Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento difesa
Titolo: Scioglimento del Corpo della guardia di finanza e istituzione della Polizia economica e finanziaria A. C. 2846
Riferimenti:
AC n. 2846/XV     
Serie: Progetti di legge    Numero: 294
Data: 05/12/2007
Organi della Camera: IV-Difesa


Camera dei deputati

XV LEGISLATURA

 

 

 

 

 

SERVIZIO STUDI

Progetti di legge

 

 

 

 

 

Scioglimento del Corpo della guardia di finanza e istituzione della Polizia
 economica e finanziaria

A. C. 2846

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 294

 

 

5 dicembre 2007


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dipartimento difesa

 

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File:DI0119.doc


INDICE

Scheda di sintesi

Dati identificativi3

Struttura e oggetto  4

§      Contenuto  4

§      Relazioni allegate  4

Elementi per l’istruttoria legislativa  5

§      Necessità dell’intervento con legge  5

§      Incidenza sull’ordinamento giuridico  5

§      Impatto sui destinatari delle norme  5

§      Formulazione del testo  6

Schede di lettura

Il Corpo della Guardia di finanza  9

§      L’organizzazione e la struttura  9

§      La ridefinizione dei compiti13

§      Collaborazione con altre istituzioni16

§      Altri compiti17

Il contenuto della proposta di legge

§      Art. 1  (Scioglimento del Corpo della Guardia di Finanza)21

§      Art. 2  (Attribuzioni della Polizia economica e finanziaria)22

§      Art. 3  (Delega al Governo)23

§      Art. 4  (Capo della Polizia economica)26

§      Art. 5  (Abrogazione)27

§      Art. 6  (Entrata in vigore)28

Progetto di legge

§      A.C. 2846 (on. Deiana ed altri), Scioglimento del Corpo della guardia di finanza, istituzione della Polizia economica e finanziaria e delega al Governo per l'organizzazione della medesima  31

Attività parlamentare

§      I Commissione (Affari costituzionali): Audizione del comandante generale della Guardia di finanza, generale Cosimo D'Arrigo nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza in Italia, sugli indirizzi della politica della sicurezza dei cittadini e sull'organizzazione e il funzionamento delle forze di polizia  41

Seduta del 30 luglio 2007  41

§      L. 1 aprile 1981, n. 121 Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza (art. 18)79

§      D.Lgs. 19 marzo 2001, n. 68 Adeguamento dei compiti del Corpo della Guardia di finanza,  a norma dell'articolo 4 della L. 31 marzo 2000, n. 78.81

 

 


Scheda di sintesi

per l’istruttoria legislativa

 


 

Dati identificativi

Numero del progetto di legge

2846

Titolo

Scioglimento del Corpo della guardia di finanza, istituzione della Polizia economica e finanziaria e delega al Governo per l'organizzazione della medesima

Iniziativa

Parlamentare

Settore d’intervento

Difesa, Forze armate

Iter al Senato

No

Numero di articoli

6

Date

 

§       presentazione alla Camera

28 giugno 2007

§       annuncio

29 giugno 2007

§       assegnazione

24 luglio 2007

Commissione competente

IV (Difesa)

Sede

Referente

Pareri previsti

I, II, V, VI, IX, XI

 


 

Struttura e oggetto

Contenuto

L’articolo 1 dispone lo scioglimento del Corpo della guardia di finanza a decorrere dalla data di entrata in vigore della proposta di legge ed istituisce, in suo luogo, la Polizia economica e finanziaria.

L’articolo 2 devolve alla Polizia economica e finanziaria alcune delle funzioni finora attribuite alla Guardia di Finanza.

L’articolo 3 reca una delega al Governo per l’adozione di uno o più decreti legislativi volti a definire i compiti e l'organizzazione della Polizia economica e finanziaria, nonché lo stato giuridico del personale e le norme transitorie per il trasferimento del personale, delle strutture e dei materiali del disciolto Corpo della guardia di finanza.

L’articolo 4 stabilisce i requisiti e le modalità per la nomina del Capo della Polizia economica e finanziaria.

L’articolo 5 provvede all’abrogazione della legge 189/59, recante Ordinamento del Corpo della Guardia di Finanza.

L’articolo 6 detta norme sull’entrata in vigore della legge.

Relazioni allegate

La proposta di legge è corredata della sola relazione illustrativa.


 

Elementi per l’istruttoria legislativa

Necessità dell’intervento con legge

L’intervento con legge appare necessario in quanto si interviene sull’ordinamento di una forza di polizia finora disciplinato con atti normativi di rango primario, e si dispone l’espressa abrogazione di uno di essi.

 

Incidenza sull’ordinamento giuridico

Attribuzione di poteri normativi

L’articolo 3 contiene una norma di delega al Governo per l’adozione di uno o più decreti legislativi volti a definire i compiti e l'organizzazione della Polizia economica e finanziaria, nonché lo stato giuridico del personale e le norme transitorie per il trasferimento del personale, delle strutture e dei materiali del disciolto Corpo della guardia di finanza.

 

Coordinamento con la normativa vigente

La proposta di legge intende trasferire alla polizia economica e finanziaria alcune delle funzioni già devolute al Corpo della Guardia di Finanza dal comma 2 dell'articolo 2 del decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68. La definizione delle ulteriori attribuzioni della polizia economica e finanziaria è demandata alla delega che il Governo dovrà esercitare in materia.

 

Impatto sui destinatari delle norme

Stando ai principi e criteri direttivi ai quali si ispira la norma di delega di cui all’articolo 3 della proposta di legge, molti compiti attualmente svolti dalla Guardia di Finanza non vengono traslati alla Polizia economica e finanziaria, ma sono devoluti alle forze armate e/o alle altre forze di polizia ad ordinamento militare e civile, che assumono pertanto le relative dotazioni di uomini e mezzi. Al di fuori dei casi in cui ciò è specificamente previsto per singoli reparti o componenti, viene comunque fatta salva, per il personale già appartenuto al Corpo della Guardia di Finanza, la facoltà di transito nei ruoli e nei gradi corrispondenti dell'Arma dei carabinieri o delle Forze armate.  

La norma di delega impegna quindi il Governo a definire i compiti e l'organizzazione della Polizia economica e finanziaria, nonché lo stato giuridico del personale e le norme transitorie per il trasferimento del personale, delle strutture e dei materiali. Le relative implicazioni di carattere organizzativo e finanziario appaiono peraltro incerte per le amministrazioni di destinazione.

Formulazione del testo

Proprio la complessità delle implicazioni organizzative derivanti dallo scioglimento del Corpo della Guardia di Finanza per le amministrazioni interessate induce a ritenere che il termine di dodici mesi contemplato per l’esercizio della delega potrebbe risultare inadeguato. Inoltre, sembrerebbe opportuno prevedere che il Governo possa adottare eventuali decreti legislativi integrativi e correttivi delle discipline delle singole forze armate e di polizia laddove massicci transiti di personale rendessero necessaria l’implementazione dei rispettivi assetti ordinamentali.

 

 


Schede di lettura

 


Il Corpo della Guardia di finanza

L’organizzazione e la struttura

Le dotazioni organiche assegnate alla Guardia di Finanza sono complessivamente determinate in 68.134 unità, ripartite nel seguente modo: 3.225 unità nel Ruolo Ufficiali, 23.602 nel Ruolo Ispettori, 13.500 nel Ruolo Sovrintendenti, 27.807 nel Ruolo Appuntati e Finanzieri.

Si segnala che il Comandante generale della Guardia di finanza, durante l’audizione svolta presso la Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati il 30 luglio 2007, ha evidenziato che la forza disponibile è invece costituita da 63.635 unità (2.524 ufficiali, 22.367 ispettori, 12.176 sovrintendenti, 26.568 appuntati e finanzieri), con un divario di 4.499 unità rispetto all’organico previsto, e che tale situazione appare destinata ad aggravarsi in conseguenza dello sbilanciamento annuale tra cessazioni dal servizio e arruolamenti.

La struttura ordinativa del Corpo è attualmente organizzata nella seguente articolazione:

un Comando Generale;

Il Comando Generale, con sede a Roma, è l’organo centrale di alta direzione, pianificazione, programmazione, indirizzo e controllo delle attività del Corpo.

Comandi e Organi di esecuzione del servizio, che si suddividono in Reparti territoriali e Reparti Speciali. In particolare:

i Reparti territoriali sono costituiti da:

ü    6 Comandi Interregionali (Milano,Venezia, Firenze, Roma, Napoli e Palermo), che assolvono funzioni di comando, coordinamento e controllo nei confronti dei Comandi Regionali ubicati in macroaree del territorio nazionale;

ü    20 Comandi Regionali, con compiti di indirizzo e controllo dei Comandi e Reparti ubicati nella rispettiva Regione (di norma, uno o più Comandi Provinciali ed un Reparto Operativo Aeronavale);

ü    102 Comandi Provinciali, che coordinano l’attività dei Reparti operativi dipendenti (Nuclei di Polizia Tributaria, Gruppi, Compagnie, Tenenze e Brigate), ubicati nell’ambito delle province amministrative dello Stato, ai quali compete l’adempimento di tutti i compiti istituzionali;

ü    14 Reparti Operativi Aeronavali, che sono preposti ad una o più Stazioni Navali, Sezioni Aeree e Sezioni Operative Navali e, quindi, al coordinamento operativo dei mezzi della componente aeronavale del Corpo distribuita sul territorio.

I Reparti Speciali sono unità specializzate istituite per l’investigazione in specifici settori operativi ovvero per corrispondere ad Autorità Istituzionali Centrali. Nelle aree di rispettiva competenza, svolgono analisi investigativa e costituiscono primario riferimento per le Autorità e per i Reparti del Corpo operanti sul territorio. Alle dipendenze del Comando dei Reparti Speciali, con sede a Roma, sono posti:

Ø    il Comando Tutela della Finanza Pubblica che ha alle dipendenze:

§      il Nucleo Speciale Entrate, competente in materia di entrate del bilancio nazionale e degli Enti locali;

§      il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, competente in materia di spesa pubblica, di frodi al bilancio comunitario, al bilancio nazionale e degli Enti locali;

Ø    il Comando Tutela dell’Economia da cui dipendono:

§      il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, per l’attività a tutela dei mercati finanziari, che opera nei settori di servizio riguardanti il riciclaggio, i movimenti transfrontalieri di capitali, l’intermediazione finanziaria, l’usura, la disciplina dei mezzi di pagamento, il finanziamento al terrorismo, la tutela del risparmio, gli illeciti previsti dal Testo Unico delle Leggi Bancarie, da quello della finanza e dalla normativa che regola l’esercizio dell’attività di assicurazione;

§      il Nucleo Speciale Tutela Mercati, che esplica la propria attività di servizio a tutela delle regole dei mercati, in particolare in materia di illeciti contro l’economia pubblica, l’industria ed il commercio. E’, inoltre, il referente per la Guardia di Finanza delle Autorità Antitrust, per i Lavori Pubblici e per l’Energia;

§      il Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata, che opera a contrasto dei delitti di criminalità organizzata intrattenendo, in tale ambito, relazioni operative con il Procuratore Nazionale Antimafia;

§      il Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l’Editoria, per la collaborazione con l’Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni;

Ø    • il Comando Unità Speciali che ha alle dipendenze:

§      il Nucleo Speciale Commissioni Parlamentari d’Inchiesta, per l’attività di collaborazione con le Commissioni Parlamentari d’Inchiesta;

§      il Nucleo Speciale Funzione Pubblica e Privacy, che costituisce il referente della Guardia di Finanza nei rapporti con il Dipartimento della Funzione Pubblica e con l’Autorità Garante per la Tutela dei Dati Personali;

§      il Nucleo Speciale Frodi Telematiche, per il supporto delle componenti “speciale” e “territoriale” nel contrasto agli illeciti economico-finanziari perpetrati per via telematica. Collabora, inoltre, con il Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione;

§      il Nucleo Speciale Tutela Pubblica Amministrazione, che assicura l’esecuzione delle attività delegate dall’Alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella Pubblica Amministrazione e svolge studi e ricerche nelle materie di competenza della medesima Autorità.

 

I Comandi, Istituti e Centri di reclutamento e di addestramento, sono posti alle dipendenze dell’Ispettorato per gli Istituti di Istruzione ed hanno il compito di gestire tutte le procedure reclutative e di curare la formazione di base e la specializzazione del personale del Corpo. Essi sono costituiti:

ü    dall’Accademia, con sedi a Bergamo e Roma - Castelporziano, che presiede allo svolgimento di tutte le attività didattiche di formazione di base rivolte ad ufficiali ed allievi ufficiali;

ü    dalla Scuola di Polizia Tributaria di Roma - Lido di Ostia, che gestisce la post-formazione di tutto il personale in materia di servizi d'istituto ed, in particolare, il "Corso Superiore di Polizia Tributaria", i corsi rientranti nel progetto "verificatore fiscale" e le attività didattiche di qualificazione ed aggiornamento professionale;

La Scuola di Polizia Tributaria, la cui origine viene fatta tradizionalmente risalire al 1923, quando fu istituito il 1° corso di Applicazione per la Polizia Tributaria Investigativa, assume l'attuale denominazione con legge 9 ottobre 1965 n. 1218.

Dal 1° ottobre 2000 ha sede presso la caserma "IV novembre" al Lido di Ostia (RM).

La Scuola costituisce il supporto addestrativo deputato a garantire la costante aderenza della preparazione tecnico-professionale del personale del Corpo alle differenti esigenze operative, cogliendo i momenti evolutivi di maggiore significato nella legislazione relativa alle molteplici aree di interesse istituzionale ed evidenziando le tematiche di più viva attualità.

 

La Scuola trova, quindi, la sua ragione d'essere:

- nell'esercizio delle sue originarie funzioni che erano quelle di "provvedere all'organizzazione e allo svolgimento di corsi di aggiornamento e di perfezionamento professionale per Ufficiali e Sottufficiali della Guardia di Finanza", come indicato nella Legge 29 ottobre 1965, n. 1218, e provvedere, altresì "allo svolgimento di ogni altro corso di qualificazione o specializzazione che sia disposto dal Comando Generale", come indicato dal D.M. 13 giugno 1967;

- nell'attuazione delle linee direttrici fissate dal Comando Generale nel Piano annuale di formazione e nelle altre Istruzioni di volta in volta impartite.

 

In tale quadro strategico, la Scuola cura:

- l'Alta Formazione di tutto il personale della Guardia di Finanza, secondo i vari settori di impiego e, in particolare, l'Alta Qualificazione dei futuri quadri dirigenti del Corpo;

- la predisposizione e realizzazione di progetti formativi ad ampio spettro destinati ad Ufficiali e Funzionari di Polizia degli Stati Membri dell'Unione Europea e di Paesi terzi;

- la promozione di progetti di studio, ricerca e innovazione, in collaborazione con i più prestigiosi Enti ed Organismi del mondo scientifico, accademico e delle Istituzioni, sia nazionali che esteri, curando altresì la realizzazione di apposite linee editoriali.

 

ü    dal Centro di Reclutamento, con sede a Roma cui è demandata la complessiva gestione delle procedure reclutative;

ü    dalla Scuola Ispettori e Sovrintendenti de L’Aquila, che assicura lo svolgimento di tutte le attività didattiche di formazione di base rivolte a personale dei ruoli ispettori e sovrintendenti;

ü    dalla Legione Allievi, che gestisce, attraverso le 3 Scuole dipendenti, lo svolgimento delle attività didattiche di formazione di base rivolte agli allievi finanzieri. La Scuola Allievi Finanzieri di Bari e la Scuola Alpina di Predazzo (TN), curano l'addestramento del personale del contingente ordinario. Alla Scuola Alpina è rimessa, inoltre, la responsabilità dello svolgimento di corsi di qualificazione del servizio alpestre; mentre la Scuola Nautica di Gaeta (LT), è responsabile dell'addestramento e della specializzazione di base del personale del contingente di mare;

ü    dal Centro Addestramento di Specializzazione di Orvieto (TR), che cura la formazione del personale nel settore del pronto impiego e delle scorte di sicurezza, oltre all'allevamento ed addestramento delle unità cinofile;

ü    dal Centro Sportivo, con sede a Roma – Castelporziano, che gestisce l'attività agonistica del Corpo in tutte le discipline sportive;

ü    da 20 Centri di Addestramento, dipendenti dai Comandi Regionali, cui è affidato l'addestramento post-formazione del personale in sede periferica.

 

Al Comando Aeronavale Centrale, con sede a Roma, sono ricondotte le responsabilità di comando, coordinamento e controllo nei settori operativo, addestrativo, logistico e amministrativo per il dispositivo alturiero del Corpo. Ha alle proprie dipendenze:

ü    il Comando Operativo Aeronavale (Pratica di Mare - RM), articolato su un Gruppo Esplorazione Aeromarittima e su cinque Gruppi Aeronavali (Cagliari, La Spezia, Messina, Taranto e Trapani) per l’assolvimento dell’attività di vigilanza in alto mare ed a largo raggio;

ü    il Comando Logistico Aeronavale (Pratica di Mare - RM), responsabile dell’attività dei reparti dipendenti, nei settori tecnico, logistico e amministrativo e alle dipendenze del quale operano il Centro Navale ed il Centro di Aviazione;

ü    il Centro Aeronavale di Specializzazione, con sede a Gaeta (LT), responsabile dell’attività di post formazione e della standardizzazione del personale del comparto aero-navale;

I Comandi e Reparti di supporto tecnico, logistico e amministrativo operano a favore delle strutture organizzative centrali e periferiche del Corpo e sono costituiti da un Quartier Generale ed un Centro Logistico, con sede in Roma, alle dirette dipendenze del Comando Generale; 18 Reparti Tecnico-Logistico-Amministrativi svolgono funzioni di Enti Amministrativi, servizi tecnici di manutenzione dei beni e supporto logistico per le necessità dei Reparti Speciali, degli Istituti d'Istruzione e dei Reparti territoriali su base, di massima, regionale.

La ridefinizione dei compiti

I compiti del Corpo della Guardia di finanza sono stati ridefiniti e aggiornati nell’ambito del più generale processo di riforma delle forze di polizia civili e militari. I decreti legislativi che hanno dato attuazione a questo disegno sono stati adottati sulla base della legge 31 marzo 2000, n. 78, recante delega al Governo in materia di riordino dell'Arma dei carabinieri, del Corpo forestale dello Stato, del Corpo della Guardia di finanza e della Polizia di Stato (Norme in materia di coordinamento delle Forze di polizia).

L’articolo 4 della legge sopraccitata ha delegato il Governo ad emanare uno o più decreti legislativi per la revisione delle norme concernenti il reclutamento, lo stato giuridico e l'avanzamento degli ufficiali del Corpo della guardia di finanza e per l'adeguamento dei compiti del Corpo in relazione al riordino della pubblica amministrazione, fermo restandone l’inquadramento disposto dall’articolo 1 della legge ordinamentale n. 189/1959[1].

L’articolo 9, comma 1, della legge n. 78/2000 ha conferito, tra le altre, una delega al Governo per l’emanazione di disposizioni integrative e correttive del D.Lgs. 12 maggio 1995, n. 199, che, in attuazione della art. 3 della legge n. 216/1992, ha delineato un quadro normativo omogeneo in materia di nuovo inquadramento del personale non direttivo e non dirigente del Corpo della Guardia di finanza, compendiando e coordinando le varie disposizioni di legge vigenti in materia di reclutamento, stato giuridico ed avanzamento del personale appartenente ai ruoli dei sottufficiali e degli appuntati e finanzieri[2].

