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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 960 - Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore e delega al Governo in materia di raccordo tra la scuola e le università (Approvato dal Senato) (A.C. 1961); e delle abbinate proposte di legge Angela Napoli; Aprea ed altri (A.C. 1399-1614).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore e delega al Governo in materia di raccordo tra la scuola e le università; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Angela Napoli; Aprea ed altri.
Ricordo che nella seduta del 13 dicembre 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame degli articoli - A.C. 1961 ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1961 ed abbinate sezioni 1 e 2).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Lega Nord Padania è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1961 ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1961 ed abbinate sezione 3).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti presentati all'articolo 1 perché sottoscrittrice di alcuni emendamenti e perché presentatrice di una proposta di legge abbinata al provvedimento in esame. La proposta presentata dal Governo con l'intento di modificare la disciplina dell'esame di Stato conclusivo dei corsi di istruzione secondaria superiore finisce solo col novellare alcuni punti della legge n. 425 del 1997. È bene precisare fin da subito che si tratta della legge Berlinguer e, quindi, di una legge varata da un Governo di centrosinistra. L'intento governativo sembra essere soprattutto quello di modificare comunque tutto ciò che può rimanere legato alla riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione proposta e varata dal Governo Berlusconi, piuttosto che quello di tentare di apportare le modifiche utili per la qualità del sistema stesso. Affermo ciò innanzitutto perché mi appare priva di senso qualsiasi modifica dell'esame di Stato non collegata con la riforma dell'intero ordinamento didattico, bloccata - guarda caso - dall'attuale Governo. Ancora una volta, c'è l'intendimento di parlare di modifiche del sistema di istruzione partendo dal tetto e senza prevedere le adeguate modifiche necessarie per la costruzione dell'intero sistema di istruzione e di formazione.
Trovo quindi inammissibile che con la modifica legislativa apprestata con il progetto di legge in discussione non si ripristini pienamente la serietà di un esamePag. 33che, segnando il momento conclusivo di un lungo percorso di studi, dovrebbe avere come unico obiettivo la verifica seria del grado di preparazione raggiunto dai candidati rispetto agli obiettivi didattici e formativi propri degli indirizzi di studio seguiti, nonché la verifica della personalità complessiva di ciascuno dei candidati stessi rispetto alle ulteriori scelte da compiere.
Una revisione della normativa vigente in materia dovrebbe puntare alla modifica dei maggiori punti critici (peraltro già da me evidenziati nella proposta di legge a mia firma); tali punti critici, a mio parere, sono essenzialmente tre. Anzitutto, la struttura, il numero e la qualità delle prove di esame; quindi, la composizione delle commissioni esaminatrici; infine, la valutazione delle prove.
A me non sembra che il disegno di legge di iniziativa del ministro Fioroni, pur con le modifiche apportate dal Senato, affronti in profondità i citati punti critici, né mi sembra che il provvedimento possa conferire all'esame la serietà e la selettività richieste dalla sua natura di esame di Stato. Comprendo la difficoltà che incontra il Governo nel dover novellare - pur di perseguire intenti (certamente da me non condivisibili) di annientamento del lavoro prodotto in termini di istruzione e formazione da un Governo di altra coalizione politica (quello della Casa delle libertà) - provvedimenti varati nel 1997 da ministri appartenenti alla coalizione di centrosinistra.
Ma le difficoltà incontrate dall'attuale Governo non mi consentono certo di condividere i tentativi di mediazione che sono sottesi al disegno di legge di iniziativa del ministro Fioroni; tali tentativi non produrranno certamente la soluzione delle maggiori criticità che oggi contribuiscono a rendere l'attuale esame di Stato poco serio e non selettivo.
Tale è il motivo che mi ha portato a sottoscrivere alcune proposte emendative e che induce il gruppo di Alleanza Nazionale a presentarne poche ma certamente costruttive. Da parte nostra, infatti, non vi è alcun intento ostruzionistico; vi è, piuttosto, la mera consapevolezza di dovere contribuire a dare ai nostri giovani una scuola in grado non solo di fornire loro una formazione europea ma anche di garantire qualità, obiettività e serenità di valutazione. Elementi, questi - mi si lasci dire, cari colleghi - che non traspaiono dal provvedimento in esame e che potrebbero, comunque, emergere in parte dall'approvazione di alcune proposte emendative presentate dai deputati della Casa delle libertà.
Al di là della valutazione che in VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) è stata condotta sul merito delle varie proposte emendative presentate, noi in Assemblea dobbiamo esprimere un nostro giudizio sull'intero provvedimento e mi auguro che tanto il rappresentante del Governo quanto la maggioranza dei colleghi dell'Assemblea, a prescindere dall'appartenenza politica, vogliano esprimere una valutazione sul contenuto delle proposte emendative. Ribadisco che la nostra posizione non è assolutamente ostruzionistica ma punta finalmente alla qualità della scuola, che dev'essere considerata con la «S» maiuscola e deve tornare davvero ad essere un punto di riferimento per i nostri giovani.
Questo è l'intendimento con il quale Alleanza Nazionale si appresta a questo esame, pur ribadendo che non possiamo che prendere atto della costante volontà distruttiva da parte dell'attuale Governo di un lavoro certamente propositivo e qualificato che era stato varato dal precedente Governo Berlusconi e dalla maggioranza del Parlamento italiano nella precedente legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Anche io, come chi mi ha preceduto, parlando sul complesso degli emendamenti all'articolo 1 del provvedimento in esame, vorrei porre un interrogativo di carattere generale e sviluppare alcune riflessioni sugli emendamenti presentati.Pag. 34
Il primo provvedimento legislativo che ci propone il Ministero della pubblica istruzione, oggi scorporato da quello dell'università, riguarda la riforma dell'esame di Stato. Mi chiedo se, effettivamente, vi sia un'emergenza tale da indurre il ministro a presentare alle Camere un provvedimento che, per la quarta volta nel giro di un paio di decenni, modifica la natura di questo esame, tra l'altro cambiando la composizione delle commissioni esaminatrici. Sarebbe stato meglio che il Ministero della pubblica istruzione ci avesse detto, in realtà, cosa pensa della riforma organica varata dal Ministero che lo ha preceduto, visto che sono state sospese le sperimentazioni previste dalla vecchia legge e, più specificatamente, cosa della stessa intende salvare e modificare, ovvero che il medesimo Dicastero avesse presentato alle Camere una riflessione di carattere generale sulla scuola del futuro.
Siamo, invece, ancora di fronte ad un tentativo di correggere quella che, in realtà, è una sovrastruttura scolastica, appunto l'esame di Stato, modificando la composizione della commissioni esaminatrici che, già nel 1997, furono riformate dal ministro Berlinguer. Rispetto al mondo della scuola, nei confronti sia degli studenti sia dei docenti, dovremmo dire parole certe. Non vorrei che, a forza di cambiare l'esame di Stato, si perdesse il filo del discorso riformatore sulla scuola e ci si limitasse a cambiare, caso del tutto italiano, l'unico aspetto della scuola che più volte è stato riformato negli anni precedenti; una scorciatoia, un diversivo, dunque, assolutamente discutibile.
L'articolo 1 prevede che le commissioni degli esami di Stato siano composte, per il 50 per cento, da commissari interni e, per il restante 50 per cento, da commissari esterni. Dicendosi da più parti che questa prova deve essere resa più severa, è giusto proporre l'ingresso, o il reingresso, visto che una volta era così, dei commissari esterni ed una limitazione di quelli interni. Mi chiedo, però, se, nel giudizio sui ragazzi, dobbiamo avere più fiducia di coloro che non li hanno mai conosciuti e che provengono da altre esperienze e da altre scuole e meno fiducia in coloro che, invece, li hanno frequentati e possono esprimere un giudizio, non solo sulla base di una prova che, a volte, è anche traumatica per uno studente, ma soprattutto sulla base di una conoscenza di anni di studio, nella frequentazione delle diverse classi degli istituti.
Sono contrario all'ingresso dei commissari esterni, come ho già detto in altra occasione. Non mi convince l'idea che, per rendere più severa la prova, dobbiamo delegare il giudizio a chi ha meno conoscenza degli studenti, mentre mi convince di più che, per esprimere un giudizio sugli studenti, sia necessario fare riferimento non già ad una singola prova, ma alla conoscenza del passato.
Chiedo anche, se possibile, che il rappresentante del Governo ascolti una voce che rappresenta un piccolo gruppo politico, ma comunque in grado di fare riflessioni a tutto campo, senza pregiudizi nei confronti del Governo, con argomentazioni che dovrebbero essere rispettate. Vedo che, invece, il rappresentante del Governo continua a dialogare con due esponenti certamente autorevoli dell'Assemblea e si rifiuta di prendere atto delle annotazioni che sto facendo sul provvedimento in esame. Non mi sembra corretto. Prendo atto che il rappresentante del Governo non si accorge neanche di ciò che sto dicendo. Allora mi fermo perché non voglio parlare a vuoto. Vorrei evitare di parlare solo per il resoconto stenografico, pubblicato il giorno seguente, e svolgere, invece, ragionamenti che possano essere recepiti correttamente dal Governo.
Vorrei che il viceministro, che è persona assolutamente sensibile ed in genere ascolta le annotazioni sia positive sia critiche svolte nella Commissione cultura ed in Assemblea, abbia la compiacenza di ascoltare anche le mie osservazioni sul disegno di legge che oggi il Governo propone all'approvazione della Camera dei deputati.
Stavo dicendo che non mi convince l'idea che, per rendere più attendibile e più «pesante» il giudizio della prova, sia necessario ricorrere all'apporto dei commissariPag. 35esterni, come se fossero dei demiurghi in grado di giudicare con maggiore severità di quanto non sia consentito ai commissari interni, che hanno conosciuto gli studenti, li hanno frequentati e, quindi, sono in grado di giudicarli meglio di qualsiasi altro.
Forse, si tratta di un'osservazione che può apparire - se mi è consentito il termine - più a sinistra del provvedimento, se per «sinistra» si intende una maggiore aderenza a principi ed idee di equità e di giustizia. Mi sembra, però, un'annotazione fondamentale. Ritengo un'assoluta falsità pensare che i commissari esterni possano giudicare gli studenti meglio di quanto non possano fare i commissari interni, una falsità che è alla base del provvedimento.
Il provvedimento è stato predisposto perché una serie di docenti, probabilmente collegati al Governo attraverso i sindacati, lo hanno richiesto. Si tratta di una norma che non è che una riforma di una riforma, realizzata oltretutto, come è stato ricordato dall'oratore precedente, da un Governo di centrosinistra e dall'allora ministro Berlinguer. Su questo aspetto, gli emendamenti proposti da alcuni partiti della minoranza colgono nel segno.
La seconda questione che mi stupisce è l'abbreviazione di un anno per merito riconosciuto ad alcuni studenti alla fine del quarto anno. Se uno studente ha conseguito non meno di otto in tutte le materie nello scrutinio finale del quarto anno e non meno di sette nei due anni precedenti il penultimo, può saltare l'ultimo anno e prepararsi per l'esame di Stato. Signor sottosegretario, colleghi parlamentari, presento un esempio concreto, quello di uno studente che, avendo imparato benissimo la storia fino al quarto anno di un liceo, potrebbe saltare il quinto anno e presentarsi all'esame di maturità. Ciò significa che, poiché conosce benissimo la storia fino alla fine dell'Ottocento, fino al Risorgimento italiano, gli si permette di saltare il Novecento e presentarsi all'esame di maturità ove abbia conseguito la media dell'otto in tutte le materie. Mi chiedo se questo aspetto della riforma abbia senso. Ritengo, invece, che anche coloro che hanno conseguito tale media debbano frequentare l'ultimo anno scolastico imparando tutto ciò che si studia nell'ultimo anno, senza «bypassarlo» per meriti acquisiti sul campo.
Una terza osservazione che si può svolgere sull'articolo in esame, che è la chiave di tutto il provvedimento legislativo, concerne l'accentramento delle decisioni relative alle due prove scritte di carattere generale da parte del preposto Ministero della pubblica istruzione. Si ritorna alla vecchia legge Gentile del 1923, cioè si dà al Ministero il potere di entrare nel merito delle scelte da compiere riguardo alle prove scritte e ai temi di italiano, matematica, latino e greco, quando invece una intuizione, secondo me valida, della vecchia riforma Moratti, adesso relegata in soffitta, era proprio quella di dare questo potere all'Istituto nazionale di valutazione (INVALSI), un ente terzo rispetto al potere scolastico e a quello ministeriale. A tale proposito, le integrazioni contenute negli emendamenti proposti da una parte della minoranza mi trovano, anche da questo punto di vista, assolutamente favorevole.
Il mio intervento è dunque critico riguardo al provvedimento in esame, che, senza voler negare la validità di alcuni aspetti del disegno di legge presentato dal Governo, evidenzia la mancanza di un quadro di riforma complessiva in questo settore, intervenendo solo su un aspetto che non è assolutamente emergenziale, quale quello dell'esame di Stato. Nel provvedimento - ripeto - sono presenti un paio di ambiguità e - a mio giudizio - di errori gravi, quale la promozione di un anno per titoli acquisiti fino al penultimo e la centralizzazione delle decisioni per quanto riguarda le prove scritte in capo al Ministero della pubblica istruzione (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e di deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor presidente, colleghi, rappresentanti del Governo,Pag. 36intervengo sul complesso degli emendamenti che sono stati presentati dal gruppo cui appartengo e anche da altri colleghi dell'opposizione.
Credo che il provvedimento in esame, come emerge anche dal dibattito fin qui svolto in quest'aula e da quello che si è svolto presso il Senato, si contraddistingua per un intervento «arruffato» e confuso, su cui probabilmente occorreva maggiore tempo per confrontarsi e discutere, poiché il tema della riorganizzazione degli esami di Stato avrebbe avuto bisogno di una riflessione che non fosse soltanto legata al desiderio di parte della maggioranza di cancellare tutto quello che è stato fatto nella passata legislatura.
Credo che intervenire durante l'anno scolastico, quando ormai è quasi terminato il primo quadrimestre, con un intervento che in qualche modo va ad incidere direttamente già nel corso dell'anno stesso, sia sbagliato. Voi avete sempre parlato di programmazione, avete sempre spiegato a questo paese, alle scuole, al sistema scolastico, ai professori, agli studenti, che occorre programmare, che non si debbono porre in essere interventi che cambino le condizioni mentre è in corso l'attività. Nel caso specifico si interviene proprio durante l'anno scolastico, con un provvedimento che cambia sostanzialmente e che fa tornare indietro rispetto alle scelte adottate negli anni passati, attraverso una logica soltanto ideologica e dirigistica, che in qualche modo lede anche l'autonomia scolastica di cui più volte avete parlato, portandola avanti con slogan e interventi di questo tipo.
