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Si riprende la discussione.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Boato, ha facoltà di parlare a favore della proposta dell'Ufficio di Presidenza. Procederemo subito dopo alla votazione.
MARCO BOATO. Signor Presidente, apprezzo e giudico sicuramente opportuna la sua precisazione di carattere regolamentare e procedurale. Dal tenore di un intervento precedente sembrava che non avesse avuto luogo, in Ufficio di Presidenza, l'esame circa la possibilità di resistere o meno, davanti alla Corte costituzionale, al sollevato conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Al contrario, a tale esame abbiamo dedicato, nella seduta di ieri dell'Ufficio di Presidenza, un ampio dibattito e, sia pure a maggioranza, come lei giustamente ha ricordato, signor Presidente, l'Ufficio medesimo ha deliberato di proporre la decisione all'Assemblea.
Ovviamente, come sempre accade, se nessuno solleva obiezioni, l'Assemblea si limita a prendere atto della decisione dell'Ufficio di Presidenza. Quando, invece, come è accaduto stamani, da parte dei deputati di un gruppo si chiede - legittimamente - che vi sia un'esplicita votazione al riguardo, è altrettanto doveroso che l'Assemblea si esprima.
Io intervengo a favore dell'accoglimento della decisione dell'Ufficio di Presidenza, che, a sua volta, ha accolto positivamente il parere espresso, all'unanimità, dalla Giunta per le autorizzazioni, presieduta dal collega Giovanardi, il quale ha puntualmente illustrato, poco fa, le motivazioni del predetto parere.
A scanso di equivoci, voglio dire, a titolo personale, che esprimo i miei migliori e sinceri auguri all'ex collega Delmastro Delle Vedove affinché egli possa, come ha già fatto in varie circostanze, affermare la sua estraneità, di fronte al giudice competente a giudicarlo, alle contestazioni che gli sono state mosse. Quindi, dal punto di vista del merito (aspetto che, però, come lei ha detto giustamente, signor Presidente, non dobbiamo affrontare), rivolgo al collega l'augurio più sincero di arrivare ad una conclusione per lui positiva del procedimento giudiziario che lo riguarda. Tuttavia, in questa sede, debbo dire che ritengo condivisibili le valutazioni cui è pervenuta la Giunta per le autorizzazioni in maniera unanime (il presidente della Giunta, onorevole Giovanardi, le ha espresse in quest'aula poco fa e, in precedenza, le aveva trasmesse all'Ufficio di Presidenza).
Soltanto per incidens, signor Presidente, vorrei ricordare (ho letto gli atti) che il presidente della Giunta del tempo (Siniscalchi, impropriamente evocato) aveva addirittura proposto, in limine, che la Giunta restituisse gli atti al giudice procedente, in quanto non veniva in rilievo il primo comma dell'articolo 68 della Costituzione. Poi, si arrivò (Siniscalchi votò contro; questo non è stato ricordato, ma non ha importanza) alla deliberazione a maggioranza, da parte dell'Assemblea, su due relazioni, una di maggioranza ed una di minoranza. Questa è la storia del procedimento. In particolare, come lei giustamente ha ricordato, signor Presidente, è intervenuta una deliberazione dell'Assemblea, che oggi non viene rimessa in discussione.
Mi auguro che l'accoglimento della decisione dell'Ufficio di Presidenza (di cui ho fatto parte anch'io), conforme al parere della Giunta per le autorizzazioni, possa costituire un segnale - forte - per la Corte costituzionale, affinché non si arrivi più ad una moltiplicazione di pronunce in gran parte negative sulle decisioni di insindacabilità di questo ed anche dell'altro ramo del Parlamento (della cui azione, però, non mi compete parlare).
Personalmente, il mio atteggiamento è profondamente critico - stavo per dire che sono in dissenso - in ordine alla recente giurisprudenza della Corte costituzionale. Infatti, in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, ed in relazione storica con le molteplici vicende che hanno riguardato l'ex collega Sgarbi ed Pag. 8altri casi analoghi, la giurisprudenza della Corte costituzionale, in ordine ai criteri di applicazione dell'insindacabilità, si è ispirata, a partire dalle menzionate sentenze, a criteri fortemente restrittivi. Com'è stato giustamente ricordato, in passato la Corte si limitava a valutare la correttezza procedurale delle deliberazioni delle Camere. Dalle sentenze n. 10 e n. 11 del 2000 in poi...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARCO BOATO. ...la Corte - ho finito, signor Presidente - ha cominciato ad applicare parametri sempre più restrittivi per «accettare» la dichiarazione di insindacabilità.