I principi e criteri dettati dall’articolo 4 della legge n. 78/2000, riguardavano, tra l’altro:

·         la previsione dell'esercizio delle funzioni di polizia economica e finanziaria a tutela del bilancio dello Stato e dell'Unione europea;

·         l’armonizzazione della nuova disciplina ai contenuti del D.Lgs. n. 490/1997, recante disposizioni sul reclutamento, lo stato giuridico e l’avanzamento degli ufficiali delle Forze armate;

·         l’adeguamento dei ruoli e delle relative dotazioni organiche alle esigenze funzionali e tecnico-logistiche, nonché alle necessità operative connesse al nuovo ordinamento tributario ed ai compiti di natura economico-finanziaria derivanti dalla appartenenza all'Unione europea;

·         la revisione delle dotazioni dirigenziali, al fine di adeguarne la disponibilità alle effettive esigenze operative ed al nuovo modello organizzativo previsto dall'articolo 27 della legge 27 dicembre 1997,n. 449;

·       la previsione di disposizioni transitorie per il graduale passaggio dalla vigente normativa a quella adottata con i decreti legislativi.

La delega relativa alla disciplina dei compiti della Guardia di finanza è stata attuata con il decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68, mentre i profili riguardanti la normativa in materia di reclutamento, stato giuridico e avanzamento degli ufficiali e del personale non direttivo e non dirigente del Corpo, sono stati oggetto dei decreti legislativi n. 67 del 28 febbraio 2001 e 69 del 19 marzo 2001.

Il D.Lgs. n. 67/2001 interviene sul testo del sopraccitato D.Lgs. n. 199/1995, nel rispetto dei principi e criteri direttivi recati dall'art. 3 della legge 6 marzo 1992, n. 216, in materia di nuovo inquadramento del personale non direttivo e non dirigente del Corpo della Guardia di finanza. Le modifiche sono volte a razionalizzarne l’impianto normativo, eliminando le distorsioni applicative e introducendo meccanismi di avanzamento per anzianità diretti a garantire percorsi di carriera più fluidi, criteri meritocratici tali da costituire un elemento di incentivazione alla crescita professionale, misure di valorizzazione delle professionalità, nonché scatti stipendiali aggiuntivi ed emolumenti pensionabili per diverse posizioni economico-funzionali, legati comunque al possesso di determinati requisiti di anzianità e di rendimento.

Il D.Lgs. n. 69/2001 disciplina i ruoli e le relative dotazioni organiche degli ufficiali in servizio permanente, nonché il reclutamento, lo stato giuridico e l’avanzamento, introduce una serie di innovazioni nella disciplina vigente, tra le quali si segnalano: una tendenziale armonizzazione della disciplina relativa agli ufficiali della Guardia di finanza alla normativa vigente per le Forze Armate, alla stregua di quanto già operato per l’Arma dei carabinieri, con il D.Lgs. n. 298/2000, sopra menzionato; il riassetto ordinativo dei ruoli, con l’istituzione di nuovi ruoli; un incremento ponderato degli organici per adeguarne la consistenza alle esigenze operative del Corpo e alle sue specifiche funzioni di polizia economica e tributaria; un aumento del rapporto percentuale tra ufficiali e forza organica complessiva; infine, la revisione delle dotazioni dirigenziali.

Le disposizioni di cui al D.Lgs. n. 68/2001 sono state rivolte all’adeguamento dei compiti del Corpo in relazione al riordino della pubblica amministrazione, con un particolare rilievo all’esercizio di funzioni di polizia economico-finanziaria a tutela del bilancio dello Stato, delle regioni, degli enti locali e dell’Unione europea.

L’espressa affermazione della Guardia di finanza quale polizia economica e finanziaria ha, peraltro, esplicitato quanto già emergeva da una lettura sistematica di varie disposizioni previgenti, quali quelle contenute nella legge n. 4/1929 e nell’articolo 19 della legge n. 413/1991, nonché delle disposizioni inerenti i poteri di accertamento del Corpo di cui al D.P.R. n. 633/72, T.U. in materia dell’IVA, e al D.P.R. n. 600/73, recante le norme in materia di accertamento.

Il D.Lgs. n. 68/2000 ha configurato il Corpo della Guardia di finanza come forza di polizia ad ordinamento militare, alle dipendenze del Ministro dell’economia e delle finanze, con competenza generale in materia economica e finanziaria; ne individua i compiti, stabilendo, in particolare, che il Corpo assolve funzioni di polizia economica e finanziaria a tutela del bilancio pubblico, delle regioni, degli enti locali e dell’Unione europea; ne disciplina la collaborazione con organi o enti nazionali e internazionali, in relazione alle sue competenze in materia economica e finanziaria; detta disposizioni attinenti alla definizione delle modalità del concorso alla difesa militare; definisce le funzioni di polizia militare, di sicurezza e di polizia giudiziaria militare del Corpo.

 

I settori di competenza del Corpo sono indicati negli articoli da 2 a 8 del D.Lgs. n. 68 che, peraltro, fa espressamente salvi i compiti di prevenzione, ricerca e denuncia delle evasioni e delle violazioni finanziarie, e di vigilanza sull’osservanza delle disposizioni di interesse politico-economico, attribuiti al medesimo dalla L. n. 189/1959;

In particolare, la Guardia di finanza esercita attività di prevenzione, ricerca e repressione delle violazioni in materia di:

-          imposte dirette e indirette, contributi, monopoli fiscali e ogni altro tributo, di tipo erariale o locale;

-          diritti doganali di confine e altre risorse proprie, nonché uscite del bilancio dell’Unione europea;

-          ogni altra entrata tributaria, anche a carattere sanzionatorio e di diversa natura, di spettanza erariale o locale;

-          attività di gestione svolte da soggetti privati in regime concessorio, ad espletamento di funzioni pubbliche inerenti la potestà amministrativa di imposizione;

-          risorse e mezzi finanziari pubblici impiegati a fronte di uscite del bilancio pubblico nonché di programmi pubblici di spesa e relative procedure amministrative. In tale quadro, il Corpo collabora con l’organismo di vigilanza preposto, cioè la Corte dei conti, ai fini dell’esecuzione, in via delegata, di attività concernenti attività istruttorie demandate alla Corte stessa;

-          entrate ed uscite relative alle gestioni separate nel comparto della previdenza, assistenza e altre forme obbligatorie di sicurezza sociale pubblica.

-          demanio e patrimonio dello Stato, ivi compreso “il valore aziendale netto di unità produttive privatizzate o in via di dismissione”;

-          valute, titoli, valori e mezzi di pagamento nazionali, europei ed esteri, nonché movimentazioni finanziarie e di capitali;

-          mercati finanziari e mobiliari, ivi compreso l’esercizio del credito e la sollecitazione del pubblico risparmio;

-          diritti d’autore, know-how, brevetti, marchi ed altri diritti di privativa industriale, relativamente al loro esercizio e sfruttamento economico;

-          ogni altro interesse economico-finanziario nazionale o dell’Unione europea.

 

Ai fini dell’espletamento dei citati compiti, il Corpo si avvale delle facoltà e dei poteri previsti dalla normativa tributaria vigente ed esercita in mare funzioni di polizia economico e finanziaria in via esclusiva, nonché l’attività di contrasto dei traffici illeciti, richiedendo la collaborazione di altri organismi per l’esercizio dei propri compiti.

Collaborazione con altre istituzioni

In relazione alle richiamate competenze in materia economica e finanziaria, la Guardia di Finanza può instaurare forme di collaborazione con altri organi o enti pubblici nazionali o esteri.

In particolare, la collaborazione a livello nazionale dovrebbe riguardare gli organi costituzionali e, previe intese con il Comando generale, gli altri organi “istituzionali”, le autorità indipendenti e gli enti di pubblico interesse che ne facciano richiesta.

Per quanto attiene alle attività di cooperazione internazionale, esse devono essere intese a tutelare il bilancio dello Stato e dell’Unione europea, mediante il contrasto delle violazioni in materia economica e finanziaria. A tal fine, la Guardia di finanza può:

-          instaurare forme di collaborazione operativa con “organismi collaterali esteri”, di cui, peraltro, il D.Lgs. n. 68 non chiarisce la natura;

-          destinare proprio personale presso le sedi istituzionali competenti in ambito internazionale ed europeo, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio, ovvero, in qualità di esperti, presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari;

-          partecipare alla ricostituzione e al ripristino dell’operatività di corpi di polizia deputati al contrasto delle violazioni in materia economica e finanziaria.

Altri compiti

In base al medesimo D.Lgs. n. 68, la Guardia di finanza concorre allo svolgimento delle funzioni di polizia giudiziaria, conformemente alle disposizioni normative vigenti, e alla difesa militare. Con riguardo a tale ultimo aspetto, è previsto che le modalità generali, sulla base della pianificazione d'impiego delle Forze armate stabilita dal Capo di stato maggiore della difesa (in linea con quanto previsto dalla legge 25/1997 sulla riforma dei vertici delle Forze Armate), e in accordo con quest’ultimo, siano definite dal Comandante generale della Guardia di Finanza.

Alla Guardia di finanza, inoltre, sono attribuite le funzioni di polizia militare, di sicurezza e di polizia giudiziaria militare. Per quanto attiene alle funzioni di polizia militare, l’articolo 8 richiama preliminarmente l’articolo 6, comma 1, del D.Lgs. n. 297/2000, sul riordino dell’Arma dei Carabinieri, che detta una definizione generale della polizia militare, specificando che essa è costituita “dall’insieme di attività che garantiscono le condizioni generali di ordine e sicurezza delle forze armate sul territorio nazionale ed estero”.

Per quanto attiene alle funzioni di sicurezza, il Corpo della Guardia di Finanza fornisce gli elementi informativi necessari, sulla base dei quali l’autorità individuata dal Presidente del Consiglio rilascia le abilitazioni di sicurezza ad una serie di soggetti individuati dallo stesso articolo, fra i quali gli appartenenti alle forze Armate.


Il contenuto della proposta di legge

 


Art. 1
(Scioglimento del Corpo della Guardia di Finanza)

 

 

Il comma 1 dell’articolo 1 dispone lo scioglimento del Corpo della guardia di finanza a decorrere dalla data di entrata in vigore della proposta di legge.

In suo luogo, il comma 2 istituisce la Polizia economica e finanziaria, che viene posta alle dipendenze del Ministro dell'economia e delle finanze, e alla quale sono attribuite funzioni di polizia economica e finanziaria a tutela degli interessi economici e finanziari e del bilancio dello Stato, delle regioni, degli enti locali e dell'Unione europea, nonché di concorso ai servizi di ordine e sicurezza pubblica.

 

Ai sensi dell’articolo 1 della legge 23 aprile 1959, n. 189 (Ordinamento del Corpo della Guardia di Finanza), il Corpo della guardia di finanza dipende direttamente e a tutti gli effetti dal Ministro per le finanze (oggi dell’Economia e delle Finanze). Esso fa parte integrante delle Forze armate dello Stato e della forza pubblica ed ha il compito di:

prevenire, ricercare e denunziare le evasioni e le violazioni finanziarie;

eseguire la vigilanza in mare per fini di polizia finanziaria e concorrere a servizi di polizia marittima, di assistenza e di segnalazione;

vigilare, nei limiti stabiliti dalle singole leggi, sull'osservanza delle disposizioni di interesse politico-economico;

concorrere alla difesa politico-militare delle frontiere e, in caso di guerra, alle operazioni militari;

concorrere al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica;

eseguire gli altri servizi di vigilanza e tutela per i quali sia dalla legge richiesto il suo intervento.

 

L’articolo 1 del decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68 (adeguamento dei compiti della Guardia di Finanza), ne ha confermato la natura di forza di polizia ad ordinamento militare.

 

 

 

 

 


Art. 2
(Attribuzioni della Polizia economica e finanziaria)

 

 

Il comma unico dell’articolo 2 devolve alla Polizia economica e finanziaria i compiti finora attribuiti alla Guardia di Finanza dal comma 2 dell'articolo 2 del decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68, nonché gli ulteriori compiti e funzioni previsti dai decreti legislativi che saranno emanati in attuazione della delega prevista dall'articolo 3 della proposta di legge.

 

Il capo II del decreto legislativo 19 marzo 1968, n. 61, disciplina i compiti di polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza. In particolare, l’articolo 2 dispone in ordine alle funzioni di tutela del bilancio pubblico assegnate al Corpo: in quest’ambito, il comma 2 demanda a tale forza di polizia compiti di prevenzione, ricerca e repressione delle violazioni in materia di: 

a) imposte dirette e indirette, tasse, contributi, monopoli fiscali e ogni altro tributo, di tipo erariale o locale;

b) diritti doganali, di confine e altre risorse proprie nonché uscite del bilancio dell'Unione europea;

c) ogni altra entrata tributaria, anche a carattere sanzionatorio o di diversa natura, di spettanza erariale o locale;

d) attività di gestione svolte da soggetti privati in regime concessorio, ad espletamento di funzioni pubbliche inerenti la potestà amministrativa d'imposizione;

e) risorse e mezzi finanziari pubblici impiegati a fronte di uscite del bilancio pubblico nonché di programmi pubblici di spesa;

f) entrate ed uscite relative alle gestioni separate nel comparto della previdenza, assistenza e altre forme obbligatorie di sicurezza sociale pubblica;

g) demanio e patrimonio dello Stato, ivi compreso il valore aziendale netto di unità produttive in via di privatizzazione o di dismissione;

h) valute, titoli, valori e mezzi di pagamento nazionali, europei ed esteri, nonché movimentazioni finanziarie e di capitali;

i) mercati finanziari e mobiliari, ivi compreso l'esercizio del credito e la sollecitazione del pubblico risparmio;

l) diritti d'autore, know-how, brevetti, marchi ed altri diritti di privativa industriale, relativamente al loro esercizio e sfruttamento economico;

m) ogni altro interesse economico-finanziario nazionale o dell'Unione europea.

 

 


 

Art. 3
(Delega al Governo)

 

L’articolo 3 contiene la norma principale del provvedimento, in quanto reca, al comma 1, una delega al Governo per l’adozione di uno o più decreti legislativi per definire i compiti e l'organizzazione della Polizia economica e finanziaria, nonché lo stato giuridico del personale e le norme transitorie per il trasferimento del personale, delle strutture e dei materiali del disciolto Corpo della guardia di finanza.

La delega deve essere esercitata entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, da esprimere entro sessanta giorni dalla richiesta.

Nell’adozione dei decreti legislativi, il Governo si ispira ai seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) attribuzione di un ordinamento civile alla Polizia economica e finanziaria;

b) attribuzione dei compiti di cui al comma 3 dell'articolo 2 del decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68, nonché degli altri compiti di difesa militare, di polizia marittima e di contrasto in acque internazionali della criminalità economica, già devoluti alla componente aeronavale del disciolto Corpo della guardia di finanza, al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera;

 

L’articolo 2, comma 3, del citato decreto legislativo n. 68 del 2001 prevede che il Corpo della Guardia di finanza, avvalendosi anche del proprio dispositivo aeronavale, esercita in mare, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 2, primo comma, lettera c), della legge 31 dicembre 1982, n. 979, dagli articoli 200, 201 e 202[3] del codice della navigazione e dagli accordi internazionali, e fatti salvi i compiti istituzionali conferiti dalle leggi vigenti al Corpo delle Capitanerie di porto, funzioni di polizia economica e finanziaria in via esclusiva, richiedendo la collaborazione di altri organismi per l'esercizio dei propri compiti, nonché attività di contrasto dei traffici illeciti.

 

La legge 31 dicembre 1982, n. 979, prevede, all’articolo 1, la predisposizione, da parte del Ministro per la Marina mercantile (oggi Ministro dell’Ambiente), di un piano generale per la difesa del mare e delle coste marine.

A tale scopo, ai sensi dell’articolo 2 il Ministro provvede:

a) alla istituzione di un servizio di protezione dell'ambiente marino, nonché di vigilanza costiera e di intervento per la prevenzione e il controllo degli inquinamenti del mare;

b) al potenziamento del servizio di vigilanza e di soccorso in mare svolto dal Corpo delle capitanerie di porto;

c) alla istituzione, d'intesa con il Ministro della difesa, di un servizio di vigilanza sulle attività marittime ed economiche, compresa quella di pesca, sottoposte alla giurisdizione nazionale nelle aree situate al di là del limite esterno del mare territoriale; in caso di necessità tale servizio può integrare quello di cui alla lettera b).

 

c) attribuzione degli ulteriori compiti di difesa politico-militare dello Stato all'Arma dei carabinieri e alle Forze armate, secondo gli ordinamenti e le attribuzioni di ciascuna;

d) attribuzione dei compiti di pubblica sicurezza e di ordine pubblico alla Polizia di Stato;

e) dipendenza dal Ministro dell'economia e delle finanze per quanto riguarda le specifiche attribuzioni di Polizia economica e finanziaria di cui all'articolo 1, e dall'autorità giudiziaria per l'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria ai sensi del codice di procedura penale;

f) transito del personale del disciolto Corpo della guardia di finanza nei corrispondenti ruoli e qualifiche della Polizia economica e finanziaria, istituiti in analogia con quanto previsto per la Polizia di Stato, ad eccezione del personale prevalentemente addetto al servizio delle dogane, del personale appartenente alla componente alturiera del Servizio aeronavale e del personale inquadrato in reparti e unità di prevalente impiego per attività di ordine pubblico;

g) transito del personale del disciolto Corpo della guardia di finanza prevalentemente addetto al servizio delle dogane nei corrispondenti ruoli e qualifiche dell'Agenzia delle dogane;

h) transito del personale della componente alturiera del Servizio aeronavale del disciolto Corpo della guardia di finanza nei ruoli e gradi corrispondenti del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera;

i) transito del personale inquadrato in reparti e unità di prevalente impiego per attività di ordine pubblico nei ruoli e gradi corrispondenti della Polizia di Stato;

l) previsione per il personale del disciolto Corpo della guardia di finanza di transitare, a domanda, nei ruoli e gradi corrispondenti dell'Arma dei carabinieri o delle Forze armate;

m) trasferimento delle infrastrutture e dei mezzi del disciolto Corpo della guardia di finanza alla Polizia economica e finanziaria, ad eccezione delle infrastrutture, dei mezzi e delle dotazioni della componente alturiera del servizio aeronavale, che sono trasferiti al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera, nonché delle infrastrutture, dei mezzi e delle dotazioni non necessari per le attività della Polizia economica e finanziaria, che sono trasferiti alla Polizia di Stato, all'Arma dei carabinieri o alle Forze armate in funzione dell'impiego prevalente.

 


Art. 4
(Capo della Polizia economica)

 

Il comma 1 dell’articolo 4 dispone che il Capo della Polizia economica e finanziaria sia un dirigente generale dello Stato, nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Consiglio dei ministri, sentito il Ministro dell'economia e delle finanze.

Attualmente, ai sensi dell’articolo 4 della legge 23 aprile 1959, n. 189 (Ordinamento del Corpo della Guardia di Finanza), il Comandante Generale della Guardia di Finanza viene scelto tra i Generali di Corpo d’armata dell’Esercito in servizio permanente effettivo ed è nominato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze di concerto col Ministro della Difesa.

 

Il comma 2 pone il Capo della Polizia economica e finanziaria alle dipendenze del Ministro dell'economia e delle finanze.

I commi 3 e 4 stabiliscono che il Capo della Polizia economica e finanziaria sia membro del Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica, in sostituzione del Comandante generale della Guardia di Finanza: a tal fine viene conseguentemente modificata la norma di legge che disciplina la composizione di tale organismo.

L'articolo 18 della legge 1° aprile 1981, n. 121, e successive modificazioni, istituisce, presso il Ministero dell’interno, il Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica quale organo ausiliario di consulenza del Ministro dell'interno per l'esercizio delle sue attribuzioni di alta direzione e di coordinamento in materia di ordine e sicurezza pubblica.

