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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, probabilmente rispetto quanto è stato detto finora, potrei rappresentare una mosca bianca, nel senso che ritengo che questo provvedimento effettivamente crei disomogeneità di legislazione durante tutto l'anno e situazioni di incompatibilità normativa. Sostanzialmente, esso è diseducativo per gli stessi cittadini. Continuare a prefigurare - come è stato fatto ormai da parecchio tempo - l'idea che i termini previsti da norme vengano dilatati effettivamente lascia senza costrutto concreto la norma stessa e non le dà certezza. Sembra che vi sia in questo paese una sorta di avvitamento su se stesso e che si legiferi quasi come se domani mattina vi fosse la possibilità dell'esame di riparazione.
Questo provvedimento è una specie di ricettacolo di una serie di inefficienze ed inadempimenti, di storture e di incapacità a legiferare secondo certezza. Ecco perché abbiamo accolto con particolare attenzione l'intervento di stamane del presidente Violante. Infatti, siamo perfettamente contrari su come si è svolto l'iter di questo provvedimento, cioè che alcune proposte emendative - come ha detto il collega Lucchese - approvate in Commissione siano state espunte all'improvviso, magari anche legittimamente. Tuttavia, noi eravamo convinti che il percorso di coinvolgimento della Commissione fosse sacro, a livello di iter parlamentare.
Anche da questo punto di vista, mi è parso che questa maggioranza intendesse procedere con colpi di mano ben assestati. In qualche misura, credo che il provvedimento abbia tutto - e troppo - al suo interno. Sarebbe estremamente importante cominciare a fare una pulizia nel vero senso della parola.
Allora, mi permetta, signor Presidente, di fare due sole ultime considerazioni. La prima è che c'è una distorsione e un'asimmetria tra quello che è probabilmente in questa legislatura il modo di legiferare della Camera e quello del Senato. A quest'ultimo ramo del Parlamento, infatti, il Governo e l'attuale maggioranza rivolgono una particolare attenzione, legata al ristretto vantaggio che registrano in quella sede. Pertanto, in questa legislatura, tutto ciò che rappresenta la parte importante Pag. 82dell'iter legislativo partirà e avrà il suo primato in Senato. La Camera dei deputati viene considerata quasi come un complemento d'arredo, non certamente un luogo nel quale il parlamentare potrà in qualche modo incidere sul cambiamento della normativa.
Non vorrei che anche questo provvedimento - che viene, in qualche misura, rigorosamente «pulito» (soprattutto per quanto riguarda gli emendamenti sostenuti dall'opposizione) - si trovasse ad essere «rigenerato» in proposte assolutamente non confacenti a quella che è stata l'opera di pulizia impressa dal Governo in questa sede. Magari al Senato si avrà la capacità di «pagare» - lo dico tra virgolette - alcuni componenti della maggioranza, al fine che siano solleciti o comunque conseguenti alla possibilità di votarlo.
Il secondo aspetto è che ci sono stati degli stralci veramente incomprensibili. Per esempio, lo stralcio della disposizione sugli agenti delle assicurazioni non mi è chiaro, in quanto il Governo stesso si era premurato, avendo constatato, a suo tempo, che era impossibile rispettare i termini, di fissare la data al 28 febbraio. Si tratta effettivamente della possibilità di intervenire sui termini e non sulle norme relative al procedere legislativo, e credo sia necessario che il Governo intervenga tenendo conto che deve essere ripreso quanto approvato dalla Commissione, ovvero far slittare questo termine al 30 giugno; ne vale non soltanto della cosiddetta coerenza, ma soprattutto di quell'aspetto importante che il Governo stesso ha rilevato nel momento in cui ha preso coscienza della necessità di differire il termine con il precedente intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, siamo nella fase degli interventi sul complesso degli emendamenti, anche se, dopo che si è abbattuta la mannaia della Presidenza, dovremmo definire questa fase dei nostri lavori parlamentari come quella degli interventi sulla «rimanenza» degli emendamenti!
Credo che, in questa occasione, possiamo riprendere alcune delle considerazioni svolte in precedenza dal presidente Violante e dai colleghi che sono intervenuti in ordine alle scelte che la Presidenza ha inteso operare, restringendo il numero degli emendamenti in base al criterio di ammissibilità.
Signor Presidente, esponenti del Governo, colleghi, credo che esista una questione di disparità di trattamento tra Camera e Senato. I colleghi senatori hanno effettivamente una facoltà maggiore di incidere sul processo legislativo ed un maggior potere emendativo. È evidente che, in Senato, essendoci esigenze di natura politica in ordine agli equilibri tra maggioranza ed opposizione ed essendoci uno scarto tra queste due assai esiguo in termini numerici, esiste una convenienza politica del Governo ad accettare certe modifiche. Di conseguenza, emerge anche una posizione differente della Presidenza del Senato in ordine ai criteri di ammissibilità degli emendamenti presentati al testo, che permette ai senatori una maggiore incisività sul processo legislativo. C'è una diversità di interpretazione dei criteri di ammissibilità da parte della Presidenza del Senato tout court al netto della convenienza politica e dell'accoglimento o meno di determinate modifiche ai testi legislativi.
Sta di fatto, signor Presidente, che, se ciascuno di noi che ha presentato emendamenti dichiarati inammissibili dalla Presidenza per estraneità di materia volesse cercare di essere incisivo, attraverso una proposta emendativa presentata nel corso dell'esame di questo decreto-legge denominato «mille proroghe» (sul quale anche la Presidenza ha espresso dubbi di ammissibilità perché in quanto decreto-omnibus, contiene una eterogeneità di materie), si dovrebbe prevedere nel regolamento della Camera la possibilità di trovare una amico o un collega al Senato in grado di portare avanti quella proposta emendativa. È evidente che siamo di fronte ad un'anomalia grave che va sanata. Mi fa piacere che il Presidente Bertinotti abbia riaperto la questione che era stata, Pag. 83peraltro, già sollevata da diversi colleghi di maggioranza e di opposizione, relativamente al rilancio dell'iniziativa all'interno della Giunta per il regolamento, di verificare la possibilità di mettere in campo proposte regolamentari in grado di disciplinare meglio il tema dell'inammissibilità. È altrettanto evidente che non possiamo continuare a trovarci nella stessa identica situazione vissuta durante l'esame del disegno di legge finanziaria, quando materie che erano state dichiarate inammissibili alla Camera dei deputati sono state poi inserite dal Senato della Repubblica e confermate dalla Camera dei deputati in terza lettura. È evidente che, su questo versante, esiste una discrasia e una disparità di rapporto tra la Camera e il Senato ed è altrettanto evidente che questo non può essere accettato in un sistema di bicameralismo perfetto. Emerge, dunque, una questione di carattere costituzionale, ma anche - insisto, signor Presidente - di carattere politico per quanto riguarda, ad esempio, l'emendamento 6.28, presentato dal mio collega, l'onorevole Baldelli, che ha una sua storia sia in quest'aula sia in Commissione lavoro.
In proposito, volevo formulare un rilievo di merito sulla decisione della Presidenza di dichiararlo inammissibile per estraneità di materia, perché esso non prevede esclusivamente la proroga dei termini o perché tende a modificare la legislazione vigente. Sull'emendamento in questione vi è stata una convergenza unanime dell'XI Commissione della Camera dei deputati. Nella sua formulazione originaria tale emendamento era stato presentato su iniziativa del gruppo di Forza Italia, ma era stato sottoscritto da tutti i colleghi presidenti di gruppo di tutte le forze politiche in sede di esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge sulla previdenza complementare.
