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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 1287)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, preannunzio che il gruppo dei Popolari-Udeur voterà a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame (il cosiddetto decreto «spacchettamento»). Riteniamo, infatti, come haPag. 6peraltro giustamente affermato il ministro Chiti quando ha posto su di esso la questione di fiducia, che si tratti di una proposta di organizzazione del Governo necessaria per poter attuare il proprio programma.
Essa è, dunque, una proposta di organizzazione funzionale alla realizzazione del programma approvato dagli elettori nel corso delle ultime elezioni politiche. Ricordo, altresì, che il collega Bressa ha giustamente sostenuto che, per quanto concerne il presunto aumento spropositato delle spese, si tratta di un ritornello che dà anche fastidio.
Basterebbe osservare, infatti, quanto è accaduto nella scorsa legislatura in ordine alle migliaia di convenzioni attivate in tutti i ministeri per comprendere come non si abbia veramente titolo per contrapporsi, se non in funzione di un'opposizione prettamente strumentale, all'adozione di una proposta organizzativa che mira a perseguire l'efficienza nelle strutture amministrative, a tagliare le spese ed a ridurre il numero di convenzioni esistenti. Ciò perché il provvedimento in esame detta, a tutti i ministri ed al Presidente del Consiglio, disposizioni affinché le loro spese vengano drasticamente ridotte in una certa percentuale.
Il presente decreto-legge, pertanto, si pone proprio tale obiettivo. Vorrei osservare, peraltro, che si tratta di un provvedimento che affronta anche alcune problematiche esistenti nell'ambito dei diversi ministeri. Dal momento che è un aspetto che viene trascurato, devo ricordare che il Governo ha accettato decine di ordini del giorno, assumendosi impegni precisi riguardo a problematiche particolari, afferenti a categorie che operano in alcuni settori molto rilevanti per la vita del nostro paese (come, ad esempio, il personale del comparto agricoltura che verrebbe messo in mobilità per effetto della riorganizzazione dei consorzi agrari).
Vi è stata, dunque, una forte disponibilità da parte del Governo, il quale ha accettato con convinzione le proposte avanzate in Parlamento, sia dalla maggioranza, sia dalla minoranza. Ciò perché, al di là del perseguimento di una organizzazione maggiormente efficiente, si mira a far sì che il Governo in carica offra le giuste risposte ai problemi sollevati, quotidianamente, dal popolo italiano.
Ritengo, pertanto, che si tratti di un aspetto veramente rilevante e che debba essere sottolineato. Credo, altresì, che debba essere evidenziata con forza la riforma di alcuni ministeri. Aver separato il Ministero dei trasporti da quello delle infrastrutture, infatti, costituisce una scelta di grande rilevanza, proprio perché il settore dei trasporti rappresenta un comparto fondamentale e prioritario dell'attività economica e sociale del nostro paese.
Basti pensare, ad esempio, a quanto avviene nel settore del trasporto aereo, marittimo e ferroviario per comprendere che vi è bisogno di un impegno forte in tale ambito. Occorre, infatti, un intervento veramente incisivo, in grado di ammodernare le infrastrutture, per far sì che la nostra nazione, così grande e vasta, possa essere raggiunta in brevissimo tempo da tutte le località. Vorrei segnalare che chi vi parla abita in un'isola, la Sardegna, e quindi conosce le difficoltà quotidiane del trasporto.
Francamente, non vorrei ricevere troppe «lezioni» rispetto a ciò che è accaduto negli anni passati. Gli ultimi cinque anni, infatti, al di là delle enunciazioni, sono stati per certi versi fallimentari sotto tale aspetto. Ricordo che, anche in Sardegna, abbiamo addirittura assistito a ripetute inaugurazioni (una in estate, una in autunno ed una in primavera) di una stessa opera che, tuttavia, non decolla! Abbiamo bisogno, invece, di risposte concrete alle richieste delle regioni più deboli: da qui, si rende necessario un forte impegno a favore del Mezzogiorno.
Segnalo, infatti, che il gruppo dei Popolari-Udeur ha indicato come prioritaria la profusione di un forte impegno per il rilancio del Mezzogiorno, convinti come siamo che non possa esservi un vero sviluppo economico equilibrato del nostro paese senza la risoluzione decisiva dei problemi strutturali di tale area: pertanto,Pag. 7anche questo nuovo modo di ristrutturare l'azione di Governo mira a realizzare tale grande obiettivo, che riteniamo prioritario. Vorrei ricordare, in tal senso, che il Presidente Prodi lo ha dichiarato anche nel corso dell'esposizione delle sue linee programmatiche al Parlamento; tutti noi ne abbiamo preso atto, ed allora siamo pronti a verificare, anche quotidianamente, se tale impegno, forte e puntuale, verrà concretizzato.
È in tale contesto che il nostro gruppo ritiene di esprimere un «sì» convinto alla conversione in legge del decreto-legge in esame, dal momento che ritiene che vi sia anche una inversione di tendenza. Se è vero che il Governo è arrivato ad essere composto da 102 componenti, rispetto ai 97 del vecchio esecutivo, è vero anche che, facendo i conti, siamo decisamente in attivo. Infatti, è necessario un numero inferiore di risorse e di fondi per far funzionare un Governo che vede impegnate più persone rispetto al precedente.
È una querelle che non porta da nessuna parte. Vi è un'opposizione strumentale, perché occorre creare problemi al Governo anche su questi aspetti. Credo che sia diritto di ogni nuovo Governo presentare al Parlamento un suo modo di governare e di articolare la sua azione governativa attraverso i vari ministeri, i sottosegretari e i viceministri.
Il Governo intende dare risposte ancora più puntuali, perché impegnato a far funzionare completamente questa macchina e a far sì che i vari settori della vita politica, economica e sociale del paese possano trovare presto risposte efficienti, che diano davvero soddisfazione ad una richiesta forte che sale dal paese.
Per questo - non usufruisco di tutto il tempo perché non mi sembra neanche necessario -, il nostro gruppo voterà compatto a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame, convinto che il Governo sarà puntuale nel rispettare gli impegni assunti, anche in riferimento agli ordini del giorno che ha accettato in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, a nome dei Verdi, annuncio il voto favorevole del gruppo, evidenziando anche alcuni elementi estremamente positivi del provvedimento in oggetto. Mi riferisco, prima tra tutte, ad una modifica che sembrerà simbolica, ma che, in realtà, per noi Verdi è sostanziale: la dizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Un aspetto che era carente nella precedente legislatura e che sta ad indicare la forte attenzione che l'attuale Governo avrà in questo ambito. Per quanto riguarda gli aspetti relativi ai contenuti del decreto-legge in oggetto, rimando all'intervento che il relatore Marco Boato ha già svolto e all'intervento della nostra deputata, onorevole Zanella, in sede di votazione di fiducia.
Ribadisco pertanto il voto favorevole dei Verdi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Schietroma. Ne ha facoltà.
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, a nome del gruppo parlamentare della Rosa nel Pugno, dichiaro il voto favorevole su questo disegno di legge di conversione del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri.
Si tratta di un intervento legislativo fondamentale per consentire all'esecutivo di esercitare l'azione di governo secondo i programmi del Presidente Prodi e dell'Unione. Ho sentito molte critiche da parte dell'opposizione al provvedimento in esame, ma il tempo dirà se tali rilievi siano fondati o meno.
In questo momento, appare essenziale, oltre che legittimo, consentire all'esecutivo di predisporre la struttura ministeriale e gli assetti ritenuti necessari per esprimere un'efficace attività di governo.Pag. 8
Tra i punti qualificanti del provvedimento, desidero sottolineare l'istituzione del Ministero del commercio internazionale, al quale sono assegnate le funzioni in materia di commercio con l'estero, che in precedenza erano attribuite al Ministero delle attività produttive. Si tratta di un ministero di rilievo, che diventa ancora più importante perché guidato da una personalità del valore di Emma Bonino, la quale avrà certamente modo di confermare in questo dicastero tutta la sua capacità, competenza ed esperienza internazionale.
Un altro aspetto che mi piace sottolineare è il cambiamento della denominazione del Ministero dell'istruzione, che ritorna ad essere Ministero della pubblica istruzione. È un segnale politico significativo, specie in un momento come questo, in cui persone molto autorevoli ritengono erroneamente che l'istruzione di Stato sia superata. Noi della Rosa nel Pugno riteniamo invece che la scuola pubblica sia una questione di importanza primaria.
