo pertanto parere contrario.

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, concordo con il relatore. Ricordo anche che questo è un intervento volto ad adeguare il sistema rispetto a quello precedente, che comportava un'infrazione comunitaria. Esprimo pertanto parere conforme al relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.31 (testo 2).

 

CAMBER (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CAMBER (FI). Signor Presidente, cedo la parola per la dichiarazione di voto al senatore Antonione, primo firmatario di questo emendamento, che è stato riscritto proprio nel tentativo di superare l'obiezione fatta in questo momento dal Governo.

 

ANTONIONE (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONIONE (FI). Signor Presidente, vorrei spiegare che questo emendamento è, come ricordato dal relatore, concordato con il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, ma che vede sia il Consiglio comunale di Trieste, sia quello di Gorizia, cioè le zone interessate, totalmente contrarie. Per quanto riguarda il rilievo dell'Unione europea, se fosse così, dovrebbe essere inserita in finanziaria anche una norma che riguarda la Valle d'Aosta, evidentemente questa norma non è stata inserita perché la Valle d'Aosta sa che questa misura è importante per i cittadini e le imprese del suo territorio.

Per quanto riguarda in particolare le zone di Trieste e Gorizia, voglio ricordare che questa realtà che nasce dall'immediato dopoguerra (per queste ragioni lo stesso presidente Andreotti ha voluto sottoscrivere questo emendamento), consente a queste nostre terre di combattere quella che in questo momento è una concorrenza sleale che ci fanno i Paesi vicini, in particolare la Slovenia.

Come sappiamo, la Slovenia entra in Schengen alla fine di quest'anno, sarebbe un danno rilevantissimo per le aziende e per i nostri cittadini, pregherei quindi il Govrno ed il relatore di ripensare il loro atteggiamento anche a fronte di quello che ho detto e pregherei anche i colleghi della maggioranza, in modo particolare quelli che hanno sensibilità per le realtà delle Regioni a Statuto speciale, di sostenere questa proposta.

 

DIVINA (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DIVINA (LNP). Signor Presidente, desidero innanzitutto aggiungere la mia firma all'emendamento del senatore Antonione.

Desidero anche ricordare che effettivamente le zone di confine vivono o rischiano sempre di vivere grossi pregiudizi.

Pensiamo alla concorrenza che fa uno Stato frontaliero con le politiche fiscali ed economiche: certi prodotti in un Paese non si venderebbero assolutamente, ma si andrebbe ad acquistarli oltre confine. Ricordo che all'epoca del Governo Berlusconi, all'indomani della guerra dei Balcani, la Slovenia si era staccata dalla ex Jugolsavia e praticava politiche di defiscalizzazione sui prodotti energetici e sugli idrocarburi che avevano portato ad uno squilibrio per cui la benzina in Slovenia costava 400 lire, mentre in Italia circa 1.600 lire.

Non c'è bisogno di aggiungere che nessuno vendeva più benzina su quella fascia di confine, al punto che si sono fatte le famose fasce con prezzi decrescenti, anche per combattere, nell'interesse dell'economia nazionale italiana, questa concorrenza non sleale - perché non lo è - perché ogni Stato è libero, indipendente e sovrano di praticare le politiche che ritiene. Per cui, è sicuramente da sostenere nell'interesse generale e nell'interesse di tutta la popolazione italiana, non solo di quella frontaliera e di Trieste.

 

STRANO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRANO (AN). Presidente, intervengo solo per dare un segno di solidarietà, in quanto appartenente ad una Regione a Statuto speciale e anche frontaliera, alle Regioni che soffrirebbero in maniera importante da questa concorrenza, alla luce anche del fatto che, in base al Trattato di Schengen, l'ingresso della Slovenia è dietro l'angolo.

Vorrei, quindi, aggiungere la mia personale solidarietà e la mia firma a questo emendamento.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 5.31 (testo 2), presentato dal senatore Antonione e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B). (Il senatore Baldassarri segnala di aver erroneamente votato contro. Commenti dai banchi dell'opposizione).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Colleghi, ho preso atto che si è trattato di un errore da parte del collega Baldassarri, ma dal momento che il risultato è proclamato, resterà agli atti.

Passiamo alla votazione dell'articolo 5, con l'annessa tabella, nel testo emendato.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 5, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'emendamento 18.0.800 (testo 2), identico all'emendamento 18.0.801 (testo 2), che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Gli emendamenti sono identici ed il parere è favorevole.

 

PRESIDENTE. Senatore Pistorio, ne gioisca.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.0.800 (testo 2), identico all'emendamento 18.0.801 (testo 2).

PISTORIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PISTORIO (DCA-PRI-MPA). Esprimo apprezzamento e soddisfazione per l'accoglimento dell'emendamento che ha un valore, al di là del dato economico forse troppo limitato, importante dal punto di vista simbolico e dell'indirizzo politico.

Riconoscere una detrazione importante dell'IRAP alle aziende che denunciano atti estorsivi utilizzando una norma della Regione siciliana e altre similari costituisce un'indicazione importantissima che aiuta un sentimento e un indirizzo forte che si sta diffondendo nella mia Regione e in altre nell'ambito dell'imprenditoria che comincia a denunciare le estorsioni. In un momento in cui la lotta alla mafia segna importanti risultati positivi, cominciare a compromettere quella base economica forte che deriva dalle estorsioni significa destabilizzare la potenza intimidatrice della mafia.

Dovremmo ulteriormente sviluppare questo indirizzo rendendo conveniente la denuncia dei fatti estorsivi e innestando un processo virtuoso. Quindi, è una buona cosa che abbiamo fatto insieme.

 

PRESIDENTE. Scusatemi colleghi, mi ero dimenticato del parere del Governo e non vorrei aver gioito troppo presto.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo è favorevole.

 

PRESIDENTE. Meno male! Possiamo quindi procedere con le dichiarazioni di voto.

 

D'ALI' (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALI' (FI). Signor Presidente, vorrei sottolineare con soddisfazione l'approvazione di questo emendamento e chiedere di aggiungere la mia firma.

 

VIZZINI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VIZZINI (FI). Il Gruppo di Forza Italia sosterrà questo emendamento perché in un momento difficile in cui gli imprenditori siciliani stanno denunciando apertamente i loro estorsori e Confindustria ha fissato un codice di comportamento per cui chi sbaglia viene espunto dal sistema delle imprese, in un momento nel quale a causa delle ristrettezze economiche non è possibile garantire e presidiare bene il territorio con le forze dell'ordine alle quali spesso manca finanche la benzina per andare in giro con le volanti della Polizia di Stato, dare una detrazione fiscale a chi ha il coraggio di denunziare questo cancro terribile della mafia, che oltre che uccidere gli uomini uccide tutte le loro libertà e uccide la libera concorrenza, è un gesto del Parlamento di sensibilità verso la lotta alla criminalità organizzata che sembra non essere più nell'agenda politica di questo Governo.

 

CENTARO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CENTARO (FI). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, ho aggiunto la mia firma all'emendamento 18.0.800 (testo 2) e con essa rappresento tutti i senatori e le senatrici del mio Gruppo. Abbiamo sottoscritto questo emendamento condividendo peraltro pienamente un'idea sulla quale da tempo rifletto e scrivo, quella cioè che occorrerà fare in modo che si introducano leve positive per suscitare comportamenti virtuosi. Non sempre, o troppo spesso, la punizione minacciata e non eseguita è capace di prevenire comportamenti gravi e non sempre soccorre di fronte alla paura e alla soggezione.

Il fatto di prevedere un premio, che lo Stato tessa un patto con le aziende che si rifiutano di sottostare al pizzo, è segnale di una attenzione grande che lo Stato ha nei confronti di questi comportamenti virtuosi. Nessuno ha mai pensato che la mafia, così come altri fenomeni criminali che hanno afflitto il nostro Paese in passato, possa essere sconfitta esclusivamente dalle forze di polizia o dentro le aule dei tribunali. Crediamo che sia assolutamente essenziale cominciare da qui e andare avanti sulla strada di un patto che premi i comportamenti virtuosi, li enfatizzi e faccia diventare, lasciatemi usare questa parola, conveniente essere contro gli interessi della mafia.

Io ringrazio il senatore Pistorio per la presentazione di questo emendamento. Non so se i colleghi degli altri Gruppi che hanno sottoscritto l'emendamento vorranno prendere la parola, lo trovo un felice esempio di sintesi su una questione essenziale per il Mezzogiorno ma più complessivamente per il nostro Paese.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, vorrei chiedere di aggiungere la mia firma, che vale per tutto il Gruppo dell'UDC, all'emendamento 18.0.800 (testo 2) del senatore Pistorio e chiedo, inoltre, di aggiungere la mia firma e quella del senatore Mannino all'emendamento 18.0.801 (testo 2), che è identico al precedente.

 

PRESIDENTE. Colleghi, siete autorizzati a presentare la richiesta di sottoscrizione dell'emendamento alla Presidenza, altrimenti non riesco a segnarle tutte perché sono davvero tante.

 

NANIA (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NANIA (AN). Signor Presidente, anche il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore di questo emendamento del collega Pistorio e lo farà convintamente perché come ben diceva la collega Finocchiaro introduce, grazie a questa normativa messa in pratica nella Regione siciliana, un atteggiamento, una valutazione positiva, uno stare accanto a coloro che scelgono di stare contro la mafia e contro tutte le mafie. Noi riteniamo che questo sia importante perché apre un capitolo nuovo nel comportamento delle istituzioni, non soltanto repressivo ma attivo, di sostegno.

Stare accanto a chi soffre tutte le aggressioni e tutte le ingiustizie è un fatto che sicuramente accende la speranza e suscita comportamenti positivi. Noi riteniamo che questo atteggiamento debba essere esteso a tutti quegli episodi di violenza sistematica, a tutti quei comportamenti che di fatto dimostrano di vedere nello Stato, soprattutto nello Stato che rappresenta il senso della nazione, un nemico.

Ecco, quindi, una linea da seguire contro la mafia ma anche contro il terrorismo. Un comportamento importante che se le istituzioni riusciranno ad estendere a 360 gradi, certamente servirà a tenere sempre più vivo il senso dell'identità nazionale e a scoprirsi tutti impegnati in una battaglia a sostegno, soprattutto, del senso dello Stato.

 

BATTAGLIA Giovanni (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BATTAGLIA Giovanni (SDSE). Signor Presidente, annuncio il voto favorevole, tra l'altro già testimoniato dalla firma del Capogruppo di Sinistra Democratica, sull'emendamento 18.0.800 (testo 2).

È un emendamento che considero particolarmente significativo e importante, coerente con uno straordinario processo di cambiamento positivo che si sta verificando in alcune Regioni meridionali, in particolare in Sicilia, sia con riferimento alle azioni di questi giorni delle forze dell'ordine (che hanno assicurato alla giustizia coloro che si erano resi protagonisti proprio di reati estortivi), sia con riferimento alla reazione dell'imprenditoria siciliana; mi riferisco alla posizione assunta dalla Confindustria, ma anche al fatto straordinario, avvenuto a Palermo, della costituzione della prima associazione antiracket.

Questo emendamento, che chiedo di poter sottoscrivere, per quanto limitato, costituisce un'attenzione positiva e garantisce un significativo sostegno a questo processo. (Applausi dal Gruppo RC‑SE).

 

PRESIDENTE. Colleghi, in questo momento mi risultano richieste di interventi da parte di circa il 50 per cento dei componenti dell'Assemblea: vogliamo forse prevedere una seduta a parte? Oppure potrebbe intervenire un solo senatore per Gruppo.

 

STRANO (AN). Intendo intervenire anche io.

 

PRESIDENTE. Le darò la parola, ovviamente.

 

RUSSO SPENA (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RUSSO SPENA (RC-SE). Signor Presidente, intervengo solo per segnalare, molto brevemente, che la firma che ho apposto all'emendamento del senatore Pistorio (lo ringrazio per averlo presentato) ovviamente è posta anche a nome di tutte le colleghe e i colleghi del Gruppo, e corrisponde ad un dato di fondo: nella nostra concezione, già ricordata dalla collega Finocchiaro, la lotta alla mafia si fa con azioni positive, di mobilitazione sociale e strutturale, e non in termini puramente militari o giurisdizionali, che sono pure terreni importanti ma certamente parziali e quindi, in quanto tali, insufficienti. Vorrei ricordarlo, perché su questo tema la dialettica ed anche la polemica sono ampie.

Ebbene, noi qui, anche con la firma a questo emendamento, vogliamo dire con forza che la mafia non si combatte, ovviamente, con atteggiamenti rituali o puramente ufficiali, e soprattutto vogliamo ribadire che la mafia non è costituita da un manipolo di terroristi o di sparatori folli. Come già ci insegnavano La Torre e Impastato, senza l'intreccio con l'amministrazione, con le strutture economiche e con la politica non c'è mafia, non c'è il fenomeno della mafia in quanto tale. Perché la mafia è profitto, è beni, è percorsi di accumulazione, è percorsi di valorizzazione del capitale, è intreccio - oggi - tra economia legale e illegale, è borghesia mafiosa.

Si devono allora aprire, anche grazie all'azione dello Stato magari minima ma importante come quella che questo emendamento evoca, delle crepe nella borghesia mafiosa, nelle strutture di potere economico: abbiamo apprezzato gli atteggiamenti che ha assunto in quest'ultima fase la Confindustria in Sicilia; ebbene, si aprono varchi importanti per la reale e non rituale lotta antimafia.

Colgo l'occasione per dire che sul sequestro e la confisca dei beni mafiosi - altro terreno particolarmente importante - dobbiamo fare presto passi avanti. Colgo l'occasione anche per dire al Governo presente qui in Aula e al Ministro dell'economia che come ha richiesto ad ampissima maggioranza la Commissione antimafia - anche attraverso il presidente Forgione - qualche giorno fa, è importante che si sblocchi il tema dell'agenzia autonoma che possa valorizzare e ridestinare alla socializzazione i beni sequestrati e confiscati ai mafiosi. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, voteremo a favore dell'emendamento 18.0.800 (testo 2), ma intendo sottolineare alcune questioni.

In primo luogo, non mi pare sia un caso che un emendamento fattivo per la lotta alla mafia venga dalla Casa delle Libertà. Colleghi, vorrei ricordarvi che con grande innovazione in questa legislatura avete destinato per i fondi della Commissione antimafia, che dovrebbe operare contro la mafia per scoprirne tutte le intersecazioni con la società, il suo modo di operare e delinquere, 300.000 euro all'anno. Avete voluto fare le nozze con i fichi secchi mettendo la Commissione antimafia in condizioni di non operare: è un peccato originale che vi portate addosso in questa legislatura. Questo non va mai dimenticato e io non cesserò mai di ricordarvelo, perché avete costruito una Commissione antimafia che non può operare, questo è il punto che va sottolineato.

Non posso, però, neanche sottacere due questioni che mi lasciano un po' di amaro in bocca. La prima è che la mafia non è soltanto al Sud, non è soltanto in Sicilia. Oggi la mafia, purtroppo, è in tutto il Paese perché i lupi sono andati dove c'erano i vitelli grassi, cioè al Nord. (Applausi del senatore Battaglia Antonio).

Chiedo al Governo di impegnarsi ad estendere questa previsione non soltanto alla Regione Sicilia, ma a tutto il Paese, magari durante l'esame della finanziaria alla Camera. In caso contrario - e qui sta l'altra grande questione di amarezza - sembrerebbe esserci una sottile vena di razzismo nei confronti dei padani. Vi porto due esempi: il primo, sicuramente involontario, è questo. Il secondo è che quando gli stranieri in Padania hanno ammazzato, torturato, stuprato innumerevoli persone, (anche ieri è stato ucciso un medico a Milano) esce un trafiletto, si sente qualche espressione di cordoglio e basta; viene negli stessi termini massacrata una persona a Roma e si emana un decreto. Ecco, vorrei che questo doppiopesismo finisse una volta per tutte, perché noi abbiamo gravissimi problemi di ordine pubblico dalle nostre parti. Per favore, tenetene conto. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la firma dei senatori dell'Udeur all'emendamento 18.0.800 (testo 2).

 

PRESIDENTE. Colleghi, adesso concederò la parola proprio per un annuncio di voto ai senatori che hanno chiesto di intervenire, in modo da evitare dichiarazioni in dissenso da se stessi.

 

STRANO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

 

STRANO (AN). Signor Presidente, intervengo in dissenso e, contrariamente a quanto fatto ieri dal collega di Forza Italia, mi asterrò dalla votazione dell'emendamento, che considero umiliante per la Sicilia, al di là della buona volontà del senatore Pistorio e di chi ha sottoscritto ulteriormente la proposta. Infatti, una elemosina di 5 milioni di euro parcellizzata per tutti coloro che subiscono danni ed estorsioni si riduce al nulla.

Il Governo Prodi e la maggioranza di centro‑sinistra, che tanto blaterano contro la delinquenza e in favore della trasparenza, hanno votato contro un finanziamento di 200 milioni da destinare al fondo di riserva per le imprese gestito dal Ministero. Il Governo Prodi e la sua maggioranza hanno votato contro l'aumento della dotazione per le forze di polizia. Il Governo Prodi ha buttato a mare centinaia di milioni di euro per assumere dei precari lasciando a terra giovani che potevano partecipare e vincere concorsi, trasformandoli in potenziali disperati o forse anche delinquenti in futuro.

Questa è la politica del Governo Prodi, che a me non soddisfa specialmente quando concede alla Sicilia, orgogliosa ed in piedi, una elemosina di 5 milioni di euro che, per quanto mi riguarda, è nulla. Pertanto mi asterrò da questa umiliante processione di senatori che aggiungono la firma. (Applausi del senatore Storace).

 

CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero esprimere apprezzamento per l'iniziativa legislativa del senatore Pistorio, che ha felicemente compreso le ragioni di una sfida che sta dentro la realtà siciliana, con il suo carico di angosce e di sofferenze. Esse hanno trovato in questo emendamento un punto alto di risposta, anche se parziale, collocando felicemente l'azione del Governo nazionale nel solco della migliore tradizione per combattere la malavita organizzata e le mafie di ogni tipo, per costruire anche in Sicilia, e non solo, una rete di protezione a sostegno dell'imprenditoria sana.

Auspico che ciò segni il tempo di una nuova primavera, di una stagione di attenzione vera dello Stato, di percorsi legislativi che camminino di pari passo con le potenzialità e le attese di un popolo massacrato dal devastante flagello della criminalità mafiosa.

Il senatore Castelli ha posto un problema, quello delle mafie in tutto il territorio nazionale. Si tratta di un problema vero, che insieme è sociologico e culturale e che deve portare le forze politiche di maggioranza e di opposizione a coniugare una nuova risposta dello Stato rispetto a questi raid che, giorno per giorno, massacrano la parte sana del Paese e ciò che di sano c'è nel mondo dell'economia e della finanza.

 

GIAMBRONE (Misto-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIAMBRONE (Misto-IdV). Signor Presidente, vorrei annunciare il nostro voto favorevole.

Chiediamo inoltre di aggiungere le firme dei senatori dell'Italia dei Valori a tale provvedimento.

 

MONTALBANO (Misto-CS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MONTALBANO (Misto-CS). Signor Presidente, i senatori della Costituente Socialista voteranno a favore dell'emendamento presentato dal senatore Pistorio e chiedono di aggiungere la loro firma.

Vorremmo anche sottolineare che quest'Aula farebbe bene a non sminuire la portata di ciò che stiamo facendo, a non sminuire la coralità con cui il Senato vuole dare rilievo a una presa di posizione utile ed indispensabile, di cui si richiederebbe più spesso una sottolineatura nelle Aule parlamentari.

Noi vorremmo che si facesse a meno - lo dico garbatamente al senatore Castelli - di individuare le motivazioni che hanno portato il senatore Pistorio a redigere e a proporre alla nostra attenzione tale emendamento come derivanti da una sensibilità piena della Casa delle Libertà, di fronte una sorta di rimozione e di dimenticanza della parte restante del Parlamento. Non è così e non è questo il caso, per una semplice ragione. Nel momento in cui la Confindustria siciliana ha voluto assumere con grande forza la presa di posizione che l'ha caratterizzata, nel momento in cui il Presidente di Confindustria di Agrigento è costretto a muoversi con la scorta e gli imprenditori siciliani si riuniscono e fondano un'associazione antiracket, occorre essere uniti, relegando al margine del nostro dibattito le polemiche e sottolineando con forza la volontà del Parlamento di essere vicino a chi assume comportamenti coraggiosi e forti nella lotta contro la mafia.

I problemi esistono, vanno affrontati ed in questo momento sarebbe il caso di essere unitari e di evitare ogni forma di divisione. (Applausi dal Gruppo Misto-CS).

 

PRESIDENTE. Colleghi, non vorrei comprimere il dibattito su una questione così importante, ma se apriamo tutto un discorso, diventerebbe una seduta dedicata solo a questo.

 

TIBALDI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TIBALDI (IU-Verdi-Com). Presidente, a nome del mio Gruppo vorrei brevemente precisare che la sottoscrizione da parte del Capogruppo vale implicitamente per tutti i componenti del Gruppo. Noi voteremo convinti.

Sembra anche a me che quanto sottolineato dal senatore Castelli circa l'esigenza che misure di lotta alla mafia debbano essere prese non solo relativamente alla Sicilia, e indipendentemente dal giudizio sulla quantità del valore economico della misura che prendiamo, sarebbe un atto opportuno sia da parte del Parlamento che del Governo. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com e LNP).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, intervengo soltanto per pregarla di aggiungere all'emendamento 18.0.800 (testo 2) la firma di tutto il Gruppo di Alleanza Nazionale, ovviamente esclusa quella del senatore Strano che è già intervenuto in dissenso dalla posizione ufficiale espressa dal collega Nania.

PRESIDENTE. A questo punto, inverto l'onere della prova: chi volesse non sottoscrivere l'emendamento, lo segnali alla Presidenza.

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, non chiedo di apporre la firma, anche perché esiste l'emendamento 18.0.801 (testo 2), a mia firma, che è identico all'emendamento 18.0.800 (testo 2). Ovviamente gli emendamenti verranno posti in votazione congiuntamente avendo contenuto identico. Tenuto conto della circostanza, mi auguro che l'Assemblea si unifichi simbolicamente su questi emendamenti, al di là delle appartenenze di schieramento.

Signor Presidente, da tanti anni - forse da troppi - il sottoscritto, come esponente dell'opposizione dal 1996 al 2001, come esponente della maggioranza dal 2001 al 2006 ed anche adesso, sostiene che per il contrasto alla criminalità organizzata, sia quella mafiosa sia quella più articolata che fa parte di altre tipologie di criminalità, la politica debba essere unita e non debba dividersi. Il contrasto alla mafia non può essere appartenenza e patrocinio soltanto di una forza politica: questo è quanto vuole la mafia, cioè la divisione della politica, per inserirsi come il coltello nel burro nelle istituzioni e fare da padrone. (Applausi dal Gruppo FI).

Signor Presidente, poiché i colleghi del Senato troveranno tali affermazioni in tutti i tabulati delle agenzie degli ultimi decenni, sono sereno nel confermarle oggi e nell'augurarmi che questo voto possa essere testimonianza, al di là dei primi firmatari degli emendamenti (il senatore Pistorio, da un lato, ed il sottoscritto, dall'altro), di tale volontà: dobbiamo essere tutti uniti, in particolar modo nei confronti del settore ambientale, oggetto dell'estorsione, nel quale la criminalità mafiosa ha concentrato ormai da tempo il flusso dei suoi affari.

Occorre dare un segnale a chi è sottoposto a questa terribile criminalità, a chi vede la propria famiglia e la propria attività commerciale (spesso piccola e di carattere artigianale) subire intimidazioni o addirittura attentati che mettono a repentaglio la vita. A questi soggetti bisogna dare un segnale forte. Oggi il Parlamento lo sta dando con questo voto, che mi auguro sia espresso all'unanimità. (Applausi dal Gruppo FI).

 

FAZIO (Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FAZIO (Aut). Signor Presidente, anche il sottoscritto, unitamente al Gruppo per le Autonomie, chiede di apporre la firma all'emendamento 18.0.800 (testo 2), presentato dal senatore Pistorio e da altri senatori.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, intervengo per sottolineare che l'iniziativa è ottima, ma l'esito è assolutamente irrilevante. Condividendo parola per parola quanto ha affermato il senatore Strano, preannuncio la nostra astensione.

 

(È pervenuta alla Presidenza la seguente richiesta di aggiunta di firma: all'emendamento 18.0.800 (testo 2) dal senatore Garraffa).

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 18.0.800 (testo 2), presentato dal senatore Pistorio e da altri senatori, identico all'emendamento 18.0.801 (testo 2), presentato dal senatore Schifani e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Onorevoli colleghi, procediamo con gli altri emendamenti, dopo aver dato tanto spazio alle grandi isole e al resto.

(omissis)

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817 (ore 13,45)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'emendamento 29.0.600, che si intende illustrato e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Presidente, il parere è contrario sull'emendamento 29.0.600: vi sarebbe però disponibilità ad accogliere un ordine del giorno sul solo comma 2. Chiedo alla collega Allegrini se è disponibile in tal senso.

 

PRESIDENTE. Senatrice Allegrini, accetta la proposta del relatore?

 

ALLEGRINI (AN). Signor Presidente, accetto la trasformazione del comma 2 in ordine del giorno, ma vorrei illustrarlo perché so che è in corso una procedura di applicazione di quanto previsto dall'ultima legge finanziaria. L'ordine del giorno deve servire per il prosieguo di tale operazione. L'ordine del giorno serve a tutelare il legame tra i prodotti ed il territorio, quindi, tra il consumatore ed il territorio.

Si tratta di istituire la definizione e la denominazione di agromercato mediante l'istituzione di mercati in spazi aperti, destinati alla vendita solo da parte di agricoltori in forma singola e associata, ma ciò che è importante è che va indicato sull'etichetta il luogo di origine territoriale del prodotto e l'impresa produttrice, oltre che ovviamente il prezzo di vendita al pubblico per unità di misura.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole alla trasformazione del comma 2 in ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G29.0.600 non verrà posto in votazione.

Passiamo all'ordine del giorno G34.0.100, su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere favorevole.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G34.0.100 non verrà posto in votazione.

Passiamo all'esame degli emendamenti 46.0.800/1 (testo 2) e 46.0.800, su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Gli emendamenti 46.0.800/1 (testo 2) e 46.0.800 si riferiscono al risarcimento in favore degli emotrasfusi. Si è molto discusso su questo argomento e ricordo che in Commissione abbiamo approvato all'unanimità un ordine del giorno. Il senatore Cursi ed altri colleghi hanno insistito, nella fase che ha preceduto l'accantonamento, su questo emendamento; ci siamo fatti carico come maggioranza di presentare il subemendamento con il quale limitiamo l'intervento al 2008, mantenendo lo stesso importo di 180 milioni di euro, poiché la copertura allo stato non è pienamente soddisfacente.

Invitiamo quindi ad approvare questo emendamento, con parere favorevole subordinatamente all'approvazione del subemendamento, poiché la copertura dell'emendamento principale è decennale e quindi difficilmente sostenibile in questa fase. Sottolineo che, a seguito di questa approvazione, è necessario che il Governo in prosieguo, conformemente a quanto contenuto nell'ordine del giorno approvato da tutti, provveda ad individuare una copertura più idonea.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Intervengo per giustificare il fatto che il Governo si rimette per la decisione all'Aula su sull'emendamento 46.0.800. Non si mette in dubbio l'opportunità di un intervento di questo tipo, tanto che in Commissione il Governo aveva assicurato la volontà di risolvere il tema nel prosieguo della discussione alla Camera. Semplicemente, desidero sottolineare, come ricordato anche dal relatore, la questione della copertura. Il Governo auspica di non ricorrere ad inasprimenti delle aliquote legali di prelievo. Per questo unico motivo, il Governo si rimette all'Aula e non per il minimo dubbio sull'opportunità di intervenire a favore della categoria in oggetto.

Il parere del Governo sull'emendamento 46.0.800/1 (testo 2) è invece favorevole.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 46.0.800/1 (testo 2).

 

CURSI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CURSI (AN). Signor Presidente, oggi è per noi una giornata importante e voglio perciò ringraziare il relatore e il ministro Turco. Oggi rispondiamo in maniera positiva ad un'esigenza emersa in Aula. Ricordo ancora che la richiesta di accantonamento fu fatta dal senatore Salvi (il senatore Angius l'avrebbe avanzata subito dopo ma poi non è più intervenuto). Su queste tematiche esiste dunque un comune pensare, ed è un fatto importante.

I soggetti danneggiati in ambito sanitario sono migliaia; i talassemici, gli emofilici, gli emotrasfusi avranno oggi modo di verificare la disponibilità concreta di quanti hanno creduto, recepito e sostenuto la loro legittima richiesta. Essi vedranno soprattutto le istituzioni, in quanto tali, che rispondono in maniera positiva a queste richieste. Siamo fiduciosi, lo dico al ministro Turco e a tutti noi, che continueremo su questo percorso. É un percorso, e vorrei ricordarlo ai colleghi del Senato che con noi hanno condiviso le precedenti esperienze, iniziato dal precedente Governo Berlusconi con uno stanziamento di 495 milioni di euro nel 2003 a favore dei soggetti emofilici e con un ulteriore stanziamento per i danneggiati da vaccinazione obbligatoria.

Vorrei ricordare al relatore, senatore Legnini, e al ministro Turco (ben sapendo che almeno il ministro Turco si è già attivata) che relativamente al decreto-legge nel quale sono stati stanziati, per il 2007, 94 milioni di euro (portati da questa Assemblea alla quasi unanimità a 150 milioni), la Commissione bilancio della Camera ha riportato quello stanziamento a 94 milioni. So dell'intervento del ministro Turco affinché in quella sede ritornasse lo stanziamento, da noi votato, di 150 milioni nel 2007. Mi auguro che ciò avvenga perché in caso contrario sarebbe un fatto preoccupante.

Con tale emendamento l'Assemblea ha dato una grande prova di sensibilità e solidarietà. Quindi, nei confronti di queste categorie continuiamo questo percorso perché esse possano vedere nelle istituzioni un elemento positivo. (Applausi dal Gruppo AN).

 

SILVESTRI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SILVESTRI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, desidero associarmi alle parole del senatore Cursi per ringraziare il Governo, la Commissione e anche l'Aula intera di questa risoluzione. Le motivazioni e le assicurazioni fornite dal relatore e dal Governo sono soddisfacenti. L'impegno preso è tangibile e, in divenire, è una cosa ottima.

Colgo l'occasione, e concludo, per dire che talvolta la tanto bistrattata politica trova unità vera: inizialmente nella Commissione igiene e sanità, a partire dal suo presidente Marino e dal vice presidente Cursi, che tanto hanno operato in questa direzione (anche con l'appoggio di tutta la Commissione, dell'Aula e anche del Governo), per rispondere a una questione non solo di malessere e di salute. In questo caso, si tratta di un risarcimento dovuto a individui che hanno subito una gravissima menomazione, della quale è stata colpevole una malasanità che, anche come Commissione e come Senato, stiamo cercando di prevenire per fare in modo che il benessere dei cittadini sia il benessere di tutti.

Per una volta, e non sono facile a ringraziamenti fittizi, dico davvero grazie. (Applausi dai banchi della maggioranza).

 

EMPRIN GILARDINI (RC-SE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EMPRIN GILARDINI (RC-SE). Signor Presidente, desidero sottolineare la nostra soddisfazione per l'approvazione dell'emendamento 46.0.800 che credo dovrebbe essere sottoscritto, così come era originariamente, da tutte le componenti della Commissione sanità perché è il frutto di un percorso che è iniziato, vorrei sottolinearlo, con la finanziaria dell'anno scorso. Il presidente Marino ed io a nome del mio partito nella dichiarazione di voto sulla finanziaria dello scorso anno avevamo infatti espresso apprezzamento per il grande impegno di questo Governo sulla sanità, il cui finanziamento è passato da 93 a 101 miliardi di euro. Vorrei sottolinearlo perché è un elemento fondamentale che ci consente oggi di rivedere i livelli essenziali di assistenza e quindi anche l'assistenza nei confronti di questi soggetti. Auspicavamo allora l'approvazione sia dell'abrogazione dei ticket che di un emendamento che intervenisse su tale questione; siamo soddisfatti che questo sia avvenuto già con il decreto sul 2007. (Applausi dai Gruppi RC-SE e IU-Verdi-Com).

 

MASSIDDA (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. (Numerosi senatori si avviano verso le uscite. Brusìo).

 

MASSIDDA (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, vedo che l'Aula si sta svuotando e per un argomento così delicato...

 

FISICHELLA (Misto). Signor Presidente, i tempi!

 

PRESIDENTE. Il collega Massidda ha i tempi a disposizione perché non appartiene al Gruppo di Forza Italia.

 

MASSIDDA (DCA-PRI-MPA). Appartengo al gruppo sardo, e con orgoglio.

Signor Presidente, probabilmente il mio intervento è un po' stonato di fronte a questo trionfalismo. Io sono parzialmente soddisfatto: passando da zero a 180 milioni, sarei ingiusto se non avessi un minimo di soddisfazione. Credo però di non essere stato mai ascoltato sufficientemente per spiegare ai tanti amici, che pensano di avere trovato la bacchetta magica, che uno stanziamento solo per un anno non risolve il problema alla stragrande maggioranza di queste persone. Questo per il semplice motivo che non credo ci sia in Italia qualcuno che rinunci ad una transazione in nome di un'anticipazione senza avere la sicurezza di essere risarcito del tutto.

Stiamo parlando ancora di una piccola frazione di una cifra molto più ingente che noi abbiamo chiesto di distribuire nell'arco di dieci anni. Questo Governo, che l'anno scorso aveva fatto il giro dell'Italia promettendo una soluzione ma non aveva stanziato un euro, oggi stanzia 180 milioni di euro, ma solo per il 2008. Chiedo allora che vi sia un impegno molto più concreto, molto più serio, perché non è facile parlare di ordini del giorno: certo, a nessuno si nega un ordine del giorno, ma la valenza di un simile atto è bassissima di fronte ad un'esigenza impellente ed importantissima come è quella di questi ammalati. Ecco perché chiedo che ci sia qualcosa di più.

Chiedo anche che sia supportata la Ministra, che qualche volta si è offesa e ha detto: non avete fiducia in noi. Ma come possiamo avere fiducia, non in lei, ma nel suo Governo, che ha promesso tanto e oggi dà una risposta parzialissima, suonando le campane a festa come se avesse risolto il problema per sempre? Ecco perché chiedo, lo ripeto, anche agli amici che hanno espresso grande soddisfazione, una maggiore coerenza e un impegno molto più serio, molto più evidente, per risolvere il problema di migliaia di persone affette da malattie irreversibili per colpa dello Stato. Esse hanno avuto trasfusioni con sangue infetto non solo per colpa della malasanità ma proprio per le scelte scellerate di una sanità del passato troppo spesso governata dalle stesse persone che dall'altra parte, oggi, puntano il dito verso il centro-destra. (Applausi dai Gruppi LNP, FI e Misto-LD).

 

DIVINA (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, anche se può sembrare blasfemo, a mio avviso l'intervento del collega Massidda è Vangelo: egli ha infatti illustrato il quadro della situazione come nessuno meglio di lui avrebbe saputo fare. Però, a onor del vero, una piccola ricostruzione della verità: siamo arrivati qui, con il decreto, a chiedere giustizia, che venisse dato o risarcito, che lo Stato onorasse un obbligo morale ancora prima che giuridico, e il Governo ha detto di no.

L'Assemblea ha obbligato il Ministro a rimangiarsi quel no, riconoscendo certi diritti a queste persone danneggiate loro malgrado. La seconda volta, in questa sede, il Governo ha detto no per l'ennesima volta ed è stata la grande insistenza dell'Assemblea, con un atteggiamento bipartisan, a larga misura, ad obbligare il relatore a portare questa piccola modifica. Niente è niente e qualcosa è qualcosa. Probabilmente bisognerà fare di necessità virtù.

Voteremo, piuttosto che il nulla, a favore dell'emendamento presentato dal relatore ma è una inerzia rispetto alle esigenze reali di tutte queste persone; c'è gente in fin di vita, c'è chi è già morto, c'è chi sa che non avrà più una esistenza normale: lo Stato continua a non interessarsi a tutte queste persone ed è un vero scandalo. È un obbligo morale, prima che giuridico, per lo Stato risarcire queste persone.

Quindi voteremo a favore di quel parziale interesse che ha dimostrato il Governo attraverso l'emendamento del relatore, ma tutto il Gruppo sottoscrive l'emendamento 46.0.800, presentato dal senatore Cursi, che forse dà un minimo ristoro e rende giustizia a tutte queste famiglie.

 

BIANCONI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BIANCONI (FI). Signor Presidente, Forza Italia voterà a favore. Però questo abbraccio ecumenico che anche parte dei miei colleghi del centro-destra hanno espresso, quasi graziati da questa piccola risoluzione, contenuta nell'emendamento del relatore, a noi sinceramente non piace.

Ci dispiace moltissimo, invece, che abbiamo perso un'ottima occasione per continuare nella strada intrapresa attraverso il decreto legislativo. Ci era stato detto che avremmo trovato una soluzione in questa finanziaria, che sta passando dal Senato alla Camera. Ci viene ora detto che probabilmente la copertura verrà trovata alla Camera. Poi dalla Camera il provvedimento tornerà al Senato blindato. Non so quale finanziaria dovremo aspettare per trovare la soluzione completa a questo problema. Quindi votiamo perché è meglio poco che niente. Questa è la seconda tappa che l'Aula riesce ad ottenere. Però siamo veramente molto scontenti e molto preoccupati. (Applausi dai Gruppi FI e LNP. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Ci sono altri colleghi che desiderano parlare. In riferimento all'intervento del collega Divina, credo che «piuttost che nient, l'è megl piuttost!», come si dice da noi. Se volessero rinunciare e passare subito al voto, sarebbe preferibile. Mi auguravo che si sarebbe potuto votare per alzata di mano, senza alcuna opposizione, perché troppo tempo si è atteso. Forse un piccolo segnale si poteva dare. Se qualcuno è contrario, se ne assumerà la responsabilità. (Applausi).

 

MATTEOLI (AN). Noi saremmo d'accordo a votare adesso, ma è chiaro che ci vuole l'unanimità.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, non credo che cinque minuti di discussione compromettano il soddisfacimento dei diritti. Le chiedo di restare nella sua funzione; si chiede al Governo un chiarimento perché quanto hanno detto i senatori Bianconi, Massidda e Divina merita una risposta. Votare alle ore 15,35 non significa la mancata approvazione dell'emendamento.

Le chiedo semplicemente di porre una questione al Governo.

 

PRESIDENTE. A questo punto, rinvio la votazione al pomeriggio, rispettando l'elenco di coloro che hanno chiesto fino ad ora di intervenire in dichiarazione di voto.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, avevo chiesto la parola perché, nel momento in cui è intervenuto il collega Castelli, per chiedere di anticipare alle 15 la ripresa dei lavori dell'Aula, per mia colpa, ero distratto e non sono intervenuto nel dibattito. Vorrei precisare che il Gruppo di Alleanza Nazionale è favorevole a riprendere i lavori alle ore 15. Se c'è questa possibilità, saremmo lieti di poterne usufruire.

 

PRESIDENTE. Senatore Matteoli, è intervenuto il collega Schifani, che ha chiesto di riprendere i lavori alle ore 15,30. Senatore Gramazio, lei è un buon mediatore, ma a questo punto abbiamo stabilito di riprendere i lavori ore 15,30.

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, solo un minuto, anche perché l'ho già intrattenuta qualche giorno fa a quest'ora sullo stesso argomento. Questa mattina, probabilmente più autorevolmente di me, lo ha già fatto il collega D'Onofrio, ma noi vorremo rivolgere alla Presidenza un caloroso appello al rispetto dei tempi e del Regolamento, altrimenti la regola del tempo contingentato non ha più alcun valore nei lavori parlamentari.

 

PRESIDENTE. Senatore Boccia, la mia regola è cercare di arrivare in tempi certi e accettabili alla conclusione di un provvedimento. Un irrigidimento della Presidenza, talvolta, comporta, cosa che abbiamo visto ieri accadere, conseguenti Conferenze dei Capigruppo e riaperture dei tempi di discussione. Finché c'è un atteggiamento responsabile, ritengo che siano concedibili il minuto e mezzo o i due minuti in più e mi sembra che negli interventi di oggi non vi sia stato alcunché di ostruzionistico, al punto che anche da parte della maggioranza hanno parlato quattro o cinque esponenti sul medesimo tema, perché questo aveva una sua rilevanza. Preferisco finire la seduta alle ore 19, piuttosto che alle ore 18 della settimana successiva.

Rinvio pertanto il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.


Allegato A

 

DISEGNO DI LEGGE

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (1817)

 

ARTICOLO 93 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 93.

Approvato con emendamenti. Cfr. anche sed. 252. Votato per parti separate.

(Assunzioni di personale)

1. Le assunzioni autorizzate per l'anno 2007 ai sensi del comma 96 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n.311, possono essere effettuate entro il 31 maggio 2008.

2. All'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, dopo il comma 5-bis è inserito il seguente:

«5-ter. Le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche rimangono vigenti per un termine di tre anni dalla data di pubblicazione. Sono fatti salvi i periodi di vigenza inferiori previsti da leggi regionali».

3. All'articolo 1, comma 527, della legge 27 dicembre 2006, n.296, le parole: «non interessate al processo di stabilizzazione previsto dai commi da 513 a 543,» sono soppresse.

4. Per l'anno 2008, per le esigenze connesse alla tutela dell'ordine pubblico, alla prevenzione ed al contrasto del crimine, alla repressione delle frodi e delle violazioni degli obblighi fiscali ed alla tutela del patrimonio agroforestale, la Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri, il Corpo della Guardia di finanza, il Corpo di polizia penitenziaria ed il Corpo forestale dello Stato sono autorizzati ad effettuare assunzioni in deroga alla normativa vigente entro un limite di spesa pari a 50 milioni di euro per l'anno 2008, a 120 milioni di euro per l'anno 2009 ed a 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. A tal fine è istituito, nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze, un apposito fondo con uno stanziamento pari a 50 milioni di euro per l'anno 2008, a 120 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009 ed a 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. Alla ripartizione del predetto fondo si provvede con decreto del Presidente della Repubblica da emanare entro il 31 marzo 2008, secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni.

5. All'articolo 1, comma 526, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, nel primo periodo, dopo le parole: «in possesso dei requisiti di cui al comma 519» sono aggiunte le seguenti: «nonché del personale che consegua i requisiti di anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007; le amministrazioni continuano ad avvalersi del personale di cui al presente comma nelle more delle procedure di stabilizzazione.

6. A decorrere dall'anno 2008 le procedure di stabilizzazione di cui al comma 558 dell'articolo 1 della citata legge n.296 del 2006 si applicano anche al personale che consegua i requisiti di anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007.

7. Entro il 30 aprile 2008, le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, predispongono, sentite le organizzazioni sindacali, nell'ambito della programmazione triennale dei fabbisogni per gli anni 2008, 2009 e 2010, piani per la progressiva stabilizzazione del seguente personale non dirigenziale, tenuto conto dei differenti tempi di maturazione dei presenti requisiti:

a) in servizio con contratto a tempo determinato, ai sensi dei commi 5 e 6, in possesso dei requisiti di cui all'articolo 1, commi 519 e 558, della legge 27 dicembre 2006, n. 296;

b) già utilizzato con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in essere alla data di entrata in vigore della presente legge e che alla stessa data abbia già espletato attività lavorativa per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, presso la stessa amministrazione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 1, commi 529 e 560, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

8. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 1, comma 418, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, da adottare inderogabilmente entro il mese di marzo 2008, in relazione alle tipologie contrattuali di lavoro flessibile diverse da quelle di cui al comma 7, ed ai fini dei piani di stabilizzazione previsti dal medesimo comma 7, vengono disciplinati i requisiti professionali, la durata minima delle esperienze professionali maturate presso la stessa pubblica amministrazione, non inferiori ai tre anni, anche non continuativi, alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché le modalità di valutazione da applicare in sede di procedure selettive, al cui positivo esito viene garantita l'assimilazione ai soggetti di cui al comma 7, lettera b).

9. Per le finalità di cui ai commi da 5 a 8, il Fondo di cui all'articolo 1, comma 417, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è incrementato della somma di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010.

10. Per le assunzioni nelle carriere iniziali delle Forze di polizia di cui al comma 4, le amministrazioni interessate provvedono, prioritariamente, mediante l'assunzione dei volontari delle Forze armate utilmente collocati nelle rispettive graduatorie dei concorsi banditi ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 settembre 1997, n.332, che abbiano ultimato la ferma e, per i rimanenti posti, mediante concorsi riservati ai volontari in ferma prefissata di un anno, ovvero in rafferma annuale, di cui alla legge 23 agosto 2004, n.226, in servizio o in congedo, in possesso dei requisiti previsti dai rispettivi ordinamenti. In deroga a quanto previsto dall'articolo 16, comma 4, della legge n.226 del 2004, i vincitori dei concorsi sono immessi direttamente nelle carriere iniziali delle Forze di polizia di cui al comma 4.

11. L'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), per sopperire alle carenze di organico e per far fronte ai propri compiti istituzionali ed alle esigenze connesse alla protezione civile, fino al 31 dicembre 2008 continua ad avvalersi del personale in servizio, con contratto a tempo determinato o con contratti di collaborazione, alla data del 28 settembre 2007, nel limite massimo di spesa complessivamente stanziata per lo stesso personale nell'anno 2007 della predetta Agenzia. I relativi oneri continuano a far carico sul bilancio della stessa Agenzia.

12. I contratti di formazione e lavoro di cui al comma 528 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, non convertiti entro il 31 dicembre 2007 sono prorogati al 31 dicembre 2008.

13. Per il personale assunto con contratto di lavoro a tempo parziale la trasformazione del rapporto a tempo pieno può avvenire nel rispetto delle modalità e dei limiti previsti dalle disposizioni vigenti in materia di assunzioni. In caso di assunzione di personale a tempo pieno è data precedenza alla trasformazione del rapporto di lavoro per i dipendenti assunti a tempo parziale che ne abbiano fatto richiesta.

14. Per l'anno 2010, le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 523, della legge 27 dicembre 2006, n.296, possono procedere, previo svolgimento delle procedure di mobilità, ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 60 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente.

15. Le assunzioni di cui al comma 14 sono autorizzate con la procedura di cui all'articolo 1, comma 536, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

16. Per fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza, per l'anno 2010 le amministrazioni di cui al comma 14 possono altresì procedere ad ulteriori assunzioni nel limite di un contingente complessivo di personale corrispondente ad una spesa annua lorda pari a 75 milioni di euro a regime. A tal fine è istituito, nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze, un apposito fondo con uno stanziamento pari a 25 milioni di euro per l'anno 2010 ed a 75 milioni di euro a decorrere dall'anno 2011. Le relative autorizzazioni ad assumere sono concesse secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni.

17. All'articolo 1, comma 103, della legge 30 dicembre 2004, n.311, e successive modificazioni, le parole: «A decorrere dall'anno 2010» sono sostituite dalle seguenti: «A decorrere dall'anno 2011».

18. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 1, comma 519, della legge 27 dicembre 2006, n.296, nell'anno 2008, i bandi di concorso per le assunzioni a tempo indeterminato nelle pubbliche amministrazioni possono prevedere una riserva di posti non superiore al 20 per cento dei posti messi a concorso per il personale non dirigenziale che abbia maturato almeno tre anni di esperienze di lavoro subordinato a tempo determinato presso pubbliche amministrazioni in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007, nonché un'ulteriore riserva del 10 per cento dei posti messi a concorso a favore del personale già utilizzato con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge e che alla stessa data abbia già espletato attività lavorativa per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, presso la stessa amministrazione.

19. Al fine di incrementare la fruizione degli istituti e luoghi di cultura anche attraverso l'estensione degli orari di apertura, il Ministero per i beni e le attività culturali è autorizzato a bandire concorsi e procedere all'assunzione straordinaria di 400 assistenti alla vigilanza, sicurezza, accoglienza, comunicazione e servizi al pubblico, di posizione economica B3, in deroga alle vigenti disposizioni limitative delle assunzioni.

20. Al fine di rafforzare le strutture tecnico-amministrative preposte alla tutela del paesaggio e dei beni architettonici, archeologici, storico-artistici, archivistici e librari, il Ministero per i beni e le attività culturali è autorizzato a bandire concorsi e procedere all'assunzione straordinaria di complessive cento unità di personale di posizione economica C1, scelte tra architetti, archeologi, storici dell'arte, archivisti, bibliotecari ed amministrativi, in deroga alle vigenti disposizioni limitative delle assunzioni.

21. La definizione della pianta organica del Ministero per i beni e le attività culturali, ai sensi dell'articolo 1, comma 404, della legge 27 dicembre 2006, n.296, tiene conto delle assunzioni di cui ai commi 19 e 20 del presente articolo nei limiti della dotazione organica risultante dalla riorganizzazione operata ai sensi del medesimo comma 404 dell'articolo 1 della legge n.296 del 2006.

22. All'onere derivante dall'attuazione dei commi da 19 a 21, pari a euro 14.621.242 annui, si provvede, a decorrere dall'anno 2008, mediante utilizzo delle risorse di cui all'articolo 1, comma 1142, della legge 27 dicembre 2006, n.296, allo scopo intendendosi corrispondentemente ridotta l'autorizzazione di spesa di cui al medesimo comma.

23. Allo scopo di potenziare il supporto tecnico-amministrativo alle funzioni del Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare in materia di politica economica e finanziaria, di politiche fiscali e di amministrazione generale, anche al fine di assecondare i processi in atto di riorganizzazione delle strutture centrali e periferiche, è autorizzata, anche in deroga ai limiti stabiliti dalle disposizioni vigenti, la spesa di 4 milioni di euro per l'anno 2008 e di 9 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2009, per l'attuazione di un programma straordinario di reclutamento, attraverso procedure selettive aperte all'esterno per almeno la metà dei posti disponibili, di personale, anche di livello dirigenziale, di particolare qualificazione professionale. Si applica l'ultimo periodo del comma 481 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296.

24. Per l'anno 2008, il personale appartenente a Poste italiane Spa, già dipendente dall'Amministrazione autonoma delle poste e delle telecomunicazioni, ed il personale dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato Spa, già dipendente dall'Istituto poligrafico e zecca dello Stato, il cui comando presso uffici delle pubbliche amministrazioni è stato già prorogato per l'anno 2007 ai sensi, rispettivamente, dell'articolo 1, comma 534, della legge 27 dicembre 2006, n.296, e dell'articolo 1, comma 6-quater, del decreto-legge 28 dicembre 2006, n.300, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2007, n.17, può essere inquadrato, nei ruoli delle amministrazioni presso cui presta servizio in posizione di comando o presso le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, ai sensi degli articoli 30, 33 e 34-bis del predetto decreto, nei limiti dei posti di organico. I relativi provvedimenti di comando sono prorogati fino alla conclusione delle procedure di inquadramento, e comunque non oltre il 31 dicembre 2008.

25. All'articolo 1, comma 565, della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al numero 3) della lettera c), le parole: «può essere valutata» sono sostituite dalle seguenti: «è verificata»;

b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Nelle procedure di reclutamento della dirigenza sanitaria, svolte in attuazione della presente legge, il servizio prestato nelle forme previste dalla lettera a) del presente comma presso l'azienda che bandisce il concorso è valutato ai sensi degli articoli 27, 35, 39, 43, 47 e 55 del decreto del Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, n.483».

26. Ai fini del concorso al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, per ciascuno degli anni 2008 e 2009, le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura possono procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, previo effettivo svolgimento delle procedure di mobilità, secondo le modalità di seguito indicate:

a) nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 70 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente, ove l'indice di equilibrio economico-finanziario risulti inferiore a 35;

b) nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 35 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente, ove l'indice di equilibrio economico-finanziario risulti compreso tra 36 e 45;

c) nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 25 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente, ove l'indice di equilibrio economico-finanziario risulti superiore a 45.

27. L'indice di equilibrio economico-finanziario indicato al comma 26 è determinato secondo le modalità ed i criteri di cui al decreto del Ministro delle attività produttive 8 febbraio 2006, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 dell'11 marzo 2006.

28. Per le assunzioni di personale a tempo indeterminato, l'Unioncamere fa riferimento alle modalità individuate nel comma 26, lettera a).

29. Al fine di fronteggiare le carenze di personale educativo all'interno degli istituti penitenziari, il Ministero della giustizia è autorizzato all'immissione in servizio fino ad un massimo di 22 unità di personale risultato idoneo in seguito alla svolgimento dei concorsi pubblici di educatore professionale - C1, a tempo determinato, da destinare all'area penitenziaria della regione Piemonte. A tal fine, è autorizzata la spesa di 0,5 milioni di euro, a decorrere dal 2008, a favore del Ministero della giustizia che provvede all'immissione di detto personale nei ruoli di destinazione finale dell'amministrazione penitenziaria e al conseguente adeguamento delle competenze economiche del personale in servizio risultato vincitore ovvero idoneo nel concorso richiamato.

30. All'articolo 1, comma 557, della legge 27 dicembre 2006, n.296, è aggiunto in fine, il seguente periodo: «Eventuali deroghe ai sensi dell'articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2001, n.448, fermi restando i vincoli fissati dal patto di stabilità per l'esercizio in corso, devono comunque assicurare il rispetto delle seguenti ulteriori condizioni:

a) che l'ente abbia rispettato il patto di stabilità nell'ultimo triennio;

b) che il volume complessivo della spesa per il personale in servizio non sia superiore al parametro obiettivo valido ai fini dell'accertamento della condizione di ente strutturalmente deficitario;

c) che il rapporto medio tra dipendenti in servizio e popolazione residente non superi quello determinato per gli enti in condizioni di dissesto».

31. All'articolo 1, comma 562, della legge 27 dicembre 2006, n.296, è aggiunto in fine il seguente periodo: «Eventuali deroghe ai sensi dell'articolo 19, comma 8, della legge n.448 del 2001 devono comunque assicurare il rispetto delle seguenti condizioni:

a) che il volume complessivo della spesa per il personale in servizio non sia superiore al parametro obiettivo valido ai fini dell'accertamento della condizione di ente strutturalmente deficitario, ridotto del 15 per cento;

b) che il rapporto medio tra dipendenti in servizio e popolazione residente non superi quello determinato per gli enti in condizioni di dissesto, ridotto del 20 per cento».

 

EMENDAMENTO 93.802 (TESTO 2) E SEGUENTI

 

93.802 (testo 2)

D'AMICO

Approvato

All'articolo 93, apportare le seguenti modificazioni:

a) sostituire i commi 5 e 6 con i seguenti:

«5. Fermo restando che l'accesso ai ruoli della pubblica amministrazione è comunque subordinato all'espletamento di procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge e fatte salve le procedure di stabilizzazione di cui all'articolo 1, comma 519, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per gli anni 2008 e 2009:

a) le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, incluse le agenzie fiscali di cui agli articoli 62, 63 e 64 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 e successive modificazioni, gli enti pubblici non economici e gli enti pubblici di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, possono ammettere alla procedura di stabilizzazione di cui all'articolo 1, comma 526 della legge 27 dicembre 2006, n.296, anche il personale che consegua i requisiti di anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007;

b) le amministrazioni regionali e locali possono ammettere alla procedura di stabilizzazione di cui all'articolo 1, comma 558, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, anche il personale che consegua i requisiti di anzianità di servizio ivi previsti in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007.

6. Le amministrazioni di cui al comma 5 continuano ad avvalersi del personale di cui al medesimo comma nelle more delle procedure di stabilizzazione.»;

b) al comma 7, lettera b), aggiungere, in fine, il seguente periodo: «È comunque escluso dalle procedure di stabilizzazione di cui alla presente lettera il personale di diretta collaborazione degli organi politici presso le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.»;

c) al comma 18, sostituire le parole da: «un'ulteriore riserva» fino alla fine del comma con le seguenti: «il riconoscimento, in termini di punteggio, del servizio prestato presso le pubbliche amministrazioni per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, in virtù di contratti di collaborazione coordinata e continuativa stipulati anteriormente a tale data».

 

93.950

SAPORITO, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA

Ritirato

Al comma 9, sostituire le parole: «20 milioni di euro» con le seguenti: «100 milioni di euro».

Conseguentemente, al maggiore onere derivante dal presente subemendamento si provvede mediante riduzione pro quota delle risorse di cui all'articolo 62.

 

93.17

TURIGLIATTO

Decaduto

Sostituire il comma 12 con il seguente:

«5. I contratti di formazione e lavoro di cui al comma 528 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, non convertiti entro il 31 dicembre 2007 sono prorogati e trasformati a tempo indeterminato e anche in ruolo soprannumerario entro e non oltre il 31 dicembre 2008».

Conseguentemente, all'onere si provvede mediante corrispondente riduzione della tabella A, rubrica Ministero dell'economia e delle finanze.

 

93.18

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Respinto

Al comma 14, le parole da: «nel limite di un contingente» fino alla fine del periodo sono sostituite dalle seguenti: «entro percentuali non superiori al 20 per cento delle cessazioni dal servizio verificatesi nel corso dell'anno precedente.».

 

93.20

CICCANTI, FORTE

Ritirato

Dopo il comma 18 aggiungere il seguente:

«18-bis. Il personale dirigenziale di prima e seconda fascia, appartenente, ai ruoli tecnici dell'area C, incaricato ai sensi dell'art. 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, da quattro anni alla data del 31 dicembre 2006, è inquadrato a domanda nel ruolo dei dirigenti del Ministero di appartenenza a decorrere dal 1º gennaio 2008».

Conseguentemente ridurre in proporzione tutte le rubriche dell'allegata Tab. A per gli anni 2008, 2009 e 2010.

 

93.22

IZZO, GIULIANO, DI BARTOLOMEO, BARBA, FERRARA

Approvato

Il comma 23 è sostituito dal seguente:

«Allo scopo di assicurare il supporto tecnico-amministrativo alle funzioni centrali e periferiche del Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare in materia di politica economica e finanziaria, di politiche fiscali e di amministrazione generale, l'applicazione delle disposizioni di cui ai commi 426 e 427 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 n.296 è differita al 1º gennaio 2010. Il Regolamento di cui al comma 427 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 n.296 assicura in ogni caso la permanenza della Direzione territoriale dell'economia e delle finanze e della Ragioneria territoriale dello stato nelle province con una popolazione superiore a 250.000 abitanti».

Sostituire la rubrica con la seguente: «Assunzioni di personale. Misure concernenti la riorganizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze.».

 

93.26

SAIA, AUGELLO, BALDASSARRI

Respinto

Al comma 24, ultimo periodo, sostituire le parole: «non oltre il 31 dicembre 2008»con le seguenti: «sono prorogati fino al 31 dicembre 2008 i comandi del personale appartenente a Poste Italiane S.p.A.».

 

93.28

TURIGLIATTO

Decaduto

Al comma 24, aggiungere il seguente comma:

«24-bis. Per l'anno 2008, il personale comandato presso l'INPS da cinque anni, dipendente ex IRI, ora Fintecna SpA, può essere inquadrato nei ruoli dell'amministrazione in cui presta servizio. I relativi provvedimenti di comando sono prorogati fino alla conclusione delle procedure di inquadramento, e comunque non oltre il 31 dicembre 2008».

Conseguentemente alla Tabella A, alla voce Ministero dell'economia e delle finanzeapportare le seguenti variazioni:

2008: - 2.000;

2009: - 2.000.

 

93.29

TURIGLIATTO

Decaduto

Sostituire il comma 25 con il seguente:

«25. All'articolo 1, comma 565, della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al punto 3 della lettera c), sostituire le parole: «può essere valutata la possibilità di trasformate» con le seguenti: «sono trasformate». Per le assunzioni effettuate in applicazione delle previsioni di cui alla presente lettera e a valere sul «Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici» il concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria è incrementato del differenziale tra la spesa precedentemente sostenuta per i contratti non a tempo indeterminato e la spessa necessaria alla trasformazione degli stessi. Inoltre gli incrementi di spesa dovuti all'attuazione delle previsioni della presente lettera nonché, delle previsioni di cui al comma 1 del presente articolo (come modificato) non verranno computati ai fini delle previsioni di riduzione della spesa del personale richieste dalla normativa vigente per la concorrenza degli enti del servizio sanitario nazionale alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica».

Conseguentemente all'onere si provvede mediante corrispondente riduzione della tabella A, rubrica MEF.

 

93.39

TOFANI

Respinto

Dopo il comma 28, aggiungere il seguente:

«28-bis. Le agenzie fiscali e le altre amministrazioni del comparto finanziario, compresa l'Amministrazione dei Monopoli di Stato, sono autorizzate ad assumere anche in deroga alla normativa vigente, nel limite massimo di 1.000 unità, i vincitori e gli idonei dei concorsi pubblici già espletati, con riferimento alle graduatorie tuttora in vigore, procedendo, ai sensi dell'articolo 9 della legge 16 gennaio 2003, n.3, allo scorrimento delle graduatorie valide fino al 31 dicembre 2008 al fine di dotare gli uffici preposti degli organici necessari al potenziamento delle attività antielusive ed antievasive».

