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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1922)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato da ultimo l'emendamento Paolo Russo 4.12.Pag. 48
Passiamo quindi alla votazione dell'emendamento Dussin 4.40.
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo solo per far rilevare che di nuovo, come in altre occasioni nei giorni scorsi, la seduta comincia con dodici minuti di ritardo rispetto all'ora indicata (Applausi del deputato Consolo). È nell'interesse della Presidenza assicurare il puntuale svolgimento dei lavori anche perché, essendo possibile che manchi il numero legale, sarebbe la cosa più grave se si dovesse pensare che la Presidenza, per così dire, aiuta qualche gruppo parlamentare riprendendo i lavori quando il numero legale è possibile. Mi scusi se faccio questo rilievo, ma è fondamentale. Altrimenti, è meglio dire che la Presidenza convoca i deputati genericamente alla ripresa pomeridiana, oppure al calar del sole. In questa maniera diventa più semplice convocare il Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, lei ha ragione; ha sollevato una questione molto seria. Devo dire, per la verità, che questa mattina si è lavorato fino alle 14 e poi si sono riunite le Commissioni. Soprattutto, ci siamo preoccupati di garantire la presenza dei deputati segretari affinché la Presidenza fosse al completo proprio per poter valutare quell'eventualità da lei adombrata. Come può constatare, siamo ancora in attesa del segretario di Presidenza in rappresentanza di un gruppo dell'opposizione. Nel frattempo, proseguiamo i nostri lavori, nella certezza che prima di arrivare al momento del voto sarà completata anche la rappresentanza dei segretari di Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo sentito in questi giorni pesanti critiche rispetto alla gestione commissariale ed alla grave situazione dei rifiuti. Si tratta di critiche quanto mai legittime ed anche la dura battaglia parlamentare è quanto mai legittima. Tuttavia, colleghi dell'opposizione, non è accettabile svolgere considerazioni con toni e modi lesivi per la dignità personale di amministratori.
Gli amministratori in Campania non sono solo di centrosinistra, ma fino a qualche anno fa sono stati anche del centrodestra. Si invoca spesso il ruolo delle province: ricordo, ad esempio, che la provincia di Caserta è stata amministrata dal centrodestra fino alle elezioni di qualche mese fa. Si invoca una pretesa virtuosità dei piccoli comuni di centrodestra che praticano la raccolta differenziata. Si potrebbe dire che, invece, grandi comuni come Pomigliano risultano molto virtuosi. Tuttavia, queste sono schermaglie che non credo facciano giustizia della complessità della questione.
Nel merito, credo che si sollevi un polverone generico, non per la grave situazione che c'è, non per la critica legittima che si può rivolgere anche alla gestione commissariale, ma perché vengono messi insieme questi temi con quelli strutturali relativi alle motivazioni per le quali non si è compiuto un ciclo completo di smaltimento dei rifiuti in Campania. Il tutto nasce da tredici anni di commissariamento, cinque dei quali anche del centrodestra, di qualche prefetto che è stato commissario, di qualche generale dei carabinieri, che è stato commissario. Ciò significa che la vicenda è un po' più complessa.
Occorrerebbe leggere le relazioni della Commissione antimafia e anche quelle della DIA, nonché le conclusioni a cui è giunto il pregevole lavoro svolto dall'onorevole Russo nella precedente legislatura, per comprendere che il tema delle ecomafie non lo scopriamo solo in Campania e non riguarda naturalmente irresponsabilità locali, ma riguarda questioni un po' più complesse: naturalmente non possono essere mescolate tali questioni ad eventuali critiche alle gestioni amministrative.Pag. 49
In sostanza, il piano Rastrelli non comprendeva elementi certi rispetto alla raccolta differenziata; il commissario Bassolino non ha fatto altro che firmare un contratto di un progetto andato in gara con il commissario Rastrelli, aggiudicato dal presidente Losco, con il contratto firmato dal presidente Bassolino. Certo, questo non elude responsabilità e limiti nella gestione commissariale.
