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Si riprende la discussione (ore 18,15).
(Esame dell'articolo 36 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 36 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 30).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita a ritirare gli emendamenti Boscetto 36.61, perché è stato presentato l'emendamento Pag. 8236.200 della Commissione, del quale si raccomanda l'approvazione, e D'Alia 36.62.
Per quanto riguardo l'emendamento Licandro 36.60, si tratta del segreto del Comitato. Naturalmente gli atti di tale organo sono segreti, come accade adesso. Sono previste sanzioni aggravate quando il segreto è violato da un parlamentare ed è stabilito che, in questi casi, quando il presidente del Comitato parlamentare si rende conto che il segreto è stato violato da un parlamentare, su segnalazione, magari, di un altro componente del Comitato stesso, informa il Presidente della Camera, cui quel parlamentare appartiene. Il Presidente della Camera, sulla base dello schema del Giurì d'onore, costituisce una Commissione paritetica e, se viene accertato che effettivamente il segreto è stato violato da quel parlamentare, lo stesso viene sostituito. Questo è il meccanismo.
Alcuni colleghi, i colleghi del gruppo Comunisti italiani, il collega Buemi ed altri hanno posto il problema della violazione del segreto da parte di alcuni soggetti, in particolare i giornalisti. Abbiamo riprodotto la norma che esiste per le Commissioni di inchiesta; in particolare, abbiamo votato in questa legislatura (non ho in questo momento a disposizione i tabulati di riferimento) a larghissima maggioranza, da parte di tutte le parti politiche, una norma che prevede questo tipo di sanzione per chi viola il segreto della Commissione i rifiuti e per chi viola il segreto della Commissione antimafia.
Francamente, ho chiesto ai colleghi di riflettere su tale punto e di valutare se sia il caso di ritirare questo emendamento, perché sarebbe abbastanza singolare ritenere che chi viola il segreto della Commissione rifiuti, con tutto il rispetto per l'importanza di questa Commissione, viene sanzionato, e non, invece, chi viola il segreto del Comitato parlamentare per la sicurezza. Anche perché, dal punto di vista pratico, non cambia nulla: chi viola il segreto concorre con l'altro soggetto parlamentare e, quindi, è punito nello stesso modo. Si tende solo ad evitare in questo caso che la sanzione più grave prevista per il parlamentare venga applicata anche al giornalista.
Sulla base di questi argomenti, pregherei il collega Licandro di valutare l'opportunità di ritirare questo emendamento.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, francamente, in base alla discussione avuta in sede di Commissione, agli interventi svolti anche da altri colleghi nonché alla stessa sensibilità mostrata dal presidente e relatore Violante, pensavo che anche su questo punto la Commissione si prendesse una pausa di riflessione ed approfondisse ulteriormente il problema.
Ciò che è stato detto dal presidente Violante è assolutamente oggettivo, insuperabile ed ineccepibile: per le Commissioni di inchiesta - quella sui rifiuti e quella sui fenomeni mafiosi - sono previste disposizioni di questo tipo. Tuttavia, mi permetto di osservare che la natura di tali Commissioni è profondamente diversa. Là si tratta di Commissioni di inchiesta, dotate di poteri giudiziari pari a quelli della magistratura, mentre in questo caso si tratta di un Comitato con funzioni di controllo e di garanzia politica.
Sotto questo profilo non riesco quindi a convincermi del richiamo assolutamente garbato fatto dal presidente Violante. Al contrario, chiederei un supplemento di riflessione in modo che tutti insieme - come fatto sinora con estrema fatica, ma tutti insieme - si possa trovare la soluzione, perché si tratta di un altro di quei punti particolarmente delicati che la riforma tocca che coinvolgono direttamente Pag. 83l'opinione pubblica e su cui, neppure per un attimo, si può far pensare che si voglia eliminare o sottrarre l'operato dei nostri servizi al controllo sociale dell'opinione pubblica.
PRESIDENTE. Presidente Violante?
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la richiesta è arrivata da parte di un gruppo parlamentare. Quindi, ritengo che essa vada accolta perché su questioni così delicate vi è un problema di rispetto reciproco. Pertanto, propongo l'accantonamento dell'articolo 36 e ritengo che si possa concludere l'esame odierno del provvedimento con l'articolo 37. Si tratta soltanto di tre voti.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, l'ulteriore esame...
ROBERTO VILLETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, mi consenta di intervenire su questo punto, che considero importante, prima di procedere all'accantonamento dell'articolo 36. Come ci ricorda con la sua autorevole esperienza il presidente Violante, si ricorre all'accantonamento quando bisogna risolvere dei problemi e quindi occorre tener conto delle opinioni del Parlamento.
