Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Seguito della discussione della proposta di legge: Buemi ed altri: Concessione di indulto (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 1 e 3 della proposta di legge n. 525, deliberato dall'Assemblea il 18 luglio 2006) (A.C. 525-bis); e delle abbinate proposte di legge: Jannone; Boato; Boato; Forlani ed altri; Giordano ed altri; Capotosti ed altri; Crapolicchio ed altri; Balducci e Zanella (A.C. 372-662/bis-663/bis-665/bis-1122/bis-1266/bis-1323/bis-1333/bis).
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 525-bis ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico della proposta di legge, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - 525-bis ed abbinate sezione 1).
Colleghi, dobbiamo passare alla votazione degli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, vorrei esprimere il mio apprezzamento nei confronti del provvedimento nel suo complesso e, pertanto, sono contrario agli emendamenti soppressivi dell'articolo 1.
Ritengo che le drammatiche condizioni delle nostre carceri, dovute al sovraffollamento, alla vetustà e all'incapienza degli edifici che ospitano i nostri istituti di pena, abbiano raggiunto livelli veramente allarmanti. Ritenendo che la funzione autentica della pena sia quella rieducativa e di reintegrazione sociale, non vedo come, nelle attuali condizioni, sia possibile realizzare questa attività di recupero che richiede, soprattutto, percorsi personalizzati.
Ho visitato diverse carceri nel nostro paese, conosco, quindi, il valore del lavoro degli operatori, degli assistenti, degli psicologi che, tra grandi difficoltà, sostengono il gravoso compito di assistenza e di educazione, ma, pur con tutto il valore ed il sacrificio, è difficile ottenere in queste condizioni di vita e ambientali risultati positivi.
Si è opposto al provvedimento di clemenza il concetto di sicurezza, l'idea che ne verrebbe pregiudicata la sicurezza dei cittadini; tuttavia, credo che, se manteniamo le condizioni carcerarie nello stato di degrado attuale, andiamo a pregiudicare la sicurezza, perché, rendendosi irrealizzabile il progetto di rieducazione, facilmente chi ritorna in libertà non è ancora maturo per reintegrarsi pacificamente, senza commettere nuovi reati.
Naturalmente, questa forma di indulto è un primo passaggio e, pertanto, va apprezzato; è un primo sforzo del legislatore che però non è sufficiente. Sono previste solo cause di esclusione oggettiva e non soggettiva dal beneficio. Trovo un po' difficile stabilire che alcuni reati debbano considerarsi maggiormente odiosi ed altri meno. Ritenevo che fosse più giusto un criterio soggettivo, accordandolo a chi avesse già dimostrato segnali di recupero e di ravvedimento.
Capisco, tuttavia, che si è trattato del massimo punto di compromesso possibile e lo apprezzo, appunto, come massimo sforzo possibile in questa fase. Il mio auspicio è che non ci si fermi qui e che si predispongano, successivamente, nuove soluzioni, soprattutto per migliorare le condizioniPag. 42di vita nelle carceri, per costruire nuovi istituti e per rivedere anche il sistema di erogazione delle pene.
Insomma, considero il provvedimento come un primo segnale, un primo passaggio importante per consentire che all'interno degli istituti di pena si possa finalmente dare avvio a quel lavoro di recupero ed anche di aiuto alle persone, ad una popolazione che versa in una condizione di sofferenza (Applausi di deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, abbiamo la consapevolezza che gli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90 sono interamente «ablativi» del testo di legge in esame: se fossero accolti, tutto l'impianto cadrebbe. È questa l'unica ragione per la quale annuncio il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori: esso equivale ad un voto contrario al testo in esame, come finora congegnato. Se, poi, nel prosieguo dell'esame, dovessero intervenire cambiamenti radicali, ci riserviamo, naturalmente, di valutarli.
Ho precisato questa nostra posizione perché noi siamo d'accordo con i presentatori dei predetti emendamenti soltanto sul risultato che si intende perseguire: dai colleghi ci separano, com'è noto - essi lo sanno benissimo, non è una novità -, ragioni ideologiche e politiche. In modo particolare, noi crediamo nella cultura della rieducazione carceraria; crediamo nel fatto che il carcere debba essere l'ultima ratio; crediamo nel diritto penale minimo; crediamo che le sofferenze della gente debbano essere ridotte al minimo. Perciò, tutti sanno che noi saremmo favorevoli ad un indulto ed alla scarcerazione di 12 mila persone in una situazione di sovraffollamento. Tuttavia, abbiamo da lamentare diverse cose che adesso chiarirò, rivolgendomi soprattutto agli alleati di Governo, per spiegare, ancora una volta, le ragioni della nostra contrarietà al provvedimento di clemenza in esame.
Noi abbiamo proposto agli alleati di Governo un diverso percorso. Abbiamo proposto, in aderenza al programma dell'Unione, di esaminare una proposta di legge che prevedesse l'abrogazione delle norme inique (che contribuiscono in maniera rilevante alla carcerazione) e, contestualmente, di una che contemplasse norme che potessero rappresentare un'alternativa alla detenzione. Il percorso da noi delineato non è stato accettato e, per noi, questo è uno «strappo» al programma dell'Unione, uno «strappo» che non abbiamo capito. Invero, poiché si sarebbe potuto ottenere il medesimo effetto attraverso un diverso percorso, e poiché si sarebbe potuto conseguire il risultato di un indulto attraverso le scarcerazioni, evitando, nel contempo, che altre persone finissero in carcere, non comprendiamo perché, da parte dell'Unione, degli altri partiti alleati, si sia preferito insistere nel braccio di ferro.
Evidentemente, l'obiettivo non era solo quello di ottenere l'effetto di una deflazione carceraria, ma ve n'erano altri.
L'obiettivo era probabilmente quello di rivolgere il condono e l'indulgenza anche a persone che niente avevano a che fare con il sovraffollamento penitenziario.
Oggi il segretario del maggiore partito dell'Unione dice che il Governo dovrebbe specificare quali sono le leggi inique che intende abrogare. Vorrei svolgere alcune brevissime considerazioni: innanzitutto, questo è un percorso che si può fare in Parlamento, come è avvenuto per l'indulto. In secondo luogo, vorrei ricordare che abbiamo già presentato una proposta di legge in questo senso, la n. 1342, che prevede esattamente l'abrogazione di leggi iniquamente incriminatrici nonché numerose alternative alla detenzione. Non abbiamo capito perché l'argomento venga affrontato adesso e non sia stato, invece, oggetto di decisione prima.
A noi dispiace che in questo percorso accelerato si sia preferito stringere un'alleanza con coloro i quali nella precedente legislatura venivano contestati proprio per le leggi ad personam e per le leggi inique.Pag. 43Con loro oggi si è stabilito un patto, invece che con noi che ci siamo presentati insieme...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FEDERICO PALOMBA. ...per sconfiggere quella cultura.
Signor Presidente, ci siamo presentati per avere un colpo di spugna su quella cultura? Il colpo di spugna è sbagliato, Presidente: è andato al di là e ha finito per lavare tutti i reati dei soliti potenti, di ieri e di oggi (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, noi Comunisti Italiani voteremo contro l'emendamento in esame. Riteniamo la legge sull'indulto una legge giusta ma, nel contempo, riteniamo il testo licenziato dalla Commissione ancora perfettibile, ed i nostri emendamenti vanno in questa direzione. Si tratta, cioè, di escludere dall'indulto i reati contro la pubblica amministrazione, i reati societari ed i reati fiscali, stante l'evidente pericolosità sociale ed il rilevante disvalore etico e morale degli stessi; in buona sostanza, si tratta di escludere i furbi. Ciò senza considerare che l'opinione pubblica negli ultimi anni si è sentita aggredita e violentata dai poteri forti che hanno tutelato i corruttori, coloro che effettuavano i falsi in bilancio ed i grandi evasori.
Crediamo che un atto di clemenza sia doveroso, ed i dati forniti dall'amministrazione penitenziaria sono in tal senso indicativi. Nel contempo, non possiamo e non vogliamo concedere un salvacondotto ai criminali con i colletti bianchi, ovvero ad alcuni famigerati personaggi che hanno corrotto, hanno dissimulato e hanno evaso le tasse. Riteniamo che l'indulto debba riguardare i settori più marginali della società: una massa di soggetti senza diritti - quali i tossicodipendenti e gli immigrati clandestini - che affolla le carceri per effetto di una cattiva legislazione, quindi, ad esempio, la legge Bossi-Fini e la ex Cirielli. Tale legislazione, in questi anni, ha puntato essenzialmente al generale inasprimento delle pene senza porsi il problema di un reinserimento sociale dei detenuti.
Va da sé che riteniamo che una norma di clemenza giusta e doverosa sarà certamente migliore se da detta norma saranno esclusi i reati societari, i reati fiscali ed i reati contro la pubblica amministrazione. Quando parlo di reati societari intendo, ad esempio, le false comunicazioni sociali in danno delle società, dei soci e dei creditori (vedi caso Parmalat). Quando parlo di reati fiscali intendo, ad esempio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di documenti per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, la dichiarazione infedele, l'omessa dichiarazione, l'emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, l'occultamento o la distruzione di documenti contabili, la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Ovviamente, per i reati contro la pubblica amministrazione ritengo superfluo qualsiasi commento.
Pertanto, affinché i soliti furbi non si avvantaggino a danno degli onesti e, in generale, della collettività, noi voteremo «no» agli emendamenti in esame, ma sin da ora chiediamo l'approvazione dei nostri emendamenti e voteremo quelli che, proposti da altre forze politiche, andranno nella medesima direzione (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale ha proposto l'emendamento 1.6, interamente soppressivo dell'articolo, perché riteniamo che un indulto così come concepito non possa avere il nostro voto e non possa, a nostro avviso, diventare legge dello Stato. Avevamo fatto un'apertura importante alle forze politiche che ritengono, lecitamente, che sia possibile intervenirePag. 44anche con un indulto per affrontare soprattutto la questione carceraria.
Con un documento approvato da Alleanza Nazionale...
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di consentire l'ascolto di questo intervento.
IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, signor Presidente.
Con un documento approvato da Alleanza Nazionale, dicevo, avevamo sottolineato la necessità che all'indulto si unissero un provvedimento che destinasse risorse all'edilizia carceraria ed altri provvedimenti che prestassero attenzione alle vittime dei reati. Se è vero che nessuno deve «toccare Caino», infatti, crediamo sia necessario rivolgere attenzione ad «Abele» e non, invece, creare uno squilibrio soltanto nella direzione opposta. Abbiamo chiesto che non si applicasse l'indulto ai recidivi e che si applicasse, invece, soltanto a coloro che avessero scontato almeno un terzo della pena. Nessuna di queste condizioni è stata recepita dall'attuale maggioranza. Il voto contrario sull'indulto da parte di Alleanza Nazionale, quindi, diventa inevitabile e il voto favorevole sull'emendamento soppressivo ne è la logica conseguenza.
Nell'annunziare il voto favorevole su questo emendamento interamente soppressivo dell'articolo unico, colgo anche l'occasione per precisare quale sarà il comportamento di Alleanza Nazionale nel corso dei lavori relativi a questa proposta di legge. Abbiamo notato che è in atto qualcosa che a noi sembra un gioco delle parti. Non so se l'onorevole Di Pietro sia presente all'interno dell'aula, in questo momento, ma lo sono rappresentanti autorevoli del suo movimento. Mi scuserà: ho sempre mantenuto con lui un buon rapporto ma, in queste ore, non so più dove cercarlo, se tra i banchi dei parlamentari o tra i banchi dei ministri, che dice di avere lasciato (Commenti)... In parte si è dimesso e in parte no... Mi ricorda un'altra storia: peccato che non esista una toga da parlamentare, altrimenti se la sarebbe tolta e la avrebbe nuovamente indossata in quest'aula, in pubblico, come fece in un'altra occasione (Commenti)...! Lo dico bonariamente, onorevole Di Pietro, con simpatia.
Non riteniamo possibile che questo gioco delle parti continui. Con il suo gruppo parlamentare, onorevole Di Pietro, lei sta manifestando una avversione, legittima, a questo provvedimento. Voglio ricordarle che questa non è la prima legislatura nella quale ci si occupa di amnistia e di indulto. Nella scorsa legislatura, infatti, il provvedimento fu sollecitato in maniera ancora più forte. Poiché le condizioni per approvarlo, allora come ora, non si manifestarono agli occhi di Alleanza Nazionale, il nostro gruppo parlamentare sostenne con la propria maggioranza, senza bisogno di manifestazioni e senza necessità di ostruzionismi, che non era possibile sottoporre quel provvedimento all'esame dell'Assemblea. Se una forza politica ha peso nella propria maggioranza, dispone di tutti gli strumenti - oggi sono previste le votazioni sul DPEF e sul cosiddetto decreto Bersani - non per minacciare fittizie dimissioni ma per rimarcare che si fa parte o meno di una maggioranza a seconda che le proprie impostazioni siano o non siano seguite.
Onorevole Di Pietro, noi crediamo che non sia il caso di favorire questo gioco delle parti e nel prosieguo dei lavori voteremo a favore soltanto dei nostri emendamenti. Non ci interessa la logica del «questo sì e quello no», la logica secondo la quale a questo si applica e a quell'altro non si applica e secondo la quale l'indulto si applica al rapinatore o al responsabile di un assalto a mano armata in una villa, e non si applica ad un reato contro la pubblica amministrazione. Non ci stiamo a questa logica degli amici e dei nemici!
Voteremo a favore soltanto dei nostri emendamenti e ci asterremo, non parteciperemo al voto sugli altri emendamenti, perché si capisca chi è che vuole bocciare l'indulto e chi, invece, fa solo un gioco delle parti (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo a personale, il deputato Cirielli, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Intervengo, signor Presidente, soltanto per aggiungere la mia dichiarazione personale di voto contrario, senza volere svolgere una valutazione di tipo pregiudiziale. Vorrei chiedere ai numerosi colleghi della sinistra, che agiscono semplicemente spinti dal problema del sovraffollamento carcerario, che cosa c'entrino le pene pecuniarie, che cosa c'entrino i reati contro la pubblica amministrazione e che cosa c'entri il problema delle pene accessorie. Mi riferisco a tante persone, tra cui Pisapia, Cento, Buemi e Boato, che, nella scorsa legislatura, avevano proposto emendamenti per escludere dal beneficio le pene interdittive accessorie temporanee, così come tutti i reati contro la pubblica amministrazione. È un vero e proprio colpo di spugna, di cui le persone serie della sinistra dovrebbero vergognarsi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, sarò brevissimo. Ovviamente, preannunzio il voto contrario dei Verdi sugli identici emendamenti di Alleanza Nazionale e della Lega che intendono sopprimere l'intera proposta di legge al nostro esame.
Mi rivolgo con molto rispetto nei confronti del collega Palomba, che ha parlato a nome dell'Italia dei Valori. Credo che sia assolutamente inaccettabile chiamare in causa il Governo in una vicenda che, per Costituzione - articolo 79, piaccia o no piaccia, quello è l'articolo -, prevede che un provvedimento di indulto o di amnistia sia approvato dai due terzi dei componenti la Camera. Quindi, costituzionalmente, questo è un provvedimento che non può che avere caratteristiche di tipo parlamentare e, costituzionalmente, non può che essere oggetto di una convergenza tra gruppi della maggioranza e gruppi dell'opposizione.
Collega Palomba, lei si lamenta che vi è una convergenza con alcuni gruppi dell'opposizione, come è costituzionalmente doveroso se si vuole far approvare l'indulto. A me dispiace che lei voti insieme ad Alleanza Nazionale ed alla Lega che per tutti questi anni sono state assolutamente contrarie a qualsiasi misura di clemenza e di umanità in materia di pena (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e dei Popolari-Udeur)! È legittimo che lei lo faccia - e che voi lo facciate, onorevoli colleghi dell'Italia dei Valori -, ma mi permetta di dire che forse è un po' più politicamente scandaloso il vostro comportamento che non quello di coloro che cercano di applicare la Costituzione e trovare le opportune convergenze parlamentari al riguardo.
Noi voteremo convintamente contro questi due identici emendamenti, della Lega e di Alleanza Nazionale, pur se condivisi dall'Italia dei Valori, la qual cosa ci dispiace (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, de L'Ulivo e dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, abbiamo presentato, come Lega Nord, questo emendamento soppressivo per ribadire, ancora una volta con chiarezza e senza equivoci, il nostro voto contrario su questo provvedimento di indulto. Siamo contrari all'indulto, perché contrari a provvedimenti generalizzati di clemenza. Riteniamo, infatti, tali provvedimenti contrastanti con alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico e con alcuni principi fondamentali dello Stato di diritto. Lo abbiamo ribadito ieri, negli interventi in aula. Gli sconti di pena contrastano con il principio dell'effettività e della certezza della pena per cui chi subisce una condanna deve scontare tale condanna fino in fondo.
Questo provvedimento di indulto - ho ascoltato gli interventi dei colleghi miPag. 46hanno preceduto - mina e minaccia davvero profondamente anche la sicurezza dei cittadini. Non possiamo accettare il teorema che le carceri sovraffollate, come ha detto qualcuno, farebbero incrudelire i detenuti attualmente presenti nei nostri penitenziari. Questa non è una motivazione per giustificare un provvedimento di indulto che rappresenta una vera, autentica resa dello Stato! Lo Stato dice: non sono in grado di risolvere con altri mezzi il problema del sovraffollamento dei nostri penitenziari e, allora, cosa faccio? Scarico la responsabilità, scarico il problema sui cittadini onesti, sulle vittime dei reati.
Onorevoli colleghi, certo vi sono i problemi dei detenuti sui quali sicuramente la Lega è sensibile. Infatti, onorevole Boato, il nostro non è certo un atteggiamento, come lei lo ha definito, politicamente disumano. Noi rifuggiamo lo stereotipo della Lega dalla «faccia feroce» e ribadiamo una posizione, che è sempre stata coerente: se dobbiamo scegliere, stiamo dalla parte di Abele, piuttosto che dalla parte di Caino. Stiamo dalla parte dei cittadini onesti che hanno paura oggi, che ci chiedono maggiore sicurezza; stiamo dalla parte delle vittime dei reati, che si sentirebbero, da un provvedimento come questo, due volte offesi, offesi nel momento in cui subiscono il reato ed offesi quando vedono che lo Stato, che dovrebbe tutelarli, con una pena - certo - che deve tendere anche alla rieducazione del condannato, se ne «lava le mani» e rimette in libertà chi ha commesso reati, rimette in libertà i loro aguzzini. Vorremmo parlare anche di quelle vittime dei reati che sono silenti ed, ancora una volta, ignorate da quest'Assemblea, non tenute in considerazione.
Sono altre le strade: lo diciamo all'assente ministro Mastella. Lo abbiamo visto girare nei penitenziari, esprimersi in favore di provvedimenti di amnistia e di indulto, e dispiace che egli non sia presente in aula. Forse deve ancora smaltire i postumi del matrimonio del figlio e di quella grande festa che c'è stata (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur)!
Avremmo voluto che fosse qui, coerente, per esprimere la sua posizione e per dirci con chiarezza quali sono i veri provvedimenti che ci consentirebbero di risolvere una volta per tutte il problema del sovraffollamento delle carceri.
Il ministro Castelli aveva proposto di costruire nuovi penitenziari; ne sono stati avviati nove. Il precedente Governo dell'Ulivo ne aveva chiusi ben quindici. Abbiamo proposto di procedere sulla strada delle sanzioni alternative alla detenzione, lasciando quest'ultima come estrema ratio.
Vede, signor Presidente - lei è sensibile a questo tema come la forza politica a cui appartiene -, nella precedente legislatura, se non vi fosse stata la Lega, sarebbero ancora in vigore norme del codice penale che punivano con il carcere i reati di opinione, la libertà di espressione, che è garantita dall'articolo 18 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)! Ed è ancora previsto il carcere per la diffamazione a mezzo stampa!
Ma, evidentemente, questi problemi non si vogliono affrontare e si preferisce prevedere questo sconto di pena. Mi rivolgo all'onorevole Di Pietro: siamo contrari a tutti i colpi di spugna, ma non ci sono solo i reati dei colletti bianchi! Questa, ministro Di Pietro, è una sua battaglia politica, che sta utilizzando per assicurarsi una maggiore visibilità politica. Non so se lei, in questo momento, sia «congelato» o meno, ma voglio dirle che, come noi siamo contrari ai colpi di spugna per quei tipi di reati, siamo anche contrari a rimettere in libertà gli assassini e i rapinatori.
Ho sentito dire che, con questo provvedimento di indulto, uscirebbero dal carcere semplicemente i poveracci. Non sono poveracci: sono persone che hanno commesso reati gravi! Di questo indulto beneficeranno - e questi sono i dati allarmanti - 6.152 detenuti che hanno commesso omicidi. La vita non è forse il bene fondamentale? E di fronte a ciò prevediamoPag. 47uno sconto di tre anni a chi ha commesso un omicidio, magari al mostro che ha massacrato Tommaso, quel bambino per il quale tutti noi abbiamo pianto? Di questo ci dobbiamo vergognare e scandalizzare e non dei colletti bianchi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Naturalmente il nostro gruppo - come già anticipato dall'onorevole Forlani - esprimerà un voto contrario sugli emendamenti in esame. Tuttavia, vorrei riprendere un giusto ragionamento svolto dall'onorevole La Russa, sul quale non abbiamo soffermato adeguatamente la nostra attenzione. Mi riferisco alla logica delle esclusioni.
La logica delle esclusioni è la logica di una classe politica debole, che non ha il coraggio di assumersi la responsabilità di una scelta di fronte al paese e che cerca di accarezzare l'opinione pubblica e di compiacerla rassicurandola con una serie di esclusioni, rischiando di emanare un provvedimento che non ha né capo né coda.
Tra l'altro, poiché in quest'aula sono rappresentate diverse sensibilità sociali - infatti, ciascuno di noi proviene dalla propria storia personale -, non troveremo mai un'intesa seria procedendo secondo la logica delle esclusioni.
ANTONIO BORGHESI. Tempo!
PIER FERDINANDO CASINI. Su questo ha ragione l'onorevole La Russa: dobbiamo riflettere sul fatto che un provvedimento del genere o si fa con coraggio, assumendosi le proprie responsabilità o, se si agisce secondo la logica del minor danno perché si ha la coscienza sporca, si darà vita ad un provvedimento che sicuramente non produrrà i risultati positivi che molti auspicano (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati di Alleanza Nazionale, de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Ovviamente, ribadiamo il nostro voto favorevole, anche per rispondere a quello che ha detto l'onorevole Boato, al quale mi permetto di dire che non voglio ricevere alcuna lezione di etica o di morale. Qui non si tratta di umanità, ma di capire veramente qual è la risposta che diamo ad un problema importante come quello delle carceri, all'importantissima questione della lungaggine dei processi dei tanti detenuti e cittadini in attesa di giudizio. Pensavamo che si potesse arrivare a questo appuntamento con una risposta più positiva ed importante da dare al paese, non un semplice colpo di spugna. Noi pensavamo, ad esempio, che si potesse arrivare qui con la riforma del codice penale e con proposte serie sul rilancio del piano sulle nuove carceri.
Avete voluto - come ha detto giustamente adesso il presidente Casini - presentare un provvedimento che è imbarazzante, per i compromessi che ha dovuto in qualche modo raggiungere. Crediamo che questa non sia una risposta ai gravi problemi che noi riconosciamo esistere in questo settore, nel nostro paese. Tuttavia, onorevole Boato, non ci serve nessuna lezione di morale o di etica, perchè noi siano «umani», ma crediamo che il provvedimento in esame non fornisca le soluzioni giuste.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Presidente, ovviamente il gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista voterà contro gli emendamenti di Alleanza Nazionale e della Lega Nord, ma soprattutto contro quelli dei forcaioli giustizialisti dell'Italia dei Valori, perché l'indulto non è merce di scambio. L'atto di clemenza e di giustizia erga omnesPag. 48non deve essere barattato con regole ed eccezioni palesemente costruite per colpire Tizio, Caio o Sempronio, quindi contra personam. Il motivo che non possiamo nascondere è che proviamo vergogna per il giudizio che l'Europa dà del nostro sistema carcerario e della nostra giustizia: le condanne dell'Italia da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo per violazione degli articoli 5 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (rispettivamente, diritto alla libertà e alla sicurezza e diritto ad un equo processo) sono centinaia, ivi comprese le infrazioni derivanti da tutto il sistema di leggi speciali e di detenzione. La Commissione europea dei diritti dell'uomo ha accolto in più di qualche occasione il ricorso di detenuti che, durante la loro carcerazione, erano stati più volte malmenati, sottoposti a perquisizioni fisiche e umilianti, torturati attraverso la compressione dei testicoli. La Corte di Strasburgo ha risparmiato all'Italia per un solo voto di scarto (9 a 8) l'onta della condanna per tortura. È stato fatto rilevare tecnicamente che il nostro paese è un delinquente abituale per il comportamento che assume nelle aule di giustizia e nei processi.
Un'ultima considerazione volevo rivolgerla agli amici di Alleanza Nazionale. Dico loro, con la serenità che mi contraddistingue, di ricordarsi che abbiamo già avuto delle amnistie importanti: quella del 22 giugno 1946, ad esempio, è storica. Essa è passata alla storia come l'«amnistia Togliatti», perché portava la firma dell'allora segretario del PCI, ministro della giustizia. Venne varata venti giorni dopo il referendum sulla scelta tra Repubblica e Monarchia, in clima di pacificazione nazionale. Ne beneficiarono infatti tutti coloro che erano rimasti compromessi con la Repubblica di Salò e anche con i delitti dell'immediato dopoguerra. Portò alla scarcerazione di 11.800 detenuti politici, ivi compresi volgari assassini; tra costoro, c'erano anche quelli che avevano somministrato l'olio di ricino ai miei genitori. Eppure, noi abbiamo rispettato questa amnistia, perché era importante la pacificazione, e ancora adesso non si riesce a capire perché bisogna continuare in quest'aula ad essere dei volgari giustizialisti. Bisogna rispettare chiunque, come noi abbiamo rispettato chiunque: è così che si diventa italiani! E bisogna esserlo anche in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forgione. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FORGIONE. Signor Presidente, colleghi deputati, noi voteremo contro questi emendamenti perché crediamo giusto (e lo abbiamo creduto già nella passata legislatura) approvare una misura di clemenza e ci siamo impegnati a realizzarla. È davvero strano che alcuni gruppi parlamentari, che hanno contestato addirittura lo stralcio delle disposizioni in materia di amnistia dal provvedimento sull'indulto, oggi sostengano - come ho sentito poc'anzi - che avrebbero preferito una misura più complessa e completa, fino ad arrivare alla riforma del codice dell'ordinamento giudiziario.
Noi siamo impegnati oggi a realizzare una misura di clemenza - l'indulto - e a riproporre subito l'amnistia collocandola all'interno della riforma del codice penale, il cui iter è già avviato in Commissione.
Pensiamo sì, davvero, ad un diritto penale minimo. Pensiamo alle pene alternative e alla depenalizzazione. Per questo, sappiamo bene che l'indulto è solo un primo passo, un provvedimento parziale. Proprio per questo motivo, ne cogliamo in questo momento il valore. È stato detto che fra qualche mese, fra qualche anno, vi sarà il rischio di riempire nuovamente le carceri, ma è vero anche che nessun intervento strutturale sarebbe possibile con gli attuali numeri della popolazione carceraria. Noi abbiamo bisogno, oggi, di una bonifica del carcere subito e di una riforma del codice penale in tempi ravvicinati.Pag. 49
I poveri, i tossicodipendenti, gli immigrati - so che la collega della Lega Nord Padania proprio su questo aspetto non è d'accordo - sono i soggetti fruitori dell'indulto. Sappiamo bene anche che si versano tante lacrime di coccodrillo, e le versano coloro i quali, attraverso una campagna di stampa, stanno creando un allarme ingiustificato nell'opinione pubblica. Noi diciamo: nessun colpo di spugna! Nessuna pacificazione con la stagione della corruzione e di Tangentopoli! Del resto, i dati forniti dallo stesso Governo - e ciò lo dico, in particolare, ai colleghi del gruppo dell'Italia dei Valori - sono palesi: in carcere vi sono circa 67 o 68 carcerati che hanno commesso quelle tipologie di reato. Noi parliamo, invece, di 12 mila persone che oggi sono in soprannumero. L'articolo 27 della Costituzione stabilisce che le pene debbono tendere alla rieducazione, invece le condizioni inumane in cui vive una umanità dolente nelle carceri sono un sovrappiù di pena che non è tollerabile per nessun paese civile.
Per questo siamo impegnati in queste ore a realizzare, in tutti i modi possibili, la maggioranza più larga per giungere all'approvazione del provvedimento di indulto. Vogliamo quindi respingere questa campagna di bugie. Colleghi, e lo diciamo anche ad alcuni parlamentari del centrosinistra, proprio perché abbiamo contestato le leggi ad personam, oggi non vogliamo che si approvino leggi contra personam, ma vogliamo, al contrario, approvare un provvedimento di indulto che riguardi la generalità delle pene e non dei reati. Su questi ultimi noi siamo impegnati a costruire poi l'amnistia.
Con questo spirito, noi lavoreremo in queste ore, lo ripeto, affinché si raggiunga la più larga maggioranza possibile, che ci consenta un esito positivo su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de L'Ulivo e de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente sia per confermare il voto contrario del gruppo dell'Ulivo sugli identici emendamenti in esame, sia per fare qualche rapida considerazione sull'intervento svolto poc'anzi dal collega Casini.
Non vorrei che si iniziasse ad affrontare il voto su questo importante provvedimento in una logica tradizionale di ipocrisie e di posizioni equivoche. Noi abbiamo a cuore la necessità dell'indulto perché abbiamo a cuore la necessità e l'importanza di riportare la legalità nelle carceri, la legalità costituzionale e l'umanità della pena. I dati a questo riguardo sono terribilmente eloquenti. Dobbiamo parlare di questi dati e dovremmo parlare, meglio di quanto non si faccia, anche dei dati relativi all'azione e al programma per il recupero di nuove carceri. Su quest'ultimo tema il sostegno del Parlamento è spesso episodico e condizionato da convenienze del momento.
Tuttavia, devo dire che quella che viene proposta dal collega Casini (o indulto per tutti o non si capisce bene cos'altro), contestando il regime delle esclusioni, è una logica che non accettiamo. Dobbiamo tenere insieme umanità della pena e certezza della stessa per i cittadini, legalità nelle carceri e legalità fuori dalle carceri. Quella in tema di sicurezza per noi è una politica centrale nell'azione di governo ed anche nella nostra visione della società.
Perciò, il regime delle esclusioni è difficile da definire in via convenzionale, perché vi sarà sempre qualcuno che dirà che un determinato reato rientra in un più forte ed ampio allarme sociale ed altro ancora: è questo il terreno delle responsabilità, onorevoli colleghi, quello della responsabilità convenzionale, cioè di una intesa da classe dirigente, che ad un tempo si faccia carico della legalità nelle carceri e dei sacrosanti diritti dei cittadini a vedere l'azione dello Stato a protezione della propria sicurezza.
L'esclusione di taluni reati di particolare allarme sociale è assolutamente giustificato, come lo sarebbe ad esempio quella dei reati di estorsione e di usura,Pag. 50che per il momento non sono ancora esclusi dal provvedimento di indulto in esame, perché per tali reati lo Stato investe anche risorse a sostegno dei comitati antiracket, che si sviluppano sul territorio al fine di contrastare l'illegalità. Ed è abbastanza assurdo francamente che, da una parte, si sostenga l'azione contro il crimine e contro il racket delle estorsioni e, dall'altra, quest'Assemblea conceda un indulto di tre anni per quegli stessi reati.