Come tutti voi sapete, tale provvedimento è stato fatto decadere dal Governo: non è stato calendarizzato dopo che per un'intera settimana la Commissione lavoro si era adoperata in tal senso pronunciandosi su di esso.
La materia della previdenza complementare è delicata ed il Governo ha operato una scelta politica di fondo con conseguenze importanti sul bilancio, sul trattamento di fine rapporto e sulle prospettive previdenziali che riguardano milioni di lavoratori.
Ebbene, su questa scelta, su questo provvedimento vi era stato il pronunciamento unanime della Commissione lavoro; il decreto-legge è stato lasciato decadere e la normativa è stata assorbita in sede di esame del disegno di legge finanziaria.
Quando il disegno di legge finanziaria è stato esaminato in terza lettura alla Camera dei deputati, la Commissione lavoro, ancora una volta, aveva deciso di riformulare, di ripresentare, di riapprovare la proroga dei termini relativa all'adeguamento degli statuti dei fondi pensione complementari privati al 31 marzo, anziché al 31 dicembre 2006.La Commissione bilancio non ha preso in considerazione il testo trasmesso dalla Commissione lavoro e in Assemblea, dove era stata posta la questione di fiducia, ancora una volta la Camera dei deputati è stata espropriata della propria facoltà di discutere serenamente, seriamente e approfonditamente su questo testo.
Il Governo stesso non si è fatto carico - non avrebbe potuto agire altrimenti, pena la quarta lettura del provvedimento al Senato - di accogliere l'indicazione proveniente dalla Commissione lavoro; dunque, si scelse l'unica via possibile, ossia quella dell'ordine del giorno presentato, appunto, dall'onorevole Baldelli e da altri colleghi di maggioranza e di opposizione. Attraverso di esso si chiedeva al Governo di impegnarsi il prima possibile a modificare questa normativa.
Adesso però la Presidenza ha praticamente soppresso l'emendamento in materia adducendo un'ipotetica inammissibilità dello stesso.
Osserviamo come anche il Governo, nell'ambito della Commissione di merito, non soltanto non ha recepito le indicazioni contenute nell'ordine del giorno accolto, Pag. 84ma non ha nemmeno recepito il parere che in sede consultiva è stato espresso dalla Commissione lavoro.
Non si è voluto tener conto, probabilmente nella foga di dover cassare un enorme quantità di proposte emendative, delle priorità politiche, degli impegni del Governo e persino del parere unanime di una Commissione.
Dal punto di vista personale, esprimo la mia solidarietà all'onorevole Baldelli, ma anche al presidente della Commissione lavoro e agli altri colleghi che in tutti questi mesi hanno continuato a lavorare sul testo presentato oggi in aula; il Governo, però, se ne è infischiato, anche a prescindere dall'inammissibilità dichiarata dalla Presidenza della Camera.
Certo, alcune domande sorgono spontanee; crediamo che la questione della «pulizia» del testo legislativo e l'adeguamento alla materia di cui il provvedimento del Governo è oggetto siano, in via di principio, dei valori legislativi che vanno salvaguardati. Riteniamo che la questione della inammissibilità delle proposte emendative che esulano dalla materia in oggetto rappresenti un atto dovuto da parte della Presidenza e che questa operazione sia, in una certa misura, alta e nobile.
Crediamo che le regole debbano essere chiare, che i testi legislativi debbano essere puliti, che questo Parlamento debba lavorare in maniera efficace, che i parlamentari debbano attenersi al testo e che non si debba inserire in un grande calderone tutto e il contrario di tutto.
Tutto ciò è giusto e, in qualche misura, riteniamo apprezzabile il fatto che siano state colpite anche delle proposte emendative presentate dal Governo e dalla maggioranza; non crediamo che, sotto questo aspetto, vi sia stato uno strabismo, almeno dal mio punto di vista.
Penso sia stato fatto un lavoro sostanzialmente onesto anche se contestabile secondo alcuni aspetti di merito. In questo caso, utilizzo il tempo a mia disposizione per contestare la decisione assunta in ordine all'emendamento presentato dall'onorevole Baldelli, che poteva essere lasciato indenne da questa mannaia.
Tuttavia, signor Presidente, mi permetta di svolgere una considerazione di carattere più generale. Credo che il sospetto circa il fatto che tale scelta sia stata compiuta per snellire i tempi di questa discussione, oppure per evitare di «creare grane» al Governo, a fronte di una serie di proposte emendative provenienti dalla maggioranza, possa essere considerato in parte legittimo, anche se poi, nei fatti, è difficile da dimostrare.
Signor Presidente, ritengo che, dopo l'approvazione di una legge finanziaria di uno unico articolo composto da quasi 1400 commi, forse «stoni» un'applicazione così rigorosa della inammissibilità delle proposte emendative. Credo, inoltre, che un provvedimento come quello in esame, esaminato per mezza giornata dalla Commissione di merito e per quasi tre ore dalla Commissione bilancio, meriterebbe una discussione più approfondita. Molte sono, quindi, le perplessità riguardo a tale questione.
Prendo comunque atto della scelta operata dalla Presidenza, che in questo caso mi pare assolutamente irrevocabile, anche se, signor Presidente, la speranza è l'ultima a morire!
Concludo il mio intervento rilevando che, malgrado sia stata operata una scelta d'ufficio, è evidente a tutti - tengo a farlo presente anche ai colleghi della Commissione lavoro che hanno contribuito alla redazione di questo testo - che il Governo non è stato capace, neanche in questa sede, di offrire un segnale di disponibilità su questa specifica materia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, segnalo che, proprio un attimo fa, stavo parlando con gli amici del fermano. Ebbene, una volta appresa la notizia dello «stralcio» del comma 8-septies dell'articolo 6 del provvedimento (introdotto, nel corso dell'esame in sede referente, con l'approvazione dell'emendamento Giovanardi 6.41), si sono veramente indignati!Pag. 85
Tale comma disponeva che, per la prosecuzione degli interventi connessi all'istituzione delle province di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani e per la razionalizzazione delle attività dei commissari a tal fine nominati, e fino al completamento di tali interventi, siano considerate le risorse rese disponibili per l'istituzione degli uffici periferici dello Stato e che tali risorse siano assegnate alle contabilità speciali costituite presso gli stessi commissari.
La scelta compiuta dal Presidente della Camera dei deputati in virtù delle sue prerogative ci appare molto discutibile, poiché ci domandiamo come mai il Presidente della Camera non sia intervenuto a censurare i numerosi commi che sono stati introdotti nel disegno di legge finanziaria e che, invece, sono stati mantenuti. Si è trattato, infatti, di 1350 commi che nulla avevano a che vedere con la legge di bilancio dello Stato!
Non riesco a capire questo accanimento normativo, da parte del Governo, per impedire la realizzazione delle citate nuove province. Penso che ci troviamo di fronte ad un atto di vera e propria arroganza e di autentica prepotenza, sollecitato dal Governo al Presidente della Camera.
Ciò perché vorrei evidenziare che si tratta di un provvedimento che è il frutto di più di dieci anni di battaglie delle popolazioni del territorio fermano, della Brianza e della Puglia.