Conseguentemente, ai relativi oneri si provvede mediante corrispondente riduzione proporzionale di tutte le rubriche della Tabella A.

2008: - 40.000;

2009: - 40.000;

2010: - 40.000.

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 93

 

93.0.1

TOFANI

Respinto

Dopo l'articolo 93, aggiungere il seguente:

«Art. 93-bis.

(Assunzioni delle Forze Armate)

1. Il Ministero della difesa è autorizzato ad assumere, anche in deroga alla normativa vigente, entro sessanta giorni dalla data di presentazione della domanda di cui al comma 2, collocandoli transitoriamente in soprannumero ove necessario, e nel limite massimo di milleseicento unità, il personale reclutato ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n.215, e successive modificazioni, che sia in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti:

a) essendo già assunto con contratto a termine, alla data del 1º gennaio 2007 abbia prestato la propria attività lavorativa per un periodo non inferiore a tre anni nel quinquennio precedente la predetta data;

b) consegua il requisito di cui alla lettera a) nel corso dell'anno 2007;

c) sia un ufficiale in ferma prefissata in servizio alla data dello gennaio 2007.

2. L'assunzione in servizio degli ufficiali di cui al comma 1 è effettuata a tempo indeterminato, sulla base di apposita domanda presentata da parte degli interessati entro il termine perentorio di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

3. Gli ufficiali di cui al comma 1 sono inquadrati nei ruoli ad esaurimento istituiti dalla legge 20 settembre 1980, n.574, con la seguente distribuzione tra le diverse Forze armate:

a) Esercito: 350;

b) Marina militare: 750;

c) Aeronautica militare: 200;

d) Arma dei carabinieri: 300».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

2008: - 55.000;

2009: - 55.000;

2010: - 55.000.

 

93.0.2 (testo 2)

TOFANI, VIESPOLI, SAIA, PARAVIA, MONGIELLO, GARRAFFA, ROILO

Approvato

Dopo l'artico 93,aggiungere il seguente:

«Art. 93-bis.

1. Le disposizioni relative al diritto al collocamento obbligatorio di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 23 novembre1998, n.407, e successive modificazioni, sono estese agli orfani o, in alternativa al coniuge superstite di coloro che siano morti per fatto di lavoro, ovvero siano deceduti a causa dell'aggravarsi delle mutilazioni o infermità che hanno dato luogo a trattamento di rendita da infortunio sul lavoro».

 

93.0.6

FORTE, CICCANTI

Respinto

Dopo l'articolo 93, aggiungere il seguente:

«Art. 93-bis.

(Misure urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione dell'Interno)

1. Il Ministro dell'interno, per la attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 12 dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3603 del 30 luglio 2007, è autorizzato alla spesa di 19,100 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2008 e 2009, e di 17,500 milioni di euro per l'anno 2010, mediante corrispondente riduzione degli stanziamenti dello stato di previsione del Ministero dell'interno nell'ambito dell'unità previsionale di base "Immigrati, profughi e rifugiati" e dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo 3, comma 151, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

2. Per fare fronte alla notevole complessità dei compiti del personale dell'Amministrazione civile dell'interno derivanti, in via prioritaria, dalle norme in materia di depenalizzazione e di immigrazione, il fondo unico di amministrazione per il miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza dei servizi istituzionali è incrementato di 5 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010.

3. All'onere derivante dall'attuazione del comma 3, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo 3, comma 151, della legge 24 dicembre 2003, n.350».

 

93.0.8

ROSSI FERNANDO

Respinto (*)

Dopo l'articolo 93, aggiungere il seguente:

«Art. 93-bis.

(Fondo per la stabilizzazione dei lavoratori pubblici)

1. Al fine della copertura economica dei provvedimenti di cui all'art.93 (assunzioni di personale) il "Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici" di cui all'art. 1 comma 417 e seguenti della legge 27 dicembre 2006, n.296 è incrementato per gli anni 2008-2009-210 di Euro 500.000.000.

2. Al comma 418 dell'art. 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296 le parole: "entro il 30 aprile 2007" sono sostituite dalle parole: "entro e non oltre il 31 marzo 2008".

3. Alla lettera a) del comma 420 dell'art. 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296 le parole: "venti per cento" sono sostituite con seguenti: "quaranta per cento"».

Conseguentemente ridurre proporzionalmente tutti gli importi della tabella C.

________________

(*) Ritirato dal proponente è fatto proprio dal senatore Ferrara.

 

ARTICOLO 94 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 94.

Approvato

(Misure straordinarie in tema di mobilità del personale delle pubbliche amministrazioni)

1. Al fine di rispondere alle esigenze di garantire la ricollocazione di dipendenti pubblici in situazioni di esubero e la funzionalità degli uffici delle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, delle Agenzie, incluse le Agenzie fiscali, degli enti pubblici non economici, degli enti di ricerca e degli enti di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica ed il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato possono autorizzare, per il biennio 2008-2009, in base alla verifica della compatibilità e coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica delle richieste di autorizzazione a nuove assunzioni presentate dalle amministrazioni, corredate dai documenti di programmazione dei fabbisogni, la stipulazione di accordi di mobilità, anche intercompartimentale, intesi alla ricollocazione del personale presso uffici che presentino consistenti vacanze di organico.

2. Gli accordi di cui al comma 1 definiscono modalità e criteri dei trasferimenti, nonché eventuali percorsi di formazione, da attuare nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente, nel rispetto delle vigenti normative, anche contrattuali.

3. Per le medesime finalità e con i medesimi strumenti di cui al comma 1, possono essere disposti trasferimenti anche temporanei di contingenti di marescialli dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica in situazioni di esubero, da ricollocare, previa selezione in relazione alle effettive esigenze, prioritariamente in un ruolo speciale ad esaurimento del personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n.195. Con gli strumenti di cui al comma 1 vengono definiti gli aspetti relativi al trattamento giuridico ed economico del personale interessato, nonché i profili finanziari, senza maggiori oneri per la finanza pubblica.

4. Per le medesime finalità e con i medesimi strumenti di cui al comma 1, può essere disposta la mobilità, anche temporanea, del personale docente dichiarato permanentemente inidoneo ai compiti di insegnamento. A tali fini detto personale è iscritto in un ruolo speciale ad esaurimento. Nelle more della definizione del contratto collettivo nazionale quadro per la equiparazione dei profili professionali, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono definiti, in via provvisoria, i criteri di raccordo ed armonizzazione con la disciplina contrattuale ai fini dell'inquadramento in profili professionali amministrativi, nonché, con le modalità di cui al comma 2, gli appositi percorsi formativi finalizzati alla riconversione professionale del personale interessato. Con gli strumenti di cui al comma 1 vengono disciplinati gli aspetti relativi al trattamento giuridico ed economico del personale interessato, nonché i profili finanziari, senza maggiori oneri per la finanza pubblica.

5. Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica è istituita la banca dati informatica finalizzata all'incontro tra la domanda e l'offerta di mobilità, prevista dall'articolo 9 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n.4, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80.

6. La banca dati di cui al comma 5 costituisce base dati di interesse nazionale ai sensi dell'articolo 60 del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n.82.

 

 

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 94

 

94.0.3

MANTOVANO

Respinto

Dopo l'articolo 94, è inserito il seguente:

«Art. 94-bis.

(Esenzioni per le addizionali all'imposta sul reddito delle persone fisiche)

1. Nell'ambito della specificità delle funzioni e attività svolte, il personale delle Forze di polizia è esonerato, a decorrere dal 1º gennaio 2008, dall'applicazione delle addizionali all'imposta sul reddito delle persone fisiche:

a) di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 28 settembre 1998, n.360, recante l'istituzione di una addizionale comunale all'IRPEF, a norma dell'articolo 48, comma 10, della legge 27 dicembre 1997, n.449 come modificato dall'articolo 1, comma 10, della legge 16 giugno 1998, n.191 e dal comma 142 dell'articolo 1, della legge 27 dicembre 2006, n.296;

b) di cui all'articolo 50, comma 3, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, recante l'istituzione di una addizionale regionale all'IRPEF, a norma dell'articolo 3, commi da 143 a 149 e 151, della legge 23 dicembre 1996, n.662, come modificato dall'articolo 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1999, n.506, e dal comma 70 dell'articolo 2, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n.262, come modificato dalla relativa legge di conversione».

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

 


ARTICOLO 95 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 95.

Approvato

(Integrazione risorse rinnovi contrattuali biennio 2006-2007 e risorse rinnovi contrattuali biennio 2008-2009, ivi incluso il personale del Corpo dei vigili del fuoco)

1. Ai sensi dell'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, e al fine di dare completa attuazione alle intese ed accordi intervenuti fra Governo e organizzazioni sindacali in materia di pubblico impiego, le risorse per la contrattazione collettiva nazionale previste per il biennio 2006-2007 dall'articolo 1, comma 546, della legge 27 dicembre 2006, n.296, a carico del bilancio statale sono incrementate per l'anno 2008 di 1.081 milioni di euro e a decorrere dall'anno 2009 di 220 milioni di euro.

2. In aggiunta a quanto previsto al comma 1, per il personale docente del comparto Scuola, in attuazione dell'Accordo sottoscritto dal Governo e dalle organizzazioni sindacali il 6 aprile 2007 è stanziata, a decorrere dall'anno 2008, la somma di 210 milioni di euro da utilizzare per la valorizzazione e lo sviluppo professionale della carriera docente.

3. Per le finalità indicate al comma 1, le risorse previste dall'articolo 1, comma 549, della legge 27 dicembre 2006, n.296, per corrispondere i miglioramenti retributivi al personale statale in regime di diritto pubblico per il biennio 2006-2007 sono incrementate per l'anno 2008 di 338 milioni di euro e a decorrere dall'anno 2009 di 105 milioni di euro, con specifica destinazione, rispettivamente, di 181 milioni di euro e di 80 milioni di euro per il personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n.195.

4. In aggiunta a quanto previsto dal comma 3 sono stanziati, a decorrere dall'anno 2008, 200 milioni di euro da destinare al personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n.195, per valorizzare le specifiche funzioni svolte per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, anche con riferimento alle attività di tutela economico-finanziaria, e della difesa nazionale, da utilizzare anche per interventi in materia di buoni pasto e per l'adeguamento delle tariffe orarie del lavoro straordinario, mediante l'attivazione delle apposite procedure previste dallo stesso decreto legislativo n.195 del 1995.

5. In aggiunta a quanto previsto dal comma 3, al fine di migliorare l'operatività e la funzionalità del soccorso pubblico, sono stanziati, a decorrere dall'anno 2008, 6,5 milioni di euro da destinare al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

6. In relazione a quanto previsto dalle intese ed accordi di cui al comma 1, per le regioni e gli enti locali sottoposti al patto di stabilità interno i corrispondenti maggiori oneri di personale sono esclusi, per l'anno 2008, dal computo delle spese rilevanti ai fini del rispetto delle disposizioni del patto di stabilità.

7. In relazione a quanto previsto dalle intese ed accordi di cui al comma 1, il concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria è incrementato, in via aggiuntiva, di 661 milioni di euro per l'anno 2008 e di 398 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009.

8. Per le amministrazioni pubbliche non statali diverse da quelle indicate ai commi 6 e 7, in deroga all'articolo 48, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, ed in relazione a quanto previsto dalle intese ed accordi di cui al comma 1, i corrispondenti maggiori oneri di personale del biennio contrattuale 2006-2007 sono posti a carico del bilancio dello Stato, per un importo complessivo di 272 milioni di euro per l'anno 2008 e di 58 milioni di euro a decorrere dal 2009, di cui, rispettivamente 205 milioni di euro e 39 milioni di euro per le università, ricompresi nel fondo di cui all'articolo 52, comma 1, della presente legge.

9. Le somme indicate ai commi 1, 2, 3, 4, 5 e 8, comprensive degli oneri contributivi e dell'IRAP di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, concorrono a costituire l'importo complessivo massimo di cui all'articolo 11, comma 3, lettera h), della legge 5 agosto 1978, n.468.

10. Al fine di contenere la dinamica dei redditi da lavoro dipendente nei limiti delle compatibilità finanziarie fissate per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, in sede di deliberazione degli atti di indirizzo previsti dall'articolo 47, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, e di quantificazione delle risorse contrattuali, i comitati di settore si attengono, quale limite massimo di crescita retributiva complessiva, ai criteri e parametri, anche metodologici, previsti per il personale delle amministrazioni dello Stato di cui al comma 1. A tal fine, i comitati di settore si avvalgono dei dati disponibili presso il Ministero dell'economia e delle finanze comunicati dalle rispettive amministrazioni in sede di rilevazione annuale dei dati concernenti il personale dipendente.

11. Per il biennio 2008-2009, in applicazione dell'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, gli oneri posti a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale sono quantificati complessivamente in 240 milioni di euro per l'anno 2008 e in 355 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009.

12. Per il biennio 2008-2009, le risorse per i miglioramenti economici del rimanente personale statale in regime di diritto pubblico sono determinate complessivamente in 117 milioni di euro per l'anno 2008 e in 229 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009 con specifica destinazione, rispettivamente, di 78 milioni di euro e 116 milioni di euro per il personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n.195.

13. Le somme di cui ai commi 11 e 12, comprensive degli oneri contributivi e dell'IRAP di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, concorrono a costituire l'importo complessivo massimo di cui all'articolo 11, comma 3, lettera h), della legge 5 agosto 1978, n.468, e successive modificazioni.

14. Per il personale dipendente da amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dall'amministrazione statale, gli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali per il biennio 2008-2009 sono posti a carico dei rispettivi bilanci ai sensi dell'articolo 48, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165. Per il personale delle università, incluso quello di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, i maggiori oneri di cui al presente comma sono inclusi nel fondo di cui all'articolo 52, comma 1, della presente legge. In sede di deliberazione degli atti di indirizzo previsti dall'articolo 47, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, i comitati di settore provvedono alla quantificazione delle relative risorse, attenendosi ai criteri ed ai parametri, anche metodologici, di determinazione degli oneri, previsti per il personale delle amministrazioni dello Stato di cui al comma 1. A tal fine, i comitati di settore si avvalgono dei dati disponibili presso il Ministero dell'economia e delle finanze comunicati dalle rispettive amministrazioni in sede di rilevazione annuale dei dati concernenti il personale dipendente.

 

 

 

 

EMENDAMENTI

 

95.1

DE GREGORIO, MARINI GIULIO

Ritirato e trasformato nell'odg G95.100

Al comma 4, apportare le seguenti modifiche:

1) all'inizio, prima delle parole: «In aggiunta» è inserito il seguente capoverso:

«Ai fini della definizione degli ordinamenti, delle carriere, dei contenuti del rapporto d'impiego e della tutela pensionistica e previdenziale, è riconosciuta la specificità del ruolo delle Forze Armate e delle Forze di Polizia e del relativo personale, in funzione della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni loro attribuiti da apposite disposizioni di legge, per la tutela delle istituzioni democratiche e la difesa dell'ordine, della pace e della sicurezza interna ed esterna, nonché alla luce dei particolari requisiti di efficienza operativa richiesti e del logorio imposto dalle forme e dai contesti di impiego».

2) le parole da: «svolte per la tutela» fino a: «difesa nazionale,» sono sostituite con le seguenti: «, di cui al precedente capoverso,».

3) In fondo, dopo le parole: «dallo stesso decreto legislativo n.195 del 1995» è aggiunto il seguente capoverso:

«Fermo restando che tutti gli interventi normativi riguardanti le Forze di Polizia e le Forze Armate e il relativo personale dovranno tenere conto del riconoscimento, di cui al primo capoverso, in sede di definizione delle ulteriori somme da destinare ai rinnovi contrattuali del comparto sicurezza e difesa dovrà essere volta per volta stanziata, accanto ai fondi per i rinnovi determinati secondo gli accordi e i parametri vigenti una separata e aggiuntiva aliquota di risorse destinate alla valorizzazione della specificità da concertare con gli organi rappresentativi del personale e da impiegare con le medesime procedure negoziali».

 

95.2

CORONELLA

Respinto

Al comma 4, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al primo periodo, le parole: «200 milioni di euro da destinare al personale delle Forze Armate e dei Corpi di Polizia» sono sostituite dalle seguenti: « 400 milioni di euro da destinare al personale delle Forze Armate e dei Corpi di Polizia»;

b) al primo periodo, dopo le parole: « per valorizzare le specifiche funzioni svolte per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, anche con riferimento all'attività di tutela economica ' finanziaria,» sono sostituite dalle seguenti: «per valorizzare le specifiche funzioni svolte per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, 200 milioni di euro da destinare anche con riferimento all'attività di tutela economico- finanziaria,».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

 

95.3

CICCANTI, FORTE

Respinto

AI comma 4, sostituire le parole: «sono stanziati, a decorrere dall'anno 2008, 200 milioni di euro» con le seguenti: «sono stanziati, a decorrere dall'anno 2008, 400 milioni di euro».

Conseguentemente alla Tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2008: - 200.000;

2009: - 200.000;

2010: - 200.000.

 

95.4

MANTOVANO, CICCANTI, FORTE

Respinto

Al comma 4 sostituire le parole: «200 milioni» con le parole: «400 milioni».

Conseguentemente ridurre del 20% tutti gli accantonamenti di parte corrente sulla Tabella C.

 

95.5

SAPORITO, RAMPONI, BALDASSARRI, BERSELLI, SAIA

Respinto

Al comma 4, dopo le parole: «e della difesa nazionale» sostituire il periodo: «da utilizzare anche per interventi in materia di buoni pasto e per l'adeguamento delle tariffe orarie del lavoro straordinario, mediante l'attivazione delle apposite procedure previste dallo stesso decreto legislativo n.195 del 1995.» con il seguente: «da disciplinare mediante l'attivazione delle apposite procedure previste dallo stesso decreto legislativo n.195 del 1995».

 

95.6

CORONELLA, BALDASSARRI, SAIA, AUGELLO

Respinto

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

«4-bis. Le somme di cui all'articolo 3, comma 155 , ultimo periodo della legge 24 dicembre 2003, numero 350, sono incrementate di 250 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2008 per essere destinati ai provvedimenti normativi in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di Polizia e delle Forze Armate».

Conseguentemente, ai relativi oneri si provvede mediante corrispondente riduzione proporzionale di tutte le rubriche della Tabella A.

 

95.7

MATTEOLI, AUGELLO

Respinto

Al comma 5, aggiungere, in fine, il seguente periodo: «Per le medesime finalità sono stanziati, a decorrere dall'anno 2008, dieci milioni di euro, preordinati alla istituzione, in sede contrattuale, di figure aventi anche natura pubblicistica, che assicurino la mobilità e la produttività del personale, ed il riconoscimento all'attività operativa effettivamente resa».

Conseguentemente, ai relativi oneri si provvederà mediante corrispondente riduzione proporzionale di tutte le rubriche della Tabella A.

 

95.10

CORONELLA

Respinto

Al comma 12, sono apportate le seguenti modificazioni:

al primo periodo, le parole, «con specifica destinazione, rispettivamente, di 78 e 116 milioni di euro per il personale delle Forze Armate e dei Corpi di Polizia» sono sostituite dalle seguenti: «con specifica destinazione, rispettivamente, di 404 e 1005 milioni di euro per il personale delle Forze Armate e dei Corpi di Polizia».

Conseguentemente, alla Tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente In maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

 

ORDINE DEL GIORNO

G95.100 (già em. 95.1)

DE GREGORIO, MARINI GIULIO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge n. 1817,

 impegna il Governo ad affrontare e risolvere le problematiche di cui all'emendamento 95.1.

________________

(*) Accolto dal Governo

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 95

 

95.0.5

TURIGLIATTO

Decaduto

Dopo l'articolo 95, aggiungere il seguente:

«Art. 95-bis.

(Stabilizzazione dei precari delle ditte appaltatrici delle P.A.)

1. A decorrere dall'anno 2008, le Amministrazioni di cui all'articolo 1" comma 2, del decreto-legislativo n.165 del 2001, possono procedere altresì alla reinternalizzazione di servizi pubblici già esternalizzati. Le Amministrazioni, previa contrattazione con le organizzazioni sindacali, individueranno i servizi da reinternalizzare per la gestione diretta del servizio e le modalità di avvio di specifiche procedure per il riassorbimento del personale in servizio nelle società precedentemente appaltatrici così come previsto dall'art. 93, comma 1, modificativo del comma 519, art. 1, legge finanziaria 2007.

2. Le Amministrazioni applicano, nei confronti del personale impegnato nelle ditte appaltatrici riveniente da processi di reinternalizzazione di servizi appaltati dalle Amministrazioni suddette o licenziato a seguito di mancato rinnovo degli appalti stessi, le previsioni di cui al comma 519, primo capoverso art. 1 della legge 27 dicembre 2006 n.296, come modificato dall'art. 93, comma 1 (emendato) dalla presente legge».

Conseguentemente: all'onere si provvede mediante corrispondente riduzione della Tabella A, rubrica del MEF.

 

95.0.7

CICCANTI, FORTE

Respinto

Dopo l'articolo 95, inserire il seguente:

«Art. 95-bis.

1. Le risorse di cui all'articolo 3, comma 155, ultimo periodo, della legge 24 dicembre 2003, n.350, sono incrementate di 250 milioni di euro per l'anno 2008, di 300 milioni di euro per l'anno 2009 e di 350 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010 per il riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia».

Conseguentemente alla Tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2008: - 250.000;

2009: - 300.000;

2010: - 350.000.

 

95.0.9

CICCANTI, FORTE

Ritirato

Dopo l'articolo 95, inserire il seguente:

«Art. 95-bis.

1. All'articolo 24-quater del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n.335, relativo all'ordinamento del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia, è aggiunto il seguente comma:

"7-bis. Le disposizioni relative alla decorrenza giuridica indicate al precedente comma si applicano anche ai concorsi banditi successivamente al 1º settembre 1995"».

Conseguentemente ridurre In proporzione tutte le rubriche dell'Allegata tab. A per gli anni 2008, 2009 e 2010.

 

ARTICOLO 96 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE E ALLEGATI 1 E 2

TITOLO V

NORME FINALI


Art. 96.

Approvato

(Fondi speciali e tabelle)

1. Gli importi da iscrivere nei fondi speciali di cui all'articolo 11-bis della legge 5 agosto 1978, n.468, introdotto dall'articolo 6 della legge 23 agosto 1988, n.362, per il finanziamento dei provvedimenti legislativi che si prevede possano essere approvati nel triennio 2008-2010, restano determinati, per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, nelle misure indicate nelle Tabelle A e B, allegate alla presente legge, rispettivamente per il fondo speciale destinato alle spese correnti e per il fondo speciale destinato alle spese in conto capitale.

2. Le dotazioni da iscrivere nei singoli stati di previsione del bilancio 2008 e del triennio 2008-2010, in relazione a leggi di spesa permanente la cui quantificazione è rinviata alla legge finanziaria, sono indicate nella Tabella C allegata alla presente legge.

3. Ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera f), della legge 5 agosto 1978, n.468, come sostituita dall'articolo 2, comma 16, della legge 25 giugno 1999, n.208, gli stanziamenti di spesa per il rifinanziamento di norme che prevedono interventi di sostegno dell'economia classificati fra le spese di conto capitale restano determinati, per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, nelle misure indicate nella Tabella D allegata alla presente legge.

4. Ai termini dell'articolo 11, comma 3, lettera e), della legge 5 agosto 1978, n.468, le autorizzazioni di spesa recate dalle leggi indicate nella Tabella E allegata alla presente legge sono ridotte degli importi determinati nella medesima Tabella.

5. Gli importi da iscrivere in bilancio in relazione alle autorizzazioni di spesa recate da leggi a carattere pluriennale restano determinati, per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, nelle misure indicate nella Tabella F allegata alla presente legge.

6. A valere sulle autorizzazioni di spesa in conto capitale recate da leggi a carattere pluriennale, riportate nella Tabella di cui al comma 5, le amministrazioni e gli enti pubblici possono assumere impegni nell'anno 2008, a carico di esercizi futuri, nei limiti massimi di impegnabilità indicati per ciascuna disposizione legislativa in apposita colonna della stessa Tabella, ivi compresi gli impegni già assunti nei precedenti esercizi a valere sulle autorizzazioni medesime.

7. In applicazione dell'articolo 11, comma 3, lettera i-quater), della legge 5 agosto 1978, n.468, le misure correttive degli effetti finanziari di leggi di spesa sono indicate nell'allegato 1 alla presente legge.

Allegato 1(*)

(Articolo 96, comma 7)

MISURE CORRETTIVE DEGLI EFFETTI FINANZIARI DELLE LEGGI

(articolo 11, comma 3, lettera i-quater), della legge n.468 del 1978)

AMMINISTRAZIONE

Missione

Programma

Esigenze anni pregressi

2008 (compresi anni pregressi)

2009

2010

Anno terminale

(importi in migliaia di euro)

MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE

 

45.000

30.000

30.000

 

Diritti sociali, solidarietà sociale e famiglia

 

30.000

15.000

15.000

 

Garanzia dei diritti dei cittadini

 

30.000

15.000

15.000

 

1.Legge 24 marzo 2001, n.89 - Fondo per l'equa riparazione dei danni subiti per violazione del termine di durata ragionevole del processo - Oneri comuni di parte corrente (17.2.3 - cap. 2829)

15.000

30.000

15.000

15.000

P

Politiche previdenziali

 

15.000

15.000

15.000

 

Previdenza obbligatoria e complementare, sicurezza sociale - trasferimenti agli enti ed organismi interessati

 

15.000

15.000

15.000

 

2.Legge 27 dicembre 2006, n.296, articolo 1, comma 487 - INPS, INPDAP, INAIL. Ricongiunzione posizioni pregresse personale enti disciolti (18.1.2 - Interventi - cap. 1687)-

-

15.000

15.000

15.000

2015

MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE

 

423.077

-

-

 

Politiche previdenziali

 

423.077

-

-

 

Previdenza obbligatoria e complementare, sicurezza sociale - trasferimenti agli enti ed organismi interessati

 

423.077

-

-

 

1.Legge 28 dicembre 2001, n.448, art. 43 - Oneri derivanti dalla tutela previdenziale obbligatoria della maternità (1.1.2 - Interventi - cap. 4345)

3.167

3.167

-

-

2008

2.Decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 1996, n.640, art. 1 - Oneri per pensionamenti anticipati (1.1.2 - Interventi - cap. 4354)

783

783

-

-

2008

3. Decreto-legge 30 giugno 1972, n. 267, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 1972, n.485, art. 23-bis - Rivalutazione delle pensioni ed altri oneri pensionistici (1.1.2 - Interventi - cap. 4356)

2.536

2.536

-

-

2008

4. Legge 16 luglio 1997, n.230, art. 3 - Somma da trasferire al Fondo spedizionieri doganali (1.1.2 - Interventi - cap. 4357)

1.414

1.414

-

-

2008

5. Legge 28 dicembre 2001, n.448, art. 43, comma 1 - Quota parte delle prestazioni derivanti dalla tutela previdenziale e obbligatoria della maternità (1.1.2 - Interventi - cap. 4361)

34.576

34.576

-

-

2008

6. Legge 23 dicembre 1998, n.448, art. 3, comma 5 - Sgravi contributivi (1.1.2 - Interventi - cap. 4363)

137.292

137.292

-

-

2008

7. Legge 9 marzo 1989, n.88, art. 37 - Agevolazioni contributive, sottocontribuzioni ed esoneri (1.1.2 - Interventi - cap. 4364)

239.845

239.845

-

-

2008

8. Decreto-legge 29 marzo 1991, n.103, convertito, con modificazioni, dalla legge 1º giugno 1991, n.166, art. 4 - Altri interventi in materia previdenziale (1.1.2 - Interventi - cap. 4367)

3.464

3.464

-

-

2008

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

 

25.000

-

-

 

Giustizia

 

25.000

-

-

 

Giustizia civile e penale

 

25.000

-

-

 

1. Decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n.115 - Testo unico in materia di spese di giustizia (1.2.1 - Funzionamento - cap. 1424)

25.000

25.000

-

-

2008

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

 

153.719

169.744

169.744

 

L'Italia in Europa e nel mondo

 

153.719

169.744

169.744

 

Cooperazione allo sviluppo e gestione sfide globali

 

153.719

169.744

169.744

 

1. Legge 17 agosto 1957, n.848, art. 2 - Contributo alle spese ONU (1.4.2 - Interventi - cap. 3393/03)

-

153.719

169.744

169.744

P

MINISTERO DELL'INTERNO

 

1.281

256

256

 

Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali

 

1.281

256

256

 

Trasferimenti a carattere generale ad enti locali

 

1.281

256

256

 

1. Legge 1º agosto 2003, n.206, art. 2 - Ristoro minori entrate ICI: disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori (2.3.2 - Interventi - cap. 1316)

1.025

1.281

256

256

P

Totale

 

648.077

200.000

200.000

 

(*)Il presente allegato non è stato modificato dalla Commissione.

P=onere permanente

ALLEGATO 2 (*)

(Articolo 96, comma 8)

FONDI PER GLI INVESTIMENTI

Macroaggregato: Investimenti

AMMINISTRAZIONE

Missione

Programmi

2008

2009

2010

(in euro)

MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE

 

 

 

10 - Politiche di competitività e sviluppo delle imprese

65.523.000

65.523.000

15.523.000

Incentivi alle imprese

65.523.000

65.523.000

15.523.000

Legge 7 agosto 1997, n.266, art. 12, comma 2

15.523.000

15.523.000

15.523.000

Legge 27 dicembre 1983, n.730, art. 18, commi ottavo e nono

50.000.000

50.000.000

-

TOTALE

65.523.000

65.523.000

15.523.000

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

 

 

 

5-Giustizia

200.108.931

216.708.931

116.708.931

Giustizia civile e penale

200.108.931

216.708.931

116.708.931

Legge 28 dicembre 2001, n.448, art. 46, comma 4

200.108.931

216.708.931

116.708.931

TOTALE

200.108.931

216.708.931

116.708.931

MINISTERO DELL'UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA

 

 

 

34 - Fondi da ripartire

50.329.138

20.329.138

10.329.138

Fondi da assegnare

50.329.138

20.329.138

10.329.138

Legge 10 gennaio 2000, n.6

10.329.138

10.329.138

10.329.138

Legge 22 dicembre 1986, n.910, articolo 7, comma 8

40.000.000

10.000.000

-

TOTALE

50.329.138

20.329.138

10.329.138

MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

 

 

 

34 - Fondi da ripartire

592.331.772

592.331.772

217.331.772

Fondi da assegnare

592.331.772

592.331.772

217.331.772

Legge 28 dicembre 2001, n.448, art. 46

57.112.655

57.112.655

57.112.655

Legge 8 ottobre 1997, n.344

13.118.005

13.118.005

13.118.005

Legge 31 luglio 2002, n.179

2.453.000

2.453.000

2.453.000

Legge 22 febbraio 2001, n.36

1.032.914

1.032.914

1.032.914

Legge 27 dicembre 2006, n.296, art. 1, comma 1100

10.000.000

10.000.000

-

Legge 23 dicembre 2005, n.266, art. 1, comma 432

140.000.000

140.000.000

140.000.000

Legge 9 dicembre 1998, n.426, art. 2, commi 1 e 7

2.065.827

2.065.827

2.065.827

Legge 23 marzo 2001, n.93

1.549.371

1.549.371

1.549.371

Legge 27 dicembre 2006, n.296, art. 1, comma 1355, e legge 18 maggio 1989, n.183

265.000.000

265.000.000

-

Legge 27 dicembre 2006, n.296, art. 1, comma 1355 e legge 9 dicembre 1998, n.426, art. 1, comma 1

100.000.000

100.000.000

-

TOTALE

592.331.772

592.331.772

217.331.772

MINISTERO DELLA DIFESA

 

 

 

16 - Ricerca e innovazione

69.000.000

69.000.000

69.000.000

Ricerca tecnologica nel settore della difesa

69.000.000

69.000.000

69.000.000

Decreto legislativo 16 luglio 1997, n.264

69.000.000

69.000.000

69.000.000

TOTALE

69.000.000

69.000.000

69.000.000

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 

 

 

34 - Fondi da ripartire

233.102.995

283.102.995

13.102.995

Fondi da assegnare

 

 

 

Legge 15 dicembre 1998, n.441

1.549.371

1.549.371

1.549.371

Legge 27 luglio 1999, n.268

1.549.371

1.549.371

1.549.371

Legge 2 dicembre 1998, n.423

2.582.285

2.582.285

2.582.285

Decreto legislativo 4 giugno 1997, n.143, art. 2

6.870.908

6.870.908

6.870.908

Legge 30 aprile 1976, n.386, art. 18, comma 4

551.060

551.060

551.060

Legge 28 dicembre 2001, n.448, art. 46, comma 4

220.000.000

270.000.000

 

TOTALE

233.102.995

283.102.995

13.102.995

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

 

 

 

34 - Fondi da ripartire

188.742.376

188.742.376

188.742.376

Fondi da assegnare

 

 

 

Decreto legislativo 20 ottobre 1998, n.368

138.486.232

138.486.232

138.486.232

Legge 23 febbraio 2001, n.29, art. 3, comma 1

3.164.569

3.164.569

3.164.569

Legge 29 dicembre 2000, n.400, art. 3, comma 1

206.583

206.583

206.583

Legge 23 dicembre 1996, n.662, art. 3, comma 83

46.568.535

46.568.535

46.568.535

Decreto legislativo 4 giugno 2003, n.127

316.457

316.457

316.457

TOTALE

188.742.376

188.742.376

188.742.376

________________

(*) Il presente allegato è stato soppresso dalla Commissione

________________

N.B. Per le tabelle A, B, C, D, E ed F si rinvia alle pagine da 341 a 454 dello stampato Senato 1817 e 1818-A.

 

 

EMENDAMENTI

 

96.Tab.A.5

DI BARTOLOMEO, GRILLO

Ritirato

Alla Tabella C, alla voce Ministero dell'economia e delle finanze - Legge n.67 del 1987 - Rinnovo legge 5 agosto 1981, n.416, disciplina imprese editrici, apportare le seguenti variazioni:

2008:+80.000;

2009:+120.000;

2010:+120.000;

e, conseguentemente, alla Tabella A, alla voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-80.000;

2009:-120.000;

2010:-120.000.

 

96.Tab.A.500

GRILLO, BALDINI, CICOLANI

Ritirato

Alla Tabella C, alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti modifiche:

Legge n.67 del 1987 - Rinnovo legge 5 agosto 1981, n.416, disciplina imprese editrici:

2008:+80.000;

2009:+120.000;

2010:+120.000;

e, conseguentemente, alla Tabella A, alla voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti modifiche:

2008:-80.000;

2009:-120.000;

2010:-120.000.

 

96.Tab.A.6

STEFANI, FRANCO PAOLO, POLLEDRI

Respinto

Alla Tabella C, alla voce Comunicazioni, sostegno all'editoria, Ministero dell'economia e delle finanze - Legge n.67 del 1987: Rinnovo della legge 5 agosto 1981, n.416, recante disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria (11.2.3 - Oneri comuni di parte corrente - cap. 2183; 11.2.8 Oneri comuni di conto capitale - cap. 7442), apportare le seguenti variazioni:

2008:+80.000;

2009:+120.000;

2010:+120.000.

Conseguentemente, alla Tabella A, alla voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-80.000;

2009:-120.000;

2010:-120.000.

 

96.Tab.A.13

EUFEMI, BUTTIGLIONE

Respinto

Al comma 1, alla Tabella A, apportare le seguenti variazioni:

Ministero per i beni e le attività culturali:

2008:+2.500;

2009:+2.500;

2010:+2.500;

Ministero degli affari esteri:

2008:+2.500;

2009:+2.500;

2010:+2.500;

Ministero dell'economia e delle finanze:

2008:-5.000;

2009:-5.000;

2010:-5.000.

 

96.Tab.A.17

EUFEMI, BUTTIGLIONE

Respinto

Al comma 1, Tabella A, modificare l'importo come segue:

Ministero dell'Economia e delle Finanze:

2008:-1.000;

2009:- 1.000;

2010:-1.000.

Conseguentemente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri:

2008:+1.000;

2009:+1.000;

2010:+1.000.

 

96.Tab.A.20

STIFFONI, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Alla Tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-500;

2009:-500.

Conseguentemente, alla Tabella B, inserire la seguente voce:

Ministero delle infrastrutture:

2008:+500;

2009:+500.

 

96.Tab.A.21

STIFFONI, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Alla Tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare la seguente variazione:

2008:-300.

Conseguentemente, alla Tabella B, inserire la seguente voce:

Ministero delle infrastrutture:

2008:+300.

 

96.Tab.A.24

STIFFONI, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Alla Tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, modificare gli importi come segue:

2008:-200.

Conseguentemente, alla Tabella B, inserire la seguente voce:

Ministero delle infrastrutture:

2009:+200.

 

96.Tab.A.25

STIFFONI, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

Alla Tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, modificare gli importi come segue:

2008:-100.

Conseguentemente, alla Tabella B, inserire la seguente voce:

Ministero delle infrastrutture:

2010:+100.

 

96.Tab.C.1

CICCANTI

Respinto

Al comma 2, Tabella C, alla voce, Ministero dell'economia e delle finanze - legge 353/2000 incrementare dell'80 per cento per ciascuno degli anni 2008-2010.

Conseguentemente ridurre proporzionalmente per un pari importo ciascuno degli stanziamenti di parte corrente di cui alla allegata TabellaC.

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO

AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 97

 

97.0.2

EUFEMI

Respinto

Dopo l'articolo 97, aggiungere il seguente:

«Art. 97-bis.

(Misure di Governo per la protezione e la promozione degli investimenti)

1. Una società titolare di diritti speciali ed esclusivi in qualsiasi settore, che decida di entrare in altri settori o mercati, deve costituire una società autonoma per la gestione della fornitura al pubblico dei servizi diversi da quelli erogati in regime di esclusiva. In particolare la società separata non potrà essere finanziata, per le proprie attività, dalla società titolare dei predetti diritti attraverso l'utilizzo dei profitti derivanti dall'esercizio dell'attività svolta in regime di esclusiva nonché attraverso l'utilizzo di fondi, direttamente e/o indirettamente, di provenienza pubblica.

2. La società separata dovrà rispettare i seguenti obblighi:

a) predisporre idonei strumenti informativi di natura contabile in grado di consentire la rappresentazione dell'addebito e dell'accredito di tutte le prestazioni richieste e/o fornite dalla predetta società da parte della titolare dei predetti diritti speciali ed esclusivi;

b) presentare rendiconti separati dei risultati economici e finanziari predisposti con evidenza dei criteri di contabilizzazione dei costi e dei criteri di ripartizione e ribaltamento dei costi comuni relativi all'utilizzo congiunto di fattori produttivi detenuti a qualsiasi titolo da altre unità organizzative dell'azienda concessionaria. Tali documenti devono essere autonomamente certificati e sono assoggettati al regime di pubblicità previsto per le altre informazioni contabili aziendali;

c) non utilizzare le informazioni relative ai clienti della società titolare di diritti speciali ed esclusivi al fine di sollecitare direttamente i propri abbonati alla sottoscrizione del servizio esercito dalla nuova società;

d) non realizzare iniziative promozionali congiunte ad altre riguardanti altri servizi o, comunque, realizzate attraverso l'uso discriminatorio di dati dei clienti».

 

ARTICOLO, EMENDAMENTI E ORDINI DEL GIORNO PRECEDENTEMENTE ACCANTONATI

 

EMENDAMENTO 3.0.700 (TESTO 3)

 

3.0.700 (già 3.700) (testo 3)

GRILLO, FERRARA

Ritirato e trasformato nell'odg G3.0.700

Dopo l'articolo 3, inserire il seguente:

«Art. 3-bis.

1. All'articolo 12 del decreto legislativo 17 maggio 1999, n.153, sono aggiunti i seguenti commi:

"9-bis. Sono integralmente deducibili dal reddito della fondazione le erogazioni effettuate nei settori ammessi.

9-ter. La fondazione, in luogo dell'applicazione dell'imposta sostitutiva sui redditi di natura finanziaria, può fare concorrere gli stessi alla formazione del reddito nell'esercizio in cui sono percepiti, nel qual caso la ritenuta applicata è a titolo di acconto dell'imposta sul reddito dovuta in sede di dichiarazione annuale".

2. All'articolo 106 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, dopo il comma 5 è aggiunto il seguente:

"5-bis. A decorrere dall'esercizio finanziario in corso al 1º gennaio 2008 le misure percentuali di 0,40 e 5 di cui ai commi 3 e 5 sono portate rispettivamente allo 0,35 e al 4."».

ORDINE DEL GIORNO

 

G3.0.700 (già em. 3.0.700 testo 3)

GRILLO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge n. 1817,

 impegna il Governo ad affrontare e risolvere le problematiche di cui all'emendamento 3.0.700 testo 3.

________________

(*) Accolto dal Governo

 

EMENDAMENTO 4.0.500

 

4.0.500 (già 4.21)

AZZOLLINI, FERRARA, BALDASSARRI, AUGELLO, SAIA, CICCANTI, FORTE, POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Approvato

Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:

«Art. 4-bis.

1. All'articolo 1, comma 878, della legge 27 dicembre 2006, n.296, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "I predetti contributi sono assegnati alle società finanziarie costituitesi a norma del regolamento 30 marzo 2001, n.400, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell'8 novembre 2001, n.260, ed operanti alla data di entrata in vigore della presente disposizione, in ragione della medesima ripartizione percentuale dei fondi di garanzia interconsortili ottenuta in fase di prima attuazione del regolamento 30 marzo 2001, n.400.

2. Al fine di accelerare lo sviluppo delle cooperative e i consorzi di garanzia collettiva fidi di cui all'articolo 13 del decreto legge 30 settembre 2003, n.269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n.326, e successive modificazioni, le banche di garanzia collettiva dei fidi ed i confidi possono imputare al fondo consorti le, al capitale sociale o ad apposita riserva i fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi dello Stato, delle regioni e di altri enti pubblici esistenti alla data del 30 giugno 2007. Tali risorse sono attribuite unitariamente al patrimonio a fini di vigilanza dei relativi confidi, senza vincoli di destinazione. Le eventuali azioni o quote corrispondenti costituiscono azioni o quote proprie delle banche o dei confidi e non attribuiscono alcun diritto patrimoniale o amministrativo né sono computate nel capitale sociale o nel fondo consortile ai fini del calcolo delle quote richieste per la costituzione e per le deliberazioni dell'assemblea. La relativa delibera, da assumersi entro 180 giorni dall'approvazione del bilancio, è di competenza dell'assemblea ordinaria.

3. All'articolo 13, comma 55 del decreto legge 30 settembre 2003, n.269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n.326 e successive modificazioni, dopo le parole: "consorziate e socie" sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: "I contributi erogati da Regioni o da altri enti pubblici per la costituzione e l'implementazione del fondo rischi, in quanto concessi per lo svolgimento della propria attività istituzionale non ricadono nell'ambito di applicazione dell'articolo 47 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385. La gestione di fondi pubblici finalizzati all'abbattimento dei tassi di interesse e/o al contenimento degli oneri finanziari può essere svolta, in connessione all'operatività tipica, dai soggetti iscritti nella sezione di cui all'articolo 155, comma 4 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n.385 nei limiti della strumentalità all'oggetto sociale tipico a condizione che:

a) il contributo a valere sul fondo pubblico sia erogato esclusivamente a favore di imprese consorziate o socie ed in connessione a finanziamenti garantiti dal medesimo confidi;

b) il confidi svolga unicamente la funzione di mandatario all'incasso e al pagamento per conto dell'ente pubblico erogatore, che permane titolare esclusivo dei fondi, limitandosi ad accertare la sussistenza dei requisiti di legge per l'accesso all'agevolazione».

 

ARTICOLO 5 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 5.

Approvato con emendamenti. Cfr. anche sed. 246

(Disposizioni in materia di accise ed ulteriori interventi nel settore tributario)

1. All'articolo 2, comma 22, della legge 24 dicembre 2003, n.350, le parole: «1º gennaio 2007» sono sostituite dalle seguenti: «1º gennaio 2008».

2. Le disposizioni di cui al comma 1 dell'articolo 21 della legge 23 dicembre 1998, n.448, in materia di deduzione forfetaria in favore degli esercenti impianti di distribuzione di carburante, si applicano per il periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2008.

3. Le disposizioni di cui al comma 103 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n.266, nei limiti di spesa ivi indicati, si applicano anche alle somme versate nel periodo d'imposta 2007 ai fini della compensazione dei versamenti effettuati dal 1º gennaio 2008 al 31 dicembre 2008.

4. Le disposizioni di cui al comma 106 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n.266, nei limiti di spesa ivi indicati, sono prorogate al periodo d'imposta in corso alla data del 31 dicembre 2007.

5. All'articolo 45, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, e successive modificazioni, le parole da: «per gli otto periodi d'imposta successivi» fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: «per i nove periodi d'imposta successivi l'aliquota è stabilita nella misura dell'1,9 per cento; per il periodo d'imposta in corso al 1º gennaio 2008 l'aliquota è stabilita nella misura del 3,75 per cento».

6. Per l'anno 2008 sono prorogate le disposizioni di cui all'articolo 11 della legge 23 dicembre 2000, n.388.

7. Il termine del 31 dicembre 2007, di cui al comma 392 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, concernente le agevolazioni tributarie per la formazione e l'arrotondamento della proprietà contadina, è prorogato al 31 dicembre 2008.

8. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino al 31 dicembre 2008 si applicano le disposizioni in materia di accisa concernenti le agevolazioni sul gasolio utilizzato nelle coltivazioni sotto serra, di cui all'articolo 2, comma 4, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

9. All'articolo 33 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni, è aggiunto, in fine, il seguente comma: «2-bis. Sono considerate produttive di reddito agrario anche le attività di coltivazione di prodotti vegetali per conto terzi svolte nei limiti di cui all'articolo 32, comma 2, lettera b)». All'onere derivante dall'attuazione del presente comma, valutato in un milione di euro per l'anno 2009 ed in 600.000 euro a decorrere dal 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5, comma 3-ter, del decreto-legge 1º ottobre 2005, n.202, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2005, n.244.

10. All'articolo 1, comma 1094, della legge 27 dicembre 2006, n.296, il secondo periodo è sostituito dal seguente: «In tale ipotesi, le società possono optare per la determinazione del reddito applicando all'ammontare dei ricavi il coefficiente di redditività del 25 per cento».

11. All'articolo 1, comma 423, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, fatta salva l'opzione per la determinazione del reddito nei modi ordinari, previa comunicazione all'ufficio secondo le modalità previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 novembre 1997, n.442».

12. All'articolo 34, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, e successive modificazioni, nel primo periodo sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «e comunicare trimestralmente, anche in forma telematica, all'Agenzia delle entrate l'ammontare delle operazioni effettuate, secondo modalità stabilite con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate».

13. Al testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.504, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 17, comma 1, la lettera c) è sostituita dalla seguente:

«c) alle Forze armate di qualsiasi Stato che sia parte contraente del Trattato del Nord Atlantico, per gli usi consentiti, con esclusione delle forze armate nazionali»;

b) alla tabella A, numero 12:

1) la voce: «benzina e benzina senza piombo: 40 per cento aliquota normale della benzina senza piombo» è sostituita dalla seguente: «benzina: euro 359,00 per 1.000 litri»;

2) nella voce «gasolio», le parole: «40 per cento aliquota normale» sono sostituite dalle seguenti: «euro 302,00 per 1.000 litri»;

c) alla tabella A, numero 13:

1) la voce: «benzina: 40 per cento aliquota normale;» è soppressa;

2) la voce: «benzina senza piombo: 40 per cento aliquota normale;», è sostituita dalla seguente: «benzina: 359,00 euro per 1.000 litri;»;

3) nella voce «gasolio» le parole: «40 per cento aliquota normale;» sono sostituite dalle seguenti: «euro 302,00 per 1.000 litri;»;

d) alla tabella A, dopo il numero 16, è aggiunto il seguente:

«16-bis. Prodotti energetici impiegati dalle Forze armate nazionali per gli usi consentiti:

Carburanti per motori:

Benzina euro359,00 per 1.000 litri

Gasolio euro302,00 per 1.000 litri

Gas di petrolio

liquefatto (GPL) esenzione

Gas naturale esenzione

Combustibili per riscaldamento:

Gasolio euro21,00 per 1.000 litri

GPL zero

Gas naturale euro11,66 per 1.000 metri cubi».

14. Al gas naturale impiegato dalle Forze armate nazionali come combustibile per riscaldamento, per il quale è applicata l'aliquota di accisa di cui al numero 16-bis della tabella A allegata al citato testo unico di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.504, non si applicano l'addizionale regionale all'accisa sul gas naturale usato come combustibile e l'imposta regionale sostitutiva per le utenze esenti di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 21 dicembre 1990, n.398, e successive modificazioni.

15. Nello stato di previsione del Ministero della difesa è istituito un fondo con lo stanziamento di euro 107.155.000 a decorrere dall'anno 2008, destinato al pagamento dell'accisa sui prodotti energetici impiegati dalle Forze armate nazionali diverse dal Corpo della Guardia di finanza, per gli usi consentiti. Con decreto del Ministro della difesa, da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministro dell'economia e delle finanze tramite l'Ufficio centrale del bilancio, nonché alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione del fondo tra le pertinenti unità previsionali di base dello stato di previsione del predetto Ministero.

16. Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze è istituito un fondo con lo stanziamento di euro 7.845.000 a decorrere dall'anno 2008, destinato al pagamento dell'accisa sui prodotti energetici impiegati dal Corpo della Guardia di finanza per gli usi consentiti. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze da comunicare, anche con evidenze informatiche, alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione del fondo tra le pertinenti unità previsionali di base dello stato di previsione del predetto Ministero.

17.All'onere derivante dai commi 15 e 16, pari ad euro 115.000.000 a decorrere dall'anno 2008, si provvede mediante utilizzo delle maggiori entrate derivanti dall'applicazione delle disposizioni di cui al comma 13, lettere a) e d).

18. A decorrere dal 1º gennaio 2008 il comma 16 dell'articolo 3 della legge 28 dicembre 1995, n.549, e successive modificazioni, è abrogato.

19. A decorrere dal 1º gennaio 2009 il regolamento adottato con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 16 dicembre 2004, n.341, è abrogato.

20. All'articolo 49, primo comma, dello statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n.1, e successive modificazioni, dopo il numero 7) è inserito il seguente:

«7-bis) il 29,75 per cento del gettito dell'accisa sulle benzine ed il 30,34 per cento del gettito dell'accisa sul gasolio consumati nella regione per uso autotrazione;».

21.L'efficacia della disposizione di cui al comma 20 decorre dal 1º gennaio 2008.

22. Per gli anni successivi al 2010, con cadenza annuale, mediante previsione nella legge finanziaria, è eventualmente rideterminata l'entità delle compartecipazioni al gettito dell'accisa sulle benzine e sul gasolio che competono alla regione Friuli-Venezia Giulia ai sensi dell'articolo 49, primo comma, numero 7-bis), della legge costituzionale 31 gennaio 1963, n.1, e successive modificazioni, al fine di garantire un effetto neutrale sui saldi di finanza pubblica e l'equilibrio finanziario nei rapporti tra lo Stato e la regione.

23. Al comma 15 dell'articolo 3 della legge 28 dicembre 1995, n.549, e successive modificazioni, le parole: «e nell'ambito della quota dell'accisa a loro riservata» sono soppresse.

24. All'articolo 2, primo comma, della legge 1º dicembre 1948, n.1438, recante disposizioni relative all'istituzione di una zona franca in una parte del territorio della provincia di Gorizia, al numero 7), le parole: «combustibili liquidi e» sono soppresse; il potenziale valore globale delle agevolazioni di cui all'articolo 3, quarto comma, della legge 27 dicembre 1975, n.700, relativo ai prodotti di cui alle tabelle A e B allegate alla medesima legge è ridotto di euro 50.123.520.

25. Entro il 30 aprile 2008, la camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Gorizia provvede, ai sensi e con le modalità stabilite dall'articolo 3, quarto comma, della legge 27 dicembre 1975, n.700, a modificare, coerentemente con quanto disposto al comma 24, le tabelle A e B allegate alla medesima legge vigenti alla data del 1º gennaio 2008. A decorrere dal 1º luglio 2008, in mancanza dell'emanazione del predetto provvedimento della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Gorizia, è comunque soppresso dalle tabelle A e B allegate alla predetta legge n.700 del 1975, nella formulazione in vigore al 1º gennaio 2008, ogni riferimento a prodotti energetici che, in relazione all'uso cui sono destinati, risultino sottoposti ad accisa.

26. All'articolo 7 del decreto-legge 29 dicembre 1987, n.534, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 febbraio 1988, n.47, il comma 4 è abrogato.

27. L'articolo 6 del decreto-legge 22 novembre 1991, n.369, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 1992, n.17, è abrogato.

28. All'articolo 7 del decreto-legge 30 dicembre 1991, n.417, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 febbraio 1992, n.66, i commi 1-ter, 1-quater e 1-quinquies sono abrogati.

29. L'articolo 8-bis del decreto-legge 22 novembre 1991, n.369, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 1992, n.17, è abrogato.

30. Al citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 10, la lettera e-ter) è sostituita dalla seguente:

«e-ter) i contributi versati, fino ad un massimo di euro 3.615,20, ai fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale istituiti o adeguati ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.502, e successive modificazioni, che erogano prestazioni negli ambiti di intervento stabiliti con decreto del Ministro della salute da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Ai fini del calcolo del predetto limite si tiene conto anche dei contributi di assistenza sanitaria versati ai sensi dell'articolo 51, comma 2, lettera a). Per i contributi versati nell'interesse delle persone indicate nell'articolo 12, che si trovino nelle condizioni ivi previste, la deduzione spetta per l'ammontare non dedotto dalle persone stesse, fermo restando l'importo complessivamente stabilito;»;

b) all'articolo 51, comma 2, la lettera a) è sostituita dalla seguente:

«a) i contributi previdenziali e assistenziali versati dal datore di lavoro o dal lavoratore in ottemperanza a disposizioni di legge; i contributi di assistenza sanitaria versati dal datore di lavoro o dal lavoratore ad enti o casse aventi esclusivamente fine assistenziale in conformità a disposizioni di contratto o di accordo o di regolamento aziendale, che operino negli ambiti di intervento stabiliti con il decreto del Ministro della salute di cui all'articolo 10, comma 1, lettera e-ter), per un importo non superiore complessivamente ad euro 3.615,20. Ai fini del calcolo del predetto limite si tiene conto anche dei contributi di assistenza sanitaria versati ai sensi dell'articolo 10, comma 1, lettera e-ter)».

31. All'articolo 78, comma 25-bis, della legge 30 dicembre 1991, n.413, dopo le parole: «fine assistenziale», sono inserite le seguenti: «e i fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale», e dopo le parole: «dell'articolo 51», sono inserite le seguenti: «e quelli di cui alla lettera e-ter) del comma 1 dell'articolo 10».

32. Nei limiti della maggiore spesa di 30 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008, i livelli di reddito e gli importi degli assegni per i nuclei familiari con almeno un componente inabile e per i nuclei orfanili sono rideterminati secondo criteri analoghi a quelli indicati all'articolo 1, comma 11, lettera a), della legge 27 dicembre 2006, n.296, con decreto interministeriale del Ministro delle politiche per la famiglia e del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro della solidarietà sociale e con il Ministro dell'economia e delle finanze, anche con riferimento alla coerenza del sostegno dei redditi disponibili delle famiglie risultante dagli assegni per il nucleo familiare e dalle detrazioni ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, da emanare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

33. Le disposizioni dell'articolo 1, comma 335, della legge 23 dicembre 2005, n.266, si applicano anche al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007.

34. All'articolo 15, comma 1, lettera b), del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, le parole: «7 milioni di lire», ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: «4.000 euro».

35. All'articolo 21, nota 3, della tariffa delle tasse sulle concessioni governative, di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 28 dicembre 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 303 del 30 dicembre 1995, dopo le parole: «nonché a non vedenti» sono inserite le seguenti: «e sordi».

36. Per gli anni 2008, 2009 e 2010 i redditi derivanti da lavoro dipendente prestato, in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, all'estero in zone di frontiera ed in altri Paesi limitrofi da soggetti residenti nel territorio dello Stato concorrono a formare il reddito complessivo per l'importo eccedente 8.000 euro.

37. All'articolo 1, comma 1-ter, lettera a), della tariffa dell'imposta di bollo, parte prima, annessa al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.642, come sostituita dal decreto del Ministro delle finanze 20 agosto 1992, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.196 del 21 agosto 1992, e come modificata, da ultimo, dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 22 febbraio 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.51 del 2 marzo 2007, le parole: «euro 42,00» sono sostituite dalle seguenti: «euro 17,50».

38. Tra le attività incluse nel programma straordinario di cui all'articolo 1, comma 373, della legge 30 dicembre 2004, n.311, sono comprese le attività di formazione e di studio connesse alla riforma del catasto nonché al conferimento ai comuni delle funzioni catastali.

39. Per l'anno 2008 ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado, anche non di ruolo con incarico annuale, ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, spetta una detrazione dall'imposta lorda e fino a capienza della stessa nella misura del 19 per cento delle spese documentate sostenute ed effettivamente rimaste a carico, fino ad un importo massimo delle stesse di 500 euro, per l'autoaggiornamento e per la formazione.

40. Alla lettera i-sexies) del comma 1 dell'articolo 15 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, dopo le parole: «e successive modificazioni,» sono inserite le seguenti: «i canoni relativi ai contratti di ospitalità, nonché agli atti di assegnazione in godimento o locazione, stipulati con enti per il diritto allo studio, università, collegi universitari legalmente riconosciuti, enti senza fine di lucro e cooperative,».

41.Al fine di semplificare il procedimento di fatturazione e registrazione delle operazioni imponibili, a decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 45, l'emissione, la trasmissione, la conservazione e l'archiviazione delle fatture emesse nei rapporti con le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, e con gli enti pubblici nazionali, anche sotto forma di nota, conto, parcella e simili, deve essere effettuata esclusivamente in forma elettronica, con l'osservanza del decreto legislativo 20 febbraio 2004, n.52, e del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n.82.

42.A decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 45, le amministrazioni e gli enti di cui al comma 41 non possono accettare le fatture emesse o trasmesse in forma cartacea né possono procedere ad alcun pagamento, nemmeno parziale, sino all'invio in forma elettronica.

43. La trasmissione delle fatture elettroniche avviene attraverso il Sistema di interscambio istituito dal Ministero dell'economia e delle finanze e da questo gestito anche avvalendosi delle proprie strutture societarie.

44. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze da emanare entro il 31 marzo 2008 è individuato il gestore del Sistema di interscambio e ne sono definite competenze e attribuzioni, ivi comprese quelle relative:

a) al presidio del processo di ricezione e successivo inoltro delle fatture elettroniche alle amministrazioni destinatarie;

b) alla gestione dei dati in forma aggregata e dei flussi informativi anche ai fini della loro integrazione nei sistemi di monitoraggio della finanza pubblica.

45. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per le riforme e l'innovazione nella pubblica amministrazione, sono definite:

a) le regole di identificazione univoca degli uffici centrali e periferici delle amministrazioni destinatari della fatturazione;

b) le regole tecniche relative alle soluzioni informatiche da utilizzare per l'emissione e la trasmissione delle fatture elettroniche e le modalità di integrazione con il Sistema di interscambio;

c) le linee guida per l'adeguamento delle procedure interne delle amministrazioni interessate alla ricezione ed alla gestione delle fatture elettroniche;

d)le eventuali deroghe agli obblighi di cui al comma 41, limitatamente a determinate tipologie di approvvigionamenti;

e) la disciplina dell'utilizzo, tanto da parte degli operatori economici, quanto da parte delle amministrazioni interessate, di intermediari abilitati, ivi compresi i certificatori accreditati ai sensi dell'articolo 29 del codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n.82, allo svolgimento delle attività informatiche necessarie all'assolvimento degli obblighi di cui ai commi da 41 a 45;

f) le eventuali misure di supporto, anche di natura economica, per le piccole e medie imprese;

g)la data, a decorrere dalla quale decorrono l'obbligo di cui al comma 41 ed il divieto di cui al comma 42, con possibilità di introdurre gradualmente il passaggio al sistema di trasmissione esclusiva in forma elettronica.

46. Le disposizioni dei commi da 41 a 45 costituiscono per le regioni princìpi fondamentali in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici e di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione.

