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Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge di conversione n. 1092, sospeso nella parte antimeridiana della seduta.
È iscritto a parlare l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. La discussione sul disegno di legge di conversione in esame ha messo in evidenza un problema che tutti abbiamo potuto constatare in questi cinque anni, cioè il fatto che il ritorno a commissioni di esame interamente composte da membri interni nelle scuole ha generato, nelle scuole paritarie, Pag. 50un aumento del numero delle maturità esponenziale ed ha provocato, a quanto sappiamo, fenomeni poco accettabili negli istituti scolastici.
D'altra parte nessuno di noi ritiene che si possa o si voglia ritornare alla scuola di élite. A differenza di quanto detto dall'onorevole Aprea, qui non vi sono persone che hanno fatto le scuole negli anni Trenta, che avrebbero più di cento anni, ma persone che le hanno fatte negli anni Sessanta, dunque non molto tempo fa, ed abbiamo potuto constatare, in quel periodo, che la formazione di commissioni con membri esterni e membri interni aveva mantenuto nelle scuole pubbliche, ma anche nelle altre scuole, un livello che si è perduto negli ultimi anni.
Si può discutere sulla materia d'esame e sul fatto che non si tratti, diciamo così, di chiedere agli studenti l'impossibile, anche se tutto dipende dal modo in cui ciò viene richiesto. Non mi pare che siano decisive le questioni relative all'anno o ai tre anni, oppure a tutte o alcune delle materie, perché la situazione dipende dal tipo di organizzazione e dalle modalità dell'esame. È certo, invece, che sia assolutamente necessaria un'attività di controllo che valga per le scuole pubbliche come per quelle paritarie.
Chi come me insegna da trent'anni nell'università sa perfettamente ciò che è avvenuto negli ultimi anni e come le matricole arrivino all'università in una situazione sempre più difficile, non tanto a livello di nozioni quanto di capacità di leggere un libro o di scrivere un testo, aspetti su cui l'università non può intervenire più di tanto per le caratteristiche dell'insegnamento universitario ed il rapporto che si stabilisce negli anni dell'università.
Siamo fortemente interessati ad arrivare ad una diversa composizione delle commissioni di esame ed al fatto che la maturità, senza essere una sorta di massacro, mantenga nelle scuole pubbliche come in quelle paritarie elementi di controllo e di livello necessari anche per quanto riguarda il proseguimento degli studi superiori.
Ritenevo necessario affermare questi concetti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ci troviamo ad affrontare il disegno di legge di conversione del decreto-legge presentato dal Governo con un aspetto tecnico relativo alla copertura degli esami di maturità.
Ritengo sia opportuno approfittare di questa discussione per porre al centro del dibattito politico alcuni elementi di chiarezza con riferimento alle problematiche della scuola e degli esami di maturità e con riguardo agli intendimenti che il Governo ha o dovrebbe avere in relazione a tutte le riforme varate dal precedente esecutivo, che costituiscono un complesso piuttosto organico di un ammodernamento della società che ci ha chiesto l'Unione europea e sul quale il paese non può tornare indietro.
Abbiamo il dovere, in primo luogo, di consentire agli studenti che l'uscita dalla scuola e dal percorso di formazione avvenga presto e bene, ponendoli in collegamento con il mondo del lavoro. Noi abbiamo costruito un impianto che, con la riforma Moratti e con la riforma Biagi, collega due mondi, riorganizza la flessibilità del lavoro e - a differenza di quanto affermato durante la campagna elettorale e anche in quest'aula da esponenti del Governo - esalta il ruolo della formazione professionale.
Oggi, in via incidentale, ci troviamo a discutere del tema degli esami di maturità e ritengo - avendoli sostenuti abbastanza di recente - che siano piuttosto inutili. Tuttavia, al di là dell'inutilità degli esami di maturità, mi ha sorpreso il tono duro della relatrice, quando affermava la necessità di rigore e serietà con riferimento a tali esami. Semmai, il rigore e la serietà sono necessari durante tutto il percorso formativo!
ALBA SASSO, Relatore. Stiamo parlando degli esami!
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SIMONE BALDELLI. Onorevole Sasso, lei è la relatrice del provvedimento ed è già intervenuta al riguardo; pertanto, quando parlano i colleghi dell'opposizione, la pregherei di non interrompere.
A nostro avviso, al centro del sistema scolastico vi deve essere la persona, lo studente. Quindi, ben venga la promozione del maggior numero di studenti e, nonostante non sia convinto dell'utilità degli esami di maturità, ritengo che non sia il membro esterno a fornire quel rigore e quella serietà che, secondo molti, manca a tali esami.
Diamo alla scuola un senso vero! Noi ci abbiamo provato, attraverso una riforma importante, sulla quale peraltro ancora non si è compreso quale sia la posizione del Governo. Come affermava in precedenza il collega Del Bue, non si capisce dove intendete modificarla, se intervenendo sui cicli scolastici o sulle commissioni d'esame. Il fatto è che esiste una riforma che sta entrando in vigore, che vi sono giovani il cui percorso scolastico e formativo dipenderà da ciò che si deciderà in merito alla scuola e al lavoro.
Sono mondi vicini e rappresentano, nell'ambito di un quadro generazionale, una faccia della stessa medaglia che, per altri versi, tocca anche il mondo della previdenza, che riguarda la competenza di altri ministri, ma dello stesso Governo. Anche in questo ambito vi sono visioni che difficilmente riescono a conciliarsi. La maturità non è il passaggio all'età adulta (che, peraltro, in Europa si raggiunge a 25 anni, molto tempo dopo rispetto a quanto accade in Italia). L'esame di maturità è un passaggio, senza inerpicarci sui tecnicismi e sulle coperture finanziarie. Cogliamo l'occasione di questo dibattito per capire cosa volete fare in ordine alla riforma Moratti ed al lavoro svolto da questo Governo! Fate anche tesoro di un consiglio che vi ha dato il Capo dello Stato, ossia quello di non affrontare in maniera pregiudizialmente distruttiva tutto ciò che ha fatto il Governo precedente.
È facile portare gli studenti in piazza e fare l'opposizione di piazza quando le associazioni studentesche sono finanziate dai sindacati, quando si scimmiottano vecchi slogan, quando si ripropone quel modello post-sessantottino per cui uno sciopero «val bene una messa», quando la contropartita dello scendere in piazza è quella di non andare a scuola.
