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Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale Scotto; Bianchi; Boato; Bianco; Zaccaria ed altri; Franco Russo ed altri; Lenzi ed altri; Franco Russo ed altri; D'Alia; Boato; Boato; Casini; Di Salvo ed altri; Diliberto ed altri: Modificazione di articoli della parte seconda della Costituzione, concernenti forma del Governo, composizione e funzioni del Parlamento nonché limiti di età per l'elettorato attivo e passivo per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica (A.C. 553-1524-2335-2382-2479-2572-2574-2576-2578-2586-2715-2865-3139-3151-A) (ore 10,57).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale di iniziativa dei deputati Scotto; Bianchi; Boato; Bianco; Zaccaria ed altri; Franco Russo ed altri; Lenzi ed altri; Franco Russo ed altri; D'Alia; Boato; Boato; Casini; Di Salvo ed altri; Diliberto ed altri: Modificazione di articoli della parte seconda della Costituzione, concernenti forma del Governo, composizione e funzioni del Parlamento nonché limiti di età per l'elettorato attivo e passivo per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1 e che, ai sensi dell'articolo 36, comma 1,Pag. 3del Regolamento, secondo le iscrizioni che risultano alla Presidenza, devono svolgersi ulteriori 76 interventi.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 553-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 553 ed abbinate sezione 1).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, cari colleghi, siamo i protagonisti più o meno consapevoli di una rappresentazione surreale che sta andando in scena in Aula oggi, nostro malgrado. Ci troviamo a discutere la riforma di alcune norme della nostra Carta costituzionale mentre a pochi metri si disfa un Governo che gli italiani hanno già da tempo dichiarato estinto. Credo che per il bene delle istituzioni di questo Paese e per il bene del Parlamento sia giusto sospendere questa discussione, non essendoci le condizioni minimali per affrontare temi e questioni così fondamentali per il futuro politico di tutti, di tutto il Paese.
Noi più di tutti sappiamo quanto sia urgente dare stabilità e capacità decisionale al nostro sistema politico, riformando il funzionamento delle istituzioni, rafforzando la capacità di governo del Premier, dando efficienza e rappresentatività al sistema parlamentare. Noi più di tutti lo sappiamo, perché abbiamo già lavorato, abbiamo già posto la nostra intelligenza, pur se modesta, al servizio del Paese, approvando nella scorsa legislatura una riforma ampia della Costituzione che introduceva innovazioni importanti.
L'ostinazione e la miopia dell'opposizione di allora hanno impedito al Paese di compiere un passo in avanti, di traghettare il sistema politico verso una maggiore stabilità e soprattutto di porre fine ad un blocco istituzionale che dura da troppi anni. Nella scorsa legislatura vi erano tutte le condizioni per un dialogo aperto e costruttivo fra maggioranza ed opposizione: questo non è stato, e voi ne portate l'intera responsabilità.
Cari colleghi, sbagliate se ritenete che le nostre critiche e il nostro sconcerto riguardino solo il tempo ed il contesto politico che stiamo vivendo; esse riguardano, anche e soprattutto, il merito dei contenuti di questa riforma: una piccola, angusta e strumentale riforma. Possiamo dirlo con tutta franchezza: è l'ultima spiaggia per protrarre l'agonia di questo Governo (rischiate l'accanimento terapeutico!); è l'ultimo tentativo che le sirene della sinistra inscenano per incantare inutilmente qualche esponente della Casa delle libertà. Ma, attenzione: nessuno cadrà nel tranello, poiché questa è una riforma scialba e che non risolve alcuno dei problemi del nostro Paese.
Voglio aggiungere qualche considerazione su taluni dei temi affrontati nel testo di riforma. Sul Senato federale, domando: cosa ha di federale questo Senato? A cosa serve una Camera così composta: 144 consiglieri regionali più una manciata, 36, di amministratori eletti dai consigli delle autonomie locali? È questo un Senato federale degno di questo nome? Quale capacità di rappresentanza dei territori, quale equilibrio istituzionale può garantire? Vi è un'impressionante sperequazione fra la componente regionale e le altre componenti.
