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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,17).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Rinvio interpellanza urgente Giovanardi n. 2-00129)
PRESIDENTE. Avverto che il Governo ha preannunciato l'intenzione di chiedere il rinvio dello svolgimento dell'interpellanza urgente Giovanardi n. 2-00129.
Chiedo quindi al rappresentante del Governo, Luigi Manconi, se confermi tale richiesta.
LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Dal momento che l'interpellanza urgente in questione presentata dall'onorevole Giovanardi investe problematiche riguardanti la persona del Presidente del Consiglio dei ministri e dal momento che è noto che il Presidente del Consiglio dei ministri attualmente non si trova in Italia, si chiede, a nome del Governo, di rinviarne lo svolgimento.
CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, sono d'accordo. Chiedo però che l'atto di sindacato ispettivo in questione possa essere esaminato nella seduta prevista per lo svolgimento delle interpellanze urgenti la prossima settimana.
PRESIDENTE. Sta bene.
Lo svolgimento dell'interpellanza in oggetto è quindi rinviato alla prossima settimana.
(Effetti dell'applicazione della recente legge concessiva di indulto - n. 2-00118 )
PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00118 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei illustrare brevemente le ragioni della mia interpellanza. Si tratta di avere chiarezza sui diversi aspetti dell'applicazione dell'indulto, considerato che le notizie di stampa sono contrastanti e spesso spargono allarmismo su dati di diverso genere: dal numero esatto delle persone che sono state scarcerate nella prima applicazione dell'indulto a quelli che potrebbero essere gli effetti delle scarcerazioni e al possibile aumento della criminalità.Pag. 69
In certi settori l'applicazione dell'indulto ha destato allarme e preoccupazione - per esempio per la possibile recrudescenza della criminalità - e vi è un certo sconcerto anche negli operatori istituzionali, che hanno visto sentenze definitive, riguardanti condanne non inferiori a tre anni di reclusione, perdere la loro valenza. Inoltre, poiché è previsto un bonus triennale di condono anche per le istruttorie ancora da compiere, ciò ha creato una certa difficoltà nell'adempiere ai doveri istruttori, mentre le vittime non sono più propense a testimoniare, soprattutto per i reati più gravi, poiché sanno che gli effetti della condanna non saranno comunque portati a termine.
Ecco le ragioni per le quali abbiamo chiesto al Governo dati ufficiali, utili a riflettere meglio ed, eventualmente, a fronteggiare possibili situazioni pericolose, preoccupanti, connesse all'applicazione dell'indulto. Auspichiamo che a noi, come all'opinione pubblica, vengano date assicurazioni sulla situazione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Manconi, ha facoltà di rispondere.
LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, la legge 31 luglio del 2006, n. 241 ha previsto per tutti i reati commessi fino al 2 maggio 2006, e con la sola eccezione dei reati di particolare allarme sociale (quali, ad esempio, quelli di mafia, di pedofilia, di terrorismo), la concessione di un indulto revocabile per le pene detentive fino a tre anni.
Per quanto riguarda, in particolare, i quesiti posti dai deputati interpellanti, posso comunicare che i detenuti condannati con sentenza definitiva, che sono stati scarcerati in ragione dell'indulto fino ad oggi, 21 settembre, sono pari a 20.687 (di cui 16.714 definitivi, diciamo così, «puri» e 3.973 definitivi, diciamo così, «misti»: ovvero con altri procedimenti penali pendenti).
La percentuale dei reati ascritti ai detenuti definitivi usciti dagli istituti penitenziari per effetto dell'indulto è la seguente: reati contro il patrimonio 39,9 per cento; in materia di stupefacenti 14,3 per cento; contro la persona 12,1 per cento; in materia di armi 7,4 per cento; contro la fede pubblica 6,2 per cento; contro la pubblica amministrazione 5 per cento; contro l'amministrazione della giustizia 4,2 per cento; contravvenzioni (libro III codice penale) 2,4 per cento; in materia di immigrazione 2,2 per cento; contro l'ordine pubblico 1,1 per cento; contro la famiglia 0,8 per cento; contro l'economia pubblica 0,8 per cento; contro l'incolumità pubblica 0,6 per cento; in materia di prostituzione 0,5 per cento; contro la moralità pubblica 0,1 per cento; contro la personalità dello Stato 0,1 per cento; contro il sentimento religioso 0,1 per cento; altri reati 2,5 per cento.