È anche facile fare demagogia da questo punto di vista. Per cinque anni, abbiamo visto i sindacati ed una parte minoritaria ma assai chiassosa di studenti scendere in piazza contro il ministro Moratti, sbeffeggiata ed insultata in ogni modo possibile ed immaginabile. Anche voi siete stati appresso a tutto questo; anche voi, che oggi sedete nei banchi della maggioranza parlamentare (che non è maggioranza nel paese) e nei banchi del Governo con ruoli di responsabilità.
Mi auguro che questa farsa finisca, anche perché il ministro Moratti ha assunto il prestigioso incarico elettivo di sindaco di Milano. Oggi, la palla, in qualche modo, passa a voi. Noi difendiamo la nostra riforma, ne difendiamo le linee guida, il processo di ispirazione politica e difendiamo il principio per cui vi sia libertà di scelta per le famiglie e per gli studenti, perché crediamo che ciò sia giusto. Crediamo che la centralità della scuola implichi anche guardare il «prodotto» (si passi il termine, forse, un po' troppo aziendale), ossia la finalità della scuola, ossia la preparazione degli studenti.
Non parliamo solo della scuola e di ciò che ruota attorno ad essa: è fondamentale la preparazione degli studenti. Tale preparazione deve essere certificata, certificabile e riconoscibile. Per questo motivo, è stato creato un meccanismo come quello dell'Invalsi e per questo motivo si deve dare ai nostri studenti la possibilità di essere competitivi con i colleghi europei. Altrimenti, è inutile dare loro un esame di maturità così strutturato.
Quindi, attenzione a dove metterete le mani! Non intervenite in maniera pregiudiziale: pensate che c'è una ratio e che sono stati portati avanti alcuni adempimenti perché ce li ha richiesti l'Europa, Pag. 52dal momento che il mondo va in quella direzione. Non cerchiamo di fermare il mondo, perché si vuole scendere...!
Ancora, si è fatto riferimento agli insegnanti, insinuando che vi è stata disattenzione nei loro confronti. Tuttavia, ricordo che sono stati regolarizzati 117 mila insegnanti precari. Non vorrei aprire nuovamente la ferita del precariato degli insegnanti della scuola, che ha una storia lunga e travagliata, per certi versi tragicomica o drammatica, a seconda dei punti di vista. Ma credo sia un dato significativo che 117 mila insegnanti precari siano passati in ruolo.
Pertanto, rivolgo un appello in questo senso, affinché il Governo, da questo momento in poi, tenga presente che vi è la necessità di portare in Parlamento, nelle Commissioni e via dicendo, un quadro chiaro. Dovete dirci cosa volete fare, dove intendete intervenire e con quale tempistica. Soprattutto, vi invito a portare avanti un'azione politica che sia rispettosa non solo del lavoro svolto sino ad oggi (non so se questo appello cadrà nel vuoto), ma che sia intellettualmente onesta nel riconoscere quanto di positivo (moltissimo!) è stato fatto.
Vi invito a guardare la scuola un po' di più dal punto di vista degli studenti, di quelli veri, non di quelli che vengono pagati per andare in piazza a fare i cortei!
TITTI DE SIMONE. Avete una concezione della partecipazione democratica molto particolare!
SIMONE BALDELLI. Abbiamo la concezione di come vengono finanziate certe associazioni studentesche! Le consiglio di andare a vedere lo statuto!
TITTI DE SIMONE. Sarebbe meglio che guardaste ciò che finanziate voi!
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, se posso parlare...
PRESIDENTE. Onorevole De Simone, per cortesia... Onorevole Baldelli, si rivolga alla Presidenza.
SIMONE BALDELLI. Infatti, a lei mi sono rivolto, Presidente. Grazie.
Quindi, rivolgo un appello affinché si lavori dal punto di vista politico con onestà intellettuale. Credo che ancora oggi dobbiamo rendere grazie all'operato del Governo precedente. Ritengo che ormai la stagione in cui il centrosinistra scende in piazza tutti i giorni (per la scuola, per le pensioni o per il lavoro), con un ordine del giorno della piazza ancora da identificare, ma con la data dello sciopero generale già prevista in calendario, sia finita. Non ci sarà più una manifestazione degli studenti contro la Moratti, ma contro il ministro dell'istruzione di turno e contro la vostra ipotesi di riforma. Spero, almeno, che non riusciate a metterci contro gli studenti anche adesso che siamo all'opposizione.
Quindi, mi auguro che la stagione della piazza sia finita e che - è un augurio che vi faccio di cuore - vi assumiate la responsabilità di affrontare questo tema in maniera non demagogica, come abbiamo temuto ascoltandovi per tutta la campagna elettorale e in questi primi scampoli di legislatura (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, innanzitutto, vorrei tranquillizzare l'onorevole Baldelli, che è così preoccupato dei meccanismi di partecipazione democratica del mondo della scuola.
SIMONE BALDELLI. Tranquillissimo...!
TITTI DE SIMONE. Fra l'altro, oggi abbiamo sentito dai banchi dell'opposizione anche alcuni richiami, da questo punto di vista, un po' tardivi. Mi riferisco all'intervento dell'onorevole Garagnani, del tutto condivisibile, sulle prerogative del Parlamento riguardo alla discussione di merito in tema di scuola. Peccato, onorevole Garagnani, che nei cinque anni precedenti, su questi temi, nel momento in cui il Governo aveva del tutto scippato il Parlamento di qualsiasi forma di discussione Pag. 53e non si era distinto per confronto democratico con le parti sociali, lei non abbia avuto la preoccupazione di sollevare tale questione né in quest'aula, né in Commissione.
Volevo tranquillizzare il collega Baldelli sul fatto che noi siamo sempre per la partecipazione libera, spontanea e democratica della società organizzata e del mondo della scuola...
SIMONE BALDELLI. Mandate i bambini in piazza! Altro che partecipazione!
TITTI DE SIMONE. ...sia quando siamo all'opposizione, sia quando siamo nella maggioranza di Governo.
Credo che questa dovrebbe essere una buona abitudine generale di tutte le forze politiche. Noi riteniamo che il confronto con il mondo della scuola in questi cinque anni di legislatura, anche per quanto attiene al lavoro di noi parlamentari, si svolgerà, al contrario dei cinque anni precedenti, nel segno di un reale ascolto, del dialogo e dell'incontro, per un lavoro comune e costruttivo. In questo solco noi ci muoveremo.
Questo provvedimento, naturalmente, avrà il nostro voto favorevole, perché è un atto dovuto. Si tratta inoltre di un provvedimento urgente.