Mi auguro che, come è cambiata in un senso, la giurisprudenza della Corte possa cambiare nel senso opposto. In ogni caso, affinché ciò possa realisticamente avvenire è anche opportuno che la Camera dei deputati ed il Senato, per quanto di loro competenza, abbiano la capacità, a loro volta, di una più rigorosa applicazione - il più liberale possibile in materia di opinioni - dei giudizi sulla sindacabilità o insidacabilità, ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione.
Per questo, ritengo giusto approvare la proposta dell'Ufficio di Presidenza e do atto della positiva riflessione che si sta svolgendo nell'ambito della Giunta per le autorizzazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Poiché diversi gruppi hanno chiesto di poter intervenire sulla questione e considerata la delicatezza della materia, ai sensi dell'articolo 45 del regolamento, darò la parola ad un rappresentante per gruppo che ne faccia richiesta esclusi, naturalmente, i due gruppi che si sono già espressi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo brevemente per annunziare il voto contrario del gruppo di Forza Italia sulla decisione assunta nell'ambito della Giunta per le autorizzazioni.
Nonostante sia un componente della suddetta Giunta, il giorno in cui è stata adottata la decisione in oggetto non ero presente. Debbo dire che le motivazioni portate a supporto di quella decisione sono carenti e lacunose, se le si lega ad un iter logico che in questa circostanza non sussiste. Infatti, nel momento in cui si afferma di «spezzare» l'orientamento della Camera - che ritengo valga per un principio, come abbiamo dichiarato anche in analoghe circostanze -, non vedo per quale motivo, entrando nel merito, si debba affermare di voler scindere le affermazioni politiche legate al mandato parlamentare da quelle rilasciate al di fuori di tale mandato.
Nello stesso tempo, s'ignora che la Camera si è già occupata di questa vicenda chiedendo l'insidacabilità del comportamento del collega Delmastro Delle Vedove. Nel momento in cui la Camera ha deciso per l'insindacabilità, non comprendo come si possa affermare che questo caso è diverso rispetto alla logica della norma poiché non commesso durante il mandato parlamentare.
Quindi, delle due l'una: non si possono assumere due posizioni contemporaneamente. Se si vuole scalfire un principio, lo si faccia pure, ma non si utilizzi questo esempio, questo argomento, questa circostanza, per dire che non va necessariamente promossa la costituzione in giudizio, solo e soltanto perché lo si deve fare sic et simpliciter e non entrando nel merito.
Invece, ritengo che mai come in questo caso la questione sia legata proprio al fatto che la Camera ha già deliberato. Possiamo solo sostenere che lo ha fatto quando vi era un'altra maggioranza, ma di questo parleremo in un'altra circostanza. Infatti, in Giunta le maggioranze cambiano anche gli orientamenti, e ciò non dovrebbe avvenire perché essi sono legati ai principi, alle norme e ai regolamenti, oltreché ai comportamenti.
Quindi, il voto del gruppo di Forza Italia sarà contrario non solo perché non si intende scalfire tout court un principio che la Camera ha sempre sostenuto, a Pag. 9partire dall'Ufficio di Presidenza, con il supporto dell'Assemblea, ma anche perché, in questo caso, non si può legare la motivazione ed il ragionamento svolto dalla Giunta nel momento in cui è stata assunta la decisione, perché non ci troviamo in quelle circostanze. Ciò che ha detto l'onorevole Delmastro Delle Vedove è stato dichiarato insindacabile da questa Camera; quindi, noi dobbiamo continuare a sostenere quelle ragioni e per questo voteremo contro la delibera della Giunta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo su una materia che ho appreso adesso e faccio presente che essa è, evidentemente, molto delicata, perché fa riferimento a precedenti e a questioni di principio.