Tra i condannati in misure alternative alla detenzione hanno terminato anzitempo l'esecuzione in ragione dell'indulto 3.788 persone.
L'indulto può operare, inoltre, come presupposto di un provvedimento di revoca della misura cautelare, adottato dal giudice nei confronti di imputati detenuti, condannati con sentenza non definitiva o anche in attesa di giudizio di primo grado, se la pena che potrebbero espiare - tenuto conto della custodia cautelare già sofferta - risulti inferiore a tre anni.
Di conseguenza, risultano usciti dal carcere per revoca della misura cautelare 2.282 detenuti, di cui 351 in attesa di primo giudizio, 1.188 appellanti, 587 ricorrenti in Cassazione, più 156 cosiddetti «misti».
È pari a 18 il numero delle persone che, in forza dell'indulto, sono rientrate nei termini per l'accesso a misure alternative al carcere, hanno presentato istanza e si sono visti accogliere la richiesta dal magistrato di sorveglianza competente.
Per quanto riguarda le persone rientrate in carcere dopo aver beneficiato dell'indulto, i titoli di reato loro ascrivibili sono ancora soggetti alla valutazione dell'autorità giudiziaria in quanto la gran parte di quelle persone risultano arrestate in flagranza di reato.Pag. 70
Siamo in grado, tuttavia, di fornire informazioni più puntuali sulla condizione degli stranieri rientrati in carcere al 18 settembre scorso: su un numero complessivo di 271 stranieri, a 125 è stato contestato il reato di inottemperanza all'obbligo di allontanamento dal territorio dello Stato e a 118, tra questi, è stato contestato solo ed esclusivamente tale reato. Nel complesso, a quella data, ammonta a 609 il numero dei soggetti rientrati in carcere dopo aver beneficiato dell'indulto. Se a questa cifra sottraiamo quei 118 stranieri, cui viene contestato solo ed esclusivamente l'inottemperanza all'obbligo di allontanamento dal territorio dello Stato, abbiamo tra tutti i beneficiari dell'indulto un tasso di recidiva dell'1,8 per cento.
Si tratta, in tutta evidenza, di un dato provvisorio, riferito al primo mese e mezzo di applicazione della legge, e destinato prevedibilmente a modificarsi in senso negativo. Tuttavia, tale dato, che non autorizza - ripeto, non autorizza - frettolosi ottimismi, segnala un tasso di reiterazione del reato significativamente contenuto rispetto agli ordinari livelli di recidiva, tradizionalmente registrati in assenza di provvedimenti di clemenza. Va evidenziato, a questo proposito, che il numero delle persone entrate in carcere dal 1o agosto al 1o settembre 2006 è inferiore a quello dello stesso periodo dell'anno precedente. Infatti, dal 1o agosto al 1o settembre 2006 sono entrate in carcere 6.337 persone, fra le quali quelle beneficiarie dell'indulto che hanno reiterato reato, mentre nello stesso periodo del 2005 entrarono in carcere 6.923 persone. Per quanto riguarda, infine, il numero complessivo dei reati denunciati successivamente al 1o agosto 2006, il Ministero dell'interno ha fatto presente che i relativi dati statistici contenuti nella banca dati delle Forze di polizia hanno carattere provvisorio, tenuto conto delle verifiche e degli adempimenti occorrenti per confermarne l'attendibilità, provincia per provincia, prima del loro inserimento. Prevedibilmente, pertanto, ad avviso del Ministero dell'interno, le prime valutazioni circostanziate potranno essere svolte solo nel secondo trimestre 2007.
Tuttavia, i dati disponibili al 20 settembre 2006 - ovvero nella giornata di ieri - relativamente alle grandi aree metropolitane del nostro paese, segnalano come l'indice di delittuosità riferito all'agosto del 2006 è sostanzialmente invariato rispetto all'indice riferito all'agosto del 2005. Lo ripeto: si tratta di dati provvisori, il cui consolidamento deve ancora verificarsi, ma, al presente, si hanno aree metropolitane dove l'indice di delittuosità è in calo e altre dove tende a innalzarsi. In ogni caso, gli scarti in positivo o in negativo, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, sono poco significativi. Il Governo si impegna a tenere costantemente informato il Parlamento su questo e altri aspetti, altrettanto rilevanti, della questione.