47. All'articolo 8 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 ottobre 1999, n.542, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) nel comma 2, dopo le parole: «ufficio competente» sono inserite le seguenti: «in via telematica ed»;

b) nel comma 3, primo periodo, dopo le parole: «ufficio competente,» sono inserite le seguenti: «in via telematica ed» e le parole: «una dichiarazione contenente i dati richiesti per» sono soppresse.

48. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono definite le modalità applicative ed il termine a decorrere dal quale le disposizioni introdotte dal comma 47 si intendono obbligatorie.

49. All'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 2, lettera a), secondo periodo, dopo le parole: «se il percipiente dichiara» è inserita la seguente: «annualmente» e dopo le parole: «indica le condizioni di spettanza» sono inserite le seguenti: «, il codice fiscale dei soggetti per i quali si usufruisce delle detrazioni»;

b) al comma 2, lettera a), il terzo periodo è soppresso.

50. All'articolo 6, primo comma, lettera g-ter), del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.605, dopo le parole: «contratti di somministrazione di energia elettrica,» sono inserite le seguenti: «di servizi di telefonia, fissa, mobile e satellitare,».

51. Al comma 137 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n.266, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al primo periodo, dopo le parole: «non sono rimborsabili», sono inserite le seguenti: «, né utilizzabili in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, e successive modificazioni»;

b) il terzo periodo è soppresso.

52. Nell'articolo 17, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, dopo la lettera a), è inserita la seguente:

«a-bis) alle cessioni di fabbricati o di porzioni di fabbricato strumentali imponibili ai fini dell'imposta sul valore aggiunto;».

53. Fermo quanto già stabilito dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 25 maggio 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.152 del 3 luglio 2007, la disposizione di cui al comma 52 si applica a partire dal 1º marzo 2008.

54. All'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 5, la lettera b) è sostituita dalla seguente:

«b) qualora sia deliberato di affidare a terzi, anche disgiuntamente, l'accertamento e la riscossione dei tributi e di tutte le entrate, le relative attività sono affidate nel rispetto della normativa dell'Unione europea e delle procedure vigenti in materia di affidamento della gestione dei servizi pubblici locali, a:

1) i soggetti iscritti nell'albo di cui all'articolo 53, comma 1;

2) gli operatori degli Stati membri stabiliti in un Paese dell'Unione europea che esercitano le menzionate attività, i quali devono presentare una certificazione rilasciata dalla competente autorità del loro Stato di stabilimento dalla quale deve risultare la sussistenza di requisiti equivalenti a quelli previsti dalla normativa italiana di settore;

3) la società a capitale interamente pubblico, di cui all'articolo 113, comma 5, lettera c), del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267, a condizione: che l'ente titolare del capitale sociale eserciti sulla società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi; che la società realizzi la parte più importante della propria attività con l'ente che la controlla; che svolga la propria attività solo nell'ambito territoriale di pertinenza dell'ente che la controlla»;

b) il comma 6 è abrogato.

55. Le aliquote dell'imposta regionale sulle attività produttive vigenti alla data del 1º gennaio 2008, qualora variate ai sensi dell'articolo 16, comma 3, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n.446, sono riparametrate sulla base di un coefficiente pari a 0,9176.

56. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, si provvede alle regolazioni debitorie necessarie ad assicurare alle regioni, per gli esercizi finanziari 2008, 2009 e 2010, il medesimo gettito che sarebbe stato percepito in base alla legislazione vigente alla data del 31 dicembre 2007, anche per tenere conto degli effetti finanziari derivanti dai commi da 10 a 12 dell'articolo 3 della presente legge.

57. Agli esercenti attività di rivendita di generi di monopolio, operanti in base a concessione amministrativa, per ciascuno dei periodi d'imposta 2008, 2009 e 2010, è concesso un credito d'imposta per le spese sostenute per l'acquisizione e l'installazione di impianti e attrezzature di sicurezza e per favorire la diffusione degli strumenti di pagamento con moneta elettronica, al fine di prevenire il compimento di atti illeciti ai loro danni.

58. Il credito d'imposta di cui al comma 57, determinato nella misura dell'80 per cento del costo sostenuto per i beni e servizi indicati al medesimo comma e, comunque, fino ad un importo massimo di 3.000 euro per ciascun beneficiario, in riferimento a ciascun periodo d'imposta, deve essere indicato, a pena di decadenza, nella relativa dichiarazione dei redditi. Esso può essere fatto valere in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.241, non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi, né del valore della produzione netta ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917.

59. La fruizione del credito d'imposta di cui al comma 57 spetta nel limite di spesa complessivo di 5 milioni di euro per ciascun anno, secondo l'ordine cronologico di invio delle relative istanze di richiesta.

60. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono fissate le modalità di attuazione dei commi da 57 a 59.

61. L'agevolazione di cui ai commi da 57 a 59, fermo restando il limite di cui al comma 58, può essere fruita esclusivamente nel rispetto dell'applicazione della regola de minimis di cui al regolamento (CE) n.1998/2006 della Commissione, del 15 dicembre 2006, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti d'importanza minore (de minimis).

62. Alle imprese di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, si applica l'articolo 45, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.

63. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino al 31 dicembre 2008 si applicano le disposizioni fiscali sul gasolio e sul GPL impiegati in zone montane ed in altri specifici territori nazionali di cui all'articolo 5 del decreto-legge 1º ottobre 2001, n.356, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2001, n.418, nonché le disposizioni in materia di agevolazione per le reti di teleriscaldamento alimentate con biomassa ovvero con energia geotermica, di cui all'articolo 6 del medesimo decreto-legge.

64. È istituito presso l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), con contabilità autonoma e separata, un Fondo per le vittime dell'amianto, in favore di tutte le vittime che hanno contratto patologie asbestocorrelate per esposizione all'amianto e alla fibra «fiberfrax», e in caso di premorte in favore degli eredi.

65. Le prestazioni del Fondo di cui al comma 64 non escludono e si cumulano ai diritti di cui alle norme generali e speciali dell'ordinamento.

66. Il Fondo eroga, nel rispetto della propria dotazione finanziaria, una prestazione economica, aggiuntiva alla rendita, diretta o in favore di superstiti, liquidata ai sensi del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n.1124, o dell'articolo 13 comma 7, della legge 27 marzo 1992, n.257, e successive modificazioni, fissata in una misura percentuale della rendita stessa definita dall'INAIL.

67. Il finanziamento del Fondo è a carico, per un quarto, delle imprese e, per tre quarti, del bilancio dello Stato. L'onere a carico dello Stato è determinato in 30 milioni di euro per gli anni 2008 e 2009 e 22 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010. Agli oneri a carico delle imprese si provvede con una addizionale sui premi assicurativi relativi ai settori delle attività lavorative comportanti esposizione all'amianto.

68. Per la gestione del Fondo è istituito, senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica, un comitato amministratore la cui composizione, la cui durata in carica e i cui compiti sono determinati con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

69. L'organizzazione e il finanziamento del Fondo di cui al comma 64, nonché le procedure e le modalità di erogazione delle prestazioni, sono disciplinati con regolamento adottato con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

70. Per il finanziamento di investimenti per il potenziamento della rete infrastrutturale e dei servizi nei porti e nei collegamenti stradali e ferroviari nei porti è attribuito alle regioni ed alle province autonome di Trento e di Bolzano l'incremento delle riscossioni dell'imposta sul valore aggiunto e delle accise relative alle operazioni nei porti e negli interporti.

71.La quota spettante ai sensi del comma 70 alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano è computata, a decorrere dall'anno 2008, a condizione che il gettito complessivo derivante dall'imposta sul valore aggiunto e dalle accise sia stato almeno pari a quanto previsto nella Relazione previsionale e programmatica, con riferimento all'incremento delle riscossioni nei porti e negli interporti di ciascuna regione rispetto all'ammontare dei medesimi tributi risultante dal consuntivo dell'anno precedente.

72.A tal fine è istituito, nello stato di previsione del Ministero dei trasporti, a decorrere dal 2008, un fondo per il finanziamento di interventi e di servizi nei porti e nei collegamenti stradali e ferroviari per i porti. Il fondo è alimentato dalle somme determinate ai sensi del comma 70 al netto di quanto attribuito allo specifico fondo dal decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e con il Ministro dell'economia e delle finanze, di attuazione dell'articolo 1, comma 990, della legge 27 dicembre 2006, n.296. Il fondo è ripartito con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro delle infrastrutture, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, al netto della quota di gettito eventualmente già spettante alla regione o provincia autonoma a norma dei rispettivi statuti. A ciascuna regione spetta comunque l'80 per cento dell'incremento delle riscossioni nei porti nel territorio regionale.

73. Con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro delle infrastrutture, sono definite le modalità attuative della partecipazione alle riscossioni dei tributi erariali e del trasferimento del fondo, nonché i criteri per la destinazione delle risorse e per il monitoraggio degli interventi.

74. Al comma 1 dell'articolo 3 del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 22 novembre 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 13 del 17 gennaio 2006, le parole: «dello 0,6 per mille» sono sostituite dalle seguenti: «dello 0,8 per mille».

75. Al comma 219 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «A tal fine, la lettera d) del predetto comma 109 si interpreta nel senso che le conseguenti attività estimali, incluse quelle già affidate all'Ufficio tecnico erariale, sono eseguite dall'Agenzia medesima».

76. Per il miglioramento e la sicurezza delle comunicazioni e delle dotazioni informatiche, a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni del presente articolo nonché della presente legge, è autorizzato in favore del Corpo della Guardia di finanza un contributo di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

77. Sono definiti «gruppi di acquisto solidale» i soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni e distribuzione dei medesimi, senza applicazione di alcun ricarico, esclusivamente agli aderenti, con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale, in diretta attuazione degli scopi istituzionali e con esclusione di attività di somministrazione e di vendita.

78. Le attività svolte dai soggetti di cui al comma 77, limitatamente a quelle rivolte verso gli aderenti, non si considerano commerciali ai fini dell'applicazione del regime di imposta di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, ferme restando le disposizioni di cui all'articolo 4, settimo comma, del medesimo decreto, e ai fini dell'applicazione del regime di imposta del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

79. All'onere derivante dalle disposizioni di cui ai commi 77 e 78, valutato in 200.000 euro a decorrere dall'anno 2008, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5, comma 3-ter, del decreto-legge 1º ottobre 2005, n. 202, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2005, n. 244.

80. All'articolo 12 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n.471, al comma 2, dopo le parole: «un quinquennio» la parola: «tre» è sostituita dalla seguente: «quattro» e dopo le parole: «lo scontrino fiscale» sono inserite le seguenti: «compiute in giorni diversi,».

 

EMENDAMENTI 5.130 (TESTO 2) E 5.31 (TESTO 2)

 

5.130 (testo 2)

SCARPA BONAZZA BUORA, FERRARA, D'ALI', CUSUMANO, CAPRILI, ALLEGRINI, BARBA, ZANETTIN, MARCORA, DE PETRIS, CARRARA, BIANCONI, POLLEDRI

Approvato

Sostituire il comma 6 con il seguente:

«6. Per la salvaguardia dell'occupazione della gente di mare, i benefici di cui agli articoli 4 e 6 del decreto-legge 30 dicembre 1997, n.457, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1998, n.30, sono estesi, per l'anno 2008 e nel limite dell'80 per cento, alle imprese che esercitano la pesca costiera, nonché alle imprese che esercitano la pesca nelle acque interne e lagunari».

Conseguentemente, alla tabella A alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2008:-6.700;

2009:-4.800;

2010:+1.600.

5.31 (testo 2)

ANTONIONE, AZZOLLINI, BONFRISCO, SARO, COLLINO, CAMBER, ANDREOTTI

Respinto

Sopprimere i commi 21, 22, 23, 24, 25 e 26.

Conseguentemente:

sopprimere gli articoli: 20, 21, 26 (comma 1), 38, 43 (comma 2), 52, 54, 55, 68 (comma 2), 71, 72;

all'articolo 62 le cifre: «1.548, 1.520, 3.048, 1.898» sono sostituite dalle seguenti: «1.148, 1.120, 2.648, 1.498». Dopo il comma 1 del medesimo articolo 62 è aggiunto il seguente: «L'importo di cui al comma 1 non comprende le risorse destinate a coprire i maggiori oneri derivanti dalla riduzione dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso al trattamento pensionistico di anzianità previsti dal predetto accordo».

 

EMENDAMENTI 18.0.800 (TESTO 2) E 18.0.801 (TESTO 2)

 

18.0.800 (già 18.12) (testo 2)

PISTORIO, FINOCCHIARO, RUSSO SPENA, SALVI, PALERMI, PETERLINI, FORMISANO

Approvato

Dopo l'articolo 18, inserire il seguente:

«Art. 18-bis.

(Condizioni di accesso al Fondo di cui all'articolo 1, comma 796, lettera b), della legge n.296 del 2006)

1. All'articolo 1, comma 796, lettera b), quarto periodo, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: ", fatte salve le aliquote ridotte disposte con leggi regionali a favore degli esercenti un'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o comunque economica, ovvero una libera arte o professione, che abbiano denunciato richieste estorsive e per i quali ricorrano le condizioni di cui all'articolo 4 della legge 23 febbraio 1999, n. 44."

2. Le agevolazioni di cui al comma 1 si applicano nel limitemassimo di 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentite le regioni interessate, sono adottate le disposizioni attuative del presente articolo».

Conseguentemente, alla tabella A alla voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-5.000;

2009:-5.000;

2010:-5.000.

 

18.0.801 (già 20.5) (testo 2)

SCHIFANI, FERRARA, FIRRARELLO, VIZZINI, D'ALI'

Id. em. 18.0.800 (testo 2)

Dopo l'articolo 18, inserire il seguente:

«Art. 18-bis.

(Condizioni di accesso al Fondo di cui all'articolo 1, comma 796, lettera b), della legge n.296 del 2006)

1. All'articolo 1, comma 796, lettera b), quarto periodo, della legge 27 dicembre 2006 n.296, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: ",fatte salve le aliquote ridotte disposte con leggi regionali a favore degli esercenti un'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o comunque economica, ovvero una libera arte o professione, che abbiano denunciato richieste estorsive e per i quali ricorrano le condizioni di cui all'articolo 4 della legge 23 febbraio 1999, n.44."

2. Le agevolazioni di cui al comma 1 si applicano nel limite massimo complessivo di 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentite le regioni interessate, sono adottate le disposizioni attuative del presente articolo».

Conseguentemente, alla tabella A alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008:-5.000;

2009:-5.000;

2010:-5.000.

 

EMENDAMENTO 29.0.600

 

29.0.600

ALLEGRINI, DE ANGELIS

Ritirato. Il comma 2 è trasformato nell'odg G29.0.600

Dopo l'articolo 29, inserire il seguente:

«Art. 29-bis.

1. Per i sinistri che coinvolgono le macchine agricole, come definite dall'articolo 57 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, le compensazioni relative alla gestione del sistema di risarcimento diretto effettuate sulla base dei costi medi ai sensi dell'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 2006, n. 254, devono essere differenziate anche con specifico riguardo al VII settore tariffario. La disciplina del risarcimento diretto prevista dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 2006, n. 254, non si applica ai sinistri che coinvolgono le macchine agricole, come definite dall'articolo 57 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni.

2. Al fine di tutelare gli interessi dei consumatori in ordine all'acquisto di prodotti agricoli che abbiano un legame diretto con il territorio di origine, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali autorizza l'utilizzo della denominazione «agromercato» da parte dei mercati istituiti su iniziativa dei Comuni, delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, di enti operanti in agricoltura e di imprenditori agricoli singoli e associati, su superfici all'aperto o in locali aperti al pubblico, in cui sono posti in vendita esclusivamente prodotti agricoli provenienti da aziende agricole ubicate nel territorio della Regione ove sono situati i mercati. Possono esercitare la vendita diretta negli agro mercati esclusivamente gli imprenditori agricoli, in forma individuale o di società agricola, iscritti nel registro delle imprese di cui all'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, con le modalità e nei limiti di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228. I prodotti posti in vendita negli agromercati devono essere etichettati nel rispetto della disciplina in vigore per i singoli prodotti e, in ogni caso, devono essere presentati con l'indicazione del luogo di origine territoriale e dell'impresa produttrice e deve essere indicato, in modo chiaro e ben leggibile, il prezzo di vendita al pubblico per unità di misura, mediante l'uso di un cartello o con altre modalità idonee allo scopo.

3. All'articolo 1, comma 1, lettera c), del decreto 12 maggio 1992 del Ministro delle finanze di concerto con il Ministro dell'agricoltura e delle foreste e il Ministro della Marina mercantile sono soppresse le parole: «in acque dolci».

4. Ai fini dell'attuazione di quanto disposto dal comma 1 le somme stanziate dall'articolo 5, comma 1-septies, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito in legge 11 marzo 2006, n. 81, sono mantenute in bilancio in conto residui per essere versate in entrata nel 2007, ai fini della riassegnazione nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

5. Nell'ipotesi in cui l'autorizzazione prevista dall'articolo 27 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, riguarda l'unico ed indispensabile accesso al fondo rustico ed agli annessi fabbricati rurali, il canone, determinato in base ai criteri previsti annualmente con provvedimento del direttore dell'ANAS, è ridotto ad un quinto. Nel caso di più accessi a fondi rustici ed a fabbricati rurali della stessa azienda agricola, l'autorizzazione si applica ad uno solo di essi, individuato dal titolare al momento della richiesta delle relative autorizzazioni. L'autorizzazione è rilasciata a titolo gratuito per gli accessi relativi ai fondi rustici ubicati in comuni classificati montani o parzialmente montani.

6. Allo scopo di assicurare condizioni di trasparenza del mercato e di contrastare l'andamento anomalo dei livelli dei prezzi nelle filiere agroalimentari in funzione della tutela del consumatore, della leale concorrenza tra gli operatori e della difesa del Made in Italy, l'Osservatorio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali verifica la trasparenza dei prezzi dei prodotti agricoli ed agroalimentari integrando le rilevazioni effettuate ai sensi dell'articolo 127, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, con particolare riferimento a quelli al dettaglio. I dati aggregati rilevati sono resi pubblici almeno «con cadenza settimanale» mediante la pubblicazione sul sito internet e la stipula di convenzioni gratuite con testate giornalistiche ed emittenti radio televisive e gestori del servizio di telefonia. L'Ispettorato centrale per la qualità del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nell'ambito dei programmi di controllo finalizzati al contrasto della irregolare commercializzazione dei prodotti agroalimentari di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b) del decreto legge del decreto legge 9 settembre 2005, 2005, n. 182 convertito con la legge 11 novembre 2005, n. 231, sulla base delle direttive del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, effettua i controlli lungo le filiere produttive agroalimentari in cui si sono manifestati, o sono in atto, eventuali andamenti anomali dei prezzi rilevati ai sensi del comma 1. Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali riferisce sugli esiti delle attività di controllo di cui al comma 3 al Presidente del Consiglio dei Ministri, formulando le proposte per l'adozione da parte del Governo di adeguate misure correttive dei fenomeni di andamento anomalo nelle filiere agroalimentari. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, d'intesa con il sistema delle Camere di commercio e le autonomie locali, promuove e sostiene l'organizzazione di panieri di beni di generale e largo consumo, nonché l'attivazione di forme di comunicazione al pubblico, anche attraverso strumenti telematici, degli elenchi degli esercizi commerciali presso i quali sono disponibili, in tutto o in parte, tali panieri e di quelli meritevoli, o meno, in ragione dei prezzi praticati. L'attuazione del presente comma non comporta oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato.

7. Nel rispetto del regime comunitario sugli aiuti di Stato, è istituito, presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, un fondo di 20 milioni di euro annui, per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, per l'adeguamento dei processi produttivi delle aziende zootecniche alla disciplina della direttiva 12 dicembre 1991, n. 91/676/CEE, relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti dalle produzioni agricole.

8. Con decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, da emanarsi entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, previo parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, sono definite le linee guida per gli interventi ammissibili e la ripartizione delle relative risorse fra le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano».

Conseguentemente, per l'onere derivante dai commi 6 e 7, all'articolo 96, comma 1, Tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008: - 20.000;

2009: - 20.000;

2010: - 20.000.

ORDINE DEL GIORNO

 

G29.0.600 (già em. comma 2 29.0.600)

ALLEGRINI, DE ANGELIS

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge n. 1817,

impegna il Governo ad affrontare e risolvere le problematiche di cui al comma 2 dell'em. 29.0.600.

________________

(*) Accolto dal Governo

 

ORDINE DEL GIORNO G34.0.100

 

G34.0.100 (già em. 34.0.1)

BATTAGLIA ANTONIO, BERSELLI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge n.1817,

impegna il Governo:

a promuovere l'utilizzo di GPL e metano per autotrazione, con la riduzione di accisa e con la concessione di contributi per l'installazione di impianti di alimentazione, solo su veicoli già omologati ai sensi di una della ultime tre direttive o regolamenti "Euro" di applicazione obbligatoria o su veicoli già omologati ai sensi di successive direttive o regolamenti "Euro" adottati ma non ancora obbligatori.

________________

(*) Accolto dal Governo

 

EMENDAMENTI 46.0.800/1 (TESTO 2) E 46.0.800

 

46.0.800/1 (testo 2)

IL RELATORE

All'emendamento 46.0.800, al comma 1, sostituire le parole: «annui per il periodo 2008-2017» con le seguenti: «per l'anno 2008».

 

46.0.800

CURSI, TOMASSINI, MONACELLI, BIANCONI, GRAMAZIO, MASSIDDA, GHIGO, TOTARO, POLLEDRI, CARRARA, COLLI, LORUSSO, SANCIU, CORONELLA, D'ALI', CAFORIO, SAPORITO, COLLINO, DIVINA

Dopo l'articolo 46,inserire il seguente:

 

«Art. 46-bis.

(Disposizioni a favore dei soggetti danneggiati in ambito sanitario)

1. Per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che hanno instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti, è autorizzata la spesa di 180 milioni di euro annui per il periodo 2008-2017.

2. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono fissati i criteri in base ai quali sono definite, nell'ambito di un piano pluriennale, le transazioni di cui al comma 1 e, comunque, nell'ambito delle predette autorizzazioni, in analogia e coerenza con i criteri transattivi già fissati per i soggetti emofilici dal decreto del Ministro della salute 3 novembre 2003, sulla base delle conclusioni rassegnate dal gruppo tecnico istituito con decreto del Ministro della salute in data 13 marzo 2002, con priorità, a parità di gravità dell'infermità, per i soggetti in condizioni di disagio economico accertate mediante l'utilizzo dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n.109, e successive modificazioni.

3. Agli oneri di cui al comma 1 si provvede mediante incremento, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, delle aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n.76, per il calcolo dell'imposta sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio».

 


 

SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

253a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDI' 15 NOVEMBRE 2007

(Pomeridiana)

 

Presidenza del presidente MARINI,
indi del vice presidente ANGIUS

 

Seguito della discussione e approvazione, con modificazioni, del disegno di legge:

(1817) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 15,38)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1817.

Riprendiamo l'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Ricordo che nella seduta antimeridiana è stato accantonato l'articolo 97 in quanto concernente la copertura finanziaria, è ripreso l'esame degli emendamenti precedentemente accantonati ed hanno avuto inizio le dichiarazioni di voto sull'emendamento 46.0.800/1 (testo 2) del relatore, sul quale il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole.

 

MARINO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARINO (Ulivo). Signor Presidente, la considerazione che dobbiamo fare, rispetto al percorso fatto dal Governo e dal Senato in merito alla questione dei danneggiati da emotrasfusioni, non può essere che positiva.

Credo sia giusto e doveroso sottolineare e apprezzare l'impegno del Governo, e in particolare del Ministro della salute, per aver fatto tutti gli sforzi possibili, pur entro i limiti rigidi imposti dal budget, per trovare una soluzione a un problema che si trascina da anni. L'impegno del ministro Livia Turco, del resto, è stato chiaro fin dall'inizio della legislatura, con l'apertura di un tavolo di confronto proprio tra il Ministero e le associazioni che rappresentano i pazienti danneggiati; un tavolo che ha lavorato per un anno al fine di individuare i dettagli tecnici e le somme da destinare al loro risarcimento.

Ora il percorso è stato ben avviato, prima con il decreto fiscale ora con la finanziaria e ci auguriamo tutti che il provvedimento possa essere portato avanti in maniera costruttiva e positiva con un ulteriore passaggio alla Camera.

Tutti ci rendiamo conto che un impegno articolato nel corso dei prossimi dieci anni per completare il risarcimento avrebbe avuto un significato diverso, ma abbiamo avuto ampie rassicurazioni da parte del Governo che l'impegno non si considererà concluso con l'approvazione di questa legge finanziaria. Abbiamo infatti compreso la volontà da parte del Ministero dell'economia e di quello della salute di proseguire il lavoro con un ulteriore approfondimento della questione per definire, una volta per tutte, quante siano le persone che hanno diritto ad essere risarcite e di conseguenza quali somme stanziare.

Mi permetto poi di sottolineare che l'ampia convergenza registrata in questa Assemblea nel giudicare positivamente il percorso intrapreso vada giudicata come una pagina di buona politica del nostro Paese e del nostro Parlamento.

Nel momento in cui si affrontano e si cercano di risolvere problemi molto gravi che riguardano tutti non c'è stata divisione nell'Aula del Senato ma convergenza nei confronti dei legittimi interessi dei più deboli e nel caso specifico anche dei più sfortunati. Parliamo di persone che erano ammalate e che alla loro malattia ne hanno aggiunto un'altra non curabile a causa della trasfusione di una sacca di sangue infetto.

Credo di poter affermare che negli ultimi 18 mesi, quando si è lasciata da parte una conflittualità sterile, la Commissione sanità e il Senato sono riusciti a raggiungere importanti obiettivi come quello di oggi nell'interesse dei nostri cittadini. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, vorrei un chiarimento da parte del rappresentante del Governo. In relazione alla copertura, il Sottosegretario sa che l'emendamento 46.0.800, che reca come primo firmatario il senatore Cursi, prevedeva un impegno di spesa decennale che il relatore ha ridotto ad un anno. La copertura fa riferimento al calcolo dell'imposta sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico.

Signor Sottosegretario, vorrei capire perché questa copertura non può valere per un impegno decennale. Non credo infatti che il prossimo anno, una volta esaurita la finalità per cui si stanzia questa somma, si ridurranno le imposte. A me interesserebbe capire qual è la logica per cui si rifiuta un impegno decennale. Spero di aver posto una domanda alla quale si possa dare risposta perché, francamente, non ha senso ridurre l'impegno da decennale ad annuale. Posto che comunque approveremo l'emendamento per il principio «meglio poco che niente», vorremmo capire perché si è rifiutata l'altra strada.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, nell'intervento di questa mattina, a nome del Governo, non avevo eccepito alcuna considerazione di merito e quindi un pieno assenso alla necessità di operare in modo da poter risolvere in maniera definitiva il problema in argomento. Quindi, nessuna questione circa la necessità di prevedere un percorso pluriennale e decennale.

L'osservazione si era limitata ad esprimere un giudizio di opportunità sulla scelta di ricorrere, per trovare copertura a un simile provvedimento, ad inasprimenti delle aliquote nominali e legali di prelievo, dal momento che questo Governo intende operare prevalentemente attraverso un miglioramento del grado di efficienza della spesa e, quindi, trovando copertura attraverso forme di compensazione di altri comparti di spesa.

Questo era il motivo che mi aveva indotto ad esprimere un parere che - lo ribadisco - è favorevole al subemendamento 46.0.800/1 (testo 2), a firma del relatore: non perché non ci sia da parte nostra l'intenzione di arrivare ad una soluzione definitiva con valenza pluriennale (dal momento che tale impegno era stato da me stesso dichiarato, quale rappresentante del Governo, in Commissione bilancio), ma semplicemente per poter avere il tempo, quando il provvedimento passerà all'altro ramo del Parlamento, di individuare una copertura coerente con gli indirizzi di politica economica del nostro Esecutivo che mirano ad evitare inasprimenti delle aliquote di prelievo. Il mio intervento era impostato esclusivamente in questi termini.

 

MONACELLI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MONACELLI (UDC). Signor Presidente, vorrei ricordare all'Aula che, grazie alla contrapposizione che, nella giornata dell'altro ieri, si è manifestata intorno a questo subemendamento e che ha consentito di mettere in evidenza le divisioni e il malessere interno alla maggioranza - la cui linea di comportamento era dettata da una generale contrarietà alla proposta - siamo arrivati nella giornata odierna ad una sorta di capovolgimento di quella che sembrava essere la posizione della maggioranza che siede in quest'Aula e del Governo.

Siamo felici di questo risultato e lieti di avere ottenuto una risposta che, seppur parziale, è comunque un tentativo. Nell'emendamento era individuato un percorso decennale. Siamo consapevoli della durata a termine di questo Governo e della sua difficoltà a prendere impegni per un lasso di tempo che vada al di là della quantificazione annuale. Resta comunque una sorta di retropensiero, ma è anche una raccomandazione che vogliamo rivolgere, appellandoci alle parole formulate dal senatore Andreotti in altri contesti che «A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende»: ci auguriamo che non vi sia da parte del Governo la volontà di far approvare la proposta qui in Senato per poi modificarla nuovamente nell'Aula della Camera dei deputati, dove ci sono ben altri numeri per determinare altri orientamenti.

Quindi, siamo favorevoli al subemendamento 46.0.800/1 (testo 2) e accogliamo con favore la nuova posizione del Governo e della maggioranza. L'auspicio è che la stessa determinazione sia confermata anche nell'Aula della Camera dei deputati. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Scarpa Bonazza Buora).

 

CAFORIO (Misto-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CAFORIO (Misto-IdV). Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore ed il rappresentante del Governo per la grande sensibilità dimostrata nei confronti di questa categoria di cittadini sfortunati e per aver espresso un parere favorevole su questo subemendamento.

Vorrei ricordare però che quando, con il consenso del mio Gruppo, ho chiesto di apporre la mia firma all'emendamento, il mio atto ha destato alcune perplessità ed incomprensioni. Potrei ora dire che avevamo visto giusto, perché il risultato di oggi, che vede un'Aula completamente unita sulla questione, ci ha dato ragione e ha dimostrato che questo nostro Governo è sensibile di fronte alle questioni che vengono sollevate, soprattutto di ordine sociale. (Applausi dal Gruppo Misto-IdV).

 

BIONDI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Senatore Biondi, il suo Gruppo ha terminato il tempo attribuitogli. Assegno però, per la dichiarazione di voto, ad un senatore del suo Gruppo - in questo caso a lei - due minuti di tempo, da osservare rigidamente, per favore.

 

BIONDI (FI). A una certa età la rigidità è più un'aspirazione.

 

PRESIDENTE. Sì, ma qualche volta ci riesce, senatore Biondi. Dobbiamo attenerci ai tempi, perché è un'esigenza dell'Aula.

 

BIONDI (FI). Non era una nota autobiografica, era una considerazione generale.

Ho una grande stima del presidente Marino, quindi lo ascolto sempre molto volentieri e spesso quando gli scienziati escono dall'ambito della propria disciplina hanno un'enfasi e una forma trionfalistica che non mi pare corrispondente alla realtà.

Ho poi ascoltato il Sottosegretario che ha anche espresso una possibile soluzione nel passaggio da un ramo all'altro del Parlamento. Forse, invece che Sartor dovrebbe chiamarsi Tarzan perché, come quel personaggio, salta da un ramo all'altro del Parlamento per avere delle soluzioni che non si capisce perché non si possono trovare anche ora.

Credo che la filosofia del meglio poco che niente sia servita al popolo italiano per sopravvivere a molte disavventure, ma a mio avviso una Camera che un tempo si chiamava Alta per la sua qualificazione - non certo per considerare l'altra bassa dal punto di vista delle qualità - dovrebbe assumersi, quando si può e quando un Governo ha un'intenzione, la possibilità di esprimersi nella completezza delle proprie disponibilità e non avere quella parsimonia saltuaria per cui qui si è parsimoniosi e si aspetta di essere prodighi in un'altra circostanza.

Trovo abbastanza acrobatico questo modo di ragionare, perciò al Sottosegretario Tarzan auspico una liana capace di portarlo a migliori condizioni nel prossimo Parlamento. (Applausi dai Gruppi FI E UDC. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Senatore, è stato precisissimo nell'utilizzo dei due minuti, la ringrazio.

 

IOVENE (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IOVENE (SDSE). Signor Presidente, quando nel corso di una precedente seduta Cesare Salvi, il Presidente del nostro Gruppo, chiese l'accantonamento del testo in questione era proprio nell'auspicio che si potesse arrivare all'approdo al quale siamo giunti, che si potesse cioè trovare una soluzione condivisa con l'apporto del relatore e del Governo per affrontare un problema che, come abbiamo già detto e ribadito nel corso della discussione del decreto fiscale, è molto serio e va affrontato una volta per tutte nel tempo in cui bisogna affrontare tale emergenza.

Per questo, ovviamente, voteremo a favore di questa soluzione, apprezzando l'impegno del Governo affinché si trovi, nel tempo adeguato ad affrontare la problematica inerente il risarcimento dei danni degli emotrasfusi, una copertura tale da garantire a tutti l'indennizzo necessario. (Applausi dal Gruppo SDSE).

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Storace, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

In attesa che decorrano i venti minuti dal preavviso, previsti dall'articolo 119 del nostro Regolamento, sospendo la seduta.

 

(La seduta, sospesa alle ore 15,53, è ripresa alle ore 15,58).

 

La seduta è ripresa.

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 46.0.800/1 (testo 2), presentato dal relatore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 46.0.800.

 

MASSIDDA (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MASSIDDA (DCA-PRI-MPA). Presidente, sia chiaro, che vi è stato l'impegno del Governo a trovare la copertura necessaria per fare un intervento pluriennale. Ho già chiarito a tutti i colleghi che la cifra solo per quest'anno sarebbe assolutamente insufficiente e creerebbe delle grandi ingiustizie tra tante persone che soffrono. Quindi, vigileremo, ma vi è stato un impegno del Governo...

 

PRESIDENTE. Quanto è stato detto dal Governo è riportato chiaramente nel Resoconto stenografico.

 

MASSIDDA (DCA-PRI-MPA). Lo dico perché nella scorsa finanziaria vi fu un pari impegno, poi dimenticato. Questa volta vi marcheremo stretti. Non saremo distratti.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 46.0.800, presentato dal senatore Cursi e da altri senatori, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Passiamo all'esame dell'articolo 47, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

 

LEGNINI, relatore. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 47.2 (testo 2). Invito a ritirare gli emendamenti 47.1 e 47.300 perché trattano lo stesso tema ed il testo sul quale si esprime il parere è quello cui prima mi riferivo, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Stante l'assenza del presentatore, l'emendamento 47.1 è decaduto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 47.2 (testo 2).

 

POSSA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POSSA (FI). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Il testo 2 dell'emendamento 47.2 che lei ha posto in votazione dovrebbe essere una rimodulazione dell'emendamento 47.2. Se confronta, signor Presidente, i due emendamenti, noterà che nel nuovo testo vi è il comma 1-ter che non è stato menzionato nel testo originario. Inoltre, il comma riguardante la Croce rossa italiana è radicalmente riformulato.

Le chiedo pertanto, signor Presidente, come esso sia stato considerato ammissibile, in base all'articolo 128 del Regolamento del Senato, comma 5, dopo la fissazione della data per la presentazione degli emendamenti, in quanto completamente diverso dal testo originario.

 

PRESIDENTE.L'emendamento 47.2 (testo 2) è stato riformulato dal senatore Rossi che può dare una spiegazione.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Signor Presidente, il testo 2 dell'emendamento 47.2 è una riformulazione della proposta originaria, che era uguale a quella presentata dal collega Turigliatto. Ho pertanto articolato meglio il mio emendamento.

 

PRESIDENTE. Il senatore Rossi ha chiarito che ha partecipato e condivide la riformulazione.

 

POSSA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POSSA (FI). Signor Presidente, si tratta di un testo inammissibile, perché presentato dopo il termine da lei fissato nella Conferenza dei Capigruppo. La presentazione degli emendamenti va fatta entro un certo termine, non è possibile al senatore Rossi presentare un emendamento dopo quel termine, non essendo relatore, né membro, per ora, del Governo.

 

PRESIDENTE. Trattandosi di una riformulazione è ammissibile, senatore Possa.

 

POSSA (FI). Non è un riformulazione.

 

PRESIDENTE. Lo è, così è stata vista con il senatore Rossi.

 

POSSA (FI). Non è vero.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, vorrei intervenire in merito all'ordine dei lavori. È evidente che consentiamo una certa elasticità, però, qui il senatore Rossi prevede una riserva precisa per quanto riguarda la graduatoria. Lui dice che la graduatoria nella Provincia autonoma di Bolzano non vale perché in quel caso bisogna tutelare il bilinguismo. A mio giudizio, non è molto corretto: se c'è una graduatoria che è stata vinta da alcuni soggetti, che parlino italiano o che parlino tedesco questi pari dovrebbero essere in termini generali.

Comunque, Presidente, se lei ha già valutato la questione, chiediamo la votazione per parti separate dell'emendamento 47.2 (testo 2), perché la prima parte siamo disponibili a votarla favorevolmente, mentre la seconda, che mi sembra anche incostituzionale, no.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Senatore Ferrara, è intervenuto per il suo Gruppo il senatore Possa. Vediamo di stare alle regole. (Proteste dal Gruppo FI).

E' vero, il senatore Possa è intervenuto sull'ordine dei lavori e quindi il senatore Ferrara ha facoltà di intervenire.

 

FERRARA (FI). La ringrazio, Presidente. Circa l'emendamento presentato dal senatore Rossi Fernando si era verificato un inconveniente: credevo che il senatore Possa intervenisse anche come firmatario e quindi ero rimasto un po' spiazzato. La mia è una dichiarazione di voto sull'emendamento 47.2 (testo 2).

Questa proposta estende le possibilità che vengono previste dall'articolo 93. Presidente, siamo rimasti tutti abbastanza attoniti all'inizio, e anche parzialmente convinti, dalle argomentazioni sostenute dal senatore D'Amico in ordine alla giustezza della disposizione, ma è evidente che quanto introdotto con l'articolo 93 viene ampliato enormemente con tale proposta. Fra le altre cose, quando si dice che le assunzioni possono essere fatte tenuto conto delle qualifiche professionali, nel rispetto delle procedure previste per le pubbliche amministrazioni, il rispetto è una ultroneità; il problema è che si introducono delle categorie rispetto a quelle dei medici o dei parasanitari di prima specie rispetto al contesto generale. Un laureato, oggi, per accedere per concorso nella pubblica amministrazione, ad esempio nelle ASL, dovrà considerare in subordine le sue aspettative rispetto a quelle di qualcuno che ha prestato servizio nella Croce Rossa.

È una discriminazione enorme che viene introdotta, anche incostituzionale, rispetto alla possibilità di entrare nella pubblica amministrazione.

 

EMPRIN GILARDINI (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EMPRIN GILARDINI (RC-SE). Signor Presidente, vorrei anzitutto chiedere di sottoscrivere a nome mio e dei senatori Confalonieri, Valpiana, Albonetti e Alfonzi, questo emendamento, che condividiamo, anche perché frutto di un confronto con il relatore. Qui si garantisce la stabilizzazione di lavoratori che, ancorché attraverso convenzioni della Croce Rossa, assolvono e garantiscono la continuità di servizi pubblici essenziali, come, per esempio, il "118". Quindi, si tratta di garantire la continuità di quei servizi, attraverso la stabilizzazione del lavoro.

 

PRESIDENTE. È stata chiesta dal senatore Polledri la votazione per parti separate.

Se ho capito bene, la prima parte va dalle parole: "Aggiungere", fino alle parole "in essere", mentre la seconda va dalle parole "1-ter", fino alle parole "di Bolzano".

 

POLLEDRI (LNP). È così, Presidente.

 

PRESIDENTE. Poiché non si fanno osservazioni, così resta stabilito.

 

Metto ai voti ai voti la prima parte dell'emendamento 47.2 (testo 2), presentato dal senatore Rossi Fernando e da altri senatori, fino alle parole «in essere».

È approvata.

 

Passiamo alla votazione della restante parte dell'emendamento 47.2 (testo 2).

 

POLLEDRI (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Polledri, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della restante parte dell'emendamento 47.2 (testo 2), presentato dal senatore Rossi Fernando e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 47.300.

Senatore Polledri, accoglie l'invito al ritiro che le è stato rivolto dal relatore?

POLLEDRI (LNP). Sì, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. L'emendamento 47.300 è dunque ritirato.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'articolo 47, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 53.0.200 (testo 3).

SACCONI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, senatore Sacconi, ma le rivolgo la preghiera di ricordare che - come abbiamo già detto - vi è la necessità di fare uno sforzo di sintesi.

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, accolgo il suo invito, per altro, chiedendole comprensione per un tema di straordinaria rilevanza, che l'Aula esamina in un contesto che quanto meno - credo - possiamo insieme ritenere opinabile.

Inutilmente, nel corso di più anni, le Camere si sono cimentate con questo problema, non essendo facile conciliare le doverose esigenze di tutela dell'utente e del consumatore con quelle, altrettanto doverose, di stabilità del nostro sistema economico.

Prego i colleghi di ricordare che una norma di questo tipo, qualora viziata da alcune assenze nelle sue disposizioni o da alcune norme improprie, potrebbe determinare lo spiazzamento del nostro mercato, inducendo aziende (come, ad esempio, quelle appartenenti alle compagnie multinazionali) ad uscire dal nostro Paese o a rinunciare a programmi di ingresso.

In sintesi, ricordo le ragioni per cui questo testo, relativo alla class action presenta gravi problemi - non in sé l'azione collettiva, ma questo testo, lo ribadisco - di applicabilità e di instabilità nel nostro sistema giuridico.

In primo luogo, esso non prevede filtri all'ingresso dell'azione: non vi è un filtro per evitare azioni di carattere temerario o, peggio ancora, di carattere ricattatorio. In secondo luogo, esso fa rinvio ad un elenco amplissimo di oltre 1.000 associazioni, senza un criterio di verifica relativo alla rappresentatività delle associazioni di utenti o consumatori che possono ritenersi abilitate... (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Senatore Sacconi, ha solo un altro minuto: glielo ricordo per aiutarla a concludere.

 

SACCONI (FI). In terzo luogo, viene consentito all'avvocato un guadagno del 10 per cento sul valore dell'intera controversia, con un incentivo straordinario, in questo modo, all'azione temeraria e anche, talora, a fare ricchi coloro che quell'azione organizzano e gestiscono, ma non altrettanto ricchi coloro che sono utenti o consumatori e, quindi, eventualmente danneggiati. (Applausi dei senatori Biondi e Strano).

Ricordo, infine, i gravi problemi di armonizzazione con l'ordinamento giuridico e, in modo particolare, di armonizzazione tra l'azione collettiva ed un'eventuale contemporanea azione individuale. Nel 2005 sono stati necessari mediamente 1.755 giorni per portare a termine una causa civile.

Questa misura intaserà i tribunali di azioni temerarie e irresponsabili in un clima in cui facilmente potranno essere promosse azioni ricattatorie (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi dai Gruppi FI e UDC).

 

PRESIDENTE. È il rapporto con l'Aula che impone il rispetto di certe regole, senatore Sacconi.

 

BUCCICO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUCCICO (AN). Signor Presidente, colleghi, aggiungerò qualche altro motivo a giustificazione della nostra contrarietà all'emendamento 53.0.200 (testo 3), oltre a quelli già esposti dal collega Sacconi.

Voglio rappresentare soprattutto ai colleghi giuristi pratici, che sono numerosi in questa Assemblea, la gravissima infezione che questa disposizione superficiale ed abortiva causerà ai princìpi del nostro ordinamento giuridico. Enucleerò soltanto alcuni temi perché vi possiate rendere conto della gravità della lesione che si sta provocando.

Non sono contro l'azione collettiva. Sono contro questa superficiale e surrettizia azione collettiva che vuole segnare la bandierina di un nostro carissimo e onorevole senatore nella tradizione giuridica italiana, ma purtroppo Calamandrei è Calamandrei e Manzione è Manzione. Questa è la tragica verità. (Applausi del senatore Viespoli).

Vorrei a questo punto elencare i motivi suddetti. Innanzitutto, non sono chiari - come ha ricordato il senatore Sacconi - i princìpi e i poteri delle associazioni, la natura del conferimento del mandato e la qualità della legittimazione a stare in giudizio. A tal proposito, voglio raccomandare al senatore Manzione di leggere un testo del suo conterraneo Pietro Rescigno che sa qualcosa più di me e di lui sulla cosiddetta rappresentatività presunta che è il tema fondamentale in materia.

In secondo luogo, non sono state individuate le tipologie dei fatti che possono essere sottoposti ed il numero minimo di casi che possono legittimare l'azione collettiva, come avviene in tutti i Paesi, anche in Francia, Stato dal quale è stato copiato in maniera superficiale questo abbozzo di disegno di legge. Vorrei ricordare che l'indicazione delle tipologie è molto importante e che da queste tipologie per ora rimangono totalmente esclusi tutti i cosiddetti risarcimenti di carattere ambientale.

In terzo luogo, è stato superficialmente negletto il tema della cosiddetta estensività e vincolatività del giudicato; in realtà, è stato affrontato ma scritto in maniera contraddittoria nel comma 6 dell'articolo 53-bis. Si incide anche sul diritto sostanziale (articolo 2909 del codice civile).

Questo è un aborto di disegno di legge. (Applausi del senatore Scarpa Bonazza Buora). È una introduzione vergognosa nel nostro ordinamento giuridico. Ma vi dirò di più. L'infezione, la ferita più grave viene inferta sul piano dell'ordinamento perché in esso con questa azione riusciamo ad inserire il ventottesimo rito civile. Nell'articolo, infatti, l'azione l'azione civile è strutturata in maniera veramente vergognosa: si prevede una prima fase di cosiddetta ammissibilità e, purtroppo, sono stati mutuati princìpi del diritto penale allorché si è fatto riferimento alla manifesta infondatezza senza alcuna altra specificazione.

Una volta ottenuta la cosiddetta condanna generica, senza che si sia pensato minimamente di intervenire sull'ordinamento giudiziario, si passa ad una camera di conciliazione composta dai difensori e dai membri delle associazioni di categoria che danno semplicemente un parere che può diventare esecutivo. Il cittadino può disattendere tale parere e iniziare, allora sì, la vera azione tipica risarcitoria. Si tratta, quindi, di un giudizio lunghissimo, articolato addirittura in tre stadi, che porterà alla paralisi totale dei tribunali. Ciò significa infliggere un colpo mortale alla giustizia civile.

Signor Presidente, un tema come questo, che non viene affrontato da oggi in Italia, ma già nel codice di procedura civile del 1865, così come già negli anni Trenta in America e nel 1992 in Francia, non può essere trattato in questa maniera superficiale.

Che dire, poi, dell'ipotesi di nullità dei contratti per i cosiddetti messaggi pubblicitari ingannevoli? È assolutamente assurda una previsione di questo genere.

In conclusione, Presidente, avrei preferito non parlare, avrei preferito che lei non avesse ammesso questa corsia preferenziale per l'introduzione della disciplina dell'azione collettiva, perché non ha senso, né capo né coda.

Se oggi dobbiamo tributare un omaggio personale a Roberto Manzione, facciamolo pure, ma stiamo uccidendo il processo civile in maniera vergognosa, stiamo contraddicendo i princìpi sui quali si basa il processo civile nel nostro Paese. L'introduzione della disciplina dell'azione collettiva va fatta con serietà, attraverso un disegno di legge organico. Non basteranno 180 giorni alla Corte costituzionale per distruggere questo aborto che infetterà il nostro ordinamento giuridico. (Applausi dai Gruppi AN, FI, LNP e UDC).

 

MANZIONE (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANZIONE (Ulivo). Signor Presidente, capisco i toni dei colleghi che si sono battuti contro l'emendamento 53.0.200 (testo 3), sia il senatore Sacconi che il collega Buccico, che ho sempre apprezzato: essi hanno sempre riscosso la mia stima e continuano a riscuoterla. Non mi permetterò di ricambiare l'ironia del senatore Buccico, al quale porto grande rispetto, essendo stato anche il mio presidente nel Consiglio nazionale forense, anche se forse qualche strascico di quell'importantissima carica di rappresentanza della classe degli avvocati è rimasto ad incrinare una sua valutazione lucida ed obiettiva.

Presidente, voglio rispondere innanzitutto alle puntuali osservazioni che sono state fatte anche nella scorsa seduta: mi riferisco in questo caso ai colleghi dell'UDC, i quali facevano notare, ed in particolare il collega Ciccanti, lo ricordo bene, l'inammissibilità della norma contenuta nell'emendamento posto oggi in votazione. Tuttavia, senatore Ciccanti, senza volere assumere nessuno atteggiamento da maestro - e se mai mi dovesse capitare vi chiedo scusa, sarà solo la foga oratoria, giammai la voglia di pensare che qualcuno interpreta il giusto e gli altri no - come ricordava correttamente il collega Morando, la limitazione all'introduzione delle norme nella legge finanziaria è prevista, per quelle ordinamentali, soltanto nella misura in cui le stesse non abbiano la capacità di influenzare significativamente i processi di sviluppo economico.

Per le tante cose che sono state dette contro questa proposta emendativa dai colleghi che mi hanno preceduto, lei comprende, senatore, come l'istituto dell'azione collettiva abbia indubbiamente una valenza economica importante, anche se negativa dal punto di vista dei colleghi che sono intervenuti. Quindi, ai fini dell'ammissibilità della proposta, ritengo che non sia possibile ritenere che l'azione di classe non influenzi in maniera determinante lo sviluppo economico nel nostro Paese.

Nel merito, poi, non ho difficoltà rispetto all'unica obiezione precisa che è stata mossa dal presidente Schifani nella scorsa seduta con riferimento alla norma in esame, ed in particolar modo al comma 6. Sono disponibile infatti, e questo lo rappresento anche al relatore e al Governo, a riformulare il comma 6, sostituendo le parole «nei confronti dei» con le altre «tra i», al fine di rendere più pressante, così come il collega Schifani immaginava, la possibilità di conservare quel potere previsto dal nostro ordinamento, soprattutto dall'articolo 24 della Costituzione, che assegna ad ogni cittadino la capacità ed il diritto di agire in giudizio per la tutela dei suoi interessi.

Detto questo, sarebbe facile rispondere al collega Sacconi, quando afferma che c'è una speculazione a favore degli avvocati, che il limite del 10 per cento del valore della controversia è il tetto che io mi sono preoccupato di inserire. Quindi, se c'è una limitazione, essa cerca di evitare le speculazioni prevedendo che non si potrà mai superare l'importo massimo del 10 per cento del valore della controversia. Il collega Sacconi comprende benissimo la valenza delle norme e comprende quindi che, proprio per evitare quel tentativo di speculazione che qualcuno potrebbe pensare di mettere in atto, è stato inserito un tetto che va nella direzione opposta.

Sulle osservazioni più forti che sono venute, voglio ricordare ai colleghi che stiamo parlando di questa norma da tre legislature. Sono tre legislature, infatti, che discutiamo dell'azione collettiva, della class action, senza riuscire a varare complessivamente la normativa.

Proprio per questo, signor Presidente, lo dico per tranquillizzare anche i tanti colleghi che magari nel merito non conoscono fino in fondo la norma, correttamente il ministro Bersani, nel proporre insieme al ministro Mastella in questa legislatura la class action, si è rifatto ad un testo che fu votato all'unanimità dalla Camera nella scorsa legislatura. Quindi, sostenere che il testo è approssimativo o raffazzonato significa dire che la Camera, che nella scorsa legislatura ha votato all'unanimità (437 voti favorevoli su 446) questa normativa, in qualche modo non è riuscita a comprenderne i limiti. Ed in Aula, signor Presidente, in quel frangente c'era come relatore un collega che io ho sempre stimato moltissimo, l'onorevole Francesco Bonito; l'Esecutivo che appoggiava quel provvedimento era il Governo di centro-destra, rappresentato dal sottosegretario Vietti, e il disegno di legge fu votato, alla fine, da tutti i Gruppi, compresi quelli che oggi rappresentano l'opposizione.

Proprio perché non mi sento Carnelutti, voglio che la prognosi sul testo non sia avvalorata soltanto dalla mia persona, ma anche da quanto altri colleghi come noi, che hanno la stessa capacità di interpretare nell'agone politico esigenze, speranze e passioni e che appartengono a tutti i Gruppi, sono riusciti ad esprimere. Ed è simpatico ricordare che in quella occasione partecipavano alla votazione, per esempio, il collega Russo Spena, che fece la dichiarazione di voto finale per il Gruppo di Rifondazione comunista, ed il collega Giorgio Benvenuto, che invece la fece per il Gruppo DS.

Quel testo è stato approvato da tutti i colleghi, da tutte le forze che siedono in Parlamento. Quindi, ritenere non superficiali, ma comunque strumentali una serie di accuse che sono state mosse è, secondo me, un giudizio che qualcuno dovrebbe iniziare a considerare come un'ipotesi non inaffidabile.

Voglio avviarmi a concludere con un valutazione politica. Qualche tempo fa un collega che io stimo molto, il senatore Salvatore Ladu, mi chiedeva come mai, quando arriviamo al confronto nelle Aule parlamentari, alla fine non riusciamo a votare liberamente. Ciò accade perché a volte ci rifiutiamo di cogliere l'effettiva essenza delle cose. Quello in esame, collega Sacconi, è uno strumento adoperato dappertutto: anche l'Unione Europea si sta muovendo in questa direzione. Certamente, proprio perché sono tre anni che il nostro Parlamento se ne occupa, ciò significa che c'è un'esigenza che va considerata con molta attenzione.

Ma per fare in modo che le mie parole, che non sono un Calamandrei, vengano avallate da chi è più autorevole di me, signor Presidente, voglio concludere questo intervento con la citazione di pochissimi brani tratti da un articolo di fondo che è comparso pochissimi giorni fa sul «Corriere della Sera», a firma del professor Mario Monti, il quale, rispetto a questa ipotesi specifica sostiene quanto segue: «Se la politica guardasse ai cittadini, li rispettasse come consumatori e risparmiatori, queste cose non succederebbero. Nei giorni scorsi in Parlamento è di nuovo abortito il tentativo di dotare l'Italia di uno strumento vitale per una democrazia economica: la class action o azione legale collettiva per il risarcimento dei danni. (...) Nella Commissione bilancio del Senato si è deciso di non utilizzare la corsia rapida della legge finanziaria per varare il provvedimento». Mario Monti continua: «Ecco un altro esempio di come l'attuale incarnazione del bipolarismo permetta alle lobby di dormire tra due guanciali. 'Divide et impera' è il modello di governo, solo che a 'governare' sono gli interessi privati ben organizzati, non i pubblici poteri». Facendo riferimento poi all'emendamento al nostro esame aggiunge: «Sono stati inseriti alcuni temperamenti, simili a quelli previsti dal disegno di legge Bersani», perché, come vi ho detto, la proposta che stiamo discutendo ricalca la normativa Bersani, che ricalca il disegno di legge approvato nella scorsa legislatura all'unanimità. Mario Monti conclude quindi affermando: «Occorre che il Parlamento dia comunque un forte segnale di impegno, prevedendo una scadenza vicina per concludere. Altrimenti, ci sarà un'ulteriore perdita di credibilità del sistema politico sui temi concreti e di interesse quotidiano per i cittadini».

Noi, signor Presidente, quella credibilità vogliamo continuare a meritarla tutti quanti insieme. Ecco perché chiedo ai colleghi dell'opposizione, prima che ai colleghi della mia maggioranza, di condividere l'iniziativa, considerare che la norma viene sterilizzata per sei mesi (perché diviene efficace dopo 180 giorni) ed avere il coraggio di contribuire ad innovare il Paese. (Applausi dai Gruppi Ulivo, SDSE, Misto-IdV e dei senatori Bordon e Rame).

 

FORMISANO (Misto-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.I tempi del Gruppo sono esauriti, quindi la prego di stare nei due minuti.

 

FORMISANO (Misto-IdV). Non credo, signor Presidente.

 

PRESIDENTE Come non crede? Venga qui e facciamo la verifica. Non è che qui ci sono dei bari.

 

FORMISANO (Misto-IdV). Non mettevo in discussione le sue parole, signor Presidente. Comunque, credo di riuscire a contenermi nei due minuti, anche se l'argomento è di quelli che potrebbero richiedere un tempo maggiore.

Con molte probabilità, infatti, finalmente riusciremo a rendere il nostro Paese un po' più vicino alla cultura europea, della quale tanti amiamo compiacerci quando la descriviamo, e soprattutto, votando a favore dell'emendamento, riusciremo a rendere giustizia ai tanti cittadini consumatori, che il più delle volte sono privati o inibiti nell'esercizio dei propri diritti fondamentali, soprattutto in virtù di torti subiti (penso alle tante azioni che si sono dovute intraprendere singolarmente, per esempio, nei casi Parmalat, Cirio e tanti altri di cui sono stati pieni i giornali), perché in Italia non c'era uno strumento giuridico che li potesse mettere in condizione di poter agire collettivamente.

Credo che l'iniziativa che sviluppiamo adesso sia da annoverare tra le perle di questa finanziaria. Non vorrei essere frainteso: capisco che probabilmente lo strumento usato non è dei migliori, però ho sempre a mente una definizione che mi porta a considerare che l'ottimo il più delle volte è nemico del buono. Non dobbiamo correre il rischio - ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto - di non procedere in questa direzione perché magari la norma è perfettibile o perché magari si può fare qualcosa di meglio.

Dobbiamo avere il coraggio, come Parlamento sensibile alle istanze dei cittadini, che ci arrivano a più riprese, di approvare una norma che avrà un periodo di verifica sul campo (che sono i 180 giorni prima che le disposizioni diventino efficaci), ma che va nella direzione giusta di dare risposte a quella parte di cittadinanza che il più delle volte, non avendo neanche le risorse economiche per poter tutelare i propri diritti, è costretta o a soccombere o addirittura a non partecipare proprio.

Credo che la norma vada approvata perché - ripeto e concludo - l'ottimo il più delle volte è nemico del buono e questa è invece una buona norma. (Applausi dai Gruppi Misto-IdV, Ulivo e della senatrice Rame).

 

FRUSCIO (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale, così mi è data possibilità di esprimermi.

 

PRESIDENTE. Proprio a titolo personale no, in dissenso semmai.

 

FRUSCIO (LNP). No, parlo come parlamentare di quest'Aula impegnando la mia persona.

 

PRESIDENTE. Senatore Fruscio, questa è una formula nuova. Mi dispiace proprio, ma ci mettiamo fuori in un momento delicato dei nostri lavori. La prego.

 

FRUSCIO (LNP). Non credo di poter parlare in dissenso, perché non so come il mio Gruppo si esprimerà e voterà.

 

PRESIDENTE. Qualcuno del suo Gruppo ha già chiesto di parlare. Ecco perché le sto facendo questa obiezione.

 

FRUSCIO (LNP). Come?

 

PRESIDENTE. Qualcuno del suo Gruppo ha già chiesto di parlare in dichiarazione di voto.

 

FRUSCIO (LNP). Benissimo. Siccome precedo gli altri, non sapendo come essi si esprimeranno, mi esprimerò secondo il mio modo di pensare sulla questione. Sono un parlamentare...

 

PRESIDENTE. Ma i tempi dati ai Gruppi quando sono esauriti, sono esauriti. Quindi, la prego, mi dispiace molto. La prego, mi scusi. Mi dispiace.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione, come faccio di solito, gli argomenti del collega Manzione e devo dire che li ho trovati tutti di buon grado di convincimento, ma del tutto slegati al tema che chi, come me, si oppone a questo testo, ha posto.

Signor Presidente, collega Manzione, il punto di cui stiamo discutendo non è se introdurre o no nel nostro ordinamento una qualche forma di rappresentanza di interessi collettivi e di azione risarcitoria collettiva, di class action, ma come e cosa bisogna fare in premessa perché l'introduzione di queste disposizioni nell'ordinamento non porti molti più danni di quanti non ne vorrebbe sanare.

Allora, uno dei primi punti che il testo Manzione non risolve, e su cui sarebbe il caso che tutti i parlamentari riflettessero, è il grado di rappresentatività delle associazioni di consumatori esistenti a cui il testo fa riferimento e il comportamento effettivo che negli anni queste associazioni hanno avuto. Non siamo nuovi a sistemi di conciliazione tra imprese e interessi diffusi. Molte grandi imprese negli anni passati hanno istituito dei consigli di conciliazione tra l'impresa e i suoi clienti per il tramite delle associazioni dei consumatori che in questi consigli venivano ammessi.