È proprio questo il terreno della scelta, lo dico non solo al collega Casini ma naturalmente a tutti noi: il regime delle esclusioni è esattamente la misura di un patto che facciamo per la legalità nelle carceri, per l'umanità della pena, ma anche per la sicurezza dei cittadini, per affermare che non abbiamo timore di porre al centro della nostra azione di governo le politiche per la sicurezza. Ritengo che sia questa la concezione che ha retto la nostra azione di governo e che sarà alla base anche del voto e della condotta dell'Unione (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Violante. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, sarò molto breve. Anch'io intendo riferirmi alle cose dette dal collega Casini.
Presidente Casini, in tutti i decreti di amnistia e di indulto che sono stati approvati vi sono sempre state le esclusioni. Ritengo che lei abbia colto un punto - ed è per questo che intervengo -, che è quello di trovare un equilibrio ragionevole tra le finalità dell'indulto e il rapporto che tutti noi abbiamo e dobbiamo avere con la pubblica opinione e il sentimento dei cittadini.
Credo che su questo punto debba valere un principio di ragionevolezza. Come è stato detto prima, se escludiamo il sequestro di persona, ad esempio, o altri reati gravi, probabilmente anche l'estorsione andrebbe esclusa, ma per un fatto di ragionevolezza.
Credo che insieme dovremmo, qui, al di là delle divisioni - credo però che nessuno sia favorevole agli estortori o agli usurai -, vedere come costruire un catalogo di esclusioni ragionevole e difendibile di fronte alle finalità che vogliamo raggiungere relativamente all'indulto e anche all'opinione pubblica, che potrebbe essere particolarmente allarmata nel vedere assenti alcune esclusioni.
Approfitto di questo intervento per segnalare alla Commissione ed al relatore, che hanno svolto un lavoro certamente difficile, se non sia il caso di riprendere, nella prima parte, la formulazione tradizionale dell'indulto, che non si applica ai reati, ma alle pene.
PRESIDENTE. La prego...
LUCIANO VIOLANTE. Concludo, Presidente. Nel testo, invece, avete scritto che l'indulto si applica ai reati, e questo può determinare qualche equivoco (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Comunisti Italiani). Se guardate le formulazioni tradizionali, dal 1950 in poi, si fa riferimento alle pene: sarebbe meglio, anche perché si eliminerebbe un equivoco, come nel riferimento fatto dalla collega Lussana ad un efferato omicidio.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
LUCIANO VIOLANTE. Per quell'efferato omicidio è stato comminato l'ergastolo e per l'ergastolo non è previsto alcun tipo di indulto. Forse, quindi, mettere a punto questo aspetto, potrebbe servire ad evitare degli equivoci (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo perché gli onorevoli Mantini e Violante hanno richiamato le parole del presidente Casini il quale, naturalmente, non ha bisogno di interpreti autentici. Tuttavia, voglio ugualmente precisare quanto segue.Pag. 51
Ovviamente, nessuno vuole negare che il provvedimento rechi la previsione di fattispecie escluse dall'atto di clemenza; voglio piuttosto far notare che, se ciascuno propone di inserire nel catalogo delle esclusioni i reati che alla sua sensibilità personale sembrano più riprovevoli, sarà difficilissimo, poi, onorevole Mantini, trovare quel punto di equilibrio e di convergenza cui lei ci richiamava.
Mi pare si sia già svolto in Commissione quel lavoro istruttorio che ha portato a definire nel catalogo delle esclusioni un punto di equilibrio. Abbiamo quindi inteso esprimere la preoccupazione che, se si decidesse di riaprire la discussione su tale catalogo, ciascuno porti le sue sensibilità, cosicché il catalogo si amplierà a dismisura e, alla fine, il provvedimento sarà vanificato (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti...
ENRICO BUEMI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato relatore, invito i colleghi a manifestare l'intenzione di parlare prima che si passi alla votazione.
Ha facoltà di parlare, deputato Buemi.
ENRICO BUEMI, Relatore. La ringrazio, signor Presidente, ma purtroppo la questione posta poc'anzi dal collega Violante richiede una risposta in quanto il richiamo mi pare autorevole e certamente significativo.
Ebbene, nel definire le ipotesi cui è applicabile il provvedimento, è stata utilizzata la definizione che dell'indulto è data dalla Costituzione, la quale fa riferimento ai reati e non alle pene. Conseguentemente, non ritengo vi sia fonte più autorevole da richiamare a fondamento del nostro agire.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 560
Votanti 555
Astenuti 5
Maggioranza 278
Hanno votato sì 105
Hanno votato no 450).
Prendo atto che l'onorevole Franci ha espresso erroneamente un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Il seguito dell'esame è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.