PRESIDENTE. Il deputato Palomba ha facoltà di replicare.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ringrazio anzitutto il sottosegretario dei dati forniti alla nostra attenzione, che costituiranno certamente oggetto di analisi approfondita; credo che egli metterà a disposizione anche il cartaceo per consentirci di svolgere una riflessione più ampia.
La soddisfazione che esprimo è non solo in relazione alla risposta ma anche, e soprattutto, in relazione ad alcuni dati macroscopici emersi. Infatti, non possiamo non dichiararci soddisfatti con riferimento ad un prevedibilmente contenuto aumento dell'indice di criminalità (se non alla sua sostanziale invarianza) rispetto al periodo precedente; evidentemente, ciò dà maggiori rassicurazioni ai cittadini sull'effetto dell'indulto.
Analogamente, rileviamo con sostanziale piacere il fatto che l'indice di recidiva, allo stato, sia sufficientemente contenuto; naturalmente, la prudenza del sottosegretario palesa che si tratta di dati ancora in itinere - dati in progress -, e quindi in corso di valutazione.
Un dato però balza agli occhi in modo molto evidente, il rilevante scarto tra ilPag. 71numero delle persone scarcerate per effetto dell'indulto e quanto annunciato prima dell'esame in Commissione e poi in Assemblea del provvedimento di indulto. Nella sua relazione, il ministro aveva valutato in 12 mila 756 unità il numero prevedibile di persone che avrebbero beneficiato dell'indulto nel caso in cui questo fosse stato contenuto nei limiti di tre anni. Si tratta naturalmente del dato che al ministro era stato fornito dai suoi uffici, dalle strutture tecniche del Ministero; ma noi abbiamo appreso oggi dal sottosegretario che il numero di condannati definitivi scarcerati per effetto dell'indulto è di 20 mila unità: lo scostamento è rilevante e l'aumento è calcolabile in misura, all'incirca, del 40 per cento, e forse più ancora. Ma vanno anche aggiunti i 2 mila 200 detenuti scarcerati in attesa di giudizio definitivo.
Quindi, Presidente, giungiamo ad un numero rilevante di persone, 22 mila detenuti scarcerati per effetto della concessione dell'indulto. Dunque, le ragioni per le quali le strutture tecniche possono giungere a fornire dati con scostamenti così rilevanti - e con un aumento di circa il 180 per cento, complessivamente - rispetto ai dati precedentemente annunciati sarà a mio avviso oggetto di valutazione da parte del ministero. Valutazione necessaria per cercare di capire, appunto, le ragioni di una differenza così rilevante e macroscopica, dell'ordine non di un migliaio di unità, ma di 10 mila elementi in più rispetto ai 12 mila previsti.
Si pone un problema politico, Presidente; si pone infatti un interrogativo sui dati sui quali avrebbe riflettuto la Camera - e successivamente il Senato - e sulle valutazioni che avrebbe fatto nel caso in cui avesse da subito conosciuto la reale entità dei dati.
Lo stesso ministro annunciava, nella sua relazione alla Commissione giustizia, che, oltre a tali dati assoluti, si sarebbe dovuta considerare una proiezione relativa ad un aumento che nel futuro sarebbe intervenuto. Pensiamo infatti ad una persona condannata a quattro anni di reclusione alla quale, dunque, vengano condonati tre anni; ebbene, tale detenuto sconta l'ultimo anno che gli rimane e poi, l'anno successivo, esce per effetto dell'indulto. Quindi, un rilevante effetto moltiplicatore.
Presidente, l'Italia dei Valori ha mantenuto un atteggiamento negativo nei confronti dell'indulto non perché non volesse che i cosiddetti poveracci, le persone che sono in carcere per distrazione sociale, venissero scarcerati, ma perché riteneva più giusto che alcuni reati di maggiore rilievo sociale, come quelli contro la pubblica amministrazione e quelli finanziari, fossero esclusi dall'indulto, così come il voto di scambio mafioso.