Consideriamo profondamente sbagliata l'idea di chi sostiene che lo Stato, in materia di educazione, debba ritirarsi e lasciar fare alla società civile. Occorre, invece, una scuola pubblica davvero di qualità per tutti, una scuola laica, aperta alle diverse religioni e culture. Ma avremo tempo e modo per approfondire questi temi di notevole rilevanza per lo sviluppo e la crescita della nostra società.
È stato contestato dall'opposizione non solo il merito del provvedimento, ma anche il ricorso al voto di fiducia. Tuttavia, questa decisione del Governo appare giustificata proprio dal comportamento della stessa opposizione, la quale ha posto in essere un serrato ostruzionismo che spero non diventi una regola. Mi auguro, quindi, che per il futuro l'opposizione eserciti pienamente i propri diritti, senza però porre in essere un ostruzionismo sistematico che costringerebbe il Governo a ricorrere frequentemente alla fiducia.
Evitiamo questo giro vizioso che avrebbe la grave conseguenza di impedire al Parlamento di discutere realmente ed esprimersi appieno sui vari provvedimenti. Spero, quindi, che non diventi una regola - lo ripeto - da parte dell'opposizione ricorrere ad un ostruzionismo sistematico. Come pure non deve diventare una regola il ricorso del Governo al voto di fiducia. Sarebbe un grave errore politico espropriare sistematicamente il Parlamento delle sue prerogative. D'altra parte, dopo aver criticato in passato il Governo di centrodestra per l'uso esagerato della fiducia, non possiamo di certo incorrere nello stesso errore.
Noi della Rosa nel Pugno riteniamo che il Governo debba essere messo in condizione di governare, ma l'esecutivo non deve mai dimenticare la funzione primaria del Parlamento, anche perché comprimere sistematicamente i diritti dei parlamentari significherebbe limitare l'esercizio di un ruolo fondamentale per la democrazia. Impedire ai deputati ed ai senatori di svolgere pienamente l'attività legislativa sarebbe inaccettabile, specie per una coalizione, come la nostra, che ha dato sempre grande rilievo all'affermazione di una cultura istituzionale estremamente rispettosa delle prerogative di ciascun organo previsto dalla Costituzione.
I deputati della Rosa nel Pugno voteranno, pertanto, a favore di questo provvedimento, essenziale affinché l'esecutivo possa governare.
Il nostro voto di oggi vuole però esprimere anche l'auspicio che il ricorso alla fiducia costituisca l'eccezione e non la regola (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel preannunziare l'espressione del voto contrario sul provvedimento in esame da parte della Lega Nord Padania, come più volte rilevato nelle motivazioni espresse nel corso degli interventi precedenti, da cui si evince la nostra posizione contraria, ritengo che, in primo luogo, dovremmo esprimere una valutazione sul lavoro dell'Assemblea, e lo dico con molto sconforto e disagio.Pag. 9
Crediamo che, da qualche settimana, da quando si è insediato l'attuale Governo, sia stato intonato il De profundis nei confronti di questo ramo del Parlamento. Un ramo del Parlamento che è chiamato a prendere atto dei provvedimenti trasmessi dal Senato, che risultano blindati: siamo infatti costretti, a causa delle problematiche interne di questa maggioranza che ben conosciamo, a prenderli così come sono, senza poterli minimamente modificare. Non è la prima volta e, purtroppo, sappiamo che non sarà nemmeno l'ultima!
Pertanto, crediamo che, in queste prime settimane, come accadrà nelle prossime, la Camera sarà costretta semplicemente a prendere atto dei provvedimenti che saranno trasmessi dal Senato, creando, a nostro avviso, anche una sorta di deficit di democrazia.
Ci chiediamo quale sia il nostro ruolo in questo ramo del Parlamento di fronte ad un provvedimento trasmesso dal Senato, che dovremmo valutare, analizzare e votare! Sappiamo già oggi che, in futuro, dovremo semplicemente prendere atto del provvedimento e «timbrarlo», assumendo il ruolo di «passacarte», perché questo ramo del Parlamento non ha più la propria autorità, la propria sovranità a causa dei problemi interni alla maggioranza.
Sappiamo, infatti, che se questo provvedimento venisse cambiato, dovrebbe tornare al Senato e, per la maggioranza, ogni volta che si va al Senato, politicamente parlando, vi è il rischio di andare sotto con i numeri.
Quindi, per quanto riguarda la Camera, le sue Commissioni e tutti i deputati, sappiamo che dovremo semplicemente prendere atto dei provvedimenti. Lo diciamo noi, che siamo parlamentari di minoranza, ma crediamo che la situazione sia molto più grave per i parlamentari di maggioranza, i quali ci chiediamo cosa stiano a fare e per quale motivo siano stati eletti alla Camera dei deputati se, ogni volta che arriva un provvedimento, devono semplicemente ratificarlo. Come spiegheranno ai loro elettori le loro funzioni? Perché non possono modificare un provvedimento, facendo valere i loro punti di vista e le loro istanze e presentando emendamenti? Non lo possono fare per motivazioni di carattere puramente politico, ossia per le difficoltà politiche della maggioranza.
Ciò vale soprattutto per un provvedimento come questo, che è un decreto-legge. Non è la prima volta - e non sarà neanche l'ultima - che ci troviamo a valutare un decreto-legge che, a nostro modo di vedere, non capiamo formalmente, perché non vi sono l'urgenza e la necessità. Lo capiamo politicamente, invece, perché sappiamo che questa maggioranza ha difficoltà a dialogare e ad andare d'accordo. Il ricorso allo strumento del decreto-legge, quindi, è necessario perché esso è immediatamente valido. Così, per il momento, non se ne discute più: non serve più litigare al loro interno e si prende atto di questo provvedimento. Magari, lo si fa la notte, come spesso accade, in fretta e furia, come è accaduto per gli ultimi provvedimenti che sono stati varati. Mi riferisco al decreto-legge Bersani, che è stato «venduto» come la liberalizzazione dei farmacisti, dei panettieri e dei tassisti. Ma ora si vede a cosa stanno portando i provvedimenti fatti in fretta e furia da questo Governo: oggi Roma è bloccata!
C'è poi il problema delle società immobiliari, rispetto alle quali avete sbagliato i conti di ben 60 volte! Pensavate di incassare 500 milioni e, invece, erano 30 miliardi, per l'IVA retroattiva. Le società immobiliari hanno perso il 15-20 per cento. Chi risarcisce i risparmiatori dei vostri errori fatti per la fretta e la furia con cui siete costretti ad emanare i provvedimenti, perché, altrimenti, il giorno dopo non trovate la quadratura al vostro interno? Chi risarcisce i risparmiatori che hanno perso il 15-20 per cento dei titoli e delle azioni delle società immobiliari, a causa del modo semplicistico con cui opera questo Governo e - vedendo quanto è stato sbagliato il gettito fiscale ipotizzato sull'IVA delle società immobiliari - anche del modo poco serio, perché, se già oggi si sa che verranno apportate delle modifiche, vuol dire che dichiarate di aver sbagliato?Pag. 10
Se fosse stato un normale disegno di legge, sarebbe stato diverso. Ma qui siamo di fronte ad un decreto-legge e, quindi, bisogna muoversi con serietà, sapendo dove si va ad agire, perché, altrimenti, a farne le spese sono i risparmiatori, come in questo caso. Bisognerebbe che il ministro Visco ci dicesse come intende risarcire quei risparmiatori. Non l'ho chiamato «ministro» per caso, ma perché, a nostro modo di vedere, egli sta facendo credere di essere il vero ministro per il modo in cui governa questo dicastero. Chi risarcisce - lo ripeto - i risparmiatori?
Dopo di che, su questo decreto-legge è stata posta la questione di fiducia, ossia un aggravio ancora maggiore sulle prerogative dei parlamentari di minoranza. La Lega non aveva fatto dell'ostruzionismo fine a se stesso su questo provvedimento, ma aveva presentato solo 16 emendamenti, credendo di poterlo modificare costruttivamente, migliorandolo, e di poterlo approvare con gli aspetti positivi introdotti da questa Camera.
È stata posta, invece, la questione di fiducia e ci dite che ciò è dovuto a posizioni ostruzionistiche dell'opposizione. Noi crediamo che essa sia stata posta per i problemi interni della vostra maggioranza. Se non erro, siamo già alla terza questione di fiducia. Da qui a fine mese se ne prevedono altre tre. Il Governo Berlusconi, in cinque anni, ne aveva poste meno di 50. Nei primi due mesi saremo già a circa sei questioni di fiducia.