Tuttavia, si è verificato un duplice fenomeno, che non ha soddisfatto le esigenze dei consumatori. Infatti, le inadempienze contrattuali, anche diffuse, che le imprese avevano verso i loro utenti sono rimaste o si sono aggravate. Per esempio, in alcuni casi, siamo in presenza della indisponibilità del servizio telefonico in parti di territorio nazionale per mancanza di risorse tecniche da parte del monopolista Telecom. E proprio la Telecom è la prima che ha sperimentato un consiglio di conciliazione nel quale le associazioni lì riconosciute si sono arricchite senza offrire alcuna tutela effettiva ai consumatori che teoricamente le legittimerebbero, perché non esiste alcuna relazione effettiva tra l'interesse diffuso e la forma di rappresentanza fittizia che si prendono.

Allora, se non risolviamo prima questo problema, e il testo Manzione non lo affronta per nulla, anzi fa il contrario, ci troviamo a prendere per il sedere - mi permetta questa espressione, signor Presidente - due volte i cittadini: una volta perché l'inadempienza contrattuale si realizzerà, una seconda perché a venirne "risarciti" non saranno i cittadini, ma quegli abili studi legali camuffati da associazioni di consumatori che si arricchiranno e rappresenteranno poi fittiziamente e surrettiziamente i consumatori nelle reti televisive, sui giornali e altrove.

A differenza di Paesi più avanzati, dove il consumerismo ha una sua forma di legittimazione, noi abbiamo forme di inadempienza contrattuale, di soppressione dei diritti degli utenti e così via, a fronte di una grande finzione di rappresentanza di interessi di consumatori e di una platea di associazioni che, in realtà, hanno fatto il benessere solo ed unicamente dei loro promotori.

Inoltre, come possiamo pensare, in un Paese in cui la litigiosità civile è all'ordine del giorno ed è elevatissima e in cui non c'è alcun filtro all'azione civile temeraria per il singolo, di introdurre un principio che alza il vantaggio dell'azione temeraria e quindi la possibilità per le imprese e i promotori dell'azione, attraverso il ricatto giudiziario, di contrattare a danno dei consumatori che verranno usati come strumenti?

 

PRESIDENTE Concluda, senatore Stracquadanio.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Ultima considerazione. Il collega Manzione ha citato il professor Monti. Quest'ultimo non può pensare, con tutto il rispetto che ho nei suoi confronti, che la finanziaria sia una scorciatoia per approvare altro. La finanziaria, signor Presidente, è nata per governare il bilancio non per fare approvare qualunque cosa piacesse agli editorialisti con un nome di prestigio. Abbiamo il dovere di difendere non solo i consumatori, non solo il nostro codice, non solo il nostro diritto, che pure ha una magistratura non responsabile, ma anche la dignità di un Parlamento che deve cercare di legiferare bene e non deformare gli strumenti legislativi. (Applausi dai Gruppi DCA-PRI-MPA, FI e UDC).

 

PRESIDENTE. Comunico all'Assemblea che il Gruppo DCA-PRI-MPA Democrazia Cristiana per le autonomie-Partito Repubblicano Italiano-Movimento per l'Autonomia consente l'utilizzo di 20 dei 40 minuti a sua disposizione a quello di Forza Italia.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, il Gruppo UDC desidera innanzitutto rendere merito al collega Manzione per aver posto una questione decisiva all'interno dello schieramento della maggioranza politica della quale fa parte.

La tutela degli interessi collettivi non è questione né banale, né improvvisa, né occasionale. Avevamo obiettato che vi erano regole di inammissibilità da rispettare, non per una nostra ubbia qualunque e non per rispondere a questa o a quella lobby, come pure si è detto, ma perché la Commissione bilancio aveva individuato disposizioni giuste, rispettate dalla stessa Commissione, con cui si erano stabiliti taluni criteri di ammissibilità in questa finanziaria, sulla base dei quali tale emendamento non doveva essere considerato ammissibile.

Quindi, la nostra è una posizione puramente procedimentale che da questo punto di vista avrebbe teso allo stralcio, che mi è stato detto non essere possibile perché si tratta di un emendamento. Di qui l'accantonamento per indurre ad una maggiore riflessione non sull'opportunità di introdurre l'azione collettiva, cosa che riteniamo positiva in sé, ma sul fatto che nel testo indicato dal senatore Manzione, che il Senato sta per votare, manca qualunque garanzia che gli interessi collettivi siano realmente tutelati in modo democratico da qualcuno.

Desidero leggere questa parte del testo, perché la preoccupazione maggiore che abbiamo è proprio questa. Mi rivolgo al collega Manzione perché, se egli fosse d'accordo a cassare questa parte, non avremmo difficoltà a votare a favore del suo emendamento. Propongo, inoltre, ai colleghi dell'UDC, che su questo punto non mi hanno interpellato espressamente, di astenersi per dimostrare che non abbiamo diversità ideologiche su una questione del genere.

Mi rivolgo al collega Manzione, perché è una parte tecnica molto precisa. Credo sia opportuno chiarire il significato della seguente espressione: «Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentite le competenti Commissioni parlamentari, sono individuate le ulteriori associazioni» - quelle di fatto, quelle vere - «di consumatori, investitori e gli altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati ad agire ai sensi del presente articolo».

Traduco in italiano questa espressione molto giuridicista: è la maggioranza politica del momento (non questa maggioranza), attraverso il proprio Ministro della giustizia, di concerto con il proprio Ministro dello sviluppo economico e la maggioranza che si esprime nelle Commissioni parlamentari, a dire quali soggetti collettivi sono tutelati e quali no. È di fronte a questo vulnus dei princìpi liberali, ai quali siamo sensibili, che propendiamo per un voto di astensione su un provvedimento del genere.

Vorremmo maggiori garanzie dell'autenticità delle organizzazioni collettive per evitare quella massa di abusi degli interessi collettivi che l'esperienza statunitense dimostra ampiamente. Infatti, la tutela degli interessi collettivi, se è priva di autentica democraticità e rappresentatività delle associazioni, è idonea a causare abusi molto gravi.

Ribadisco al collega Manzione che mi ero illuso che l'accantonamento del testo - che è stata una decisione molto complicata e sofferta - portasse ad un ripensamento non sull'azione collettiva, che ci interessa, ma sulle modalità di garanzia degli interessi collettivi, che così non vengono tutelati. Su questa questione potremmo stabilire, collega Manzione, sia per le associazioni riconosciute dalla legge, tutte quelle già esistenti, sia per quelle nuove, l'obbligo dell'approvazione da parte delle competenti Commissioni parlamentari a maggioranza molto ampia (per esempio, di tre quinti). In tal modo, si chiarirebbe che o vi è un interesse generale e politico alla loro esistenza (e allora, nei 180 giorni successivi all'entrata in vigore di questa legge, è possibile rimediare agli effetti sconvolgenti sul procedimento civile altrimenti esistenti) oppure, se non c'è questo interesse, ho il sospetto che si tratti soltanto di un accordo per garantire una maggioranza politica anche sovvertendo l'ordinamento procedurale civile del nostro Paese.

Chiedo al collega Manzione di prestarmi attenzione dal momento che è un aspetto di grande delicatezza. Vorrei evitare che un voto negativo rappresentasse l'affossamento definitivo della questione, ma anche che un voto positivo desse il via libera ad associazioni che non sono garantiste di nulla: di fatto non c'è la tutela dei consumatori, come ha detto il collega Formisano, ma la tutela di un po' di amici, gli amici degli amici.

 

PRESIDENTE. Grazie, senatore D'Onofrio, dovrebbe concludere.

 

D'ONOFRIO (UDC). Insisto perché il collega Manzione, che è il protagonista di quest'iniziativa, e gliene rendo onore, voglia modificare questa parte del testo dell'emendamento, in modo che possiamo votarlo anche noi. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

VEGAS (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, dal momento che con il senatore Manzione si è intessuto un dialogo costruttivo, vorrei sottoporgli un problema che tanto piccolo non è.

Nel nostro Regolamento è previsto un meccanismo di verifica delle decisioni comunitarie; dal momento che l'Unione Europea ha in animo di normare la questione della class action, sarebbe estremamente rischioso che si addivenisse ad una regolamentazione legislativa per poi rischiare di andare incontro ad una procedura d'infrazione.

La domanda che pongo al senatore Manzione è se è disponibile a modificare il suo emendamento per definire un termine congruo che dia modo all'Unione Europea di emanare una normativa e valutare se quella italiana sia coerente con quella europea; altrimenti si rischia di approvare una normativa e poi andare incontro ad una procedura d'infrazione. Mi permetterei di suggerire di modificare l'ultimo comma dell'emendamento 53.0.200 (testo 3): anziché 180 giorni, si potrebbe prevedere un termine di decorrenza più lungo, ad esempio 360 giorni.

 

STEFANI (LNP). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STEFANI (LNP). Signor Presidente, vorrei intervenire e richiamare la sua attenzione su un fatto. Senza dubbio saremo ossequiosi di quanto lei deciderà, come peraltro siamo soliti fare, ma vorrei una spiegazione.

Il nostro Gruppo ha deciso che ciascun senatore voti questo emendamento secondo propria coscienza e in libertà. Alla luce di questo, vorrei capire perché non ha concesso la parola al senatore Fruscio, che ha chiesto di intervenire per esprimere la propria opinione quale membro di questo Senato.

 

PRESIDENTE. Le rispondo chiaramente, senatore Stefani. Abbiamo fissato una regola, ripartendo il tempo tra i Gruppi e prevedendo per ciascun Gruppo un solo intervento, ad eccezione delle eventuali dichiarazioni di voto in dissenso.

Questa è la regola, però, se questo deve essere un problema, in conclusione, darò lo stesso al senatore Fruscio un minuto.

Aveva chiesto di parlare per il Gruppo della Lega Nord il senatore Divina, così capisce bene qual è il punto. Prego, senatore Divina, ha facoltà di parlare.

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, le ripeto che il Gruppo della Lega Nord ha lasciato libertà di coscienza. Quindi, probabilmente parleremo tutti a titolo personale. Se per il Regolamento un senatore deve prendere la parola per la Lega, lo farò io, ma interverranno anche altri colleghi.

 

PRESIDENTE. Così sovvertiamo la regola, non si può in piena discussione. Se volete ne riparleremo.

Prego, senatore, lei parla per la Lega Nord.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Signor Presidente, mi scusi, intervengo per un richiamo al Regolamento e pongo una questione alla sua attenzione.

Nel momento in cui un Gruppo dichiara esplicitamente di non avere una posizione, credo sia del tutto legittimo che lei continui a calcolare il tempo sull'ammontare del Gruppo. Quella è una scelta che il Gruppo paga. Non mi sembra invece possibile, alla luce del buon senso, perché in qualche modo si lede il diritto del singolo parlamentare, che non sia data espressione a posizioni differenti.

 

PRESIDENTE. Il Regolamento risolve questo problema con l'annuncio di voto. Il tempo per l'annuncio di voto chiesto dal senatore Fruscio, brevissimo, glielo darò. Questa possibilità è prevista dal Regolamento.

 

FRUSCIO (LNP). Domando di parlare per annuncio di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRUSCIO (LNP). Signor Presidente, annuncio il mio voto contrario a questo emendamento. Ritengo che lo strumento della class action sia estremamente necessario, in linea generale e di principio, alla regolazione delle economie di mercato. Infatti, non regola soltanto i rapporti tra le attività produttive, fra le imprese e le classi di cittadini, ma è strumento di regolazione del mercato nel suo complesso. È però uno strumento di estrema delicatezza.

Diceva opportunamente il senatore D'Onofrio che in un ordinamento civilistico di tipo privatistico fondato sul diritto del cittadino, sul diritto soggettivo, è molto difficile e problematico inserire un quadro normativo che comprenda anche l'azione collettiva.

D'altra parte, signor Presidente, colleghi del Senato, che il problema fosse nell'agenda del legislatore lo si deduce chiaramente se solo si considera che già nel 2004 la Camera dei deputati approvò un testo legislativo, che il Senato non ritenne di far proseguire ulteriormente nel suo iter e che rimase qui impantanato proprio per quelle motivazioni e quei dubbi che sono sorti anche oggi in quest'Aula.

Si evoca il professor Monti. Ritengo però che non si possa sottostare al verbo né del professor Monti né di mille professor Monti, i quali spesso hanno il vezzo di pronunciarsi e di esprimersi a seconda delle stagioni.

Tuttavia, richiamo l'attenzione del collega Manzione sul fatto che lo stesso professor Monti, l'altro giorno, esprimeva forti dubbi sulla procedura estremamente frettolosa nell'affrontare questo grave problema. Anche la Confindustria ha espresso, in modo articolato e motivato, preoccupazioni di notevole portata. Credo che uno strumento del genere debba passare per una procedura legislativa regolare e tradizionale. Non è possibile che nella fretta di approvare una finanziaria si introduca una norma così delicata.

Credo quindi che questo emendamento non vada inserito in questa finanziaria. Sarebbe veramente meritevole di grande apprezzamento delle Camere se i proponenti dell'emendamento si facessero promotori di un disegno di legge ad hoc. (Applausi del senatore Biondi).

 

CARUSO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

 

CARUSO (AN). Signor Presidente, sono spiacente che lei non abbia accolto l'invito che le rivolsi nella scorsa seduta di mutare la propria decisione sull'inammissibilità di questo emendamento che era, è e resterà nella storia di questa legge finanziaria come un emendamento inammissibile e inappropriato.

Le annuncio fin d'ora che voterò in dissenso dal Gruppo e poiché il senatore Buccico ha dichiarato un voto contrario, voterò astenendomi. Del resto ne ho buona ragione perché, se i senatori Manzione e Bordon intendono entrare nella storia giuridica del nostro Paese attraverso l'introduzione dell'istituto della class action all'amatriciana e io mi chiamo fuori da un'operazione del genere, male certamente non faccio.

Class action all'amatriciana, signor Presidente, perché troppe sono le imprecisioni e i varchi che questo testo raccogliticcio prevede e consente e prova di ciò è stata data dallo stesso senatore Manzione quando nel suo intervento si è frettolosamente dichiarato disponibile ad introdurre alcune modifiche rendendosi in prima persona conto di quanta acqua passi per i tanti buchi che il testo presenta. Si è poi anche affrettato a dire che non vuole essere una norma che premia gli avvocati, avendo stabilito nel 10 per cento del valore della causa il massimo della tariffa applicabile.

Mi domando e gli domando quale sia il 10 per cento e di che cosa, posto che si tratta di cause che, per la stessa struttura del testo, hanno carattere indeterminato. Non ho mai saputo del 10 per cento dell'indeterminato. Queste, insieme a tante altre, sono le questioni poste dai colleghi che mi convincono a non farmi coinvolgere in questa operazione frettolosa.

Concludo, signor Presidente, dicendole che lei deve fare pace con se stesso. O noi vogliamo accettare l'idea che si sta introducendo un nuovo sistema, una nuova azione e un nuova forma di processo e allora bisogna almeno ragionarci per qualche attimo in sede di finanziaria oppure bisogna dire che, così come stava facendo la Camera dei deputati, questo è un argomento che deve essere esaminato, ponderato, studiato e affinato nella sede che il nostro Regolamento prevede e che qui viene violata, vale a dire nell'ambito della Commissione giustizia del Senato.

Pertanto, signor Presidente, non mi tolga la parola e mi faccia parlare nella maniera più rapida che riesco a realizzare.

Il senatore Manzione si è chiesto come mai da tre legislature...

 

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Caruso, concluda pure, ma mi pongo un problema di rapporti con l'Aula.

 

CARUSO (AN). Signor Presidente, non sono abituato ad insistere. Mi astengo dal partecipare alla vergogna che per suo fatto e per fatto dei senatori Manzione e Bordon si viene a praticare di qui a qualche minuto in quest'Aula. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. Invito il relatore a pronunziarsi anche nel merito delle richieste di modifica.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, stante la rilevanza del tema e le obiezioni formulate, ritengo opportuno svolgere qualche breve considerazione anche per evitare che questo dibattito si limiti ad un confronto, certamente positivo ma limitato, tra il proponente, senatore Manzione (che ringrazio per aver proposto questa norma), e i colleghi autorevoli dell'opposizione intervenuti.

La maggioranza condivide l'introduzione della class action nel nostro sistema; non è mai stato in discussione ciò; vi è stata e vi è una condivisione larghissima, credo anche tra le fila dell'opposizione. Peraltro, alla Camera è stato già adottato un testo base dalla Commissione giustizia che, per larga parte, coincide con quello presentato dal collega Manzione.

Questa, signor Presidente, è una riforma epocale che ci avvicina all'Europa e agli ordinamenti giuridici di altri Paesi evoluti, non ci allontana, come è stato da taluni affermato, anche sotto il profilo della competitività. È stato evocato dal senatore Sacconi il timore che le imprese straniere, in particolare le multinazionali, possano, a seguito dell'introduzione di questo istituto giuridico, allontanarsi dal nostro Paese; in realtà, credo che per qualunque impresa sia preferibile certamente avere la possibilità di far valere le proprie ragioni convenute in giudizio nei confronti di una associazione piuttosto che affrontare migliaia e migliaia di cause individuali con i tempi, gli esiti e i costi che tutti immaginiamo.

Credo quindi che le perplessità, che io stesso ho avanzato in Commissione allorquando abbiamo chiesto al senatore Manzione di non insistere su questo emendamento, sull'introdurre una riforma di tale portata all'interno di uno strumento legislativo certamente non proprio, incongruo rispetto al contenuto della finanziaria siano compensate, a questo punto, dalla grande rilevanza della riforma che fra poco approveremo, se l'Assemblea esprimerà il suo consenso maggioritario.

Le diverse valutazioni di merito svolte, le contestazioni sono naturalmente legittime. A mio modo di vedere, qualunque altro testo avrebbe potuto presentare altri varchi e dare luogo ad altre obiezioni e critiche, perché è evidente che il nostro ordinamento processuale non è preparato appieno a recepire una riforma di tal genere. È chiaro che occorrerà un periodo di assestamento, come è stato detto dai colleghi Manzione e Formisano, all'esito del quale si valuterà la possibilità di meglio sistemare le norme di cui stiamo discutendo.

Al presidente Schifani, che ieri ha sollevato un problema ripreso da qualche collega, replico che, come è evidente dalla lettura del testo, non vi è alcuna soppressione di diritti soggettivi: i singoli possono agire prima che l'azione collettiva venga attivata o dopo, a valle, per far valere il singolo diritto soggettivo avvalendosi dell'esito del processo, conclusosi con sentenza o con verbale di conciliazione.

Quindi, a mio modo di vedere, introdurre quella modifica, a cui ha accennato il collega Manzione, che, invece, reintroduce la possibilità di coltivare azioni individuali anche dopo l'esperimento dell'azione collettiva, rischia di far venir meno uno degli elementi di positività di questa riforma, ovvero quello di contenere il ricorso alle cause civili. Non capisco come il senatore Buccico possa sostenere che questa riforma produrrà una proliferazione del contenzioso, una paralisi della giustizia civile quando invece ci si può attendere l'esatto contrario, cioè una causa al posto di 1.000, 10.000, 50.000. È quindi evidente che l'effetto sarebbe anche deflattivo. Pertanto, questa proposta, a mio modo di vedere, non può essere accolta.

Se vi sono altri suggerimenti che i colleghi intendono formulare, data l'importanza del tema, credo si possano prendere in considerazione.

Non comprendo come si possa dire che i soggetti legittimati a promuovere l'azione collettiva siano 1.000, come è stato detto, giacché si fa rinvio a un decreto ministeriale.

Semmai possiamo un attimo ragionare sulla possibilità di rafforzare la parte che riguarda i tempi e le modalità di espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari, per esempio prevedendo una maggioranza qualificata. Se vi è consenso su questo aspetto da parte dei proponenti, possiamo velocemente discutere di una modifica di questo tipo.

L'allungamento del termine di 180 giorni a 360, praticamente un anno, richiesto dal senatore Vegas, lo riterrei non condivisibile. Rinviare di qui a un anno il termine di efficacia di questa norma sarebbe in contraddizione con la scelta che stiamo facendo di accelerare una riforma di questo genere. Quindi, su questo punto possiamo semmai elevare il termine a 180, 240 o 300 giorni.

Vorrei sentire i proponenti, signor Presidente, su questi due punti, relativi ad un'espressione rinforzata del parere delle Commissioni parlamentari e al termine di 180 giorni da rendere eventualmente più lungo, anche se non di un anno, al fine di valutare la possibilità di una limitata modifica al testo. (Applausi del senatore Morando).

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, a me dispiace che oggi non sia qui in Aula il presidente Ciampi, altrimenti avrebbe potuto confermare che a noi, che non siamo figli di un dio minore - sto parlando delle Casa delle Libertà - ma di un dio minimo, non era consentito di fare riforme, non dico di questa portata, ma dei codici, e quindi anche del codice civile di cui qui si tratta, nemmeno per decreto-legge, figuriamoci per emendamento in finanziaria. (Applausi dai Gruppi LNP, FI e AN). Ora, dico io, facciamo tesoro di ciò, ci servirà per la prossima legislatura, in cui potremo fare quello che vogliamo: regole non ce ne saranno.

Questo emendamento nemmeno ci sarebbe venuto in mente, ma, se ci fosse venuto in mente, chi stava seduto al suo posto, signor Presidente, non lo avrebbe mai e poi mai - e dico giustamente - ritenuto ammissibile. E, se per caso fosse stato ritenuto ammissibile, il Presidente della Repubblica di turno non avrebbe mai e poi mai accettato di firmare una finanziaria con questi contenuti. Ma transeat, prendiamo atto che le regole sono queste, speriamo di potercene avvalere nella prossima legislatura.

Tuttavia, almeno una cosa, per favore, Presidente, me la consenta. Con tutto il rispetto del sottosegretario Sartor, visto che c'è qui il Ministro della giustizia e visto che - cito testualmente ciò che ha detto il relatore - siamo di fronte a una riforma "epocale" fatta per emendamento in finanziaria, siamo di fronte...

 

PRESIDENTE. Senatore Castelli, questo è un intervento, la prego.

CASTELLI (LNP). Le chiedo, per favore, che il parere su questo emendamento lo dia il ministro Mastella, per quantomeno sapere cosa ne pensa il Ministro della giustizia. Credo sia assolutamente il minimo dei minimi. (Applausi dai Gruppi LNP, FI, UDC e AN).

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, riteniamo sia giunto il momento di denunziare alcuni aspetti di questa finanziaria, perché ci troviamo in Aula a dover discutere spesso di temi che nulla hanno di compatibile con quella che dovrebbe essere la logica di una manovra finanziaria. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Fluttero).

Questo è un fatto senza precedenti. Può succedere, Presidente, che un emendamento, per una svista, per una valutazione personale della Commissione, del relatore o della Presidenza, possa essere dichiarato ammissibile - come si suol dire, una rondine non fa primavera - ma quando in finanziaria ci si occupa di simboli dei partiti, di limitazione delle retribuzioni deimanager pubblici, di introdurre nell'ambito del nostro ordinamento giuridico un nuovo istituto, mi chiedo - come dice il collega Castelli - ma il Ministero della giustizia (e profitto della presenza del sottosegretario Scotti per chiedere il parere del Ministero) cosa dice?

E chiedo alla Presidenza chiarimenti su queste norme, che non sono affatto ammissibili e avrebbero dovuto essere subito espunte dal testo. Ricordo le parole del Ministro dell'economia all'inizio della finanziaria, il quale aveva detto al Paese che questa finanziaria sarebbe stata asciutta, piccola e breve. Ditemi voi se questa è una finanziaria breve: è passata da 97 a 144 articoli. Non soltanto non è breve, ma addirittura, alla sua lunghezza, si aggiunge l'introduzione di temi che nulla hanno a che vedere con essa, perché sono di carattere giuridico, per cui meriterebbero un percorso autonomo di approfondimento in Commissione e in Aula.

Allora, signor Presidente, dico che non ci stiamo: dobbiamo denunziare questo fatto! (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Stracquadanio).

 

PRESIDENTE. Grazie, senatore Schifani, ma deve concludere.

 

SCHIFANI (FI). Non dica grazie, signor Presidente. Questo è un intervento politico, che la prego di farmi concludere.

 

PRESIDENTE. Concluda, allora.

 

SCHIFANI (FI). Ribadisco, ancora una volta, che denunzieremo questo fatto e muoveremo i dovuti passi, perché siamo stati alle regole ed abbiamo accettato il confronto. Stiamo riscontrando, però, come in questa manovra vi sia stato troppo permissivismo nell'ammettere proposte emendative che non andavano dichiarate ammissibili, perché costituiscono un momento di dibattito in finanziaria con crocicchi ed altro, mentre meriterebbero - lo ripeto - un approfondimento nelle sedi istituzionali (le Commissioni giustizia e affari costituzionali, non la Commissione bilancio). (Applausi dal Gruppo FI).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ma la prego di essere breve, senatore Matteoli, perché sono già intervenuti altri colleghi del suo Gruppo.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché, dopo aver sentito gli interventi prima del senatore Castelli e, ora, del senatore Schifani, vorrei ricordare a quest'Aula che ciò che hanno detto i colleghi risponde al vero nel senso più lato del termine.

Nella precedente legislatura, non soltanto vi è stato un Presidente della Repubblica che non consentiva mai di introdurre norme come queste, ma il collega Nania mi ha ora ricordato un aspetto che, a mio avviso, dovrebbe davvero mettere a tacere definitivamente la questione sulla proponibilità o meno. Il presidente della Camera Casini cancellò dalla finanziaria 17 norme che sicuramente erano più attinenti di queste al testo: il Presidente della Camera dei deputati cancellò 17 degli articoli che aveva presentato il Consiglio dei ministri (nemmeno il Parlamento).

Ora, l'emendamento e la norma al nostro esame non hanno nulla a che vedere con la finanziaria. Se questo serve a trovare una soluzione tra il collega che lo presenta, Manzione, e la maggioranza, per carità, lo possiamo capire politicamente; non possono assolutamente imporci, però, una norma di questo tipo nella finanziaria perché non hanno trovato un altro punto di mediazione.

Collega Finocchiaro, cerchi di trovare un altro punto di mediazione per portare a casa la legge finanziaria e accattivarsi il voto del collega Manzione: non lo faccia attraverso questa norma, che assolutamente non c'entra nulla con la finanziaria. (Applausi dal Gruppo AN e del senatore Malan).

 

PRESIDENTE. Senatore Manzione, quale modifica propone per il suo emendamento?

 

MANZIONE (Ulivo). Signor Presidente, ritengo di accogliere...

 

BIONDI (FI). Signor Presidente, avevo chiesto di parlare!

 

PRESIDENTE. Hanno parlato di nuovo i Presidenti dei Gruppi, non possiamo far intervenire tutti: le regole che ci siamo dati sono queste e lei, senatore Biondi, è già intervenuto su questo punto, sia pur brevemente.

Prosegua pure, senatore Manzione, prego.

 

MANZIONE (Ulivo). Al comma 2 dell'articolo 140-bis, introdotto nell'emendamento, per qualificare l'operato delle Commissioni parlamentari in modo che possano svolgere la loro funzione ed esprimere un parere in maniera più sostanziosa, prevediamo la seguente procedura rafforzata: «le competenti Commissioni parlamentari, che adottano parere con la maggioranza dei tre quinti dei componenti». In questo modo, la scelta della platea dei consumatori viene fatta con la partecipazione consapevole del Parlamento. Subito dopo, nello stesso comma 2, prima delle parole «associazioni di consumatori», sopprimere la parola «ulteriori».

Infine, signor Presidente, proprio perché la procedura di espressione del parere viene rafforzata, recependo la richiesta pervenuta dagli amici di Forza Italia, il comma 3 viene modificato estendendo il periodo divacatio della norma da 180 a 300 giorni.

 

SACCONI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Senatore Sacconi, ha parlato più di un suo collega.

 

SACCONI (FI). Voglio intervenire sull'ordine dei lavori! Chiedo la parola e ho tutto il diritto di averla!

 

PRESIDENTE. Gliela do.

 

SACCONI (FI). Non è possibile procedere in questo modo su una disciplina così delicata! Chiedo che sia distribuito il testo scritto di questo emendamento come riformulato e che sia concesso il tempo per presentare i subemendamenti, perché pretendo di poter subemendare quel testo! (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC). In nome del diritto! Altrimenti mi dimetto! (Applausi dai Gruppi FI e AN).

 

PRESIDENTE. Dopo una discussione ampia che si è svolta e dopo uno scambio di richieste che vengono anche accettate, voi non potete proporre di nuovo tutte le questioni che sono già state affrontate.

 

SACCONI (FI). Sono un senatore! Basta! Ho diritto di subemendare! Vergogna! Comunisti!

 

BIONDI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BIONDI (FI). Signor Presidente, intendo intervenire sull'ordine dei lavori e, se non dovessi parlare sull'ordine dei lavori, ho comunque diritto di parlare in qualità di senatore che vuole esprimersi su un tema così qualificante e, se permettete, per l'esperienza istituzionale e professionale che ho, in qualità di senatore libero che non viene imbrigliato da alcuna opinione che possa sovrastare la sua! (Applausi dai Gruppi FI e AN).

Ho grande rispetto del mio Gruppo e credo di dimostrarlo ogni giorno, anche quando non sono d'accordo, parlando, non facendo finta di assentire, come qualche volta succede.

Il senatore Manzione ha sollevato un problema importante e l'ha motivato anche molto bene. Ma proprio per questo, per quello che ho sentito e per gli argomenti portati poco fa dal senatore Caruso, voglio dichiarare che questa è una norma fuori posto.

Mi permetto, inoltre, di dire che su un problema di questo genere (lo dico a lei, signor Presidente), indipendentemente dai tempi a disposizione, un parlamentare ha diritto di esprimersi perché questo fa parte di quella libertà di coscienza che, senza vincolo di mandato, ogni parlamentare ha il diritto-dovere di esercitare. (Applausi dal Gruppo LNP).

Io non sono contrario alla class action. Credo che essa rappresenti anche una misura che nel campo delle innovazioni può avere un grande significato, contemporaneamente semplificatorio, ma la delicatezza della materia, inserita nel contesto, dovrebbe anche farci considerare l'importanza dei rapporti giuridici.

Ammiro il mio amico Mastella che, con l'ardore del neofita, affronta questi problemi con un'indifferenza biblica. (Applausi dai Gruppi FI e AN). Il Ministro, però, deve sapere che il compito che la Costituzione gli assegna è quello di regolare e garantire il buon andamento della giustizia e non quello di inserirsi nel suo andamento. (Applausi dal Gruppo AN). E il buon andamento della procedura civile ci consente... (Il microfono si disattiva automaticamente. Viene prontamente riattivato).

Senatore Manzione, le pare giusto che noi oggi dobbiamo inserire in questa vicenda, che è di carattere economico e finanziario, un fatto di carattere giuridico che turba la coscienza di chi conosce questa materia e di chi l'ha vissuta per tutta la vita? La prego di fare uno sforzo e di evitare che su questo vi sia non una divisione ma una separazione tra quello che è il diritto, la sua interpretazione e il buon andamento della giustizia nel nostro Paese. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e del senatore Santini. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Mi rivolgo ai Presidenti dei Gruppi parlamentari e a tutta l'Assemblea. Ieri abbiamo sancito un patto tra gentiluomini, nel rispetto delle regole, e si è detto e accettato che questo lavoro si sarebbe svolto con l'assegnazione di tempi preordinati, finiti i quali ci sarebbe stato il dovere di votare. Non ci sono altre cose. I tempi sono stati stabiliti; i Capigruppo li hanno condivisi; sono stati comunicati all'Aula in maniera efficace e tutti hanno il dovere di rispettare quella decisione che consente di gestire i lavori di un'Aula parlamentare!

Quindi, mi attengo a questo ed ora è il momento della votazione, colleghi, altrimenti non si governano più le istituzioni parlamentari! Cari senatori, questo è il punto. (Proteste dai Gruppi FI e AN. Vivaci proteste del senatore Sacconi. Il senatore Schifani fa cenno di voler intervenire).

 

PRESIDENTE. Senatore Schifani, non le potrei dare nuovamente la parola, tuttavia ha facoltà di intervenire, anche se la invito ad essere brevissimo. Risponda anche alla mia sottolineatura, alla decisione da me proposta.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, le ricordo che il nostro accordo prevede la possibilità di votare la finanziaria anche domani mattina e che la proposta della maggioranza era questa (Applausi dal Gruppo FI). Soltanto l'opposizione, per spirito di collaborazione, ha previsto che nel calendario dei lavori venisse introdotta la possibilità della seduta di domani, perché la proposta Salvi prevedeva Aula per domani mattina e domani pomeriggio.

Detto questo ad onor di verità, preciso che noi siamo per il rispetto delle regole e le regole valgono per tutti. La proposta era quella di arrivare a votare la finanziaria domani, quindi la prego, Presidente, di rispettarla. Capisco il suo richiamo alle regole: le regole le conosciamo e le stiamo rispettando.

Ci troviamo ora a votare su una proposta, a mio avviso, strutturalmente innovativa per il nostro ordinamento. Non possiamo assistere in questi momenti a crocicchi intorno ai quali si creano modifiche di emendamenti che prevedono novità sostanziali per il nostro sistema, presentazioni di modifiche del relatore rispetto alle quali chiediamo il termine per subemendare! (Applausi dal Gruppo FI). Infatti, abbiamo il diritto di poter intervenire sulle proposte che il relatore e la maggioranza vengono a fare tra i banchi di quest'opposizione! (Applausi dai Gruppi FI e AN). Siamo il Parlamento e non un'assemblea di condominio! Presidente, abbia rispetto anche lei dei nostri diritti! (Applausi dal Gruppo FI).

Stiamo votando norme che meritavano di essere affrontate in Commissione giustizia e in Commissione affari costituzionali, non in finanziaria! (Applausi dal Gruppo FI). Ci auguriamo che il Capo dello Stato ci stia ascoltando, perché il richiamo del Capo dello Stato era a non ricorrere al voto di fiducia e noi lo abbiamo accolto: siamo qui oggi, anche di giovedì, e siamo pronti a lavorare anche domani, senza ostruzionismo. Tuttavia, il richiamo del Capo dello Stato era anche ad una manovra finanziaria sobria e non infarcita di norme che non hanno a che fare con la finanziaria! (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Stracquadanio).

Lei si deve assumere le sue responsabilità, Presidente. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Saia. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Cerchiamo di essere chiari. Si era stabilito di lavorare oggi ordinatamente, in due sedute. In ogni caso, come ho comunicato in Aula, anche a nome vostro, l'Assemblea del Senato, se necessario, sarebbe stata convocata anche venerdì 16 novembre alle ore 9,30 per lavorare a seguire, con la potestà della Presidenza di armonizzare i tempi.

 

SCHIFANI (FI). Votiamo domani!

 

PRESIDENTE. Domani è possibile lavorare, ma è stato detto "se necessario".

Il problema qui è un altro. Voi avete avuto il testo dell'emendamento 53.0.200 (testo 3), che non è stato modificato; oggi è stato proposto un ritocco sulla base del dibattito che ha coinvolto maggioranza e opposizione.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). No! Non è vero!

 

SACCONI (FI). No!

 

PRESIDENTE. Inoltre, l'impegno di ieri era di arrivare ordinatamente al voto. Questa è una forma assoluta di ostruzionismo.

Per quanto riguarda l'ammissibilità o meno dell'emendamento, anche il sottoscritto dalla finanziaria ha tolto 15 articoli. (Commenti del senatore Schifani). La decisione sulle inammissibilità non spetta a lei, senatore, ed è stata presa!

Ora stiamo votando un emendamento su cui si discute da molto tempo e sul quale tutti i Gruppi sono intervenuti. Vi richiamo, pertanto, al riguardo, ad un'assunzione di responsabilità. (Commenti del senatore Buccico).

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, sulle proposte di modifica formulate verbalmente dal senatore Manzione, limitate ma significative, come lei ha fatto giustamente rilevare, anch'io sottolineo che esse recepiscono precise indicazioni del senatore Vegas e dell'opposizione.

 

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Non si fa così, non è questa la procedura!

 

PRESIDENTE. Colleghi, fate parlare il relatore, per favore.

 

LEGNINI, relatore. Esse recepiscono proposte delle opposizioni. Non solo, ma con l'introduzione della maggioranza qualificata nelle Commissioni, si dà la possibilità, alle opposizioni, di codecidere l'elenco delle associazioni. Le opposizioni non vogliono che questa attività emendativa irrituale, ma limitatissima, venga effettuata? Invito allora il senatore Manzione a ritirare queste proposte. Se invece l'opposizione ragionevolmente ritiene che le sue proposte possano essere accolte, allora si può dare ingresso con molta tranquillità a queste norme nel testo.

Ricordo ancora, signor Presidente, che questo emendamento è stato presentato, come era ovvio che fosse, all'inizio del percorso: se ne poteva discutere, e se n'è discusso, in parte, in Commissione bilancio e se n'è già discusso in un'altra fase nel dibattito in quest'Aula.

Non solo, ma vorrei ricordare ai presidenti Castelli e Schifani, a proposito dell'inappropriatezza dello strumento, che nella passata legislatura due riforme, quelle sì epocali, storiche, enormi (quelle del diritto fallimentare e del processo civile) sono state disposte con il decreto‑legge competitività, introducendo in Commissione norme di portata enorme. (Applausi dal Gruppo Ulivo. Vive proteste dei senatori Novi, Pastore e Schifani). Il Ministro della giustizia era il senatore Castelli. Furono introdotti pezzi di riforma del processo civile e l'intera riforma della legge fallimentare in sede di Commissione e fu posta la fiducia su quel decreto. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE e Aut. Proteste dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Tra le richieste di intervento ho due Capigruppo.

Con la sottolineatura di un richiamo alle decisioni assunte ieri anche riguardo ai modi di portare avanti il nostro lavoro, do la parola al senatore Matteoli, per cercare di chiarire definitivamente questo problema, perché il dibattito c'è stato ed è stato amplissimo.

 

BUCCICO (AN). Non è vero!

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, il fatto che lei abbia tolto 15 norme dalla finanziaria e che abbia deciso di non togliere questa norma, per carità, è una decisione che io rispetto, ma mi consenta di dire che chiunque, qualsiasi senatore, può esprimersi anche in dissenso rispetto a questa sua decisione.

Ma a prescindere da questo, lei poc'anzi ha scatenato questo dibattito, perché ha detto: «Ora basta, passiamo al voto». Gradirei allora capire quale testo lei metta ai voti, perché il testo che è entrato in Aula quest'oggi è stato emendato dal senatore Manzione; ma allora, se è stato emendato, con tutto il rispetto...

 

PRESIDENTE. Non è stato emendato: c'è una proposta che io non so se passerà o no. Mi scuso per l'interruzione: non la interromperò più.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, mi scusi, ma il relatore ha detto che è stato emendato sulla base di una richiesta del senatore Vegas. Per carità, io stimo molto il senatore Vegas, ma se il testo viene emendato, io ho il diritto di presentare un subemendamento e quindi ho bisogno del tempo necessario a farlo. (Applausi dal Gruppo FI). Se invece viene posto in votazione il testo originale, quello del senatore Manzione, certamente l'argomento è diverso, ma resta il fatto - e vogliamo denunciarlo con forza - che questa norma non c'entra assolutamente niente.

Vorrei poi invitare il relatore ad essere corretto, nel dire le cose: ha espresso prima un parere e poi un altro parere. Non mi faccia dire una cosa antipatica, perché altrimenti, in questo dibattito, si finirà col rivalutare i magliari, perché qui c'è un comportamento molto simile, che non mi piace assolutamente. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

Il relatore ed il Governo ci devono dire se accettano la modifica del testo perché, se è così, noi abbiamo non il diritto ma il dovere, come senatori, di esaminare la possibilità di presentare subemendamenti. Questo ce lo deve concedere, perché non vorrei che tutto questo, passasse anche come un precedente veramente antipatico.

Questo ce lo deve concedere, perché non vorrei che oltretutto si configurasse come precedente veramente antipatico.

È possibile - il Ministro sa con quale spirito lo dico - che su un argomento giuridico come questo abbiamo in Aula il Ministro e il Sottosegretario alla giustizia e non sentono assolutamente il bisogno di esprimere il loro parere a nome del Governo?

Questo è inaccettabile e offensivo nei confronti dell'Aula parlamentare. Non è possibile accettare tutto questo, signor Presidente. (Applausi dai Gruppi AN, FI e LNP).

 

PARAVIA (AN). Il Governo non può parlare, perché ha molte opinioni diverse!

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, per qualche aspetto non immaginavo di aver concorso a suscitare un dibattito di questa intensità.

Ritengo che molti colleghi, anche del centro-sinistra, non hanno partecipato al grande dibattito, pur capendo che si tratta di una questione di estrema rilevanza, e non mi meraviglierei se qualcuno di loro avesse opinioni diverse da quelle del Governo, perché è una materia di straordinario significato.

Chiedo al collega Manzione, se a questo punto non ritiene - nell'interesse dell'idea meritevole che ha avuto - di non esporre al rischio di una bocciatura questo emendamento, perché in quest'Aula il rischio c'è, non come rischio politico di maggioranza e di opposizione ma come rischio specifico di ordinamento. Se i colleghi voteranno ognuno secondo come la pensa, non so cosa succederà, ma la bocciatura dell'emendamento comporterebbe il fatto che per sei mesi non se ne può più parlare, compreso la Commissione giustizia dove stiamo per votare il nuovo ordinamento processuale civile.

Mi sono esposto pubblicamente nel dire che nel caso il senatore Manzione avesse accettato le proposte di modifica avremmo votato a favore. Non si è trattato di proposte di maggioranza o di opposizione: ho inteso dire che sostanzialmente, poiché si costruisce un nuovo diritto ad agire nel processo civile, tutti i soggetti - ripeto, tutti, i vecchi e i nuovi - devono essere legittimati sulla base di un voto a tre quinti della Commissione parlamentare di merito perché ovviamente è un nuovo diritto che si viene a costruire. Sono favorevole a riconoscere questo nuovo diritto, ma ho la preoccupazione che, in caso di bocciatura, non sia più possibile farlo neanche nella Commissione giustizia della quale faccio parte.

Per questo, contraddicendo l'atteggiamento che ho assunto qualche minuto fa, lo dico con un senso di pudore e forse con un pizzico di vergogna politica, inviterei il Gruppo ad astenersi su questo emendamento, non a votare a favore o contro. Vogliamo mantenere infatti la libertà d'azione del Parlamento ad occuparsi di tale tematica, non vogliamo correre il rischio astenendoci, poiché al Senato per circostanze storiche l'astensione vale voto contro, di concorrere ad affossare un provvedimento nel quale crediamo.

Il Gruppo è costretto ad astenersi in questo caso per evitare di aver dato luogo ad una vicenda di estrema violenza in Parlamento. Noi non siamo portatori della cultura della violenza in Parlamento, siamo portatori della cultura dell'unità nazionale sui princìpi di fondo. La nostra è un'astensione politica sull'emendamento e non vorremmo che, valendo per ragioni procedurali al Senato come voto contrario, diventasse l'occasione per affondare una norma nella quale crediamo.

Per questo chiedo al collega Manzione, proprio perché apprezziamo il fatto che è stato protagonista di questa idea, se non voglia ritirare l'emendamento in modo da consentire al Parlamento di occuparsi della questione in modo adeguato. Mi prendo personalmente tutte le beghe del Gruppo del quale faccio parte perché l'esame di questa norma venga calendarizzato presto in Commissione giustizia, dove abbiamo già da votare il nuovo ordinamento processuale civile, che non contempla la class action, la quale potrebbe essere oggetto di un emendamento comune in modo che venga votato in quella sede da tutti. (Applausi dal Gruppo UDC e dei senatori Biondi e Straquadanio).

In questo senso, in Aula chi è contro voti contro tale norma, ma voglio evitare che votare contro astenendoci surrettiziamente significhi affossarla. Mi preoccupo di questo, non vorrei aver dato vita ad un'occasione di questo tipo, vorrei evitare che su questo si giocasse una partita di maggioranza e di opposizione perché è una partita di civiltà giuridica.

Chiedo scusa se ho concorso a dare un'impressione diversa, mi dispiace di aver detto una cosa diversa alla collega Finocchiaro e al collega Manzione: la modifica che ho proposto non era un emendamento dell'opposizione, ma il tentativo di ripristinare in termini di diritto positivo un fatto nuovo.

Mi auguro che il collega Manzione saggiamente ritiri il suo emendamento. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Malan).

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, io invece ringrazio il presidente D'Onofrio, ma ringrazio anche tutti i colleghi per la passione che hanno manifestato rispetto a questo emendamento, che coglie, come tutti hanno detto, una questione centrale.

Una riflessione forse toccherebbe a ciascuno noi sul fatto che molte questioni che ognuno di noi ritiene centrali viaggiano tra le Aule del Parlamento per dieci o quindici anni senza che venga mai il momento di affrontarle. È una riflessione che riguarda l'Italia, la politica italiana, le difficoltà della decisione, la crisi della decisione, che è una delle curvature del modo con cui tutti noi, nelle Aule parlamentari, affrontiamo nodi cruciali per il Paese e per la sua modernizzazione.

Vorrei ribadire alcune cose, non per essere pedante, ma proprio perché ho apprezzato, non soltanto nei colleghi dell'UDC, ma anche negli interventi degli altri colleghi - come dicevo - questa passione e questa tensione verso l'argomento.

Voglio ricordare che noi non parliamo di un testo inedito. Noi parliamo di un testo inedito che uscì dalla Camera dei deputati, lo ha ricordato il collega Manzione, con una votazione straordinariamente favorevole: era il Governo Berlusconi; per il Governo espresse parere favorevole il sottosegretario Vietti; l'onorevole Ranieri, a nome dell'UDC, espresse parere favorevole; gli altri Gruppi non si è espressero perché, ricordo bene, come lo ricorda la senatrice Magnolfi, fu una di quelle votazioni che arriva a tardissima mattinata, quando ormai tutti hanno l'aereo o il treno da prendere, quindi si vota e si scappa via; su 445 votanti i voti favorevoli furono 437.

Era un testo, mi permetta presidente Biondi, non è per metterla in difficoltà, che lei votò favorevolmente. Quindi è un testo che il Parlamento ha già conosciuto e esplorato, con un lavoro molto lungo in Commissione giustizia al quale partecipò molto attivamente, lo ricordo bene, l'onorevole Sergio Cola, dando un contributo importante, perché aveva presentato una proposta di legge analoga.

Ora questo testo viene qui in discussione. E su questo testo si è sviluppata in quest'Aula un'intelligenza, naturalmente presidente Schifani, non perché ce ne sia una perversa e trasversale, ma perché c'è una positiva capacità di capire le cose importanti e di dare un minimo di contributo, con i colleghi dell'UDC, che tra l'altro hanno suggerito modifiche che hanno accolto i rilievi critici che qui sono stati espressi, non da loro stessi, ma dal collega Vegas, con la richiesta di un termine più lungo per l'armonizzazione con la disciplina europea, e da molti altri colleghi, che ritenevano necessario un vaglio molto serio sulle associazioni alle quali viene dato il diritto di azione collettiva. Considero tutto questo un bene prezioso ed esprimo il mio parere personale.

Ovviamente, come sempre, mi rimetto integralmente al parere della Presidenza e non voglio con questo offendere il collega Matteoli, ci mancherebbe altro. Sono delle modifiche tutte garantiste rispetto alla critica e che in nessun modo travolgono il testo. Al contrario, restringono l'ambito dei soggetti che sono già autorizzati, anzi eliminano l'ambito delle associazioni già autorizzate per legge - perché l'osservazione che mi è stata fatta dal presidente D'Onofrio è preziosa - quindi le Commissioni parlamentari con la maggioranza dei tre quinti vaglierebbero tutte le associazioni, anche quelle che già fanno parte del consiglio nazionale, per stabilire se abbiano o meno i criteri per essere titolari del diritto di azione collettiva. Il termine dei 300 giorni è stato accolto.

Francamente, non credo che questo sconvolga il testo. Caso mai lo declina in una versione rispettosa dei pareri critici espressi in quest'Aula. Lo dico per due ordini di ragioni. Il primo perché vorrei evitare, per davvero, che questa questione diventasse il casus belli nella giornata. Non mi pare francamente proprio il caso.

Ascriverei quest'ora di dibattito tra quelle positive piuttosto che negative. Il secondo, per esprimere il mio dissenso rispetto all'opinione espressa dal senatore Matteoli che sostiene la necessità di andare all'assegnazione dei tempi per la presentazione di subemendamenti, perché in nessun modo cambia il senso, il contenuto, il valore, il fine di quella norma.

Voglio evitare che ciò diventi un casus belli, dopodiché il senatore Manzione ha la disponibilità dell'emendamento e so che sceglierà con la saggezza maggiore possibile in un momento come questo. Mi premeva però dire queste cose perché abbiamo di fronte riforme rispetto alle quali il tentativo di strumentalizzazione va rifuggito come la peste. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, c'è stato un dibattito vero che non ritengo possa servire a modificare la nostra opinione ma certamente a comprendere lo spirito che ha indotto il collega Manzione a presentare questo emendamento. Le nostre riserve restano intatte, non vogliamo modificare nulla di ciò che abbiamo detto, anzi, rivendichiamo il fatto che il senatore Caruso per primo, l'altro giorno, ha evidenziato l'assoluta incompatibilità di questo provvedimento nell'ambito della finanziaria. Allo stesso modo, confermiamo l'intervento del senatore Buccico, che a mio avviso ha illustrato molto bene i motivi del nostro voto contrario a questo emendamento.

Il dibattito però ha creato anche una situazione di grande interesse. Ho davvero apprezzato l'intervento molto sentito del collega D'Onofrio, un intervento di chi affronta problemi di questa natura non soltanto con la testa ma anche con il cuore. Il Gruppo di Alleanza Nazionale ritiene pertanto di adeguarsi a quanto detto dal collega D'Onofrio con un voto di astensione. Restano ovviamente in piedi tutti i motivi del nostro dissenso per il fatto che si sia inserito il provvedimento in questa finanziaria e i motivi che hanno indotto il collega Buccico a dire quello che ha detto.

Gradirei sapere però in maniera definitiva, signor Presidente, su quale testo dobbiamo esprimere il nostro voto di astensione, perché ancora non mi è chiaro. Comunque, Alleanza Nazionale esprimerà un voto di astensione.

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, ho apprezzato molto l'intervento del collega D'Onofrio che ha posto un tema serio che trova conferma in una circostanza che probabilmente i più in quest'Aula conoscono.

Riagganciandomi dunque alle riflessioni del collega D'Onofrio, riprese anche da molti Capigruppo del centro-destra, sull'inopportunità di introdurre una norma del genere in finanziaria senza un dibattito nelle sedi proprie, volevo sottolineare che la Camera dei deputati, il 7 novembre di quest'anno, quindi pochi giorni fa, ha già adottato in Commissione giustizia il testo base sulla class action (relatore dell'Ulivo, onorevole Maran, che ha già espletato le audizioni).

Quindi, la Camera dei deputati, nella sede propria, ha attivato già un processo legislativo ortodosso, compiuto, attuale alle esigenze della vicenda; motivo di più da parte del Gruppo Forza Italia per associarsi alla proposta di esprimere un voto di astensione avanzata dal senatore D'Onofrio.

Infatti, al di là del merito della questione, occorre studiare gli aspetti giuridici della vicenda e credo che la sede migliore non possa che essere la Commissione giustizia. È stata la Commissione giustizia della Camera ad affrontare il tema, ma avrebbe potuto essere quella del Senato: non facciamo gare a rincorrerci. Massimo rispetto nei confronti dell'altro ramo del Parlamento che sta lavorando, è andato avanti nell'iter legislativo con l'adozione di un testo base. Vi è un relatore, le audizioni sono state espletate e sicuramente si è in fase di approvazione degli emendamenti.

Anch'io condivido l'esigenza che l'Aula ripensi alla procedura di voto e all'opportunità di fermarsi, per fare in modo che il percorso possa essere attivato nelle sedi proprie. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Senatore Manzione, le chiedo di rispondere alla domanda precisa su quale sia il testo dell'emendamento che possiamo porre in votazione.

 

MANZIONE (Ulivo). Signor Presidente, se la Presidenza ritenesse di accettare come una mera riformulazione la proposta che mi sono permesso di illustrare precedentemente, sarei felicissimo di accogliere le richieste giuntemi dall'opposizione, alcune delle quali condivido e che, anzi, mi tranquillizzano, perché sono ragionevoli e ci danno modo di stemperare ogni problema, di acquisire un percorso che tranquillizza complessivamente non solo noi, ma le istituzioni e il Paese nel quale il sistema si inserisce. Quindi, la mia disponibilità è totale.

Potrebbe accadere anche che non ci sia da parte della Presidenza la disponibilità a valutare il testo, così come riformulato secondo le richieste dell'Aula. Capisco il momento particolare; faccio anch'io politica da tanto tempo e comprendo che in momenti come questi, per eventi che accadono anche fuori da quest'Aula, è giusto che si cerchi di tenere alta la tensione, anche più di quanto la capacità di misurarsi concretamente nel merito delle vicende meriterebbe.

Sono stato felice di accettare un contraddittorio che sicuramente mi ha arricchito, ma - ripeto - se la Presidenza ritenesse che quelle riformulazioni, provenienti dall'opposizione, che ho ritenuto di dover proporre all'Aula, determinino altri problemi per l'approvazione complessiva della manovra, sarei purtroppo costretto a rimettermi alle sue decisioni. In quel caso, con dispiacere, sarei tenuto a non accettare le proposte dell'opposizione che pur condividevo, se rappresentano uno strumento per ritardare ancora di più i nostri lavori. Se così fosse, Presidente, pur ringraziando il senatore D'Onofrio e gli altri colleghi che hanno cercato di incanalare la discussione in un alveo di civiltà e di composto confronto, chiederei all'Aula di votare il testo originario, così come da me proposto, affinché nessun problema di addizione - così come era stata richiesta, anche se bonaria e benefica - potrà determinare ulteriori lungaggini.

In questa decisione mi rimetto alla Presidenza; ritengo che le riformulazioni che i colleghi mi hanno proposto arricchiscano il testo senza modificarlo, ma se vi fossero problemi, mi permetto di chiedere che si voti il testo originario.

 

PRESIDENTE. Senatore Manzione, il suo mi pare un discorso chiaro e comprensibile. Vorrei sapere se le modifiche sono considerate riformulazioni accettabili. Se vengono sollevate obiezioni, non ho bisogno di molto tempo per decidere, perché proprio non vorrei fare forzature. Propongo dunque di mettere in votazione la primitiva formulazione del senatore Manzione.

SACCONI (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SACCONI (FI). Presidente, prima avevo chiesto...

 

PRESIDENTE. Siamo in una fase successiva. La prego di intervenire su questo.

 

SACCONI (FI). Signor Presidente, intervengo costruttivamente e vedo che lei è molto attento anche al merito di quanto si dice. Vorrei dichiarare che rinuncio a chiedere ciò che ritengo un diritto del singolo e dei Gruppi parlamentari, cioè la possibilità di subemendare un nuovo testo. Mi preme dirlo perché voglio confermare questo principio che è contenuto nel nostro Regolamento; tuttavia, apprezzate le circostanze, per mia parte, proprio perché avevo chiesto di potere esercitare tale diritto di subemendare, vi rinuncio.

Nell'occasione, preannuncio di votare in dissenso dal mio Gruppo, come già avevo fatto inizialmente, dichiarandomi contrario al testo primitivo, perché, pur apprezzando la novità dei 300 giorni - questa sì più sostanziale - rimango assolutamente indifferente al parere rafforzato che non risolve il problema della selezione delle associazioni abilitate; sarebbe necessaria una norma sui criteri di rappresentatività dei pareri. Sappiamo tutti il peso che inevitabilmente e relativamente hanno. (Applausi del senatore Morando).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, se il testo che viene messo in votazione è quello originario, nulla da dire; se viene messo in votazione il testo emendato, noi vogliamo esaminare la possibilità di proporre emendamenti.

 

PRESIDENTE. Se l'Assemblea non è completamente d'accordo, passiamo alla votazione sul testo originario del senatore Manzione.

 

GRILLO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio Gruppo e avevo chiesto di parlare da un po'. Mi deve consentire, dopo 20 anni di permanenza nelle Aule parlamentari, di dover registrare che questa sera compiamo un atto che prima d'ora non si è mai verificato: una materia così complessa, delicata, con potenzialità di effetti devastanti viene affrontata e risolta all'interno di un dibattito che, certo, è stato molto interessante. Do, infatti, atto al senatore Manzione di aver fatto una proposta apprezzabile; riconosco che il problema esiste; so per certo che questa norma non è importata dal diritto sovietico ed è stata introdotta nel sistema americano.

Si dà il caso, però, che in America in questo momento stanno ridiscutendo la class action perché hanno scoperto che questa norma (che gli americani hanno introdotto 20 anni fa) in questo nobile Paese fa soprattutto e soltanto gli interessi degli avvocati.

Detto questo, ricordo nel mio Paese, in questo Parlamento, tutte le riforme che hanno toccato il sistema economico finanziario sono state approvate sempre all'unanimità. Ricordo a questo proposito le normative sulle società di intermediazione mobiliare (SIM), quella sull'insider trading, la normativa antitrust, l'antiriciclaggio, le disposizioni sulle offerte pubbliche di acquisto (OPA).

Trovo pertanto assurda questa forzatura e faccio appello ai moderati di quest'Assemblea affinché ripensino le loro posizioni per non commettere questo errore, anche perché, come hanno detto bene il senatore Manzione e il senatore Legnini, questa norma deve essere integrata con l'ordinamento, perché non è omogenea al nostro ordinamento. Inoltre, l'Unione Europea deve ancora emettere una direttiva: perché non possiamo aspettare questa direttiva? Perché vogliamo prendere questa decisione così affrettata?

Credo, quindi, di dover esprimere il mio voto contrario su questo emendamento.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Domando di parlare per un annuncio di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Adottare la class action è una scelta positiva; rischiamo, però, di far sfumare la buona occasione che avevamo, adottando un provvedimento non adeguato. Ci sono rilievi da parte di Greenpeace Italia, WWF Italia, Legambiente, Comitato sopravvissuti del Vajont, Associazione italiana familiari e vittime della strada ONLUS, «Comitato 8 ottobre per non dimenticare», «Associazione disastro aereo Capo Gallo», Telefono Blu, SOS consumatori, Telefono rosa, Telefono rosa internazionale, Telefono antiplagio, Comitato cittadinanza attiva ambiente e legalità, FedeRisparmiatori, Comitato risparmiatori e piccoli azionisti BIPOP-CARIRE - concludo subito, capisco il nervosismo - Giovani dell'Italia dei Valori, FALBI (Federazione autonoma lavoratori Banca d'Italia), CONSOB, Antitrust, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom), UIC (Ufficio italiano cambi), Società italiana degli autori ed editori (SIAE), Telefono Azzurro ONLUS, Associazione politrasfusi italiani (Api), Associazione italiana trapiantati di fegato ONLUS (AITF), Usicons, Associazione Unione sindacale italiana (USI). Tali associazioni dicono che questo provvedimento è inadeguato, che non si può dare il diritto a 15 associazioni che hanno dichiarato di avere 30.000 iscritti; mi piacerebbe poi vedere un'indagine su questi iscritti (Applausi dai Gruppi FI e AN); che non si può....

 

PRESIDENTE. Senatore, concluda, sta finendo il suo tempo.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Se lei è stanco, perché non cede la Presidenza a Calderoli?

 

PRESIDENTE. Non sono stanco, stia tranquillo.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Chiedo scusa se intervengo ancora per qualche secondo, ma le modifiche che avevo indicato al collega Manzione le consideravo e le considero radicalmente innovative ed è la ragione per la quale mi sono permesso di dire che il testo originario comporta il rischio di una bocciatura sul tema, mentre le modifiche inviterebbero il presentatore dell'emendamento a ritirarlo per consentire che il tema venga salvaguardato.

Se il collega Manzione continua ad insistere sul testo originario, anche se certamente può farlo, correndo il rischio della bocciatura, vuol dire che le proposte di modifica radicale che ho indicato non le considera così passionalmente importanti da preferire il ritiro dell'emendamento anziché il rischio della bocciatura. Continuo a dire che è meglio il ritiro dell'emendamento anziché il rischio della bocciatura. Pertanto, la nostra astensione nel primo caso comporta il rischio della bocciatura e nel secondo, con il ritiro dell'emendamento, non comporta alcun rischio.

 

CARUSO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARUSO (AN). Signor Presidente, siccome ho già sentito il senatore Legnini, anzi il professor Legnini che in quest'Aula si è aggiunto al professor Morando, e non voglio sentire adesso pure il senatore Garraffa, volevo ricordare che, come mi è capitato altre volte nella mia vita parlamentare, il mio voto in dissenso, precedentemente annunciato, è diventato un voto in consenso perché il Gruppo Alleanza Nazionale ha modificato la propria indicazione come indicato dal senatore Matteoli.

Quindi, l'intero Gruppo voterà astenendosi, ma non per questo io sarò in violazione dell'annuncio dato. Peraltro, credo molto nella vita di Gruppo per cui sono quelle occasioni che mi ripagano di grande soddisfazione rispetto alle cose che ho sentito dai colleghi.