Non è il giorno delle polemiche. Vorrei dirlo qui, anche se questa discussione, ovviamente, è stata attraversata anche da richiami polemici dei colleghi dell'opposizione. La discussione di oggi ha un po' travalicato il tema del provvedimento in oggetto, perché stiamo esaminando un decreto urgente che riguarda la disponibilità economica rispetto ai commissari di esame. Naturalmente, la discussione, invece, si è estesa a temi che riguardano i meccanismi di funzionamento delle commissioni e la riforma dell'esame di maturità. Penso che ce ne occuperemo al momento opportuno e che svolgeremo un regolare confronto, aperto - come deve essere - e partecipato.
Come dicevo, non è questo il giorno delle polemiche, però, onorevole Aprea, onorevole Baldelli, onorevole Garagnani, inviterei i colleghi dell'opposizione ad esercitare, qualche volta, una capacità di ascolto di ciò che avviene nella società e che è anche segnato da passaggi politici importanti. Ieri si è svolto un referendum costituzionale che ha avuto un risultato eclatante, nettissimo. Credo che questo debba indurre - lo dico sommessamente - le forze politiche ad una riflessione sul segnale netto ed inequivocabile provenuto dal paese, dall'elettorato, su una materia così importante. Peraltro, la riforma in questione aveva una ricaduta generale sul sistema istituzionale e sui meccanismi di partecipazione, ma anche sul sistema scolastico. Infatti, la devolution richiamava ad un sistema di carattere federalista che avrebbe avuto ripercussioni concrete sul sistema scolastico, dividendolo in tanti sistemi di carattere regionalistico. Penso che il segnale provenuto ieri dall'elettorato di bocciatura di tale riforma prenda spunto anche dalla preoccupazione fortissima del nostro elettorato di rompere quei principi costituzionali fondamentali che sono alla base di un sistema pubblico ed unitario, così come è scritto nella nostra Carta costituzionale. Credo che tali passaggi debbano invitarci tutti ad una riflessione molto profonda, al di là delle argomentazioni più o meno dotte oggi richiamate anche con excursus molto lontani storicamente e culturalmente dalla fase che viviamo.
Voglio dire molto chiaramente all'onorevole Aprea e all'onorevole Garagnani che noi non abbiamo bisogno di escamotage. Cosa pensiamo della vostra riforma ve lo abbiamo detto per cinque anni in quest'aula, ve l'abbiamo detto in Commissione e, più di noi, ve l'ha detto il mondo della scuola nelle sue varie ed ampissime articolazioni. Noi abbiamo un programma politico, un programma di Governo, che è un atto pubblico. Dunque, è noto a tutti - anche a voi, naturalmente - quali sono i principi fondativi di tale programma per quanto riguarda la scuola. Non abbiamo bisogno di un escamotage come prendere i soldi del tutor e metterli da un'altra parte per dire che non vogliamo il tutor. Non è questo il modo in cui intendiamo muoverci. Pag. 54Quando discuteremo tale aspetto della riforma, lo faremo molto chiaramente nel solco di quanto prevede il nostro programma di governo, che noi intendiamo onorare e che vogliamo sviluppare.
Per una questione di onestà intellettuale - mi sembra doveroso nei confronti del mondo della scuola, da questo punto di vista non ci vogliamo attribuire alcun vantaggio -, vorrei dire che il dipinto rose e fiori che emerge dagli interventi dell'opposizione sulla situazione della scuola pubblica italiana mi pare francamente poco onesto. Diciamo chiaramente che, ad esempio, i soldi per i compensi dei commissari d'esame quest'anno non erano previsti, cioè di fatto non era sufficiente quanto predisposto dal precedente Governo per fare fronte quest'anno a tale questione. Ci risulta, peraltro, che vi siano anche alcune pendenze del precedente anno scolastico in cui i pagamenti, onorevole Aprea, non sono stati onorati. C'è una situazione sicuramente non positiva, non solo da questo punto di vista.
Queste risorse, peraltro, erano state accantonate per una materia oggetto ancora di discussione e di confronto sindacale; quindi, probabilmente, esse non sarebbero state neanche spese. Pertanto, a noi sembra logico e sensato che sia stato predisposto tale tipo di intervento per far fronte ad un'esigenza reale ed immediata del mondo della scuola al fine, anzitutto, di restituire ad esso serenità. A mio avviso, infatti, di ciò la scuola in questo momento ha molto bisogno: di serenità, di segnali chiari e di discontinuità rispetto ad una politica - portata avanti nei trascorsi cinque anni di Governo del centrodestra - di tagli alle risorse, di riduzione degli organici, di aumento del precariato, di riduzione del tempo-scuola. Come osservava anche la relatrice, onorevole Sasso, affronteremo - dovremo farlo: certo, non oggi ma nel momento opportuno - una discussione che riguardi il tema della riforma degli esami di Stato. Ritengo, però, che servano approcci non ideologici - quali invece sono stati quelli sentiti ampiamente stamattina - ma di buonsenso e anche di conoscenza della realtà dei fatti, per cercare di porre dei rimedi ad un sistema che oggettivamente non funziona.
I dati sono a disposizione di tutti; sappiamo che il ricorso alle commissioni interne ha determinato una serie di difficoltà per il sistema e che vi è stato un aumento esponenziale del numero di diplomati nelle scuole private riconosciute. Vorrei che al riguardo ricordassimo tutti, maggioranza ed opposizione, che già nella precedente legislatura qualche problema si era registrato in ordine a queste scuole e agli accreditamenti ricevuti. Quindi, è necessario condurre una verifica su tale terreno; anche in questi giorni di esami di maturità, le cronache hanno registrato casi non belli di situazioni illegittime.
Dunque, ritengo che dobbiamo rispondere con provvedimenti che garantiscano, innanzitutto, la trasparenza, la puntualità ed il buon funzionamento del sistema, nonché gli interessi degli studenti. Ritengo che ciò rappresenti il punto principale; gli interventi, peraltro, dovrebbero certamente provvedere nella direzione opposta a quella di un sistema federalista spinto - mi si permetta l'espressione -, stamattina suggerito dall'onorevole Aprea. Utilizzare la strada che lei indicava, onorevole, citando anche, erroneamente, le parole di don Sturzo...
FABIO GARAGNANI. Sei la meno adatta a parlare di don Sturzo!
VALENTINA APREA. Erroneamente? Ho letto don Sturzo: sono le parole di don Sturzo!
MARILDE PROVERA. Presidente!