Se questi sono i presupposti - ho sentito dire infatti anche da autorevoli colleghi della minoranza che il ricorso alla fiducia è un po' troppo frequente - vediamo cosa succederà andando avanti nei prossimi mesi; soprattutto, vedremo se sarete in grado di accettare gli emendamenti che verranno presentati in Assemblea magari su provvedimenti provenienti dal Senato. Noi sappiamo fin da adesso che quegli emendamenti non verranno accettati. Non saranno accettati per una pura motivazione politica: non li potete accettare perché avete paura di tornare al Senato, perché avete paura della ghigliottina politica - politicamente parlando - del Senato.
Sul merito del provvedimento è già stato detto tutto; si tratta, infatti, di un provvedimento che non fa altro che aumentare i posti di Governo e di sottogoverno. Vorremmo sapere che cosa sarebbe successo se a fare ciò fosse stato il Governo di centrodestra, se, per ipotesi, fosse stato il Governo Berlusconi ad aumentare a dismisura - come è stato fatto - il numero di posti di Governo e di sottogoverno. In questo frangente lo avete fatto voi, nonostante in passato abbiate fatto scuola di moralità politica e ci abbiate spiegato come si abbattono i costi della politica e che la politica deve essere vista non come posti di potere, non come professione politica stessa, ma come impegno e volontà. Ora arrivati al Governo, dopo cinque anni in cui Berlusconi aveva diminuito del 10 per cento i costi della politica, voi aumentate i posti di Governo e di sottogoverno dalla mattina alla sera semplicemente per trovare una quadra, un accordo all'interno della vostra maggioranza che altrimenti non avreste trovato.
Riguardo ad altri aspetti del provvedimento voglio sottolineare che noi contestiamo l'abolizione del Ministero del welfare e la creazione di un Ministero per la famiglia senza portafoglio. A nostro modo di vedere il Ministero per la famiglia come era inteso precedentemente dal Governo Berlusconi era un ministero importante, proprio perché dava rilevanza alla famiglia; infatti, il nostro era un Governo che aiutava la famiglia e che la vedeva come componente e nucleo importante della nostra società: famiglia formata da un uomo e una donna. Abbiamo visto, quando la settimana scorsa abbiamo votato un ordine del giorno, come non si è riusciti a trovare un accordo sulla valorizzazione della famiglia all'interno di quest'aula: voi avete votato contro un ordine del giorno che era molto semplice perché diceva che la famiglia va semplicemente aiutata e valorizzata così com'è, in quanto formata da un uomo e da una donna. Voi - ripetoPag. 11- avete votato contro. Questo ci fa pensare che il motivo per cui avete pensato di dividere il Ministero del welfare...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Fugatti.
MAURIZIO FUGATTI. Avete diviso il Ministero del welfare per dare meno peso al Ministero per la famiglia.
Critichiamo anche il fatto che il Ministero del turismo non faccia più parte del Ministero per le attività produttive perché consideravamo il turismo in modo industriale, produttivo e dinamico; quindi, a nostro modo di vedere, l'inserimento all'interno del Ministero dei beni culturali svilisce la sua funzione ed assenza.
Per tutti questi motivi, la Lega Nord Padania voterà contro questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Belisario. Ne ha facoltà
FELICE BELISARIO. Signor Presidente, dopo una competizione elettorale come quella che abbiamo alle spalle, ogni argomento è buono per polemizzare, per fare le pulci a tutto prima ancora che il Governo Prodi abbia iniziato a produrre fatti per il paese.
Noi ci accingiamo in quest'aula, come gruppo dell'Italia dei valori, a dare il voto favorevole al provvedimento in esame. Noi non riteniamo che la legislazione precedente sia un moloch indipendente dagli eventi, dagli approfondimenti, dalle esperienze che sono maturati in questi anni. Indubbiamente tanto di cappello alla riforma Bassanini, ma anche questa va guardata e approfondita sulla base dell'esperienza.
Ecco perché non possiamo fermarci alle vecchie competenze, quando vi è una ragione per ciò che è successo. Con i problemi della nostra società, un Ministero della solidarietà sociale con competenze specifiche, che consideri anche i problemi della droga e, quindi, il disadattamento dei giovani in questo settore, ha un suo punto di verità, per cui noi lo condividiamo.
Che dire, poi, del Ministero per la famiglia? Specie da parte dell'opposizione, si parla sempre - a volte anche a sproposito - della famiglia quale istituto perno della società, e non solo di quota italiana. Ecco allora che voler riportare la famiglia al centro dell'attenzione del Governo significa guardare i punti di crisi che all'interno della stessa famiglia vi sono e le difficoltà che, in un periodo di crisi, di sviluppo di nuovi sistemi di comunicazione e di relazione, si determinano sempre in seno alla famiglia.
Anche lo sdoppiamento del vecchio MIUR ha un senso, considerando la precedente riforma dell'istruzione, che deve essere considerata, rivisitata, chiosata e cambiata radicalmente. Vi è bisogno di un ministero che se ne occupi tout court. Allo stesso modo, sulla ricerca scientifica e l'università si appuntano gli sguardi di tutto il paese, di tutte le categorie produttive e di tutta la società civile. Ecco, dunque, l'importanza di dedicare non solo un generico ministero per la pubblica istruzione, ma una specificità riguardo all'università ed alla ricerca.
Onorevoli colleghi, indubbiamente un minor numero di incarichi ministeriali sarebbe stato auspicabile, ma non possiamo misurare con i numeri se il Governo sarà efficiente e se conterrà i costi rispetto a quello che lo ha preceduto.
Faccio ora alcune osservazioni sulle politiche giovanili e sullo sport: abbiamo voglia di parlare dei problemi dei giovani! Li dobbiamo affrontare e li dobbiamo capire insieme ai giovani, svolgere una politica per i giovani stessi, ma non dall'alto: bisogna porre in essere un sistema di reti orizzontali che coinvolga i giovani e li renda partecipi dell'amministrazione e della gestione della cosa pubblica.
Per quanto riguarda le infrastrutture ed i trasporti, anche a tal riguardo è sotto gli occhi di tutti una sorta di pot pourrì che si è verificato nella scorsa legislatura, in virtù del quale le infrastrutture ed i trasporti si accavallavano, con una legge obiettivo che andava da un lato e dall'altroPag. 12e si occupava degli uni e delle altre. La verità è che bisognerà mettere mano ad un sistema integrato di infrastrutture e di trasporti, che siano nelle condizioni di far progredire il paese davvero; si tratta quindi di pensare non tanto allo stretto di Messina, quanto piuttosto alle reti ferroviarie in Sicilia ed in Sardegna, nel sud ed anche in alcune plaghe del nord, in cui le reti dei trasporti solo assolutamente arretrate.
Ecco perché ci convince la specificità di alcuni dicasteri, l'importanza di approfondire, evitando anche sovrapposizioni di competenze. Ecco perché il provvedimento entra nel particolare ed ecco perché si tenta di rendere i ministeri, pur in una sintesi complessiva, autonomi, per produrre opere di gestione e di governo nell'interesse del paese.
Per questi motivi, signor Presidente, preannunzio il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mereu. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, avremmo considerato fisiologico e normale che un Governo appena nominato organizzasse la sua macchina amministrativa e statale in modo da poter realizzare al meglio gli obiettivi del suo programma. Ma è altrettanto evidente che lo strumento utilizzato non poteva essere quello della decretazione d'urgenza, salvo poi utilizzare una delega per la definizione dell'assetto normativo che dovrebbe regolare questa materia. Non vi era, infatti, alcuna ragione di necessità e nemmeno d'urgenza per procedere ad una manovra così complessa e così vasta di riordino e di organizzazione dell'apparato dell'amministrazione dello Stato e del Governo. Il fatto poi che il decreto-legge ha funzionato come una sorta di sanatoria di quanto avvenuto nel Consiglio dei ministri il 17 maggio rende ancora più sconcertante la ratio del provvedimento. È, infatti, se possibile, un'anomalia ancora più grande, e cioè che il tutto sia stato varato da ministri i quali, con l'adozione del decreto-legge medesimo, hanno in tal modo sanato la loro posizione politica ed istituzionale prima ancora che il Governo nominato ottenesse la fiducia da parte delle Camere: un macroscopico conflitto di interessi! E questa era l'urgenza!