Ritengo che l'intervento legislativo in discussione avrebbe avuto bisogno di una riflessione più attenta, di un ragionamento che coinvolgesse il sistema scolastico di questo paese, che potesse in qualche modo far comprendere anche il tipo di rapporto con cui legare il momento della valutazione con l'attività e il corso di studio effettuato dagli studenti. Si parla tanto anche dell'abolizione del valore legale dei titoli di studio e si reintroduce, in qualche modo, un insieme di norme che rende o tenta di rendere più complesso il lavoro per i nostri studenti. Comunque, avremmo preferito che, pur in presenza di un provvedimento di questo genere, fosse stato possibile - i nostri emendamenti ne parlano - che lo stesso non entrasse in vigore nell'attuale anno scolastico, ma, eventualmente, potesse avere un riflesso sui successivi anni, lasciando per ora in vigore quindi un sistema che è già applicato da qualche anno e che ha svolto una funzione positiva. Gli emendamenti che sono stati presentati dall'opposizione tendono a far prevalere questo tipo di interesse sottolineando soprattutto la necessità di procrastinare l'entrata in vigore delle norme previste da questo intervento legislativo in modo che le stesse non siano applicate nel corso dell'anno scolastico già iniziato.
Facciamo appello anche al relatore e alla sensibilità di parti della maggioranza affinché possano considerare questa attenzione e questa necessità. Sulla scuola per troppo tempo c'è stato un conflitto ideologico: credo che ciò sia sbagliato perché la scuola è di tutti e non soltanto di una parte del Parlamento o del paese. Il futuro di questo paese deve legarsi necessariamente alla possibilità di avere un corso scolastico che sia in grado di dare futuro, opportunità, speranza e di mettere i nostri giovani allo stesso livello di quelli degli altri paesi europei e occidentali. Credo che la sistematica demolizione che state facendo degli interventi di riforma - sistematica ma frettolosa, confusa, non organica e che non affronta i nodi che, comunque, erano da sciogliere in quella riforma - porti ad un risultato negativo a fronte dell'attenzione che, invece, potrebbe mettere veramente lo studente al centro del sistema scolastico di questo paese.
Gli emendamenti che l'opposizione ha presentato e che noi sosterremo vanno verso questo obiettivo: quello di una maggiore riflessione sulle scelte che sono state fatte, soprattutto nel tentativo di limitare almeno i danni di un intervento legislativo che, in modo errato, dà una risposta nel corso dell'anno scolastico e, oltretutto, attraverso un sistema di deleghe che consente al Governo di intervenire in maniera significativa al di fuori di un esame e di unPag. 37confronto parlamentare aperto su materie che oggi non sono previste all'interno del provvedimento legislativo in esame (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, ci ritroviamo ad inizio legislatura, come già è successo in passato, a discutere di un provvedimento che attiene alla struttura propria della scuola, e anche stavolta si parte prevalentemente dalle norme che regolamentano la stessa e che, fino ad ora, non hanno trovato una necessaria ed adeguata conformazione ai tempi che cambiano. Noi stiamo discutendo della normativa che attiene alla gestione e alla regolamentazione degli esami di Stato, in un contesto in cui gli stessi, di fatto, ancora oggi si svolgono sulla base di un meccanismo e di una struttura che risale al 1925. Da allora ad oggi non sono stati fatti molti progressi, anche perché - come ci è stato ricordato negli interventi precedenti, ma soprattutto come si evince dai testi della Commissione - l'unico dato che depone a favore della bontà o meno dell'applicazione della vecchia norma esistente è commisurato alla percentuale di studenti che raggiungono il livello minimo che permette loro la promozione.
Questi livelli si sono di fatto incrementati a dismisura, da allora; dal 1925 ad oggi, abbiamo assistito ad una evoluzione scolastica che ci dice che, allo stato attuale, il numero dei promossi è all'incirca il 98 per cento dei soggetti che prendono parte alla prova d'esame. Questo potrebbe essere considerato un elemento forte di civiltà, un elemento positivo, stante il fatto che potrebbe essere il sintomo di ciò che è avvenuto nel nostro paese, cioè di una crescita culturale e sociale che configura un modello scolastico nell'ambito del quale gli studenti, maturando all'interno della propria società, riescono ad ottenere risultati soddisfacenti.
Sappiamo però che questo non è vero, perché le scuole dimostrano sempre più carenza di strutture e ancora di più carenza di cultura. Il dato è in controtendenza. La riforma Berlinguer del 1997 ha addirittura incrementato il numero dei soggetti che superano le prove di esame e lo ha fatto in maniera determinante e significativa, con un meccanismo che non ci appartiene, perché prescinde da qualsiasi forma di meritocrazia. Oggi, i nostri studenti sono sempre più oggetto di valutazioni benevole e bonarie, che vengono da una impostazione ideologica che non è la nostra, una impostazione per la quale in modo orizzontale si premiano tutti senza fare particolari distinzioni. È un meccanismo che poi provoca problemi e disagio nelle fasi successive della vita dell'alunno, perché poi - i dati sono lì a dimostrarlo - con il passaggio dalle scuole dell'obbligo fino all'università l'abbandono scolastico è sempre più frequente e il numero degli iscritti all'università che riescono poi ad arrivare ad una laurea è assolutamente esiguo e in controtendenza rispetto al dato comunitario e rispetto alle medie dei paesi occidentali ai quali ci ispiriamo.
Speravamo, quindi, che il Governo e il Parlamento oggi avessero la volontà di dare un colpo di reni, di compiere una svolta decisa e definita, soprattutto per quanto riguarda la composizione delle commissioni d'esame.
Qualcosa si è mosso, ad onor del vero, qualcosa è cambiato rispetto al testo originario e credo che questo sia apprezzato dal mondo della scuola; rimane però quella parte, che noi riteniamo assolutamente non esplorata, che attiene al merito dello studente, a prescindere da quei meccanismi un po' arzigogolati che sono previsti dal decreto Berlinguer, che parlano di crediti, di debiti, in modo molto astratto, e che hanno prodotto una ulteriore confusione nel mondo della scuola.
Credo che esista la volontà da parte di tutto il Parlamento di disciplinare una volta per tutte questo strumento in modo che possa essere efficace e al passo con i tempi.Pag. 38
Ci dovremo uniformare alla disciplina alla quale conviene ispirarsi, quella dei paesi anglosassoni, del mondo occidentale, una disciplina molto dura, molto rigida e molto selettiva. Non dobbiamo avere paura che qualche nostro studente venga bocciato, non dobbiamo cadere in questo tranello ideologico per il quale siamo tutti uguali. Dobbiamo uscire da questa mentalità sessantottina, per la quale tutti debbono essere premiati allo stesso modo, in quanto soggetti appartenenti alla comunità. Ci sono soggetti che meritano e soggetti che non meritano. Questa deve essere un'assoluta priorità di un paese occidentale: i soggetti che meritano vanno valutati per quello che sono. Non mi preoccuperei del fatto che possano esserci dei contraccolpi, cioè che la percentuale dei promossi possa calare nei prossimi anni. Non ce ne saranno, perché la scuola deve tornare ad essere un elemento nell'ambito del quale ci si misura, come ci si misura nella vita. La scuola deve essere scuola di vita, deve essere un luogo dove si educano i nostri figli, dove i ragazzi ottengono una buona educazione, ma credo che sia anche un luogo all'interno del quale si deve cominciare a scegliere tra chi ha la voglia, la volontà, la disponibilità di capire e di apprendere, tra chi fa fatica e chi, invece, semplicemente è un fannullone. Questa è la verità. Abbiamo premiato, finora, la terza di tali categorie. Abbiamo premiato coloro che, in questi anni, sono stati promossi per inerzia. Dobbiamo uscire da questa logica, dobbiamo assolutamente arrivare ad una definizione di un concetto di commissioni d'esame che siano al passo con i tempi e che possano premiare, lo ripeto, i meriti degli studenti e possano darci una scuola più moderna ed efficiente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANTONIO RUSCONI, Relatore. Signor Presidente, questi emendamenti, che sono stati già esaminati in Commissione, vanno in due direzioni: una è in coerenza con l'obiettivo di questo provvedimento, così come delle analoghe proposte di legge presentate dagli onorevoli Angela Napoli e Aprea, ossia quello di una maggiore serietà e giustizia dell'esame di Stato, cui viene restituito un significato. Tuttavia, formalmente, sono in gran parte emendamenti che non si differenziano molto. Quindi, da parte del relatore vi è un invito ai presentatori al loro ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sugli gli altri emendamenti che riguardano il ruolo delle scuole paritarie, devo riaffermare in quest'aula che la funzione pubblica di tali scuole è evidente sin dalla legge n. 62 del 2000. Per cui, ribadisco che la Commissione invita i presentatori di tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1 a ritirarli, altrimenti il parere sugli stessi è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene. Ove, quindi, i presentatori non accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal rappresentante del Governo, si intende che insistano per la votazione della rispettive proposte emendative.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Elio Vito?
ELIO VITO. Sull'ordine lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, abbiamo acceduto a trattare con una certa urgenza questo provvedimento, come richiesto dal Governo, sapendo che i tempi contingentati, di fatto, avrebbero posto l'AssembleaPag. 39in condizione di poterlo esaminare anche prima dell'esame del disegno di legge finanziaria. Ora, vi è, come abbiamo constatato, un atteggiamento da parte del Governo e della maggioranza di assoluta chiusura rispetto ai nostri emendamenti. Riteniamo ingiustificato e politicamente grave tale atteggiamento perché questo è un tema sul quale si poteva, e si doveva, cercare anche il consenso delle forze di opposizione ed il loro coinvolgimento e contributo. Si tratta di una scelta della quale si assumeranno tutta la responsabilità - anche rispetto al paese, alle famiglie ed agli studenti - il Governo e la maggioranza.
Signor Presidente, la inviterei a sospendere la seduta o, comunque, a considerare la mia proposta di attendere, per l'esame degli emendamenti, che quantomeno giunga in aula il ministro Fioroni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Riteniamo, infatti, che un provvedimento così importante, quale la riforma degli esami di maturità, per il cui esame il Governo ha chiesto una corsia privilegiata, richiesta a cui, in qualche modo, abbiamo acceduto, debba essere seguito dal ministro competente - senza voler, con ciò, offendere la sensibilità e la professionalità del viceministro - e che debba essere il ministro Fioroni in persona a motivare politicamente la decisione di non accogliere i nostri emendamenti.
Credo, signor Presidente, che ciò potrebbe essere un contributo anche a rendere più celere il seguito dell'esame del provvedimento. Ci risulta che il ministro è a Roma, a Trastevere, nella sede del Ministero. Credo che la sua presenza in aula, dopo aver sollecitato l'esame del provvedimento, sarebbe anche una forma di rispetto nei confronti di questo ramo del Parlamento, proprio nel momento in cui il ministro stesso chiede alla Camera di non modificare il provvedimento licenziato dal Senato. Dunque, se non dobbiamo modificare il testo in esame, almeno il ministro venga a spiegarne il perché (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Elio Vito, ovviamente lei sa che il Governo sceglie come essere rappresentato in assemblea. È presente in quest'aula il viceministro competente, quindi non credo che l'assenza del ministro sia motivo sufficiente per sospendere la seduta.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.16.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, naturalmente non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, viceministro Bastico, colleghe e colleghi, innanzitutto mi associo alla richiesta dell'onorevole Elio Vito. Il viceministro Bastico sa quanto io la stimi, ma si tratta di un fatto politico. Tra l'altro, vi era un accordo in tal senso con il ministro: abbiamo convenuto di accettare la procedura d'urgenza per consentire al ministro di rendere effettiva questa legge già da quest'anno scolastico. Il ministro Fioroni ha ormai vinto la scommessa, ma almeno venga in quest'aula a discutere con noi ed a concordare un percorso di attuazione della legge che diamo già per approvata!
Perché riformare ancora gli esami di Stato? Anche il ministro Fioroni, come il ministro Berlinguer ed il ministro Moratti, si trova a dover modificare - è il suo primo atto - la procedura concernente gli esami conclusivi della scuola secondaria superiore.
Cosa colpisce l'opinione pubblica? Sicuramente ricorderete che, a partire dall'inizio della legislatura e dal primo provvedimento che tratta solo questioni tecniche, di fatto, si avviò nel paese un certo dibattito sul fatto che, da tempo, due elementi colpiscono l'opinione pubblica: la composizione della commissione e l'alta percentuale di promossi. Da questi due elementi si dedurrebbe che l'esame non è più serio come una volta.Pag. 40
La prima questione che dovrebbe fare da cornice a tutto il dibattito è la seguente: gli esami di Stato, dopo questa legge, saranno più seri e più rigorosi? Cosa consentiranno di certificare? Che tipo di valore aggiunto potranno dare agli studenti? Rispetto alla responsabilità delle scuole e degli studenti riuscirà a centrare l'obiettivo della serietà, del rigore e della certificazione?
Le novità introdotte in questo provvedimento francamente non ci sembrano tali da consentire di centrare questi obiettivi, ed è questo il motivo per cui il gruppo di Forza Italia ha presentato tale emendamento, e ringrazio il viceministro Bastico perché è molto attenta alle questioni sollevate.
Sicuramente, gli schemi contenuti in questo provvedimento sono già conosciuti e sperimentati (ne abbiamo già sperimentato il fallimento). Quindi, non ci aspettiamo nulla di buono; se poi le novità concernono la reintroduzione dello scrutinio di ammissione o il fatto che, per l'ammissione agli esami, dovranno essere saldati i debiti scolastici, nutriamo delle perplessità.
Con riferimento alla reintroduzione dello scrutinio di ammissione, vorrei ricordare, perché rimanga agli atti, che, dopo il fatidico ventennio, gli anni di sperimentazione, di contestazione, dal sessantotto in poi, gli esami sperimentali e via seguitando, nel 1997... Saluto il ministro Fioroni che è appena entrato in aula. Ha un po' di affanno, quindi avrà raggiunto l'aula di corsa! Benvenuto!
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. È il peso!
VALENTINA APREA. Su questo non possiamo aiutarla! Benvenuto! Avevamo sollecitato la sua presenza in aula, perché lei ha già vinto la scommessa. Lei porterà a casa la legge! Lei riuscirà sicuramente a modificare gli esami di Stato da quest'anno, ma, quanto meno, vogliamo concordare con lei un processo di attuazione e verificare queste novità che noi non riscontriamo. La reintroduzione dello scrutinio di ammissione è giusta, ministro Fioroni e viceministro Bastico, peccato che sia già legge. Infatti, il decreto legislativo n. 226 del 2005, relativo alla riforma del secondo ciclo e varato nella scorsa legislatura, aveva già colmato questa lacuna, modificando anzi una scelta. Il ministro Berlinguer aveva abolito quel tipo di esame, pensando di fare una cosa buona e di rendere più seria la prova finale con l'introduzione dell'esame su tutte le discipline e con l'abolizione dello sbarramento. Abbiamo visto che tutto questo non funziona...
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la invito a concludere.
VALENTINA APREA. Noi lo avevamo fatto nel corso della precedente legislatura; ora tutto questo ritorna, ma è già legge. Se poi la novità consiste nel fatto che i ragazzi devono saldare i debiti scolastici, siamo di fronte ad un rigore «fasullo» e demagogico. È giusto puntare su un maggior rigore ed infatti anche noi abbiamo agito in questo senso. Tuttavia, signor ministro, non è giusto introdurre un esame finale più rigoroso senza modificare i meccanismi di valutazione di tutto il percorso precedente.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aprea...