Il fatto che le altre forze politiche non abbiano ritenuto di aderire a tale richiesta, che ci sembrava assolutamente logica e scontata, ci ha indotto ad esprimere un voto contrario sul provvedimento relativo all'indulto. Inoltre, eravamo anche preoccupati delle conseguenze che l'indulto avrebbe avuto nonché del numero effettivo di persone che sarebbero state scarcerate.
Ritengo che il Parlamento sia stato costretto a ragionare su una falsa presupposizione della realtà (falsa, naturalmente, non per volontà degli organi politici, che hanno semplicemente trasmesso al Parlamento i dati che le strutture tecniche hanno loro fornito). Sta di fatto che abbiamo ragionato in termini rilevantemente differenti e distanti rispetto alle previsioni e agli annunci che vi sono stati.
Ciò pone un problema serio, vale a dire il fatto che, quando si ragiona su questioni di così rilevante importanza, non si devono precipitare i tempi, non si devono accelerare le cose, bisogna procedere con una maggiore ponderazione, quantomeno per non ingenerare nell'opinione pubblica la sensazione che si sia voluto accelerare la decisione su questo tema pur in mancanza di dati che invece erano molto rilevanti.
Signor Presidente, questo punto sarà oggetto di una successiva valutazione politica, della quale ci riserviamo di interessare anche la Camera. Per il momento mi ritengo soddisfatto per la precisione e l'onestà dimostrate dal Governo nel rispondere a questa interpellanza, ma sonoPag. 72turbato dal fatto che vi è stato uno scostamento così rilevante, sul quale in ogni caso ci riserviamo una valutazione politica.
(Piano di ristrutturazione del gruppo Ferrovie dello Stato - n. 2-00132)
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare l'interpellanza Volontè n. 2-00132 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2), di cui è cofirmatario.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, in questo periodo si stanno susseguendo notizie che riguardano la holding Ferrovie dello Stato e quindi anche il destino di Trenitalia.
Qualche giorno fa vi è stata la sostituzione dell'amministratore delegato e presidente del gruppo Ferrovie dello Stato.
Inoltre, dopo questa sostituzione e la nomina dell'ingegner Moretti alla carica di amministratore delegato e del dottor Cipolletta a quella di presidente della holding Ferrovie dello Stato, sono circolate alcune notizie in ordine ad un possibile «spacchettamento» di Trenitalia. Questa, infatti, potrebbe essere divisa in tre distinte società: una per il settore cargo, una per quello della media e lunga percorrenza ed una per il settore del trasporto regionale.
Queste società, come sosteniamo nella nostra interpellanza, dipenderebbero direttamente dalla holding Ferrovie dello Stato, cui resterebbe anche la proprietà di Rete ferroviaria italiana.
Vogliamo pertanto sapere dal Governo se vi sia effettivamente un cambiamento di indirizzo e se vi siano nuovi processi in atto. Ciò anche perché, signor sottosegretario, il Parlamento, fino ad oggi, è rimasto all'oscuro di tali movimenti e, soprattutto, di questi nuovi programmi di carattere industriale.
Ricordo che nel 2001 fu costituita la società Rete ferroviaria italiana. Ciò perché deve esistere un distacco formale, in ottemperanza ad una normativa comunitaria, tra le infrastrutture e l'operatore del trasporto (vale a dire, Trenitalia), anche al fine di evitare condizionamenti del mercato e di garantire l'imparzialità della struttura, nel momento in cui anche il trasporto ferroviario sarà sempre più aperto alla concorrenza di altri operatori.
Qualcuno ha parlato di «dirigismo». Io vorrei capire, pertanto, se ci troviamo di fronte ad un nuovo dirigismo; desidero comprendere, inoltre, di quale dirigismo si tratti, anche perché non vi è dubbio che la holding Ferrovie dello Stato aumenta la concentrazione dei poteri, anche nei confronti delle altre società.