TITTI DE SIMONE. Devo osservare che quanto va certamente garantito, contrariamente alle indicazioni venute dai colleghi dell'opposizione, è il valore legale del titolo di studio; è, infatti, del tutto evidente che, se miniamo il sistema incidendo sui fondamentali meccanismi di garanzia del valore legale del titolo di studio e apprestando un sistema quale quello prefigurato Pag. 55dalla collega Aprea, noi rechiamo un danno complessivo alla scuola pubblica e agli studenti.
Comunque, avremo modo di confrontarci, onorevole Aprea, sui temi che sono cari al mondo della scuola e che sono oggetto del nostro programma; è chiaro, infatti, quale sia il nostro obiettivo.
Noi intendiamo smantellare l'impianto legislativo - e culturale, oserei dire - della riforma Moratti realizzando un progetto, del tutto alternativo ad essa, che riassegni una posizione centrale alla scuola pubblica, quella della Costituzione, la scuola della Repubblica, e che dia un segno di discontinuità rispetto a quanto è stato fin qui prodotto: in termini di risorse, di organizzazione dei tempi della scuola, di organici, di innalzamento dell'obbligo e di meccanismi di reclutamento. Un'attenzione specifica richiedono le questioni del precariato, che, anche grazie alla vostra azione di «istituzionalizzazione» - diciamo così -, ha raggiunto livelli che non sono mai stati raggiunti prima nel nostro paese e che di certo non fanno bene al sistema.
Desidero rassicurarvi, colleghi: la nostra è un'idea tutt'altro che conservatrice; è l'idea di una buona scuola, della scuola tratteggiata nei principi della nostra Costituzione (che, forse, bisognerebbe applicare in misura maggiore quanto alla sua prima parte, impegnandosi al riguardo con maggiore attenzione), di una scuola che unisce anziché dividere, della scuola che per noi è pubblica, della Repubblica, della scuola laica (onorevole Garagnani, siamo in un paese dove non vi è una religione di Stato). Peraltro, la nostra scuola pubblica è chiamata a rispondere, oggi, ad esigenze di integrazione, di confronto e di dialogo tra culture e religioni diverse e, di conseguenza, deve svolgere un ruolo delicato ed essenziale. Per parte nostra, dobbiamo aiutare la scuola pubblica ad adempiere questo importante ruolo.
Debbo aggiungere che non capisco i richiami dell'onorevole Garagnani agli interventi del Governo. Onorevole Garagnani, vorrei ricordarle che, nella precedente legislatura, siamo andati avanti con la politica degli annunci, che è stata il leit motiv, la prerogativa del ministero guidato dalla Moratti, e che abbiamo avuto la «fortuna» di poter ascoltare il ministro in Commissione soltanto a distanza di mesi dall'insediamento del Governo, dopo che quel Governo aveva compiuto un atto - mi riferisco al decreto-legge n. 255 del 2001, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2001-2002 - che costituì un passaggio fondamentale del processo di riforma che avete continuato a perseguire negli anni successivi.
VALENTINA APREA. In attuazione delle sentenze!
TITTI DE SIMONE. Il ministro Moratti venne a riferire in Commissione - lo ripeto - dopo che erano trascorse molte settimane dall'adozione del predetto decreto-legge. Mi pare molto tempestiva, invece, l'azione di confronto di questo Governo: il ministro Fioroni verrà in audizione in Commissione cultura nei prossimi giorni e, in quella sede, avremo modo di confrontarci sulle linee programmatiche del Governo.
Quindi, penso che il provvedimento in esame, al quale dobbiamo guardare con senso di responsabilità, costituisca un atto dovuto per la scuola pubblica. Credo, peraltro, che su tutte le questioni che sono state sollevate oggi sui temi programmatici avrà luogo un ampio confronto sia in Commissione sia in Assemblea.
Mi preme sottolineare che noi ci muoveremo nel solco della difesa di una scuola pubblica laica e della Repubblica, per recuperarne il ruolo essenziale nella crescita culturale e sociale del paese e nella lotta alle disuguaglianze (che sono riaffiorate, in questo paese, in maniera molto grave ed evidente). La scuola è chiamata a dare risposte ed a svolgere un ruolo essenziale in tale direzione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marcazzan. Ne ha facoltà.
PIETRO MARCAZZAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto, desidero Pag. 56dire che anche il gruppo dell'UDC ha votato in Commissione a favore del provvedimento in esame, testimoniando, in tal modo, la sua sensibilità nei confronti della scuola, sicuramente molto cara a tutti noi, anche perché essa rappresenta un investimento. È doveroso, pertanto, tenere sempre desta, al riguardo, la nostra attenzione. Quindi, occorre sensibilità da parte di tutti, indistintamente.
Mi sento di affermare che la nostra scuola, il nostro sistema scolastico, nonostante tutto, nel corso degli anni ha compiuto veri e propri miracoli, checché se ne dica. E ciò lo dico non tanto per chissà quali impianti o nostalgie, ma perché ho avuto modo di vivere personalmente esperienze scolastiche diverse, da quelle dell'ex Unione sovietica - a Mosca -, a quelle degli Stati Uniti e di altri paesi europei. Quindi, tutto sommato, mettendolo a confronto con i diversi sistemi, il nostro apparato scolastico nulla ha da invidiare agli altri, pur con tutte le difficoltà, i disagi ed il disorientamento che in esso oggigiorno riscontriamo (e ciò non lo possiamo negare).
A parte il provvedimento tecnico in esame, che ha riscontrato un consenso unanime da parte di tutte le forze politiche, sicuramente nei prossimi mesi e nei prossimi anni si registrerà un dibattito molto ampio sulla scuola. Mi auguro che se davvero la scuola ci è cara, come affermiamo, ci ricorderemo di mettere sempre gli studenti al primo posto. Anch'io sono insegnante e, quindi, provengo dal mondo della scuola. Nel modo della scuola vi sono alcune correzioni da apportare e credo sia indispensabile l'apporto e l'intelligenza di tutte le forze per far sì che davvero l'investimento che faremo si riveli un patrimonio per l'intero paese. Quindi, è vero, oggi sono state espresse - legittimamente - posizioni divergenti in merito e tutte sono valide e vanno rispettate. Noi, come gruppo dell'UDC, auspichiamo per il futuro che si riesca davvero a guardare avanti, che si riesca a fare tesoro delle esperienze, della riforma del passato, e quindi ad integrare, migliorare e correggere, ma soprattutto tenendo bene a mente che gli studenti - gli studenti anzitutto - sono i protagonisti della scuola, insieme agli insegnanti, alle famiglie, ed a tutto il tessuto sociale nel quale sono inseriti [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rositani. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO ROSITANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con molta attenzione gli interventi dei colleghi dell'attuale maggioranza, in particolar modo quelli del collega Rusconi e della collega Titti De Simone: la prova provata che anche sulla scuola, da domani in poi, avremo grandi problemi da risolvere, non solo problemi per quanto riguarda gli insegnanti e gli studenti, ma anche problemi di contrasto e di fondo che esistono nell'attuale maggioranza tra la parte radicale e la parte cosiddetta moderata.