La maggior parte di noi è qui per seguire i lavori sul disegno di legge finanziaria...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole La Malfa. Chiedo ai colleghi di prestare un po' di attenzione. Soprattutto, invito i deputati che si trovano nell'emiciclo a sciogliere i capannelli, perché disturbano chi sta intervenendo. Mi rivolgo ai colleghi che stanno parlando, assembrati, a due passi dall'oratore: li pregherei di spostarsi! Onorevoli Villetti, Iannuzzi, Di Gioia, Giulietti: vi sto chiedendo la cortesia di spostarvi, perché sta parlando l'onorevole La Malfa.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, è proprio questo il problema. In questo momento, tutti noi siamo concentrati sull'esame del disegno di legge finanziaria ed è comprensibile che il Parlamento segua questa materia con grande attenzione.
Il problema posto alla nostra attenzione - che non conosco nel merito - riveste un rilevante valore di principio. Se ho capito bene, onorevoli colleghi, qualche anno fa la Camera decise, nella sua autonomia, di dichiarare insindacabili le opinioni espresse da un nostro collega. La Corte costituzionale, adita da un magistrato, ha dato torto alla Camera, ed è stato sollevato un conflitto di attribuzione su questa materia. Ora, prescindo totalmente dal merito, tuttavia, come diceva giustamente l'onorevole Buontempo, se noi non portiamo in giudizio la posizione che a suo tempo assumemmo - e che non conosco - rischiamo di smentire, con ciò stesso, una deliberazione della Camera dei deputati.
In altri termini, se la Corte costituzionale afferma che talune opinioni non rientrano nell'ambito dell'insindacabilità e noi rinunziamo a difendere la nostra tesi - giusta o sbagliata che sia -, di fatto affermiamo che ci siamo sbagliati; e questo non ce lo possiamo permettere!
In secondo luogo, l'onorevole Giovanardi ha affermato - e lo capisco - che, siccome la Corte costituzionale ha l'impressione che, negli anni, la Camera sia incorsa in alcuni eccessi, dobbiamo cercare di non esagerare, altrimenti si rischia di stimolare questo atteggiamento. Ma si tratta di una considerazione molto politica mentre noi dobbiamo rappresentare le istituzioni. Se l'istituzione non difende le sue prerogative di fronte al giudice, è chiaro che ciò, in un certo senso, la indebolisce e rende più facile un attacco alla sua indipendenza.
Per questo motivo, signor Presidente, scusandomi per essere intervenuto su una materia che non appartiene direttamente alla mia competenza, mi chiedo se ci siano i tempi e la possibilità di rinviare questa discussione ad un momento in cui l'Assemblea non sia occupata su altre questioni. Ciò al fine di svolgere un dibattito su un tema che riveste un'importanza straordinaria dal punto di vista dei precedenti e del rapporto con le istituzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Rispetto alla questione sollevata dall'onorevole La Malfa, ho il dovere di dare una risposta. Purtroppo, il Pag. 10termine per la costituzione in giudizio della Camera dei deputati scade lunedì 20 novembre e, quindi, siamo obbligati a deliberare nella giornata odierna.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, vorrei intervenire ad adiuvandum rispetto all'intervento del presidente Giovanardi, per comunicare all'Assemblea anche altre circostanze che, fino a questo momento, non sono state rese note.
Da quando la Giunta per le autorizzazioni si è insediata, nel corso di questa legislatura, ci siamo prefissati, come componenti di quella Giunta, di lavorare cercando di raggiungere il massimo livello possibile di concordanza e di unanimità, in modo tale che, rispetto alle deliberazioni della Giunta ed alle proposte avanzate all'Assemblea, non ci fosse sempre l'impressione che le stesse fossero «colorate» o rivestite dall'appartenenza politica dei soggetti interessati e dei membri della Giunta stessa.
Io stesso ho avuto modo - e di questo i colleghi che partecipano ai lavori della Giunta possono essere buoni testimoni - di pronunciarmi sempre e costantemente, specie in materia di insindacabilità, anche a difesa delle opinioni più incondivisibili, più improbabili e, direi, talvolta anche espresse con toni che molto poco hanno a che vedere con l'esercizio dell'attività politica.