Il Comitato è presieduto dal Ministro dell'interno ed è composto da un Sottosegretario di Stato per l'interno, designato dal Ministro, con funzioni di vice presidente, dal capo della polizia-direttore generale della pubblica sicurezza, dal comandante generale dell'Arma dei carabinieri, dal comandante generale del Corpo della guardia di finanza. Del Comitato fa parte anche il direttore generale dell'Amministrazione penitenziaria ed il dirigente generale capo del Corpo forestale dello Stato.

Il Ministro dell'interno può chiamare a partecipare alle riunioni del Comitato dirigenti generali del Ministero dell'interno, l'ispettore generale del Corpo delle capitanerie di porto, nonché altri rappresentanti dell'amministrazione dello Stato e delle forze armate; può invitare alle stesse riunioni componenti dell'ordine giudiziario, di intesa con il procuratore competente.

 

Art. 5
(Abrogazione)

L’articolo 5 abroga la richiamata legge 23 aprile 1959, n. 189, e successive modificazioni.


Art. 6
(Entrata in vigore)

 

L’articolo 6 prevede l’entrata in vigore della legge il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.


Progetto di legge

 


N. 2846

¾

CAMERA DEI DEPUTATI

______________________________

PROPOSTA DI LEGGE

 

d’iniziativa dei deputati

DEIANA, DURANTI, CANNAVÒ

¾

 

Scioglimento del Corpo della guardia di finanza, istituzione della Polizia economica e finanziaria e delega al Governo per l'organizzazione della mede

 

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Presentata il 28 giugno 2007

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Onorevoli Colleghi! - Il Corpo della guardia di finanza, Corpo a ordinamento militare con compiti connessi alla repressione della criminalità economica e alla partecipazione alle attività doganali, è un caso unico in Europa di organismo di polizia con attribuzioni così vaste e specializzate e unico anche per quanto riguarda il suo ordinamento militare.

L'Italia vanta il non lusinghiero primato delle Forze di polizia ad ordinamento militare, una situazione che neppure la successiva smilitarizzazione della Polizia di Stato e dell'ex Corpo degli agenti di custodia, ora Corpo di polizia penitenziaria, ha mutato, ma solo attenuato. L'Arma dei carabinieri e il Corpo della guardia di finanza (in totale quasi 180.000 uomini) non trovano confronti in nessun altro Paese europeo, probabilmente del mondo intero. In Europa solo la Francia, con la Gendarmerie Nationale, ha una Forza di polizia paragonabile ai nostri carabinieri ma con alcuni tratti distintivi essenziali: il Capo del Corpo è un Direttore civile, i compiti sono nettamente distinti da quelli della Police Nationale per aree territoriali di competenza e per specializzazioni. In Olanda, la Koninklijke Marechaussee, oltre ai compiti di polizia militare ha solo compiti di polizia di frontiera. In Belgio, la Gendarmerie è stata sciolta ed è confluita nella Police Nationale. In Spagna, la Guardia Civil, un Corpo di polizia a ordinamento militare, ha tuttavia un Direttore civile e una riforma, approvata

 

nel marzo 2007 dal Governo di Madrid, prevede la non applicazione del codice penale militare per tutte quelle attività che non siano direttamente militari (di fatto eliminando lo statuto militare per la maggior parte degli appartenenti al Corpo) e il diritto a costituire associazioni sindacali.

Per quanto riguarda, invece, le Forze di polizia dedicate alla lotta contro la criminalità economica, sia la Francia che la Gran Bretagna - per citare due Paesi europei - hanno scelto la via della specializzazione all'interno delle Forze di polizia generaliste.

Per la Francia, la legge 95-73 del 21 gennaio 1995, definisce tra i compiti della Police Nationale la lotta contro la delinquenza economica e finanziaria. Sul piano organizzativo questo si traduce nella presenza, all'interno delle articolazioni della Police Judiciaire, di una Sous-Direction des Affaires Economiques et Financières che raggruppa tutte le competenze in materia di contrasto e di repressione del crimine economico e finanziario.

In Gran Bretagna, in assenza di un modello organizzativo nazionale, in quanto le polizie britanniche sono articolate sul territorio, si può prendere a riferimento la più grande delle Forze di polizia del Regno Unito, la Metropolitan Police di Londra. All'interno di questa Forza esiste lo Specialist Crime Directorate, di cui una articolazione è la Economic and Specialist Crime Unit che raggruppa gran parte delle competenze in materia economia e finanziaria, riciclaggio, traffico di droga eccetera. Per quanto riguarda il controllo delle frontiere ai fini doganali, lo HM Revenue & Customs ha responsabilità anche per questo controllo ai fini del contrasto della criminalità non solo doganale, con un proprio servizio navale.

L'anacronismo della situazione italiana richiede un intervento urgente e indifferibile che vada nel senso della modernizzazione della Polizia economica del nostro Paese. Il Corpo della guardia di finanza, la cui principale legge di ordinamento è la legge 23 aprile 1959, n. 189, mantiene ancora anacronistici compiti militari (ci sono reparti armati con mitragliatrici pesanti e mortai), e una norma insensata ne affida il comando a un generale dell'Esercito che non può avere alcuna competenza nelle materie di specifica operatività del Corpo. Resta inoltre incomprensibile la limitazione di alcuni diritti fondamentali dei suoi uomini, soggetti alle norme di un codice penale militare più volte cassato dalla Corte costituzionale e censurato dalla stessa magistratura militare, e privati di un diritto fondamentale come quello dell'organizzazione sindacale.

Riteniamo che liberando il Corpo della guardia di finanza dalle rigidità dell'organizzazione militare, sfrondandolo di quei compiti che non gli sono propri e che possono facilmente essere trasferiti o alle Forze armate o alle altre Forze di polizia, si potrebbe ottenere un ritorno in termini di efficienza e anche di riduzione dei costi. Inoltre, il passaggio del servizio aeronavale, per la sua componente alturiera, al Corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera, eventualmente procedendo ad una specifica articolazione al suo interno, potrebbe sviluppare importanti sinergie con la struttura navale delle capitanerie, con indubbi miglioramenti per l'efficienza e per l'economicità dell'esercizio.

La presente proposta di legge prevede che il Governo, esercitando entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge la delega ivi contenuta, emani uno o più decreti legislativi che fissino tempi e modalità dell'istituzione e del funzionamento della nuova Polizia economica e finanziaria.

La nuova Polizia (articolo 1) assolve le funzioni di polizia economica e finanziaria a tutela degli interessi economici e finanziari e del bilancio dello Stato, delle regioni, degli enti locali e dell'Unione europea nonché di concorso ai servizi di ordine e sicurezza pubblica attraverso l'attribuzione dei compiti di cui al comma 2 dell'articolo 2 del decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68. Altri compiti, come ad esempio quelli attribuiti alla componente alturiera del Servizio aeronavale del Corpo della guardia di finanza, transitano invece al Corpo delle capitanerie di porto oppure

 

all'Arma dei carabinieri o alle Forze armate (articolo 3).

L'ordinamento della nuova Polizia economica e finanziaria è civile (articolo 3).

Fatti salvi i diritti acquisiti, il personale del Corpo della guardia di finanza transita nella nuova Polizia, perdendo lo status militare, oppure nel Corpo delle capitanerie di porto. Per chi lo desiderasse e volesse mantenere lo status militare, è prevista la possibilità di transitare nell'Arma dei carabinieri o in un'altra Forza armata.

A capo della Polizia economica e finanziaria è posto un dirigente generale dei ruoli civili dello Stato.



 


proposta di legge

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Art. 1.

1. Il Corpo della guardia di finanza è disciolto a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge.

2. È istituita la Polizia economica e finanziaria, posta alle dipendenze del Ministro dell'economia e delle finanze, e alla quale sono attribuite funzioni di polizia economica e finanziaria a tutela degli interessi economici e finanziari e del bilancio dello Stato, delle regioni, degli enti locali e dell'Unione europea nonché di concorso ai servizi di ordine e sicurezza pubblica.

 

Art. 2.

1. Alla Polizia economica e finanziaria sono attribuiti i compiti di cui al comma 2 dell'articolo 2 del decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68, nonché gli ulteriori compiti e funzioni previsti dai decreti legislativi emanati in attuazione della delega recata dall'articolo 3 della presente legge.

 

Art. 3.

1. Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, e previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, da esprimere entro sessanta giorni dalla richiesta, uno o più decreti legislativi per definire i compiti e l'organizzazione della Polizia economica e finanziaria nonché lo stato giuridico del personale e le norme transitorie per il trasferimento del personale, delle strutture e dei materiali del disciolto Corpo della guardia di finanza, in conformità ai seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) attribuzione di un ordinamento civile alla Polizia economica e finanziaria;

b) attribuzione dei compiti di cui al comma 3 dell'articolo 2 del decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68, nonché degli altri compiti di difesa militare, di polizia marittima e di contrasto in acque internazionali della criminalità economica, già devoluti alla componente aeronavale del disciolto Corpo della guardia di finanza, al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera;

c) attribuzione degli ulteriori compiti di difesa politico-militare dello Stato all'Arma dei carabinieri e alle Forze armate, secondo gli ordinamenti e le attribuzioni di ciascuna;

d) attribuzione dei compiti di pubblica sicurezza e di ordine pubblico alla Polizia di Stato;

e) dipendenza dal Ministro dell'economia e delle finanze per quanto riguarda le specifiche attribuzioni di Polizia economica e finanziaria di cui all'articolo 1 e dall'autorità giudiziaria per l'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria ai sensi del codice di procedura penale;

f) transito del personale del disciolto Corpo della guardia di finanza nei corrispondenti ruoli e qualifiche della Polizia economica e finanziaria, istituiti in analogia con quanto previsto per la Polizia di Stato, ad eccezione del personale prevalentemente addetto al servizio delle dogane, del personale appartenente alla componente alturiera del Servizio aeronavale e del personale inquadrato in reparti e unità di prevalente impiego per attività di ordine pubblico;

g) transito del personale del disciolto Corpo della guardia di finanza prevalentemente addetto al servizio delle dogane nei corrispondenti ruoli e qualifiche dell'Agenzia delle dogane;

h) transito del personale della componente alturiera del Servizio aeronavale del disciolto Corpo della guardia di finanza nei ruoli e gradi corrispondenti del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera;

i) transito del personale inquadrato in reparti e unità di prevalente impiego per attività di ordine pubblico nei ruoli e gradi corrispondenti della Polizia di Stato;

l) previsione per il personale del disciolto Corpo della guardia di finanza di transitare, a domanda, nei ruoli e gradi corrispondenti dell'Arma dei carabinieri o delle Forze armate;

m) trasferimento delle infrastrutture e dei mezzi del disciolto Corpo della guardia di finanza alla Polizia economica e finanziaria, ad eccezione delle infrastrutture, dei mezzi e delle dotazioni della componente alturiera del servizio aeronavale, che sono trasferiti al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera, nonché delle infrastrutture, dei mezzi e delle dotazioni non necessari per le attività della Polizia economica e finanziaria, che sono trasferiti alla Polizia di Stato, all'Arma dei carabinieri o alle Forze armate in funzione dell'impiego prevalente.

 

Art. 4.

1. Il Capo della Polizia economica e finanziaria è un dirigente generale dello Stato, nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Consiglio dei ministri, sentito il Ministro dell'economia e delle finanze.

2. Il Capo della Polizia economica e finanziaria è posto alle dipendenze del Ministro dell'economia e delle finanze.

3. Il Capo della Polizia economica e finanziaria è membro del Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica di cui all'articolo 18 della legge 1o aprile 1981, n. 121, come da ultimo modificato dal comma 4 del presente articolo.

4. Al secondo comma dell'articolo 18 della legge 1o aprile 1981, n. 121, e successive modificazioni, le parole: «dal comandante generale del Corpo della guardia di finanza» sono sostituite dalle seguenti: «dal Capo della Polizia economica e finanziaria».

 

Art. 5.

1. La legge 23 aprile 1959, n. 189, e successive modificazioni, è abrogata.

 

Art. 6.

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

 

 

 


Attività parlamentare

 


 

 

COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI

 

RESOCONTO STENOGRAFICO

 

indagine conoscitiva

SULLO STATO DELLA SICUREZZA IN ITALIA, SUGLI INDIRIZZI DELLA POLITICA DELLA SICUREZZA DEI CITTADINI E SULL'ORGANIZZAZIONE E IL FUNZIONAMENTO DELLE FORZE DI POLIZIA

 

6

 

Seduta di lunedì 30 luglio 2007

 

presidenza del presidente LUCIANO VIOLANTE

(omissis)

 


La seduta comincia alle ore 15,05.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del comandante generale della Guardia di finanza, generale Cosimo D'Arrigo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza in Italia, sugli indirizzi della politica della sicurezza dei cittadini e sull'organizzazione e il funzionamento delle forze di polizia, l'audizione del comandante generale della Guardia di finanza, generale Cosimo D'Arrigo.

Secondo le nostre abitudini, do immediatamente la parola al generale per la relazione, cui seguiranno le questioni poste dai colleghi.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di finanza. Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero anzitutto ringraziarvi per l'invito a questa audizione, che offre l'occasione di illustrare il contributo della Guardia di finanza sullo stato della sicurezza nel Paese. Desidero descrivere la sostanza e la peculiarità dell'apporto sviluppato dai reparti del Corpo per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, comunque sotto l'alta direzione del signor Ministro dell'interno.

Tenuto conto delle tematiche di maggiore interesse per i lavori della Commissione, così come indicate nella delibera di approvazione dell'indagine, articolerò la mia relazione su tre punti: preliminarmente, richiamerò i tratti salienti della missione istituzionale della Guardia di finanza, con particolare riguardo ai compiti specifici di concorso al mantenimento dell'ordine e della sicurezza; successivamente, fornirò uno spaccato dell'andamento della criminalità nei settori tradizionalmente riconducibili alla competenza specialistica della Guardia di finanza, ossia ai fenomeni connessi al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, alla contraffazione e alla pirateria, alle scommesse clandestine, al gioco d'azzardo, ai traffici di sostanze stupefacenti ed all'immigrazione clandestina, alla criminalità organizzata, al riciclaggio, all'usura ed al finanziamento del terrorismo; illustrerò, quindi, dati di situazione aggiornati sull'impiego delle risorse umane, finanziarie e strumentali, senza trascurare un accenno alle riforme più recenti di semplificazione e di snellimento della struttura organizzativa dei reparti.

Per evitare di appesantire il discorso, ho preferito sintetizzare al massimo gli argomenti, e nello stesso tempo fornire  alla Commissione i dati di analisi dei vari punti mediante apposite schede illustrative, che consegno agli atti.

Il primo punto riguarda la missione istituzionale e il ruolo di concorso alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.

La Guardia di finanza è una forza di polizia ad ordinamento militare che ha competenza generale per la prevenzione e la repressione di tutti gli illeciti economici e finanziari. La missione istituzionale, fissata dalla legge-base n. 189 del 23 aprile 1959, da ultimo attualizzata dal decreto legislativo n. 68 del 19 marzo 2001, si può schematizzare in cinque aree omogenee: la finanza pubblica e l'economia, riferite alle funzioni primarie ed autonome di polizia economico-finanziaria espletate dal Corpo; la sicurezza, i servizi a richiesta e la difesa, identificativi degli ulteriori settori concorsuali e comprimari.

Più in dettaglio, l'area della finanza pubblica - cui ci si riferisce quando si parla di «polizia finanziaria» - si compone di due segmenti, le «entrate» e le «uscite», nei quali vengono fatte confluire, rispettivamente, le già citate attività di contrasto all'evasione fiscale e di controllo della spesa pubblica. Analogamente, l'area dell'economia - identificata dall'espressione «polizia economica» - è scomposta nei segmenti del «mercato dei capitali» e del «mercato dei beni e dei servizi».

Questi quattro comparti rappresentano la missione primaria ed esclusiva del Corpo, sancita dall'articolo 2 del decreto legislativo n. 68 del 2001. Di contro, nel settore della sicurezza vengono annoverate sia le funzioni di polizia giudiziaria svolte con riguardo ai reati non rientranti nei settori della finanza pubblica e dell'economia, quali il traffico di sostanze stupefacenti e l'immigrazione clandestina, sia le attività di concorso al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica. Infatti, l'articolo 16 della legge-base n. 121 del 1o aprile 1981 prevede che la tutela dell'ordine e della sicurezza sia affidata, in via prioritaria, alle due forze di polizia a competenza generale, ossia alla Polizia di Stato e all' Arma dei carabinieri, ed in termini di concorso permanente alla Guardia di finanza, cui si aggiunge il concorso eventuale del Corpo di polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato. Il Ministero dell'interno ha emanato, nel tempo, una serie di direttive di coordinamento dei compiti e delle attività specificamente demandate alle singole forze di polizia. In particolare, il decreto del Ministro dell'interno del 28 aprile 2006, sul riassetto dei comparti di specialità delle forze di polizia, da ultimo, ha valorizzato il ruolo di polizia economica e finanziaria del Corpo, in relazione alle funzioni esercitate dalle altre forze di polizia e favorendo il riassorbimento di alcune aree di possibili sovrapposizioni, nell'ottica di consentire un equilibrato recupero di risorse per le esigenze generali della sicurezza pubblica. Quello che ho appena esposto è il preambolo del decreto del Ministro dell'interno.

In conclusione, sul punto, vorrei rimarcare che il ruolo istituzionale della Guardia di finanza nel comparto «sicurezza» ruota intorno a quattro principi di base, posto che: anzitutto, la Guardia di finanza concorre alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, la cui responsabilità è affidata, in via principale, alla Polizia di Stato e all'Arma dei carabinieri, quali forze di polizia a competenza generale, sotto l'alta direzione e il coordinamento del Ministro dell'interno; in secondo luogo, il coinvolgimento della Guardia di finanza nei servizi di ordine e sicurezza pubblica in posizione non paritetica rispetto alle altre forze di polizia deriva, oltre che da specifiche disposizioni legislative, dalla necessità di assicurare l'adempimento dei primari compiti istituzionali che i reparti del Corpo sono chiamati a svolgere per espressa volontà del legislatore e dell'autorità politica; in terzo luogo, tra i compiti primari e quelli concorsuali affidati all'Istituzione esiste una naturale sinergia, tenuto conto che spesso l'espletamento dei primi innesca indagini nei confronti di organizzazioni delinquenziali, ben radicate sul territorio e con forti proiezioni  internazionali, in grado di mettere a repentaglio anche l'ordine e la sicurezza interna. Per tale ragione, nel caso della Guardia di finanza, l'ordine e la sicurezza nazionale trovano tutela anche attraverso le attività di polizia fiscale ed economico-finanziaria, a tutela degli interessi nazionali e comunitari; con riferimento alle competenze, è necessario «utilizzare» razionalmente le capacità professionali e le risorse del Corpo nei settori di precipuo interesse istituzionale, nonché nel contrasto dei traffici illeciti via mare, in virtù della significativa consistenza della componente aeronavale e delle avanzate caratteristiche tecnologiche dei mezzi in dotazione.

PRESIDENTE. Mi scusi, preferisce che abbiano il testo anche i colleghi per seguire meglio?

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di finanza. Sì, certamente.

PRESIDENTE. Lo facciamo avere subito.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di finanza. Posso anche interrompere un attimo.

PRESIDENTE. No, può continuare.

MARCO BOATO. Vorrei chiedere di leggere più lentamente.