La legge istitutiva della provincia di Fermo è stata fortemente voluta da 40 consiglieri comunali del fermano, i quali hanno votato all'unanimità per l'istituzione di tale provincia. La costituzione di tale provincia, inoltre, è stata votata all'unanimità da 37 consiglieri regionali su 40 (tre erano assenti) nelle Marche. Il provvedimento di legge in questione, infine, aveva ricevuto il vaglio di tutte le Commissioni della Camera e del Senato ed era stato approvato dalle rispettive Assemblee.
Non si capisce il motivo, dunque, per cui ogni occasione è buona per varare una normativa che impedisca l'istituzione di queste tre province!
Ritengo tale comportamento veramente inconcepibile: già all'interno della legge finanziaria, infatti, era stata introdotta una disposizione che riguardava in maniera particolare la provincia di Fermo, poiché penalizzava le province con meno di 200 mila abitanti. Ricordo, inoltre, che, subito dopo la presentazione del disegno di legge finanziaria, era partito un telegramma, con il quale era stato intimato ai commissari nominati dal Governo di procedere nell'effettuazione della spesa. Adesso, trascorso l'esercizio finanziario 2006, queste somme non sono state spese e vengono accantonate in economia.
Ebbene, trovo ciò veramente inconcepibile! D'altra parte, rammento che l'emendamento Giovanardi 6.41 aveva ricevuto, in sede di Commissione, il voto favorevole di tutti i gruppi parlamentari. Non comprendo, dunque, come il Presidente della Camera abbia potuto venir meno ad una volontà che, ormai, risulta tanto chiara!
Penso che nel fermano dovremo continuare le nostre battaglie, perché i tentativi di impedire la realizzazione della provincia di Fermo, da qui al 2009, saranno continui. Ne sono molto dispiaciuto. Vedremo quali saranno le reazioni della popolazione. Ricordo, tuttavia, che, quando in altre occasioni il Parlamento tardava ad istituire la provincia, vi sono stati il blocco dell'autostrada e tante altre manifestazioni popolari: questo Governo ne sta incentivando di nuove in tutte le maniere!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, a me sembra che il decreto-legge in esame renda ancora più chiaro, rispetto ad altri provvedimenti, lo stato confusionale in cui versano il Governo e la maggioranza.
Abbiamo già sofferto per approvare il disegno di legge finanziaria: al termine di un lungo iter parlamentare nelle Commissioni e nelle Assemblee di Camera e Senato, è stato partorito un mostro, una Pag. 86finanziaria ricca di centinaia (se non di migliaia) di articoli, nella quale è possibile individuare alcuni interessi specifici, politici ed economici, legati ai gruppi della maggioranza. Pensavamo che ciò potesse bastare, che l'enorme sforzo compiuto dalla maggioranza in senso clientelare potesse avere termine; invece, avete avuto bisogno di un ulteriore provvedimento, di un decreto «mille proroghe» che viola il dettato molto chiaro della legge n. 400 del 1988, la quale impone al Governo di adottare decreti-legge che contengano norme omogenee, il cui contenuto sia corrispondente al titolo del provvedimento. Al contrario, abbiamo potuto notare che sono state svuotate le competenze di tutte le Commissioni: il testo approvato dalla I Commissione ha praticamente svuotato l'azione delle altre Commissioni! Siamo di fronte ad un pateracchio indescrivibile che non deve più ripetersi!
Pochi giorni fa si è tenuta un'importante riunione, alla quale ha partecipato lo stesso Presidente Bertinotti. Debbo dire che il Presidente ha cercato di rendere più rispondente al dettato legislativo il testo del decreto-legge in esame, ma non è bastato: siamo di fronte ad un provvedimento abnorme, a disposizioni che indeboliscono il significato e la presenza del Parlamento. A tale proposito, ricordo che la Camera è impegnata a lungo, nel corso dell'anno, da provvedimenti al cui esame potrebbe essere data un'articolazione più utile, anche mediante il collegamento di temi specifici a specifiche Commissioni.
Prima di concludere, desidero rilevare che la stessa legge finanziaria è, ormai, un mammut che paralizza per mesi l'azione del Parlamento: prima, c'è il documento di programmazione economico-finanziaria, al quale seguono un lungo lavoro nelle Commissioni di Camera e Senato e, successivamente, lunghe discussioni nelle relative Assemblee. Non sarebbe meglio procedere per compartimenti, eliminare il disegno di legge finanziaria e seguire l'esempio di alcuni comuni accorti, i quali stanno approvando varianti allo strumento urbanistico, anziché un nuovo strumento urbanistico? Nel nostro caso, lo strumento sarebbe la finanziaria, che potrebbe essere approvata, di anno in anno, per varianti, per settori. In tal modo, non vi sarebbe quello che viene definito «attacco alla diligenza», le Commissioni non sarebbero esautorate dai loro compiti istituzionali ed il Parlamento risponderebbe meglio ai bisogni reali del paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sicuramente quello in esame è un provvedimento non facile; anzi, lo definirei ostico. Però, con la stessa chiarezza e con un realismo politico che, credo, possiamo riconoscerci, ritengo possiamo definirlo anche come un provvedimento necessario. Ho ascoltato, dai banchi dell'opposizione, una serie di argomentazioni relative alla sua contraddittorietà e alla difficoltà di effettuarne, in ogni aspetto, una nitida lettura. Credo che ciò sia insito proprio nella natura di questo disegno di legge e credo sia anche prevedibile che non mancheranno, nei prossimi anni, provvedimenti analoghi. Tutt'al più, si può affermare che, questa volta, per l'azione sia del Governo, sia delle Commissioni, ci troviamo davanti non a un decreto-legge cosiddetto mille proroghe ma a un testo molto più contenuto e molto più rigoroso nei suoi enunciati. Ritengo si tratti di un segnale positivo, il cui merito deve essere ascritto alla serietà del Governo e del lavoro delle Commissioni.
Come dicevo, è difficile immaginare che non ci troveremo in situazioni analoghe anche negli anni futuri, perché di provvedimenti che prevedono scadenze temporali che necessitano di essere prorogate credo ve ne saranno ancora. Semmai, questo ci deve richiamare ad una riflessione relativamente alla nostra modalità di legiferare e relativamente alla concretezza con la quale spesso prevediamo, con provvedimenti legislativi, scadenze temporali. Non tutte le proroghe di scadenze temporali, infatti, sono dettate da una intervenuta difficoltà connessa ad altri provvedimenti Pag. 87legislativi o a normative europee, spesso, sono in relazione con la scarsa possibilità che i termini previsti per legge siano in concreto rispettati. Possiamo affermare che nella nostra produzione legislativa frequentemente troviamo aspetti temporali ispirati al volontarismo più che alla reale concretezza e aderenza alla realtà sociale.
Credo sia questo l'elemento di riflessione sul quale dobbiamo ritornare. È facile lanciare segnali, attraverso provvedimenti legislativi, alla società civile, alle imprese, alle professioni e al mondo del lavoro, ritenendo che questi soggetti debbano adeguarsi tempestivamente a quanto le nuove norme prevedono. Tuttavia, se non si tiene conto della esistenza di condizioni materiali con cui bisogna fare realisticamente i conti, tornano a rendersi necessari provvedimenti, come quello in esame, che possono apparire, come ripeto, anche ostici.