Debbo però dire che è vero quello che ha detto il collega La Malfa, cioè che oggi, attraverso questa decisione, diamo una svolta molto significativa rispetto ai precedenti della Giunta e dell'Assemblea, e che quindi l'argomento non può essere sottovalutato; ma è altrettanto vero - invito i colleghi a riflettere su ciò - che fino questo momento non c'è stata - lo dico anche al collega che mi ha preceduto - su questo caso una pronuncia della Corte costituzionale, ma una decisione del giudice di merito, davanti al quale è stato sollevato il problema dell'insindacabilità, di adire il giudice costituzionale attraverso la sollevazione del conflitto di attribuzione.
Allora, approfondendo l'argomento portato anche dal collega La Malfa, pongo un altro quesito. Quando si decide di intraprendere una via e su quella via si viene citati in giudizio - per semplificare il ragionamento - è sempre ragionevole e obbligatorio difendersi in un giudizio, che non solo sulla scorta della giurisprudenza della Corte fino a questo momento evidenziata, ma anche sulla base di elementari regole di ragionevolezza (che il presidente Giovanardi poco fa proponeva) verrà comunque perso, con la perdita anche delle risorse economiche di questa istituzione? Se, anziché essere la Camera dei deputati, fossimo un ente locale, la Corte dei conti ci chiederebbe immediatamente conto di un giudizio affrontato con questi crismi. Sebbene io non abbia partecipato alla decisione che ha determinato l'insindacabilità in merito all'ingresso in carcere di una persona che non poteva entrarvi, non intendiamo avvalorare questa tesi fino al punto in cui dobbiamo difenderla in giudizio.
Di fronte ad una decisione anche originale, come quella che è stata proposta, qualora il giudice di merito non avesse sollevato il conflitto di attribuzione, la vicenda si sarebbe potuta fermare lì; ma, nel momento in cui dovremmo difenderla di fronte alla Corte costituzionale, sono preoccupato per il fatto che il prestigio di questa istituzione e l'istituto della insindacabilità possano essere minati da una difesa assurda.
Come il collega Boato, che mi ha preceduto, sono assolutamente contrario - il presidente Giovanardi lo sa, l'ho detto in Giunta - all'orientamento restrittivo espresso dalla Corte costituzionale e farò il possibile, nei limiti tecnici delle mia scarsa conoscenza - sono propenso ad adoperarmi in tal senso come molti altri commissari - perché la Corte costituzionale rifletta su quell'orientamento così restrittivo. Sono ad esempio convinto che, perché le opinioni da noi espresse siano insindacabili, non è detto che il singolo Pag. 11che abbia espresso un'opinione debba presentare un'interrogazione; è sufficiente che la parte politica della quale è espressione stia conducendo una battaglia politica o formulando atti di sindacato ispettivo e proposte di legge su un certo argomento.
Sono convinto che noi siamo parlamentari ventiquattr'ore al giorno, anche quando siamo fuori da queste aule; ma, per poter affermare questo, credo che anzitutto dobbiamo sgombrare il campo dalla sensazione che solleviamo la questione e ci difendiamo davanti alla Corte costituzionale anche quando le tesi sono indifendibili. Maggiore rigore e maggiore serietà da parte di questa istituzione avranno, secondo me, maggiore probabilità di accoglimento davanti alla Corte costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, credo che l'argomento che stiamo affrontando in quest'aula sia molto delicato e dovrebbe essere trattato con un'attenzione diversa.
Ricordo, soprattutto ai colleghi che con me, nella precedente legislatura, hanno lavorato nella Giunta per le autorizzazioni, le numerose volte - lo dico al collega Leone, intervenuto in precedenza - in cui ci siamo soffermati a ragionare sulla necessità di invertire la tendenza, di operare un cambiamento rispetto ad una prassi sicuramente consolidata all'interno di questa Camera. C'era un tasso di conflittualità elevatissimo, un contenzioso avviato dalla Corte molto elevato ed un tasso di soccombenza altrettanto elevato. Adesso abbiamo una situazione in cui, su 45 conflitti di attribuzione decisi nel merito, ben 38 ci hanno visti soccombere.
È chiaro che, di fronte a queste evidenze e di fronte al fatto che questa insindacabilità ha dei profili di accertamento molto difficili da definire, noi dobbiamo interrogarci in maniera più critica. Dobbiamo ispirarci alla nostra dignità di legislatori, che esprimono un voto e che quindi a quel voto devono dare conferma continuamente, ma dovremmo anche, con maggiore serietà, cercare di analizzare criticamente il nostro voto.
Non voglio entrare nel merito specifico di una vicenda che riguarda un ex collega. Io facevo parte, nella precedente legislatura, della Giunta per le autorizzazioni, che ha deciso in un certo modo ed ho contribuito poi, in quest'aula, a confermare la decisione di quella Giunta. Tuttavia, questo non vuol dire che oggi noi non possiamo - questo sarebbe un servizio molto importante per i cittadini - decidere di cambiare orientamento, di essere più severi nei confronti di noi stessi e dei nostri atteggiamenti.
Detto ciò, avanzo una richiesta, signor Presidente, che non so se posso formulare formalmente. Forse dovremmo affrontare in quest'aula un dibattito ampio, di merito, sull'argomento, che più volte abbiamo sollecitato anche nella precedente legislatura. Occorre, infatti, cercare di capire quale sia il limite della sindacabilità, quando si sia di fronte ad una doverosa difesa di una prerogativa parlamentare e quando, invece, si sconfini nella faziosa difesa corporativa.
La richiesta del presidente Giovanardi ci deve far riflettere. Il fatto che si sia creata una consuetudine - per quanto tutti sappiamo che la consuetudine è fonte normativa, quindi ha una sua validità - non ci può impedire, in maniera seria, onesta, corretta e puntuale, di lavorare sui comportamenti consuetudinari di questa Camera, per cercare di fare qualcosa di diverso, perchè essi sicuramente appesantiscono molto le nostre istituzioni.
Mi permetto, infine, un ulteriore rilievo. Stiamo discutendo di una legge finanziaria difficile; sentiamo parlare di tagli alle spese inutili. Ebbene, credo che una conflittualità esasperata per una difesa corporativa non ci nobiliti e, tra l'altro, non concorra a realizzare l'obiettivo di un minor costo della pubblica amministrazione, al quale tutti quanti noi vogliamo concorrere (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Pag. 12Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA. Annuncio il mio voto favorevole sulla decisione assunta dall'Ufficio di Presidenza.
Nella Giunta per le autorizzazioni, all'inizio di questa legislatura, abbiamo avviato una riflessione non solo sull'ambito e sull'interpretazione da dare all'articolo 68 della Costituzione - perché siamo tutti consapevoli e d'accordo sul fatto che tale articolo delinei una prerogativa del Parlamento e non un privilegio di noi come singoli - ma soprattutto sull'interpretazione e sull'applicazione delle nostre decisioni e dei principi dell'articolo 68 da parte della Corte costituzionale, perché dobbiamo tenere conto del giudizio della Corte, essendo essa il giudice delle nostre decisioni.
Certamente, sono d'accordo con coloro i quali mi hanno preceduto nell'affermare che l'orientamento da ultimo espresso dalla Corte costituzionale è molto restrittivo, ponendo un nesso di causalità quasi automatico tra l'attività formale del parlamentare e le espressioni del suo parere. Proprio perché siamo consapevoli di questo, dobbiamo essere consapevoli anche del fatto che, per contribuire al mutamento di questo orientamento, dobbiamo innanzitutto essere credibili noi stessi, con le nostre decisioni. Dobbiamo in altri termini discernere i casi di vera espressione del pensiero e di svolgimento della funzione connessa all'attività politica da tutti quelli in cui questa espressione non c'è, in cui si attua un comportamento materiale e in cui l'espressione del pensiero è totalmente sganciata dagli ambiti della correttezza del dibattito politico, del confronto politico e della polemica, anche aspra, soprattutto quando queste espressioni denigrano o sconfinano nell'accusa di gravi reati o di utilizzo strumentale del potere ad altri fini da parte di qualche altro organo dello Stato.
Credo che sia questo il compito che ci spetta in sede di Giunta per le autorizzazioni a procedere ed è questo il compito che stiamo svolgendo, senza paralizzarne l'attività, ma agendo e valutando caso per caso, perché attraverso l'interpretazione si individui l'alveo della politica entro il quale l'espressione possa essere ricompresa, in applicazione dell'articolo 68 della Costituzione.
Ritengo che questo caso sia emblematico, quasi di scuola, e anche che possiamo affermare, senza tema di essere smentiti, che esso è completamente sganciato dalle previsioni dell'articolo 68 della Costituzione. Infatti, si tratta di un comportamento materiale che non attiene, neanche indirettamente, all'attività politica. Certamente, nulla ci impedisce di ripetere la valutazione e in altri casi già lo abbiamo fatto in questa Assemblea, confermando le decisioni assunte nel corso della precedente legislatura anche quando si trattava di costituirsi in giudizio. Del resto, non c'è alcuna automaticità tra la decisione sull'insindacabilità e la successiva decisione riguardante la costituzione in giudizio.
Di queste consapevolezze, di questi due principi la Giunta per le autorizzazioni è stata talmente certa da pervenire a una decisione unanime, che qualche gruppo parlamentare, adesso, pone in discussione. Ritengo che la decisione che assumeremo oggi sia importante, soprattutto perché deve darci un giudizio sereno circa il percorso che può iniziare da questo punto e condurci alla individuazione delle decisioni necessarie a far crescere la credibilità del Parlamento, in modo che l'articolo 68 della Costituzione non sia baluardo di esigenze particolari di ciascuno di noi ma rafforzi le garanzie, il prestigio e la considerazione che il paese deve avere del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
Chiedo all'Assemblea un po' di silenzio. Prego, onorevole Palomba.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non so quanti colleghi, essendosi trovati di fronte alla trattazione di questo Pag. 13importante tema all'ordine del giorno, possano disporre di tutti gli elementi conoscitivi. Mi sforzerò di portarne qualcuno in più, ma vorrei chiedere ai colleghi di prestare un po' di attenzione a questo tema, poiché credo ne valga la pena. Esso attiene, infatti, a principi fondamentali della nostra Costituzione, quelli della difesa delle prerogative e della difesa dell'immunità, non soltanto delle Camere, ma anche di ciascun parlamentare investito di tale funzione. Non ho partecipato, per ragioni contingenti, alla decisione della Giunta e, a maggior ragione, sento di poter interloquire con tutta serenità e di dovere esprimere una opinione, insieme al gruppo dell'Italia dei Valori, completamente favorevole alla proposta unanime formulata dalla Giunta per le autorizzazioni e dall'Ufficio di Presidenza.
Anzi, sono stupito del fatto che anche i gruppi i cui rappresentanti hanno contribuito a esprimere un giudizio unanime nella Giunta oggi se ne dissocino.
Riporto brevissimamente la questione ai suoi termini reali. Un parlamentare (erano i tempi in cui si istruiva la questione Telekom Serbia) si è fatto accompagnare in carcere da una persona, affermando falsamente alle strutture penitenziarie che si trattava di una sua collaboratrice. Invece tale non era: era una giornalista che il giorno dopo ha realizzato puntualmente un servizio giornalistico. Di qui l'imputazione di false dichiarazioni.
Ora, in questo caso, che l'imputazione di false dichiarazioni possa costituire una opinione espressa dal parlamentare nell'esercizio delle sue funzioni è quanto mai discutibile. Anzi, penso sia assolutamente inaccettabile. Si sta verificando sempre più spesso, da alcuni anni a questa parte, che la Corte costituzionale sia chiamata a pronunciarsi in sede di conflitto di attribuzione elevato dai giudici ordinari nei confronti delle pronunce di insindicabilità della Camera stessa e che questa sempre più frequentemente stia soccombendo: direi che ormai è una costante.
Ebbene, potremmo anche continuare nel nostro orientamento e sostenere che tutti gli atti comunque provenienti da un parlamentare siano coperti da immunità, ma allora ci presteremmo a contestazioni o alla sensazione, ingenerata nell'opinione pubblica, che in realtà non si tratti di immunità, ma di una pretesa di impunità e che la prerogativa pretenda di trasformarsi in privilegio. Cioè, sembrerebbe, sostanzialmente, che la casta politica si autodifenda. Dobbiamo essere estremamente rigorosi e fare attenzione nel difendere le nostre prerogative. Ritengo che non possiamo spingerci oltre un certo punto e che ci voglia una dose rilevante di autocritica se vogliamo che anche nelle situazioni nelle quali effettivamente si tratti di difendere una nostra prerogativa questa possa essere riconosciuta.
Nel caso in oggetto, di fronte alla pronuncia di insindacabilità della Camera la magistratura ordinaria ha elevato conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale, che è chiamata comunque a giudicare, indipendentemente dal fatto che la Camera si costituisca o meno in giudizio.