È però davvero assurdo che a fronte di uno schieramento trasversale, in cui si sono schierati amministratori del centrodestra, del centrosinistra, popolazione, parti sociali, perfino la chiesa - come sappiamo dalle notizie dei giornali -, che ha impedito il trattamento industriale dei rifiuti, che ha impedito per anni la costruzione del termovalorizzatore di Acerra e quindi la possibilità di chiudere almeno in parte il ciclo, gli esiti vengano adesso addossati alla responsabilità del commissario.
Se poi di critiche si tratta, occorre parlare di un ultimo dato: dei rifiuti di cui parliamo, soltanto un terzo sono solidi urbani, solo un terzo rispetto al totale; la parte rimanente è formata da rifiuti speciali, dei quali l'onorevole Paolo Russo ha tante volte parlato nei suoi interventi precedenti e sui quali occorrerebbe fare luce. È inutile dire che i rifiuti speciali sono, con la complicità della camorra e con quella di tanti ceti professionali e industriali smistati in Campania, anche nelle regioni del centro-nord. A questo punto non si tratta di dividere un paese, né di alzare le spalle rispetto ad una situazione grave. Si tratta di approntare uno strumento che potrà essere anche non perfetto, che potrà essere rivisitato, ma, soprattutto, occorre provare - di questo sono convinta - la responsabilità degli amministratori, perché troppi, ogni qual volta si è trattato di costruire un impianto o di creare una discarica, hanno saputo recitare due parti in commedia: una a Roma e un'altra nelle realtà locali (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, la domanda-chiave è una sola, anzi ve ne sono due. Che cosa ha causato questa storia di ordinaria follia al limite del paradosso? Come se ne esce? Per ciò che riguarda le cause, mi pare evidente che il problema stia proprio in una falsa partenza, la quale porta la firma di Rastrelli di Alleanza Nazionale.
Quello, lo sanno bene i colleghi campani, era un piano regionale dei rifiuti che potremmo definire con lo slogan «bruciamo subito, bruciamo tutto», perché prevedeva ben cinque termovalorizzatori, così capienti che avrebbero potuto bruciare la spazzatura non soltanto della Campania, ma praticamente dell'intero sud.
Qual è stato l'errore fatale dell'amministrazione Bassolino (perché l'errore vi è stato e noi ci prendiamo le nostre responsabilità)? Vi è stata una sottovalutazione, cioè l'avere adottato, facendolo proprio, il piano Rastrelli senza farne la revisione totale e completa, che noi Verdi abbiamo sempre chiesto: noi abbiamo sempre osteggiato il piano regionale sia quando portava la griffe di Rastrelli sia quando portava quella di Bassolino. Mancava, infatti, a quel progetto, il cuore pulsante che fa la differenza tra un piano dei rifiuti che funziona e un piano dei rifiuti che fallisce: mancavano le famigerate tre «r». La riduzione dei rifiuti all'origine è un punto cruciale ed ecco perché questi emendamenti, che riguardano il CONAI o i consorzi di filiera, sono così importanti.
Pensate, ad esempio, al fatto che, per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani, una buona percentuale, dal 33 al 45 per cento, è costituita proprio da imballaggi. Quindi, la riduzione del rifiuto all'origine, ovvero pensare il prodotto prima di sfornarlo e fare in modo che sia composto da parti riutilizzabili o riciclabili, è il dato di partenza essenziale che deve essere ricompreso in qualsiasi piano di rifiuti che funzioni.Pag. 50
In secondo luogo, va considerata la raccolta differenziata. Come ben diceva l'onorevole Garavaglia - che adesso non vedo, ma al quale riferirà l'onorevole Dussin - la partenza giusta è quella di separare il secco dall'umido. Si tratta di una cosa lapalissiana, alla «Catalano». Inoltre, vi è anche la raccolta monomateriale, che può essere realizzata tranquillamente porta a porta, in casa, oppure a valle, con impianti di separazione della carta, del vetro, della plastica e così via.