PRESIDENTE. Ma una volta che lei ha il testo davanti, il problema è superato.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di finanza. Passando ora al secondo capitolo del mio intervento, desidero premettere che le strategie d'impiego delle risorse umane, finanziarie e logistiche per l'assolvimento dei suddetti compiti istituzionali sono fissati ogni anno, sulla base degli obiettivi assegnati dal Ministro dell'economia e delle finanze mediante la direttiva generale per l'azione amministrativa e per la gestione. In tale quadro, i piani di azione varati negli ultimi anni per l'attività operativa del Corpo, sulla base degli indirizzi impartiti dall'autorità di Governo e dal Parlamento, danno risalto a tre priorità strategiche, incentrate su: la lotta sistematica e decisa all'evasione fiscale ed all'elusione, in tutte le loro manifestazioni; il contrasto alla criminalità economica, per ricercare e reprimere i fenomeni di inquinamento della criminalità nel sistema produttivo; il potenziamento del controllo economico del territorio, al fine di contrastare il lavoro nero ed irregolare, l'immigrazione clandestina, il gioco illegale, il contrabbando ed i traffici illeciti internazionali.

Il secondo e il terzo obiettivo programmatico impattano direttamente sulle attività di concorso della Guardia di finanza al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica, per cui è su questi due settori che si concentrerà nel prosieguo la mia attenzione, al fine di tracciare un punto di situazione aggiornato.

Tratterò separatamente i vari aspetti.

Il contrabbando di tabacchi lavorati esteri è un fenomeno transnazionale di grande pericolosità sociale, economica, finanziaria e fiscale, in grado di turbare l'ordine e la sicurezza pubblica, sottrarre ingenti risorse al bilancio nazionale e a quello dell' Unione europea e di finanziare in modo rilevante l'attività delle organizzazioni criminali, in ragione degli ingenti profitti accumulati. Dopo un periodo in cui il contrabbando di tabacchi ha avuto una notevole flessione, determinata dall'inasprimento delle sanzioni e da un più efficiente impiego delle risorse, il fenomeno fa registrare, negli ultimi anni, un sensibile incremento - in particolare, in Campania - come dimostrano anche i dati riferiti alle persone segnalate all'autorità giudiziaria e ai sequestri effettuati. Si tratta, tuttavia, di livelli di gran lunga inferiori a quelli evidenziati negli anni Novanta, che hanno visto, in particolare, il territorio pugliese investito da gravi fatti di criminalità. Le sigarette di contrabbando sequestrate nell'ultimo triennio ammontano complessivamente a  460 tonnellate, cui si aggiungono altre 60 tonnellate di tabacchi confezionati con marchi contraffatti, bloccate ultimamente nei porti di Gioia Tauro e Taranto. Sono ovviamente di provenienza cinese, come tutte le altre contraffazioni. Va rimarcato che il contrabbando di tabacchi lavorati esteri non è più una attività fraudolenta posta in essere solo o quasi esclusivamente in Italia, ma, da tempo, ha conosciuto un indice esponenziale di crescita in tutta l'Unione europea e, in particolare, in quegli Stati caratterizzati da un più elevato livello di incidenza fiscale: Regno Unito in primis, ma anche Francia, Olanda, Germania e Belgio. Il nostro Paese, oltreché mercato di consumo di tabacchi, è interessato dal menzionato traffico illecito soprattutto quale area di transito, anche a causa della sua posizione centrale nel bacino del Mediterraneo.

I principali canali che alimentano il contrabbando di tabacchi lavorati esteri interessano: l'Europa orientale e, in particolare, l'Ucraina; il Medio Oriente; la Cina e, più in particolare, il Sud est asiatico, da dove proviene soprattutto, come avevo già detto, il prodotto contraffatto.

I tabacchi sono introdotti in Italia, in via preminente, con modalità «intraispettive», cioè attraverso i varchi doganali, scortati da documentazione materialmente o ideologicamente falsa, da parte di organizzazioni nostre, italiane, polacche, ucraine, cinesi, nord-africane, talvolta in stretta connessione tra loro. Le investigazioni sono state orientate, altresì, sulla rete Internet perché, come si è potuto accertare, viene utilizzata sovente per la vendita di prodotti da fumo di contrabbando.

Alla luce di tale quadro di situazione, il livello di attenzione dei reparti viene mantenuto costantemente elevato, attraverso un'intensificazione delle attività di «intelligence» e della cooperazione internazionale con i Paesi d'origine, di transito e di destinazione finale dei flussi del contrabbando.

Il fenomeno dell'industria del falso ha fatto registrare negli ultimi anni un salto in avanti di dimensioni esponenziali. Basti pensare che i sequestri di prodotti recanti i marchi di fabbrica contraffatti, da parte della Guardia di finanza, sono triplicati, passando da 34 milioni di pezzi del 2003 a 90 milioni nel 2006. Quest'ultimo dato, peraltro, è superiore alla somma dei sequestri operati dalle dogane di tutti i Paesi dell'Unione europea nel 2005, ammontante a 75 milioni di pezzi, quindi, molto brava la Guardia di finanza, ma anche in presenza di un mercato straordinariamente in espansione.

Si tratta indubbiamente di cifre oggettive che danno l'idea delle dimensioni preoccupanti del mercato del falso che, nel nostro Paese, sta erodendo spazi sempre più ampi, provocando danni enormi al sistema economico e sociale, a causa delle connessioni della contraffazione con l'evasione fiscale e contributiva, con lo sfruttamento del lavoro nero ed irregolare, con il favoreggiamento e l'utilizzo dell'immigrazione clandestina, con i rischi gravi per la salute dei consumatori provocati da medicinali, generi alimentari o ricambi meccanici falsificati e insicuri.

Rilevanti sono, altresì, gli interessi e le ingerenze della criminalità organizzata, sia endogena che straniera, data l'alta redditività dei traffici a fronte di investimenti finanziari abbastanza contenuti.

Sono noti, peraltro, i caratteri tipicamente transnazionali del fenomeno: secondo alcuni studi del Ministero dello sviluppo economico, circa il 70 per cento della produzione mondiale di merci contraffatte proviene dal Sud-est asiatico (Cina, Corea e Taiwan), destinate per il 60 per cento nell'Unione europea. Il restante 30 per cento proviene, invece, dal bacino mediterraneo, specie, ahimè, dall'Italia, dalla Spagna e dalla Turchia.

Dato questo scenario, l'approccio dell'azione di contrasto alla contraffazione ed alla pirateria si è ispirato ad una strategia operativa condivisa a livello interforze, nata dal confronto tra gli esperti delle forze di polizia, dell'Associazione nazionale dei comuni d'Italia e della  SIAE, riuniti in un gruppo di lavoro istituito dal Dipartimento della pubblica sicurezza nel 2004.

L'obiettivo è quello di esercitare il controllo del territorio mirando alla ricostruzione della filiera del falso, al fine di colpire le organizzazioni a monte che gestiscono i canali d'importazione, i centri di produzione, di stoccaggio e di distribuzione delle merci fino alla fase finale della vendita al pubblico, che viene effettuata non solo dagli ambulanti, questo sarebbe nulla, (abusivi e non) sulle vie cittadine, ma anche attraverso l'e-commerce illegale e la rete dei negozi regolari, ove la merce contraffatta è offerta fraudolentamente alla clientela accanto a quella originale.

Di fronte a questa realtà, la Guardia di finanza, in quanto polizia economica e finanziaria, ha rafforzato i servizi di controllo del territorio, in termini sia quantitativi che qualitativi. E infatti: gli interventi repressivi sono aumentati del 43 per cento negli ultimi quattro anni, passando da 11.400 del 2003 a 16.300 del 2006; la strategia operativa adottata ha portato nel biennio più recente all'individuazione e alla chiusura di 300 opifici e laboratori clandestini di merce contraffatta, nonché al sequestro di 2.700 carichi di container intercettati nella fase del trasporto verso i luoghi di destino, a cui si aggiungono 2.100 depositi scoperti in capannoni, magazzini, appartamenti privati, nonché a valle il controllo di oltre 22.300 ambulanti ed esercizi commerciali verbalizzati; le investigazioni di polizia giudiziaria sviluppate per i contesti più rilevanti hanno portato alla denuncia all'autorità giudiziaria, sempre nel biennio 2005-2006, di 1.900 persone per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione, di cui 145 tratti in arresto; più in generale, le persone verbalizzate per contraffazione nell'ultimo biennio sono state circa 30 mila, di cui il 37 per cento di nazionalità italiana, il 21,4 per cento senegalese, il 9,1 per cento cinese ed il 4,8 per cento marocchina (seguono tutti gli altri con percentuali via via più basse, ma il dato importante, ahimè, è quello dell'Italia); i prodotti sequestrati dai reparti del Corpo corrispondono al 90 per cento del totale nazionale del 2005 e 2006; si tratta, infatti, di 165 milioni di pezzi, aventi un valore stimato di mercato pari a circa 640 milioni di euro.

Concludo sul punto, con due riflessioni prospettiche. La prima, serve a sottolineare che il fenomeno della contraffazione provoca nei cittadini, a livello di sicurezza percepita, un alto fattore di rischio di turbativa alla civile convivenza: prova ne sia il fatto che, come già avvenuto frequentemente nei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, anche da parte dei sindaci delle città metropolitane, con le quali il Ministro dell'interno ha stipulato recentemente i patti per la sicurezza, è emersa nettamente una richiesta di rafforzamento della lotta alla contraffazione, alla pirateria e al connesso abusivismo commerciale, per cui il Corpo ha assunto l'impegno di collaborare più intensamente con le altre forze dell'ordine e con le polizie municipali, sotto il coordinamento dei prefetti, nell'ambito dei piani coordinati di controllo del territorio.

Inoltre, rammento che, in accordo con il Ministro dell'istruzione, onorevole Giuseppe Fioroni, è allo studio un progetto denominato «Educazione alla legalità» rivolto ai discenti delle scuole secondarie di secondo grado. Si tratta di lezioni e dibattiti, tenuti anche a cura di ufficiali e ispettori della Guardia di finanza, che riguarderanno, tra l'altro, i comportamenti legali da assumere con riferimento alla contraffazione dei marchi e alla pirateria audiovisiva, nonché i rischi derivanti dall'uso di Internet.

La seconda riflessione è più tecnica, posto che l'attuale normativa penale in materia di contraffazione risulta scarsamente efficace e presenta un livello di deterrenza della pena molto relativo; per questo motivo, sono in corso degli approfondimenti specifici da parte di un tavolo di lavoro attivato dall'Alto commissariato per la lotta alla contraffazione che avanzerà presto al Ministero per lo sviluppo  economico specifiche proposte legislative basate sull'esperienza delle forze di polizia e delle istituzioni coinvolte.

L'attività di organizzazione e gestione di giochi, scommesse e concorsi pronostici è riservata all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) con la quale il Corpo intrattiene stabili rapporti istituzionali - sia per il contrasto del gioco irregolare e clandestino, sia in ordine all'individuazione e condivisione delle linee strategiche e normative - al fine di garantire la tutela dei correlati interessi finanziari e la protezione del comparto dalle infiltrazioni criminali. Tali sinergie hanno consentito di conseguire, nell'ultimo triennio, un costante trend di crescita dei risultati.

Infatti, gli interventi in flagranza di illeciti sono aumentati del 66 per cento tra il 2004 e il 2006 ed hanno portato a sequestri complessivi di 28.800 videopoker ed apparecchi di intrattenimento di genere vietato, nonché di 2.100 terminali informatici di raccolta non autorizzata di scommesse da parte di bookmaker stranieri, con l'oscuramento altresì di 765 siti Internet utilizzati per il gioco d'azzardo on line. Le cifre in gioco dimostrano l'importanza di questo fenomeno, che per la sua alta redditività e diffusione presenta rilevanti profili di infiltrazione della criminalità organizzata. Basti pensare che il mercato dei giochi e delle scommesse ha visto crescere nel 2006 il volume della raccolta complessiva delle giocate fino a 35 miliardi di euro, con corrispondenti entrate erariali di 6,7 miliardi.

L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, al riguardo, nell'ultimo rapporto annuale, ha sottolineato che l'incremento di 20 miliardi nella raccolta di gioco tra il 2003 e il 2006 deriva essenzialmente dalla emersione dall'illegalità di quote significative di gioco che in passato erano incanalate sui videopoker vietati, nonché dal parziale recupero delle scommesse «in nero» convogliate irregolarmente verso operatori esteri non autorizzati.

I traffici di stupefacenti costituiscono una delle maggiori fonti di profitto delle organizzazioni criminali, che vanno ad alimentare «l'industria del crimine» interna ed internazionale.

Il fattore economico legato al reimpiego dei capitali accumulati e dei relativi flussi finanziari assume, pertanto, una rilevanza criminogena centrale e rappresenta l'aspetto fondante dell'impegno della Guardia di finanza nel settore.

L'attività dei reparti del Corpo finalizzata a contrastare questa piaga criminale si sviluppa su tre direttrici convergenti, che fanno leva: sui controlli dei movimenti di merci e passeggeri ai confini terrestri ed aeroportuali, nell'esercizio dei compiti storici di polizia doganale; sulla vigilanza aeronavale dei confini marittimi, nel contesto della più ampia azione di controllo del territorio esercitata sul mare per prevenire, ricercare e reprimere i traffici illeciti di contrabbando, di stupefacenti ed armi, l'immigrazione clandestina ed altri reati; infine, sul piano investigativo, mediante le indagini di polizia giudiziaria sviluppate soprattutto dalle unità specializzate antidroga dei nuclei di polizia tributaria, spesso in collaborazione con organi collaterali, tese a disarticolare le compagini criminali, aggredendole sul versante penale e patrimoniale, per interrompere l'alimentazione dei canali di riciclaggio.

Complessivamente, nell'ultimo triennio i reparti del Corpo hanno effettuato sequestri di oltre 54 tonnellate di stupefacenti ivi comprese 8 tonnellate di cocaina - che adesso va, purtroppo, a prezzi stracciati a Roma -, 4 tonnellate di eroina e 38 tonnellate di hashish e marijuana.

Il trend del fenomeno risulta in crescita, in quanto non si registrano battute di arresto malgrado la ferma e determinata azione di contrasto delle forze di polizia. Un esempio di questa evoluzione allarmante è quello dato dallo spaccio di cocaina, ove si pensi che i 3.114 chilogrammi sequestrati dalla sola Guardia di finanza nel 2006 rappresentano il picco più alto dei consuntivi degli ultimi dieci anni, che sopravanza del 50 per cento la media del decennio.

Per questo motivo, l'impegno dei reparti rimane molto elevato, come testimoniano i dati delle relazioni annuali elaborate dalla direzione centrale dei servizi antidroga del Ministero dell'interno. Da tali documenti risulta, infatti, che la Guardia di finanza ha intercettato nell'ultimo triennio circa il 70 per cento della cocaina, l'80 per cento dell'eroina e il 55 per cento dell'hashish e marijuana sequestrati complessivamente a livello nazionale.

Come ha avuto modo di spiegare il signor Ministro dell'interno nel corso dell'audizione davanti a questa Commissione parlamentare il 20 giugno scorso, l'immigrazione è un tema epocale, di grande allarme sociale, che ha assunto connotazioni di altissimo rischio per la vita dei migranti. In questo quadro, occorre considerare che secondo le analisi del Dicastero dell'interno circa il 60 per cento dei flussi di immigrati irregolari e alimentato dagli overstayers, ossia dagli stranieri che entrano regolarmente in Italia e vi permangono dopo la scadenza del visto o dell'autorizzazione di soggiorno; il 25 per cento giunge, invece, illegalmente da altri Paesi dell'area Schengen, approfittando dell'abolizione dei controlli alle frontiere interne; il restante 15 per cento giunger via mare, partendo dalla Libia e dal nord Africa, con mezzi assolutamente inadatti e pericolosi per la traversata, fino a Lampedusa e alle coste della Sicilia, nonché ultimamente anche sulle coste della Sardegna.

La responsabilità prioritaria per questo settore della sicurezza pubblica è attribuita, come noto, alla Polizia di Stato, che la esercita avvalendosi dell'apposito comparto di specialità. La Guardia di finanza, come confermato dal Ministro dell'interno con il decreto del 28 aprile 2006, concorre ai servizi di polizia di frontiera, nell'esercizio dei propri compiti di polizia economica e finanziaria, sia in corrispondenza dei confini terrestri e marittimi, sia all'interno del territorio nazionale. Ciò avviene in connessione con i servizi di controllo economico del territorio che i reparti del Corpo sviluppano quotidianamente ai fini soprattutto della lotta alla contraffazione, ai traffici illeciti internazionali e al lavoro nero e/o irregolare.

Circa le interrelazioni tra i fenomeni della contraffazione e dell'immigrazione ho già riferito poc'anzi. Qui mi preme aggiungere che anche i legami tra economia sommersa e immigrazione risultano molto stretti, alla luce dell'esperienza operativa della Guardia di finanza. Infatti, nell'ultimo triennio, a fronte di 93 mila lavoratori in nero e irregolari identificati dalle pattuglie del Corpo durante gli accessi presso cantieri edili, laboratori tessili, manifatturieri, alberghi, bar, ristoranti ed altri settori del terziario, quasi il 20 per cento (18 mila persone) era formato da immigrati extracomunitari, provenienti dal Marocco, Cina, Albania, Croazia ed altri Paesi in misura minore.

A questo punto, resta da dire dell'impegno notevolissimo della flotta aeronavale, formata da 348 unità navali e 99 velivoli, mediante la quale la Guardia di finanza: assicura, nel mare territoriale (12 miglia dalla costa) e nella «zona contigua» (ulteriori 12 miglia), una funzione, prevista dal decreto ministeriale del luglio 2003 del Ministro dell'interno, di coordinamento dei mezzi navali delle forze di polizia e degli altri organi coinvolti (Marina militare e capitanerie di Porto); concorre ai piani coordinati interforze di controllo delle frontiere marittime, predisposti dai prefetti delle province di confine; partecipa a numerose iniziative comunitarie assunte dall'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (Frontex).

Un particolare significato strategico assume, in questo quadro, il rapporto di partenariato instaurato dal Ministero dell'interno con l'Agenzia Frontex nel settore della formazione del personale, in forza del quale la Scuola di Cesena della Polizia di Stato e il Centro aeronavale di specializzazione di Gaeta della Guardia di finanza hanno assunto il ruolo di poli europei di addestramento degli operatori  delle forze di polizia dei Paesi membri, ai fini del contrasto dell'immigrazione clandestina.

Ricordo, inoltre, che, dal mese di agosto 2006, l'Istituzione, la Guardia di finanza, partecipa alle missioni «HERA» in favore della Spagna, per intercettare i flussi migratori clandestini sulle coste del Senegal e della Mauritania verso le Isole Canarie.

Più in concreto, l'attività complessivamente svolta dai reparti del Corpo nell'ultimo triennio ha portato all'individuazione di 37.600 cittadini extracomunitari privi del permesso di soggiorno, con l'arresto di 1.500 trafficanti e soggetti inottemperanti ai decreti di espulsione, nonché con il sequestro di 379 mezzi navali e terrestri.

La Guardia di finanza, in virtù sia dei compiti attribuiti dal quadro normativo vigente, sia dello specifico patrimonio professionale, è chiamata a contrastare la penetrazione di interessi illeciti nel sistema economico, perseguendo l'obiettivo primario di incidere sui flussi di «denaro sporco» e di privare le organizzazioni criminali delle risorse economiche.

L'azione del Corpo è così orientata prioritariamente verso l'aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati e viene rivolta al contrasto di varie manifestazioni della criminalità economica, quali il riciclaggio, l'usura, la tutela dei mezzi di pagamento, l'infiltrazione criminale nel sistema degli appalti pubblici.