La ripartizione fra le regioni è poi operata secondo criteri piuttosto grossolani, anche se empiricamente comprensibili: si rinuncia alla parità di seggi fra le regioni - come sarebbe stato se si fosse adottato il modello americano - e si opta invece per una rappresentanza più o meno proporzionale all'andamento demografico. Stesso criterio, ma ridotto numericamente, viene applicato per l'individuazione dei seggi spettanti ai consigli delle autonomie locali: si tratta di una differenziazione che non ha spiegazioni razionali, se non quella di voler limitare la rappresentanza dei consigli delle autonomie locali, e che conduce a risultati assai singolari, se confrontataPag. 4con la scala, articolata su cinque diverse posizioni, della ripartizione dei seggi attribuiti ai consigli regionali.
È difficile negare che prevale una visione riduttiva della presenza e del ruolo delle autonomie locali, invece di una prospettiva che enfatizzi il ruolo delle singole regioni. Si tratta di una scelta che presenta dubbi rilevanti di ordine costituzionale e politico-istituzionale... signor Presidente, chiedo scusa: i colleghi possono anche continuare a parlare, ma se non mantengono toni bassi non posso proseguire nel mio intervento... Dicevo, siamo in presenza di un'interpretazione inaccettabile dell'articolo 114 della Costituzione: i consigli delle autonomie locali non potranno infatti garantire una delegazione rappresentativa ed equilibrata.
Cari colleghi, vi domando inoltre: ha senso proporre un Senato federale senza prevedere la presenza di diritto dei presidenti delle regioni? Ha senso proporre un Senato federale senza prevedere la presenza di diritto dei sindaci delle grandi città? Quale peso politico, quale capacità di rappresentanza, e infine quale utilità per il sistema istituzionale complessivo può avere un Senato con il presidente dell'Umbria - dico a caso - che rappresenta circa 800 mila abitanti, e non il sindaco di Milano? È evidente che siamo in presenza di un compromesso pasticciato, poco meditato e confuso.
Se poi dalla questione della composizione del Senato passiamo ad analizzare il funzionamento del sistema parlamentare, la confusione aumenta ancora.
Ci si chiede: che succede quando la Camera viene sciolta e si apre il periodo elettorale? Il Senato cosa fa, va in vacanza per mesi? E i consigli delle autonomie locali quando debbono eleggere i propri componenti? Certamente è un'operazione molto più lunga rispetto a quella del consiglio regionale, in quanto, di fatto, si tratta di un'elezione di terzo grado: si deve avviare il procedimento di elezione del consiglio delle autonomie locali, il quale dovrà poi insediarsi ed eleggere, quindi, i senatori. Il Senato, nel frattempo, che fa? Capisco che si tratta di una componente considerata marginale, ma qualche problema di perfezionamento della composizione dell'organo sussiste ancora. E ancora, si può verificare che per lungo tempo rimangano senatori che non solo sono in una specie di prorogatio, anche se non è tale, ma non hanno più i requisiti minimi di espressione della rappresentanza territoriale, e ciò può porre qualche problema non marginale di capacità rappresentativa del Senato.
Ancor più gravi e pericolose, egregio Presidente, appaiono le incongruenze riguardanti la ripartizione della competenza legislativa tra il Senato e la Camera politica, l'unica che - è bene ricordarlo - esprime la fiducia al Governo. Vi è un'elencazione di materie che rimangono totalmente bicamerali, e davvero non si comprende quale sia stato il criterio che abbia guidato chi ha redatto tale elenco; sono poi previste materie concorrenti ed altre in ordine alle quali, sulla base di un'intesa tra i Presidenti, si decide chi è competente, ma non si dice che succede se non si raggiunge l'intesa. Sono inoltre stabilite procedure diverse, a seconda che l'iter si avvii nell'una o nell'altra Camera.
In breve, si è determinato un grande caos ed una grande preoccupazione per la tenuta complessiva del sistema legislativo. Egregio Presidente, colleghi, la proposta di riforma al nostro esame - lo dico seriamente - mi preoccupa: vedo un Senato scisso dal legame fiduciario con il Governo, composto com'è composto, e capace di svolgere un ruolo interdittivo molto serio e pericoloso sull'attività del Governo e sulla sovranità della Camera politica.