L'onorevole Paolo Russo ha affermato che in Campania questa raccolta non si fa; tale affermazione è vera ma anche non vera. Egli ha aggiunto che, soprattutto, non è fatta dai comuni del centrosinistra. È vero che in Campania la raccolta differenziata si effettua poco a Napoli e nel napoletano; la percentuale è di circa l'11 per cento e in alcune zone dell'hinterland napoletano scende al 4-5 per cento. So perfettamente che è vero. Tuttavia, vorrei che i colleghi del centrosinistra sapessero che esistono aree virtuose, ad esempio nel salernitano, governate dal centrosinistra, con tassi di raccolta differenziata molto alti: Scafati, governato dalla Margherita, 36 per cento; Angri, governato dalla Margherita, 42 per cento; Pontecagnano (quindi parliamo di centri più grandi, che conoscete), 55 per cento; Vaiano, pure governato dal centrosinistra, 32 per cento; Padula, addirittura 88 per cento, in testa all'hit parade dei comuni più virtuosi d'Italia; Bellizzi, governata dai DS, 73 per cento.
Potrei continuare in questo modo a lungo per far capire che anche in Campania si può realizzare la raccolta virtuosa che viene effettuata in altre parti d'Italia e che, entro certi limiti, costituisce già un successo. Per quale motivo quello che può essere fatto in metà della Campania - anche a Salerno il tasso resta piuttosto basso, intorno al 12-15 per cento, ma comunque dignitoso perché si tratta di una città grande - non può esser fatto nell'altra metà? Il decreto-legge che stiamo per convertire in legge darà appunto a Bertolaso e alle autorità competenti lo stimolo, le regole ed anche le risorse finanziarie ed umane per potere effettuare nell'altra metà della Campania quello che una metà già fa.
Il problema del riciclo e del riutilizzo è un altro punto cardine di qualunque raccolta differenziata e di qualunque piano dei rifiuti che funzioni. Anche sotto questo aspetto purtroppo la Campania è rimasta indietro rispetto al resto d'Italia. Tuttavia, pensate che in linea generale l'industria del riciclo viaggia a velocità cinque volte superiore a quella di tutti gli altri comparti industriali in Italia. Quindi, un piano dei rifiuti che abbia successo può essere realizzato anche in Campania; basta volerlo. Noi siamo convinti che questo decreto fornirà lo strumento necessario per operare in tal senso.
PRESIDENTE. È stato richiesto da parte del capogruppo di Forza Italia il controllo delle tessere di votazione. Invito pertanto i segretari di Presidenza a procedere a tale verifica (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente). Pregherei i deputati segretari di accelerare il loro lavoro.
Onorevoli Aprea e Mura, se avete concluso, vi invito a riprendere il vostro posto affinché possiate votare anche voi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
ANTONIO LEONE. Presidente, il controllo va fatto durante la votazione! Guardi là! Dica al collega Vacca che non si vota per due! Se vuole, le faccio l'elenco completo!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Bertrandi non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Avverto che la Camera non è in numero legale per deliberare.
ANTONIO LEONE. Bravo, Giachetti!
PRESIDENTE. A norma dell'articolo 47, comma 2, del regolamento, rinvio la seduta di un'ora.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 17,15.
PRESIDENTE. Colleghi, debbo giustificare il ritardo, con il quale è ripresa la seduta di cui sono molto dispiaciuto: esso è dovuto al fatto che era in corso la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, dalla quale ci era giunto l'invito ad attendere la conclusione della riunione stessa per consentire anche ai presidenti di gruppo di partecipare alla votazione.
Naturalmente, abbiano ottemperato all'indicazione della Conferenza dei presidenti di gruppo; del resto, come i colleghi hanno potuto constatare, la motivazione del ritardo è stata anche indicata nell'avviso diffuso tramite l'impianto televisivo.
Dobbiamo ora procedere alla ripetizione della votazione nella quale precedentemente è mancato il numero legale. Chiedo ai deputati segretari di vigilare, perché la regolarità delle votazioni deve essere assicurata. Io stesso mi premurerò di controllare che nessuno voti, com'è giusto e come si deve, utilizzando tessere altrui. Invito i colleghi a prendere posto.
Procediamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Dussin 4.40, nella quale è in precedenza mancato il numero legale. Ricordo nuovamente che, su tale emendamento, il parere della Commissione e del Governo è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione...
ANTONIO LEONE. Cosa sta succedendo?