In ogni caso, non era tanto di questo che intendevo trattare e non era su questo che, in particolare, intendevo concentrare il mio intervento; volevo infatti riferire il mio intervento all'effetto, non del tutto gradito anche da alcuni esponenti della maggioranza, della decisione in materia di inammissibilità di alcuni emendamenti, che questa mattina abbiamo recepito da parte della Presidenza. Mi riferisco, in particolare, alle misure concernenti le autonomie locali, sulle quali avevamo lavorato in questi giorni e sulle quali era intervenuto anche questa mattina, in Commissione bilancio, un atteggiamento di disponibilità da parte del Governo, che voglio ringraziare.
Vorrei premettere che questo provvedimento contiene proroghe di termini molto puntuali e settoriali, iniziative che si riferiscono a parti della società. I temi sui quali, anche in Commissione, avevamo cercato di richiamare l'attenzione hanno invece un valore generale in quanto riguardano tutti gli enti locali, i comuni e le province del nostro paese, a prescindere dalla loro appartenenza politica. Quindi, a nostro avviso, quegli emendamenti meritavano un'altra attenzione. Mi riferisco, in particolare, all'interpretazione - a nostro parere corretta - che doveva essere presente nella legge finanziaria, in ordine ad una volontà espressa dal Senato. Il Senato, prima che venisse posta la questione di fiducia, aveva deciso di eliminare tutte le sanzioni per quegli enti locali che, nel 2006, avessero sforato il patto di stabilità. Nel recepire tale volontà attraverso il maxiemendamento presentato dal Governo, in verità, un aspetto è sfuggito; infatti, sono rimaste le sanzioni per quei comuni e per quelle province che, nel 2006, hanno sforato il patto di stabilità a causa della spesa per il personale.
Il nostro emendamento - tra l'altro analogamente si prevedeva in una proposta emendativa del collega Osvaldo Napoli - mirava a sanare questa situazione e a far corrispondere più direttamente il contenuto della legge finanziaria alla volontà politica espressa esplicitamente dal Senato. Si tratta di un fatto rilevante, in quanto lo sforamento del patto di stabilità può provocare ulteriori difficoltà rispetto a quelle nelle quali già si trovano ad operare comune e province, anche a causa della manovra che abbiamo approvato e che obiettivamente ha chiesto un sacrificio non insignificante al sistema delle autonomie locali.
Un altro punto riguardava la volontà di chiarire un equivoco. Già negli anni scorsi molti enti locali, sia per autonoma volontà di riorganizzazione dei propri servizi sia per aderire meglio ai rigori del patto di stabilità, avevano deciso di organizzare i loro servizi in istituzioni - quelle previste dalla legge n. 142 del 1990 e poi dal testo unico degli enti locali del 2000 -, nella convinzione - peraltro già affermata dal Governo negli scorsi anni - che le spese sostenute dalle istituzioni e il costo del personale ad esse attribuito non avrebbero concorso al calcolo del patto di stabilità. In diverse regioni, invece, le sezioni regionali della Corte dei conti contestano tale interpretazione, creando ulteriori difficoltà agli enti locali.
Quindi, la nostra proposta emendativa era in qualche modo volta a chiarire la situazione, mettendo al riparo gli enti locali da contenziosi spiacevoli peraltro Pag. 88provocati, per l'appunto, da interpretazioni, a nostro avviso corrette, date dal Governo nella legislatura precedente.
Un'altra questione - e mi ricollego così alle considerazioni svolte da colleghi che mi hanno preceduto - riguarda il tema delle nuove province. Personalmente, non sono favorevole all'istituzione di nuove province; peraltro, se fossi stato deputato nella scorsa legislatura, avrei espresso un voto contrario anche sull'istituzione di 'quelle' nuove province. Ma il Parlamento si è espresso; perciò, ritengo che non sia corretto porre le istituzioni, che il Parlamento ha deliberato di volere costituire, nelle condizioni di non poter operare, di non poter avviare il loro lavoro. Ritengo che si compia, in tal senso, una violazione, non solo di un'aspettativa delle comunità locali ma anche di una volontà espressa chiaramente in un provvedimento di legge del Parlamento.
In tal senso, contrariamente alle considerazioni ascoltate questa mattina - mi riferisco, in particolare, all'intervento dell'onorevole La Loggia -, non ritengo che dovremmo «stracciarci le vesti» se il Senato dovesse assumere un diverso orientamento sull'ammissibilità di proposte emendative concernenti tematiche di così rilevante significato. Anzi, qualora, come auspico, i contenuti di tali proposte verranno recuperati nel corso dell'esame al Senato, sia politicamente sia dal punto di vista dell'interpretazione del regolamento, mi auguro che la nostra Camera poi, in terza lettura, li approvi a sua volta definitivamente, in modo tale che si possano risolvere questioni che, a mio avviso, rappresentano problemi reali meritevoli di soluzione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, il mio intervento, per così dire, uscirà fuori dal coro in relazione alla questione dell'ammissibilità o inammissibilità. Ritengo infatti che quanto compiuto dal Presidente Bertinotti sia legittimo e, anzi, assolutamente auspicabile anche per il prossimo futuro. Si pongono, però, taluni problemi connessi a tale questione. Esiste veramente la volontà, da parte del Presidente della Camera, di continuare su questa linea? Se così è, lo vedremo ben presto in questa Assemblea, già in occasione dell'esame, la prossima settimana, del prossimo disegno di legge di conversione di un decreto-legge. Infatti, nell'ambito del giudizio di ammissibilità che ha riguardato le proposte emendative a quel provvedimento, si sono susseguiti orientamenti che sono cambiati nel corso delle giornate: emendamenti prima considerati ammissibili, poi divenuti inammissibili e quindi tornati nuovamente ammissibili. Ebbene, quel provvedimento reca tutta una serie di norme che nel caso del decreto-legge oggi in esame sono state invece espunte proprio grazie all'intervento del Presidente della Camera.
Però, ciò detto, mi domando se la perdurante capacità di questa Assemblea nell'affrontare temi complessi e nel dare risposta al paese verrà garantita; infatti, abbiamo constatato, in questi mesi, la preferenza manifestata dal Governo per la presentazione dei decreti-legge al Senato proprio in considerazione del fatto che, in quel ramo del Parlamento, le maglie del giudizio di ammissibilità sono più larghe. Si è trattato quindi in quei casi di decreti-legge poi trasmessi alla Camera, la quale si è perciò limitata, in questi mesi, a fare, talvolta, soltanto melina, e comunque ad approvare a scatola chiusa, i provvedimenti giunti dal Senato. Ciò obiettivamente rappresenta una limitazione dei poteri di ognuno di noi.
Quindi, non posso essere d'accordo con il collega che mi ha preceduto, che auspica addirittura che il Senato, proprio in virtù del disallineamento nei regolamenti tra Camera e Senato, possa intervenire su materie qui escluse. Di conseguenza, vorrei richiamare la Presidenza a garantire per il prossimo futuro che ci sia un raccordo stretto anche con il Governo, perché quest'ultimo deve decidere se vuole affrontare le questioni o se preferisce continuare, Pag. 89anche attraverso l'emanazione di decreti-legge, a imporre le vedute degli uffici e della burocrazia rispetto alla necessità di un dibattito approfondito sulle norme. D'altra parte, stamani abbiamo visto, anche in un intervento dell'autorevole presidente della Commissione bilancio, come il Governo ancora non faccia chiarezza con sé stesso. Sull'emendamento Giovanardi, che è stato qui citato, il Governo ha dato parere contrario, salvo poi presentare - forse si tratta di un altro Esecutivo - un emendamento analogo che la Presidenza di questa Camera ha dichiarato inammissibile (parliamo della questione relativa alla possibilità di tenere le risorse destinate alle province neo costituite).