VALENTINA APREA. Per questo motivo, i ragazzi dovrebbero avere sei decimi in tutte le materie e saldato i debiti con certificazione pregressa.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aprea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, anche il gruppo di Alleanza Nazionale ha sottoscritto l'emendamento in esame. Esso è conseguente a tutta l'azione svolta dall'opposizione, anche in sede di Commissione, sul provvedimento inPag. 41discussione. Sarebbe assurdo ed incongruente non aggiungere e non inserire la precisazione di almeno sei decimi in ciascuna disciplina, perché si renderebbe vacua e vana la modifica. Una delle critiche più congrue riferite al provvedimento in esame è proprio la mancanza di coraggio. Si vuole riformare l'esame di Stato con la presunzione di introdurre criteri di serietà e meritocrazia e poi invece, in concreto, siamo di fronte ad una riforma approssimativa che manca di coraggio nell'attuare svolte importanti per dar vita ad un esame di Stato qualificante per i nostri studenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, viceministro Bastico e relatore di maggioranza, cosa lamentiamo in merito a questo provvedimento? In Commissione - e presumo che andrà così anche nel corso di questo pomeriggio - non ci è stato mai detto che i nostri emendamenti sono sbagliati per i motivi A, B, C e D. In sostanza, fin dall'inizio, avete spiegato che non era possibile modificare una sola virgola perché non siete in condizione di far ritornare il provvedimento al Senato.
Viceministro Bastico, su un'altra questione, ovvero sul bilancio interno della Camera, ho avuto occasione di dire che, se il bicameralismo in Italia continua a rimanere perfetto, dovete trarne le conseguenze e pagarne lo scotto. Non è immaginabile che una Camera formata da 630 deputati esamini questo provvedimento con la sola preoccupazione di non essere nella condizione di poter cambiare una virgola. Così si riduce il nostro confronto a poco più di un'esercitazione teorica, perché non siamo in grado di sviluppare nel merito alcun tipo di dialogo con il Governo e con la maggioranza. Se vi foste mossi in altro modo, avreste avuto la possibilità di portare a casa risultati diversi da quelli che otterrete alla Camera su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 439
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 249).
Prendo atto che il deputato Pedica non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto, altresì, che i deputati Bianchi e Satta non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.28.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, abbiamo presentato l'emendamento in esame sempre in riferimento ai criteri di serietà e qualità applicati alla scuola.
Noi abbiamo già detto in Commissione che non si può fare la riforma della scuola partendo dal tetto, ma dalle fondamenta. Ormai, visto che ci troviamo in questa situazione, cerchiamo perlomeno di fornire suggerimenti validi. In questo emendamento prevediamo - come fa anche il Governo - di poter ammettere agli esami gli alunni degli istituti statali, paritari, pareggiati o legalmente riconosciuti, gli studenti che abbiano compiuto il diciottesimo anno d'età alla data di inizio delle prove di esame, quindi non nell'anno solare, e abbiano comunque assolto l'obbligo dell'istruzione sia in scuole italiane sia in scuole appartenenti a paesi dell'Unione europea. Naturalmente, però, proprio in nome della serietà, chiediamo che tutti i candidati debbano svolgere una prova preliminarePag. 42intesa ad accertare il grado di preparazione posseduta. È inutile, come è accaduto fino a qualche tempo fa, ammettere agli esami chi non ha tutte le sufficienze e magari ha anche delle gravi lacune. Riteniamo che il grado di preparazione rappresenti una condizione fondamentale per poter accedere agli esami di maturità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 455
Astenuti 4
Maggioranza 228
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 260).
Prendo atto che i deputati Rampelli e Buontempo non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento De Simone 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Grazie Presidente. Noi apprezziamo questo provvedimento, lo abbiamo già detto in Commissione e anche durante la discussione sulle linee generali in Assemblea. Lo apprezziamo per due ragioni molto semplici: perché riteniamo che contrasti efficacemente la pratica dei diplomifici e la tendenza europea - ormai spinta prepotentemente anche in Italia per via delle politiche neoliberiste - ad abolire il valore legale del titolo di studio. Sono due elementi fondanti della scuola pubblica all'interno di un processo democratico.
Dunque, teniamo molto al provvedimento in quanto pensiamo contrasti questi due problemi introdotti dalla riforma del Governo precedente. Tuttavia, riteniamo che il testo sia da considerarsi perfettibile in alcuni punti e su uno, in particolare, dobbiamo manifestare la mancata condivisione da parte nostra. Non lo abbiamo condiviso allora e non lo condividiamo oggi. Esso attiene alla condizione di parità prevista per legge. Continuiamo a nutrire delle riserve su quella legge che, del resto, non approvammo. Devo dire che questo aspetto non assume un valore specifico soltanto per noi e non è neanche l'amore per la laicità dello Stato, che pure nutriamo e che è molto forte in noi, a spingerci a considerare il primato dell'istruzione pubblica statale su quella privata, ma è qualcosa, colleghi, di molto più complesso e significativo dal punto di vista proprio della tenuta del sistema democratico ed efficiente per tutti che possa garantire ad ognuno gli stessi diritti e le stesse opportunità. Pensiamo, quindi, che in nessun caso si possa dire che la scuola privata paritaria sia identica alla scuola pubblica statale. Lo sosteniamo per una serie di ragioni, anche perché sappiamo, ad esempio, che nell'ambito di questi due settori vi è un diverso sistema di reclutamento degli insegnanti. E non è vero che ciò non ha niente a che fare poi con il sistema di valutazione finale, persino quello che comprende l'esame di maturità; quindi, noi avremmo certamente preferito che questo provvedimento, su un aspetto importante che incide sul tentativo di scoraggiare i «diplomifici» e di ridare serietà all'esame conclusivo, avesse previsto la presentazione dei così detti esterni esclusivamente nella scuola pubblica statale e non anche nelle scuole private paritarie come questo provvedimento permette.
Dunque, è per queste ragioni che noi abbiamo voluto presentare questo emendamento che per noi ha valore simbolico e questo è evidente; infatti, abbiamo mantenutoPag. 43soltanto questo emendamento per la discussione in Assemblea, mentre in Commissione ne avevamo presentati anche altri, perché per noi questo emendamento ha un valore simbolico per le ragioni che ho fin qui espresso e che - ripeto - sono le ragioni che attengono fondamentalmente ad un punto che io credo sia un principio fondante del nostro patto costituzionale, cioè il primato di una scuola pubblica statale che è garanzia di tenuta di un sistema democratico che offre a tutti pari diritti e pari opportunità.
Per questo motivo vi invitiamo a votare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare che i repubblicani voteranno a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare la mia netta contrarietà a questo emendamento che dimostra la sostanziale latitanza e, soprattutto, sudditanza culturale della sinistra a certi schemi che mi auguravo superati nel XXI secolo.
Non si può parlare ancora delle scuole paritarie come scuole che non svolgono una funzione pubblica. C'è una legge dello Stato che, pur con limiti obiettivi, che noi di Forza Italia abbiamo evidenziato, riconosce la funzione pubblica delle scuole paritarie che contribuiscono a quel pluralismo educativo e formativo essenziale al nostro paese sia a livello di scuola secondaria sia a livello di università.
Cari amici e colleghi, è bene che, una volta per tutte, si chiarisca questo aspetto: l'Italia è l'unico paese d'Europa, assieme alla Grecia, che non riconosce una pari dignità alle scuole paritarie, alla libertà di scelta dei genitori e delle famiglie perché permane ancora una opinione giacobina, cioè un'opinione di fatto intollerante che riserva il monopolio pubblico allo Stato. Quelle stesse persone che giustamente anche all'interno del centrosinistra, attuandole in modo sbagliato, si preoccupano di evidenziare le privatizzazioni nel settore economico sociale, dovrebbero essere così coerenti di riconoscere la dignità di una libera scelta, di una competizione tra sistemi formativi diversi all'interno di un contesto pubblico anche in Italia per contribuire a rendere il nostro paese, dal punto di vista formativo, culturale e scolastico tout-cour, al livello delle principali realtà europee. Una certa grettezza e chiusura, viziate da ideologie che ormai consideravo superate, credo debba essere lasciata alle proprie spalle.
In questo modo ho voluto motivare il nostro giudizio negativo nei confronti di questo emendamento, perché sa veramente di patetico déjà vue (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, per quanto riguarda l'UDC, dire che noi siamo contrari a questo emendamento è dire una cosa, per alcuni versi, ovvia e per altri banale, dato che riteniamo di essere gli eredi della migliore tradizione democristiana; quindi, è ovvio che siamo contrari a questo emendamento.
Voglio però ricordare all'Assemblea - che forse non lo sa - che un emendamento analogo a quello dell'onorevole De Simone, la quale ha quanto meno la coerenza di portarlo fino in fondo, era stato presentato in Commissione anche dalla collega Sasso, a testimonianza del fatto che su tali questioni la coesione della maggioranza, caro ministro, è debolissima. Su queste vicende la maggioranza ha i piedi d'argilla perché tra la posizione seria, rigorosa e coerente di alcuni dei deputati della Margherita che siedono inPag. 44quest'aula, e quella dell'estrema sinistra, questo tipo di pregiudizio nei confronti della scuola paritaria vi è - ed è forte - in una parte del gruppo dell'Ulivo, e mi riferisco in modo prevalente ed esclusivo ai diessini.
Poi, che per ragioni di convenienza, ministro Fioroni - più che per ragioni di convinzione -, si trovi una maggioranza ampia che vota contro questo emendamento, è un problema, onorevole De Simone, che riguarda anche Rifondazione Comunista. Io non ho capito per quale motivo, a fronte di un'esposizione logica e coerente delle sue tesi, una volta che le medesime vengono messe «sotto» da un voto di quest'Aula, lei non ne tragga alcun tipo di conseguenza politica.
Mi pare che questo emendamento sia dettato dalla voglia di far sapere, fuori di quest'aula, che Rifondazione Comunista si è mossa da questa linea più che dalla convinzione di poter fare una battaglia seria. La verità, onorevole De Simone, lei la sa: voi siete una maggioranza che su alcune questioni di fondo - che peraltro arriveranno a gennaio e febbraio - è profondamente divisa (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario di Alleanza Nazionale su questo emendamento. Il collega Barbieri parlava di tradizione. Alleanza Nazionale, nella sua tradizione, ha sicuramente la valorizzazione della scuola pubblica; tuttavia in questo emendamento negherebbe la pari dignità delle scuole paritarie, annullando una scelta di libertà.
LUCA VOLONTÈ. È demagogia!
PAOLA FRASSINETTI. Dunque, in ossequio ad un sistema scolastico che deve vedere le scuole paritarie e le scuole statali equiparate con pari dignità, voteremo contro l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per dire che siamo profondamente contrari a questo emendamento. Infatti, si sono invocate la credibilità degli esami di Stato e la qualità e serietà della scuola, ma non è certamente combattendo contro le scuole paritarie che si ottiene questa qualità e questa serietà.
Sappiamo quanto sia grande il merito delle scuole, in prevalenza cattoliche. Nella nostra Italia gran parte dell'istruzione e della formazione è offerta proprio da quel tipo di scuole.
Andare a combattere le scuole paritarie in nome della scuola pubblica è una grande ipocrisia che voglio qui stigmatizzare, proprio perché riconosco l'importanza ed il valore delle scuole paritarie cattoliche nella difesa dei nostri valori, della nostra storia e tradizione.
Sicuramente, nelle scuole paritarie cattoliche si fa ancora il presepio, non ci si vergogna di pronunciare il nome di Gesù, e non lo si sostituisce con altre parole quali, ad esempio, «virtù». Dunque, in nome della credibilità e della serietà della scuola italiana, voteremo contro questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, intervengo soltanto per svolgere due rapide considerazioni affinché in questo dibattito, che appare sereno ma anche molto franco, si faccia uno sforzo per dire sempre ciò che pensiamo, collegandolo con ciò che facciamo. Infatti, se dovessimo accorgerciPag. 45di dire ciò che pensiamo ma di non fare né ciò che abbiamo detto né ciò che abbiamo pensato, ci comporteremmo nel modo sbagliato.
Come voi sapete, abbiamo da poco approvato in quest'aula, in prima lettura, il disegno di legge finanziaria, che aveva come oggetto uno degli elementi principali di preoccupazione che la maggioranza, nel suo complesso, dimostrando una straordinaria coesione, pur nella pluralità di opinioni, ha ritenuto di dover ripristinare, correggendo un danno enorme, pari solo alla distanza che esiste tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto.
La Carta costituzionale, quando affida al Governo e alle regioni l'obbligo di garantire l'istruzione dei nostri ragazzi, prescindendo dai soldi che hanno in tasca, dalla fortuna legata al loro luogo di nascita, ci richiama a garantire una appropriata offerta formativa su tutto il territorio nazionale, laddove occorre, declinandola anche con i criteri della sussidiarietà, per assicurare il diritto principale e fondante del ragazzo ad accedere all'istruzione in ogni ordine e grado.
Ebbene, credo che le scuole paritarie, così come previste dalla legge approvata dal Governo di centro sinistra, riconosciute come sistema integrato nel nostro paese, svolgano un ruolo importante e sostanziale (10.892 di queste scuole, com'è stato ricordato da alcuni autorevoli colleghi, garantiscono il diritto all'istruzione per l'infanzia, attraverso le scuole comunali e le scuole paritarie, prevalentemente cattoliche, soprattutto nei piccoli comuni, anche montani, di questo paese).
Dopo una così forte difesa delle scuole paritarie, mi sarei aspettato di trovare una grande attenzione per queste scuole, negli ultimi anni, da parte del precedente Governo, al fine di garantire loro la possibilità di rendere operativo il diritto all'istruzione. Abbiamo faticato perché l'unica forma di attenzione, al di là dei programmi, da parte del Governo precedente sembra essere stata il taglio secco di 167 milioni di euro, che soltanto in buona parte con la legge finanziaria per il 2007 riusciremo a colmare, nell'interesse non della sussidiarietà delle scuole paritarie, ma della funzione che la scuola paritaria rappresenta, per garantire al 48 per cento dei nostri bambini il diritto alla scuola dell'infanzia.
Credo che questa sia la dimostrazione più chiara e tangibile di come non solo il Governo, ma anche l'intera maggioranza stiano cercando di rimediare al danno arrecato alle scuole paritarie del nostro paese con il taglio dei fondi che metteva in ginocchio, con relativo rischio di chiusura, 10.892 scuole, che rappresentano la quasi totalità delle scuole del nostro paese.
In merito a questo emendamento, sul quale il Governo esprime parere contrario, tendo a sottolineare un fatto: credo che dovreste apprezzare come all'interno di questo disegno di legge, che spero diventi presto legge, sia stato affermato un criterio di serietà, ponendo attenzione sia alla scuola pubblica che a quella paritaria, sulla materia degli esami (nessuno pensa che l'esame possa essere bypassato o comunque reso più semplice o addirittura evitato con artifici, a prescindere dal merito).