Francamente non si ravvisa alcuna coerenza e, soprattutto, ci si trova di fronte ad un finto superamento del bicameralismo perfetto, con tutte le aggravanti derivanti dal fatto che una Camera non ha alcuna investitura popolare e legame fiduciario, ma continua ad esercitare una troppo ampia funzione legislativa.
Non si vedono i benefici in ordine ad un più efficiente e rapido procedimento legislativo, anzi si avvertono tutti i rischi derivanti da conflittualità, paralisi e contrapposizioni istituzionali e politiche nonPag. 5superabili. Vogliamo questo? Invece di risolvere i problemi di governabilità e di maggiore capacità decisionale per dare ai cittadini le risposte che aspettano, vogliamo immetterci in un tunnel in fondo al quale non si vede la luce? E i contrappesi che il testo prevede sono assolutamente insufficienti, sia rispetto a questa sorta di bicameralismo, poco perfetto, che produrrà la paralisi, sia rispetto all'esigenza - credo da tutti condivisa, maggioranza ed opposizione - di rafforzare la premiership.
Aggiungo, infatti, che il rafforzamento del Presidente del Consiglio e il rapporto più diretto con l'elettorato sono fondati solo sulla previsione secondo cui il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio valutati i risultati delle elezioni, e su quella secondo cui la fiducia della Camera - e della sola Camera - è data direttamente al Presidente del Consiglio e non più al Governo.
La prima previsione - scusate la franchezza - è talmente ovvia da essere del tutto superflua: cos'altro dovrebbe valutare il Presidente della Repubblica? E non venitemi a dire che così si vincolano le scelte del Presidente della Repubblica, anche nel corso della legislatura, in caso di crisi di Governo, perché non ci credo, e perché ciò risulta in contrasto con la seconda previsione, secondo cui la fiducia è data al Presidente del Consiglio, previsione che ammette implicitamente la possibilità di un cambio alla guida del Governo, determinando una sorta di sfiducia personale.
Si tratta, quindi, di un modello debole, debolissimo, con innovazioni in materia di forma di governo che appaiono fragili ed obiettivamente molto condizionate dall'esigenza di dire e non dire, di scegliere e non scegliere.
Ed invece abbiamo bisogno di innovazioni vere, che sappiano anticipare il cambiamento, di istituzioni forti e di una cornice di principi e di valori condivisi che dettino le regole fondamentali della convivenza civile.
Voglio concludere questa prima parte del mio intervento con un ammonimento e rivolgendo un invito a tutti. Lo scetticismo e l'inquietudine, che monta sempre di più, derivano essenzialmente da un'osservazione: il Governo, con il suo operato e l'incapacità di sintesi e compattezza, ha dimostrato a tutti gli italiani quanto può essere inetta una classe politica e sterile il suo agire. A causa di ciò il malessere cresce, alimentato anche dai continui tentativi abortiti di riforma che rafforzano, ancor di più, la percezione di un'incapacità a fare e a decidere. Su molti campi e versanti il Governo ha dato ampia mostra di sé e non voglio continuare ad infierire. Pensate solo al tema importante dei costi della politica e dell'attuazione del Titolo V della Costituzione, temi su cui tornerò.
Forse sarebbe bene, e può apparire una provocazione, che si rispettasse la regola del silenzio e che si facesse solo ciò che, con sufficiente approssimazione, si ha la certezza di portare a compimento. Il Governo ha trascorso un anno e mezzo ad abrogare i provvedimenti adottati dal precedente Governo Berlusconi, anziché vararne di nuovi. E le sole nuove misure che ha adottato sono state quelle che hanno fatto aumentare le tasse per la collettività nazionale. Per compiere ciò avete condotto il nostro Paese in una situazione fortemente critica; è sufficiente controllare i recenti dati divulgati da Eurostat: il bel Paese, il nostro Paese è la maglia nera della zona dell'euro. Il rapporto deficit-PIL è salito al 4,4 per cento; la spesa pubblica, al 50,1 per cento contro il 47,7 del 2004; il debito pubblico è salito al 106,8 per cento; gli ordinativi industriali in Europa (in base agli ultimi dati, che si riferiscono al mese di agosto) sono aumentati del 5,1 rispetto al 2006, mentre in Italia sono scesi, esattamente, dell'1,8 per cento.