Questo Governo vuole continuare ancora su questa linea? Questo Governo lo aspettiamo - e lo ribadisco qui - anche in relazione al prossimo decreto. Questo Governo vuole continuare questa discussione anche la settimana prossima sullo stesso argomento e sulle stesse questioni? Il sottosegretario D'Andrea si meraviglia, ma la discussione sull'ammissibilità delle norme qui espunte e lì ripresentate è troppo recente e, in Commissione finanze, proprio oggi pomeriggio, è stata ripresa. Quindi, la prossima settimana ci ritroveremo - ahimè - a parlare nuovamente dei criteri di ammissibilità e dell'azione del Governo.
Sottosegretario D'Andrea, nella scorsa legislatura avevo la sua stessa posizione nel Governo e so quante siano le spinte, quanto eterogenee siano le stesse, e quanto sia difficile fare il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, avendo un Governo che si presenta diversamente a seconda delle disponibilità e delle proprie sensibilità (ad esempio, il Ministero degli interni sostiene la necessità di portare avanti le giuste richieste dei commissari delle neo province di Andria-Barletta, Monza e Fermo, mentre il Ministero dell'economia difende le proprie prerogative o frappone ostacoli). Quale dei due Governi è quello che lei rappresenta in quest'aula o quale Ministero vincerà questa competizione? Per togliervi dall'imbarazzo, il buon Presidente della Camera ha provveduto ad eliminare la questione e, quindi, non ne parleremo qui oggi. Ne parleremo però quando si affronterà la questione del CIP6, un residuo di lavorazione della scorsa finanziaria, quando discuteremo, per esempio, sul criterio che ha portato all'ammissibilità di una norma che riguarda le modifiche alla legge Bossi-Fini, che è stata presentata in un provvedimento che fa riferimento a sentenze della Corte di giustizia europea o a direttive dell'Unione stessa. Vale anche in quel caso il criterio che abbiamo fin qui esposto? Io temo - in questo siamo nel campo delle illazioni - che l'azione di verifica, mi perdonino di questa mia affermazione gli uffici della Camera, sia troppo influenzata dalle decisioni del Presidente della Camera stessa. Ne abbiamo avuto una dimostrazione quando si affrontò in sede di finanziaria la necessità o meno di inserire nel testo la questione delle modificazioni genetiche. Parimenti, abbiamo visto alcuni dei temi che erano stati presentati in finanziaria ripresentati con qualche piccola modifica al Senato e dichiarati lì, e qui, nuovamente ammissibili.
Credo che la questione vada affrontata con sollecitudine perché altrimenti noi metteremmo le nostre capacità, le nostre istanze (che sono le istanze del popolo che rappresentiamo), nelle mani delle considerazioni che potrà fare di volta in volta il Presidente della Camera. Quindi, non posso fare altro che ribadire la mia personale posizione favorevole a criteri di ammissibilità molto precisi, a patto però che si tratti di una cosa che duri nel tempo, e che non sia limitata solo ad oggi, che non sia limitata magari alla prossima settimana, ma che ci permetta di aprire un confronto serio perché, veda, Presidente, quando stamane il Presidente Bertinotti ha affermato che bisognerebbe lavorare sulle prerogative del Senato, evidentemente pensava di modificare il regolamento del Senato in peius.
Questo mi pare obiettivamente difficile. Noi dovremmo trovare una sorta di concordia su quello che vogliamo fare qui, e ottenere la stessa disponibilità al Senato. Dopodiché starà alla sensibilità del Governo, Pag. 90di volta in volta, rendersi conto se è importante o meno che ci sia un dibattito in questa Camera, e se questa Camera ha ancora ragione di esistere ed andare avanti, ed essere rappresentata dai parlamentari che vogliono, con la propria iniziativa politica, dare voce ai cittadini. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie onorevole Conte.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.
GABRIELLA CARLUCCI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, in questo momento vorrei rivolgermi con particolare attenzione agli abitanti di Barletta, Andria e Trani. Queste città mi stanno particolarmente a cuore: esse sono le città capoluogo di una nuova provincia pugliese, la sesta provincia pugliese, la cui storia tra l'altro comincia tantissimo tempo fa, il cui iter ha avuto veramente un percorso molto travagliato anche nella scorsa legislatura ma che, bene o male, hanno finalmente ottenuto dal precedente Governo, insieme alle province di Monza e di Fermo, il riconoscimento voluto dalle migliaia di cittadini che si erano espressi.
Anche i consigli comunali di questi comuni, di queste città, si erano espressi favorevolmente e quindi queste comunità avevano finalmente ottenuto, dopo iter lunghissimi, il riconoscimento per la istituzione di nuova provincia che, come tutti noi sappiamo, è garanzia di sviluppo di un determinato territorio e possibilità di nuove e migliori offerte per i cittadini di quei luoghi.
Allora io, poiché sono eletta in Puglia, mi rivolgo con attenzione ai cittadini di Barletta, Andria e Trani, i quali devono essere messi a conoscenza molto bene della volontà precisa di questo Governo di prenderli in giro.
Come è stato più volte ripetuto nel corso della discussione di oggi su questo decreto-legge mille proroghe, abbiamo saputo che, a proposito della istituzione delle nuove province, durante la discussione sulla legge finanziaria, e poi nel testo della finanziaria medesima, i finanziamenti che servivano per continuare l'iter di costituzione di queste province, erano stati in qualche modo congelati.
Dopodiché, all'interno di questo decreto mille proroghe, con un emendamento proposto dall'onorevole Giovanardi, questa disponibilità finanziaria era di nuovo tornata a disposizione dei commissari che stanno per l'appunto procedendo alla ricognizione dei luoghi e di tutto quello che deve essere messo in atto dal punto di vista istituzionale e burocratico per la istituzione della nuova provincia. Vi sono stati quindi grande allarme durante la discussione della legge finanziaria e successive assicurazioni da parte del governo Prodi che questa disponibilità finanziaria, in quel momento congelata, sarebbe ritornata ben presto, invece, a disposizione.
Da parte dei commissari straordinari sono state fatte convocazioni di conferenze stampa e rassicurazioni alla cittadinanza e a tutti coloro che erano coinvolti nel processo istitutivo delle province per garantire che il Governo avrebbe ripristinato la disponibilità economica.
Ebbene, si è subito verificata l'occasione per dimostrare la buona fede del Governo. Pertanto, in questo decreto-legge la Commissione ha approvato l'emendamento, a firma dell'onorevole Giovanardi. Naturalmente, anche la sinistra conosce l'importanza dell'istituzione di questa province. Tutte e tre le nuove province hanno avuto iter faticosi che hanno coinvolto fortemente la popolazione cui erano state fatte promesse su quello che sarebbe potuto avvenire con la costituzione di questi nuovi enti locali. L'emendamento è stato approvato, ma oggi, durante la lettura dello speech all'inizio della seduta, si è scoperto che tale modifica non è stata dichiarata ammissibile. Ciò è avvenuto per motivi del tutto burocratici; infatti, come abbiamo compreso nel corso della discussione odierna, la stessa proposta emendativa al Senato sarebbe stata approvata senza essere giudicata estranea per materia, mentre alla Camera, a causa dei differenti regolamenti, così è stato. Oggi, in aula, abbiamo sentito dire che è stata fatta Pag. 91una prima discriminazione. Come deputata mi sento infatti fortemente discriminata. Quindi, vi è una prima discriminazione tra senatori ed onorevoli.