 

FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PARAVIA (AN). Manca il parere del rappresentante del Governo.

 

PRESIDENTE. Ha ragione, senatore Paravia.

Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento in esame.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole.

 

GRAMAZIO (AN). Poteva esprimerlo anche il Ministro.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Franco Paolo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, il procedimento elettronico, dell'emendamento 53.0.200 (testo 3), presentato dai senatori Manzione e Bordon.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. È pertanto precluso l'ordine del giorno G53.0.100.

Passiamo all'esame dell'articolo 91, sul quale sono stati presentati una proposta di stralcio ed emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, ho presentato alcuni emendamenti modificativi e correttivi dell'articolo 91. Purtroppo nella disattenzione dell'Assemblea stamani è stato approvato con il consenso del Governo un ordine del giorno sulle fondazioni bancarie, per il quale mi rammarico. Ma noi rischiamo di fare, con l'emendamento 91.850, ulteriori errori. In particolare, sottolineo - e mi rivolgo in particolare al senatore D'Amico che segue queste vicende in Commissione finanze - l'odiosa distinzione tra società quotate e non. Si rischia di privilegiare alcuni rispetto ad altri.

Domando al relatore ed al rappresentante del Governo che significa, per esempio, escludere dall'applicazione di questa norma una società decotta come l'Alitalia ed, invece, penalizzare una società come Equitalia, impegnata nella riscossione di tutte le entrate fiscali derivanti dalla vostra cosiddetta lotta all'evasione, una società con migliaia di dipendenti ed un volume di fatturato di straordinario rilievo. Non vi pare una odiosa discriminazione? Voi create una barriera artificiale, inutile quanto dannosa. Lo stesso Cimoli, escluso da questa distinzione, ha richiesto nei giorni scorsi - credo ieri - un ulteriore milione e mezzo di euro di arretrati al Tesoro.

Ho detto di questa odiosa distinzione. Ne aggiungo un'altra rispetto alla esclusione della Banca d'Italia. Naturalmente sono contrario ad una impostazione che punta ad una "autoritizzazione", cioè al trasferimento della definizione di Banca d'Italia come le altre Authority. Credo che questa vicenda dimostri, con l'elenco dei top 25, una deroga inaccettabile. Si vogliono mettere sotto schiaffo le più alte autorità dell'apparato amministrativo dello Stato attraverso questi top 25. Non fate questo errore. Volete condizionare gli apparati pubblici del Paese.

Credo che questo sia sufficiente per manifestare contrarietà rispetto all'emendamento 91.850.

L'altra questione riguarda la data del 28 settembre 2007. La legge finanziaria -dovrebbe essere ricordato al relatore ed al rappresentante del Governo - incide sull'esercizio finanziario 2008 e non può farlo sul 2007, neppure per una parte di quest'anno e di questo esercizio finanziario. Per queste ragioni credo ci sia una gravissima violazione rispetto all'ambito di applicazione della legge finanziaria.

 

ANTONIONE (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONIONE (FI). Signor Presidente, credo sia giusto da parte mia, anche per il rispetto dei lavori dell'Assemblea ed in particolare del mio Gruppo, specificare che ho sbagliato il voto precedente per questioni legate, tra le altre, all'estrema confusione che regna in Aula. È del tutto evidente che questo comporta, dal punto di vista politico, un avvenimento che, come lei può capire, ha una certa rilevanza.

Voglio allora innanzitutto chiarire che il voto è stato espresso in condizioni molto discutibili, che mi hanno costretto e portato a fare una cosa che non volevo assolutamente fare. Siccome però ciò ha prodotto un risultato, mi riservo, proprio per il rispetto che ho nei confronti del mio Gruppo e dell'Aula, di valutare se dovrò dimettermi dal Senato, per rispondere anche alla coscienza che ho nei confronti degli elettori.

Voglio anche dirle, signor Presidente, che, pur assumendomi questa responsabilità, vorrei che lei, come Presidente del Senato, cercasse di tenere in questa Aula - capisco tutte le difficoltà, per l'amor di Dio, non è una critica, comprendo le sue ragioni - un clima e un'atmosfera idonei a svolgere il nostro lavoro in maniera consona.

Quindi, mi scuso ancora e mi riservo di dimettermi. Ovviamente, signor Presidente, è del tutto evidente che questo emendamento non sarebbe passato se non vi fosse stato il mio errore. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Senatore Antonione, ha fatto bene a dirlo, ne prendiamo atto. Gli sforzi continui che facciamo per tenere l'Aula ad un livello di accettabile tranquillità non sempre hanno successo, proprio per il tipo di composizione dell'Aula, ma continueranno da parte mia con maggiore impegno di quanto abbia fatto fino ad ora.

 

SAPORITO (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SAPORITO (AN). Signor Presidente, solo per precisare che io mi sono astenuto, come mi ha chiesto di fare il mio Gruppo (ed è presente il collega Collino, che stava accanto a me), ma la mia astensione non risulta.

 

PRESIDENTE. Ora vediamo di controllare, però il sistema è quello.

Proseguiamo con l'illustrazione degli emendamenti.

Colleghi, avete ascoltato il senatore Antonione? Egli chiama in causa anche l'impegno della Presidenza; vi prego, chi deve parlare si accomodi fuori.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, vorrei richiamare l'Aula sull'emendamento 91.70, che riguarda la Corte dei conti ed è di un certo impegno sul piano della riflessione a livello costituzionale. L'emendamento è firmato anche dai colleghi Schifani e Matteoli e l'autorevole firma di questi colleghi mi spinge anche a richiamare l'attenzione dei rispettivi Gruppi.

In tutta Europa, signor Presidente, la Corte dei conti è indipendente rispetto all'Esecutivo, su cui esercita un controllo contabile di legittimità, oltre alla funzione giurisdizionale, come prescrive la Costituzione, che ne prefigura l'autonomia e l'indipendenza (comma terzo dell'articolo 100). La legge n. 20 del 1994, signor Presidente, ha sancito una formale autonomia contabile e organizzativa della Corte dei conti, senza però prevedere l'autonomia finanziaria. La Dichiarazione di Lima dell'INTOSAI, organismo in cui si riconoscono tutte le Corti dei conti d'Europa e del mondo, ha ribadito la necessità di un'autonomia, oltre che organizzativa, anche finanziaria.

Con l'emendamento 91.70 si supera l'attuale situazione, signor Presidente, e si riconoscono solo le spese di funzionamento della Corte dei conti. Signor Presidente, scusi... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Signori senatori, in particolare quelli vicini al senatore Ciccanti, vi prego. Vada avanti, senatore Ciccanti.

 

CICCANTI (UDC). Presidente, vorrei che il relatore mi ascoltasse un momento, ma non so dove sia.

 

PRESIDENTE. L'uomo non è di legno, può darsi che si sia assentato un attimo. Eccolo, è tornato.

 

CICCANTI (UDC). Siccome il collega Legnini è molto attento alla questione della Corte dei conti, avendolo dimostrato in Commissione, volevo fargli presente che l'emendamento 91.70 riserva le spese di funzionamento della Corte dei conti ai bilanci della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica in misura paritaria.

Vorrei ricordare un altro aspetto: l'emendamento fa presente che l'attuale finanziamento continua a gravare su un fondo del Ministero dell'economia e delle finanze, limitatamente alle spese obbligatorie e d'ordine, in base all'attuale regime giuridico, fino ad una riforma che si dovrà varare.

Voglio sottolineare che questo Parlamento e questo Governo, all'articolo 91, comma 5, che ci accingiamo a valutare fra qualche minuto, già intendono attribuire alla Corte dei conti un impegno gravoso ed una responsabilizzazione di grande significato: si tratta della responsabilità di eliminare, controllare e denunciare le cosiddette spese superflue di tutti gli enti dello Stato e locali sottoposti al controllo della Corte stessa.

È un organo di grande significato e di grande importanza, non solo per il Governo, ma per questo Parlamento, perché è ad esso ausiliario. Quest'organismo di rilevanza costituzionale, infatti, consente al Parlamento anche di esercitare un controllo sul potere esecutivo e sull'amministrazione dello Stato.

Vogliamo quindi risolvere quel conflitto d'interesse che si ingenera tra Corte dei conti ed Esecutivo: è una storia che sicuramente ricorderà il presidente Scalfaro, che è la memoria storica dell'Assemblea Costituente in quest'Aula. Presidente Scalfaro, questa problematica, relativa al dubbio se la Corte dei conti doveva dipendere dall'Esecutivo o dal Parlamento, già nacque durante l'Assemblea Costituente: allora fu risolta in un certo modo, ma si lasciò la via aperta al legislatore per meglio ricalibrare e rettificare la posizione di quest'organo di rilevanza costituzionale all'interno di tutti gli altri organi costituzionali.

Questo emendamento non vuole procedere alla riforma della Corte dei conti, ma prevedere che intanto essa sia finanziata e rendiconti al Parlamento: è un primo passo. Il presidente D'Onofrio ha consigliato, infatti, di aggiungere "limitatamente" a questa parte della modifica dell'attuale ordinamento: accolgo tale proposta e la sottopongo, con questa modifica, alla valutazione del relatore e del Governo per un voto positivo di quest'Aula.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, anch'io chiedo la parola perché, essendo firmatario dell'emendamento 91.70, intendo rivolgere al relatore ed al Governo la preghiera di rivedere la loro posizione su di esso.

Ha ragione il collega Ciccanti: tutti gli Stati democratici del mondo, nel corso degli anni, si sono adeguati onde evitare ogni sorta di condizionamento del controllore (in questo caso della Corte dei conti).

Cosa avviene in questa finanziaria? Credo sia sfuggita la norma del Governo, perché è contraddittoria: da un lato, attribuisce alla Corte il controllo della spesa; dall'altro, non vuole renderla autonoma, facendo tenere in mano al Governo i cordoni della borsa.

Voglio sperare che il relatore ed il Governo operino una riflessione su questo emendamento al fine di esprimere un parere favorevole: la Corte non può essere condizionata dal Governo, che le dà i soldi quando decide; la Corte deve essere messa in condizione di agire senza pressioni di sorta. Ciò avviene in tutti i Paesi del mondo: se questo emendamento non passa, vuol dire che l'Italia non appartiene - almeno da questo punto di vista - agli Stati democratici, che in questi trent'anni si sono tutti adeguati.

 

COSTA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

COSTA (FI). Signor Presidente, desidero aggiungere la mia firma all'emendamento 91.70.

 

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

 

COSTA (FI). Vorrei, inoltre, pregare la Presidenza, per quanto possibile, di esprimere un'opinione favorevole all'accoglimento di questo emendamento, che non determina un incremento di spesa, ma la traslazione tra uffici diversi (esattamente, quello del Ministero e quello del Parlamento). Esso consentirà, qualora approvato, una posizione di terzietà assoluta alla Corte dei conti, com'è giusto che questa sia.

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Costa, ma io, purtroppo, presiedo. Quindi, sono in una condizione diversa.

 

VIESPOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VIESPOLI (AN). Signor Presidente, se me lo consente, vorrei solamente esprimere la mia solidarietà al senatore Antonione che ha sbagliato a votare, ma non ha sbagliato a parlare. Parlando ha compiuto un'azione di classe, a differenza di altri che hanno votato legittimamente, sono stati determinanti, ma hanno perso, ancora una volta, l'occasione per compiere un'azione di classe. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Senatore Viespoli, la ringrazio per questa sua sensibilità. Riprendiamo l'illustrazione degli emendamenti.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, gradirei ricevere l'attenzione del relatore perché alcuni emendamenti nascono da una difficoltà di lettura. Ad esempio, l'emendamento 91.850 (testo 2)/6 è motivato dal fatto che non si riesce a capire il significato del termine «territorio metropolitano». Invito, quindi, il relatore a spiegare questa espressione, a modificarla o a sopprimerla.

L'emendamento 91.850 (testo 2)/7 aderisce alla soppressione dei limiti previsti per i presidenti e i componenti di autorità indipendenti ma, nello stesso tempo, non aderisce all'inclusione di magistrati ordinari, amministrativi e contabili, anche perché, a mio sommesso avviso, essi sono già compresi nella prima parte dello stesso articolo 91.

La lettera c) dell'emendamento 91.850 (testo 2), presentato dal relatore, introduce una norma singolare. Al riguardo vorrei chiedere al senatore Legnini di prestare un po' di attenzione perché la norma cosiddetta pro Baudo, pro Santoro o pro chiunque lavori o possa lavorare in RAI, almeno in base all'interpretazione che io do di essa e che è stata autorevolmente data, per esempio, anche dal presidente Matteoli, poi contraddetta dal collega Salvi, può comportare due conseguenze.

Innanzitutto, i titolari di attività professionale o coloro che svolgono contratti d'opera non possono stipulare in alcun caso altri contratti con soggetti "pubblici". L'inciso inserito nella lettera c), infatti, dà luogo a questa interpretazione. In secondo luogo, non valgono per quei soggetti i limiti previsti di 270.000 euro. Tuttavia, mentre l'emendamento originale si riferiva solo ai contratti d'opera che, come tali, comportano un'organizzazione del servizio che può andare al di là del semplice cachet per il titolare del contratto stesso, il nuovo testo dell'emendamento riformulato dal relatore si riferisce a qualsiasi soggetto che esplica attività professionale, anche senza alcuna organizzazione di servizi che potrebbe legittimare il superamento del tetto previsto nell'articolo 91. Chiedo anche in questo caso dei chiarimenti, anche se temo che la lettura della norma non dia luogo a dubbi.

Ritiro l'emendamento 91.850 (testo 2)/103 che qualche collega, in vena di umorismo, ha voluto presentare a mio nome. Accetto comunque lo scherzo.

Con l'emendamento 91.850 (testo 2)/14, propongo di sopprimere la lettera k), relativa ai contratti di assicurazione stipulati da pubblici amministratori.

Voglio poi richiamare all'attenzione dei colleghi la norma relativa all'integrazione dei consigli delle sezioni della Corte dei conti.

PRESIDENTE. Senatore Pastore, la invito a concludere.

 

PASTORE (FI). La legge La Loggia aveva previsto, in ossequio alla regionalizzazione delle funzioni di controllo, che le sezioni regionali della Corte dei conti avessero poteri di controllo sulla gestione degli enti locali, ma venissero integrate da soggetti nominati dai consigli regionali. Ora invece, forse per fare economia, si propone che venga soppressa questa norma, su cui interviene il relatore, anche perché c'è un limite alla politica di intervento sulle istituzioni pubbliche, soprattutto su quelle regionali.

FERRARA (FI). Signor Presidente, riservandomi di intervenire su altri emendamenti in dichiarazione di voto, con l'emendamento 91.850 (testo due)/106 propongo di individuare tra i 25 alti dirigenti ai quali non si applica il tetto massimo delle retribuzioni per la dirigenza nella pubblica amministrazione, 7 casi particolari.

Invito pertanto gli Uffici a prendere nota di una correzione che intendo apportare all'emendamento in esame, in modo che invece di «sostituire la cifra: «25» con la seguente: «6», sia scritto «sostituire la cifra: «25» con la seguente: «7». Infatti, dovendo l'emendamento avere un carattere generale, dopo il Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, non era previsto il Comandante generale della Guardia di finanza.

Pertanto, volendo dare all'emendamento una lettura speciale, propongo, come ulteriore modifica, di aggiungere le parole: «Comandante generale della Guardia di finanza», dopo: «Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri».

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 18,21)

 

(Segue FERRARA). Presidente, c'è poi l'altro problema, già affrontato molto efficacemente dal senatore Ciccanti e dal senatore Matteoli, relativo al modo in cui garantire l'indipendenza della Corte dei conti, anche ai fini dell'individuazione dei sistemi di trasferimento delle risorse necessarie per il suo funzionamento.

Presidente, mi scusi, ma non posso continuare il mio intervento non essendo presente il rappresentante del Governo per il Ministero dell'economia.

 

PRESIDENTE. Senatore Ferrara, io non posso sostituirlo, anche se lo volessi. La invito dunque a proseguire.

 

FERRARA (FI). Come ho più volte detto, in una situazione di così grande confusione, l'oratore può avere solo la soddisfazione di rivolgersi al Presidente, ma era in corso il cambio di Presidenza.

 

PRESIDENTE. C'era un passaggio di consegne, senatore.

 

FERRARA (FI). L'altro interlocutore non poteva che essere il Governo, ma se nessuno mi guarda faccio fatica a parlare. (Il sottosegretario Sartor, presente in Aula, riprende posto tra i banchi del Governo).

 

PRESIDENTE. Ora sono presenti entrambi, senatore, quindi è appagato da questo punto di vista.

 

FERRARA (FI). Stavo dicendo che molto efficacemente i colleghi Ciccanti e Matteoli avevano fatto riferimento alla necessità di un ulteriore intervento in relazione al cambio di normativa disposto in Commissione per la Corte dei conti.

E ricorderà il Governo che in Commissione era stato espresso un parere contrario, a che fosse meglio individuato e poi modificato il sistema per cui si trasferiscono alla Corte dei conti le somme occorrenti al suo funzionamento. Ovunque, nel mondo, questo viene fatto con una verifica e con una decisione che non attiene alla capacità e alle prerogative del Governo, ma attiene alle capacità e alle prerogative, al sistema di vigilanza e quindi al Parlamento.

In particolare, vogliamo richiamare all'Assemblea che esiste, come per tutti i consessi di una certa importanza, un'associazione di tutte le Corti dei conti del mondo, la INTOSAI, e questa, proprio nella sua ultima riunione a Città del Messico, al punto 8 ha affermato il principio dell'autonomia finanziaria, amministrativa o contabile, e quindi che le disponibilità di appropriate risorse umane, materiali e finanziarie siano subordinate non al potere di controllo del Governo, bensì al potere di controllo, di vigilanza e di verifica soltanto del Parlamento.

 

PRESIDENTE. Deve concludere, senatore Ferrara.

 

FERRARA (FI). Ho finito, signor Presidente, ma si devono considerare anche le interruzioni.

Per quanto riguarda l'illustrazione, vorrei soltanto sollecitare il Governo e il relatore a prendere in considerazione (rispetto agli altri emendamenti, su cui interverrò di nuovo, se mi sarà data la possibilità di farlo, con dichiarazione di voto) il subemendamento 91.850 (testo 2)/102, che vuole ricomprendere nella determinazione del tetto non solo i manager, ma anche i giornalisti delle testate per le quali esiste un trasferimento di risorse da parte dello Stato.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, illustrerò l'emendamento 91.850 (testo 2)/205.

 

PRESIDENTE. La prego di essere molto rapido.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Spero soprattutto di convincere qualcuno. In Italia - penso che accada solo in questo Paese - abbiamo una anomalia che sarebbe aggravata dal testo in via di approvazione.

Nell'articolo 91 si parla di livellare gli stipendi e il valore delle consulenze di una serie di dipendenti e di professionisti, ma si salvano coloro i quali fanno un lavoro nell'ambito artistico. Per questo, nel nostro Paese assistiamo a fenomeni (fra poco ce ne sarà un altro fulgido esempio) alla Celentano - fatto che ho già denunciato anni fa - per cui il cittadino italiano subisce i sermoni di questi illustri personaggi, che guadagnando un milione di euro a sera ricavato dal canone pagato dagli stessi cittadini italiani, e lì fondano effimeri movimenti politici o pontificano, criticando tutto e tutti, compreso quello Stato che gli firma gli assegni per valori vicini alle cifre che ho detto poco fa: uno, due, tre milioni di euro.

È allora legittimo per ogni cittadino esprimere una propria opinione, ma ritengo oggettivamente inaccettabile che questo venga fatto dalla TV di Stato, che paga qualcuno per farci divertire, per cantare, per suonare, mentre lui interrompe lo spettacolo al massimo dell'ascolto per dirci cosa pensa della politica italiana. Ripeto: è inaccettabile. Il nostro è un Parlamento minore, se continua ad accettare questo tipo di rapporto con le persone dello spettacolo e, voglio aggiungere, anche con i giornalisti televisivi.

C'è un lungo elenco anche di giornalisti televisivi, i quali, sia da una parte che dall'altra (per la verità molti di più nel centro-sinistra), sono stati candidati in elezioni con le preferenze dopo essere stati speaker di grande grido al TG3 o al TG1. È come se, mutatis mutandis, dovessimo chiedere a Bruno Vespa di candidarsi alle europee: sarebbe senz'altro votato, ma quello che è da approfondire è se sarebbe votato per le sue idee, per la sua linea politica o per la fama di cui gode.

Per fortuna Vespa, come Baudo, più volte richiesto di candidarsi, ha rifiutato, argomentando esattamente come sto argomentando io, cioè che le persone serie in quel campo lasciano che altri si occupino di politica, partecipando anche da cittadini - come farebbe qualsiasi cittadino - ma non abusando della propria immagine superpagata dagli stessi cittadini, che hanno l'illusione di votare quello che vedono nello schermo (Mike Bongiorno piuttosto che Celentano). Voterebbero questi personaggi per come appaiono nel loro mestiere, nel quale peraltro sono molto più bravi di noi, e non li voterebbero realmente per ciò che sono e per quello che rappresentano dal punto di vista civile.

Allora, è necessario approvare il mio subemendamento, che comunque renderebbe nullo il contratto di chi, avendo questo tipo di rapporto con la televisione di Stato, utilizzi quel mezzo per fare politica in modo abusivo. Quando, viceversa, quella stessa persona dovesse lasciare la trasmissione, facendo salvi i comportamenti, che servono per raccogliere il consenso, utilizzandoli in trasmissioni proprie noiosissime, come quelle alle quali alle volte partecipiamo noi, questo, allora significherebbe stare alla pari in un confronto politico trasparente e sincero.

Prego quindi l'Aula di approvare questo emendamento che farebbe diventare anche questo Parlamento, come quello europeo, alla portata, con pari mezzi, di tutti i cittadini italiani.

 

STORACE (Misto-LD).Signor Presidente, la mia sarà un'illustrazione assolutamente breve.

 

PRESIDENTE. Senatore Storace, ha finito il tempo, le do due minuti.

 

STORACE (Misto-LD). No, Presidente, mi sono informato e abbiamo un quarto d'ora a disposizione come Gruppo Misto di opposizione. Sono sicuro che a lei sto simpaticissimo...

 

PRESIDENTE. Il tempo è stato consumato; ho qui il tabulato, senatore Storace.

 

STORACE (Misto-LD). Rinuncio e protesterò per la questione, perché abbiamo ottenuto trenta minuti per i Gruppi di opposizione appartenenti al Gruppo Misto.

 

PRESIDENTE. Senatore Storace, le sto dicendo che il tempo è stato consumato, non da lei, ma dal Gruppo Misto complessivamente, per cui le sto dando due minuti per intervenire: li vuole utilizzare? Io le consiglio di utilizzarli; cosa vuole che le dica?

 

STORACE (Misto-LD). Se lei conteggia nel Gruppo Misto gli esponenti di maggioranza, non è quello che è stato stabilito in sede di Conferenza dei Capigruppo. Si informi anche lei, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. No, si informi lei presso il suo Gruppo di appartenenza, scusi, senatore Storace. Lei ha due minuti per intervenire.

 

STORACE (Misto-LD). Siccome intendo intervenire sull'emendamento anche in sede di dichiarazione di voto...

 

PRESIDENTE. Lasci stare, per ora, la dichiarazione di voto.

 

STORACE (Misto-LD). Intervengo per l'illustrazione e poi interverrò in dichiarazione di voto, come avevo segnalato agli Uffici ben due ore fa, scrivendo i minuti che chiedevo per l'intervento, e nessuno mi ha detto qualcosa in contrario. Quindi, Presidente, non sono in torto; la prego di verificare.

 

PRESIDENTE. Nemmeno io sono in torto: sto rispettando i tempi. Senatore Storace, non facciamo discussioni inutili, è una forma di rispetto nei suoi confronti e nei confronti degli altri colleghi che devono intervenire.

 

STORACE (Misto-LD). È un diritto che ci siamo conquistati in sede di Conferenza dei Capigruppo, che aveva stabilito...

 

PRESIDENTE. Senta, abbiamo già perso due minuti; non ne teniamo conto. Lei ha due minuti per l'illustrazione degli emendamenti. Prego, senatore Storace.

 

STORACE (Misto-LD). Voglio segnalare al relatore l'emendamento 91.850 (testo 2)/112, che riguarda una questione che abbiamo affrontato, tutti i Gruppi politici, in Commissione di vigilanza RAI.

L'emendamento propone che tutte le retribuzioni dirigenziali e i compensi per la conduzione di trasmissioni di qualunque genere presso la RAI-Società per azioni siano resi noti - non autorizzati, ma resi noti - alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

È un emendamento, ci tengo a dirlo, sottoscritto da tutte le forze della Casa delle Libertà, in particolare dal collega Butti per Alleanza Nazionale, dal collega Pionati per l'UDC, dai colleghi Sterpa e Baldini per Forza Italia, dal collega Rotondi per la Democrazia Cristiana per le autonomie-Partito Repubblicano Italiano-Movimento per l'Autonomia, e dal collega Galli per la Lega Nord Padania.

È un emendamento che si muove nel senso della trasparenza e affronta una questione che probabilmente troverà sensibili anche i Gruppi di maggioranza, a partire da quello del Ministro della giustizia, che ha fatto una vera e propria bandiera di simili questioni. Proponiamo all'Aula questo emendamento, anche perché i nostri stipendi sono giustamente noti alla pubblica opinione. Con questo emendamento, vorremmo far sapere alla pubblica opinione cosa si paga con i quattrini del canone.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

 

BIONDI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BIONDI (FI). Signor Presidente, vorrei aggiungere la firma all'emendamento appena illustrato dal senatore Storace e spiegarne rapidamente le motivazioni.

Credo che più si sa dal punto di vista della pubblica opinione, in un momento in cui chi si espone ha anche il dovere di rispondere della propria esposizione, meglio è, perché si può fare un paragone con ciò che ci viene attribuito, qualche volta in malam partem. In certi casi ci sono dei miliardari che fanno un'attività di moralizzazione che forse sarebbe meglio parametrare al loro stipendio.

 

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento 91.3.

Sull'emendamento 91.70 vorrei spendere due parole e rivolgere un invito. L'emendamento riguarda la Corte dei conti ed è stato illustrato dal senatore Ciccanti. L'argomento affrontato è chiaro e ne abbiamo discusso approfonditamente in Commissione.

Il trasferimento che viene qui ipotizzato, dal Ministero dell'economia alle Camere, delle somme per il funzionamento della Corte dei conti investe valutazioni che riguardano il Governo, ma anche i vertici delle Camere. Si tratta di un tema molto delicato, che affrontare in questa sede risulta alquanto difficile. Purtuttavia, siccome l'argomento dell'indipendenza della Corte dei conti non ci lascia indifferenti, anzi lo riteniamo di una certa fondatezza, inviterei i senatori Ciccanti, Schifani e Matteoli a presentare un ordine del giorno in modo che si attivino una riflessione e una discussione su questa delicata e importante materia.

Esprimo parere contrario sugli emendamenti 91.850 (testo 2)/1, 91.850 (testo 2)/200, 91.850 (testo 2)/2, 91.850 (testo 2)/3, 91.850 (testo 2)/4, 91.850 (testo 2)/5, 91.850 (testo 2)/6, 91.850 (testo 2)/100, 91.850 (testo 2)/201, 91.850 (testo 2)/101, 91.850 (testo 2)/7, 91.850 (testo 2)/8, 91.850 (testo 2)/202, 91.850 (testo 2)/9 e 91.850 (testo 2)/10, identici, 91.850 (testo 2)/102, 91.850 (testo 2)/204, 91.850 (testo 2)/500 e 91.850 (testo 2)/205.

Il parere è ovviamente favorevole sull'emendamento 91.850 (testo 2)/104 (testo 2). Esprimo invece parere contrario sull'emendamento 91.850 (testo 2)/105.

Sull'emendamento 91.850 (testo 2)/106, presentato dal senatore Ferrara, finalizzato ad escludere dall'applicazione della norma che attribuisce al Governo il potere di individuare 25 posizioni apicali escluse dal campo di applicazione della norma in discussione, preso atto dell'opportuna aggiunta del Comandante generale della Guardia di finanza, ritengo si possa procedere ad una trasformazione dell'emendamento in ordine del giorno sulla base di un argomento che ritengo risolutivo. Mi riferisco al fatto che, allorquando si è provveduto a riformulare la norma, proprio tenendo conto di queste posizioni di vertice (non solo di queste, ma anche di queste) si è aggiunta la formulazione «corrispondenti alle posizioni di più elevato livello di responsabilità». E' evidente l'intento di riferirci in primo luogo a queste posizioni e poi ad altre.

 

PRESIDENTE. In sostanza, senatore Legnini, lei propone un ordine del giorno esplicativo della norma.

 

 

LEGNINI, relatore. Esattamente. Come ho detto, una norma di questo tipo creerebbe dei problemi, per una serie di ragioni su cui non mi dilungo. Inviterei pertanto il senatore Ferrara a presentare un ordine del giorno in tal senso.

Esprimo invece parere contrario sugli emendamenti 91.850 (testo 2)/11, 91.850 (testo 2)/206, 91.850 (testo 2)/207, 91.850 (testo 2)/107, 91.850 (testo 2)/108, 91.850 (testo 2)/208, 91.850 (testo 2)/109 e 91.850 (testo 2)/110, sostanzialmente identici, e sull'emendamento 91.850 (testo 2)/111.

Avendo ascoltato le argomentazioni del collega Storace, esprimo parere favorevole sull'emendamento 91.850 (testo 2)/112. Il parere invece è contrario sugli identici emendamenti 91.850 (testo 2)/14 e 91.850 (testo 2)/15, nonché sugli emendamenti 91.850 (testo 2)/16, 91.850 (testo 2)/210, 91.850 (testo 2)/17 e 91.850 (testo 2)/18.

Il parere è ovviamente favorevole sugli emendamenti 91.850 (testo 2) e 91.700.

Esprimo, infine, parere contrario sugli emendamenti 91.0.6 e 91.0.100.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore, ma desidero effettuare alcune brevi considerazioni in merito a due emendamenti.

Il primo è l'emendamento 91.70. Indubbiamente si condivide, data la complessità della norma e dell'innovazione, l'invito del relatore a trasformarlo in un ordine del giorno, anche perché ha ad oggetto questioni ordinamentali. Solo una parte del bilancio della Corte dei conti sarebbe lasciato all'autonomia delle Camere, ma senza specificare, sotto il profilo operativo, i due rami del Parlamento; è necessario un approfondimento anche su questo aspetto peculiare per cui, apparentemente, non è tutto il bilancio ad essere trasferito, ma una sola parte. Sono due aspetti di notevole articolazione e complessità che suggeriscono un approfondimento.

Circa il subemendamento 91.850 (testo 2)/106 del senatore Ferrara - questo è il secondo approfondimento - esprimo l'invito a trasformarlo in ordine del giorno, affinché possa essere accolto come raccomandazione, ma nel senso che si indicano alcune posizioni nell'ambito delle 25 unità. Voglio ricordare che invece il subemendamento propone di sostituire le 25 posizioni con 6.

Si ribadisce l'opportunità di mantenere inalterato a 25 il numero delle posizioni. Va da sé, anche dato il tenore della norma - com'è riformulata dal relatore - che queste posizioni sono di particolari responsabilità, ma non sono nemmeno le uniche, per cui non si ritiene nemmeno appropriato menzionare queste e non altre (possono essere individuate nel numero di due, tre o quattro, ma non è possibile quantificarle ora) che possono essere assimilate per la rilevanza e la delicatezza degli incarichi a quelle qui espressamente richiamate. Per questi motivi, immagino che sia condivisibile l'invito a formulare un ordine del giorno che raccomandi il Governo a tenere in particolare evidenza queste posizioni.

Sul resto, ribadisco complessivamente un giudizio di conformità ai pareri espressi dal relatore.

 

PRESIDENTE. Innanzitutto pregherei i colleghi di prendere posto - ciascuno nella propria postazione - e di stare seduti.

Devo informare l'Aula circa i tempi che sono rimasti a disposizione dei Gruppi: Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC e Lega Nord hanno totalmente esaurito i tempi a loro disposizione; anzi, li hanno abbondantemente superati. Quindi, pregherei i Gruppi che ho menzionato, nel corso delle eventuali dichiarazioni di voto, di far intervenire un solo rappresentante per Gruppo e per soli due minuti.

Sui tempi residui comunico all'Aula, in merito allo scambio di battute che abbiamo avuto con il senatore Storace, che risulta, da una verifica fatta dagli Uffici, che il senatore Storace aveva ragione circa i tempi a disposizione del suo Gruppo. Le chiedo scusa, senatore Storace, per questo incidente. Quindi, come avevamo stabilito, rimangono i tempi per le successive dichiarazioni di voto. Naturalmente, mi appello a lei, data la stringatezza dei tempi, affinché contribuisca alla snellezza dei lavori dell'Aula.

La proposta di stralcio S91.100 è stata ritirata.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.3.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, il nostro emendamento è più radicale di quello che è stato presentato, anche con merito, dal collega Villone. Parte da due presupposti; il primo attiene a una considerazione di merito: chi percepisce uno stipendio pubblico ha dei diritti, ma anche dei doveri e determinati benefìci. Il suo primo dovere è quello di non essere licenziato, se non in casi estremi. Per tale motivo, il suo livello di retribuzione, a nostro giudizio, non può superare, secondo il nostro emendamento, il trattamento netto spettante ai membri del Parlamento. È quindi un taglio agli sprechi.

In secondo luogo, Presidente, questo emendamento nasce da un ritorno a casa. Lo dico con orgoglio e anche con un certa commozione. La Lega Nord è in Parlamento da quindici anni; sembravamo un gruppo di matti quando parlavamo - non me ne abbiano i colleghi di Roma - di "Roma ladrona". Non ci riferivamo alle persone di questa città, che noi amiamo e apprezziamo, ma al Palazzo: ne parlavamo e ancora oggi lo facciamo.

È in questa continuità, signor Presidente, che siamo orgogliosi di aver seminato qualcosa che anche questa maggioranza sta recependo. Infatti, abbiamo sempre evidenziato gli sprechi delle varie lobby che intervengono in questo Paese: lobby delle Autorità, della Banca d'Italia, delle varie Corti. La Lega Nord non si è dimenticata di questo. L'emendamento che consegniamo all'Aula è una proposta forte: lo consegniamo soprattutto alla nostra memoria e ai nostri cuori. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

STIFFONI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STIFFONI (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Stiffoni, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.3, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 91.70.

Senatore Ciccanti, quando il relatore si è espresso su questo emendamento lei non era in Aula, tuttavia, c'è stato il caldo invito da parte del relatore (rivolto anche ai senatori Schifani e Matteoli) affinché potesse essere trasformato in un ordine del giorno. Non le ripeto le argomentazioni che sono state portate dai colleghi, ma sostanzialmente facevano riferimento ad un ordine del giorno che recepisse non solo lo spirito, ma il contenuto e la lettera dell'emendamento medesimo.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, accolgo l'invito a trasformare l'emendamento 91.70 in ordine del giorno; lo sto scrivendo, le chiedo di darmi il tempo di consegnarlo. In ogni caso, aderisco alle motivazioni che riconosco come fondate, sapendo di dover inquadrare la problematica in un più vasto e significativo disegno di riordino costituzionale, non solo della Corte dei conti, ma anche delle altre magistrature amministrative e ordinarie.

 

PRESIDENTE. La pregherei quindi di stendere il più rapidamente possibile il testo di questo ordine del giorno.

 

BIANCO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BIANCO (Ulivo). Signor Presidente, poiché anch'io su questa materia avevo presentato un emendamento - che poi non ho ripresentato in Aula - che andava nello stesso senso del 91.70, di cui condivido lo spirito, unisco il mio appello a quello del relatore affinché sia trasformato in ordine del giorno.

In questo caso prego il collega Ciccanti di apporvi anche la mia firma.

 

PRESIDENTE. Potete lavorare insieme per la stesura di questo ordine del giorno, che è dunque accantonato.

Gli emendamenti 91.100 e 91.101 sono stati ritirati.

Metto ai voti l'emendamento 91.850 (testo 2)/1, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/200.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo semplicemente che non si utilizzi come parametro il primo Presidente della Corte di Cassazione, ma il trattamento spettante ai membri del Parlamento. In un momento in cui la stampa sostiene che dobbiamo vergognarci, ci sembra, invece, di ribadire il ruolo autorevole che stiamo svolgendo.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PALMA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Prego i colleghi che hanno intenzione di iscriversi a parlare di farlo per tempo, altrimenti è veramente difficile per chi presiede i lavori dell'Aula avere all'ultimo minuto e con la votazione già in corso la sensibilità, che non disponendo di quattro occhi francamente non ho, di riuscire a vedere tutti.

Quindi, senatore Palma, ha facoltà di parlare, ma rivolgo a tutti colleghi l'invito a comportarsi in questo modo nel corso delle successive eventuali dichiarazioni di voto.

Il suo Gruppo ha esaurito il tempo a disposizione. Le do due minuti per svolgere il suo intervento.

 

PALMA (FI). Signor Presidente, la ringrazio.

Condivido l'emendamento del senatore Polledri, volto sostanzialmente ad equiparare, per certi versi, lo stipendio degli alti dirigenti dello Stato ai presidenti di sezione della Corte di cassazione e non al primo presidente della medesima Corte, che rappresenta la più alta carica dell'amministrazione pubblica.

Mi limito a dire ai colleghi che si è parlato tanto di antipolitica, di grandi sprechi di soldi, di caste e quanto altro. Nell'intervento del ministro Mastella dell'altro ieri ho sentito quest'ultimo dire, con dei riferimenti corretti al regime transitorio, che trovava grave che un soggetto potesse andare incontro ad una decurtazione di 30.000 euro passando da 300.000 euro a 270.000 euro. Mi permetto dunque di rappresentare a tutti voi che se il ragionamento che viene svolto si limita solo a decurtare 30.000 euro, una cifra che corrisponde quasi allo stipendio medio degli italiani, come al solito state facendo un'operazione ipocrita. È vero che il meglio è nemico del bene, però fate un'operazione ipocrita e non affrontate il problema. In particolar modo, quando fate riferimento ai trattamenti onnicomprensivi o similari non scrivete una sola riga sulla cumulabilità nel trattamento pensionistico delle indennità. Accade infatti, come diceva l'altro ieri il senatore Castelli, che il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che già gode di un notevole stipendio, usufruisca come capo delle guardie anche di un'indennità pari a quasi 200.000 euro per cui, solo per aver svolto questa funzione per un anno, cumula nel suo trattamento pensionistico anche questi 200.000 euro.

Bisogna, pertanto, essere chiari. A mio avviso, questa è una norma di compromesso. Come al solito non risolvete il problema, ma guardate che Grillo vi attaccherà ugualmente.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per annuncio di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, nel mio intervento, oltre a preannunciare il mio voto, farò anche una brevissima osservazione di carattere regolamentare.

Annuncio il mio voto favorevole su questo godibilissimo emendamento del senatore Polledri.

A proposito della sua richiesta di segnalare la volontà di intervenire da parte dei colleghi, signor Presidente, forse sarebbe il caso di mettersi d'accordo. Se ci si dice di stare al nostro posto, è difficile poi recarsi presso il banco della Presidenza del Senato per chiedere di poter intervenire. Quindi, ci vuole un po' di elasticità anche nell'accettare le richieste di dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Sono d'accordo sull'elasticità, ma anche sulla comprensione da parte del Senato per la Presidenza.

Un collega del suo Gruppo - chiedo scusa, del suo ex Gruppo - accogliendo l'invito si è ad esempio già iscritto a parlare in dichiarazione di voto proprio sul suoemendamento, a riprova che la richiesta era fondata.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, sono più di uno.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, precedentemente avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/200, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/2.

 

STIFFONI (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Stiffoni, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/2, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/3.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, si determina una fortissima e odiosa discriminazione tra società quotate e non. Voi privilegiate i gold manager di una società decotta come l'Alitalia e non, invece, premiate chi è impegnato, per esempio, nei vostri programmi di lotta all'evasione fiscale, come per esempio Equitalia, con migliaia di dipendenti e grandissimi risultati come quelli realizzati nel 2007.

Con la soluzione adottata con l'emendamento 91.850 (testo 2) che travolge tutto il pensiero del ministro Mastella, privilegiate i Santoro e tutti gli autori della RAI e, invece, penalizzate tutti i manager impegnati in grandi programmi ed obiettivi. Credo quindi che questa distinzione andrebbe superata.

Voi non avete avuto il coraggio di affrontare seriamente il problema della tassazione attraverso un'aliquota fiscale che penalizzava i redditi altissimi e neppure avete avuto il coraggio di affrontare il problema dello stock option attraverso una tassazione adeguata. Per questo invito a votare l'emendamento 91.850 (testo 2)/3.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/3, presentato dal senatore Eufemi e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 91.850 (testo 2)/4, presentato dal senatore Eufemi e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 91.850 (testo 2)/5, presentato dal senatore Saia.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/6.

 

PASTORE (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Le do una buona notizia: il Gruppo Forza Italia ha avuto un regalo, cioè otto minuti dal Gruppo DCA-PRI-MPA. Se lei è d'accordo, le do comunque due minuti. Il resto è a discrezione del Gruppo. Va bene, senatore Schifani?

 

SCHIFANI (FI). Va bene.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, ho chiesto al relatore cosa significhi nel suo emendamento il termine «nel territorio metropolitano». Voglio solo si chiarisca ciò, altrimenti la norma sarebbe illeggibile perché il termine «metropolitano» nel nostro ordinamento giuridico, per quanto mi consta, è sconosciuto.

Chiedo inoltre la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Senatore Legnini, ci vuole spiegare l'arcano?

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, questa domanda rivolta da un notaio mi meraviglia. Si vuole esprimere i confini nazionali. Perché non va bene il termine «nazionale»? Perché, come il senatore Pastore sa bene, vi sono edifici, territori fuori dai confini considerati, a taluni effetti giuridici, territorio nazionale.

 

CALDEROLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, per la chiarezza della discussione, ho sentito chiedere da parte del senatore Pastore chiarimenti sul riferimento alle aree metropolitane e ci hanno risposto dicendo che si intende il territorio nazionale. Concordo sul fatto che in Costituzione siano già previste le aree metropolitane, ma che non ci siano nell'ordinamento è un dato altrettanto evidente. Cosa c'entra il territorio nazionale, domando al relatore?

 

PRESIDENTE. Il relatore ha già risposto, senatore Calderoli.

Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, precedentemente avanzata dal senatore Pastore, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/6, presentato dal senatore Pastore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/100.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/100, presentato dal senatore Taddei.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/201.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

MALAN (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MALAN (FI). Signor Presidente, questa è l'ultima occasione per correggere quella che mi sembra veramente una proposta strana e soprattutto ininterpretabile. Questo emendamento propone di sostituire all'emendamento 91.850 (testo 2) la parola "metropolitano" con la parola "nazionale": perché il relatore non lo accetta? Dalla spiegazione che egli ci ha fornito l'unica fattispecie che mi sembra potrebbe riscontrarsi sarebbe quella dei territori delle nostre ambasciate, ma non è possibile che riguardi quelli.

Di conseguenza, non vedo proprio quale significato abbia tale rifiuto, se non di creare confusione. Accetti questo emendamento, senatore Legnini, il buon senso non credo sia vietato neanche dalla disciplina di maggioranza.

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

 

LEGNINI, relatore). Signor Presidente, vorrei dire al senatore Malan, per chiarire, che innanzi tutto le aree metropolitane di cui parlava il senatore Calderoli non c'entrano nulla con questa definizione e che uno degli obiettivi di tale definizione è esattamente quello invocato dal senatore Malan.

 

PRESIDENTE. Fare, cioè, implicitamente riferimento anche alle sedi delle ambasciate italiane all'estero.

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/201, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/101.

 

EUFEMI (UDC). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Eufemi, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/101, presentato dal senatore Eufemi e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Presidenza del presidente MARINI (ore 19,05)

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/7.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/7, presentato dal senatore Pastore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/8.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, sarò velocissimo. Non capisco perché in qualche modo ci sia un'area extraterritoriale che corrisponde alle autorità indipendenti. Le autorità indipendenti possono guadagnare quello che vogliono, assumere, bene o male, quelli che vogliono e percepire stipendi estremamente alti. Se qualcuno deve tirare la cinghia, la tiriamo tutti insieme, anche i componenti delle autorità indipendenti. (Applausi del senatore Pirovano).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/8, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/202.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/202, presentato dai senatori Ciccanti e D'Onofrio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

TOFANI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TOFANI (AN). Signor Presidente, io e il senatore Cursi abbiamo votato a favore dell'emendamento 91.850 (testo 2)/202, ma purtroppo, il meccanismo di voto non ha funzionato.

 

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/9, identico all'emendamento 91.850 (testo 2)/10.

 

PASTORE (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi sulla lettera c) dell'emendamento del relatore, in cui si prevede una scriminante, un privilegio per chi svolge attività di natura professionale e contratti d'opera nel campo artistico e professionale, indispensabile per competere sul mercato in condizioni di effettiva concorrenza.

È l'emendamento pro Baudo, pro Santoro o pro chi volete voi: si esclude, quindi, ogni limite dei 274.000 euro circa prescritto per i comuni mortali, prevedendo invece che non si applichi a chi ha un contratto di questo tipo. L'emendamento, però, signor Presidente - al di là di quest'originalità - presenta un inciso che può essere letto in una maniera, forse, radicale (com'è accaduto): potrebbe essere interpretato nel senso che chi svolge attività professionali di contratti d'opera, al di fuori di quelle ipotesi per le quali il limite non è applicabile, non possa stipulare contratti di attività professionale e contratti d'opera per importi anche inferiori a quel limite.

Ora, vorrei invitare chi ha steso il testo di questa norma a svolgere un momento di riflessione: capisco che ogni virgola e punto e virgola di questa finanziaria siano il frutto di un compromesso politico, purtroppo scadente sul piano della qualità della finanziaria stessa. Questo compromesso, però, è scadente anche sul piano della lettura giuridica: mi auguro che si possa dar luogo ad una riflessione, anche se "in zona Cesarini", per chiarire cosa significa la norma in questione.

Tra l'altro, signor Presidente, fra il testo 1 e il testo 2 dell'emendamento 91.850 del relatore, alla lettera c) è intervenuta una modifica non da poco. Il primo testo si riferiva ai contratti d'opera che riguardano una prestazione complessa, anche di mezzi, di servizi e di organizzazione, per la quale - forse - si potrebbe anche giustificare il superamento del limite. L'aggiungere, però, in attività professionali, che sono di natura personale, per le quali l'organizzazione dei mezzi ha un valore assolutamente modesto, significa aprire questo tipo di norma anche al semplice lettore del telegiornale.

Questo è il punto fondamentale. Vi invito, quindi, ad approfondire il tema. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/9, presentato dal senatore Pastore, identico all'emendamento 91.850 (testo 2)/10, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/102.

 

VEGAS (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, se la ratio di quest'articolo e del successivo emendamento è, per così dire, di moralizzare, nel senso di non usufruire dei soldi pagati dai contribuenti per corrispondere stipendi troppo elevati, è ovvio che non si può guardare, con occhio miope, solo ad una categoria, ma bisogna considerare tutte quelle che, in qualche modo, sono sussidiate, direttamente o indirettamente, con il denaro pubblico.

Una di queste categorie (è un esempio, questo, che si potrebbe estendere ad altri settori, come quello industriale o dello spettacolo) è quella dei giornalisti. Tale riferimento è dovuto al fatto che i giornalisti in questa fase storica usano essere l'esempio moralizzatore. La moralizzazione, però, va applicata cominciando da se stessi per poi rivolgersi agli altri. (Applausi dal Gruppo FI).

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma all'emendamento 91.850 (testo 2)/102, i cui contenuti, peraltro, sono molto simili a quelli di un emendamento che la Lega ha presentato in sede di esame del decreto fiscale.

Gradirei un minimo di attenzione anche da parte del Governo e del relatore perché forse non si è notato, ma io sto cercando di portare avanti una battaglia per la dignità del Parlamento e, soprattutto, dei parlamentari. Sono infatti convinto che la maggior parte di noi svolge questo ruolo con passione e con senso del dovere. Invece, ogni mattina apriamo un giornale su cui qualche direttore sostiene che noi guadagniamo troppo, che siamo dei fannulloni e quant'altro.

Perfetto, c'è possibilità di critica da parte di tutti, ma c'è un piccolo problema: questi direttori normalmente guadagnano cifre tre o quattro volte superiori a quelle che guadagniamo noi. Anche in questo caso nulla ci sarebbe da obiettare perché è la legge del mercato che lo consente. Peccato che essi non obbediscano alla legge del mercato e che riescano a guadagnare quelle cifre grazie ai contributi pubblici, esattamente come noi. Però ci danno lezioni di moralità.

Credo sarebbe un segnale molto importante quello con il quale si dicesse: benissimo, moralità per chi percepisce fondi pubblici, ma per tutti, non soltanto per i parlamentari. Sarebbe veramente un segnale molto importante e molto interessante se questo emendamento fosse approvato. In tal modo, forse, tanti soloni la smetterebbero di darci lezioni senza alcun costrutto. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/102, presentato dai senatori Ferrara e Castelli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 91.850 (testo 2)/103 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/204.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/204, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/500.

 

VALENTINO (AN). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Valentino, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/500, presentato dal senatore Valentino e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/205.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/205, presentato dal senatore Cutrufo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/104 (testo 2).

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/104 (testo 2), presentato dal relatore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/105.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/105, presentato dal senatore Ferrara.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Sull'emendamento 91.850 (testo 2)/106 (testo 2) c'è la richiesta di trasformarlo in ordine del giorno.

VEGAS (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, non possiamo accettare la richiesta di trasformare in ordine del giorno l'emendamento 91.850 (testo 2)/106 (testo 2), cui aggiungo la firma, per il semplice motivo che scopo della proposta emendativa è di escludere la discrezionalità che in caso contrario verrebbe lasciata al Presidente del Consiglio. Infatti, se si tratta di poche figure - e ne abbiamo indicato un novero ristrettissimo - devono essere figure individuate, per cui non esiste che poi, tramite trattative o squartamento, come più probabilmente avverrà all'interno della compagine governativa, si scelgano le figure, senza dare ad esse il peso adeguato. Devono essere dunque poche figure, scritte chiaramente nella legge.

Quindi, Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento.

 

PRESIDENTE. Senatore Legnini, conferma il parere già espresso sull'emendamento?

 

LEGNINI, relatore. Confermo il parere contrario.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/106 (testo 2).

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, intervengo per dichiarare il mio voto favorevole su quest'emendamento.

Vorrei capire dal relatore quali sono le contrarietà che si muovono rispetto all'argomentazione posta dal senatore Vegas. Qui stiamo parlando - lo dico a chi dall'altra parte ogni giorno si richiama al senso delle istituzioni - di sottrarre ad una trattativa sullo stipendio il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, il Capo di Stato maggiore della Difesa, il Capo della Polizia, il Segretario generale del Ministero degli affari esteri, il Direttore del Dipartimento della Protezione civile ed il Ragioniere generale dello Stato. Se non è questa la fattispecie in cui dobbiamo preservare quanti servono lo Stato, vorrei sapere qual è.

Ecco perché, Presidente, chiedo al relatore di spiegare all'Aula perché ha espresso parere contrario ad un emendamento di questo tipo.

 

LEGNINI, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI, relatore. Signor Presidente, credo di aver argomentato, con dovizia di particolari, la contrarietà a quest'emendamento, innanzitutto per quanto riguarda il numero degli alti dirigenti, che viene drasticamente ridotto rispetto alla cifra originaria di 25, che ci era sembrato quello maggiormente corrispondente a soddisfare le esigenze che il Governo ci ha posto.

Inoltre, come ho già detto, invitando il senatore Ferrara a presentare un ordine del giorno rafforzativo (ma tale proposta viene rifiutata, non si comprende perché), aggiungendo nell'ultima formulazione la previsione per cui rispetto alle 25 posizioni di vertice vogliamo che il Governo valuti le posizioni di più alto livello di responsabilità, ci riferiamo innanzitutto proprio a tali posizioni di responsabilità.

Mi sembra quindi che ciò sia ampiamente sufficiente per rintracciare ed interpretare bene la volontà del legislatore in questo senso.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, sulla scorta delle ultime dichiarazioni del relatore, si potrebbe modificare il testo lasciando la cifra «25», di cui 7 indicati nell'emendamento stesso a seguire. Perché poi 7 e non 6? Perché, come ho già detto in fase di illustrazione dell'emendamento, la cifra di 7 ricomprenderebbe infatti anche il Comandante generale della Guardia di finanza e si capisce bene, anche per il dibattito che c'è stato nei mesi precedenti, che si verrebbe in tal modo a sottrarre tale figura ad una particolare trattativa con il Governo.

 

PRESIDENTE. Senatore Legnini, il suo parere resta comunque contrario?

 

LEGNINI, relatore. Sì, Presidente.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/106 (testo 2), presentato dai senatori Ferrara e Vegas.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/11.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/11, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/206.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/206, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/207.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/207, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/107.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/107, presentato dal senatore Pastore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/108.

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Questo emendamento vuol sottrarre dalla scure, vuole chiamare la Banca d'Italia a tirare un po' la cinghia. Ricordo ai compagni che si definiscono ancora comunisti che c'era un tempo in cui i banchieri erano considerati quanto meno tra quelli che non venivano invitati al desco; noto invece che con questo voto siete andati avanti e i privilegi glieli consegnate, belli e tranquilli, a tutti i banchieri.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/108, presentato dal senatore Eufemi e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/208.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/208, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/109, sostanzialmente identico all'emendamento 91.850 (testo 2)/110.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, non voglio svolgere una dichiarazione di voto, ma approfitto della presenza del Ministro dell'economia e delle finanze per porre una domanda: chi sono questi privilegiati che vuole tutelare con l'entrata in vigore il 28 settembre 2007, visto che la finanziaria, essendo una legge che guarda all'esercizio successivo, dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2008? Tale è il quesito che pongo al Ministro. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, DCA-PRI-MPA e AN).

 

PASTORE (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, ricordo in quest'Aula quando il Ministro Mastella, o meglio il senatore Mastella perché ha il dono della doppia veste, contestò la retroattività di questa norma sulla base di princìpi costituzionali. Ora, io non riesco a capire la differenza, sul piano giuridico e costituzionale, tra una retroattività assoluta e una retroattività al 28 settembre 2007. Posto che la legge finanziaria entrerà in vigore il 1° gennaio, i contratti stipulati dal 29 settembre al 31 dicembre saranno colpiti dalla norma.

Ministro Mastella, ho apprezzato molto i suoi equilibrismi istituzionali, anche quello che oggi lei ha dimostrato di praticare quando ha votato come senatore un emendamento che avrebbe richiesto da un Ministro della giustizia - mi riferisco alla norma sulla class action - una maggiore ponderazione, una maggiore valutazione e la non adesione ad una scelta puramente strumentale per raccattare il voto di uno o due senatori di questa traballante maggioranza. (Applausi dal Gruppo FI). Le chiedo, però, in questo caso come può essere coerente con i princìpi invocati in quest'Aula con i quali contestava la retroattività di questa norma.

Due sono le cose, senatore Mastella: se lei è un uomo d'onore, come ritengo che sia, deve giustificare questa differenza di trattamento, altrimenti potremmo pensare che c'è qualcuno che ha stipulato un contratto prima del 28 settembre al quale lei tiene e qualcuno che lo ha stipulato dopo al quale lei non tiene affatto. (Applausi dai Gruppi FI e UDC).

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, approfitto della dichiarazione di voto a favore dell'emendamento, per dire al senatore Eufemi, senza offesa, che è un po' naïf se spera che qualche Ministro oggi ci risponda.

Ne abbiamo ben quattro: abbiamo visto la signora ministro Turco non dire nulla di fronte a degli emendamenti molto importanti; il ministro Mastella che è qui in fisico, non so se in spirito perché è passata una riforma importantissima senza che lui facesse alcun segno; la soave signora ministro Pollastrini che ovviamente telefona, forse a donna Letizia; infine, il ministro Padoa-Schioppa che è luminoso esempio di come un tecnico possa portare vasta cultura e grandi idee a questo Parlamento. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

Da leghista direi che siamo di fronte ad un Governo di muti, ma potremmo dire con termine più moderno che siamo di fronte ad un Governo di diversamente loquenti. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

STRANO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRANO (AN). Signor Presidente, dichiaro il mio voto favorevole.

Ne approfitto per ringraziare il senatore Castelli, che col suo intervento ci ha fatto donare lo splendido sorriso del ministro Padoa-Schioppa, che ci riempie di gioia.

È un bel sorriso il suo, la ringraziamo Ministro. (Applausi dai Gruppi AN, FI e UDC).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Signor Presidente, chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/109, presentato dal senatore Eufemi e da altri senatori, sostanzialmente identico all'emendamento 91.850 (testo 2)/110, presentato dal senatore Pastore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 91.850 (testo 2)/111, presentato dal senatore Vegas.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/112.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, esprimo apprezzamento per il parere favorevole espresso dal relatore.

L'emendamento, sul quale preannuncio richiesta di votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico,perché ciascuno si assuma la responsabilità del voto favorevole, pone fine alla triste storia per cui i cittadini italiani non devono sapere quanto si guadagna con il canone che versano per l'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo.

Voglio ringraziare i colleghi della Casa delle Libertà, i senatori Butti, Pionati, Sterpa, Baldini, Rotondi e Galli, per aver sottoscritto l'emendamento e il relatore per aver dato il via libera a questa norma.

Ministro Mastella, credo che anche lei potrà essere soddisfatto nel sapere quanto guadagna Michele Santoro, cosa che lei ha richiesto a costo di provocare per la centesima volta una crisi di Governo. Ora la Commissione di vigilanza sulla RAI, presieduta dall'onorevole Landolfi, grazie all'approvazione di questo emendamento sarà nella condizione di esaudire le richieste dei commissari e, quindi, dei cittadini.

 

BUTTI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUTTI (AN). Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole di Alleanza Nazionale.

Dopo aver svolto reiterati tentativi per conoscere i compensi dei direttori di rete, di testata, dei dirigenti e anche dei conduttori, presso una RAI spesso reticente, il senatore Storace ed io abbiamo pensato di predisporre questo emendamento che, come ha detto giustamente il collega, è stato sottoscritto dai componenti della Commissione di vigilanza RAI del centro-destra.

Vadetto però che questa campagna di sensibilizzazione che abbiamo sostenuto in Commissione di vigilanza è stata appoggiata anche dai colleghi dell'Italia dei Valori e dell'Udeur. Noi non chiediamo di determinare i compensi dei conduttori o dei direttori, perché a ciò penseranno i direttori di rete, i direttori di testata e il direttore generale.

Chiediamo solo di conoscere, perché la RAI è un'azienda con finanziamento ibrido, 50 per cento a carico dei contribuenti con il canone, 50 per cento a carico del mercato, le retribuzioni dirigenziali e i compensi per la conduzione delle trasmissioni. Dove vi è il canone, cioè la partecipazione del contribuente, ci deve essere la trasparenza ed opportuno che trasparenza e moralizzazione entrino rapidamente in RAI anche per quanto riguarda Soloni e predicatori. (Applausi dal Gruppo AN). (Il senatore Ferrara chiede la parola, poi si avvia verso il banco della Presidenza).

 

PRESIDENTE. Senatore Ferrara, perché non parla dal microfono? Come possiamo sentire da lì? Prego, se deve rivolgersi alla Presidenza.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, il Vice presidente che l'aveva preceduto aveva detto di richiedere per le vie brevi quando si volesse intervenire perché non riusciva a vedere...

 

PRESIDENTE. Ma le vie brevi sono il Segretario generale? (Commenti del senatore Ferrara). Allora, mi scusi, va bene.

 

FERRARA (FI). Chiedevo di parlare sull'ordine dei lavori, perché appartiene a noi tutti una certa cultura clericale. A Palermo so chi è Santa Rosalia. A Roma sanno chi è San Pietro. Ma chi è questo Santoro?

 

PRESIDENTE. Per favore, senatore Ferrara.

 

BRUTTI Paolo (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BRUTTI Paolo (SDSE). Signor Presidente, intervengo a nome del mio Gruppo per esprimere soddisfazione per l'emendamento proposto dal senatore Storace. Lui sa che nella Commissione di vigilanza sulla RAI abbiamo chiesto ripetutamente di avere questa possibilità. Non c'è mai stata concessa. Oggi la legge lo permetterebbe.

Voglio però ricordare al senatore Storace che questo è un emendamento all'articolo 91 e che qualora questo articolo non dovesse essere approvato dal Senato, lo sforzo suo, degli altri che hanno parlato in questo senso, e il nostro, sarebbe inutile.

STORACE (Misto-LD). Ma dopo ve ne andate a casa!