Se i dati sono questi, allora, ci avvieremmo surrettiziamente verso un processo che ci induce a parlare di «ente» Ferrovie dello Stato. Per quanto riguarda le FS, ricordo che siamo passati da un ministro competente che era presidente del consiglio di amministrazione, dell'ente e delle altre società ad una holding, al tentativo, in atto in questo momento, di tornare indietro di anni.
Non intendo esprimere alcun giudizio; tuttavia vorremmo capire quale sia il processo in corso. Infatti, non è possibile interessarsi delle Ferrovie dello Stato facendo semplicemente riferimento a coloro che sono chiamati, dall'assemblea degli azionisti, a rivestire incarichi di rilievo nella società.
Mi rivolgo al sottosegretario per i trasporti, che personalmente stimo. Probabilmente, a questa interpellanza (e, forse, è anche un po' colpa nostra) avrebbe dovuto rispondere un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze. In effetti, se la holding compie alcune scelte ed avviene la ripartizione di Trenitalia in società distinte, non vi è dubbio che la responsabilità di tali processi appartiene sicuramente a tale dicastero, poiché detiene la maggioranza delle azioni.
Vorrei evidenziare che si nutre una notevole preoccupazione per quanto riguarda il futuro della società. Cosa c'è? Perché si effettua tale scelta? Lo si fa per risparmiare? Quali sono le difficoltà che sono emerse? Perché non si svolge un dibattito serio presso le Commissioni parlamentariPag. 73competenti per materia, anche per immaginare un possibile quadro operativo?
Certamente, ad esempio, vi è stata una notizia di questa mattina, diffusa dalla stampa, secondo la quale è già in corso il «licenziamento» - se possiamo definirlo così - nei confronti del presidente di Trenitalia. Qui ci troviamo di fronte ad una concezione di spoil system, dove l'azionista di riferimento è il Ministero dell'economia: ma c'è una capacità e una responsabilità del Governo di controllare ciò che avviene?
Quali sono gli ambiti e le competenze del Governo? Gli ambiti e le competenze del Governo, in questo caso - parlo anche del Ministero dei trasporti -, sono sempre più limitati ed asfittici, sempre più stretti. Tanto è vero che, in fondo, la realtà che emerge è che c'è sempre una forza che capitalizza energie sul piano della gestione del potere decisionale, in testa alla holding Ferrovie dello Stato, della rete ferroviaria italiana, e c'è una satellizzazione da parte delle società, che, ovviamente, si sacrificano alla concezione e alla disposizione del mercato.
Certo che ad un centralismo di ieri dei vecchi ministeri, si sostituisce un altro centralismo, senza una politica industriale seria e senza capire cosa sta succedendo per le ferrovie.
Credo che avremo modo, signor Presidente, signor sottosegretario, anche di sapere quali sono i progetti. Infatti, abbiamo saputo tramite gli articoli sulla stampa, ad esempio, che l'alta velocità finisce a Battipaglia e che non si procede più con l'alta velocità. Sappiamo dalla stampa quali sono i programmi per quanto riguarda l'intermodalità nei trasporti e i grandi collegamenti. C'è da capire se tutto questo è legato anche ad una nuova politica delle Ferrovie, in riferimento anche ai corridoi, alla TAV e al corridoio 5, ma anche al corridoio 1 Berlino-Palermo, in cui è compreso l'attraversamento stabile dello Stretto di Messina.
Non si possono operare, ovviamente, delle diversificazioni o uno spacchettamento delle divisioni senza capire cosa non è andato, cosa bisogna fare e perché c'è stata una perdita. Ho sempre detto, anche in quest'aula, che vi sono alcune asfissie e difficoltà per il cargo, anche rispetto alla mobilità via mare, dove c'è una ripresa molto evidente e sostanziale. Bisogna capire anche perché, rispetto alle ferrovie, non si è riusciti a costituire un trasporto alternativo delle merci rispetto al gommato.