Saluto dunque con estremo favore una inversione di tendenza, anche se non nel senso che in tutti i casi in cui possa costituirsi in giudizio la Camera essa rinunci e anche se non costituirsi in giudizio potrebbe essere un gesto interessante e di rispetto nei confronti non di un altro potere dello Stato, ma del giudice dei conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato. Se la pronuncia della Camera è sostenibile, si sosterrà da sé, altrimenti non la sosterrà neanche con la presenza di un avvocato. Infatti, sempre più spesso, la Corte costituzionale ci dà torto, tra l'altro con rilevante aggravio di spese.
Queste, signor Presidente, sono le ragioni per le quali confido nel fatto che i colleghi deputati, pur prestando attenzione al problema della manovra finanziaria, abbiano potuto impadronirsi pienamente della questione e vogliano agire di conseguenza, non per una volontà di cambiamento di maggioranza, perché in altri casi questa Assemblea ha saputo dimostrare di svolgere ragionamenti al di fuori degli schieramenti, ma soltanto per una difesa ulteriore della dignità dell'Assemblea. Pertanto, Pag. 14ritengo e spero che i colleghi tutti vorranno uniformarsi alla decisione presa all'unanimità dalla Giunta per le autorizzazioni e alla proposta dell'Ufficio di Presidenza.
PRESIDENTE. Salutiamo un gruppo di giovani imprenditori della provincia di Padova, che assistono alla nostra seduta insieme agli studenti dell'Istituto d'arte De Chirico di Torre Annunziata e della scuola media Manin di Roma (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, ritengo alquanto illogica la conclusione alla quale è pervenuta la Giunta per le autorizzazioni e proprio per tale motivo non condivido la soluzione adottata. Infatti, se l'Assemblea ha deciso per l'insindacabilità del comportamento dell'onorevole Delmastro Delle Vedove, ritenendo che esso fosse da ricomprendere nella previsione dell'articolo 68 della Costituzione, la logica impone che oggi la Camera si costituisca in giudizio dinanzi alla Corte Costituzionale, salvo ammettere che l'Assemblea si è sbagliata fin d'allora. Io, però, ritengo che questo non sia nel caso di specie; soprattutto, ritengo che una volta che un comportamento sia stato giudicato dalla Camera, un cambio di maggioranza o la diversa collocazione politica dei componenti la Giunta per le autorizzazioni non possa modificare un giudizio formulato dalla Camera medesima.
Vorrei poi evidenziare che quello dell'onorevole Delmastro Delle Vedove non è un comportamento che non ha nulla a che vedere con l'attività di parlamentare; ho sentito fare un processo al collega Delmastro: ebbene, ritengo che tale processo sia assolutamente... Signor Presidente, per favore, non posso andare avanti con questo rumore...
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, per favore...
ROBERTO MARONI. Signor Presidente...
ROBERTO COTA. Signor Presidente, devo riuscire a parlare in una condizione tale che mi permetta almeno di sentire me stesso...
PRESIDENTE. Onorevole Cota, mi rendo conto della situazione. Ho già richiamato i colleghi più volte. Purtroppo questa è la situazione...
ROBERTO COTA. Ma è lei il Presidente!
PRESIDENTE. Non è che possa sospendere la seduta...
ROBERTO COTA. Non posso richiamare io i colleghi...
PRESIDENTE. Onorevole Cota, proceda. Chi è intervenuto prima di lei lo ha fatto in queste condizioni e si è fatto ascoltare da chi intendeva farlo. Purtroppo, ci sono gruppi di colleghi che, evidentemente, sono meno interessati alla questione e ciò mi rammarica.
ROBERTO COTA. Stavo dicendo che è stato fatto un processo all'onorevole Delmastro Delle Vedove, quasi che fosse imputato a lui chissà quale comportamento. A sentire certi interventi, sembra che il caso che oggi stiamo esaminando tratti di un reato di rapina, piuttosto che di qualcosa d'altro, tanto che qualcuno si augurava che, davanti all'autorità giudiziaria, l'onorevole Delmastro Delle Vedove potesse dimostrare la sua estraneità ai fatti. Però, il comportamento imputato all'onorevole Delmastro Delle Vedove rientra assolutamente nell'esercizio di una attività politica: è assolutamente la prosecuzione all'esterno di una attività, che il collega aveva svolto all'interno della Camera o fuori di essa e comunque attinente ad una posizione che egli stesso aveva assunto relativamente ad una vicenda che aveva contorni e contenuti esclusivamente politici. Vorrei ricordare questo anche per difendere in qualche modo una valutazione, che la Camera aveva fatto fin d'allora, Pag. 15quando aveva ritenuto insindacabile il comportamento dell'onorevole Delmastro Delle Vedove.