Questo è quanto avete fatto in questo anno e mezzo. Inoltre aggiungo che ci avete accusato per tutta la durata della legislatura precedente e fino ad oggi, di non aver controllato l'euro e di non aver controllato l'andamento dei prezzi. Ebbene acqua, scuola e cibo guidano la classifica dei rincari che in dodici mesi hanno appesantito la spesa annua dellePag. 6famiglie italiane, aumentata in un anno in media di 1.098 euro, dai 28.722 dello scorso dicembre ai 29.820 attuali.
Sono dati ufficiali. Una famiglia per vivere deve spendere ogni mese 2.483 euro. Quale è l'entità degli aumenti dell'ultimo anno? L'acqua è salita del 14,7 per cento, seguita dall'11,9 di scuole e istruzione. Ma in termini assoluti è l'incremento del 7,4 per cento dei consumi alimentari a pesare di più; un aumento stimabile in 414 euro l'anno. Sale il costo dell'elettricità del 7,1 per cento, il gas del 4,8 per cento, la benzina del 4,3 sulla spesa per il comparto dei trasporti. Ecco, questo è il controllo che voi avete effettuato, in ambito nazionale, sugli aumenti avendo incolpato la nostra parte politica per tanti anni. Questo è quanto oggi una famiglia paga in più rispetto all'anno precedente. Inoltre permettetemi di aggiungere anche alcuni altri aspetti. Vi è un aumento dell'indebitamento delle stesse famiglie dell'11 per cento, per non parlare poi dell'aumento, che state attuando, relativo alle pensioni minime: tale aumento, deciso a luglio, ha favorito solo in piccola parte i veri poveri, cioè le famiglie degli otto milioni di pensionati che non arrivano a 750 euro, l'80 per cento dei quali non raggiunge nemmeno i 500 euro. La quota principale dei soldi stanziati andrà alle famiglie dei lavoratori tipicamente iscritti ai sindacati. Gli stessi soggetti che hanno beneficiato, più di altri, dell'abbassamento da 60 a 58 anni dell'età minima per andare in pensione, con 35 anni di contributi. Cosa dire, invece, del fatto che i cittadini hanno versato al fisco 40 milioni di euro in più, ma sono stati spesi per accontentare un po' tutti, tranne i giovani e i veri poveri.
L'Alitalia continua a perdere due milioni di euro al giorno e sono trascorsi dieci mesi, con oltre 500 milioni di perdite.
La privatizzazione di Fincantieri è stata cancellata perché si ha paura di sfidare un sindacato cui sono iscritti 500 dei 10 mila dipendenti dell'azienda.
Con riferimento alla diminuzione dei consumi, ricordo che abbiamo perso il 5 per cento degli stessi. Penalizzate il volontariato e le aree deboli eliminando il 5 per mille. In questo momento ci sono centinaia e centinaia di sindaci e di comunità montane che stanno sfilando nel centro di Roma. Avete eliminato lo sconto sul gasolio per le aree deboli e montane. Si tratta di un fatto grave - mi rivolgo agli amministratori anche del centrosinistra - per cui occorre introdurre nuovamente tali sconti che servono e vanno incontro alle famiglie che abitano in aree fortemente disagiate.
Permettetemi, inoltre, di rilevare un ulteriore aspetto: assistiamo, nel momento presente, ad uno spettacolo indegno. Nella nostra gente vi è inquietudine e smarrimento nell'opinione pubblica. La gente è «arrabbiata». Vi sono Ministri competenti per il welfare che si astengono in Consiglio dei Ministri e i loro partiti sfilano per protesta contro il Governo di cui fanno parte.
