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DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO PAOLA BALDUCCI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1780
PAOLA BALDUCCI. Nel ribadire il voto favorevole del gruppo dei Verdi, vorrei richiamare, sia pure in sintesi, le ragioni della nostra posizione, peraltro già illustrate nel dettaglio nel corso della discussione sulle linee generali.
L'ordinamento giudiziario, come è noto, risale al 1941, ossia ad un periodo precedente all'entrata in vigore della Costituzione repubblicana. La necessità di una riforma è stata sollecitata da tempo non solo dagli operatori della giustizia ma anche dalla dottrina costituzionalista e non.
Va tuttavia considerato che le riforme finalizzate ad incidere profondamente sul sistema della giustizia e, conseguentemente, sul diritto del cittadino ad avere un sistema giudiziario garantito, efficiente e imparziale, esigono - ripeto: esigono - un clima sereno, non caratterizzato da contrasti e contrapposizioni.
In questo quadro, la scelta di sospendere l'efficacia di alcuni decreti attuativi è una scelta indispensabile al fine di porre rimedio ai danni nefasti di una riforma che, nel passaggio tra le due Camere nella precedente legislatura, si era trasformata in un ibrido.
Basta consultare gli atti dei lavori parlamentari per constatare come anche all'interno dell'attuale opposizione vi siano state prese di posizione di segno diverso (mi riferisco ad esempio al maxiemendamento Bobbio). Eppure quell'opposizione oggi ci viene a dare insegnamenti di garantismo o ci accusa di appiattimento sulla magistratura! Non accettiamo queste accuse, e rivendichiamo la nostra impostazione garantista e la nostra posizione autonoma da questo o quel potere. Noi siamo per una giustizia che sia vicina ai cittadini, non che li allontani. Per i più l'ordinamento giudiziario rappresenta un tema estraneo, lontano, inaccessibile. Diventa pertanto ancor più intollerabile, proprio in ragione della peculiarità dell'argomento, che l'opposizione lo snaturi e sventoli altre bandiere.
La verità è una sola: la riforma dell'ordinamento giudiziario così come voluta dal centrodestra non ci piace. Aderiamo quindi alla proposta del ministro Mastella perché essa consente in extremis di rivederne gli aspetti più delicati e centrali (mi riferisco all'accesso, alla progressione in carriera ed alla separazione delle funzioni), in modo finalmente e realmente condiviso dagli operatori della giustizia tutti, in primis avvocati e magistrati.
La validità di una riforma sta nella condivisione a monte del progetto. Una riforma non condivisa come quella proposta dal ministro Castelli e che ha avuto molti padri, è inevitabilmente destinata a fallire perché non ha superato la «prova di resistenza».
Concludo, esprimendo fiducia sul fatto che i tempi di cui disporremo saranno proficui, per un costruttivo dialogo anche con l'opposizione, se quest'ultima vorrà farlo. Apriamo alla stagione delle riforme, consapevoli che oltre l'ordinamento giudiziario, molti codici, come quello penale, attendono da troppo tempo di essere adeguati alle esigenze dei cittadini del terzo millennio.