Vi è poi una seconda discriminazione nei confronti di quei cittadini che fino ad oggi si aspettavano di appartenere alle nuove province e che d'ora in poi torneranno ad essere cittadini della provincia di appartenenza. È importante che gli abitanti della Puglia sappiano di aver a che fare con questo Governo centrale, se ancora non l'avessero capito. Durante la campagna elettorale il presidente Berlusconi aveva detto che l'unica politica perseguita dal Governo Prodi sarebbe stata quella di aumentare le tasse e di mettere le mani nelle tasche degli italiani. Le bugie hanno le gambe corte e quindi, non appena il Governo Prodi si è insediato, ha cominciato ad aumentare le tasse, tanto che sono ben 77 quelle inserite nella nuova legge finanziaria.
Tornando agli abitanti di Barletta, Andria e Trani, accomunando loro anche quelli di Monza e Fermo, dopo le ulteriori raccomandazioni date ai commissari straordinari, che per l'appunto stavano continuando l'iter di formazione delle province, è arrivata oggi la doccia fredda con la notizia che non vi sono più i soldi. L'iter per l'istituzione delle province risulta totalmente bloccato e tutte le aspettative in essa riposte sono destinate a non essere mantenute.
Pertanto, mi rivolgo con forza agli abitanti di queste zone perché essi prima o poi (anzi, più prima che poi) dovranno votare e ricordarsi di avere a che fare con amministratori bugiardi. Infatti, se il Governo centrale è composto da bugiardi, anche coloro che amministrano per conto di quel Governo sono bugiardi. Infatti, questo Esecutivo aveva garantito che gli stanziamenti sarebbero stati ben presto messi a disposizione. In proposito, vi era un emendamento che è stato approvato all'unanimità in Commissione. Quindi, evidentemente, esisteva un'esigenza sentita in maniera diffusa e trasversale sull'opportunità di far proseguire l'istituzione delle province.
Tra l'altro, stiamo parlando di un decreto-legge che proroga provvedimenti in itinere. Invece, viene dichiarato inammissibile un emendamento che permetterebbe la continuazione di un iter già in atto. Ma allora dov'è l'inammissibilità di questo emendamento? Ma naturalmente, come abbiamo già detto, abbiamo a che fare con persone bugiarde e inaffidabili.
Lo stesso titolo del decreto-legge rischia di essere bugiardo, come il resto delle norme contenute. Infatti, esso si chiama «decreto multi proroghe» e quindi al suo interno posso essere inserite molteplici disposizioni. Infatti, avete visto che le materie in esso contenute sono tantissime, spaziando dalla sanità all'agricoltura. Ci si occupa di tutto quello che era in atto nell'anno precedente e che con questo decreto-legge deve essere prorogato. Quindi, il titolo di questo decreto-legge è falso, come tutto il resto del contenuto.
Volevamo anche criticare l'atteggiamento tenuto dal presidente Bertinotti rispetto al dibattito di questa mattina. Infatti, la dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti dovrebbe seguire criteri rigorosi.
Molti degli emendamenti dichiarati inammissibili, presentati da singoli gruppi o da singoli parlamentari, quanto a metodologia e a contenuti non sono diversi da alcuni altri, presentati dal Governo e dichiarati invece ammissibili.
Riteniamo che si tratti di un elemento di ulteriore mortificazione del Parlamento e dei parlamentari e che quindi sia utile oggi in questa discussione cercare di capire quali siano le ulteriori questioni riguardanti questo tema e quali le prospettive concrete per risolverlo, anche perché noi ci siamo battuti durante la discussione dell'ultima legge finanziaria affinché alcuni temi venissero portati all'attenzione dell'opinione pubblica, come anche alcune delle questioni che erano state rinviate. Mi riferisco - lo ribadisco, non voglio essere monotona - a quella che era considerata una questione importante, per cui si disse, proprio per non dare la doccia fredda agli abitanti delle istituende province, che alcuni dei temi che in finanziaria erano stati Pag. 92semplicemente congelati, immediatamente dopo si sarebbero sbloccati, avrebbero avuto un successivo chiarimento e un seguito.
È importante allora chiarire quale sia l'atteggiamento del Governo su queste nuove province, perché - lo ripeto - il presidente e i componenti della Commissione avevano recepito l'emendamento, facendo in tal modo «rivivere» le risorse che erano state sospese nell'ultima legge finanziaria, in modo che si potesse dare attuazione al provvedimento inserito nella legge finanziaria medesima con questi fondi e dare così seguito all'istituzione delle nuove province.
Chiediamo dunque al Governo che una volta per tutte faccia chiarezza, evitando lo stillicidio di rinvii, di rimandi e di presa in giro - ribadisco che questo è - dei cittadini che dal 2004 sanno che esiste una nuova provincia, per la quale sono stati stanziati dei fondi; che per l'istituzione di tale nuova provincia sarebbe stato necessario seguire un iter, che avrebbe portato ad un'elezione e che prevedeva per esempio l'identificazione dei luoghi, che hanno bisogno di essere poi sistemati e nei quali poi avrà sede la nuova provincia. Ai commissari, che hanno avuto - lo ripeto - una piccola doccia fredda durante la discussione della legge finanziaria, è stato detto che nel nuovo anno sarebbe stato chiarito tutto e quindi noi abbiamo bisogno che il Governo faccia chiarezza su questo. Vogliamo capire se il Governo intenda veramente mettere a disposizione dei territori di Monza, Fermo, Barletta-Andria-Trani le risorse dichiarate disponibili per l'istituzione delle nuove province o se invece voglia finalmente assumersi delle responsabilità, perché di una assunzione di responsabilità si tratta. Il Governo dica finalmente se vi è la disponibilità economica, se i denari messi a disposizione ci sono, oppure se non si intende più istituire la nuova provincia in quel territorio, cioè la sesta e nuova provincia pugliese.
Si tratterebbe di una presa di coscienza e di un'assunzione di responsabilità, che chiarirebbe le idee a molti cittadini, che per caso avessero votato il Governo Prodi: se ancora non si fossero accorti dell'enorme errore fatto nel votarlo, adesso finalmente avranno la possibilità di cambiare idea, perché in Puglia, come in tutta Italia, vi saranno le elezioni amministrative. Vogliamo che il Governo dica chiaramente se smentisce quello che la Commissione ha approvato all'unanimità attraverso l'emendamento in questione, visto che poi invece viene qui a sostenere che i fondi non ci sono e che le province, quindi, non si faranno più.
In definitiva, cari abitanti di Barletta-Andria-Trani e dei comuni che fanno parte della nuova provincia, sappiate che siete stati presi in giro, che quei fondi non ci sono e che i vostri sogni di costituire una nuova provincia svaniscono! Infatti, se l'iter venisse bloccato oggi significherebbe che voi non sareste pronti per le elezioni delle province che vi saranno nel 2008, cioè tra un anno. Sappiate che il Governo ci ha preso in giro, però ce lo deve dire, perché ad oggi ancora qui si farfuglia, si cincischia, si dice che l'emendamento in questione non può essere votato perché inammissibile per materia, quando questo non è vero, perché stiamo esaminando un decreto-legge riguardante proroghe rispetto ad iniziative prese precedentemente, che devono continuare o finire con gli stanziamenti in esso contenuti.