PRESIDENTE. Dal tabulato elettronico della votazione risulta che per raggiungere il numero legale manca un deputato; tuttavia, ancorché non votanti, sono presenti l'onorevole Bocci e l'onorevole Aprea.
ANTONIO LEONE. Sono entrati adesso...!
PRESIDENTE. Erano presenti in aula al momento del voto!
ANTONIO LEONE. Presidente, stanno entrando adesso!
PRESIDENTE. No, gli onorevoli Bocci e Aprea erano presenti al momento del voto; non ho tenuto conto dell'onorevole Sereni. Quindi, il numero legale è raggiunto.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 231
Maggioranza 116
Hanno votato sì 12
Hanno votato no 219
Sono in missione 74 deputati).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.13. Ha chiesto...
MAURIZIO RONCONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, intervengo affinché rimanga agli atti che mi è stato impossibile entrare in aula per votare, perché un parlamentare me lo ha impedito con la sua mole (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Comunisti Italiani - Dai banchi dei deputati del gruppo L'Ulivo si grida: «Vergogna!»).
PRESIDENTE. La denuncia che è stata fatta dall'onorevole Ronconi...
TOMMASO FOTI. Non è così!
Pag. 52PRESIDENTE. Cioè? Che cosa non è così?
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Mi perdoni, intervengo per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, mi consenta, la debbo interrompere per una comunicazione prioritaria rispetto alla sua richiesta.
Abbiamo operato un'ulteriore verifica del computo dei presenti nella precedente votazione. Debbo, quindi, annullare la proclamazione del risultato perché è stata frutto di un errore tecnico compiuto dalla Presidenza nel conteggio dei voti. Pertanto la Camera non è in numero legale per deliberare.
Nel frattempo, ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Ronconi...
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, lei non può fare così! Le ho chiesto la parola!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei non deve irritarsi così; essendo segretario di Presidenza, dovrebbe sapere che la comunicazione che ho dovuto rendere impone una precedenza rispetto al suo intervento. Ora le posso anche dare la parola, ma prima dovevo correttamente informare l'Assemblea di ciò che è accaduto.
TEODORO BUONTEMPO. Va bene, Presidente. Intanto la ringrazio per la decisione assunta in relazione alla precedente votazione e mi scuso se prima ho alzato la voce.
Intendo, però, intervenire per un richiamo al regolamento per il seguente motivo: ero alla porta di ingresso dell'aula...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, poiché la Camera non è in numero legale, la seduta deve essere sospesa. Sull'argomento non è più possibile intervenire. Segnalerò al Presidente della Camera quanto è stato dichiarato dall'onorevole Ronconi, per gli eventuali, conseguenti provvedimenti.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 18,25.
La seduta, sospesa alle 17,25, è ripresa alle 18,30.
PRESIDENTE. Dovremmo ora procedere nuovamente alla votazione sull'emendamento Dussin 4.40, nella quale in precedenza è mancato il numero legale. Tuttavia, apprezzate le circostanze, rinvio la votazione ed il seguito del dibattito ad altra seduta.
Darò ora la parola agli onorevoli Quartiani e Buontempo, che hanno chiesto di intervenire per un richiamo al regolamento. Successivamente, se non vi sono obiezioni, sospenderò la seduta per qualche minuto, per poi passare allo svolgimento delle interpellanze urgenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, anche oggi, come nei giorni precedenti e come è avvenuto in altre occasioni, il confronto in quest'aula tra la maggioranza e l'opposizione è stato caratterizzato da toni aspri, ma si è sempre mantenuto nell'ambito delle norme regolamentari, dei diritti e dei doveri dei parlamentari, dei rappresentanti della nazione e del popolo, secondo quanto disposto dalla nostra Costituzione. Come sappiamo, in questa sede nessun deputato ha vincolo né limite di mandato.
Signor Presidente, chiedo la sua attenzione e quella dei colleghi, perché dopo la votazione che è stata annullata precedentemente e che aveva ottenuto un esito al limite del numero legale, mancato per pochi voti, un collega ha posto un problema credo di grande rilevanza, proprio in merito agli elementi di carattere costituzionalePag. 53e regolamentare che ho richiamato nella premessa di questo mio breve intervento.
Il collega Ronconi, dal suo scranno, ha voluto rendere pubblico il fatto di essere incorso in un impedimento all'espressione del voto. Nessuno, lo ripeto, nessuno in questa sede è autorizzato ad impedire ad un collega di svolgere la propria mansione, il proprio ruolo, la propria funzione e di esercitare le proprie prerogative parlamentari.
Ovviamente, devo credere al collega che ha ritenuto opportuno segnalare alla Presidenza e a noi tutti il fatto di non essere stato posto nelle condizioni di esercitare il proprio diritto di votare.
Signor Presidente, se effettivamente si dovesse appurare che tali fatti si sono verificati, ossia che non vi è stata la possibilità per il collega di entrare in aula e di esercitare il proprio diritto di votare sull'emendamento, ciò potrebbe rappresentare una forma di impedimento che deve essere immediatamente rimossa dal comportamento futuro di chiunque lo abbia esercitato; non solo, ma la Presidenza - e sono qui a chiedere che lo faccia - non può esimersi dal verificare eventualmente chi si sia reso responsabile di aver impedito al collega di raggiungere l'aula.
Signor Presidente, se così fosse, saremmo di fronte ad un atto che non solo ha impedito ad un collega di esercitare i propri diritti e le proprie prerogative, ma che, se riprodotto nei confronti di altri colleghi (e non solo verso un collega), potrebbe porre le condizioni di mutare concretamente il tipo di voto e, quindi, l'esito di una votazione. Infatti, impedire ai parlamentari di esercitare il proprio voto significa cercare di predeterminare il voto e l'orientamento del Parlamento. E questo sarebbe un fatto grave.
Ecco perché chiedo alla Presidenza di verificare, fino in fondo, di cosa si sia trattato e di fare luce sulla vicenda, per riferire nel più breve tempo possibile relativamente a questo episodio (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la ringrazio per aver dato la parola prima al capogruppo dell'Ulivo. Si vuole forse creare un caso, perché, proprio quando ho protestato, o si dichiara sospesa la seduta, non parla più nessuno e neppure il Presidente commenta le dichiarazioni di un deputato, oppure si continua il dibattito anche in assenza del numero legale, così come stiamo facendo adesso che manca il numero legale, ma stiamo ancora parlando.
Mi dispiace questo fatto, anche perché lei sapeva che avevo chiesto la parola prima per un richiamo al regolamento. L'avevo chiesta alla ripresa della seduta e, invece, lei ha dato la parola prima al collega Quartiani.
Intervengo anche come segretario di Presidenza, pur se non di turno, quindi privo delle funzioni di «notaio» dell'Assemblea (ma non per questo si viene destituiti dall'incarico). Forse, nella concitazione del momento e nell'emozione della circostanza, Presidente, anche il collega Ronconi, che è una persona che conosco bene e che stimo, ha confuso i tempi.
Io ero presente, dietro il collega Dussin, e con me c'erano circa 20-30 deputati. È accaduto esattamente ciò che posso riferire di aver visto. Il collega Ronconi, un po' in ritardo, è arrivato trafelato per votare. Qualcuno gli ha rivolto una battuta - credo anch'io - scherzando, ed egli è passato tranquillamente e nessuno lo ha disturbato o infastidito. È entrato in aula e, dopo un minuto circa, forse meno (comunque in un lasso di tempo molto breve), è uscito. Quando egli già era fuori, lei ha dichiarato chiusa la votazione. Non aveva ancora proclamato la mancanza del numero legale, ma aveva dichiarato chiusa la votazione. A quel punto, il collega Ronconi stava rientrando di corsa e, forse scherzando, qualcuno gli ha detto di mettersi in coda, perché stavano entrando tutti.
Questo è esattamente quanto è successo; quindi non ne farei un caso, perchéPag. 54io ero presente quando il collega Ronconi è entrato in aula, prima della votazione. Egli è uscito dall'aula e, stando fuori, ha appreso che si era votato e ha tentato di rientrare. Questo ho visto ed è la verità; anzi, scherzavo con il collega Dussin dicendogli che è un colosso.