Mi rivolgo sia alla maggioranza che all'opposizione. Provengo da una storia lontana e ne porto in qualche modo la tradizione, che ricordo anche in quest'aula. Quando si parla di servizi segreti, non posso non ricordare una grave degenerazione che avvenne proprio in questo campo. Mi riferisco ad una frase, rimasta storica, di Pietro Nenni, quando nel luglio del 1964 parlò di «tintinnio», di rumore di sciabole. Quella degenerazione fu combattuta innanzitutto dalla stampa democratica. Fu il periodico L'Espresso, violando la norma del segreto di Stato con due giornalisti di grande coraggio politico, come Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi, che pubblicò il cosiddetto «Piano Solo».
Ora, facciamo attenzione, colleghi! Facciamo attenzione! Sicuramente possiamo fidarci dei nostri servizi e non voglio minimamente che nel mio ragionamento si accenni al più piccolo sospetto su degenerazioni da parte dei nostri servizi segreti.
Sappiamo, però, che, ogni qualvolta parliamo di servizi segreti - mi rivolgo all'opposizione e alla maggioranza di oggi e potrebbe essere l'inverso domani - dobbiamo fare una grande attenzione. Mi ricordo di un grande esponente americano, un grande leader degli Stati Uniti che diceva: se dovessi fare a meno della stampa democratica o del Parlamento e fossi costretto a questa scelta capestro, farei a meno del Parlamento e non alla stampa democratica.
Sulla questione del segreto di Stato dobbiamo svolgere una seria riflessione, sapendo che, alcune volte, pubblicare notizie che sono sotto il segreto dello Stato, in realtà, significa pubblicare informazioni che già sono note, che già circolano e che, quindi, non sono più segrete, ma sono utilizzate come materiale di pressione e di ricatto. È, quindi, giusto che, da parte della stampa democratica, si denunci se questi materiali vengono diffusi per operazioni di basso livello.
Questo è un punto fondamentale, colleghi della maggioranza, noi che consideriamo fondamentali i principi liberali. È un punto fondamentale, colleghi dell'opposizione, voi che, già tante volte, vi siete impegnati su questioni attinenti ai diritti e alle garanzie. Non possiamo trattare la stampa democratica come se fosse responsabile della violazione dei segreti dello Stato. C'è una differenza tra la fonte e la valle. C'è chi deve tutelare il segreto e chi, invece, deve denunciare che il segreto è violato e che alcuni documenti circolano. Questo è il compito della stampa democratica, dei giornalisti e di coloro che amano la democrazia e la libertà! Qualcuno, in quest'aula, lo deve ricordare!
Noi dobbiamo impegnarci, affinché, con questo disegno di legge, sia possibile Pag. 84non solo a noi, come Camera dei deputati, di svolgere un ruolo importante, ma anche all'opinione pubblica, che è fondamentale in una democrazia liberale, di vigilare perché le garanzie siano rispettate, perché non ci siano degenerazioni e perché i servizi segreti siano realmente al servizio della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani e di deputati de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Vorrei ricordare ai colleghi, visto che sono diverse le richieste di intervento, che il presentatore dell'emendamento Licandro 36.60 ne ha chiesto l'accantonamento e che in proposito il relatore si è espresso nel senso di accantonare l'esame dell'articolo 36. La Presidenza ha quindi chiesto se vi fossero obiezioni al riguardo.
GIANPIERO D'ALIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, mi riservo di intervenire su questo punto, quando ne discuteremo nel merito in sede di Comitato dei nove e in Assemblea, consigliando a tutti i colleghi di leggere prima e diffusamente il testo.
Mi permetto ora di chiedere al presidente Violante di valutare la possibilità di accantonare anche l'articolo 37 per una ragione specifica. Con tale articolo si disciplinano le modalità di funzionamento del comitato attinente, ad esempio, alle collaborazioni esterne, e la possibilità che il comitato possa avvalersi di collaborazioni esterne o meno dipende anche dal regime di segretezza che introduciamo con l'articolo 36. Sarebbe, quindi, opportuno sciogliere prima questo nodo e, poi, stabilire qual è la dotazione di personale e di consulenti esterni ai membri del comitato, che possiamo fornire allo stesso, in ragione delle garanzie che introduciamo sulla segretezza delle notizie che vengono trattate dal comitato.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, possiamo certamente sospendere qui i nostri lavori, essendo peraltro giunti a buon punto. Volevo solo dire al collega Villetti che la questione che ha posto sul problema relativo al segreto di Stato è molto seria, ma non è toccata da questo emendamento, che riguarda altro tipo di segreto, assai meno rilevante.
PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.