I dati sono dati di fatto: appena arrivato, ho ispezionato l'ultimo esame di maturità che si è svolto, potenziando anche i pochi poteri ispettivi rimasti in capo al Ministero (i numeri non si commentano). Di certo non abbiamo parlato di scuole paritarie cattoliche, ma tenere alta la vigilanza affinché il diploma sia frutto del merito dei ragazzi e del loro lavoro svolto all'interno di una scuola seria, sia pubblica che privata, deve essere un impegno fondante di questo Governo, di questa maggioranza, ma anche dell'intero Parlamento, nel rispetto della Costituzione. Purtroppo i numeri, che sono abituato a leggere e a non commentare, dimostrano che esistono delle scuole che conferiscono il diploma come fossero dei «diplomifici», fatto che va verificato e condannato, nell'interesse dei nostri ragazzi e della serietà dei loro studi (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Grazie, ministro, per il suo intervento; grazie Presidente. Le difficoltà che abbiamo avuto rispetto al finanziamento delle scuole paritarie sono una verità, come lei ha ricordato.
Ma noi, al contrario di ciò che lei ha iniziato a fare in questa legislatura, abbiamo posto sullo stesso piano le scuole paritarie e le scuole statali, quando le prime sono state riconosciute a tutti gli effetti quali scuole del sistema pubblico nazionale.
Noi non possiamo accettare che ci siano delle fasi in cui questo principio vale, ossia quando si procede ad accertamenti e alla valutazione dei requisiti per il riconoscimento giuridico ed economico delle scuole, e fasi, come quella dell'esame di Stato, in cui la scuola di parità è la «Cenerentola» del sistema e non può svolgere, nella propria sede, gli esami di Stato ai suoi alunni, che fanno parte, a pieno titolo, del sistema pubblico nazionale.
Non possiamo giocare con le parole. Certamente, esiste un discorso di parità piena che, forse - anzi, sicuramente -, neanche nella scorsa legislatura è andato avanti, soprattutto sul piano economico. Ma non possiamo accettare che lei oggi venga a dire che sta facendo di più per le scuole paritarie, quando questa legge mette in un angolo e mortifica, per esempio, tutti i docenti e i dirigenti delle scuole paritarie, che assolutamente non potranno mai svolgere esami in altre scuole che non siano le loro e che, soprattutto, dovranno ricevere i commissari esterni statali per le valutazioni; in questa ottica, tutto diventa un vero e proprio processo alle intenzioni e, quindi, una inquisizione nei confronti di tali scuole, come se non svolgessero fino in fondo il loro servizio pubblico.
Ministro, se lei vuol far fare passi in avanti alla parità e al sistema pubblico nazionale, in tutte le sue componenti, noi saremo al suo fianco ma, quando venderà fumo alle scuole paritarie e, in sostanza, a Rifondazione Comunista, noi saremo distanti da lei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, credo che il ministro Fioroni, quando è intervenuto rivendicando quasi un suo particolare impegno a favore delle scuole cosiddette di parità, non avesse bene in mente la serie di emendamenti, di iniziative e di dichiarazioni che va sostenendo la maggioranza che esprime il Governo che lo ha nominato ministro della pubblica istruzione.
Ministro Fioroni, lei non può venire in quest'aula a parlare di principi generali ed astratti, a prescindere dal contesto, non immaginario e non creato dagli interventi dei colleghi dell'opposizione, e che si esprime attraverso emendamenti, come ricordava la collega Aprea, che tendono a togliere alla scuola di parità i diritti sacrosanti che le appartengono e che le sono sempre appartenuti. Sarebbe bene che il ministro Fioroni riservasse queste dichiarazioni ad un contesto diverso, non certo alla Camera dei deputati, dove - vivaddio! - conosciamo bene l'iter delle leggi, così come conosciamo bene i soggetti che predicano una discriminazione radicale e forte fra la scuola pubblica e la scuola di parità.
Questo, signor ministro, credo che lei dovesse dire, altrimenti saremmo in un'aula nella quale si parla di cose immaginarie, il «vorrei, ma non posso». Forse è questo che lei voleva comunicare all'Assemblea.
Se il ministro Fioroni è a favore di una parificazione tra i diritti degli alunni della scuola pubblica e quelli della scuola di parità, dichiari che il Governo è contrario all'emendamento di cui stiamo discutendo.
Altrimenti, signor ministro, non so di cosa lei stia parlando e a chi si riferisca; il che, francamente, crea un problema, di non poco conto, fra la sua persona, il Governo, l'Assemblea parlamentare e ilPag. 47popolo italiano che noi intendiamo rappresentare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Simone 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 464
Astenuti 7
Maggioranza 233
Hanno votato sì 78
Hanno votato no 386).
Prendo atto che il deputato Grillini ha espresso erroneamente un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole. Prendo altresì atto che i deputati Osvaldo Napoli, Stradella, Berruti e Paolo Russo hanno erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbieri 1.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, debbo dire che, considerate tutte le proposte emendative sulle quali il relatore ed il Governo hanno espresso parere contrario, non ho capito, a tutt'oggi, il motivo per cui è stato espresso parere contrario anche sul mio emendamento 1.50.
Stamattina, con grande correttezza, il relatore ha dichiarato che il suo era un parere negativo espresso da un professore, riservando a noi un giudizio sul piano politico.
Noi tentiamo di spiegare ai colleghi deputati che ci sembra di grande buon senso affermare che il credito scolastico per i candidati esterni non deve essere attribuito dal consiglio di classe, ma dalla commissione d'esame davanti alla quale essi sostengono l'esame preliminare. Infatti, non ha alcun senso logico che il consiglio di una classe non frequentata dai candidati esterni dia giudizi di merito.
Quindi, mi appello al relatore, onorevole Antonio Rusconi, persona di buon senso, e al rappresentante del Governo, viceministro Bastico, affinché rivedano il loro parere nei confronti di questo emendamento che - lo ripeto - è caratterizzato solo da una logica di grande buon senso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 484
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 266).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garagnani 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi pare che il mio emendamento 1.14 rappresenti quanto di più ovvio si possa proporre in questa sede. Esso si riferisce all'ammissione dei candidati non appartenenti all'Unione europea e chiede che questi ultimi dimostrino la conoscenza della lingua italiana e dei principi fondamentali della storia e della cultura di questo nostro paese.
Come già chiarito in Commissione, non è detto che il maturando conosca la nostra lingua, ma visto che vuole sostenere un esame presso le scuole di Stato per divenire,Pag. 48presumibilmente, cittadino italiano, ci pare ovvio che egli dimostri di aver appreso gli elementi basilari della storia e della cultura del nostro paese. Tutto ciò, in nome del principio d'integrazione richiamato ormai da tutti; in ogni caso, vi può essere integrazione soltanto riconoscendo diritti e doveri.
Gli studenti extracomunitari, nel momento in cui chiedono di sostenere determinati esami e di acquisire determinati diritti all'interno di una collettività, debbono contemporaneamente essere a conoscenza degli elementi basilari che la caratterizzano.
Da qui nasce l'emendamento, che non è pleonastico, in quanto fa riferimento anche a quanto accade quotidianamente in molte scuole italiane, nelle quali non è assolutamente acquisita la conoscenza della lingua italiana da parte degli studenti extracomunitari e nelle quali settori minoritari, ma incisivi, del corpo docente prescindono completamente da una valutazione di merito di tale impostazione, che invece ritengo essenziale per favorire quella politica dell'accoglienza e dell'integrazione che considero indispensabile in ogni Stato moderno. Tutto ciò al fine di evitare quei fenomeni di razzismo e di xenofobia ai quali tutti noi siamo contrari.
Tuttavia, per raggiungere tale obiettivo occorre che il candidato conosca i principi essenziali della nostra civiltà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, in primo luogo dichiaro di voler sottoscrivere l'emendamento Garagnani 1.14, preannunciando sullo stesso il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale.
Anche per gli studenti stranieri un momento assai rilevante è quando essi cominciano ad avere una propria vita scolastica. Pertanto, funzione primaria della scuola deve essere quella di far sì che tale integrazione sia effettiva e che non determini problemi nel prosieguo della vita dello studente straniero.
La lingua, ovviamente, è lo strumento primario di raccordo sociale con i compagni di classe, con il mondo, con la società circostante. E ancor più importante è sapere di dover rispettare la cultura del paese ospitante.
Attraverso il presente emendamento si può davvero dar vita ad una svolta, garantendo un'integrazione vera e concreta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intendo sottoscrivere con convinzione l'emendamento in esame che, giustamente, pone alla nostra attenzione la necessità che studenti non italiani - che intendono avere un titolo di studio legalmente riconosciuto nel nostro paese - conoscano almeno la lingua italiana e i principi fondamentali della storia e della cultura italiane.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, anche a nome dei colleghi del gruppo Lega Nord Padania, intendo sottoscrivere l'emendamento presentato dall'onorevole Garagnani, in quanto ritengo che esso sia estremamente consono alla nostra visione della realtà.
Molto spesso, quando si parla di integrazione, ci si lascia andare ad ipocrisie; infatti, non si può parlare di integrazione soltanto assegnando case o attraverso atti di solidarietà privi di rilevanza. Vi è vera integrazione quando coloro che vengono nel nostro paese sono posti nella condizione di divenire parti integranti della nostra storia.
Per tale motivo chiediamo che, per ottenere la cittadinanza italiana o certificati legali in Italia, debba sussistere almeno la conoscenza della lingua, della storia, della letteratura, dell'arte e di tutto ciò che rappresenta il nostro mondo, al quale non dobbiamo rinunciare in nomePag. 49di altre culture. Semmai, le culture ospiti nel nostro paese dovranno conoscere la nostra realtà, anche traendo da ciò un arricchimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 482
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 265).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, ministro e viceministro, stiamo ora esaminando le disposizioni relative alle prove di esame; non so se i colleghi hanno avuto modo di leggere il testo, ma in realtà lo schema proposto dal ministro Fioroni è quello classico: si prevedono due prove scritte ministeriali mentre la terza resta di istituto, come già stabiliva la norma introdotta dalla legge cosiddetta Berlinguer n. 425 del 1997. Questo schema è anacronistico ed autoreferenziale; delle prove labotariali abbiamo già discusso in Commissione, come ha rilevato anche il relatore Rusconi. Dunque, l'unica novità si riferisce ad una modifica introdotta con la legge di riforma approvata nella scorsa legislatura.
Veniamo al dunque. Vorrei al riguardo, però, dal ministro, una maggiore attenzione; ministro, è possibile? Si tratta di un punto cruciale, ci tengo...
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Io ascolto!
VALENTINA APREA. La ringrazio.
Ministro Fioroni, deve venire più spesso perché è molto ricercato dal Parlamento!
Eh, no... mi fermo... abbiate pazienza!
EMERENZIO BARBIERI. Presidente, non può sedere al banco del Governo chi non ne sia un rappresentante!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, evitate di disturbare il Governo.
Prosegua pure, onorevole Aprea.
VALENTINA APREA. La ringrazio, Presidente.
Il ministro decide ancora una volta di riconsegnare a se stesso ed alla burocrazia ministeriale l'elaborazione e la scelta delle prove di esame, caso unico in Europa; ne viene fuori un nuovo Giovanni Gentile, la cui ombra politica ed ideologica resta evidentemente per il centrosinistra - e, per la verità, anche per la Democrazia Cristiana, in tutti questi anni (ma forse non cambia molto per il ministro Fioroni!) -, l'unico modello di riferimento.
Ma proseguiamo nell'esame dei problemi sollevati da tale disposizione; ebbene, allora, negli anni Venti, Gentile doveva scegliere solo quattro prove scritte - italiano, latino, greco e matematica - sulle quali era facile, per un uomo della sua cultura, dimostrare pieno controllo e competenza. Oggi, invece, il ministro dovrebbe confezionare e scegliere una decina di prove per l'esame di italiano e più di cinquecento per la seconda prova scritta; con tutto il rispetto per la cultura del ministro pro tempore, non crediamo che sia più il caso di avere un ministro che metta il sigillo sulle prove di esame degli studenti.
Ma allora, qual è il problema? La verità è che ci troviamo di fronte ad una scuola che ha compiuto il processo di scolarizzazione di massa già dagli anni Settanta; quindi, il problema dell'accertamento della competenza finale non risiede più in una questione di selezione fine a sePag. 50stessa. Non dobbiamo scandalizzarci se sono tanti i promossi dopo tredici anni di scolarità, dopo, quindi, tanti momenti in cui la scuola ha potuto selezionare, verificare e rinviare anche a nuovo esame e a nuovo controllo la competenza dei ragazzi. Né può valere ancora la questione del valore legale del titolo di studio; infatti, anche riconoscendo che i titoli conferiti dagli istituti superiori continuano ad avere valore legale in quanto producono effetti giuridici e consentono la prosecuzione degli studi o l'inserimento nel mondo del lavoro, il vero problema oggi è la qualità delle conoscenze possedute dagli studenti affinché producano competenze certificabili e spendibili per un'efficace prosecuzione degli studi o per l'inserimento attivo nel mondo del lavoro.
Né, ministro Fioroni, possiamo fare finta che, dall'epoca Berlinguer ad oggi, non sia cambiato nulla; sono trascorsi dieci anni, dieci anni significativi anche per il sistema educativo. Intanto, è stato istituito un servizio nazionale di valutazione del sistema nazionale affidato all'Invalsi.
PRESIDENTE. Deve concludere...
VALENTINA APREA. Il processo avviato con l'agenda di Lisbona impegna gli Stati membri dell'Unione europea a promuovere interventi volti al miglioramento della qualità dei sistemi educativi per garantire la trasferibilità e l'equiparazione dei titoli e delle qualifiche.
L'Unione europea ha indicato otto competenze chiave per lo sviluppo della cittadinanza europea e noi dobbiamo sapere se i nostri ragazzi, dopo tredici anni di scuola, tali competenze, le hanno raggiunte o meno. Le comparazioni internazionali - e, tanto per citare l'indagine più famosa al riguardo, richiamo quella OCSE-Pisa - misurano l'efficacia dei sistemi educativi con processi di valutazione che si riferiscono alle competenze conseguite durante e al termine dei percorsi di studio.
La valutazione degli apprendimenti degli studenti nella scuola italiana è tuttora esclusivamente interna alle istituzioni scolastiche, priva di accountability per le scuole. Insomma, ministro, per gli studenti, più che una commissione esterna, delle prove del ministro e di un voto finale, occorre entrare in possesso di una certificazione delle competenze conseguite, riconosciute a livello nazionale, che, in aggiunta al valore legale del titolo di studio...
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, deve concludere.
VALENTINA APREA. ...sia spendibile per la prosecuzione degli studi o per l'accreditamento professionale.