 

BRUTTI Paolo (SDSE). Lo invito quindi a votare a favore dell'articolo 91. (Applausi dai Gruppi SDSE, RC-SE e Ulivo).

 

PRESIDENTE. Guardi che il senatore Storace lo sa bene.

 

NOVI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, non siamo alla comica finale. La battuta del collega Ferrara non può certo essere intesa come dichiarazione di voto per il Gruppo di Forza Italia. Rientriamo nella serietà e nel rispetto delle istituzioni. (Commenti dai banchi della maggioranza). Se c'è qualcuno che non le rispetta, siete voi.

La maggioranza, giustamente, ha tutelato gli stipendi dei funzionari della Banca d'Italia, e questo per il partito dei banchieri è giusto. La maggioranza ha tutelato anche lo stipendio del direttore del quotidiano della Confindustria, che riceve 20 milioni di finanziamento dallo Stato, e anche questo è giusto perché sono d'accordo con la Confindustria. La maggioranza ha difeso lo stipendio di Pippo Baudo, e anche questo è giusto perché egli partecipa alle primarie. La maggioranza ha inteso difendere anche gli interessi di Unicredit e Capitalia, che quest'anno hanno registrato un utile di 5,3 miliardi, gli interessi di Intesa Sanpaolo, che ha registrato un utile di 6,8 miliardi, più tre miliardi di plusvalenze grazie alla riduzione dell'IRES. La maggioranza, quindi, difende questi interessi.

Mi chiedo però come sia possibile che invochiate la privacy per difendere gli stipendi di alcuni big della televisione. Mi sembra davvero troppo. Un minimo di decenza. Non andate poi in televisione a dire che siete per la trasparenza.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, precedentemente avanzata dal senatore Storace, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850(testo 2)/112, presentato dal senatore Storace e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/14, identico all'emendamento 91.850 (testo 2)/15.

 

PASTORE (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, volevo segnalare un errore di stampa, nel senso che non avendo dimestichezza con l'alfabeto inglese c'è stato un errore e invece di «sopprimere la lettera j)» è stato scritto «sopprimere la lettera k)». E' un errore di traslazione da un testo all'altro.

Desidero intervenire per un motivo molto semplice. La lettera j) riguarda una norma dell'articolo 91 in cui si dichiarano nulli i contratti di assicurazione stipulati dagli enti locali per assicurare gli amministratori. Si potrebbe dire che c'è un abuso, che tutto va bene e che in fondo è una norma virtuosa.

Il punto, però, signor Presidente - vorrei dirlo ai colleghi della sinistra - è che non si dichiarano nulli tutti i contratti di assicurazione stipulati per assicurare gli amministratori locali, ma soltanto quelli stipulati con i soldi degli enti locali e quindi si consente all'amministratore che ha disponibilità o che si procura la disponibilità sul mercato di assicurarsi. Invece, l'amministratore che questa disponibilità non ha o che non vuole procurarsi la provvista sul mercato non si potrà assicurare. In questo modo creeremo figli e figliastri.

 

PRESIDENTE. Senatore Pastore, probabilmente lei ha un testo vecchio perché la lettera j) non c'è più, c'è la lettera k).

 

PASTORE (FI). Allora, è giusto il riferimento alla lettera k.

Signor Presidente, volevo aggiungere che questa lettera k) - scusate per il cambiamento, ma è dovuto al testo superato che possiedo - prevede che i contratti in corso, quindi aggravando la situazione, decadono ancorché non scaduti.

 

SALVI (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (SDSE). Signor Presidente, vorrei intervenire in dichiarazione di voto su questo punto che sta facendo discutere. A parte il fatto che il collega Paolo Brutti, che conosce le lingue, dice che se si dice "gei" bisogna dire "key", se si dice "kappa" bisogna dire "i lunga", vorrei dire al senatore Pastore che dovrebbe essere contento del nostro atteggiamento liberista. Noi non vietiamo la possibilità di assicurarsi contro i danni, ma la possibilità che con i soldi dei cittadini si assicuri il danno che subiscono i cittadini medesimi.

Per quanto riguarda la questione giuridica della decadenza, i precedenti sono più che abbondanti. Vorrei ricordare, da ultimo, la legge n. 206 del 2007 del ministro Bersani che è intervenuta sulle clausole assicurative e ha disposto normativamente che sono fatte salve comunque e non oltre il 1° gennaio 2008.

Quindi, questa tecnica legislativa - questo è un precedente specifico che riguarda i contratti di assicurazione - è stata abbondantemente usata nel Paese e risale al 1942, anno in cui fu approvato il codice civile e, nello specifico, l'articolo 1418, comma 1. (Applausi dal Gruppo SDSE).

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, su questo argomento, in verità - mi rivolgo al senatore Salvi - non sono affatto d'accordo. Ci sono esempi - noti a molti amministratori - letteralmente di attacco a determinate categorie: pensiamo ad un assessore al commercio, che dal punto di vista di un operatore commetta un errore (che in verità non commette), ledendo l'interesse privato di un cittadino. Lei sa, senatore Salvi, che quell'assessore si deve difendere da solo, pagando i suoi avvocati, salvo poi, nel caso in cui vinca la causa, essere rimborsato dal Comune stesso? Ecco il motivo dell'assicurazione che stipulano molto Comuni. Nessuno farebbe più l'amministratore se valesse questo principio.

Debbo dirle, relativamente ai Comuni di mia conoscenza, che di queste vicende ce ne sono diverse. Addirittura sono stati accusati interi Consigli comunali da qualche magistrato da operetta - come è successo in Campidoglio per un'alzata di mano cumulativa - e ognuno di questi consiglieri ha dovuto pagare i propri avvocati per difendersi. Il Comune si trova poi a dover rimborsare quelle parcelle. Ho l'impressione che sia stata preso di petto un argomento più complesso con una certa leggerezza. Vi invito a votare a favore dell'emendamento 91.850 (testo 2)/14, cui chiedo di aggiungere la firma, che sopprime la lettera k) dell'emendamento 91.850 (testo 2).

 

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, l'intervento del collega Salvi mi induce a prendere la parola. Ci sono amministratori che percepiscono intorno ai 12.000 euro l'anno e una polizza assicurativa di questo tipo che li può coprire costa dai 3.000 ai 4.000 euro annui. Le pare giusto che debbano sostenere da soli le spese di questa polizza? Capisco il suo intervento e la sua filosofia: non è giusto far pagare ai cittadini un'assicurazione che tutela un amministratore da eventuali richieste avanzate dai cittadini stessi, ma non è nemmeno giusto che un lavoratore che guadagna cifre di questa natura debba pagarsi una polizza assicurativa che ha un costo così elevato.

Se viene approvato l'emendamento 91.850 (testo 2)/14, si corre il rischio che nessuno di coloro che non dispone di risorse proprie scelga di fare l'amministratore. Questo non mi pare giusto e soprattutto non mi pare democratico.

 

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Le chiedo scusa, signor Presidente, forse mi sono distratto. Si sta discutendo dell'emendamento 91.850 (testo 2)/16?

 

PRESIDENTE. No, senatore D'Onofrio, stiamo discutendo dell'emendamento 91.850 (testo 2)/14 che è identico all'emendamento 91.850 (testo 2)/15.

 

D'ONOFRIO (UDC). Ne approfitto per esprimermi su questi emendamenti, dal momento che la questione è simile. Vorrei un attimo di attenzione affinché si capisca di che cosa stiamo parlando.

Il collega Matteoli ha fatto un riferimento molto preciso a questa preoccupazione: possiamo essere più o meno d'accordo sul fatto che le assicurazioni per i danni derivanti dagli amministratori di enti pubblici - soprattutto collegati a enti locali - debba essere a carico del privato che assume tale incarico, di fatto stabilendo che i ricchi si paghino l'assicurazione da soli e che gli altri non possano.

Lascio da parte questa sorta di ventata - lo dico al collega Salvi - più da Pol Pot. È chiaro che sono norme imperative, ma per ragionevolezza si applicano sui contratti successivi; non si possono applicare sui contratti in essere.

Quindi, se il contratto di assicurazione è in corso ed è stato stipulato proprio perché era previsto che l'assicurazione fosse a carico dell'ente e non della persona, qual è il motivo di discriminazione? Per carità, io vivo a Roma, una città che da molti anni è malamministrata da amministratori di sinistra, quindi non sto tutelando nessuno perché si tratta di amici di Rutelli e di Veltroni, non c'entrano niente quelli che possono essere stati nominati dal centro-destra.

Si tratta di un fatto di ragionevolezza: evitiamo norme destinate a cadere clamorosamente davanti al giudizio della Corte costituzionale. Non siamo in presenza di norme imperative, ma di norme capestro: non è il principio delle norme imperative, sono assolutamente norme di una violenza istituzionale assurda.

Da questo punto di vista, mi sembra del tutto ragionevole che si rimetta mano a questo e si stabilisca che non si possono fare nuovi contratti di assicurazione a vantaggio di queste persone - e lo capisco - o che la data deve essere dal primo gennaio 2008, e lo capisco altrettanto. Non si dica però, come si fa nel testo, che i contratti in corso, improvvisamente, finisco nel nulla. Qui stiamo cercando di tutelare il principio di ragionevolezza delle leggi, non il principio dell'equivalenza che del regime di Pol Pot era stato ragionevolmente posto a fondamento.

 

SALVI (SDSE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (SDSE). Signor Presidente, vorrei soltanto interloquire sui problemi che sono stati sollevati. Al presidente Matteoli vorrei dire che se la questione sta nei termini che egli ha posto, va abolita la responsabilità contabile: questa è l'unica strada da seguire. Se ne discuta - ci fu una norma nella finanziaria dell'anno scorso che fece molto parlare - e si presenti la proposta di abolizione della responsabilità contabile.

Da civilista, vorrei tranquillizzare anche il presidente D'Onofrio: da 60 anni ci sono leggi e giurisprudenza che ammettono la possibilità che la norma imperativa si applichi ai contratti in corso. L'ultimo caso è quello che ho citato poco fa, cioè l'articolo 8 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, in legge 4 agosto 2006, n. 248, riguardante anch'essa la materia delle assicurazioni. Lo dico per tranquillizzare.

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/14, presentato dai senatori Pastore e Cutrufo, identico all'emendamento 91.850 (testo 2)/15, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/16.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2)/16, presentato dal senatore D'Onofrio e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/210.

 

D'ALI' (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALI' (FI). Signor Presidente, forse non ho bene compreso, ma la lettera che stiamo cercando di modificare sui contratti di assicurazione di per sé non è ammissibile, perché è in aggiunta al comma 13, che però sancisce la nullità dei contratti di assicurazione con i quali un ente pubblico assicuri i propri amministratori per i rischi. Quindi, se un contratto è nullo, lo è anche se è in essere: se è sancita la nullità di un contratto, lo è anche per quelli in essere. Pertanto, ritengo che il comma 13, che vuole prorogarne l'efficacia al 30 giugno 2008, non abbia motivo di esistere, a meno che non sia radicalmente modificativo del comma 13.

 

PRESIDENTE. Non credo che vi sia un problema di ammissibilità; è una differenza di valutazione nel merito.

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 91.850 (testo 2)/210, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 91.850 (testo 2)/17, presentato dai senatori Polledri e Franco Paolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2)/18.

 

PASTORE (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, mi limito a ricordare ai colleghi, come ho cercato di fare in sede di illustrazione anche se c'era particolare distrazione, che la norma che viene abrogata con il comma 14 è contenuta nella cosiddetta legge La Loggia che, ancorché porti il nome di un Ministro della Casa delle Libertà, è stata approvata con il consenso di uno schieramento bipartisan. La norma prevedeva che le sezioni regionali di controllo della Corte dei conti venissero integrate da componenti nominati dai consigli regionali in ossequio ad un principio di decentramento, se non si vuole parlare di federalismo, dei controlli che sembrava fosse possibile in quel modo attuare.

Oggi quella norma viene cancellata e, tra l'altro con efficacia retroattiva, vengono eliminati i soggetti che entrano nei collegi. Può anche andare bene, però sia chiaro che quella legge è stata approvata per attuare la riforma costituzionale del 2001 ed è stata votata da molti senatori che oggi siedono tra i banchi del centro-sinistra e che dovrebbero vergognarsi per questi pentimenti continui e strumentali. (Applausi dal Gruppo FI).

 

SALVI (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (SDSE). Signor Presidente, intervengo per spiegare rapidamente ai colleghi il senso dell'emendamento 91.850 (testo 2)/18 in discussione e credo anche per indurre ad una riflessione il senatore Pastore. Questa norma prevede che il Consiglio regionale nomini membro della Corte dei conti una persona il cui compito è quello di controllare i conti del medesimo Consiglio regionale. Egli potrà informarsi che nell'applicazione...

 

PASTORE (FI). Senatore Salvi, ne sa sempre più degli altri.

 

SALVI (SDSE). È esattamente così, stia tranquillo.

 

PASTORE (FI). Quella norma l'ha votata anche lei.

 

SALVI (SDSE). Questo non è federalismo, non ha nulla a che vedere con il federalismo. (Commenti del senatore Pastore). Si sta parlando del fenomeno del controllore controllato, che purtroppo l'Italia ha conosciuto troppo a lungo e che deve cessare. Non faccio nomi, ma basta andare a vedere chi è stato nominato fino ad ora ed egli medesimo se ne farà una ragione.

 

ASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, anch'io vorrei portare un piccolo contributo alla discussione. In questo caso si presenta un problema millenario.

Quis custodiet ipsos custodes? Questo è il problema. Da chi è controllata la Corte dei conti? Persino il programma televisivo «Striscia la notizia» ha verificato patenti abusi perpetrati da parte della Corte dei conti. Bisogna cominciare a porsi in Parlamento il problema di chi controlla la Corte dei conti, considerato che in quella sede sta accadendo di tutto e di più. Tra l'altro, mi sembra che alcuni colleghi della sinistra, addentro a tali vicende, facciano cenni di assenso.

Bisogna dunque porsi anche il problema di controllare i controllori. È illogico che in un Paese civile i controllori non siano nel modo più assoluto sottoposti ad alcun controllo.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 91.850 (testo 2)/18, presentato dal senatore Pastore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.850 (testo 2), nel testo emendato.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Abbiamo più volte parlato dell'articolo 91 che, come lei sa, è stato reintrodotto nella stesura presente in Aula, già in Commissione, in specie per quanto attiene al comma 2. Con il professor Villone, in Commissione si è più volte parlato della necessità di chiarire che gli organi costituzionali fossero esclusi dalla disposizione di cui al comma 2, che prevede: «Il trattamento economico onnicomprensivo, di chiunque... ovvero sia titolare di incarico o mandati di qualsiasi natura».

Quando si parla di mandato di qualsiasi natura sono ricompresi i mandati politici e che quindi il trattamento economico onnicomprensivo riguarda tutto il trattamento comprensivo di qualsiasi natura e specie per tutti gli amministratori pubblici.

Ora chiediamo al Governo ed al relatore di precisare, in modo che risulti negli atti parlamentari, atteso che si è fatta una lunga discussione in Commissione sugli organi costituzionali, che gli incarichi di qualsiasi natura non riguardino quelli di tipo costituzionale, quindi quello di Presidente del Senato, di Commissione o similari perché in questo caso l'emendamento completamente sostitutivo andrebbe a riguardare un taglio anche della indennità del Presidente del Consiglio.

Chiedo questo perché il professor Villone si è detto d'accordo a fornire un chiarimento prima del voto finale in Aula.

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, colleghi, esprimo il voto contrario sull'emendamento 91.850 (testo 2) del relatore perché esso, servito a tentare di ricompattare la maggioranza fino alla prossima volta, ha alcuni punti di grave debolezza, che voglio tentare di enumerare.

L'ultima questione affrontata di un certo rilievo, proposta con l'emendamento del senatore Carrara, riguarda i servitori dello Stato di grado più elevato, che vengono umiliati e ricondotti ad una trattativa con i vertici di Governo. Sono stati salvati i protetti del Governo con questo emendamento. Abbiamo assistito alla sceneggiata del Ministro della giustizia su questo emendamento, alla sceneggiata sulla azione collettiva; all'inserimento in finanziaria di numerosissime norme ordinamentali che rappresenteranno un precedente per qualunque Governo verrà dopo di questo.

Credo che questa norma sia sbagliata. Al senatore Brutti dico che è vero che esiste una norma sulla RAI e che se l'articolo 91 non passa non lo fa nemmeno quella norma di trasparenza. Però vuole mettere che gioia sapere che, se non dovesse passare l'articolo 91, ve ne andreste finalmente a casa ? (Applausi dal Gruppo Misto-LD).

 

CARRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.850 (testo 2), presentato dal relatore, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.700.

 

PALMA (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PALMA (FI). C'è una trasmissione televisiva che si chiama "Affari tuoi" che è una storia di pacchi, dove il concorrente ringrazia sempre il dottore e va avanti.

Io ringrazio il relatore e il ministro Mastella a nome della categoria dei magistrati perché questo è il secondo beneficio economico che voi fate al trattamento retributivo dei magistrati dopo quello del decreto collegato.

Mi permetto anche di ringraziarvi a nome personale, in quanto, in ragione delle detrazioni che a seguito delle varie finanziarie vengono apportate all'indennità parlamentare ed agli aumenti che vengono invece apportati alla retribuzione dei magistrati, potendo io optare, ed essendomi oggettivamente stancato di essere attaccato come partecipe di una casta rimettendoci ogni mese dei soldi rispetto allo stipendio che potrei percepire come magistrato, chiedendo scusa ai colleghi, dal 1° gennaio opterò per lo stipendio di magistrato. Vi ringrazio. (Applausi dai Gruppi FI, LNP e del senatore Legnini).

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, l'emendamento 91.700, presentato dal relatore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva.

 

Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G91.100, derivante dalla trasformazione dell'emendamento 91.70, non verrà posto ai voti.

Passiamo alla votazione dell'articolo 91, nel testo emendato.

 

PASTORE (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, vorrei solo segnalare che l'articolo 91 fa il paio con altre norme che sono state enormemente ampliate su pressione di Gruppi ben individuati in questa Aula e che appartengono alla sinistra più o meno radicale. È una norma ipocrita e demagogica, perché, guardiamoci negli occhi, tutti questi emolumenti e retribuzioni dipendono da leggi dello Stato, da regole poste da enti governati dallo Stato, da soggetti che derivano il potere dallo Stato.

Lo Stato avrebbe potuto, avrebbe dovuto, e potrebbe ancora in futuro, intervenire in maniera selettiva, come ha fatto per le indennità di noi parlamentari. È una norma che colpisce con l'accetta e che non interviene con il bisturi, ma di questo potremmo preoccuparci anche poco, perché i danni che produrrà tra tanti soggetti che si troveranno ad essere invischiati in questa ragnatela dovrebbero comportare per loro un ulteriore tasso di gradimento. Ci preoccupiamo, però, soprattutto per chi lavora in maniera seria per lo Stato e che si troverà in condizioni di difficoltà per l'operare di queste disposizioni. (Applausi dal Gruppo FI).

 

BUTTIGLIONE (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Signor Presidente, l'articolo 91 riflette in se stesso tutte le contraddizioni di questa legge finanziaria e di questo Governo. Parte in un modo che ha toccato il cuore di tutti i senatori, perché, ammettiamolo, dopo essere stati additati alla pubblica opinione come una casta che gode di guadagni straordinari, era forte la tentazione di dire: «Quello che guadagnano i senatori è il massimo che si può guadagnare nella pubblica amministrazione; vediamo cosa guadagnano gli altri». Poi si è rinunciato a questa idea e si è posto come tetto massimo il primo Presidente della Corte di cassazione.

Signor Presidente, mi sarei aspettato che durante la campagna contro gli organi parlamentari lei prendesse la parola, spiegando alla pubblica opinione quello che effettivamente guadagnano i parlamentari e come sono retribuiti e quelle che invece sono le retribuzioni di tante altre categorie sociali, che probabilmente non hanno responsabilità superiori e nemmeno pari a quelle di un rappresentante della Repubblica.

Credo che in questo vi sia stato un difetto da parte di coloro che avrebbero dovuto rappresentarci e difenderci davanti alla pubblica opinione. Capisco anche che quindi, immediatamente, questa norma abbia trovato una propria popolarità: tuttavia, qual è la logica alla quale essa risponde? È una logica assolutamente demagogica, per la quale l'amministrazione dello Stato non deve cercare sul mercato i talenti che servono al meglio il bene comune, ma deve stare all'interno di parametri non molto dissimili da quelli degli Stati socialisti.

Mi dia ancora un minuto, signor Presidente, perché vorrei rivolgere un appello ai centristi della maggioranza (come il senatore Dini e il ministro Mastella): voi che, all'inizio, avete tentato di contrastare questo, come siete finiti? Avete finito col difendere privilegi, invece di contrastare un principio sbagliato e combattere contemporaneamente il tanto denaro pubblico dato in enorme misura a persone che non lo meritano e che sul mercato non lo guadagnerebbero: avete finito col difendere alcune categorie, violando una regola di mercato e ponendo le basi per rendere più arretrata la pubblica amministrazione, senza prosciugare le sacche d'imbroglio, di vantaggio e di privilegio indebito. Vi rendete conto di dove state arrivando?

 

PRESIDENTE. Senatore Buttiglione, deve concludere: il minuto gliel'ho dato.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Se dovete votare questa legge finanziaria per responsabilità, votatela; subito dopo, però, dite che deve iniziare una fase nuova nella vita politica di questo Paese. (Applausi dai Gruppi UDC, AN e FI).

 

PRESIDENTE. Vorrei ricordare che i dati del Senato sono disponibili sul pubblico sito della nostra istituzione.

 

VALENTINO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VALENTINO (AN). Signor Presidente, vorrei precisare che avevo chiesto per tempo la parola, ricevendo una risposta d'assenso.

Voteremo contro l'articolo 91, fortemente ideologico, che, in un nome di un principio che potrebbe essere condivisibile, realizza questo groviglio complesso, che certamente non aiuta la qualità della quale lo Stato dovrebbe avvalersi: credo che questo punto vada sottolineato. Sarà difficile che lo Stato, in futuro, possa beneficiare di professionalità e di qualità, se questa è l'entità dei compensi. Devo dire che qualcosa si è fatto, con gli emendamenti presentati; restano, però, alcune ombre, che non possono non essere rassegnate all'ulteriore considerazione dell'Assemblea.

Vede, signor Presidente, quando penso che lo stipendio dei consiglieri della Corte dei conti e dei consiglieri di Stato deve essere abbassato e portato al livello di quello dei magistrati ordinari, che per anni tutti quanti abbiamo sempre sostenuto che sarebbe stato giusto e opportuno elevare, mi rendo conto di trovarmi di fronte ad un paradosso, che naturalmente deve restare agli atti.

Parimenti, signor Presidente, in conclusione sottolineo la grande perplessità che si coglie in quest'ineffabile notazione: ma chi sono le 25 unità che potranno beneficiare di un trattamento particolare? Perché non è stato scritto? Lo affideremo alla discrezionalità o alla familiarità del Presidente del Consiglio? O forse alla professionalità che in alcune associazioni note si potrà cogliere?

Questa è la verità, signor Presidente. Per tali ragioni, il Gruppo di AN esprimerà voto contrario. (Applausi del Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prendere posto e rimanere seduti perché dobbiamo procedere al voto.

 

GARRAFFA (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GARRAFFA (Ulivo). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Garraffa, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 91, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.0.6.

 

GARRAFFA (Ulivo). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Garraffa, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.0.6, presentato dal senatore Curto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 91.0.100.

 

DIVINA (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DIVINA (LNP). Signor Presidente, siamo tutti ansiosi di chiudere questa partita, però abbiamo fatto trenta e ora dovremmo fare trentuno.

È vero che abbiamo contenuto alcuni stipendi considerati esagerati. È vero che abbiamo concesso al Presidente del Consiglio di operare una serie di deroghe che in gran parte vanificano quanto abbiamo effettuato Però, colleghi, vogliamo solo ricordare che lo Stato eroga ai dirigenti vitalizi, pensioni ed indennità definite a vario titolo e cito due nomi su tutti, Cimoli ieri e Prato oggi, i quali, probabilmente, colleghi della sinistra, in un mese guadagnano più di quello che tanti vostri elettori non guadagnano in una vita.

Lodevole ciò che si è fatto ma chiudiamo la partita. Ci sono pensioni e vitalizi d'oro considerati scandalosi. Anche questi dovrebbero essere regolamentati. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

GARRAFFA (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GARRAFFA (Ulivo). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Garraffa, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 91.0.100, presentato dal senatore Polledri e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 97, precedentemente accantonato.

 

BONFRISCO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BONFRISCO (FI). Signor Presidente, non supererò il limite di tempo da lei assegnatomi.

Le questioni regolamentari di questi ultimi giorni e di queste ultime ore sono state assai pressanti e spesso ci hanno impedito di svolgere il nostro compito ed il nostro ruolo con il tempo che avremmo dovuto avere a disposizione.

In questo mio intervento in dichiarazione di voto sull'articolo 97 vorrei porre l'attenzione sul fatto che, se avessimo avuto il tempo di presentare un ordine del giorno a questo riguardo, i colleghi Eufemi, Augello, Girfatti ed io lo avremmo presentato del seguente tenore: «Il Senato, premesso che, nonostante le molteplici richieste di maggiore rigore e trasparenza nella gestione di contratti di finanza derivata per gli enti locali, purtroppo disattese in larga parte, e preso atto dei risultati delle indagini condotte da Bankitalia nei confronti di alcuni istituti di credito italiani e della rilevanza del fenomeno evidenziata ultimamente dagli organi di informazione che hanno palesato la facilità e le responsabilità delle amministrazioni locali nel ricorso a tali strumenti finanziari ad alto rischio, valutata l'esigenza di conoscere pienamente la dimensione del fenomeno, soprattutto di quello attivato su mercati finanziari internazionali che sfuggono alla conoscenza e al controllo di Bankitalia, chiede al Governo di esprimersi questa sera, in questa sede, in merito a questo aspetto, e lo impegna a riconsiderare il problema e ad adottare tutte quelle misure e atti volti alla tutela del comportamento finanziario degli enti locali mediante l'obbligo ad una maggiore trasparenza e responsabilità di tutti gli intermediari finanziari che si fanno promotori di tali strumenti». (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Polledri).

 

GARRAFFA (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GARRAFFA (Ulivo). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Garraffa, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 97.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817

 

MAZZARELLO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MAZZARELLO (Ulivo). Signor Presidente, la cosa più rilevante è quanto accaduto ora, ma voglio fare una brevissima dichiarazione a proposito del mio voto sull'emendamento 93.22. Non sono intervenuto prima per non interrompere l'andamento dei lavori, ma mi sono accorto successivamente, dal tabulato, che il mio voto non è stato registrato.

Volevo precisare che io ho votato, come possono testimoniare anche i colleghi seduti accanto a me, e che il mio voto sull'emendamento è stato contrario. Tuttavia, a causa di un problema tecnico e di un errore materiale il mio voto non è stato registrato. Chiedo alla Presidenza di prenderne atto. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto, senatore.

 

Sull'ordine dei lavori

 

PRESIDENTE. Colleghi, sono le ore 20,20 e abbiamo concluso il nostro lavoro sugli articoli del disegno di legge finanziaria. Restano ora da svolgere le dichiarazioni di voto finale sulla finanziaria, il voto finale sulla stessa, l'approvazione della Nota di variazioni e, infine, la votazione del disegno di legge di bilancio.

Da contatti presi, c'è la possibilità che la Nota di variazioni venga presentata presto in serata. Quindi, se l'Aula è d'accordo, mi rivolgo ai Capigruppo in particolare, ma anche a tutti i senatori, potremmo cercare di concludere i nostri lavori entro stasera, intorno alle ore 23, mi pare un'ipotesi realistica. (Applausi).

Se c'è una disponibilità in tal senso da parte dei Gruppi e dell'Aula, potremmo lavorare in questa direzione.

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, condividiamo la sua proposta, formulando tuttavia una specifica richiesta, che possa cioè essere stabilito con precisione il momento delle votazioni, in modo che i senatori possano regolarsi, così da arrivare in Aula precisamente al momento del voto. Credo infatti che, al di là delle posizioni, ce lo siamo meritato.

 

PRESIDENTE. Senatore Castelli, per essere chiari sul punto, riteniamo che la prima votazione, quella sulla finanziaria, possa tenersi al massimo alle ore 22,30. Subito dopo passeremo alla votazione successiva.

 

CASTELLI (LNP). Presidente, non stabilisca un limite massimo, ma fissi con precisione per la votazione le ore 22,30.

 

PRESIDENTE. Se tutti quanti siete d'accordo, lo faccio.

 

CASTELLI (LNP). Presidente, forse non mi sono spiegato bene. Credo che ormai, al di là delle posizioni politiche, abbiamo tutti bisogno di darci una calmata. Quindi, se si stabilisce che il voto si terrà alle ore 22,30, saremo in Aula per quell'ora.

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817 (ore 20,23)

 

PRESIDENTE. Passiamo quindi alla votazione finale.

Prima di dare la parola ai colleghi che intendono intervenire, diamo la possibilità di allontanarsi ai colleghi che intendono lasciare l'Aula.

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Signor Presidente, abbiamo discusso a lungo di questa finanziaria, in cui ci siamo contrapposti con determinazione. La logica della democrazia è quella del confronto dialettico e quest'Assemblea, alla fine, ha tratto le sue conclusioni, sempre sul filo di lana, sempre un voto sotto o un voto sopra, con l'apporto determinante dei senatori a vita: credo che questo elemento debba essere sottolineato all'attenzione degli italiani.

Ovviamente voterò contro questa finanziaria che è contro le classi medie, contro la piccola e media impresa, che non porta alcuna novità ai cittadini, che in questo Paese a sviluppo zero continuano a confrontarsi con la fine del mese, sempre con la preoccupazione di non arrivarci.

Dicono si tratti di una finanziaria di trasparenza, una finanziaria di novità, di rinnovamento. Ebbene, signor Presidente e onorevoli colleghi, questo Paese non se n'è accorto: questo Paese è preoccupato per il suo futuro, lo è il Mezzogiorno, lo sono i giovani, lo sono le classi medie, lo è la libera intrapresa, lo sono le classi produttive che hanno spesso rappresentato - mi riferisco alle piccole e medie imprese - il nerbo di quel made in Italy che ha sempre funzionato nel mondo. Oggi il made in Italy non funziona più, il Paese è attonito, e lo spettacolo è quello di un Governo che al suo interno è dilaniato da contrasti e divisioni.

Questa maggioranza, nonostante questa sera si appresti a veder trionfare nella votazione della finanziaria una coalizione impossibile, non andrà molto lontano. Io voterò contro questa finanziaria, e mi auguro per il Paese che presto queste contraddizioni esplodano e che questa maggioranza imploda. (Applausi dal Gruppo FI).

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, colleghi, dopo intense settimane di lavoro, di serrato confronto e di accalorati dibattiti, il Senato giunge al momento topico dell'approvazione finale del disegno di legge finanziaria 2008.

Desidero prima di tutto esprimere il mio apprezzamento al prezioso e non facile lavoro svolto in questo mese dal relatore Legnini e dal presidente Morando.

Ad onore di tutti i colleghi, rilevo che giungiamo a questo voto finale con una dimostrazione di vitalità democratica che ha esaltato, sì, in alcuni momenti le differenze e i diversi punti di vista tra maggioranza e opposizione, e tra le stesse forze politiche di maggioranza, ma che ha contribuito, in maniera determinante e costruttiva, a giungere a soluzioni talvolta largamente condivise, talvolta meno, ma sempre e comunque frutto di un dibattito aperto franco e democratico.

L'approvazione del disegno di legge avviene infatti nei tempi prefissati e senza il ricorso alla fiducia, così come richiesto, con accorato appello al senso di responsabilità, dal Capo dello Stato. Erano anni che ciò non accadeva, e questo dato non può certamente essere sottovalutato od offuscato da critiche effimere e strumentali. La maggioranza, con coraggio e forte di una compattezza innegabile nei momenti importanti, sta per esprimere un voto fondamentale, un voto atteso che mostra responsabilità nei confronti dei tanti cittadini italiani che credono in quest'azione di Governo e nelle sue importanti e non sempre facili scelte in materia di politica economica.

Un voto che è figlio della credibilità del Paese nel contesto europeo ed internazionale. Un voto espressione di una credibilità della politica come tale, che nonostante il logorante evento dell'antipolitica, alimentato da più parti, possiede ancora la capacità di assumere determinazioni politiche attraverso la legislazione.

Siamo consapevoli di giocare una partita difficile, poiché non è certo agevole contemperare l'esigenza di risanamento strutturale dei conti pubblici e contemporaneamente restituire ai cittadini parte dei sacrifici sostenuti.

Tuttavia, alcuni importanti obiettivi prefissati sono stati, a nostro avviso, ampiamente centrati. Mi riferisco - solo per citare alcune delle misure più significative - agli sgravi ICI, all'incremento del 10 per cento della detrazione fiscale per i mutui sulla prima casa, alla previsione degli assegni familiari ai nuclei con componenti disabili e agli orfani, alle detrazioni per gli asili nido, all'abolizione dei ticket sulla diagnostica, alle misure per il Mezzogiorno come il credito d'imposta per l'assunzione di lavoratori a tempo indeterminato. Tutti temi sui quali i Popolari-Udeur sono da sempre impegnati in prima linea.

Nel ribadire, pertanto, piena e convinta fedeltà a questo Governo e alla coalizione della quale ci onoriamo di far parte, annuncio, a nome dei senatori Popolari-Udeur, il voto favorevole al provvedimento in esame.

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per due minuti.

 

ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo la sesta o la settima potenza del mondo, conviviamo con milioni di poveri; con pensioni di invalidità a 243 euro al mese; abbiamo giovani - diversamente da quanto pensano alcuni colleghi del centro-destra - non del sottoproletariato, ma di categorie e fasce sociali che una volta si sarebbero dette benestanti, che, dopo anni di studio e qualche master, sono precari. Cresce l'incertezza sul futuro, da questa incertezza vengono le paure per l'immigrazione e per l'ordine.

La sesta potenza del mondo deve affrontare questi problemi.

Siamo in difficoltà nella competizione economica internazionale con altri sistemi Paese che si muovono sul basso costo delle materie prime e della manodopera e sulla mano libera nell'impatto ambientale. L'unica nostra possibilità è la competizione nella ricerca e nell'innovazione.

Abbiamo un apparato pubblico dove non ci muoviamo sulla base del merito e dell'efficienza, abbiamo partiti che nelle varie realtà vanno all'attacco e al saccheggio del denaro pubblico come strumento per la guerra di clientela con altre forze politiche e questo è un problema grande del Paese.

Una finanziaria dovrebbe servire ad affrontare tali problematiche e rimettere in marcia il Paese. Il centro-destra afferma che è una finanziaria contro qualcuno: non è vero, purtroppo è una finanziaria che non aiuta la partenza del Paese. Qualcosa si è ottenuto con questa finanziaria, poche cose, ma come riequilibrio sociale dei risultati ci sono. Ci sono anche delle ombre nel rapporto con il sistema bancario, ma degli impegni ne abbiamo sentito.

Il nostro Movimento vota a favore della finanziaria con l'unica motivazione che dopo questo Governo ci sarebbe di peggio. (Applausi della senatrice Rame).

 

BARBIERI (Misto-CS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per tre minuti.

 

BARBIERI (Misto-CS). Signor Presidente, la manovra di bilancio contemplata dal disegno di legge finanziaria permette di conseguire gli obiettivi concordati in sede europea, di promuovere una pur contenuta riduzione dell'indebitamento delle pubbliche amministrazioni, di accelerare la chiusura della procedura per disavanzo eccessivo a cui il nostro Paese è stato sottoposto.

Per queste ragioni, il Gruppo Socialista conferma il proprio voto favorevole.

Al contempo, non possiamo non evidenziare i molti elementi di criticità che questo disegno lascia aperti. I dati del terzo trimestre che l'ISTAT ha appena diffuso sono l'ultimo colpo di coda di un ciclo di crescita esauritosi in tempi particolarmente brevi. Il ciclo dell'economia è in fase di rallentamento per le vicende internazionali legate al sistema finanziario statunitense e al continuo aumento del prezzo del petrolio, ma ancor prima per la scarsa competitività del nostro sistema economico che spiega come mai il ripiegamento della crescita sia iniziato in Italia prima che altrove.

Il recupero di competitività è un processo lungo e complesso che necessita di scelte strategiche da parte del sistema delle imprese e che per questa ragione deve fare affidamento su una politica economica capace di muoversi su orizzonti lunghi, secondo un principio di programmazione pluriennale delle risorse e programmi di riforme strutturali.

La disponibilità di un ingente extragettito (quasi 20 miliardi), avrebbe fornito l'occasione per intraprendere passi decisivi di rinnovamento strutturale del nostro sistema Paese. Un percorso che, secondo il modo di vedere dei Socialisti, deve fondarsi su due pilastri: da una parte, la capacità di costituire un ambiente fiscale di vantaggio intorno alle imprese che compiano salti di crescita; dall'altra, la capacità di ridefinire il sistema di welfare in modo da stimolare l'offerta di lavoro e di offrire le tutele richieste da un modello produttivo sempre più imperniato sul principio della flessibilità, aspetti nei quali l'Italia - lo riconoscono tutte le analisi - è in forte ritardo rispetto alle altre economie europee.

Ci sembra, onorevoli colleghi, che il disegno di legge finanziaria abbia mancato di cogliere questa occasione. Le disponibilità fiscali del decreto-legge n. 159 del 2007 sono utilizzate per finanziare misure di corto respiro. Così l'intervento della fiscalità di impresa viene attuato col vincolo della parità di gettito, ossia all'interno di una logica redistributiva. Quello che alcune imprese guadagneranno dovrà essere necessariamente compensato dalla perdita in cui concorreranno le altre imprese. A parziale rimedio di questa impostazione, il testo votato in quest'Aula prevede, all'articolo 1, che in futuro le maggiori entrate provenienti da lotta all'evasione siano indirizzate alla riduzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti, ponendo così rimedio al problema della debolezza del lavoro.

Gli emendamenti da noi proposti hanno cercato di portare dei primi correttivi a questa impostazione ristretta. In tema di fiscalità di impresa, abbiamo introdotto criteri di premialità a favore delle imprese del Mezzogiorno che realizzino attività di ricerca e sviluppo e che si aggreghino e si aprano al mercato dei capitali. Abbiamo ottenuto dal Governo l'impegno ad estendere simili premialità all'intero territorio nazionale.

Con riferimento al sistema di welfare, abbiamo proposto di estendere le tutele della disoccupazione a quelle fasce di lavoratori che ne sono esclusi, nonostante supportino i maggiori costi della flessibilità produttiva. L'intento è di avvicinarci ai modelli di flexicurity prevalenti in molti Paesi europei. Anche in questo caso, abbiamo ottenuto dal Governo puntuali impegni a dare seguito alle nostre proposte. Ma certo questa piccole correzioni di rotta non possono modificare l'impianto di una manovra finanziaria che rimane troppo timida ad aggredire le questioni strutturali che affliggono l'economia e la società italiana.

Conil nostro voto favorevole annunciamo, allora, il rinnovato impegno dei Socialisti per orientare sempre più la politica economica del Governo verso la risoluzione dei problemi di competitività strutturale del Paese, nella consapevolezza...

 

PRESIDENTE. Senatore Barbieri, lei è già andato oltre il suo tempo. La prego di concludere.

 

BARBIERI (Misto-CS). Ho finito, signor Presidente.

Dicevo, nella consapevolezza che dal prossimo anno questi temi dovranno essere affrontati in un processo di crescita purtroppo assai meno favorevole dell'attuale, è un gesto di fiducia importante che i Socialisti danno... (Il microfono si disattiva automaticamente).

 

PRESIDENTI. Prego, concluda.

 

BARBIERI (Misto-CS). ...a riserva di una svolta della politica economica che ci attende. (Applausi dal Gruppo Misto-CS).

 

LOSURDO (Misto-LD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LOSURDO (Misto-LD). Signor Presidente, colleghi, in una legge finanziaria, più che in qualsiasi altra legge, è necessario valutare il senso politico complessivo che ha ispirato la manovra economico-finanziaria stessa.

Dall'esame della legge finanziaria per il 2008 si rileva incontrovertibilmente che viene completamente disatteso il rilancio economico e produttivo di tutto il sistema Paese, che oggi avrebbe dovuto essere l'obiettivo primario dell'azione politica del Governo. La conseguenza politica più significativa che ne deriva consiste nella completa disattenzione verso l'altro obiettivo primario, cioè il benessere dei cittadini, letteralmente massacrati, soprattutto in termini di calo dei consumi, dalla precedente legge finanziaria dove un'accresciuta pressione fiscale impedì la ripresa economica e mortificò il benessere nazionale.

Questa finanziaria non ha saputo, o voluto, ottimizzare la disponibilità attuale di risorse, frutto del torchio fiscale della finanziaria per il 2007, per adoperarla in funzione del rilancio dell'economia. È stato privilegiato, con chiara ed evidente scelta ideologica, l'incremento della spesa primaria, mortificando così il rilancio della produttività del nostro sistema economico.

Sul welfare, poi, la finanziaria per il 2008 opera una netta e negativa scelta controcorrente rispetto alla tendenza comunitaria in tema di modifica dell'età pensionabile.

In conclusione, la finanziaria al nostro esame non ha eliminato alcuna conseguenza negativa della precedente devastante finanziaria. Non solo, questa finanziaria ha dimostrato concretamente la totale assenza di sensibilità e di attenzione verso i problemi della sicurezza, oggi prioritari in Italia, che angosciano tutto il nostro popolo, insicuro fin nelle proprie case.

Le forze dell'ordine, sgomente, vedono tagliare i mezzi già esigui a loro disposizione, a dispetto della recitata «tolleranza zero» di Veltroni.

Un'osservazione conclusiva, quindi, la voglio spendere relativamente alla politica agricola di questa finanziaria, in verità alquanto esile. Ormai per l'agricoltura non viene operata alcuna scelta strategica sul suo futuro, certamente non roseo. Se questo è un dato politico obiettivo, avremmo preferito che invece dei soliti settoriali pannicelli caldi d'ispirazione meramente clientelare, le tradizionali e annuali agevolazioni fiscali in tema di IRAP e IVA, alibi annuale della politica governativa verso l'agricoltura, fossero istituzionalizzate, se così può dirsi, offrendo maggiore certezza a tutta l'impresa agricola italiana che è in una fase di ammodernamento.

Per questi motivi, i senatori della Destra esprimono un parere negativo e daranno un voto convintamente contrario a questa finanziaria. (Applausi dai Gruppi Misto-LD e AN).

 

STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, poiché i nostri lavori vengono ripresi sul sito del Senato e dal satellite, chiedo se sia possibile prevedere che le sigle delle componenti del Gruppo Misto vengano citate per esteso. Infatti, per quel che ci riguarda, il nostro Gruppo compare come «LD». Noi siamo La Destra e vorremmo esattamente nome e cognome, come per l'Italia dei Valori e per tutti gli altri Gruppi.

 

PRESIDENTE. Provvederemo senz'altro.

 

FORMISANO (Misto-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FORMISANO (Misto-IdV). Signor Presidente, alla richiesta del senatore Storace, in realtà, si è già provveduto.

Signor Presidente, signor ministro Padoa-Schioppa, in questa occasione mi preme parlare di una finanziaria che segna un'inversione di tendenza, non foss'altro perché dal punto di vista procedurale è dal lontano dicembre 2002 che quest'Aula non approva una finanziaria senza il voto di fiducia, quindi con una discussione serena, franca e libera, come quella di questi giorni. Inoltre, lo fa nelle condizioni in cui versa l'attuale maggioranza, che non sono neanche lontanamente simili a quelle delle maggioranze che nel 2003, 2004 e 2005 avevano sostenuto i Governi che reggevano le sorti del Paese in quegli anni.

Secondo me, tutti dovremmo mettere in evidenza che dal 2002 è la prima volta che approviamo nel merito una finanziaria nell'Aula più difficile. È una finanziaria di inversione di tendenza. Ho buona memoria delle cose che il ministro Padoa-Schioppa disse in occasione della prima finanziaria, e che ha ripetuto anche recentemente sulla stampa, quando neanche lui immaginava che saremmo potuti passare, già ad un anno di distanza, dopo la situazione economico-finanziaria ereditata dalla precedente gestione, all'approvazione di una finanziaria che cominciasse a redistribuire, dopo aver prima risanato i conti rispetto ai parametri europei.

Credo che ciò sia potuto avvenire soprattutto grazie ad un'inflessibile volontà, manifestata all'esterno, di combattere l'evasione fiscale, di far venir meno uno dei mali che in Europa ci caratterizzava negativamente, che ci metteva in condizione di essere il fanalino di coda e non ci consentiva di poter destinare risorse al risanamento dei conti pubblici e soprattutto agli investimenti necessari nei settori trainanti della nostra economia.

Credo che l'inversione di tendenza di questa finanziaria sia frutto di un'inversione di tendenza culturale. Da un anno e mezzo in Italia culturalmente si è ripristinata la convinzione che è giusto contribuire, secondo le proprie risorse, al patrimonio collettivo, e soprattutto che senza condoni i furbi non vanno avanti. Questo ci ha dato una mano e ci consente oggi di fare una serie di prime proiezioni positive sicuramente nel campo dell'imprenditoria privata. Tra l'intervento dello scorso anno e quello di quest'anno credo che le nostre aziende siano state messe in condizione di poter reggere il confronto con quelle europee.

Colgo, e lo dico con enfasi, l'impegno assunto in questa finanziaria di destinare l'eventuale extragettito, che certamente registreremo anche per l'anno prossimo, ai cittadini.

Credo di citare pochi punti, ma che, a mio avviso, sono - come dicevo prima intervenendo sull'introduzione delle azioni collettive ‑ perle di questa finanziaria, perché ci mettono in condizioni di spenderci al meglio nei confronti dei partner europei. Sono pochi punti che vorrei rappresentarvi, a partire dalla norma sulle azioni collettive, ma prima ancora credo che si sia avuto il coraggio, in quest'Aula, con tutte le difficoltà con cui deve scontrarsi il Senato, di dare un segnale di svolta all'opinione pubblica, attraverso una norma che, indipendentemente dalla sua effettiva introduzione nella legge finanziaria, stabilisce con l'elettorato un rapporto nuovo e diverso, prevedendo il ritorno ad una compagine di Governo diversa, dal punto di vista numerico, dall'attuale, che sicuramente pone l'istituzione e il Paese Italia maggiormente in sintonia con i cittadini che proprio questo ci chiedono. Lo abbiamo fatto nell'Aula più difficile, il Senato, senza apposizione della fiducia. A mio avviso, tutti questi risultati dovremmo veicolarli bene nella comunicazione esterna.

Vi è poi una serie di elementi in finanziaria - penso all'abbattimento dell'ICI, alle azioni collettive, all'abolizione dei ticket sulla sanità, alla quasi totale soluzione del problema dei precari e ai primi sgravi concessi ai cittadini - che dovrebbero metterci in condizione di avviare una comunicazione esterna che ci ripaghi dei diciotto mesi precedenti, probabilmente spesi male, in attesa di qualcosa da parte di altri che poi non è arrivata. Credo che ciò ci debba soprattutto dare la forza per continuare in quest'opera di risanamento morale e politico, a cominciare dal giorno successivo all'approvazione della finanziaria.

Per questo motivo, chiediamo al nostro Presidente del Consiglio, al quale assicuriamo la fiducia come Italia dei Valori e il voto favorevole alla legge finanzaria, di mettersi ancora più in sintonia con il popolo italiano. (Applausi dal Gruppo Misto-IdV e dei senatori Legnini, Salvi e Antonio Boccia).

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo soprattutto a voi colleghi della maggioranza, ai pochi che sono rimasti in Aula naturalmente; non scaglio la prima pietra, perché anche da parte dell'opposizione non c'è una grande presenza. Ciò non testimonia, peraltro, né fa giustizia del confronto serrato che è c'è stato stasera tra maggioranza e opposizione.

Consiglio il Capogruppo del Gruppo Misto, che si è mostrato - legittimamente - ottimista sul risultato raggiunto qui, nell'Aula più difficile, con scarsa differenza di voti tra maggioranza e opposizione, senza il ricorso alla questione di fiducia, di attendere la fine di questa serata per vedere se per la maggioranza è andato proprio tutto bene.

Noto l'estrema difficoltà nel riuscire a intavolare in quest'Aula un discorso originale. I problemi che affliggono il nostro Paese sono tanti e noti a tutti e da sempre: il carovita, la pressione sulle famiglie, la disoccupazione, la precarietà, la perdita di potere d'acquisto dei salari e molto altro, tra cui anche, in parte, la scarsa sincerità manifestata dalla classe politica. In quest'Aula, la maggioranza ne ha dato un esempio storico con questa finanziaria, perché per mettere d'accordo tutti, molti, ideologicamente convinti di alcune iniziative, magari in difesa delle categorie più deboli, hanno dimenticato proprio di difendere queste categorie, laddove altri, più centrali nello schieramento, hanno acceduto ancora una volta ad uno sperpero di denaro pubblico per assistere chi non deve essere assistito, dando luogo, quindi, ad una somma di contraddizioni.

A questo proposito, Presidente, lei sa che sono molto legato alla mia città, Roma. Scusi il mio ardire, posso dire caro Franco? Siamo tra pochi intimi.

 

PRESIDENTE. Per quanto mi riguarda, lo può dire anche quando è piena l'Aula. Di questi aspetti proprio non mi preoccupo.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Non mi permetterei. Detto ciò, volevo riferire di una preoccupazione di Veltroni che, se non erro, è il segretario del Partito Democratico, il quale, con grande ingenuità...

 

PRESIDENTE. Senatore, proprio ingenuità...

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). ...come stavo dicendo, con grande ingenuità, fa affermazioni del tipo: era inevitabile che dopo la mia assunzione di qualche responsabilità fuori dal Grande raccordo anulare ci fosse più acrimonia verso la città di Roma e i suoi cittadini, forse per colpire me (riferendosi a sé come sindaco di Roma). Perché non si dimette? Sono giorni che non solo noi, i cittadini romani, glielo chiediamo, perché così oltre ai soliti danni, non avremmo anche quelli che lui stesso prevede per il suo incarico di segretario del Partito Democratico. Prego il sindaco Veltroni di continuare in questa sua nuova, interessante e grande avventura e di lasciar perder la città di Roma, di liberarci di questo peso; soprattutto dalle sue dichiarazioni emerge che il troppo lavoro lo mette sotto pressione.

Oggi, prima di dichiarare quanto ho appena riferito, ha rilasciato un'altra dichiarazione all'assemblea dei costruttori romani, che, come è noto, è una grossa categoria. In quell'occasione ha detto che "a Roma si è costruito troppo e male". Siccome Veltroni, in compagnia di Rutelli, torna da un lungo esilio dalla nostra città, si accorge che a Roma dopo gli ultimi quindici anni, ma anche dopo i precedenti nove anni di governo della sinistra - proprio della sinistra, cioè dei comunisti - con i sindaci comunisti che si sono succeduti dal 1977 nella Capitale, e poi con Rutelli e Veltroni, "si è costruito troppo e male"; questo è stato detto ai costruttori romani riuniti in assemblea. Non ci dobbiamo aspettare da questa finanziaria un lessico diverso o un atteggiamento morale verso i cittadini contribuenti ed elettori da parte di questa maggioranza, perché Veltroni ne è il simbolo.

Quindi, penso che tutti siamo concordi nel ritenere che non si possa attendere oltre, la sfida si è estesa oltre i confini nazionali; la competitività è divenuta strumento di sopravvivenza. Tuttavia, questa concordia non riesce a trasformarsi in azioni concrete. Molte, anzi troppe sono sinora le occasioni perse in un balletto di accuse reciproche, nel mero tentativo di scaricare gli uni sugli altri le responsabilità. Forse, anzi certamente, è giunto il momento di andare oltre. Purtroppo, questa finanziaria non è ancora riuscita nell'intento e anch'essa rappresenta un'occasione importante persa nel tentativo di soddisfare quelle che spesso sono esigenze settoriali o campanilistiche.

Speravamo, signor Presidente, che rispetto allo scorso anno si riuscisse a fare qualche passo in avanti, a venire incontro alle esigenze più pressanti in maniera strutturale e con interventi più coraggiosi e concreti. Tuttavia, se teniamo conto anche delle linee legislative sin qui seguite dal Governo, le aspettative, non tanto nostre, quanto di tutti i cittadini, sono state semplicemente disattese. Questa finanziaria ha mostrato solo come la discordia abbia campeggiato, non solo nel rapporto tra opposizione e maggioranza (per questo chiedevo con prudenza di attendere la fine di questa seduta), come potrebbe anche essere naturale, ma soprattutto all'interno della stessa compagine governativa.

Nonostante ciò, abbiamo tentato di trovare un dialogo, di facilitare i lavori (400 emendamenti presentati contro una media di 4.000 delle ultime cinque finanziarie ne sono la testimonianza), ma i risultati cui si è pervenuto sono ancora scoraggianti: avete, ahimè, proposto e tenacemente portato avanti un disegno di legge finanziaria, difendendola a denti stretti, e spesso sordi alla ragione e alle esigenze delle categorie più importanti del nostro Paese.

Ringrazio il ministro Padoa-Schioppa di essere qui in Aula ad ascoltarci al contrario di altri membri autorevoli del Governo che sono fuggiti a fare quello che vorremmo fare tutti, ma siamo qui per dovere e per servizio. Le sue bonarie e ottimistiche parole sono in questi giorni smentite dai dati forniti da Bruxelles: la crescita dell'economia italiana resta sotto la media della zona euro e questa finanziaria manca del tutto di convincenti misure volte a contenere la crescita della spesa pubblica.

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 20,53)

 

(Segue CUTRUFO). Il Governo sembra rimanere indifferente alle numerose critiche pervenute tanto dagli organismi internazionali quanto da quelli nazionali, come sembra ignorare gli effetti già sin qui prodotti dai decreti con i quali ha gestito buona parte dell'extragettito 2007, extragettito non utilizzato per ridurre le spese ma che, al contrario, ha finito per alimentarle.

Si è finito così per portare in Aula una finanziaria i cui commi sono letteralmente lievitati e con essi le voci di spesa, nonostante gli intenti dello stesso Ministro. Una finanziaria che non tutela le famiglie, una finanziaria che, nel tentativo di intaccare i decennali rapporti tra Stato e Chiesa, non esita a privare dei giusti benefici fiscali una moltitudine di istituzioni, anche laiche, dedite all'assistenza sociale. Pensate che contraddizione.

Abbiamo solo assistito alla danza delle cifre, stime, sovrastime, sottostime, ma ancora oggi ci domandiamo quanto attendibili esse siano.

Ma da dove poter cominciare? Possiamo parlare dei tagli ai fondi per le infrastrutture? O forse sarebbe più interessante chiarire ai cittadini come, in realtà, la diminuzione delle aliquote IRES ed IRAP sia controbilanciata dall'ampliamento della base imponibile, a scapito delle piccole imprese, vera ossatura della nostra economia?

O vogliamo parlare della tanto paventata e sbandierata riduzione dell'ICI, anch'essa controbilanciata dalla revisione degli estimi catastali e dal sicuro aumento delle bollette, che si accumulano a fine mese, a causa della mancanza di un seria e adeguata politica energetica?

Ancora una volta il Mezzogiorno sembra abbandonato al suo destino di fanalino di coda, così come non sono state previste misure per l'ammodernamento della pubblica amministrazione o per la competitività del sistema produttivo.

Ma, signor Ministro, crede veramente che i giovani italiani, oltre ad essere dei "bamboccioni", siano anche degli ingenui? Dobbiamo costringerli a venire personalmente a bussare alla nostra porta per chiedere certezza, stabilità ed un lavoro che gli consenta la tanto "richiesta" emancipazione? O forse dobbiamo attendere che intere famiglie, piegate dai debiti bancari, vittime del caro casa, vengano a sventolare i 300 euro con i quali si spera di risolvere i loro problemi? Probabilmente arriveranno a farlo, signor Ministro, più prima che poi, se si proseguirà su questa strada.

Spetta a noi farci portatori degli interessi generali, tocca a noi opporci ai continui tentativi di privilegiare i pochi a discapito dei molti.

 

PRESIDENTE. Deve concludere, senatore Cutrufo.

 

CUTRUFO (DCA-PRI-MPA). Vado alla conclusione.

La nostra voce è rimasta inascoltata su alcune vicende. Vani sono stati i tentativi di evitare che venissero riversati nel calderone della finanziaria questioni poco pertinenti alla stessa anche se, magari, di estremo rilievo per il Paese.

Pertutti questi motivi, anche se avrei voluto ricordarne altri, ma il tempo in questo caso è tiranno, concludo ricordando che con convinzione il Gruppo della Democrazia Cristiana per le autonomie-Partito Repubblicano Italiano-Movimento per l'Autonomia voterà contro questa finanziaria, nella fiduciosa attesa della conclusione di questa seduta.

 

PETERLINI (Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PETERLINI (Aut). Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, questa finanziaria ha l'indiscutibile pregio di non togliere, bensì di restituire e ridistribuire risorse; ma non dobbiamo neanche dimenticare che lo spazio di manovra era ed è molto ridotto: rigidi paletti, quali i vincoli europei, il Patto di stabilità e, soprattutto, il peso del debito pubblico con i suoi interessi.

Il debito pubblico dell'Italia - mi pregio di ricordarlo perché è importante che anche gli italiani lo sappiano - è il più alto di tutti i Paesi europei. È un fardello di oltre 1.600 miliardi di debito che ogni anno costa allo Stato, e a noi tutti come comunità, una cifra di oltre 70 miliardi di euro in interessi. È un gap pesante, che ha reso un esercizio molto difficile la congiunzione del risanamento dei conti pubblici con concrete misure di impulso allo sviluppo, di riduzione della pressione fiscale ed interventi per ridurre le diseguaglianze sociali.

Alla fine di un lungo, ma proficuo lavoro, signor Presidente, ritengo che si sia riusciti a trovare un punto di equilibrio soddisfacente che, certamente ancora perfettibile, mette in campo misure redistributive di equità e competitività.

Sul campo sociale penso che lo sconto sull'ICI per la casa (al quale è stato opportunamente tolto il tetto del reddito, che avrebbe portato a complicazioni gravissime anche organizzative ed aggravi costosi per i Comuni) sia stato una cosa positiva anche se, come Gruppo Per le Autonomie, dobbiamo esprimere una critica di fondo su questo. Avevamo salutato con favore, naturalmente, il fatto che si cominci a tagliare tasse, però, si è cominciato da una tassa che, a dir la verità, non era dello Stato, ma dei Comuni e, anche se il taglio è risarcito dallo Stato, si è intaccato un sistema che si vuole rafforzare, quel sistema che ci dovrebbe portare passo per passo ad un vero federalismo che dia maggiori competenze anche in materia fiscale.

Per quanto concerne il capitolo sanità, è poi apprezzabile lo sforzo che ha portato all'abolizione del ticket sulla diagnostica. Anche qui però invitiamo il Governo a ragionare affinché si possano trovare forme di esenzione non generali: chi può se li paghi questi dieci euro, non deve caricare il proprio peso sulla comunità, sugli altri contribuenti; si trovano criteri di esenzione in base ad un effettivo bisogno, con il che si potrebbe ridurre di tanto anche la spesa pubblica che abbiamo dovuto affrontare e che ci ha limitato fortemente negli interventi che avremmo voluto e avremmo salutato con favore.

Vorrei, quindi, evidenziare le misure sociali a favore, oltre che dei non capienti, che abbiamo favorito almeno in parte nel decreto fiscale, dei giovani, degli studenti che vanno a vivere da soli e per le famiglie dei meno abbienti che pagano l'affitto e hanno un basso reddito.

Salutiamo con favore anche le misure e sottolineiamo l'importanza di un primo forte taglio dei cosiddetti costi della politica. Vorrei evidenziare in questo caso che il tetto massimo che abbiamo posto ai super manager dello Stato o comunque di enti dello Stato è di 274.000 euro. Evidenzio in questo contesto, solo per sincerità e anche per trasparenza rispetto alla popolazione, che quello dei parlamentari stessi, che avrebbe potuto anche essere un livello di reddito da adottare, come aveva proposto la Lega, è pari a circa la metà: per i parlamentari il reddito massimo è di 145.000 euro. Ma a questi tagli dovrebbero seguire ulteriori tagli strutturali.

Abbiamo, con la riforma del 2001, trasferito importanti competenze alle Regioni, però i Ministeri hanno lo stesso apparato burocratico e lo stesso personale, nonostante che le competenze non le abbiano più. Penso che sia necessaria più efficienza per evitare doppioni ed ulteriori spese, altrimenti è vero quello che Sartori ha scritto su il «Corriere della Sera», se non erro, in cui dice che il federalismo ci costa; esso ci costa solo se effettivamente non si persegue il principio dell'efficienza. Invece è proprio questo principio di riduzione dei costi che, a nostro avviso, deve guidare la legittima richiesta delle Regioni, anche quelle a Statuto ordinario, di maggiori competenze. Una richiesta in base all'articolo 116, comma terzo, della Costituzione, che come Gruppo Per le Autonomie appoggeremo e sosterremo.