Insomma, credo veramente che il fatto che il Presidente abbia stralciato il comma 8-septies dell'articolo 6, che era stato introdotto dalla Commissione, ci mette nella condizione di non avere queste risorse e quindi di non poter istituire la provincia. Per questo è necessario che il Governo assuma una posizione di chiarezza. Noi chiediamo al Governo di non nascondersi dietro semplici aspetti tecnici, di contraddizione dei termini. Noi vogliamo che il Governo non si nasconda dietro le virgole e i commi, ma venga qui a spiegarci perché questo emendamento è inammissibile e perché non ci sono più i fondi stanziati per le province. In particolare a me interessa che sia fatta chiarezza da parte del Governo nei confronti dei cittadini di Barletta-Andria-Trani: lo ribadisco Pag. 93ancora una volta, così probabilmente dall'aula di Montecitorio questa mia richiesta arriverà ad essi.
Noi vogliamo che il Governo ci dica con chiarezza se vuole ritenere inammissibile la proposta emendativa, se non ci sono più i fondi perché deve destinarli a qualcos'altro o se invece vuole riconsiderare la questione, dato che tutti coloro i quali si sono espressi sul comma 8-septies hanno spiegato che si trattava solo di scongelare delle risorse già messe a disposizione, che, come è stato più volte detto, erano state solo temporaneamente congelate dalla finanziaria.
Concludo dicendo che dovevamo aspettarci tutto questo, perché in campagna elettorale il Presidente Berlusconi ha spiegato quali sarebbero stati i rischi di un Governo delle tasse e di un Governo che a parole fa delle promesse, ma nei fatti le smentisce! Ce lo dovevamo quindi aspettare. Dunque cari abitanti di Fermo, di Monza, ma anche di Barletta-Andria-Trani sappiate bene che siete stati presi in giro e che continuerete ad esserlo! In conclusione, il nostro monito è di pensare bene a quali saranno le vostre future azioni, in merito alla fiducia che dovrete dare anche agli amministratori locali, visto che molti dei sindaci dei comuni coinvolti nelle istituende province sono - credo - di centrosinistra e quindi potrebbero andare da Prodi, o da chi per lui, a dire: «Insomma, che figura ci fai fare?».
Siccome sono impegnati ad occupare le poltrone e vogliono solamente continuare a farlo, anziché occuparsi effettivamente delle esigenze dei cittadini che amministrano, naturalmente non andranno mai a lamentarsi da Prodi. E allora ci lamentiamo noi e vogliamo...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Carlucci, perché il tempo a sua disposizione è terminato.
GABRIELLA CARLUCCI. ...che queste rimostranze non rimangano limitate a livello locale, ma si diffondano in tutto il paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Il provvedimento in esame si compone di sei articoli, recanti finalità di proroga di termini stabiliti con legge su temi diversi. Si spazia un po' su tutto: si va dall'agricoltura all'università, all'edilizia, al patto di stabilità interna, fino all'alluvione nel Piemonte del 1994, per citare soltanto alcuni dei temi trattati da questo decreto. Come si fa ad intervenire su temi così diversi e quindi contribuire al miglioramento di questo decreto-legge? Credo che sia impossibile, vista l'eterogeneità delle disposizioni in esso contenute .
La collega Carlucci prima ha affrontato in modo molto efficace alcuni aspetti di merito di questo provvedimento, ponendo in modo chiaro ed inequivocabile delle domande, alle quali spero che il Governo voglia rispondere; se non altro per una questione di garbo istituzionale, credo che abbia proprio il dovere di rispondere. Temo che la curiosità non tanto della collega Carlucci, quanto del blocco sociale del consenso dei cittadini di quelle regioni, sarà destinata a non avere alcuna risposta chiara da parte del Governo. Da parte mia mi limiterò ad alcuni specifici riferimenti puntualmente concreti relativamente al coordinamento con la legislazione vigente e mi limiterò a fare alcuni esempi.
Ad esempio, l'articolo 4, comma 1, differisce il termine per l'effettuazione di taluni adempimenti finalizzati all'adozione di provvedimenti di riordino di organismi pubblici, ma non modifica come dovrebbe il termine finale, che peraltro è già scaduto. L'articolo 4, comma 2, reca una norma di contenuto analogo a quanto disposto dal comma 423 dell'articolo 1 della finanziaria per il 2007.
L'articolo 6, comma 8, reca disposizioni relative al fondo per le misure di accompagnamento della riforma dell'autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica, che si sovrappongono a quelle recate dai commi 916, 918 e 920 della legge finanziaria.Pag. 94
Altre disposizioni - mi riferisco, ad esempio all'articolo 1, comma 6, all'articolo 2, comma 1, all'articolo 3, comma 2, all'articolo 4, comma 6 - perseguono l'obiettivo di prorogare alcuni termini previsti da disposizioni legislative vigenti, adottando la tecnica della novellazione, che non è conforme a quanto previsto da una circolare congiunta dei Presidenti di Camera e Senato e del Presidente del Consiglio del 20 aprile 2001.
Alcune disposizioni, poi, modificano in maniera non testuale termini recati da precedenti disposizioni, per lo più contenuti in decreti-legge e già prorogati con il medesimo strumento. Si segnalano le seguenti: l'articolo 1, commi 2 e 3, l'articolo 2, comma 5, l'articolo 3, commi 1 e 4, l'articolo 5, comma 1.
L'articolo 2, comma 4, in particolare, amplia in maniera non testuale ed impropria i compiti del commissario straordinario del Governo per l'emergenza BSE.
L'articolo 6, comma 4, per la verità in modo un po' confuso, sembra prevedere un'integrazione all'articolo 18 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, intervenendo a parziale modifica di quanto statuito in una preesistente norma, senza modificarne testualmente il contenuto.
Diverse disposizioni prorogano termini già prorogati da provvedimenti di recente approvazione. Mi riferisco, ad esempio, ad alcuni termini previsti dal decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, convertito con modificazioni dalla legge 12 luglio 2006, n. 228.
Altre disposizioni, invece, recano modifiche di carattere sostanziale. Mi riferisco, ad esempio, all'articolo 4, comma 1, che modifica il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.
Il termine previsto dal comma 2 dell'articolo 2, non indicato dal regolamento CE né in altre fonti interne di rango primario, era stato sinora fissato e prorogato già in via amministrativa; mentre ora viene fissato, novellando l'articolo 2 del decreto legislativo 10 dicembre 2002, n. 306, che reca testualmente disposizioni sanzionatorie in attuazione del regolamento CE relativo ai controlli di conformità delle norme di commercializzazione applicabili nel settore degli ortofrutticoli freschi a norma dell'articolo 3 della legge del 1o marzo 2002.
Ancora, l'articolo 4, comma 2, sospende l'applicazione dell'articolo 1, comma 2, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2005; ciò nelle more del riordino del Consiglio superiore delle comunicazioni.
Ancora, l'articolo 6, comma 7, dispone il differimento degli effetti derivanti dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del regolamento ISVAP; quindi, quanto meno, andrebbe valutata l'opportunità di verificare la congruità del riferimento alla data di pubblicazione piuttosto che a quella dell'entrata in vigore.
Temo che queste, come altre osservazioni svolte in merito a questo provvedimento, resteranno nel vuoto e non saranno nemmeno esaminate (non dico accolte) dall'Esecutivo.