Tale strategia di intervento si declina in tre indirizzi operativi, tra loro correlati: sequestrare e confiscare i beni delle organizzazioni criminali e dei loro appartenenti; disarticolare le reti di riciclaggio; prevenire l'utilizzo del sistema finanziario per finalità di riciclaggio.

È questo un campo d'azione contiguo e interattivo con il contrasto all'evasione fiscale, poiché spesso i due fenomeni hanno radici comuni: infatti, il possesso di patrimoni e capitali di valore sproporzionato alle attività economiche svolte da soggetti «a rischio» individuati mediante azione di intelligence e di controllo economico del territorio può derivare, all'origine, dal riciclaggio o dal reinvestimento di proventi illeciti oppure da semplice evasione di redditi occultati al fisco.

Alcune volte le due causali non sono alternative, ma concorrenti, come avviene - ad esempio - sempre più spesso nel settore delle frodi dell'IVA e dei contributi comunitari, ove i gruppi criminali organizzati architettano complessi giri di fatture false, bilanci gonfiati e utilizzo di società-schermo, teste di legno e rapporti con Paesi off-shore per evadere il fisco, incassare indebitamente rimborsi IVA e aiuti finanziari, che poi reinvestono in altre attività illecite o imprenditoriali.

Da qui deriva l'importanza delle indagini sui flussi finanziari e patrimoniali che permeano sempre i controlli di polizia tributaria dei reparti del Corpo, diretti ad incidere sui fenomeni più gravi di evasione sostanziale, di frode o di ingerenza della criminalità economica ed organizzata nel sistema produttivo. In altri termini, le verifiche della Guardia di finanza non si fermano all'ispezione contabile basata sulle normali tecniche di audit e di revisione aziendale, ma vanno oltre per ricostruire con le metodologie tipiche di una forza di polizia i flussi di capitali e di ricchezze, per finalità sia fiscali sia di contrasto al riciclaggio ed al reinvestimento di proventi illeciti.

Con riferimento specifico all'attività volta a privare le organizzazioni criminali della loro ricchezza, la Guardia di finanza, nel triennio 2004-2006, ha eseguito investigazioni economiche, patrimoniali e finanziarie nei confronti di 5.100 persone fisiche ed 800 persone giuridiche, formulando all'autorità giudiziaria proposte di sequestro di beni, poi eseguite in concreto, per un valore di oltre 2 miliardi e 300 milioni di euro. Si tratta di consuntivi di tutto rilievo, ove si consideri che i sequestri del 2006, per 1 miliardo di euro, costituiscono il picco più alto degli ultimi dieci anni.

In questo quadro rientrano due piani mirati di intervento promossi, nel 2006, dal Ministro dell'interno per contrastare la recrudescenza della criminalità in Campania e in Calabria. In particolare, nell'ambito  del Patto per la sicurezza di Napoli e delle città della provincia, la Guardia di finanza ha rafforzato il dispositivo investigativo per l'aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni criminali, specialmente avuto riguardo alle ingerenze nei settori della contraffazione e dei traffici internazionali. Tra le operazioni portate a termine in tale contesto, è emblematico un ingente sequestro patrimoniale eseguito dal nucleo di Napoli, lo scorso mese di giugno, su disposizione del tribunale di S. Maria Capua Vetere, nei confronti di un imprenditore legato ad esponenti apicali di alcuni clan camorristici con l'acquisizione di immobili e disponibilità finanziarie per 103 milioni di euro.

Per quanto attiene alla regione Calabria, la Guardia di finanza ha provveduto a: rafforzare i servizi di controllo della spesa pubblica e di contrasto delle frodi di finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo economico e sociale; incentivare il controllo del territorio e le investigazioni finanziarie e patrimoniali nelle zone della Locride e di Lamezia Terme, per la lotta all'usura, all'estorsione e al riciclaggio; partecipare ai «desk interforze» assieme a DIA, Polizia e Carabinieri, preordinati all'aggressione dei patrimoni delle cosche nelle province di Catanzaro, Reggio Calabria e Crotone, mediante lo svolgimento coordinato di indagini patrimoniali.

La risposta data dai reparti sul campo è stata davvero massiccia e ha portato, nell'ultimo triennio: a sequestrare patrimoni, ai sensi della normativa antimafia, per 54 milioni di euro; ad accertare truffe di contributi alle imprese, ai sensi della legge n. 488 del 1992, con la denuncia all'autorità giudiziaria di 1.200 persone per illecita percezione di contributi pari a 500 milioni di euro (di cui 200 bloccati prima dell'erogazione ed altri 60 recuperati mediante sequestri di beni di valore equivalente); a denunciare 2 mila persone per responsabilità per danni erariali pari a 380 milioni di euro.

La lotta al riciclaggio da parte della Guardia di finanza è frutto di una forte strategia di prevenzione e repressione, tesa ad incidere sui flussi monetari e sui patrimoni illeciti intercettandoli prima del reinvestimento nel sistema economico legale. A testimonianza di ciò, l'analisi degli esiti delle indagini sviluppate dai reparti evidenzia un costante trend in crescita del numero delle indagini concluse e delle persone denunziate, nonché un forte incremento degli importi e dei valori oggetto di riciclaggio.

Infatti, le investigazioni hanno consentito, tra il 2004 e il 2006, di segnalare all'autorità giudiziaria circa 2.600 soggetti, di cui 370 tratti in arresto, con il sequestro di quasi 500 milioni di euro di beni e disponibilità economiche, e l'accertamento dei flussi finanziari reinvestiti pari a 200 milioni di euro.

Si tratta di risultati di rilievo, là dove si consideri che secondo le statistiche del Ministero della giustizia, il 60-70 per cento dei procedimenti penali per riciclaggio e reati connessi sono frutto delle indagini della Guardia di finanza a seguito dell'approfondimento di segnalazioni per operazioni sospette.

Ciò conferma la validità e la centralità del sistema antiriciclaggio disciplinato dalla legge-base n. 197 del 5 luglio 1991, in base al quale gli intermediari finanziari prestano una collaborazione attiva alla prevenzione del lavaggio del denaro sporco, inviando segnalazioni mirate di operazioni sospette all'Ufficio italiano dei cambi, che poi le analizza e attiva il Nucleo speciale di polizia valutaria e la Direzione investigativa antimafia, per il successivo approfondimento e riscontro investigativo dei singoli casi. In questo settore, il Nucleo valutario e i nuclei di polizia tributaria delegati hanno sviluppato, nell'ultimo quinquennio, le indagini innescate da 31.500 segnalazioni sospette.

Dagli accertamenti sono emersi: 3.700 violazioni amministrative alla legge n. 197 del 1991, in gran parte riconducibili al divieto di trasferimento di denaro contante per importi superiori a 12.500 euro; 670 fattispecie penali, specialmente dovute all'omessa istituzione da parte degli intermediari dell'archivio unico obbligatorio ed alla omessa o incompleta identificazione  dei clienti; 333 casi di riciclaggio o reimpiego di proventi illeciti, con la denuncia di 450 persone.

Per quanto attiene, invece, al contrasto all'usura, l'azione della Guardia di finanza parte dalla considerazione che il fenomeno usurario, oltre a rappresentare un metodo particolarmente utilizzato dalle organizzazioni criminali per assicurarsi canali occulti di riciclaggio e costanti approvvigionamenti di denaro, costituisce un efficace strumento per acquisire il controllo dell'impresa usurata. Per questo motivo, parallelamente allo svolgimento di indagini di iniziativa o delegate dall'autorità giudiziaria, le unità operative prestano particolare attenzione alle verifica del rispetto dei limiti relativi al tasso di interesse usuraio, nonché della normativa sulla trasparenza dei rapporti con la clientela.

Per dare un'idea della situazione attuale, accenno soltanto che nell'ultimo triennio la Guardia di finanza ha mantenuto un trend di risultati di servizio in lieve ma costante crescita, e ciò seppure sia stata registrata nel 2006 una contrazione delle denunce delle vittime di usura.

Complessivamente, sono stati effettuati sequestri di beni immobili e disponibilità finanziarie pari a 100 milioni di euro, con denunce per usura indirizzate all'autorità giudiziaria a carico di 1.300 soggetti.

A completamento del quadro dei servizi a tutela del mercato dei capitali, evidenzio infine che nell'ultimo triennio: le indagini condotte in materia di reati finanziari hanno portato alla denuncia di 145 persone per insider trading ed aggiotaggio, nei cui confronti sono stati effettuati sequestri di conti bancari e disponibilità finanziarie per oltre 3 miliardi di euro; gli accertamenti per i reati fallimentari hanno determinato la segnalazione alle procure della Repubblica di quasi 4 mila persone per bancarotta, di cui 401 tratte in arresto, con sequestri per oltre 230 milioni di euro; le investigazioni per i reati bancari hanno comportato la denuncia di oltre mille persone per abusivo esercizio dell'attività, di cui 53 sottoposte ad arresto; il contrasto alla falsificazione di euro ha condotto alla denuncia di oltre mille persone ed al sequestro di valuta e titoli per un importo complessivo di quasi 700 milioni di euro.

L'uso del circuito finanziario da parte delle organizzazioni terroristiche, per autofinanziarsi tramite la raccolta e il reimpiego di capitali anche ingenti, costituisce un concreto fattore di rischio non solo per il proliferare delle cellule di gruppi armati nelle varie parti del globo, ma anche per la destabilizzazione della trasparenza, della solidità e della correttezza dei movimenti di denaro e valori nel circuito economico legale.

Nello specifico settore, il Corpo provvede all'espletamento delle attività di contrasto del terrorismo sotto il profilo finanziario, la cui responsabilità generale è attribuita al Ministero dell'economia e delle finanze, presso il quale è stato istituito il Comitato di sicurezza finanziaria, organismo collegiale di coordinamento a livello nazionale che, presieduto dal direttore generale del Tesoro, si avvale anche dell'apporto di un ufficiale della Guardia di finanza. Tra i suoi compiti, il Comitato può chiedere l'effettuazione di accertamenti patrimoniali e finanziari all'Ufficio italiano cambi, alla Consob e al Nucleo speciale di polizia valutaria e, ove ne ravvisi la necessità, lo sviluppo di attività informative alla Guardia di finanza.

Da un punto di vista operativo, le attribuzione dell'UIC e del Nucleo valutario, previste dalle disposizioni vigenti per la prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio, sono state estese anche per il contrasto del terrorismo sul piano finanziario.

In questo quadro d'assieme, si comprende bene come nello specifico comparto la Guardia di finanza non si occupi prioritariamente delle investigazioni di polizia giudiziaria finalizzate all'indicazione di cellule terroristiche - questo lo sottolineo per evitare qualche equivoco -, che rientrano nelle funzioni primarie delle due forze di polizia a competenza generale, bensì abbia un ruolo fondamentale nell'attività di natura preventiva, allo scopo di rintracciare i flussi di capitali originati da  altre attività criminali o da imprese di iniziative economiche lecite, ma poi destinati ad alimentare la rete internazionale del terrorismo.

In merito, assume particolare significato il decreto legislativo in via di pubblicazione, approvato dal Consiglio dei ministri il 5 giugno scorso che, dettando misure preventive e patrimoniali per la lotta al fenomeno terroristico, conferma le attribuzioni del Nucleo speciale di polizia valutaria e le estende anche per l'attuazione delle sanzioni finanziarie adottate dall'Unione europea nei confronti dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale.

Per adempiere a questa missione, il Corpo ha affinato le tecniche investigative con l'impiego di personale e di strutture specializzate, ma soprattutto mettendo a frutto le professionalità maturate con gli approfondimenti delle segnalazioni di operazioni sospette, con le ispezioni presso gli intermediari e gli operatori non finanziari e con il più alto ventaglio di interventi effettuati dai nuclei di polizia tributaria e dagli altri reparti sul territorio nazionale.

Sotto questa angolazione, l'attenzione dei reparti si è concentrata sulle agenzie di money transfer, che formano un circuito parallelo a quello bancario, autonomo e molto ramificato sul territorio, che movimenta una massa consistente di capitali destinati all'estero. In tal senso, sono stati effettuati nell'ultimo biennio, anche su richiesta del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, istituito presso il Ministero dell'interno, 1.460 interventi, con la denuncia di 1.100 persone di cui quasi mille per esercizio abusivo dell'attività finanziaria.

Degni di nota, infine, sono anche i filoni investigativi innescati d'iniziativa e sviluppati con indagini mirate di polizia giudiziaria. Al riguardo, dirò soltanto che negli ultimi anni il Nucleo di polizia tributaria di Milano ha condotto un'inchiesta molto delicata che ha portato alla denuncia di 30 cittadini tunisini ed algerini affiliati al Gruppo islamico armato-Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, di cui 15 raggiunti da ordinanze di custodia cautelare in carcere. In quel caso, le investigazioni sono state focalizzate anche su una rete di piccole e medie imprese utilizzate per incontri tra persone coinvolte in preparativi di atti di terrorismo islamico, i cui redditi prodotti venivano successivamente destinati al sostegno di gruppi radicali.

In chiusura di questa seconda parte della relazione, mi preme completare il quadro degli impegni del Corpo nel comparto «sicurezza», fornendo alla Commissione i dati relativi al concorso della Guardia di finanza ai servizi di ordine pubblico propriamente intesi.

Si tratta - prendendo a riferimento l'anno 2006 - di 151.032 giornate-uomo di militari del Corpo comandati per servizio di tutela dell'ordine pubblico centralmente determinati, a richiesta del Dipartimento della pubblica sicurezza, in occasione di manifestazioni politiche, sindacali o sportive, nonché per le vigilanze ai seggi durante le consultazioni elettorali e referendarie; 104.750 giornate-uomo impiegate per la vigilanza ad obiettivi sensibili (uffici giudiziari, obiettivi fissi, aeroporti); 95.500 giornate-uomo impiegate per servizi di tutela, scorta e protezione di persone; 29.750 giornate-uomo impiegate per vigilanza fissa ai centri di permanenza temporanea degli immigrati.

Complessivamente, pertanto, la Guardia di finanza ha destinato - e mediamente continua a destinare - alla missione istituzionale del concorso all'ordine pubblico 381 mila giornate-uomo annue, che corrispondono all'impiego quotidiano in media di 1.524 uomini e donne del Corpo.

Accanto a questi, laddove la visuale dell'osservatore esterno dovesse allargarsi dal comparto «ordine pubblico» a quello più in generale onnicomprensivo dell'«ordine e sicurezza pubblica», andrebbero considerati altresì tutti gli altri militari del Corpo che sono impegnati quotidianamente nei servizi di controllo economico del territorio, di lotta al contrabbando, alla contraffazione, al gioco d'azzardo, al traffico di stupefacenti, e così via.

Ora illustrerò l'organizzazione ed il funzionamento della Guardia di finanza.

Le dotazioni organiche della Guardia di finanza ammontano a 68.134 unità. La forza effettivamente disponibile è oggi, invece, formata da 63.635 militari di ogni ordine e grado. Il divario di 4.499 unità tra gli organici previsti per legge e gli effettivi non pare destinata a colmarsi, stando all'attuale normativa che regola la materia delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni (speriamo di sì!).

In particolare, la speciale procedura di controllo delle assunzioni, nei limiti della deroga al blocco generale prevista per legge, nel 2006 ha determinato uno sbilanciamento tra i 442 arruolamenti autorizzati ed i 1.008 esodi di personale andati in quiescienza, con il conseguente abbattimento di 566 unità operative. Anche per il corrente anno, come preciserò tra poco, nelle conclusioni del mio intervento, si ravvisano possibili profili di criticità. Peraltro, in prospettiva futura, per gli anni 2008 e 2009, le pubbliche amministrazioni potranno procedere a nuove assunzioni nei limiti del 20 per cento della spesa relativa alle cessazioni del servizio dell'anno precedente. Inoltre, per le medesime finalità, in tali anni le stesse pubbliche amministrazioni potranno far ricorso - alternativamente - ad un fondo pari, a regime, a 75 milioni di euro, ovvero alle cosiddette misure di «stabilizzazione», attuabili nel limite del 40 per cento della spesa relativa alle cessazioni del servizio dell'anno precedente.

Ai fini dello svolgimento delle missioni istituzionali, pertanto, risulta necessario un adeguamento delle risorse umane della Guardia di finanza agli organici previsti dalla legge.

Negli ultimi anni, l'intera organizzazione dei reparti del Corpo è stata ridisegnata nell'ambito di un piano molto incisivo di snellimento, di razionalizzazione e di semplificazione della struttura. Ciò è avvenuto perché, dopo il decreto legislativo n. 68 del 2001, lo stato maggiore ha sviluppato una due diligence review di tutto l'assetto organizzativo centrale e periferico, al fine di verificarne la coerenza con il posizionamento ottimale da raggiungere per un'efficace presidio delle missioni istituzionali.

Per questo motivo, sono stati realizzati e messi a fuoco sia i punti di forza che quelli di debolezza interni, nonché i fattori di opportunità e di minaccia dello scenario in cui si inquadra il percorso strategico di evoluzione della Guardia di finanza degli anni 2000.

A seguito del piano di ristrutturazione, l'architettura del Corpo è stata riordinata su sei tipologie di comandi e reparti, ossia: il comando generale, che è l'organo centrale di direzione, programmazione e controllo di tutte le attività istituzionali del Corpo; i comandi territoriali, che rappresentano la struttura portante dell'attività operativa della Guardia di finanza, e sono gerarchicamente articolati in sei comandi interregionali, 20 regionali, 102 provinciali da cui dipendono 710 nuclei di polizia tributaria, gruppi, compagnie, tenenze e brigate capillarmente distribuiti nelle varie province; i reparti speciali, che sono unità altamente qualificate per l'analisi di rischio attinenti a ciascun segmento della missione istituzionale, capaci di elaborare e di lanciare progetti centralizzati di intervento su larga scala, connotati da elevati standard qualitativi (i reparti speciali sono sostanzialmente reparti di pensiero, di organizzazione, di intuizione, di linea d'azione); i reparti aeronavali, d'altura e costieri, che assolvono tutti compiti operativi in mare, integrando la loro azione con quella dispiegata dalla componente territoriale; gli istituti di formazione ed il centro di reclutamento, che curano le procedure di arruolamento, la formazione di base, la post formazione e la specializzazione professionale del personale; i comandi ed i reparti di supporto tecnico, logistico ed amministrativo.

Fatta questa panoramica, mi corre l'obbligo, a questo punto, di esaudire la richiesta della Commissione tesa a conoscere gli interventi posti in essere, più in concreto, dalla Guardia di finanza ai fini del più efficiente impiego delle risorse. Per far questo, debbo illustrare, per sommi capi, i contenuti di cinque riforme interne  di grande portata innovativa, che hanno riguardato nell'ultimo triennio i reparti speciali, i nuclei di polizia tributaria, i comandi territoriali, i reparti aeronavali e le relazioni internazionali.

La prima riforma riguarda i reparti speciali, che sono stati rafforzati con personale appositamente addestrato in materia informatica e di intelligence, capace di ricercare, di acquisire e di governare notevoli masse di informazioni selezionate da Internet e da banche dati esterne, al fine di individuare le tendenze e le dinamiche dei fenomeni illeciti, i soggetti «a rischio» che li pongono in essere, e gli ambiti territoriali in cui si sviluppano. Il frutto di questo lavoro, oscuro ma importante, si traduce in veri e propri piani operativi che sfruttano le migliori esperienze investigative maturate dai reparti territoriali, per rilanciarle su larga scala con risorse, metodologie e tempi predefiniti.

Questa innovazione organizzativa si sta rivelando sicuramente positiva, non solo per l'effetto moltiplicatore dei risultati che essa consente di realizzare, ma soprattutto per il clima di maggiore coesione interna, per lo spirito di squadra e per la valorizzazione delle capacità professionali che le sinergie tra i reparti speciali e quelli territoriali hanno contribuito a far crescere e consolidarsi.

Altrettanto è da dirsi per la ristrutturazione dei nuclei di polizia tributaria: essi rappresentano gli organi investigativi di punta istituiti in ogni provincia, che sono incaricati di sviluppare le indagini più complesse di polizia economica e finanziaria sui fenomeni criminali e sulle organizzazioni radicate nelle varie aree destinando a tal fine le risorse professionali più qualificate del Corpo.

La riforma si è ispirata a criteri di semplificazione e di riunificazione del dispositivo investigativo, su base provinciale. Infatti, è stata abolita la tradizionale distinzione tra nuclei regionali e nuclei provinciali di polizia tributaria, confermando questi ultimi in virtù della maggiore aderenza al territorio e delle sinergie realizzate, sotto la direzione dei comandi provinciali, con i gruppi, le compagnie ed i reparti che assolvono compiti di controllo economico del territorio.

Ciò ha comportato l'eliminazione in radice delle aree di sovrapposizione tra i nuclei ex regionali e provinciali, che avevano provocato in passato qualche rischio di disfunzioni o duplicazioni, assicurando invece l'uniformità e la centralità del ruolo unificante dei comandanti provinciali, in quanto responsabili di tutta l'attività del Corpo nell'ambito delle rispettive circoscrizioni, anche ai fini del coordinamento con le altre forze di polizia in seno ai comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica.

Nel contempo, la struttura interna dei nuclei di polizia tributaria è stata completamente ridisegnata, in modo da renderla più coerente con i segmenti della missione istituzionale del Corpo.

L'obiettivo di fondo è stato quello di creare in ogni provincia strutture investigative moderne e avanzate, nei vari campi di intervento della Guardia di finanza, allo scopo di rafforzare la capacità di affrontare con risorse professionali sempre più specializzate i compiti che si presentano maggiormente complessi e impegnativi.

La terza riforma ha riguardato i reparti operativi territoriali, ossia i gruppi, le compagnie, le tenenze e le brigate, la cui dislocazione all'interno delle varie province è correlata alle specifiche finalità istituzionali del Corpo; come si ricorderà, è questo il criterio fissato dalle direttive emanate dal Ministro dell'interno con decreto del 12 febbraio 1992.

Sono stati rivisti il numero, le sedi, le circoscrizioni, le dipendenze gerarchiche e le dotazioni organiche di circa 650 reparti, al duplice fine di rendere più adeguata la presenza del Corpo rispetto alle caratteristiche socio-economiche delle varie realtà locali, nonché di sopprimere i reparti con il più basso indice di produttività, in termini di costi-rendimenti. Per questa via, nell'ultimo triennio sono stati soppressi oltre 50 reparti.

Nel contempo, la forza organica del dispositivo territoriale del Corpo è stata incrementata di circa 600 unità, che sono  state recuperate all'attività operativa grazie agli interventi di ammodernamento e di semplificazione dei processi logistico-amministrativi centrali e periferici.

Altrettanto incisiva è stata la riforma del comparto aeronavale, che si è resa necessaria a causa del mutamento dello scenario dei traffici illeciti e dei flussi migratori nel Mediterraneo, in un contesto di rafforzamento della cooperazione con l'agenzia Frontex e con i partner comunitari. La strategia è stata quella di potenziare la capacità di difesa avanzata del dispositivo del Corpo in acque internazionali, sia per prevenire le minacce e razionalizzare gli interventi repressivi nel mare territoriale o nella zona contigua (il mare territoriale, ricordo, sono 12 miglia dalla costa e la zona contigua sono le successive 12 miglia), sia per interagire con gli organi collaterali dei Paesi del Mediterraneo.

A tale scopo, sono stati creati due centri di responsabilità e di comando, articolati su una componente aeronavale di altura, dotata di mezzi aerei e navali capaci di operare in profondità, e su una componente regionale costiera che opera costantemente integrandosi con la prima.

Sulla flotta è in atto un significativo programma di ammodernamento e razionalizzazione che porterà, entro il 2011, ad una riduzione importante dei mezzi navali del 44,2 per cento e di quelli aerei del 15 per cento rispetto alle dotazioni del 2005, con la radiazione dei mezzi più obsoleti e di quelli più onerosi da mantenere. Cito ad esempio il settore navale ove sono stati già dimessi 2 pattugliatori, 12 guardacoste, 54 vedette e 92 unità minori. La nuova flotta del Corpo sarà più ridotta in termini numerici, ma assicurerà lo svolgimento di una maggiore quantità ed una migliore qualità di attività operativa. Si eleveranno gli standard di efficacia ed economicità, in quanto queste unità sono molto più economiche dal punto di vista del sostegno logistico, comportano la presenza di equipaggi più ridotti, hanno un'autonomia nettamente superiore tale da poter essere impiegate in pratica sempre nell'arco delle ventiquattro ore, operando una turnazione degli equipaggi e mantenendo costantemente impiegati i mezzi.

Da ultimo, la quinta direttrice su cui si è mossa la riforma del Corpo è quella finalizzata al potenziamento delle relazioni internazionali e con gli organi collaterali della Unione europea e dei Paesi terzi, che rappresentano indubbiamente uno dei punti di forza su cui si basa l'apparato investigativo della Guardia di finanza, anche per effetto di quanto previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo n. 68 del 2001. In forza delle disposizioni di quest'ultima norma, che ha assegnato al Corpo il compito di promuovere ed attuare «forme di cooperazione operativa a livello internazionale, con organismi collaterali esteri, per il contrasto delle violazioni in materia economica e finanziaria a tutela del bilancio dello Stato e dell'Unione europea», è stato previsto il distacco di 12 esperti presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari italiani all'estero, nonché l'invio di quattro ufficiali di collegamento presso istituzioni internazionali e comunitarie.

Finora, la Guardia di finanza ha distaccato ufficiali nelle ambasciate d'Italia a Washington, Berna, Londra, Belgrado, Vienna, Mosca, e così via. Entro quest'anno, un altro ufficiale sarà distaccato presso l'ambasciata d'Italia a Buenos Aires.

Al di là di queste ultime iniziative, si può affermare che oggi la Guardia di finanza è inserita a pieno titolo nei principali network di cooperazione comunitari ed extracomunitari. I nostri specialisti operano, a tutela del sistema dell'IVA sugli scambi intracomunitari, nell'ambito della rete di comunicazione riservata della Commissione europea, in costante contatto - esclusivamente telematico e di lingua veicolare - con gli omologhi degli altri 26 Paesi dell'Unione europea. Sin dai primordi della cooperazione nel campo doganale, la Guardia di finanza coltiva relazioni costanti con tutte le amministrazioni doganali investigative estere, ed è oggi riconosciuta quale parte ufficiale ai fini dell'applicazione sia degli strumenti di cooperazione comunitaria, sia degli accordi  e convenzioni bilaterali e multilaterali stipulate dal nostro Paese. In materia di imposte dirette, il Corpo applica tutte le convenzioni contro le doppie imposizioni e per prevenire le frodi fiscali stipulate dall'Italia sulla base del modello predisposto, a livello mondiale, dall'OCSE.

Naturalmente, quale forza di polizia, il Corpo partecipa per quanto di competenza alle attività di cooperazione internazionale previste e condotte nell'ambito dell'Interpol, Europol e Schengen.

Per dare un'idea del volume molto consistente degli scambi d'informazioni - a testimonianza del pieno inserimento del Corpo nel sistema globale di cooperazione - evidenzio che, nel periodo che va dal gennaio 2005 fino a giugno 2007, la Guardia di finanza ha ricevuto 10.387 richieste di «cooperazione passiva» dall'estero e inoltrato 9.661 richieste di «cooperazione attiva».

Veniamo alle risorse finanziarie.

PRESIDENTE. Arriviamo alle dolenti note!

MARCO BOATO. Dulcis in fundo!

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di finanza. Dulcis in fundo, ovviamente! La situazione non è poi così drammatica ma è meritevole di una certa attenzione.

Signor Presidente, onorevoli membri della Commissione, le risorse finanziarie a disposizione della Guardia di finanza risultano inadeguate rispetto all'ampliamento dei relativi compiti e piani operativi (credo che questo sia un film già visto).

Con le ultime manovre di finanza pubblica, il bilancio del Corpo ha registrato un rilevante ridimensionamento, in particolare, dei fondi relativi all'area dei consumi intermedi, indispensabili per supportare l'attività operativa: è questo il punto. La contrazione delle risorse disponibili ha determinato la riduzione dell'entità di taluni capitoli al di sotto dei livelli minimali. Nel periodo 2002-2007, raffrontando le dotazioni iniziali di bilancio, la flessione complessiva è stata pari a circa il 23 per cento, con riduzioni ben più gravose, in termini percentuali, su specifiche voci di spesa direttamente connesse all'azione di servizio (è questo che più mi preme).

Il fondo straordinario per il 2007 di complessivi 29 milioni di euro (17 di parte corrente e 12 di conto capitale) previsto dall'ultima legge finanziaria non è stato sufficiente per fronteggiare il fabbisogno dell'Istituzione. La situazione di difficoltà gestionale è altresì aggravata dall'esistenza di debiti pregressi, che al momento ammontano ad oltre 65 milioni di euro, su capitoli, come vedrete dalle tabelle, che non sono affatto discrezionali, ma assolutamente obbligatori.

Non voglio dilungarmi oltre, ma aggiungo soltanto che la situazione deficitaria sarebbe ancora più pesante se il Corpo non avesse adottato negli ultimi anni una serie di misure di contenimento dei costi e di razionalizzazione dei processi logistico-amministrativi interni, quali: la progettazione e la realizzazione di un modello centralizzato di gestione degli acquisti e della logistica; l'esternalizzazione della gestione, movimentazione, trasporto e consegna dei beni di casermaggio, del vestiario e dei pezzi di ricambio dei mezzi navali ed aerei; la centralizzazione delle forniture di beni e servizi di manutenzione dei mezzi navali; l'introduzione della protocollazione informatica e dell'archiviazione ottica dei documenti cartacei in partenza e in arrivo; la digitalizzazione dei documenti matricolari del personale; la rimodulazione dell'orario di lavoro per agevolare economie di spesa per il vitto e lo straordinario; la diffusione di corsi di formazione del personale con modalità e-learning; il piano di sviluppo tecnologico per l'integrazione delle banche dati del Corpo.

In parallelo alle restrizioni dei consumi intermedi, altrettanto significativa è la situazione dei fondi per investimenti, ove dobbiamo contemplare: il programma infrastrutturale per la costruzione di nuove caserme ed alloggi di servizio e per la ristrutturazione di immobili già in uso; il programma di ripianamento ed ammodernamento  dei mezzi aeronavali, del sistema di telecomunicazioni e degli strumenti informatici.

Si tratta di progettualità importanti, indispensabili per mantenere un livello di efficienza del dispositivo della Guardia di finanza che sia all'altezza dei compiti e delle responsabilità che vogliamo onorare. È davvero questo uno sforzo minimale, che riteniamo imprescindibile per affrontare le minacce attuali e future alla sicurezza economica e finanziara del Paese, in un contesto di globalizzazione accentuata e di sempre più stretti rapporti di integrazione con l'Unione europea.

È questo lo spirito che ci ha mossi a raccordarci con le altre forze di polizia, sotto l'egida del Ministero dell'interno, in uno spirito di autentica collaborazione interforze verso comuni obiettivi, come è avvenuto nell'ambito del Programma operativo nazionale per la sicurezza del Mezzogiorno, al quale sin dal 1997 la Guardia di finanza partecipa con la realizzazione di progetti mirati al rafforzamento del controllo del territorio e della vigilanza aeronavale sul mare.

Si tratta di interventi di spessore, che hanno permesso - ad esempio - di implementare la nuova rete di telecomunicazioni in ponte radio digitale, l'informatizzazione e l'interconnessione delle sale operative provinciali, l'acquisizione di 10 apparati mobili per il controllo scanner non invasivo dei container e i veicoli di grandi dimensioni, nonché di apparati radar, videocamere e sensori di ricerca per gli elicotteri e guardacoste del Corpo.

Tutto ciò dimostra l'attenzione dell'organizzazione a stare al passo con i tempi e conferma l'impegno morale a continuare su questa strada, con rigore finanziario unito ad una chiara visione dei progressi da compiere.

In conclusione, mi preme dare atto che l'inadeguatezza delle risorse finanziarie assegnate è stata peraltro riconosciuta dal Governo, negli ultimi mesi, con l'accoglimento di specifici ordini del giorno. In particolare, l'Esecutivo si è impegnato ad attribuire alla Guardia di finanza adeguate risorse finanziarie per lo svolgimento dei propri compiti istituzionali. La necessità di integrare in modo strutturato le dotazioni di bilancio è stata più volte sottolineata anche in ambito parlamentare, ed in particolare dalle Commissioni bilancio e finanze della Camera e del Senato.

Desidero ricordare in merito che, recentemente, la VI Commissione (finanze e tesoro) del Senato, ha auspicato «che il Corpo venga dotato, nella corrente annualità e nelle prossime, di ulteriori risorse finanziarie indispensabili per assolvere la delicata missione ad esso affidata». Ciò sia con la risoluzione relativa all'atto di indirizzo della politica fiscale, sia con il parere reso sul Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef) per gli anni 2008-2011.

Analoghe considerazioni sono state espresse per il fabbisogno reclutativo del Corpo, in relazione al quale il predetto Organo parlamentare ha evidenziato la necessità del «ripianamento delle carenze organiche e, laddove ciò non fosse realizzabile da subito, almeno di quelle connesse alle cessazioni dal servizio registrate nel 2006, pari a 1.008 unità».

A tal fine, la Commissione ha reputato «indispensabile che sia assicurata, tra l'altro, in sede di attuazione delle disposizioni contenute nella legge finanziaria per il 2007, l'assunzione di almeno 342 unità, delle 684 residue, tra quelle riservate alle forze di polizia e la "stabilizzazione" di 280 volontari in ferma breve».

Da ultimo, in relazione al tema in rassegna, giova segnalare la richiesta di «reclutamenti straordinari» per le forze di polizia, avanzata dal Ministero dell'interno nell'ambito del tavolo tecnico per il mantenimento degli standard nei servizi di sicurezza, che, per la Guardia di finanza, è stata quantificata in mille unità di personale.

Sulla scorta delle suesposte considerazioni, confidiamo nel fatto che nel dare attuazione agli impegni che il Governo ha assunto in sede parlamentare nell'ambito della manovra finanziaria 2007 ed agli autorevoli auspici formulati dalle competenti Commissioni parlamentari, si provvederà a soddisfare il suesposto quadro  esigenziale - in termini di fabbisogno finanziario e di risorse umane - nell'ambito di più idonei contesti normativi di breve termine.

Segnali positivi in tal senso si sono già registrati anche nel contesto di varie iniziative in itinere. Mi riferisco in particolare al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, concernente le variazioni degli accantonamenti operati in base all'articolo 1, commi 507-509, della legge finanziaria 2007, ove è stata disposta - in accoglimento del relativo parere reso dalla V Commissione (bilancio) della Camera - l'eliminazione dei «tagli» di bilancio effettuati sui capitoli della Guardia di finanza. Tale parere esplicherà i suoi effetti anche in relazione alle successive annualità. Questa è la cosa più importante! Io debbo rientrare rispetto a 65 milioni di debito su capitoli niente affatto discrezionali: missioni del personale - sono dati operativi -, pagamento di affitti, luce, acqua, gas, spazzatura, e via dicendo.

Infine, mi corre l'obbligo di segnalare come il predetto Organo parlamentare - durante la discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 81 del 2007 recante «Disposizioni urgenti in materia finanziaria» - ha approvato un emendamento che prevede, tra l'altro, l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'interno, di un fondo da ripartire per esigenze connesse all'acquisizione di beni e servizi ed investimenti della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e alla Guardia di finanza, con una dotazione, per l'anno 2007, di 80 milioni di euro.

Non di meno, coltiviamo l'aspettativa che ulteriori e più organiche misure di carattere finanziario a sostegno della Guardia di finanza, nei termini in cui sono stati assunti impegni dall'Esecutivo, siano adottate nell'ambito dell'imminente manovra di finanza pubblica relativamente all'esigenza di incrementare le ordinarie dotazioni di bilancio, a decorrere dal prossimo esercizio finanziario.

Signor presidente, signori membri della Commissione, mi auguro di aver contribuito in maniera concreta, con questo intervento, alla realizzazione degli obiettivi della vostra indagine conoscitiva, delineando un quadro generale che si caratterizza per un impegno costante e continuo della Guardia di finanza, corroborato anche da positive e proficue relazioni e interazioni con le altre forze di polizia.

Per quanto di mia competenza, posso garantire che il Corpo proseguirà davvero con massimo impegno e dedizione nella propria missione al fine di garantire livelli di sicurezza e legalità sempre maggiori, in linea con gli obiettivi assegnati dall'autorità di Governo, per il bene dei cittadini e del Paese.

Vi ringrazio dell'attenzione e della pazienza.

PRESIDENTE. Ringraziamo il generale per la completezza della sua esposizione, molto utile proprio per le questioni specifiche che ha posto.

Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Faremo successivamente avere al generale il resoconto stenografico della seduta, in modo tale che possa risponderci per iscritto in tempo relativamente breve.

MARCO BOATO. Ringrazio il generale per la sua relazione ed esprimo i miei auguri di buon lavoro per l' incarico recentemente assunto.

Il presidente potrà confermare che da parte di questa Commissione vi è la massima attenzione sulla tematica delle risorse, citata in modo ricorrente e con particolare ampiezza e puntualità nell'ultima parte della relazione. Anche in occasione del parere sul Dpef (così come avverrà in occasione dell'esame della legge finanziaria, quando sarà il momento) l'aspetto delle risorse per le forze di polizia e per tutto il comparto sicurezza è stato più volte sottolineato da questa Commissione.

Con la celerità che ci viene richiesta nell'esporre le nostre questioni, sulle cui risposte lei avrà modo di riflettere, è mia intenzione chiederle un approfondimento circa il coordinamento con le altre forze di  polizia, sia in generale sia in modo particolare sul tema specifico dell'ordine pubblico, che non è quello più rilevante ma che in passato ha suscitato alcune questioni.

Mi ha colpito (come lei ci ha riferito dettagliatamente) l'esistenza di un decreto ministeriale che prevede una più adeguata ripartizione delle competenze tra le diverse forze di polizia al fine di evitare sovrapposizioni e che riporta la data del 28 aprile 2006. Il decreto è opera di una personalità di grande competenza quale il Ministro Pisanu, ma in particolare mi ha colpito la data del 28 aprile (non chiedo un chiarimento a lei, lo voglio soltanto sottolineare): essa è successiva di 18 giorni alle elezioni politiche. Mi ha stupito che un tema di così grande rilevanza abbia portato ad emanare un decreto ministeriale quando ormai il Governo era in carica solo per l'ordinaria amministrazione. È però una questione che riguarda la continuità istituzionale dello Stato e quindi mi limito a rilevare il momento in cui è stato emanato il decreto, che pure mi pare di grande importanza.

Per quanto riguarda le varie strutture da lei puntualmente ricordate, mi ha colpito positivamente l'esistenza del centro aeronavale di specializzazione della Guardia di finanza a Gaeta, che lei indica come polo europeo di addestramento. È di grande interesse il fatto che una struttura italiana di tale genere abbia una valorizzazione in ambito europeo, le chiedo pertanto qualche informazione più dettagliata a tale riguardo.

Sarebbe interessante un ulteriore approfondimento riguardo al tavolo di lavoro attivato dall'Alto commissariato per la lotta alla contraffazione. Poiché esso è citato solo in modo generico, vorrei che anche su questo lei ci desse qualche ulteriore specificazione.

Le vorrei inoltre fare una domanda circa le riforme di riorganizzazione interna, importanti sia sotto il profilo dell'efficienza della Guardia di finanza sia sotto il profilo della razionalizzazione e riorganizzazione dei costi (sono le informazioni contenute da pagina 28 in poi della relazione circa la struttura organizzativa). Lei ha citato tra le varie strutture 6 comandi interregionali, 20 regionali e 102 provinciali. Mi scuserà se non sono competente in materia, cerco di fare un ragionamento soltanto di carattere istituzionale, ma poiché questa è una riflessione che - se non ricordo male - è stata fatta ed ha portato ad una riorganizzazione anche in altri corpi di polizia, mi chiedevo se avesse un senso che a fronte di 20 comandi regionali e 102 provinciali sopravvivano anche sei comandi interregionali. Non si tratta di una domanda polemica ma di un chiarimento. Se la risposta è positiva, qual è la loro finalità? Le chiedo questo perché in un'altra occasione, riferendosi ad altre forze di polizia, è stato spiegato che l'abolizione dei comandi interregionali che inizialmente aveva incontrato delle resistenze - come sempre accade quando si fanno delle riforme - poi invece aveva consentito una maggiore efficienza interna e anche un risparmio dal punto di vista dei costi, cosa che non guasta.

Per concludere, le pongo una domanda a cui immagino non sia facile per lei dare una risposta; le dico quindi fin da ora che se non me la dovesse dare non la considererò una mancanza di attenzione, poiché essa riguarda più l'attività legislativa che non l'attività del comandante di un corpo militare. Mi riferisco al fatto che la Guardia di finanza sia nella sua integrità una forza di polizia ad ordinamento militare. Per alcune delle funzioni che lei ci ha così dettagliatamente e puntualmente ricostruito è evidente quale sia il significato del carattere militare; per altre funzioni, mi riferisco a quelle di polizia fiscale, finanziaria ed economica, si potrebbe immaginare anche una dimensione civile della Guardia di finanza, sebbene non certo per l'ordine pubblico o l'attività in mare.

Le chiedevo una riflessione sotto questo profilo, anche se di carattere del tutto ipotetico.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di finanza. Le risponderò  in modo puntuale, anche perché questo è un argomento importante.

MARCO BOATO. So che è importante ma io non voglio caricarla di responsabilità.

PRESIDENTE. Avrà modo poi di rispondere per iscritto.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di finanza. Si tratta di un argomento di fondo. Io potrei darle anche una risposta «di getto», ma sarebbe una mia opinione. Desidero invece dare una risposta articolata ed ufficiale che promani dalla Guardia di finanza, non la mia personale. Tra l'altro, essendo io un militare potrei anche dare una risposta personalmente interessata! È comunque da considerare che, al di là del discorso sul carattere militare, sul quale per il momento non ho intenzione di entrare, l'unità operativa e organizzativa della Guardia di finanza, indipendentemente dal carattere militare o civile, è un moltiplicatore di efficacia. Noi potremmo anche «spezzettare» la Guardia di finanza in tanti elementi separati, però la mia opinione è che la somma delle capacità operative della Guardia di finanza (ripeto, a prescindere dalla «militarità») in una sinergia fortemente accentrata è un grande moltiplicatore d'efficacia. Esprimo in questo modo una mia opinione «di getto» che non c'entra nulla con la distinzione tra civile e militare.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor comandante, le propongo anch'io qualche quesito di approfondimento, facendo due premesse - e non domande - dal contenuto politico.

La prima precisazione politica è insita nell'augurio di buon lavoro che le rivolgo a nome personale e del gruppo di Alleanza nazionale, tenuto presente che si tratta (come lei saprà) di un gruppo che ha particolarmente censurato l'escomio del suo illustre predecessore e la relativa procedura politica, che riteniamo pagina non luminosa nella storia istituzionale di questo Paese. Ciò non esclude minimamente l'augurio fervido e la grande fiducia che anche alla luce del suo comando, tecnicamente altamente accreditato, abbiamo nella prosecuzione dell'opera della Guardia di finanza e per tale motivo esprimiamo pieno sostegno alla sua opera.

La seconda considerazione di carattere politico è che la riduzione delle risorse che lei ha inevitabilmente sottolineato non è una doglianza tanto fondata, per quanto scontata, per ciascuno dei Corpi che viene a fornirci le sue informazioni e le sue giustificate aspettative. Noi viviamo una stagione nella quale il Governo insiste particolarmente, anche agli occhi e alle orecchie dell'opinione pubblica, sulla necessità del recupero dell'evasione e di quella che noi nel confronto e nella polemica politica definiamo «una forsennata accelerazione sul piano dell'aggressione fiscale», anche nei confronti di talune categorie. Ebbene, a fronte di questa posizione, il problema della riduzione delle risorse è una specie di contraddizione politica in re ipsa, perché sottrarre risorse a qualunque tipo di Corpo che cooperi per la sicurezza è già un problema; sottrarle a chi deve aiutarci a trovare le risorse è decisamente una grossa contraddizione.

Quanto alle risorse di personale credo che la sua illustrazione sia stata esaustiva, ma desidererei che nelle sue risposte lei ci volesse ragguagliare, dal punto di vista assolutamente tecnico, su quelle che a suo avviso potrebbero essere ragionevoli aspettative di incremento del capitolo a questo riguardo, poiché in tal modo avremmo un dato quantitativo più preciso.

Detto questo, già il collega Boato ha fatto riferimento ai problemi di coordinamento che ormai sembra quasi rituale sottolineare. Io stesso ricordo che anni fa, quando facevo parte della Commissione difesa, si parlava continuamente dei problemi di coordinamento. Ora mi spingo a chiederle la risposta meno diplomatica possibile: quanto incidono i problemi di coordinamento - che di per sé non sono colpa di nessuno - sull'operatività del Corpo da lei comandato sotto il profilo della sicurezza? Per la verità in un passaggio  della sua relazione lei ci ha già fornito dei dati su quanto la Guardia di finanza è impegnata per la sicurezza strettamente intesa in termini di ore lavoro o di altri parametri; vorrei però avere il suo giudizio tecnico, non politico, affinché noi possiamo assumere le nostre considerazioni. Quanto - troppo? - incide l'impegno della Guardia di finanza sul versante della sicurezza strictu sensu che lei ci ha tecnicamente illustrato, cioè il fatto che la finanza cooperi con la sicurezza?

Ciò apre una finestra importante su un concetto ormai acquisito, secondo cui con i suoi compiti di istituto oggi la Guardia di finanza fa fronte ai problemi della sicurezza perché oggi l'aggressione alla sicurezza avviene sotto il profilo economico e finanziario in una maniera inusitata e molto diversa da quanto fosse in passato. Sarebbe utile se lei volesse circostanziarci su quanto incida questa attività non strettamente di istituto nell'impegno del suo personale e dei suoi mezzi.

Un altro quesito è di tipo statistico, affinché poi se ne possa fare una valutazione, ed è il seguente: nei settori di criminalità strettamente attinenti ai compiti di istituto quante persone di nazionalità italiana e quante di nazionalità estera vengono coinvolte? In tale quesito non c'è niente di xenofobo, vorrei che uscissimo da luoghi comuni che in me non albergano di sicuro; dal punto di vista dell'acquisizione dei dati necessari alla costruzione delle analisi, e nel campo specifico dei reati che attengono ai compiti di istituto, quanto incidono statisticamente i responsabili di reati di nazionalità italiana e quanto gli immigrati?

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di finanza. Naturalmente risponderò in modo puntuale, ma molti dati sono già indicati nelle schede allegate.

PRESIDENTE. Nel secondo fascicolo, quello delle schede: evidentemente nessuno di noi ha avuto modo di consultarlo.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. No, effettivamente non l'ho consultato. Se è così, ha anticipato le risposte.

Per quello che attiene al capitolo droga, esso ha immediati riflessi sui problemi di sicurezza a cui lei giustamente accennava; inoltre, i dati che ci ha fornito di impressionante crescita soprattutto per alcune tipologie di droghe, per quello che mi riguarda, non sono passati inosservati. Anche in questo caso le chiedo un contributo tecnico, non valutazioni politiche - sebbene il «bagnasciuga» diventi non facilmente delimitabile, lo capisco -, poiché noi siamo qui per fare norme, non per assumere misure tecniche che competono ai vostri comandi. Le chiedo pertanto di indicare le norme che auspicherebbe perché si possa facilitare il compito di prevenzione e repressione da parte dei vostri comandi e dei vostri operatori.

Anch'io come il collega Boato ho preso atto con compiacimento dell'esistenza di un centro di addestramento che ha assunto un ruolo a livello europeo, e che quindi è evidentemente al servizio anche del personale di altri Paesi europei; si tratta di un compito che ci onora e che ci carica di responsabilità. Mi sembra che esso operi specificamente riguardo all'immigrazione clandestina, per cui ci ha fornito anche dei dati interessanti: per oltre il 60 per cento si tratterebbe di persone che poi si trattengono. A tal proposito c'è un punto di particolare interesse che riguarda le verifiche compiute dai vostri comandi sul lavoro irregolare: solo il 20 per cento dei lavoratori irregolari sarebbe costituito da immigrati clandestini. Molte volte è un luogo comune dire che le imprese, specie in alcuni settori, assumono personale immigrato che lavora «in nero»; se ne parla come se si trattasse dell'80 o del 90 per cento del personale. I dati che lei ci fornisce dicono invece che si tratterebbe di 18 mila lavoratori su 90 mila «scoperti». Evidentemente il fenomeno non attiene tanto al personale immigrato, più o meno clandestino, quanto invece al personale di nazionalità italiana. Vorrei che ci fornisse qualche approfondimento anche a tale riguardo.

Ancora una domanda. C'è un tormento nella vita economica nazionale che attiene alla dinamica del recupero e della tutela dei crediti nel commercio, nell'industria, nell'interscambio e via discorrendo: quello delle «scatole cinesi», della società che ne possiede un'altra, che a sua volta ne possiede un'altra. Alla fine il responsabile non si trova mai, il terminale è una società a responsabilità limitata più o meno fantomatica e gli operatori onesti, che magari hanno un credito, non riescono mai a realizzarlo. È questo, al di là di certe nostre filosofie, che drammatizza tanto i rapporti, che dà sfiducia nella giustizia e che spesso mette sul lastrico gli operatori più onesti che vivono sul credito e sull'interscambio continuo.

Ora le chiedo: abbiamo le possibilità sul piano tecnico-operativo, vi sono limiti normativi che debbano essere rimossi, facoltà in più che possono essere attribuite, affinché si possa intervenire per scoprire, stroncare e disincentivare il fenomeno delle «aziende fantasma», delle «società fantasma», anche quando non debordi nel reato? Possiamo, attraverso la vostra operatività, anche eventualmente con suggerimenti di carattere normativo, darvi maggiori strumenti per concorrere a bonificare questa situazione?

Un'altra domanda ancora concerne il sistema del credito, con particolare riferimento alle banche. Nella sua relazione ha dedicato un capitolo all'usura. Però in questo settore è diffusa sempre più la sensazione che anche gli interventi delle Authority e dei vari Garanti siano più declamatorii che non incidenti sulla realtà. Siamo nella condizione, attraverso la vostra attività anche ispettiva, di verificare che gli istituti di credito osservino nei confronti della propria clientela, al momento almeno, le normative esistenti affinché ci si trovi non più di fronte ad un rapporto di pesante e punitiva disuguaglianza nel rapporto commerciale tra istituti di credito e clientela?

Due ultimi quesiti. Uno è di carattere generale ed attiene ai compiti di istituto. Personalmente non sono favorevole all'espulsione della moneta dal corso legale che il «nostro» viceministro Visco intende progressivamente attuare, con l'obbligo tra non molto di fare persino l'elemosina nella «bussoletta» della chiesa con moneta telematica di cui sia ricostruita la rintracciabilità, e così via. Vi è una specie di ossessione da «Grande fratello». Non ritengo sia la strada giusta per un Paese libero, in cui vi sia l'equilibrio tra le esigenze della collettività e quelle della privatezza di un mondo libero, non assoggettato a questa specie di spionaggio nel privato, diventato una ossessione. Sono però correlativamente assai favorevole ad un rinvigorimento, ad una intensificazione del controllo - sistematico o «a campione» e così via - su tutte le attività di rilievo economico, perché è giusto che i contribuenti siano tenuti ai loro doveri. Ritiene che con il personale di cui disponiamo, con le doglianze che ci ha fatto presenti ma anche con l'impegno che mette in campo, con queste risorse, sia ragionevole preconizzare la possibilità tecnico-organizzativa di incrementare per numero, qualità e penetranza i controlli sull'attività di rilevanza economica, oppure dobbiamo rassegnarci solo alla strada alternativa del «Grande fratello» e dell'espulsione della moneta dal corso legale del nostro Stato?

L'ultima domanda è di carattere organizzativo. Personalmente, nell'organizzazione dei servizi (non solo che attengano alla sicurezza, per la verità, ma in via generale) sono un fautore del decentramento e della prossimità dei servizi alle comunità. Non mi piacciono gli accentramenti che, in nome delle presunte economie di scala, si attuano un poco in tutti i nostri servizi. Vorrei che fossero smantellati di più gli enti e che invece i servizi fossero prossimali. Nella sua relazione, generale, ha fatto un riferimento - e non poteva non farlo, chiaramente - all'organizzazione territoriale. Ritiene che il futuro anche dell'organizzazione del vostro benemerito Corpo sia più orientato verso il mantenimento della prossimalità dei nuclei, anche in centri non di carattere regionale o provinciale (insomma: anche a prescindere dall'organizzazione su provincia,  che ormai avvertiamo come obsoleta soprattutto nella Commissione affari costituzionali dovendoci occupare di riforme), oppure ritiene che inevitabilmente si debba andare sulla strada della concentrazione? In altri termini, chi come me propende per la filosofia della conoscenza più prossimale delle realtà, specialmente nel mondo delle imprese e delle risorse economiche esistenti sui territori, può ritenere possibile un mantenimento della prossimalità della vostra presenza, oppure deve disperare da questo punto di vista in quanto si procederà ineluttabilmente verso una concentrazione delle realtà, delle risorse, dei comandi, delle operatività?

La ringrazio se vorrà rispondere alle così numerose domande.

PRESIDENTE. Dunque, molti colleghi hanno chiesto di intervenire. Ritengo che l'esempio del collega Benedetti Valentini, preciso come al solito, si possa eventualmente tenere come modello per un'altra volta!

ROBERTO ZACCARIA. Signor generale, lei ci ha dato molte informazioni. Aver avuto la possibilità, mentre lei parlava, di scorrere il testo che ha voluto consegnarci ci ha consentito di approfondire ulteriormente queste informazioni.

Giudico positivamente questo incontro. Naturalmente sarebbe molto interessante, al di là delle domande che poniamo, percepire il senso delle sue risposte che - per le regole di questa audizione - ci dovrà fornire successivamente. Credo che sarebbe molto importante, paradossalmente, leggere prima la relazione introduttiva, fare le domande ed avere risposte dal vivo, anziché l'introduzione. Questo comunque è un problema che riguarda noi e non certamente lei.

Le dirò che ho visto con interesse la parte conclusiva della relazione, dove giustamente rievoca un motivo conduttore che fa parte di questa audizione e delle audizioni di altri soggetti che l'hanno preceduta. Naturalmente capisce che trovandosi in un luogo dove si fa politica, queste affermazioni sono «tirate» da una parte o dall'altra per il dibattito politico. Vorrei precisare che, poiché un dato da lei fornito fa riferimento non ad un anno ma ad un trend degli anni precedenti, sarebbe quanto meno corretto da parte nostra tener conto che le limitazioni delle risorse nei confronti di una certa forza militare o comunque di un certo ramo della pubblica amministrazione non risalgono a questo anno più recente. Anche perché lei ha indicato un dato che, se letto attentamente, parla di «debiti» che sono accumulati, per effetto quindi di mancanze negli anni precedenti. Anche quando parla della riduzione del turn-over, evidentemente non si riferisce all'ultimo esercizio. Ma questo avrà modo di precisarlo nel fornirci quei dati che le sono stati richiesti dai colleghi di una parte politica o della mia parte politica. Certamente siamo interessati a capire.

Io do un giudizio esattamente opposto. Insomma, mi pare che quando cita il decreto-legge recentemente intervenuto in questa materia, fa riferimento ad un investimento che comunque dà un poco di ossigeno nella direzione che lei auspicava.

PRESIDENTE. Era un emendamento bipartisan, fra l'altro!

ROBERTO ZACCARIA. Non vi è il minimo dubbio. Però voglio dire che mi pare un poco discutibile assommare una specie di riduzione delle risorse, come se fosse una scelta recentemente intervenuta in questa materia. Quindi, semmai vi è un trend.

Nel fascicolo allegato che ha prodotto e che ho potuto sfogliare mentre parlava (perché naturalmente è più facile leggere che parlare, come velocità), è riportata una serie di dati di grande interesse. Alcuni - vorrei dirlo dal nostro punto di vista - sono estremamente significativi: quando ad esempio cita i sequestri di merci contraffatte (a pagina 4 del fascicolo allegato), dei dati parlano di per sé, sono degli indicatori. È chiaro infatti che se in un anno erano una certa cifra, 4 milioni nell'elettronica, e poi diventano 29 milioni, siamo chiaramente in presenza di un  trend. Ugualmente nel caso citato con riferimento alla droga o ad altre cose; sono dati di per sé significativi.

Sono, per me almeno, dati meno significativi (però capisco che lo siano per lei, dal punto di vista generale) quelli riguardanti il numero di giornate-uomo. Infatti quelli sono dati che fanno capire la rilevanza di un impegno quantitativo, ma ve ne sono altri che - come appunto dicevo - per noi parlano più direttamente.

Vi sono anche notazioni molto significative. Ho notato puntualmente nella sua relazione (alle pagine 10, 20, 23 e 28) tutti i casi in cui lei fa riferimento all'adeguatezza o meno degli strumenti normativi. Certo, questa è la Commissione affari costituzionali e spesso l'interlocutore per queste materie può essere costituito piuttosto dalle Commissioni finanze o bilancio, che giustamente cita. Però certamente se capiamo che in materia di contraffazione la normativa penale è modesta, evidentemente vuol dire che occorre mettere mano a questi strumenti, dandovi la possibilità di utilizzare quelle ore-uomo - di cui lei parla - in maniera più proficua che non invece a strumenti normativi invariati. Da questo punto di vista, siccome a pagina 17 della relazione colloca in una correlazione molto stretta la materia dell'evasione, dell'elusione e del riciclaggio (naturalmente è inutile che ripeta quello che ha già detto con parole esemplari), non dobbiamo considerare l'intervento normativo in questo campo come se fosse limitato a ridurre il problema dell'evasione e dell'elusione riguardante i singoli contribuenti. Vi è invece, in questa conoscenza di una serie di dati di base, la correlazione con altri istituti che poi diventano criminosi ad altri fini e che sono gli oggetti di questa indagine.

Da questo punto di vista le vorrei fare una domanda, che in fondo è la seconda. La prima infatti si riferiva al trend storico che lei ha perfettamente percepito, con riferimento alla mancanza di risorse o di interventi economico-finanziari; a tale riguardo chiedevo se vi è stato in questi anni un miglioramento o un peggioramento, perché ciò ci può interessare per evitare speculazioni di natura politica, che sono naturali ma che possono essere circoscritte.