Ministro, possiamo discutere su una sperimentazione, visto che non avete voluto sperimentare quello che era previsto nel cosiddetto decreto Moratti e che, magari, può essere una strada giusta. Non abbiamo la verità in tasca, ma possiamo, almeno, chiederle una sperimentazione in aggiunta alle prove che lei prevede.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aprea.
VALENTINA APREA. Attendo una risposta su questo da parte del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor ministro, questo è un emendamento fondamentale e, su tale questione, abbiamo dibattuto a lungo anche in Commissione. Alleanza Nazionale, che si aspetta l'accoglimento di questo emendamento, crede che la terza prova debba essere una prova oggettiva con caratteri di valutazione omogenea su tutto il territorio nazionale, altrimenti, ci sarebbe uno svilimento. C'è stato un cambiamento negli anni; prima si parlava di Giovanni Gentile, sicuramente un grande ministro, che ha effettuato una grande riforma, ma i tempi ora sono cambiati ed ora è emblematico che, senza dare all'Invalsi un ruolo di ente di terzietà oggettiva, ci sarebbe uno svilimento. D'altronde, laPag. 51sinistra ha già tentato di abolirlo, ma non ha senso tenere in vita questo ente depotenziato. Chi ha una concezione moderna della scuola, che presuppone la responsabilizzazione, perché dovrebbe aver paura di una valutazione esterna? Da qui nasce poi la problematica relativa all'impreparazione di molti nostri studenti, che non riescono a stare al passo con i ritmi europei. Alleanza Nazionale si schiera a favore di questo emendamento, il cui esito sarà dirimente per la votazione finale sul provvedimento.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Grazie, signor Presidente. Vorrei svolgere alcune considerazione di carattere generale su questo tema, che è stato già oggetto di un notevole dibattito ed approfondimento al Senato, con il coinvolgimento delle forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, come anche nel paese.
Anzitutto, all'Invalsi affidiamo il compito di individuare dei modelli da affidare all'autonomia scolastica, per quanto riguarda la terza elaborazione. Ciò deriva da una convinzione di fondo, che reputo estremamente importante; abbiamo tutti esaltato il significato e l'importanza dell'autonomia scolastica in questo paese, a tal punto che, qualche volta, in questi mesi, mi è venuto il sospetto che, come spesso capita in politica, quando tutti parlano bene di una cosa, il rischio reale è che serva a poco e che non sia mai stata applicata. In questo caso, ho optato per la considerazione che non sia stata mai data all'autonomia scolastica la facoltà di potersi esprimere al meglio. L'autonomia scolastica, oltre a consentire ai docenti di accettare la scommessa di educare i nostri figli, li induce ad educarli in base alle proprie professionalità e capacità. Ebbene, un elemento importante perché questa scommessa possa essere vinta è che i docenti, all'interno dell'autonomia scolastica, abbiano la possibilità e la capacità di rivolgersi allo studente che hanno di fronte, figlio di quella famiglia, di quell'autonomia locale e di quel quartiere.
Sarebbe grave se «relazionassi» alla mia esperienza professionale l'ipotesi che i medici, invece di curare il malato, curassero la malattia, pensando che la malattia, così come è stata studiata sui libri di testo, valga per tutti. Molti rischierebbero di morire. Lo stesso vale per la scuola. Dobbiamo avere la possibilità di fornire molti supporti, ma dobbiamo lasciare la capacità di saper scegliere ciò che occorre per testare e valutare al meglio ciascuno studente figlio della propria realtà. Non tutte le scuole e non tutti i ragazzi sono uguali. Il rione Sanità non è lo stesso dei Parioli, ma le opportunità e gli strumenti debbono essere gli stessi. Le valutazioni su come far rendere il massimo ad ogni ragazzo competono all'autonomia ed al supporto che all'autonomia sappiamo fornire. Questo è il significato di ciò che abbiamo realizzato.
È anche estremamente importante avere introdotto all'interno della normativa la valutazione, da parte dell'Invalsi, sull'elaborazione delle prove dell'esame di Stato ed anche un quadro delle competenze, dei saperi e degli apprendimenti che la scuola trasmette ai ragazzi. Credo si tratti di un elemento che possa far superare un modo di funzionamento dell'Invalsi, in cui la somministrazione, senza somministrazione esterna, dava ai ragazzi la sensazione di fare un compito di matematica con l'insegnante che tornava alla fine della lezione. Sicuramente, quel compito non era serio e ciò che si valutava non era il merito o le capacità del singolo, ma il frutto di un lavoro svolto in «cooperativa» e, ripeto, non serio.
Tutto è migliorabile, ma ritengo che si possa trattare di un primo, significativo passo in avanti, per aiutare a svolgere una riflessione sulla qualità e su come coniugarla con l'autonomia. In questi anni, ciò sarà portato avanti con il nostro impegno e con quello dell'intero Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
VALENTINA APREA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. La ringrazio ministro, ma non ha detto se accetta la mia proposta.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Il parere sull'emendamento è stato già espresso.
VALENTINA APREA. No, signor ministro, sto parlando di una sperimentazione. Mi aspettavo un invito al ritiro ed un impegno per l'accoglimento di un ordine del giorno che introduca una sperimentazione in aggiunta alle prove che prevedete per tutti con la certificazione delle competenze affidate all'Invalsi.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Presenti un ordine del giorno.
VALENTINA APREA. Parlo di una sperimentazione che sia affidata all'Invalsi, in aggiunta alle prove. È tutto da stabilire. Parlo della predisposizione e della valutazione di prove nazionali, fino all'entrata in vigore dei nuovi ordinamenti, al fine di certificare le competenze in uscita per ciascuno studente. È una sperimentazione che non andrebbe a modificare il testo, perché tutti farebbero, comunque, quanto previsto dalla norma.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Presenti un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 267).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 481
Astenuti 3
Maggioranza 241
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 260).
Prendo atto che gli onorevoli Volontè e Germontani non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garagnani 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, l'emendamento in esame è, a mio modo di vedere, fondamentale in merito alla conoscenza che gli studenti debbono avere per essere dichiarati «maturi» all'esame di maturità.
Mi riferisco innanzitutto al contenuto dell'esame di Stato, laddove si fa riferimento alla conoscenza, alle competenze acquisite nell'ultimo anno e agli obiettivi generali dell'istruzione.
L'emendamento da me proposto, relativamente alle basi culturali generali, faPag. 53specifico riferimento alla conoscenza degli elementi fondamentali della tradizione culturale ed identitaria italiana.
Il punto essenziale è proprio questo: uno studente, che ha diciotto o diciannove anni, che entra nel mondo del lavoro o si accinge a iscriversi all'università, non può prescindere dalla conoscenza della propria storia, delle proprie radici, della propria civiltà. Proprio perché siamo in presenza di una cultura che tende a dissacrare, a delegittimare ogni riferimento alla nostra storia passata, ritengo che, fra gli elementi essenziali che i docenti devono richiedere al maturando, vi sia la conoscenza di questi aspetti fondamentali della nostra cultura, del nostro essere, la peculiarità, la ragione per cui noi siamo italiani, il significato di duemila anni di storia cristiana nell'arte, nella storia, nel costume. Un popolo che dimentica le proprie radici non ha prospettive - io credo e sono sommamente convinto di questo - e mi preoccupa l'indifferenza, se non l'ostilità, del centrosinistra di fronte ad una cosa che mi pare estremamente logica. Soprattutto oggi, in un momento di sbandamento generale, in tutta Europa vi è il riappropriarsi delle proprie origini, non per rivendicarle in modo esclusivo o per demonizzare altri, ma proprio perché si vedono gli effetti devastanti di una cultura che tende a negare tutta la storia passata. E la maggior parte di responsabilità risiede in una parte del corpo docente che, all'interno delle scuole di Stato, si è trasformata da educatore in agitatore politico - questo è il fatto grave! - o che, peggio, si è trasformata in una sorta di classe docente - e mi riferisco, sia ben chiaro, ad una minoranza estremamente politicizzata - che tende a delegittimare ogni fatto della storia del popolo italiano.
Gli episodi di questi giorni lo dimostrano: di fronte ad una maggioranza della popolazione scolastica, vediamo qualche dirigente scolastico, insegnanti, che tendono a negare la realtà del presepe per ciò che significa nella realtà italiana, che tendono a negare elementi basilari della nostra storia e cultura.
Allora è semplicemente (Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
ELIO VITO. Presidente, il ministro...
LUCA VOLONTÈ. Presidente, il ministro...
PRESIDENTE. Ministro, cortesemente... Se potesse farci la cortesia di ascoltare... Vada avanti, onorevole Garagnani (Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...! Colleghi, per cortesia! Prosegua, onorevole Garagnani!
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente e ministro, che fa riferimento a valori comuni, credo che non considerare questa preoccupante situazione in cui versano la popolazione scolastica, e parte del corpo docente e, al di là della polemica, non valutare l'opportunità di richiedere agli studenti, previo insegnamento, la conoscenza di questi elementi fondanti, culturali, anche spirituali - lo dico in senso laico -, ma prima di tutto culturali, che hanno fatto grande la storia del nostro paese e che ci rendono orgogliosi di essere italiani, sia un atto veramente grave, perpetrato nei confronti di tutto il paese.
Veramente, non mi so spiegare l'ostilità del centrosinistra verso ciò che aggiunge qualcosa, casomai, alla conoscenza degli studenti.
In conclusione, Presidente, non è tanto importante la conoscenza della matematica, della fisica, della storia, della filosofia, del latino e del greco: se lo studente non sa a quale riferimento culturale deve ricondurre la propria vita, se non sa da dove viene, dove vuole arrivare, se non sa di che cosa si nutra la sua vita e il suo spirito, quello studente potrà essere anche maturato con il massimo dei voti, ma non avrà acquisito una maturità civile e democratica in grado di renderlo cittadino cosciente e partecipe della vita del proprio paese.
Scusi l'enfasi, ma credo veramente che siamo ad un punto di non ritorno in cui si misura la concezione della scuola e dellaPag. 54vita del centrodestra e del centrosinistra (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intendo sottoscrivere l'emendamento Garagnani 1.11 e aggiungere qualche riflessione, dopo avere ascoltato l'accorato intervento del presentatore. Da sempre, Alleanza Nazionale si fa portatrice dei valori della tradizione e dell'identità. Non bisogna spaventarsi per queste parole, per questi concetti: identità significa conoscenza e amore per le proprie tradizioni culturali e artistiche, che hanno origini lontane. Credo che, in un'epoca di globalizzazione come quella che stiamo vivendo, importante sia proprio non perdere le radici. Quale momento più consono, se non quello dell'esame finale del ciclo scolastico, a seguito del quale lo studente lascia la scuola superiore per approdare all'università, per effettuare una verifica e un confronto critico riguardo alla acquisizione di un bagaglio culturale che egli porterà con sé per tutta la vita? Nella precedente legislatura, a proposito della cosiddetta riforma Moratti, ci si riferiva alle tre «i», che stavano ad indicare inglese, impresa e Internet. A queste, dobbiamo aggiungere una quarta «i», la più importante, quella che si riferisce alla identità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere, a mia volta, l'emendamento Garagnani 1.11. Rivolgo al collega presentatore un sentito ringraziamento per il livello e per il contenuto del suo intervento. Trovo assolutamente scandaloso che il ministro della pubblica istruzione non presti la minima attenzione a questi interventi. Vorrei suggerirgli - dato che si parla di scuola - di ascoltarli, perché potrebbe imparare qualcosa (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Onorevole Salerno, questa è una competenza che spetta alla Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Garagnani 1.11 e per invitare l'Assemblea a non essere sorda al richiamo che il presentatore le ha rivolto, in maniera puntuale, precisa e accorata. A questo riguardo, desidero unire agli altri ringraziamenti anche il mio personale, per avere suscitato - in me come, credo, in ciascuno di noi - un grande sentimento. Esprimere voto contrario sull'emendamento Garagnani 1.11 significa non riconoscere i grandi valori che il presentatore ha sottolineato a ciascuno di noi. Perciò, faccio appello non solamente all'intelligenza, ma anche al buon cuore della maggioranza perché questa proposta emendativa sia approvata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, mi associo, ovviamente, a questo emendamento, sia personalmente sia a nome del gruppo parlamentare al quale appartengo, anche per un altro motivo che, finora, non è stato sottolineato. Da molto tempo, purtroppo, soprattutto negli istituti tecnici e professionali, si tende a sminuire il valore delle materie letterarie quali l'italiano, la storia e l'arte e delle materie culturali in genere, sostenendo che la letteratura non è utile a un geometra, ad un ingegnere o a un architetto. È evidente che, in questo modo, si sottraggono capacità e possibilità ai nostri studenti, su sottrae loro, cioè, la conoscenza di qualcosa che è parte del nostro patrimonio e che noi dobbiamoPag. 55trasmettere. Ho fatto rilevare questa circostanza già molte volte nelle scuole in cui esercito la professione di insegnante, da molti anni.
Il collega Garagnani, ha affermato di non riuscire a comprendere l'ostilità del centrosinistra nei confronti della sua proposta emendativa e del valore dei due contenuti che in essa sono sottolineati. Invece, noi lo abbiamo capito molto bene e da molto tempo. Da parte della sinistra, infatti, c'è la volontà di omologare tutti perché - è chiaro - laddove non c'è una chiara e forte identità è molto più facile la penetrazione di altre forze e di altre culture.
Voglio sottolineare che si parla spesso di rispetto nei confronti delle popolazioni che accettiamo nel nostro paese; per rispettare gli altri, però, prima di tutto bisogna rispettare sé stessi! Questo emendamento, a mio avviso, si muove lungo questa strada. Esso, infatti, intende promuovere fortemente il rispetto della nostra identità e della nostra cultura, che noi dobbiamo difendere in tutti i modi, al fine di evitare la deriva verso l'omologazione e la globalizzazione!
Ricordo che si parlava, tempo fa, del rispetto della diversità culturale; tuttavia, non si può rispettare la diversità culturale se prima, da parte nostra, non vi è una fortissima identità. Bisogna difendere innanzitutto la nostra cultura: dopo di che, saremo in grado di rispettare anche quelle altrui!
Ciò, naturalmente, senza farci mettere in secondo piano: come detto anche prima, infatti, purtroppo stiamo assistendo al fatto che, nelle nostre scuole, si tende a privilegiare le culture altrui abdicando alla nostra! Sembra quasi che ci si vergogni della nostra cultura, della nostra arte e della nostra realtà!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame. Desidero ringraziare anch'io l'onorevole Garagnani, anche perché vorrei sapere se avete letto bene il contenuto di tale proposta emendativa (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Vorrei osservare che, attraverso l'emendamento Garagnani 1.11, si opera un richiamo alla cultura generale che ogni studente (nonché ciascuno di noi) dovrebbe poter sfoggiare durante l'esame che lo condurrà all'università. Quindi, vi invito a valutare bene l'emendamento al nostro esame e ad approvarlo, per favore!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, voglio aggiungere anch'io la mia firma all'emendamento Garagnani 1.11 e desidero richiamare, ancora una volta, la «questione identitaria». Essa, infatti, risulta essere sempre più importante nel momento in cui il nostro paese è coinvolto in un processo di mondializzazzione, nell'ambito del quale si devono confrontare identità e culture diverse.