Ci sono vari interrogativi e chiedo scusa al sottosegretario, perché ho inserito aspetti che non erano scritti nell'interpellanza, ma, ovviamente, mi affido alla sua cortesia per avere una risposta. Il dato vero è che siamo inquieti e perplessi. Non vorrei che, dopo avere ascoltato per tanti anni le accuse, da parte di qualcuno, di essere gestori biechi di potere, noi ci trovassimo di fronte ad una grande operazione di potere. Certamente, se colleghiamo tutti questi aspetti alla vicenda Telecom e ad altre vicende di questi giorni, c'è da essere preoccupati, perché sarebbero sacrificati il cittadino e l'utente, ai quali questo Governo ha dichiarato e promesso di porre grande attenzione.
Ma dove ci porta tutto questo? Ad un potere diversificato dal Governo oppure aumentano i controlli del Governo?
Signor sottosegretario, in questa fase non ci importa che Trenitalia venga ad essere diversificata. Vogliamo capire se alla luce degli accordi delle Ferrovie, tra il Governo e le società, siano stati rispettati i programmi. Vogliamo capire come avvengono i controlli e come può esserci un controllo da parte del Parlamento nei confronti delle Ferrovie.
So per esperienza che il Ministero dei trasporti ha sempre incontrato difficoltà ad avere una qualche incidenza apprezzabile sul piano politico nella gestione delle Ferrovie, tant'è vero che molti rappresentanti del Governo venivano in quest'aula dotati delle famose «veline», non predisposte dal Governo, bensì elaborate in prima istanza dalle holding o dalle varie società.
Occorre svolgere un discorso complesso. Signor Presidente, ecco perché questa interpellanza non è fine a se stessa.Pag. 74Mi auguro ci siano altre occasioni di dibattito e di confronto, e mi affido (non lo faccio per un fatto formale e di cortesia) alla serietà del sottosegretario, che ho conosciuto ed apprezzato, affinché si possa ritornare su questo argomento. Qui non è in ballo una maggioranza o un'opposizione. Qui sembra di essere sotto sequestro, condizionati da disegni che vengono da lontano, che non comprendono o, quanto meno, bypassano il Parlamento e il Governo. Credo sia una questione estremamente delicata, sulla quale certamente avremo modo di tornare.
Ecco perché il gruppo parlamentare dell'UDC - a cominciare dal suo presidente e dagli altri colleghi comunque impegnati nel partito e nel Parlamento - ha voluto sollecitare, attraverso questa interpellanza, un dibattito che mi auguro sia produttivo, riguardando un servizio così delicato e importante per il paese nel suo divenire in Europa e nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i trasporti, Andrea Annunziata, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. Signor Presidente, con l'interpellanza oggi in discussione si evidenzia un'ipotesi di riorganizzazione di Trenitalia società per azioni, che verrebbe divisa in tre società distinte - merci, passeggeri media e lunga percorrenza e trasporto regionale - pur rimanendo sotto il controllo della holding Ferrovie dello Stato.
In occasione del recepimento delle prime direttive comunitarie in materia di liberalizzazione del trasporto ferroviario, il Governo ha provveduto ad adottare una politica di riforma, anticipando le innovazioni successivamente introdotte con il cosiddetto pacchetto infrastrutture.
La suddivisione dei ruoli e la separazione - all'interno dell'azienda ferroviaria integrata di proprietà statale (Ferrovie dello Stato società per azioni) - delle strutture aziendali rispettivamente responsabili della gestione dell'infrastruttura e della produzione dei servizi di trasporto, ha portato alla creazione di due distinte realtà aziendali, aventi la forma giuridica di società per azioni e, quindi, dotate di strutture giuridiche ed organizzative indipendenti.
La società di trasporto Trenitalia società per azioni è stata creata nel giugno 2000, mentre la società responsabile per la gestione dell'infrastruttura nazionale Rete Ferroviaria italiana Spa, è stata costituita nel luglio 2001. Le suddette società sono state poste sotto il controllo di una struttura di holding denominata «Ferrovie dello Stato».
La Commissione europea ha ritenuto tale assetto conforme alle linee guida e alle disposizioni specifiche contenute nelle direttive comunitarie in vigore.
Quanto affermato nell'interpellanza non trova riscontro nella documentazione in possesso del Ministero dei trasporti, anche tenuto conto che l'avvicendamento dei vertici della società ferroviaria è avvenuto, come noto, da pochi giorni e non ha consentito un confronto tra i medesimi ed il Governo.