Abbiamo capito poi perché era necessario un tale tipo di atto. Necessario perché, assegnando 102, poltrone avete messo fine alle vostre divergenze. Ma se questo messaggio passasse in seconda linea, non dovrebbe passare sotto silenzio quello ancor più delicato, e cioè quello della esclusione del dibattito parlamentare con una sorta di esproprio proletario - come ha ricordato il collega D'Alia - delle competenze legislative del Parlamento su materie assolutamente delicate che afferiscono anche all'esercizio della funzione costituzionale di indirizzo politico. Anche su questo punto abbiamo assistito al silenzio dei colleghi della maggioranza, che ormai si sentono destinati a svolgere la funzione di notai di quanto deciso al Senato.
Abbiamo richiamato l'attenzione sui rischi di una violazione dell'articolo 81 della Costituzione, non partendo dalla circostanza che non vi sia sotto il profilo formale una copertura finanziaria in linea con l'applicazione di tale articolo, ma dalla clausola dell'invarianza della spesa la quale, è sì in linea, sotto il profilo stilistico, con l'articolo 81 ma, tuttavia, non è sufficiente a dimostrare che tutto ciò, cioè il movimento di personale da questo a quel dipartimento o dicastero a seguito dell'abrogazione di alcune strutture ministeriali e la costituzione di altre, possa realmente verificarsi nei fatti in linea con quanto sancito da quell'articolo. Anche su questo punto non avete dato ascolto a quello che, prima di essere un argomento giuridico, doveva essere una semplice constatazione matematica. Su questo punto vi aspetteremo al varco quando presenterete i decreti presidenziali all'esame oggi delle competenti Commissioni parlamentari; quando sarà palese che il principio formalePag. 13dell'invarianza della spesa, tanto decantato nel vostro articolato, non potrà essere rispettato in una megaoperazione di questo tipo che, oggettivamente, bloccherà, almeno per sei mesi, l'attività dell'esecutivo nella sua articolazione amministrativa.
Se entrassimo nel merito dei singoli «spacchettamenti», i possibili rilievi ci occuperebbero per un tempo non congruo rispetto a quello a disposizione. Sarebbe interessante capire la logica della moltiplicazione delle poltrone, dello scorporo dal Ministero delle attività produttive del dipartimento per il turismo, il quale così viene ad essere assorbito dal Ministero per i beni e le attività culturali, mentre le relative competenze e l'esercizio della funzione sono incardinati presso la Presidenza del Consiglio dei ministri che, a sua volta, deve delegare il ministro.
Avete ridotto il Ministero per la famiglia a semplice erogatore di alcuni fondi di cui, fra l'altro, si chiede l'ampliamento nella cosiddetta manovrina, perché avete assegnato a tale ministero solo ed esclusivamente alcune funzioni che erano proprie del Ministero del welfare.
Vorremmo sapere anche i motivi che vi hanno indotto a separare l'università dalla pubblica istruzione, nonostante il nostro paese sia afflitto da un ritardo profondo nel passaggio dal sistema dell'istruzione media al sistema delle alte professionalità universitarie.
Non abbiamo percepito neppure la funzionalità dello scorporo, dal Ministero delle infrastrutture, delle funzioni dei trasporti e dei lavori pubblici - vale a dire, della progettazione dall'esecuzione -, il che determinerà un sicuro deficit di comunicazione, di sinergie e di economie di scala; per non parlare delle competenze assegnate al Ministero della solidarietà, un contenitore vuoto che si è voluto riempire con competenze fino ad oggi svolte con profitto e risultati lusinghieri dalla Presidenza del Consiglio. Mi riferisco, ovviamente, a quelle in materia di politica antidroga e di servizio civile.
Ci avete criticato nel 2001 per le fusioni che, disattendendo in tal modo la cosiddetta riforma Bassanini, hanno interessato i Ministeri della sanità, del welfare e delle attività produttive; oggi, lo stesso Bassanini ha avuto l'amabilità di ammettere che abbiamo assistito ad un'imbarazzante revival del manuale Cencelli e delle logiche spartitorie della prima Repubblica. Basterebbe ciò solo a motivare il voto contrario, senza scomodare il nostro ruolo di opposizione.
Onorevoli colleghi, abbiamo già espresso le nostre pregiudiziali di costituzionalità sul provvedimento; abbiamo ribadito, nel corso del dibattito, le nostre posizioni nel merito. Concludo ribadendo ancora il nostro voto contrario su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà convintamente a favore della conversione di questo provvedimento, che rappresenta non lo «spacchettamento» dei ministeri ma, semplicemente, la riorganizzazione degli stessi e della Presidenza del Consiglio. A mio avviso, su questo disegno di legge di conversione e su quello precedente, riferito al cosiddetto decreto «milleproroghe», abbiamo svolto un dibattito molto importante sul versante istituzionale. Proprio questo è, del resto, il primo profilo che vorrei affrontare; ritengo, infatti, che i nostri colleghi dell'opposizione sbaglino profondamente quando affermano che la maggioranza e lo stesso Governo siano insensibili ai problemi postisi con questi due provvedimenti. Invero, abbiamo dibattuto molto, in sede di discussione sia del decreto «milleproroghe» sia di questo provvedimento di riordino dei ministeri, della questione del conferimento di deleghe legislative nell'ambito della conversione in legge dei decreti-legge; mi riferisco alla questione relativa agli interventi sull'articolo 1 delPag. 14disegno di legge di conversione finalizzati ad introdurre deleghe al Governo.
Dovreste riconoscerci, voi colleghi dell'opposizione, la sensibilità mostrata dalla maggioranza e dal relatore; nel caso di specie, dal relatore Boato, che ha presentato un ordine del giorno a sua firma, accolto dal Governo e teso ad impedire che quest'ultimo possa emanare decreti legislativi senza un'adeguata fase preparatoria attraverso la sottoposizione di un disegno di legge delega alle Camere.
Su tutto ciò, non dovremmo sviluppare una polemica insensata fra le varie parti politiche: è infatti comune impegno e responsabilità dei deputati e delle deputate di questa Camera fare in modo che, per l'appunto, il Parlamento non venga espropriato delle proprie funzioni, ma sia messo in grado di discutere e di decidere senza che il Governo lo oltrepassi, utilizzando il meccanismo delle deleghe conferite attraverso l'esame dei decreti-legge. Meccanismo attraverso il quale si impedisce al Parlamento proprio di discutere e di decidere. Questa è una prima considerazione che voglio svolgere, non a sciocca difesa del Governo in quanto componente della maggioranza, ma perché voglio dare invece atto della sensibilità rivelata sia dal sottosegretario D'Andrea in fase di esame degli ordini del giorno sia dal ministro Chiti. Considerate, onorevoli dell'opposizione, quanti ordini del giorno sono stati approvati dal Governo; i 129 ordini del giorno da voi proposti sono tutti tesi a fare in modo che il Governo non possa più esercitare deleghe senza prima avere presentato specifici disegni di legge.
Vi è poi un secondo profilo istituzionale sul quale vorrei soffermarmi e richiamare l'attenzione sia del Governo sia della stessa Presidenza della Camera.
Richiamo la Presidenza della Camera, perché il Presidente Bertinotti in persona, discutendo il decreto «milleproroghe» ha fatto una dichiarazione impegnativa in aula, volto a far rispettare l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988 e, ancor di più, a promuovere un impegno da parte della Camera - della cui gestione egli è responsabile - perché le questioni attinenti le procedure legislative siano affrontate.
Ci sono stati più interventi del presidente della Commissione affari costituzionali, Violante, che ha posto delle questioni con molta chiarezza: pur essendo presidente eletto con i voti dell'intera maggioranza, egli ha sollevato un problema che riguarda la procedura legislativa del Parlamento. Il presidente Violante ha altresì posto il tema di come organizzare i lavori anche in rapporto alla «navetta» tra Camera e Senato, essendo consapevole di un fatto eminentemente politico - per l'appunto la limitatezza della maggioranza in Senato - e, soprattutto, di come utilizzare le deleghe. In generale - io così leggo le parole dei suoi interventi in aula - il presidente Violante è intervenuto per evidenziare un'importante questione che concerne la Presidenza della Camera, quella della cosiddetta «legislazione organizzata» o «complessa». Che cosa s'intende con questo sintagma, con la dizione di «legislazione complessa»? Ci si riferisce ad un problema molto importante, vale a dire lo iato che intercorre tra il legislatore parlamentare e gli esecutivi, il varco che si è aperto fra la determinazione legislativa nelle Camere e la decisione normativa da parte del Governo; il problema è di come, attraverso i decreti-legge, i decreti legislativi, il meccanismo delle relazioni che intercorrono tra legislazioni a livello europeo, a livello nazionale e regionale, siano sempre più gli esecutivi a determinare le norme e sempre meno le rappresentanze a intervenire con la decisione legislativa, nella definizione dei contenuti normativi delle leggi. Questo tipo di legislazione cosiddetta «complessa» e «organizzata» corrisponde alla tematica della governance, vale a dire di una legge che è contrattata fra gli esecutivi ai diversi livelli nazionali, regionali ed europei e le grandi strutture economico-finanziarie esistenti nel nostro paese a livello europeo. Questo è il grande tema che noi dobbiamo affrontare: i poteri di disciplina sostanziale che sono ormai nelle mani degli esecutivi e l'esautoramento - non provocato da questa maggioranza, ma dai meccanismi legislativiPag. 15vigenti a livelli europeo, regionale e nazionale - degli organi della rappresentanza riguardo alle norme sostanziali che vengono loro sottratte. Il nostro grande problema è come restituire nuovamente potere ai Parlamenti, affinché questi decidano riguardo alle norme sostanziali e non le affidino all'esecutivo attraverso le leggi-obiettivo, le leggi-programma, le grandi leggi finanziarie votate attraverso «maxiemendamenti» attraverso voti di fiducia, e delegando così, in modo permanente, il compito di intervenire a livello - lo ripeto - sostanziale sulle norme da applicare.
Questo è il grande problema che abbiamo di fronte. Pensiamo anche alla vicenda della legge finanziaria che, fra qualche mese, dovremo esaminare alla Camera, con la strumentazione dei provvedimenti collegati, norme programmatiche mediante cui si affida al Governo il potere di intervenire e regolamentare interi campi della vita economica e sociale. Di questo problema la maggioranza è assolutamente consapevole e vuole affrontarlo, non per farne un terreno di lotta politica contro l'opposizione, ma per rivedere le vie attraverso cui dovremo restituire non tanto dignità, quanto soprattutto potere di intervento al Parlamento.
Concludo, formulando un ultimo invito, sotto il profilo istituzionale, alla Presidenza: quando tratteremo del bilancio interno della Camera dei deputati, puntiamo a discutere non soltanto della quantità di denaro, bensì anche dei modi e dei metodi di lavoro di questo ramo del Parlamento, per vedere come affrontare il tema - secondo me molto importante - della restituzione del potere e della sostanza alle decisioni parlamentari.
Quindi la maggioranza si è mossa e se voi foste, non dico onesti, ma trasparenti, nella lettura e nella valutazione dei provvedimenti che abbiamo approvato in questo ramo del Parlamento, dovreste dare atto al Governo della sensibilità nei confronti di questi temi - ha accettato infatti tutti gli ordini del giorno che sono stati presentati -, così come altrettanto sensibile si è dimostrata la Presidenza della Camera.
Venendo rapidamente ai profili sostanziali di questo provvedimento di riordino dei ministeri, poiché è già stato detto molto, vorrei sottolineare solo alcuni aspetti che spingono il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea a dare l'appoggio alla conversione in legge del decreto-legge in esame. In primo luogo - Chiti lo ha detto molto bene -, è inutile che ognuno pensi di dare lezioni agli altri su come organizzare i ministeri, perché questa è materia sostanzialmente organizzativa. So bene che esiste una scienza cosiddetta dell'organizzazione, ma sappiamo anche bene che l'organizzazione è qualcosa in divenire e soprattutto finalizzata agli obiettivi, in questo caso politici, che il Governo e la maggioranza si propongono di raggiungere.
PRESIDENTE. Onorevole Franco Russo, la invito a concludere.
FRANCO RUSSO. Allora a mio avviso non si può polemizzare sulla riorganizzazione dei ministeri, né con l'impegno assunto dell'invarianza di spesa, dicendo che si vuole solo fare spartizione secondo il manuale Cencelli. A me pare che le scelte fatte dal Governo in tema di solidarietà sociale, così come in tema di ambiente o di sviluppo economico, ma anche di competenze del turismo, che sono state affidate attraverso una delega al Vicepresidente del Consiglio, onorevole Rutelli, in qualità di responsabile del dicastero per i beni culturali, siano scelte molto importanti e significative, strumentali alla realizzazione del programma de L'Unione.
La ringrazio, Presidente, per la pazienza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, abbiamo già espresso in sedePag. 16di discussione sulle linee generali e in occasione dell'esame della nostra questione pregiudiziale di costituzionalità la contrarietà a questo provvedimento. Si tratta infatti di un provvedimento lacunoso, che serve solo ed esclusivamente a creare maggiori posti di Governo e maggiori poltrone, per risolvere i conflitti interni alla maggioranza di centrosinistra.
Oggi, in sede di dichiarazione di voto finale, ci preme sottolineare, dopo un iter complesso con la posizione della questione di fiducia sia al Senato sia alla Camera, una preoccupazione, che non riguarda tanto il merito del provvedimento, perché comprendiamo che oggi la coalizione di centrosinistra è eterogenea, fatta di troppi partiti e «partitini», spesso divisi al loro interno, dove sono ospitati da una parte dei liberali molto più liberali di quanti ce ne siano nel centrodestra e dall'altra persone che ancora con orgoglio si dicono comunisti (anzi, abbiamo letto oggi sui giornali, marxisti).
Quindi avevate la necessità di dar vita a nuovi ministeri e ad un numero esorbitante di sottosegretari, per riuscire a puntellare una coalizione che ha difficoltà ad esistere e a stare insieme. Anche perché il vostro collante - lo abbiamo notato in questi anni in cui siete stati all'opposizione - era solo ed esclusivamente l'odio nei confronti della nostra coalizione, l'odio nei confronti dell'ex premier Berlusconi, l'odio nei confronti del nostro processo riformatore e modernizzatore, che stavamo portando avanti per il paese.
Allora comprendiamo la vostra scelta di merito, ma certo non possiamo condividerla, perché ci sembra davvero un cattivo inizio cominciare, come primo atto, con la proliferazione degli incarichi, dopo che nel programma dell'Ulivo c'era scritto che bisognava ridurre i costi della politica; dopo che voi, attraverso Bassanini, avevate dato vita ad una riforma che doveva ridurre, addirittura troppo a nostro giudizio, il numero dei ministeri! Ma, dicevo, quel che ci preoccupa non è tanto il merito, quanto il metodo con il quale siete arrivati in Parlamento con i vostri primi provvedimenti, in particolare con questo oggi al nostro esame.
Ci preoccupa l'offesa che viene perpetrata, e lo sarà ancora, ai danni di questo ramo del Parlamento. Ci preoccupa il silenzio del Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, il quale non ha ancora fatto sentire la sua voce rispetto alle nostre obiezioni, rispetto ai nostri appunti sulla questione e rispetto anche a quanto ha detto, non nella veste di rappresentante di questo o quel partito, o di questo o quel gruppo, ma come presidente della Commissione affari costituzionali, l'onorevole Luciano Violante.
Al pari di Luciano Violante, anche noi abbiamo espresso una preoccupazione molto grave relativamente al fatto che la Camera dei deputati, nella attuale legislatura, paghi le conseguenze delle difficoltà che, al Senato, la maggioranza incontra ad essere numericamente tale, diventando, quindi, un ramo del Parlamento che, anziché essere chiamato a legiferare e ad entrare sostanzialmente nel processo di formazione delle leggi, è chiamato a ratificare quanto, con difficoltà, la maggioranza riesce a far approvare dalla Assemblea del Senato.
Non voglio esaminare approfonditamente tali questioni di merito. Voglio soltanto farvi comprendere quanto il vostro atteggiamento sia irrispettoso nei confronti degli elettori, a partire dai vostri elettori. Vi ricordo quanto avete sostenuto, in quest'aula, cinque anni fa, nel 2001, quando fu emanato un decreto-legge simile, con il quale furono istituiti il Ministero delle comunicazioni e il Ministero della salute. Quel decreto-legge, però, aveva alla base ragioni diverse, ragioni politiche. Infatti, noi ritenevamo che le comunicazioni e la salute non potessero essere accorpate in altri ministeri. Lo facemmo anche con maggiore garbo istituzionale e con maggiore correttezza. I ministri Gasparri e Sirchia, infatti, non giurarono insieme all'intero Governo, al Quirinale, ma lo fecero il giorno seguente: innanzitutto, furono istituiti i Ministeri; poi, furono nominati i ministri; infine,Pag. 17questi ultimi si recarono al Quirinale per il giuramento. Invece, voi avete bluffato anche dinanzi alla massima autorità dello Stato.
Eppure, la pensavate in un modo diverso. Riferisco quello che esponenti dell'attuale maggioranza affermarono nel 2001, in questa Assemblea, riguardo al «nostro» decreto-legge, che costituiva un fatto molto meno grave rispetto a questo perché, innanzitutto, non arrivò «blindato» in un ramo del Parlamento ma era possibile modificarlo e, infatti, alla Camera fu modificato. Oggi, invece, è stata arrecata l'offesa ulteriore della «blindatura» in questo ramo del Parlamento. Allora, nel 2001, l'onorevole Bressa, attualmente vicepresidente della Commissione affari costituzionali, affermò che la modifica del Governo avveniva in modo politicamente sbagliato e con uno strumento legislativo sbagliato, il decreto-legge, che trasformava una scelta legittima per un Governo in un atto, in qualche modo, di prepotenza istituzionale. Vorrei sapere dall'onorevole Bressa se ancora oggi ritenga un decreto-legge che modifica il Governo un atto di prepotenza istituzionale oppure se abbia cambiato idea. Lo stesso Bressa affermava che la strada per fare presto e bene e per soddisfare una legittima esigenza di un Governo avrebbe dovuto essere altra rispetto a quella del decreto-legge e che quell'atto di prepotenza istituzionale rappresentava l'avvio di una controriforma nella pubblica amministrazione, non solo sbagliata e culturalmente arretrata, ma anche pericolosa. Vorremmo sapere dal centrosinistra se il Bressa di cinque anni fa sia lo stesso Bressa di oggi.
L'onorevole Caldarola, persona nota per la sua correttezza quando interviene in questa Assemblea, all'epoca affermò che quel decreto-legge ampliava la composizione del Governo in modo non necessario, che aiutava a risolvere questioni di personale, per usare una espressione da Governo-azienda, dando spazio a personaggi che altrimenti sarebbero rimasti fuori, che si muoveva lungo il filo della costituzionalità, anche se l'opposizione non aveva sollevato eccezione di incostituzionalità e, infine, che poneva il Parlamento di fronte ad un provvedimento eccessivo, il decreto-legge, per l'insussistenza di fondate ragioni di necessità, di eccezionalità e di urgenza. Vorremmo sapere se l'onorevole Caldarola di oggi sia la stessa persona di cinque anni fa e se ritenga che ci troviamo di fronte a un provvedimento eccessivo per insussistenza di fondate ragioni di necessità, di eccezionalità e di urgenza.
Per non parlare di altri colleghi, tra cui il relatore Boato, che si trova costretto a difendere un provvedimento simile a quello che, cinque anni fa, contestò anche con argomenti, come sempre, lucidi, intelligenti e corretti dal punto di vista costituzionale. L'onorevole Boato spiegò che la strada del decreto-legge era pericolosa, che sarebbe stato necessario un disegno di legge e che il Governo, addirittura, non era pienamente legittimato ad emanare un decreto-legge perché ancora non aveva ottenuto la fiducia da parte del Parlamento, dopo il giuramento. Boato affermò di voler mettere in luce aspetti che riguardavano la modificazione, attraverso un decreto-legge, dell'organizzazione di un organo costituzionale qual è il Governo, e affermò anche che quella scelta gli sembrava di dubbia costituzionalità e preoccupante, anche dal punto di vista del precedente che si realizzava in quel modo.
Ci piacerebbe sapere dall'onorevole Boato se è ancora preoccupato da questa scelta di dubbia costituzionalità.
Passiamo agli altri esponenti della maggioranza. L'ex ministro Maccanico - un uomo autorevolissimo all'interno della maggioranza di centrosinistra - espresse perplessità giuridiche e politiche in quest'aula, affermando che si trattava di una procedura eccezionale, addirittura prima di ricevere la fiducia da parte del Parlamento. In particolare, l'onorevole Maccanico ricordò che nella nostra storia costituzionale esiste un solo esempio di tal genere, quello che risale al Governo Zoli, ma allora si trattava della nazionalizzazionePag. 18delle imprese produttrici di energia elettrica e le ragioni di necessità e di urgenza erano palesi.
Inoltre, l'attuale capogruppo de L'Ulivo, l'onorevole Franceschini - che credo sia lo stesso onorevole Franceschini del 2001 - in quest'aula affermò: se questo decreto-legge non venisse convertito in legge, che tipo di fiducia avremmo dato ad un Governo in una composizione che poi deriverebbe realmente dalla mancata conversione del decreto-legge? Infatti, questi sono il frutto ed il rischio insiti nella scelta di tale strumento. Vorremmo sapere dall'onorevole Franceschini se ritiene che questi siano il frutto ed il rischio insiti in questo decreto-legge. Vale a dire il rischio di aver attribuito una fiducia ad un Governo che potrebbe non rivelarsi tale in caso di mancata conversione del presente decreto-legge.
L'attuale ministro Fioroni dichiarò come l'urgenza che ha motivato questo decreto-legge derivi solo da un'esigenza politica o meglio da un'esigenza spartitoria di creare in corsa due poltrone o due strapuntini in più, tra l'altro sapendo benissimo che oggi si rischia di istituire qualche poltrona in più che già con il nuovo disegno di legge potrebbe essere eliminata.
Da ultimo, l'attuale ministro Vannino Chiti pronunciò un giudizio severo e negativo, evidenziando la propria contrarietà su questo decreto-legge per ragioni di metodo e di merito, come dimostrato dagli emendamenti presentati. Si tratta di una questione di correttezza politica nel rapporto tra Governo e Parlamento; dunque sarebbe molto pericoloso abdicare ad un ruolo che, in tutti gli ordinamenti democratici, spetta al Parlamento, un ruolo di controllo. Non è davvero un bell'inizio, dichiarò l'onorevole Chiti.
Concludo, signor Presidente, dicendo che davvero non è un bell'inizio constatare che gli uomini del centrosinistra hanno sostenuto in quest'aula tesi diametralmente opposte sullo stesso argomento e che lo hanno fatto offendendo la Camera dei deputati e sacrificandola ad un ruolo marginale rispetto al Senato della Repubblica. Siamo di fronte ad un segno della prepotenza istituzionale, del calpestio delle regole, dell'incoerenza e, se questo è il vostro governare, non possiamo che augurarvi buon lavoro ed aspettare, con il nostro cesto in mano, che cadano i frutti del disastro che realizzerete in questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, oggi siamo chiamati a pronunciarci sostanzialmente sul primo atto politico del secondo Governo Prodi che, sin dalla sua nascita, ha deciso di aumentare vistosamente il numero delle poltrone e poltroncine ministeriali. Il collega prima ha parlato di «spacchettamento» dei Ministeri; in realtà, non si tratta di uno spacchettamento, ma di una moltiplicazione dei Ministeri, dei sottosegretariati e dei viceministri.
Il provvedimento sul riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri, infatti, ridisegna in maniera negativa le competenze ed il ruolo dei vari dicasteri e della Presidenza del Consiglio, determinando una serie di contraddizioni e di confusioni che verranno ben presto a galla.
Si è assistito ad uno sdoppiamento di vari Ministeri, attivato non per ragioni funzionali, ma solo per logiche di potere e di sistemazione partitica, vale a dire per accontentare le corpose aspirazioni ministeriali della variegata e disomogenea maggioranza di centrosinistra, che va dai centristi dell'Udeur fino alla sinistra massimalista ed ai no global.
Pertanto, con il testo in esame viene elevato il numero dei Ministeri con portafoglio, aumentando fortemente i costi con la conseguente proliferazione di ministri senza portafoglio, viceministri e sottosegretari, in aperto contrasto con la riduzione delle spese pubbliche che il Governo di sinistra-centro aveva indicatoPag. 19al paese quale obiettivo prioritario e che a questo punto diventa solo uno slogan vuoto ed esclusivamente propagandistico.
Siamo di fronte ad una maggioranza oramai divisa su tutto (è sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo anche in altri comparti, in relazione ad altre materie), costretta, per sopravvivere, a fare continue concessioni politiche alle ali estreme dello schieramento e cementata soltanto dalla volontà di difendere posizioni di potere fortunosamente acquisite. Tra l'altro, proprio in queste ore, viene fuori, a detta di suoi autorevoli esponenti, la necessità di allargare la maggioranza stessa, evidentemente proprio in virtù del fatto che la maggioranza non c'è più.
Attenendoci al tema, dobbiamo ricordare, inoltre, che il provvedimento si pone in patente contrasto con la cosiddetta legge Bassanini, che era stata voluta dal centrosinistra per ridurre le spese - la ratio era questa - e che, anche a tal fine, accorpava i ministeri riducendone notevolmente il numero. Oggi assistiamo, invece, ad un aumento del numero dei ministeri con portafoglio (che diventano diciotto), con conseguente proliferazione degli incarichi di ministri senza portafoglio, viceministri e sottosegretari, fino ad arrivare al record nazionale di 102 componenti (superando, in tal modo, il precedente, vituperato record di 101 componenti dell'ultimo Governo Andreotti).
Quello al nostro esame è un provvedimento contrario allo spirito di buona e corretta amministrazione che dovrebbe ispirare l'azione di qualsiasi Governo che abbia a cuore le sorti del paese e voglia rendere quest'ultimo più moderno e meglio amministrato. È da rilevare, inoltre, che il disegno di legge di conversione contiene una delega legislativa che si pone in aperto contrasto con la legge n. 400 del 1988 (anche se, re melius perpensa, sotto la spinta della nostra opposizione - a questo punto, bisogna riconoscere che si tratta di opposizione costruttiva -, la maggioranza ha fatto retromarcia sull'argomento).
Quindi, il centrosinistra ha attuato questa corposa riforma utilizzando uno strumento, il decreto-legge, al quale si dovrebbe fare ricorso soltanto nei casi di straordinaria necessità ed urgenza, presupposti che nel caso di cui ci occupiamo non ricorrono affatto, mentre si riscontra la sussistenza di logiche da vecchio manuale Cancelli. Il provvedimento in esame offre al paese - diciamolo pure! - uno spettacolo penoso: esso provoca un aumento della spesa pubblica proprio nel momento in cui il Parlamento è chiamato ad esaminare il pesante Documento di programmazione economico-finanziaria per il periodo 2007-2011 (prospettante misure che peseranno negativamente sulla qualità della vita dei cittadini). Da una parte, si aumentano i costi della politica; dall'altra, si preparano, a dire dello stesso Governo, provvedimenti rigorosi, che avranno effetti negativi per le tasche dei cittadini e freneranno lo sviluppo economico del paese.
Negli anni di governo del centrodestra, si era assistito, nonostante il difficile contesto economico ed internazionale, ad un rigoroso rispetto dei diritti dei cittadini e ad una riduzione (anche se piccola) delle imposte, che ha determinato effetti positivi per lo sviluppo economico e sociale del paese. Oggi, dopo essere stati abituati ad un'azione politica della sinistra fondata esclusivamente su critiche ingiuste e preconcette e sulla demonizzazione sistematica dell'avversario, frutto di una logica di matrice marxista ancora presente in alcuni partiti che compongono la maggioranza di centrosinistra (bisogna dirlo, anche perché ne è orgoglioso chi ne fa ancora una bandiera), sentiamo dire che in Italia va tutto bene, mentre, appena qualche mese fa, quando governava il centrodestra, tutto andava male ed i catastrofismi e le ingiurie della sinistra riempivano gli spazi di tutti i mezzi di comunicazione ...
Tornando al merito del provvedimento, c'è ancora da osservare che esso propone una logica centralistica basata su un aumento dei poteri in capo alla Presidenza del Consiglio che appare francamente eccessivo, nonché su una ripartizione di competenze tra diversi ministeri confusa e lacunosa e, di conseguenza, foriera di inefficienza. Il paese non ha bisogno di unPag. 20provvedimento spartitorio ed inutilmente costoso ma, al contrario, di riforme che lo rendano più moderno ed efficiente. Bisogna ridurre gli sprechi e tagliare i costi della politica, non aumentarli, come sta facendo questo Governo anche con il decreto-legge in esame.
Siamo in presenza di un provvedimento che è concreta espressione di malgoverno: in quanto non fondato sui necessari presupposti di necessità ed urgenza, il decreto-legge si pone in aperto contrasto con i principi e le regole del nostro ordinamento; inoltre, il disegno di legge di conversione è incostituzionale perché anche il suo articolo 1 contiene deleghe legislative.
Noi vogliamo un paese più moderno ed efficiente, con meno sprechi e più rigore finanziario, ed uno Stato che guardi al benessere dei suoi cittadini.
Questo Governo, invece, è il Governo del «predicare bene e razzolare male» (chi predica bene la riduzione di spese e di costi, razzola male, preparandosi a mettere le mani nelle tasche degli italiani per sostenere le proprie scellerate azioni di Governo).
Un Governo che, a chiacchiere, vuole ammodernare lo Stato, ma che non ci ha spiegato come e soprattutto quando intenda farlo, dal momento che, da quando si è insediato, i provvedimenti giunti in Parlamento si possono contare sulle dita di una mano. Forse, è bene che gli italiani sappiano che, a pochi giorni dalla pausa estiva, il Parlamento non ha prodotto alcunché per i cittadini, ma ha prodotto solo per sé stesso; e quale provvedimento meglio di questo per dimostrare ciò che stiamo dicendo?
Un Governo che si vantava di essere a favore di tutte le categorie di cittadini, ma che, in un solo colpo, è riuscito a trascinare in piazza i tassisti, gli avvocati, i notai, i farmacisti, tutti i liberi professionisti per il furore ideologico del ministro Bersani, che intende attaccare le prerogative degli italiani che lavorano. Ma, forse, qualcuno si è sbagliato. Evidentemente, il Governo intendeva dire di essere contro tutti quegli italiani che lavorano, e non a favore.
Un Governo che è riuscito a sobillare persino i pacifisti per le posizioni ambigue che vengono assunte sulle missioni internazionali rispetto alle quali, invece, il centrodestra, con tutto il suo elettorato, si fa vanto con orgoglio di averle sempre sostenute, senza se e senza ma.
Un Governo che, proprio negli ultimi giorni, è riuscito a mettere le mani anche sulla Guardia di finanza, con finalità e modalità di cui spero qualcuno venga presto a dare conto in quest'aula, anche per chiarezza verso il paese che è ricattato dal suo stesso programma, dove, per scrivere tutto ed il contrario di tutto, l'Unione non ha proposto nulla di concreto, tranne uno spoil system a tutti i livelli per soddisfare i vari ricatti di coalizione ed il desiderio innato di potere proprio della sinistra e di cui, lo ripeto, questo provvedimento è una scandalosa dimostrazione.
Ribadiamo il nostro voto contrario su un provvedimento contrario ad ogni logica di buona e corretta amministrazione, che è utilizzato, come ho già detto, per logiche spartitorie e di potere e che rappresenta emblematicamente, come primo atto, le caratteristiche negative del secondo Governo Prodi.
Si dice che il buongiorno si vede dal mattino. Evidentemente, non sarà un buongiorno. Nelle vostre mani, sarà proprio una povera Italia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, all'inizio di questo dibattito, caratterizzato da una chiara impostazione ostruzionistica, che, in qualche modo, smentisce una serie di osservazioni che, anche oggi, sono state riprese in ordine alla volontà di discutere il contenuto di questo provvedimento, le 178 o 179 iscrizioni a parlare in discussione sulle linee generali erano, di per sé, espressione di un legittimo potere dell'opposizione che si è manifestato in maniera didascalica.Pag. 21
All'inizio, sono state poste un paio di questioni pregiudiziali; quelle, naturalmente, rientrano nella consuetudine del dibattito forte sui provvedimenti, ma vorrei dire, per toccare soltanto rapidamente alcune delle questioni di ordine costituzionale che sono state realmente richiamate, spesso con eccessiva disinvoltura, che due punti mi paiono soprattutto necessari di una sottolineatura.
Il primo punto. Si è parlato più volte dei poteri del Governo prima della fiducia. Qualcuno, più di uno, ha parlato dell'impossibilità di approvare decreti-legge. Ma vorrei ricordare che, oltre che una prassi abbastanza consolidata, anche nella dottrina questa facoltà, ossia quella di approvare decreti-legge tra il momento del giuramento ed il momento della fiducia, è considerata, con una certa concordia, una facoltà possibile, quando - c'è un contro limite - questo tipo di decreto-legge sia collegato alla prospettiva del programma. Questa condizione è stata ripetutamente sottolineata (vi tornerò tra breve).
Vi è un secondo punto su cui credo sarebbe stato interessante confrontarsi, anziché attaccarsi alla questione di chi l'avesse detto, che non ritengo porti lontano. Infatti, come sanno bene le persone che considerano gli atti del Parlamento non soltanto dal punto di vista folcloristico ma da quello della sostanza, ciò che fa stato sono i provvedimenti che la maggioranza adotta in forma di leggi, di decreti o di leggi di conversione di decreti-legge e che la Corte costituzionale non mette in discussione. Dobbiamo tenere conto che, all'inizio dell'esperienza del Governo Berlusconi e di quello attuale, sono stati considerati possibili decreti-legge che incidono sull'organizzazione del Governo.