Leggo oggi i dati del Ministero dell'interno: contro il milione di persone di cui parla Diliberto, si afferma che erano in 100 mila. Ritengo che la lite costante del Ministro Di Pietro con il Ministro Mastella non faccia certamente onore alle istituzioni. Come fa la gente che ci guarda a capire e ad avere fiducia nelle istituzioni? Di Pietro fa il «tuttologo»: il Presidente del Consiglio, il Ministro dei trasporti, il Ministro dei lavori pubblici e il Ministro della giustizia. Fategli fare il Presidente del Consiglio o il Presidente della Repubblica! Forse in questa maniera si tranquillizzerà un po'.
I magistrati, che dovrebbero applicare le leggi, sono diventati solo star televisive. Rabbrividisco al pensiero che domani sera ad Annozero interverranno in diretta De Magistris, Forleo e Ingroia. Credo che, anziché andare in televisione, sarebbe il caso che, invece, facessero in modo che tutte le indagini fossero più veloci. Infatti, si critica la prescrizione, ma essa interviene perchè i cittadini aspettano sette, otto, dieci, quindici anni per avere una sentenza. I magistrati dovrebbero andare meno in televisione e, invece, giudicare con più equilibrio e moderazione le persone sottoposte ai processi.Pag. 7
Ciò che mi rattrista ancor più è leggere sui giornali delle correnti interne alla magistratura: Unicost, Magistratura Democratica, Magistratura Indipendente. La gente non capisce: da quando in qua la magistratura fa parte di correnti che si ispirano a personaggi politici o a forze politiche? La magistratura dovrebbe essere al di sopra di tutti e rappresentare una parola sola: la giustizia. Il resto è tutta politica. I cittadini non chiedono nulla di tutto ciò alla magistratura.
Vorrei aggiungere alcune considerazioni sul «pacchetto sicurezza» di ieri. Abbiamo un Governo che è una cosa vergognosa. La gente ci chiede sicurezza e ieri, in Consiglio dei Ministri, ben quattro Ministri si sono astenuti non votando il provvedimento, anche questo fortemente richiesto dall'opinione pubblica. Ma come possiamo dare sicurezza in particolare ai centri medio-piccoli dove le caserme dei carabinieri chiudono alle 20 di sera e aprono alle 8 del mattino? Non siete capaci di dare una risposta sulla TAV, cioè sull'alta velocità. Ieri leggevo che i francesi hanno ottenuto l'appalto del tratto Marrakech-Tangeri e noi non sappiamo decidere sul futuro economico del nostro Paese, del Piemonte e dell'Italia.
Pensate a cosa sarebbe successo, per un quarto di tutto ciò, durante il Governo Berlusconi! A quest'ora avreste mandato in piazza milioni di persone e invece siamo ancora qui a discutere e a fare delle «figuracce» davanti all'opinione pubblica.
Concludo, signor Presidente. La frustrazione della politica diventa frustrazione dell'opinione pubblica e c'è chi vi si ribella e chi si allontana. Quindi, cari colleghi, prendiamo atto che continuare a parlare di riforme e, ancor peggio, di riforme costituzionali, in questo momento politico difficile e infecondo, è pericoloso e non è un bene per le istituzioni e, in particolare, per il valore alto della Costituzione in cui noi crediamo e vogliamo continuare a credere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Al fine di dare un ordine ai nostri lavori, segnalo che alle 11,45 è prevista la sospensione dei nostri lavori per allestire l'aula in funzione della seduta comune del Parlamento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, è necessario un chiarimento preliminare. Il tempo che mi è assegnato è di 40 minuti, vorrei sapere che cosa succede alle 11,45.
PRESIDENTE. È un ipotesi di «autogestione del tempo» da parte della Camera, poiché è prevista la convocazione del Parlamento in seduta comune.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intendo parlare per l'intera durata del tempo che mi è assegnato.
PRESIDENTE. Vorrà dire che parlerà un po' adesso e un po' dopo.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, mi dispiace, ma ciò non è possibile. Cercherò ovviamente di parlare in modo da rendere il mio intervento compatibile con il programma della Camera, ma, se lei mi dà la parola, poi non mi interrompe. Questo deve essere chiaro.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, fermi i suoi diritti...
GIORGIO LA MALFA. Scelga la Presidenza, non ho alcuna difficoltà a rinviare il mio intervento a quando lei lo riterrà, ma non mi interrompa mentre parlo, perché questo non lo accetterei.