Non insistere sulla questione identitaria e sulle radici della nostra tradizione e della nostra storia, a mio avviso, ci priverà anche di un elemento credibile di confronto con le altre culture e le altre storie che, nell'ambito di un processo di modernizzazione e di integrazione multietnica, multirazziale e multireligiosa, dovessero giungere nel nostro paese.
È questo il motivo, dunque, per cui desidero apporre la mia firma all'emendamento in esame, ringraziando anche il collega, che su tale questione conduce una battaglia giusta e condivisa.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,30)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guadagno. Ne ha facoltà.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, nell'annunciare il voto contrario del gruppoPag. 56Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sull'emendamento in esame, voglio semplicemente ricordare che le culture interagiscono. Una persona che ama la cultura, infatti, vuole conoscere l'altro da sé e non usa l'italianità come una corazza impenetrabile. Chiunque studi l'architettura siciliana, ad esempio, scopre un insieme di influenze italiane, arabe e normanne.
Vorrei rilevare che l'italiano si impara a scuola, e deve essere considerato non una barriera insormontabile da superare, ma un'opportunità che viene data a tutti. Dobbiamo registrare, infatti, soprattutto il trend positivo di tanti migranti che mandano i propri figli a scuola.
Dobbiamo accogliere favorevolmente, infine, la pur tardiva riscoperta dell'italianità da parte di una forza politica come la Lega Nord (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo - Una voce: Vergogna!)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
(Presenti 465
Votanti 462
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 251).
ROBERTO SALERNO. Vergogna!
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 257).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, stiamo trattando del colloquio. Noi vogliamo sostituire la formulazione originaria con quella proposta perché attribuiamo un'importanza particolare al colloquio, che deve servire ad appurare la capacità critica dello studente ed è finalizzato ad integrare, appunto, il risultato delle prove scritte. Noi chiediamo, altresì, che una di tali prove scritte venga scelta dallo studente, in modo tale da potersi esprimere liberamente, di poter dare prova delle proprie capacità e, soprattutto, della propria creatività. Ecco perché abbiamo presentato questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 258).Pag. 57
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 262).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 478
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 264).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 468
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 253).
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire!
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, le posso dare la parola sul successivo emendamento Aprea 1.18. Lei aveva chiesto di parlare in ritardo. Le ricordo che lei è firmatario anche dell'emendamento Aprea 1.18.
FABIO GARAGNANI. Guardi anche a destra!
PRESIDENTE. Guardo solo a destra...
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor ministro, siamo giunti all'emendamento che affronta la questione dei crediti e dei punteggi. È un'altra questione spinosa, come lei sa, che abbiamo ereditato, come scuola italiana, dalla legge Berlinguer, nel senso che vi è una supervalutazione della prova orale. Se rileggete tale parte della legge, constaterete che per ogni prova scritta la commissione ha a disposizione 15 punti e le prove scritte sono tre; invece, per la prova orale, è un colloquio, i punti sono 30. Dal 2000, dalla prima verifica che il professor Vertecchi, presidente dell'Invalsi, fece per conto del Governo dell'epoca, risultò che tale punteggio, in realtà, annulla tutto il rigore e la serietà possibili degli esami, nel senso che vi è tale «pacchetto» di punti che la commissione esaminatrice utilizza soprattutto per far quadrare i conti quando le prove scritte vannoPag. 58male. In buona sostanza, anche un ragazzo che dovesse consegnare le prove scritte in bianco, alla fine, potrebbe superare l'esame di Stato. Infatti, tra il credito scolastico e tale supervalutazione del colloquio, in ogni caso, la farebbe franca.
Noi abbiamo posto tale questione in Commissione, al relatore ed alla maggioranza. Sono tutti consapevoli di ciò, ma alla fine, «cuore di mamma», tutti i ragazzi devono essere comunque promossi, per un'alchimia numerica. Non credo che sia giusto. I ragazzi non hanno bisogno di queste forme esagerate di buonismo. I ragazzi sono in gamba e quando sono in gamba vogliono superare gli esami, perché meritano di superarli, non perché una commissione esaminatrice si mette a far pastrocchi ed ingiustizie. Infatti, chi invece studia e merita vuole anche che gli sia riconosciuta la differenza rispetto a chi, comunque, non ce l'ha fatta alle prove d'esame. Mi raccomando, dunque, al ministro e chiedo Parlamento di valutare attentamente la questione dei punteggi che, lo abbiamo sperimentato, dal 1997 alterano gli equilibri numerici delle prove di esame e, di fatto, condurranno, ancora una volta e senza neppure la certificazione delle competenze, al 99 per cento di promossi, che non mi pare sia gradito né al Parlamento né al popolo italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, vorrei, in primo luogo, sottoscrivere l'emendamento Aprea 1.18 (devo dire che avrei voluto sottoscrivere anche l'emendamento Aprea 1.17). Si tratta di un emendamento importante, poiché concerne questioni fondamentali del disegno di legge oggi all'approvazione della Camera dei deputati. Si afferma che bisogna superare il «diplomificio» e lo si fa, prevedendo, per il 50 per cento, l'introduzione di commissari esterni nella commissione esaminatrice ed irrobustendo la prova di esame, considerandola «prova del fuoco». Concetti come selezione, rigore, bocciatura, che, una volta, colleghi della maggioranza, non rappresentavano le parole d'ordine, nel campo dell'istruzione, della sinistra italiana, oggi sono le motivazioni che si pongono alla base di alcuni punti fondamentali di questo disegno di legge.
Vorrei che rifletteste insieme, in modo mite e pacato, su tale aspetto, in occasione dell'illustrazione del presente emendamento.
Penso che la scuola oggi abbia bisogno di maggiore formazione, che debba formare meglio non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti, che debba avere più risorse, che debba utilizzare meglio le nuove tecnologie. È paradossale: poniamo tanta attenzione su una selezione effettuata esclusivamente attraverso una prova di esame, ma non prevediamo nel corso delle prove l'utilizzo delle nuove tecnologie, come il computer ed Internet, mentre la memoria individuale cede il passo alla memoria artificiale! Noi identifichiamo una prova di stile ottocentesco nella scuola del 2000 e mi pare assolutamente sbagliato, inadeguato ed arretrato! Vorrei che riflettessimo insieme su tale aspetto.
Vorrei svolgere un ragionamento, assolutamente pacato, in Assemblea di fronte al ministro, che non mi ascolta, ma non importa, di fronte al viceministro, che non mi ascolta, perché parla con il ministro, ma non importa, di fronte alla maggioranza che, in parte, mi ascolta e la ringrazio, mentre altri telefonano e non ascoltano, ma non importa...!
Stiamo esprimendo il voto - vorrei che fosse chiaro - su alcune riforme che influiranno sulla vita dei nostri figli, dei ragazzi del 2000, della scuola del futuro! Vorrei, pertanto, che vi fosse un atteggiamento di maggiore responsabilità da parte di tutti! Ecco perché, signor ministro, signor viceministro, colleghi, colleghi della maggioranza in particolare, lego l'emendamento Aprea 1.17 all'emendamento Aprea 1.18! Perché, da un lato, si richiede la presenza di commissari esterni per garantire maggiore rigore e selezione, superare il «diplomificio», con più bocciature e, dall'altro, si attribuisce al cosiddetto credito scolastico, cioè a ciò che loPag. 59studente ha fatto durante gli anni, un punteggio pari al 25 per cento del totale.
Coerentemente all'idea che l'esame debba tornare ad essere la «prova del fuoco» dello studente, mentre ciò che ha fatto precedentemente deve contare molto poco, ci si assicura che i commissari che devono giudicare gli studenti in questa prova del fuoco siano almeno al 50 per cento degli esterni e che coloro che hanno seguito lo studente per cinque anni possano contare poco (in fondo lo hanno conosciuto e ciò potrebbe anche rappresentare un elemento di vantaggio nel giudizio finale, ma potrebbero avere dei legami affettivi con lui).
Quindi, si prevedono commissari esterni per giudicare, semplicemente sulla base di una prova del fuoco, lo studente, mentre attribuiamo al rendimento scolastico soltanto il 25 per cento del punteggio globale ed il 30 per cento, cioè il 5 per cento in più, lo attribuiamo al colloquio effettuato al 50 per cento con i commissari esterni.
Mi chiedo se questo modo di giudicare gli studenti e la scuola, così come definito dalla riforma, non sia superato fin dall'anno 2000 e non da fatti contingenti. Si tratta di strumenti superati dall'evoluzione delle tecnologie e del rapporto che deve esistere tra chi giudica e chi è giudicato.
A mio giudizio si tratta di una proposta arretrata. Pensateci bene prima di votare questi emendamenti. Pensateci bene, perché si tratta di una votazione decisiva per il futuro della scuola italiana e per quello dei nostri e dei vostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Garagnani se intenda parlare sull'emendamento Aprea 1.18. In questo caso, il suo intervento sarebbe a titolo personale.
FABIO GARAGNANI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha dunque facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, il mio intervento è effettivamente a titolo personale per ribadire, visto che ho apposto la mia firma, il mio pieno consenso all'emendamento presentato dalla collega Aprea e sottoscritto dai colleghi Garagnani, Frassinetti e Barbieri.
Signor Presidente, vorrei inoltre invitarla a porre maggiore attenzione alle richieste di dichiarazione di voto e ad attivare in modo esaustivo i suoi collaboratori. Avrei voluto intervenire sui miei emendamenti 1.12, 1.13 e 1.15. Pertanto, mi sono affacciato e sbracciato dalla mia postazione per manifestare la volontà di intervenire. I colleghi ne sono testimoni. Quindi, prima di procedere con una certa fretta alle operazioni di voto, la prego di verificare, lei o i suoi collaboratori, se vi è l'intenzione di intervenire su emendamenti a cui attribuiamo significativa importanza ai fini del dibattito.
In ogni caso, resta il fatto che sugli emendamenti precedenti, che costituiscono il perno di quelli da me presentati, non ho avuto la possibilità di intervenire, nonostante avessi manifestato esplicitamente l'intenzione di prendere la parola. Credo che occorra procedere tenendo conto della volontà espressa, visto che non esiste la possibilità di attivare strumenti per richiamare l'attenzione della Presidenza.
PRESIDENTE. Deputato Garagnani, per quanto riguarda il sottoscritto, le chiedo scusa. Tuttavia, le assicuro che i miei collaboratori - o per meglio dire il personale del Servizio Assemblea - sono attivi ed attentissimi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, lei si è già scusato con il collega Garagnani. Pertanto, ritengo di aver diritto anch'io alle sue scuse in quanto avevo chiesto di prendere la parola sugli emendamenti Garagnani 1.13 e 1.15. Vorrei che rimanesse agli atti che è sembrato quasi non si volesse discutere l'emendamento Garagnani 1.13, volto a precisare che la lingua di insegnamento deve essere quella italiana. Siamo in Italia e quindi non precisarePag. 60che la lingua di insegnamento deve essere quella italiana mi sembra cosa molto strana. Mi è inoltre sembrato molto strano il fatto di non aver potuto discutere l'emendamento Garagnani 1.15. Rimanga agli atti che avrei voluto apporre la mia firma, anche se ora non è più possibile, visto che si è verificato questo disguido.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 257).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbieri 1.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, chiederei un po' di attenzione da parte del relatore Rusconi e del Governo, ministro o viceministro non importa. Data la delicatezza della materia, non capisco come si possa esprimere parere contrario sul mio emendamento 1.51. La norma in vigore recita: «gli esami degli alunni con handicap sono disciplinati in coerenza con la legge 5 febbraio 1992, n. 104». Peccato che dal 1992 ad oggi siano passati 14 anni e che questo Parlamento di altri provvedimenti a favore degli handicappati ne abbia approvati molti. Allora, con quale ratio ci si rifiuta di sostituire le parole «sono disciplinati»? In proposito, faccio notare che anche dal punto di vista della lingua italiana questa locuzione suona malissimo perché non è vero che la legge disciplina il tipo di esame svolto dagli alunni portatori di handicap. Quindi, è meglio dire: «si svolgono nel rispetto della legge n. 104».
Aggiungiamo, quindi: «di ogni altra disposizione vigente in materia di integrazione scolastica e diritto allo studio degli alunni con disabilità». Come faccia il centrosinistra a rifiutarsi di votare a favore di questo emendamento è veramente inspiegabile. Capirei se l'emendamento andasse nella direzione di togliere dei diritti agli alunni disabili, ma esso va nella direzione opposta, cercando infatti di tutelarli anche con leggi e norme approvate dopo il 1992. Chiedo pertanto al ministro di riflettere sulla questione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Credo che nel merito e, soprattutto nello spirito, l'onorevole Barbieri abbia ragione. Lo inviterei pertanto a ritirare questo emendamento, perché egli sa meglio di me che le leggi si rispettano comunque senza bisogno di ricordarle. Se intende poi trasfondere i contenuti dell'emendamento in un ordine del giorno, mi impegno personalmente ad inserire la dizione esatta nella circolare di indirizzo per gli esami di Stato.
PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Barbieri 1. 51 testé formulato dal ministro.
EMERENZIO BARBIERI. Aderisco all'invito del ministro. Quando nel ministro prevale la «scuola andreottiana», si riescono anche a trovare delle convergenze; è quando prevale la scuola della sinistra che non si trovano.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Intervengo solo per ribadire che questo emendamento ripropone la commissione interna integrale. Peraltro, la commissione mista, composta per metà da interni e per metà da esterni è stata già provata nel nostro paese. Si tratta di uno schema che non ha mutato né risolto i problemi degli esami di Stato, rivelandosi inefficace e costoso. Non so perché, anche di fronte a fallimenti conclamati, torniamo indietro.
Il nostro emendamento nel lessico parlamentare potrebbe essere qualificato come «di bandiera», ma ribadiamo che nella scuola dell'autonomia occorrerebbe responsabilizzare ancora di più le scuole, anche rispetto agli esiti finali e approfondire invece le certificazioni e la valutazioni esterne. Ma di questo abbiamo già parlato, quindi rinvio al dibattito precedente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Grazie, Presidente. Intervengo per spiegare il voto contrario di Alleanza Nazionale su questo emendamento. Il mio gruppo crede che sia giusta la reintroduzione dei commissari esterni. Anche nel dibattito tenutosi al Senato è emerso questo orientamento. La commissione sarebbe stata accettata da noi qualora vi fosse stata una compensazione della certificazione esterna, della quale abbiamo già discusso nell'emendamento precedente. Riteniamo che per la serietà dell'esame una valutazione del membro esterno sia comunque molto più congrua per l'alunno e rappresenti un incentivo, un impegno ed uno stimolo didattico. Anche dal punto vista psicologico, sarebbe auspicabile come modalità per affrontare meglio il mondo esterno. Per questo Alleanza Nazionale voterà contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 470
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 256).