Diversamente da quanto ha fatto l'onorevole Bocchino, che si è limitato ad un elenco un po' sommario di interventi effettuati nella scorsa legislatura da alcuni colleghi del centrosinistra, vorrei riprendere una citazione del collega Bressa, che ritengo importante, il quale aveva citato tre costituzionalisti, tra cui Paladin. Sono andato a riprendere l'edizione di Paladin del 1995, precedente quindi la cosiddetta riforma Bassanini, in cui, ricostruendo il naturale potere di autoorganizzazione degli organi costituzionali, si definisce il Governo un organo a composizione aperta. Dunque, se il Governo è un organo a composizione aperta, è naturale che il numero dei ministeri possa essere un elemento variabile. È ben presente a tutti, tra l'altro, che nel Governo vi è una pluralità di organi, i Vicepresidenti, i viceministri, i sottosegretari, il Consiglio di gabinetto, previsto dalla legge n. 400 del 1988.
Tra l'altro, la riforma Bassanini, che è intervenuta sul numero dei ministeri, è letta da alcuni esponenti dell'opposizione quasi avesse un valore superiore alla Costituzione, dato che si afferma che sia intangibile, salvo dimenticarsi che è stata modificata per la prima volta proprio dal centrodestra con il «famoso» decreto-legge del 2001. Quando Paladin scrive di organo a composizione aperta, afferma di fatto che sia abbastanza discutibile che una legge ordinaria possa intervenire in questo campo, se non tiene conto della prassi costituzionale che si può essere formata. Il problema è delicato e non si presta a espressioni così facili, così semplici, così sommarie. Ciò significa che si può intervenire nella materia, ma il legislatore deve tenere conto delle prassi costituzionali. Certo, le prassi costituzionali possono essere costituite anche dalle leggi che si ripetono nel tempo, ma la prassi costituzionale sulla legge Bassanini non si è potuta formare proprio perché, nel 2001, la prima volta che si doveva applicare la prassi, essa non è stata seguita dalla legge varata dal centrodestra. Affermare che il «peccato» del centrodestra è minore perché ha istituito solo due ministeri a fronte dei quattro istituiti dal centrosinistra è un'affermazione che, dal punto di vista costituzionale, fa sorridere. Non si può interpretare la Costituzione secondo quantità, ma secondo qualità, valori e principi.
Mi rivolgo all'onorevole Bocchino, che è uscito dall'aula: nel ricordare gli interventiPag. 22svolti nella scorsa legislatura, avrebbe potuto riflettere su tali aspetti, che mi sembrano maggiormente significativi.
Vi è un terzo elemento che vorrei sottolineare e che riguarda il collegamento tra organizzazione, programma e questione di fiducia. Vorrei dire che a questo proposito il ministro Chiti ha dato dimostrazione di un modello, a mio modo di vedere, esemplare. Non ho forse tantissimi riferimenti, e non vorrei mancare di rispetto al collega Giovanardi, che è stato ministro per i rapporti con il Parlamento nella precedente legislatura, quando era costretto a porre un po' frettolosamente la questione di fiducia a nome del Governo.
Ebbene, il ministro Chiti ha svolto un intervento organico (Commenti del deputato Barbieri), collegando l'organizzazione al programma e alla fiducia: è agli atti del Parlamento. Basta fare un confronto tra quello che è successo nella XIV legislatura e quello che avete di fronte in questa per poter esprimere un giudizio ed un confronto.
Vorrei però dire qualcosa di più, riprendendo l'intervento del collega Bressa in sede di dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Proprio sulla questione di fiducia, qui se n'è parlato molto, sono stati citati dati complessivi relativi a Camera e Senato o alla sola Camera. Occorre, anche in questo caso, analizzare la natura della questione di fiducia posta durante lo svolgimento del mandato parlamentare, che è cosa diversa dalla fiducia iniziale.
Ebbene, la questione di fiducia è una reazione - come ricordava Bressa - di fronte all'ostruzionismo, e il caso di ostruzionismo - l'ho detto sin dall'inizio - è stato palese. Vorrei che facessimo un confronto non soltanto tra il numero di volte in cui verrà posta la questione di fiducia in questa legislatura, ma anche tra i casi in cui noi abbiamo messo in atto l'ostruzionismo nella scorsa legislatura e quello in cui lo metterete in atto voi in questa. Certo, su due decreti-legge presentati vi sono stati due comportamenti ostruzionistici. Questo è gia un record!
PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria...!
EMERENZIO BARBIERI. Tempo!
ROBERTO ZACCARIA. Mi sembra giusto richiamare il tempo! Dunque, la questione di fiducia è collegata all'ostruzionismo: tuttavia la questione di fiducia durante la scorsa legislatura è stata posta più volte, pur con i numeri a favore della maggioranza, per controllare la maggioranza stessa. Per quanto ci riguarda, questa non è un'esigenza di cui abbiamo bisogno: non abbiamo bisogno di controllare la nostra maggioranza, bensì di rispondere all'ostruzionismo.
PRESIDENTE. Onorevole...!
ROBERTO ZACCARIA. Riguardo ai costi della politica, vorrei fare soltanto un accenno che mi pare importante, Presidente, per non trascurare una questione significativa, rinviando ai pareri della Commissione bilancio. Siamo interessati a questo dato quanto lo è l'opposizione. Vorrei a tale proposito che tutti insieme ci dessimo un compito, un obiettivo: quello di verificare da qui alla fine della legislatura quali saranno stati i costi del Governo Berlusconi (pur con le cinque unità di Governo in meno) rispetto a quelli del Governo Prodi. Questa verifica potrà essere condotta anche anno per anno.
PRESIDENTE. Deve concludere!
ROBERTO ZACCARIA. Questa è una sfida, signor Presidente, che vorrei che il Parlamento lanciasse a se stesso sui dati globali, d'insieme. Credo sia inutile misurarci intorno a dati inutili o poco significativi come il numero dei sottosegretari. L'ha detto Bressa: 500 mila euro per i costi dei cinque sottosegretari, ma i costi dei consulenti sono stati molto superiori! Queste sono le considerazioni principali con le quali intendo esprimere il voto favorevole del gruppo de L'Ulivo su questo provvedimento legislativo.
Pag. 23PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, so di non avere un arco temporale sufficiente, poiché il mio gruppo ha usufruito di tutto il tempo a sua disposizione, anche in seguito all'accordo in base a quale ciascun gruppo sarebbe potuto intervenire attraverso un solo rappresentante. Mi sembra importante, tuttavia, lasciare una testimonianza della nostra attenzione e della nostra preoccupazione nei confronti del decreto-legge in esame e, soprattutto, di questo uso sconsiderato della richiesta della questione di fiducia.
Il continuo ricorso alla fiducia rischia, di fatto, di tradursi in una palese elusione della Costituzione. Vorrei sottolineare che proprio un Governo che sostiene di voler combattere l'evasione e l'elusione fiscale inizia il suo percorso eludendo in primo luogo le norme costituzionali. Credo che tutta questa vicenda costituisca un precedente veramente preoccupante per il Parlamento, perché rappresenta un passaggio che denota le intenzioni di questo Governo, nonché la metodologia di lavoro che intende seguire.
Essa evidenzia, altresì, la caratteristica di questa compagine di sinistra-centro, costretta a chiedere il voto di fiducia fin dai primi passi della sua attività, al fine di superare la sua debolezza, nonché per soddisfare la spartizione e lottizzazione partitocratica; questo Governo mette praticamente fuori gioco il Parlamento.
PRESIDENTE. La prego di concludere...
RICCARDO PEDRIZZI. Tale combinazione - e concludo, signor Presidente - di ricorso alla decretazione d'urgenza e di richiesta della questione di fiducia, infernale e fatale, ridurrà al minimo le funzioni del Parlamento!
Si tratta di un precedente che ritengo estremamente pericoloso. Signor Presidente, concludendo, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto, di modo che i colleghi, l'elettorato e l'intero popolo italiano possano sapere come il gruppo di Alleanza Nazionale giudichi tale precedente assai pericoloso per le stesse istituzioni parlamentari italiane.
PRESIDENTE. Onorevole Pedrizzi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Poiché è stato convenuto, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, che la votazione finale sul provvedimento al nostro esame non abbia luogo prima delle 19, sospendo la seduta fino a tale ora.
La seduta, sospesa alle 18,15, è ripresa alle 19.