Se da una parte chiediamo attenzione e rispetto per le autonomie speciali, sottolineando che è sbagliato considerare privilegi quelli che sono diritti costituzionalmente e per noi anche internazionalmente sanciti, dall'altra, siamo convinti che questo modello, esempio di buon Governo del territorio (e tutti ce lo testimoniano, anche quelli che ci criticano; il buon governo nessuno lo mette in dubbio sulle Province autonome e le Regioni a Statuto speciale), non debba essere oggetto di invidie ma, al contrario, rappresentare un sistema da allargare, nell'ottica di uno Stato federale che veda sempre più le comunità vicine ai cittadini ed impegnate nella gestione del territorio.

Quindi, ben venga la richiesta di più autonomia, come di recente ha fatto la Lombardia e come penso possano fare altre Regioni, come il Veneto, il Piemonte, l'Emilia-Romagna o altre, che abbiano non solo l'ambizione e la volontà ma anche i presupposti per gestire con maggiore efficienza - questa è la parola chiave - le competenze alle quali aspirano.

L'obiettivo deve essere più autonomia per una politica più vicina alla gente, con migliori risultati e meno sperperi.

Tornando alla legge finanziaria, devo svelare, non posso nascondere un'ombra pesante che, come Gruppo Per le Autonomie, ci preoccupa. Abbiamo cercato di dissipare con emendamenti questa ombra, li abbiamo però dovuti ritirare, data l'esiguità delle risorse a disposizione. Mi riferisco all'assenza del pacchetto di misure che volevamo proporre per la famiglia, in modo specifico per la maternità e le donne lavoratrici con bambini. Servono misure che favoriscano le nascite in Italia, è una questione veramente molto importante per mantenere in piedi tutto il sistema pensionistico, il sistema sociale, il pagamento della sanità e dei non autosufficienti.

Abbiamo il tasso di nascite più basso di tutta Europa: eravamo all'1,1 e adesso siamo all'1,3, ma non grazie alle famiglie italiane, grazie agli immigrati. Ciò significa che sempre meno giovani che entrano nel processo di lavoro dovranno sopportare, grazie ad un altro pregio dell'Italia, la longevità, un sempre più ampio peso di persone anziane. Tutto il sistema non regge se non facciamo qualcosa in questo settore. Chiediamo che nel corso dell'esame alla Camera di questa legge finanziaria si preveda, almeno in misura parziale, una misura strutturale, anche a medio termine, ripensando un po' altre misure, per favorire proprio le famiglie con bambini e le donne che devono per forza, per necessità economica coniugare il loro lavoro con la famiglia.

Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, spesso siamo quasi soli, come Gruppo Per le Autonomie, ad evidenziare la sofferenza che queste hanno espresso, cosa che dovrebbe costituire un segnale rosso, un segnale di allarme per il Governo e tutte le forze politiche. Non si tratta di demagogia, ma di un segnale che la pressione fiscale che pesa sulle piccole e medie aziende è grande e forte, e spesso schiaccia troppo. C'è anche il raffronto con l'estero in cui ci indicano continuamente che proprio da noi, come zona di confine, le aziende possono anche scegliere altre vie.

Pertanto, salutiamo le misure dell'abbassamento dell'IRES e dell'IRAP, anche se, lo diciamo sinceramente, queste sono finanziate, in gran parte, da un allargamento della base imponibile.

 

PRESIDENTE. Deve concludere, senatore Peterlini.

 

PETERLINI (Aut). Ometterò allora qualche parte del mio intervento che le vorrei chiedere di poter depositare agli atti.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

 

PETERLINI (Aut). Anche per quanto riguarda il fisco, è importante perseguire la lotta all'evasione, con una finanza, lo avevo già detto una volta in Aula, più consultiva e non punitiva.

Signor Presidente, vorrei in conclusione sottolineare, nonostante le critiche che ho avanzato, soprattutto viste come proposte per alleviare l'imposizione sulle famiglie e sulle piccole e medie imprese, il nostro gradimento per le misure innovative nel settore sociale.

Per queste ragioni, daremo il nostro consenso e, come Gruppo Per le Autonomie, approviamo con un convinto sì queste misure finanziarie. (Applausi dai Gruppi Aut, IU-Verdi-Com e Ulivo).

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, colleghi e colleghe, ci chiediamo se da domani la Padania e l'Italia saranno migliori con questa finanziaria. È stato uno sforzo di tutti. Ci abbiamo messo le nostre energie migliori. Da una parte, va riconosciuto alla maggioranza che questa manovra è fatta anche di sforzi positivi. Abbiamo condiviso alcuni punti di moralizzazione. È da notare, Presidente, quando si parla degli sprechi del Palazzo, che noi siamo nati parlando proprio di questo argomento e ci davano dei matti; dicevano che eravamo fuori dal sistema: andando in mezzo alla gente, vincevamo le elezioni su questi temi.

A distanza di dieci o quindici anni da quando siamo entrati in politica, i costi di questa (le pensioni d'oro e le autoblu) hanno incominciato a far presa: ne parla Grillo, ne parla la massaia, ne parlano fuori. Questa forza è arrivata anche in Parlamento: ha trovato persone oneste (il senatore Villone e il senatore Salvi sono tra queste). Abbiamo condiviso questo sforzo e forse volevamo fare di più sugli scandali dei costi di questa politica e di questa casta, a incominciare dai grandi stipendi dei giornalisti fino ad arrivare alle pensioni d'oro dei grandi boiardi di Stato. Potevamo e volevamo fare di più: per questo ci sono il federalismo, la maggiore libertà ed una maggiore responsabilità.

Purtroppo, però, dobbiamo dire ai padani e agli italiani che da domani non vi saranno alcune cose che vogliono. Non vi sarà più sicurezza, signor Presidente, perché questo Governo è incapace di coniugare il diritto alla sicurezza con quello all'equità. Vi sono uno o due milioni di extracomunitari in più: avanti tutta, facciamoli entrare! Sono tutte brave persone, tranne poi accorgersi - come fa quello buono, che va in televisione, Veltroni - che ce li abbiamo dietro casa, che magari delinquono e tre omicidi su quattro sono opera loro, che costituiscono il 60 o il 70 per cento degli spacciatori di droga; mi riferisco a quelli che vanno a spacciare dai figli non di Montezemolo, ma di chi magari ci ascolta in questo momento e abita nei quartieri popolari, nelle periferie o anche nel centro e ha paura ad uscire la sera. Ecco, per i padani e gli italiani non vi sarà più sicurezza, perché, rispetto agli anni scorsi, quando era in carica il Governo di centro‑destra, mancano all'appello quasi 2 miliardi di euro, circa 1,9, per la precisione.

Non lo diciamo noi, poverini della Lega, che, per carità, siamo rozzi e razzisti, così come ci dipingete: secondo Amato, nel 2007, per le Forze dell'ordine si è verificata una perdita di risorse pari ad 1 miliardo; nel 2008, i fondi scenderanno di altri 833 milioni. E con cosa le facciamo le espulsioni, signor Presidente e ministro Padoa-Schioppa? Per attuare un'espulsione occorrono almeno 500 euro: quanti ne vogliamo espellere? Quanti stupratori vogliamo mandare a casa loro? Quanti assassini vogliamo togliere dalle strade? Quanti furti vogliamo evitare? Si dice che i furti costituiscono la microcriminalità. Attenzione, l'ho provato io e l'hanno provato i nostri cari: quando vengono in casa nostra, mettono le mani nei cassetti, magari per portare via poche cose, che sono però ricordi affettivi (come anelli o monete), non si parla di microminalità, ma di un attacco alla nostra libertà.

Su questo non avete saputo dare una risposta, come non l'avete data al personale, per cui sono stati tagliati i fondi per retribuire gli straordinari.

Ma sono stati realizzati altri interventi. Avete voluto recuperare qualche voto, per carità: e c'erano i soldi, caspita se c'erano, Presidente. C'erano i "tesoretti": quasi un miliardo di "tesoretto" al mese, un'opportunità storica per poter fare qualcosa per la famiglia. Ne parlava il collega Peterlini: mancano i figli, certo. Chi ci pagherà le pensioni? Non gli extracomunitari. Avete il ministro Ferrero il quale sostiene che, visto che un figlio costa 20.000 euro almeno, conviene portare gli extracomunitari nel nostro Paese. Ma questo è un incubo, Presidente! Abbiamo bisogno di vedere una continuazione, di fare figli, di metter su famiglia: l'avevate promesso, quando un milione di persone è sceso in piazza per il Family day, ma cosa si è fatto per la famiglia? Riduzioni spot, una tantum. Si riduce un poco l'ICI; per carità, va bene, tranne poi aumentare gli estimi catastali. Si stabilisce un bonus per gli incapienti per un anno. Va bene, ma forse sarebbe stato preferibile qualche intervento strutturale per cui la famiglia avrebbe potuto beneficiare di una detrazione in base al numero dei componenti. Come possiamo pensare di prevedere la stessa detrazione sia per una famiglia con due, tre, quattro figli che per un single? Oggi la povertà - mi rivolgo ai colleghi, ma anche ai padani e agli italiani - non è frutto di esclusione sociale; è direttamente proporzionale al numero di figli che si hanno. Se si hanno tre figli - lo diceva anche il collega Peterlini che, peraltro, sta dall'altra parte della barricata - si ha il 70 per cento di probabilità di scendere tra le fasce di povertà. È un dato di fatto su cui non si è inciso con questa manovra finanziaria. Si sono forse ridotti un poco gli sprechi. È stato qualcosa, ma avremmo voluto fare di più.

Signor Presidente, di complimenti ne ho fatti, ma dobbiamo anche registrare un certo passo indietro. Quando si dice l'unione fa la forza, è vero. Noi vorremmo dire però: l'Unione fa la spesa. Si è parlato di «legge mancia», ma dobbiamo anche sapere che nell'ultima seduta notturna della Commissione bilancio gli italiani hanno perso, tutti, 100 euro a testa. Possiamo anche riesaminare le varie spesucce che sono state previste: le fondazioni liriche di Napoli, caso strano, la Fondazione "Jean Monnet", il Polo finanziario di Bolzano, come se lì avessero pochi soldi (sono stati stanziati sei milioni all'una e sei milioni all'altro).

E poi, signor Presidente, abbiamo gli italiani all'estero. Bellissimo! Conviene fare gli italiani all'estero, è un mestiere redditizio. Potrei immaginare un bel libro: Ali Babà e i cinque italiani eletti all'estero per l'Ulivo. I padani e gli italiani devono sapere quanto ci costano. Abbiamo dato loro 14 milioni di euro, tutti soldi risparmiati dal Quirinale e dalla Corte dei conti. Cinque voti, ma tengono famiglia, dobbiamo provvedere ad aiutare qualcuno del paesello. Poiché nella prima Repubblica non ne avevamo, abbiamo dovuto farli venire con la barca. Non parlo di tutti, ovviamente. Ci sono comunque costati 14 milioni di euro in prima battuta; poi il Governo, all'ultimo momento, alle 3 di notte, gliene ha dati altri 18, altri 4 sono previsti nella Tabella. Cinque voti ci sono costati una trentina di milioni di euro, quando per gli straordinari delle Forze dell'ordine sono stati stanziati solo 10 milioni. (Applausi dal Gruppo LNP). E per le strade della Padania sono stati stanziati 100 milioni e niente più. Credo che questo sia qualcosa che dobbiamo dire. Da qui dobbiamo ripartire.

Avete cercato di dare tutto a tutti; ci avete provato. Avete preso dei voti e avete illuso molte persone. Più Stato, più tasse, perché avete fatto finta di ridurre la pressione fiscale, ma alla fine le tasse aumentano dello 0,1 per cento.

In Padania ci sono tanti lavoratori che non riescono più a tirare la carretta ma, soprattutto, non sono più convinti di dover tirare la carretta perché vedono che gli esempi non sono ottimali e che i soldi che loro danno, alla fine, vengono spesi male.

Questo è lo Stato centralista. Questo è lo Stato che non vogliamo. Questo è il motivo per cui oggi la Padania vi dice di no. (Applausi dai Gruppo LNP e UDC). (Il senatore Randazzo si avvicina al banco dove siede il senatore Polledri). Te lo verremo a dire in Australia! Altruista!

 

PRESIDENTE. Calma, senatore Polledri.

 

POLLEDRI (LNP). Ne abbiamo combattuti tanti come te e ne combatteremo ancora! Magari tornasse Pomicino. Se ne vada!

 

PRESIDENTE. Calma, senatore Polledri. Ha detto la sua.

 

CICCANTI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, a nome dell'UDC, desidero cogliere quest'occasione perché lei possa riportare al presidente Marini un sentito ringraziamento da parte del mio Gruppo per l'equilibrio politico, il realismo ed il buonsenso con cui ha diretto i lavori di questa sessione di bilancio, dimostrando di essere il Presidente di tutto il Senato e non di una parte, così come si deve essere quando si rappresentano le istituzioni. Al presidente Marini va tutta la nostra stima: è un Presidente che stimiamo.

Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il nostro giudizio, però, è decisamente e severamente diverso su Prodi. Infatti, da quando egli governa la famiglia italiana, che ci sta tanto a cuore, sta peggio. Aumentano il latte, la pasta, il pane ed i beni di prima necessità.

 

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Ciccanti. Pregherei i colleghi alla mia sinistra di agitarsi un po' meno e di consentire anche al senatore Ciccanti di svolgere efficacemente e nelle migliori condizioni il suo intervento, anche se capisco che l'aggregazione unitaria possa creare entusiasmo.

 

CICCANTI (UDC). Aumentano le tariffe di luce, acqua, gas e trasporti pubblici; aumentano le tasse anche sui redditi al di sotto dei 25.000.000 euro, a causa dell'aumento delle addizionali regionali e comunali. Aumenta l'ICI con la rivalutazione degli estimi catastali, nonostante l'irrisoria riduzione dell'1,33 per mille decisa da questa finanziaria.

È aumentato il costo della vita, ma non sono aumentati stipendi e salari: la famiglia italiana è oggi più povera di qualche anno fa. L'articolo 31 della Costituzione, che tutela la famiglia, oggi è più lontano di ieri.

I lavoratori dipendenti a tempo determinato ed i precari oggi pagano più contributi di ieri. L'articolo 53 della Costituzione per i precari viene letto al contrario. Quanto ai lavoratori autonomi, timbrati da Visco con l'infamia di essere evasori fiscali, insieme ai liberi professionisti, essi subiscono le vendette sociali di un Governo che ha dentro di sé su una parte che inneggia ancora alla rivoluzione di ottobre.

Prodi aveva promesso in campagna elettorale la riduzione del cuneo fiscale, ossia la riduzione del prelievo fiscale e contributivo ad imprese e lavoratori di ben cinque punti: ha concesso appena un punto soltanto alle imprese, dimenticando i lavoratori che non hanno preso e non prendono niente, neanche con l'accordo sul welfare, ad eccezione di alcuni privilegiati cinquantottenni, ex sessantottini, che vanno in pensione prima.

Avete fatto finta di ridurre l'IRES, la tassa sul reddito d'impresa, dal 33 al 27,5 per cento, invece oltre due milioni di imprese vedranno aumentare il prelievo fiscale sulle loro aziende, a causa dell'ampliamento della base imponibile che già cifra, nella relazione tecnica, un gettito per il 2008 di ben un miliardo.

Ci guadagneranno solo banche ed assicurazioni. La conseguenza delle vostre politiche fiscali e sociali è che la pressione fiscale è aumentata al 43 per cento nel 2007 e nel 2008 andrà oltre. Professionisti e lavoratori autonomi sono oggi più poveri di ieri. Con questo Governo Prodi chi era povero è diventato più povero e chi era ricco è diventato più ricco, perché non è vero che i ricchi stanno piangendo.

Eppure gli italiani sono stati generosi con voi: dal settembre 2006 al settembre 2007 vi hanno dato più di 40 miliardi di maggiori entrate rispetto a quelle previste, la metà delle quali avente natura strutturale: sono i cosiddetti tesoretti. In modo cinico e spregiudicato li avete spesi in regalie elettorali, come voto di scambio all'interno della maggioranza per acquisire il consenso di questo o di quel senatore. Mentre è stato sciupato un vantaggio finanziario derivante da un ciclo economico di espansione, che non si ripeterà nel 2009, è vero anche che il PIL crescerà per il 2008 solo dell'1,5 per cento rispetto al 2 per cento (anzi, 1,9 per cento) del 2007.

In tale quadro economico‑finanziario peggiorato, non sono stati fatti investimenti sulle infrastrutture strategiche, non avete dato efficienza al mercato con le liberalizzazioni (quelle vere) riguardanti l'energia, i servizi pubblici locali, le professioni. Non avete riformato la giustizia, soprattutto quella civile, dove la media dei processi varia ancora da 5 a 7 anni. Non avete completato la riforma Biagi con gli ammortizzatori sociali, ma avete fatto la controriforma Maroni sulla previdenza e volete tornare indietro, cancellando la legge Biagi. Non avete fatto la riforma della pubblica amministrazione e del pubblico impiego e non siete riusciti perciò a tagliare di un euro la spesa pubblica, che nel 2007 è aumentata sul 2006 del 5,2 per 100. Non avete fatto il federalismo fiscale perché avete punito, con la precedente finanziaria, la Sicilia, tagliandole i trasferimenti statali e avete favorito le regioni amiche di centrosinistra, ripianando loro i debiti della sanità. Avete cancellato il ponte sullo stretto di Messina e non avete ancora risolto il tracciato della TAV in Val di Susa, dimostrando di essere solo dei controriformisti.

Distruggete quello che altri hanno saputo fare, ma non sapete costruire alternative. Vi guida un sentimento di faziosità e di risentimento sociale che non vi farà fare passi in avanti.

Volevate unire l'Italia e invece l'avete divisa. Lo stato di umiliazione delle Forze dell'ordine, la disgregazione del tessuto sociale, la paura, l'insicurezza degli italiani sono evidenti: non si è più liberi di circolare e nemmeno di stare in casa. Gli anziani sono preoccupati all'idea di uscire per fare la spesa o riscuotere la pensione. Le metropoli, a cominciare da Roma, hanno periferie off limits, dove agli stranieri è consigliato di non recarsi.

L'Italia ha bisogno di sicurezza, di legalità, di riforme economiche e sociali, di sviluppo, di tornare ad essere competitiva: questo Governo non è in grado di farlo e si deve dimettere.

La finanziaria 2008 sarà approvata grazie alle mance elettorali. La spallata, è vero, non c'è stata, ma Prodi ha spallato l'Italia. L'Italia sta galleggiando, perde competitività, perde fiducia sui mercati finanziari, perde credibilità internazionale, si impoverisce socialmente, torna al declino industriale. Cresce la disgregazione sociale, così come dimostrano gli episodi di intolleranza verso gli stranieri e come dimostra l'evidente disagio giovanile, che si manifesta in episodi di violenza fine a se stessa.

Amici e colleghi del centrosinistra: da soli non ce la farete mai. Anche Berlusconi, all'indomani delle elezioni di aprile 2006, vi offrì un Governo di larghe intese. Un governo, cioè, che non fosse quello di Prodi, che non aveva vinto le elezioni, ma un governo che tenesse conto che le elezioni erano state vinte da tutti e due gli schieramenti, perché nessuno di questi era ed è autosufficiente per governare.

Questa finanziaria duemilaotto chiude un ciclo politico che dimostra l'impraticabilità del bipolarismo della seconda Repubblica. Si comanda, si gestisce il potere, ma non si governa il Paese. La cultura oppositiva prevale su quella della responsabilità e del buon governo. Ai tempi della prima Repubblica si governava anche dall'opposizione; oggi si sta all'opposizione anche stando al Governo.

Votata la finanziaria 2008, mi auguro che le forze più responsabili della maggioranza si mettano a lavorare sulla road map indicata dagli esponenti più illuminati del Partito Democratico qualche mese fa. Prima di essere spazzati via dalla forza delle cose piuttosto che dalla vostra volontà, si prefiguri un percorso per aggregare in un tempo dato e per questioni concordate le forze più responsabili su un progetto comune.

Non sappiamo se lo scenario è quello della larghe intese, vaticinato oggi da Gianni Letta di Forza Italia, o qualche altra forma di aggregazione. Di certo l'UDC sente su di se la responsabilità di governare il Paese e risolvere i suoi storici problemi sociali e di sviluppo. Sappiamo che gli italiani hanno incaricato di questa responsabilità tutte e due gli schieramenti: l'antipolitica che c'è in Italia nasce dalla constatazione che ciascuno di questi schieramenti scarica sull'altro le responsabilità quando invece è chiamato a risponderne. Bisogna azzerare l'attuale situazione politica e ripartire su nuove basi politiche. (Richiami della Presidenza).

 

PRESIDENTE. Deve concludere, senatore Ciccanti.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, mi faccia recuperare quel minuto...

 

PRESIDENTE. Lo ha recuperato già, le ho già concesso questo recupero.

 

CICCANTI (UDC). Trenta secondi per concludere.

PRESIDENTE.Trenta secondi.

 

CICCANTI (UDC). Sappiamo che dopo questa finanziaria inizia una nuova fase politica. L'UDC e pronto a svolgere la propria parte ad una condizione: senza il Governo Prodi.

Nessuno interpreti l'UDC perché questa è la linea del congresso. L'UDC è all'opposizione con un chiaro e deciso impegno parlamentare: caduta del Governo Prodi, perché questo non è solo l'interesse del centro-destra ma del Paese.

Con questo spirito il nostro no alla finanziaria 2008 e al bilancio è un dovere politico e morale. (Applausi dai Gruppi UDC, AN e FI).

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, sono onorato di svolgere la dichiarazione di voto a nome dei senatori di Insieme con l'Unione-Verdi-Comunisti italiani, di Rifondazione Comunista e della Sinistra Democratica. Credo ci saranno altri passaggi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi a dimostrazione che è avviato un percorso ed un processo importante non solo per le forze che vi partecipano, ma anche per tutto il sistema politico italiano.

È questa una buona occasione per votare una buona finanziaria. La scommessa della politica economica del Governo è di tenere insieme il risanamento, l'equità e lo sviluppo. Voglio ricordare, signor Presidente, un aspetto di cui non si parla più, di cui probabilmente anche noi ci siamo dimenticati: questa è una finanziaria nella quale non c'è una manovra correttiva, a dimostrazione che i conti pubblici sono a posto e soprattutto che è nella volontà del Governo e della maggioranza di non mettere le mani nelle tasche degli italiani. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, RC-SE e SDSE).

Vedete, la destra ha parlato di manovra di spesa: è invece una manovra di equità, indirizzata soprattutto verso i settori sociali più deboli; una manovra di sviluppo per far crescere il Paese attraverso il sostegno alle imprese e soprattutto per aumentare la capacità di spesa dei settori sociali più deboli, che poi incidono maggiormente sull'aumento dei consumi se hanno qualche soldo in più in tasca.

Ripeto, la destra ha parlato di finanziaria di spesa, invece il dato più clamoroso è che si aggrediscono in modo significativo i costi della politica. Voglio ringraziare, a nome di tutti, il senatore Villone, che ha posto con più forza, attraverso i suoi emendamenti questo tema. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, RC-SE e SDSE). Si tratta di interventi rilevanti come mai si sono realizzati nella storia di questi anni, salvaguardando la partecipazione dal basso, cioè i costi della democrazia, e intervenendo invece in alto sui costi relativi ai parlamentari, sulla composizione del Governo, sugli stipendi altissimi dei dirigenti pubblici, sulla soppressione degli enti inutili, sul riordino degli enti intermedi tra i Comuni e le Province.

È una finanziaria popolare e indirizzata alla sostenibilità, come chiave di uno sviluppo sano, equo, sostenibile e duraturo. In prima lettura, altro dato significativo, l'abbiamo ulteriormente migliorata rispetto alla proposta iniziale, a dimostrazione - io credo - che questa maggioranza sta ritrovando la sua coesione interna, la sua unità, la consapevolezza della sfida alla quale tutti siamo chiamati.

Voglio ricordarne alcuni passaggi. Per il 2008 si prevede un intervento sul fiscal drag a favore dei lavoratori dipendenti. Le maggiori entrate, il cosiddetto tesoretto, del quale si è parlato in queste settimane, è destinato alla riduzione della pressione fiscale per i lavoratori dipendenti.

Si prevede l'abolizione del ticket (10 euro) sulla diagnostica, per un costo di 834 milioni di euro. Abbiamo trovato una copertura solida, una copertura che funziona. Non capisco perché ci sia stata questa opposizione da parte della destra nei confronti di una misura simile. Non si capisce perché la destra abbia impostato una campagna contro questa iniziativa, che credo vada invece incontro ad un'esigenza del nostro Paese.

Si prevede la stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione. Non è, come si è detto in queste settimane, un regalo a chi entra nella pubblica amministrazione grazie a favori politici. È un atto di giustizia nei confronti di chi, per anni, ha prestato la propria opera, garantendo il funzionamento di uffici e di servizi, assicurando competenze e professionalità.

Si prevede la riforma complessiva, voglio ricordarlo, perché è un altro aspetto importante, del sistema degli incentivi per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. L'Italia si mette al pari con l'Europa. L'Italia si avvia su una strada virtuosa e sostenibile che va vista insieme all'eliminazione dei CIP 6, cioè di quegli incentivi che venivano assegnati agli inceneritori per bruciare schifezze e che venivano pagatidai cittadini, attraverso la bolletta elettrica. Uno scandalo che abbiamo cancellato e ora sono finalmente disponibili 600 milioni di euro l'anno per le fonti rinnovabili. Inoltre, c'è la possibilità di avere tariffe più basse per i consumatori.

Abbiamo poi istituito il fondo per l'uranio impoverito, per garantire il riconoscimento al personale militare e civile e gli indennizzi per coloro che si sono ammalati per il contatto con queste sostanze che provocano cancro e infermità. Il fondo è destinato anche alla bonifica dei siti contaminati, come poligoni e mezzi navali utilizzati per il trasporto di questi materiali nocivi per la salute.

Credo siano passaggi importanti, che però dobbiamo confrontare con le proposte che abbiamo sentito in queste settimane, durante l'esame della finanziaria, da parte dell'opposizione, da parte della destra. L'opposizione, bisogna dirlo chiaramente, ha detto che sarebbe stato meglio non far niente, non approvare la finanziaria e andare all'esercizio provvisorio. C'è stata un'intervista autorevole sul "Corriere della sera" dell'ex ministro Tremonti, che ha detto che per l'Italia sarebbe stato meglio andare all'esercizio provvisorio. Lasciamo perdere l'esposizione negativa che potrebbe avere il nostro Paese sui mercati internazionali se noi dovessimo compiere realmente una scelta di questo tipo, ma la destra dovrebbe dire, non soltanto a quest'Aula, ma anche al Paese, cosa significa esercizio provvisorio, cosa significa non approvare questa finanziaria.

Ebbene, significa non garantire la quattordicesima mensilità per le pensioni basse. Significa che non c'è più la detrazione dell'ICI. Significa che non ci sono più i contributi per gli affittuari. Significa che si ritorna allo scalone Maroni il 1° gennaio 2008 e si introduce la pensione a sessant'anni.

Questo significa l'esercizio provvisorio. Significa che non c'è la riduzione della pressione fiscale per le imprese. Significa che non c'è la riduzione dei costi della politica. Significa che non c'è più il fondo di garanzia per chi ha contratto un affitto e lo vede crescere per l'aumento dei tassi di interesse. Questo è ciò che occorre dire al Paese. Se si dicono queste cose al Paese, il Paese capisce la nostra politica, quella attuata da questa maggioranza e da questo Governo. (Applausi dal Gruppo IU-Verdi-Com).

Penso che il Paese sia d'accordo con noi. Questa è una finanziaria giusta che farà bene al Paese. Il nostro è un voto convinto, è uno stimolo al Governo ad andare avanti, perché abbia come riferimento il suo programma e la sua maggioranza. Il Governo non si faccia distrarre dalle maggioranze di nuovo conio o da chi ritiene di essere autosufficiente.

La verità è che dopo la finanziaria si apre una nuova stagione politica, per il centro-sinistra certamente, ma anche per il centro-destra. La spallata è fallita, la campagna acquisti dei senatori è più complicata del previsto e allora c'è stata una reazione - concedetemelo - quasi rabbiosa da parte di Forza Italia. Forza Italia, in particolare, ha drammatizzato lo scontro per tenere viva l'attenzione sulla sua raccolta di firme per votare subito. Se c'è un voto da dare subito è il voto su questa finanziaria perché questo è il nostro impegno per il Paese e il centro-destra deve ridiscutere le modalità e le strategie della sua opposizione e la sua leadership.

Questa è la nuova stagione politica che si apre. Noi siamo pronti, per questo votiamo la finanziaria e diciamo al Governo di andare avanti. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, RC-SE, SDSE, Ulivo e Aut. Congratulazioni).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, all'inizio del mio intervento, desidero ringraziare la Presidenza, tutti coloro che hanno presieduto quest'Aula, in modo particolare il presidente Marini, per il consenso dimostrato e per aver consentito di arrivare a questo voto tenendo conto anche delle esigenze dell'opposizione.

Giungiamo, pertanto, a questo voto finale sulla legge finanziaria dopo innumerevoli traversie e divisioni nella maggioranza che hanno dimostrato come ci troviamo di fronte ad una situazione politica e parlamentare irrazionale e paradossale: una maggioranza militarizzata, che ha visto alcuni senatori votare a favore per disciplina di Gruppo e non per convincimento politico; emendamenti approvati per uno o due voti, alcuni della minoranza passati; un serrato dibattito; momenti anche di grande fibrillazione da una parte e dall'altra.

Ma il presidente del Consiglio Prodi ha sentito il bisogno di affacciarsi in quest'Aula solo ora, a lavori terminati, arrogante come sempre, irriguardoso nei confronti dell'Aula del Senato. (Applausi dal Gruppo AN). Ma comunque stavolta più che mai le sorti politiche del Governo, le sorti non numeriche, sono state decise in un contesto non meno importante dell'Aula del Senato.

A sostenere che il Governo debba andare a casa lo «decide» - ovviamente prego il proto di mettere il decide tra virgolette - un'ampissima maggioranza di cittadini elettori che, in occasioni diverse, con manifestazioni popolari, sciopero dei lavoratori, e con le prese di posizione dei rappresentanti delle categorie produttive, ha sancito che questo Governo ha fallito palesemente e che deve andare a casa.

Pertanto, chiunque voti a favore del Governo vota diversamente dall'aspettativa della maggioranza degli italiani. Più volte in queste settimane abbiamo ripetuto che se il Governo e chi lo guida fossero stati responsabili e avessero privilegiato l'interesse generale del Paese - come sarebbe loro dovere - rispetto al mantenimento (costi quel che costi) delle poltrone e del potere, avrebbero preso atto della disgregazione politica e culturale della composita maggioranza. Ciò non avverrà perché è prevalsa finora la filosofia da ultima spiaggia del presidente Prodi che si può così sintetizzare: dopo di me il diluvio. È un vero e proprio ricatto.

Con la legge finanziaria, il decreto fiscale collegato e il disegno di legge sul welfare, abbiamo assistito ad un'involuzione nei rapporti all'interno della maggioranza, e il conflitto cronico, non sanabile, perché politico e culturale, tra la cosiddetta ala riformista e quella massimalista, si è acuito. La novità ancora più illogica è stata rappresentata dalle innumerevoli richieste di singoli senatori dissidenti che hanno preteso - e quel che è peggio ottenuto - mance e mancette per soddisfare, in cambio del loro voto determinante, interessi particolari. (Applausi dal Gruppo FI).

Si potrebbe dire che abbiamo assistito al voto di scambio, un evento che non è esagerato qualificare come un mercimonio di Prodi per sopravvivere. Non per nulla, il Presidente del Consiglio si mostra fiducioso e aggiunge: abbiamo fatto tutto quello che c'era da fare (è vero, nelle clientele è stato imbattibile), e aggiunge: se cado, tutti a casa, si torna a votare.

Voglio rivolgermi pacatamente - so di farlo inutilmente, ma devo tentare - ai colleghi della maggioranza, a coloro, quindi, che anche in queste settimane hanno compiuto uno sforzo davvero notevole e persino apprezzabile. Ritenete voi sia giusto dar fiducia ad un Esecutivo fallimentare, inviso alla stragrande maggioranza dei cittadini, che si ritengono vilipesi, delusi e a volte umiliati dalle condizioni in cui sono ridotte l'economia e la sicurezza del Paese e in cui è ridotto il loro futuro? Credete che la situazione possa, come per miracolo, cambiare?

Potremmo citare numerosi esempi, ma vogliamo attenerci all'essenziale: il Governo, unico in Europa, invece di devolvere le maggiori entrate per la copertura del deficit pubblico, le divide in mille rivoli, determinando un cospicuo aumento della spesa pubblica; peggio ancora, di fronte all'emergenza sicurezza, emergenza dovuta anche al permissivismo dilagante per scelta ideologica, non ha ritenuto di aumentare in modo consistente le risorse per le forze dell'ordine. Vi siete limitati ad inserire all'ultimo momento somme irrisorie, roba da vergognarsi, e arriviamo persino a vergognarci, noi dell'opposizione, per non essere stati capaci di invertire questa vostra tendenza a mettere le forze dell'ordine nelle condizioni di non poter operare.

Avete indirettamente aumentato le tasse per tutti i cittadini e per le imprese che vogliono investire, non presentando uno straccio di progetto per il futuro. La pressione fiscale è salita dal 40,6 del 2005 al 43,1 del 2007: è aumentata per colpa della finanziaria dello scorso anno fatta tutta di tasse. Quest'anno la finanziaria non diminuisce la pressione e determinerà, a causa di vari fattori internazionali (dollaro ai minimi ed euro ai massimi e petrolio a cifre mai raggiunte) una flessione della crescita economica e, quindi - come lo stesso ministro Padoa-Schioppa ha previsto - un futuro fosco e pieno di ombre.

Quando un Ministro dell'economia in carica afferma che il Paese ha un futuro fosco e pieno di ombre, ha il dovere di prendere atto di non essere stato capace in un anno e mezzo d'invertire questa tendenza e, quindi, ha il dovere di lasciare la poltrona; tuttavia, il Ministro non lo fa.

Il tutto avviene mentre la gente, i meno abbienti e il ceto medio - divenuto sempre più povero - aspettavano invece una svolta che non facesse aumentare le difficoltà delle famiglie. È vero o no che un Governo largamente di sinistra ha fatto divaricare la forbice tra ricchi e poveri? Con il Governo di sinistra i ricchi non piangono, ma sono sempre più ricchi, e i poveri piangono due volte: prima perché sono sempre più poveri, e poi perché traditi dalla sinistra. (Applausi dal Gruppo AN). Ci avevano sperato, l'avevano votata: la sinistra farà l'interesse dei poveri, invece ha fatto ulteriormente arricchire i ricchi.

Siamo quindi ai fallimenti politici che si rinnovano e il Governo privilegia l'arte della sopravvivenza rispetto all'interesse del Paese. Ciò si manifesta non solo rispetto alla finanziaria, ma su tanti altri provvedimenti, non ultimi quelli sulla sicurezza che (a parte gli aspetti paradossali del decreto‑legge che è diventato tale dopo un evento tragico, mentre 24 ore prima era considerato non necessario) sono inefficaci, condizionati, anzi dettati fortemente da una sinistra radicale che ancora poggia la sua politica su ideologie fuori del tempo e della realtà. Abbiamo visto un uomo che vi vota, Diliberto, sulla Piazza rossa di Mosca e quella fotografia ha fatto il giro del mondo: complimenti a voi, complimenti ai moderati del Governo di centro‑sinistra che continuano a stare insieme a Diliberto e ai comunisti che ne fanno parte.

Insomma, non siete capaci di trovare soluzioni per i meno abbienti, ma siete bravissimi a vincere le battaglie ideologiche che mirano a privilegiare il permissivismo dilagante; accogliete disgraziati che arrivano in Italia perché nel loro Paese muoiono di fame e lo fate senza obbligarli ad aver un lavoro e un tetto, quindi, indirettamente, li spingete verso il delinquere o a prostituirsi.

Si è parlato in questi giorni di una possibile spallata - anche ora chi mi ha preceduto ha parlato di spallata - di senatori di maggioranza che, dopo aver fortemente criticato la manovra, avrebbero finalmente deciso di rendere il loro dissenso non solo a parole, ma anche nei fatti, attraverso il voto.

Il Gruppo di Alleanza Nazionale, che ringrazio per il modo in cui ha lavorato e per la costante presenza, ha interpretato la battaglia sulla finanziaria come un confronto duro e certamente mirato a far cadere il Governo, ma anche a rendere la finanziaria meno vessatoria nei confronti dei cittadini, tant'è vero che alcuni emendamenti importanti presentati dai colleghi Berselli, Valditara, Cursi, Tofani Viespoli e Saporito sono stati approvati, così come sono stati accolti significativi ordini del giorno; tutto ciò nel rispetto dei ruoli e delle istituzioni.

La maggioranza può certamente cantare vittoria, ma quello che abbiamo sentito e visto in quest'Aula, ma soprattutto fuori, potrebbe essere la vittoria di Pirro, tant'è vero che il presidente Prodi, entrando in quest'Aula, ha dichiarato alla stampa: per questa volta abbiamo vinto. Sono meno sicuro che possa accadere anche in futuro. È ovvio che, dopo queste considerazioni, il Gruppo di Alleanza Nazionale voterà contro la finanziaria. (Applausi dal Gruppo AN e FI. Congratulazioni).

 

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, la finanziaria che questa sera approda al voto nell'Aula del Senato è stata elaborata in un contesto che, a ragione delle misure del Governo Berlusconi, di un ciclo economico favorevole e di un aumento della pressione fiscale dovuto al decreto Visco-Bersani dello scorso anno e alla scorsa legge finanziaria, ha visto un aumento molto significativo delle entrate fiscali.

Il Governo e la maggioranza avevano molte possibilità di utilizzare questo considerevole aumento delle entrate fiscali.

 

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere rapidamente posto in modo tale da consentire al senatore Azzollini di svolgere il suo intervento nelle condizioni migliori.

 

AZZOLLINI (FI). Innanzitutto, come era previsto dalla legge finanziaria dello scorso anno, il Governo doveva ridurre la pressione fiscale con quelle entrate, ma non era solo un dovere quanto piuttosto una necessità economica, un modo concreto per affrontare i problemi strutturali di crescita che ancora oggi, come lo stesso ministro Padoa-Schioppa ha ricordato in sede europea, l'economia italiana mostra. Era una necessità anche per opporsi al decremento congiunturale dell'economia italiana che già è apparso all'orizzonte. È noto, infatti, che tutti gli studi di ricerca e gli organismi internazionali già vedono una diminuzione delle prospettive di crescita rispetto a quelle su cui è stata costruita la legge finanziaria.

Invece, con la finanziaria la pressione fiscale non diminuisce, non resta uguale, ma aumenta incidendo significativamente e particolarmente sul sistema delle imprese. Voglio ricordare che la riduzione dell'aliquota dell'IRES incredibilmente porta ad un aumento delle entrate. Ciò significa che la base imponibile per le imprese aumenta in maniera importante così come aumenta la pressione fiscale a loro carico, di cui certamente non sentono la necessità nell'attuale periodo.

Ma il Governo avrebbe potuto utilizzare le maggiori entrate per la riduzione del deficit, come si proponeva. Invece no! Incredibilmente la finanziaria rinvia agli ultimi anni, 2010 e 2011, la riduzione del deficit e invece paradossalmente questa finanziaria tiene più alto il deficit considerato nei confronti dell'Unione Europea. La cosa ancora più incredibile è che il rinvio della riduzione del deficit è ad un tempo in cui certamente sarà più difficile, probabilmente impossibile, a causa delle mutate condizioni congiunturali. Ma se ciò non fosse stato fatto, perlomeno il Governo avrebbe potuto utilizzare le maggiori entrate per le spese in conto capitale, ad esempio per l'adeguamento del sistema infrastrutturale italiano di cui c'è assoluta necessità se si vuole che l'Italia giochi un ruolo fondamentale in Europa. Penso alle grandi reti infrastrutturali di cui c'è bisogno e che invece questo Governo non può fare a causa dei problemi della sua maggioranza.

Con questa finanziaria, invece, il Governo ha disperso tutte le maggiori entrate in un aumento della spesa corrente, in buona parte strutturale, con le intuibili gravi conseguenze per la finanza pubblica quando la crescita e le entrate diminuiranno. Il vostro non è un Governo del rigore. È un Governo della spesa. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Tofani).

Inoltre, non avete neanche aumentato la spesa corrente utile e necessaria. Penso alle spese per la sicurezza che sono diminuite o a quelle per la famiglia che non hanno posto nella vostra finanziaria. No, siete stati protervi. Avete speso in spesa corrente frammentata e clientelare al solo scopo di tenere uniti i cocci della vostra maggioranza. (Applausi dal Gruppo FI).

Poco si può dire sulle vostre misure sbandierate. Penso alla riduzione dei ticket, una norma scoperta, come tutta la finanziaria. Non intendo ripetermi sulle cose che ho già detto, ma - a mio avviso - valgono. Ricordo che i ticket sono stati coperti in buona parte con la riduzione delle spese in conto capitale dei Comuni - mi riferisco a quelle cofinanziate dell'Unione Europea - con lo straordinario risultato che perdiamo non solo le spese in conto capitale dei Comuni, ma anche quelle finanziate dall'Unione Europea. Tutto ciò per non destinare una parte di quell'aumento delle entrate alla riduzione dei ticket: una scelta francamente scandalosa.

E che dire dell'ICI? Non è un provvedimento vero e drastico rispettoso dell'autonomia impositiva dei Comuni. Mentre sbandierate il federalismo, in realtà, accentrate di nuovo la spesa locale riducendo l'ICI a carico dei trasferimenti dello Stato. In sostanza, i Comuni sono di nuovo in balia dei trasferimenti dello Stato. Basterà che voi ve li diminuiate perché i Comuni soffrano. Mi chiedo dove stanno le vostre sbandierate difese degli enti locali. Sono contraddette dalla normativa concreta che questa sera forse riuscirete ad approvare.

È incredibile come, nonostante tutti questi sforzi, non avete raggiunto gli obiettivi che vi eravate proposti, quelli cioè di tenere insieme i cocci di questa maggioranza. Il cammino in Senato è giunto a questa soluzione, quella della mancata fiducia, perché l'opposizione ha avuto un comportamento estremamente responsabile: da dieci anni, infatti, non vi era un numero così esiguo di emendamenti dell'opposizione. Si cifravano molte migliaia di emendamenti. Oggi ne sono stati cifrati da parte dell'opposizione solo poche centinaia, in modo cioè da rendere possibile il cammino concreto.

Ed io credo che abbiamo avuto ragione a proporre questo percorso. Perché? Il vostro cammino in Aula è stato tortuoso, difficile, sofferente. Talvolta solo alcuni incidenti tecnici vi hanno evitato la sconfitta. Alcune volte siete stati battuti. Molte volte siete stati costretti a trovare affastellamenti nelle norme per poterle portare a termine. Quasi sempre è stata determinante la presenza dei senatori a vita. Quasi mai avreste approvato i vostri emendamenti se non ci fosse stata quella costante presenza. (Applausi dal Gruppo FI). Basta vedere i risultati, che lo indicano a chiare lettere. Su tutti gli emendamenti importanti la loro presenza è stata determinante.

Non faccio polemiche strumentali su questo punto, ma questa è un'obiettiva constatazione. Non avete più una maggioranza politica; non avreste potuto approvare la finanziaria senza queste particolari condizioni. E che non abbiate una maggioranza politica non è solo una constatazione, ma è quanto esponenti della maggioranza hanno detto. Lo ha detto il senatore Dini, il quale nelle agenzie - leggo testualmente - ha dichiarato che l'attuale quadro politico non può non essere messo in discussione. Il senatore Bordon ha dichiarato che avrebbe votato sì, ma che la maggioranza non c'era più. Non fanno che dire cose che si sono constatate ampiamente in Aula. Non so se questa sera riuscirete ad approvare la legge finanziaria ma, anche se riuscirete a farlo, il cammino al Senato ha mostrato tutte le vostre contraddizioni.

Se la si legge seriamente, questa finanziaria viola le leggi normali della non opposizione. Voi avete detto contemporaneamente in molte parti a e non a. E tutto ciò naturalmente e purtroppo lo vedranno gli italiani. E vi assicuro che ciò che dico, che può sembrare frutto di mera polemica è invece una constatazione. Basti pensare che in questa finanziaria avete cancellato alcune centinaia di commi della finanziaria scorsa, il che significa che fate norme non destinate a durare nemmeno lo spazio di un esercizio finanziario. (Applausi dal Gruppo FI). Questo accade perché quelle norme sono il frutto dell'abborracciamento di disposizioni che siete costretti a varare per tenere insieme lembi e spezzoni che non possono stare insieme per la grave differenza ideologica e politica che intercorre fra di essi. Questa è stata la lezione dell'Aula.

Rivendichiamo la scelta, che in favore del Paese abbiamo fatto, di consentire che la finanziaria fosse regolarmente portata a termine.

Questo è stato fatto grazie, lo ribadisco, al comportamento responsabilissimo dell'opposizione. Nel contempo, abbiamo mostrato al Paese che non siete più in grado di governare e che fareste meglio ad andar via prima che i danni si aggravino per tutti i cittadini italiani. (Applausi dal Gruppo FI. Molte congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto ora di parlare per dichiarazione di voto la senatrice Finocchiaro.

 

COSSIGA (Misto). Signor Presidente...

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il presidente Cossiga?

 

COSSIGA (Misto). Presidente, veramente per salvare quello che di buono c'è ancora della Prima Repubblica, e cioè l'educazione, la pregherei di farmi intervenire per primo, per lasciare il posto più di rilievo all'intervento della collega Finocchiaro.

 

PRESIDENTE. Presidente, lei, come al solito, è sempre molto galante, non soltanto estremamente corretto sul piano parlamentare. Pensavo che volesse parlare dopo.

 

COSSIGA (Misto). È una tradizione per gli ex Presidenti del Senato; gli ex Presidenti della Repubblica non parlano in quest'Aula, ma io mi permetto di intervenire.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

COSSIGA (Misto). La prego, signor Presidente, anche per l'amicizia e la conoscenza che abbiamo da pochi mesi, quando sto per finire il tempo a mia disposizione, di togliermi pure la parola, perché i suoi predecessori l'hanno sempre fatto e le chiedo anche di poter allegare il testo integrale del mio intervento.

 

PRESIDENTE. E quindi, non debbo tradire questa tradizione? Presidente, che devo fare?

 

COSSIGA (Misto). Faccia spegnere il microfono.

 

PRESIDENTE. Non penso.

Prego, Presidente, intervenga pure.

 

COSSIGA (Misto). Signor Presidente, io non sono qui a parlare di legge finanziaria da quando in ricordo una cena al Quirinale, che, ahimè per il Paese e per me, mi ebbe suo inquilino, io presi una lezione di contabilità generale dello Stato dal ministro del tesoro Guido Carli. Io avevo minacciato di non promulgare la legge di bilancio, che era chiaramente falsa. Quello che considero il mio presidente, e cioè Andreotti - presidente perchè è stato presidente della FUCI (siamo una Massoneria bianca) - volle che invitassi a cena i Ministri e Carli non parlò per tutta la sera e poi mi disse: «Caro Cossiga, dal Regno di Sardegna in poi, tutti i bilanci dello Stato sono falsi e se non fossero gestiti falsamente lo Stato non vivrebbe».

Quindi, si immagini se io vengo qui a parlare della legge finanziaria, dopo questa lezione di Guido Carli.

Io, per vari motivi, ho amici - spero di non aver nemici - dall'una e dall'altra parte dello schieramento. Li vedo qui in fila, a cominciare dal mio dirimpettaio Cossutta, amico da quando ero Ministro dell'interno. Mi siedo qui, anche se direi che, per il mio passato, molti si aspetterebbero che mi sedessi dall'altra parte, perché non voglio mettere in imbarazzo l'altra parte.

La battaglia è perduta, e io citerò alla fine, rivolgendomi agli amici del centro-destra, la grande elegia di Alfred Tennyson sulla battaglia di Balaclava, perché loro si sono ficcati nella valle di Balaclava: su 600 se ne salvò uno solo, il comandante, che qui non c'è. (Ilarità dai banchi del centro-sinistra).

Io sono qui (non voglio offendere nessuno e non me ne voglia l'amico Romano Prodi, con il quale faccio parte della stessa setta, che non ha nulla a che vedere con la politica), non per rovesciare il Governo (non ci ho mai creduto, mai; io non ho mai votato per Silvio Berlusconi; gli sono amico dal 1974 e gli ho detto: "A Silvio, ma la vuoi smettere di dire che questo Governo cade?"; la cosa che mi meraviglia è che un uomo che ha avuto una straordinaria capacità di far denari non sappia usare il pallottoliere per contare i voti: i denari li sa contare, ma i voti no), ma perché pensavo di bloccare il Parlamento e di non fargli approvare la legge sull'istituzione della Commissione d'inchiesta sui fatti del G8 di Genova.

Il mio ruolo l'avrebbero dovuto fare il Ministro dell'interno e il Ministro della difesa, ma - siamo onesti - questo non glielo possiamo chiedere. Io sono sconfitto e passo a loro - come ho detto a tutti e due prima di venire - il testimone per impedire l'istituzione di questa Commissione.

In una lettera aperta all'onorevole Romano Prodi, Presidente del Consiglio dei ministri, pubblicata sul quotidiano «Corriere della Sera», io spiegai perché, a mio avviso, non doveva istituirsi assolutamente una Commissione d'inchiesta. In un'interpellanza, rivolta al Presidente del Consiglio, al Ministro dell'interno e al Ministro della difesa, chiesi se il Governo fosse favorevole o contrario. Ieri Romano Prodi mi ha scritto una lettera - cortesissima e affettuosa, come sempre - in cui chiama fuori il Governo, dichiarando che si tratta di materia di esclusiva competenza parlamentare.

C'è qui uno che è costituzionalista più di me, l'amico Andrea Manzella, il quale sa che, in regime parlamentare, il Governo è il "comitato direttivo" del Parlamento e, in ispecie con l'attuale legge elettorale, il leader della coalizione che ha vinto le elezioni è Presidente del Consiglio, e il Presidente del Consiglio è il leader della maggioranza. In un regime parlamentare, salvo l'elezione degli organi costituzionali, non vi sono materie di esclusiva competenza parlamentare che non rientrino nella competenza del Governo.

Non vorrei sembrare un erudito: signor Presidente del Consiglio, lei è un economista e io di economia non capisco niente e ritengo anche che non sia una scienza esatta, nonostante abbia tutte le cassette delle bellissime lezioni da lei tenute in televisione. Di diritto costituzionale capisco un po': per esprimere questi concetti mi permetterò di inviarle, in inglese, visto che conosce questa lingua - perché non dimentico che ci incontrammo alla London School of Economics, adesso anche and Politics - un piccolo libretto di Walter Bagehot, «The English Constitution», un trattato di diritto parlamentare.

Quindi, io non posso, considerare soddisfacente - e me ne duole molto - la sua risposta; e siccome io sono stato Ministro dell'interno e Presidente del Consiglio dei ministri ed ho raccolto per strada decine di poliziotti e carabinieri uccisi (Applausi dai Gruppi AN e FI) - oggi ho scritto al dottor Renato Curcio una lettera di ringraziamento per quello che scrive di me in un suo libro e per quello che dice della mia singolare comprensione del fenomeno terrorista - non posso permettere che questo si faccia, anche per motivi istituzionali.

Sono in corso due processi: uno per i pestaggi gravissimi alla scuola Armando Diaz; l'altro per i pestaggi, roba lieve, contro le forze dell'ordine. Siamo in un Paese democratico, oggi c'è una grande manifestazione, che vede anche componenti della maggioranza contro i pubblici ministeri del secondo processo. Ovviamente, però, solo la sinistra può avere il coraggio di fare una manifestazione contro i magistrati, perché mi immagino cosa sarebbe successo se una manifestazione contro le conclusioni di due pubblici ministeri l'avesse fatta la destra. (Applausi del senatore Amato).

Con questo voto io nonsono né intendo passare giammai al centro‑destra! Ho militato nella sinistra della gloriosa Democrazia Cristiana; sono stato fermo fautore della politica del compromesso storico e dei Governi di unità nazionale; sono, però, contro i pasticci.

Se l'Ulivo prima e il Partito democratico poi avessero una chiara posizione politica di moderno riformismo, senza avere nulla a che fare con gli amici comunisti (a iniziare da quello che ho sempre considerato mio amico) che non si vergognano di essere stati o di chiamarsi ancora comunisti e non si vergognano della Rivoluzione d'ottobre, io probabilmente, e lo farei essendo venuta meno la spinta propulsiva riformista in Europa delle correnti di ispirazione cristiano-democratica, siederei con loro. Ricordo a tal proposito che mi sono dimesso dal Partito popolare europeo di cui ero socio vitalizio e che ho concorso a fondare. Peraltro, mi sembra che vi siano alcune componenti del centro-sinistra che siedono benissimo accanto al partito di Aznar e accanto a quello, non certo di sinistra, della cancelliera Merkel.

Io, che sono un cattolico liberale, un "old fashioned whigs", se il Partito Democratico aderisse al Partito socialista europeo e avesse un rapporto più chiaro con coloro che io ammiro e che ho sempre rispettato - un grande comunista disse: «Avversario sempre, anticomunista mai» - forse siederei con voi. Ma non mi sembra che questo sia il caso.

Io oggi voterò contro il disegno di legge finanziaria e lo farò con grande rammarico, anche per i personali rapporti che mi legano al Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Prodi, e a molti Ministri di questo Governo - non vorrei offendere qualcuno escludendolo - dal ministro degli affari esteri Massimo D'Alema al ministro della sanità Livia Turco, dal ministro dell'interno Giuliano Amato al ministro della giustizia Clemente Mastella, e anche per i personali rapporti di amicizia che ho con coloro che - li vedo schierati - rappresentano il Partito Democratico in quest'Aula.

Mi rincresce molto, anche perché ho votato più volte la fiducia a questo Governo, ma io esprimerò questo voto. Non ho voluto mettere in imbarazzo gli amici del centro-sinistra sedendomi tra di loro, come normalmente faccio. E agli amici del centro-destra vorrei fare una dedica, se lei me lo consente, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Glielo consento, presidente Cossiga.

 

COSSIGA (Misto). Vorrei dedicare loro i versi che il poeta Alfred Tennyson ha scritto in onore dei Seicento che stavano arrivando nella valle di Balaclava: «Voi siete entrati nella valle della morte. La morte vi ha ghermito, ma nessuno dimenticherà il vostro disperato e disperante coraggio». (Applausi dai Gruppi Ulivo, FI e AN).

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto rivolgo un ringraziamento vero al presidente Marini per primo e poi ai senatori Enrico Morando, Giovanni Legnini ed Antonio Boccia, oltre che alle senatrici ed ai senatori appartenenti al mio Gruppo e a quelli della maggioranza. Lo faccio in apertura perché non è la clausola di stile con cui normalmente noi chiudiamo i nostri interventi. È davvero un grazie sentito.

Colleghi, il nostro giudizio su questa finanziaria è ampiamente favorevole. Lo era sul testo del Governo, lo è sul testo che il Senato consegnerà alla Camera. Abbiamo mantenuto le nostre promesse. E non richiamerò i contenuti della finanziaria perché il suo esame è stato svolto in Aula in questi giorni ed è così ravvicinato da rendere quei contenuti noti all'Assemblea.

Quello che voglio dire, se i colleghi me lo consentono, è che l'approvazione della legge finanziaria qui al Senato, con questa maggioranza, senza il ricorso al voto di fiducia, ha un valore politico assai più importante dell'approvazione della legge in sé. Molti commentatori politici l'hanno già definito: "il cambio di fase", la "svolta", il "nuovo scenario". È così.

Mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione. Mi rivolgo, in particolare, ai colleghi dell'UDC, di Alleanza Nazionale, della Lega e ai tanti colleghi di Forza Italia trascinati nell'insensatezza di una strategia politica decisa ed imposta dal presidente Berlusconi. (Commenti dal Gruppo FI). Una strategia politica decisa, imposta e sbagliata, innanzitutto per l'Italia, disastrosa per il centro‑destra, che è rimasto schiacciato nella morsa di un'attesa che si è snocciolata, sin dai primissimi giorni della legislatura, giorno dopo giorno, voto dopo voto, provvedimento dopo provvedimento, in attesa della cosiddetta spallata. Termine da partita di rugby. E che non è venuta su questa finanziaria, colleghi, per 715 votazioni.

E mentre questo accadeva, sulla stampa, nelle dichiarazioni pubbliche e private una ridda di indiscrezioni, di pettegolezzi, di retroscena. Espliciti anche sui tentativi di corruzione - come si chiama ovunque nel mondo - corruzione politica di nostri senatori. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV, Misto-CS e Misto-Pop-Udeur. Proteste dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di lasciar concludere la senatrice Finocchiaro.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Ne hanno parlato esplicitamente alcuni di voi, con accenti lievi ed irridenti, come se si trattasse di una cosa così, che si fa, si può fare e si può anche dire.

A segnalare che ad essere corrotta è, innanzitutto, un'idea della politica. Di più, mi sbagliavo, perché quella non è politica, ma cattiva pratica.

E non è - ne sono assolutamente certa - di tutto il centro-destra. Al contrario, e per sovrapprezzo, la cattiva pratica ha scacciato la politica. E vi ha condannato tutti, senza distinzioni, all'imbarazzato silenzio e all'attesa.

Mi tornava in mente stamane una poesia di Kavafis, che molti di voi conosceranno e di cui voglio ricordare qui soltanto qualche verso, anche per rasserenare il clima: «Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza? Stanno per arrivare i barbari oggi. Perché un tale marasma al Senato? Perché i senatori restano senza legiferare? È che i barbari arrivano oggi. Che legge voterebbero i senatori? Quando verranno, i barbari faranno la legge». E finisce: «Come sono divenuti gravi i volti! Perché le strade e le piazze si svuotano così in fretta e perché rientrano tutti a casa con un'aria così triste? È che è scesa la notte e i barbari non arrivano. E della gente è venuta dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto i barbari. E ora, che sarà di noi senza barbari? Loro erano comunque una soluzione».

È stato così. E molti di voi, colleghi, sanno che non c'è soluzione fuori dalla politica. Lo capisco anch'io che, come dice il presidente Berlusconi, sono comunque una donna. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur). La senatrice Bonfrisco non applaude, ma mi sorride, capisco.

Molti di voi autorevolissimi rappresentanti del centro-destra hanno dichiarato che, nel momento in cui questa finanziaria verrà qui approvata, si aprirà una nuova stagione per l'Italia e per la politica, perché a finire sarà la declinazione del bipolarismo come muro contro muro, spallate e ginocchiate, e si aprirà finalmente un nuovo tempo per il Paese, e per ciascuno di noi. Il tempo della riforme di cui discutere insieme, di una nuova legge elettorale, delle grandi questioni nazionali. Ciascuno dalla propria parte, ma insieme per l'Italia.

Anche perchè, lo sapete voi come noi, non c'è più tempo. I barbari non sono arrivati e ne abbiamo sprecato troppo. E questo è imperdonabile.

Non voglio tuttavia sottrarmi ad una riflessione sulla nostra maggioranza che vorrei fare in termini meno stucchevoli della proclamazione di una vittoria.

È una mia riflessione di questi giorni a cui l'intervento di Natale D'Amico, ieri, ha dato un contribuito essenziale. Ed è una riflessione che mi permetto di sottoporre anche al Governo...

 

PARAVIA (AN). Ma quale maggioranza?

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Ieri, Natale D'Amico... (Commenti del senatore Paravia).

 

PRESIDENTE. Senatore Paravia, la prego.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). La maggioranza che ti ha battuto per 715 volte in quest'Aula e che tra 5 minuti ti batterà ancora una volta. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur. Vivaci commenti dai banchi dell'opposizione).

 

PARAVIA (AN). Arrogante! Arrogante!

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Ieri, Natale D'Amico ha difeso - in quest'Aula - un articolo che quasi tutti, giornali compresi, hanno definito una "concessione" alla sinistra radicale. Sbagliato. Perché quell'articolo, quella formulazione ormai apparteneva a tutti, uno per uno, delle senatrici e dei senatori della maggioranza. Lo stesso potrei dire per altre parti della legge. Perché quest'anno, molto di più di quanto sia accaduto, paradossalmente, lo scorso anno - lo dico anche al Presidente del Consiglio - quella parte della legge finanziaria che è stata elaborata qui non è stata la tessitura paziente di un patchwork in cui trovare una composizione ponderata. Nella parte costruita qui al Senato è stato molto di più.. È stato il frutto del lavoro, ovviamente durissimo... (Commenti dal Gruppo AN). Ma non siete capaci di fare parlare qualcuno senza interrompere? (Applausi dal Gruppo Ulivo. Commenti dai banchi dell'opposizione). Non siete proprio capaci!