PRESIDENTE. Infatti, ho premesso che, per dare un ordine ai nostri lavori, considerando che è prevista la riunione del Parlamento in seduta comune e che tale seduta presuppone un lavoro di allestimento, si era ipotizzato di sospendere la seduta alle 11,45. Se lei ritiene che il suo intervento non possa aver termine tra le 11,45 e le 11,50, può evidentemente prendere la parola successivamente.
Pag. 8GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, mi scusi, il Regolamento mi assegna quaranta minuti. Ho l'abitudine, antica di questo Parlamento, di non leggere, perché in questo Parlamento non si dovrebbero leggere i discorsi. Quindi, non ho idea di quanto durerà il mio intervento. Sicuramente si interromperà prima del quarantesimo minuto, ma faccio il mio dovere. Se vuole comincio, ma non posso garantire alla Camera la conclusione in tempi certi e non desidero che la Presidenza mi interrompa. Faccio un discorso «a braccio»...
PRESIDENTE. Come dire, siamo tutti ansiosi di assistere alla sua esibizione, però...
GIORGIO LA MALFA. Non so se lei sia ansioso, non ha nessun dovere di esserlo. Voglio solo sapere dalla Presidenza che cosa intende fare.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, torno a ricordarle che è prevista la seduta comune del Parlamento, che impone la predisposizione dell'aula. Se lei intende parlare da adesso per il tempo che le è assegnato, evidentemente le due esigenze non sono compatibili. Possiamo postergare il suo intervento, non vedo alternative.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome sulle cose semplici si può trovare anche una soluzione, possiamo verificare - se il collega La Malfa è disponibile - se tra gli oratori che seguono c'è qualcuno in grado di stare nei tempi che abbiamo a disposizione e il collega La Malfa interverrebbe subito dopo la seduta comune. Altrimenti perdiamo dieci minuti solo per decidere: il tempo passa e il collega La Malfa potrà parlare sempre meno.
PRESIDENTE. La ringrazio, ma sarebbe stata questa l'ipotesi. Il successivo collega ad aver chiesto di parlare è l'onorevole Costantini: se è disposto a limitare il suo intervento nei tempi imposti dalla logistica...
CARLO COSTANTINI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. L'onorevole La Malfa è d'accordo?
GIORGIO LA MALFA. È la Presidenza che decide l'ordine dei lavori. Se il Presidente mi dà la parola, la prendo per il tempo che ritengo di poter utilizzare. Se non me la dà, la concede a chi vuole! È nella disponibilità della Presidenza, non è una trattativa privata.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, non le ho chiesto di ripetere il suo intervento, ma solo se era d'accordo in ordine al fatto che prendesse la parola l'onorevole Costantini, che conterrà il suo intervento nei tempi imposti.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi dispiace, ma ritengo che a norma del Regolamento e con un minimo di buon senso, si debbano sospendere i lavori per allestire i banchi della Presidenza, perché non è solo un passaggio tra una fase di discussione e una in cui si cessa di parlare.
Deve essere allestito il necessario per procedere alle operazioni di voto. Prima di tutto, la parola deve essere data a chi spetta e in modo che possa terminare l'intervento secondo il Regolamento. Inoltre, come diceva giustamente l'onorevole La Malfa, se si parla a braccio, non si può sapere quanto tempo durerà il proprio intervento.
Come può la Presidenza chiedere di sapere quanti minuti dovrà parlare unPag. 9parlamentare nella Camera? Tantomeno è accettabile il discorso secondo cui, siccome deve parlare Tizio ma non si sa quanto tempo durerà il suo intervento, allora parlerà Caio in sua sostituzione. Non si può fare in questo modo, onorevole Presidente.
Credo, per buonsenso e per la dignità della Camera, che essendo le 11,25 e dovendo iniziare la seduta comune alle 12, i tempi dell'allestimento impongano di sospendere i lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, non essendoci evidentemente l'accordo sulla prosecuzione, neanche in ordine all'ipotesi di un intervento dell'onorevole Costantini, sospendo la seduta.
Ricordo che alle 15 è previsto lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI