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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame degli articoli - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione, il Governo ha depositato gli emendamenti 1.1000, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22; 23.1000, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degli articoli da 24 a 134-bis e 135.1000, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle, (Vedi l'allegato A - A.C. 3256
sezione 3) preannunziando la volontà di porre la questione di fiducia sulla loro approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi.
Avverto che il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha trasmesso alla Presidenza una lettera contenente alcune correzioni di carattere tecnico al testo depositato. La Presidenza - conformemente ai precedenti - ha ritenuto di ammettere tali correzioni che, dunque, devono intendersi apportate ai testi depositati.
La Presidenza ha verificato la completezza del testo ed ha svolto il vaglio di ammissibilità su tali proposte emendative, verificando che le stesse riproducono in larga parte il testo elaborato dalla Commissione, salvo taluni adeguamenti del tenore di alcune disposizioni.
Analogamente ai criteri seguiti in occasione dell'esame della legge finanziaria per il 2007, la Presidenza ha ritenuto di ammettere la presentazione di maxiemendamenti soltanto nella misura in cui il testo si muovesse sostanzialmente entro i confini rappresentati dalle materie contenute nel testo all'esame dell'Assemblea e dagli emendamenti ritenuti ammissibili già presentati dal Governo e dalla Commissione, di cui il Comitato dei nove ha avuto modo di avere contezza, escludendo, viceversa, le disposizioni volte ad introdurre elementi di novità rispetto a tale quadro. Con ciò, la Presidenza - supplendo per quanto possibile al deficit di discussione parlamentare che la fiducia inevitabilmente ha determinato - ha inteso tutelare in qualche modo le prerogative del Parlamento, non ammettendo l'inserimento nei maxiemendamenti di quelle parti che non sono state oggetto diPag. 12previa valutazione in sede di Commissione. Ricordo che, in quella sede, per un'intesa tra i gruppi condivisa dal Governo, si era convenuto su una procedura che consentisse di delimitare il perimetro della materia da affrontare in Commissione, separandola da quelle rinviate alle fasi successive dell'iter.
Sulla base di tale criterio, la Presidenza, in sede di vaglio di ammissibilità, ha ritenuto di espungere dal testo le seguenti disposizioni: i commi 193, 194, 195, 196 e 197 dell'emendamento 23.1000, che recano disposizioni relative alla materia di investimenti e delle funzioni svolte dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di Impresa Spa; il comma 299 dell'emendamento 23.1000, che autorizza la spesa di 13 milioni di euro per l'anno 2008, per dare esecuzione alle intese raggiunte nel vertice intergovernativo italo-russo del 14 marzo 2007, con il quale è stata sancita la volontà di trasferire i diritti di proprietà del complesso della chiesa ortodossa di Bari al Governo della Federazione russa (anch'esso non è riconducibile a materie contenute nel testo o ad emendamenti giudicati ammissibili in Commissione); il comma 308 dell'emendamento 23.1000, limitatamente alla lettera 02 a), capoverso 3, penultimo periodo, dalle parole «L'Autorità» alle parole «in questione sul mercato» con riferimento alle eventuali deroghe al regime previsto al comma medesimo; il comma 561 dell'emendamento 23.1000, che autorizza la Presidenza del Consiglio ad avvalersi di un contingente di personale non dirigenziale, che riproduce parzialmente il contenuto dell'emendamento 146.29, giudicato inammissibile per estraneità di materia in Commissione.
Come preannunciato, i testi saranno trasmessi alla Commissione competente.
Per consentire un adeguato esame del testo, sospendo la seduta fino alle 18,15.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, poco fa lei, entrando in Aula con quasi un'ora di ritardo rispetto all'orario fissato per l'inizio della seduta, ha simpaticamente fatto riferimento al Dalai Lama e all'insegnamento sulla pazienza, che ha rivolto a tutti noi qualche ora fa. Non vorrei che lei avesse confuso la pazienza con la rilassatezza, perché solo con questo termine si può giustificare la mancata apertura della seduta alle 16,15, come fissato, almeno per comunicare che vi era uno slittamento dell'inizio della seduta.
Ciò che non è accettabile e che credo debba essere stigmatizzato e, comunque, evitato in tutti i modi in futuro è fissare un orario di inizio della seduta dell'Assemblea e non fornire alcuna informazione né alcuna giustificazione del ritardo ai deputati presenti.
Inizialmente, abbiamo pensato che il ritardo dipendesse dal Governo, ma quest'ultimo, che per definizione è responsabile di tanti avvenimenti, aveva presentato i suoi emendamenti questa mattina e, quindi, una volta tanto, non era responsabile.
Dunque, un intervento del Presidente o dei quattro Vicepresidenti della Camera, per comunicare un ritardo nella valutazione di ammissibilità o una qualsiasi ragione di impedimento, sarebbe stato un fatto di rispetto per l'istituzione, oltre che, se mi consente, per i deputati, che lasciano i loro impegni per venire in Aula e aspettano correttamente l'inizio dei lavori per poter dare il loro contributo.
Dunque, intendevo esprimere questo disagio e, a maggior ragione, evidenziare il fatto che siamo qui da due giorni e abbiamo discusso di tutto, tranne che di legge finanziaria. Anche questo la dice lunga sulla funzionalità e sul ruolo di questo Parlamento «al servizio degli interessi del Paese». Peraltro, quest'ultima frase la devo per forza mettere tra virgolette (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. La ringrazio davvero per la cortesia con cui ha svolto le sue argomentazioni critiche, che hanno certamentePag. 13un fondamento. Solo a parziale scusante, le dico che l'ora era stata fissata al fine di consentire una valutazione approssimativa ai parlamentari, che ne avevano fatto richiesta. Ciò, peraltro, non mi esime dalla critica che lei mi ha rivolto e, pertanto, chiedo scusa a lei e, naturalmente, a tutti i parlamentari.
ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, dopo quest'ultima sua dichiarazione, con la quale si è scusato davanti all'Aula, credo il mio intervento sia superfluo, considerato che era analogo a quello del collega Bono.
L'inizio della seduta era fissato alle 16,15 e lei si è presentato con cinquantacinque minuti di ritardo. Credo che, se lei avesse iniziato la seduta con una doverosa dichiarazione, come quella che ha appena reso, forse avrebbe evitato il mio intervento e quello del collega Bono. Comunque, prendo atto delle sue scuse.
PRESIDENTE. La ringrazio.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, prendo atto di ciò che ha affermato e ora verificheremo in Commissione se dal testo sono state espunte tutte le materie che non sono state esaminate nel corso dei lavori in Commissione.
Questo è un piccolo raggio di sole, in un percorso che è stato assolutamente buio. Ritengo - e voglio affermarlo formalmente - che sia importante il lavoro svolto dalla Presidenza, soprattutto come messaggio inviato al Governo.
Noi siamo stati una settimana in Commissione e non siamo riusciti ad affrontare temi complessivamente rilevanti: abbiamo affrontato tanti piccoli temi.
L'opposizione si era posta l'obiettivo di affrontare temi rilevanti come il riordino degli enti locali, i costi della politica e della democrazia, i finanziamenti derivati, la pressione fiscale e gli interventi a favore delle classi disagiate: avevamo fissato un'agenda di temi che non abbiamo potuto affrontare.
Il Governo ha violentato la possibilità di dibattito in Assemblea ponendo la questione di fiducia. Il suo atteggiamento, signor Presidente, ha restituito un minimo di dignità ai lavori parlamentari. Mi auguro che il suo atteggiamento e un rinnovato orgoglio da parte dell'Assemblea possa portare il Governo, in futuro, a ritenere che la Camera dei deputati non costituisca un passaggio obbligato, dove bisogna per forza consegnare i provvedimenti, ma sia un passaggio durante il quale ognuno di noi, per quel poco di verità che gli elettori che ci affidano investendoci del loro mandato, porta il proprio contributo alla discussione, per cercare di migliorare i testi.
Le nostre proposte emendative al disegno di legge finanziaria - lo voglio sottolineare per il Ministro Chiti - non erano finalizzate a fare opposizione o a bloccare la discussione, ma a cercare di migliorare il testo.
Penso che il relatore Ventura possa dare atto del fatto che il comportamento dell'opposizione è stato serio e che non si è mai risolto in un tentativo di fermare i lavori: abbiamo anche sopportato - ce ne darà atto il presidente - ore e ore di attesa per poter esercitare il diritto che la Costituzione ci attribuisce, cioè quello di intervenire e di cercare di emendare i testi.
Lo abbiamo fatto senza polemiche esterne, come avete notato, ma cercando di far capire, con il nostro atteggiamento, che la nostra volontà è quella di lavorare in questa Assemblea.
Uno dei motivi del divario tra noi e il popolo è costituito dal fatto che la gente non capisce cosa facciamo.
Sono convinto che tutte le volte che il Governo pone la questione di fiducia, rendendo impossibile all'Assemblea discuterePag. 14in modo serio, vibra un colpo alla credibilità complessiva dell'intera istituzione. Il suo atteggiamento, signor Presidente, stavolta è stato importante, perché ha spiegato al Governo che noi ricopriamo un ruolo e vogliamo esercitarlo.
Mi auguro che sia l'ultima volta che dobbiamo discutere del voto di fiducia, perché sarebbe stato interessante - mi rivolgo ai deputati della maggioranza e dell'opposizione - poter esaminare anche solo 100, 50 o 20 di quei temi che volevamo portare avanti, non perché costituissero un nostro interesse personale o di partito, ma perché ci veniva chiesto dai cittadini e dal popolo.
Voi stessi sapete che la manovra finanziaria per il 2008 contiene alcune parti positive, ma infligge molte ferite al Paese. Voi stessi migliorerete - presumo - e cambierete alcune delle disposizioni contenute in essa, già attraverso il decreto-legge di fine anno: siete obbligati.
Tuttavia, mediante una discussione che avrebbe restituito dignità all'Assemblea e al lavoro di ognuno di noi, avremmo potuto farlo in questa sede, durante una discussione che non hanno temuto al Senato e non capisco per quale motivo bisognasse temerla alla Camera.
Nonostante ciò e nonostante il buio complessivo con cui approviamo la manovra finanziaria per il 2008, lei oggi, signor Presidente, con il suo atteggiamento e con un rinnovato orgoglio della Camera, come ripeto, ha rappresentato un raggio di luce (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Come ho già annunciato, per consentire l'adeguato esame del testo degli emendamenti, sospendo la seduta, che riprenderà alle 18,15.
La seduta, sospesa alle 17,20, è ripresa alle 18,30.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente,...
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Potrà intervenire successivamente.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a nome del Governo...
ELIO VITO. Signor Presidente, è sull'ordine dei lavori della Commissione bilancio.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori della Commissione bilancio.
PRESIDENTE. Mi scusi, signor Ministro. Ha chiesto di parlare per primo il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, nel corso della riunione della Commissione bilancio abbiamo analizzato e cercato, per quanto possibile nei limiti di tempo, di comparare i due testi. Nella comparazione abbiamo dovuto prendere atto con rammarico che molti emendamenti sui quali era stata riscontrata l'unanimità sono scomparsi dal testo. Voglio sottolineare che non sto parlando di emendamenti dell'opposizione, ma mi riferisco a quelli del collega Di Gioia e ad altri ancora. Si tratta magari di emendamenti che non avevano obbligo di copertura o che non avevano problemi...
ELIO VITO. Quartiani, torna al tuo posto (Commenti dei deputati del gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo)!
Pag. 15PRESIDENTE. Il Presidente sa come regolare queste cose e se ha una cosa da dire la dice. Andiamo avanti! Io sto ascoltando il deputato Crosetto.
ELIO VITO. Se fossi venuto io verso la Presidenza sarei stato fermato.
PRESIDENTE. Prego, deputato Crosetto può proseguire.
GUIDO CROSETTO. Tant'è che colleghi della maggioranza come il deputato Di Gioia hanno affermato che il comportamento del Governo è stato indecente e non corretto nei confronti della maggioranza. Ho voluto riprendere, signor Presidente, le parole che lei ha pronunciato precedentemente: al riguardo mi era parso di intendere dalle sue parole che lei avesse voluto difendere il lavoro e le prerogative non solo della maggioranza e dell'opposizione, ma del Parlamento. Mi era sembrato che lei avesse voluto difendere le prerogative della Commissione; ciò significa difendere le prerogative che ci attribuiscono la Costituzione ed i cittadini; prerogative che non ci attribuiamo noi stessi. Sto intervenendo prima dell'intervento del Ministro per chiedere che vengano difesi gli emendamenti non di Forza Italia, non dell'opposizione, ma della maggioranza. Stiamo parlando di emendamenti della maggioranza approvati anche dall'opposizione o passati all'unanimità, che sono scomparsi dal testo; oltre alle modifiche di cui lei parlava, ne sono state inserite altre.
Io ritengo, da deputato di opposizione, che noi, come Camera dei deputati, non possiamo tollerare che il Governo calpesti il lavoro svolto dal Parlamento e non importa che ciò sia stato fatto dalla maggioranza o dall'opposizione. Ma dal momento che è stato svolto all'unanimità in Commissione, il fatto che il Governo si permetta, senza che esistano problemi di copertura - perché non sussistono - di cancellare alcuni emendamenti, è una mancanza di rispetto da parte del Governo nei confronti dell'istituzione. Io mi rivolgo a lei, perché lei è il garante di questa istituzione e mi pare che le parole che ha pronunciato prima fossero rivolte a garantire il lavoro che questa istituzione nel suo complesso aveva svolto, ma non è stato così.
Signor Presidente, poiché so che lei è una persona seria, pur di differente parte politica, e penso che lei non abbia voluto prendere in giro l'Aula, probabilmente nell'informarla in ordine a questi maxiemendamenti le hanno trasmesso un'idea sbagliata. Prendo atto, quindi, che il Governo non ha informato la Presidenza della Camera circa le reali modifiche che il testo conteneva. Lei, inoltre, si ricorderà, signor Presidente, che lo scorso anno svolgemmo, a conclusione dell'iter di esame della legge finanziaria, una discussione nel corso della quale le sottoposi alcune questioni e lei si rese conto, a finanziaria terminata, che le cose che le erano state dette non corrispondevano al vero: le informo che quest'anno si è verificata la medesima cosa. È una cosa che non trovo rispettosa sia nei suoi confronti, che nei confronti dell'intero Parlamento, della maggioranza e dell'opposizione compresa. Pertanto, prima che intervenga il Ministro Chiti, avendone il Governo la possibilità, suggerirei di sospendere la seduta e suggerirei altresì al Governo di apportare alcune variazioni per riportare il testo all'origine, per poi riprendere la discussione. Non svolgo questo intervento per interrompere i lavori - non è mio interesse - ma per difendere alcuni emendamenti che non sono quelli dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
NICOLA BONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Concederò la parola al collega Bono e successivamente al Governo, ma non ammetterò altri interventi, perché ormai è tutto chiaro. Prego, deputato Bono.
NICOLA BONO. Signor Presidente, quello che è accaduto oggi ci ha lasciati esterrefatti. Non appartiene alla prassiPag. 16costante di questa Camera, che io invoco in questo momento, essendo la prassi - com'è noto - l'elemento fondante (Commenti)...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore...
NICOLA BONO. Come dicevo, essendo notoriamente la prassi elemento fondante dei lavori di un Parlamento, quello che è accaduto oggi ha violato profondamente tale tradizione. È sempre accaduto, infatti, che in occasione del preannunzio della posizione della questione di fiducia su un testo di legge di qualunque tipo, dopo il lavoro svolto dalla Commissione, il Governo si facesse carico - all'interno del testo da proporre per la questione di fiducia - delle proposte che unanimemente vengono dalla Commissione stessa. Ciò è avvenuto regolarmente negli ultimi anni, essendo questo Governo abituato a chiedere voti di fiducia, ma è avvenuto anche negli anni precedenti. Non è mai accaduto, onorevoli colleghi, che nel testo predisposto dal Governo per la fiducia venissero omessi o - se preferite - non venissero inclusi emendamenti votati all'unanimità.
Non si tratta - come ha sottolineato poco fa il collega Crosetto - di un problema di emendamenti di maggioranza o di opposizione: è chiaro che il collega Crosetto, di cui condivido l'intervento, ha voluto pienamente esprimere questo aspetto come paradosso. Il problema non è della maggioranza o dell'opposizione, ma della prassi che consente alla Commissione, esprimendo un orientamento unanime, di fare una sintesi delle proposte da suggerire al Governo, perché esso se ne faccia carico acriticamente. Non vi è una valutazione del Governo, a parte il fatto, signor Presidente, che nel momento in cui la Commissione e il relatore di maggioranza definiscono delle proposte, non lo fanno mai senza il preventivo parere del Governo.
Sugli emendamenti proposti dal relatore di maggioranza, il Governo ha espresso il suo assenso, altrimenti non avrebbero potuto costituire materia di argomentazione e di proposta.
Per tali motivi, ci lasci dire che ci troviamo in una situazione mai vista in precedenza, che sconvolge profondamente il nostro modo ordinario di legiferare; una situazione incredibile che, tra l'altro, smentisce palesemente quanto lei poco fa aveva dichiarato. Noi avevamo salutato con grande interesse - anche se non abbiamo preso la parola per sottolinearlo, lo diciamo adesso - il fatto che lei, per la prima volta nel ruolo di Presidente della Camera, avesse espunto dal testo tutte le materie nuove introdotte successivamente al dibattito della Commissione. Tuttavia, aveva detto anche un'altra cosa: che nel testo erano inserite le proposte della Commissione. Ciò non è vero e non risponde a verità.
Nel breve passaggio in Commissione, deputati di maggioranza e di opposizione hanno sollevato questo problema. Il Governo, in maniera laconica, ha espresso un giudizio generico facendo riferimento alla necessità di procedere nel senso di non includere emendamenti che non avessero una copertura finanziaria. Signor Presidente, nessuno degli emendamenti approvati all'unanimità nella giornata di ieri e fatto proprio dal relatore a nome della Commissione era privo di copertura finanziaria, altrimenti il Governo avrebbe fatto presente la questione in quella sede! Pertanto, i ripensamenti successivi, quelli avvenuti in corso di nottata su quali emendamenti introdurre nel testo, sono stati il frutto di un giudizio politico.
Si tratta di un giudizio politico che il Governo ha assunto senza un confronto con il Parlamento, violando la regola sacra del rispetto della volontà parlamentare, mettendo in discussione una prassi ultradecennale e, soprattutto, vulnerando la finalità del lavoro che era stato compiuto, ossia quella di fare, in questo provvedimento (che ha migliaia di questioni da criticare), almeno, una sintesi ragionata su alcune precise questioni.
In conclusione, signor Presidente, credo che porre la questione di fiducia su un testo non concordato con la CommissionePag. 17sia un fatto grave, che lei non può far passare come se fosse una questione ammissibile e ordinaria.
Condivido e sottoscrivo la richiesta posta dal collega Crosetto. Ritengo, infatti, che il Governo debba svolgere una riflessione e recuperare tutti gli emendamenti che la Commissione gli ha proposto. Se per fare ciò, occorre un po' di tempo (dato che sono due giorni che il Governo prende tempo «gratis», senza neanche chiedere giustificazioni), concediamolo e diamo un'altra ora, un'ora e mezzo o due ore di tempo.
Tuttavia, che vi sia l'esigenza che il Governo riveda il testo, lo sottoponga nuovamente al vaglio di ammissibilità della Presidenza e si voti la questione di fiducia sul testo concordato, credo che appartenga alla logica delle cose e alla correttezza del rispetto della nostra istituzione e della nostra funzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Come avevo annunciato, adesso concederò la parola al rappresentante del Governo, con una sola precisazione. Prima il deputato Crosetto e adesso il deputato Bono hanno posto questioni che sono valutazioni di merito: esse attengono strettamente alla costruzione degli emendamenti e non al vaglio di ammissibilità.
Faccio notare - e il deputato Crosetto, cortesemente, prima, ne aveva dato atto - che la Presidenza si era attenuta ad un criterio assai rigoroso nella definizione di ciò che è ammissibile, ma naturalmente non può evitare che il Governo intervenga, secondo le sue prerogative, a definire altrimenti ciò che ritiene di non dover portare al voto del Parlamento attraverso il maxiemendamento. Concedo, quindi, la parola al rappresentante del Governo...
LELLO DI GIOIA. Avevo chiesto di parlare!
PRESIDENTE. Dopo, dopo. Anche altri avevano chiesto di parlare, ma ho detto che adesso ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo...
ELIO VITO. Il relatore, sugli emendamenti!
LELLO DI GIOIA. Non capisco perché non mi concede la parola!
PRESIDENTE. Perché quando ho concesso la parola al deputato Bono, ho detto che gliela avrei data dopo averla concessa al deputato Crosetto sulla base di un'indicazione diffusa e che, quindi, avrei concesso la parola al rappresentante del Governo. Ha chiesto di intervenire anche il presidente della Commissione, ma alla stessa stregua...
ELIO VITO. No, dopo, no!
PRESIDENTE. Perché grida così tanto? Guardi che la sento anche se non grida così tanto.
ELIO VITO. Sulla questione della Commissione, ora! Dopo è una presa in giro!
PRESIDENTE. No, come ho già detto, adesso concederò la parola al rappresentante del Governo.