Mi sono adoperato, nei cinque anni che abbiamo lavorato in Commissione cultura, per far giungere ai colleghi, con l'umiltà necessaria, il messaggio che gli argomenti di cui si interessa, in genere, la stessa Commissione cultura sono materie in cui è accettabile l'impostazione ideologica, ma non sono accettabili atteggiamenti faziosi, pregiudizialmente presi e che vanno, comunque, al di là dell'interesse oggettivo - della scuola, in questo caso - e, quindi, dei soggetti interessati. Dunque, il messaggio che la precedente maggioranza aveva trasmesso all'opposizione era la serenità nel trattare gli argomenti della cultura e della scuola in particolar modo. Ci siamo trovati di fronte ad un atteggiamento negativo, pregiudizialmente negativo, chiuso ad ogni tipo di colloquio, per cui oggi ci si accusa di aver varato la riforma della scuola da soli per nostra scelta. La verità è l'opposto!
A me fa piacere ripetere oggi ai colleghi, nuovi e vecchi, che l'aria che ho respirato nelle prime sedute della Commissione cultura, presidente Folena, non mi è piaciuta.
In particolar modo, mi riferisco all'audizione dei precari. In ogni caso, come Pag. 57detto, si tratta delle prime esperienze, dei primi atteggiamenti: con calma ci conosceremo e sapremo come lavorare. Ciò, me lo auguro di tutto cuore come uomo di scuola e di cultura perché mi sono interessato di questi problemi per larga parte della mia esistenza.
Oggi i colleghi della minoranza vogliono sapere cosa si intende fare di questa riforma, ed una risposta del Governo - che speriamo verrà data già nel corso di questa giornata - è stata ripetutamente sollecitata. Nelle risposte di alcuni colleghi della maggioranza - in particolare, mi riferisco agli interventi degli onorevoli Rusconi e Titti De Simone - non abbiamo trovato sintonia, convergenza. L'onorevole Rusconi è stato possibilista circa un incontro, una discussione ed ha parlato di una revisione non a tutti costi; egli ha interpretato il messaggio contenuto nel programma dell'Unione in modo estremamente elastico e possibilista. Di contro, l'intervento della collega Titti De Simone è stato caratterizzato da discontinuità, rottura totale, cambiamento radicale. Quindi, capite perfettamente che un uomo come me, presente ormai da tanti anni in questa aula, è preoccupato poiché, giorno dopo giorno, ha esercitato per gran parte della sua esistenza la professione di professore. Quando sento questi discorsi, ovviamente, ne soffro non tanto come uomo politico, ma come padre di famiglia, come uomo che sta a contatto con la gente comune dalla mattina alla sera per svolgere, nel miglior modo possibile, il suo ruolo di rappresentante del popolo.
Colleghi dell'attuale maggioranza, rinnovo allora l'invito alla serenità dei giudizi e delle impostazioni, alla moderazione e all'equilibrio poiché si tratta di argomenti, di materie - parlo della scuola - sui quali non sono consentite a tutti costi deviazioni di ordine ideologico.
Il provvedimento oggi in esame, come ha potuto osservare la gran parte dei colleghi che mi hanno preceduto, rappresenta in sostanza un atto dovuto, quindi evitiamo anche in questo caso di sollevare polemiche circa la sua predisposizione, anche se personalmente sono propenso a rispondere affermativamente.
Attualmente la previsione della spesa viene fatta con una scelta che onestamente, lasciando da parte gli atteggiamenti pregiudiziali, ha creato delle perplessità, delle preoccupazioni. Indubbiamente si tratta di una decisione che solleva un minimo di preoccupazione poiché tecnicamente, a mio parere, è sbagliata.
Stiamo parlando, infatti, di un finanziamento pluriennale e non annuale, quindi - a mio modesto avviso - il Governo, secondo il principio di opportunità, non sarebbe dovuto intervenire su quella spesa; in ogni caso, l'avete fatto e l'onorevole Titti De Simone ha affermato che tanto quei fondi non si sarebbero spesi. Quindi, evidentemente, avete effettuato una scelta. Allora abbiate il coraggio di dirci quest'oggi in aula qual è questa scelta; infatti, o ha ragione il relatore o ha ragione l'onorevole Rusconi o ha ragione l'onorevole Titti De Simone. Vogliamo sapere il perché di quella scelta e, comunque, che fine dovrà fare l'esperienza del tutor, poiché se lo stanno chiedendo in questi giorni anche i sindacati.
Cari amici, fino a ieri era tanto facile, tanto comodo fare opposizione e voi siete maestri in questo campo: questo lo riconosco, anche se non so se sarete altrettanto maestri nell'esercitare il ruolo di maggioranza.
Responsabilmente non vi posso augurare una cosa simile, ma come cittadino italiano spero che ve la caviate a rappresentare la maggioranza così come avete esercitato l'opposizione. Al riguardo però ho qualche dubbio, qualche riserva non dico mentale, ma di natura culturale.
Ebbene, vogliamo sapere se è stata fatta veramente questa scelta: i sindacati vi chiedono cosa volete farne di questa esperienza. Si tratta di una domanda, a mio parere, legittima che personalmente ribadisco e ripeto in questa circostanza.
Il provvedimento al nostro esame è un atto dovuto che riguarda un argomento che è stato in questa sede abbondantemente approfondito: quello degli esami di Pag. 58Stato. Qualche perplessità in ordine agli interventi fin qui svolti mi è sorta. Non voglio fare il giudice - ci mancherebbe altro, ritengo di essere la persona più umile di questo mondo -, ma la leggerezza con la quale è stato affrontato questo argomento mi preoccupa ora più di prima.
Ho fatto per trent'anni il commissario d'esame trovandomi ad applicare vari metodi, ognuno dei quali presenta sia aspetti positivi sia aspetti negativi. Al di là della riforma Gentile e di quel tipo di esami che era una conseguenza logica della impostazione di quella riforma, in questo caso non c'è, a mio avviso, un corpo estraneo che dev'essere posto lì, cioè un nuovo organismo preposto agli esami di Stato. No, la commissione, la sua composizione, nonchè i criteri di formazione e quelli di valutazione debbono essere il frutto consequenziale di un'impostazione scolastica che parta dalle scuole elementari e termini alle scuole superiori. Non si può, quindi, trattare di un corpo estraneo posto lì artificialmente che decida come formare la commissione d'esame.