D'altra parte, a me interessa molto la parte relativa agli interventi più recenti, ai decreti Bersani in modo particolare, che sono intervenuti in questa materia con riferimento alle comunicazioni all'anagrafe tributaria da parte degli operatori finanziari e all'utilizzo delle informazioni per le indagini economiche e finanziarie. Si tratta degli articoli 35 e 37 del decreto Bersani, e poi vi è la parte relativa agli obblighi a carico dei professionisti, e naturalmente anche le osservazioni che faceva da ultimo il collega Benedetti Valentini.

Devo dire la verità, ho sentito un dibattito - quando si parla di queste cose, è comprensibile ancora una volta, perché vi era la riserva sul fatto che si potessero modificare o meno queste cose - che comunque facendosi carico dei problemi della «signora Pina» - ossia di questa emblematica signora che ha difficoltà a manovrare gli strumenti informatici o gli cheque o altre cose di questo genere - ha tuttavia prodotto come risultato complessivo il rallentamento del meccanismo dei pagamenti attraverso strumenti elettronici, informatici e così via: la famosa «tracciabilità». Non discuto che possa essere romantico in questa materia, ed in alcuni casi perfino efficiente, quando si tratta di transazioni di modesto valore, perché non credo che le grandi operazioni che poi portano a quella combinazione di evasione, elusione e riciclaggio, siano quelle al di sotto di certe cifre. Però ho certamente la sensazione che il Parlamento debba farsi carico in maniera più convinta, più appropriata e più incisiva degli strumenti di cui voi avete bisogno.

Certo avete bisogno di uomini, ossia di risorse finanziarie: quando parla degli scanner per selezionare il contenuto di un container, mi fa effetto. Certamente quelli sono investimenti in macchine che servono per poter fare meglio un certo lavoro, in maniera più incisiva e più diretta. Però non vi è dubbio che la normativa debba  essere adeguata ai tempi che stiamo vivendo, dove questi spostamenti eludono più facilmente i controlli se avvengono attraverso lo spostamento cartaceo anziché attraverso gli strumenti elettronici o altri strumenti. Ecco, vorrei un approfondimento dal punto di vista del rapporto che vi è tra la vostra azione e gli interventi normativi, che non possono certamente essere sostitutivi. In altri termini, se mancano le persone per fare un lavoro più incisivo, nonostante gli interventi che avete fatto, saranno sempre indispensabili quelle persone, quei finanziamenti, quegli interventi dello Stato. Ma vi sono anche interventi che riguardano la strumentazione normativa, che riguardano il potenziamento dell'anagrafe tributaria, che non è soltanto nella direzione della riduzione dell'elusione, dell'evasione e delle cose che abbiamo detto, ma è anche rilevante per la combinazione che si determina fra questi settori.

Ecco, quello è un settore che mi interessa molto. Si tratta di capire (non abbia preoccupazione, in una indagine di questo tipo facciamo a lei delle domande) anche la strumentazione normativa, che spetta a noi ovviamente; tuttavia potete benissimo capire, anche nei rapporti internazionali, quali sono le nazioni che hanno strumenti più avanzati e quali invece sono le nazioni che hanno strumenti un poco più arretrati.

Da questo punto di vista le mie due domande riguardano questi due punti.

La ringrazio molto.

GIACOMO STUCCHI. Ringrazio il comandante per la relazione e la documentazione che ci ha fornito, nonché naturalmente per tutta l'attività svolta in questo periodo e per quella che verrà svolta nelle settimane e nei mesi futuri.

Esprimo il timore che la carenza di risorse, evidenziata anche all'interno della relazione, possa limitare eccessivamente - è un eufemismo, il mio - l'attività svolta dalla Guardia di finanza. A parer mio, non sembra esserci da parte del Governo quella necessaria ed adeguata considerazione delle esigenze del vostro Corpo e quindi dell'attività che svolgete. Invito quindi il Governo ad intervenire su questo punto, perché comunque chi si impegna deve essere messo nelle migliori ed adeguate condizioni per poter operare al meglio.

Detto questo, pongo quattro questioni velocissime, di cui tre di carattere generale.

La prima riguarda il discorso dei porti e delle merci contraffatte. Si parla di prodotti di moda, di grandi marchi di moda, ma non solo. Preoccupazione grossissima di questi ultimi periodi è quella dei prodotti sanitari, e quindi dei prodotti per l'igiene personale, come farmaci e dentifrici: tutto quanto viene importato e copiato dai Paesi al di fuori dell'Unione europea. A volte questi prodotti sono effettivamente dannosi per la salute, come del resto sono dandosi per l'integrità delle persone i forni a microonde che esplodono e tutti quegli elettrodomestici che si incendiano facilmente perché non prodotti secondo le regole europee. Questi prodotti spesso entrano dai porti del nostro Paese, dai porti italiani o addirittura da altri porti dove è più easy «sdoganare» le merci, ma poi da quei porti europei vengono comunque portati all'interno del nostro Paese. Questo è un tema rilevante su cui già state operando, ma - secondo me - bisogna implementare la vostra azione.

La seconda questione è legata agli immobili, ossia all'attività che state svolgendo per monitorare la compravendita degli immobili, soprattutto i grandi interventi immobiliari. Infatti all'improvviso si vedono nascere società immobiliari che dispongono di tantissimi soldi, possono fare investimenti enormi, magari non giustificati dalle persone che formalmente compongono i consigli di amministrazione di queste società, ma che diventano «piene» di liquidità per poter fare queste operazioni, anche al di fuori dei prezzi di mercato. E dietro di esse vi è spesso qualcosa che non funziona.

La terza questione generale attiene alla sicurezza. Naturalmente i dati che ci ha fornito testimoniano come la situazione sia critica. Credo che la questione, già  toccata, del coordinamento sia fondamentale. In alcune realtà del Paese purtroppo il coordinamento non funziona bene e credo si verifichino ancora troppo spesso delle sovrapposizioni - non per colpa sua! - o una non-condivisione di informazioni utili per svolgere al meglio questo lavoro e quindi per rendere stabile, omogeneo ed adeguato un livello di funzionamento dell'azione di coordinamento, che deve essere sempre tale per ottenere dei risultati. Quali sono i «buchi» che può vedere in queste azioni? Quale può essere la strategia da seguire per sopperire a questa situazione, che a volte appalesa delle problematiche?

La quarta questione è di natura territoriale-particolare. Vengo da Bergamo dove è stata decisa la costruzione della nuova accademia della Guardia di finanza e mi interessava conoscere - visto che è stata oggetto di una discussione approfondita all'interno del consiglio comunale, anche con la partecipazione di tutte le realtà territoriali ed istituzionali - qual è lo stato dell'iter per la realizzazione della nuova accademia.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di finanza. Su questo posso anche risponderle subito. Lo stato esatto dell'iter non lo conosco. O meglio: abbiamo tutta la buona volontà...

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, generale: per nostro ordine è bene avere tutte le risposte per iscritto, perché altrimenti ci perdiamo tra quelle orali e quelle scritte...

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di Finanza. Va bene, presidente. Darò una risposta scritta...

PRESIDENTE. È un ordine quasi militare, diciamo...

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale della Guardia di finanza. Certamente!

MARCO BOATO. Questa era la parte civile!

FRANCO RUSSO. Signor presidente, innanzitutto mi associo anch'io al ringraziamento già espresso da tutti i componenti della Commissione al comandante generale della Guardia di finanza per la relazione scritta e per l'ampia e precisa documentazione dei dati fornita nel secondo fascicolo.

Vorrei porre solo due domande. Una l'ha già posta l'onorevole Boato, quindi mi associo limitandomi a richiamarla. Anch'io sarei interessato a conoscere le sue considerazioni personali come comandante generale, nonché quelle del Corpo nel suo complesso, sul rapporto fra «connotazione civile» e «connotazione militare» all'interno della Guardia di finanza. Anche perché vi sono delle proposte di legge, per così dire, nel pensiero recondito di alcuni gruppi appunto per affrontare la questione del rapporto tra connotazione civile e connotazione militare all'interno della Guardia di finanza. Di questo ha già parlato l'onorevole Boato, quindi mi associo semplicemente.

Invece, signor generale, vorrei porre alcune domande relative ai dati riportati da lei e dai suoi uffici alle pagine 15, 16 e 17 del fascicolo allegato, che si riferiscono casualmente alla pagina 22 della sua relazione. Sarei fondamentalmente interessato a conoscere, in un più ampio margine temporale, i reati societari: specificamente l'insider trading. Lei ed i suoi uffici fate riferimento al 2004-2006 e le tendenze sono un poco variegate: complessivamente vi è un aumento sia dell'insider trading che degli altri reati societari, però con una diminuzione nel 2005-2006. Sarei interessato ad un ordine temporale più vasto; fondamentalmente vorrei conoscere la situazione precedente e successiva all'entrata in vigore della legge che disciplina la società per azioni, in maniera tale da capire bene se la disciplina sia stata o meno incisiva in generale.

Le pongo inoltre una domanda più specifica, signor generale, su una questione cui non ha fatto riferimento, anche perché oggetto dell'audizione è la sicurezza strettamente intesa: vorrei conoscere la valutazione della Guardia di finanza - e la  sua, naturalmente, come suo massimo esponente - sui reati dei cosiddetti «colletti bianchi» negli ultimi dieci anni. Vorrei sapere se vi è una tendenza alla diminuzione o invece una certa collusione tra mondo legale e mondo illegale, fra il mondo dell'impresa ed il mondo dell'illegalità. Dico questo non per «sparare nel mucchio», come suol dirsi, perché ho in mente specificamente, signor generale, la vicenda della Impregilo ad esempio per quanto riguarda i rifiuti in Campania (dico della Impregilo proprio per non «sparare nel mucchio» in generale, perché vi sono dei casi specifici) e...

DONATO BRUNO. E cosa c'entra con la Guardia di finanza?

FRANCO RUSSO. Vorrei capire qual è la valutazione che si dà su questo. L'Impregilo, come ben sa, presidente - mi rivolgo a lei -, ha utilizzato delle discariche della camorra. Quindi vorrei capire se vi è una diffusa utilizzazione...

PRESIDENTE. Vuole sapere, onorevole Russo, se per i reati di competenza specifica della Guardia di finanza vi sia stato un incremento o meno...

FRANCO RUSSO. Esatto: se vi è stato un incremento o meno.

Infine, vi sono stati - e questo è sicuramente di competenza della Guardia di finanza - fenomeni come quelli di Fiorani e Ricucci: vorrei appunto sapere se vi è stato un incremento o un decremento, perché - le ripeto - dai dati dell'ultimo triennio pare che nel complesso vi sia stato disgraziatamente un aumento, anche se vi è una flessione nel 2005-2006. Probabilmente, analizzando solo un triennio la tendenza non è così ben chiara. Se fosse possibile chiarire questo punto, le sarei profondamente grato.

DONATO BRUNO. Ringrazio il comandante generale della Guardia di finanza e mi associo agli auguri per un buon lavoro.

La ringrazio per la relazione ampia. Mi interessava sapere da lei - mi rendo conto che è solo all'inizio, ma proprio perché è all'inizio - se abbia intenzione o meno di incentivare l'aggiornamento del Corpo, il quale già nella sua specialità è - devo dire - una pietra miliare, soprattutto per taluni reati. Questo proprio perché ritengo che vi sia bisogno di un raccordo, per esempio, tra coloro che procedono alle ispezioni e le commissioni tributarie. Vorrei capire se esiste questo raccordo e se è continuativo. La domanda mi sorge - e quindi volevo su questo una sua risposta, non immediata - poiché a seguito di una serie di contestazioni che i membri della Guardia di finanza normalmente fanno (sono poi gli ammontari che vengono indicati statisticamente) non viene rappresentato quanto è l'effettivo contenzioso incassato né quali sono i tempi dell'incasso.

Di qui discendono alcune considerazioni. In primo luogo, quindi, la professionalità di coloro che svolgono gli accertamenti; in secondo luogo, il raccordo - come ho detto prima - con le commissioni tributarie; in terzo luogo, chiedo se non sia possibile, piuttosto che indicare importi che destano a volte veramente molta preoccupazione nell'opinione pubblica, identificare esattamente nel particolare qual è l'eventuale contestazione, e quanto poi lo Stato realmente incamera per effetto delle contestazioni stesse.

Certamente le vostre scuole sono altamente rappresentate ed hanno una valenza riconosciuta da tutti. Temo però che la scuola formi e poi non continui a dare quell'aggiornamento necessario, che invece i rappresentanti della Guardia di finanza devono avere proprio per fatto istituzionale. Mi rendo conto che anche questo può comportare un onere di spesa non indifferente, ma forse su questo comparto vale la pena di soffermare l'attenzione, perché - ripeto - il cittadino rimane frastornato nel momento della contestazione, i tempi sono lunghissimi e i risultati poi sono risibili.

Vorrei dunque sapere se su questi tre punti ritiene di poter intervenire e dove intende intervenire.

MAURIZIO TURCO. Vorrei soffermarmi in particolare sull'organizzazione ed il funzionamento della Guardia di finanza, a partire da due nuclei speciali che ne sono - almeno a mio avviso - il fiore all'occhiello: il Nucleo repressione frodi comunitarie e il Nucleo speciale frodi telematiche. Sappiamo che i loro «superesperti», proprio per la loro formazione e la loro capacità, sono oggetto di attenzione da parte del mercato esterno. Non pensa che, dopo aver formato queste persone, bisognerebbe anche trovare dei modi per trattenerle in servizio e non invece, per ragioni anche abbastanza banali, consegnarle al libero mercato? Questa è la prima domanda.

La seconda domanda verte in particolare sul Nucleo speciale frodi telematiche, che è davvero conosciuto e riconosciuto a livello mondiale. Non vorrei dimenticare che ha assicurato alla giustizia gli hacker che avevano violato il Pentagono, la Nasa e diversi governi stranieri. I loro esperti sono utilizzati dai governi di diversi Paesi. Vi è un qualcosa che per me è incomprensibile: perché la Polizia e il Viminale, per saggiare e difendere le proprie reti telematiche, hanno fatto ricorso ad un servizio privato, ossia a quello della Telecom? Avevate avuto la richiesta ed eravate troppo impegnati su altri fronti, o questa richiesta non vi è mai pervenuta? E vorrei sapere se questo Nucleo speciale frodi telematiche abbia una qualche competenza sulle reti telematiche nazionali, per esempio rispetto al controllo su come vengono assicurate tutte le rilevanze delle intercettazioni, ovvero se vi sia un controllo da parte di questo nucleo. Questa, diciamo, era anche la nota positiva sul Corpo.

Noi radicali, penso una ventina di anni fa, presentammo un quesito referendario volto a «smilitarizzare» la Guardia di finanza. Abbiamo poi saputo che la Corte costituzionale, anziché usare gli occhi per leggere la Costituzione, quella notte fu molto impegnata ad ascoltare dei suggerimenti. Detto questo, continuiamo ad essere per la «smilitarizzazione» della Guardia di finanza e penso che alcune attività - specie quelle di punta - non avrebbero alcun bisogno, a nostro avviso, di questa struttura. D'altronde la caratteristica militare fu acquisita dal Corpo per ragioni estranee alle proprie funzioni, ossia nel periodo della prima guerra mondiale per poter avere più truppe da mandare a combattere. Non so se in seguito vi furono anche altre ragioni.

Però dico: proprio una struttura militare, come fa a non avere il controllo dei propri membri? Voglio dire: tutti gli scandali nazionali - dal caso Ricucci a quello Moggi, dal caso Storace al caso Sismi - vedono coinvolti appartenenti al Corpo della Guardia di finanza. Non so se lei, generale, vede qualche ragione particolare per spiegare ciò che accade.

Vi è poi la questione, che secondo me deriva sempre dalla strutturazione militare, dell'alto numero - a mio giudizio - di controversie che vedono in lite i militari della Guardia di finanza contro il Corpo dal quale dipendono. Se avete una articolazione volta a seguire il contenzioso, le sarei grato se potessimo avere dei numeri e comprendere le ragioni di questo contenzioso: soprattutto se è legato alle promozioni al grado superiore da parte di ufficiali generali ed in particolare quali sono le risposte dei TAR.

Infine nella parte finale della sua relazione, laddove si affronta il tema delle risorse economiche e finanziarie, mi è parso di capire che soprattutto per quanto riguarda i fitti - immagino quindi in relazione al rimborso per affitti a seguito di trasferimenti - vi sia un ritardo tra l'anticipo versato dal soggetto trasferito ed il rimborso versato dalla Guardia di finanza. Anche sulla programmazione dei trasferimenti annuali, sui fondi stanziati per coprire questi trasferimenti, accade che non vi siano i denari necessari per farvi fronte. Su dette questioni, se fosse possibile vorrei comprendere un poco più  approfonditamente come è organizzata e come funziona la Guardia di finanza da questo punto di vista.

PRESIDENTE. Spero che anche qui vi sarà un impegno comune quando affronteremo nella legge finanziaria, per le parti che ci riguardano, il cosiddetto «comparto sicurezza». Lo abbiamo detto per l'Arma dei carabinieri, per la Polizia di Stato e così via: ci preme particolarmente che vi siano risorse adeguate alle funzioni e ciò costituirà un impegno che assumeremo insieme.

Considerato che le questioni sollevate dai deputati sono numerose e complesse, secondo quanto convenuto con il comandante generale, faremo pervenire ai suoi uffici nel giro di qualche giorno il resoconto stenografico, in modo tale che possa rispondere per iscritto in un arco di tempo ragionevole. Lo ringrazio molto per la completezza e la chiarezza del suo intervento.

Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 17,15.


 

 




[1]    La legge 23 aprile 1959, n. 189, recante ordinamento e disposizioni generali sulla Guardia di finanza, stabilisce che il Corpo della Guardia di finanza dipende direttamente dal Ministro delle Finanze e “fa parte integrante delle Forze Armate dello Stato e della forza pubblica”, con compiti di prevenzione e perseguimento delle violazioni finanziarie e di concorso alla difesa politico-militare dello Stato e al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica.

[2]    Il termine per l’esercizio della delega, originariamente fissato al 31 dicembre 2000, era stato successivamente differito al 28 febbraio 2001 dall’articolo 50, comma 11, della legge finanziaria per il 2001 (legge 23 dicembre 2000, n. 388), che aveva, tra l’altro, stanziato ulteriori risorse a copertura degli oneri derivanti dagli interventi correttivi dei decreti di inquadramento del personale non direttivo delle Forze di polizia e delle Forze armate autorizzati dall’art. 9 della legge n. 78/2000, derogando al principio di non onerosità esplicitamente stabilito dalla norma di delega.

[3]   L’articolo 200 del Codice della Navigazione prescrive che in alto mare, nel mare territoriale e nei porti esteri dove non vi sia un'autorità consolare, la polizia sulle navi mercantili nazionali sia esercitata dalle navi da guerra italiane.

A tal fine, i comandanti delle navi da guerra possono richiedere alle navi mercantili informazioni di qualsiasi genere, nonché procedere a visita delle medesime e ad ispezione delle carte e dei documenti di bordo; in caso di gravi irregolarità possono condurre le navi predette per gli opportuni provvedimenti in un porto dello Stato, o nel porto estero più vicino in cui risieda un'autorità consolare.

Nei porti ove risiede un'autorità consolare le navi da guerra italiane esercitano la polizia, a norma dei comma precedenti, su richiesta dell'autorità medesima.

L’articolo 201 dispone che le navi mercantili nazionali devono obbedire all'intimazione di fermata delle navi da guerra di potenze amiche, giustificando, se richieste, la propria nazionalità.

L’articolo 202 stabilisce che una nave da guerra italiana, che incontri in alto mare o anche in mare territoriale estero una nave nazionale sospettata di praticare la tratta di schiavi, può catturarla e condurla in un porto dello Stato o nel porto estero più vicino, in cui risieda un'autorità consolare.