Prendo atto che il deputato Satta non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. In base a quanto detto in precedenza, noi sosteniamo questo emendamento affinché la commissione d'esame sia composta dagli insegnanti delle materie di esame della classe dei candidati per tutti gli istituti di istruzione secondaria (statali e paritari) e presieduta da un membro esterno.
Ciò perché riteniamo che non sia la composizione della commissione a garantire la serietà della scuola.
La serietà della scuola si costruisce lungo tutto il corso di studi, durante i cinque anni della scuola di istruzione secondaria superiore e anche nei tre anni della scuola media.
Purtroppo, come ho già affermato in quest'aula, la difficoltà sta proprio qui: una riforma importante dovrebbe partire dalle fondamenta. E noi riteniamo che le fondamenta stiano proprio nella scuola primaria, ossia nella scuola media. Purtroppo, il fatto che la scuola dell'obbligo sia stata interpretata malamente - ossia, in quanto tale, come scuola della promozione per tutti - determina una serie di difficoltà, che si trascinano nel biennio e nel triennio delle superiori, nonché nell'esame finale.Pag. 62
Pertanto, la riforma - lo ripeto - non dovrebbe riguardare le commissioni di esame. In passato, abbiamo già constatato come le commissioni di esame esterne abbiano rappresentato un fortissimo e pesantissimo onere per lo Stato. Peraltro, molto spesso, per tanti insegnanti diventano uno strumento per fare vacanza, e non certo un elemento di serietà.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 265).
Prendo atto che il deputato Viola non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbieri 1.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione della viceministra Bastico e del relatore anche sull'emendamento in esame. La norma che proponiamo di emendare stabilisce che la commissione di esame di Stato sia composta da non più di sei commissari.
Allora, tale espressione, nella lingua italiana (che io ho imparato e che credo sia la stessa che ha imparato la viceministra Bastico), significa che i commissari potrebbero essere sei, cinque, quattro o tre.
Il mio emendamento 1.52, che mi pare di assoluto buon senso, propone che, con decreto di natura non regolamentare del ministro della pubblica istruzione, si provveda alla determinazione del numero dei componenti della commissione d'esame.
Per quale motivo dobbiamo «impiccarci» a stabilire che il numero non debba essere maggiore di sei? Noi, paradossalmente, proponiamo che sia il ministro, con suo decreto, a stabilire il numero dei componenti la commissione d'esame. In tal modo, si potranno prevedere commissioni composte da tre o quattro membri. Ma che senso ha porre, come tetto, un numero di sei membri? Proprio per motivi legati alle risorse disponibili, credo che ben difficilmente il ministro possa pensare di prevedere una commissione d'esame composta da più di sei persone.
Viceministra Bastico, l'emendamento in esame ha il solo significato di dare al ministro la responsabilità che gli compete, senza fissare un tetto, perché sarà il ministro stesso a decidere di quanti membri dovrà essere composta la commissione d'esame. Che anche su questo emendamento abbiate espresso un parere negativo, francamente, è qualcosa di sconfortante!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 467
Astenuti 8
Maggioranza 234
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frassinetti 1.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 429
Astenuti 46
Maggioranza 215
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frassinetti 1.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 463
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 251).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Frassinetti 1.45.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Questi emendamenti riguardano l'esclusione dei docenti delle scuole paritarie dalle commissioni d'esame. Già prima, parlando dell'emendamento presentato da Rifondazione Comunista, abbiamo trattato il problema delle scuole paritarie. Penso, signor ministro, che la mancata inclusione dei docenti delle scuole paritarie nelle commissioni d'esame sia una grave discriminazione. La legge n. 62 del 2000, infatti, ha istituito il sistema nazionale d'istruzione che prevede che le scuole statali e paritarie siano sullo stesso piano. Nel presente disegno di legge, invece, vi è questo paradosso: i docenti delle scuole paritarie possono svolgere il ruolo di membri interni, ma non quello di membri esterni. Votando questo emendamento, si impedisce l'esistenza di una norma sicuramente discriminatoria che pregiudica immotivatamente, per ragioni di carattere ideologico, politico e culturale, alla base di questa norma da emendare, gli insegnanti delle scuole paritarie. Per tale motivo, ho presentato l'emendamento 1.45 sul quale Alleanza Nazionale voterà a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento Frassinetti 1.45, perché, come l'onorevole Garagnani ha dimostrato anche con i suoi emendamenti, noi e tutta Forza Italia crediamo che la pari dignità debba valere anche per le scuole non statali nei confronti delle scuole statali, se si tratta delle scuole statali del sistema pubblico nazionale. Mi piace ricordare - ma il ministro lo sa bene perché ha tutte le certificazioni in tal senso - come con il ministro Moratti avevamo iniziato un'operazione di pulizia (che non dubito possa essere portata avanti anche dal ministro Fioroni) rispetto ai «diplomifici». Questi ultimi non sono scuole e non sono quindi scuole paritarie, così come questo Parlamento e le leggi nazionali intendono quando si riferiscono a scuole non statali. Quindi, è giusto colpire i «diplomifici», ma non è giusto fare differenze tra insegnanti delle scuole statali e insegnanti delle scuole paritarie che ricevono finanziamenti pubblici. Infatti essi svolgono un servizio pubblico e devono a tutti gli effetti essere utilizzati anche per funzioni come quelle degli esami di Stato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frassinetti 1.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 259).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.22.
PAOLA GOISIS. Grazie, Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, la prego di alzare la mano quando chiede di intervenire. Lo dico solo perché in questo modo la Presidenza non sbaglia nel dare la parola.
Ha facoltà di parlare.
PAOLA GOISIS. Va bene; grazie Presidente. L'emendamento in esame prevede che alle parole del comma 1, capoverso Art. 4, comma 3, lettera c), dopo le parole: «secondaria superiore statali» si aggiungano anche le parole «e paritari legalmente riconosciuti». Le motivazioni sono nel dibattito che stiamo portando avanti durante tutto questo pomeriggio. Infatti, per prima cosa, noi della Lega Nord stiamo osservando come, molto spesso, in quest'aula si opera una discriminazione nei confronti delle popolazioni del nord che, in particolar modo si rivolgono alle scuole paritarie che esercitano un ruolo molto importante. In tanti paesi del nord, molti ragazzi sono raccolti dalla strada e tolti dalla delinquenza e dalla droga proprio dalle scuole paritarie e cattoliche, come dicevamo prima.
Ma direi di più, rifacendomi all'affermazione del ministro Fioroni, secondo il quale le scuole statali vogliono dare una risposta anche a coloro che non hanno i soldi in tasca.
Vi assicuro che nel nord questo compito viene assolto egregiamente delle scuole paritarie, in modo particolare dalle scuole cattoliche. Insisto quindi caldamente su questo emendamento che aggiunge le scuole paritarie o legalmente riconosciute, per consentire a questi insegnanti che non hanno nulla di meno rispetto agli insegnanti delle scuole statali di far parte delle commissioni di esame di maturità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Anch'io condivido questo emendamento. Voglio solo ribadire che, al di là delle affermazioni di principio del ministro che si è richiamato alla funzione pubblica delle scuole paritarie e del loro apporto, in particolare nel settore della scuola materna, rimane il fatto che quando si parla si accostano indirettamente i «diplomifici» alle scuole paritarie. Credo che sia opportuno precisare una volta per tutte che se ci basiamo sulla severità degli studi non possiamo dare un giudizio di eccellenza assoluta alle scuole di Stato. In molti istituti superiori non si boccia più per timore di toccare l'organico dei docenti, per timore di sopprimere determinate classi e questo in funzione del mantenimento di determinati equilibri.
Non vorrei che l'intenzione dichiarata e conclamata in questa disposizione, che di fatto penalizza i docenti delle scuole paritarie - che fanno da sempre parte delle commissioni, ed allora bisognerebbe rivedere l'intero impianto legislativo - sia una sorta di punizione non dichiarata ma effettiva verso una presenza così essenziale e preziosa, che dà un minimo di pluralismo ad un sistema scolastico statale fossilizzato, chiuso, molto spesso permeato da luoghi comuni e anche da concezioni ideologiche che vengono trasmesse agli alunni. Di fronte a ciò, credo che un'ulteriore precisazione ed una verifica della necessaria severità, che non è così diffusa nelle scuole di Stato, sia più che mai opportuna, perché se il fenomeno dei «diplomifici» è aberrante e da evitare allora va detto che i «diplomifici» statali sono diffusi più di quanto non siPag. 65pensi, proprio in ragione delle motivazioni che prima ho esposto.
Credo che sia arrivato il momento della chiarezza - so benissimo qual è la volontà della maggioranza - di esplicitare in maniera più significativa e comprensibile le reali intenzioni di questa maggioranza, che non ha il coraggio di dichiarare apertamente ciò che di fatto attua ed esercita in modo indiretto, con un provvedimento come questo, che di fatto penalizza gli insegnanti delle scuole paritarie, contraddicendo lo spirito e la forma della legge n. 62 del 2000, alla quale voi colleghi del centrosinistra fate continuamente riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Grazie, signor Presidente. Credo che sarebbe ora di finirla con il considerare questo ramo del Parlamento subordinato all'altro e quindi rigettare qualunque tipo di novità intervenga in quest'Assemblea. L'emendamento che stiamo discutendo è importante ed essenziale per un motivo semplice: la libertà di insegnamento è tutelata a livello costituzionale. Evidentemente discriminare un lavoratore rispetto ad un altro per il fatto che insegna in una scuola piuttosto che in un'altra, a parità di titoli, di formazione, di esami è un fatto che non è accettabile da alcun tipo di logica. Credo quindi che occorra votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frassinetti 1.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 471
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frassinetti 1.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 475
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 263).
Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frassinetti 1.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 474
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frassinetti 1.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 479
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbieri 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, anche qui non riesco a capire perché si debba esprimere un parere contrario. Mi pare di capire, signor ministro, che dopo l'approvazione di questa legge, bisognerà modificare il decreto del Presidente della Repubblica n. 323 del 1998. Ciò è acclarato. Bisogna anche modificare la legge 10 dicembre 1997, n. 425.
Noi, con questo emendamento, già con questa legge, onorevole relatore, vogliamo fare in modo che gli italiani possano comprendere immediatamente cosa abbiamo fatto con questo provvedimento.
Non riesco a capire per quale motivo ci si debba ostinare a dire di no. Si aiuterebbe il Governo, perché l'emendamento prevede che il Governo è autorizzato a modificare il regolamento. Senza questa clausola, il Governo, per modificare il decreto del Presidente della Repubblica, deve tornare presso le Commissioni parlamentari e in aula. Non capisco perché, nel momento in cui vogliamo aiutare a snellire e a delegificare, evitando passaggi inutili, ci venga risposto di no. Quello che sta accadendo è paradossale.
Quindi, viceministro Bastico, riflettete bene prima di dire di no a questo emendamento, perché esso va nella direzione di autorizzare voi a fare alcune cose, senza che si debba tornare nelle aule parlamentari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 260).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 270
Hanno votato no 208).Pag. 67
Prendo atto che il deputato Cannavò non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1961 ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1961 ed abbinate sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANTONIO RUSCONI, Relatore. Signor Presidente, per le motivazioni già espresse in riferimento all'articolo 1, la Commissione formula un invito al ritiro - altrimenti il parere è contrario - su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore: invito al ritiro di tutte le proposte emendative, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sta bene. Ove, quindi, i presentatori non accedano all'invito al ritiro, si intende che insistano per la votazione delle rispettive proposte emendative.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbieri 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, credo che non sfugga a nessuno - lo dico soprattutto ai colleghi della maggioranza, in questo caso, e non al Governo -, un fatto: l'emendamento dell'UDC non va contro ciò che è scritto all'articolo 2, ma si limita a cancellare la delega al Governo sulla base di un ragionamento che mi pare elementare.
A parte il fatto che non riesco a capire per quale motivo ci si debba far prendere dal sacro furore quando si conferiscono deleghe al Governo da parte del Parlamento; noi, con il mio emendamento 2.1, consentiamo di mettere per iscritto, nella legge, quello che, invece, nel provvedimento trasmesso dal Senato viene sottoposto a delega del Governo.
Poiché nel merito siamo d'accordo, non capisco per quale motivo il Governo desideri una delega, alla quale potrebbe proficuamente rinunciare e trovare invece una larga convergenza parlamentare in quest'aula.
È un altro dei motivi misteriosi, per nulla chiariti, di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 259).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, ministro, siamo passati all'esame del qualificante articolo 2, poiché tratta del raccordo scuola-università.
Bisogna comprendere come limitare la «mortalità» universitaria poiché, oltre ai problemi della scuola, dati dalla dispersione scolastica e formativa, registriamo anche una dispersione universitaria; quindi, è giusto preoccuparsi di questo raccordo.Pag. 68
Chiedo, comunque, un intervento del ministro poiché credo che il quinto anno dei percorsi d'istruzione secondaria superiore debba sicuramente avere le prioritarie finalità del completamento del percorso disciplinare scelto, dell'approfondimento delle competenze e delle abilità caratterizzanti il profilo culturale e professionale del corso di studi. In ogni caso, se vogliamo rafforzare l'orientamento alla prosecuzione degli studi o all'eventuale inserimento nel mondo del lavoro, non possiamo affidarci a corsi aggiuntivi o a presenze estemporanee - o temporanee - di universitari, docenti universitari nella scuola o a professori di licei che vanno con gli studenti nelle università; abbiamo già verificato tutto questo, non siamo all'anno zero rispetto a queste forme di orientamento e di raccordo che non funzionano.
Tra l'altro, attraverso i test delle università non si riescono a canalizzare né le intelligenze migliori verso le facoltà prescelte, né gli studenti con particolari attitudini verso alcuni percorsi universitari; sono ancora troppi gli studenti che non riescono ad accedere ai percorsi universitari prescelti, pur in presenza di conoscenze adeguate ed attitudini specifiche.
Soprattutto - desidererei per un attimo l'attenzione dell'Assemblea -, gli alunni che frequentano l'ultimo anno delle superiori, come sapete, sono, di fatto, maggiorenni, hanno già compiuto i diciotto anni, quindi sono in grado di scegliere sia il proprio progetto formativo sia quello professionale; siamo una delle poche scuole europee e del mondo che mantiene ancora i ragazzi tra i diciotto e i diciannove anni.
Desidererei tanto che il Governo comprendesse queste ragioni di buon senso - che appartengono alla pedagogia, agli studi e alle statistiche più recenti - e, nel quadro delle iniziative che favoriscono questo raccordo, che potesse autorizzare, per il quinto anno degli istituti secondari superiori, forme di flessibilità curricolari che consentano agli studenti, nell'ambito dell'autonomia scolastica, di approfondire discipline coerenti con il percorso di studi universitario o di alta formazione che intendono scegliere dopo gli esami di Stato, i cui esiti potrebbero essere quantificati e riconosciuti come credito per l'accesso all'università e ai percorsi formativi, previ naturalmente specifici accordi tra le istituzioni scolastiche, le università e gli istituti per l'alta formazione tecnica e professionale.