Voi avete sospeso l'esperienza del ciclo della scuola secondaria. A questo riguardo sono molto preoccupato perché potrei avere anch'io delle riserve su come questi esami venivano svolti, ma ciò, evidentemente, era il frutto di un'impostazione culturale che trovava il logico sbocco in quella impostazione degli esami. Ecco perché, onorevoli colleghi, per noi è importante sapere che cosa volete fare. Poi, eventualmente, parleremo della riforma della commissione d'esame e di tutta l'impalcatura che riguarda l'esame di Stato. Non vi mettete a pensare oggi alla modifica dei criteri di formazione della commissione dell'esame di Stato, perché qualunque scelta fosse adottata si commetterebbe, a mio avviso, un errore perché tale modifica dovrebbe essere collegata almeno all'impostazione della scuola secondaria superiore. E ciò sarebbe il frutto di una scelta di natura principalmente culturale, ma anche organizzativa. Su questo, quindi, vi invito ad andare cauti altrimenti finiremo per scontrarci, e poi a pagarne le conseguenze sarebbero i nostri figli che devono sostenere gli esami. Qui non dobbiamo dimostrare di essere i primi della classe, ma bisogna trovare la soluzione più intelligente e più adeguata in modo tale che si possa raggiungere l'obiettivo, da un lato, di garantire che nel corso degli esami lo Stato possa verificare le capacità degli alunni e, dall'altro, che a questi ultimi e alle loro famiglie sia garantita la massima serenità e tranquillità. Noi su questo argomento attendiamo vostre risposte.
Per quanto concerne la decisione di sospendere l'esperienza del ciclo della scuola secondaria superiore, anche qui, onorevole rappresentante del Governo, vogliamo conoscere il motivo di questa scelta, anche perché il vostro programma di Governo noi lo abbiamo letto, sebbene le interpretazioni che i vari partiti hanno dato su questa tematica, sia durante la campagna elettorale sia tuttora, non vi trovano d'accordo. Noi dobbiamo conoscere, lo ripeto, il motivo della scelta di sospendere il ciclo della scuola secondaria superiore. Correttezza avrebbe voluto, e qui non faccio paragoni con altri, che il ministro, prima di adottare un provvedimento che modifica una riforma in atto e, come tale, costituisce un atto importantissimo per il futuro della scuola italiana, fosse venuto in Commissione per informarci delle intenzioni del Governo su questa materia (ma ciò evidentemente attiene al modo di concepire la politica da parte dei vari ministri e dei vari personaggi) in modo tale che il Parlamento fosse stato messo al corrente in tempo utile.
È un modo come un altro di far politica e ognuno si assume le proprie responsabilità.
Non intendo dilungarmi. Tuttavia, onorevoli colleghi, in questi giorni ho letto alcune dichiarazioni con le quali il ministro dell'economia rivolgeva accuse precise alla realtà della scuola. Secondo queste dichiarazioni rese, a mio parere, a ruota libera, ci sarebbero tre insegnanti per dodici alunni, e ciò sarebbe uno spreco ed una vergogna. Sono molto preoccupato per questo, colleghi della maggioranza, perché, se questa è la premessa, altro che precari, Pag. 59onorevole Titti De Simone! Vi auguro di riuscire a realizzare quello che abbiamo fatto noi, in cinque anni, riguardo ai precari perché noi, se non altro, più o meno 150 mila unità, tra amministrativi ed insegnanti, le abbiamo immesse in ruolo.
Vi auguro di tutto cuore di riuscire ad effettuare gli stessi investimenti che il centrodestra ha effettuato nell'edilizia scolastica e nella ricerca, quella che voi sempre avete criticato. Vi auguro di tutto cuore di riuscire a fare, almeno, quello che noi abbiamo fatto. Il mio è un augurio piccolo piccolo: così come noi siamo riusciti a far iniziare l'anno scolastico dal primo giorno, auguro anche a voi di riuscire a farlo funzionare nello stesso modo.
Perciò, vi aspettiamo alla verifica. Da parte nostra - potete stare tranquilli - non organizzeremo manifestazioni con i bambini di sei o sette anni, per dire bugie sulla scuola dell'obbligo e sulla scuola d'infanzia. Questo non lo faremo mai perché abbiamo una nostra impostazione - con tutto il rispetto per la vostra - nel fare politica. Qualche volta vi invidio, perché sono predisposto a quel tipo di polemica e di politica ma, onestamente e responsabilmente, devo dire che noi non lo faremo. Indubbiamente, organizzeremo manifestazioni con contenuti diversi, seri ed in ambienti di grande responsabilità. La Commissione cultura e le Assemblee della Camera dei deputati e del Senato sono le sedi opportune in cui queste idee devono essere espresse.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza nazionale certamente voterà a favore di questo provvedimento. Vi auguriamo di saper lavorare come noi abbiamo fatto. Vi aspettiamo alla verifica dei fatti. Mi auguro che il Governo, questa sera, ci dia risposte su quelle domande che da parte di tutti i gruppi sono state formulate, in modo tale che, da domani, ci renderemo conto di quale dovrà essere il nostro atteggiamento nei confronti dei provvedimenti che verranno dopo e, comunque, nei confronti degli atteggiamenti e del comportamento di questo Governo che, a mio parere, ha cominciato un po' male la sua attività.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Sasso.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, come sempre quando si parla della scuola, si accendono gli animi e le passioni perché essa fa parte della nostra vita, della nostra storia, dei nostri desideri e, forse, anche delle nostre nostalgie. Sicuramente, il dibattito è stato molto interessante ma siamo andati un po' al di là dei termini dello stesso provvedimento. Il decreto-legge in esame, lo ripeto, era un atto dovuto: bisognava stabilire che ci fossero i soldi per i docenti che stanno svolgendo gli esami di Stato. A questo proposito, ringrazio tutti i colleghi della maggioranza e dell'opposizione che hanno preannunciato il loro voto favorevole su questo provvedimento, così come avevano già dichiarato in sede di Commissione, due settimane fa. Credo, quindi, che questo disegno di legge di conversione sarà approvato all'unanimità, almeno stando alle dichiarazioni fin qui rese.
Vorrei svolgere, quindi, una replica su alcune questioni, restando nel merito del provvedimento in esame.