Vorrei inoltre richiamare l'attenzione dei colleghi su quanto contenuto nel provvedimento dello stesso tribunale di Torino, che solleva il conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale; a pagina quattro è lo stesso giudice a quo che in qualche modo riconosce il legame di cui ho parlato allorché afferma che è l'onorevole Delmastro Delle Vedove a non aver documentato di avere svolto un'attività parlamentare successiva all'incontro con Igor Marini, in tal modo offrendo una non equivoca conferma. Mi chiedo se il fatto che, lo conferma sia equivoca o meno, debba essere deciso dal giudice che solleva il conflitto di attribuzione o, secondo una conclamata giurisprudenza, debba essere valutata in sede politica dalla stessa Camera.
In chiusura vorrei spendere una parola sulla persona dell'onorevole Delmastro delle Vedove, che ritengo sia un uomo che - indipendentemente dalle opinioni politiche - ha sempre creduto in ciò che fa. È una persona assolutamente onesta, che ha sempre ed esclusivamente fatto solo politica e i fatti in oggetto rientrano appunto nell'attività politica! Per questo motivo voteremo affinché sia sollevato il conflitto di attribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto, perché dopo il prossimo intervento si procederà alla votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, i colleghi sanno che le mie posizioni sono ovviamente ipergarantiste, al punto che spesso, anche in contrasto con i deputati del centrosinistra, abbiamo dichiarato l'insindacabilità o la mancanza delle condizioni per l'arresto con riferimento ad alcuni casi poi sottoposti all'Assemblea.
Tuttavia, onorevole Cota, di illogico in questa situazione non vedo nulla. La Camera, in prima istanza, ha deciso per l'insindacabilità del collega Delmastro delle Vedove ma, a fronte del conflitto di attribuzione sollevato dalla magistratura ordinaria, decide oggi di non resistere di fronte alla Corte costituzionale.
Si tratta della ricerca di una linea interpretativa dell'articolo 68 della Costituzione, che ci consenta di ottemperare al dettato di tale norma...
PRESIDENTE. Onorevole Leone, la prego di avvicinarsi se deve dire qualcosa ai colleghi.
Prego, onorevole Farina.
DANIELE FARINA. ... e quindi di fare salve le prerogative dei parlamentari, ma anche di trovare un lume che ci possa vedere non così frequentemente soccombenti di fronte alla Corte costituzionale, attraverso l'individuazione di una linea di condotta che possa determinare in futuro un diverso orientamento della Corte stessa meno restrittivo dell'attuale. Nello specifico, non siamo chiamati ad un giudizio di merito, né relativamente alle opinioni né ai fatti commessi dai parlamentari. Cerchiamo esclusivamente un fumus persecutionis o valutiamo gli atti del parlamentare, ma solo nella misura in cui questi possano essere ricompresi o meno nelle prerogative che l'articolo 68 della Costituzione tutela.
Ritengo che, fino ad un certo punto del dibattito, molti colleghi non conoscessero i fatti di cui stavamo parlando. L'onorevole Cota ha ragione, non vi è alcun reato di rapina, ma è difficile credere che quel comportamento possa essere ricompreso nelle prerogative previste dall'articolo 68 della Costituzione. Pertanto, il gruppo di Rifondazione Comunista esprimerà un voto favorevole alle conclusioni della Giunta. Onorevole Palomba, ovviamente una rondine non fa primavera, avremmo molto da discutere, ma in questo caso ritengo vi possa essere un accordo anche tra chi spesso non lo raggiunge, sia in Giunta sia in Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 16
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dall'Ufficio di Presidenza nel senso che la Camera dei deputati non si costituisca in giudizio nel conflitto di attribuzione in oggetto.
(È approvata per 44 voti di differenza).