Vorrei concludere il mio intervento con alcune affermazioni di carattere generale che l'esame di questo provvedimento mi ispira. La prassi dell'esecutivo di mettere il Parlamento di fronte al fatto compiuto e, quindi, di fronte a decreti-legge omnibus costituisce sicuramente un grave vulnus alle prerogative parlamentari. Questa prassi impedisce che le norme incidenti su specifici settori dell'ordinamento vengano concretamente esaminate ed elaborate nelle Commissioni competenti per materia. Non si permette ai deputati di qualunque schieramento politico - di maggioranza e di opposizione - di esaminare in modo compiuto e, soprattutto, nella sede propria, le disposizioni che incidono su ambiti nei quali sono particolarmente esperti proprio in ragione della loro appartenenza alle specifiche Commissioni.
In sintesi, non si consente al Parlamento, agli organismi parlamentari in generale di esercitare le proprie attribuzioni Pag. 95ed ai deputati di mettere a disposizione del Parlamento, quindi del paese, le proprie specifiche competenze.
È per le suddette osservazioni di metodo, oltre che per i rilievi di merito che ho succintamente cercato di esporre, accanto a quelle che hanno esposto i miei colleghi, che l'opposizione ed il «no» fermo a questo provvedimento da parte del gruppo di Forza Italia saranno inequivocabili.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Filipponio Tatarella.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, non ruberò molto tempo, visto che il mio è l'ultimo di una serie così ricca di interventi.
Non entrerò nei meandri del decreto-legge in questione, significativamente denominato «mille proroghe». Confesso: è troppo per me! Ma a latere, se vuole a monte, chiedo: come si può stabilire di rinviare tramite l'attuale decreto-legge l'entrata in vigore a regime di diverse discipline che meritano, al contrario, di essere definite con urgenza? Qual è il risultato di tutto ciò?
Il risultato, mi sembra è che, nel decreto-legge «mille proroghe», vi è tutto ed il contrario di tutto, vale a dire il nulla, con l'aggravante che il tentativo di dare a questo nulla una qualche consistenza da parte dell'opposizione, con la presentazione di emendamenti, è stato totalmente vanificato, poiché, come è noto, il Governo ha respinto tutti o quasi gli emendamenti presentati!
D'altra parte, questo Governo normalmente usa strumenti inadeguati, ricordiamoci (ad esempio, della legge finanziaria) per emanare migliaia di disposizioni di legge, invece di ricorrere allo strumento ordinario.
A me pare che il non felice esito di questo metodo, che ovviamente metodo non è, è che alcuni provvedimenti, pur condivisibili in quanto opportuni, inseriti all'interno di cosiddetti coacervi di norme, finiscono per perdere la loro importanza e giustificazione.
L'ulteriore esito per me ancora più infelice è la violazione di due principi fondamentali di ogni ordinamento giuridico, vale a dire la certezza ed una ragionevole coerenza delle norme e del diritto. Il diritto, che per definizione è ordine e pone ordine, vive in questo modo nella più assoluta contingenza. In altri termini, il diritto, che dovrebbe addomesticare la contingenza, è al servizio della contingenza! La politica, che dovrebbe usare il diritto per fare diritto, in realtà usa il diritto per fare politica!
La posta in gioco mi sembra veramente molto grande e importante.
Non si tratta più di questo o di quel provvedimento, di questa o di quella norma, ma del diritto stesso, di cui fino a prova contraria questo Parlamento dovrebbe essere il custode!
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
SESA AMICI. Relatore. Dopo la dichiarazione di inammissibilità di molti emendamenti, chiedo anche aiuto agli uffici della Presidenza circa gli emendamenti su cui esprimere il parere.
Sull'emendamento Boscetto 1.307 la Commissione formula un invito al ritiro, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Boscetto 1.308.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Giovanardi 1.4 e formula un invito al ritiro degli identici emendamenti Giovanardi 1.7 e Boscetto 1.8.
Esprime inoltre parere contrario sull'emendamento Giudice 1.320, sugli identici emendamenti Paolo Russo 1.310, D'Agrò 1.315, Folena 1.301, Paolo Russo 1.311 e Meloni 1.316.
Raccomanda altresì l'approvazione dell'emendamento 1.600 della Commissione, identico all'emendamento Cota 1.304.
Esprime parere contrario sull'emendamento Boscetto 1.312, mentre accetta l'emendamento del Governo 2.500 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Zucchi 2.301. Peraltro quest'ultimo emendamento è di contenuto identico ma Pag. 96più ampio rispetto a quello del Governo testé citato; chiediamo pertanto al Governo stesso di convergere sul testo di tale proposta emendativa.
La Commissione inoltre formula un invito al ritiro degli emendamenti Boscetto 2.304 e 2.305, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Cota 2.10.
Esprime parere favorevole sugli emendamenti 2.700 (ex articolo 86, comma 4-bis, del regolamento), Boscetto 2.306 e sugli identici emendamenti Marinello 2.14 e Zucchi 2.15.
La Commissione formula un invito al ritiro sugli identici emendamenti Mazzocchi 3.304 e Tolotti 3.306, limitatamente alla parte ammissibile, mentre esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 3.302 e Boscetto 3.307 ed accetta l'emendamento 3.500 del Governo.
Sull'emendamento Boscetto 3.3 formulo un invito al ritiro, mentre accetto l'emendamento 3.502 del Governo.
La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305, sull'emendamento 3-bis.700 (ex articolo 86, comma 4-bis, del regolamento), sugli emendamenti Boscetto 6.1 e 6.2 e sugli identici emendamenti Boscetto 6.5 e Contento 6.314.
La Commissione inoltre formula un invito al ritiro sull'emendamento Brugger 6.44, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Giudice 6.340.
Esprimo, altresì, parere favorevole sull'emendamento 6.700 (ex articolo 86, comma 4-bis, del regolamento) e formulo un invito al ritiro sull'emendamento Lulli 6.310. Riguardo all'emendamento Marinello 6.16, limitatamente alla parte ammissibile, mantengo l'invito al ritiro che si era espresso in Commissione, ma preciso che la stessa Commissione si riserva di rivedere tale decisione. Formulo ancora un invito al ritiro sull'emendamento Marinello 6.15. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Giudice 6.341 e Boscetto 6.21. Accetto l'emendamento 6.501 del Governo. Formulo un invito al ritiro dell'emendamento Duilio 6.322, limitatamente alla parte ammissibile, e raccomando l'approvazione dell'emendamento della Commissione 6.600, che ricomprende la parte ammissibile del suddetto emendamento Duilio. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Boscetto 6.23, Boscetto 6.27 e Boscetto 6.29. Esprimo l'invito al ritiro sugli emendamenti Marinello 6.34, Margiotta 6.333 e sugli identici emendamenti Margiotta 6.39 e Di Gioia 6.307, riguardo ai quali si è svolta una discussione in Commissione bilancio, per cui la Commissione si riserva di presentare un subemendamento. Accetto infine l'articolo aggiuntivo del Governo 6.0501.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Esprimo parere conforme a quello del relatore. Accolgo, inoltre, l'invito del relatore per quanto riguarda la possibilità di riformulare l'emendamento del Governo 2.500, nel senso espresso dal successivo emendamento Zucchi 2.301, che gode del consenso della Commissione agricoltura. Possiamo senz'altro accettare un'eventuale riformulazione di questo tipo; altrimenti, potremmo ritirare la nostra proposta emendativa al momento della sua votazione per favorire la confluenza sull'emendamento successivo.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame è rinviato ad altra seduta.