Voglio rispondere, in primo luogo, all'onorevole Aprea, che lamentava il fatto che, nella mia introduzione, avessi parlato di mancanza di attenzione nei confronti della scuola e dei docenti. Con molto garbo devo ribadire tale disattenzione, onorevole Aprea, in quanto il provvedimento per finanziare l'esame di Stato di quest'anno non è stato varato fino al 27 di aprile, data fino alla quale il suo Governo ha continuato a legiferare sulla scuola; l'onorevole Aprea dice: «Lo avremmo fatto». Pag. 60Ma quando? Sicuramente un minimo di disattenzione c'è stata nei confronti di chi, come i docenti, sia l'anno scorso, sia quest'anno, correvano il rischio di non avere tutto il dovuto rispetto al loro lavoro. Questa è una prima questione.
La seconda questione, e anche qui voglio rassicurare gli onorevoli colleghi dell'opposizione che hanno sollevato il problema: nessun escamotage per attaccare la figura del tutor. Perché sono state prelevate queste risorse dal fondo per le attività tutoriali? Voglio anche ricordare che questi 90 milioni stabiliti da un piano pluriennale, onorevole Rositani, non erano finalizzati alle attività tutoriali. Devo forse rileggere a quali finalizzazioni erano destinati? Sviluppo delle tecnologie multimediali; interventi di orientamento contro la dispersione scolastica per il diritto-dovere di istruzione e formazione tecnica superiore; istituzione del servizio nazionale di valutazione del sistema di istruzione, eccetera. Questi soldi, che l'onorevole Aprea dice siano destinati alla valorizzazione della funzione docente, in realtà non dovevano essere finalizzati alla funzione tutoriale.
Per quanto riguarda la figura del tutor, vi prego di concedermi un minuto per chiarire alcune questioni rispetto ad essa. Tale figura è stata introdotta, come l'onorevole Aprea sa bene, dal decreto legislativo n. 59 del 2004, in attuazione di quanto previsto dalla legge n. 53 del 2003, che definiva le norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione. La successiva circolare del MIUR del 5 marzo 2004, n. 29, ha poi demandato a successivi approfondimenti e confronti nelle sedi competenti la definizione delle modalità di svolgimento della funzione tutoriale. Quindi, non stiamo parlando di una figura giuridica, il tutor, ma della funzione tutoriale, che è altra cosa. Però, voglio ricordare che, a questo riguardo, con la sentenza n. 279 del 15 luglio 2005, la Corte costituzionale ha chiarito che le questioni concernenti il tutor riguardano il rapporto di lavoro del personale statale; e su questo punto è il caso di ricordare che il contratto collettivo ha previsto, all'articolo 43, una norma di rinvio a successivi accordi che si rendessero necessari in relazione all'entrata in vigore della citata legge n. 53 e delle connesse disposizioni attuative. Quindi, la funzione e le competenze del tutor, eventualmente, sono da definire con il contratto di lavoro, dunque a seguito e non come definizione di legge. La questione del tutor già queste norme l'hanno rimandata ad un successivo contratto di lavoro, e bisogna vedere se viene individuata la necessità di questa figura, che non è prevista da nessuna norma giuridica. Non vogliamo eliminare il tutor attraverso questa strada, con la mancanza di un finanziamento, ma perché esso non è previsto come figura giuridica. Questo è uno dei temi del nostro programma di Governo. Questo è il punto.
La seconda questione che voglio sottolineare è stata sollevata, tra gli altri, anche dall'onorevole Aprea. Si è affermato, infatti, che con il finanziamento recato dal provvedimento in esame si vogliono punire le scuole paritarie, anzi, si vuol fare un dispetto a tali scuole.
VALENTINA APREA. No, no!
ALBA SASSO, Relatore. Ricordo che già nella scorsa legislatura abbiamo sollevato, in sede di Commissione, il problema di come fosse aumentato a dismisura il numero dei «privatisti» presso le scuole paritarie e di come non vi fosse stato un controllo, cui il Governo era invece tenuto, sull'applicazione della legge n. 62 del 2000. Il Governo di centrodestra doveva esercitare un'azione di controllo in ordine alla questione della cosiddetta piramide rovesciata, vale a dire alunni privatisti che si iscrivevano all'ultimo anno della scuola senza aver seguito il normale percorso di studi. Ciò ha alimentato a dismisura comportamenti illegittimi, tant'è vero che sono state presentate anche alcune denunce alle procure della Repubblica.
Pertanto, vogliamo colpire non le scuole paritarie - che, come prevede la stessa legge n. 62 del 2000, fanno parte del sistema nazionale di istruzione -, ma le Pag. 61irregolarità che si sono manifestate, in questi anni, nello svolgimento degli esami di Stato, favorite anche - e ciò va detto - dalla composizione tutta interna delle commissioni.
Ritengo che non sia questo il momento per discutere degli esami di Stato in generale, nonché della riforma, urgente e necessaria, che vogliamo realizzare in questo settore: ne parleremo quando verranno varati i provvedimenti ad hoc. Voglio ricordare, altresì, che l'audizione con il ministro Fioroni in VII Commissione avrà luogo giovedì 29 giugno, in un momento in cui non è stato ancora adottato alcun provvedimento formale in materia scolastica, se non quello in esame, che tutti hanno riconosciuto essere un atto dovuto.
Credo, pertanto, che avremo modo di discutere in sede sia di Commissione, sia di Assemblea, aprendo un dibattito sulle questioni che riguardano il settore scolastico, nonché sui provvedimenti concernenti gli esami di Stato. Farò omaggio agli onorevoli Garagnani, Rositani e Baldelli del fascicoletto che riguarda il programma dell'Unione sulla scuola; anzi, a tale proposito vorrei invitare l'onorevole Garagnani - che non vedo più in aula - a denunciare alle procure della Repubblica tutti gli atti «eversivi» che egli ha riscontrato nelle scuole. Infatti, se egli afferma che vi sono soggetti e persone che, in ambito scolastico, svolgono attività eversiva, lo invito, da parlamentare, a denunciare tali fatti.
Come dicevo, discuteremo le questioni inerenti la scuola sia in Assemblea, sia in Commissione. Ciò perché vogliamo restituire al Parlamento, nell'ambito dei provvedimenti da adottare, il ruolo che è giusto che assuma: questa è la nostra intenzione. Realizzeremo il nostro programma continuando una pratica di ascolto del mondo della scuola (studenti, insegnanti e famiglie), poiché solo in questo modo si potrà veramente avviare quel processo di riforme di cui il sistema scolastico italiano, nonché il paese, hanno bisogno.