Bisogna responsabilizzare di più gli studenti rispetto al proprio futuro, responsabilizzare le scuole e creare un vero link, un collegamento tra scuola ed università, basato sui curricola, sui crediti e sulle competenze, e non su progetti che poi, alla fine, non incidono realmente sul percorso degli studi personali degli studenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, l'emendamento in esame avvicina la scuola all'università e - come affermato dall'onorevole Aprea - riteniamo che l'ultimo anno sia determinante, in quanto gli studenti hanno già l'opportunità di avere un orientamento sui loro studi futuri. Conseguentemente, evitando selezioni che spesso non danno il polso della situazione relativamente alla preparazione degli studenti, credo che una flessibilità curricolare più armonica, che accompagni lo studente durante l'ultimo anno, possa essere rilevante per la preparazione universitaria, ma anche per la successiva introduzione nel mondo del lavoro.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, approfitto di questo emendamento e degli interventi svolti sullo stesso per evidenziare che con il presente provvedimento si compie un significativo passo in avanti per far sì che, dal punto di vista sia dell'orientamento - completandolo anche con gli aspetti che riguardano l'alta formazionePag. 69tecnica e professionale - sia dell'università, si possa consentire ai nostri ragazzi un orientamento non solo sulle qualità - prevalentemente ricettive e di indirizzo - di ciò che sceglieranno, ma anche in ordine alle aspettative, alle competenze e ai saperi cui tendono, verificandoli contestualmente all'espletamento dell'ultimo anno.
Ritengo che, nel complesso, l'articolo 2 sia quello che più di ogni altro dia nuovamente serietà e dignità ai nostri ragazzi.
Un percorso di scuola media superiore che, ai fini dell'ingresso nelle università a numero chiuso, non è riconosciuto né nel voto di maturità, né nel curriculum degli ultimi tre anni, né nei voti di base delle materie fondanti dei percorsi universitari a numero chiuso che vengono scelti, né nell'individuazione dei quiz sulla base dei programmi svolti nelle scuole medie superiori, costituisce una situazione insostenibile.
Attraverso il provvedimento in esame assicuriamo ai nostri ragazzi non solo un esame più serio, ma anche la possibilità che questo, così come il curriculum scolastico, le materie fondanti e i programmi, costituiscano l'elemento che genera la certezza che il merito sia tale anche per accedere all'università.
Un paese nel quale le università per prime non riconoscono la validità dei percorsi svolti precedentemente non solo non è un paese normale, ma non è un paese serio. Dunque, rendiamo prima serio il nostro esame e poi, con l'università, rendiamo seria anche la valutazione degli sforzi compiuti dai nostri ragazzi.
D'altronde, è difficile chiedere ai ragazzi di accettare un cambiamento degli esami di maturità in corso d'opera - come accade con il testo in esame -, se non legandolo ad una prospettiva non solo di serietà, ma anche di indubbio riconoscimento del lavoro e degli sforzi compiuti. Si tratta di un modo per dar vita ad un esame serio, ma anche per riconoscere ai nostri ragazzi un premio per la loro serietà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, chiedo di poter sottoscrivere l'emendamento in esame, anche dopo l'intervento del ministro, in quanto non mi pare che la presente proposta emendativa - che prevede, appunto, la possibilità di approfondire nell'ultimo anno discipline coerenti con il percorso di studi universitario prescelto - sia in contrasto con le finalità che l'onorevole ministro ha indicato quali elementi basilari di questo provvedimento.
Mi pare, invece, che tale flessibilità sia estremamente interessante ed utile proprio se si vuole creare un ponte di passaggio più forte tra l'istruzione - sia essa quella scolastica di grado secondario (come nel caso di specie) ovvero quella universitaria - e l'immissione poi nel mondo del lavoro. È un percorso che va facilitato, anche consentendo agli studenti di godere di tale flessibilità nei curricula, in quanto è certamente utile a tale fine.
Quindi, anche dopo avere ascoltato l'intervento del ministro, desidero sottoscrivere l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo perché la risposta del ministro mi ha lasciato sconcertato essendo un esempio di doroteismo fine a se stesso; il ministro, infatti, prospetta elementi in sé contraddittori pur vantando la bontà dell'esame. Se vi è una tendenza di questo Governo che mi preoccupa è tale sostanziale schizofrenia che lo porta per certi aspetti ad imprimere una direttrice di marcia estremamente centralista - per cui lo Stato si riappropria di determinate competenze negando all'autonomia scolastica la possibilità di decollare - e per altri, invece, a non intervenire quando dovrebbe farlo, soprattutto per una vera applicazione della legge. Per certi aspetti,Pag. 70è in corso, di fatto, una controriforma della legislazione scolastica; come si fa ad ignorare la bontà e l'urgenza di approvare un emendamento come questo, illustrato dalle colleghe Aprea e Frassinetti? Un emendamento che, per così dire, pone il dito sulla piaga ovvero sull'insufficiente formazione degli iscritti all'università, soprattutto alle facoltà scientifiche, nonché sulla necessità di diversificare l'approccio all'università facilitando per gli studenti la possibilità di seguire percorsi scolastici che favoriscano la conoscenza di determinate discipline.
PRESIDENTE. Deve concludere...
FABIO GARAGNANI. L'emendamento si fa carico di tale esigenza; non a caso il ministro Mussi dichiara che l'università registra una pericolosa carenza di iscritti alle facoltà scientifiche; l'abbandono scolastico...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole!
FABIO GARAGNANI. Concludo per ribadire la bontà di questo emendamento e per sollecitare il Governo a dare una risposta più precisa in merito.
VALENTINA APREA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Con riferimento all'intervento del ministro Fioroni, ritengo di avere compreso - però vorrei una conferma, ministro - che ritirando l'emendamento e trasfondendone il contenuto in un ordine del giorno...
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Se lei lo ritira, il Governo accoglierà l'ordine del giorno.
VALENTINA APREA. Quindi, se sarà accolto un ordine del giorno su tale ipotesi di sperimentazione di raccordi attraverso una flessibilità curricolare, ritirerei l'emendamento, se il ministro è d'accordo.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. D'accordo.
VALENTINA APREA. Dunque, ritiro il mio emendamento 2.3.
PRESIDENTE. Sta bene.
Naturalmente, le ulteriori richieste di intervento per dichiarazione di voto non avranno seguito essendo stato testé ritirato l'emendamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 2.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, la disposizione concerne il tema della valorizzazione dei risultati conseguiti; noi abbiamo presentato questo emendamento perché chiediamo che non venga considerata per l'ammissione ai corsi universitari solo una quota dei risultati validamente raggiunti. Vogliamo piuttosto che tutti i risultati scolastici eccellenti, anche relativi agli ultimi due anni del corso di studi delle superiori, vengano per l'appunto valorizzati «ai fini dell'accesso ai benefici connessi al diritto allo studio» per quanto riguarda l'università. Vogliamo infatti «rompere» con le lobby di potere che purtroppo continuano ad esistere, in modo particolare nelle università del nord; si tratta di lobby ormai cristallizzate, lobby di notai, di dentisti, di avvocati che provengono da altre regioni e vengono al nord vantando altre conoscenze, amicizie o paternità sicché i nostri studenti sono penalizzati.
Quindi, questo emendamento è teso proprio alla valorizzazione degli studenti del nord in modo che possano accedere alle università senza scontare il fatto di essere del nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, intervengo brevemente su questo emendamento. Mi ero iscritto a parlare su quelloPag. 71precedente, ma questo al nostro esame consente di svolgere analoghe considerazioni. Si è scelto di lavorare in una zona di confine, come l'esame di Stato tra la scuola superiore e l'università e l'articolo 2 del provvedimento sconfina nella dimensione universitaria. Il ministro ha fatto un ragionamento che, secondo me, aggrava ancora la posizione del Governo e della maggioranza con riferimento a questo provvedimento legislativo, quando ha affermato che gli studenti si convinceranno della bontà di questo provvedimento, in quanto il risultato ottenuto varrà anche ai fini della quotazione nella dimensione universitaria. Allora, questo è ancora più grave, perché il punteggio ottenuto in questo esame, (la «prova del fuoco», di cui parlavo), soltanto con valutazioni dei commissari esterni all'esame di Stato, varrà anche dopo; si dice esattamente (ma l'onorevole Goisis propone di cassarlo): «valorizzare la qualità dei risultati scolastici degli studenti ai fini dell'ammissione ai corsi di laurea universitari di cui alla legge 2 agosto 1999, n. 264». Ecco perché, a mio giudizio, le dichiarazioni del ministro e questo articolo 2 rendono ancora più importante quella valutazione dell'esame, inteso come «prova del fuoco» con i commissari esterni, contro la quale, personalmente, mi sono battuto e continuo a battermi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 264).
Prendo atto che gli onorevoli Viola e Dato non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garagnani 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, il mio emendamento fa riferimento a quanto detto da alcuni colleghi della minoranza in relazione all'eccesso di deleghe che il Governo ha assunto e, soprattutto, sul ruolo, direi, di presa d'atto della Commissione e del Parlamento. Questo è, purtroppo, un atteggiamento che caratterizza vari momenti della vita del Parlamento e del Governo, ovvero quando l'Esecutivo tende ad agire, a prescindere e disinvoltamente, da quelle che sono le competenze delle Assemblee legislative e delle Commissioni, che ne sono parte integrante.
Allora, stante l'importanza dell'argomento e la validità di quello che la maggioranza dice, ovvero che la nostra è una democrazia rappresentativa, ritengo opportuno, facendo riferimento anche ad un'esigenza espressa da tanti colleghi, ribadire che gli schemi di decreti legislativi di cui al comma 1 devono essere trasmessi alle Camere, ai fini dell'espressione del prescritto parere, non oltre il decimo mese dall'entrata in vigore della presente legge; questo per evitare arbitri, per consentire alle Camere di esprimere le proprie valutazioni determinanti e per consentire di influire, in un certo qual modo, se possibile e se è ancora concepita, da parte di questo Governo e di questa maggioranza, con la logica del confronto, su quelle che sono le determinazioni finali in ordine a questo provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 473
Maggioranza 237
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 265).
Prendo atto che l'onorevole Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato sì 268
Hanno votato no 213).
Prendo atto che l'onorevole Forlani non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto altresì che l'onorevole Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1961 ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1961 ed abbinate sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANTONIO RUSCONI, Relatore. Signor Presidente, anche in questo caso, per le motivazioni esposte all'inizio e per il confronto che vi è stato in Commissione, la Commissione formula un invito al ritiro - altrimenti il parere è contrario - su tutte le proposte emendative presentate.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Anche il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Ove quindi i presentatori non accedano all'invito rivolto loro, si intende che insistano per la votazione delle rispettive proposte emendative.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciocchetti 3.1.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciocchetti 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 260).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciocchetti 3.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 467
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 249).Pag. 73
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 3.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con l'emendamento in esame chiediamo che per l'anno scolastico attuale, 2006-2007, continuino ad applicarsi, per quanto riguarda la valutazione dei debiti formativi e l'attribuzione del punteggio per il credito scolastico, le norme vigenti. Non si capisce per quale motivo, già a metà anno, debbano essere cambiate le disposizioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 3.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 251).
Prendo atto che gli onorevoli Pini e Grassi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 3.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 257).
Prendo atto che l'onorevole Viola non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato sì 272
Hanno votato no 209).
Prendo atto che l'onorevole Bimbi non è riuscita ad esprimere il proprio voto ed avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1961 ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1961 ed abbinate sezione 6).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Garagnani n. 9/1961/1, mentre per l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/1961/2 invita i proponenti a disapplicare la terza delle premesse espungendola, in quanto contiene elementi di valutazione non condivisibili. Accoglie, comunque, come raccomandazione l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Mi scusi, ma le chiedo un chiarimento.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/1961/2, a condizione che sia accettata la riformulazione proposta.Pag. 74
Inoltre, il Governo accetta gli ordini del giorno Verro n. 9/1961/3, Ceccuzzi n. 9/1961/4, Sasso n. 9/1961/5, Rusconi n. 9/1961/6, Barbieri n. 9/1961/7, Aprea n. 9/1961/8 e Palmieri n. 9/1961/9.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Garagnani non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1961/1.
Deputato Beltrandi, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1961/2?
MARCO BELTRANDI. Sì, signor Presidente e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Verro n. 9/1961/3 a Palmieri n. 9/1961/9, accettati dal Governo, non insistono per la votazione dei rispettivi documenti di indirizzo.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1961 ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Schietroma. Ne ha facoltà.
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi).
PRESIDENTE. Deputato Schietroma, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.
CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi).
PRESIDENTE. Onorevole Costantini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi).
PRESIDENTE. Deputata Balducci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Li Causi. Ne ha facoltà.
VITO LI CAUSI. Signor Presidente, anch'io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi).
PRESIDENTE. Deputato Li Causi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, non sono in condizioni di consegnare il testo della mia dichiarazione di voto, perché non ho scritto nulla, ma non svolgerò il mio intervento se i colleghi mi faranno un applauso (Applausi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto contrario del gruppo di Alleanza Nazionale.
Pag. 75PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario del gruppo di Forza Italia, che si giustifica alla luce del dibattito che si è svolto. Vorrei anche ringraziare il Governo e il ministro Fioroni per aver accettato due importanti ordini del giorno (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)) e il viceministro Bastico che ha svolto l'istruttoria. Tutto questo apre una prospettiva di sperimentazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Sasso, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole De Simone, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, alla luce del dibattito che si è svolto nel corso del pomeriggio, il voto del gruppo della Lega Nord Padania non può che essere contrario. D'altra parte, il Governo non ha dimostrato alcun riguardo e ha espresso parere contrario sui nostri emendamenti. Perciò, non possiamo fare altro che esprimere voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non mi dilungherò. Desidero dichiarare il voto contrario anche del gruppo dell'UDC. Gli onorevoli Barbieri e Ciocchetti già ne hanno illustrato le ragioni, che saranno confermate dal voto. Ci dispiace per il ministro Fioroni.
ANTONIO RUSCONI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI, Relatore. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Mi sembra corretto ringraziare tutti i componenti la VII Commissione, vale a dire il presidente ed i rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione, per la passione e la competenza dimostrate. Ringrazio, inoltre, il ministro Fioroni e la viceministro Bastico, per la loro continua presenza, e i rappresentanti del mondo della scuola i quali, pur essendo stati convocati in fretta, hanno partecipato a tutte le audizioni.
Auspico che una attenzione al mondo della scuola, agli studenti, ai docenti, alle famiglie ed ai dirigenti sia rivolta non soltanto nel corso dell'esame dei provvedimenti che li riguardano ma che rappresenti una priorità per il Governo e per il Parlamento tutto.
Ringrazio, infine, per il valore del dibattito che si è svolto (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Pag. 76(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1961 ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1961, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 960 - «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore e delega al Governo in materia di raccordo tra la scuola e le università» (Approvato dal Senato) (1961):
Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato sì 275
Hanno votato no 220
(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Prendo atto che l'onorevole Bodega avrebbe voluto esprimere un voto contrario e che l'onorevole Nicola Rossi avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Sono così assorbite le abbinate proposte di legge nn. 1399 e 1614.