Tuttavia, poiché ciò si ritiene indispensabile anche ai fini di una compiuta disamina dell'intero settore, si può affermare che le problematiche, come sopra evidenziate, saranno oggetto di approfondite riflessioni, in considerazione anche del fatto che, pur senza disconoscere quanto già stato realizzato ed essendo un settore di vitale importanza per il paese, è necessario dare un nuovo impulso a tutte le attività ad esso strettamente connesse.
Il Governo e gli utenti delle ferrovie vogliono, finalmente, treni più efficienti, più puliti e più sicuri.
È una questione di nodale importanza per il trasporto, per la mobilità e per il rilancio dell'economia, non solo per movimento delle persone. All'onorevole Tassone, al quale va la stessa stima che egli ha riservato a me, devo dire che ha aperto una questione di grossa portata e che è già presente nelle linee principali del piano generale che il Governo ha posto in essere.Pag. 75
Siamo quasi pronti a pubblicare tale piano, che vedrà il confronto con tutte le forze politiche. L'onorevole Tassone apre sulla problematica degli squarci preoccupanti e sull'importanza dei quali noi ci troviamo d'accordo. Nessuno intende nascondere nulla - come si diceva -, in quanto si tratta di problemi che vengono da lontano. Inoltre, apprezzo l'onorevole Tassone anche perché so che si è occupato di questa materia nel precedente Governo. Infatti, ereditiamo la problematica di tanti momenti negativi.
Il Governo ha cambiato i vertici, non solo per lo spoil system naturale, che comunque un Governo e la politica può mettere in essere per la legge che voi stessi avete approvato, ma si riteneva importantissimo e urgente procedere a tale cambiamento per le problematiche che ormai viviamo ogni giorno. Le Ferrovie, ormai, perdevano centinaia di milioni di euro l'anno e il Governo ha nominato sia l'ingegnere Moretti sia il professor Cipolletta, due personalità di altissimo livello, riconosciute come tali non solo da tecnici, ma anche da economisti. Già per questo si può dire che si conoscono, anche se per linee generali, le intenzioni e i programmi del capo della holding, l'ingegnere Moretti. A quest'ultimo va la nostra fiducia e credo che nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore, il Governo avrà un confronto serrato per mettere a punto un programma di rilancio e di politica industriale che possa riavviare definitivamente un settore così nevralgico della nostra economia e della mobilità in Italia. È evidente che il Governo aprirà un confronto serrato non solo nelle Commissioni, ma sicuramente anche in quest'aula, tanto con la maggioranza quanto con l'opposizione. Per tale motivo ringrazio l'onorevole Tassone con il quale ci confronteremo presto su queste problematiche.
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.
MARIO TASSONE. La sua sollecitazione alla replica m'incoraggia, visto che in quest'aula siamo rimasti in pochi: siamo in tre, che peraltro appartengono ad una storia comune, signor Presidente.
Ringrazio sinceramente il sottosegretario Annunziata, in quanto ha fatto uno sforzo estremamente serio, per alcuni versi, nell'articolare la sua risposta, evidenziando gli aspetti di possibile intreccio con delle valutazioni politiche che pur devono essere fatte. Questo mi fa capire, signor sottosegretario, che le valutazioni politiche iniziali non sono state sufficientemente approfondite; ma c'è un altro aspetto - e questo lo dico proprio ad adiuvandum, come si suol dire -, in quanto noi ci ritroviamo di fronte - e chiedo la sua attenzione, signor Presidente - ad uno spacchettamento ed una riforma delle Ferrovie, dove ci sono le infrastrutture e la rete ferroviaria italiana che, a mio avviso, attraverso questa divisione ha sempre più un potere di controllo nei confronti di una società.
L'altra faccia della medaglia è emblematica: in maniera speculare, abbiamo un dicastero (in precedenza unitario) che è stato suddiviso in Ministero delle infrastrutture e Ministero dei trasporti. Ancora bisogna ben capire! Anche se ho posto un quesito relativo alle Ferrovie - e riconosco che lo sforzo del sottosegretario Annunziata è molto serio -, occorre capire quali siano, rispettivamente, le competenze del Ministero delle infrastrutture e quali quelle del Ministero dei trasporti.
Invero, una divisione di competenze c'è già: tutto ciò che attiene alle infrastrutture, anche per quanto riguarda i trasporti, dipende dal Ministero delle infrastrutture; il Ministero dei trasporti sembra - chiedo perdono - il subappaltatore di scelte programmatorie operate dal Ministero delle infrastrutture, oppure il gestore di esse! Siamo in una situazione un po' atipica, di concessione: c'è un concedente e c'è un concessionario, un controllore ed un controllato. Per alcuni versi, ci troviamo di fronte, forse, allo stesso schema delle Ferrovie.
A mio avviso, il limite grosso di tutta questa situazione - e credo che il sottosegretario non possa non concordare con me - sta nella esclusione del Governo dalPag. 76controllo, che prima c'era, come ho sempre dichiarato. Non è possibile avere concessionari di infrastrutture per quaranta o cinquant'anni i quali, ad un certo punto, si sentono proprietari che non debbono rispondere a nessuno! Non vi può essere una gestione come holding Ferrovie dello Stato sulla quale non sono previsti controlli pregnanti da parte del Governo! Molte volte, invece, diffuse, antiche e nuove supponenze danno sostanza ad una nuova realtà, che fa parte della categoria dei poteri forti, dei poteri reali: quelli che contano, quelli che decidono e che incidono sulla vita del nostro paese.
In questi giorni, signor sottosegretario, ho seguito la sua attività - perché, come vede, sono un diligente parlamentare - ed ho constatato che lei ha compiuto uno sforzo per portare avanti un dibattito estremamente corretto e serio. Molte volte, invece, il Parlamento viene considerato, con sufficienza e con fastidio - certo! - produttore di parole e di nuvole, mentre le decisioni vengono prese altrove: il Parlamento è bypassato, non esiste, non c'è! Se c'è il Governo, c'è un Governo che è controllato dal Parlamento, se un Governo controlla anche le società. Questo è un grosso problema, una grande, vecchia questione, che noi dobbiamo, ovviamente, porci.
Signor Presidente, lei ha chiesto, come da regolamento, se io sia o meno soddisfatto (la formula recita proprio così). Ebbene, non sono soddisfatto! Sono, ovviamente, tra coloro che apprezzano, notevolmente in questo caso, la cortesia del sottosegretario, il quale ha voluto offrire una sua valutazione e, soprattutto, una risposta non rituale (gliene debbo dare atto), ma non sono soddisfatto.
Un collega, poc'anzi, affermava di essere turbato; io sono turbato ed inquieto, perché ci sono vari appuntamenti. Le Ferrovie sembrano camminare da sole, anche rispetto alle strade e ad altre cose. C'è un problema anche di sicurezza stradale: il potenziamento delle Ferrovie riguarda anche la difesa delle vite umane.
Ritengo che l'operazione alla quale ho fatto riferimento nell'interpellanza dovrebbe essere chiarita: in Parlamento, in questa sede legittima, ma soprattutto dal Ministero dell'economia e delle finanze, che nomina consiglio di amministrazione e amministratori delegati. Al riguardo, vorremmo capire se il Ministero dell'economia e delle finanze abbia un progetto industriale. È stato sempre criticato l'IRI (quando c'era, quante volte l'ho criticato in quest'aula!).
Quando ho criticato il Ministero delle partecipazioni statali, signor Presidente, tuttavia, c'era uno straccio di piano industriale, c'era un ministro che comunque veniva in Parlamento a rispondere. Qui non credo che ci siano delle responsabilità ben definite ed individuate, ma attraverso i meandri e il meccanismo delle società e delle sottosocietà ci si perde e si perdono gli appuntamenti con la storia e con lo sviluppo.
Ritengo che oggi, attraverso lo spacchettamento di Trenitalia in vari settori - cargo, settore della media e lunga percorrenza e trasporto regionale - ci sia veramente un tentativo di accorpamento reale e sostanziale, un ritorno all'antico senza nemmeno che sia tale (perché almeno sarebbe questa una scelta molto chiara e netta). Vedo invece una grande confusione, con l'aumento dei poteri forti al di fuori di questo Parlamento e degli stessi Governi.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.