Permettetemi di formulare un'ultima osservazione. Quando si parla di rigore e di serietà della scuola e degli esami, vorrei osservare che non si tratta di bocciare. La scuola seria e rigorosa, infatti, non è la scuola che boccia, ma quella che promuove e che aiuta a crescere: questa, a mio avviso, è la scuola seria e rigorosa!
Devo riconoscere che continuo a provare un certo fastidio - scusatemi il termine - quando sento affermare che gli esami sono seri solo se si registra una percentuale di bocciature pari al 25 per cento degli esaminandi. Vorrei osservare che, se vi è una quota di alunni bocciati del 25 o del 30 per cento, allora vuol dire che la scuola non ha funzionato.
La scuola, a mio avviso, deve essere altro. L'esame, infatti, deve essere non una selezione, bensì l'occasione per gli studenti di dimostrare, nei fatti, di possedere la capacità di utilizzare e di ragionare in base alle competenze acquisite. Esso non deve rappresentare la scelta del sistema scolastico a favore dell'enciclopedismo o del nozionismo.
L'esame è un'altra cosa. Onorevole Baldelli - che non vedo più in aula -, c'è una competenza dell'esame, una responsabilità dell'esame e quest'ultimo è sempre un momento di crescita, per gli studenti e spesso anche per i docenti. Era solo questa osservazione che mi ha portato ad andare un po' avanti rispetto ai termini del provvedimento, che, ripeto, è un atto dovuto. Un atto che riporterà - questo sì, onorevole Rositani - un po' di serenità nella scuola, un po' di rispetto per la scuola e per gli insegnanti, che da sempre si rimboccano le maniche ed anche se non ci sono molti soldi riescono a far andare avanti quella grande macchina e quel grande apparato che è il sistema dell'istruzione nel nostro paese.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
MARIA LETIZIA DE TORRE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione. Signor Presidente, innanzitutto rivolgo un ringraziamento da parte del Governo per tutti gli interventi, ricchi ed alcuni anche appassionati, che sono stati formulati, che hanno anche fatto un excursus storico Pag. 62sulla recente attività del precedente Governo. Credo che tutto quello che è stato detto sia utile, comunque è utile per cominciare a parlarci e a dialogare. Anch'io mi ero segnata una frase, che poi è stata espressa anche dall'onorevole Baldelli: onestà intellettuale. Credo che dobbiamo trovare il modo di parlarci con grande onestà intellettuale, ed allora riguardo a questo vorrei rassicurare sui tre timori che sono stati sollevati.
In primo luogo, è stato espresso il timore che si voglia cancellare tutto con un colpo di spugna: assolutamente no. Le dichiarazioni del ministro fatte a tante persone in pubblico ed in luoghi politici lo possono chiarire senz'altro. In secondo luogo, è stato paventato che qualsiasi provvedimento, scelta o pronunciamento voglia in qualsiasi modo danneggiare il sistema delle scuole paritarie: assolutamente no. Nemmeno una prima idea di rivedere la composizione della commissione d'esame: assolutamente no. Crediamo, invece, che insieme con le scuole paritarie bisogna lasciarci sfidare da questo momento perché si crescerà come sistema di istruzione, che è a responsabilità pubblica, solamente se ci si metterà tutti quanti in gioco. In terzo luogo, non esiste un noi e un voi, non esiste una categoria di amico-nemico, e tanto meno si potranno spingere i giovani in questa categoria di amico-nemico: speriamo di no perché saremmo davvero degli adulti irresponsabili.
Comunque, non voglio addentrarmi nei temi e rispondere alle domande che legittimamente sono state fatte al Governo perché, se avessi la risposta, mi metterei in quella logica che l'opposizione ha chiesto di non avere, cioè quella di offrire un pacchetto pronto diverso da quello che era stato precedentemente perseguito: assolutamente no. Invece, dopodomani il ministro verrà in Commissione cultura alla Camera e sarà la prima occasione per cominciare un dialogo più ampio con tutta l'onestà intellettuale di cui saremo capaci.
Non vorrei allargare il discorso perché, come ha detto l'onorevole Garagnani, altro è il punto fondamentale della questione: in questo caso stiamo trattando semplicemente di come poter pagare gli insegnanti che fanno gli esami di maturità in questi giorni. É importante che ci fermiamo a questo concetto perché, così si dice in matematica, tutti i problemi complessi devono essere scissi in problemi elementari ed allora riusciamo a risolvere tutto. Oggi parliamo di questo, è un atto dovuto, ma vi assicuro che non è stato assolutamente facile reperire le risorse. È sicuramente vero che il ministro appena arrivato si è trovato sulla scrivania questo problema, ma accanto non c'erano dei soldi accantonati e stanziati per tutto ciò. Quindi, è stata un'operazione complessa reperire le risorse, ma l'importante è che si sia riusciti a farlo.
Ovviamente rimane scoperto tutto il pregresso, soprattutto dei due anni precedenti, in cui non erano stati accantonati i soldi aggiuntivi, rispetto ai 40,27 milioni di euro che erano stati previsti dalla legge; e comunque anche negli anni successivi rimangono dei crediti, che le scuole di tutta Italia vantano rispetto al Governo. Dunque questo sarà un problema assolutamente di non facile soluzione.
Voglio assicurare che di questo provvedimento sono stati messi al corrente, come ho già detto in Commissione, sia le associazioni degli studenti sia quelle dei genitori, spiegando loro da dove venivano prese le risorse e chiarendo peraltro, come è stato detto in quest'aula, che ciò non significava compiere alcuna scelta, bensì significava solo pagare delle persone che in questi giorni lavorano e che è d'obbligo pagare.
In Commissione questo provvedimento è stato votato all'unanimità. Anche in Assemblea penso che accadrà lo stesso. Spero che questo sia un segnale di una ripresa forte di dialogo sulla scuola. Sono infatti convinta che un paese che è diviso sulla formazione delle future generazioni sia un povero paese, e l'Italia non può essere un povero paese. Dobbiamo tirare fuori tutta la ricchezza delle diverse posizioni. Ho la ferma convinzione che dobbiamo cominciare, nei luoghi e con i modi opportuni e pur mantenendo convinzioni Pag. 63diverse, ad avviare un dialogo che crei unità nel paese sul tema della scuola.
Per concludere, mi sembra che tutto sia stato così ben chiarito che non occorre aggiungere altro, ma solo ringraziare i colleghi per tutti gli interventi che sono stati svolti.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.