Lo dico sul mio onore, anche eventualmente di fronte ad un giurì d'onore e ai 20 deputati presenti: il collega Ronconi è entrato liberamente, è uscito altrettanto liberamente e, a votazione avvenuta, stava rientrando nuovamente, mentre lo stavano facendo tutti gli altri. Quindi, qualcuno gli ha detto di mettersi in coda.
Questo è successo e, per amor del vero, si può anche istituire un giurì d'onore. Credo che non ci sia la malafede da parte di nessuno e che probabilmente siano stati confusi i momenti. Però, se ci fosse stato un impedimento ad entrare in aula prima di una votazione o nella sua immediata imminenza, sarebbe stato un fatto inaudito e gravissimo, un'alterazione del libero voto parlamentare e della libertà del deputato. Non solo come deputato, ma anche come segretario di Presidenza, sarei stato il primo ad indignarmi e a protestare, a prescindere dagli schieramenti.
Ciò non è avvenuto ed è un bene per l'intero Parlamento, perché sarebbe stata una cosa gravissima per il rispetto e la dignità di questa Camera e anche per la nostra. Quindi, cercherei di riportare il fatto nelle sue naturali circostanze, che sono quelle che ho riferito.
La ringrazio, Presidente. Capisco la difficoltà del momento. Non è una cosa facile, ma per questo ci tenevo a prendere la parola prima che partissero questi «treni» di comunicazioni. Poichè lei stava commentando le dichiarazioni, ritenevo di poter parlare. Si è votato ed il Presidente ha sospeso la seduta; ma se continua a parlare lui, può farlo qualunque deputato.
Ci tenevo a dirlo perché, quando vengono diffusi questi messaggi, poi man mano si ingigantiscono, si creano dissapori tra i gruppi e rancori anche tra i singoli deputati.
In questo caso, si può evitare di montare un caso che, se si fosse verificato, sarebbe grave. Non essendo accaduto, signor Presidente, si deve far di tutto perché non si dia per scontata una circostanza che, in verità, è stata riferita in modo alterato dato il momento, ma che sicuramente non si è verificata.
PRESIDENTE. Desidero precisare la diversità della situazione precedente rispetto a quella attuale.
Come lei sa, onorevole Buontempo, nella situazione precedente, in un primo momento avevo proclamato la sussistenza del numero legale. Per questo motivo, era assolutamente legittimo che io dessi la parola all'onorevole Ronconi, che intendeva intervenire sull'ordine dei lavori; ed era anche legittimo quel breve apprezzamento che ho espresso. Dopodiché, essendo subentrato, a seguito di una verifica, l'annullamento della proclamazione del voto, ho ritenuto di sospendere la seduta. Per questo motivo, non era assolutamente possibile proseguire con il dibattito.
Nella situazione in cui ci troviamo, ho apprezzato le circostanze e, quindi, la Camera non è più in sede di votazione. Proseguiremo i nostri lavori con lo svolgimento delle interpellanze urgenti, previsto come ultimo punto all'ordine del giorno, al termine delle votazioni. Abbiamo, quindi, concluso la fase delle votazioni e non è più necessario il numero legale. Adesso, proseguiremo i lavori in questa nuova situazione. Questa è la ragione per cui ho consentito ad alcuni colleghi di intervenire su questa materia (peraltro, altri due colleghi hanno chiesto di parlare). Dopodiché, concluderemo anche questo argomento e - come già preannunciato - sospenderemo brevemente la seduta, per il tempo necessario ad organizzare il seguito dei nostri lavori, che prevede - ripeto - lo svolgimento delle interpellanze urgenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, la questione posta dal collega Quartiani sicuramente non è di poco conto: lungi da me l'intenzione di minimizzare.Pag. 55Credo però sia giusto accertare quanto accaduto e, soprattutto, tenere in considerazione quanto dicono i presenti.
Bisogna accertare se vi sia stato un trattenimento fisico, un impedimento reale all'entrata in aula, e non un semplice assembramento di colleghi fuori dall'aula; in tal caso, si sarebbe potuto benissimo passare, come capita spesso quando sono in corso votazioni con la relativa segnalazione sonora e vi è la necessità di essere presenti per poter esprimere il proprio voto.