 

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, senatrice Finocchiaro. Vi prego, colleghi. Francamente resto abbastanza stupefatto del fatto che i colleghi dei Gruppi dell'opposizione hanno svolto i loro interventi, sviluppando anche critiche molto severe e aspre verso il Governo, era loro diritto, senza che nessuno di loro fosse interrotto. Vorrei che lo stesso avvenisse nei confronti della senatrice Finocchiaro. La prego di proseguire, senatrice.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). È stato il frutto di un lavoro, certamente durissimo, molto paziente, di mettere a frutto insieme culture politiche diverse, ma soprattutto (lasciatemelo dire) di apprezzarne l'utilità per il cambiamento, la crescita, la coesione del Paese. Il che dimostra soprattutto una cosa: che c'è più forza espressiva comune in questa maggioranza di quanta noi stessi non pensiamo. Altrimenti non ce l'avremmo mai fatta. Lo dico perché capisco, bene, disagi e difficoltà politiche che si segnalano. E penso che vadano prese molto, molto sul serio. Perché l'abbiamo sperimentato proprio sul campo più aspro di questa finanziaria, in queste settimane in cui tutti gli osservatori politici si attendevano che qui finisse.

Ma lo dico perché forse è irrituale rispetto ai canoni che governano normalmente i discorsi politici - normalmente maschili - perché a me è capitato di capirlo molto più lucidamente di quanto fosse mai accaduto in questo anno e mezzo, così che il lavoro che abbiamo prodotto al Senato non ci appartiene a pezzetti per Gruppi, ma appartiene a tutta la maggioranza.

Voi ci avevate sottovalutati, ma noi ci eravamo sottovalutati.

Da oggi ricominciamo, colleghi. Ricominciamo a ragionare, a confrontarci con tutte le forze politiche, con i Gruppi parlamentari, con i colleghi che sceglieranno di discutere di riforme, a cominciare da quella elettorale e da quella istituzionale.

Perché l'attesa è finita, perché comincia di nuovo il futuro della politica e il futuro dell'Italia. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV, Misto-CS, Misto-Pop-Udeur e dei senatori Levi-Montalcini, Scalfaro e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Colleghi, adesso, prima della votazione della legge finanziaria, fissata per le ore 22,30, saranno svolti due annunci di voto. Si tratta di due nostri colleghi che interverranno molto brevemente, per due minuti. Prego i colleghi di restare nei tempi che sono stati determinati.

 

BORDON (Ulivo). Domando di parlare per annuncio di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BORDON (Ulivo). Signor Presidente, cari colleghi, è evidente a tutti che non stiamo votando solo la finanziaria. Il voto di oggi ha assunto, infatti, ancor più generali significati politici, anche se da tempo siamo convinti che due questioni siano ormai divenute insostenibili: da una parte l'enormità del debito pubblico, che immobilizza e distrae enormi risorse; dall'altra, una spesa corrente che corre assai più di quanto dovrebbe, alimentando perversi meccanismi, burocrazie improduttive, mantenendo alta la tassazione e sottraendo risorse necessarie agli investimenti, allo sviluppo e alla ricerca. Non è certo un problema di oggi. Anzi, voglio dare atto al presidente Prodi di averlo affrontato fin dal 1996, con il rigore che gli strumenti di un quadro politico ed istituzionale così frammentato gli consentivano.

Ed è surreale che, proprio oggi, ci sia qualcuno che, dalle file della maggioranza, propone di ritornare al tempo in cui, con il proporzionale, i Governi si facevano dopo il voto, perché quel periodo fu contrassegnato, tra l'altro, dall'incontrollata espansione del debito e della spesa pubblica. (Applausi dal Gruppo FI).

Come è noto, con il collega Manzione abbiamo lavorato per inserire nella finanziaria elementi assai qualificanti che dessero un segnale forte, riducendo i costi della politica ed introducendo nuovi strumenti di difesa per la platea più vasta dei nostri concittadini consumatori. Il nostro sarà dunque un voto favorevole.

Nello stesso tempo, vogliamo sottrarci ad una ridicola conta. Passa la finanziaria, come credo, ma non cambia la nostra valutazione sulla fragilità del sistema politico, sulla assurdità di leggi elettorali che fanno male al Paese e soprattutto sulla presa d'atto che non esiste più in senso proprio e da tempo una vera e propria maggioranza politica. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC e LNP). Eviterei, come dire, sgradevoli applausi.

Sono parole dure, me ne rendo conto, ma non si cura la malattia se il medico non è impietoso.

 

PRESIDENTE. Deve concludere, senatore Bordon.

 

BORDON (Ulivo). Occorre, dunque, andare oltre la pura difesa dell'esistente mettendo in campo un progetto politico che permetta a chiunque vinca non solo di prevalere ma di governare, che è con ogni evidenza tutt'altra cosa. A questo ci dedicheremo come Unione democratica assieme al Movimento dei consumatori con una precisa proposta politica nei prossimi giorni. (Applausi dai Gruppi FI, AN e del senatore D'Amico).

 

DINI (Ulivo). Domando di parlare per annuncio di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

 

DINI (Ulivo). Signor Presidente, con lealtà verso i cittadini dobbiamo riconoscere che la legge finanziaria che il Senato si appresta a votare presenta numerose fragilità: interrompe, sì, l'ormai settennale tendenza alla crescita della spesa pubblica corrente in rapporto al PIL, ma non inverte quella deriva deleteria. Interrompe la tendenza alla crescita della pressione fiscale proseguita negli ultimi due anni, ma non avvia quella riduzione del carico fiscale su cittadini ed imprese essenziale per rimettere l'economia italiana sul sentiero dello sviluppo.

 

Presidenza del presidente MARINI (ore 22,31)

 

(Segue DINI). Il miglioramento dei conti pubblici, reso possibile dal favorevole andamento delle entrate, risulta vanificato da un aumento della spesa solo in parte giustificato.

Grazie all'azione politica di noi liberaldemocratici, si sono scongiurati i danni più gravi. Abbiamo evitato che si vendesse l'oro della Banca d'Italia, prevenendo così un'ulteriore lievitazione della spesa; abbiamo ottenuto che il Governo rinunciasse ad aumentare la tassazione dei titoli di Stato in questa fase di turbolenza dei mercati finanziari. Anche nel corso dei lavori d'Aula siamo riusciti ad ottenere miglioramenti: tra l'altro, il superamento di discriminazioni tra i contribuenti nella riduzione dell'ICI sulla prima casa e il ridimensionamento di una sanatoria dei precari nella pubblica amministrazione che rischiava di stravolgere il principio costituzionale dell'accesso al pubblico impiego mediante regolare concorso pubblico; ma di altro e di meglio avrebbe bisogno il Paese.

L'etica dei princìpi ci farebbe propendere, dunque, per un giudizio negativo su questa finanziaria. Sappiamo però che è importante farsi guidare anche dall'etica della responsabilità, che ci induce a votare a favore: non ci appartiene la cultura del «tanto peggio tanto meglio».

Con la finanziaria, il Parlamento approva il quadro delle risorse, già proposto dal Governo e concordato con le parti sociali, entro il quale deve collocarsi il disegno di legge su pensioni e welfare: aspettiamo di vederlo. È importante che quel quadro non venga alterato.

Occorre però volgere lo sguardo oltre i problemi della finanza pubblica, oltre una crescita economica che rimane la più bassa d'Europa. Vediamo con preoccupazione diffondersi nel Paese sentimenti di insicurezza, sfiducia nelle istituzioni, pulsioni populiste.

Vediamo di nuovo soffiare il vento dell'antipolitica. Temiamo che, se non sapremo ricostruire la speranza collettiva nel futuro, possa lacerarsi il tessuto della solidarietà nazionale. Per questo, proseguiremo con determinazione nella nostra iniziativa di politica liberaldemocratica, con l'obiettivo di superare rapidamente l'attuale quadro politico, poiché il Governo che ne è espressione non appare adatto a realizzare le politiche necessarie per invertire la tendenza al declino economico e civile del Paese. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC). Sappiamo che l'Italia ha in sé le risorse intellettuali e materiali per reagire a questo stato di cose. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, DCA-PRI-MPA e dei senatori D'Amico e Scalera).

 

CALDEROLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, ... (Brusìo) ...se i colleghi mi consentiranno di intervenire, non le ruberò più di trenta secondi. Credo di aver seguito questa finanziaria...

 

STRANO (AN). (Rivolto al Presidente del Consiglio) Bravo! Romano, sei un grande!

 

CALDEROLI (LNP). Senatore Strano, per cortesia.

 

PRESIDENTE. Facciamo parlare il senatore Calderoli.

 

CALDEROLI (LNP). Credo di aver seguito questa finanziaria come tutte quelle... (Commenti del senatore Strano). Senatore Strano, se fossi stato alla Presidenza in questo momento l'avrei espulsa, perché ci sono anche cose serie di cui discutere. (Proteste del senatore Strano).

 

PRESIDENTE. Guardi che lei spesso fa minacce cui poi non dà seguito. (Commenti del senatore Strano). Ma per l'espulsione era troppo poco. Senatore Strano, stia calmo.

Senatore Calderoli, vada avanti.

 

CALDEROLI. Signor Presidente, in questa settimana, devo dargliene atto in senso positivo, molte volte il Regolamento è stato applicato in modo elastico proprio per affrontare e superare, in maniera positiva, situazioni non particolarmente favorevoli. Ne do atto al Presidente, che ha fatto di tutto per poterle superare. Credo che ciò debba esserle riconosciuto da una parte e dall'altra. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC e Ulivo).

 

PRESIDENTE. Lo ha fatto anche lei.

 

CALDEROLI (LNP). Non capisco perché si debba arrivare a scampanellare e a imporre i due rigidi minuti, dopo che persone hanno parlato per ore e forse con meno contenuti dei due ultimi interventi, quando qualcuno può dare fastidio alla maggioranza. (Applausi dal Gruppo LNP). È una voce di democrazia. Ne prendo atto. Avrei voluto sentire di più, ma è una mia esigenza.

Quel che voglio evidenziare è che dalla finanziaria esce un Governo, lo dico al signor Prodi, sfiduciato da questa Camera del Parlamento. (Applausi dai Gruppi LNP, FI, AN, UDC e DCA-PRI-MPA).

 

PRESIDENTE. Prendete posto. Passiamo al voto. (Il senatore De Gregorio chiede la parola). Prendete posto, per favore. Sedetevi, che passiamo al voto. Tutti ai propri posti. Senatore De Gregorio, ora dobbiamo votare. Le darò la parola dopo. Lei ha già parlato per dichiarazione di voto.

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). È successa una cosa grave!

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, indíco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, del disegno di legge n. 1817, nel testo emendato, con l'intesa che la Presidenza si intende autorizzata ad effettuare i coordinamenti formali che si rendessero necessari.

Dichiaro aperta la votazione. Come siamo d'accordo, vi prego di restare seduti. Vi prego, colleghi, sedetevi. (Brusìo). Calma, sedersi: questo è l'impegno che abbiamo preso.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B). (I senatori della maggioranza si alzano in piedi. Vivi, prolungati applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV, Misto-CS, Misto-Pop-Udeur e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni al Presidente del Consiglio).

 

VOCI DAI BANCHI DELL'OPPOSIZIONE. Vergogna!

 

BORNACIN (AN). Vai a casa! (Ripetuti richiami del Presidente).

 

VOCI DAI BANCHI DELL'OPPOSIZIONE. Vergogna! Vergogna!

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!

Colleghi, per effetto dell'approvazione del disegno di legge finanziaria, il Governo dovrà ora procedere alla stesura delle conseguenti Note di variazioni, che saranno trasmesse al Senato non appena possibile.

La 5a Commissione permanente è sin d'ora autorizzata a convocarsi per l'esame di tali documenti e quindi a riferire all'Assemblea alla ripresa della discussione del bilancio.

 

Sull'intervento della senatrice Finocchiaro

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). Signor Presidente, credo che dinanzi a quest'Aula sia accaduta una cosa molto grave. La senatrice Finocchiaro, vorrei sottolinearlo, nel suo intervento.... (Vivaci proteste dai banchi della maggioranza).

 

PRESIDENTE. Calma, colleghi! Calma! Senatori, abbiamo portato avanti un lavoro immenso tutti assieme per due settimane. Vi prego di lasciar concludere il senatore De Gregorio.

 

DE GREGORIO (Misto-Inm). La senatrice Finocchiaro, dinanzi a quest'Aula e ai senatori, ha sostenuto che in questo Palazzo si sarebbe consumata un'azione di corruzione di senatori. (Vivaci commenti dai banchi della maggioranza). La senatrice ha pertanto il dovere di dire a quest'Aula e all'autorità giudiziaria, se ne ha le prove, come e dove sarebbe stata consumata questa corruzione. (Vivaci proteste dai banchi della maggioranza. Richiami del Presidente). La contrapposizione politica che qualcuno cerca di manifestare attraverso un'esposizione di fatti infami, di cui non ci sono elementi di alcun tipo, a questo punto va manifestata davanti all'autorità giudiziaria. È bene, quindi, che la senatrice Finocchiaro lo faccia. (Vivaci commenti dai banchi della maggioranza).

 

PRESIDENTE. Colleghi, convoco la Conferenza dei Capigruppo.

Sospendo la seduta per 30 minuti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 22,41, è ripresa alle ore 23,20).

 

(omissis)


Allegato A

 

DISEGNO DI LEGGE

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (1817)

 

ARTICOLI, EMENDAMENTI E ORDINI DEL GIORNO PRECEDENTEMENTE ACCANTONATI

EMENDAMENTO 46.0.800 E SUBEMENDAMENTO

 

 

46.0.800/1 (testo 2)

IL RELATORE

Approvato

All'emendamento 46.0.800, al comma 1, sostituire le parole: «annui per il periodo 2008-2017» con le seguenti: «per l'anno 2008».

 

46.0.800

CURSI, TOMASSINI, MONACELLI, BIANCONI, GRAMAZIO, MASSIDDA, GHIGO, TOTARO, POLLEDRI, CARRARA, COLLI, LORUSSO, SANCIU, CORONELLA, D'ALI', CAFORIO, SAPORITO, COLLINO, DIVINA

Approvato con un subemendamento

Dopo l'articolo 46,inserire il seguente:

«Art. 46-bis.

(Disposizioni a favore dei soggetti danneggiati in ambito sanitario)

1. Per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che hanno instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti, è autorizzata la spesa di 180 milioni di euro annui per il periodo 2008-2017.

2. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono fissati i criteri in base ai quali sono definite, nell'ambito di un piano pluriennale, le transazioni di cui al comma 1 e, comunque, nell'ambito delle predette autorizzazioni, in analogia e coerenza con i criteri transattivi già fissati per i soggetti emofilici dal decreto del Ministro della salute 3 novembre 2003, sulla base delle conclusioni rassegnate dal gruppo tecnico istituito con decreto del Ministro della salute in data 13 marzo 2002, con priorità, a parità di gravità dell'infermità, per i soggetti in condizioni di disagio economico accertate mediante l'utilizzo dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n.109, e successive modificazioni.

3. Agli oneri di cui al comma 1 si provvede mediante incremento, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, delle aliquote di base di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1985, n.76, per il calcolo dell'imposta sui tabacchi lavorati destinati alla vendita al pubblico nel territorio soggetto a monopolio».

 

ARTICOLO 47 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 47.

Approvato con un emendamento

(Personale della associazione italiana della Croce rossa)

1. Al fine di assicurare l'espletamento delle attività che la associazione italiana della Croce rossa svolge in regime convenzionale nel settore dei servizi sociali e socio-sanitari, i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati sulla base delle convenzioni sono confermati per la durata delle convenzioni medesime. In tutti gli altri casi restano ferme le limitazioni previste dalla presente legge in materia di lavoro flessibile. Alla copertura dell'onere relativo la associazione italiana della Croce rossa provvede nell'ambito delle risorse finanziarie previste dalle convenzioni e in ogni caso senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

 

EMENDAMENTI

 

47.1

TURIGLIATTO

Decaduto

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art 47.

(Stabilizzazione del personale precario della C.R.I.)

1. Al fine di assicurare l'espletamento delle funzioni istituzionali ed in convenzione, tutti i contratti a tempo determinato stipulati dalla Croce Rossa Italiana sono trasformati in contratti a tempo indeterminato dalla data di entrata in vigore della presente legge».

Conseguentemente alla copertura del relativo onere si provvede con le ordinarie dotazioni finanziarie della Croce Rossa Italiana, nonché con corrisposto un contributo a carico del «Fondo Nazionale per la stabilizzazione dei lavoratori precari delle P.A. e per l'Occupazione» pari ai maggiori oneri rispetto alla spesa sostenuta come contratti non a tempo indeterminato.

 

47.2 (testo 2)

ROSSI FERNANDO

Approvato. Votato per parti separate

Aggiungere, in fine i seguenti commi:

«1-bis. Nei confronti del personale di cui al comma 1 trovano applicazione le disposizioni previste dall'articolo 93, commi 5, 6 e 7 della presente legge. Per i soggetti in possesso dei prescritti requisiti che non possono essere stabilizzati per mancanza di disponibilità di posti vacanti nell'organico della Croce rossa italiana, nel rispetto della vigente normativa in materia di assunzioni, si procede ad un graduale assorbimento del personale presso gli enti del servizio sanitario nazionale e presso le regioni, tenuto conto delle qualifiche e dei profili professionali e nel rispetto delle procedure previste per le altre pubbliche amministrazioni e dei vincoli di contenimento delle spese di personale cui sono sottoposti i predetti enti, sulla base di un protocollo da stipulare con le regioni nelle competenti sedi istituzionali, su proposta del Ministero della salute di concerto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica - e del Ministero dell'economia delle finanze. Con tale protocollo vengono anche definiti gli aspetti relativi al rinnovo delle convenzioni di cui al comma 1, allo scopo di assicurare la continuità del servizio attraverso la proroga dei contratti di lavoro in essere.

1-ter. Al comma 527 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è aggiunto in fine il seguente periodo: "Al fine di assicurare il rispetto della disciplina vigente sul bilinguismo e la riserva proporzionale di posti nel pubblico impiego, nell'ambito delle procedure e nei limiti dell'autorizzazione alle assunzioni di cui al presente comma, è prioritariamente considerata l'immissione in servizio del personale risultato vincitore o idoneo a seguito di procedure concorsuali pubbliche da destinare agli uffici periferici delle amministrazioni dello Stato e degli enti previdenziali situati sul territorio della Provincia autonoma di Bolzano"».

Conseguentemente, alla rubrica, aggiungere in fine le seguenti parole: «, nonché assunzioni presso le amministrazioni pubbliche nella provincia autonoma di Bolzano».

 

47.300

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 1, inserire il seguente:

«1-bis. Per consentire alla Croce Rossa Italiana di provvedere alla corresponsione dell'intero ammontare delle risorse dovute ai propri dipendenti a titolo di salario accessorio in relazione agli anni 2005 e 2006 e di dare attuazione alle disposizioni sugli avanzamenti di carriera previsti dal contratto integrativo 2001, applicativo del CCNL 1998-2001, è autorizzata, per l'esercizio 2008, la spesa di 250 mila euro».

Conseguentemente, alla tabella A voce Ministero dell'economia e delle finanze, modificare gli importi come segue:

2008: - 250 mila euro.

 

EMENDAMENTO 53.0.200 (TESTO 3) E ORDINE DEL GIORNO

 

53.0.200 (testo 3)

MANZIONE, BORDON

Approvato

Dopo l'articolo 53, inserire il seguente:

«Art. 53-bis.

(Disciplina dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori)

1. Il presente articolo istituisce e disciplina l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, quale nuovo strumento generale di tutela nel quadro delle misure nazionali volte alla disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti, conformemente ai princìpi stabiliti dalla normativa comunitaria volti ad innalzare i livelli di tutela.

2. Dopo l'articolo 140 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n.206, è inserito il seguente:

"Art. 140-bis - (Azione collettiva risarcitoria). - 1. Le associazioni dei consumatori e degli utenti di cui al comma 1 dell'articolo 139 e gli altri soggetti di cui al comma 2 del presente articolo, fermo restando il diritto del singolo cittadino di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi conformemente a quanto previsto dall'articolo 24 della Costituzione, possono richiedere singolarmente o collettivamente al tribunale del luogo ove ha la residenza il convenuto, la condanna al risarcimento dei danni e la restituzione delle somme dovute direttamente ai singoli consumatori o utenti interessati, in conseguenza di atti illeciti commessi nell'ambito di rapporti giuridici relativi a contratti cosiddetti per adesione, di cui all'articolo 1342 del Codice Civile, che all'utente non è dato contrattare e modificare, di atti illeciti extracontrattuali, di pratiche commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali, messi in atto dalle società fornitrici di beni e servizi nazionali e locali, sempre che ledano i diritti di una pluralità di consumatori o di utenti.

2. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentite le competenti Commissioni parlamentari, sono individuate le ulteriori associazioni di consumatori, investitori e gli altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati ad agire ai sensi del presente articolo.

3. L'atto con cui il soggetto abilitato promuove l'azione collettiva di cui al comma 1 produce gli effetti interruttivi della prescrizione ai sensi dell'articolo 2945 del codice civile, anche con riferimento ai diritti di tutti i singoli consumatori o utenti conseguenti al medesimo fatto o violazione.

4. Con la sentenza di condanna il giudice determina i criteri in base ai quali deve essere fissata la misura dell'importo da liquidare in favore dei singoli consumatori o utenti.

5. In relazione alle controversie di cui al comma 1, davanti al giudice può altresì essere sottoscritto dalle parti un accordo transattivo nella forma della conciliazione giudiziale.

6. La definizione del giudizio rende improcedibile ogni altra azione ai sensi del presente articolo nei confronti dei medesimi soggetti e per le medesime fattispecie.

7. Contestualmente alla pubblicazione della sentenza di condanna di cui al comma 4 ovvero della dichiarazione di esecutività del verbale di conciliazione, il giudice, per la determinazione degli importi da liquidare ai singoli consumatori o utenti, costituisce presso lo stesso tribunale apposita Camera di Conciliazione, composta in modo paritario dai difensori dei proponenti l'azione di gruppo e del convenuto e nomina un conciliatore di provata esperienza professionale iscritto all'albo speciale per le giurisdizioni superiori che la presiede. A tale Camera di Conciliazione tutti i cittadini interessati possono ricorrere singolarmente o tramite delega alle associazioni di cui al comma 1. Essa definisce, con verbale sottoscritto dalle parti e dal presidente, i modi, i termini e l'ammontare per soddisfare i singoli consumatori o utenti nella loro potenziale pretesa. La sottoscrizione del verbale rende improcedibile l'azione dei singoli consumatori o utenti per il periodo di tempo stabilito dal verbale per l'esecuzione della prestazione dovuta.

8. In caso di inutile esperimento della composizione di cui al comma 7, il singolo consumatore o utente può agire giudizialmente, in contraddittorio, al fine di chiedere l'accertamento, in capo a se stesso, dei requisiti individuati dalla sentenza di condanna di cui al comma 4 e la determinazione precisa dell'ammontare del risarcimento dei danni riconosciuto ai sensi della medesima sentenza.

9. La sentenza di condanna di cui al comma 4, unitamente all'accertamento della qualità di creditore ai sensi dei commi 7 e 8, costituisce ai sensi dell'articolo 634 del codice di procedura civile, titolo per la pronuncia da parte del giudice competente di ingiunzione di pagamento, richiesta dal singolo consumatore o utente, ai sensi degli articoli 633 e seguenti del medesimo codice di procedura civile.

10. La sentenza di condanna di cui al comma 4, ovvero l'accordo transattivo di cui al comma 5 debbono essere opportunamente pubblicizzati a cura e spese della parte convenuta, onde consentire la dovuta informazione alla maggiore quantità di consumatori e utenti interessati.

11. Nelle azioni collettive aventi ad oggetto prodotti o servizi venduti attraverso contratti conclusi secondo le modalità previste dall'articolo 1342 del codice civile, la diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli, accertati dall'autorità competente, rende nulli i contratti nei confronti di tutti i singoli consumatori o utenti nel periodo di diffusione del messaggio stesso. La nullità può essere fatta valere solo dal promotore dell'azione di gruppo.

12. In caso di soccombenza, anche parziale, del convenuto, lo stesso è condannato al pagamento delle spese legali. In ogni caso, il compenso dei difensori del promotore della azione collettiva non può superare l'importo massimo del 10 per cento del valore della controversia".

3. Le disposizioni di cui al presente articolo diventano efficaci decorsi 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge».

 

G53.0.100 (già em. 53.0.4)

ROSSI FERNANDO

Precluso

Il Senato,

premesso che:

la normativa comunitaria stabilisce criteri volti ad innalzare i livelli di tutela e di garanzia dei cittadini utenti e consumatori;

negli Stati Uniti, e in altri Paesi,si è diffusa con successo una forma di azione collettiva risarcitoria (class action);

in Italia si ravvisa la necessità di recepire le indicazioni europee relative alla difesa dei consumatori, adeguando le prassi di intervento in materia, con l'obiettivo di consentire un'azione collettiva risarcitoria, per la condanna al risarcimento dei danni e la restituzione delle somme dovute direttamente ai singoli cittadini, consumatori o utenti interessati, in conseguenza di atti illeciti commessi nell'ambito di rapporti giuridici relativi a contratti per adesione, di atti illeciti extracontrattuali, di pratiche commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali, da chiunque messi in atto ivi comprese le società fornitrici di beni e servizi nazionali e locali, sempre che siano lesivi dei diritti di una pluralità di cittadini, consumatori o di utenti. L'atto con cui il soggetto abilitato promuove l'azione collettiva, produce gli effetti interruttivi della prescrizione (Codice Civile articolo 2945) anche con riferimento ai diritti di tutti i singoli cittadini, consumatori o utenti conseguenti al medesimo fatto o violazione;

impegna il Governo:

affinché sia istituita e disciplinata, entro il 30 giugno 2008, l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei cittadini, degli utenti e dei consumatori, condotta dal cittadino danneggiato, dalle associazioni di cui all'articolo 137 del decreto legislativo n.206 del 6 settembre 2005, nonché delle altre associazioni di consumatori e utenti e dalle associazioni di tutela di interessi collettivi specifici, nell'ambito degli interessi tutelati a norma del proprio statuto. L'azione collettiva risarcitoria dovrà prevedere inoltre il danno punitivo e l'immediata esecutività della sentenza a favore dei cittadini danneggiati intervenuti nell'ambito della medesima azione collettiva risarcitoria.

 

ARTICOLO 91 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

 

Art. 91.

Approvato con emendamenti

(Emolumenti, consulenze, responsabilità contabile, consiglieri della Corte dei conti)

1. Il comma 593 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è abrogato.

2. Il trattamento economico onnicomprensivo di chiunque riceva a carico delle pubbliche finanze emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni, autorità indipendenti, agenzie, enti pubblici anche economici, società a totale o prevalente partecipazione pubblica nonché le loro controllate, ovvero sia titolare di incarichi o mandati di qualsiasi natura, non può superare quello del primo presidente della Corte di cassazione. Il limite si applica anche ai presidenti e componenti di autorità indipendenti, ai presidenti e componenti di collegi e organi di governo e di controllo di società non quotate in borsa, ai dirigenti. Nessun atto comportante spesa ai sensi dei precedenti periodi può ricevere attuazione, se non sia stato previamente reso noto, con l'indicazione nominativa dei destinatari e dell'ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministrazione o del soggetto interessato, nonché comunicato al Governo e al Parlamento. In caso di violazione, l'amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare eccedente la cifra consentita. Le disposizioni di cui al primo e al secondo periodo del presente comma non possono essere derogate se non per motivate esigenze di carattere eccezionale e per un periodo di tempo non superiore a tre anni, fermo restando quanto disposto dal periodo precedente. Le amministrazioni, enti e società di cui al primo periodo per le quali il limite trova applicazione sono tenute alla preventiva comunicazione dei relativi atti alla Corte dei conti. Per le amministrazioni dello Stato possono essere autorizzate deroghe con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, nel limite massimo di cui al comma 3. Coloro che sono legati da un rapporto di lavoro con organismi pubblici anche economici ovvero con le società a partecipazione pubblica o loro partecipate, collegate e controllate e che sono nominati componenti degli organi di governo e di controllo dei medesimi organismi o società sono collocati di diritto in aspettativa senza assegni e con sospensione della loro iscrizione ai competenti istituti di previdenza e di assistenza.

3. Le disposizioni di cui al comma 2 si applicano anche alle situazioni e rapporti già in corso alla data di entrata in vigore della presente legge. Qualora il trattamento economico subisca una riduzione, è consentito all'interessato entro il trentesimo giorno dalla data di entrata in vigore della presente legge rinunciare o recedere dal contratto, incarico o mandato nell'ambito del quale la riduzione viene applicata. Se la rinuncia o il recesso non è comunicato entro il termine anzidetto, l'incarico, mandato o contratto s'intende confermato secondo quanto originariamente previsto e con il solo cambiamento del trattamento economico. Nessuna deroga è consentita ai sensi del comma 2 per i due anni successivi a quello di entrata in vigore della presente legge. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanare entro il 30 giugno 2008 sono individuate, entro il limite massimo di 25 unità, le posizioni sottratte all'applicazione del presente comma.

4. Il primo, secondo e terzo periodo dell'articolo 1, comma 466, della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono soppressi. Alle fattispecie già disciplinate dai periodi soppressi si applicano i commi 2 e 3 del presente articolo.

5. Gli atti delle amministrazioni dello Stato, comportanti spese ai sensi del comma 2 del presente articolo, sono trasmessi alla Corte dei conti per il controllo di legittimità, ai sensi dell'articolo 27 della legge 24 novembre 2000, n.340.

6. Il presidente della sezione centrale del controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato accerta, prima della registrazione o della ricusazione del visto, l'avvenuta pubblicazione dell'incarico sul sito web dell'amministrazione. Il visto è comunque ricusato nel caso di mancata pubblicazione.

7. Le disposizioni dei commi 5 e 6 costituiscono princìpi fondamentali per il coordinamento della finanza pubblica, ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione.

8. All'articolo 1, comma 127, della legge 23 dicembre 1996, n.662, le parole da: «pubblicano» a: «erogato» sono sostituite dalle seguenti: «sono tenute a pubblicare sul proprio sito web i relativi provvedimenti completi di indicazione dei soggetti percettori, della ragione dell'incarico e dell'ammontare erogato. In caso di omessa pubblicazione, la liquidazione del corrispettivo per gli incarichi di collaborazione o consulenza di cui al presente comma costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale del dirigente preposto».

9. L'affidamento da parte degli enti locali di incarichi di studio o di ricerca, ovvero di consulenze a soggetti estranei all'amministrazione può avvenire solo nell'ambito di un programma approvato dal consiglio ai sensi dell'articolo 42, comma 2, lettera b), del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267.

10. Con il regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi emanato ai sensi dell'articolo 89 del citato decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267, sono fissati, in conformità a quanto stabilito dalle disposizioni vigenti, i limiti, i criteri e le modalità per l'affidamento di incarichi di collaborazione, di studio o di ricerca, ovvero di consulenze a soggetti estranei all'amministrazione. Con il medesimo regolamento è fissato il limite massimo della spesa annua per gli incarichi e consulenze. L'affidamento di incarichi o consulenze effettuato in violazione delle disposizioni regolamentari emanate ai sensi del presente comma costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale.

11. Le disposizioni regolamentari di cui al comma 10 sono trasmesse, per estratto, alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti che, entro trenta giorni dalla ricezione, esprime parere obbligatorio ma non vincolante sulla legittimità e compatibilità finanziaria delle stesse.

12. Dalla data di emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al quarto periodo del presente comma sono soppressi tutti i contratti di consulenza di durata continuativa riferibili al personale facente parte di speciali uffici o strutture, comunque denominati, istituiti presso le amministrazioni dello Stato, fatta eccezione per quelle preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, del patrimonio e delle attività culturali e storico-artistiche e alla tutela della salute e della pubblica incolumità. Le relative funzioni sono denominate alle direzioni generali competenti per materia ovvero per vicinanza di materia. Il personale di ruolo dipendente dall'amministrazione statale è restituito a quella di appartenenza ovvero può essere inquadrato, con le procedure e le modalità previste dal citato decreto legislativo n.165 del 2001, in uno degli uffici del Ministero presso cui presta servizio. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanare entro il 30 giugno 2008, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, sono individuati, tra gli uffici e le strutture di cui al primo periodo, quelli per i quali sussistono contratti di consulenza e di durata continuativa indispensabili per assicurare il perseguimento delle finalità istituzionali.

13. È nullo il contratto di assicurazione con il quale un ente pubblico assicuri propri amministratori per i rischi derivanti dall'espletamento dei compiti istituzionali connessi con la carica e riguardanti la responsabilità per danni cagionati allo Stato o ad enti pubblici e la responsabilità contabile.

14. L'articolo 7, comma 9, della legge 5 giugno 2003, n.131, è abrogato. I componenti già nominati in attuazione della predetta disposizione cessano dalla carica alla data di entrata in vigore della presente legge. Dalla medesima data termina ogni corresponsione ai medesimi componenti di emolumenti a qualsiasi titolo in precedenza percepiti.

15. Per il coordinamento delle nuove funzioni istituzionali conseguenti all'applicazione del presente articolo con quelle in atto già svolte, il consiglio di presidenza della Corte dei conti adotta, su proposta del presidente della Corte, i regolamenti necessari per riorganizzare gli uffici ed i servizi dell'Istituto, ai sensi dell'articolo 4 della legge 14 gennaio 1994, n.20, e dell'articolo 3 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n.286. Il presidente della Corte, quale organo di governo dell'Istituto, formula le proposte regolamentari, sentito il segretario generale, nell'esercizio delle funzioni di indirizzo politico-istituzionale ai sensi degli articoli 4, comma 1, e 15, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, definendo gli obiettivi ed i programmi da attuare ed adottando i conseguenti provvedimenti applicativi.

16. Ai fini di razionalizzazione della spesa pubblica, di vigilanza sulle entrate e di potenziamento del controllo svolto dalla Corte dei conti, l'amministrazione che ritenga di non ottemperare ai rilievi formulati dalla Corte a conclusione di controlli su gestioni di spesa o di entrata svolti a norma dell'articolo 3 della legge 14 gennaio 1994, n.20, adotta, entro trenta giorni dalla ricezione dei rilievi, un provvedimento motivato da comunicare alla Presidenza delle Camere, alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed alla Presidenza della Corte dei conti. Ove un atto o una gestione presentino una particolare rilevanza il presidente della Corte, in applicazione del principio di unitarietà della Corte stessa, può disporre, con propria ordinanza, l'integrazione temporanea di ogni collegio del controllo con magistrati aggiunti, in numero non superiore a dieci.

17. Al comma 4 dell'articolo 3 della legge 14 gennaio 1994, n.20, e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le parole: «, anche tenendo conto, ai fini di referto per il coordinamento del sistema di fmanza pubblica, delle relazioni redatte dagli organi, collegiali o monocratici, che esercitano funzioni di controllo o vigilanza su amministrazioni, enti pubblici, autorità amministrative indipendenti o società a prevalente capitale pubblico».

18. L'adeguamento di cui all'articolo 1, comma 576, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è corrisposto nella misura del 90 per cento per l'anno 2008 e nella misura dell'80 per cento per l'anno 2009.

 

 

 

PROPOSTA DI STRALCIO

 

S91.100

D'ONOFRIO

Ritirata

Stralciare l'articolo.

EMENDAMENTI

 

91.3

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Respinto

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 91.

1. Fatti salvi i diritti acquisiti, a decorrere dall'entrata in vigore della presente legge, la retribuzione di tutti i dipendenti delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, ivi compresi tutti gli enti pubblici economici, nonché quella del personale in regime di diritto pubblico di cui all'articolo 3 del medesimo decreto legislativo, non può superare il trattamento netto spettante ai membri del Parlamento. La disposizione di cui al periodo precedente si applica anche ai membri di commissioni e collegi, ivi comprese le autorità amministrative indipendenti, e comunque a tutti i titolari di qualsiasi incarico caratterizzato da durata e continuità della prestazione in ogni caso conferito dalle medesime amministrazioni pubbliche e dalle società da queste totalmente o prevalentemente partecipate. Nessun atto comportante spesa ai sensi dei precedenti periodi può ricevere attuazione, se non sia stato previamente reso noto, con l'indicazione nominativa dei destinatari e dell'ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministrazione o del soggetto interessato, nonché comunicato al Governo e al Parlamento; in caso di violazione, l'amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare eccedente la cifra consentita.

2. Il comma 2, dell'articolo 1 della legge 31 ottobre 1965, n.1261, è sostituito dal seguente:

"Gli Uffici di Presidenza delle due Camere determinano l'ammontare di dette quote in misura tale che non superino un'indennità annua lorda pari a 145 mila euro".

3. I commi 466 e 593 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono abrogati».

 

91.70

CICCANTI, SCHIFANI, MATTEOLI

Ritirato e trasformato nell'odg G91.100

Dopo il comma 1, inserire il seguente:

«1-bis. Al fine di garantire l'effettiva indipendenza della Corte dei conti le somme occorrenti per il suo funzionamento gravano sui bilanci delle Camere in misura paritaria. Continuano a gravare su un apposito capitolo dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze le somme relative alle spese obbligatorie e d'ordine, fermo restando l'attuale regime giuridico fino alla completa attuazione della norma di cui al periodo precedente la Corte rende annualmente il conto consuntivo del proprio bilancio al Parlamento che ha competenza esclusiva per il controllo sulla Corte stessa».

 

91.100

SAPORITO, COLLINO, FLUTTERO, BALDASSARRI

Ritirato

Dopo il comma 1, inserire il seguente:

«2. Il comma 466 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è sostituito dal seguente:

"466. Il compenso lordo annuale, onnicomprensivo, attribuito all'amministratore unico ovvero al presidente e ai componenti del consiglio di amministrazione di società partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze e rispettive società controllate e collegate, non può superare i 500.000 euro a cui potrà essere aggiunta una quota variabile, non superiore al 25 per cento della retribuzione fissa, che verrà corrisposta al raggiungimento di obiettivi annuali, oggettivi e specifici. Tali importi devono essere rivalutati annualmente con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, in misura non superiore all'indice dei prezzi al consumo stabiliti dall'lSTAT per la collettività nazionale"».

 

91.101

SAPORITO, COLLINO, FLUTTERO, BALDASSARRI

Ritirato

Dopo il comma 1 inserire il seguente:

«2. Il comma 725 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è sostituito dal seguente:

"725. Nelle società a totale partecipazione di un ente locale ovvero di una pluralità di enti locali, il compenso lordo annuale, onnicomprensivo, attribuito all'amministratore unico non può essere superiore al settanta per cento delle indennità del rappresentante del socio pubblico con la maggiore quota di partecipazione e, in caso di parità di quote, a quella di maggiore importo tra le indennità spettanti ai rappresentanti dei soci pubblici. Il compenso lordo annuale, onnicomprensivo, attribuito al presidente e ai componenti del consiglio d'amministrazione delle società a partecipazione di un ente locale ovvero di una pluralità di enti locali, non può essere superiore, rispettivamente al settanta e al sessanta per cento dell'indennità spettante al rappresentante del socio pubblico con la maggiore quota di partecipazione, e, in caso di parità di quote, a quella di maggiore importo tra le indennità spettanti ai rappresentanti dei soci pubblici. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano adottano le opportune disposizioni volte a garantire che nelle società a totale partecipazione pubblica sia prevista un'indennità di risultato solo nel caso di produzione di utili ed in misura ragionevole e proporzionata, sulla base di valutazioni legate al volume d'affari delle stesse, nonché al numero di dipendenti e allo stato patrimoniale e contabile della società".

3. Il comma 726 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296, è soppresso».

 

91.850 testo 2/1

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sopprimere la lettera a).

 

91.850 testo 2/200

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera a), dopo le parole: «di cui all'articolo 1, comma 2» aggiungere le seguenti: «e di cui all'articolo 3» e alla fine della lettera aggiungere le seguenti parole: «sostituire le parole: "non può superare quello del primo presidente della Corte di Cassazione" con le seguenti: "non può superare il trattamento netto spettante ai membri del Parlamento"».

Conseguentemente sopprimere la lettera h).

 

91.850 testo 2/2

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera a), dopo le parole: «di cui all'articolo 1, comma 2» aggiungere le seguenti: «e di cui all'articolo 3» e alla fine della lettera aggiungere le seguenti parole: «sostituire le parole: "non può superare quello del primo presidente della Corte di Cassazione" con le seguenti: "non può superare il trattamento netto spettante ai membri del Parlamento"».

 

91.850 testo 2/3

EUFEMI, POLI, MANNINO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera a), sopprimere le parole: «dopo la parola: "società" inserire le seguenti: "non quotate" e».

 

91.850 testo 2/4

EUFEMI, POLI, MANNINO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera a), sostituire le parole: «dopo la parola: "società" inserire le seguenti: "non quotate"» con le seguenti: «sopprimere le parole: "società a totale o prevalente partecipazione pubblica nonché le loro controllate"».

 

91.850 testo 2/5

SAIA

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera a), dopo le parole: «inserire le seguenti: "non quotate"» aggiungere le seguenti: «dopo le parole: "a totale" sopprimere le parole: "o prevalente"».

91.850 testo 2/6

PASTORE

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera a), sopprimere le parole da: «e dopo le parole», fino alla fine.

 

91.850 testo 2/100

TADDEI

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera a), sostituire le parole: «nel territorio metropolitano"» con le seguenti: «nel territorio della Madrepatria».

 

91.850 testo 2/201

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera a), sostituire la parola: «metropolitano» con: «nazionale».

 

91.850 testo 2/101

EUFEMI, MANNINO, POLI

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sopprimere la lettera b).

 

91.850 testo 2/7

PASTORE

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sostituire la lettera b), con la seguente:

«b) al comma 2, secondo periodo, sopprimere le parole: "ai presidenti e componenti di autorità indipendenti"».

91.850 testo 2/8

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sostituire la lettera b), con la seguente:

«b) al comma 2, secondo periodo, dopo le parole: "ai presidenti e componenti di Autorità indipendenti" aggiungere le seguenti: "ai magistrati ordinari, amministrativi, e contabili"».

 

91.850 testo 2/202

CICCANTI, D'ONOFRIO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera b), sopprimere le parole: «ai magistrati ordinari, amministrativi e contabili».

 

91.850 testo 2/9

PASTORE

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sopprimere la lettera c).

 

91.850 testo 2/10

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Id. em. 91.850 testo 2/9

All'emendamento 91.850 (testo 2), sopprimere la lettera c).

 

91.850 testo 2/102

FERRARA

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sostituire la lettera c), con la seguente:

«c) al comma 2, dopo il secondo periodo inserire il seguente: "Il limite si applica ai contratti stipulati tra editori anche in forma cooperativa, di testate giornalistiche, radiofoniche e televisive ivi comprese le agenzie di stampa e giornalisti, anche pubblicisti e collaboratori, a qualsiasi titolo, nel caso in cui detti editori usufruiscano di contributi o interventi finanziari pubblici a qualsiasi titolo."».

 

91.850 testo 2/103

PASTORE

Ritirato

All'emendamento 91.850 (testo 2), sostituire la lettera c), con la seguente:

«c) al comma 2, dopo il secondo periodo inserire il seguente: "Il limite non si applica a presentatori, cantanti e tersicorei che prestano la loro opera presso la RAI Spa."».

 

91.850 testo 2/204

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera c), dopo le parole: «di natura professionale» aggiungere le seguenti: «ad eccezione di quelli stiplati dalla RAI» e sopprimere le parole da: «aventi ad oggetto» fino alla fine della lettera.

 

91.850 testo 2/500

VALENTINO, SAPORITO, CARUSO, BALDASSARRI, BUCCICO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera c), sopprimere le parole da: «che non possono in alcun caso essere stipulati» fino a: «effettiva concorrenza».

 

91.850 testo 2/205

CUTRUFO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2): 1. alla lettera c), dopo le parole: «effettiva concorrenza» aggiungere le seguenti: «Coloro che svolgono attività di natura professionale o che stipulano contratti d'opera, di cui sopra, con enti o aziende pubbliche o enti a qualunque titolo a carico delle finanze pubbliche, in particolar modo coloro che prestano attività nell'ambito degli strumenti di informazione pubblica, non possono in alcun modo svolgere attività di propaganda politica o sfruttare la propria posizione per fini politici a pena di nullità del contratto».

2. Sostituire la lettera k) con la seguente: «sopprimere il comma 13».

 

91.850 testo 2/104 (testo 2)

IL RELATORE

Approvato

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera d), dopo le parole: «secondo periodo» aggiungere le seguenti: «del presente comma»;

Alla lettera i), capoverso: «3», sostituire le parole: «ai rapporti» con le seguenti: «ai contratti di diritto privato»;

 

91.850 testo 2/105

FERRARA

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera e), sostituire la cifra: «25» con la seguente: «125».

 

91.850 testo 2/106

FERRARA

V. testo 2

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera e), sostituire la cifra: «25» con la seguente: «6».

Conseguentemente al comma 3 sostituire l'ultimo periodo con il seguente: «Sono sottratti all'applicazione del presente comma le posizioni di: Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Capo di stato maggiore della difesa, Capo della Polizia, Segretario Generale del Ministero degli Affari esteri, Direttore del Dipartimento della Protezione civile, Ragioniere Generale dello Stato».

 

91.850 testo 2/106 (testo 2)

FERRARA

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera e), sostituire la cifra: «25» con la seguente: «7».

Conseguentemente al comma 3 sostituire l'ultimo periodo con il seguente: «Sono sottratti all'applicazione del presente comma le posizioni di: Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Comandante Generale della Guardia di finanza, Capo di stato maggiore della difesa, Capo della Polizia, Segretario Generale del Ministero degli Affari esteri, Direttore del Dipartimento della Protezione civile, Ragioniere Generale dello Stato».

91.850 testo 2/11

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sopprimere la lettera f).

 

91.850 testo 2/206

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera g), sopprimere il primo periodo.

 

91.850 testo 2/207

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera g), sopprimere l'ultimo periodo.

 

91.850 testo 2/107

PASTORE

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sopprimere la lettera h).

 

91.850 testo 2/108

EUFEMI, MANNINO, POLI

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera h), sopprimere le parole: «la Banca d'Italia e».

 

91.850 testo 2/208

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sopprimere la lettera i).

 

91.850 testo 2/109

EUFEMI, MANNINO, POLI

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera i), sostituire le parole: «28 settembre 2007» con le seguenti: «1º gennaio 2008».

 

91.850 testo 2/110

PASTORE

Sost. id. em. 91.850 testo 2/109

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera i), sostituire le parole: «del 28 settembre 2007» con le seguenti: «dell'entrata in vigore della presente legge».

91.850 testo 2/111

VEGAS

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera i), dopo il primo periodo, inserire il seguente: «I contratti stipulati dopo il 28 settembre 2007 e fino al 31 dicembre del medesimo anno sono nulli ad ogni effetto».

 

91.850 testo 2/112

STORACE, BUTTI, PIONATI, STERPA, BALDINI, ROTONDI, GALLI, SELVA

Approvato

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera i), dopo il comma 3-ter, inserire il seguente:

«3-quater. Tutte le retribuzioni dirigenziali e i compensi per la conduzione di trasmissioni di qualunque genere presso la RAI Spa sono resi noti alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi».

 

91.850 testo 2/14

PASTORE

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sopprimere la lettera k).

 

91.850 testo 2/15

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Id. em. 91.850 testo 2/14

All'emendamento 91.850 (testo 2), sopprimere la lettera k).

 

91.850 testo 2/16

D'ONOFRIO, CICCANTI, FORTE

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera k), sostituire il primo periodo con il seguente: «Dopo il 30 giugno 2008 non può essere stipulato nessun contratto di assicurazione in violazione della presente legge».

 

91.850 testo 2/210

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), alla lettera k), sostituire le parole: «alla data del 30 giugno 2008» con le seguenti: «alla data dell'entrata in vigore della presente legge».

 

91.850 testo 2/17

POLLEDRI, FRANCO PAOLO

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sopprimere la lettera l).

 

91.850 testo 2/18

PASTORE

Respinto

All'emendamento 91.850 (testo 2), sostituire la lettera l) con la seguente:

«l) sopprimere il comma 14».

 

91.850 (testo 2)

IL RELATORE

Approvato con subemendamenti

All'articolo 91, apportare le seguenti modificazioni:

a) al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: «, autorità indipendenti» con le seguenti: «statali di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165»; dopo le parole: «enti pubblici anche economici,» inserire le seguenti: «enti di ricerca, università,»; dopo la parola: «società» inserire le seguenti: «non quotate» e dopo le parole: «di qualsiasi natura» inserire le seguenti: «nel territorio metropolitano»;

b) al comma 2, secondo periodo, sostituire le parole: «ai presidenti e componenti di autorità indipendenti» con le seguenti: «ai magistrati ordinari, amministrativi e contabili» e sopprimere le parole: «in borsa»;

c) al comma 2, dopo il secondo periodo, inserire il seguente: «Il limite non si applica alle attività di natura professionale e ai contratti d'opera, che non possono in alcun caso essere stipulati con chi ad altro titolo percepisce emolumenti o retribuzioni ai sensi dei precedenti periodi, aventi ad oggetto una prestazione artistica o professionale indispensabile per competere sul mercato in condizioni di effettiva concorrenza.»;

d) al comma 2, sesto periodo, sostituire la parola: «periodo per le quali» con le seguenti: «e secondo periodo per i quali»;

e) al comma 2, settimo periodo, sostituire le parole: «nel limite massimo di cui al comma 3» con le seguenti: «nel limite massimo di 25 unità, corrispondenti alle posizioni di più elevato livello di responsabilità»;

f) al comma 2, ottavo periodo, sostituire le parole da: «nominati» fino a: «organismi o società» con le seguenti: «al tempo stesso componenti degli organi di governo o di controllo dell'organismo o società con cui è instaurato un rapporto di lavoro,»;

g) al comma 2, aggiungere in fine i seguenti periodi: «Ai fini dell'applicazione del presente comma sono computate in modo cumulativo le somme comunque erogate all'interessato a carico del medesimo o di più organismi, anche nel caso di pluralità di incarichi da uno stesso organismo conferiti nel corso dell'anno. Alla Banca d'Italia e alle altre autorità indipendenti il presente comma si applica limitatamente alle previsioni di pubblicità e trasparenza di cui al quarto periodo, per le retribuzioni e gli emolumenti comunque superiori al limite di cui al primo periodo del presente comma.»;

h) dopo il comma 2, inserire il seguente:

«2-bis. Per la Banca d'Italia e le altre autorità indipendenti la legge di riforma delle stesse autorità disciplina in via generale i modi di finanziamento, i controlli sulla spesa, nonché le retribuzioni e gli emolumenti, perseguendo gli obiettivi di riduzione di costi e contenimento di retribuzioni ed emolumenti di cui al comma 2.»;

i) sostituire il comma 3 con i seguenti:

«3. Le disposizioni di cui al comma 2 non si applicano ai rapporti in corso alla data del 28 settembre 2007. Se il superamento del limite di cui al precedente comma 2 deriva dalla titolarità di uno o più incarichi, mandati e cariche di natura non privatistica, o da rapporti di lavoro di natura non privatistica con i soggetti di cui al primo e secondo periodo del comma 2, si procede alla decuratazione annuale del trattamento economico complessivo di una cifra pari al 25 per cento della parte eccedente il limite di cui al comma 2, primo periodo. La decurtazione annuale cessa al raggiungimento del limite medesimo. Alla medesima decurtazione si procede anche nel caso in cui il superamento del limite sia determinato dal cumulo con emolumenti derivanti dai contratti di cui al primo periodo. In caso di cumulo di più incarichi, cariche o mandati la decurtazione di cui al comma 3 opera a partire dall'incarico, carica o mandato da ultimo conferito.

3-bis. Le disposizioni di cui al comma 2 si applicano comunque alla stipula di tutti i nuovi contratti e al rinnovo per scadenza di tutti i contratti in essere che non possono in alcun caso essere prorogati oltre la scadenza prevista.

3-ter. A tutte le situazioni e rapporti contemplati dai commi 3 e 3-bis si applicano senza eccezione le prescrizioni di pubblicità e trasparenza di cui al comma 2.»;

k) al comma 13, aggiungere in fine i seguenti periodi: «I contratti di assicurazione in corso alla data di entrata in vigore della presente legge cessano di avere efficacia alla data del 30 giugno 2008. In caso di violazione della presente disposizione, l'amministratore che pone in essere o che proroga il contratto di assicurazione e il beneficiario della copertura assicurativa sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare dei premi complessivamente stabiliti nel contratto medesimo.»;

l) al comma 14, il secondo e il terzo periodo sono sostituiti dai seguenti: «I componenti già nominati in attuazione della predetta disposizione alla data del 1º ottobre 2007 rimangono in carica fino alla fine del mandato. I componenti nominati successivamente cessano dalla carica alla data di entrata in vigore della presente legge, terminando dalla medesima data ogni corresponsione di emolumenti a qualsiasi titolo in precedenza percepiti.»;

m) al comma 16, sopprimere l'ultimo periodo.

 

91.700

IL RELATORE

Approvato

Sostituire il comma 18 con il seguente:

«All'articolo 1, comma 576, della legge 27 dicembre 2006, n.296, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) le parole: "per gli anni 2007 e 2008" sono sostituite dalle seguenti: "per l'anno 2007";

b) le parole: "nell'anno 2009" sono sostituite dalle seguenti: "nell'anno 2008"».

Conseguentemente, alla Tabella A, rubrica relativa al Ministero dell'economia e delle finanze, apportate le seguenti variazioni:

2008:-15.000.

 


ORDINE DEL GIORNO

 

G91.100 (già em. 91.70)

CICCANTI, SCHIFANI, COSTA, BIANCO, MATTEOLI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

premesso che:

l'INTOSAI (organizzazione affiliata all'Onu rappresentativa di tutte le Corti dei Conti esistenti al mondo) alla quale aderisce anche l'Italia, nella "Dichiarazione di Lima" ha affermato che le "Istituzioni superiori di controllo devono essere indipendenti dai Governi, ritenendo che la prima forma di autonomia e di indipendenza è quella finanziaria";

l'articolo 100, comma 3, della Costituzione garantisce l'indipendenza della Corte dei Conti e del Consiglio di Stato;

si rende necessario, anche in conseguenza del dibattito sull'emendamento 91.70 alla finanziaria 2008, realizzare tale idipendenza anche mediante una riforma legislativa che attui l'autonomia finanziaria,

impegna il Governo ad assumere idonee iniziative legislative al fine di dare attuazione all'articolo 100, comma 3, della Costituzione e alla citata "Dichiarazione di Lima".

________________

(*) Accolto dal Governo

 

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 91

 

91.0.6

CURTO

Respinto

Dopo l'articolo 91, inserire il seguente:

«Art. 91-bis.

(Limiti alle retribuzioni dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni)

1. Il comma 5 dell'articolo 92 - Decreto legislativo n.163 del 2006 e il comma 29, articolo 3, della legge n.350 del 2003, sono soppressi».

91.0.100 (già 8.0.11)

POLLEDRI, FRANCO PAOLO, GALLI

Respinto

Dopo l'articolo 91,aggiungere il seguente:

«Art. 91-bis.

(Limiti a vitalizi, pensioni e altre indennità assimilabili corrisposti dallo Stato e da altri enti)

1. Fatti salvi i diritti quesiti, lo Stato, gli enti statali e gli enti sovvenzionati dallo Stato erogano vitalizi, pensioni o altre indennità assimilabili, anche cumulativamente calcolati, in misura non superiore, compresa ogni somma corrisposta, a qualsiasi titolo, al trattamento netto spettante ai membri del Parlamento».

 

ARTICOLO 97 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE E PROSPETTO DI COPERTURA

 

Art. 97.

Approvato

(Copertura finanziaria ed entrata in vigore)

1. La copertura della presente legge per le nuove o maggiori spese correnti, per le riduzioni di entrata e per le nuove finalizzazioni nette da iscrivere nel fondo speciale di parte corrente è assicurata, ai sensi dell'articolo 11, comma 5, della legge 5 agosto 1978, n.468, e successive modificazioni, secondo il prospetto allegato.

2. Le disposizioni della presente legge costituiscono norme di coordinamento della finanza pubblica per gli enti territoriali.

3. Le disposizioni della presente legge sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti e delle relative norme d'attuazione.

4. La presente legge entra in vigore il 1ºgennaio 2008.

Prospetto di Copertura (*)

(Articolo 97, comma 1)

COPERTURA DEGLI ONERI DI NATURA CORRENTE PREVISTI DALLA LEGGE FINANZIARIA
(Articolo 11, comma 5, della legge n. 468 del 1978)

 

2008

2009

2010

1)ONERI DI NATURA CORRENTE

(importi in milioni di euro)

Nuove o maggiori spese correnti

 

 

 

Articolato:

8.830

6.014

7.411

Razionalizzazione P.A.

5.534

3.509

3.408

Eccedenze di spesa

623

200

200

Altri interventi

2.655

2.288

3.786

Effetti indotti

18

18

18

Tabella «A»

1.009

1.583

1.266

Tabella «C»

314

164

623

Minori entrate nette:

1.565

3.810

2.621

Totale oneri da coprire...

11.718

11.571

11.921

2)MEZZI DI COPERTURA

 

 

 

Nuove o maggiori entrate

 

 

 

Articolato:

897

761

764

Riduzione spese correnti

 

 

 

Articolato:

2.013

2.427

2.536

Razionalizzazione P.A.

639

884

1.086

Previdenza

519

519

519

Altri interventi

390

804

707

Effetti indotti (effetto netto)

465

220

225

Totale mezzi di copertura...

2.910

3.188

3.300

Utilizzo miglioramento risparmio pubblico

8.808

8.383

8.621

Totale copertura...

11.718

11.571

11.921

A - Miglioramento risparmio pubblico a LV

12.840

9.270

26.519

Margine

4.032

887

17.898

Risparmio pubblico Assestamento emendato 2007

21.281

 

 

Risparmio pubblico a LV 2008

34.120

 

 

Risparmio pubblico a LV 2009

30.551

 

 

Risparmio pubblico a LV 2010

47.799

 

 

________________

(*) Il prospetto di copertura è riprodotto nel testo originario, senza tener conto delle modificazioni proposte dalla Commissione.

 

BILANCIO DELLO STATO: REGOLAZIONI CONTABILI E DEBITORIE
(in milioni di euro)

 

Assestato 2007 +

Decreto-legge

n. 81 del 2007

Iniziali 2008

2009

2010

 

Competenza

Cassa

Competenza

Cassa

Competenza

Competenza

ENTRATE

30.510

30.510

33.010

33.010

33.010

33.010

Rimborsi Iva

22.400

22.400

28.400

28.400

28.400

28.400

Anticipo concessionari

4.610

4.610

4.610

4.610

4.610

4.610

Tit. III - Fondo Amm.ti titoli di Stato

3.500

3.500

0

0

0

0

SPESA CORRENTE

31.120

31.120

36.360

36.374

36.360

36.160

Rimborsi Iva (compresi i pregressi)

22.400

22.400

28.400

28.400

28.400

28.400

Spese di giustizia

0

0

0

14

0

0

Debiti pregressi Poligrafico dello Stato

0

0

200

200

200

0

Anticipo concessionari

4.610

4.610

4.610

4.610

4.610

4.610

FSN-saldo IRAP

670

670

0

0

0

0

Rimborso imposte dirette pregresse

3.150

3.150

3.150

3.150

3.150

3.150

Entrate erariali Sicilia e Sardegna

290

290

0

0

0

0

SPESA IN CONTO CAPITALE

8.700

11.886

5.700

5.700

5.700

0

Disavanzi USL

0

3.186

0

0

0

0

Fondo globale

3.000

3.000

0

0

0

0

Rimborsi IVA Autovetture

5.700

5.700

5.700

5.700

5.700

0

TOTALE SPESA

39.820

43.006

42.060

42.074

42.060

36.160

Tab. C - FSN - Irap 2003

-

-

830

830

-

-

Eccedenza di spesa:Spese di giustizia (UNEP)

-

-

25

25

-

-

TOTALE SPESA CON  L. FIN.

39.820

43.006

42.915

42.929

42.060

36.160

 

NOTE DI VARIAZIONI

Approvate

Prima nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 ed al bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (1818-bis) (*)

Seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 ed al bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (1818-ter) (*)

________________

(*) Per il contenuto delle Note di variazioni si rinvia agli stampati 1818-bis e 1818-ter.