Credo, però, che non si possa accettare un fatto, e mi rivolgo al collega Quartiani: siamo tutti grandi e sufficientemente esperti per dire che non si può utilizzare in modo strumentale una vicenda - che è stata riferita, che può essere capitata, ma che deve essere ben definita in ordine a quanto veramente accaduto - per coprire alcune responsabilità.
In questo caso, vi sono state delle assenze: erano assenti 39 colleghi dell'Ulivo e forse sarebbe opportuno ammettere, dal punto di vista politico, che il numero legale non è stato raggiunto per le assenze all'interno della maggioranza e non perché un collega non è entrato in aula in tempo per votare.
Non voglio sollevare inutili polemiche: guardiamo alla realtà e cerchiamo di capire che, a volte, capita - come è successo anche nella passata legislatura - che la maggioranza non sia in grado di garantire il numero legale, quando l'opposizione nel corso delle votazioni pone in essere una sorta di atteggiamento ostruzionistico, una battaglia di tipo politico che porta ad allungare i tempi della discussione sui provvedimenti.
Vorrei quindi invitare tutti ad abbassare il livello della polemica, facendo appello al senso di responsabilità, perché non ritengo sia accaduto qualcosa di così grave. Comunque, anche noi siamo interessati ad accertare fino in fondo quanto accaduto, ben sapendo, avendo raccolto testimonianze di parecchi colleghi presenti in quel momento, che le parole del collega Buontempo corrispondono, sostanzialmente, a quanto effettivamente verificatosi.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola, da ultimo, all'onorevole Ronconi, che ha chiesto di intervenire, vorrei precisare che questa non è la sede in cui sviluppare questo tipo di accertamento, che a questo punto è evidente che deve essere messo in atto. Ho già detto che avevo già rimesso la questione al Presidente della Camera. Credo che adesso, a maggior ragione, alla luce del rapido dibattito che si è svolto informalmente - perché, ripeto, non è questa la sede: non dobbiamo fare accertamenti in una sede assembleare -, riferirò al Presidente affinché, con gli strumenti messi a disposizione dal regolamento, promuova le opportune verifiche e gli accertamenti del caso, perché la vicenda comunque non può non essere sottoposta ad una valutazione della Presidenza.
Ho voluto fare questa precisazione prima di dare la parola all'onorevole Ronconi perché non vorrei che si riaprisse il dibattito.
Ha facoltà di parlare, onorevole Ronconi.
MAURIZIO RONCONI. La ringrazio, signor Presidente. Avrei preferito che l'onorevole Buontempo non assumesse il ruolo di difensore d'ufficio in una vicenda che non richiede nessun difensore, tanto meno d'ufficio.
TEODORO BUONTEMPO. Non faccio il difensore!
MAURIZIO RONCONI. Scusa, però, lasciami parlare.
TEODORO BUONTEMPO. Mi stai offendendo!
MAURIZIO RONCONI. Nessuna offesa, Buontempo. Voglio soltanto rilevare che all'ingresso dell'aula c'era una vera e propria muraglia di colleghi, che in modo non so se doloso o meno hanno impeditoPag. 56l'ingresso ad altri parlamentari. Credo che la vicenda debba essere chiusa qui, senza prolungarla ulteriormente; tuttavia chiedo alla Presidenza che vengano assunti dei provvedimenti per consentire che l'entrata e l'uscita dall'aula, soprattutto nelle fasi della votazione, sia libera per i parlamentari. Pertanto, i commessi debbono sorvegliare che gli ingressi siano assolutamente transitabili in ogni momento dai parlamentari, in modo particolare quando sono in corso votazioni. Per questo dicevo che, a mio avviso, non c'è bisogno di nessun difensore, tanto meno d'ufficio, in una vicenda come questa.
PRESIDENTE. Come avevo anticipato, il Presidente della Camera è stato comunque informato e valuterà quali iniziative assumere per le opportune verifiche e gli eventuali provvedimenti.
Sospendo brevemente la seduta; alla ripresa dei nostri lavori si procederà allo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
La seduta, sospesa alle 18,50, è ripresa alle 19,05.